Posturologia

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3 In quanto branca “trasversale” della medi- cina, la posturologia coinvolge specialisti di estrazione diversa, con background cul- turali, linguaggi e modalità operative ed interpretative anche molto eterogenei. Per tale ragione ci è sembrato utile sintetiz- zare in questo breve lavoro tre modelli interpretativi per lo studio della postura (neurofisiologico, biomeccanico, psicoso- matico), tentare una definizione di postura che possa essere comunemente condi- visa, ed identificare infine i fattori che distin- guono una postura funzionale da una disfunzionale. Definizione Per postura possiamo intendere la posi- zione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (fun- zione antigravitaria), sia in condizioni sta- tiche che dinamiche, cui concorrono fat- tori neurofisiologici, biomeccanici, psi- coemotivi e relazionali, legati anche all’e- voluzione della specie. In questa definizione abbiamo cercato di evidenziare alcuni aspetti fondamentali della postura: il concetto di spazialità, il concetto di antigravitarietà e di equilibrio, la condizione sia statica che dinamica, i fattori neurofisiologici, biomeccanici, psi- coemotivi e relazionali, l’evoluzione della specie. La spazialità è quanto di più immediata- mente caratterizzante la postura: feno- menicamente la postura è la posizione che assume il corpo nelle tre direzioni dello spazio e la relazione spaziale tra i vari seg- menti scheletrici. Il concetto di antigravitarietà è essenziale. La gravità è la forza esterna fondamentale per la regolazione della postura, e in un certo qual modo l’equilibrio posturale è la risposta dell’organismo alla forza di gravità. Quando il peso corporeo si riduce, come nell’acqua, le reazioni posturali tendono a scomparire. Gli effetti della forza di gravità nella stazione eretta sono ben evidenti in assenza di gravità: le esperienze degli astro- nauti nei voli spaziali evidenziano atteggia- menti posturali molto differenti rispetto a quelli abituali sulla terra, con modificazioni radicali del tono posturale. Le reazioni antigravitarie del nostro orga- nismo si esprimono nella postura e nel- l’equilibrio, termini molto vicini ma non sino- nimi. L’ equilibrio può essere inteso come il rap- porto ottimale tra il soggetto e l’ambiente circostante, in cui il soggetto, sia in con- dizioni statiche che dinamiche, adotta la postura più adeguata, istante per istante, rispetto alla richiesta ambientale e agli obiettivi motori prefissati. POSTUROLOGIA: IL MODELLO NEUROFISIOLOGICO, IL MODELLO BIOMECCANICO, IL MODELLO PSICOSOMATICO FABIO SCOPPA Docente di Metodologia della Riabilitazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, D.U. Fisioterapista Coordinatore Scientifico e Didattico, Corso di Perfezionamento in Posturologia Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma

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Fattori d'influenza sulla postura

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In quanto branca “trasversale” della medi-cina, la posturologia coinvolge specialistidi estrazione diversa, con background cul-turali, linguaggi e modalità operative edinterpretative anche molto eterogenei. Pertale ragione ci è sembrato utile sintetiz-zare in questo breve lavoro tre modelliinterpretativi per lo studio della postura(neurofisiologico, biomeccanico, psicoso-matico), tentare una definizione di posturache possa essere comunemente condi-visa, ed identificare infine i fattori che distin-guono una postura funzionale da unadisfunzionale.

Definizione

Per postura possiamo intendere la posi-zione del corpo nello spazio e la relazionespaziale tra i segmenti scheletrici, il cuifine è il mantenimento dell’equilibrio (fun-zione antigravitaria), sia in condizioni sta-tiche che dinamiche, cui concorrono fat-tori neurofisiologici, biomeccanici, psi-coemotivi e relazionali, legati anche all’e-voluzione della specie.In questa definizione abbiamo cercato dievidenziare alcuni aspetti fondamentalidella postura: il concetto di spazialità, ilconcetto di antigravitarietà e di equilibrio,la condizione sia statica che dinamica, ifattori neurofisiologici, biomeccanici, psi-

