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Relazione conclusiva progetto
Speciazione PM10 ai sensi della Direttiva 107/ 2004
(progetto Polvere 3)
Coordinamento: E.Canossa (1), E. de’ Munari (1)
Gruppo di lavoro: A.Aldrovandi (1), M.Ascanelli (1), D.Ceccato (3), L.Culmone (5), F.Ferrari (1), V.Gianelle (4) P.Leuci (1), C.Martinelli (5), R.Mingozzi (1), C.Pironi (1), A.Pirozzi (1), F.Rovere (1), S.Sandrini (2), L.Tositti (2), M.Tosi (1), F.Venturini (1), C.Volta (1), M.Zamagni (1), B.Zani (1).
(1) ARPA Emilia Romagna
(2) Università degli Studi di Bologna, Dip. di chimica ‘G.Ciamician’
(3) INFN ‐ Laboratori Nazionali di Legnaro
(4) ARPA Lombardia
(5) ARPA Veneto
Luglio 2009
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Indice
ABSTRACT pag.3
1. PREMESSA pag.5
2. OBIETTIVI DEL PROGETTO pag.9
3. MODALITA' DI CAMPIONAMENTO pag.11 Scelta delle membrane filtranti
Campionamento
4. MODALITA’ DI ANALISI: ICP‐MS, XRF E PIXE pag.15
5. TRATTAMENTO DEI CAMPIONI PER LA SERIE STORICA pag.19 5.1 Analisi gravimetrica
5.2 Analisi ICP‐MS
Trattamento dei filtri in quarzo
Specifiche analitiche
5.3 Modalità di calcolo delle concentrazioni dei campioni medi mensili
Calcolo del limite di rilevabilità del metodo
Calcolo delle concentrazioni dei campioni
Trattamento dei filtri bianchi da campo
Prove di omogeneità
6. TRATTAMENTO DEI CAMPIONI PER IL CONFRONTO DEI METODI pag.30 6.1 Analisi ICP‐MS, XRF, PIXE
6.2 Calcolo dei limiti di rilevabilità e di quantificazione
6.3 Risultati delle misure
6.4 Confronto dei risultati
7. DETERMINAZIONE DELLE SPECIE IONICHE pag.41
8. SINTESI E CONCLUSIONI pag.43
ALLEGATI: Allegato 1: Concentrazioni medie mensili dei metalli nelle quattro zone della Regione Emilia Romagna
Allegato 2: Nota sul limite di rilevabilità del sistema XRF in dotazione all’U.O. Qualità dell’aria – Sez. Particolato Atmosferico del Dipartimento di Milano (ARPA Lombardia)
Allegato 3: Risultati del confronto ICP‐MS/XRF/PIXE sui filtri in teflon
Allegato 4: Risultati dell’analisi ionica sui filtri di Rimini
Allegato 5: Linee guida per la determinazione dei metalli normati
ABSTRACT
Il presente progetto si proponeva come obiettivi principali la definizione di linee guida per l’analisi sperimentale dei metalli definiti nella Direttiva 107/2004 (recepita con D.Lgs 152/2007) ‐ arsenico, cadmio, nichel ‐ integrati dal piombo (normato dal DM 60/2002) e la costituzione di un database informativo/composizionale del PM10 in Emilia Romagna con riferimento ai metalli sopra citati e alla composizione ionica di una stazione costiera (Rimini).
Le attività intraprese hanno consentito di mettere a punto la metodica di campionamento ed analisi dei metalli in accordo alle specifiche dettate dalla normativa e di acquisire una serie storica della durata di un intero anno (1/4/2008 – 31/3/2009) relativa alle zone rappresentative delle tre aree meteoclimatiche caratteristiche della regione: costa (Rimini), centro (Ferrara), ovest (Parma), oltre all’area metropolitana di Bologna. All’interno di ciascuna zona è stata identificata una postazione di misura del tipo “fondo urbano” ad eccezione di Ferrara, dove, per differenziare, è stata scelta una stazione da traffico. A Rimini è stata effettuata anche la misura di un ampio spettro di specie ioniche in un periodo invernale e in uno primaverile.
Gli esiti delle prove di confronto effettuate sulle tre tecniche analitiche ICP‐MS, XRF e PIXE hanno indicato che la tecnica più sensibile risulta essere, come atteso, l’ICP‐MS (che è anche la tecnica indicata nella metodica prevista dalla normativa) che ha consentito di rilevare agevolmente le basse concentrazioni trovate in regione. Anche l’XRF, nella particolare configurazione commerciale utilizzata dai laboratori che hanno collaborato a questa ricerca, ha dato valori di Pb e Ni molto ben correlati alla tecnica di riferimento. La PIXE presenta invece limiti di rilevabilità che sono alti rispetto alle concentrazioni medie rilevate in regione.
Dall’analisi dei dati è emerso che in tutte le quattro zone tutti i metalli hanno fatto registrare medie annuali inferiori alla Soglia di Valutazione Inferiore (SVI) prevista dalla normativa, sia per le stazioni di fondo che per la stazione da traffico. Pertanto si registra una situazione media regionale in cui le misure continuative non sono strettamente necessarie, ma è sufficiente l’utilizzo di tecniche di modellizzazione o di stima obiettiva.
