PREFAZIONE - Dialnet · 2013. 3. 26. · finire del secolo successivo altri genovesi con differenti...

6
Alessandro Pellegrini PREFAZIONE Un mio saggio di prossima uscita intenderà richiamare l’attenzione degli studiosi e degli appassionati di Storia, su una serie di perso- naggi per certi versi estranei ai grandi avveni- menti, uomini e donne quasi sempre senza nomi famosi, per lo più sconosciuti, lontani nel tempo e nello spazio, la cui personalità di mercanti di origine genovese emerge da una serie di documenti scritti nell’isola di Tenerife nei primi decenni del 1500. Si tratta di una serie di atti notariali registrati in anni di poco successivi al completamento della conquista delle isole Canarie da parte dei re Cattolici, già liberatori del regno “moresco” di granada, grandi patroni dell’epopea colombiana grazie alla quale venne loro concesso un impero di importanza mondiale. Sotto l’impulso degli stessi monarchi avvenne la conquista com- pleta delle isole Canarie. Dopo una necessaria introduzione storica, l’opera avrà alla sua base la versione italiana di una serie di atti notarili, sunteggiati già in lingua spagnola, che costituiscono i repertori stilati nell’isola di Tenerife, la maggiore delle Canarie, nei primi decenni del secolo XVI, da cinque diversi notai. I loro nomi sono Juan Ruiz de Berlanga attivo fra il 1507 ed il 1508, Hernan Guerra, presente tra il 1508 ed il 1510, Alonso Gutierrez tra il 1520 ed il 1521, il notaio di origine “genovese” Bernardino Giustiniani tra il 1526 ed il 1527 ed infine il notaio Hernan gonzales attivo tra il 1538 ed il 1539. Tutti sedevano nella città di San Cristobal de La Laguna, la capitale storica dell’isola. Da quella docu- mentazione emergono molti nomi di oriundi genovesi già presenti ed attivi a Tenerife dove quegli atti vennero rogati. gli originali dei documenti, compresi i repertori che ad essi si riferiscono, sono conservati nei fondi dell’Archivio Provinciale di quell’isola, trasfe- rito di recente nella capitale storica di San Cristobal de La Laguna. Alcuni studiosi dell’Università che ha sede nella medesima località hanno raccolto ed illustrato in una serie di volumi i repertori (protocolos, in spagnolo) che illustrano in una sintesi essen- ziale, ma sufficientemente comprensibile, nomi di persone, delle arti e mestieri da essi esercitati, i loro vincoli di parentela, i beni di loro proprietà cui si fa riferimento, situazioni interpersonali che costituivano il presuppos- to fondamentale e necessario per la stipula di negozi giuridici di vario tipo e complessità. Vi emergono, ed è stata per noi la cosa più importante, i nomi di quanti facevano ricorso alla penna del notaio prospettandogli situazio- ni particolari che necessitavano un intervento certificatore, i nomi dei tanti testimoni, di vari notai che operavano in diverse località dell’ar- cipelago canario. L’atmosfera che emerge da quegli incartamenti riflette la vita di una comunità giovane ma già complessa e compo- sita, in fase di organizzazione all’indomani della definitiva conquista spagnola dell’arcipe- lago delle isole Canarie. Leggendoli a distanza di oltre cinque secoli si respira l’aria tiepida dell’isola di Tenerife, ove i pubblici ufficiali designati dei re spagnoli compilavano docu- menti che riflettono fino a noi i problemi della vita quotidiana di gente che viveva ed operava in quella periferia del mondo spagnolo quando esso si stava già proiettando verso le grandi immensità americane. Dai documenti consul- tati emergono nomi che rivelano frammenti dell’esistenza di una popolazione autoctona, i guanci, già in fase di dissolvimento all’interno del gruppo dei nuovi arrivati europei, di schia- vi neri e berberi che erano stati razziati sulla costa africana, sulle isole del Capo Verde o acquistati in Portogallo i quali coadiuvavano nei lavori più duri gli spagnoli, nuovi domina- tori. Nè mancano nomi di portoghesi e di ita- liani fra i quali spiccano i cognomi di genove- si, seguiti molto spesso da due specificazioni: “genovés” e “mercader” che non necessitano di traduzione. Quella comunità di oriundi liguri radicatasi molto presto nelle Canarie espresse anche un proprio notaio, Bernardino giustiniani, uomo di diritto, figlio di una delle più famose fami- glie genovesi il quale vivendo ed operando in terra di Spagna, rogava in lingua spagnola, come gli altri suoi colleghi. Il materiale di cui si intende proporre la lettu- ra, è stato estratto da alcune pubblicazioni dell’Università de La Laguna di Tenerife ed è stato organizzato con carattere antologico, nel senso che non verranno riportati in questo lavoro tutti i documenti che concernono gente ligure, ma solo una parte considerevole che ci auguriamo significativa ed interessante. Dal loro esame emerge il ruolo svolto a Tenerife non solo da alcune importanti famiglie trasfe- 58

