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Fabbisogno di energia
termica dell’edificio
Corso di Energetica degli Edifici
Docenti:
Prof. Ing. Marco Dell’Isola
Facoltà di Ingegneria
Università degli studi di Cassino
Ing. Fernanda Fuoco
Facoltà di Ingegneria
Università degli studi di Cassino
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Fattori dell’involucro che influenzano il
fabbisogno energetico di un edificio
La forma Rapporto di forma S/V
Edificio a forma di igloo (edificio compatto)
L’orientamento e le superfici trasparenti Apporti solari naturali prodotti dal corretto e ragionato
posizionamento della costruzione nel lotto di progetto
La ventilazione
Quantità «n» di ricambi d’aria ad ora minima garantita per legge.
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LINEE GUIDA NAZIONALI PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
DEGLI EDIFICI D.M. 26 giugno 2009
Decreti attuativi del
D.lgs 192/05
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LINEE GUIDA NAZIONALI PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
DEGLI EDIFICI D.M. 26 giugno 2009
Decreti attuativi del
D.lgs 192/05
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LINEE GUIDA NAZIONALI PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
DEGLI EDIFICI D.M. 26 giugno 2009
Decreti attuativi del D.lgs 192/05 -
Allegato A - Linee Guida Nazionali
Dal fabbisogno energetico agli indici di prestazione
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Indice di prestazione energetica relativa alla
climatizzazione invernale- EPi
Ai fini delle verifiche previste dal D.P.R. n. 59/2009, l’indice di Prestazione EP, ovvero
il fabbisogno di energia primaria specifico per la climatizzazione invernale, è uguale a:
nel caso di edifici residenziali della classe E1, esclusi collegi, conventi, case di pena
e caserme:
EPi = Qp,h / Su [kWh / m2 ・ annuo]
dove:
Qp,h è il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale;
Su e la superficie netta calpestabile degli ambienti riscaldati.
per tutti gli altri Edifici:
EPi = Qp,h / V [kWh / m3 ・ annuo]
dove:
Qp,h è il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale;
V e il volume netto degli ambienti riscaldati.
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Indice di prestazione energetica relativa alla
climatizzazione invernale- EPi
• Fabbisogno di energia termica dell’edificio per l’inverno: è la quantità di calore che deve
essere fornita o sottratta ad un ambiente al fine di mantenere le condizioni di temperatura
prefissate, cioè la temperatura di comfort, durante la stagione invernale ed e data
dall’equazione, nel caso di riscaldamento:
Ql,h e lo scambio termico totale
Qg,h e l’apporto termico totale
ηu,h e fattore di utilizzazione degli apporti termici
.
• Energia Primaria per il riscaldamento: è l’energia effettivamente consumata o che si prevede
possa essere necessaria per il riscaldamento invernale, poichè tiene conto del rendimento
complessivo del sistema edificio-impianto ed e data dall’equazione:
Qp,h = Qh / ηg
Qt,h e lo scambio termico per trasmissione e Qv,h e lo scambio termico per ventilazione
Qs,h sono gli apporti termici solari e Qi,h sono gli apporti termici interni
Qh e il fabbisogno di energia termica dell’edificio per la stagione invernale;
ηg e il rendimento globale medio stagionale dell’impianto
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Indice di prestazione energetica relativa alla
climatizzazione estiva- EPe
Per la climatizzazione estiva invece, il D.P.R. n. 59/2009 definisce un indice di
prestazione energetica EPe per il raffrescamento dato da:
nel caso di edifici residenziali della classe E1, esclusi collegi, conventi, case di pena
e caserme:
EPe = Qc / Su [kWh / m2 ・ annuo]
dove:
Qc e il fabbisogno energetico stagionale dell’involucro per il raffrescamento;
Su e la superficie netta calpestabile degli ambienti riscaldati.
per tutti gli altri Edifici
EPe = Qc / V [kWh / m3 ・ annuo]
dove:
Qc e il fabbisogno energetico stagionale dell’involucro per il raffrescamento;
V e il volume netto degli ambienti riscaldati.