coemotivi e relazionali, l’evoluzione dellaspecie.La spazialità è quanto di più immediata-mente caratterizzante la postura: feno-menicamente la postura è la posizione cheassume il corpo nelle tre direzioni dellospazio e la relazione spaziale tra i vari seg-menti scheletrici.Il concetto di antigravitarietà è essenziale.La gravità è la forza esterna fondamentaleper la regolazione della postura, e in uncerto qual modo l’equilibrio posturale è larisposta dell’organismo alla forza di gravità.Quando il peso corporeo si riduce, comenell’acqua, le reazioni posturali tendono ascomparire. Gli effetti della forza di gravitànella stazione eretta sono ben evidenti inassenza di gravità: le esperienze degli astro-nauti nei voli spaziali evidenziano atteggia-menti posturali molto differenti rispetto aquelli abituali sulla terra, con modificazioniradicali del tono posturale.Le reazioni antigravitarie del nostro orga-nismo si esprimono nella postura e nel-l’equilibrio, termini molto vicini ma non sino-nimi.L’equilibrio può essere inteso come il rap-porto ottimale tra il soggetto e l’ambientecircostante, in cui il soggetto, sia in con-dizioni statiche che dinamiche, adotta lapostura più adeguata, istante per istante,rispetto alla richiesta ambientale e agliobiettivi motori prefissati.

POSTUROLOGIA:IL MODELLO NEUROFISIOLOGICO,IL MODELLO BIOMECCANICO,IL MODELLO PSICOSOMATICOFABIO SCOPPADocente di Metodologia della Riabilitazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, D.U. FisioterapistaCoordinatore Scientifico e Didattico, Corso di Perfezionamento in PosturologiaFacoltà di Medicina e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma

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È quindi indispensabile che il soggettoadotti una postura adeguata per avere unbuon equilibrio, anche se un’alterazionedella postura non comporta necessaria-mente un disturbo dell’equilibrio. C’ècomunque da rilevare come tra problemaposturale e disturbi dell’equilibrio ci sianomolte relazioni. Ad esempio, il rapportotra sistema vestibolare e scoliosi è ormaidocumentato da tempo, ed è noto comesia frequente rilevare alterazioni dell’equi-librio in soggetti scoliotici [Yamada et al1974 (34,35); Yamamoto e Petruson1979 (36); Yamamoto et al 1983 (37);Sahlstrand e Petruson 1978 e 1979(24,25)].Possiamo affermare che la postura è unatteggiamento più di tipo “statico” con limitidi oscillazione molto ristretti; l’equilibrio èun atteggiamento più “dinamico” che puòessere mantenuto anche con oscillazionidi maggiore entità, che richiedono unaserie di posture in cui la proiezione delbaricentro corporeo cade comunque all’in-terno del poligono di sostegno (Fig. 1) [Gui-detti 1997 e 1999 (8,9)].Ritornando alla definizione di postura cheabbiamo proposto, in essa troviamo tregrandi ordini di fattori che caratteriz-zano la postura: neurofisiologici, bio-meccanici, psicoemotivi. La postura, puressendo un fenomeno profondamente uni-tario, può essere studiata attraverso cia-scuno di questi modelli interpretativi: ilmodello neurofisiologico, il modello bio-meccanico, il modello psicosomatico.

Il modello neurofisiologico:lo studio del tono posturale

Quello neurofisiologico è per così dire ilmodello proprio della posturologia, basatosullo studio del tono posturale e delle fun-zioni di equilibrio. Tipico della scuola fran-cese (Gagey, Weber, Lacour), è l’approc-cio che ha avuto la più ampia diffusione,come si evince anche dalla letteratura spe-cifica. In effetti la postura, nella sua

essenza neurofisiologica, non è altroche una modulazione del tono. Sappiamoche il tono muscolare è la risultante di unacomplessa serie di processi psiconeurofi-siologici all’interno di un sistema di tipocibernetico, il sistema tonico posturale.Tale sistema ha delle entrate specifiche,costituite dalle informazioni provenienti dairecettori specifici della postura: il piede,l’occhio, l’apparato stomatognatico, la cute,l’apparato muscolo-scheletrico, sono traquelle più studiate (Fig. 2).Gli studi neurofisiologici hanno approfon-dito in particolare l’esame delle interfe-renze recettoriali in quanto, come è bennoto, l’output del sistema posturale, il tonomuscolare, è condizionato dagli input, cioèdalle informazioni in entrata. Inoltre unampio spazio è stato dedicato al ruolo delsistema vestibolare che contrae intimi rap-porti in particolare con le afferenze visivee plantari.

