Ponza · del moderno marketing turistico. Se d’estate, affogata da una luce pura e orgogliosa che...

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Testo di ISABELLA BREGA Foto di DIONISIO IEMMA Ponza L’ISOLA MARE & MONTI Nel cuore del Tirreno una terra da vivere tutto l’anno e che, fuori stagione, permette meglio di godersi panorami spettacolari e percorsi di trekking tra fari, macchia mediterranea e vigneti Nella foto, la spettacolare Chiaia di Luna, una delle più belle spiagge d’Italia. Purtroppo da alcune stagioni l’area, raggiungibile grazie a un tunnel scavato nella roccia in epoca romana, è chiusa per il pericolo di crolli. OTT 2017 TOURING 27 26 TOURING OTT 2017 @@PONZA_Ott.qxp_Layout 1 26/09/17 11:21 Pagina 26

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Testo di ISABELLA BREGA Foto di DIONISIO IEMMA

Ponza

L’ISOLA MARE & MONTI

Nel cuore del Tirreno una terra da vivere tutto l’anno e che, fuori stagione, permette meglio di godersi panorami spettacolari e percorsi di trekking tra fari, macchia mediterranea e vigneti

Nella foto, laspettacolare Chiaia diLuna, una delle più

belle spiagge d’Italia.Purtroppo da alcune

stagioni l’area,raggiungibile grazie a un tunnel scavatonella roccia in epocaromana, è chiusa peril pericolo di crolli.

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IN BARCA O A PIEDI, PONZA, NATA DAL FUOCO, OFFRE

PANORAMI E SCORCI SBALORDITIVINella foto, Cala Feola,

dove si trova La Marina, locale dipesce pieds dans

l’eau in un’atmosferarustica e cordiale. Daraggiungere in barca

oppure via terragrazie a una scalinatadi ben 200 gradini.

Nella foto, una vedutadell’isola. Nellapagina accanto, ilporto, dominato dallachiesa della SS.Trinità e dalla torreborbonica, eretta nel1479-81, ora hotel.

Ci sono luoghi nel nostro Paese che sono più Italia dialtri. Luoghi che esprimono al meglio quel mixinsuperabile di storia, arte, tradizioni, sapori che cicaratterizzano nel mondo. Luoghi benedetti dallanatura che hanno visto avvicendarsi popoli eculture, ma che sono anche frutto dell’ingegno

dell’uomo e del suo lavoro. È questo il caso di Ponza, l’isoladal cuore campano e la carta d’identità laziale, che ormai daanni è una delle star delle vacanze italiane.La dimensione psicologica e fisica dell’isola non è data dalmare che la circonda, la confina e la collega, la imprigiona e laconforta, ma dalla terra, che dà un senso al suo esistere e leregala forza e unità. Il senso claustrofobico del limite, la libertàesaltante dell’isolamento: ci vuole coraggio a vivere in un’isola,sequenza infinita di partenza e di approdi, dove tutti gli eventisembrano amplificati, acquistano un valore maggiore, assoluto.Ponza ha imparato a sue spese che cosa sia l’attesa, di unuomo, di una barca, di buone nuove. Ha conosciuto la miseriadi un destino sordo che non assolve e costringe ad emigrare, ildolore nostalgico dei confinati, le solitudini dei marittimi. Maanche la forza di antichi vulcani, il legame tenace con i propri