Medie annuali (ng/m3)
As Cd Ni Pb
SVI 2.4 2.0 10.0 250SVS 3.6 3.0 14.0 350Valore obiettivo 6.0 5.0 20.0 500
Parma 0.8 0.3 4.9 11.0
Ferrara 1.0 0.4 4.9 10.9
Bologna 0.7 0.2 3.9 8.2
Rimini 0.6 0.2 7.3 8.4
L’analisi dettagliata dei valori rilevati mensilmente per il Nichel suggerisce però di proseguire tale monitoraggio nel futuro, in modo da acquisire un numero di dati maggiore, che consentirebbe
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anche di effettuare valutazioni nel merito delle fonti di tale inquinante. Risulterebbe utile anche effettuare un approfondimento sui livelli di metalli in aree industriali, particolarmente nell’area del comparto ceramico, dove le particolari emissioni potrebbero dar luogo a concentrazioni più elevate, nonché in una stazione regionale ricompresa fra quelle in cui si rilevano i valori più alti di PM10. Nel caso in cui i risultati degli approfondimenti fossero in linea con quanto rilevato finora, si potrebbe confermare la situazione attuale, cioè la sussistenza di una condizione che non rende obbligatorie le misurazioni continue sull’intero territorio regionale.
In ogni caso, vista l’importanza degli inquinanti considerati, si propone di mantenere comunque attiva la rete di misura nella configurazione del presente progetto, costituita da tre stazioni di fondo urbano site a Parma, Bologna e Rimini e da una stazione da traffico sita a Ferrara.
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1. PREMESSA
L’estensione del monitoraggio degli elementi in traccia1 contenuti nell’aerosol atmosferico (più comunemente noto con il termine “particolato”) all’Arsenico (As), al Nickel (Ni) e al Cadmio (Cd) assieme al mantenimento della regolamentazione, ormai di valenza storica, relativa al Piombo (Pb) si basa sulla maturata consapevolezza di quanto queste specie chimiche rappresentino un potenziale rischio per la salute umana e l’ambiente anche quando il veicolo di trasporto e contatto con la biosfera sia appunto l’aerosol2.
Le specifiche oggetto del D.Lgs 152 del 3 agosto 2007, che recepisce la Direttiva europea 2004/107/CE, oltre a tali elementi includono anche il mercurio (trattato a parte per la complessità delle sue proprietà chimico‐fisiche che richiedono metodologie sperimentali indipendenti e del tutto specifiche), gli IPA (classe di composti organici di ben nota pericolosità) e le deposizioni atmosferiche dei sopraccitati metalli e non metalli. Queste ultime, oltre a rispecchiare il destino ambientale finale dell’aerosol atmosferico (ossia il cosiddetto “pozzo” o sink) risultano propedeutiche alla valutazione dei “carichi critici” attualmente non più confinati alle specie atmosferiche acidificanti e nutrienti, ma di recente estese anche a metalli e non metalli.
Concettualmente questa trattazione fa riferimento a quelle dinamiche atmosferico‐ambientali per cui il ciclo delle emissioni atmosferiche particellari si conclude con i processi di deposizione secca ed umida, i quali ne comportano il trasferimento alla superficie del pianeta (antroposfera, biosfera, suoli e corpi idrici) dove danno luogo ad altre interazione di interesse bio‐tossicologico ed ambientale.
A fronte della ben nota generale tossicità in senso stretto degli elementi in oggetto, la loro presenza nel PMx (con x che rappresenta il limite dimensionale superiore in micrometri della frazione considerata) è caratterizzata da livelli di concentrazione molto ridotti rispetto ad altre matrici ambientali, in particolare ai suoli, ai sedimenti, ai bioindicatori con elevate capacità di bioaccumulo oppure alle matrici di processo. Esempi di queste ultime sono le scorie solide
1 Si coglie l’opportunità per introdurre la terminologia introdotta recentemente dalla IUPAC per definire la classe di sostanze cui appartengono arsenico, cadmio, nickel, piombo e mercurio. Nel report tecnico IUPAC di John H. Duffus, "Heavy metals": a meaningless term? Pure Appl. Chem., Vol. 74, No. 5, pp. 793–807, 2002, infatti si scoraggia l’utilizzo del termine generico “metalli pesanti” (heavy metals) ancora ampiamente utilizzato nella letteratura di settore, perché privo di ogni rilevanza scientifica, consigliando l’utilizzo rigoroso dei termini “metalli” e “metalloidi” (oppure non metalli), o eventualmente, “elementi in traccia” quando si faccia riferimento generico alla presenza degli elementi suddetti in una matrice costituita da elementi più abbondanti o comunque maggioritari.
2 World Health Organization, 2007. Health risks of heavy metals from long‐range transboundary air pollution. Printed in Germany.
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generate dai processi industriali/produttivi, dalla produzione di energia (ad es. “fly ash”) e/o dall’incenerimento di rifiuti3.
Ciò non di meno, in ambito europeo si è sentita l’esigenza di introdurre dei valori soglia (correttamente definiti valori obiettivo) allo scopo di attuare una corretta strategia di protezione e soprattutto di prevenzione, dato che, allo stato attuale, non è possibile individuare un livello minimo di concentrazione al di sotto del quale il PMx ed i suoi costituenti non rappresentino un rischio potenziale (WMO, ufficio europeo, 2003).