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Fig. 1 - La postura è un atteggiamento “sta-tico” con limiti di oscillazione molto ristretti.L’equilibrio è un atteggiamento “dinamico” chepuò essere mantenuto anche con oscillazionidi maggior entità, che richiedono una serie diatteggiamenti posturali in cui viene comun-que garantita la proiezione al suolo del bari-centro entro i limiti della base d’appoggio. DaGuidetti, 1997 (8).

POSTURA

EQUILIBRIO

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Mentre il ruolo delle entrate del sistemaposturale è stato così ampiamente stu-diato, è pressoché assente un approfon-dimento sui processi di programmazionecentrale della postura. Eppure l’outputdel sistema posturale, il tono muscolare,è sì il risultato degli input ma anche il pro-dotto di ciò che viene elaborato dal com-puter centrale (SNC) in base a specificiprocessi neuropsicologici e all’esperienza.Un disequilibrio posturale non necessa-riamente indica un problema causativoa livello delle entrate sensoriali, ma puòessere collegato ad una cattiva integra-zione centrale. Lo schema centrale è ingrado di modificare il tono posturale: pertale ragione vale la pena cominciare unariflessione critica sul problema delloschema corporeo [Scoppa 2001 (33)] edell’integrazione centrale delle afferenzeposturali.Molte alterazioni posturali potrebberoessere messe in relazione con un pro-

blema di elaborazione centrale delloschema corporeo, evenienza pressochéignorata fino ad ora.Una delle ragioni di questo disinteressepuò essere ravvisata nel modello asso-ciazionista adottato in larga misura anchein posturologia. Le teorie associazionistespiegano l’acquisizione di nuove forme dicomportamento come un fenomeno diassociazione “stimolo-risposta” (S-R); clas-sicamente si tace sui processi interni neu-ropsicologici, cioè sulla scatola nera(“black box”). Il sistema nervoso centraleviene di fatto considerato una scatolanera, dove soltanto le funzioni di ingressoe di uscita sono conosciute ma non i pro-cessi che determinano la relazione “input-output”.Il modello associativo comportamentista,a partire dai classici studi di Pavlov, haavuto il merito di creare delle relazioniosservabili e valutabili tra una stimolazione,o informazione, e il tipo di risposta: la pre-

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Fig. 2 - Il sistema tonico posturale è un sistema di tipo cibernetico basato su complessi mec-canismi di feed-back e di feed-forward; i fattori psico-emotivi sono un po’ il comune denomina-tore che condiziona nel suo insieme questo sistema e che sottende l’atteggiamento posturaledel soggetto nella sua globalità.

Fattori psico-emotivi

riadattamento sensoriale

Effettoridel sistemaposturale:

muscoli

outputtonico posturale

reaf

fere

ntaz

ione

COMPUTER CENTRALE

– Programmazione centrale

– Schema corporeoinput sensoriale

Recettori del sistema posturale

• recettore podalico• recettore oculare• apparato stomatognatico• recettore cutaneo• apparato muscolo-scheletrico• eccetera

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senza o assenza di risposta è il primo cri-terio osservabile fondamentale (Fig. 3).Ma a questo criterio ne dovrebberoseguire altri, come quelli relativi al condi-zionamento e all’adattamento alla stimo-lazione, che sono caratteristiche neuro-psicofisiologiche ben note dell’organismovivente.Inoltre il fatto che risulta difficile provaree documentare i processi all’interno dellascatola nera non significa che non avven-gano o che non siano importanti, anzi: unapprofondimento di tipo cognitivistapotrebbe chiarire molti quesiti ancorasenza risposta riguardanti il funzionamentodel sistema tonico posturale.

La semplicità dell’associazionismo “stimolo-risposta” (Fig. 3) appare al tempo stessouna qualità e un limite, perché semplificaun processo estremamente fine e artico-lato, ma al prezzo di non rappresentaretutti i complessi meccanismi a feed-backe a feed-forward, nonché l’adattamentodel sistema alla stimolazione sommini-strata (Fig. 4).Ciò che viene osservato con estrema faci-lità è una condizione anomala, asimme-trica, disfunzionale del tono posturale.Quando questa condizione è abnorme ecronicamente protratta nel tempo, creadelle sollecitazioni anormali sull’apparatolocomotore, con conseguente patologia

Fig. 3 - Il modello associazionista interpreta la postura come la risposta prodotta dal sistemanervoso centrale rispetto alle informazioni in entrata.

