Presentazione standard di PowerPoint · rapporto tra abitanti e strutture le dinamiche di sviluppo...

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SPECOLA dossier è una pubblicazione dell’Associazione La Specola delle Idee - © La Specola delle Idee 2016. Tutti i diritti riservati. La riproduzione è consentita con citazione della fonte. Il materiale illustrativo riprodotto in questa pubblicazione è costituito da rielaborazioni di Immagini tratte da Internet, i cui diritti sono detenuti dai rispettivi proprietari. La riproduzione è consentita nel rispetto dell’Articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché la presente pubblicazione costituisce «riassunto, [...] citazione o [...] riproduzione di brani o di parti di opera [...]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», e per mere finalità illustrative e per fini non commerciali, e non costituisce in alcun modo «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera stessa».

Supplemento a SPECOLA magazine 1 - 2017 Direttore editoriale Massimo Malaguti Comitato di Redazione Stefano Bellon Adriano Benazzato Franco Cardin Franco Fabris Paolo Giaretta Alessandro Liberati Mario Liccardo Paolo Mazzi Giuseppe Montante Gianernesto Zanin

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Padova città metropolitana? 3 di Mario Liccardo

4

PADOVA domani

1

Padova domani 4 di Massimo Malaguti

Uno Spazio Metropolitano per il Nord Est 18 di Giancarlo Corò

Il futuro nell’innovazione 26 di Paolo Giaretta

Bibliografia 32

Interventi

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Questo numero speciale di SPECOLA Magazine intende riprendere il tema del posizionamento di Padova all’interno dell’area estesa del Veneto centrale.

Questo tema era stato l’oggetto del Convegno organizzato dalla Specola delle Idee nell’aprile 2015: questo numero della nostra rivista riporta gli interventi principali di quel Convegno.

Crediamo che questo tema sia di rilevante interesse proprio in questo momento particolare, in cui la città è animata dal confronto di idee della campagna elettorale per l’elezione della nuova amministrazione comunale.

Noi crediamo che quando parliamo della nostra città non dovremmo limitarci a considerare quella delimitata dai confini strettamente amministrativi, ma dovremo fare riferimento almeno a quella che abbraccia la cosiddetta "Grande Padova". Anche questo limite in molti casi appare obsoleto, soprattutto se vogliamo davvero che Padova costruisca il suo futuro su un progetto un po' lungimirante, in cui sia consapevole di trovarsi al centro di un'area più vasta che è quella del veneto Centrale (da ovest in senso orario: Vicenza, Treviso, Venezia, Rovigo).

Padova merita di tornare ad essere il motore di una trasformazione che riguarda non solo se stessa, ma tutta la Regione e, in una prospettiva allargata, l’intero Paese.

Pervenire ad una declinazione amministrativa compiuta dell’area metropolitana richiederà un processo lungo e articolato. Intanto però si può fare qualcosa di concreto, attraverso:

• la Conferenza permanente dei sindaci della Grande Padova, per coordinare servizi, politiche urbanistiche e commerciali ecc.;

• i confronti periodici fra gli amministratori delle città capoluogo e delle provincie del Veneto Centrale per coordinamenti analoghi e per accordi specifici (per esempio in tema di trasporti).

Ai Nostri Lettori e ai futuri Amministratori della Città lasciamo queste proposte, nello spirito della nostra Associazione, per fornire il nostro contributo allo sviluppo di Padova.

Mario Liccardo (*)

Padova e l’area metropolitana

(*) Associazione La Specola delle Idee - Presidente

La “crisi della città”, che alcuni futurologi (tra cui lo statunitense George Gilder) avevano predetto negli anni ’90, è stata palesemente smentita.

Oltre il 50% della popolazione mondiale abita oggi nei centri urbani: la città non cessa di rappresentare quel polo di attrazione per nuovi abitanti che da secoli, come cita Henri Pirenne ne Le città del Medioevo, si recano in città “alla ricerca della libertà”.

La città si presenta infatti non solo come il luogo fisico dell’innovazione e del mutamento sociale ed economico, ma anche come la condizione indispensabile per l’evoluzione della società stessa, nella sua forma più articolata e completa.

La città, da “contenitore” ad alta densità di persone, servizi e produzione, si è trasformata in modello di organizzazione delle attività sociali ed economiche. Ciò che concorre a definire la città sono dunque le funzioni urbane generate dalla città stessa, che non dipendono staticamente da parametri quantitativi (tante abitazioni, tanti telefoni, tante auto, tanti abitanti ...), ma dinamicamente dalla capacità della città di generare per gli abitanti condizioni di lavoro e di crescita culturale e sociale.

L’immagine statica tradizionale di città come agglomerato urbano (la metropoli), definita prevalentemente dalla logica delle dimensioni, della concentrazione e dei numeri, è sostituita da un nuovo modello dinamico, caratterizzato dalla diffusione qualitativa dei “segni della città” in un’area metropolitana estesa.

Padova domani Massimo Malaguti

Dal 2008, più del 50%

della popolazione mondiale

abita in città.

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L’effetto urbano lega così, senza soluzione di continuità, territorio ed attività, innescando attraverso il rapporto tra abitanti e strutture le dinamiche di sviluppo proprie della città.

