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Presentazione “La Quaresima: tempo di domande, tempo di memoria, tempo di riscoperta del dono d’amore e vita ricevuto nel Battesimo, tempo di tirare dal pozzo il secchio: nell’acqua e nella luce”. Le parole dell’Arcivescovo e l’icona che ci ha affidato dall’inizio dell’anno pastorale ci introducono e ci accompagnano in questo “tempo favorevole” per ritornare a Dio con tutto il cuore, riscoprendo il suo dono. È il tempo di tirare dal pozzo il secchio: nell’acqua e nella luce. È il tempo della Quaresima della samaritana e di ciascuno di noi chiamato dai pesi del deserto agli orizzonti di una nuova primavera . È il tempo nel quale “Dio ha sete che si abbia sete di Lui”. E noi ci presentiamo con la nostra sete e con la nostra anfora vuota, simbolo della nostra vita, troppe volte schiacciata dal peso di bisogni sabbiosi, desertici, privi di orizzonte, di slancio, di speranza. Già il filosofo Platone affermava che l’animo umano è come un’anfora screpolata che non si può mai riempire, solo Dio può colmare totalmente il grande bisogno di felicità che c’è nel cuore di ogni uomo! “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno” (Gv 4,13-14a). Cos’è dunque che disseta? È l’acqua viva! Ma cos’è quest’acqua viva? “...l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14b). È lo Spirito Santo che Gesù ci consegna dalla Croce, che alita sui discepoli la sera di Pasqua e che a Pentecoste, come vento forte, irrompe sulla Chiesa. È lo Spirito di sapienza e di rivelazione che ci dona una profonda conoscenza di Dio e illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati (cfr. Ef 1,17-18). È lo Spirito che ci spinge 1

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Presentazione

“La Quaresima: tempo di domande, tempo di memoria, tempo di riscoperta del dono d’amore e vita ricevuto nel Battesimo, tempo di tirare dal pozzo il secchio: nell’acqua e nella luce”. Le parole dell’Arcivescovo e l’icona che ci ha affidato dall’inizio dell’anno pastorale ci introducono e ci accompagnano in questo “tempo favorevole” per ritornare a Dio con tutto il cuore, riscoprendo il suo dono. È il tempo di tirare dal pozzo il secchio: nell’acqua e nella luce. È il tempo della Quaresima della samaritana e di ciascuno di noi chiamato dai pesi del deserto agli orizzonti di una nuova primavera. È il tempo nel quale “Dio ha sete che si abbia sete di Lui”.

E noi ci presentiamo con la nostra sete e con la nostra anfora vuota, simbolo della nostra vita, troppe volte schiacciata dal peso di bisogni sabbiosi, desertici, privi di orizzonte, di slancio, di speranza. Già il filosofo Platone affermava che l’animo umano è come un’anfora screpolata che non si può mai riempire, solo Dio può colmare totalmente il grande bisogno di felicità che c’è nel cuore di ogni uomo! “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno” (Gv 4,13-14a). Cos’è dunque che disseta? È l’acqua viva! Ma cos’è quest’acqua viva? “...l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14b). È lo Spirito Santo che Gesù ci consegna dalla Croce, che alita sui discepoli la sera di Pasqua e che a Pentecoste, come vento forte, irrompe sulla Chiesa. È lo Spirito di sapienza e di rivelazione che ci dona una profonda conoscenza di Dio e illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati (cfr. Ef 1,17-18). È lo Spirito che ci spinge coraggiosamente verso ogni periferia dell’umano invitandoci a portare la testimonianza di un incontro che apre alla speranza.

L’Arcivescovo ci fa notare che lo sguardo della donna, nel mosaico, non guarda libero davanti a sé come quello di Gesù; non guarda nemmeno direttamente Gesù, né il pozzo. Sembra voler guardare dentro la brocca portata in mano dallo straniero. Nell’immagine di Rupnik Cristo tiene la sua

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brocca sul costato. Quello stesso costato da cui sgorgheranno sangue e acqua. La Quaresima appare così già tutta immersa in quell’acqua e in quel sangue, nell’acqua e nella luce che si irradia dalla meta pasquale alla quale conduce, e chiede di irradiarsi dall’intera vita di ogni cristiano, già segnata irrimediabilmente, da quella Acqua che ci ha fatto rinascere alla vita nuova dei figli di Dio sin dal Battesimo.A questa meta e a questa sorgente vogliono tornare per uscire dalla tristezza e ristrettezza dei “nostri” ideali, della “nostra” perfezione individuale e un po’ ambiziosa, delle “nostre” illusioni e delusioni, per lasciarci dissetare da Cristo e sperimentare la gioia di essere salvati da lui, risorti con lui e portare la freschezza di questa gioia e lo splendore di quest’acqua a tutti.

Mi piace affidare l’inizio di questo tempo alle parole di papa Francesco: «È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Lì “il mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra supersfruttata che si trasforma in sabbia”. In altri Paesi, la resistenza violenta al cristianesimo obbliga i cristiani a vivere la loro fede quasi di nascosto nel Paese che amano. Questa è un’altra forma molto dolorosa di deserto. Anche la propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quell’ambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma “è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza”. In ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri. A volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza!» (Evangelii gaudium, 86).

Questo sussidio contiene:2

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Una celebrazione all’inizio della Quaresimap. 3

Una proposta di tre celebrazioni per riscoprire il dono della vita nuovap. 9

Di te ha sete l’anima miap. 11

Prima ero cieco e ora ci vedop. 16

Io sono la risurrezione e la vitap. 22Una Via Crucis per la comunità p. 26La proposta della Caritas diocesana

p. 41Un Ritiro spirituale per i Fanciulli di Prima Comunione a cura del Seminario p. 43I moduli salmodici per le domeniche di Quaresima e Triduo pasquale e un canto p. 49

Auguro a tutti di vivere il tempo di Quaresima e Pasqua come occasione opportuna per rinnovare la freschezza di un passaggio alla vita nuova, per spogliarci dell’uomo vecchio e rivestirci di Cristo, per ritrovare quella sorgente che placa ogni sete. Ne abbiamo bisogno tutti: noi come il mondo che geme nell’arsura, e attende qualcuno che abbia il coraggio e la voglia di scavare dei pozzi, che non rimandino a sé come cisterne screpolate, ma indichino ad ognuno quella fonte che “diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.

Sac. Mario Castellano

CHI BERRÀ DELL'ACQUA CHE IO GLI DARÒ, NON AVRÀ PIÙ SETE IN ETERNO (Gv 4, 14)

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Celebrazione all’inizio della Quaresima

Anche quest’anno viene proposta una celebrazione per il primo venerdì di Quaresima – il venerdì dopo le ceneri – come introduzione a tutto il tempo quaresimale. Mediante la riflessione di chi presiede, attraverso la Parola di Dio e i testi scelti per la preghiera, potrebbe diventare una catechesi comunitaria all’inizio di questo tempo.Al centro o al lato dell’altare vi sia una croce con il Corcifisso e una composizione di fiori che, possibilmente, pendano dal lato della ferita del costato di Cristo. Davanti alla croce sia predisposto

il luogo dove collocare una grande anfora o un bel recipiente (ma non il fonte battesimale) vuoto e che sarà riempito di acqua durante la celebrazione. Questo segno rimanga ben visibile per tutta la Quaresima.

Nei venerdì di quaresima si è soliti celebrare la Via Crucis, ma, come negli ultimi anni, per questo primo venerdì consigliamo di sostituirla con la celebrazione qui proposta, che andrebbe bene per un’assemblea di adulti e giovani.

CANTO IO TI CERCO, SIGNORE (Sequeri) o un altro scelto tra quelli conosciuti dalla comunità

Io ti cerco, Signore, come l'acqua sorgente:come fresca rugiada per la terra riarsa.Il tuo sguardo mi accoglie, tu sai tutto di me,e ridesti la fonte della vita che è in me.

Mio Signore, tu come l'acqua seidella vita che rinasce.Nel cammino tu, luce splendidache ci libera dal male.

Il tuo sguardo rivolgi anche a me, Figlio atteso:io non vedo il tuo volto, ma ti ascolto parlare.io mi affido alla voce che ha parole di vita:se tu ascolti il mio grido, so che un giorno vedrò.

Tu sai bene del pianto che non lascia parolenel silenzio mortale di coloro che ami.Tu che sfidi la morte che minaccia ogni fede,dei tuoi fragili amici abbi cura, mio Dio.

Mentre si esegue il canto colui che presiede la celebrazione fa il suo ingresso in chiesa.

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Giunto all’altare, lo saluta con l’inchino e lo bacia, quindi si reca alla sede da dove inizia la celebrazione con il segno della croce e il saluto liturgico.

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti Amen.

Cel. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fedeper la potenza dello Spirito Santo,sia con tutti voi.

Tutti E con il tuo spirito.

Cel. Fratelli carissimi, il cammino quaresimale appena iniziato ci offre, attraverso la Parola di Dio che proclameremo e ascolteremo nelle domeniche, il senso del percorso che abbiamo davanti a noi. Dal deserto alla montagna, dalle tentazioni alla trasfigurazione, dal combattimento con il male alla contemplazione della gloria, e poi, gli incontri di Gesù con tre persone “simbolo” di ogni sete umana di redenzione: la samaritana, il cieco nato, Lazzaro. Saranno questi tre incontri che ci porteranno, al termine del percorso quaresimale, a sentire ai piedi della croce, il grido di Gesù: «Ho sete». È l’assetato, che in realtà disseta e dona la sua vita con il sangue e l’acqua sgorgata dal suo costato.

PREGHIERA DI CONTEMPLAZIONE (da La Preghiera dei Giorni – Monastero di Bose)

Cel. A colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza nei secoli.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

Voce Amico degli uomini che hai provato la tentazione,tu ci indichi nell’obbedienza la via della vittoria.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

Voce Figlio di Dio trasfigurato sull’alta montagna,tu ci mostri la croce come esodo verso la gloria.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

Voce Gesù Messia che doni l’acqua a chi ha sete, tu fai zampillare in noi una fonte di vita eterna.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

Voce Luce vera che illumini ogni uomo che viene nel mondo,tu apri gli occhi a quelli che si riconoscono ciechi.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

Voce Vincitore della morte che ridesti Lazzaro dal sepolcro,tu sei la risurrezione e la vita per chi crede in te.

Tutti Benedetto sei tu, Signore!

ORAZIONE (dal Messale Ambrosiano - Domenica I settimana - Orazione all’inizio dell’assemblea liturgica)

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Cel. Assisti, o Dio di misericordia, la tua Chiesa, che entra in questo tempo di penitenza con animo docile e pronto,perché liberandosi dall’antico contagio del male, possa giungere in novità di vita alla gioia della Pasqua. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Tutti Amen.Seduti

PRIMO MOMENTODACCI ACQUA DA BERE

Lettore Da libro dell’Esodo (17, 1-6)Tutta la comunità degli Israeliti levò le tende dal deserto di Sin, camminando di tappa in tappa, secondo l’ordine del Signore, e si accampò a Refidìm. Ma non c’era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: "Dateci acqua da bere!". Mosè disse loro: "Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?". In quel luogo il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: "Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?". Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: "Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!". Il Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d'Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele.

Dopo una breve pausa di silenzio, alcune voci intervengono dall’assemblea

Voce I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c'è;la loro lingua è riarsa per la sete.Io, il Signore, risponderò loro,io, Dio d'Israele, non li abbandonerò.Farò scaturire fiumi su brulle colline,fontane in mezzo alle valli;cambierò il deserto in un lago d'acqua,la terra arida in zona di sorgenti. (Is 41, 17-18)

Voce O voi tutti assetati, venite all'acqua,voi che non avete denaro, venite,comprate e mangiate; venite, compratesenza denaro, senza pagare, vino e latte.Perché spendete denaro per ciò che non è pane,il vostro guadagno per ciò che non sazia?Su, ascoltatemi e mangerete cose buonee gusterete cibi succulenti.Porgete l'orecchio e venite a me,ascoltate e vivrete.Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,i favori assicurati a Davide. (Is 55, 1-3)

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Voce Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cieloe non vi ritornano senza avere irrigato la terra,senza averla fecondata e fatta germogliare,perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia,così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:non ritornerà a me senza effetto,senza aver operato ciò che desideroe senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. (Is 55, 10-11)

Voce Mi condusse poi all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare.Mi disse: "Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà:il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina. (Ez 47, 1.8-10.12)

In piedi

CANTODurante il canto si porta presso la croce una grande anfora o un bel recipiente ancora vuoto.

Seduti

SECONDO MOMENTOIL DONO DELL’ACQUA

Voce “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva … chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna”. (Gv 4, 10.14)

Voce “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui:

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infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato (Gv 4, 10.14)

In piedi

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Lettore Dal vangelo secondo Giovanni (19,28-35)Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: « È compiuto!». E chinato il capo, consegnò lo spirito. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

Dopo la proclamazione del vangelo, colui che presiede va davanti alla croce e dice

Cel. Dall’alto della croce,dopo che ti hanno umiliato e schernito,ingiuriato e percosso,negli ultimi istanti della tua vita terrenatu chiedi da bere,Signore Gesù.Noi veniamo a te, pieni di desideri e di attese,spinti da una fame e sete insaziabileche ci spinge a divorare persone e cosema che non colma il profondo desiderio di pace e di amore.Veniamo a te, perché sei l’unico che può colmare il nostro vuoto.Veniamo a te, perché sei l’unicoche può riempire la vita di doni.Eppure sei tu che dice: Ho sete.E mentre, mosso da compassione, il centurione ordina di darti da bere,e la morte sembra prendere il sopravvento,tu gridi: E’ compiuto!La lancia apre il tuo costato e dal tuo cuore, come roccia percossa, effondi su tutti la bevanda spirituale:il dono del tuo Spirito.