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Indice di prestazione energetica relativa alla
climatizzazione estiva- EPe
L’indice di prestazione energetico per raffrescamento, ad oggi dunque, risulta riferito al
solo fabbisogno energetico dell’edificio e NON all’energia primaria.
L’energia termica dell’edificio per l’estate, ovvero il fabbisogno di energia termica
dell’edificio per l’estate, è data dalla seguente equazione:
Nota bene: Il valore della temperatura media mensile stagionale (estiva) θe viene fornito
dalla norma UNI 10349, mentre la temperatura interna θi viene considera costante e pari a
26°C, per tutte le categorie di edifici ad esclusione delle categorie E.6(1), E.6(2), E.87.
Dove:
Qg,c e l’apporto termico totale;
Ql,c e lo scambio termico totale;
Qs,c sono gli apporti termici solari;
Qi,c sono gli apporti termici interni;
ηu,c e fattore di utilizzazione delle dispersioni
termiche;
Qt,c e lo scambio termico per trasmissione;
Qv,c e lo scambio termico per ventilazione.
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Indice di prestazione energetica per la
produzione di acqua calda sanitaria EPacs
EPacs = Qp,W / Su [kWh/m2anno]
Nota bene: L’indice di prestazione energetico ACS (acqua calda sanitaria),
risulta dunque riferito all’energia primaria.
dove:
Qp,W e il fabbisogno di energia primaria del sistema
Su e la superficie utile dell’edificio espressa in m2
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Requisiti di qualità energetica
Riscaldamento
•EPi e EPacs si confrontano con le scale di valori costituenti le classi energiche
espressione della prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale.
Il D.M. del 26 giugno 2009,
nell’allegato 4 definisce il
sistema di classificazione
nazionale concernente la
climatizzazione invernale
degli edifici e la produzione
di ACS.
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Determinato così l’indice di prestazione energetica effettivo, se ne confronta il
valore con i valori limite EPI lim.2010, in funzione del rapporto S/V dei valori di
gradi-giorno e della zona climatica della località.
Determinabile anche per interpolazione, con la tabella sopra riportata in base al DPR
412/93.
Requisiti di qualità energetica.- Verifica Epi lim
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Requisiti di qualità energetica
Raffrescamento
Sulla base dei valori assunti dal parametro EPe,invol, calcolati la norma tecnica e sue
UNI/TS 11300 – 1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del
fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale
si definisce la seguente classificazione, valida per tutte le destinazioni d’uso:
Decreto Ministeriale 26 giugno 2009. Classificazione degli edifici in base ai
valori assunti dal parametro EPe,invol
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Fabbisogno termico dell’edificio per la
climatizzazione invernale- UNI TS 11300-1
Periodo di riferimento: I calcoli vanno effettuati su base mensile.
Zona termica: parte dello spazio riscaldato con una prefissata temperatura di progetto,
nella quale si assume che la temperatura abbia variazioni nello spazio trascurabili.
L’edificio può avere diverse zone termiche a differenti temperature di progetto. Una
zona può avere un riscaldamento intermittente.
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Ai fini della procedura di calcolo si considera:
•Il fabbisogno energetico dell’involucro per la climatizzazione (invernale e estiva) sono
riferiti al funzionamento continuo, cioè al mantenimento di una temperatura interna
dell’edificio costante nel tempo e considerando la durata giornaliera dell’impianto pari
a 24 ore;
•La temperatura interna di progetto degli ambienti a temperatura controllata si assume
pari a 20°C durante la stagione invernale e pari a 26°C durante quella estiva;
•Temperatura di progetto uniforme nei vari ambienti a temperatura controllata .(La
(suddivisione in zone termiche non è richiesta se: le temperature interne di regolazione
per il riscaldamento differiscono meno di 4°C e se gli ambienti sono serviti dallo stesso
impianto di riscaldamento)
•(si effettua un calcolo su base mensile)
Fabbisogno termico dell’edificio per la
climatizzazione invernale- UNI TS 11300-1
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•La norma UNI TS 11300 viene applicata a tutti i sistemi edifici-impianti.
Sistema edificio-impianto: costituito da un edificio (un involucro edilizio) o da porzioni
di edificio, climatizzati attraverso un unico impianto termico e caratterizzati dalla stessa
destinazione d’uso.