Si moltiplicano le opportunità per i cittadini di esprimere adeguatamente le loro capacità professionali, e le aspirazioni personali a realizzare un progetto di vita umanamente gratificante.

La città promette ai suoi abitanti di soddisfare il loro bisogno di appartenenza al corpo sociale, esaltandone sia gli aspetti di solidarietà che di espressione individuale.

Questa è la «città a n dimensioni»: l’effetto urbano si compone di una ampia e diversificata offerta di servizi ai cittadini, che esprime la qualità della città moderna.

Questa è la «città a n dimensioni»: l’effetto urbano si compone di una ampia e diversificata offerta di servizi ai cittadini, che esprime la qualità della città moderna.

Nella competizione per attrarre turisti, investimenti, lavoratori e attività economiche, le città ed i loro territori si comportano come «marchi»: le «linee di prodotto» di questi marchi sono i servizi che la città offre e che ne determinano il posizionamento.

Questo documento, presentato all’interno del Convegno «Padova e la sfida della competitività», nasce all’interno della Associazione La Specola delle Idee come proposta di riflessione attorno ad un obiettivo di rilevante importanza: la definizione di una visione strategica condivisa per lo sviluppo della città, condotta attraverso l’analisi di posizionamento.

La città ‘’a n dimensioni’’

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Il documento affronta il tema del posizionamento della città secondo questo modello, analogo a quello utilizzato per le strategie di posizionamento aziendale:

• l’analisi del contesto competitivo delle città, all’interno del panorama nazionale ed internazionale di confronto;

• la definizione del posizionamento attuale della città, con l’analisi dei valori competitivi che sottendono al posizionamento stesso;

• la definizione del posizionamento desiderato per la città, che prevede anche la «misura» della distanza che esiste tra il livello dei valori competitivi attuali e quello proprio del posizionamento auspicato; .

• l’individuazione degli obiettivi strategici da perseguire e delle conseguenti azioni operative necessarie a colmare i deficit di competitività rilevati, nella prospettiva del raggiungimento del posizionamento desiderato.

Il piano di posizionamento strategico prevede quindi la definizione di un programma a medio termine (3-5 anni), all’interno del quale si svolgono le attività operative che consentono il raggiungimento degli obiettivi strategici corrispondenti al nuovo posizionamento. In questo modo si «saldano» a cascata e in modo coerente le scelte di posizionamento, gli obiettivi strategici e le conseguenti attività operative

Il posizionamento

strategico della città

in 4 fasi

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La competizione tra aree urbane genera una gerarchia in cui le città si confrontano sulla base della articolazione e del livello di sviluppo delle funzioni sociali, culturali ed economiche che esprimono.

L’attenzione alle gerarchie urbane e ai posizionamenti che queste definiscono tra le città ha iniziato a manifestarsi sin dagli anni ‘90.

In una ricerca della Fondazione Agnelli del 1989, le città europee venivano suddivise in 4 categorie:

• le città globali direzionali, che presentano una articolazione completa e integrata di strutture di produzione e servizi con proiezione internazionale. Tra queste città, la ricerca poneva Londra, Parigi e Milano;

• le città in transizione tecnologica positiva, tra cui la ricerca annovera molte città medie europee ed italiane, caratterizzate da una dinamica positiva di sviluppo delle proprie infrastrutture tecnologiche e dei servizi ad elevato valore aggiunto;

• le città in transizione industriale negativa, in cui si rileva uno scompenso tra le funzioni urbane (eccessiva terziarizzazione) o la mancata evoluzione di alcune funzioni caratteristiche (portualità);

• le città in crisi strutturale, a causa della obsolescenza di alcune funzioni caratteristiche della città..

La gerarchia urbana in Europa (Fonte: Fondazione Agnelli – 1989)

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La Carta della Gerarchia Urbana in Europa Occidentale, disegnata da Reclus (Montpellier) per Datar nel 1993, suddivide invece le città europee distinguendo più genericamente tra:

• Città mondiali, in cui rientrano solo Parigi e Londra tra quelle indicate come città direzionali globali dallo Studio della Fondazione Agnelli del 1989;

• Grandi capitali politiche e finanziarie tra le quali è significativamente compresa Berlino, che invece non era stata classificata nello Studio della Fondazione Agnelli, precedente alla caduta del Muro;

• Capitali Regionali con alte specializzazioni settoriali;

• Altre città di livello internazionale, in cui lo Studio di Reclus include anche Padova.

A queste gerarchie di carattere internazionale si affiancano più recenti analisi che definiscono il «contesto competitivo urbano» a livello nazionale. Queste analisi aiutano a rappresentare il posizionamento della città.

I risultati di queste indagini, e le classifiche che ne conseguono, dipendono ovviamente dai diversi parametri e sistemi statistici di valutazione di volta in volta adottati.

La gerarchia urbana

In Europa Occidentale (Fonte: Datar Reclus – 1993)

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CITTALIA, Fondazione Anci Ricerche dedicata agli studi e alle ricerche sui temi di principale interesse per i comuni italiani, ha compiuto nel 2012 in collaborazione con SIEMENS l’indagine EfficienCITIES – Città-modello per lo sviluppo del Paese. L’indagine ha riguardato i 54 capoluoghi di provincia italiani con più di 90.000 abitanti.

