PRESENTAZIONE - parcodellacollinadisancolombano.it · proporzionale ai nostri comportamenti. È...

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PRESENTAZIONE

L’ambiente non è una risorsa inesauribile, la sua qualità è direttamenteproporzionale ai nostri comportamenti. È bene che ognuno di noi co-scienza delle proprie responsabilità, in quanto dai nostri comportamentidipende la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo.Noi come Amministrazione comunale, consapevoli e sensibili della bellez-za e della unicità del territorio banino, abbiamo deciso di farci promotoripresso le Amministrazioni provinciali e comunali confinanti affinché an-ch’esse, nelle loro pianificazioni programmatiche, assumessero l’impegnodi estendere il Parco anche nei loro territori.Sappiamo bene quanto il verde rappresenti un parametro fondamentaledella nostra qualità della vita. Un valore forte, così come il suo opposto,il degrado ambientale, produce un regresso etico, umano, una corrosionedella coesione sociale e della civiltà di un territorio. L’impegno per la difesa e la valorizzazione del verde deve essere allorauna priorità forte e condivisa, per la quale siamo pronti a supportare ognisforzo. Le iniziative dell’Assessorato all’Agricoltura, volte a tutelare, riqualificaree offrire alla cittadinanza uno spazio verde adeguato, diventa quindi unmomento di crescita e di partecipazione condivisa. Un’apertura culturale dal profondo significato civico che nel progetto Par-co, riesce a trovare l’inedito e indispensabile equilibrio tra lavoro, svago efruizione responsabile. E proprio per questo, per trasformare un valore di tutti in quello di ognu-no, abbiamo pensato di valorizzarlo e proteggerlo. Far crescere la cultura del verde significa coltivare un valore collettivo, ra-dice di un equilibrio ritrovato. La natura compone il grande mosaico delle emozioni positive che stannoalla base della qualità della vita: tutelarla significa dare migliori garanzie alfuturo, creare le condizioni per uno sviluppo ambientale e paesaggisticoche crea una barriera contro l’inquinamento e nel contempo favorisce laqualità dei prodotti agroalimentari locali. L’Istituzione pubblica, in conformità alle sue finalità di tutela del cittadinoe del terrritorio raccoglie queste esigenze e le fa proprie, ed attua politi-che ed interventi mirati al consolidamento di questi principi.

Gianfranco Tosi Assessore all’Agricoltura e Ambiente del Comune di San Colombamo al Lambro

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INTRUDUZIONE

Fino a pochi anni orsono, le letture naturalistiche apparivano su riviste pa-tinate riservate ad un pubblico particolarmente attento e sensibile. I temiricorrenti erano le terre esotiche, paradisi naturali pressoché incontamina-ti, che solo pochi privilegiati avevano l’opportunità di ammirare di perso-na. Per la maggior parte dei lettori, quei testi, sia pure autorevoli e perquanto quelle immagini accattivanti facessero sognare, restavano fini a sestesse senza alcun riscontro reale. Noi vogliamo sfatare il luogo comuneche vuole il nostro territorio inespressivo, proponendo la conoscenza del-la Natura di casa nostra. In queste pagine non è presentata nessuna spe-cie rara, tutt’altro, ci sono animali e flore che si possono ammirare oltrenel Parco, anche altrove, ma è altrettanto vero che in altri territori questopatrimonio naturale è ormai definitivamente scomparso, cedendo il passoall’urbanizzazione e all’agricoltura intensiva. Il Parco della collina di SanColombano è un interessante esempio di come si possano osservare gliambienti a noi più vicini con rinnovata curiosità e attenzione. Quanto dimeglio possa fare chi voglia contemplare la meravigliosa complessità e gliarticolati meccanismi dei sistemi ecologici. Proprio come aprire la porta dicasa e percepire gli armoniosi suoni e i profondi silenzi, i molteplici colo-ri e i delicati profumi della natura circostante. La funzione di questo opu-scolo è un primo tentativo di promozione in materia di educazione am-bientale che, pur essendo nel caso presente indirizzato privilegiatamente almondo scolastico, rimane comunque una questione di ordine culturale epertanto coinvolge tutta la popolazione. Il nostro obiettivo è quello di aiu-tare i ragazzi delle scuole a captare la sottile differenza fra guardare ed os-servare, a capire e ad interpretare il territorio con una prospettiva innova-tiva, “fare per capire” cioè utilizzare il Parco come un’aula didattica. Infattise vogliamo che i nostri ragazzi diventino dei futuri gestori responsabili del-le risorse naturali, dobbiamo fare in modo che amino la natura e che in-staurino con essa un rapporto di armonia e comunicazione, prima che distudio, infatti siamo disponibili a difendere solo quello che amiamo. Attra-verso questa esperienza speriamo che la natura diventi parte del loro vis-suto, come del nostro. Senza pensare, ingenuamente o presuntuosamen-te di rivoluzionare in breve tempo una situazione per certi versi ancoracomplessa, speriamo e con fiducia, di essere partiti con il piede giusto.

Giuseppe Giovanni MazzaraResponsabile didattica ambientale dell’Associazione il Borgo e il Colle

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Che cos'è un parco?

La risposta a questa domanda varia a seconda del contesto storico e so-ciale in cui viene formulata la domanda. Del resto, nel suo bilancio con lanatura, di cui anch’esso è un elemento, l’uomo che sta degradando l’am-biente, che ne sta sperperando insensatamente le potenzialità, dovrà ri-organizzare la propria cultura, riformando società ed economia in funzio-ne delle disponibilità ambientali. Quindi il concetto di protezione, comevincolo, deve essere sostituito dal concetto di conservazione. La conser-vazione implica un intervento di gestione attiva da parte dell’uomo e per-ciò da grande importanza alle relazioni tra l’uomo e l’ambiente. Cosicchéla finalità principale diventa “ricercare, promuovere, e sostenere unaconvivenza compatibile fra ecosistema naturale ed ecosistemaumano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali dimantenimento, evoluzione e sviluppo”.Pertanto, il parco non è un lusso, come ancora in troppi lo credono, alcontrario, è una tragica necessità. È il sintomo evidente di un malessereprofondo che scaturisce dal desiderio, insoddisfatto e inappagabile, di ri-trovare un antico e logico rapporto di conciliazione con la natura. Il par-co deve, in fondo, fornire la risposta più qualificata ad un gran numero dirichieste proprie della nostra società, con finalità ricreative, sociali, cultu-rali, didattiche e scientifiche, ma anche economiche e produttive. Eccodunque che questa nuova istituzione è chiamata ad assolvere il ruolo nonfacile di armonizzare tante esigenze, ciascuna con le proprie specifiche ca-ratteristiche, eliminando, nel contempo, i processi degenerativi del terri-torio. E la soluzione oggi privilegiata è quella di innescare e sostenere unalinea di sviluppo sociale e produttivo che consenta, compatibilmente conle caratteristiche ambientali, condizioni di vita permanente, creando unlegame tra comunità locali e risorse territoriali. Quindi si tratta di un’ope-razione del tutto contraria a quel processo di inerzia (rallentamento delleattività produttive) cui generalmente si tende ad associare il concetto diparco. Si capisce facilmente che un simile modo di intendere la gestionedi questo nuovo territorio non richiede che esso sia obbligatoriamente diproprietà pubblica, la tutela ambientale diviene frutto della cooperazionetra attività privata e attività pubblica. Pertanto dobbiamo sentirci tutti co-involti in questa sfida, per molti versi innovativa, alla quale ciascuno puòportare il proprio contributo, per mantenere un ambiente vivibile, di cuiognuno potrà godere dei benefici riflessi.