D’altra parte, la tossicità del PMx, le via di accesso (traslocazione) all’interno dell’organismo ed i suoi meccanismi di interazione biochimica con la biosfera, uomo incluso, non sono certamente né convenzionali, né scontati, ma sono tuttora oggetto di studio e di verifica, rappresentando allo stato attuale uno dei più attivi settori di ricerca tossicologico‐ambientale. La complessità chimica delle miscele costituenti gli aerosoli ed il plausibile sinergismo con i gas reattivi (per lo più a carattere ossidante) vettori, assieme ai gas maggioritari, dell’aerosol stesso, rendono particolarmente impervi tanto lo studio quanto la caratterizzazione dei meccanismi di aggressione all’organismo, i quali possono esplicitarsi sia sotto forma di tossicità acuta (esposizione breve, ma intensa, con comparsa immediata di patologie), che di tossicità cronica (esposizione prolungata, latenza e comparsa di patologie più o meno gravi sul tempo lungo) (Dockery and Pope, 2005).
L’analisi degli elementi in traccia costituisce in generale un aspetto sperimentale sempre molto critico, qualunque matrice venga considerata, dato che, nonostante l’evoluzione strumentale sia stata ragguardevole, il buon risultato è sempre insidiato da molteplici possibili interferenze. Ovviamente tali rischi sono estremamente più elevati quando le matrici da analizzare sono quantitativamente scarse e limitate come nel caso del PM atmosferico, cui si aggiunge l’unicità del singolo campione prodotto dalle mutevolissime condizioni meteorologiche e chimico‐fisiche che ne causano la marcata variabilità quali‐quantitativa su scale temporali addirittura sub‐giornaliere.
Il D. Lgs. 152 si prefigge come scopo principale la definizione degli attuali livelli di concentrazione sia in siti a maggiore rischio (aree ad elevato grado di antropizzazione) ma soprattutto in aree di
3 In linea di massima anche se i rapporti di concentrazione tra elementi metallici e non metallici e matrice non sono necessariamente molto diversi tra le matrici considerate, il problema di base risiede nelle basse quantità di materiale particellare che si campiona in atmosfera, anche nelle situazioni di peggiore qualità dell’aria riscontrabili. Utilizzando campionatori standard PM10 o PM2.5 per 24 ore ed un flusso di 2.3 m^3/ora si possono raccogliere dai 20 microgrammi (sito remoto/rurale, estate) ai 2‐3 milligrammi complessivi di PM totale (sito fortemente antropizzato, inverno) per singola membrana. In generale a fronte di concentrazioni di PM dell’ordine dei 10‐150 microgrammi/m^3 di massa di PM, metalli e non metalli sono al massimo dell’ordine di qualche unità % (es. ferro) mentre elementi come quelli oggetto di studio sono dell’ordine dei ng/m^3, dati riscontrabili non solo nella letteratura mondiale, ma anche in Italia. In generale la sommatoria delle masse di tutti gli elementi inorganici quali metalli e non metalli ammonta a ca. 1‐2 % della massa del PM campionato con metodi e tagli dimensionali standardizzati.
fondo. Tali livelli devono essere confrontati con i valori di riferimento indicati nel decreto stesso, per individuare l’eventuale superamento dei valori obiettivo e delle relative soglie di valutazione inferiore e superiore.
In analogia con il DM 60/2002, la norma prevede che, qualora sia necessario impiantare misurazioni in siti fissi, il loro numero minimo e la relativa collocazione dipendano dal numero di abitanti della zona o dell’agglomerato e che sia prevista almeno una stazione di misura di fondo in siti urbani. I siti fissi di campionamento devono coincidere con quelli previsti per la misurazione delle concentrazioni di PM10.
Nella tabella seguente sono riportati i valori obiettivo4 per l’As, il Cd, il Ni e il valore limite5 per il Pb.
A seguire sono riportate le soglie di valutazione superiore e inferiore6 dei sopraccitati elementi.
valore limite (ng/m3)Arsenico Cadmio Nichel Piombo
media annuale 6 5 20 500
valore obiettivo (ng/m3)
4 Valore obiettivo: concentrazione nell’aria ambiente stabilita al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente, il cui raggiungimento, entro un dato termine, deve essere perseguito mediante tutte le misure a tal fine necessarie che non comportano costi sproporzionati, D.Lgs 152/2007.
5 Valore limite per la protezione della salute umana, DM 60/2002.
6 Nelle zone e negli agglomerati in cui il livello supera la soglia di valutazione superiore, le misurazioni fisse sono obbligatorie e possono essere completate da tecniche di modellizzazione per fornire un adeguato livello di informazione circa la qualità dell’aria ambiente.
Se il livello è compreso fra la soglia di valutazione superiore e la soglia di valutazione inferiore le misurazioni fisse sono obbligatorie e possono essere combinate con misurazioni indicative e con tecniche di modellizzazione.
Il solo utilizzo di tecniche di modellizzazione o di stima obiettiva è ammesso nelle zone e negli agglomerati in cui il livello è inferiore alla soglia di valutazione inferiore.