Le performances in materia di innovazione e qualità della vita di questi 54 comuni sono state analizzate partendo da un set di indicatori come verde urbano, acqua, aria, rifiuti, patrimonio immobiliare e qualità dell’abitare, energia, sanità, mobilità e logistica.

L’obiettivo del rapporto è stato quello di individuare una sintesi della dotazione infrastrutturale per ciascun ambito di analisi, attraverso la definizione di classi omogenee di città ed individuando all’interno di ciascun gruppo un comune modello che meglio rappresenti i caratteri del gruppo di appartenenza. L’indagine ha portato quindi ad individuare 6 clusters: le città dell’ambiente; le città del benessere; le città ideali; le città del buon abitare e della mobilità; le città in divenire; le città dell’energia. Il cluster delle città ideali è rappresentato da un piccolo gruppo di città, ubicate in Veneto, in Trentino e in Lombardia, di media dimensione demografica e che presentano caratteristiche di eccellenza in tutti gli ambiti di analisi.

Padova tra le città ideali (Fonte: SIEMENS per Cittalia – 2012)

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Si tratta di Bergamo, Brescia, Padova e Trento, che l’indagine individua come città – modello del raggruppamento. Il carattere di eccellenza riscontrato nei valori degli indicatori definisce le città di questo gruppo come quelle nelle quali la qualità della vita per i cittadini residenti è tra le migliori.

Nel «diamante» che riassume il posizionamento di Padova rispetto ai 5 indicatori di sintesi dell’indagine, emergono valori al di sopra della media del campione per il sistema sanitario e per quello della mobilità e della logistica. La città è un importante polo attrattore dei servizi per la salute: accoglie una domanda che proviene da un intorno geografico spesso vasto, che supera i confini regionali e, in alcuni casi, anche quelli nazionali.

La pianificazione sanitaria è dunque un aspetto importante per la definizione del posizionamento della città.

La gestione della mobilità è un altro fattore chiave dello sviluppo della città.

La realizzazione di nuove infrastrutture dedicate al trasporto pubblico e l’integrazione con gli strumenti tecnologici per il controllo del traffico sono le modalità principali con le quali la città interviene per facilitare la mobilità urbana.

Sebbene la città contemporanea non sia più il luogo prevalente della produzione industriale, la distribuzione delle merci rimane uno dei fattori chiave per lo sviluppo della città.

Nel «diamante» di Padova

eccellenze per sanità e mobilità (Fonte: SIEMENS per Cittalia – 2012)

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Il Gruppo Between dal 2001 effettua un monitoraggio sistematico della diffusione dell’ICT (dalla banda larga alle piattaforme di servizi digitali).

Between ha ideato lo Smart City Index, un ranking di tutti i 116 Comuni capoluogo di provincia “primari” individuati dall’ISTAT, giunto nel 2014 alla seconda edizione.

Lo Smart City Index 2014 è composto da 12 aree tematiche e oltre 400 indicatori.

Si tratta di uno strumento dinamico, ideato per crescere seguendo l’introduzione e lo sviluppo delle innovazioni: altre aree tematiche ed altri indicatori verranno aggiunti nelle prossime edizioni.

Secondo questa indagine, Padova si colloca al 18mo posto nella classifica 2014 delle Smart Cities in Italia (guadagna 2 posizioni rispetto al 2013). Appartiene quindi alla prima fascia della classifica generale, che riguarda i posti dall’1 al 39; al vertice della classifica Bologna (100), Torino (91,8) e Milano (88,5).

Guardando invece alle singole aree principali di indagine, Padova ottiene punteggi di prima fascia per gli indicatori: broadband, mobility, government, culture/travel, justice, mobilità alternativa, energie rinnovabili. Padova ottiene quindi punteggi di seconda fascia, che corrisponde alle posizioni da 40 a 78 del ranking, per le aree health, education, security, risorse naturali; di terza fascia (posizioni da 79 a 116) per l’efficienza energetica.

Padova tra le prime 20

«città smart» in Italia (Fonte: Smart Index Between - 2014

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La 25ma edizione dell’indagine de Il Sole 24Ore sulla qualità della vita colloca la provincia di Padova al 45mo posto tra i capoluoghi di provincia italiani (un po’ sopra la metà classifica), con un peggioramento di 9 posizioni rispetto al 2013.

L’indagine colloca ai primi posti in classifica tre medie città del Nord: Ravenna, Trento e Modena; al quarto posto si piazza Belluno.

Gli indicatori dell’indagine de Il Sole 24 Ore fanno riferimento a 6 categorie principali: tenore di vita, servizi e ambiente, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione e tempo libero.

Padova ottiene buoni risultati per gli indicatori di carattere economico: è all’undicesimo posto in Italia per valore aggiunto prodotto, al primo posto del Veneto. Il tasso di occupazione è al 65,40%, il quindicesimo più alto d’Italia. L’indagine rileva invece aspetti negativi concernenti l’ordine pubblico: Padova si colloca al 93mo posto in Italia per scippi e borseggi, con un tasso di denunce (315 ogni 100mila abitanti) superiore a quello registrato in diverse città «difficili» come Messina, Palermo e Napoli.