Fabbisogno termico dell’edificio per la
climatizzazione invernale- UNI TS 11300-1
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Il fabbisogno energetico annuale per il riscaldamento di un ambiente climatizzato viene
determinato sommando il fabbisogno energetico calcolato su base mensile.
• Viene definito un fabbisogno energetico dell’involucro per la climatizzazione invernale,
QNH, calcolato su base mensile e considerando, per l’impianto preposto al riscaldamento
degli ambienti interni, i limiti di esercizio così come stabiliti nel Prospetto 3 della norma
UNI TS 11300-1.
Nota Bene: Nel caso di valutazione adatta all’utenza si adotta la stagione di riscaldamento reale in cui il primo e
l’ultimo giorno sono i giorni in cui l’energia dispersa eguaglia l’energia guadagnata ovvero [(Qt + Qv) = (Qi +
Qs)] e quindi la temperatura interna ottimale e garantita senza l’utilizzo dell’impianto di riscaldamento.
Fabbisogno termico dell’edificio per la
climatizzazione invernale- UNI TS 11300-1
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Fabbisogno termico dell’edificio per la
climatizzazione invernale- UNI TS 11300-1
La quantità di energia mensile scambiata per trasmissione e per ventilazione, Qlh,
espressa in kWh, tra l’ambiente climatizzato e l’ambiente circostante, è data da:
Qlh = Qt,h + Qv,h
Qt,h è l’energia dispersa per trasmissione tra l’ambiente climatizzato e
l’ambiente circostante, espressa in kWh;
Qv,h è l’energia dispersa per ventilazione tra l’ambiente climatizzato e
l’ambiente esterno, espressa in kWh.
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Scambio termico per trasmissione
dove:
ht e il coefficiente globale di scambio termico per trasmissione (W/°C);
θi e la temperatura degli ambienti interni (°C);
θe e la temperatura media mensile esterna (°C);
fk e il fattore di forma tra il componente edilizio k-esimo e la volta celeste;
Φk e l’extra flusso termico dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste dal
componente k-esimo;
τ e il tempo considerato (base mensile) (h);
10–3 e un fattore moltiplicativo per passare dai W ai kW
τ= N *24h = N *86400 s. Dove N è il numero dei giorni del mese considerato moltiplicato per le ore di
un giorno. In questo calcolo si considera dunque, che l’impianto sia a funzionamento continuo;
– θi varia a seconda della categoria di edificio considerata. Per tutte le categorie di edifici, ad
esclusione della E.6(1), E.6(2) e E.812, per la climatizzazione invernale, si assume come temperatura
costante i 20 ° C;
– θe i valori di temperatura media mensile esterna sono forniti dalla norma UNI 10349.
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•I valori medi mensili delle temperature medie giornaliere dell’aria esterna per i
capoluoghi di provincia, θe, sono riportati nel prospetto III.
Scambio termico per trasmissione
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Se il Comune considerato non coincide con il capoluogo di provincia, si applica una
temperatura corretta che tiene conto della diversa localizzazione e altitudine del Comune
considerato rispetto al capoluogo di provincia, applicando il seguente criterio:
•si identifica il capoluogo di provincia di appartenenza del Comune considerato;
•si apporta una correzione al valore della temperatura del capoluogo di riferimento per tenere
conto della differenza di altitudine tra questo e il Comune considerato, secondo la relazione:
−θer è il valore medio mensile della temperatura media giornaliera dell’aria esterna nel
capoluogo di riferimento (Prospetto III), espresso in °C;
−z è l’altitudine s.l.m. del Comune considerato, espressa in m;
−zr è l’altitudine s.l.m. del capoluogo di riferimento (Pr. III), espressa in m;
−δ è il gradiente verticale di temperatura, il cui valore è assunto pari a 1/178, espresso in
°C/m.