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Arsenico Cadmio Nichel Piombosoglia di valutazione superiore 3.6 3 14 350
soglia di valutazione inferiore 2.4 2 10 250
ng/m3
Per quanto riguarda la metodica di campionamento e di analisi il metodo di riferimento da applicare è la norma UNI EN 14902:2005 che prevede il campionamento della frazione di particolato PM10 e su questa la determinazione degli elementi mediante utilizzo della spettrometria di assorbimento atomico con fornetto di grafite (GFAAS) o la spettrometria di massa con sorgente al plasma (ICP‐MS). E’ ammesso anche l’utilizzo di metodi diversi, purché dotati di apposita certificazione di equivalenza.
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2. OBIETTIVI DEL PROGETTO
A seguito della emanazione della Direttiva 107/2004 e del relativo recepimento attraverso il D.Lgs 152/2007, la Regione Emilia Romagna ha promosso il presente progetto con l’obiettivo primario di effettuare un primo monitoraggio della concentrazione dei metalli normati nel territorio regionale, per definirne i livelli in confronto alle soglie di legge.
Parallelamente si è offerta l’occasione di estendere l’attuale conoscenza sulla composizione del particolato (che si rifà soprattutto ai due precedenti progetti di pari tema) mediante la misura di specie quantitativamente più consistenti e qualitativamente interessanti, quali sono le specie ioniche. Inoltre, ad integrazione di tali aspetti, si è proceduto anche ad una sperimentazione analitica utilizzando per la misura dei metalli oltre alle tecniche previste dal metodo ufficiale (in particolare ICP‐MS), anche tecniche analitiche alternative già consolidate ed utilizzate con buoni risultati in ambito istituzionale e di ricerca (XRF e PIXE).
In sintesi il progetto è articolato in varie sezioni che comprendono:
A ‐ Definizione di linee guida per l’analisi sperimentale dei metalli definiti nella Direttiva 107/2004 recepita con D.Lgs 152/2007 ‐ arsenico, cadmio, nichel ‐ integrati dal piombo (normato dal DM 60/2002),
B ‐ Integrazione del database informativo/composizionale del PM10 in Emilia Romagna con riferimento:
ai metalli arsenico, nichel, cadmio, piombo contenuti nel PM10 delle città di Parma, Bologna, Ferrara, Rimini; la serie storica di valori è relativa alle misure effettuate su un intero anno (1/4/2008 – 31/3/2009) in zone rappresentative delle tre aree meteoclimatiche caratteristiche della regione: costa (Rimini), centro (Ferrara), ovest (Parma), alle quali è stata aggiunta l’area metropolitana di Bologna. All’interno di ciascuna zona, ad eccezione di Ferrara, è stata identificata una postazione di misura del tipo “fondo urbano” seguendo le indicazioni dettate dal D.Lgs 152/2007, che identifica proprio tale tipologia di postazione nel caso si debbano effettuare le misure in una sola postazione urbana. Tuttavia, per ottenere indicazioni anche relativamente ad aree interessate dal traffico, il sito di Ferrara è stato scelto corrispondente a tale tipologia;
alla composizione ionica di una stazione costiera (Rimini) in cui, a differenza di precedenti e correnti indagini per lo più inerenti stazioni continentali, prevedibilmente si risente della componente marina e il cui assetto territoriale non è pesantemente influenzato da aree industriali di dimensioni rilevanti, ma dove la circolazione atmosferica costiera è potenzialmente in grado di influenzare diversamente la fenomenologia chimico‐fisica dell’aerosol ambientale rispetto al resto del territorio regionale.
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I prodotti derivanti dal presente studio sono contenuti negli Allegati 1‐5 e sono relativi a:
Allegato 1: Concentrazioni medie mensili dei metalli nelle quattro zone della Regione Emilia Romagna
Allegato 2: Nota sul limite di rilevabilità del sistema XRF in dotazione all’U.O. Qualità dell’aria – Sez. Particolato Atmosferico del Dipartimento di Milano (ARPA Lombardia)
Allegato 3: Risultati del confronto ICP‐MS/XRF/PIXE sui filtri in teflon
Allegato 4: Risultati dell’analisi ionica sui filtri di Rimini
Allegato 5: Linee guida per la determinazione dei metalli normati
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3. MODALITA' DI CAMPIONAMENTO
Scelta delle membrane filtranti
Non esistono membrane universali per la caratterizzazione chimica del PM. Tutti i materiali presentano aspetti a favore e aspetti contrari, nondimeno la scelta definitiva deve necessariamente soddisfare i seguenti requisiti:
A ‐ garanzia di conservazione delle condizioni isocinetiche dei campionatori
B ‐ compatibilità con le successive analisi
C ‐ abbattimento dei costi di gestione
Per quanto riguarda il primo punto va detto che in genere i campionatori sono calibrati in flusso per determinati tipi di membrane e in genere dovrebbero essere abbastanza equivalenti per le tre tipologie di filtri più ampiamente usate, ossia fibra di vetro, fibra di quarzo e teflon (PTFE) intrecciato (dotato di telaio rigido in altro materiale polimerico). In genere se il costruttore non menziona esplicitamente l’equivalenza o le modalità di verifica dell’equivalenza tra tipi di supporto di materiale diverso, è altamente consigliabile verificare sperimentalmente la conservazione delle condizioni di flusso in funzione del tipo di filtro.