Tra gli aspetti positivi, l’indagine rileva il livello del servizio sanitario, che colloca la provincia di Padova al quindicesimo posto in Italia.

Luci ed ombre

nell’indagine Il Sole 24Ore

sulla qualità della vita (Fonte: Il Sole 24Ore - 2014)

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Incrociando i dati dello Smart Index Between con quelli dell’indagine sulla qualità della vita de Il Sole 24Ore si ottiene una rappresentazione grafica che mira a porre in relazione la dimensione «smart» della città e la sua qualità della vita. Il raffronto colloca le città in quattro quadranti: le città «in ritardo», le città del «riscatto smart», quelle del «benessere analogico» e le città «smart e vivibili».

Questo ultimo quadrante, posto in alto a destra, raggruppa le città che presentano una qualità della vita al di sopra della media nazionale, e sono caratterizzate da un particolare sviluppo dell’innovazione. Padova si colloca nel quadrante delle città smart e vivibili.

A definire il posizionamento della città concorrono in maniera assai significativa, oltre alle analisi ufficiali, le percezioni della città che emergono dalle valutazioni degli abitanti e dei visitatori.

Il fenomeno di diffusione di massa delle nuove tecnologie dell’informazione, che si è verificato in particolare negli ultimi 20 anni, ha prodotto una profonda mutazione nella percezione della città e delle sue funzioni da parte di abitanti e visitatori.

Il concetto di smart cities si inquadra all’interno di questo processo, che ha determinato nuove aspettative e nuove forme di partecipazione nei confronti delle attività della città.

Padova «smart e vivibile» (Fonte: Smart Index Between - 2014)

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Se poniamo a confronto la percezione di alcune funzioni urbane che poteva essere rilevata vent’anni fa con quella che caratterizza la città di oggi, emerge con chiarezza il cambiamento «qualitativo» dei fattori che determinano la capacità competitiva nell’attrazione di investimenti, di capitale umano, di attività economiche e produttive.

I «vecchi» valori definivano la città sotto il profilo di elementi «quantitativi» che concorrevano a determinarne il posizionamento in una gerarchia urbana basata sostanzialmente su parametri dimensionali. I «nuovi» valori competitivi sono legati ad una aspettativa di qualità della vita urbana e dei suoi servizi decisamente evoluta, che fa riferimento a funzioni all’interno delle quali le nuove tecnologie assumono un ruolo determinante.

Particolarmente significativi risultano in questo senso i valori associati al lavoro, alla qualità della vita, all’istruzione e alle comunicazioni.

Si tratta di contesti nei quali le nuove tecnologie consentono alla città di esprimere appieno le sue caratteristiche smart.

La città di Padova costituisce un territorio metropolitano evoluto.

Come tale, compete attraverso le funzioni connesse agli ambiti dell’economia, della conoscenza e della creatività: questi sono i valori che caratterizzano il nuovo posizionamento della città.

Vecchi e nuovi valori

dello sviluppo urbano

(Elaborazione da: Philip Kotler, Marketing Places, 2002)

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I valori dello sviluppo urbano evoluto possono essere suddivisi in due ambiti di appartenenza, peraltro strettamente correlati: i valori del contesto sociale abilitante e quelli dell’economia della conoscenza.

I valori del contesto sociale abilitante fanno riferimento agli aspetti più strettamente connessi al funzionamento della città, e sono quelli più direttamente percepiti da gli abitanti, perché incidono quotidianamente sulla loro qualità della vita.

Rappresentano condizioni abilitanti della città, perché sono indispensabili per lo svolgimento corretto ed ordinato di tutte le funzioni urbane. Questi valori necessitano di una continua manutenzione, e richiedono una entità di investimenti che grava in modo considerevole sulla economia della città.

I valori del contesto sociale abilitante costituiscono quindi l’ambiente naturale di sviluppo dei valori della economia della conoscenza, più direttamente connessi alle capacità competitive della città intese in senso moderno.

Per la loro attivazione è necessario mettere in moto un circolo virtuoso alimentato da fattori quali: la R&S, l’alta formazione, lo sviluppo di talenti e capitale umano, la tecnologia, la capacità di sviluppare nuova impresa, l’internazionalizzazione e i settori creativi e ad alta innovazione.

La mappa dei valori

dello sviluppo urbano evoluto

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Le valutazioni sinora effettuate sul posizionamento della città e sulle aspettative attuali concernenti le funzioni urbane portano ad ipotizzare un insieme di obiettivi strategici coerenti per Padova, sintetizzabili in:

• Accrescere l’attrattività per le risorse esterne;

• Focalizzare l’immagine della città;

• Migliorare le funzioni sociali abilitanti;

• Innovare l’offerta culturale della città;

• Ampliare la dimensione internazionale.

Secondo il modello proposto, questi obiettivi strategici vanno perseguiti all’interno di un progetto di 3 – 5 anni. Ognuno di questi obiettivi va quindi declinato in attività operative di durata annuale, coerenti con gli obiettivi strategici definiti.

Ogni attività operativa dispone di un proprio budget, posto in correlazione con parametri di misura dei risultati della attività operativa stessa.

Questa impostazione si traduce nella scheda di valutazione bilanciata (balanced scorecard).

Si tratta di uno strumento di sorveglianza strategica che permette di tradurre la missione e la strategia di posizionamento in un insieme coerente di attività operative misurabili.