Scambio termico per trasmissione
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Scambio termico per trasmissione- UNI TS
11300/1
UNI TS 11300/1 riporta come calcolare il coefficiente di scambio termico per
trasmissione, ht, che è dato da:
Le formule di calcolo dei coefficienti sopra citati differiscono tra loro e fanno
riferimento alle norme UNI EN ISO13370 e UNI EN ISO 13789. Per tener conto della
natura tridimensionale del flusso termico le formule della norma UNI EN ISO 13370
sono espresse in termini di:
– dimensione caratteristica del solaio B’ definita come il rapporto tra l’area totale
netta del solaio A e il suo semiperimetro (lordo) P: B’ = A / . P;
– spessore equivalente definito come lo spessore di terreno avente la medesima
resistenza termica.
scambio verso
l’ambiente esterno verso gli ambienti
non climatizzati
verso gli edifici
adiacenti
verso il terreno
ht = hd + hg + hu + ha
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Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
Il coefficiente di dispersione termica per trasmissione per i componenti opachi e vetrati,
HT, tiene conto delle perdite di calore attraverso le strutture che separano l’ambiente
climatizzato dall’ambiente circostante.
• AL è l’area lorda di ciascun componente, k, termicamente uniforme, che separa l’ambiente
climatizzato dall’ambiente circostante, espressa in m2;
• UC,k è la trasmittanza termica corretta di ciascun componente, k, termicamente uniforme, che
separa l’ambiente climatizzato dall’ambiente circostante, espressa in W/m2K.
N.B. Il valore cambia a seconda del tipo di edificio: se esistente o di nuova costruzione. Uck = U *(1+ fPT) in cui
il fattore fPT tiene conto dei ponti termici della struttura. Ha un valore in percentuale per gli edifici esistenti, un
valore calcolato puntualmente per edifici di nuova costruzione
• FTk è il fattore correttivo da applicare a ciascun componente, k, così da tener conto delle diverse
condizioni di temperatura degli ambienti non climatizzati con cui essi sono a contatto (se edificio
confina con ambiente esterno Ftk=1).
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Ai fini del calcolo del coefficiente di dispersione termica per trasmissione dell’edificio
si assume come superficie disperdente la superficie dei componenti opachi e
trasparenti rivolti verso l’esterno, verso il terreno e verso ambienti non climatizzati
tramite lo stesso impianto termico.
Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
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Nel calcolo delle dispersioni termiche si assumono alcune ipotesi esemplificative :
– il regime sia stazionario (grandezze costanti nel tempo)
– l’aria ambiente abbia la stessa temperatura in ogni punto
– le proprietà termofisiche dei materiali e i coefficienti di scambio
termico superficiale non dipendano dalla temperatura
– le pareti siano piane, indefinitamente estese e composte da strati di materiali
diversi fra loro paralleli
– le resistenze di contatto tra materiali diversi siano nulle
– il flusso termico monodimensionale e perpendicolare alle
superfici piane che delimitano la parete stessa.
Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
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In realtà la distribuzione della temperatura per “piani paralleli” non risulta mai
verificata perche la parete
•non è mai completamente omogenea e tantomeno di lunghezza indefinita. In
generale si puo dire che i “PONTI TERMICI” possono essere generati dalle
seguenti circostanze:
– disomogeneita termica dei materiali che compongono uno strato (ad esempio la
composizione di un solaio o la presenza di un pilastro di cemento armato in una
parete di materiale diverso);
– disomogeneita geometrica (angoli di parete o nodi).
Questo si traduce, in generale, in una
perturbazione del flusso termico che provoca
disomogeneità di temperatura sulle superfici
interne delle pareti, con conseguente
diminuzione della temperatura superficiale
interna associate a pericolo di formazione di
condense e muffe, ed un aumento delle
dispersioni termiche difficilmente valutabili.
Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
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Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
Un ponte termico viene definito “corretto” dal D.Lgs. n. 192/2005 quando la
trasmittanza termica della parete fittizia, intesa come il tratto di parete esterna in
corrispondenza del ponte termico, non supera per più del 15% la trasmittanza termica
della parete corrente.
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Negli edifici di nuova costruzione, invece, il calcolo dell’incidenza del ponte termico deve essere
eseguito dettagliatamente, applicando la seguente formula:
ht = Σ Ak * Uk + Σ lk * ψk + Σ χj [W/K]
lk e la lunghezza del ponte termico;
ψk e la trasmittanza termica lineare del ponte termico da norma UNI EN ISO 14683;
χj e la trasmittanza termica puntuale del ponte termico da norma UNI EN ISO 10211-1.