SNC

BLACK BOXINPUT

Afferenze– visive– podaliche– vestibolari– muscolo-scheletriche, ecc.

OUTPUT

Equilibriotonicoposturale

Fig. 4 - Modello di interpretazione della postura che tiene conto delle componenti neuro-psico-fisiologiche dell’organismo vivente, che condizionano la risposta allo stimolo e ne determinanol’adattamento.

SNC

BLACK BOX

Reafferentazione

Modulazione centrale

INPUT

Afferenze– visive– podaliche– vestibolari– muscolo-scheletriche, ecc.

OUTPUT

Equilibriotonicoposturale

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dolorosa, infiammatoria, degenerativa odismorfica.Pertanto sono stati messi a punto unaserie di esami clinici per studiare le asim-metrie e le disfunzioni del tono posturale,come ad esempio il “test di Fukuda-Unter-berger” e il “test dei rotatori”. L’esame del-l’attività tonica posturale può essere svoltoclinicamente con buona attendibilità, seeseguito da un posturologo esperto e spe-cializzato; al contrario è praticamenteimpossibile evidenziare clinicamente lastrategia posturale fine e il controllo delleoscillazioni fisiologiche, rilevazione che puòessere effettuata strumentalmente con lastabilometria. La piattaforma stabilome-trica normalizzata consente di misurarela posizione media del centro di gravità delcorpo e dei suoi micro-movimenti attornoa tale posizione, nonché, attraverso lo stu-dio di alcuni parametri, valutare aspettiquali il costo energetico e la precisione delsistema.

Il modello biomeccanico:le catene cinetiche

Con il modello biomeccanico vengono ana-lizzati i rapporti tra atteggiamenti corpo-rei e forza di gravità, e viene studiata l’or-ganizzazione delle catene cinetiche e dellastatica in rapporto a complessi meccani-smi antigravitari e ai riflessi spinali, vesti-bolari…Di norma nelle alterazioni posturali gli squi-libri più facilmente visibili si hanno proprioa livello statico e biomeccanico: nella sta-tica, con la perdita dei rapporti armonicied equilibrati tra i vari segmenti schele-trici nei tre piani dello spazio; a livello bio-meccanico, con la rottura delle sinergiemuscolari equilibratrici e l’alterazione dellameccanica articolare, in quanto varianosia i punti di applicazione delle forze musco-lari, sia i loro momenti, sia la distribuzionedei carichi sui segmenti scheletrici.Indipendentemente dagli elementi didisturbo primari e dal tipo di perturbazione

iniziale, l’alterazione posturale si inse-risce in ogni caso in un complessosistema organizzato di catene artico-lari funzionalmente collegate con lecatene muscolari grazie alle strutturecapsulo- legamentose e alle fasce apone-vrotiche.Mentre le catene muscolari danno vita almovimento, ne condizionano l’intensità ein parte l’ampiezza, e garantiscono il man-tenimento della statica umana, le catenearticolari sono piuttosto responsabili del-l’escursione angolare e insieme della dire-zione del movimento.In virtù di questa interrelazione funzionaletra catene muscolari e catene articolari,un disassamento iniziale causato da unaperturbazione localizzata provoca uno sbi-lanciamento articolare con conseguentecontrazione muscolare di stabilizzazione,o viceversa: infatti non è possibile unacorretta organizzazione articolare senzaequilibrio delle tensioni muscolari; questoequilibrio, che garantisce la coesistenzadi una buona stabilità e di una buona mobi-lità articolare, è quindi altamente auspi-cabile, in quanto ogni disequilibrio delletensioni muscolari provoca immediata-mente la riorganizzazione di un nuovo equi-librio adattativo, al caro prezzo di disas-samenti segmentari. Questi disassamenticomportano una sostanziale asimmetriadei volumi corporei e delle funzioni cine-tiche, con conseguente rielaborazionedello schema corporeo. Infatti le sen-sazioni cinestetiche provocano modifica-zioni adattative come risposta all’altera-zione posturale, creando attorno ad essauno schema posturale economico eschemi motori compensativi, che soddi-sfino primariamente l’aspetto pragmatico-utilitaristico del movimento, ovvero l’effi-cacia del gesto, nonostante la limitazionedovuta all’alterazione morfologica o fun-zionale.In definitiva, un’alterazione posturaleconduce in ogni caso ad un riadatta-mento sensoriale grazie a specifici mec-canismi neurofisiologici (Fig. 5).

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Fig. 5 - Un alterato orientamento spaziale del corpo conduce ad un riadattamento sensorialeche si associa ad una reinterpretazione, e quindi ad una ricalibrazione, dei dati somato-sen-soriali che trasmettono l’informazione della colonna eretta. Il mantenimento di un’analisi per-cettiva modificata delle informazioni propriocettive che descrivono la colonna eretta, determinaun adattamento del sistema motorio assiale. Un’alterazione posturale è la risultante della nuovastrategia di controllo motorio adottata. Il riadattamento sensoriale può anche produrre un note-vole effetto sul funzionamento del tronco cerebrale, alterando i sistemi di controllo motorio-oculare e motorio-assiale. Da Scoppa, 1998 (27); mod. da Herman et al, 1985 (10).

ALTERATOORIENTAMENTOCORPO-SPAZIO

COM

PEN

SAZIO

NE

DISTURBO SENSORIALE

PERCEZIONE

RIADATTAMENTOSENSORIALE

ALTERAZIONE POSTURALE

ADATTAMENTO MOTORIO

SISTEMA MOTORIO-ASSIALE

CONTROLLOOCULO-MOTORIO

CONTROLLOMOTORIO ASSIALE

Fig. 6 - Relazione tra tensione del tricipite surale e postura: da notare i rapporti con l’equilibriodel bacino e la lordosi lombare. Da Scoppa, 1998 (27); mod. da Cailliet, 1968.

Gastrocnemio

Legamentolongitudinale

anterioreSoleo

Legamento a y

Legamentopopliteo posteriore

Centro di gravità

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Tra gli autori che hanno descritto le catenemuscolari ricordiamo Deny-Struyf, Bour-diol, Busquet, Dudal (cfr. bibl. 4,1,2,5).La descrizione delle catene muscolari, cosìcome lo studio dell’organizzazione con-nettivale del nostro organismo, ci hannoaiutato a visualizzare delle relazioni sia bio-meccaniche che funzionali tra distretti cor-porei anche ben distanti tra loro: nume-rosi sono gli esempi descritti in lettera-tura come quello della Fig. 6.

Il modello psicosomatico:dalla struttura caratterialealla postura

Come già abbiamo avuto modo di denun-ciare [Scoppa 1999 e 2000 (30,31)], lostudio degli aspetti psicoemotivi dellapostura non ha ancora avuto lo spazio chemerita, nonostante autorevoli Autori neabbiano sottolineato il ruolo fondamen-tale.Valga per tutti l’esempio offertoci daGagey, 2000 (6), che con autorevolezzaafferma: “…la postura è strettamentelegata alla vita emotiva fino ad essere l’e-spressione stessa per il mondo esterno,non solo attraverso la mimica facciale egestuale, ma anche attraverso la dispo-sizione corporea nel suo insieme”, per cui“…ridurre l’uomo a semplice gioco mec-canico è condannarsi a non comprenderenulla di colui che ha difficoltà a mantenersieretto…; di fronte al malato posturale ènecessario dunque… apprezzare la dimen-sione della ferita narcisista e valutarne leripercussioni a livello emotivo”.Non c’è dubbio che la sola lettura in chiaveneurofisiologica e biomeccanica non puòdare in alcun caso una visione completadel complesso fenomeno posturale.Accanto a questi modelli interpretativi ènecessario affiancarne un altro che, par-tendo dalle conoscenze neurofisiologichee psicofisiologiche, utilizzi gli strumenti pro-pri della clinica psicosomatica.Quanto sarebbe riduttivo se il posturologoconsiderasse la postura eretta come il

mero assemblaggio di informazioni pro-venienti dagli esterocettori e dai proprio-cettori, integrate per produrre le reazioninecessarie ad un equilibrio stabile del-l’ambiente: “la postura eretta significamolto di più” [Gagey e Gentaz 1996 (7)].La postura ortostatica è il risultato dellafilogenesi e dell’evoluzione della specieumana, che ha consentito la libertà degliarti superiori per le attività manipolativedi esplorazione e di controllo dell’ambiente.Nell’ottica del posturologo, impegnato nel-l’esame e nella cura dei disordini postu-rali, ancor più importante sono gli aspettiontogenetici, in cui il soggetto, a comin-ciare dalla vita intrauterina e per tutta l’etàevolutiva, costruisce il proprio Io attraversouna propria struttura caratteriale e cor-porea.Lo sviluppo della personalità procede dipari passo con lo sviluppo della strutturacorporea, cosicché la postura abitual-mente assunta rispecchia fedelmente itratti caratteriali preminenti della persona.“Ogni verità passa attraverso tre stadi:prima è ridicolarizzata, poi violentementeostacolata e infine è accettata come asso-lutamente evidente” (Schopenhauer).Quando a partire dagli anni ’20 Reich,medico psicoanalista allievo di Freud,postulò e verificò pionieristicamente l’i-dentità funzionale tra processi psichici eprocessi somatici mettendo in relazionela struttura corporea con la strutturacaratteriale della persona, la reazione dellaSocietà Internazionale di Psicoanalisi edella comunità scientifica fu di grandeostracismo.A tutt’oggi nessuno ha mai saputo ben for-mulare in che cosa Reich avesse torto oquali fossero le sue colpe, ma sta di fattoche il suo nome rimase impronunciabilein campo medico, psichiatrico e psicoa-nalitico per oltre mezzo secolo.Reich pagò la sua lungimiranza e il suocoraggio con l’accusa di pazzia: fucostretto a dimettersi dalla società di psi-coanalisi, dopo essere stato chiamato afarne parte per condurre il Seminario di

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tecnica psicoanalitica dallo stesso Freud;i suoi libri andarono al rogo; finì in carcereper oltraggio alla corte negli Stati Uniti,dove morì.Oggi nessuno osa mettere in discussionei principi di identità funzionale tra psi-che e soma per i quali Reich subì tantoaccanimento, anche perché la relazionetra postura e personalità è ormai sup-portata da numerose ricerche scientifi-che portate avanti da studiosi provenientida scuole diverse [Koren e Rosenwinkel1992 (11); Rossberg-Gempton e Poole1992 (21); Schouwstra e Hoogstraten1995 (26); Dekel et al 1996 (3); Rug-geri et al 1998 (23)]. Anche in caso discoliosi idiopatica è possibile stabilirequesto tipo di relazione, in quanto nelperiodo evolutivo alcuni meccanismi psi-cofisiopatologici possono essere in gradodi perturbare l’equilibrio rachideo e inne-scare il processo dismorfico [Scoppa1998 (28)]. Un simile approccio allo stu-dio della scoliosi, psicofisiologico oltre-chè biomeccanico, è sostenuto ancheda contributi sperimentali [Ruggieri et al1998 (22)].Con il filone post–reichiano e in partico-lare con l’Analisi Bioenergetica di Lowenè stato possibile definire una serie diatteggiamenti posturali legati a determi-nati tratti caratteriali ed emotivi del sog-getto [cfr. Lowen (12-16)].Seguendo questo approccio bioenerge-tico, abbiamo già avuto modo di presen-tare altrove alcune delle relazioni più evi-denti tra struttura caratteriale e postura[Scoppa 1999 (29,30); 2000 (32)].Tale approccio consente di individuare cin-que strutture caratteriali fondamentali,ognuna delle quali correlata ad un certoperiodo evolutivo ed alla frustrazione diuno specifico bisogno nel bambino: in Ana-lisi Bioenergetica queste cinque strutturesono denominate schizoide, orale, maso-chista, psicopatica, rigida. Il tratto carat-teriale narcisista può interessare tra-sversalmente ognuna di queste strutture.Ciascuna di queste cinque strutture carat-