Questo metodo, sviluppato nello scorso decennio da Norton e Kaplan per applicazioni aziendali, si sta diffondendo con successo anche nell’ambito delle strategie di sviluppo delle città.

Gli obiettivi strategici

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In questo documento sono stati affrontati sinteticamente questi temi:

• La definizione del concetto di gerarchia urbana europea, attraverso alcuni esempi di studi degli anni ‘90;

• L’individuazione del posizionamento di Padova, con l’analisi dei risultati di alcuni studi concernenti la qualità della vita e gli aspetti della smart city;

• La definizione di 5 obiettivi strategici, coerenti con le aspettative attuali delle aree urbane evolute;

• L’indicazione di una procedura per la traduzione degli obiettivi strategici in un piano operativo coerente con gli obiettivi e misurabile.

Lo scopo è quello di animare il confronto sulla visione futura della città, attraverso la proposta di iniziative concrete da attuare per promuovere lo sviluppo e la competitività di Padova e del suo territorio.

Un esempio di tabella per obiettivo

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Leggere SPECOLA magazine fa bene alla mente e al cuore!

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www.specoladelleidee.org

Nelle principali

aree

metropolitane

è concentrato il

50% del PIL

mondiale

Uno Spazio Metropolitano per il Nord Est Giancarlo Corò

18

Le quattro

«densità» che

caratterizzano

le aree

metropolitane

Le otto

categorie di

classificazione

delle aree

metropolitane

secondo il Civil

Service College

di Singapore

19

La classifica

mondiale delle

aree

metropolitane

secondo CSC

(2014)

Le aree

metropolitane

in Europa

secondo

l’OCSE

20

I vantaggi delle

aree

metropolitane

in UE

(base 100:

regioni senza

aree

metropolitane)

I sistemi urbani

policentrici in

Europa

21

Un modello di

governo

metropolitano in

UE: il caso

Rotterdam – L’Aia

Il modello

olandese di

cooperazione

intermunicipale

per l’area

Rotterdam – L’Aia

22

I risultati del

modello

Rotterdam – L’Aia

La crescita

demografica di

lungo periodo

in Italia

Popolazione

residente, anni

1961/2011

23

Crescita e calo

degli addetti dal

1971 al 2001

(elaborazione

Tolomeo su dati

ISTAT)

Densità di

popolazione e

spostamenti

sistematici per

lavoro nell’area

del Veneto

centrale

24

L’agenda

metropolitana del

Veneto centrale:

infrastrutture

economiche,

sociale e culturali

Una proposta:

l’Agenzia per lo

Sviluppo

Metropolitano

di Venezia,

Padova e

Treviso

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Conclusioni

Meglio parlare come è stato fatto di un “baricentro metropolitano” che per essere governato ha bisogno di un modello cooperativo in cui i soggetti istituzionali e sociali intrecciano relazioni, accordi di programma, esperienze di cogestione. Sotto questo profilo c’è una cosa singolare. Per un certo periodo si era creata nel territorio una contrapposizione che poteva essere virtuosa. Il governo regionale saldamente in mano al centrodestra, i maggiori capoluoghi in mano al centrosinistra. Sarebbe stato interessante vedere una sfida sulle politiche e sull’innovazione: il fronte dei sindaci e la Regione. Ma nella terra del “partito dei sindaci” questa sfida non c’è stata. E’ una occasione persa, e bisogna anche dire che i “sindaci podestà” diventano padroni in casa propria ma rischiano di perdere per strada una visione più larga.

Cultura e visione più che sovrastrutture istituzionali

Terzo: il Veneto avrebbe una bella risorsa. Perché il modello policentrico meglio si adatta a costruire quella rete regionale di città che può costituire il contesto metropolitano necessario al Veneto. Ma spesso la parola “policentrismo” anche nel passato ha nascosto l’incapacità a scegliere, a organizzare una gerarchia, a rendere più efficienti e specializzati i territori. Così è successo che nella classifica delle aree competitive a livello europeo il Veneto è 169esimo su 262. Ricco ancora, ma fermo. E funzioni forti che nel Veneto c’erano (come la finanza) se ne sono migrate verso Milano.

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SPECOLA magazine: il tuo sguardo sulla città.

www.specoladelleidee.org

I tre acuti contributi di Massimo Malaguti, Giancarlo Corò e Filiberto Zovico ci hanno guidato in una riflessione, sostenuta anche da una ricca messe di dati, sul posizionamento strategico di Padova, sui suoi punti di forza e sulle sue debolezze e su come ogni prospettiva futura vada inserita nel grande contesto metropolitano del Veneto centrale. Mi soffermo su questi tre punti prima di passare ad una riflessione specifica su Padova.

Città motore dello sviluppo

Il primo: la città (o meglio ancora un più ampio contesto di tipo metropolitano) resta un essenziale fattore di sviluppo. Ci sono stati presentati molti dati a sostegno di questa tesi. Il territorio non è diventato indifferente come si era anche teorizzato come conseguenza delle nuove tecnologie comunicative. Resta certamente il fatto che può esservi una indifferenza nella collocazione di vari tipi di servizi e che i siti produttivi possano dirigersi anche dove più basso è il costo della manodopera ed il peso della tassazione. Gli annunci di un aeroporto situato in Europa possono essere fatti da un annunciatore che sta dall’altra parte del mondo per sfruttare il fuso orario o se telefoniamo ad Amazon o a Booking non sappiamo da quale parte del mondo riceviamo la risposta.