Scambio termico per trasmissione
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Scambio termico per trasmissione - Formula
semplificata
I valori di U vengono
corretti automaticamente
in funzione della tipologia
edilizia
•UC,k :trasmittanza termica corretta di ciascun componente opaco, k, termicamente uniforme,che separa
l’ambiente climatizzato dall’ambiente circostante, espressa inW/m2K;
•Uk :la trasmittanza termica di ciascun componente opaco, k, termicamente uniforme, che separa l’ambiente
climatizzato dall’ambiente circostante, espressa in W/m2K;
•FPT è il fattore correttivo da applicare al valore di trasmittanza termica di ciascun componente opaco
disperdente, k, così da tener conto delle maggiorazioni dovute ai ponti termici
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Scambio termico per trasmissione – Componenti
finestrati
La trasmittanza termica delle finestre singole,UW, si calcola in base a quanto
riportato nella norma UNI EN ISO 10077-1, mediante la relazione:
-Uw è la trasmittanza termica della finestra singola, espressa in W/m2K;
- Ag è l’area del vetro, espressa in m2;
- Ug è la trasmittanza termica del vetro, espressa in W/m2K;
- At è l’area del telaio, espressa in m2;
- Ut è la trasmittanza termica del telaio, espressa in W/m2K;
- lg è il perimetro del vetro, espresso in m;
- Ψg è la trasmittanza termica lineare del vetro. E’ un valore tabellare (allegato E
UNI EN ISO 100077 )che dipende dal tipo di distanziatore (vetri camera)
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Effetto del distanziatore (contributo stimato pari a 5 – 10 % trasmittanza globale Uw
a seconda della prestazione energetica del telaio)
METODO DI CALCOLO: UNI EN ISO 10077/2
Scambio termico per trasmissione – Componenti
finestrati
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La presenza di spazi soleggiati non riscaldati prossimi a spazi riscaldati (ad es.verande
e serre adiacenti) può portare, nella stagione invernale, alla riduzione delle perdite per
trasmissione.
• Ovviamente, è buona norma “disattivare” le serre durante la stagione estiva, per
evitare problematiche di surriscaldamento.
•Quello che a noi interessa sono le perdite per trasmissione attraverso lo spazio
soleggiato (QT,S)
Scambio termico per trasmissione
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Scambio termico per ventilazione
Dove:
hv e il coefficiente globale di scambio termico per ventilazione (W/°C);
θi e la temperatura degli ambienti interni (°C);
θe e la temperatura media mensile esterna (°C);
τ e il tempo considerato (base mensile) (h);
10–3 e un fattore moltiplicativo per passare dai W ai kW.
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Scambio termico per ventilazione
•Nel caso di edifici residenziali di nuova costruzione si assume come numero di
ricambi d’aria quello di 0,3 vol/h.
•Per tutti gli altri edifici si assumono i valori tabellari previsti dalla UNI 10339,
considerando gli indici di affollamento al 60% di quelli riportati dalla norma.
Ṽak= V * n
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n è il numero di ricambi d’aria previsti in funzione della destinazione d’uso,
espresso in h-1;
• Vop è la portata d’aria esterna richiesta nel periodo di occupazione dei locali,
espressa in m3/h per persona;
• ns è l’indice di affollamento, ossia il numero di persone ai fini progettuali per
ogni metro quadrato di superficie calpestabile
• A è la superficie utile di pavimento, espressa in m2;
• V è il volume netto dell’ambiente a temperatura controllata considerato.
Scambio termico per ventilazione
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Apporti gratuiti
Gli apporti termici totali:
Qg,h = Qi + Qs
Apporti interni
Per edifici esclusivamente residenziali (categorie E.1(1) e E.1(2)) gli apporti termici
interni Qi si calcolano tramite l’equazione:
Qa e il valore medio globale degli apporti interni;
Δt sono le ore di funzionamento dell’impianto di climatizzazione
Qi = Qa ・ Δt
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Apporti gratuiti
Gli apporti solari globali sono la somma di due componenti:
– gli apporti solari sui componenti trasparenti Qsi;
– gli apporti solari sui componenti opachi Qse che spesso non
vengono presi in considerazione perche molto piccoli.