Che cos’è l’ecologìa?

Questa scienza, antica quanto l’uomo, fu battezzata nel 1866 col nome diecologia (dal greco oikos: casa, ambiente e logos: discorso, scienza) dalbiologo tedesco Ernst Haeckel. L’ecologìa ha cominciato a diffondersinella seconda metà del XX secolo, in occasione delle esplosioni demogra-fica, urbanistica e tecnologico-industriale; un fenomeno sociale che nonsempre è stato opportunamente guidato ed ha rischiato di compromette-re gravemente alcune zone del nostro Pianeta. Molti, erroneamente, con-siderano l’ecologia la scienza che studia I'inquinamento e la protezione del-l’ambiente. Invece è una disciplina delle Scienze naturali che indaga sui rap-porti che collegano gli esseri viventi fra loro e con l’ambiente circostante.“Popolazione, comunità, ecosistema, biosfera” sono le parole ricor-renti di chi si occupa di ecologìa. Quindi per fugare ogni dubbio è oppor-tuno chiarirne il significato. Una popolazione è un insieme di individui,animali o vegetali, costituiscono varie popolazioni: i castagni del bosco del-la Moccia, i fagiani e lepri dell’oasi collinare, gli equiseti attorno alle risor-give, eccetera. Una comunità è l’insieme delle popolazioni, viventi in undeterminato ambiente; per esempio, i fontanili non più utilizzati dall’uomo,presentano rigogliose popolazioni di equiseti che gli crescono intorno, abi-tati da molluschi e anfibi, tutti insieme formano una comunità. Un ecosi-stema, o sistema ecologico, è costituito da una comunità e dall’ambientenon vivente (terra, aria, acqua, luce, temperatura, sali minerali) con cui lacomunità è in relazione d'interdipendenza. Gli ecosistemi possono essererappresentati da sta-gni, paludi, laghi, fiu-mi, mari, boschi o daforeste. La biosfera,infine, è rappresenta-ta dagli strati del suo-lo, dell’aria e dell’ac-qua nel quali sono pre-senti e vivono gli ani-mali e i vegetali. Lospessore dei diversi stra-ti sprofonda nel terre-no per qualche metro,si innalza nell’aria di un

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Piramide ecologica.

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paio di chilometri e si estende fino alle profondità oceaniche nell’acqua.Per comprendere più a fondo l’oggetto dell’ecologia, consideriamo un eco-sistema terrestre. A volte capita di trascorrere qualche ora serena in un bo-sco e di osservare, con curiosa attenzione, gli alberi, gli arbusti, i frutti o ifunghi o qualche piccolo animale: una lepre, una rana rossa o un riccio. Sipercepisce una piacevole emozione, senza, forse, considerare la dipen-denza e la relazione che esiste fra loro dei vari elementi del “sistema bo-sco”. In realtà, la loro esistenza è resa possibile dalla naturale rete di rap-porti che lega un elemento con l’altro. Vediamo come. Tutte le piante ver-di, provviste di un composto chimico chiamato clorofilla, sono capaci diprodurre le sostanze organiche (zuccheri, proteine e grassi) necessarie perla loro nutrizione. Per tale motivo, le piante verdi vengono chiamate au-tòtrofe (letteralmente, significa: fabbricano il cibo di cui si nutrono). Es-se assolvono tale funzione, chiamata fotosintesi clorofilliana, utilizzan-do l’anidride carbonica che sottraggono all’aria atmosferica, l’acqua e i sa-li minerali che assorbono dal terreno mediante le radici e infine l’energiacontenuta nei raggi solari. Quest'ultima è captata mediante la clorofilla etrasformata in energia chimica. Alle piante autòtrofe (chiamate produt-tori), attingono direttamente, quale alimento, gli animali erbivori, cioè iconsumatori primari (gli animali non producono il loro cibo e, poichédevono ottenerlo mangiando piante o altri animali, vengono chiamati ete-ròtrofi). Questi trasformano in carne i vegetali che mangiano, e diventa-no, a loro volta, il nutrimento degli animali carnivori, i consumatori se-condari. Questi ultimi possono essere mangiati da altri carnivori, che so-no i consumatori terziari. I resti dell’animale divorato, oramai in putre-fazione, sono un banchetto per piccolissimi animali che vivono nel terre-no (vermi e larve). Ciò che rimane (sia esso di origine animale o vegetale)viene aggredito dalle muffe, dai batteri e dai funghi (questi organismi sonodetti decompositori). Il loro lavoro trasforma la complessa sostanza or-ganica in composti semplici, quali l’anidride carbonica, l’acqua e i sali mi-nerali, che le piante utilizzano di nuovo per produrre altro nutrimento emantenere la continuità del ciclo vitale. I decompositori svolgono la fun-zione di autentici “spazzini” del suolo: senza di essi, le sostanze nutritivenecessarie alle piante rimarrebbero inutilizzate. Le piante, gli erbivori, i car-nivori, i funghi, i batteri, cioè tutti gli esseri viventi, e le sostanze casiddet-te abiotiche (cioè prive di vita), come l’acqua, l’aria e i sali minerali, es-sendo fra loro in stretto rapporto d’interdipendenza (ognuno è necessarioall’altro) formano un ecosistema.

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Esempio di catena alimentare in un ecosistema terrestre.Le piante, grazie alla clorofilla e all’energìa solare, utilizzano l’anidride car-bonica dell’aria e l’acqua, assorbita dalle radici insieme con i sali minerali,per produrre i composti organici (zuccheri, proteine e grassi) . Uno scoiat-tolo o un topolino si nutrono dei frutti di bosco (ghiande, more) e di altriprodotti vegetali e sono mangiati dalla poiana. Il ratto che ha abitudini cre-puscolari è mangiato dal gufo. È possibile che la poiana e il gufo a loro vol-ta vengano mangiati dalla volpe. I vermi e le larve si nutrono della carneche rimane sulle carcasse degli animali morti. L’azione delle muffe, dei bat-teri e dei funghi decompongono i resti degli individui morti in sostanze sem-plici (anidride carbonica, acqua, sali minerali ...) che rientrano nel ciclo vi-tale per costituire il nutrimento degli alberi.

