Presentazione self help (1)

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I GRUPPI DI AUTO-AIUTO

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I GRUPPI DI AUTO-AIUTO

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Cosa sono i gruppi di auto-aiuto

«Se tanti credono, se tanti hanno provato, perché io non posso? L'essere qui in mezzo a queste persone mi fa capire che non sono solo. Forse possono aiutarmi.. Ok! Vi racconto la mia storia»

Definizione:Secondo l’OMS il self-help è dato dall’insieme di «tutte le misure adottate da non professionisti per promuovere, mantenere, o recuperare la salute -intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale- di una determinata comunità». Sono solitamente «strutture volontarie, a piccoli gruppi, costituite per un fine comune», che adottano «nuovi modi di fronteggiare le situazioni, di autodeterminarsi, di umanizzare l’assistenza sanitaria e di migliorare la salute».

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Quando nascono i gruppi di auto-aiuto?

1935, Stati Uniti: anno di fondazione degli Alcolisti Anonimi (Alcoholics Anonymous) periodo della Grande Depressione: le

politiche proibizioniste, che bandivano la fabbricazione, la vendita, l’importazione e il trasporto di alcool, relegavano gli alcolisti al ruolo

di falliti sociali; essi erano puniti dalle istituzioni oppure venivano ignorati e, in ogni caso, non ricevevano alcun tipo di trattamento

medico poiché il loro problema era considerato un problema morale.

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Quando il dottor Bob, alcolista che aveva conquistato la “sobrietà temporanea”, incontra Bill, anch’egli impegnato nel difficile tentativo

di mantenere una sobrietà appena conquistata, capisce che la capacità di rimanere sobri è legata all’aiuto e all’incoraggiamento che è

possibile offrire ad altri alcolisti. Così, i due cominciano ad aiutarsi reciprocamente e ad aiutare anche altri con lo stesso problema.

Sostenuti dalla condivisione dei principi dell’Oxford Group (un movimento luterano orientato alla rinascita spirituale attraverso

l’adesione a valori di solidarietà, onestà e purezza), i due iniziano ad incontrare periodicamente altri alcolisti e insieme elaborano un programma di crescita personale e di recupero della sobrietà,

chiamato “I dodici passi”.

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1. Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte alla dipendenza dall’alcool e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.

2. Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi avrebbe potuto riportarci alla ragione.

3. Abbiamo deciso di affidare la nostra volontà e le nostre vite alle cure di Dio, così come noi possiamo concepirLo.

4. Abbiamo proceduto ad un inventario morale profondo e coraggioso di noi stessi.

5. Abbiamo ammesso davanti a Dio, a noi stessi e ad un altro essere umano la natura esatta dei nostri torti.

6. Siamo giunti ad accettare, senza riserve, che Dio eliminasse tutti questi difetti del nostro carattere.

7. Abbiamo umilmente chiesto a Dio di porre rimedio alle nostre insufficienze.

8. Abbiamo fatto una lista di tutte le persone a cui abbiamo fatto del male e abbiamo deciso di fare ammenda verso queste persone.

9. Abbiamo fatto direttamente ammenda verso queste persone, quando possibile, salvo nei casi in cui questo avrebbe potuto recare danno a loro o ad altri.

10. Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale, e quando ci siamo trovati in torto lo abbiamo ammesso senza esitare.

11. Abbiamo cercato, attraverso la preghiera e la meditazione, di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, così come noi possiamo concepirlo, chiedendo solo di conoscere la Sua volontà per noi e di avere la forza di metterla in atto.

12. Avendo ottenuto, per mezzo di questi passi, un risveglio spirituale abbiamo cercato di trasmettere questo messaggio ad altri alcolisti e di praticare questi princìpi in tutti i campi della nostra vita.

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Diffusione del fenomeno negli Stati Uniti e in Europa

• 1953, Stati Uniti: Narcotics Anonymous• gruppi di auto-aiuto che vanno dal gioco d’azzardo (Gamblers

Anonymous) ai disturbi dell’alimentazione (Overeaters Anonymous) fino ai disturbi emotivi (Emotion Anonymous).

• tra il 1930 e il 1950, Stati Uniti: associazioni di familiari anonimi di Alcolisti (Al-Anon e Al-Ateen) e associazioni di familiari di bambini con handicap (American Association of Retarded Children).

• 1958: Synanon (comunità per il recupero dei tossicodipendenti).• negli stessi anni: Recovery Inc. (associazione di utenti ed ex pazienti

psichiatrici che nasce per iniziativa dello psichiatra Abraham Low).• 1965, Giappone: ZENKAREN, organizzazione nazionale di mutua

assistenza delle famiglie di pazienti psichiatrici.• anni ’70, Stati Uniti: NAMI (National Alliance for the Mentally Ill,

associazione nazionale per i malati mentali).

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Possibili spiegazioni della diffusione dei gruppi di auto-aiuto negli Stati Uniti e in Europa:

• Hurvitz (1974): tradizione culturale degli USA, cioè protestante, democratica e individualista.

• Noventa (1996): bisogno di unità e coesione legato all’eterogeneità della popolazione americana.

• Clima socio-culturale degli anni ’70 che dà origine ai movimenti per i diritti civili e sociali: i gruppi di auto-aiuto nascono in questo contesto di rivoluzione, di protesta e di ribellione.

Clearing house (“stanza di compensazione”) Gruppi di auto-aiuto online

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Cosa succede in Italia?Nel nostro paese l’auto-aiuto è caratterizzato da:• FRAMMENTAZIONE• ISOLAMENTO

E la ricerca italiana?1. livello provinciale2. livello regionale3. livello nazionale

1985 (Noventa, Nava e Oliva): Padova e Vicenza 1988 (Volpi): Toscana 1990 (Filippi): Umbria 1992 (Carosini): Genova e Savona 1990-1994: “Un’indagine nel mondo dei gruppi di mutuo aiuto presenti in Italia”, condotta

dal Centro nazionale del volontariato 1999 (Lucernoni): Sardegna

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Ricerca sulle “Associazioni di auto-aiuto e di tutela della salute” presentata dalla Fondazione Istituto Andrea Devoto (1999):

caratteristiche peculiari di ogni esperienza;aspetti organizzativi di ogni singolo gruppo;valutazione dei principali ostacoli incontrati nel percorso di

crescita del gruppo.

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Quali sono i risultati di questa ricerca?

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1. Distribuzione geografica dei gruppi di auto-aiuto

Fonte: Fondazione Istituto Andrea Devoto (1999-2006)

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2. Distribuzione dei gruppi di auto-aiuto in base al tipo di problema

Tipo di problema

N°gruppi

Alcolismo

868 Disturbi alimentazione 271 Tossicodipendenza

178

Disagio mentale

105 AIDS

33

Patologie

20 Dipendenza affettiva 18 Adozioni

17

Tabagismo

15 Famiglie in crisi

14

Depressione

14 Trapianto organi

11

Violenza donne

8 Handicap

7

Tumore

6 Anziani

6

Persone senza dimora 4 Gioco d'azzardo

3

Disagio minorile

2 Lutto

2

Omosessualità

1 Totale 1603

Fonte: Fondazione Istituto Andrea Devoto (1999)

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3. Per quanto riguarda la natura giuridica dei gruppi, è emerso dalla ricerca che il 75% di essi non risulta iscritto ad Albi Regionali mentre il 71% è iscritto all’albo delle ONLUS.

4. L’ 87% dei gruppi possiede un operatore che non svolge una professione nel campo socio-sanitario: a-professionalità dei gruppi di auto-aiuto. All’interno del restante 13% troviamo figure professionali quali l’educatore, lo psicologo, l’assistente sociale e lo psichiatra.

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Cosa succede in Europa?Organizzazioni di self-help europee:• Alcolisti Anonimi Regione Europea• ITACA Europe (Associazione per le dipendenze da alcool e droghe)• ILSMHEA (Lega di associazione di persone con handicap mentale)• EASG (Associazione europea per lo studio dei dipendenti dal gioco)• Alzheimer Europe• Autism Europe• …Manifestazioni internazionali nate negli anni ‘90: “The european expert meeting on self-help” “Meeting europeo sul self-help”

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Differenze e analogie

• ≠ Europa, Stati Uniti: la ricerca e la letteratura in Europa non sono così dettagliate come negli Stati Uniti.

• = Europa, Stati Uniti: analogamente agli Stati Uniti, anche il self-help in Europa è concepito come un insieme di persone che condividono lo stesso problema e la conduzione del gruppo non è affidata ad un esperto/professionista, bensì ad un “pari”.

• ≠ Europa, Italia: i gruppi italiani rispetto ai gruppi europei sembrano accettare più tranquillamente la presenza di un professionista in qualità di facilitatore che conduca le riunioni e favorisca lo scambio di esperienze tra i membri del gruppo.

• ≠ Europa, Italia: a differenza dell’Italia, in Europa si rileva la presenza di molte clearing houses che coordinano e supportano l’attività dei gruppi di auto-aiuto.