Quindi gli viene portata dell’acqua che lui versa nella grande anfora che è stata posta davanti alla croce e continua

Gesù, acqua viva discesa dal cielo,fiore sbocciato sulla nostra terra,

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vite dai tralci rigogliosi,albero di vita, croce della nostra salvezza,pianta cresciuta per trasformare il mondo in primavera perenne,da te riceviamo il Dono di cui abbiamo bisogno:lo Spirito Santo, acqua che in noi zampilla per la vita eterna.Fonte di vita e di comunione,riunisci noi nell’unico Amoreper essere la Chiesa santa di Dioche, rinata dall’acqua del Battesimo,facendo memoria della tua Pasqua,cammina nel mondo in novità di vita.Al Padre e al Figlio e allo Spirito Santosia lode per tutti i secoli dei secoli.

Tutti Amen.

OMELIA

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Cel. Intorno a noi, dentro e fuori della nostra comunità, vi sono luoghi e situazioni dove continua a risuonare, nella invocazione di aiuto di tanti fratelli, la richiesta di Gesù: «Ho sete». Facciamoci ora voce di chi non a voce perché «il nostro fine è quello di saziare questa sete infinita di Dio».

CANTO (si può eseguire un canone o il ritornello di un canto)

1 Voce Preghiamo perché ciascuno di noi senta l’urgenza di rendersi presente nella sete e nella storia di tanti fratelli e sorelle che vivono soffocati dalle abitudini o dalle delusioni, mendicanti ai margini della storia, o chiusi nel sepolcro della rassegnazione.

CANTO

2 Voce Preghiamo perché le situazioni individuali e familiari, che gridano silenziosamente il desiderio di accoglienza, trovino in noi la necessaria conversione perché il nostro sguardo e la nostra azione d’aiuto raggiunga i tanti samaritani di oggi.

CANTO

3 Voce Preghiamo perché le situazioni relazionali lontane dagli schemi «ordinati», i legami diversi rispetto a quelli familiari ideali, le vite logorate, diventino per noi periferie da mettere al centro della speranza e della misericordia di Cristo e non realtà da considerare con sospetto e giudizio.

CANTO

4 Voce Preghiamo per le situazioni “assetate” d’amore degli ospedali, delle case di riposo per anziani, delle famiglie con ragazzi disabili e per

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quelle provate da particolari esperienze di malattia e sofferenza. Preghiamo per i nostri fratelli immigrati e per tutti coloro che vivono le realtà più povere del nostro territorio parrocchiale.

CANTO

5 Voce Preghiamo perché di fronte ai tanti episodi di morte e di violenza che macchiano di sangue la nostra terra, chi si lascia dominare dalla logica della violenza possa incontrare, attraverso la nostra testimonianza credente e coerente, il Signore, e così camminare dal deserto del peccato verso la montagna della grazia.

ORAZIONE FINALE

Cel. Signore nostro Dio,tu sei nostro Padre perché la nostra fragile vita ti sta a cuore.Tu ci hai chiamati a rinascere dall’acqua e dallo Spirito,per donarci la tua vita. Da soli non possiamo farcela.Signore Gesù, resta accanto a noi quando le nostre scorte di acqua stanno esaurendosie non sappiamo più cosa fare.Resta in noi anche quando la nostra anfora è piena e, sicuri per la tua forza, camminiamo con passo veloce.Resta con noi accanto agli altri perché il tuo dono possa essere riversatonella vita di chi cerca sollievo alla sua sete.Spirito Consolatore,che già dimori in noi come rugiada beneficatrasforma i nostri amori feriti, cura le piaghe dei nostri corpi malati,vivifica le nostre esistenze soffocate,e dona a tutti di passare dai pesi del desertoagli orizzonti di una nuova primavera.

Tutti Amen.

BENEDIZIONE

CANTO FINALE

“ACQUA VIVA CHE ZAMPILLA PER LA VITA ETERNA” (Gv 4, 10)

Proposta di tre celebrazioni per riscoprire il dono della vita nuova

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IntroduzioneLa sete che Dio ha di noi è già promessa di dono, di acqua. Ma che cos’è questo “dono di Dio” che Gesù ci invita a conoscere e desiderare? Per gli Ebrei era fondamentalmente la Torah; per la comunità cristiana delle origini (e per noi) è innanzitutto lo Spirito Santo: acqua viva che zampilla per la vita eterna. È bello pensare che le parole di Gesù (che invita la Samaritana a chiedere l'acqua della vita) sono state all’origine della nostra vita cristiana, riecheggiando nel dialogo iniziale dei Riti di accoglienza del battesimo, dove il dono richiesto è proprio la grazia della vita eterna.

La Quaresima: tempo di domande, tempo di memoria, tempo di riscoperta del dono d’amore e vita ricevuto nel Battesimo, tempo di tirare dal pozzo il secchio: nell’acqua e nella luce. Tempo nel quale “Dio ha sete che si abbia sete di Lui”.

Il Tempo Quaresimale, soprattutto nel ciclo A del Lezionario, ci viene incontro propizio, presentandoci tre incontri di Gesù: con la Samaritana, appunto; con il Cieco nato e con Lazzaro, tre incontri che possiamo rileggere alla luce della richiesta di Gesù: “dammi da bere”, richiesta che risentiremo al termine del percorso quaresimale, sulla croce: “Ho sete!”.

Questi tre racconti, queste tre situazioni esistenziali (l’amore ferito, il corpo malato, la vita soffocata) non possono conseguentemente non provocarci all’azione, invitandoci a portare in queste periferie dell’umano la testimonianza di un incontro che apre alla speranza. Come Gesù incontra i tre personaggi presentati dai Vangeli delle ultime tre domeniche di Quaresima, anche noi sentiamo l’urgenza di renderci presenti nella sete e nella storia di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono soffocati delle abitudini o delle delusioni (come la Samaritana), mendicanti ai margini della storia (come il Cieco nato), o chiusi nel sepolcro della rassegnazione (come Lazzaro). Quali sono intorno a me, dentro e fuori della mia comunità quei luoghi e quelle situazioni dove continua a risuonare la domanda di Gesù: “Dammi da bere”?

(Dalla traccia pastorale di mons. Francesco Cacucci)

Avendo sempre come riferimento chiaro la scelta pastorale indicata dall’Arcivescovo, e rimandando alle sue stesse parole, si propone per la Quaresima un itinerario di celebrazioni che aiutino le comunità a

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compiere un cammino graduale di riscoperta del grande “dono” ricevuto nel Battesimo, dove ha inizio la nostra partecipazione al “dono grande” della vita eterna.

Un’attenzione particolare occorre avere per quei fratelli e sorelle che - come ci ricorda l’Arcivescovo - vivono soffocati delle abitudini o delle delusioni (come la Samaritana), mendicanti ai margini della storia (come il Cieco nato), o chiusi nel sepolcro della rassegnazione (come Lazzaro).

- Gli amori feriti: quali situazioni individuali e familiari gridano silenziosamente accoglienza? Quanto e come siamo in grado di fare innanzitutto noi, noi che viviamo in comunità, una conversione di sguardo verso i tanti samaritani di oggi? Qual è l’atteggiamento che abbiamo davanti agli splendori logorati, alle situazioni relazionali lontane dagli schemi ‘ordinati’, davanti a tanti legami diversi rispetto a quelli familiari ideali? Sono per noi periferie da mettere al centro della speranza e della misericordia di Cristo, o solo realtà da considerare con sospetto e giudizio? Sia per noi, questo tempo di Quaresima, tempo di conversione, di accoglienza, di misericordia.

- Il corpo malato. Un invito particolare ci viene rivolto, nel tempo di quaresima, dalle situazioni assetate… degli ospedali, delle case di riposo per anziani, delle famiglie con ragazzi disabili o comunque provate da particolari esperienza di malattia e sofferenza, dalle realtà in cui vivono i nostri fratelli immigrati, dai quartieri poveri presenti nel territorio delle nostre parrocchie. Siano questi i luoghi quaresimali in cui andare per offrire “l’olio della consolazione e il vino della speranza”.

- La vita soffocata. Di fronte ai tanti episodi di morte e di violenza che macchiano di sangue la nostra terra, non possiamo semplicemente unirci al coro di quelli che denunciano e condannano, ma siamo interpellati come credenti a trovare ogni mezzo perché anche chi si lascia dominare dalla logica della violenza possa incontrare il Signore e camminare dal deserto del peccato verso la montagna della grazia. Come possiamo, come singoli e come comunità, andare incontro anche a queste periferie dell’umano?

Per questo, attingendo proprio alla ricchezza delle pagine evangeliche di questo anno, tre schemi di celebrazioni potrebbero caratterizzare l’incontro settimanale della comunità o avere un approfondimento in un incontro catechetico successivo nella stessa settimana, magari invitando qualche testimone.

Concretamente si propone nella III settimana di Quaresima una “liturgia penitenziale comunitaria”, nella IV settimana una celebrazione comunitaria 12

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con “il rito dell’unzione degli infermi” (invitando gli ammalati della comunità o recandosi in qualche casa di cura/riposo presente nel proprio territorio) e nella V settimana una celebrazione con “l’adorazione della Croce” con una particolare attenzione verso qualche “periferia” del proprio territorio (si potrebbe ascoltare qualche testimonianza).

Questi tempi possono essere vissuti comunitariamente il venerdì sera, o il sabato sera come preghiera vigiliare in preparazione alla domenica.

Anche in occasione di questi momenti (come richiamato altrove) si eviti di moltiplicare gli appuntamenti di preghiera per la stessa comunità nello stesso giorno (x es. rosario e via crucis e messa e adorazione); si dia spazio invece ad un tempo più prolungato per la celebrazione del sacramento della riconciliazione (così da evitare di confessare sempre e soltanto durante la Messa).DI TE HA SETE L’ANIMA MIA (Sal 63, 2)

PROPOSTA DI LITURGIA PENITENZIALE COMUNITARIA NELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

CANTO IO TI CERCO, SIGNORE (Sequeri) o un altro scelto tra quelli conosciuti dalla comunità

Io ti cerco, Signore, come l'acqua sorgente:come fresca rugiada per la terra riarsa.Il tuo sguardo mi accoglie, tu sai tutto di me,e ridesti la fonte della vita che è in me.

Mio Signore, tu come l'acqua seidella vita che rinasce.Nel cammino tu, luce splendidache ci libera dal male.

Colui che presiede la celebrazione fa il suo ingresso in chiesa portando un’anfora piena d’acqua (la stessa utilizzata nella celebrazione proposta per il primo venerdì di quaresima) e la pone nuovamente presso la croce. Quindi, dalla sede, introduce la celebrazione con il saluto liturgico.

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti Amen.

Cel. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fedeper la potenza dello Spirito Santo,sia con tutti voi.

Tutti E con il tuo spirito.

MONIZIONE INTRODUTTIVA

Cel. Carissimi, la sete che Dio ha di noi è già promessa di dono, di acqua. Ma 13

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che cos’è questo “dono di Dio” che Gesù ci invita a conoscere e desiderare? Per gli Ebrei era fondamentalmente la Torah; per la comunità cristiana delle origini e per noi è innanzitutto lo Spirito Santo: acqua viva che zampilla per la vita eterna. È bello pensare che le parole di Gesù, che invita la Samaritana a chiedere l’acqua della vita, sono state all’origine della nostra vita cristiana, riecheggiando nel dialogo iniziale dei Riti di accoglienza del battesimo, dove il dono richiesto è proprio la grazia della vita eterna.Toccata, ferita, ma non umiliata, la donna esprime il suo bisogno, eleva il suo grido: “dammi quest’acqua”. La richiesta è ancora schiacciata dal peso di un bisogno sabbioso, desertico, privo di orizzonte, di slancio, di speranza. Ma il Signore sa che “ora è il tempo favorevole”, ora è il momento di rilanciare la posta in gioco, ora è il momento di “svegliare” i sogni “dal nido” e farli volare verso un di più. Egli vuole portare la donna alla fede in lui, e, certo, in questo modo provocare nella vita di lei una svolta decisiva. È il Tempo della Quaresima di questa donna: chiamata dai pesi del deserto agli orizzonti di una nuova primavera.

Cel. O Dio, che hai mandato il tuo Figlio come salvatore,siamo ansiosi di ricevere l’acqua viva come la samaritana del Vangelo, per essere trasformati dalla tua parola e riconoscere i nostri peccati e le nostre infermità.Non permettere che una vana fiducia in noi stessi ci illudané ci inganni l’insidia del maligno,ma liberaci dallo spirito di falsità e fa che riconosciamo umilmente i nostri peccati. (cfr RICA n. 164

pag. 100)

Seduti

PRIMO MOMENTOLA RICERCA DELL’ACQUA VIVA

Lettore (Gv 4, 5-15)Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non

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continui a venire qui ad attingere acqua".