Ogni ecosistema è un sistema aperto e dinamico: infatti scambia flussi dienergìa e materia e molti organismi viventi entrano ed escono in conti-nuazione, interagendo con altri ecosistemi adiacenti. Questi flussi moltospesso si organizzano in cicli chiusi, in particolare gli elementi e i compo-sti chimici più importanti di ogni ecosistema. La ciclicità dei flussi e la com-plessità degli ecosistemi sono alla base dell’equilibrio ecologico, cioè quel-la condizione necessaria a garantire lo sviluppo degli organismi viventi.

Ecosistema terrestre, esempio di catena alimentare.

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Il ciclo dell’acqua.L’acqua è una delle sostanze più abbondanti sulla terra. L’acqua permettela vita delle piante e degli animali, gioca un ruolo chiave nella formazionedei fenomeni meteorologici, contribuisce a plasmare la superficie del Pia-neta con processi tipo l’erosione e ricopre grosso modo il 70% della su-perficie terrestre. L’acqua passa continuamente dalla superficie terrestreall’atmosfera e viceversa in quello che è chiamato ciclo dell’acqua. L’acqua,a causa del calore del sole ed altri fattori, evapora dagli oceani, dai laghi,dai fiumi, dal suolo e dalla vegetazione (traspirazione) e, sottoforma di va-pore acqueo, raggiunge l’atmosfera. Il vapore acqueo salito nell’atmosfe-ra, raffredda e, come acqua liquida o ghiaccio, forma le nuvole. Quando legoccioline di acqua o i cristalli di ghiaccio diventano abbastanza grandi, ri-cadono sulla superficie terrestre come pioggia o neve. In parte quest’ac-qua evapora e ritorna nell’aria, in parte viene utilizzata dalle piante; ma laquantità più cospicua filtra attraverso il terreno o si riversa nei fiumi sfo-ciando infine nel mare. L’intero ciclo ricomincia quindi da capo.L’acqua in un lago, la neve in montagna, l’umidità di una goccia di rugia-da fanno tutti parte dello stesso sistema. L’acqua persa ogni anno dalla su-perficie del pianeta è uguale a quella caduta con le precipitazioni.

Ciclo dell’acqua.

Ciclo dell’azoto.

Il ciclo dell’azoto.L’azoto è una parte consistente dei tessuti animali e vegetali. Oltre due ter-zi di azoto compongono l’atmosfera terrestre. Benché sia disponibile in no-tevoli quantità, gli esseri viventi possono utilizzarlo solo se viene fissato,cioè legato in un composto chimico. Infatti l’azoto, come lo troviamo innatura può essere utilizzato solo da pochi microrganismi. Piccole quantitàdi azoto atmosferico possono essere fissate attraverso l’azione delle scari-che elettriche dei fulmini, che forniscono all’azoto l’energia necessaria perreagire con l’ossigeno e l’idrogeno dell’acqua. Ma la più importante fontedi azoto che viene fissata direttamente nell’atmosfera, è rappresentata daibatteri del suolo che vivono in armonia (simbiosi) con le radici delle pian-te (leguminose). Infatti questi particolari batteri chiamati azotofissatorisvolgono un importante lavoro di trasformazione e rendono disponibile l’a-zoto per tutti gli esseri viventi. In sintesi, il ciclo dell’azoto è così riassumi-bile: dall’atmosfera l’azoto “entra” nei microrganismi, che lo fissano e lorilasciano nel terreno dove viene utilizzato dalle piante e quindi dagli ani-mali. Alla morte di piante e animali la decomposizione dei residui organi-ci restituisce al terreno l’azoto fissato che può rientrare nel ciclo oppure de-comporsi nell’atmosfera come azoto gassoso.

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Che cos'è la biodiversità?

La biodiversità è la varietà delle forme di vita vegetali e animali presenti ne-gli ecosistemi del Pianeta. La traduzione italiana biodiversità del termineconvenzionale inglese biodiversity potrebbe essere più correttamente tra-dotto in biovarietà o meglio ancora varietà della vita presente sul Pia-neta. La biodiversità si può considerare almeno in tre livelli diversi:– a livello di geni in una specie (o popolazione);– a livello di specie;– a livello di ecosistemi.Detta così, la biodiversità sembrerebbe un qualcosa di non facile com-prensione, riservata a pochi intimi; non è così, vediamo di chiarire meglioil senso di questi tre livelli. Le caratteristiche morfologiche, ovvero tutte lecaratteristiche visibili degli esseri viventi come, ad esempio, il colore degliocchi e dei capelli dell’uomo, il colore del pelo dei cani, sono esempi del-la varietà che esiste a livello di geni all’interno di ogni singola specie. Labiodiversità genetica in pratica è quella che rende un essere umano (e ogni

vivente), diverso dal proprio fratello,nonostante siano entrambi il risulta-to dell’unione del patrimonio geneti-co della stessa madre e dello stessopadre. La varietà di specie di farfalleche frequentano il nostro giardino,l’incredibile numero di fiori diversi chetroviamo in un campo sono esempidella biodiversità a livello di specie.Infine, la varietà di ambienti in unadeterminata area: il bosco, gli incol-ti, gli ambienti sotterranei, i fontani-li, è l’espressione della biodiversità alivello di ecosistemi.La biodiversità è l’assicurazione sullavita del nostro Pianeta. Quindi la con-servazione della biodiversità deve es-sere perseguita senza limiti poiché es-sa costituisce un patrimonio univer-sale, che può offrire vantaggi imme-diati per l’uomo:

La dorifora, Leptinotharsa decem-lieata, un coleottero di origine ameri-cana, la sua diffusione è strettamen-te legata alla distribuzione delle pian-te della famiglia delle Solanacee (pa-tata, melanzana).

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– mantenimento degli equilibri climatici sia a scala locale, sia planetaria;infatti le specie vegetali, oltre ad essere l’unica fonte di ossigeno sul no-stro Pianeta, hanno anche un ruolo fondamentale negli equilibri idrici egassosi;

– fonte di materiale di studio: lo studio della Biodiversità permette di ave-re fondamentali conoscenze anche per comprendere meccanismi biolo-gici analoghi nell’uomo;

– uso sostenibile della flora per fini alimentari: utilizzando meglio tali ri-sorse si potrebbero soddisfare i problemi di nutrizione in molte parti delmondo, senza alterare equilibri essenziali per l’ambiente.