avi e le proprie tradizioni, il senso della speranza che regalauna vela lontana. È un mondo circoscritto, che si arrotola e sisrotola fra alture, faraglioni, coste frastagliate, falesie, grotte einsenature, che regala molto ma non si dà mai completamente.Come le sue splendide spiagge, da quella del Frontone a CalaFeola, da conquistare in barca oppure con buone gambe, allabella delle belle, Chiaia di Luna, raggiungibile via terra conl’antico tunnel romano scavato nel tufo, oggi chiusa per ilpericolo di crolli della vertiginosa falesia che la sovrasta.Ponza è un’isola fedele e di fedeli, che ti lascia toccare la suaanima ma non te la svende, anche se spesso scende a patti con ilmare su cui sembra sospesa. Oltre all’abitato disposto adanfiteatro intorno al porto del XVIII secolo che dà nome all’isola,chiuso dalla neoclassica chiesa della SS. Trinità e dominato dallatorre borbonica, pochi centri solitari, un ramage di strade,stradine, alberghi e casette dai colori pastello, i profili e lecornici di un bianco accecante, con terrazze e altane chereclamano il Tirreno, dove decantare emozioni e panorami.Bella, certo, eppure Ponza non è un’isola ruffiana, non corteggia,non adula il turista avido di vacanza e di altrove, che accoglieancora secondo l’antico codice dell’ospitalità più che quello

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del moderno marketing turistico. Se d’estate, affogata da unaluce pura e orgogliosa che imbeve cose e persone, la fa dapadrone il mare, in autunno la natura, meno affannata e piùpadrona di se stessa, regala una terra da gustare piano piano,passo dopo passo, in un trionfo di ginestre, di casetteabbarbicate a pendii ribelli, di vedute mozzafiato dalle qualigiocare con l’orizzonte e la voglia di reinventarsi.Soli o in compagnia, sono ben otto, di diversa durata edifficoltà, gli itinerari di trekking che si inerpicano su alture esfiorano ruderi gloriosi, vigneti e coste vertiginose perconquistare panorami che allagano mente e cuore. Liberadall’allure modaiola e dall’ansia di essere all’altezza delleaspettative dei turisti estivi, in autunno l’isola riacquistaleggerezza e un liberatorio stato d’animo naturale, quasiselvatico. Mare e monti tornano a essere complici, attori di unavicenda primordiale, e raccontano una storia fatta di eventigrandi e piccoli, di conquiste e invasioni, di lusso e di miseria.Resti di grandi ville imperiali romane con ninfei e pescherie,come le cosiddette grotte di Pilato, forti borbonici, monasteribenedettini, case-grotte strappate al tufo, come a Le Forna, aiGuarini e a Giancos, e poi marinai e pescatori, contadini evignaioli, su tutti domina il monte La Guardia, la sentinelladell’arcipelago ponziano – Gavi, Zannone, Palmarola, SantoStefano, Ventotene – con i suoi 283 metri di altezza a incomberegrifagno sul faro che consola l’omonima punta.Furono i primi coloni dell’isola, insediati dai Borbone nelXVIII sec., a rivoluzionare l’aspetto di questa montagna, un

Il faro di Punta LaGuardia, terzo d’Italiaper potenza di luce,fu abbandonato nelNovecento. Ponza fuluogo di confino perCaligola, Nerone e, intempi più recenti,Nenni, Mussolini,Amendola. A Fronte,trekking a Zannone.

Era il 1734 quando Carlo di Borbone colonizzò l’isolaassegnando a varie famiglie partenopee gli impervi terrenidi Ponza. Fra questi vi era Pietro Migliaccio, che in localitàPizzicato, sopra Punta Fieno, accessibile ancora oggi solograzie a una mulattiera, impiantò i vitigni tipici dell’isolada cui proveniva, Ischia (Piedirosso, Forastera, Guarnaccia,Aglianico), e fu il capostipite dell’attuale azienda vinicolaAntiche Cantine Migliaccio (sopra il titolare, Emanuele

Vittorio), dove oggi si producono Fieno IGT, bianco, rosato e rosso, Biancolella doc di Ponza e si organizzanodegustazioni. Info: antichecantinemigliaccio.it.

Il vino dei BorboniFIENO E BIANCOLELLA, IL TESORO DI PONZA

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Indirizzi gustosi e soste panoramiche

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Collegamenti tutto l’anno conFormia (Latina), in estate navie aliscafi da anzio, San FeliceCirceo, Terracina e Napoli.