Transcript of PREFAZIONE - Dialnet · 2013. 3. 26. · finire del secolo successivo altri genovesi con differenti...

  • Al

    es

    sa

    nd

    ro

    Pe

    ll

    eg

    ri

    ni

    PREFAZIONE

    Un mio saggio di prossima uscita intenderàrichiamare l’attenzione degli studiosi e degliappassionati di Storia, su una serie di perso-naggi per certi versi estranei ai grandi avveni-menti, uomini e donne quasi sempre senzanomi famosi, per lo più sconosciuti, lontaninel tempo e nello spazio, la cui personalità dimercanti di origine genovese emerge da unaserie di documenti scritti nell’isola di Tenerifenei primi decenni del 1500. Si tratta di unaserie di atti notariali registrati in anni di pocosuccessivi al completamento della conquistadelle isole Canarie da parte dei re Cattolici,già liberatori del regno “moresco” di granada,grandi patroni dell’epopea colombiana graziealla quale venne loro concesso un impero diimportanza mondiale. Sotto l’impulso deglistessi monarchi avvenne la conquista com-pleta delle isole Canarie.

    Dopo una necessaria introduzione storica,l’opera avrà alla sua base la versione italianadi una serie di atti notarili, sunteggiati già inlingua spagnola, che costituiscono i repertoristilati nell’isola di Tenerife, la maggiore delleCanarie, nei primi decenni del secolo XVI, dacinque diversi notai. I loro nomi sono JuanRuiz de Berlanga attivo fra il 1507 ed il1508, Hernan Guerra, presente tra il 1508ed il 1510, Alonso Gutierrez tra il 1520 ed il1521, il notaio di origine “genovese”Bernardino Giustiniani tra il 1526 ed il1527 ed infine il notaio Hernan gonzalesattivo tra il 1538 ed il 1539. Tutti sedevanonella città di San Cristobal de La Laguna, lacapitale storica dell’isola. Da quella docu-mentazione emergono molti nomi di oriundigenovesi già presenti ed attivi a Tenerife dovequegli atti vennero rogati. gli originali deidocumenti, compresi i repertori che ad essi siriferiscono, sono conservati nei fondidell’Archivio Provinciale di quell’isola, trasfe-rito di recente nella capitale storica di SanCristobal de La Laguna. Alcuni studiosidell’Università che ha sede nella medesimalocalità hanno raccolto ed illustrato in unaserie di volumi i repertori (protocolos, inspagnolo) che illustrano in una sintesi essen-ziale, ma sufficientemente comprensibile,nomi di persone, delle arti e mestieri da essiesercitati, i loro vincoli di parentela, i beni diloro proprietà cui si fa riferimento, situazioniinterpersonali che costituivano il presuppos-

    to fondamentale e necessario per la stipula dinegozi giuridici di vario tipo e complessità.