La sopravvivenza di ogni specie dipende dalla varietà di popolazioni che lacompongono. Minor variabilità significa minori possibilità di sopravvivere.Infatti il degrado degli ambienti comporta il rischio di estinzione delle spe-cie che vi abitano. La visione moderna del rapporto fra uomo e ambienteè quindi quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiavedel funzionamento dell’ecosistema Terra. Esistono vari motivi per mante-nere un’elevata biodiversità. La perdita di una specie, una sottospecie ouna varietà comporta infatti un danno:– culturale, perché è una perdita di conoscenze;– scientifico, perché riduce la disponibilità di geni sul pianeta;– economico, perché riduce le risorse genetiche potenziali;– ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosi-

stemi.I giornali e la Tv, quando affrontano il tema della biodiversità, ci propon-gono immagini e argomenti distanti dalla nostra realtà, (foreste tropicali,barriere coralline), indubbiamente immagini e commenti suggestivi, di pre-gevole qualità cinematografica, che arricchiscono la nostra cultura, ma chenon ci aiutano a conoscere e a comprendere il nostro territorio. Anche noiqui a San Colombano abbiamo la nostra biodiversità, sicuramente menoappariscente di quella tropicale, ma non per questo, meno importante. Sa-rà perché la viviamo quotidianamente, di fatto non ce ne rendiamo conto,non riusciamo a percepire fino in fondo l’entità del patrimonio naturale cheabbiamo a disposizione. Nelle regioni più industrializzate d’Europa e d’Ita-lia, poche persone hanno la fortuna di abitare in ambienti a contatto conla natura, percependo i suoi suoni e i suoi profumi, vedendo e vivendo ac-canto a piante ed animali selvatici, accorgendosi quotidianamente del mu-tare delle stagioni. La maggior parte della popolazione, infatti, abita in ag-glomerati urbani, immersa in ambienti artificiali.

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Ricordi di un antico mare.

La singolarità geografica e geologica del Colle di San Colombano al Lam-bro ha sempre interessato ricercatori scientifici e semplici appassionati digeologia, paleontologia ed archeologia. Il documento più antico sullo stu-dio scientifico del “Colle” di cui abbiamo notizia, è datato 1784, ne è au-tore Severino Volta che con il più famoso fratello, Alessandro, era do-cente presso l’Università di Pavia. L’abbondanza e la particolarità dei re-perti fossili recuperati, elessero il colle di San Colombano a “laboratorio”naturale. Dal XVII secolo, fino agli anni ’50 del Novecento, il “Colle” fumeta dei più autorevoli ricercatori delle Scienze della Terra. L’antico ma-re, ancora oggi ci restituisce la testimonianza della sua presenza. In alcu-ne zone del “colle” è sufficiente il piccolo scasso del suolo per la piantu-mazione della vite, per far emergere magnifici esemplari di conchiglie ot-timamente conservati. Alcune concentrazioni di questi depositi conchi-gliari, raggiungono il ragguardevole spessore di tre metri, e nei secoli scor-si hanno dato vita ad una vera e propria attività estrattiva del carbonatodi calcio per uso edilizio. Il ricordo di questa attività estrattiva, è ricordatonella toponomastica, infatti in collina troviamo una zona che si identifica,

Ricostruzione di come avrebbe potuto presentarsi il paesaggio in questospicchio della Pianura Padana tra la fine del Pliocene e l’inizio delPleistocene (circa 1.800.000 anni fa).

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ancora oggi, come “calcinera”. È documentato che anche le famose fab-briche lodigiane Morsenchio, Ferretti, Rossetti (secolo XVIII), per lo smal-to delle loro ceramiche si avvalessero delle “sabbie bianche” del collebanino. Dell’attività estrattiva abbiamo anche una autorevole testimonian-za dello studioso abate Antonio Stoppani che a San Colombano era di ca-sa. Nel suo lavoro: Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia(Milano, 1857); a pagina 43 si legge: « ... i pezzi appena estratti dalla ca-va han talora l’apparenza di un calcareo conghigliare inteso nel verosenso della parola: ma esposti appena agli agenti atmosferici, scioltedal superficiale tritume, appaiono nette conchiglie a miriadi, le une conle altre strette, formanti i più vaghi naturali mosaici che si vedesser mai:sicché vorresti levarti la collina intera, e ti piange il cuore in veder get-tare si begli esemplari da laboratorio nella bocca della fornace ... ». Mol-ti reperti fossili dell’antico mare qui raccolti hanno arricchito collezionipubbliche e private (242 “pezzi” raccolti a San Colombano compongonola collezione dei Molluschi marini del Museo di Storia Naturale di Mila-no). Anche San Colombano custodi-sce una pregevole collezione dei re-perti fossili dell’antico mare, visibileal Museo Paleontologico e Archeo-logico “Virginio Caccia”, ubicatonella sede di Palazzo Patigno; è unastruttura comunale di carattere cultu-rale; l’attività svolta è di natura pre-valentemente didattica e divulgativa.Le collezioni dei reperti fossili ed ar-cheologici qui conservate, sono uneccezionale ausilio alla conoscenzadelle origini e della storia di questo“unico” fenomeno naturale padano,qual è il Colle di San Colombano e ilsuo antico mare. Il materiale inesposizione permette una piacevoleed affascinante – e sotto alcuniaspetti sbalorditiva – lettura dell’evo-luzione e delle vicissitudini che dallanotte dei tempi si sono alternate fi-no ai giorni nostri. Ostrea lamellosa

Aporrhais (Chenopus) pes-pelecani

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

I MAMMIFERII mammiferi, sono gli esseri viventi più evoluti. Con il termine “mammife-ro” sono classificati quegli animali le cui femmine sono dotate di ghiando-le speciali che secernono il latte con cui nutrono i loro piccoli. Un’altra ca-ratteristica peculiare dei mammiferi è la presenza dei peli più o meno fol-ti (pellicce) che svolgono l’importante funzione di aiutare l’animale a con-servare costante il calore corporeo. Sono infatti animali a sangue caldo,capaci di adattarsi a molti ambienti mantenendo la temperatura del corpopressoché costante. I mammiferi sono dotati di un cervello molto com-plesso ed evoluto. Questo fatto spiega le straordinarie capacità di appren-dimento e di organizzazione sociale riscontrate in molte specie, come peresempio i delfini o i gli scimpanzè. Attualmente i mammiferi sono diffusipraticamente in quasi tutti gli habitat disponibili a tutte le latitudini del no-stro Pianeta. Nella stragrande maggioranza vivono sulle terre emerse manon sono pochi quelli che conducono vita acquatica (Balene, Delfini,ecc.); alcuni sono capaci di un vero e proprio volo (Pipistrelli), altri inve-ce realizzano un volo planato. Moltissime specie vivono sul suolo, moltesono arboricole, parecchie vivono sottoterra. L’alimentazione è estrema-mente varia. Anche se le abitudini dei mammiferi possono essere modifi-cate da vari fattori, essi sono distinti, sulla base delle preferenze alimenta-ri, in erbivori, carnivori ed onnivori. La stagione, l’età dell’animale e lecondizioni sfavorevoli possono portare quasi tutte le specie a nutrirsi di ci-bi diversi. Pochi sono gli animali che non possono adattarsi a cambiare laloro dieta abituale. Gli individui di ciascuna specie non vivono isolati mafrequentemente si riuniscono a formare gruppi più o meno stabili. La for-ma più semplice di aggregazione sociale è il gruppo familiare, costituito dauna coppia e dai figli; in alcuni casi questi abbandonano i genitori subitodopo lo svezzamento, in altri restano con la madre fino allo stadio di adul-to. All’attento osservatore, il Parco della collina di San Colombano offrel’opportunità di poter ammirare liberi in natura questi “riservati” e nelcontempo straodinari abitanti del bosco. La loro presenza è limitata, an-che perché limitato è il loro habitat naturale rimasto a disposizione. Pro-prio in questo consiste il vero impegno che coinvolge tutti noi, conserva-re integro ciò che rimane di naturale, affinché queste rilevanti presenzepossano continuare a frequentare indisturbate il nostro territorio.