Voce di donnaCome la cerva anela ai corsi d’acqua,così l’anima mia anela a te, o Dio.L’anima mia ha sete di Dio del Dio vivente:quando verrò e vedrò il suo volto. (Sal 42, 2-3)

In piedi

Salmo 63Tutti O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,

di te ha sete l'anima mia,a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua.Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria.Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode.Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani.Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.Nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne,tu sei stato il mio aiuto; esulto di gioia all'ombra delle tue ali.A te si stringe l'anima mia.La forza della tua destra mi sostiene.

Seduti

SECONDO MOMENTOTU VEDI SE PERCORRO UNA VIA DI MENZOGNA

Lettore (Gv 4, 16-19)(Gesù) le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". 17Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta!”

Voce di donnaSignore, tu mi scruti e mi conosciPenetri da lontano i miei pensieri Ti sono note tutte le mie vie.Dove andare lontano dalla tuo spirito,dove fuggire dalla tua presenza?Tu mi conosci fino in fondo.Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,provami e conosci i miei pensieri:vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita. (cfr. Sal 138)

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Silenzio di riflessione per l’esame di coscienza personale

In piedi

Salmo 51Tutti Pietà di me; O Dio, secondo la tua misericordia;

nella tua grande bontà cancella il mio peccato.Lavami da tutte le mie colpe,mondami dal mio peccato.Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio. Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza. Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

Seduti

TERZO MOMENTOÈ GIUNTO IL MOMENTO16

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Lettore (Gv 4, 20-42)I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te".In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". Uscirono dalla città e andavano da lui.Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". Ma egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica".Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

Pensiero di riflessione di chi presiede la celebrazione

In piedi

Tutti Signore Gesù,tu sei la fonte d’acqua viva a cui giungiamo assetati,tu sei il maestro che cerchiamo.Davanti a te, che solo sei santo,non osiamo dirci senza colpa.A te apriamo con fiducia il nostro cuore,confessiamo i nostri peccati,scopriamo le piaghe nascoste del nostro spirito.

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Nella tua bontà liberaci da tutti i mali,guarisci le nostre malattie spirituali,estingui la nostra sete di te e donaci la tua pace.Mostraci la via da percorrere nello Spirito Santo,perché camminando verso il Padrelo adoriamo in spirito e nella verità. (cfr RICA pag.101)Amen.

A questo punto potrebbero seguire le CONFESSIONI INDIVIDUALI, altrimenti si conclude subito.

Cel. O Dio, sorgente della vita,tu offri all’umanità riarsa dalla sete l’acqua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore;concedi al tuo popolo il dono dello Spirito,perché sappia professare con forza la sua fede,e annunzi con gioia le meraviglie del suo amore.Per Cristo Nostro Signore. (cfr Colletta alternativa III

domenica di Quaresima)Tutti Amen.

BENEDIZIONE E CONGEDO

CANTO (scelto tra quelli conosciuti dalla comunità)

PRIMA ERO CIECO E ORA CI VEDO (Gv 9, 25)

PROPOSTA DI CELEBRAZIONE COMUNITARIA NELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

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CON IL RITO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI

Le luci della Chiesa sono soffuse, sul presbiterio vi è il cero pasquale acceso e sull’altare è posta una lampada spenta.

CANTO IO TI CERCO, SIGNORE (Sequeri)o un altro scelto tra quelli conosciuti dalla

comunità

Il tuo sguardo rivolgi anche a me, Figlio atteso:io non vedo il tuo volto, ma ti ascolto parlare.io mi affido alla voce che ha parole di vita:se tu ascolti il mio grido, so che un giorno

vedrò.

Mio Signore, tu come l'acqua seidella vita che rinasce.Nel cammino tu, luce splendidache ci libera dal male.

Colui che presiede la celebrazione fa il suo ingresso in chiesa portando un vasetto con l’Olio degli Infermi, giunto all’altare depone il vasetto sulla mensa vicino alla lampada spenta, quindi si reca alla sede e da inizio alla celebrazione con il saluto liturgico:

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti Amen.

Cel. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fedeper la potenza dello Spirito Santo,sia con tutti voi.

Tutti E con il tuo spirito.

MONIZIONE INTRODUTTIVA

Cel. Fratelli carissimi, in questa celebrazione eleviamo a Dio, nostro Padre, la preghiera per le situazioni “assetate” d’amore degli ospedali, delle case di riposo per anziani, delle famiglie con ragazzi disabili e per quelle provate da particolari esperienze di malattia e sofferenza.Cristo nostro Signore è presente in mezzo a noi riuniti nel suo nome. Rivolgiamoci a lui con fiducia come gli infermi del vangelo. Egli, ancora oggi viene accanto ad ogni uomo, piagato nel corpo e nello spirito, e versa sulle nostre ferite “l’olio della consolazione e il vino della speranza”. Raccomandiamo dunque i nostri fratelli infermi alla bontà e alla potenza di Cristo, perché dia loro sollievo e salvezza.

ATTO PENITENZIALE

Cel. Fratelli, riconosciamo i nostri peccati per esser degnidi partecipare a questo santo rito insieme ai nostri fratelli infermi.

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Si fa una breve Pausa di silenzio.

Cel. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli,che ho molto peccatoin pensieri, parole, opere e omissionie, battendosi il petto, dicono:per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.E supplico la beata sempre vergine Maria,gli angeli, i santi e voi, fratelli,di pregare per me il signore Dio nostro.

Poi il sacerdote celebrante dice:

Cel. Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati, e ci conduca alla vita eterna.

Tutti Amen.

CANTO DEL KYRIE ELEISON

ORAZIONE

Cel. Signore Gesù,luce vera che illumini ogni uomoche liberi per mezzo del tuo Spirito di veritàtutti coloro che sono oppressi sotto il giogo del padre della menzogna,suscita sempre in noi il desiderio di aderire a te,perché, nella gioia della tua luce,come il cieco del Vangelo che riebbe la vista,siamo fermi e sicuri testimoni della fede. (cfr RICA pag. 106)Tu vivi e regni nei secoli dei secoli.

Tutti Amen

PRIMO MOMENTOLITURGIA DELLA PAROLA

Guida L’incontro con Gesù cambia la vita, la rende nuova. Nei vangeli leggiamo che può accadere che una persona, incontrando Gesù, non abbia il coraggio di fidarsi totalmente di lui e se ne vada triste, restando nelle proprie tenebre, accecata dal proprio egoismo. Ma può accadere che un cieco nato riconosca in Gesù quella novità che da un significato profondo alla vita, cambiandola totalmente, radicalmente. Facciamoci voce del grido di speranza del cieco nato pregando insieme con le parole del Salmo 26.

Sol. Il Signore è mia luce e mia salvezza,di chi avrò paura?Il Signore è difesa della mia vita,di chi avrò timore?

Tutti Una cosa ho chiesto al Signore,20

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questa sola io cerco:abitare nella casa del Signoretutti i giorni della mia vita,per gustare la dolcezza del Signoreed ammirare il suo santuario.Egli mi offre un luogo di rifugionel giorno della sventura.Mi nasconde nel segreto della sua dimora,mi solleva sulla rupe.E ora rialzo la testa…

Lettore (Gv 9,1-12)Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: "Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma è uno che gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". Allora gli domandarono: "In che modo ti sono stati aperti gli occhi?". Egli rispose: "L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista". Gli dissero: "Dov'è costui?". Rispose: "Non lo so".

CANTO (si può eseguire un canone o il ritornello di un canto)

Sol. Ascolta Signore la mia voce.

Tutti Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;il tuo volto, Signore, io cerco.Non nascondermi il tuo volto,non respingere con ira il tuo servo.

Lettore (Gv 9,13-17)Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri invece dicevano: "Come può un peccatore compiere segni di questo genere?". E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!".

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CANTO (si può eseguire un canone o il ritornello di un canto)

Sol. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Tutti Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,ma il Signore mi ha raccolto.Mostrami, Signore, la tua via,guidami sul retto cammino, a causa dei nemici.Non espormi alla brama dei miei avversari;contro di me sono insorti falsi testimoni che spirano violenza.

Lettore (Gv 9,18-38)Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?". I genitori di lui risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età: chiedetelo a lui!".Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Quello rispose: "Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo". Allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?". Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?". Lo insultarono e dissero: "Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia". Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?". E lo cacciarono fuori.Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!". E si prostrò dinanzi a lui.

In piedi. Colui che presiede la celebrazione prende una candela e la accende dal cero pasquale, quindi dice:

Cel. O Dio, Padre della luce,tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre;ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito,

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perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo,e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo figlio e nostro Signore.

Tutti Amen.

Dopo aver detto queste parole accende la lampada posta accanto al vasetto dell’Olio degli Infermi sull’altare, mentre si accendono tutte le luci della chiesa.

Pensiero di riflessione di chi presiede la celebrazione

SECONDO MOMENTOLITURGIA DELL’UNZIONE

PREGHIERA LITANICA

Cel. Fratelli, rivolgiamo al Signore la preghiera della fede per i nostri fratelli infermi e diciamo insieme:

Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

Lett. Perché il Signore venga a visitare questi infermi e a confortarli con la santa Unzione,preghiamo.

Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

Lett. Perché nella sua potenza li liberi da ogni male, preghiamo.Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.Lett. Perché nella tua bontà rechi sollievo alle sofferenze di tutti gli infermi, preghiamo.Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

Lett. Perché assista quanti si dedicano alla cura e al servizio degli infermi, preghiamo.Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

Lett. Perché nella sua misericordia liberi questi infermi da ogni peccato, preghiamo.Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

Lett. Perché questi infermi mediante la sacra Unzione con l'imposizione delle mani

ottengano vita e salvezza, preghiamo.Tutti Ascolta, o Signore, la nostra preghiera.

IMPOSIZIONE DELLE MANI

Colui che presiede e i sacerdoti concelebranti, se vi sono, impongono le mani su ciascun infermo.

RENDIMENTO DI GRAZIE SULL’OLIO GIÀ BENEDETTO

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Il sacerdote dice la seguente preghiera di rendimento di grazie sull'Olio già benedetto:

Cel. Benedetto sei tu, o Dio, Padre onnipotente, che per noi e per la nostra salvezzahai mandato nel mondo il tuo Figlio.

Tutti Gloria a te, Signore !

Cel. Benedetto sei tu, o Dio, Figlio Unigenito, che ti sei fatto uomo per guarire le nostre infermità.

Tutti Gloria a te, Signore !

Cel. Benedetto sei tu, o Dio, Spirito Santo Paràclito,che con la tua forza inesauribile sostieni la nostra debolezza.

Tutti Gloria a te, Signore !

Cel. Signore, i nostri fratelli che ricevono nella fede l'unzione di questo santo Olio,

vi trovino sollievo nei loro dolori e conforto nelle loro sofferenze.Per Cristo nostro Signore.

Tutti Amen.

SACRA UNZIONE

Il sacerdote prende l'olio santo e unge l'infermo sulla fronte e sulle mani, dicendo una'sola volta la formula dell'Unzione. Allo stesso modo si comportano gli altri sacerdoti concelebranti, se vi sono, ciascuno per il proprio gruppo.

Cel. Per questa santa Unzionee per la sua piissima misericordiati aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.Amen.

E, liberandoti dai peccati, ti salvie nella sua bontà ti sollevi.Amen.

Durante il conferimento dell'Unzione, è bene che i presenti ascoltino la formula sacramentale; dopo tutte le unzioni si potrà eseguire un canto adatto.

ORAZIONE

Cel. Signore Gesù Cristo,che ti sei fatto uomo per salvarci dal peccato e dalle malattieguarda con bontà questi nostri fratelliche attendono da te la salute del corpo e dello spirito:nel tuo nome noi abbiamo dato loro la santa Unzione,tu dona loro vigore e conforto,perché ritrovino le loro energie, vincano ogni malee nella loro presente sofferenzasi sentano uniti alla tua passione redentrice.Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

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Tutti Amen.

RITI DI CONCLUSIONE

Cel. E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghierache Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato.

Tuuti Padre nostro …

Il rito si conclude con la benedizione del sacerdote.

Cel. Il Signore Gesù Cristo sia accanto a voi per proteggervi.Tutti Amen.

Cel. Sia dinanzi a voi per guidarvi, sia dietro a voi per difendervi.Tutti Amen.

Cel. Rivolga a voi il suo sguardo, vi assista e vi benedica.Tutti Amen.

Cel. E su voi tutti qui presenti, scenda la benedizione di Dio onnipotente,Padre e Figlio e Spirito Santo.

Tutti Amen.

Cel. Andate in pace.Tutti Rendiamo grazie a Dio.

CANTO FINALE (scelto tra quelli conosciuti dalla comunità)

IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA (Gv 11, 25)

PROPOSTA DI CELEBRAZIONE COMUNITARIA NELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

CON L’ADORAZIONE DELLA CROCE

CANTO IO TI CERCO, SIGNORE (Sequeri) o un altro scelto tra quelli conosciuti

dalla comunità

Tu sai bene del pianto che non lascia parole

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nel silenzio mortale di coloro che ami.Tu che sfidi la morte che minaccia ogni fede,dei tuoi fragili amici abbi cura, mio Dio.