Ma resta il fatto che i processi innovativi tendono a concentrarsi in aree generatrici di qualità della vita, interazioni tra ricercatori, disponibilità di lavoro di alto livello, ecc.

Direbbe Aldo Bonomi: esistono i grandi flussi globali che ad un certo punto atterrano nei territori e atterrano dove ci sono funzioni urbane elevate.

Il baricentro metropolitano

Secondo: può il Veneto inserirsi in questi flussi? Dipende. Deve organizzare il proprio territorio in una vera dimensione metropolitana.

Prigionieri di una cultura giuridico/amministrativa (per la quale conta più la forma della sostanza) si discute inutilmente da anni dei possibili confini della città metropolitana. I confini immutabili non esistono.

Esistono le relazioni, che sono molteplici e flessibili. La metropoli veneta esiste non perché le si sovrappone l’architettura barocca della città metropolitana di Venezia (la provincia meno provincia di tutto il Veneto diventa città metropolitana per una legislazione nazionale del tutto inadatta alla specificità veneta). Esiste perché esiste nella vita quotidiana dei cittadini e delle imprese, nei flussi di persone e merci.

Padova: il futuro nell’innovazione Paolo Giaretta

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Meglio parlare come è stato fatto di un “baricentro metropolitano” che per essere governato ha bisogno di un modello cooperativo in cui i soggetti istituzionali e sociali intrecciano relazioni, accordi di programma, esperienze di cogestione. Sotto questo profilo c’è una cosa singolare. Per un certo periodo si era creata nel territorio una contrapposizione che poteva essere virtuosa. Il governo regionale saldamente in mano al centrodestra, i maggiori capoluoghi in mano al centrosinistra. Sarebbe stato interessante vedere una sfida sulle politiche e sull’innovazione: il fronte dei sindaci e la Regione. Ma nella terra del “partito dei sindaci” questa sfida non c’è stata. E’ una occasione persa, e bisogna anche dire che i “sindaci podestà” diventano padroni in casa propria ma rischiano di perdere per strada una visione più larga.

Cultura e visione più che sovrastrutture istituzionali

Terzo: il Veneto avrebbe una bella risorsa. Perché il modello policentrico meglio si adatta a costruire quella rete regionale di città che può costituire il contesto metropolitano necessario al Veneto. Ma spesso la parola “policentrismo” anche nel passato ha nascosto l’incapacità a scegliere, a organizzare una gerarchia, a rendere più efficienti e specializzati i territori. Così è successo che nella classifica delle aree competitive a livello europeo il Veneto è 169esimo su 262. Ricco ancora, ma fermo. E funzioni forti che nel Veneto c’erano (come la finanza) se ne sono migrate verso Milano.

Per cui occorre pensare come la metropoli veneta (che c’è nei fatti ma non nella cultura di governo) si possa rapportare con la metropoli del nord ovest.

L’organizzazione metropolitana del Veneto è una sfida necessaria. Che si vince non con modelli autoritari o invenzioni istituzionali. Ma con una diffusa e convinta cultura di governo delle cose (non solo istituzioni, ma associazioni, imprese, sindacati, centri di ricerca ed elaborazione, organizzazioni civiche, narrazione dei media, ecc.) che acquisisca una coscienza metropolitana.

Padova: guardare in faccia i problemi

E Padova? Mi colpisce molto come vi sia nei gruppi dirigenti (non solo il livello politico/amministrativa ma più largamente i soggetti che dovrebbero guidare i processi: imprenditori, professionisti, mondo accademico, ecc.) una insensibilità o noncuranza rispetto alla evidente perdita di ruolo della città. Gli esempi che potremmo fare sono molti.

Le fiere sono un po’ tutte in crisi per il mutamento delle strategie commerciali. Però per Padova la Fiera è stata per molti anni un fattore di successo e visibilità. Non solo perché dopo Milano era la seconda Fiera italiana, ma perché è stata leader nell’innovazione, inventando con largo anticipo manifestazioni specializzate su temi cruciali, accompagnate da convegni di altissimo livello mondiale. L’entrata dei francesi non ha portato con sé l’innovazione che ci si poteva attendere.

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E’ proseguita una marginalizzazione grave, con perdita di manifestazioni, il ruolo di leader l’ha assunto Verona, che ora tenta di costruire una alleanza con Vicenza. La Zona Industriale padovana soffre come altre di un generale processo di deindustrializzazione.

Resta un importante polo della logistica ma si pone il problema di come gestire il rilevante patrimonio edilizio e di come ridefinire le funzioni dell’area. Considerarla come è stato proposto recentemente dall’Amministrazione Comunale una sorta di discarica di funzioni urbane scomode (sale giochi, prostituzione, ecc.) è però rinunciare ad ogni ambizione per il futuro e condannare all’estinzione le funzioni fin qui svolte dalla ZIP.