    Vi emergono, ed è stata per noi la cosa piùimportante, i nomi di quanti facevano ricorsoalla penna del notaio prospettandogli situazio-ni particolari che necessitavano un interventocertificatore, i nomi dei tanti testimoni, di varinotai che operavano in diverse località dell’ar-cipelago canario. L’atmosfera che emerge daquegli incartamenti riflette la vita di unacomunità giovane ma già complessa e compo-sita, in fase di organizzazione all’indomanidella definitiva conquista spagnola dell’arcipe-lago delle isole Canarie. Leggendoli a distanzadi oltre cinque secoli si respira l’aria tiepidadell’isola di Tenerife, ove i pubblici ufficialidesignati dei re spagnoli compilavano docu-menti che riflettono fino a noi i problemi dellavita quotidiana di gente che viveva ed operavain quella periferia del mondo spagnolo quandoesso si stava già proiettando verso le grandiimmensità americane. Dai documenti consul-tati emergono nomi che rivelano frammentidell’esistenza di una popolazione autoctona, iguanci, già in fase di dissolvimento all’internodel gruppo dei nuovi arrivati europei, di schia-vi neri e berberi che erano stati razziati sullacosta africana, sulle isole del Capo Verde oacquistati in Portogallo i quali coadiuvavanonei lavori più duri gli spagnoli, nuovi domina-tori. Nè mancano nomi di portoghesi e di ita-liani fra i quali spiccano i cognomi di genove-si, seguiti molto spesso da due specificazioni:“genovés” e “mercader” che non necessitano ditraduzione.

    Quella comunità di oriundi liguri radicatasimolto presto nelle Canarie espresse anche unproprio notaio, Bernardino giustiniani, uomodi diritto, figlio di una delle più famose fami-glie genovesi il quale vivendo ed operando interra di Spagna, rogava in lingua spagnola,come gli altri suoi colleghi.

    Il materiale di cui si intende proporre la lettu-ra, è stato estratto da alcune pubblicazionidell’Università de La Laguna di Tenerife ed èstato organizzato con carattere antologico, nelsenso che non verranno riportati in questolavoro tutti i documenti che concernono genteligure, ma solo una parte considerevole che ciauguriamo significativa ed interessante. Dalloro esame emerge il ruolo svolto a Tenerifenon solo da alcune importanti famiglie trasfe-

    58

  • 59T

    en

    er

    if

    e:

    i

    l

    mo

    me

    nt

    o

    de

    i

    ge

    no

    ve

    si

    ritesi da tempo da genova in Andalusia e da lìin quella grande isola in mezzo all’Atlanticonella prima metà del XVI secolo, ma anchequello ricoperto dai loro famigli ed accoliti diorigini e nome più umile che li avevano segui-ti. Un mondo di varia umanità dove spiccanole attività tipiche della gente ligure racchiusenella parola “mercante.” Col passare deglianni, e spostandoci da notaio a notaio, i nomidi gente di origine ligure tendono ad aumenta-re a ritmo crescente, fino a toccare la loroacme negli atti del notaio Bernardinogiustiniani, un oriundo di nobile famigliagenovese il quale ha meritato più volte l’atten-zione dei suoi connazionali trapiantati in terradi Spagna.

    Fra le vocazioni più ricorrenti tra i genovesipresenti alle Canarie emergono e sono stateregistrate dai cinque notai da noi esaminati,ed appaiono, oltre a quella di mercanti, quelladi proprietari di vaste estensioni terriere e di“ingenios”, le strutture per la lavorazione dellacanna da zucchero il cui prodotto venivaesportato in tutta l’Europa. Vi appare ancheun’altra attività tipica dei genovesi già datempo presenti in Ispagna: quella di anticipa-tori di somme di danaro. Non mancavano negliscali marittimi canarii neanche i marinai ligu-ri i quali esercitavano un mestiere legato all’a-bitudine secolare dell’andar per mare, tipico diuna popolazione che si affaccia su un arco dicosta italiana che si sviluppa per oltre 300chilometri. Il quadro umano generale e quellosocio-economico che emergono dai documentisfogliati ed in parte ricopiati mette in luce unasocietà spagnola lontana dalla madrepatriasolo una settimana di navigazione a vela. Viappare una società quale si presentava nellaprima metà del Cinquecento canario. Unmodello che per tanti aspetti verrà riprodotto,quasi simile, nelle nuove colonie americanedella Spagna.

    Per allargare il ventaglio relativo alla conos-cenza della vita quotidiana di una popolazionecomposita che stava creando una nuova civil-tà periferica con tutte le peculiarità dell’essereradicata su un complesso di isole governate daun doppio regime, quello feudale e quelloreale, abbiamo intervallato i documenti riferitiai genovesi con altri ispirati da spagnoli, por-

    toghesi, qualche francese e diversi fiamming-hi, anch’essi presenti ed attivi nella Tenerifedei primi decenni del XVI secolo. Non manca-no certamente i documenti con riferimentoagli spagnoli i quali costituivano la parte piùnumerosa di quella popolazione insulare edesprimevano la classe di governo locale.