Mio Signore, tu come l'acqua seidella vita che rinasce.Nel cammino tu, luce splendidache ci libera dal male.

Colui che presiede la celebrazione fa il suo ingresso in chiesa, si reca alla sede e introduce la preghiera con il saluto liturgico.

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti Amen.

Cel. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fedeper la potenza dello Spirito Santo,sia con tutti voi.

Tutti E con il tuo spirito.

MONIZIONE INTRODUTTIVA

Cel. Carissimi, la preghiera di Gesù rivolta al Padre, rende possibile a Lazzaro l’attraversamento vittorioso della morte. La salvezza da lui sperimentata non celebra solamente la potenza del Signore. Molto più, essa è segno della sua divina misericordia e del suo soccorso per chi, dal profondo dell’angoscia, grida aiuto. L’orecchio del Signore è attento alla voce della preghiera di chi si trova prigioniero delle tenebre e della morte. Per chiunque crede e spera in lui, egli è la risurrezione e la vita. In questa celebrazione con la nostra preghiera vogliamo chiedere al Signore di rendersi presente nella sete e nella storia di tanti fratelli e sorelle che vivono soffocati dalle abitudini o dalle delusioni, mendicanti ai margini della storia, o chiusi nel sepolcro della loro rassegnazione. Preghiamo perché di fronte ai tanti episodi di morte e di violenza che macchiano di sangue la nostra terra, chi si lascia dominare dalla logica della violenza possa incontrare, anche attraverso la nostra testimonianza credente e coerente, il Signore, e così camminare dal deserto del peccato verso la montagna della grazia.

Seduti

PRIMO MOMENTO LITURGIA DELLA PAROLAVoce di uomo

Signore, Dio della mia salvezza,davanti a te grido giorno e notte.Giunga fino a te la mia preghiera,tendi l’orecchio al mio lamento.Io sono colmo di sventure,la mia vita è vicina alla tomba. (Sal 88)

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Lettore (Gv 11, 1-16)Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato". All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato". Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui". Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo". Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si è addormentato, si salverà". Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!". Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".

CANTO (si può eseguire un canone o il ritornello di un canto)

Voce di uomoSono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,sono come un morto ormai privo di forza.È tra i morti il mio giaciglio,sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordoe che la tua mano ha abbandonato.Mi hai gettato nella fossa profonda,nelle tenebre e nell’ombra di morte. (Sal 88)

Lettore (Gv 11, 17-24)Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risorgerà". Gli rispose Marta: "So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno".

CANTO (si può eseguire un canone o il ritornello di un canto)

Voce di uomoCompi forse prodigi per i morti?O sorgono le ombre a darti lode?Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?

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Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,la tua giustizia nel paese dell’oblio? (Sal 88)

Lettore (Gv 11, 25-45)Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo".Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: "Il Maestro è qui e ti chiama". Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!". Ma alcuni di loro dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?". Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni". Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". Detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberàtelo e lasciàtelo andare".Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

In piedi

SECONDO MOMENTOADORAZIONE DELLA CROCE

Cel. Fratelli, la vita ha vinto il putridume della morte.Lazzaro, prigioniero della terra e incatenato alle bende,torna a sentire il profumo del creato e a contemplare il volto dell’amico che lo ha liberato.Così noi, ora, contempliamo nella croce di Cristol’albero fecondo e gloriosoche apre le braccia a Gesù redentore.Lì un colpo di lancia trafigge il cuore del Figlio di Dioe sgorga acqua e sangue,un torrente che lava il peccato del mondo.Ave o Croce, unica speranza,in questo tempo di passione,accresci ai fedeli la grazia, ottieni a tutti la pace.

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Tutti O croce, memoria luminosa dell’amore di Cristo.Amore grande, infinito, fino alla morte.Amore fedele, più forte della morte.O croce sei spoglia ormai della tua pesantezza,vuota come la tombache non ha trattenuto Cristo.Segno prezioso di speranza,Croce a noi ti offri per far rifiorire il mondo di nuova primavera.Accogli la nostra lode e il nostro impegno generoso per i fratelli.Rinati dalla stessa acqua apriamo le nostre corolle per decorare il mondo come variopinti fiori.Un dono diverso dall’altro,ma tutti insiemeesplosione di coloriper dire la gioia della risurrezione.Il mondo che soffree attende salvezzasi colori di nuova primaveradi speranza e di pace.

CANTOMentre si esegue un canto, alcuni fedeli portano dei fiori e li depongono accanto alla croce.

Pensiero di riflessione di chi presiede la celebrazione o testimonianza.

OFFERTA DELL’INCENSOAi piedi della croce viene posto un braciere, quindi colui che presiede va davanti alla croce e dice

Cel. Signore Dio nostro, che abiti nell’alto dei cielie che ami essere chiamato Padre,volgi lo sguardo su di noi riuniti nel nome del tuo Figlio, il Signore Gesù.

Quindi infonde incenso in un braciere mentre tutti dicono:Tutti Come incenso salga a te la nostra preghiera,

le nostre mani alzate come sacrificio della sera.

Poi il presidente, tornato alla sede introduce la preghiera del Padre:Cel. E ora con la stessa fiducia di Gesù ci rivolgiamo al Padre,

facendo nostre le parole che il Figlio ci ha insegnato.

Tutti Padre nostro...

Cel. Padre santo e misericordioso,ascolta il grido di aiuto che sale a te dall’umanità soffocata dal peccato,

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spezza le durezze del nostro orgoglio con la dolcezza del tuo amore,e crea in noi un cuore nuovo,capace di ascoltare la tua parolae di accogliere il dono della vita nuova nel tuo Figlio,che hai liberato dalle tenebre della morte.Guidaci con la luce del tuo Spiritoa scoprire il tuo volto in quello dei nostri fratelli,a fidarci di te e a invocarti sempre come Gesù ci ha insegnato.Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Tutti Amen.

BENEDIZIONE E CONGEDO

CANTO FINALE (scelto tra quelli conosciuti dalla comunità)IL CROCIFISSO PER AMOREE LE VITE SOFFOCATE

Via Crucis con la comunitàIntroduzione

Per la celebrazione comunitaria del pio esercizio della Via Crucis offriamo una proposta con le meditazioni scritte da don Raffaello Schiavone della diocesi di Livorno, risultate efficaci per la loro attualizzazione. Un modo per sentire, innanzitutto nella preghiera, “l’urgenza di renderci presenti - come ci ha chiesto l’Arcivescovo - nella sete e nella storia di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono soffocati delle abitudini o delle delusioni (come la Samaritana), mendicanti ai margini della storia (come il Cieco nato), o chiusi nel sepolcro della rassegnazione (come Lazzaro)”.

Per ogni stazione sono state aggiunte delle preghiere da recitare tutti insieme e delle preghiere, che qualcuno potrebbe leggere volta per volta, scritte qualche anno fa da alcuni carcerati ospiti delle Case

circondariali della città di Bari e pervenute attraverso la mediazione di alcuni volontari che prestano il loro servizio presso questi fratelli e queste sorelle. È un modo per dare voce a coloro che, per la loro condizione, non possono far sentire la loro parola e soprattutto elevare al Signore la loro e la nostra preghiera anche con le loro parole.

Non spaventi la lunghezza dei testi che non risultano complessi se letti con espressione. Piuttosto, come sempre, raccomandiamo di non vivere questa celebrazione con fretta (inserendola forse tra il rosario e la messa). Le si dedichi invece un tempo ampio, facendo di essa la preghiera serale comunitaria del venerdì (giorno che la tradizione le ha riservato in ricordo

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della passione e morte di Gesù) e celebrando in questo giorno, se pastoralmente opportuno, l’Eucaristia al mattino.

CANTO INIZIALE

Cel. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti Amen.

Cel. Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

Tutti E con il tuo spirito.

Cel. La Via crucis è la via del dolore, del supplizio più grande della storia, via della nostra vita. Su questo ultimo tragitto verso il Calvario Gesù ci dimostra e ci insegna che la vita ha senso soltanto se è apertura, dono, condivisione verso tutti. I suoi occhi incrociano altri occhi; le sue mani e il suo volto toccano e si lasciano toccare da altre mani, da altri volti. Le sue parole diventano perdono e salvezza rivolte a chi nei suoi confronti dimostra soltanto disprezzo e derisione. La Via crucis è via di relazioni, di incontri, di rapporti, ma nello stesso tempo è terribilmente solitaria. La croce segna il limite estremo dell’abisso che separa la morte dalla vita. Se la si abbraccia con Cristo, si scopre una possibilità di rinascita, di riscatto, di luce. La risurrezione di Gesù ne è il tesoro finale: la vita trionfa sulla morte, su tutte le morti, anche sulle nostre e su quelle dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

Lett. Dal vangelo di Marco (8, 34-36)Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Tutti Signore, tu hai detto: “Chi vuol essere mio discepolo,prenda ogni giorno la sua croce su di sé e mi segua”.Noi vogliamo ora calcare le tue ormee nello spirito seguirti sulla strada della passione.Aprici gli occhi, tocca il nostro cuore perché vediamo e profondamente gustiamo quanto grande è il tuo amore per noi.Dei nostri peccati, Signore, ci pentiamo di tutto cuore.Vogliamo ricominciare da capo; vogliamo seriamente seguirti. Aiutaci a portare la croce insieme a te. Amen.

CANONE

I STAZIONEGESÙ È CONDANNATO A MORTE

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PREGHIAMO PER TUTTI I CONDANNATI A MORTE

Dal Vangelo di Matteo (27, 24-26)Pilato, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

RiflessioneGuardando Gesù, ingiustamente condannato a morte, scorrono davanti ai nostri occhi le immagini di tanti che anche oggi, innocenti o colpevoli, sono anch’essi condannati alla pena capitale. Ingiustamente sempre, dal momento che l’uomo non ha mai il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano, e poi perché la pena di morte è sempre pura violenza inutile che non restituisce la vita a chi è stato precedentemente ucciso, accumula ingiustizia ad ingiustizia, tradisce lo stesso fine medicinale della pena, impedisce il vero pentimento del reo.Affidiamo a te, Signore, i nostri fratelli e sorelle rinchiusi nei bracci della morte o in altre squallide prigioni in tutto il mondo, condannati spesso senza neppure un processo degno di questo nome, perché tu li consoli, con i loro cari, li sostenga e li accolga nel tuo abbraccio di pace laddove ancora una volta, come sul Golgota, la violenza umana l’avesse avuta vinta sul buon senso e sulla pietà. Infine ti preghiamo anche per noi che spesso, come Pilato, ci laviamo le mani, di fronte ad ingiustizie come queste, perché finalmente ci rendiamo conto che, ogniqualvolta non ci indigniamo e non reagiamo, siamo complici del male. Soprattutto ti chiediamo, Signore, di impedirci di decretare noi stessi direttamente una condanna molto simile alla pena di morte, tutte le volte che ci convinciamo che per un nostro fratello o per una nostra sorella non c’è più alcuna speranza di redenzione.

Tutti Signore, tu che accettasti una condanna ingiusta, concedi a noi e a tutti gli uomini del nostro tempo la grazia di essere fedeli alla verità e non permettere che su di noi e su quanti verranno dopo di noi cada il peso della responsabilità per la sofferenza degli innocenti.

La pena di morte è la pena del peccato, ed a questa siamo condannati tutti noi viventi. Io credo in un solo Dio, padre onnipotente. Colui che creò il cielo, e la terra. Prego per la mia sorte e la mia sofferenza che mi affligge.Signore, perdonami per gli errori che ho commesso, affido la mia anima al Tuo cuore, affinchè mi conduca alla vita eterna. Amen

Artan K.

CANONE

II STAZIONEGESÙ È CARICATO DELLA CROCEPREGHIAMO PER I POVERI DEL MONDO.

Dal Vangelo di Matteo (11, 28-30)Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il 32

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mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

RiflessioneSignore, noi che abitiamo nei paesi ricchi del mondo, non abbiamo preso la croce della tua sequela, della coerenza con le tue scelte di solidarietà e di condivisione, ma, spesso, per salvaguardare i nostri privilegi, abbiamo imposto la croce della miseria, della fame, della sete, della mancanza di una degna abitazione, dell’impossibilità di esprimere la propria cultura, della privazione dei loro diritti, ai poveri della terra. Come se non bastasse, poi, abbiamo aggravato la loro situazione con l’accumulare sulle loro spalle debiti che non potranno mai pagare, col conservare o alimentare le loro lotte intestine mediante la vendita delle armi, col derubarli dei loro prodotti imponendo loro i nostri prezzi, col considerare la nostra cultura la migliore e la loro senza dignità, fino a vederli invasori della nostra tranquillità tutte le volte che, per fuggire da queste situazioni create da noi, bussano alle nostre porte.Signore, rendici consapevoli del nostro attaccamento alle cose materiali e convertici per entrare nella logica del tuo regno, che è regno di giustizia e di pace, e che tu vuoi si realizzi già su questa terra, chiamandoci ad un impegno concreto perché finalmente tante spalle siano liberate da queste croci e tutti ci rendiamo conto che non ci si salva da soli, ma che la vera realizzazione sta nel collaborare per il bene comune dell’intera famiglia umana.