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nome scientifico: Erinaceus europaeusnome volgare: Riccioordine: Insettivori famiglia: Erinaceidi

nome scientifico: Lepus europaeusnome volgare: Lepre comuneordine: Lagomorfi famiglia: Leporidi

nome scientifico: Mustela nivalisnome volgare: Donnolaordine: Carnivori famiglia: Mustelidi

nome scientifico: Glis glisnome volgare: Ghiroordine: Roditori famiglia: Gliridi

nome scientifico: Meles melesnome volgare: Tassoordine: Carnivori famiglia: Mustelidi

nome scientifico: Vulpes vulpesnome volgare: Volpeordine: Carnivori famiglia: Canidi

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

GLI UCCELLIL’osservazione degli uccelli in natura è un passatempo rilassante che nonrichiede né un’attrezzatura né un impegno particolare e per di più ci con-sente di godere alcune ore all’aria aperta in assoluta libertà. L’osservazio-ne degli uccelli nel Parco della collina di San Colombano si può effettuarein qualunque stagione, in quanto le migrazioni favoriscono la presenza diuna notevole biodiversità durante tutto l’anno. Ma che cos’è un uccello?Vediamo di conoscerli da vicino. Gli uccelli fecero la loro comparsa nelGiurassico dall’evoluzione di piccoli rettili. Come i mammiferi, gli anfibi, irettili e i pesci, gli uccelli sono una classe di vertebrati, cioè di animali prov-visti di colonna vertebrale. La caratteristica che li contraddistingue è quel-la di avere il corpo coperto di penne e di piume, gli arti anteriori si sonotrasformati in ali, quasi sempre adatte al volo. Poiché possono volare, pos-siedono una struttura aerodinamica e leggera, sono provvisti di sacchi ae-rei, chiamati diverticoli, che occupano, oltre a varie parti del corpo, l’in-terno delle ossa. Sono animali a sangue caldo, dotati di polmoni, capaciquasi sempre di camminare con gli arti posteriori. Sono dotati di becchicornei, delle più svariate forme e dimensioni a seconda delle abitudini ali-mentari e sono ovipari. Le penne costituiscono l’elemento che contraddi-stingue gli uccelli rispetto agli altri animali. In generale più un uccello ègrande e più numerose sono le sue penne. Il numero, tuttavia, varia in re-lazione alla dimensione dell’esemplare e all’alternarsi delle stagioni. Oltrea rendere gli uccelli adatti al volo, esse hanno anche la funzione di pro-teggerli dalle variazioni termiche ed atmosferiche, contribuendo a mante-nere costante la temperatura corporea. Spesso costituiscono una prote-zione completamente impermeabile che consente agli uccelli di nuotare otuffarsi in acque molto fredde. Sulle ali e sulla coda, si trovano le penne delvolo, lunghe, dritte e molto resistenti. Leggere e robuste, queste ultime so-no formate da una rigida asta centrale da cui si dipartono barbe parallele,a loro volta ramificate in filamenti uncinati. Questa struttura forma quellafitta rete che costituisce un’ampia superficie di volo con la quale l’uccellovince la resistenza dell’aria. La vista è acutissima ed ha una funzione im-portante nel volo. I loro occhi devono poter vedere prontamente i dettaglisia da vicino, sia da molto lontano, consentendo di volare evitando gli osta-coli e individuando facilmente le loro prede.

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nome scientifico: Carduelis clorisnome volgare: Verdoneordine: Passeriformi famiglia: Fringillidi

nome scientifico: Cuculus canorusnome volgare: Cuculoordine: Cuculiformi famiglia: Cuculidi

nome scientifico: Garrulus glandariusnome volgare: Ghiandaiaordine: Passeriformi famiglia: Corvidi

nome scientifico: Parus caeruleusnome volgare: Cinciarellaordine: Passeriformi famiglia: Paridi

nome scientifico: Phasianus colchicusnome volgare: Fagianoordine: Galliformi famiglia: Fasianidi

nome scientifico: Upupa epoposnome volgare: Upupaordine: Coraciformi famiglia: Upupidi

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

GLI ANFIBIAnche se circoscritti nelle immediate vicinanze delle più o meno profon-de pozze per il recupero dell’acqua piovana ad uso agricolo, ed alle zoneumide del bosco, anche gli Anfibi frequentano il Parco della Collina diSan Colombano. Gli anfibi sono i primi vertebrati che hanno invaso leterre emerse e sono definiti così in quanto conservano una fase di vita ac-quatica. Gli anfibi attuali hanno la pelle nuda e sottile, priva di scaglie efornita di numerose ghiandole dalle quali esce una sostanza che serve amantenerla umida e a proteggerla dagli agenti nocivi. Proprio perché sot-tile, la pelle può agire da importante organo respiratorio. Gli antenatipreistorici degli anfibi misero a punto una serie di caratteri che consentìla sopravvivenza e il movimento sulle terre emerse. Uno di questi, certa-mente tra i più importanti, fu la trasformazione delle pinne pari in articonnessi alla colonna vertebrale. L’invasione del nuovo ambiente, sia pu-re limitata a strisce di terra vicine alle raccolte di acque dolci, ebbe unenorme successo e gli anfibi si diversificarono in una grande varietà di for-me, anche di notevoli dimensioni. Gli anfibi sono prevalentemente inset-tivori. Le uova, rivestite da un involucro gelatinoso, vengono deposte inacqua o in un ambiente umido; da esse si sviluppa la larva, con branchieesterne e coda pinnata che, dopo un periodo di accrescimento, attraver-so una serie di profonde trasformazioni (metamorfosi) diventa un adultoin miniatura. L’apparato circolatorio si è solo parzialmente adattato allapresenza di polmoni. Mentre nei pesci tutto il sangue passa ogni volta dal-le branchie dopo essere stato pompato dal cuore, negli anfibi, una partedi esso evita di passare dai polmoni. La riproduzione è legata all’acquanella maggior parte delle specie. Negli anfibi a riproduzione acquatica, leuova sono prive di guscio e avvolte da un materiale gelatinoso, quindi de-vono essere deposte in acqua, pena l’essiccamento. Le uova fecondate sisviluppano in seguito, in larve acquatiche chiamate girini, attrezzate conuna coda pinnata e ondulante che ne permette la locomozione; le bran-chie sono esterne, un lungo apparato digerente e un picco corneo di du-rezza variabile a seconda della dieta erbivora o carnivora del girino. Gli an-fibi sono tra i vertebrati che maggiormente risentono dell’inquinamentoe sono i primi a scomparire se le condizioni ambientali vengono alterate,risultando utili indicatori dello stato di salute dell’ambiente.