Qsi
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Non tutti gli apporti gratuiti riescono però ad essere sfruttati.
• Entrano in gioco principalmente:
− Il livello di isolamento dell’involucro
− L’inerzia dell’edificio
•Si tratta di un comportamento dinamico, che può essere rappresentato attraverso un
opportuno parametro:
Il fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti (per il riscaldamento)
Apporti gratuiti
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Il fattore di utilizzazione permette di considerare il calcolo in maniera “quasi”
stazionaria.
• Tiene conto del fattore d’inerzia dell’edificio; esso viene dunque a dipendere dalle
proprietà inerziali dell’edificio (capacità di accumulare apporti gratuiti e rilasciarli
successivamente) [0<η<1]
• Inoltre esso viene a dipendere dal livello di isolamento dell’involucro esterno
(altrimenti tutti gli apporti uscirebbero per trasmissione)
• Il fattore di utilizzazione è definito indipendentemente dalle caratteristiche del
sistema di riscaldamento.
Sono importanti nella sua definizione gli effetti prodotti da un impianto a lenta
risposta e da un imperfetto sistema di controllo.
Si assume che l’impianto di riscaldamento abbia una regolazione perfetta e si
definisce il rapporto γ tra gli apporti interni e le dispersioni e la costante di tempo τ.
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti
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Graficamente si ricava il valore dal grafico riportato nella normativa.
(per periodi di calcolo mensili e per diverse costanti di tempo)
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti
Fattore di utilizzazione in funzione di differenti costanti di tempo, valido per il
periodo di calcolo mensile, per edifici riscaldati in continuo
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• Al crescere del rapporto guadagni/dispersioni, il fattore di utilizzazione decresce
• Fissato il rapporto guadagni/dispersioni, il fattore di utilizzazione cresce con
l’aumentare della costante di tempo
Fattore di utilizzazione in funzione di differenti costanti di tempo, valido per il
periodo di calcolo mensile, per edifici riscaldati in continuo
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti
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Analiticamente il fattore di utilizzo può essere anche calcolato attraverso le seguenti
espressioni che tengono conto di un parametro aH :
a0,H (parametro adimensionale)
τ0,H (costante di tempo di riferimento).
• Il fattore di utilizzazione si calcola con le seguenti formule:
Dove a è un parametro numerico che dipende dall’inerzia
dell’edificio (dalla costante di tempo τ ) per edifici con funzionamento
continuo dell’impianto sulle 24 ore, calcolo mensile:
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti
55
La costante di tempo τh che caratterizza l’inerzia termica dello spazio riscaldato, è
definita attraverso il rapporto tra la capacità termica interna (C), che può essere
calcolato sommando le capacità termiche effettive di tute le pareti interne in
contatto diretto con l’aria interna della zona considerata, ed il coefficiente di
dispersione termica dell’edificio (H):
– C = effettiva capacità termica interna: il calore accumulato nella struttura
dell’edifico quando la temperatura interna varia in modo sinusoidale con un periodo
di 24h ed un’ampiezza di 1K
– H = Coefficiente di dispersione termica dell’edificio
Fattore di utilizzazione apporti termici: η
Appendice H “Calcolo della capacità termica effettiva”– UNI EN ISO 13790
Per calcoli più dettagliati, vedere norma UNI EN ISO 13786:2008
τ = C / H
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti
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Il valore della capacità termica effettiva viene determinato a partire dalla
capacità termica volumica:
c è la capacità termica volumica, espressa in Wh/m3K;
•VL è il volume lordo dell’ambiente climatizzato considerato, espresso in m3.
•HT è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione tra l’ambiente
climatizzato e l’ambiente circostante, espresso in W/K
•HV è il coefficiente di dispersione termica per ventilazione tra l’ambiente
climatizzato e l’ambiente circostante, espresso in W/K
Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti