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Un film documentario di Aluk Amiri, Hamed Dera, Hevi Dilara, Zakaria Mohamed Ali, Dagmawi Yimer PRESS BOOK presenta Cinque storie di vita quotidiana ambientate in città molto diverse tra loro, Venezia, Milano, Roma, Portici e Napoli: scenari noti che ospitano volti e sguardi nuovi. Aluk, Hamed, Dag, Hevi e Zakaria hanno seguito un percorso di video formazione promosso dall’Archivio delle memorie migranti, col sostegno di Open Society Foundations e lettera27, e, con questi strumenti, si sono serviti di una telecamera per guardare all’accoglienza da un’altra prospettiva e restituire voce alle memorie migranti. Il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, il film sarà presentato in contemporanea in cinque città: Milano, Roma, Napoli, Venezia, Verona. L’Archivio delle memorie migranti (AMM) raccoglie le memorie di chi arriva in Italia per necessità o scelta: mira a riunire ricercatori, filmmaker e testimoni migranti nella produzione di narrazioni orali e scritte, in forma testuale e audiovisiva. IN BENVENUTI ITALIA

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Un film documentario di

Aluk Amiri, Hamed Dera, Hevi Dilara, Zakaria Mohamed Ali, Dagmawi Yimer

PRESS BOOK

presenta

Cinque storie di vita quotidiana ambientate in città molto diverse tra loro, Venezia, Milano, Roma, Portici e Napoli: scenari noti che ospitano volti e sguardi nuovi. Aluk, Hamed, Dag, Hevi e Zakaria hanno seguito un percorso di video formazione promosso dall’Archivio delle memorie migranti, col sostegno di Open Society Foundations e lettera27, e, con questi strumenti, si sono serviti di una telecamera per guardare all’accoglienza da un’altra prospettiva e restituire voce alle memorie migranti. Il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, il film sarà presentato in contemporanea in cinque città: Milano, Roma, Napoli, Venezia, Verona. L’Archivio delle memorie migranti (AMM) raccoglie le memorie di chi arriva in Italia per necessità o scelta: mira a riunire ricercatori, filmmaker e testimoni migranti nella produzione di narrazioni orali e scritte, in forma testuale e audiovisiva.

inBenvenuti italia

BENVENUTI IN ITALIA: IL FILM Cinque cortometraggi scritti, girati e diretti da ragazze e ragazzi immigrati in Italia. Un mosaico di piccole storie accomunate dalla ricerca di uno sguardo interno sulla condizione migrante e, insieme, un ritratto composito dell’Italia e del suo sistema di accoglienza riflesso negli occhi di chi arriva. BENVENUTI IN ITALIA è un film documentario in cinque episodi girato a dieci mani, prodotto dall’Archivio delle memorie migranti con il sostegno dell’Open Society Foundations e della Fondazione lettera27, in collaborazione con Asinitas e Circolo Gianni Bosio. Gli autori del film, provengono da mondi lontani tra loro e sono stati selezionati indipendentemente dalla loro esperienza nel campo degli audiovisivi. Molti di loro non avevano mai preso una telecamera in mano. Dopo un percorso di formazione, hanno scelto di ambientare le storie nei diversi contesti del loro arrivo.

Aluk Amiri, giovane afghano giunto in Italia all’età di quindici anni, racconta i tormenti del giovane Nasir, suo alter ego, nel giorno del suo diciottesimo compleanno in un appartamento messo a disposizione dal Comune di Venezia per i rifugiati politici. Zakaria Mohamed Ali, costretto a lasciare Mogadiscio dopo l’omicidio del suo maestro di giornalismo e di altri colleghi, dà voce ai sogni di gloria di Dadir, campione di calcio affermato nel suo paese e oggi costretto a viaggiare senza biglietto da Milano a Roma per giocare con la ‘nazionale somala di Roma’. Hevi Dilara, rifugiata curda, racconta lo spaesamento di una giovane famiglia appena sbarcata in un centro di prima accoglienza di Ercolano.

Il burkinabé Hamed Dera riprende l’attività e gli ospiti della pensione “chez Margherita”, punto di riferimento della comunità burkinabé a Napoli, prima della sua imminente chiusura. Il filmmaker e rifugiato etiope Dagmawi Yimer segue il mediatore culturale e attore senegalese Mohamed Ba mentre rievoca quando, in una bella giornata di sole, uno sconosciuto decide di accoltellarlo davanti alla fermata dell’autobus.