Tutti Signore, rendici grati per ciò che ci dai.Non fare che carichiamo il nostro benesseresulle spalle dei più disgraziati del mondo.Insegnaci a vivere con sobrietà e semplicità,senza correre dietro alle apparenze.Facci capire che il superfluo che abbiamo è quello che noi abbiamo tolto a chi è più povero di noi.

“Signore, ti preghiamo per tutte quelle persone più sfortunate che noi ti affidiamo e alle quali auguriamo una vita migliore. Ti affidiamo tutti i bambini poveri del mondo affinché possano essere felici e avere quella luce che tu hai donato a noi quando siamo nati.”

Daniele B. Giacinto C. Sabino M.

CANONE

III STAZIONEGESÙ CADE LA PRIMA VOLTAPREGHIAMO PER I CADUTI NEI VARI CONFLITTI

Dal Vangelo di Giovanni (10, 8.10)Allora Gesù disse loro di nuovo: “Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Riflessione

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Quante volte usiamo il termine cadere come sinonimo di morire, soprattutto quando questo avviene in guerra sotto il fuoco del nemico, o per le strade, nella lotta contro la criminalità! Storie di guerre, una cronaca che continua a presentarci conflitti piccoli e grandi nel mondo, ci hanno abituato ai tanti caduti. Caduti per fedeltà agli ideali, caduti per salvaguardare una convivenza pacifica e i diritti dei più deboli, caduti per interessi di un paese contro un altro. E, accanto ai caduti, le loro famiglie, spesso insignite di onorificenze che non sono in grado di alleviare la pena per la perdita dei loro cari, famiglie sovente incapaci di comprendere il senso di quel sacrificio che appare il più delle volte inutile. Ti preghiamo, Principe della pace, tu che hai offerto te stesso per la riconciliazione dell’umanità, fa’ che le vittime della violenza e di ogni guerra, di qualunque parte fossero, ti incontrino faccia a faccia. Chi è nel lutto e nella disperazione scopra la tua consolazione che insegna a vincere la tentazione della vendetta. Ciascuno di noi, con il tuo aiuto, riesca ad impegnarsi perché nel mondo si instauri la giustizia e si rispetti il diritto di ognuno ad avere una vita gioiosa e serena, e tutto questo mediante una lotta non violenta contro tutto ciò che origina conflitti, nella certezza che il cuore indurito di tanti presto potrà sciogliersi di fronte alla grazia del ravvedimento e del perdono e così nel mondo, chiamato alla fraternità universale, trionfi la tua pace.

Tutti Dio dell’amore e della compassione,sono tante le corde che appendiamo al collo dei nostri fratelli:la corda del pregiudizio, dell’aggressione, della discriminazione,dell’indifferenza, della vendetta, dell’umiliazione...Donaci la forza e il coraggio di abolire ogni patibolo,e insegnaci la solidarietà e l’amore.

Signore, ti prego perché si fermino le armi nei Paesi africani e in tutto il mondo. Ti chiedo che tanti uomini, donne e bambini non muoiano più nelle guerre o che a causa di queste siano costretti ad abbandonare i loro cari e la loro terra.

Hector E.

CANONE

IV STAZIONEGESÙ INCONTRA SUA MADREPREGHIAMO PER LE MADRI AFFLITTE PER LA SORTE DEI FIGLI

Dal Vangelo di Luca (2, 34-35.51)Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “... anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”... Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

Riflessione In Maria, trepidante e smarrita, vediamo stasera tante altre madri: le eroiche madri di tanti portatori di handicap che stringono i denti fino in fondo perché non possono lasciare soli i figli che hanno bisogno del loro aiuto; le madri inconsolabili di tanti giovani morti prematuramente nei sempre più frequenti incidenti stradali, non solo del sabato sera; le madri coraggiose che denunciano i loro cari, spacciatori di droga, dopo essere state defraudate di tutto, perfino della loro dignità; ma anche le madri che, dopo l’impegno coerente di un’educazione cristiana, vedono il frutto del loro grembo

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incamminarsi su strade oggettivamente sbagliate; le madri sconsolate perché non riescono a rigenerare alla speranza chi si sente ormai distrutto dopo tanti fallimenti; le madri che soffrono in silenzio e continuano ad amare e a giustificare i figli che le disprezzano, le umiliano, le abbandonano senza sostegno.Che il tuo sguardo Signore, che fu capace di ridare speranza a tua madre, possa incrociare gli occhi di tutte queste donne, così da rassicurarle che niente del loro sacrificio sarà perduto, che da ogni esperienza di lutto può fiorire una nuova sensibilità di carità e di compassione, e che dove sembra ormai fallimentare ogni loro impegno, certamente non viene meno la tua sensibilità paterna e materna, perché tu rivedi in ciascuno di noi i figli di tuo Padre che sei venuto a risollevare proprio dove si fossero persi, e a sostenere proprio dove si sentissero soli e abbandonati.

Tutti Santa Maria, noi ti imploriamo di starci vicinoquando incombe il dolore e irrompe la prova,e sibila il vento della disperazionee sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni,o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte.Nei momenti dell’oscurità mettiti vicino a noi e sussurraci che anche tu stai aspettando la luce del Cristo risorto.

“Cara mamma, ti scrivo per dirti che mi dispiace molto per tutto quello che ho fatto e per tutta la tristezza che, dal giorno del mio arresto, senti nel tuo cuore; per questo chiedo il tuo perdono”… Signore, proteggi tutte le mamme dei carcerati affinché possano riavere i propri figli sani e santi e affinché possano, come tutte le mamme del mondo, avere il diritto ad essere felici per crescere bene i propri figli; ma per esserlo hanno bisogno del tuo amore”.

Daniele B. Giacinto C. Sabino M.

CANONE

V STAZIONESIMONE DI CIRENE AIUTA GESÙ A PORTARE LA CROCEPREGHIAMO PER GLI AMMALATI

Dal Vangelo di Marco (15, 21)Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

RiflessioneTra i crocifissi non possiamo dimenticare gli ammalati, coloro che come Giobbe, ti chiedono, Signore, il perché del dolore che appare assurdo ed ingiusto, e sono continuamente tentati di dubitare del tuo amore. Li abbiamo sotto i nostri occhi, uomini e donne, giovani e anziani, spesso bambini, costretti per anni, a volte per un’intera vita, nei letti di ospedale o bloccati in casa. Quante volte di fronte a queste immagini anche noi siamo caduti nel dubbio e abbiamo faticato a conciliare la presenza del male con la certezza della tua esistenza e dell’onnipotenza del tuo amore. Questa sera vogliamo chiederti prima di tutto per noi un sovrappiù di fede, la capacità di vincere ogni dubbio e di fidarci di te, dal momento che tu volontariamente e liberamente hai percorso la strada della sofferenza, per condividere la nostra fragilità, la miseria del dolore che non rientrava nei tuoi progetti, ma che è penetrata nel mondo per opera del Maligno.

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Aiutaci, Signore, a ripetere l’esperienza di Simone di Cirene che incrociò il tuo sguardo, intuì la tua sofferenza accettata per amore, e passò da ciò che all’inizio aveva subito come un peso ingiusto ed insopportabile, ad una esperienza misteriosa di comunione con te. Concedi, Signore, a tutti gli ammalati di comprendere che il dolore non è mai inutile, che tu sai trasformare anch’esso in un’occasione di grazia. E tu che sei il buon samaritano e il vero cireneo dell’umanità, concedi ai tanti Cirenei di oggi, medici, infermieri, volontari… di saper scoprire in ogni infermo la tua stessa presenza, per continuare la tua opera di liberazione e di lotta contro ogni genere di male.

Tutti Donaci, Signore, il coraggio di portare non solo la nostra croce, ma anche quella degli altri almeno per un breve tratto di strada.E fa’ che, portandola sulle spalle, possiamo sentire il peso del tuo amore,di un amore capace di cambiare anche il nostro cuore.

Signore mio, Ti prego ogni giorno. Nel luogo in cui mi trovo sono tanto triste ed infelice. Non so se Tu ascolti le mie preghiere, visto il luogo che mi ospita. Tu ci insegni l’amore e noi seminiamo solo dolore e delusione.Avrei voglia di urlare, di imprecare, ma poi mi calmo e comincio a pregare. Penso a mia mamma e alla mia compagna che Ti stanno pregando perché io possa essere perdonato. È di quel perdono che ho tanto bisogno per cambiare il prosieguo di questa mia vita. Signore, Ti prego di perdonare i miei peccati, di vegliare sugli ammalati, di salvare questo mondo dal male, di portare per mano tutti i bambini.Prego Te, mio Signore, perché Tu sei il mio padre, ed io sono nel dolore.E se io sono nel dolore, Tu sei nel dolore. Ti prego, mio Signore.

Pasquale A.

CANONE

VI STAZIONELA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO A GESÙPREGHIAMO PER LE PROSTITUTE

Dal Salmo 44 (44, 4)Non con la spada conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli;ma la tua destra e il tuo braccio e la luce del tuo volto, perché tu li amavi.

RiflessioneQuante volte le vediamo lungo i marciapiedi delle strade o in televisione, donne italiane, albanesi, nigeriane e di chissà quanti altri paesi, che vendono il proprio corpo alla ricerca di un po’ di denaro per andare avanti o per consentire una dignitosa esistenza per i loro figli, o perché schiave della violenza dei loro padroni o perché quella è l’unica strada per liberarsi un giorno e poter ritornare nella loro terra, da cui sono state tratte via con l’inganno, e così finalmente iniziare una vita degna di questo nome. Te le affidiamo Signore, sapendo che tu non ti sei mai vergognato di frequentarle, fino al punto che ci hai detto che esse ci precederanno nella realizzazione della piena comunione con te. Liberale, Signore dai loro aguzzini, dalle loro abitudini, ma soprattutto dai nostri sguardi pieni di disprezzo e di falso perbenismo. Liberale da quanti si approfittano di loro, alla ricerca di un facile quanto illusorio piacere che banalizza il grande dono della 36

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sessualità ed alimenta la loro schiavitù. Aiutaci a creare una cultura in cui il corpo non venga più ridotto ad oggetto, perché è tempio del tuo Spirito, è il fondamentale linguaggio con cui esprimere la propria ansia di dare e ricevere amore che, proprio perché amore, non può mai essere mercenario. Aiutaci a riscoprire la dignità di ogni uomo e di ogni donna, ricordaci che dietro ogni corpo c’è sempre un cuore e un volto che, come il tuo, non vuole rimanere impresso soltanto in un telo ma nella vita, senza dover nascondere il proprio sguardo per la vergogna.

Tutti Signore, siamo cercatori del tuo voltoe lo troveremo là dove tu ami essere incontrato:nelle vite disprezzate, nelle situazioni di ingiustizia,nella dignità umana oltraggiata, negli ultimi della nostra società.Davanti alla tua croce, vogliamo prendere un impegno concreto:vogliamo vedere il tuo volto nel volto di tutti i nostri fratelli.

Signore, tante sono le donne che si prostituiscono o perché sono vittime o perché non hanno conosciuto l’amore o spinte dalla povertà. Ti preghiamo perché ogni donna possa essere rispettata nella sua dignità e possa sperimentare la gioia di essere veramente amata. Ti preghiamo anche affinché la società si impegni con gesti concreti di solidarietà e di denuncia a lottare contro ogni forma di violenza e di abuso sulle donne.

CANONE

VII STAZIONEGESÙ CADE LA SECONDA VOLTAPREGHIAMO PER CHI È SCHIAVO DELLA DROGA

Dal Vangelo di Marco (2, 10-12)Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse Gesù al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

RiflessioneChi ha una certa età le aveva sempre collegate alla cura sanitaria, in vista di ripristinare salute e di ridare vita: siringhe, pasticche…., ma oggi sono diventate, per tanti, strumenti di morte più o meno immediata per colpa di chi, lontano o vicino a noi, si arricchisce vendendo droga, e di chi alimenta cultura ed educazione che non sanno inculcare in tanti giovani i valori veri, quelli per i quali ha senso spendere davvero tempo, soldi, una vita intera. Tossicodipendenti, schiavi dell’alcool o delle droghe di vario tipo che si trovano più o meno facilmente sul mercato, sono un drammatico spaccato di un’umanità che va errando alla ricerca della felicità, e che fragile, cade continuamente sotto il peso di facili illusioni o di atroci scoraggiamenti. Persone spesso sazie di tutto e, per questo, perennemente insoddisfatte, che non hanno capito la verità di quelle tue parole, Signore, per cui c’è più gioia nel dare che nel ricevere, nel perdere la propria vita che nel trattenerla egoisticamente.Sostieni, Signore, quanti stanno spendendo le loro energie nei centri di

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recupero per ridare a tanti giovani la lucidità perduta, il gusto del vivere, la forza di volontà sufficiente per essere restituiti, finalmente liberati, alle loro famiglie. E ricordaci che, con il tuo aiuto e il tuo perdono, si può sempre ricominciare daccapo e riprendere il tuo stesso cammino.

Tutti Signore, tu mi metti sulla strada dei miei fratelli più piccoli, per ascoltarli.