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nome scientifico: Rana esculentanome volgare: Rana verde - adultoordine: Anuri famiglia: Ranidi

nome scientifico: Rana dalmatinanome volgare: Rana agileordine: Anuri famiglia: Ranidi

nome scientifico: Bufo bufonome volgare: Rospo comuneordine: Anuri famiglia: Bufonidi

nome scientifico: Rana esculentanome volgare: Rana verde - girinoordine: Anuri famiglia: Ranidi

nome scientifico: Hyla arboreanome volgare: Raganellaordine: Anuri famiglia: Ilidi

nome scientifico: Bufo viridisnome volgare: Rospo smeraldinoordine: Anuri famiglia: Bufonidi

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

I RETTILINon molto amati dall’uomo, alcune specie di rettili sono presenti nell’areadel Parco della Collina di San Colombano. Nonostante la costante perse-cuzione, dovuta più per ignoranza che al reale pericolo che essi costitui-scono, i rettili si sono ritagliati una piccola nicchia dove svolgono l’im-portante ruolo ecologico di bioregolatori di alcune specie di roditori e ar-tròpodi. Comparsi circa 350 milioni di anni fa, i rettili sono risultati piùidonei degli anfibi a colonizzare gli ambienti terrestri, poiché forniti dipelle spessa con squame cornee che li protegge dalla disidratazione e, perun uovo evoluto in grado di svilupparsi anche lontano dall’acqua. Nei ret-tili, la disposizione delle squame varia tra specie e specie ed assume unainformazione importante per la loro identificazione. I rettili sono una clas-se di vertebrati, cioè di animali provvisti di colonna vertebrale, gli arti so-no di dimensioni ridotte (lucertola) o completamente assenti (milò), men-tre nelle tartarughe marine si sono trasformati in pinne. Si tratta inoltredi esseri viventi che respirano aria atmosferica e che depongono general-mente uova provviste di guscio. La maggior parte di essi vive nelle regio-ni calde e temperate adattandosi, a seconda della specie, alla vita sulla ter-raferma, in acque dolci ed anche salate. I rettili hanno una temperaturacorporea che varia in funzione di quella ambientale, non possono con-trollare la loro temperatura corporea, come fanno invece mammiferi e uc-celli; per molto tempo si è creduto che fossero totalmente in balia dellevariazioni termiche ambientali. In realtà questo non è del tutto vero: i ret-tili sopperiscono alla mancanza di meccanismi termoregolatori internispostandosi in modo da evitare eccessivo surriscaldamento o raffredda-mento. Invece di produrre o disperdere calore, questi animali hanno adot-tato un sistema di adattamento per comportamento; passano dalle zonepiù calde a quelle più fresche per evitare o per sfruttare a loro vantaggioil calore del sole o del terreno. Alcune specie di serpenti (bisce) e di sauri(lucertole), per esempio, si rintanano sottoterra, altri si spostano conti-nuamente dalle zone d’ombra a quelle soleggiate. Non è quindi propria-mente corretto affermare che questi animali sono a sangue freddo, essi,come tutti gli altri animali, devono tenere la loro temperatura entro i giu-sti limiti e la loro sopravvivenza è stata assicurata da questo particolareadattamento comportamentale.

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nome scientifico: Podarcis muralisnome volgare: Lucertola dei muriordine: Sauri famiglia: Lacertidi

nome scientifico: Anguis fragilisnome volgare: Orbettinoordine: Sauri famiglia: Anguidi

nome scientifico: Natrix natrixnome volgare: Biscia d’acqua - Natriceordine: Squamati famiglia: Colubridi

nome scientifico: Lacerta viridisnome volgare: Ramarroordine: Sauri famiglia: Lacertidi

nome scientifico: Coluber viridiflavusnome volgare: Biacco maggiore (Milò)ordine: Squamati famiglia: Colubridi

nome scientifico: Vipera aspisnome volgare: Vipera comuneordine: Squamati famiglia: Viperidi

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nome scientifico: Polygonia c-albumnome volgare: Farfalla C-biancoclasse: Insetti ordine: Lepidotteri

nome scientifico: Vespa crabronome volgare: Calabroneclasse: Insetti ordine : Imenotteri

nome scientifico: Mantis religiosanome volgare: Mantide religiosaclasse: Insetti ordine : Mantoidei

Biodiversità delParco della collinadi San ColombanoGLI ARTRÒPODI

Sono un tipo di Invertebrati, il piùvasto e complesso di tutto il regnoanimale. Gli Artròpodi (che an-noverano organismi ben noti qua-li insetti, crostacei, scorpioni, ra-gni, centopiedi, millepiedi e al-tri meno noti come pseudoscor-pioni e pauropodi) attualmentecontano, secondo le stime più re-centi, oltre un milione di specie,tutte di piccolissime dimensioni.Si tratta di animali il cui corpo èsuddiviso in diversi segmenti rag-gruppati a formare regioni cor-poree, di cui particolarmente com-plessa è quella del capo. Un’altracaratteristica degli Artròpodi èquella di avere il corpo rivestito dauna pelle dura (cuticola), o eso-scheletro, che spesso è rigido, percui si rende necessario, affinchél’animale possa crescere, il perio-dico distaccarsi di tale rivestimen-to dal sottostante strato del corpoche lo ha prodotto; quindi l’ar-tròpodo, che nel frattempo ha ela-borato un nuovo esoscheletro, ab-bandona il suo vecchio abito (exu-via). Questo fenomeno prende ilnome di “muta”. Gli Insetti han-no sei zampe, sono gli artròpodiche più comunemente osservia-mo nell’area del Parco banino.

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nome scientifico: Aeschna cyaneanome volgare: Libellulaclasse: Insetti ordine : Odonati

nome scientifico: Graphosoma lineatumnome volgare: Cimice della carotaclasse: Insetti ordine: Eterotteri

nome scientifico: Cicadetta montananome volgare: Cicalaclasse: Insetti ordine : Omotteri

nome scientifico: Adalia bipunctatanome volgare: Coccinella dai due punticlasse: Insetti ordine : Coleotteri

nome scientifico: Cetonia auratanome volgare: Cetonia dorataclasse: Insetti ordine : Coleotteri

nome scientifico: Argiope bruenninkinome volgare: Argiope fasciataclasse: Aracnidi ordine: Araneidi.