BENVENUTI IN ITALIA: IL PROGETTO, LE COLLABORAZIONI I cinque autori sono stati selezionati a gennaio 2011. A febbraio hanno partecipato a un corso pratico intensivo di sensibilizzazione al cinema documentario al termine del quale ciascuno di loro ha realizzato un breve cortometraggio. A marzo e aprile hanno individuato i personaggi e le storie da raccontare, e scritto un soggetto. Per le riprese, eseguite in quattro diverse città italiane tra fine aprile e agosto, sono state formate delle piccole crew di due persone: ciascun ragazzo ha curato le riprese della propria storia e fatto il suono dell’episodio girato dall’altro. In questa fase sono stati affiancati da un tutor, che ha aiutato la logistica e facilitato le riprese. Successivamente tutti e cinque hanno partecipato al montaggio del loro episodio per alcune settimane, affiancando due esperte montatrici.

Al progetto ha partecipato anche Svonko Djordjevic: nato a Roma, cresciuto nel campo rom di via dei Gordiani tra la Casilina, la Prenestina, Centocelle e Pigneto, a tutti gli effetti “italiano”, Svonko non ha ricevuto la cittadinanza e vive grazie a un permesso di soggiorno. Nell’ambito del progetto ha girato il corto “Da dove vengo io”, in corso di ultimazione, presto disponibile sul sito di AMM. BENVENUTI IN ITALIA si è avvalso di alcune preziose collaborazioni:

Renaud Personnaz, ha curato il corso di sensibilizzazione al cinema documentario e la formazione di base. È operatore e direttore della fotografia, in Francia e in Italia, su film documentari e di finzione. Ha lavorato con registi come Martone, Ciprì e Maresco, Soldini, Di Costanzo, Lo Cascio. Ha diretto alcuni documentari, tra i quali Le bœuf sous le toit, Au-delà des notes e Opera oscura. Da dieci anni collabora agli Ateliers Varan, scuola di formazione pratica al documentario, nata a Parigi nel 1981 da un’idea di Jean Rouch. Aline Hervé, montatrice francese di stanza in Italia, ha lavorato con Pietro Marcello, Paolo Pisanelli, Angelo Loy. Ha montato decine di documentari, tra cui Pinocchio Nero, Don Vitaliano, Il passaggio della linea e Una scuola italiana. Lizi Gelber,  nata e cresciuta in Italia da genitori americani, ha lavorato al montaggio di lungometraggi a Roma, Los Angeles (in opere di Altman, Cimino, Polanski, Sergio Leone) e poi a Parigi, dove ha lasciato il cinema per dedicarsi al documentario. Tra gli altri, ha montato The Agronomist  di Jonathan Demme. Su questa esperienza ha scritto:

“Nei documentari ho l’impressione di poter combinare il mio mestiere di racconta-storie con il bisogno di fare qualcosa, nel mio piccolo, qualcosa di utile ed appassionante. Spesso nei documentari si vorrebbe raccontare una storia da UN ALTRO punto di vista,  poco conosciuto e non scontato. Sotto quest’ aspetto BENVENUTI IN ITALIA è stato un momento privilegiato di scambio intenso da cui ho imparato molto… sia umanamente che come professionista”.

Saba Anglana, cantante di origine etiope, ha messo a disposizione del film una canzone del suo nuovo album in uscita, “Xamar” (courtesy AMREF/Verosound). Nata a Mogadiscio da mamma etiope e padre italiano, laureata in Storia dell’Arte, ha al suo attivo due dischi: Jidka (Egea, 2008) e Biyo (World Music Network, 2010).

Desislava Valentinova Stoichkova, 27 anni, ha curato il backstage fotografico del progetto, realizzato il logo e tutti i materiali grafici di comunicazione di AMM. È nata e si è laureata a Sofia, e vive in Italia da circa tre anni. Fotografa e grafica di talento, attualmente è in cerca di un’occupazione. BENVENUTI IN ITALIA è un progetto di Giulio Cederna e Alessandro Triulzi, coordinato da Dagmawi Yimer e Federico Triulzi.