Liberami da quanto mi impedisce di vedere e di ascoltare. Donami, Signore, di impegnarmi a costruireun mondo diverso, più giusto e più umanoUn mondo dove si possa sorridere senza paura e dove ci si possa fidare a occhi chiusi gli uni degli altri.Un mondo, insomma, che assomigli al tuo Vangelo.

Signore, allontana da noi l’illusione che il mondo della lussuria e della droga sia un mondo migliore.Rendici testimoni e capaci di dimostrare che il bene è nell’amore, che è l’amore a renderci forti contro Satana che si nasconde nelle debolezze dell’uomo. Signore mio Dio, rendici forti e coraggiosi per affrontare la nostra vita senza condizionamenti. È la Fede che ci fa forti.

Alessandro L.

CANONE

VIII STAZIONEGESÙ CONSOLA LE FIGLIE DI GERUSALEMMEPREGHIAMO PER QUANTI FANNO RICORSO ALL’ABORTO

Dal Vangelo di Luca (23, 27-28)Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli».

RiflessioneAbbiamo combattuto feroci crociate, ci siamo frequentemente sentiti sconfitti nella difesa dei fondamentali valori della vita, abbiamo spesso accusato donne e uomini giudicandoli infanticidi quando sono ricorsi all’aborto…. Ma quante volte siamo stati vicini a loro, ascoltando le loro paure, sciogliendo i loro condizionamenti? Certo non possiamo dimenticare che molti hanno finito col considerare l’aborto una sorta di facile contraccettivo… Ma stasera vogliamo pensare soprattutto a coloro che adesso vivono il dramma del rimorso e non riescono a trovare consolazione. Tu, Signore, che, pur sottolineando la grave responsabilità dei genitori di fronte ai figli, sei stato capace di consolare chiunque, ora che sei circondato da una schiera innumerevole di innocenti così prematuramente privati della vita che è tuo dono, sii misericordioso con questi fratelli e sorelle; conferma loro che niente è perduto, cosicché non si limitino a piangere per i loro figli, ma sappiano piuttosto impegnarsi oggi per portare in vari modi la vita a chi è nel pianto per la sofferenza, per l’emarginazione o perché privo di una famiglia, e così sperimentare nuovamente la grazia della fecondità. Soprattutto concedi alla tua Chiesa di mostrare anche a loro un volto di madre amabile che sa essere esigente nei principi, ma sa pure accogliere, 38

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nell’abbraccio, i suoi figli che tu chiami sempre alla grazia di una vita nuova.

Tutti Grazie, perché in questo tuo continuo morire nelle nostre mortie nei nostri drammi quotidiani, tu non ti fermi alla nostra

fragilità, ma doni vita a ogni nostro fallimento.Vinci le nostre paure, le nostre resistenze e ricolmaci del tuo

amore. Facci sentire che non ci lasci mai soli.Ci sei come amico, fratello e Salvatore.

Signore, ti ringraziamo per il grande dono della vita e ti chiediamo perdono se non sappiamo accoglierla con amore, stupore e gratitudine. In particolare vogliamo pregarti oggi per tutte le donne che non hanno la forza o i mezzi di affrontare la maternità e per le coppie che decidono di interrompere la gravidanza perché non riescono ad accettare eventuali malformazioni del bimbo che dovrebbe nascere. Aiutaci a crescere nella consapevolezza che la vita è dono e quindi a proteggerla e sostenerla in tutte le sue fasi.

CANONE

IX STAZIONEGESÙ CADE PER LA TERZA VOLTAPREGHIAMO PER CHI È SENZA LAVORO

Dal Vangelo di Matteo (9, 36)«Gesù vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore».

RiflessioneCadere, Signore, è normalmente indizio che, almeno fino ad un certo punto, chi cade, era rimasto in piedi. Ci sono tante persone che sono state costrette a rimanere inerti, oziose, non per mancanza di voglia, ma perché è stato loro impedito di esprimere la loro personalità, la loro creatività, di sentirsi utili a sé, alle loro famiglie, alla società intera. Pensiamo a chi è senza lavoro, soprattutto ai giovani che non hanno mai potuto sperimentare che cosa significa lavorare e guadagnarsi la vita con il sudore della propria fronte e che, per questo, non vedono davanti a sé un futuro, non possono immaginare di formarsi una famiglia. Li vediamo spesso sconfortati, incapaci di cogliere il senso della vita, e quindi dubitare della stessa tua Provvidenza, ribelli contro ogni forma di autorità da cui si sentono delusi.Illumina, Signore chi ci governa a livello mondiale, nazionale, locale, perché si trovino tutti i mezzi per mettere in piedi questi fratelli e sorelle. Convincici che siamo chiamati a vivere tutti insieme la condivisione, a costo di perdere pure certi privilegi, perché ci sta a cuore la salute spirituale e la sicurezza economica di tanti fratelli e sorelle, dai cui cuori vogliamo estirpare sfiducia, disinteresse, focolai di violenza e di guerra. Che non succeda a nessuno, soprattutto a coloro che portano il tuo nome, di porsi dalla parte di coloro che, per non perdere il proprio guadagno, hanno zittito la loro coscienza e si sono accaniti contro di te per cercare di impedirti di rialzarti e così portare a compimento la tua opera di salvezza.

Tutti Signore, tu non hai voluto salvare te stesso, 39

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sei venuto a salvare noi, a salvare gli altri, a salvare tutti. Fa’ che ci impegniamo a eliminare le intollerabili ineguaglianze sociali che segnano il mondo. Insegnaci a vincere l’egoismo e a ricercare il bene e la giustizia.

Signore, Tu sai che chi è senza lavoro perde la dignità, chi è senza lavoro è amareggiato. Chi è senza lavoro non è nessuno. Signore mio Dio, dacci la forza per superare il fallimento e la speranza di credere nella Tua forza. Sappiamo che è la fede a renderci preziosi ai Tuoi occhi. Ascolta la nostra preghiera per un futuro migliore.

Alessandro L.

CANONE

X STAZIONEGESÙ È SPOGLIATO DELLE VESTI PREGHIAMO PER LE DONNE E I BAMBINI VITTIME DELLA VIOLENZA SESSUALE

Dal Vangelo di Giovanni (19, 23-24)I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”.

RiflessioneC’è uno spogliarsi davanti all’altro che può essere tenero gesto di condivisione e di profonda sintonia, così da realizzare quel progetto iscritto nella sessualità umana per cui l’uomo e la donna sono chiamati ad essere nudi senza vergogna. Ma c’è un essere spogliati dalla violenza dell’altro, diretta o indiretta che sia, che contraddice proprio quel progetto di comunione. Perché si può essere spogliati dei propri diritti, della propria dignità, della propria libertà, del proprio spazio e delle proprie capacità, della propria serenità e della propria innocenza. Vogliamo raccomandarti, Signore, tutte le persone, specialmente bambini e ragazzi, violentati nel loro corpo e quindi anche nel loro spirito da adulti perversi e schiavi delle proprie pulsioni sessuali. Tu che hai sperimentato l’offesa di essere denudato dalla violenza altrui, sotto lo sguardo irrispettoso nei confronti del tempio del tuo corpo, dona serenità a questi fratelli e sorelle feriti per la vita; fa’ che incontrino comunità adulte che sanno ricreare armonia nelle loro menti e persone capaci di amarli con tenerezza e rispetto. Ti affidiamo anche i loro violentatori, spesso frutto, a loro volta, di altre violenze subite o di immaturità affettiva. Rivestili tutti della tua misericordia.

Tutti Signore, anche oggi vediamo come facilmente i tuoi figlivengono spogliati per godere di un corpo che tu hai fatto per

l’amore. Converti il nostro cuore a comprendere il grande dono della

sessualità.Rendi inquieto il nostro cuore quando passivamente accettiamo che il corpo dell’altro sia uno strumento e un oggetto

per il nostro piacere e non il modo più bello per comunicare il tuo e il nostro amore.

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“Signore, accogli questa preghiera rivolta a tutte quelle donne e bambini che sono state vittime di abusi, maltrattamenti e violenze e a chi ancora le subisce. Aiutali a ricostruire la loro vita, ridonandole serenità e felicità e fa in modo che queste cose non accadano più. Ferma la “mano che uccide” e a chi violenta concedi di sperimentare il tuo amore e la tua misericordia perché da te perdonati possano ritrovare la serenità e essere creature nuove.

Giacinto C. Sabino M.

CANONE

XI STAZIONEGESÙ VIENE CROCIFISSOPREGHIAMO PER CHI VIENE CONDANNATO PERCHÉ FEDELE ALLA COSCIENZA

Dal Vangelo di Giovanni (19, 30)Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”.

RiflessioneSpesso portiamo al collo un crocifisso, quotidianamente ci facciamo il segno della croce, per ricordarci che dalla tua follia per amore, Signore, siamo stati liberati da ogni altra pazzia egoistica. Questo avrebbe dovuto convincerci che proprio perché tuoi discepoli, non avremmo mai dovuto più trovarci dalla parte dei carnefici. E invece, Signore, può succedere anche a noi di contraddire tutto ciò, quando facilmente facciamo trionfare il peso della legge sulle scelte libere della coscienza dei fratelli. Donaci, allora, Signore, di fermarci di fronte a quel sacrario che è il cuore dell’uomo, di rispettare quelle scelte che non condividiamo, quando esse non procurano obiettiva violenza nei confronti dei deboli. Aiutaci a non ripetere gli errori di coloro che nel passato hanno visto solo eresie o follia in scelte che apparivano fuori della regola e che invece anticipavano solo i tempi, tanto da diventare, dopo non molti decenni, dottrina ufficiale della Chiesa, perché più coerenti con il Vangelo, rispetto a quello che per tanti secoli era apparso immutabile. Aiutaci, Signore a non crocifiggere più fratelli e sorelle al palo dei nostri schemi, e schioda ciascuno di noi dal peso di certe sterili abitudini, perché finalmente liberi, riusciamo a ragionare con la nostra mente illuminata dal tuo amore per compiere quello che tu veramente vuoi.

Tutti Signore, ti chiediamo perdono se con i nostri peccati,con la nostra vita egocentrica e narcisista, invece di schiodarti,ti inchiodiamo ancora una volta sul legno della croce.Facci capire che per schiodarti dobbiamo cambiare il modo di giudicare e di stare con gli altri,di rapportarci con le cose e con te.E donaci, ti preghiamo, il coraggio di passare dalla teoria alla pratica, dalle preghiere ai fatti concreti.Fa’, o Signore, che questa tua sofferenza in croce,segni per noi e per tutti l’inizio di una vita nuova.

Signore, una preghiera per chi viene condannato nonostante sia innocente, e per tutti i detenuti che comunque soffrono, e aspettano la libertà.

Alessandro Z.

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CANONE

XII STAZIONEGESÙ MUORE IN CROCE GLI ESCLUSI DALLA NOSTRA COMUNIONE

Dal Vangelo secondo Marco (15, 34.37.39)Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.

RiflessioneGuardare a te che muori sulla croce, Signore, significa fare nostra la tua logica secondo la quale non è la potenza, il trionfo, l’esercizio del potere sugli altri che salvano, ma solo una vita offerta per amore. Il tuo è l’inizio di un nuovo stile di vita veramente fraterno. Noi spesso abbiamo tradito il tuo dono perché siamo stati deboli non volendo sacrificarci per chi in questo mondo non ha potere. A volte poi ci siamo accaniti per renderli ancora più impotenti. Abbiamo ucciso la vita e la speranza in tanti che abbiamo irrimediabilmente condannato e allontanato da noi.Con tanti atei, abbiamo dimenticato che forse lo sono diventati per la debolezza della nostra fede e della nostra testimonianza di vita cristiana, per la delusione di non aver trovato il vero volto di Dio che pure cercavano. Con chi segue altre religioni, abbiamo trascurato la loro sincera ricerca di Dio. Con chi appartiene ad altre confessioni cristiane, abbiamo sottovalutato che spesso le divergenze non sono così importanti, oppure sono frutto di fraintendimenti datati. Con chi ha, in vari modi, sbagliato, abbiamo tradito la tua ottica misericordiosa, perché abbiamo sopravvalutato il passato rispetto al presente e all’impegno per il futuro. Gesù, tu che sei morto sulla croce, per metterti, una volta per tutte, dalla parte di questi e di tanti altri esclusi, concedi anche a noi il coraggio di farci deboli con i deboli, perché non ci succeda mai di far morire la voce di chi vuole rendere nuova la vita e più autentica e liberante la propria scelta di fede.

Tutti Signore Gesù, al momento della morte non sei rimasto indifferente alla sorte degli uomini e insieme al tuo ultimo respiro hai affidato con amore alla misericordia del Padre gli uomini e le donne di tutti i tempi con le loro debolezze e i loro peccati. Riempici del tuo Spiritoaffinché l’indifferenza non renda vani i frutti della tua morte.

Signore, ti prego per i fratelli e le sorelle che non condividono la nostra fede, perché nell’amore reciproco possiamo comunque ritrovarci insieme, anche se diversi, in un unico grande abbraccio con Dio nostro Padre.

Hector E.

CANONE

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XIII STAZIONEGESÙ VIENE DEPOSTO DALLA CROCEPREGHIAMO PER GLI ANZIANI ABBANDONATI

Dal Vangelo di Marco (15, 42-43.45)Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.