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Uno sguardo sulla letteratura…GLI ASPETTI DISTINTIVI DEI GRUPPI DI SELF-HELP SECONDO LA TEORIA

DI LEVY (1979)Teoria che viene sviluppata a partire dal bisogno di individuare alcuni elementi che differenzino i gruppi di self-help dalle diverse proposte alternative.

L’autore Individua cinque condizioni che devono essere presenti affinché un gruppo possa essere definito self-help• SCOPO: fornire aiuto e supporto ai membri e migliorare le capacità

psicologiche e l’efficienza comportamentale.• ORIGINE E SANZIONE: origine e sanzione non dipendono dalle autorità

ma risiedono nel gruppo stesso.• FONTE DI AIUTO: affidata alle capacità degli stessi membri.

Fondamentale il concetto di relazione tra pari.• COMPOSIZIONE: membri che condividono un nucleo simile di problemi

o la stessa situazione di disagio.• CONTROLLO: struttura e attività sotto il controllo dei membri stessi.

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Tipologie di gruppi di auto-aiuto

LA TEORIA DI LEVY (1979)Tipologia più conosciuta, tiene presente la composizione e la finalità dei gruppi di aiuto aiuto, individuando così 4 tipologie:• GRUPPI DI CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO O

RIORGANIZZAZIONE DELLA RISPOSTA • GRUPPI DI SOSTEGNO E DIFESA DALLO STRESS• GRUPPI DI AZIONE SOCIALE• GRUPPI DI CRESCITA PERSONALE E AUTOREALIZZAZIONE

Punti deboli Teoria che considera tra i gruppi self help quelli di azione sociale (categoria 3) e quelli formati da persone che sono accumunate da un progetto di crescita (categoria 4), maggiormente vicini ad un’ottica di prevenzione primaria.

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Tipologie di gruppi di auto-aiuto

LA TEORIA DI FRANCESCATO E PUTTON (1995)Teoria centrata su:- caratteristiche dei problemi affrontati dai partecipanti- meccanismi di aiuto e/o cambiamento che attivati rendono più

efficace l’azione del gruppo

Individua quattro tipologie:• CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO• GRUPPI DI PORTATORI DI HANDICAP O MALATTIE CRONICHE• GRUPPI DI PARENTI DI PERSONE CON PROBLEMI GRAVI• GRUPPI DI PERSONE CHE ATTRAVERSANO UN PERIODO DI

CRISI

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Lungo un continuum…

Gruppi terapeutici

Gruppi di auto-aiutoGruppi di

sostegno

Nella pratica è difficile stabilire un confine.Kurtz distingue tra gruppi di auto-aiuto e gruppi di sostegno sulla base di alcune caratteristiche:• Criteri di inclusione dei membri• Obiettivi• Rapporto con i professionisti

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Caratteristiche gruppi di self-help e di volontariato.Gruppi di self-help sono caratterizzati da:• Condivisione di una determinata condizione da parte di tutti i

membri• Assenza di ruoli tecnici rigidi e ascritti

Gruppi di servizio e di solidarietà sono le aggregazioni caratterizzate da:• Presenza contemporanea di membri che vivono direttamente

una determinata condizione e membri che partecipano per offrire il loro sostegno e aiuto

• Coesistenza di ruoli rigidi e di figure professionali coinvolte in quanto tali con prassi di rotazione delle funzioni

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Differenze tra gruppi di auto-aiuto, gruppi di sostegno e gruppi terapeuticiOBIETTIVI• Self-help: sostegno, educativo• Gruppo di sostegno: sostegno, educativo, informativo• Gruppo terapeutico: curativoSCOPO• Self-help: cambiamento personale/sociale• Gruppi di sostegno: sostegno emotivo, informazione• Gruppo terapeutico: ristrutturazione della personalitàIDEOLOGIA• Self-help: condivisione di un’ideologia• Gruppo di sostegno: generalmente non presente• Gruppo terapeutico: generalmente non presente

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Differenze tra gruppi di auto-aiuto, gruppi di sostegno e gruppi terapeuticiLEADERSHIP• Self-help: interna• Gruppi di sostegno: non specificata• Gruppo terapeutico: professionistaQUOTE ASSOCIATIVE• Self-help: assenza quota di iscrizione• Gruppi di sostegno: assenza quota di iscrizione• Gruppi terapeutici: generalmente presente una quota di

partecipazionePROFESSIONISTI• Self-help: assenti• Gruppi di sostegno: possono essere presenti anche con il ruolo di

facilitatori• Gruppi terapeutici: indispensabili

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Differenze tra gruppi di auto-aiuto, gruppi di sostegno e gruppi terapeuticiCRITERI DI INCLUSIONE• Self-help: condivisione del problema e/o identità comune• Gruppi di sostegno: condivisione del problema e affiliazione• Gruppi terapeutici: condivisione del problemaRAPPORTO CON I COORDINAMENTI NAZIONALI• Self-help: presente, autonomi• Gruppi di sostegno: presente, non autonomo• Gruppi terapeutici: presente, autonomo/non autonomo