BENVENUTI IN ITALIA: GLI AUTORI SI RACCONTANO

ALUK AMIRI: Sono nato nel 1990 in un villaggio di Hazara a qualche chilometro da Ghazni, in Afghanistan. Lì ho vissuto con la mia famiglia, come tanti in mezzo a mille guerre, studiando, lavorando come pastore ed aiutante assieme ai miei fratelli a fianco di mio padre “contadino”, fino all’età di 10 anni. Alla fine del 2001 a causa della dura guerra ho cominciato a lavorare in un hotel per sopravvivere, fino a quando, a 11 anni e mezzo, sono fuggito in Iran, dove sono rimasto per 4 anni lavorando clandestinamente in una fabbrica di marmi. Dopo anni senza identità, dato che il Governo Iraniano non dava nessun documento, rimpatriavano molti miei connazionali nell’ inferno Afghanistan. Per paura di non essere rimpatriato e per il desiderio di conoscenza e di libertà,

fuggii nuovamente. Solo e senza documenti, dopo più di 8 mesi di viaggio, di notte sui confini ghiacciati, e di giorno nascondendomi nelle grotte di montagna o nelle stalle delle mucche, arrivai in Turchia, da dove mi imbarcai clandestinamente e, alla fine, giunsi “per caso” a Venezia il 31 luglio 2006. Qui, a 15 anni e mezzo, ho studiato l’italiano e ho ripreso gli studi interrotti da bambino. Nell’Ottobre 2006 conobbi casualmente un gruppo di giovani cineasti afgani che avevano partecipato al Venice Film Festival. Questi stessi mi proposero di partecipare, come attore-protagonista, alla realizzazione di un loro film, prodotto dal Comune di Venezia: “La ragazza di Venezia” di Mohammed Khadem Haidari (della durata di 30 minuti). Continuando gli studi, ho collaborato con diverse associazioni e gruppi appassionati di cinema, facendo varie esperienze cinematografiche e partecipando a corsi di formazione. Nel 2007 ho lavorato con tanti altri ragazzi per conoscere e far conoscere le esperienze dei giovani, nuovi cittadini, provenienti da paesi diversi, per il corto-documentario “Storie(stra)Ordinarie” di Raffaella Rivi (della durata di 30 minuti). Mentre continuavo a frequentare una scuola per elettricisti, nel 2008 realizzai il mio primo cortometraggio video arte “Nei sogni dei miei piccoli sogni” (della durata di 8’09”) nell’ occasione del festival “Spighette Slacciate” a Venezia, vincendo il premio speciale. Nel 2009 partecipai alla 7° edizione del Film Festival Internazionale dei cortometraggi “CinemadaMare”, durante il quale ebbi la possibilità di girare alcuni corti, tra cui “Alla ricerca di una CASA” (della durata di 4’38”). In seguito, nel 2010, partecipai alla “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia” nella sezione “Premio città di Venezia” con il video arte “Nei sogni dei miei piccoli sogni” e il cortometraggio “Alla ricerca di una CASA”. Nello stesso anno ho conseguito il Diploma Statale di elettrotecnica, e mi iscrissi alla Ragioneria serale per adulti. Tutt’oggi sto per finire la maturità, che mi permetterà di accedere all’Università, ricerche, conoscenza e libertà. Intanto continuo anche a collaborare come interprete di lingue e nella produzione e formazione nella mia passione per il cinema. Nel 2011, tra tanti premi, ho ricevuto quello della giuria per il corto “Alla ricerca di una CASA” nell’ambito del concorso “SGUARDO ALTRO”. La passione continua e fare emozionare le persone è il mio obiettivo, oltre che quello di stimolare domande e curiosità che trovano poi uno spazio nello scambio di idee e nella discussione lavorando insieme.

HAMED (MAHAMADY) DERA: Mi chiamo Dera Mahamady e sono nato a Daoukro, in Costa d’Avorio, il 7 agosto 1978, ma sono originario del Burkina Faso. Mio padre era un coltivatore di cacao, caffè e mais. E’ morto quando avevo quattro anni, lasciando me e i miei cinque fratelli a vivere con nostra madre a Ouaga nel Burkina Faso. Qui sono andato a scuola e ho preso il mio primo certificato di studio.Il paese dove vivevo è uno dei più poveri al mondo e quello natale per molti anni è stato sconvolto da una guerra. Così ho pensato che dovevo venire in Europa per cercare un futuro. Nel mio paese avevo fatto del commercio ambulante, ma con la guerra non ce n’era più. In Francia sono entrato con un visto per il commercio. Poi una donna africana che ho

incontrato mi ha detto che in Italia avrei potuto richiedere asilo politico. Così sono venuto in Italia, prima a Treviso per un po’, e poi a Napoli.Quando sono arrivato a Napoli, sono andato a vivere nel ‘ghetto’ di Pianura, è cominciata la guerra.