RiflessioneQuando ti hanno deposto dalla croce, Signore, tu trovasti ad accoglierti le braccia materne di Maria. Ma quanti nostri anziani, deposte le vesti di un ruolo, nel lavoro, nell’impegno sociale, nella capacità economica, si trovano rifiutati dalle loro stesse famiglie, considerati inutili, improduttivi e deposti definitivamente negli ospizi, anticipo per molti affrettato dell’ultimo viaggio verso il cimitero. Sogniamo, Signore, una società che sappia valorizzare chiunque, che sappia far incontrare ai giovani la saggezza degli anziani e a questi il sorriso dei bambini; che educhi alla tenerezza e alla gratitudine per i vecchi; che non abbandoni all’isolamento le famiglie che si trovano ad affrontare il dramma di accudire anziani paralizzati, o peggio ancora, ridotti a forme di vita vegetative, quasi irriconoscibili per le sempre più frequenti forme di demenza senile. Ti preghiamo, Signore, perché gli anziani non trovino soltanto strutture dignitose, ma l’affetto di chi sa prendersene cura, di chi è capace di farli sentire ancora persona, di chi sa spendere del tempo per ascoltarli raccontare storie interminabili, che a volte possono apparire noiose, ma che sono la memoria di tante fatiche e di tante scelte eroiche. E aiuta tutti noi a non disprezzare nessuno perché non rientra più nei parametri della giovinezza, della bellezza, della forza fisica ed intellettuale, nella certezza che tu sei presente in ciascuno e che ritieni fatto a te tutto ciò che facciamo a questi nostri fratelli.

Tutti Se tutte le lacrime degli uomini, delle donne, degli anziani e dei bambini che hanno pianto e che piangonosi potessero raccogliere insieme, non basterebbero gli oceani a

contenerle. E se si raccogliessero tutte le tue lacrime,Signore, non basterebbe nemmeno l’universo.Tu non sei un Dio indifferente al nostro dolore.Ti preghiamo, libera il nostro cuore dall’odio fraterno,dall’indifferenza e da ogni forma di egoismo e di prevaricazione.

Signore, ti preghiamo per tutti gli anziani abbandonati dalle loro famiglie, fa che possano ritrovare la felicità e il calore di una volta e dona loro, con il tuo amore, la pace nel presente e la serenità di una vita migliore nel futuro. Per questo noi ti preghiamo…”

Giacinto C. Sabino M.

CANONE

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XIV STAZIONEGESÙ VIENE POSTO NEL SEPOLCROPREGHIAMO PER TUTTI NOI, SEPPELLITI DA TANTI PECCATI E PAURE

Dal Vangelo di Marco (15, 46)Giuseppe allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

RiflessioneA conclusione di questa Via Crucis, in cui guardando a te, crocifisso per amore, Signore, abbiamo fatto scorrere davanti ai nostri occhi le immagini di tanti crocifissi, abbiamo sentito nel cuore l’amarezza di essere noi gli artefici di tante crocifissioni, abbiamo cercato di accompagnare tanti nostri fratelli con la nostra preghiera e col desiderio di un rinnovamento della nostra e della loro vita. E insieme abbiamo contemplato la fedeltà della tua tenerezza e della tua consolazione. Ora vogliamo, ancora una volta, presentarti tutta la nostra miseria e tutta la nostra speranza perché non possiamo dimenticare le tue parole di misericordia: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.Tiraci tutti fuori, Signore, dai sepolcri dei nostri peccati, delle nostre paure, dei nostri tradimenti, dei nostri errori. Tira fuori noi e tutti i nostri fratelli dai sepolcri in cui abbiamo seppellito i nostri talenti e la nostra creatività. Facci uscire dalle nostre case in cui ci siamo rinchiusi davanti al computer e al televisore, dalle nostre sacrestie in cui cerchiamo spesso un contatto con te che non si trasforma in vita, dalla nostra fuga nel privato perché abbiamo paura di sporcarci le mani, dalla facile tentazione di affacciarci soltanto alla finestra, in attesa di condannare gli errori di chi si affatica per la strada. Facci capire che anche per noi e per tutti è possibile una resurrezione, perché tu sei morto proprio per noi peccatori e sei voluto penetrare nelle tenebre del sepolcro proprio per liberarci dalle nostre miserie. Scuoti l’aridità con cui noi spesso ascoltiamo la tua Parola, l’abitudine con cui ci accostiamo ai Sacramenti, la stanchezza con cui viviamo la realtà ecclesiale, l’occasionalità della nostra carità. Riempi il cuore di tutti della tua speranza e convincici che nulla è perduto per la nostra salvezza, perché anche dal buio, per la tua grazia, può sgorgare una vita nuova e luminosa.

Tutti Con te nel sepolcro, Signore, dormono le nostre speranze.Attendono una tua parola e tutto diventerà possibile.Siamo sicuri che con te niente è finito,niente resta chiuso per sempre. Tutto è chiamato a rinascere.A passare dalla morte alla vita.Donaci, Signore, la capacità di saper attendere,di saper aspettare il ritorno della luce, il risveglio della gioia.Per non farci smarrire nel buio dell’attesa,fa’ che questa notte senza stelle passi senza paura e che,ancora svegli, vediamo spuntare all’orizzonte l’aurora della vita.

O grande Signore, io odo nel vento la Tua voce che da respiro a tutto il mondo. Ascoltami, sono debole e piccolo ed ho bisogno della Tua forza e della Tua saggezza. Lasciami avanzare verso tutto ciò che è bello, e fa che anche i miei occhi possano

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vedere sempre i colori del tramonto, fa che le mie mani rispettino tutte le cose che hai creato, che le mie orecchie siano pronte a udire la Tua voce.Rendimi saggio, perché io possa capire le cose che hai insegnato al Tuo popolo. Permettimi di imparare la lezione che hai celato in ogni foglia ed in ogni pietra. Voglio essere forte non per essere superiore a mio fratello, ma per combattere il mio più grande nemico: me stesso! Fa che io sia sempre pronto a presentarmi a Te con mani rette e sguardo sincero, così che quando la vita svanirà nel dissolversi del tramonto, il mio spirito possa venire a Te senza vergogna.

Artan K.

CANONE

XV STAZIONEGESÙ RISORGEALLELUIA

Dal Vangelo di Luca (24, 1-6)Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato».

GESTO DI CARITÀ

PREGHIERA FINALE

Cel. Resta con noi, Signore!Con queste parole i discepoli di Emmausinvitarono il misterioso Viandante a restare con loro, mentre volgeva al tramonto quel primo giorno dopo il sabatoin cui l’incredibile era accaduto. Secondo la promessa, Cristo era risorto; ma essi non lo sapevano ancora.

Tutti Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi!Resta con noi, amico fedele e sicuro sostegnodell’umanità in cammino sulle strade del tempo!Tu, Parola vivente del Padre,infondi fiducia e speranza in quanti cercanoil senso vero della loro esistenza.Tu, Pane di vita eterna, nutri l’uomo affamato di verità, di libertà, di giustizia e di pace.Rimani con noi, Parola vivente del Padre, ed insegnaci parole e gesti di pace.Anche noi, uomini e donne del terzo millennio,abbiamo bisogno di Te, Signore risorto!Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi.Sostienici, Ti preghiamo, nel nostro cammino.In Te noi crediamo, in Te speriamo,perché Tu solo hai parole di vita eterna.

(Giovanni Paolo II)45

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BENEDIZIONE

CANTO FINALE

Proposta di itinerario quaresimale per i ragazzi

a cura della Diocesi di Verona (PDF nel CD)

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(pasto dei ragazzi di Dodola - foto inviata da don Vito Cicoria)

QUARESIMA DI CaritàIV DOMENICA DI QUARESIMA

I SOGNI DELLA PICCOLA COMUNITÀ CATTOLICA DI DODOLA IN ETIOPIA

CON DON VITO CICORIA PRESBITERO FIDEI DONUM DIOCESI DI BARI-BITONTO

Come ogni anno la Quarta domenica di Quaresima rappresenta nell’itinerario verso la Pasqua una tappa speciale in cui tutte le comunità della nostra Arcidiocesi (parrocchie, associazioni e movimenti, santuari, istituiti religiosi, etc.) esprimono con un generoso gesto di carità la propria partecipazione alle speranze e alle attese di una particolare situazione di vita.

Scrive il nostro Arcivescovo nella lettera pastorale a proposito della donna Samaritana: “Si sa che l’amore pre-tende. E il Signore sa che “ora è il tempo favorevole”, ora è il momento di “svegliare” i sogni “dal nido” e farli volare verso un di più. È il tempo della Quaresima di questa donna: chiamata dai pesi del deserto agli orizzonti di una nuova primavera”.

L’Arcivescovo desidera che quanto raccolto nelle chiese della nostra diocesi il 30 marzo ‘14 - IV domenica di quaresima - sia devoluto per la piccola comunità cattolica di Dodola in Etiopia dove si trova don Vito Cicoria, presbitero fidei donum della nostra diocesi.

DESCRIZIONE PROGETTO

Dodola è una città di Provincia della Zona West Arsi, la cui città capoluogo è Shashamanne, da cui dista, in direzione Est, 80 chilometri nello Stato Oromiya, della Repubblica Federale Etiopica. La città è situata in una posizione strategica, sul crocevia di due importanti arterie stradali da poco asfaltate e che uniscono quest'area con Addis Abeba.

Ha una popolazione di circa 30 mila abitanti ed è situata in un vastissimo altopiano che supera i 2.400 metri di altitudine.

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Il clima e il terreno favoriscono la coltivazione del grano e dell'orzo, prodotti da privati e, soprattutto, da aziende statali.

Importante anche è l'allevamento di bestiame che qui trova ampi e fertili pascoli.

La popolazione è di etnia Oromo con lingua e cultura propria. La religione prevalente è quella islamica ampiamente diffusa sia nelle

città che nella campagna dove è presente anche la religione tradizionale. Inoltre, nelle città sono presenti sia la Chiesa ortodossa etiopica sia varie sette protestanti.

La presenza della Chiesa Cattolica a Dodola è minuscola (circa 40 cristiani) e risale solo a 8 anni fa. Qui, le Suore della Carità, meglio conosciute come le Suore di Madre Teresa di Calcutta, con una comunità non permanete iniziarono una presenza mirante a dare sollievo ai molti poveri presenti nella città. A tal proposito acquistarono una casetta costruita su un piccolo terreno di 1000 m2 vicino la strada principale, ora asfaltata, e iniziarono un asilo per un'ottantina di bambini e una Scuola di Taglio e Cucito per venti ragazze socialmente disagiate. Entrambi i progetti erano ospitati in case di fango e paglia.

Con l'arrivo di p. Angelo, attualmente Prefetto di Robe, furono acquistati due lotti di terreno adiacenti il recinto delle suore sia per migliorare le condizioni delle attività didattiche degli alunni dell'asilo sia per iniziare la scuola elementare fino alla IV. Nel frattempo veniva costruita anche una piccola Chiesa con annessa una piccola casa per un futuro parroco residente.

Con l'erezione canonica della Prefettura Apostolica di Robe, l’11 Febbraio del 2012, anche la presenza cattolica di Dodola ha assunto lo status giuridico di parrocchia ed ha avuto come suo primo parroco il sacerdote Diocesano Fidei Donum di Bari, Don Vito Cicoria.

Purtroppo per noi, dal 2014 il Ministero dell'Istruzione ha modificato il piano di studi portando il ciclo educativo di primo grado fino all'ottava classe, per cui ci si è trovati nella necessità di dover costruire altre 5 aule.

Come unica copertura finanziaria abbiamo quella della Provvidenza divina che fino ad ora non ha deluso e quella di tanti cristiani della nostra Arcidiocesi che uniti ai loro pastori e al nostro Vescovo hanno permesso di realizzare già alcuni piccoli sogni di questa piccola chiesa nascente.

Dodola sogna la costruzione di refettorio, cucina e magazzino, la costruzione di 4 aule scolastiche + 1 aula per la biblioteca, l’arredamento degli edifici già realizzati, la costruzione del salone + ufficio parrocchiale, la costruzione degli uffici scolastici, la pubblicazione del materiale liturgico-pastorale prodotto, l’organizzazione di un servizio anziani abbandonati, il miglioramento della produzione agricola con l'introduzione dell'aratro con versoio trainato da asini.

Il nostro contributo sarà un modo concreto per alimentare la speranza in quella realtà a noi cara.

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QUANTO RACCOLTO POTRA’ ESSERE INVIATO:

- Personalmente presso l’Ufficio economato della Curia Arcivescovile;- Opp. tramite bonifico su conto corrente bancario intestato ad

Arcidiocesi di Bari-Bitonto (IT25 A030 6704 0000 0000 0060 858 - Causale: “Quaresima di Carità 2014”)

- Opp. tramite versamento con bollettino postale sul conto corrente postale n. 11938701 intestato a Caritas diocesana –Causale: “Quaresima di carità 2014”)

Sarebbe bello coinvolgere anche scuole e altre realtà sensibili che operano sul territorio parrocchiale condividendo questa apertura missionaria.

Approfitto per augurare a tutti un fecondo tempo di preparazione alla Pasqua dietro a Colui che è per noi la carità stessa di Dio Padre.