Almeno pensiamo in grande. Se l’Amministrazione pensa che ci possa essere una funzione legata all’industria del divertimento costruiamo un progetto ambizioso in questo settore. La stessa Università, che pure mantiene indici di eccellenza nelle classifiche nazionali, non è evidentemente più una funzione specifica dell’area padovana. Secondo il vecchio detto veneto “padovani gran dottori”.

Ora l’Università si è diffusa nel territorio. Simbolo di questa involuzione può essere l’apertura in Piazza Garibaldi, nel cuore pregiato della città, di uno store cinese. Al di là della nazionalità della proprietà “cinese davvero, nel senso di esposizione di merce di bassa qualità.

Nel triangolo tra Liston, via San Fermo, Piazza Insurrezione in cui per una breve stagione erano sbarcate le firme della grande moda. Penso che i progetti impostati dalla precedente Amministrazione Comunale per ottenere dalla programmazione regionale il nuovo ospedale,

il progetto del nuovo Auditorium per la Musica, l’estensione della rete del Tram per offrire una mobilità all’altezza del ruolo di Padova volevano contrastare questo declino ed offrire nuove potenzialità. Averli abbandonati senza costruire alternative ci indebolisce.

Brutti voti, occorre rimediare

La relazione di Malaguti ci ha offerto un insieme di dati sul posizionamento strategico della nostra città. Alcuni positivi, altri meno.

Non sono confortanti i dati della classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita, da prendere con le pinze perché sono dati che comprendono tutta la provincia e comunque arrivano a risultati discutibili: Difficile sostenere che a Aosta o Cuneo, calcolati tutti i pro e i contro, si abbiano opportunità di buona vita superiore a Padova….

E tuttavia al di là del valore assoluto (siamo 45esimi nel rank nazionale) sono due in particolare i dati che ci devono preoccupare: il fatto che vi sia una tendenza negativa (9 posti persi rispetto all’anno precedente) ed il fatto che in Veneto siamo quinti, dietro di noi solo Rovigo e Venezia.

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Entrando più nel dettaglio esaminando i sei macro settori in cui si articola la classifica può colpire il fatto che siamo ai primi posti per il tenore di vita. Settimi nella classifica nazionale: semplificando siamo pieni di soldi ma sembra che questi soldi non siano molto produttivi per il territorio. Anche in un campo in cui dovremmo avere soddisfazioni, quello affari e lavoro, siamo solo 48esimi, addirittura 87esimi in una classifica importante per il futuro: la percentuale di giovani imprenditori.

Agire per sviluppare le potenzialità

Dobbiamo intristirci in una visione pessimistica? Assolutamente no, bisogna solo esserne consapevoli ed agire con determinazione di conseguenza. Correggendo le debolezze, sviluppando le potenzialità. Che ci sono e sono importanti. Intanto Padova conserva comunque una centralità geografica. In quell’”atterraggio” dei flussi globali di cui parla Aldo Bonomi Padova da sola non ce la fa, ma dentro un contesto metropolitano può offrire molto per le decisioni di investimento: accessibilità, eccellenti strutture di formazione, bellezza della città, una discreta vita culturale.

La filiera sanitaria

E poi ci sono le eccellenze da sviluppare. La sanità resta un punto di eccellenza importantissimo, non solo per la capacità di offrire cure di qualità ma perché può essere il motore di una filiera sempre più importante dal punto di vista dei processi innovativi e produttivi: bioingegneria, biotecnologie, informatica applicata, modelli curativi ed assistenziali.

Compresa la straordinaria esperienza dei medici per l’Africa, che sta mostrando al mondo un approccio ai problemi sanitari in aree sottosviluppate esemplare.

Per questo la vicenda del nuovo ospedale andrebbe liberata dalla stortura introdotta dall’Amministrazione Comunale, quasi una prova di forza muscolare che per ora ha prodotto solo il fermo di un progetto ambizioso.

Ma senza strutture adeguate per la cura e la ricerca è impossibile mantenere questo ruolo per Padova, i migliori andranno altrove.

La filiera culturale

C’è il ruolo che Padova già svolgere e che può essere ancora rafforzato, con una forte capacità di attivazione di eccellenze nel campo dei servizi e importanti ricadute economiche.

Al centro della regione prima in Italia per presenze turistiche, a pochi minuti dalla grande attrattività mondiale di Venezia e dal polo termale che sia pure in crisi resta pur sempre un attrattore di turismo. C’è una vocazione specifica per il turismo legato alla cultura, sempre più importante, con un più elevato moltiplicatore si spesa.

Padova può offrire veramente molto, non solo con la triade tradizionale (Cappella degli Scrovegni, Salone e Piazze, Sant’Antonio), ma con alcune ulteriori specificità. Pensiamo all’importanza di Padova nella storia della scienza e della ricerca e come si potrebbe attrarre un turismo di alto livello in questo campo.

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Vi sono strutture ed iniziative già presenti che attendono solo di essere organizzate in una offerta unitaria: nuovo orto botanico, Galileo e la Specola, i musei scientifici, Esapolis, il Premio Galileo, il Museo della Medicina ed altro ancora.

Per questo era cruciale la realizzazione del nuovo Auditorium per la Musica classica, che avrebbe ben integrato l’eccellente offerta (di dimensione europea) del Palageox nel campo della musica pop.