A Pianura gli immigrati dormono in case abbandonate e la gente del posto ti guarda male, e pensa, ma perché non se ne tornano al loro paese? Ogni mattina per cercare lavoro mi reco alla Piazza di Quarto (Flegreo). Quando non trovo lavoro, me ne torno nel ghetto; se trovo del lavoro, un boulot qualunque, la paga è di 30 euro al giorno. Quando viene il momento della raccolta di pomodori, vado nel Foggiano, poi, dopo la stagione della raccolta, torno a Napoli e ricomincio a cercare il lavoro in “Piazza”. Per un po’ ho lavorato ai Quartieri Spagnoli, ora faccio servizi in un ristorante.Mi piacerebbe raccontare in un film quello che ho vissuto a Napoli e a Foggia, nei ghetti degli immigrati, dove si combatte una guerra senza tregua, senza riguardi.Vi potete immaginare un immigrato che scappa dal suo paese per sfuggire alla guerra e alla povertà? Vi immaginate un rifugiato che richiede asilo politico e si trova per strada a vendere fazzoletti? Vorrei molto partecipare al vostro progetto. Da bambino sognavo di diventare un cineasta e di poter partecipare al Festival del Cinema Africano a Ouagadougou. Spero che il grande sogno diventi realtà.

HEVI DILARA: Hevi è un nome kurdo, vuol dire speranza ma sui documenti ho un altro nome, Bengin Aksu. Sono nata in Turchia. Come formazione scolastica ho fatto il liceo tecnico classico. Vivevamo in un paesino che si chiama Cobankoyu, ma fu distrutto dai militari turchi nel 1994 perché i militari accusavano gli abitanti di favoreggiare il movimento kurdo.A me piaceva molto cantare, cantavo perché sono cresciuta con il divieto di usare la mia lingua. Ovviamente non avevamo più speranze di vita. Non era più possibile continuare a vivere in questo posto, avendo perso tutto, gli uomini, i mariti, i figli. Mio padre è stato portato in caserma con tanti altri e dopo una settimana, appena sono stati rilasciati, una

parte degli abitanti è scappata verso l’Iraq, dove adesso vive in un campo profughi ma non sono bene accetti nemmeno là. Successivamente, in una città turca avevamo creato un gruppo musicale. In una di queste feste siamo stati arrestati, già tante volte ci avevano presi e rilasciati. In prigione cominciarono a torturarci. Dopo averci rilasciato, per un anno mi sono nascosta in Turchia. La mia partenza dalla Turchia è stata la stessa di molti altri. Dopo una lungo esodo sono arrivata in Italia e ho cercato di capire come chiedere asilo e cominciare ad integrarmi. Dopo 7 mesi lamia richiesta di asilo politico è stata accolta. Agli inizi, io non parlavo italiano ma, pian piano, stando in contatto con amici ed amiche italiane, ho imparato la lingua. Non ho fatto la scuola italiana, quella ufficiale, per prendere un diploma; ho imparato così nell’arco degli anni, dei mesi, dei giorni, facendo esperienza di vita.Dopo aver superato la barriera linguistica, restava il problema dell’integrazione. Me lo sto domandando da quando sono nata. Il kurdo deve integrarsi anche nel paese dove è nato ma non riconosciuto? Chi siamo noi? Da dove veniamo e dove andremo? In quanti abbiamo conosciuto i corridoi degli Uffici stranieri delle questure italiane o europee? Kurdi, albanesi, kosovari, algerini, sudanesi, libici, senegalesi e tante altre popolazioni. Quando lasciamo il nostro paese abbiamo tutti lo stesso percorso di vita. Vai