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

LA FLORAL’importanza delle piante per la vita sulla Terra, è assoluta. Tutti gli esse-ri viventi hanno bisogno di energia e quasi tutta l’energia richiesta dagliabitanti della Terra, compresi noi stessi, è prodotta dalle piante verdi, uti-lizzando la luce solare durante il processo fotosintetico. L’aria che respi-riamo non avrebbe l’attuale composizione, se l’azione della fotosintesi nonavesse modificato l’atmosfera, da ambiente velenoso, quale era in origine,in fonte di ossigeno per gli esseri viventi. Sviluppatosi sulla Terra milionie milioni di anni fa, il Regno vegetale, considerato a torto – scarsamenteevoluto e statico – è ed è sempre stato in costante evoluzione e movi-mento. L’espansione delle piante seguì strettamente le alternanze climati-che succedutesi nelle varie ere geologiche, mutando aspetto a secondadelle necessità. Nei secoli passati, il nostro paesaggio era ben diverso dal-l’attuale, tutta la valle del Po era coperta da estesissime foreste, rotte so-lamente dai numerosi acquitrini e dai corsi dei fiumi. Oggi, il Colle, mo-stra rigogliosi vigneti a perdita d’occhio, territori indubbiamente ricchi dipregiate varietà di esclusivo interesse commerciale; interrotti di tanto intanto da qualche macchia a bosco. Per le specie “naturali” prive di inte-resse economico, considerate più o meno erbacce, la vita è molto diffici-le, ogni giorno sempre più. Per loro è rimasto ben poco spazio, sono con-finate lungo le rive dei fossi, ai margini delle strade, negli incolti e nei ru-dereti. Nonostante ciò, chi durante una salutare e rilassante camminataper le stradine del Parco, avrà la pazienza e l’umiltà di osservare le esili,semplici e profumate presenze, rimarrà sicuramente gratificato e tonifica-to nello spirito. A questo punto, prima di addentrarci nel Regno vegetalesi rende necessaria una precisazione di carattere tecnico, si tratta del si-gnificato dei termini Vegetazione e Flora. Due vocaboli che spesso ven-gono confusi, ma che pure hanno significato diverso. Vegetazione, infat-ti, si riferisce al complesso delle piante che ricoprono in comunità più omeno serrate ed omogenee, una regione o un settore. Mentre, Flora, de-ve essere inteso a riunire quasi in un semplice elenco, le diverse entità ve-getali che costituiscono il manto verde e fiorito, intendendo che ogni en-tità è pari all’altra per valore. È bene altresì ricordare, che con il termine“pianta”, i botanici, includono sia quelle legnose che raggingono decinedi metri di altezza, sia quelle erbacee alte solo pochi centimetri.

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nome scientifico: Lathyrus sylvestrisnome volgare: Erba gallettafamiglia: Leguminose

nome scientifico: Rosa caninanome volgare: Rosa di macchiafamiglia: Rosacee

nome scientifico: Viburnum opulusnome volgare: Pallon di maggiofamiglia: Caprifoliacee

nome scientifico: Lonicera caprifoliumnome volgare: Caprifogliofamiglia: Caprifogliacee

nome scientifico: Silybum marianumnome volgare: Cardo marianofamiglia: Composite

nome scientifico: Vinca minornome volgare: Pervincafamiglia: Apocinacee

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Biodiversità del Parco della collina di San Colombano

I FUNGHIQuelli che impropriamente chiamiamo “funghi” e che correttamente an-drebbero chiamati “Carpofori o Corpi fruttiferi” non sono altro che i“frutti” di una pianta “micelio” che vive generalmente sotto terra ed è co-stituita da un intreccio più o meno fitto di “ife” le quali, in condizioni am-bientali e climatiche favorevoli, danno luogo alla fuoriuscita dal terreno delloro frutto “il fungo o carpoforo”. Essendo i funghi sprovvisti di quel pro-cesso naturale che appartiene ai vegetali, la “fotosintesi clorofilliana”, enon potendo perciò trasformare i sali disciolti nel terreno in sostanze or-ganiche necessarie alla loro alimentazione e crescita, sono costretti a di-pendere da altri organismi (vegetali, animali, vivi o morti) dai quali assor-bono le sostanze di cui nutrirsi. In base alle modalità con cui provvedonoal loro nutrimento, i funghi possono essere distinti in tre categorie: Sa-profiti, Parassiti e Simbionti o Micorizzici. I funghi saprofiti vegeta-no su sostanze naturali morte, in decomposizione, sia vegetali, sia anima-li, contribuendo alla loro distruzione e svolgendo quindi un ruolo indi-spensabile per l’equilibrio dell’ambiente naturale. I funghi parassiti sonoquelli che si sviluppano su animali e vegetali viventi, provocandone a vol-te la morte. L’Armillaria mellea, più noto come chiodino, è un fungoparassita sia delle latifoglie, sia delle conifere; la diffusione del suo micelioall’interno dei tessuti legnosi provoca inevitabilmente il deperimento finoalla morte della pianta parassitata; in seguito, il fungo può continuare a vi-vere come “saprofita”. I funghi simbionti o micorizzici sono quelli chevivono in simbiosi (associazione) con varie essenze arboree, instaurandouna sorte di convivenza mutualistica attraverso le radici della pianta sim-bionte (ospotante) e scambiandosi, con vantaggio reciproco, le sostanzenutritive indispensabili alla loro sopravvivenza. I funghi, proprio per il fat-to che sembra spuntino dal nulla, sul terreno o su tronchi di piante, per lavelenosità di alcuni e per gli effetti sconvolgenti di altri, sin dai tempi an-tichi hanno suscitato la fantasia degli uomini, attribuendo loro un alone dimistero e di magìa, diventando protagonisti di convinzioni e leggende po-polari. Alcune credenze vogliono, infatti, i funghi che crescono in cerchiogenerati dalle rituali danze notturne di streghe o gnomi. Anche se alcunespecie sono andate distrutte dalla dissennata e vandalica forma di raccol-ta, nell’area del Parco sono ancora presenti interessanti ritrovamenti.

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nome scientifico: Boletus crysenteronnome volgare: Boleto vellutatofamiglia: Boletacee

nome scientifico: Macrolepiota proceranome volgare: Mazza da tamburofamiglia: Agaricacee

nome scientifico: Polyporus squamosusnome volgare: Poliporo squamosofamiglia: Polyporacee

nome scientifico: Coprinus comatusnome volgare: Coprino chiomatofamiglia: Coprinacee

nome scientifico: Phallus impudicusnome volgare: Satirionefamiglia: Fallacee

nome scientifico: Scleroderma citrinumnome volgare: Scleroderma citrinofamiglia: Sclerodermacee

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Parco della collina di San ColombanoEDUCAZIONE AMBIENTALE - GLI ESPERIMENTIA conclusione di questo primo approccio alla conoscenza del Parco, ab-biamo ritenuto opportuno inserire alcuni piccoli esperimenti di facile at-tuazione. Come in un divertente gioco, i ragazzi delle scuole, sotto la gui-da delle loro insegnanti, possono cimentarsi nella conoscenza del territo-rio, sfogliando direttamente le pagine del grande libro della Natura.

ANALISI DELLA COMPOSIZIONE DEL SUOLO.Il terreno è composto da una quantità di particelle di diversa granulosità.Con questo semplice esperimento potete separare le principali compo-nenti del suolo e valutarne le proporzioni.1 - Con una paletta, raccogliete un campione di terreno da un campo.