Anche se ormai le maggiori ditte produttrici di filtri presentano sezioni dei loro cataloghi dedicati specificamente al campionamento del PM atmosferico, con particolare riferimento alle esigenze sia meccaniche (campionatori), sia chimiche (quelle maggiormente accreditate ed esperte portano dettagliate specifiche dell’applicazione a classi di composti presenti nel PM atmosferico, inclusi addirittura i livelli medi di impurezze), per prima cosa la scelta della membrana deve essere compatibile con la conservazione delle condizioni isocinetiche durante il campionamento, pena la non attendibilità del prelievo. Quindi, una volta scelta la tipologia dei filtri, va verificato sperimentalmente che non si alteri il flusso o eventualmente il sistema va adattato secondo quanto previsto dalle case costruttrici per soddisfare ai requisiti del prelievo.
Sulla base dell’assenza di un supporto filtrante universale, un orientamento internazionalmente condiviso, sebbene non sempre regolamentato da normative specifiche, prevede l’utilizzo di filtri in quarzo per l’analisi delle componenti carboniose ed organiche (filtri di grammatura ridotta, a basso contenuto di impurezze per l’analisi del PM ambientale, linee appositamente prodotte per la qualità dell’aria), mentre prevede l'utilizzo di filtri in PTFE intrecciato per la gravimetria (a causa della loro notevole idrofobicità) e per l’analisi delle specie inorganiche minoritarie (ioni, in particolare) ed in traccia, come i metalli7.
7 L’utilizzo di membrane in PTFE è previsto in modo compulsivo nelle metodologie normate a livello federale negli Stati Uniti (altre norme sul PM possono essere sviluppate ed adottate indipendentemente dai singoli Stati, ma non quelle che ricadono giuridicamente nell’ambito federale) sia per la
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La ricerca delle condizioni migliori di campionamento è stata oggetto di valutazione critica nella fase iniziale del progetto. In teoria, infatti, non si sarebbero dovuti registrare i problemi (illustrati in dettaglio nella Relazione preliminare al presente progetto) che invece si sono incontrati nell’utilizzo di membrane in teflon intrecciato nei campionamenti PM10, che stanno alla base della determinazione di Piombo, Cadmio, Nickel e Arsenico.
Inoltre i campioni su teflon possono essere utilizzati anche per le tecniche non distruttive XRF e PIXE, permettendo quindi il confronto tra queste due tecniche e l’ICP‐MS, come previsto negli obiettivi del progetto stesso.
Anche i filtri in materiale cellulosico possono essere utilizzati nell’analisi degli elementi in traccia, perché molto puliti, ma a causa delle elevate capacità assorbenti nei confronti dell’acqua sono sconsigliati in ambienti umidi come il territorio padano e le aree costiere in genere, pena il disfacimento del supporto stesso e la conseguente perdita del campione. Quest’ultima scelta, indicata anche nel metodo UNI 14902, è con ogni probabilità mutuata dal metodo NIOSH per i metalli in ambiente di lavoro, cioè principalmente in ambienti indoor, meno soggetti ai problemi meteorologici legati all’elevata umidità relativa.
I campionamenti in tutti i quattro siti (Parma, Bologna, Ferrara e Rimini) sono iniziati a fine 2007 su filtri in PTFE (PP ring supported 2 um PTFE Whatman) ma l’utilizzo di tali membrane è risultato da subito problematico. In particolare nelle città di Ferrara e Rimini si è dovuto rinunciare fin da subito al loro impiego, a causa del “clogging” (intasamento) associato al congiunto effetto prodotto dagli alti livelli di PM invernale, maggiore umidità relativa nelle province orientali della Regione Emilia Romagna e limitata flessibilità/potenza delle pompe di questi campionatori sequenziali rivelatisi non in grado di compensare l’aumento di perdite di carico sul filtro a causa della formazione del cosiddetto “cake”.
I campionatori di Bologna e Parma (Opsis Sartec), campionando a 1 m3/h, non hanno invece avuto problemi.
In alternativa al teflon si è testata la fibra di quarzo (QMA grade quartz Whatman) che, benché teoricamente più suscettibile alle impurezze, nella pratica si è dimostrata ugualmente valida e su questa è poi ricaduta la scelta finale. L’utilizzo del quarzo, utilizzato anche per i test di validazione del metodo UNI, ha mostrato diversi aspetti positivi, non ultimo una riduzione dei costi, poiché i filtri in quarzo sono decisamente più economici rispetto a quelli in PTFE. A ciò si aggiunge che i filtri in quarzo sono porzionabili e consentono di analizzare anche solo parti del filtro, accorpando prelievi di più giorni e che la manipolazione dei filtri risulta più agevole anche durante le operazioni di mineralizzazione.
determinazione gravimetrica che per l’analisi degli elementi inorganici nel PM2.5, standard metrico del particolato introdotto negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90, quindi ampiamente sperimentato e consolidato. Anche la letteratura internazionale riconosce da anni questo utilizzo, si veda ad es. le review del 1995 e del 1998 redatte da J.Chow, una delle più autorevoli esperte mondiali di metodologie sperimentali per il particolato, elaborate in almeno due decenni di collaborazione accademica con l’US‐EPA.