in questura della città dove ti trovi, lasci le impronte digitali, ti fanno foto segnaletiche, ti rilasciano un documento (se sei fortunato subito) e eccoti là, la vita comincia in un altro pianeta, in un’altra cultura. Forse non molto lontana dalla tua. Però prima di tutto bisogna trovare dove dormire e cosa mangiare! Che ne dite?Così ho cominciato a collaborare attivamente con le associazioni kurde per fare informazione a favore del mio paese e del mio popolo. In quanto rifugiata politica, essendo scappata, ho vissuto tutte queste brutte cose, le stesse che ogni giorno vivono altri kurdi. Devo far conoscere soprattutto all’opinione pubblica italiana, alle persone normali che non si occupano di politica, queste sofferenze, voglio essere portavoce della situazione in cui vive il mio popolo. Volevo e dovevo essere la voce del mio popolo. Ho fatto consulente per la storia, la cultura e la lingua kurda, con diverse Università italiane, al Ministero degli Interni e a diverse case editrici di libri internazionali.Ma la mia cultura scorreva nelle mie vene. La cultura per cui ero stata colpevolizzata; il canto, il ballo, i costumi, il cinema e lo spettacolo. Ero la colpevole che amava la sua cultura! Da allora con degli amici italiani abbiamo deciso di trasformare il mio dolore in una espressione di amore e di gioia, ma anche di far conoscere la mia cultura tramite la musica, lo spettacolo e il cinema. Allora abbiamo creato l’associazione Europa Levante. Lo specchio e l’unione delle culture, l’integrazione, ma anche la dignità della propria cultura. Ho organizzato diversi incontri di informazione e confronto su temi relativi ai diritti civili, libertà fondamentali e cultura di pace. Ho scritto varie poesie nella mia lingua e un’unica poesia in italiano nel ’98. Per le mie poesie sono stata premiata diverse volte. Sono Direttrice artistica del Film festival Kurdo “Heviya Azadiye/Speranza di libertà”. I media italiani descrivono il fenomeno dell’immigrazione con toni prevalentemente cupi e con poche sfumature presentano l’immigrazione come un problema di emergenza, o una minaccia per la sicurezza. Per questo motivo, gli italiani di fronte agli stranieri, appaiono spesso spaventati. Gli immigrati sono sempre osservati e quasi mai osservatori. Per questo motivo ho deciso di partecipare a un progetto cosi prezioso che cerca di rappresentare lo specchio della vita di alcuni di noi, immigrati o rifugiati politici. Come me ci sono migliaia di stranieri integrati che sentono la propria patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi su una carta geografica.

ZAKARIA MOHAMED ALI: Mi chiamo Zakaria Mohamed Ali. Sono nato a Mogadiscio, Somalia, il 1° giugno 1986. In Somalia ho svolto la professione di giornalista freelance e ho avuto anche esperienze di correzione di bozze e di impaginazione.Il lavoro di giornalismo svolto a Mogadiscio mi ha portato più volte a rischiare la vita. Ho perso amici e colleghi e con grande dolore anche il mio maestro di giornalismo Mahad Ahmed Elmi. In questo momento la cosa più importante per me è realizzare un sito web che parli della situazione reale in Somalia, un sito che pubblichi tutte le cose che stanno succedendo in Somalia. Ho degli amici che stanno lavorando in situazioni rischiose. In qualche modo mi sento di lavorare con loro. Ho bisogno di

costruire una Web TV o un sito web che parli della libertà e della situazione in Somalia, perché i giornalisti in Somalia hanno molta difficoltà a raccontare le loro problematiche.I problemi sono tanti, ma soprattutto, c’è molta violenza. C’è molta violenza su donne e bambini. Il 10 agosto 2007, di mattina, hanno ucciso il mio maestro Mahad Ahmed Elmi. Il sito che vorrei costruire racconterà le cose che stanno succedendo in Somalia, la realtà del paese in cui sono nato e cresciuto. All’Unione Europea, a tutta la società italiana, al governo italiano, ai servizi sociali, ai centri di accoglienza e alle persone che lavorano con gli immigrati vorrei dire: ‘’Non è facile abbandonare o lasciare il paese di origine, non è facile vivere con la diversità. Guardate indietro, pensate alle persone che sono rimaste in Libia o in Grecia, pensate al perché hanno lasciato la loro terra, a dove sono adesso, dove sono le persone che hanno perso la vita nel mare e nel deserto, e al perché l’Italia sta continuando a respingere quegli immigrati che hanno perso la vita (e che continuano a morire ogni giorno per arrivare in Europa)”.Vorrei continuare a lottare in qualsiasi modo e continuare a parlare e raccontare le nostre storie. Stavo fuggendo! ma ho potuto scrivere tutto il percorso che facevamo, tutto il viaggio che stavo facendo. Mentre proseguivo il viaggio da Mogadiscio a Roma, scrivevo tutte le cose che succedevano. Ho