    Questo saggio si potrà collegare, per alcuniaspetti fondamentali, con altri nostri prece-denti lavori che hanno portato sul tavolo deglistudiosi tanto la vicenda di Nicoloso da recco,uno dei primi riscopritori delle Canarie quasialla fine del medioevo, quanto quella diLazzarotto malocello, il primo colonizzatoredell’isola che da lui prese il nome, Lanzarote.La presenza di interessi genovesi alle Canarieè stata documentata per tutto il secolo XVIIIda un altro saggio sulla corrispondenza deiConsoli genovesi di stanza a Tenerife e da unvolume dedicato a quella dei Consoli genovesistabiliti a Cadice fra il XVI secolo ed il 1805.Un saggio sulla corrispondenza famigliare deiLercaro di Tenerife i quali per tutto il XVIIIsecolo scrivevano a genova in un bell’italiano,offre la testimonianza dei forti legami chealcuni membri di quella famiglia avevano conla città d’origine ancora in pieno Settecentoquando riuscirono ad ottenere il riconosci-mento di membri appartenenti a pieno titolo alpatriziato ligure anche se vivevano lontanidalla loro terra d’origine.

    Tutte le corrispondenze esaminate nel corso diuna dozzina d’anni, sia le consolari che le pri-vate, hanno rivelato la vivacità dei traffici edegli interessi economici dei sudditi delSerenissimo Dominio verso il mondo spagnoloprotrattasi per una lunga serie di secoli, tantoprima come durante e dopo il famoso “Siglo delos Genoveses.” 1

    Il passaggio dei genovesi dall’Andalusia meri-dionale dov’erano presenti in forza fin dallametà del secolo XIII alle Canarie, messa inluce da uno studio datato ma sempre attuale2

    viene ulteriormente confermata ed esaltata daidocumenti che ci apprestiamo a presentare.Quella presenza genovese conferma l’estensio-ne dell’attività nautico-mercantile esercitatain Ispagna della gente ligure già manifestatasinella riscoperta dell’arcipelago canario alla

    (1) La pintura pue(2) La pintu

  • 60A

    le

    ss

    an

    dr

    o

    •P

    el

    le

    gr

    in

    i

    metà del XIV secolo sotto bandiere portoghesi.Erano marinai-commercianti-esploratorigenovesi dai nomi celebri i fratelli Vivaldi,Lazzarotto malocello e Nicoloso da recco. Sulfinire del secolo successivo altri genovesi condifferenti attività legate al finanziamento dellaconquista delle Canarie fiancheggiarono ildefinitivo assoggettamento dell’arcipelago daparte dei re Cattolici alle loro corone. Eranoancora genovesi quei mercanti-navigatori-uomini di finanza che dopo la definitiva con-quista delle Canarie si stabilirono su quelleisole partecipando allo sfruttamento delleterre migliori, allo sviluppo dell’industria zuc-cheriera, all’impiego di capitali legati sempreall’attività mercantile a largo raggio che siestendeva dall’oceano Atlantico ai mari delNord Europa, a quelli italiani. Una presenzaforte e decisa a fianco dei castigliani già nellaseconda parte del secolo XV destinata a svi-luppare nuove attività lungo rotte commercia-li da tempo consolidate e verso quelle che unloro concittadino, il grande CristoforoColombo, amplierà fino alle coste del Nuovomondo.

    Nella prima parte di questo saggio che ciauguriamo possa vedere la luce in brevetempo, abbiamo cercato di riassumere in unoschema essenziale la vicenda della presenzadei sudditi di San giorgio nella Spagna penin-sulare dove avevano accompagnato attiva-mente le popolazioni portoghesi e spagnole dalmomento della “reconquista” contro i musul-mani a quello dell’affermazione politica e mer-cantile di due monarchie che segnarono inmaniera indelebile la Storia del mondo.