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Meccanismi di cambiamentoFattori chiave nell’azione dei gruppi di self-help

1. Scambio tra pari: informativo, di sostegno, di rinforzo, di identificazione

Consente di:• Abbassare le abituali difese e resistenze psicologiche• Comunicare in modo più diretto sulla base di esperienze comuni• Identificarsi nel cammino evolutivo di persone percepite come

simili a sé• Scambio di informazioni, conoscenze, capacità, sostegno emotivo,

feedback, rinforzi• Sviluppare e facilitare le opportunità di socializzazione sia

all’interno che all’esterno del gruppo• Usufruire di uno status di gruppo

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Meccanismi di cambiamentoFattori chiave nell’azione dei gruppi di self-help

2. Ruolo di helper (prestatore di cure).• Riessman (1965), Helper-Therapy: chi aiuta riceve egli stesso aiuto. Il

ruolo di helper accresce il nostro senso di controllo, di autostima, di competenza. La condivisione di una conoscenza esperienziale come questa permette di innescare un processo di sblocco della passività, superando la situazione di inerzia che può caratterizzare le persone con un problema o una situazione di sofferenza.

• Skouholt, 4 fattori motivano l’efficacia dei principi di Helper-therapy• Avverte un elevato livello di competenza interpersonale dato il risultato

della sua azione su un’altra persona• Avverte equilibrio nelle sue relazioni interpersonali tra il dare e il ricevere• Apprende e fa proprie strategie di cambiamento nel lavorare con il suo

assistito• Ricava un riconoscimento e una approvazione sociale per il ruolo che

svolge anche per il fatto di poter osservare a distanza problemi simili ai propri.

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Meccanismi di cambiamentoFattori chiave nell’azione dei gruppi di self-help

3. Spinta ideologica.I gruppi di self-help strutturano un sistema di principi, insegnamenti e valori condivisi all’interno del gruppo che sono fortemente persuasivi. La costruzione e adesione dei membri a tali ideali gli permette di:• Favorire una funzione attiva e trasformativa• Accrescere la propria autostima, migliorando il vissuto della

propria condizione• Rimuovere pregiudizi e atteggiamenti lesionisti, allargando la

gamma delle alternative, obiettivi e strategie costruttive• Creare una critica collettiva anziché puramente individuale e

qualunquista.

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Meccanismi di cambiamentoFattori di efficacia

I fattori precedentemente elencati hanno un peso diverso e una funzione diversa all’interno dei vari tipi di gruppi.• Gruppi di controllo del cambiamento• Identificazione • Modellamento

• Gruppi di portatori di handicap o malattie croniche • Sostegno emotivo• Scambio informativo • Identificazione con il gruppo dei pari• Stimolo dato dalla carica ideologica del gruppo alla modificazione

di atteggiamenti e pregiudizi• Valore terapeutico connesso alla possibilità di aiutare gli altri

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Meccanismi di cambiamentoFattori di efficacia

• Gruppi di parenti di persone con problemi gravi• Sostegno affettivo• Sostegno strumentale• Sostegno informativo• Sostegno sociale

• Gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi• Sostegno sociale• Identificazione• Aiuto reciproco

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Gruppi di auto-aiuto e operatori di servizi formaliRiconosciuto come strumento di intervento l’evoluzione del gruppo di autoaiuto va verso l’integrazione con il sistema formale di cura. Presupposto di base per tale incontro è un atteggiamento di stima reciproca, di accettazione e apprezzamento di competenze diverse.

Rischi nei rapporti tra gruppi di auto-aiuto e sistemi formali di cura• Ognuno dei due sistemi di cura possa ritenere il proprio livello di

conoscenza superiore a quello della controparte e che possa ambire a un controllo dell’operato dell’altro

• Da parte dei professionisti c’è il rischio di snaturare alcune delle caratteristiche dei gruppi self-help (spontaneità, motivazione fondata su base personale e alto grado di coinvolgimento)

• Sfruttamento o uso come surrogato dei servizi e delle strutture pubbliche, spesso carenti

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Gruppi di auto-aiuto e operatori di servizi formaliSilvermann; ci sono 4 fattori che rendono difficile la collaborazione• Contrapposizione tra conoscenza professionale e conoscenza

esperenziale: la prima fondata su competenze tecniche, teorie di riferimento e modelli di intervento codificati in cui il rapporto tra helper e helpee è fortemente asimmetrico (prestazione-> compenso). La conoscenza esperenziale deriva invece dalla conoscenza diretta, dalle caratteristiche personali di chi aiuta.