fatto qualche intervista alle donne, ai ragazzi somali: “Perché stiamo rischiando la nostra vita, perché stiamo lasciando la nostra terra, perché non possiamo cambiare nulla?”. Nessuno di loro mi ha risposto. Ho domandato ad Abdikarim, uno dei ragazzi somali che era con noi nel deserto: ‘’Siamo sicuri che riusciremo ad arrivare fino in Europa?’’ mi ha risposto no, ma sentivamo che ci saremmo riusciti, perché non potevamo tornare indietro e non potevamo rimanere in Libia; o saremmo morti o saremmo arrivati in Europa!”A fuggire dall’inferno della Somalia siamo tanti. Nel dicembre 2007 sono scappato da Mogadiscio per raggiungere le coste di Lampedusa nell’agosto del 2008. Quando lasciavo la mia città (Mogadiscio) non avevo un idea chiara su dove andare, non sapevo se potevo arrivare fino qui in Italia o no, avevo solo paura ed ero spaventato! Ho lasciato Mogadiscio il 2 dicembre 2007. La mia è stata un’odissea fra Somaliland, Etiopia, Sudan e finalmente la Libia, dove ho racimolato i soldi per l’ultimo viaggio della speranza: destinazione Italia.In Italia, sono arrivato il 13 agosto 2008 a Lampedusa. Il 23 agosto 2008 sono arrivato a Roma, al Centro di seconda accoglienza ‘Enea’, con altri ottantadue ragazzi somali e un ragazzo eritreo. Ho ottenuto lo status di rifugiato politico. Questo significa che fin quando non vi rinuncerò non potrò più tornare nel mio paese. In Italia ho studiato la lingua italiana e approfondito le mie conoscenze di informatica. Ho lavorato con la Fondazione Mondo Digitale (FMD) come operatore di sala d’informatica in un centro di prima accoglienza per rifugiati a via Pietralata.Fondamentale per la mia progressiva integrazione in Italia saranno gli studi che ho deciso di intraprendere qui a Roma prossimamente e soprattutto il coronamento del mio sogno: praticare la mia originaria professione di giornalista.Per il momento faccio delle belle attività che mi piacciono, soprattutto lavoro con i rifugiati in un centro di accoglienza a via Prenestina, dove ci sono 459 utenti. Mi piace stare e lavorare con loro, mi sento uno di loro e per me è molto facile comunicarci. Posso raccontare le loro storie, ho vissuto due anni nel centro Enea, dove vivono molti rifugiati da Afghanistan, Somalia, Eritrea, Sudan e tanti altri paesi, ho approfondito e so raccontare tante cose su di loro.Voglio condividere con tutti coloro che leggono la mia biografia una cosa molto importante… sono preoccupato per il futuro dei giovani immigrati e rifugiati, voglio salutare da qui chi si trova nel letto di un centro, chi è da solo ed è in preda alla tristezza e all’angoscia, chi ha dovuto lasciare le proprie terre per scappare da violenze e atrocità, chi ha lasciato i cari, i papà e le mamme che non potranno festeggiare coi loro bambini quando ci sono le feste, chi non ha una casa e stasera sta cercando un posto per ripararsi, chi recentemente ha perso una persona cara e si sente abbandonato, chi ha perso il maestro che era la strada per realizzare il suo sogno di diventare un vero giornalista, e saluto tutte le persone che lottano tutti giorni per la libertà e i loro dritti.Un’ultima cosa: non dimentichiamo la questione di meritarsi il bene e l’accoglienza. Chi arriva in Italia e ha rischiato la vita per arrivare in Europa merita di essere conosciuto, merita di essere accolto, merita di dare una risposta vera, perché no?, la risposta è che ci è costato molto arrivare in Italia, abbiamo rischiato molto la nostra vita, e chi ha bisogno di un aiuto dev’essere aiutato perché ne ha bisogno.Voglio concludere così: cari rifugiati, ovunque vi trovate non perderete niente, ovunque troverete la libertà che state cercando.

DAGMAWI YIMER: sono nato ad Addis Abeba, in Etiopia, dove ho vissuto fino ai gravi disordini delle elezioni del 2005 che hanno portato all’uccisione e al ferimento di centinaia di giovani. E’ stato allora che ho deciso di andarmene: ho attraversato il Sudan e il Sahara, ho conosciuto le carceri libiche, ma sono riuscito venirne fuori e a imbarcarmi per l’Italia. A Lampedusa sono sbarcato nella mattina del 30 luglio 2006. Ho vissuto a Trapani i primi 5 mesi dopo aver ottenuto la protezione umanitaria, quindi mi sono spostato a Roma dove ha avuto la fortuna di partecipare ad un laboratorio di video-formazione all’interno della scuola d’italiano per rifugiati e richiedenti asilo Asinitas in collaborazione con ZaLab. Grazie al corso, nel 2007 ho realizzato insieme ad altri migranti uno

dei cinque episodi del film ‘Il deserto e il mare’ (50’). Successivamente ho partecipato come co-regista

al film documentario “Come un uomo sulla terra” (60’, 2008) con Andrea Segre e Riccardo Biadene, ho realizzato i documentari C.A.R.A. ITALIA (40’, 2010) e SOLTANTO IL MARE con Giulio Cederna e Fabrizio Barraco (50’, 2011), e diversi altri cortometraggi. Da alcuni anni abbino l’attività di regista a quella di mediatore culturale, partecipando in tutta Italia a decine di incontri pubblici e portando i miei film nelle scuole, l’occupazione che mi dà le emozioni più forti. Da tre anni collaboro con il settore audiovisivo dell’Archivio delle memorie migranti. Nel 2012 ho vinto il premio di produzione Gian Andrea Mutti per il soggetto del nuovo documentario, al quale sto attualmente lavorando. Semplicemente “un filmmaker per caso”.