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Purtroppo però il quarzo, che è ugualmente idoneo per l'analisi dei metalli mediante ICP‐MS, non si presta alla determinazione dei metalli mediante le tecniche XRF e PIXE, poiché lo spettro dell’aerosol risulta fortemente influenzato dal segnale del silicio che costituisce il supporto stesso8.
Per poter effettuare il confronto tra le tre tecniche, per il quale invece risultava d'obbligo l'utilizzo dei filtri in PTFE, si è deciso di fare dei campionamenti mirati solamente nelle città di Bologna e Parma i cui campionatori non davano problemi con questa tipologia di membrana. In queste due città sono state montate membrane in teflon per due mesi ciascuna, un mese durante la stagione fredda e uno durante la stagione calda. A Ferrara e a Rimini si è invece proceduto con filtri in quarzo per l'intero anno.
Tutti i test sopraccitati hanno determinato uno slittamento dell’inizio misure, che invece di partire a gennaio 2008 è stato posticipato al mese di aprile.
Campionamento
I siti di campionamento e i campionatori in dotazione al momento dei prelievi nelle quattro città coinvolte nella sperimentazione, unitamente alle rispettive teste di campionamento, sono riassunti nella tabella qui di seguito.
Città Tipo zona Strumento Portata (m3/h)
Testa
Parma Fondo urbano, zona parco (Stazione Cittadella)
SM200 ‐ Opsis (2001) 1 PM10
Bologna Fondo urbano, zona parco (Stazione Giardini Margherita)
SM200 – Opsis (2001) 1 PM10
8 In questo tipo di spettroscopia lo spettro non risulta solo prodotto dalle pure emissioni dovute alle transizioni degli elettroni dei livelli energetici più interni (ed in tal senso, poiché il silicio, determinato con grande efficienza in XRF/PIXE, darebbe dei segnali estremamente rilevanti con elevata probabilità di sovrapposizione e copertura delle emissioni di specie ad energia prossima ad esso e in concentrazione bassa nel campione incognito), ma anche da altre rilevanti interferenze spettrali dovute allo scattering Compton e al bremsstrahlung, che si combinano in modo non lineare nello spettro e pertanto risultano difficilissime da risolvere.
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Ferrara Traffico urbano (Stazione Isonzo)
FAI – Swam (2007) 2.3 PM10
Rimini Fondo urbano, zona parco (Stazione Parco Marecchia)
FAI – Swam (2006) 2.3 PM10
Riguardo all’analisi della componente ionica del particolato, a Rimini sono stati previsti due mesi di campionamenti (uno nella stagione calda e uno nella stagione fredda) per soddisfare l'obiettivo della creazione del database informativo/composizionale relativo alla composizione ionica di una stazione costiera. Durante questi due periodi il campionamento è stato in tutto identico al resto dell'anno, l'unica differenza è stata che di ogni filtro ne è stata tagliata una metà, che è stata conservata in freezer per la successiva analisi in cromatografia ionica.
Qui di seguito è riportato uno schema riassuntivo delle membrane utilizzate dalle quattro città durante i dodici mesi.
Mese Parma Bologna Ferrara Rimini
Aprile 2008 QZ QZ QZ QZ (Crom.Ionica)
Maggio 2008 QZ QZ QZ QZ
Giugno 2008 QZ QZ QZ QZ
Luglio 2008 QZ PTFE (XRF, PIXE)
QZ QZ
Agosto 2008 PTFE (XRF, PIXE)
QZ QZ QZ
Settembre 2008 QZ QZ QZ QZ
Ottobre 2008 QZ QZ QZ QZ
Novembre 2008 QZ QZ QZ QZ
Dicembre 2008 QZ QZ QZ QZ
Gennaio 2009 PTFE (XRF, PIXE)
PTFE (XRF, PIXE)
QZ QZ (Crom.Ionica)
Febbraio 2009 QZ QZ QZ QZ
Marzo 2009 QZ QZ QZ QZ
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4. MODALITA’ DI ANALISI: ICP‐MS, XRF E PIXE
Nonostante il notevole grado di evoluzione delle tecniche strumentali attualmente disponibili, l’analisi degli elementi in traccia presenta sempre notevoli difficoltà sperimentali a prescindere dalla matrice considerata. Ciò deriva essenzialmente dalle basse concentrazioni degli elementi chimici, tossicologicamente più critici e allo stesso tempo più interessanti, e dalla loro dispersione in matrici a loro volta estremamente complesse e variabili.
Gli aerosol atmosferici rientrano tra le matrici più difficili da analizzare in assoluto, prima di tutto per i ridotti quantitativi di materiale analizzabile e poi per il loro elevatissimo grado di quella che potremmo definire “chemiodiversità”. Gli aerosol presentano infatti una matrice di componenti maggioritarie di natura salina (prevalentemente inorganica), minerale e carboniosa (quest’ultima estremamente complessa costituita da centinaia di composti organici differenti), in cui sono disperse tracce di numerosissimi elementi chimici presenti a livelli di concentrazione a partire dalle ppm in su relativamente alla massa totale di PM10 o PM2.59. Si ricorda infatti che, mentre molti degli ioni inorganici componenti il PM ammontano attorno al 30‐50% in massa del PM10, gli elementi metallici e non metallici nella media rappresentano complessivamente (i.e., la somma dei contributi ponderali dei singoli elementi) l’ 1‐2 % dello stesso.