• Contrapposizione tra controllo ed autonomia• Contrapposizione tra coinvolgimento personale e obbiettività • Contrapposizione tra cambiamento superficiale e cambiamento

reale

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Gruppi di auto-aiuto e operatori di servizi formaliModello evolutivo del rapporto tra professionisti e gruppi di auto-aiuto. Ruolo del professionista:• Avvio e formazione del gruppo: sostenere l’organizzazione• Prima fase: facilitare la comunicazione nel gruppo incoraggiando i

processi nei quali i membri cercano di scoprire le similarità, cercano informazioni e soluzioni alternative al problema

• Seconda fase: perdere progressivamente centralità nel gruppo e/o abbandona la leadership, facilita l’emersione di leader diversi e la transizione verso l’autonomia attraverso la valorizzazione delle differenze e la flessibilità

• Terza fase: assumere un ruolo marginale, attivandosi in relazione a bisogni specifici espressi dal gruppo, ne riconosce l’identità e l’autonomia

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Gruppi di auto-aiuto e operatori di servizi formaliMaguire (1987), risorse che i professionisti possono fornire ai gruppi di auto-aiuto:• Supporti di tipo strumentale, formativo e di sostegno emotivo• Credibilità nella comunità• Credibilità negli altri operatori sociali professionali (operazione

sensibilizzazione)I rapporto con gli operatori dei sistemi formali sono correlati con la tipologia e l’obbiettivo del gruppo di auto-aiuto• Gruppi con finalità di autorealizzazione personale sono quelli che

intrattengono meno rapporti con i professionisti• Gruppi che hanno come finalità l’azione rivolta al sociale hanno la percentuale

maggiore di rapporti con professionisti• Gruppi che hanno come finalità la modifica del comportamento e

l’alleviamento di uno stress hanno percentuali con l’andamento tra loro simile: in entrambi i casi le percentuali negative più alte si hanno per i singoli operatori non dipendenti da strutture pubbliche ed enti pubblici amministrativi.

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Gruppi di auto-aiuto e operatori di servizi formaliYalon (1978). La partecipazione a un gruppo di Alcolisti anonimi risulta complementare a una tradizionale psicoterapia di gruppo.

La specificità dell’approccio dei meccanismi di azioni presenti nei gruppi di self-help e come questa eterogeneità non comporti necessariamente gli effetti e la partecipazione a uno di questi gruppi siano antagonisti rispetto a una psicoterapia o a un altro tipo di intervento sociale.

Nell’ambito delle metodologie di gruppo, i gruppi terapeuti e quelli di auto-aiuto si vanno sempre più definendo come potenzialmente complementare.

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Valutazione dei risultati e fattori di efficacia

In letteratura numerose osservazioni descrittive ma è carente la ricerca sulla valutazione dei risultati perché:• Carattere non professionale dei gruppi• Fattore temporale

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Valutazione dei risultati e fattori di efficacia

MODALITÀ DI VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA:

• Teoria di Lieberman e Bond (1979), è necessario fare un’analisi che tenga conto di tre livelli:• Singoli partecipanti• Del gruppo• Dell’osservatore esterno

Ad ognuno è chiesto di valutare il raggiungimento degli obiettivi.Condizione fondamentale per la valutazione è distanziare le rilevazioni nel tempo per quanto riguarda i partecipanti e il gruppo. (evitare effetto autopresentazione)

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Valutazione dei risultati e fattori di efficacia

• Teoria di Vincenzi (1991), sottolinea l’importanza di informare il gruppo sui risultati valutativi per elaborare le dinamiche emotive e cognitive e verificare il raggiungimento degli obiettivi.

• Teoria di Noventa (1990), propone alcuni indicatori per la valutazione:• Continuità della partecipazione al gruppo• Miglioramento dello stato di qualità della vita• Miglioramento dei rapporti sociali e civili• Raggiungimento di obbiettivi particolari relativi al problema

affrontato• Aspetti relazionali e comunicativi

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Grazie.

Alice Bucci Lia CalloniAngelica Zanovello