BENVENUTI IN ITALIA: IL LANCIO, LA DISTRIBUZIONE

BENVENUTI IN ITALIA viene lanciato il 27 gennaio, Giorno della memoria, in contemporanea in cinque città italiane: Roma, Milano, Napoli, Venezia e Verona. L’evento è reso possibile dalla collaborazione di numerose istituzioni, reti, associazioni, e vede la partecipazione di decine di personalità, tra scrittori, registi, cantanti, mediatori, in buona parte immigrati, da Pap Khouma a Saba Anglana, da Maria Stefanache, a Theo Eshetu, da Mohamed Ba a Mihaia Butcovan, ad Ali Baba Faye. Nell’occasione AMM e Circolo Gianni Bosio diffondono un appello firmato da Moni Ovadia, Alessandro Portelli e Alessandro Triulzi, nel quale si riafferma l’importanza della memoria per combattere ogni forma di violenza e di razzismo, anche quella sempre più drammaticamente attuale e preoccupante contro gli stranieri.

“Il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria in cui ricordiamo le vittime della Shoah e del nazifascismo, - si legge nell’appello - l’Archivio delle memorie migranti e il Circolo Gianni Bosio presentano il film BENVENUTI IN ITALIA con l’obiettivo di proporre l’urgenza di una riflessione critica sulla memoria di esclusione che circonda da anni la condizione dei migranti nel paese. In questo giorno proponiamo pertanto la necessità di un lavoro condiviso di raccolta, conservazione e diffusione di racconti, musiche e testimonianze di persone migranti residenti in Italia. Conservare le memorie migranti significa registrare e valorizzare auto-narrazioni, musiche, culture, desideri e bisogni di persone che vivono tra noi. La necessità di fornire un controcampo audiovisivo, sonoro e narrativo alla multiforme presenza migrante nel paese, spesso ridotta a elencazione di semplici numeri o cose, vuole contrastare la corrente sottovalutazione delle pratiche di discriminazione e sfruttamento della presenza migrante in Italia (… ) Riteniamo che occorra oggi una riflessione seria e meditata sulla condizione migrante in Italia, capace di fare i conti fino in fondo con la memoria della discriminazione e del dispregio razziale e culturale che ha accompagnato le politiche migratorie del Governo italiano nell’ultimo ventennio. Riaprire la questione migrante richiede una capacità di ascolto delle voci, delle parole e delle testimonianze delle persone migranti e una volontà di condivisione di una comune memoria migratoria che è parte integrante dell’esperienza stessa della comunità nazionale”.

La distribuzione di BENVENUTI IN ITALIA sarà assicurata da AMM: il film sarà noleggiato gratuitamente alle associazioni che ne faranno richiesta per proiezioni ed eventi pubblici, a patto che gli organizzatori invitino a loro spese almeno uno dei suoi autori e gli riconoscano un compenso (gettone di presenza). Ogni presentazione pubblica dovrà avvenire in presenza di almeno uno dei registi o operatori di AMM, e costituire un’occasione reale di scambio e di conoscenza con il pubblico. Il cinquanta per cento di eventuali ricavi derivanti dalla vendita dei diritti dell’opera sarà distribuito tra i cinque registi del film.

Per maggiori informazioni, www.archiviomemoriemigranti.net. Per richiedere il film per eventi e proiezioni pubbliche, scrivere a: [email protected]

27gennaio2012 in contemporanea in cinque città

MILANO ore 20:00 Institut Français Milano, Corso Magenta 63.

Con: Zakaria Mohamed Ali, Mohamed Ba, Monica Bandella, Mihai Mircea Butcovan, Abdulkadir “Dadir”, Milton Fernandez, Lizi Gelber, Sara Honegger, Pap Khouma, Vanessa Lanari, Maria Stefanache

NAPOLI ore 19:00 Cinema Astra, via Mezzocannone 109.

Con: Hamed Dera, Margherita Bambara, Alassane Doulougou, Basil Sanou Omar, Alessandro Triulzi, Alessandro Ventura

ROMA ore 20:30Piccolo Apollo, via di Conte Verde 51.