A ciò si aggiunge la necessità di associare ai dati analitici un livello di qualità rintracciabile, il quale può essere assicurato attraverso l’applicazione di complesse procedure di controllo di qualità interno (requisito richiesto non solo come garanzia nelle attività svolte dagli enti pubblici in accordo con le normative di riferimento, ma anche per poter pubblicare i risultati delle proprie attività di ricerca scientifica) ed esterno (audit).
In generale nell’analisi inorganica degli aerosol si osserva una netta preferenza per l’impiego di strumentazione con cui effettuare analisi multielementare, non solo perché intrinsecamente più convenienti ed informative (con un unico passaggio strumentale, si ottengono informazioni composizionali quali‐quantitative su numerose specie chimiche simultaneamente, previa adeguata calibrazione), ma anche perché rispecchia l’effettiva complessità di questa tipologia di campioni.
Nel caso dell’analisi elementale degli aerosol ambientali, fra cui rientra la determinazione degli elementi oggetto del D.Lgs 152, si sono affermate due tendenze principali in quanto a scelta di metodo strumentale, ossia le tecniche distruttive quali l'ICP‐MS (Inductively Coupled Plasma Mass Spectrometry), che prevede fasi di dissoluzione/mineralizzazione del materiale di supporto a monte dell’analisi per via umida dei metalli e non metalli e le tecniche non distruttive basate
9 Per ulteriori approfondimenti sull’origine di metalli e non metalli nel PMx si faccia riferimento al rapporto "Variabilità spazio‐temporale dei livelli di aerosol ambientale (frazione PM10) in provincia di Ferrara" prodotto da Tositti e Sandrini nel 2007 per ARPA ER – sezione di Ferrara nell’ambito del progetto ‘Obiettivo 2’.
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sui raggi X (XRF, ovvero Fluorescenza a Raggi X, e PIXE, Particle Induced X‐ray Emission), tecniche storicamente applicate da diversi decenni a varie tipologie di campioni a matrice complessa con particolare enfasi sull’aerosol atmosferico10.
In entrambi i casi è necessario fare un significativo, sebbene imprescindibile, investimento iniziale sia per il costo degli strumenti che per il training del personale, che a causa della complessità sia delle metodologie che delle matrici richiede un notevole grado di specializzazione.
Ognuna delle due famiglie ha vantaggi e svantaggi che si possono brevemente riassumere in quanto segue.
Le tecniche di spettroscopia atomica in emissione a induzione di plasma (ICP‐MS) sono attualmente considerate di fondamentale importanza in questo settore dato che coniugano elevata sensibilità, limiti di rilevazione estremamente bassi, approccio multi elementare. Anche il metodo indicato dal D. Lgs. 152/07, che fa riferimento alla norma UNI EN 14902:2005, prevede l’analisi mediante ICP‐MS o assorbimento atomico (GFAAS).
La qualità del dato analitico nell'analisi con ICP‐MS è molto legata all'efficienza del processo di dissoluzione del campione (metodo di attacco chimico), che dipende dalla natura e dal tipo di elementi da analizzare, dalla frazione dimensionale analizzata, dalle interferenze prodotte dai filtri e dai reattivi scelti per la mineralizzazione. A ciò si devono associare le basse concentrazioni della maggior parte degli elementi inorganici presenti e alcune considerazioni sulla solubilità degli stessi.
In particolare, riguardo ai metalli inclusi nelle matrici geologico‐minerali, sempre presenti nell’aerosol ambientale (tipicamente Al, Si, Mg, Fe), questi sono caratterizzati da una prevalenza
significativa della frazione grossolana (maggiore di 1 μm) e sono immobilizzati nel reticolo cristallino del minerale, pertanto richiedono attacchi chimici energici quali HNO3 + HF e, dal punto di vista biologico, risultano essere scarsamente biodisponibili. Gli altri elementi invece, oltre a mostrare accumuli nelle frazioni submicroniche, sono potenzialmente più biodisponibili a causa della maggiore solubilità se vengono a contatto con i tessuti. E’ su questa base che il metodo suggerisce attacchi chimici a base di HNO3 ma non così aggressivi come quelli precedentemente menzionati.
E’ perciò importante valutare il recupero degli elementi, che deve essere quantificato mediante trattamento ed analisi di adeguati materiali certificati. Nel metodo UNI EN 14902 sono definiti i requisiti minimi di recupero per ciascuno dei metalli di interesse.
Nel caso del presente progetto, preliminarmente all’analisi dei campioni, è stata effettuata la determinazione della resa di recupero utilizzando come standard certificato per As, Cd e Pb il “Trace Elements in Indoor Dust Standard Reference Material 2583” certificato NIST, in
10 Cfr. Butler et al. “Atomic spectrometry update (ASU review). Environmental analysis” (2007). J. Anal. At. Spectrom., 22, 187‐221.
sostituzione del materiale certificato NIST 1648 “Urban particulate matter” suggerito dal metodo, ma purtroppo non più disponibile sul mercato; per il Ni si è analizzato il MURST‐ISS‐A1 Antartic marine sediment, materiale di riferimento certificato per elementi in tracce dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nella tabella seguente sono riportate le rese di recupero per i singoli metalli.
prove sperimentali UNI EN 14902As 107 85-115Cd 95 90-110Pb 94 90-110Ni 96 85-115
Rese di recupero %
Come si può osservare dalla tabella i requisiti minimi sono pienamente soddisfatti per tutti gli elementi.