    Seguono, nella seconda parte, i testi estrattida alcuni volumi a stampa conservati pressola Biblioteca dell’Università di La Laguna(Tenerife), tradotti dall’Autore stesso e riferitia differenti notai che operarono, molto vicininel tempo, nell’isola di Tenerife fra gli anni1510 e 1540. Vengono presentati i sunti diuna vasta serie di atti notarili, perchè talisono i repertori (in spagnolo protocolos) riferi-ti non solamente ad atti rogati nell’interesse eper conto di “genovesi” presenti alle Canarie,trascritti questi con un carattere più eviden-te, ma altresì a pratiche vergate dallo “scriva-no pubblico”, tale era definito nella terminolo-gia spagnola il nostro notaio, nell’interesse diportoghesi, fiamminghi e di spagnoli stessi, equesti ultimi in maggioranza. Il lavoro dei

    notai interessava tutta la popolazione resi-dente nell’isola che faceva ricorso alla loroattività di pubblici certificatori per consolida-re rapporti interpersonali che a noi possonosembrare di lieve entità e di scarso valore semisurati con un metro attuale. Esporre soloatti riferiti ai genovesi ci sarebbe parso ridut-tivo. Abbiamo perciò scelto ed aggiunto, acorredo, una certa serie di atti riferiti ad uncontesto più ampio di popolazione di diversaestrazione, i vicini di casa, per così dire, dellapopolazione di origine ligure e genovese stabi-litasi alle Canarie.

    Il notaio, o “escrivano publico” era chiamato adare una veste ufficiale ai documenti che veni-vano scritti in sua presenza, con la sanzionedella propria firma e la garanzia di alcuni tes-timoni presenti alle dichiarazioni delle partiinteressate alla loro scrittura su registri carta-cei che ne garantivano la validità e la duratanel tempo.

    Abbiamo fatto seguire solo agli atti riferiti a“genovesi” una parentesi in cui abbiamo ripor-tato il numero del faldone (in spagnolo “lega-jo”) da cui il documento è strato estratto, cuisegue il numero del foglio su cui il documentoè stato vergato accompagnato da una “r”-recto- o da una “v” -verso- per indicare il latodella facciata su cui compare la scrittura, inmodo da facilitare l’approfondimento di quan-ti fossero interessati agli argomenti esposti,anche se questa premura non ha più conse-guenze pratiche. Di recente uno Studioso degliArchivi di Tenerife ci ha cortesemente infor-mato che tale numerazione riportata nei testicui abbiamo fatto riferimento non si può piùconsiderare valida in quanto i documenti con-tenuti nei singoli faldoni sono stati raggruppa-ti in maniera diversa.

    Abbiamo preferito mantenerla per una formadi rispetto ai curatori ed ai ricercatori chehanno prodotto i volumi con la documentazio-ne che è alla base del saggio attorno a cuiabbiamo lavorato.

    Il Lettore si renderà conto dell’abbondantericorso fatto nella prima parte del lavoro alladocumentazione prodotta ed esposta nel corsodi quasi venti edizioni dei Colloqui di CulturaCanario-americana che si tengono ogni dueanni presso la prestigiosa sede della Casa diColombo nella città di Las Palmas de gran

  • 61T

    en

    er

    if

    e:

    i

    l

    mo

    me

    nt

    o

    de

    i

    ge

    no

    ve

    si

    Canaria, raccolta di recente in una serie divolumi corredati da supporto elettronico. Sitratta di centinaia di relazioni tra le qualiabbiamo scelto solo quelle di interesse imme-diato per la preparazione di questo lavoro chesi vorrebbe, come mi auguro, sufficentementecompleto per dimostrare, una volta di più, iforti legami esistenti fra genova e le isoleCanarie dall’indomani dell’incorporamentodell’intero arcipelago nei dominii dei reCattolici avvenuto quasi negli stessi anni incui il più famoso dei genovesi, CristoforoColombo, regalava ai monarchi d’Aragona e di

    Castiglia una vasta porzione di un mondoNuovo.

    Si è utilizzata anche una serie di documenti edi saggi sulla presenza genovese tra la Spagnae le Canarie, cortesemente forniti dal dr. Paoloodone, presidente della Camera di Commerciodi genova, appassionato ed approfondito cul-tore di studi ispano-genovesi che ovviamentesi ringrazia di cuore per la sua apprezzata dis-ponibilità accanto a quella delle Direzioni e delPersonale dell’Archivio Storico di Tenerife edella Biblioteca Universitaria di La Laguna.