Fraternamented. Vito Piccinonna

SE IL CHICCO DI GRANO, CADUTO IN TERRA, NON MUORE, RIMANE SOLO; SE INVECE MUORE, PRODUCE MOLTO FRUTTO

(Gv 12,24)

Proposta di Ritiro spirituale per i Bambini di Prima Comunionea cura del nostro Seminario Diocesano

sulla base del lavoro preparatoper la “Festa della Semina”

dello scorso 18 gennaio 50

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con i ministranti di scuola media

TEMA

È Gesù quel chicco di grano che viene seminato in terra facendosi uomo come noi e che morendo ha dato la vita al mondo (come recita un’invocazione che il Sacerdote prega sottovoce poco prima della comunione). Ciascuno di noi è stato unito a Lui il giorno del nostro Battesimo e consolida questo legame ogni volta che “fa comunione” con Lui.La proposta che qui presentiamo punta su due punti sostanziali:

guardiamo a Gesù, il chicco di grano, che spende la sua vita facendo fino alla fine la volontà del Padre e donandola per noi;

guardiamo a noi chiamati ad accogliere questo “chicco di grano” che viene “seminato” in noi.

TEMPI1. Il ritiro si snoda su un primo momento di catechesi comunitario

annunciando la storia di questo speciale “chicco di grano” rileggendo la vita di Gesù con la metafora del chicco di grano avvalendosi volendo di qualche supporto video o audio.

2. Un secondo momento introdotto dalla parabola del Seminatore (Mt 13,1-9.18-23) che vede la divisione dei bambini in 4 gruppi magari con un giochino. Ogni gruppo guidato da un catechista/educatore vivrà un piccolo gioco iniziale che rappresenta simbolicamente la situazione del seme descritta nella parabola; il catechista/educatore quindi racconterà ai ragazzi la storia di un Beato anch’essa legata alla stessa situazione del seme della parabola. A conclusione il gruppo può preparare un cartellone con un disegno che rappresenti ciò che ha ascoltato oppure una piccola scenetta sulla storia del Beato.

3. Un terzo momento nuovamente comunitario in cui ciascun gruppo presenta il proprio cartellone o scenetta agli altri e con l’aiuto dei catechisti verrà creata una sintesi tra i 4 percorsi: Gesù, chicco di grano, che viene seminato in noi ci chiede di accoglierlo con gioia e con disponibilità. Viene seminato in noi perché vuole portare in noi tanto frutto e questo frutto diventi un dono per gli altri.

4. Al termine si distribuisce ad ogni bambino un piccolo foglietto intitolato:

“Il frutto che Gesù in me vuole portare…” e che i bambini rimanendo insieme possono scrivere per poi presentare nel momento di preghiera finale del ritiro.

A seguire i 4 giochi e la storia dei 4 Beati del secondo momento.

SEME TRA LE SPINEGioco: divisione in 2 squadreA ogni squadra si danno 5 palloncini

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I palloncini gonfiati si legano ad un filoUno alla volta a mò di staffetta i componenti della squadra dovranno cercare di scoppiare i palloncini con uno stuzzicadente tenuto tra i denti.Testimone: Beato Rolando RiviRolando Rivi nacque il 7 gennaio 1931 a San Valentino, borgo del Comune di Castellarano vicino Reggio Emilia, in una famiglia profondamente credente. Brillante e vivace, con la prima Comunione e la Cresima divenne maturo e responsabile: ogni mattina si alzava presto per servire la Santa Messa e ricevere la Comunione. All’inizio di ottobre del 1942, terminate le scuole elementari, entrò nel Seminario di Marola, vicino Reggio Emilia. Si distinse subito per la sua profonda fede. Amante della musica, entrò a far parte del coro e suonava l’armonium e l’organo.Quando stava per terminare la seconda media, nel 1944, i tedeschi occuparono il Seminario e i seminaristi furono tutti mandati a casa. Rolando continuò a sentirsi seminarista: la chiesa e la casa parrocchiale furono i suoi luoghi prediletti. Ogni giorno, oltre allo studio, la Santa Messa, la preghiera in Chiesa davanti al Tabernacolo, il Rosario. I genitori, spaventati dall’odio partigiano, invitarono il figlio a togliersi la talare; tuttavia egli rispose: «Ma perché? Che male faccio a portarla? Non voglio togliermela. Io sono un seminarista e la talare è il segno che io sono di Gesù».Un giorno, mentre i genitori si recavano a lavorare nei campi, Rolando prese i libri e si allontanò, come al solito, per studiare in un boschetto. Arrivarono i partigiani, lo sequestrarono, gli tolsero la talare e lo malmenarono. Rimase tre giorni loro prigioniero, poi lo condussero in un bosco, presso Piane di Monchio vicino Modena e gli spararono due colpi di rivoltella. Poi, della sua talare, ne fecero un pallone da prendere a calci. Era venerdì 13 aprile 1945. Rolando aveva solo 14 anni. Il 5 ottobre 2013 durante una Celebrazione Eucaristica è stato proclamato Beato e martire perché ucciso per l’odio alla Fede.

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SEME TRA I SASSI

Gioco: divisione in 2 squadreOgni squadra sistema le bottiglie e lattine e va a cercare delle piccole pietruzzeUno alla volta a mò di staffetta i componenti della squadra dovranno cercare di far cadere gli oggetti colpendoli con le piccole pietre.

Testimone: Beata Teresa di CalcuttaMadre Teresa di Calcutta, il cui nome di Battesimo era Agnes, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje nell’ex-Jugoslavia da una famiglia cattolica albanese. A 18 anni decise di entrare nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto. Nel 1931 la giovane Agnes a 21 anni emette i primi voti prendendo il nuovo nome di suor Mary Teresa del Bambin Gesù e per circa vent’anni insegnerà storia e geografia alle ragazze di buona famiglia nel collegio delle suore di Loreto nella zona orientale di Calcutta. Oltre il muro di cinta del convento c’era Motijhil con i suoi odori acri e soffocanti, uno degli slum più miserabili della megalopoli indiana. Era l’altra faccia dell’India, un mondo a parte per lei, almeno fino al 10 settembre 1946, quando avvertì la “seconda chiamata” mentre in treno andava agli esercizi spirituali.Durante quella notte una frase continuò a martellarle nella testa, il grido dolente di Gesù in croce: “Ho sete!”. Un misterioso richiamo che col passare delle ore si fece sempre più chiaro e pressante: lasciare il convento per i più poveri dei poveri. Suor Teresa lasciò il convento con cinque rupie in tasca e il sari orlato di azzurro delle indiane più povere il 16 agosto 1948. "I thirst" (ho sete), c’è scritto sul crocifisso della Casa Madre e in ogni cappella – in ogni parte del mondo – di ogni casa della famiglia religiosa di Madre Teresa. Questa frase, il grido dolente di Gesù sulla croce che le era rimbombato nel cuore la fatidica sera della "seconda chiamata", costituisce la chiave della sua spiritualità.La figura minuta di Madre Teresa, il suo fragile fisico piegato dalla fatica, il suo volto solcato da innumerevoli rughe sono conosciuti e ricordati in tutto il mondo. Attiva e contemplativa al tempo stesso, lei amava definirsi "la piccola matita di Dio", una matita che ha colorato il mondo con amore, generosità, servizio donato a migliaia e migliaia di perone soprattutto poveri. Madre Teresa è morta a Calcutta la sera di venerdì 5 settembre 1997, alle 21.30. Aveva 87 anni. Il 19 ottobre 2003 è stata proclamata Beata.“Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo – lei diceva – , se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati”.

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SEME SULLA STRADA

Gioco: divisione in 2 squadreOgni squadra disegna con il gesso sull’asfalto una scritta o un disegno abbastanza grandeUno alla volta a mò di staffetta (uno ogni 5 secondi) i componenti della squadra dovranno cercare di cancellare il lavoro dell’altra squadra

Testimone: Beato Pino Puglisi

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta.Entra nel seminario di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote il 2 luglio 1960 a 23 anni. Nel 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida di mafia - dove negli 8 anni che rimane riuscì a riconciliare le famiglie tra loro con la forza del perdono.Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e direttore del Centro diocesano vocazioni e contemporaneamente insegnava matematica e religione presso varie scuole. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco di San Gaetano, a Brancaccio, e assume anche l'incarico di padre spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. La sua attenzione a Brancaccio si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa e, in soli tre anni di intensa sua attività, la mafia si vede progressivamente privata di manovalanza e, soprattutto, di consenso popolare da quel prete che ben presto diventa una sgradita “interferenza” e che raccoglie i giovani in un centro, intitolato “Padre Nostro”, dove fa ripetizione ai bambini poveri, destinati a un futuro di disagio o di asservimento alla potenza dei boss. A tutti ripete che “da soli, non saremo noi a trasformare il quartiere. Noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualcosa, e se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto…”. Cominciano ad arrivare i primi avvertimenti, ma don Pino non era tipo da lasciarsi intimorire: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”, denunciò in chiesa. È in questo contesto che viene decretata la sua condanna a morte da parte della mafia. La sera del 15 settembre 1993, suo 56° compleanno, don Pino fu avvicinato da alcuni uomini che fingendo una rapina, gli spararono un colpo di pistola alla testa. È stato chi ha premuto il grilletto a rivelare che don Pino gli sorrise e disse: “Me l’aspettavo”. Dopo vent’anni la Chiesa ha riconosciuto la morte di don Puglisi come martirio “in odio alla fede” e l’ha proclamato Beato sabato 25 maggio 2013 a Palermo durante una Celebrazione Eucaristica.

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SEME NEL TERRENO BUONO

Gioco: divisione in 2 squadreOgni squadra deve costruire un castello di carte.Vince la squadra che riesce a costruire nel tempo fissato il castello più alto-È possibile fare più manche.

Testimone: Beata Elia di san Clemente

Terzogenita di Giuseppe Fracasso e Pasqua Cianci, Teodora nacque a Bari il 17 gennaio 1901, venendo battezzata quattro giorni dopo nella chiesa di San Giacomo a Bari vecchia.A 5 anni, Teodora affermò di avere visto in sogno una bella “Signora” che si aggirava tra filari di gigli fioriti, prima di sparire all'improvviso in un fascio di luce e Teodora promise alla “Signora” di diventare monaca.L'8 maggio 1911 ricevette la Prima Comunione; la notte precedente sognò Santa Teresa di Gesù Bambino che le predisse “sarai monaca come me”. .Periodicamente, riuniva le amiche per pregare insieme, leggere il Vangelo, le vite dei santi ed in particolare l'autobiografia di Santa Teresa di Gesù Bambino.Verso la fine del 1917, il suo confessore la indirizzò al monastero del Carmelo di San Giuseppe di Bari dove Teodora entrò l'8 aprile 1920. Oltre a Santa Teresa di Gesù, prese come sua guida Teresa di Gesù Bambino e fece la professione solenne l'11 Febbraio 1925.Il suo cammino non fu mai facile; nel gennaio del 1927 fu colpita da una forte influenza che la debilitò molto e suor Elia cominciò ad accusare frequenti mal di testa di cui non si lamentava e che sopportava senza prendere alcun medicinale.Quando, il 21 dicembre, iniziò ad accusare anche una forte febbre ed altri disturbi, pensò che si trattasse di uno dei soliti malesseri, ma la situazione peggiorava di giorno in giorno, ma solo il 25 furono convocati al capezzale dell'inferma due medici, che constatarono l'irreversibilità delle sue condizioni.Suor Elia morì alle 12.00 del 25 dicembre 1927, realizzando ciò che aveva detto: “Morirò in un giorno di festa”. I funerali furono celebrati il giorno successivo dall'Arcivescovo di Bari, monsignor Augusto Curi, alla presenza dei suoi familiari e di moltissima gente accorsa per visitare la salma.Il rito della beatificazione si è svolto il 18 marzo 2006 durante una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Bari presieduta dall’Arcivescovo Francesco Cacucci di Bari-Bitonto.

PREGHIERA

Cel. O Padre, manda il Tuo Spirito, perché ci aiuti a comprendere l’importanza di avere sempre accanto a noi il dono della Tua Parola, che è Luce e guida nel cammino della vita. Per Cristo nostro Signore.

Tutti Amen.

Guida Invochiamo ora lo Spirito Santo, perché scenda su di noi. 55

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CANTO ALLO SPIRITO SANTO

Vieni, vieni, Spirito d'amore ad insegnare le cose di Dio.Vieni vieni Spirito di pace a suggerir le cose che Lui ha detto a noi.

* Vieni, Santo Spirito, illumina ciò che in me è buio.

* Vieni, Santo Spirito, ravviva in me la fiamma della Tua Parola.

* Vieni, Santo Spirito, accogli le mie difficoltà.

* Vieni, Santo Spirito, perdona tutti i miei peccati.

* Vieni, Santo Spirito, fammi desiderare di viver bene questo ritiro.

Vieni, vieni, Spirito d'amore ad insegnare le cose di Dio.Vieni vieni Spirito di pace a suggerir le cose che Lui ha detto a noi.

Guida Ora accogliamo la Parola di Gesù.

Dal Vangelo secondo Matteo (13,1-9.18-23)E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda».Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».

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