Con: Hevi Dilara, Saba Anglana, Monika Bulaj, Giulio Cederna, Beritan Baris Encu, Theo Eshetu, Ali Baba Faye, Agostino Ferrente, Aline Hervé, Renaud Personnaz, Giovanni Piperno, Alessandro Portelli

VENEZIA ore 16:00

Casa del Cinema, Pal. Mocenigo–S. Stae 1990.Con: Aluk Amiri, Dagmawi Yimer, Basir Ahang, Pietro Del Soldà, Gianluca Gatta, Roberto Ellero, Hamed

Mohamad Karim, Mahammad Nasir Moqini, Mara Rumiz, Michele Serra

VERONA ore 20:30 Cinema Teatro Stimate, via Montanari 1.

Con: Dagmawi Yimer, Aluk Amiri, Giancarlo Beltrame, Issa Diallo, Gianluca Gatta, Tommy Kuti, Nell Precious

27 GENNAIO, AMM RINGRAZIA:

Ansi – Associazione Stampa Interculturale

Fortress EuropeL’Italia sono anch’io

PasspartùRadio.doc

Razzismo brutta storiaRete Primo Marzo

Storie Migran tiZaLab

Milano:Institut français

Kenzi ProductionsFestival del Cinema Africano d’Asia e

America Latina

Napoli:Università Federico II

Università L’Orientale di Napoli, CISSCooperazione Internazionale Sud Sud

LTM - Laici Terzo Mondo

L.e.s.s. Onlus,Shangri-La

CEICC - Centro Europeo Informazione Cultura e Cittadinanza

Roma:Centro Aggregativo Apollo 11

La Casa del CinemaCinema Trevi - Cineteca Nazionale

Off!cine

Venezia:Assessorato alle Attività Culturali Città

di VeneziaLa Casa del Cinema

Verona:Nella mia città nessuno è straniero,

Fondazione Nigrizia OnlusFestival del Cinema Africano di Verona

L’ARCHIVIO DELLE MEMORIE MIGRANTI (AMM)

Con le sue attività e iniziative l’AMM intende lasciare traccia dei processi migratori in corso e promuovere l’inserimento di memorie ‘altre’ nel patrimonio collettivo della memoria nazionale e transnazionale.

Il metodoAdottando un metodo partecipativo e di condivisione di storie l’AMM presta particolare cura al contesto in cui hanno luogo i racconti e le testimonianze dei migranti e alla relazione tra chi narra e chi ascolta, fino ad arrivare, grazie a forme ‘circolari’ di narrazione, alla mutualità di questi due ruoli. La pratica dell’ascolto è preceduta dalla individuazione di uno spazio comune, una condivisione di piani di discorso e di idealità; ciò significa lavorare non solo tra ma con i migranti passando attraverso una mediazione linguistica, culturale e affettiva di attenzione e rispetto particolari.

I progetti In collaborazione con enti e associazioni sono stati avviati percorsi comuni culminati in mostre, laboratori narrativi, azioni di advocacy e nella produzione di film (Come un uomo sulla terra, 2008; Una scuola italiana, 2009; C.A.R.A. Italia, 2010; Soltanto il mare e Benvenuti in Italia, 2011) e cd musicali (Istaraniyeri, 2011, raccolta di canti e musiche di migranti a Roma).

La reteL’AMM promuove una rete di archivi sulla migrazione presso istituzioni nazionali quali l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi di Roma e l’Università “L’Orientale” di Napoli. L’obiettivo è di collegare e mettere in rete realtà affini: dal progetto “Storie migranti” portato avanti da Federica Sossi presso l’Università di Bergamo ai materiali raccolti da Gabriele Del Grande per “Fortress Europe”; dai documenti audio di “Passepartù” trasmessi dalle reti radiofoniche di Amisnet alle testimonianze di migranti raccolte da Roman Herzog per “Audio.doc”; dai frammenti di vite migranti dispersi o travolti negli sbarchi a Lampedusa e raccolti dalla Associazione locale “Askavusa” fino ai film, i documentari, le interviste, le immagini in movimento impresse nei cellulari e nelle pellicole di volontari e filmmaker migranti.

CONTATTIwww.archiviomemoriemigranti.net

Ufficio stampa e segreteria film: Giulia Falzea, [email protected], +39.392.6720212

Segreteria Amm: Gianluca Gatta, [email protected], +39.349.5774375

Responsabili del progetto Benvenuti in Italia: Giulio Cederna: [email protected] Triulzi: [email protected]

Coordinamento:Dagmawi Yimer: [email protected] Triulzi: [email protected]