Una macchina integrata con il Conservatorio per la produzione ed il consumo di musica di qualità Un'altra opportunità che si sta perdendo.

La filiera logistica

Resta un ruolo importantissimo per la logistica. L’Interporto di Padova è il primo in Italia per la movimentazione di containers. Positivamente è stata effettuate l’integrazione con i Magazzini Generali e resta un importante ruolo del Mercato Ortofrutticolo.

Bisogna però attivare nuovi investimenti per mantenere il ruolo e sarà decisiva anche l’evoluzione della portualità veneziana: non concorrenza ma integrazione per affrontare la dimensione globale dei traffici.

La filiera della ricerca, innovazione, didattica di qualità

C’è l’Università, con quello che continua a significare per l’immagine internazionale della città e per la sua capacità attrattiva.

Ruolo spesso sottovalutato ma alla fine in giro per il mondo siamo conosciuti come la città di Sant’Antonio e quella di una secolare università, quella di Galileo, di Copernico, di Vesalio, ecc. Che produce comunque ancora ricerca con ricadute importanti. Ci ha detto Corò che siamo tredicesimi in Italia per la produzione di brevetti e settimi per le invenzioni.

Non mancano esperienze interessanti di start up nate dalla ricerca universitaria. Bisogna che vi sia maggiore integrazione con gli altri fattori di sviluppo. Maggiori integrazioni con la qualità urbana.

E andrebbe più considerata la potenzialità data dalla presenza a Padova di una forte popolazione giovanile legata agli studi universitari. In una società caratterizzata dal declino demografico questa è una risorsa in più. Da non derubricare al problema degli spritz o allo sfruttamento nel mercato degli affitti. Con un progetto integrato e ambizioso, per far vivere gli anni dello studio come una esperienza di buona vita e per trattenere a Padova i migliori, o perché comunque i migliori vedano in Padova riferimenti ed opportunità.

Curiosi del futuro, aperti all’innovazione

Dunque c’è un campo di lavoro che deve essere ambizioso e che può essere appassionante. Ma occorre che chi ha maggiori responsabilità nelle istituzioni, nell’economia e nella finanza, nella produzione culturale, capisca fino in fondo la necessità di impegnarsi su questo piano.

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Nella costruzione di una visione per la Padova del futuro. Che è il contributo che la Specola vuole offrire al dibattito pubblico.

Ci ricorda Corò nel suo bel libro “Spazio Metropolitano” che per pensare al futuro della nostra area metropolitana occorrono soprattutto chiarezza degli obiettivi, determinazioni delle leadership locali, coinvolgimento degli attori pubblici e privati. Su questi punti occorre lavorare. E ricorda ancora Corò che presupposto di uno sviluppo è oggi una società culturalmente dinamica, curiosa, aperta all’innovazione.

Si pensa sempre all’infrastrutturazione materiale, che certo è necessaria, ma a nulla serve una armatura del territorio se poi i suoi abitanti non sono motori di sviluppo sentendosi cittadini aperti al futuro e del futuro curiosi. Anche per Padova.

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L’eccitazione delle paure, l’istinto ad isolarsi e a difendere quello che si ha, vivere il futuro come pericolo, i sentimenti che sentiamo nei bar cittadini “meglio negai” vedendo le tragiche immagini di 700 disperati morti nel Mediterraneo non sono materiali su cui si può costruire un futuro.

Bisogna che le classi dirigenti in particolare, chi ha responsabilità, si rendano conto di quanto sia importante un atteggiamento culturale diffuso aperto al futuro.

Bibliografia

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La nuova gerarchia delle città in Europa: come vincere la sfida urbana degli anni '90, in: Effetto Città: la nuova centralità urbana, Fondazione Giovanni Agnelli n. 1 (novembre 1989).

La Gerarchia Urbana in Europa Occidentale, Studio del Gruppo Reclus per Datar (1993).

Robert Kaplan, David B. Norton (1996), The Balanced Scorecard: Translating Strategy into Action, Harvard Business Review Press (Aug 2, 1996).

Philip Kotler (2002), Marketing Places, Simon & Schuster.

Calafati A.G. (2009), Economie in cerca di città. La questione urbana in Italia, Roma, Donzelli.

Glaser E. (2010), Il trionfo della città, Milano, Bompiani.

Consiglio italiano per le Scienze Sociali – CSS (2011), Società e territori da ricomporre. Libro bianco sul governo delle città italiane, Roma.

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Bibliografia

Città e infrastrutture per la crescita, indagine Cittalia – Anci Ricerche e SIEMENS (2012).

Commissione europea (a cura di Annoni P. e Dijkstra L., 2013), EU Regional Competitiveness Index RCI 2013, JRC Scientific and Policy Reports.

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Mistri M. (2013), La Città Metropolitana. Una confusa riforma italiana, Padova, Edizioni La Gru.

Moretti E. (2013), La Nuova Geografia del Lavoro, Milano, Mondadori

Smart City Index, Indagine Between (2014).

Qualità della vita, Indagine Il SOLE 24Ore (2014).

Giancarlo Corò, Riccardo Dalla Torre (2015), Spazio Metropolitano, Marsilio Editori.

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PADOVA domani

Supplemento a

SPECOLA magazine 1/2017

www.specoladelleidee.org [email protected]