  • Inauguración de la Biblioteca Antonio Tovar en el Centro de Estudios de América.

    El jueves 23 de febrero de 2012 el Centro de Estudios de América en Valladolid tuvo el honor deinaugurar la biblioteca en honor a Antonio Tovar, la cual recogía su extenso material bibliográficocompilado desde la pasada conmemoración del nacimiento de dicha excelencia. gracias a un con-venio existente entre la Universidad y el Ayuntamiento de Valladolid la comunidad científica puededisfrutar ahora de una oportunidad única en el mundo en cuanto al estudio de lenguas iberoame-ricanas, a las cuales Antonio Tovar dedicó casi toda su vida. Este duro trabajo, llevado como unafilosofía de vida fue causa de admiración por parte del alcalde de Valladolid, Francisco javier Leónde la riva y el cual aseguró que haría todo lo posible por poder transmitir a la ciudadanía la impor-tancia de esta herencia. Entre sus propuestas está la misión de traer a su origen la labor de per-sonas importantes en el ámbito cultural.

    Esta donación que llena de gloria al Centro de Estudios de América abarca una gran dimensiónpública al ser testigo del hecho de que Antonio Tovar supo identificar el futuro de nuestro paísdurante la transición en un contexto de democracias europeas.

    Entre las obligaciones de la Universidad de Valladolid en el convenio para la gestión del Centro deEstudios de América que vierte al ámbito cultural de estudios iberoamericanos y de la donación dela familia de Antonio Tovar y germán de granda, está el poner a disposición del público estos ele-mentos bibliográficos. Esta información se pudo trasladar gracias al Instituto de Latinoamérica, lacual permitió reubicar la compilación bibliográfica cerca de la comunidad de científicos especiali-

    NOTICIARIO

  • zados en ese campo y el impulso dado por el Instituto Interuniversitario de Estudios deIberoamérica y Portugal.

    Por último, el director del Centro de Estudios de América, jesús Varela marcos, dedicó unas pala-bras al sencillo acto de homenaje, agradeciendo la colaboración de la gente que hace posible que sehaya llevado a cabo tal proyecto y del cual ahora podemos disfrutar todos.

    El acto terminó con la conferencia de juan Antonio Frago gracia, profesor catedrático deUniversidad en lengua española.

    Bárbara Polo Martín Universidad de Valladolid

    XX Coloquio de Historia Canario- Americana. Las Palmas de Gran Canaria, 15 a 19 de octubre de 2012.

    El Coloquio de Historia Canario-Americana, organizado por la Casa de Colón de Las Palmas de granCanaria, organismo dependiente del Cabildo de gran Canaria, se celebrará los días 15 al 19 deoctubre de 2012.

    Esta vigésima edición será en dedicada en homenaje al profesor don Francisco morales Padrón,catedrático de Historia de América de la Universidad de Sevilla, fundador y coordinador generaldesde los inicios en 1976, hasta el pasado año de 2011.

    El Comité Científico ha escogido como tema central del Congreso “Sevilla-Canarias-américa”,titulo que refleja los ejes principales a los que dedicó su labor investigadora. Además Sevilla,Canarias y América representan el Atlántico, que se intenta mostrar en estas jornadas como elespacio cultural donde tienen cabida todos los fenómenos migratorios, sociales, económicos y cul-turales, que, desde el siglo XV, se desarrollan en torno a estos tres ejes.

    Igualmente en el Coloquio tendrá otro apartado importante el Seminario especifico que conmemo-rará el Centenario de la Creación de la Ley de Cabildos, donde se pretende estudiar y resaltar lasignificación e influencia que esta institución ha supuesto para el Archipiélago Canario desde susinicios hasta el momento actual.

    Además de estos temas específicos se mantendrán todas las áreas habituales del Coloquio comoson: Arte, Arqueología, geografía, Historia Económica, Historia Política, Social e Institucional,Historiografía, mujeres e Historia, multiculturalismo y religiones en Canarias.

    Emelina Martín AcostaUniversidad de Burgos

    64n

    ot

    ic

    ia

    ri

    o

    NOTICIARIO