Versatelo in un vaso trasparente contenente acqua. Mescolate bene elasciate decantare. Osservate e descrivete i diversi strati di materiali.

2 - In acqua, le particelle sedimentano più o meno rapidamente in fun-zione della loro dimensione. Si può sfruttare questa proprietà per de-terminare con maggiore precisione la quantità delle componenti delsuolo. Inserite nel recipiente 3 parti in volume di acqua e 1 di terre-no; mescolare il reci-piente per 5 minuti elasciate riposare ilmateriale. Facendoriferimento alla figu-ra 1, dopo 40 secon-di, prendete la misu-ra “A” del livello delmateriale sedimenta-to; dopo 30 minutidall’inizio prendetela misura “B” delmateriale sedimenta-to; dopo 24 oreprendete la misura“C”. Ora, con dellesemplici differenze,potete determinare Figura 1 - Composizione del terreno.

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lo spessore dei principali strati: “C–B” = strato di argilla, “B–A”=strato di limo, “A”= strato di ghiaia e sabbia. Con un setaccio con ma-glie da 2 mm, potete separare la ghiaia dalla sabbia e determinare illoro rapporto. In base a questi dati, calcolate il tenore (%) di ciascunacomponente del terreno esaminato.

3 - Rifate la stessa esperienza con suolo raccolto in altre posizioni (es:prato, bosco, incolto) o avente diversa consistenza (es: fangosa, sab-biosa) o diversa origine geologica (collina o pianura). Descrivete lacomposizione dei diversi terreni e cercate di spiegare le differenze.Con questa tecnica potete anche valutare la composizione della terradi un vaso da fiori ed eventualmente correggerla.

4 - Con un microscopio ed un orologio, determinate la curva del tempodi sedimentazione delle particelle in acqua in funzione della loro di-mensione.

ASSORBIMENTO DEL TERRENO.La composizione del suolo ha importanti conseguenze sulla sua permea-bilità all’acqua e sulla sua capacità di trattenerla. Con questo esperimentopotrete valutare le ca-ratteristiche di alcunecomponenti fondamen-tali del suolo.1 - In tre barattoli di

vetro inserite ri-spettivamente sab-bia, argilla, terric-cio. Con le dita,comprimete l’argil-la e fatela aderirealle pareti del ba-rattolo. Versate unbicchiere d’acqua in ogni barattolo ed osservate che cosa succede: nelbarattolo con la sabbia l’acqua raggiunge il fondo rapidamente, inquello con l’argilla, l’acqua resta in alto o scende molto lentamente,in quello con il terreno l’acqua viene assorbita rapidamente e vienedistribuita in modo omogeneo (figura 2). Cercate di dare una spiega-zione a queste differenti proprietà. Quali conseguenze può avere untemporale su suoli di queste composizioni?

Figura 2 - La Permeabilità di diversi tipi di terreno.In azzurro la distribuzione dell’acqua.

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2 - Valutate la permeabilità e la capacità di trattenere l’acqua di suoli di-versi e mettetela in relazione al tenore dei loro componenti determi-nati in base all’esperimento precedente.

In questa prova non abbiamo preso in considerazione il pur importanteruolo delle componenti organiche fornite dal letame.

EROSIONE DEL SUOLO.Questa esperienza è tanto sem-plice quanto istruttiva. 1 - Con un po’ di terra, rea-

lizzate un monticello di al-meno 20 cm di altezza,dalle pareti ripide e la som-mità piana. Con un tuboper innaffiare il giardinofate “piovere” abbondan-temente sulla montagna,evitando di dirigerle con-tro un getto diretto (figu-ra 3). Vedrete i bordi fra-nare a valle ed il cumulodi terra assumere pro-gressivamente il caratteri-stico profilo delle montagne. Osservate e descrivete quello che avvie-ne durante la pioggia artificiale.

2 - Rifate la prova dopo avere inserito uno strato impermeabile di argillain una posizione intermedia della montagna: l’accumulo di acqua so-pra lo strato di argilla dovrebbe dar luogo ad una improvvisa frana diconsistenza liquida.

3 - Costruite un’altra montagna usando in posizioni diverse sassi, argilla,sabbia e terra. Osservate il diverso comportamento dei materiali dellamontagna nei confronti della pioggia.

4 - Seminate erba su di una nuova “montagna” e fatele piovere sopra quan-do l’erba sarà cresciuta. Descrivete i diversi comportamenti.

SEZIONE DI SUOLO.Il terreno è modificato ed arricchito dalle piante che vi crescono sopra. Rea-lizzando una sezione di terreno (figura 4), potete osservare diversi strati: un

Figura 3 - Dimostrazione dell’erosione delsuolo.

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livello ricco di materiale orga-nico in decomposizione, l’hu-mus (O); uno strato ricco diradici e di organismi viventi (A);uno strato meno ricco di vita,ma ancora utilizzato dalle ra-dici (B) e un terreno inerte (C).1 - Con una vanga scavate un

buco profondo almeno 40cm in un campo d’erba.Descrivete gli strati di ter-reno che vedete, even-tualmente scattate delle fo-to.

2 - Fate la stessa cosa in altritipi di terreno, per esem-pio in un bosco, vicino adun fiume. Fate confronti ecercate di spiegare le dif-ferenze che osservate. Vi conviene compiere questi scavi quando il ter-reno è umido, quindi nè secco nè fangoso.

RACCOLTA DI IMPRONTEDopo la pioggia, il terreno è morbido e gli animali che vi camminano so-pra lasciano delle impronte. Con del gesso, potete prendere il calco di que-ste tracce e farne una interessante collezione. L’esperienza è molto sem-plice: si tratta di portare con sè un po’ di gesso in polvere, un po’ d’acqua,una piccola bacinella per fare l’impasto e un cucchiaio per mescolare. Madi chi sono le impronte che avete raccolto? Da qui comincia la ricerca diinformazioni. Esistono libri che forniscono le immagini delle impronte dimolti animali. Inoltre, riconoscere l’animale che ha lasciato l’impronta nonbasta: è necessario anche avere alcune notizie sul suo comportamento, ecc.Ecco che dalla semplice raccolta di impronte sarete invogliati a conosceregli animali del vostro ambiente. L’esecuzione di questo esperimento vi por-terà ad osservare con attenzione il terreno intorno a voi quando cammi-nerete in ambienti naturali. Il gesso può essere utilizzato anche per otte-nere il calco di frutti, cortecce ed altri oggetti naturali. Dal calco potete ot-tenere la forma originale.

Figura 4-Schema di sezione di suolo.

I disegni e le foto sono dell’archivio di Giuseppe Giovanni Mazzara.È vietata la riproduzione, anche parziale di questo opuscolo senza citare la fonte.Finito di stampare nel mese di febbraio dell’anno 2007 da:NEOPRINT ARTI GRAFICHE - 20078 San Colombano al Lambro (MI).