teriali presenta una specifica struttura cor-porea e muscolare, un tipico livello ener-getico nel corpo, una serie di vissuti emo-tivi preminenti e atteggiamenti relazionalicaratteristici.Un attento esame posturale integrato adun’analisi psicologica può facilmente met-tere in evidenza tali relazioni, anche se ènecessario tenere sempre a mente l’uni-cità e la complessità del singolo individuo,in cui possono coesistere e combinarsitra loro più tratti caratteriali: ad esempioil tratto orale può essere presente insiemea quello rigido.Per cercare di capire questa complessitàgiova tenere a mente il ruolo delle tensionimuscolari, che a livello psicofisiologico sonoil principale strumento difensivo dell’Ioespresso a livello corporeo. Queste ten-sioni muscolari possono avere un vero eproprio significato morfogenetico e dimodellamento dell’atteggiamento postu-rale nel suo insieme.Descritto anche in ambito ortopedicocome “stato miotensivo psicogeno”, lostato di tensione muscolare cronica rap-presenta il processo forse più evidentecon cui l’Io esprime i propri vissuti emotivinel corpo. È ciò che Reich chiamò “arma-tura muscolare”, intesa come l’equiva-lente somatico dell’ “armatura caratte-riale”, ovvero di quell’insieme di atteggia-menti psichici e comportamentali carat-teristici dell’individuo.Per tentare di rappresentare la fonda-mentale integrità ed unità psicosomaticadi ogni singolo individuo, l’aspetto psico-neuroendocrino non può non essere men-zionato accanto a quello muscolo-tensivoe posturale (Fig. 7): i fattori psiconeu-roendocrini rappresentano l’anello di con-giunzione psico-biologica, il sistema dimediazione e di modulazione tra fattori psi-chici ed emotivi da un lato e fattori orga-nici e biologici dall’altro [Pancheri 1979 e1984 (17,18)].In definitiva, in virtù di questo complessogioco di tensioni muscolari croniche e dimodificazioni psiconeuroendocrine, gli

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aspetti psico-emotivi si esprimono nellapostura del soggetto condizionando nelsuo insieme il sistema posturale: i fat-tori psico-emotivi sono un po’ il comunedenominatore che sottende l’atteggiamentoposturale del soggetto nel suo insieme, ecome tale abbiamo cercato di rappresen-tarlo nel nostro schema (vedi Fig. 2).

Conclusione

Il sistema tonico posturale, grazie a com-plessi meccanismi a feed-back e a feed-forward, è un sistema cibernetico auto-regolato e autoadattato; esso può squili-brarsi con estrema facilità per cause sva-riate, innescando una serie di compensie di adattamenti anche a distanza, maentro certi limiti può correggersi da solo.Una postura funzionale non comporta doloried è essenzialmente caratterizzata da:• Normotono: assenza di tensioni musco-

lari anomale, asimmetriche, disfunzio-nali.

• Equilibrio delle catene cinetiche: armo-nia e simmetria nel rapporto tensione-lunghezza muscolo-fasciale e nell’equili-brio articolare.

A livello della statica, sono conservati i rap-porti armonici ed equilibrati tra i vari seg-menti scheletrici nei tre piani dello spazio.Una postura disfunzionale è tendenzial-mente algica ed è fondamentalmentecaratterizzata da:• Distonia: cronico stato di tensione

muscolare anomalo e/o asimmetrico.• Disequilibrio delle catene cinetiche:

ipo/iperprogrammazione di catenemuscolari sinergiche e antagoniste;disarmonia e/o dissimetria nel rapportotensione-lunghezza muscolo-fasciale enell’equilibrio articolare.

A livello della statica, la relazione spazialetra i vari segmenti scheletrici è alterata,con perdita dell’armonia e dell’equilibrionei tre piani dello spazio.In conclusione, un fenomeno estrema-mente complesso come quello posturalenecessita a nostro avviso di almeno tremodelli interpretativi: neurofisiologico, bio-meccanico, psicosomatico. “Studiare lapostura significa osservarla, la posturo-logia è una scienza di osservazione” (Cesa-rani, in Gagey e Weber 2000 (6)]: averea disposizione tre diverse chiavi di lettura,e quindi tre angolature diverse per osser-vare la postura, può offrire maggiori garan-

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Fig. 7 - L’aspetto posturale e gestuale, l’aspetto muscolo-tensivo e quello psiconeuroendocrinoesprimono nel loro insieme l’integrità e l’unità psicosomatica di ogni singolo individuo.

Aspetto posturalee gestuale

Aspetto muscolo-tensivo

Aspetto psiconeuro-endocrino

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zie di rispettare la fondamentale globalitàe integrità dell’individuo.

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