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tempo coperta di boschi. I terrazzamenti nati per disciplinarepareti ribelli che precipitano nel mare, costruiti per dare respiroall’agricoltura, richiedevano molto legno, e La Guardia perse isuoi capelli. Ma l’isola trovò un piccolo tesoro. Biancolella eForastera, i vitigni campani impiantati da quei pionieri, diederovita al Fieno, il vino locale anticamente lavorato in vaschescavate nella roccia e conservato in cantine ricavate nel tufo.Una vera e propria viticultura eroica per le difficoltà logistichedi accesso e lavorazione dei vigneti, con altissimi costi diproduzione e scarsa resa, che costringono a cimentarsi consentieri impervi e la mancanza di approdi.Per gli amanti del trekking che non ne hanno ancoraabbastanza l’isola di Zannone, la più settentrionaledell’arcipelago, accessibile dietro autorizzazione (parcocirceo.it),con il suo anello costiero di cinque chilometri, offre la possibilitàdi una bella sgambata fra una fitta vegetazione di lecci, eriche,fichi d’India e ginestre alla scoperta della villa in abbandono deiCasati Stampa e dei suggestivi resti del convento di S. Spirito,lasciato alla fine del XIII secolo dai religiosi a causa dellefrequenti incursioni dei pirati saraceni. Disabitata dal 1979,

l’isola, che culmina nel monte Pellegrino, appartiene al Parconazionale del Circeo, e meriterebbe forse un’attenzionemaggiore da parte delle autorità preposte alla sua tutela per lasua rilevanza naturalistica, che vanta la presenza di speciemigratorie come il falco di palude e il falco pellegrino, ma anchemufloni portati qui negli anni Venti. Dopo tanto camminare ci simerita una bella cena. Anche in questo campo Ponza riservagrandi sorprese e una gastronomia che sa conciliare le dueanime dell’isola, il mare e la terra, e punta su prodotti e materieprime di grande qualità. La stella Michelin dell’Acqua pazza diGino Pesce e Patrizia Ronca regala culinari voli pindarici,mentre l’Oresteria di Oreste Romagnolo unisce all’ottima cucinaun locale giovane e informale. Se Oreste è mare, vivace,spumeggiante, Assunta è terra. È madre, è storia, è famiglia:mani forti, fisicità prorompente, cuore saldo e idee chiare. Nelsuo ristorante, di nome e di fatto A casa di Assunta, si ritrovanosapori antichi e piatti senza fronzoli ma mai banali e scontati,rispettosi dell’ospite e delle materie prime. Con tutto il sapore eil significato di una cucina che, nell’epoca dei vari Masterchef,non dimentica il valore della semplicità. E il senso della vita.

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Oltre alle grotte diPilato e allanecropoli di BagnoVecchio èsicuramente fra ipiù suggestivi restiromani dell’isolache, nell’antichità,aveva un ruolostrategico per ilcontrollo dellacosta laziale ed erauna base logisticaper la flotta navaleromana. La cisternadella Dragonara(sotto) è una delleoltre trenta censite,che permettevanodi sopperire allacronica mancanzad’acqua di Ponza.Costituita da seicorridoi voltatiposte su file

parallele che siincrociano conaltrettante navateperpendicolari,permettendo cosìdi fare a meno deipilastri centrali disostegno, era ingrado diraccogliere duemilametri cubi di acquapiovana. Scavatanella liparite èrivestitada un intonaco,detto cocciopesto,utile perimpermeabilizzarele pareti, mentreuna serie dicondotte in entratae in uscita permetteil suo correttofunzionamentoidraulico. L’acqua

poteva essereprevelatadirettamente graziead alcuni pozziaperti sulle voltedella cisterna,accessibile grazie auna scalettascavata nel tufo.Sull’isola la cronicamancanza di acquaera compensataanche dalle tipichecasa grotta, con itetti progettaticome vasche diraccolta, intonacatie comunicanti, ingrado diconvogliare lapioggia nellecisterne sottostanti.Per la visita dellacisterna rivolgersialla Proloco.

Le cisterne dellaflotta romanaQUELLE CENSITE SONO OLTRE TRENTA

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