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Popolata dai Celti, forse già dal VI sec. a.C., la regione fu a lungo parte del territorio Gallo. I Romani riuscirono a conquistare il territorio degli Insubri, battendoli nel 222 a.C. Clastidium (Casteggio) e domando la ribellione scoppiata nel 218 a.C. all'arrivo di Annibale. La regione fece quindi parte della provincia della Gallia Cisalpina, e, con il riordinamento augusteo dell'Italia, fu divisa tra le regioni X (Venetia) e XI (Transpadana). la Lombardia raggiunse una certa prosperità economica, grazie allo sviluppo dell'industria, del commercio e dell'agricoltura, ed ebbe sempre grande importanza politica e militare come base romana nelle terre dell'Europa settentrionale. In età medievale, i territori dell'attuale Lombardia subirono le dominazioni barbariche di Odoacre (V sec.) e degli Ostrogoti (sec. V-VI), passando ai Bizantini dopo la guerra greco-gotica, per finire conquistati dai Longobardi, che fecero di Pavia la loro capitale e dai quali derivò il nome di Longobardia o Langobardia Nel VII sec., però, la dominazione Longobarda finì per localizzarsi al Nord e fu seguita da quella franca, che introdusse il sistema del feudale. Nel Settecento, sotto il dominio illuminato di Maria Teresa d'Austria, Giuseppe II e Leopoldo II, la Lombardia austriaca fu caratterizzata da una vigorosa ripresa sia nel campo economico che in quello culturale Parte integrante ed essenziale della Repubblica Cisalpina e poi del regno d'Italia, la Lombardia, dopo la Restaurazione del 1815 formò, con Venezia, il Regno Lombardo-Veneto.

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Ingredienti per 4 persone: Riso, grammi 500Burro, grammi 80ZafferanoMezza cipollaBuon brodo di carneMidollo di bue, grammi 40 (facoltativo)Parmigiano ReggianoVino bianco, un bicchiere piccolo

Preparazione :Tritate la cipolla e mettetela al fuoco col midollo e con la metà del burro. Quando sarà ben rosolata versate il riso e dopo qualche minuto aggiungete il vino e tiratelo a cottura col brodo.Prima di ritirarlo dal fuoco aggraziatelo con l'altra metà del burro e col parmigiano e mandatelo in tavola con altro parmigiano a parte.Mettete a bollire il brodo, che verrà aggiunto poco a poco al riso.Se vi tocca usare il dado mettete a bollire un litro circa d'acqua, aggiungete il dado tritato direttamente al riso e' aggiungete l'acqua bollente poco a poco, in modo da evitare di sprecare il brodo avanzato.Fate soffriggere la cipolla tritata fine in 50g di burro. Quando avrà preso colore, buttate il riso e mescolatelo bene al battuto.Unite il vino, e fatelo assorbire dal riso a fuoco medio, mescolando frequentemente.Se usate il dado, aggiungetelo, seguendo con qualche mestolo d'acqua, quanto basta per coprire il riso. Altrimenti aggiungete qualche mestolo di brodo.Fate sciogliere lo zafferano in un po’ di brodo (o in un po’ d'acqua) e aggiungetelo al riso.Continuate a mescolare, aggiungendo liquido (bollente, mi raccomando) via via che viene assorbito.In ultimo aggiustate di sale, levate dal fuoco, e unite il parmigiano ed il burro rimasto, mescolando con vigore

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Ingredienti per 4 persone

4 costolette di vitello tagliate alte come l'ossogr. 100 circa di burrouna o due uovapangrattatosale

Preparazione:

Incidete leggermente la fascia esterna delle costolette, perchè non si arrici durante la cottura e battetele leggermente. Passatele nell'uovo sbattuto, senza sale, poi nel pangrattato, premetelo perchè aderisca bene.In una padella mettete il burro, appena sarà dorato disponete le costolette in modo che non si sovrappongano; cuocetele a fuoco molto vivace prima da una parte, finchè si sarà formata la crosticina (senza muoverle altrimenti questa si stacca) poi voltatele con una paletta. Appena anche da questa parte si sarà formata la crosticina, abbassate il fuoco per 5 minuti circa perchè cuociano anche all'interno; salate a questo punto e non prima, altrimenti l'umidità formata dal sale stacca la crosticina.Servite le costolette con succo di limone.

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Ingredienti: per 6-8 persone

gr. 200 di mandorle dolcigr. 200 di farina biancagr. 60 di burrogr. 200 di farina gialla a grana finegr. 150 di zuccherouna bustina di vanillinagr. 120 di di burro a temperatura ambientegr. 100 di strutto2 tuorli d'uovola buccia grattugiata di un limoneburro e farina per la tortiera

PreparazioneImmergete in acqua bollente le mandorle, sbucciatele, passatele qualche minuto in forno tiepido perchè asciughino e tritatele.Mescolate sulla spianatoia le due farine, disponetele a fontana, fate un incavo nel centro e mettete lo zucchero, le mandorle, i tuorli e la buccia di limone. Mescolate il tutto, radunate ancora a fontana, unite lo strutto e il burro e passate con i polpastrelli tutti gli ingredienti finchè saranno ben legati tra loro, senza però formare un impasto omogeneo.Imburrate una tortiera di cm. 24 di diametro e fate cadere la pasta, sbriciolandola e distribuendola uniformemente. Date qualche colpetto sul fondo della tortiera perchè tra le briciole non rimangano spazi vuoti.Mettete in forno già caldo a 180 gradi per un'oretta.Toglietela dal forno e spolverizzate la superficie con dello zucchero.Servitela fredda. E' una torta che si conserva a lungo.

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GARDA CABERNET

Aree di produzione:

Lombardia   pr. BS affinamento:   fino a 2 anni

caratteristiche: fermo abbinamento consigliato:

tutto pasto colore: rosso rubino 

odore:      vinoso  gradevole

vitigni:

cabernet franc e/o cabernet sauvignon

e/o carmenere (85%-100%)  

sapore: armonico

moderatamente acidulo  asciutto

grad. alcolica min.

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Ingredienti per 4 persone: Riso, grammi 500Burro, grammi 80ZafferanoMezza cipollaBuon brodo di carneMidollo di bue, grammi 40 (facoltativo)Parmigiano ReggianoVino bianco, un bicchiere piccolo

Preparazione :Tritate la cipolla e mettetela al fuoco col midollo e con la metà del burro. Quando sarà ben rosolata versate il riso e dopo qualche minuto aggiungete il vino e tiratelo a cottura col brodo.Prima di ritirarlo dal fuoco aggraziatelo con l'altra metà del burro e col parmigiano e mandatelo in tavola con altro parmigiano a parte.Mettete a bollire il brodo, che verrà aggiunto poco a poco al riso.Se vi tocca usare il dado mettete a bollire un litro circa d'acqua, aggiungete il dado tritato direttamente al riso e' aggiungete l'acqua bollente poco a poco, in modo da evitare di sprecare il brodo avanzato.Fate soffriggere la cipolla tritata fine in 50g di burro. Quando avrà preso colore, buttate il riso e mescolatelo bene al battuto.Unite il vino, e fatelo assorbire dal riso a fuoco medio, mescolando frequentemente.Se usate il dado, aggiungetelo, seguendo con qualche mestolo d'acqua, quanto basta per coprire il riso. Altrimenti aggiungete qualche mestolo di brodo.Fate sciogliere lo zafferano in un po’ di brodo (o in un po’ d'acqua) e aggiungetelo al riso.Continuate a mescolare, aggiungendo liquido (bollente, mi raccomando) via via che viene assorbito.In ultimo aggiustate di sale, levate dal fuoco, e unite il parmigiano ed il burro rimasto, mescolando con vigore

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Ingredienti per 4 persone

4 costolette di vitello tagliate alte come l'ossogr. 100 circa di burrouna o due uovapangrattatosale

Preparazione:

Incidete leggermente la fascia esterna delle costolette, perchè non si arrici durante la cottura e battetele leggermente. Passatele nell'uovo sbattuto, senza sale, poi nel pangrattato, premetelo perchè aderisca bene.In una padella mettete il burro, appena sarà dorato disponete le costolette in modo che non si sovrappongano; cuocetele a fuoco molto vivace prima da una parte, finchè si sarà formata la crosticina (senza muoverle altrimenti questa si stacca) poi voltatele con una paletta. Appena anche da questa parte si sarà formata la crosticina, abbassate il fuoco per 5 minuti circa perchè cuociano anche all'interno; salate a questo punto e non prima, altrimenti l'umidità formata dal sale stacca la crosticina.Servite le costolette con succo di limone.

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Ingredienti: per 6-8 persone

gr. 200 di mandorle dolcigr. 200 di farina biancagr. 60 di burrogr. 200 di farina gialla a grana finegr. 150 di zuccherouna bustina di vanillinagr. 120 di di burro a temperatura ambientegr. 100 di strutto2 tuorli d'uovola buccia grattugiata di un limoneburro e farina per la tortiera

PreparazioneImmergete in acqua bollente le mandorle, sbucciatele, passatele qualche minuto in forno tiepido perchè asciughino e tritatele.Mescolate sulla spianatoia le due farine, disponetele a fontana, fate un incavo nel centro e mettete lo zucchero, le mandorle, i tuorli e la buccia di limone. Mescolate il tutto, radunate ancora a fontana, unite lo strutto e il burro e passate con i polpastrelli tutti gli ingredienti finchè saranno ben legati tra loro, senza però formare un impasto omogeneo.Imburrate una tortiera di cm. 24 di diametro e fate cadere la pasta, sbriciolandola e distribuendola uniformemente. Date qualche colpetto sul fondo della tortiera perchè tra le briciole non rimangano spazi vuoti.Mettete in forno già caldo a 180 gradi per un'oretta.Toglietela dal forno e spolverizzate la superficie con dello zucchero.Servitela fredda. E' una torta che si conserva a lungo.

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GARDA CABERNET

Aree di produzione:

Lombardia   pr. BS affinamento:   fino a 2 anni

caratteristiche: fermo abbinamento consigliato:

tutto pasto colore: rosso rubino 

odore:      vinoso  gradevole

vitigni:

cabernet franc e/o cabernet sauvignon

e/o carmenere (85%-100%)  

sapore: armonico

moderatamente acidulo  asciutto

grad. alcolica min.

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La La Calabria …Calabria …

… …e la suae la sua piccantezza!piccantezza!

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LA STORIA• I Greci sbarcarono in massa sulle coste e fondarono un

insieme di colonie che divennero ben presto ricche e potenti, tanto da meritare l'appellativo di Magna Grecia. Varie fasi, con la supremazia di diverse città, caratterizzano questa epoca, Reggio Calabria è stata la prima colonia greca fondata dagli Ioni della costa sicula, poi un gruppo di Achei fondò Sibari, quindi Crotone e Locri, il tutto dal 744 a.C. al 670 a.C.Il periodo di maggiore interesse è sicuramente quello della colonizzazione dei greci, che nell'VIII sec. a.C. designarono questa punta della penisola con il nome di "Italia".  Itali, infatti, erano chiamati gli abitanti della parte meridionale della Calabria, prima della conquista romana, e quando Roma unificò in un solo dominio le varie regioni, il nome di Italia si estese da sud verso nord, fino ad identificare al tempo di Augusto, nel 42 a.C., tutta la penisola italiana. 

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Numerose ed inestimabili sono le tracce della civiltà

greca lasciate sul territorio calabrese. Il periodo di dominazione romana è ben diverso dallo splendore della Magna Grecia, lo sviluppo sociale ed economico si arresta per lungo tempo, i calabresi ostacolarono l'occupazione dei romani più volte alleandosi con Annibale, ma Roma ebbe la meglio e cominciò a tagliare i boschi della Sila e delle altre montagne della Calabria, causando un dissesto oro-idro-geologico con frane e smottamenti.Dopo la caduta dell'Impero Romano la Calabria fu in seguito saccheggiata dai Visigoti e dai Goti.

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I Bizantini ne presero poi il dominio ed è rimasta per secoli sotto la dominazione di Bisanzio, durante il periodo bizantino, la Calabria diventa un fortilizio contro le incursioni dei saraceni che arrivano dal mare. In questo periodo trovano un grande sviluppo anche i monasteri, facendo diventare la regione un ricco centro di trasmissione della cultura antica attraverso la produzione di manoscritti. Purtroppo, solo pochi dei tesori artistici e culturali prodotti in questo periodo sono ancora oggi in Calabria. A Rossano, però, si può ammirare il magnifico Codex Purpureus Rossanensis. 

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Mentre Arabi e Longobardi cercarono invano di

conquistarla interamente al proprio dominio. Intorno all'anno 1.000 d.C. ai Bizantini subentrarono i Normanni (in questo periodo vivono due grandi protagonisti del monachesimo, Gioacchino da Fiore all'Abbazia di San Giovanni in Fiore e Brunone di Colonia alla Certosa di S. Stefano a Serra San Bruno, fondatore dei certosini), che crearono il regno del sud, e dopo i Normanni vennero gli Svevi. Federico II creò nelle regioni del sud una delle nazioni più civili del mondo, il famoso regno del Sole, luogo di incontro di culture e civiltà diverse, I'Occidentale, l'Islamica e la Greco-Ortodossa.

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Nell'anno 1250 Federico morì ed il regno cadde in

mano agli Angioini, che fecero del feudalesimo un sistema per controllare in maniera ferrea i sudditi ed il territorio. Agli Angioini seguirono gli Aragonesi, gli Spagnoli (osteggiati tra gli altri dal filosofo Tommaso Campanella nel 1599), gli Austriaci e i Borboni, e durante questo periodo la popolazione intensificò il suo ritiro sulle colline e sui monti, per sfuggire dalla malaria, ma anche dalle incursioni dei pirati prima saraceni e poi turchi, lungo tutte le coste calabre. Questo fenomeno ha creato isolamento esterno ed interno, con centri abitati sorti sulle alture e nelle vallate privi di vie di comunicazione e con sentieri impraticabili per tutta la stagione

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Al momento dell'Unita' d'Italia, nel 1861, la Calabria era dotata di una sola strada che l'attraversava da nord a sud fino a Reggio Calabria, la ferrovia era inesistente ed il 90% dei Comuni era senza strade interne ed esterne.Nel XVIII secolo una terribile carestia e un fortissimo terremoto piegano la Calabria borbonica. Ci si avvicina così all'età delle rivoluzioni, come quella nel 1799 dove Murat (cognato di Napoleone) viene giustiziato a Pizzo Calabro, nei moti a metà del XIX sec. vengono fucilati i fratelli Bandiera, finché nel 1860 arriva Garibaldi a portare nuove speranze di cambiamento con l'avvento del Regno d'Italia. Il risultato è stato fallimentare, producendo solo emigrazione e miseria. Iniziò così a proliferare la piaga del brigantaggio negli anni intorno al 1870 e causa soprattutto l'estrema povertà spinge la gente ad andarsene, con l'emigrazione massiccia, la popolazione della regione Calabria praticamente si dimezza, oggi sono milioni i calabresi nel mondo

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Solo lo sforzo dei governi nazionali e del Fascismo hanno contribuito a rompere quest'isolamento, ed oggi le mutate condizioni economiche e sociali hanno determinato un'inversione di tendenza. Grazie anche al turismo, molti centri abitati sono sorti lungo le coste, superando in importanza gli stessi centri collinari. Ma anche questo ha creato problemi, la speculazione edilizia ha in parte rovinato il paesaggio e la dispersione degli abitanti ha fatto perdere il patrimonio di tradizioni e di cultura che ha segnato la vita dei calabresi per il passato. Solo in questi ultimi anni, si cerca di recuperare quel grande patrimonio di tradizioni e di cultura che la Calabria ha conquistato grazie all'alternarsi di numerosi popoli e di culture provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.

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…TRADIZIONI E FOLKLORE…

Le tradizioni e il folklore delle popolazioni della Calabria testimoniano un grande passato.Infatti negli "usi e costumi calabresi", spiccano estremi storici e culturali di epoca anche molto remota, fastosi sono i costumi femminili nei centri di lingua albanese e grecanica, austeri ed essenziali quelli dei paesi montani. I più significativi e originali esempi di tradizioni popolari calabresi si registrono nei paesi più interni dove maggiormente lenta è stata la prenetrazione di culture esterne e dominanti.

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Molte tradizioni sono legati alla religione (Natale, Pasqua, feste patronali ecc.), che per ogni evento vengono riproposti da secoli, riti, manifestazioni e rappresentazioni di grande richiamo popolare. A proposito della Pasqua in numerosi comuni vengono eseguite le sacre rappresentazioni che coinvolgono l'intero paese, da citare la Pasqua di Nocera Tirinese, in provincia di Catanzaro, dove ancora oggi il Venerdì Santo, si può assistere alla rappresentazione dei "flagellanti" o "vattienti", i quali si martoriano le carni (gambe e braccie) fino a far scorrere il loro sangue.

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Per quanto attiene le feste religiose, in molti paesi sulla costa calabra le processioni religiose (Immacolata, Annunziata) si svolgono in mare con le barche. Anche il carnevale in Calabria riveste una grande partecipazione popolare, con vere e proprie recite e sfilate di antichi costumi e usanze collegate alla tradizione pagana dei Greci e dei Romani. Degna di nota sono le manifestazioni folkloristiche nei paesi di origine albanese, dove le rappresentazioni ripercorrono l'esodo che queste popolazioni hanno intrapreso secoli addietro e per l'eroe nazionale Scanderberg.

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A Spezzano Albanese, vive è ancora la tradizione appunto albanese, nel dialetto, negli usi e costumi, il tutto molto evidente sopratutto durante la pasqua ed i matrimoni accompagnati da danze e canti popolari. Un'altra piccola minoranza linguistica, con tradizioni e costumi propri si trova a Guardia Piemontese, fondato da gruppi di esuli piemontesi, venuti dalle valli Pellice e Angrogna, di religione valdese, intorno al 1200. Di notevole interesse è l'area grecanica della Calabria ed è rappresentata dai comuni di Roccaforte del Greco, Condofuri, Roghudi e sopratutto Bova nel versante meriodionale dell'Aspromonte, in queste zone si parla ancora il dialetto grecanico, interessanti rimangono le tradizioni e i costumi.

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… I TESSUTI CALABRESI …

I tessuti calabresi non varcano quasi mai il cerchio delle famiglie in seno alle quali sono creati ed alle quali sono dedicati.Sono ideati ed eseguiti dalle donne di casa, senza nessun intento di lucro, ma solo per fornire il corredo alle giovani spose. Un vecchio telaio accoglie trama e ordito. Il prossimo campo fornisce il lino. La capra e la pecora domestica forniscono la lana. Il bozzolo coltivato in famiglia, dà il filo di seta, e le erbe raccolte e filtrate dalle stesse tessitrici forniscono i colori, quei colori caldi come il sole di quelle terre e luminosi come i suoi orizzonti.Solamente la tradizione domestica fornisce i disegni.

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La tessitrice non si tiene strettamente soggetta ad alcun modello, ma lavora di fantasia intorno ad un tipo di tessuto che nella famiglia si produce di generazione in generazione. V'è un punto detto del capriolo, uno detto del caprio, uno detto della vigna francese ed altri che hanno una vaga corrispondenza colla rappresentazione delle figure.Bizzarri, dunque, i nomi, bizzarri i disegni, bizzarro, ma pur luminoso l'accozzo di colori.

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…Cucina … La cucina calabrese, più delle altre cucine

regionali italiane, è strettamente collegata alla vita religiosa e spirituale e comporta regole e abitudini spesso legate alle ricorrenze che risalgono ai tempi antichi, essendo il risultato di quasi 3.000 anni di storia, dalla Magna Grecia all'all'Unità d'Italia.

Per esempio a Natale e all'Epifania è usanza mettere in tavola tredici portate, mentre a Carnevale si mangiano maccheroni e carne di maiale. La Pasqua si festeggia con l'arrosto d'agnello e i pani spirituali e così per le altre feste. Ogni evento della vita familiare (nozze, lutti, battesimi ecc.) si festeggia sempre con una cena particolare.

Oggi le abitudini non sono così rigide, ma mantengono molte delle antiche usanze

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… Le caratteristiche della cucina calabrese …

• Il cibo dei calabresi negli anni non si è molto modificato, i vari piatti hanno origini diverse sulla base dei popoli che hanno abitato in questa regione, come i GreciGreci e gli ArabiArabi . Ovviamente l'introduzione del peperoncino peperoncino piccante risale all'epoca successiva alla scoperta delle Americhe, essendo originario del centroamerica.

• Rivestono molta importanza i cibi conservati, come le acciughe acciughe (sotto olio e peperoncino), gli insaccati di maiale (come la ‘nduja‘nduja e la soppressata calabrese soppressata calabrese ), i formaggi, le verdure sott'olio e i pomodori seccati, che consentivano di sopravvivere nei periodi di carestia, oltre che ai lunghi periodi d'assedio dei pirati turcheschi.

• Oggi nelle aree coltivate si raccolgono ottimi,prodotti agricoliprodotti agricoli, sulle montagne si producono molti formaggi formaggi e sono in crescita la viticoltura viticoltura e la produzione di olive. Le ricette calabresi fanno molto uso di verdure verdure di cui il territorio è fertile: melanzane soprattutto e poi pomodori, peperoni, cipolle rosse e fave.

• Un ruolo centrale nella cucina calabrese è occupato dal pane, curato nella preparazione e negli ingredienti (importante il grano duro grano duro ), ma anche dalle paste paste tradizionalmente fatte in casa.

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… Antipasti …

Ingredienti:Caciocavallo fresco: 800 gr. circa.

Preparazione : Tagliate il caciocavallo in fette

dell'altezza di un centimetro, mettete sul fuoco una piastra piatta e leggermente ondulata, quando è ben calda mettere sulla piastra le fette di caciocavallo, appena si forma una crosticina ben dorata voltare le fette, quando risulta ben dorata da ambo le parti togliere le fette dalla piastra e servire.

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… pitta con i frittoli …Ingredienti: Pasta da pane 350 gr. sugna 1

cucchiaio, uova 1, sale, pepe, frittoli (piedi, grugno e cotiche di maiale) cotti nella sugna 200 gr.

Preparazione: Mettere la pasta di pane sulla

spianatoia, aggiungere l'uovo, la sugna, il sale ed il pepe, mescolare bene fino a quando risulta una pasta ben omogenea e si stacca dalla spianatoia, formare una palla e farla lievitare coperta. Quando risulta ben lievitata stendere la pasta in una teglia da forno unta di sugna, facendola risalire lungo i bordi. Distribuite sulla superficie i frittoli e rimboccate sulla pitta i bordi di pasta. Mettete in forno caldo per circa 30 minuti.

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Primi piatti: Brodo chjinu Ingredienti: 3 uova, 3 cucchiai di pecorino,cucchiai

di pangrattato, prezzemolo, brodo di carne, fettine di pane abbrustolito.

Preparazione: Sbattete le uova, unite il

pangrattato, il pecorino grattugiato, il prezzemolo tritato.Cuocete il tutto nel brodo bollente per qualche minuto, agitando con un cucchiaio di legno. Servite in piatti nei quali avrete posto le fettine di pane abbrustolito.

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… zuppa di finocchi …Ingredienti: 5 finocchi, 50 gr di olio extravergine

d'oliva, 1 spicchio d'aglio, una manciata di prezzemolo, fettine di pane sale.

Preparazione: Levare ai finocchi la parte esterna più

dura,poi tagliarli a fettine, metterli in una casseruola, unire l'aglio a pezzettini, il prezzemolo tagliuzzato e l'olio. Coprire con 1,5 lt di acqua, salarla e porre il recipiente sul fuoco; quando 'acqua alzerà il bollore abbassare la fiamma e proseguire la cottura a fuoco lento. Nel frattempo abbrustolire nel forno le fette di pane e metterle nella zuppiera, versarvi poi sopra la minestra preparata e servire.

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Secondi piatti: stoccafisso con patate

Ingredienti:Stoccafisso già ammollato, patate, pomodori

pelati, olive nere, uva passa, cipolla, prezzemolo, folgie di basilico, peperoncino, olio d'oliva.

Preparazione:Rosolate in olio d'oliva due cipolla affettate,

aggiungete i pomodori, il prezzemolo tritato e fate cuocere a fuoco lento. A parte lessate lo stoccafisso, scolatelo, asciugatelo, spellatelo, diliscatelo e tagliatelo in piccoli pezzi. Mettete in una teglia parte della salsa, uno strato di patate sbucciate scottate in acqua bollente e tagliate a spicchi. Sopra poggiate i pezzi di pesce e coprite col resto della salsa, con le olive snocciolate, le foglie di basilico, il peperoncino e l'uva.Cuocete nel forno a fuoco moderato per 45 minuti.

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… Polpette alle mandorle …

Ingredienti:250 g di carne di maiale tritata, 250 g di carne

di vitello tritata, 2 cucchiai di mosto cotto, 50 g di pecorino grattugiato, prezzemolo, aglio, pepe nero, sale, 100 g di mandorle sgusciate ridotte a listarelle, 500 g di pomodri pelati, olio d'oliva

Preparazione:Amalgamate la carne col formaggio, il mosto,

il prezzemolo e l'aglio tritati finemente, il sale e il pepe. Preparate, quindi, delle polpette che dapprima friggerete e poi passerete nel sugo di pomodoro già pronto a parte.Prima di servirle infilate in esse le listarelle di mandorle, in modo che diano l'idea di un riccio di castagne.

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Dessert……Nepitelle…

Ingredienti:500 gr di farina, 100 gr di strutto, 150 gr di

zucchero.Per il ripieno: 500 gr di marmellata di uva, 250 gr di mandorle, 50 gr di uva sultanina, 20 gr di cannella, 200 gr di zucchero, 200 gr di cacao, un bicchiere di liquore (strega).

Preparazione:Con la farina, lo strutto e un bicchiere d'acqua

preparate la pasta, spianatela col matterello in una o più sfoglie dello spessore di circa tre millimetri. In una zuppiera mettete la marmellata, le mandorle tritate, la cannella, l'uva sultanina il cacao e il bicchiere di liquore e mescolate bene per amalgamare gli ingredienti. Con un tagliapasta rotondo, oppure un bicchiere, ritagliate dalla sfoglia tanti dischetti. Su ogni dischetto mettete un paio di cucchiaini di ripieno, ripiegate la pasta in modo da formare una mezzaluna e premete bene i bordi per evitare che il ripieno fuoriesca durante la cottura. Allineate le nepitelle sopra la placca leggermente infarinata e mettete in forno a calore moderato. Potete servirle calde o fredde.

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I vini pregiati della Calabria!

• La coltura della vite viene praticata in Calabria sin dai tempi preistorici, esisteva sicuramente ancor prima che vi giungessero, intorno all’VIII secolo a. C., i primi coloni greci. Molte leggende fiorite intorno alla fondazione di città della Magna

Grecia, tra cui l’antica Kaulon, fanno menzione della vite quale elemento sacrale. Del resto la coltivazione dei vigneti in queste contrade era talmente intensa nell’età ellenistica che la Calabria fu detta "Enotria", ossia terra del vino. Si capisce quindi come il vino che si produceva in Calabria, oltre ad avere una

considerevole importanza nell’economia dei tempi, era apprezzato e famoso per la sua qualità. Caratteristica di quel vino pare fosse la forza ed il vigore, capace

(si dice) di resuscitare anche i morti, ed il profumo intensissimo.

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