Occorre osservare come la sensibilità della tecnica ICP richieda un insieme di precauzioni significative quali l’utilizzo di reattivi ultrapuri, molto costosi se acquistati presso i produttori di reagenti chimici, la cui qualità non è mai scontata, bensì va verificata all’acquisto di ogni nuova partita con la ripetizione sistematica dei bianchi di laboratorio per monitorare l’accidentale contaminazione della filiera analitica, tutte precauzioni che, in modo estremamente particolareggiato, vengono descritte approfonditamente nella metodica UNI EN 14902.
L’XRF rappresenta un approccio storico all’analisi del PM sia negli ambienti della ricerca scientifica sia in quelli istituzionali, come le Agenzie di Protezione Ambientale, prima fra tutte l’US‐EPA. Si consideri che in ambito US‐EPA coesistono ben quattro compendi di analisi degli elementi inorganici del particolato: rispettivamente di assorbimento atomico, ICP (AES, OES, MS), XRF e PIXE. Da notare che, in generale, la maggior parte di questi metodi (tradotti poi a livello del singolo Stato americano nella corrispondente S.O.P – Standard Operation Procedure) risalgono, come pubblicazione della stesura finale, alla fine degli anni '90, quindi si tratta di metodiche mature e fruibili anche da enti che operano su base istituzionale.
Negli ultimi anni tecniche più sensibili come ICP‐MS risultano sempre più ampiamente utilizzate, a causa della notevole sensibilità ed in risposta a questo incremento i produttori di strumentazione XRF hanno sviluppato una nuova generazione di strumenti (energy dispersive XRF – EDXRF polarizzati) che offre miglioramenti sostanziali nei limiti di rivelazione. Panalytical, per esempio, ha recentemente lanciato Epsilon 5, un nuovo EDXRF che eccelle nell'analisi di metalli su filtri di particolato, appositamente commercializzato in Europa con l'obiettivo dichiarato di soddisfare alla normativa sui metalli. Nelle specifiche dello strumento sono dichiarati limiti di rilevazione compatibili con il quantitativo di metalli normalmente presente su un filtro giornaliero (55 m3).
17
18
La propensione per le tecniche X è evidente dalle due S.O.P. XRF e PIXE citate sulle quattro disponibili, compendi recentemente aggiornati dopo la commercializzazione dello strumento sopra citato.
Le tecniche XRF hanno tipicamente il vantaggio di non essere distruttive; i filtri sono posti direttamente nello spettrometro senza ulteriore preparazione del campione. L'assenza di trattamenti preliminari ed il limitato surriscaldamento indotto dal potente fascio di radiazione X incidente permette tempi di misura lunghi, richiesti per la rivelazione delle basse concentrazioni di inquinanti, e rende i filtri disponibili per successive analisi. Bisogna tuttavia fare attenzione a possibili danni e volatilizzazioni sul filtro prodotti dal fascio incidente.
Se in linea di principio queste metodiche risultano molto attraenti per l’elevata potenzialità analitica (analisi non distruttiva, molti dati disponibili simultaneamente, elevata potenzialità in termini di numero di campioni analizzabili) è necessario verificare (come effettivamente compiuto nella presente indagine) la reale efficacia di tale metodo strumentale.
Per quanto riguarda la PIXE va sottolineato come l’utilizzo di tale tecnica non sia convenzionale, né come disponibilità né come accessibilità, dato che in Italia tali apparati sono disponibili presso due piattaforme di ricerca nazionali specialistiche gestite dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, cui di solito accedono ricercatori previa approvazione di progetti di ricerca da parte di comitati scientifici. Tali strutture richiedono infatti importanti costi di gestione, molto superiori a quanto necessario per le strumentazioni commerciali, per quanto raffinate, e personale che gestisce le macchine acceleratrici per conto degli interessati. Ciò significa che il cosiddetto "tempo macchina" viene regolamentato e si traduce in tempi di effettiva disponibilità per il singolo progetto di poche giornate all’anno. La particolarità e l’importanza della tematica affrontata in questo progetto ha consentito di poter disporre anche di questa strumentazione, ben sapendo che tale tecnica non è utilizzabile routinariamente.
La tecnica PIXE (Particle Induced X‐Ray Emission) non differisce in modo sostanziale dalla tecnica XRF, almeno per quanto riguarda il processo fisico indotto nei campioni e il suo impiego analitico. Ciò che è assolutamente differente è la sorgente di eccitazione impiegata per indurre la fluorescenza X, che nel caso della PIXE è un fascio di protoni di energia adeguata, mentre nel caso dell’XRF è una radiazione X. Questo è possibile solo avendo a disposizione un sistema ad alta energia quale un Acceleratore di Van der Graaf.
Le metodiche X sono molto sensibili ma piuttosto complesse da gestire a livello teorico e soprattutto non banali quanto ad interpretazione spettrali (gli spettri di emissione X sono molto complessi a causa di multipletti ed interferenze che, anche se risolti via software, vanno in ogni caso controllati dagli operatori) che richiedono l’acquisizione di sufficiente esperienza, sia nella gestione dello strumento che negli aspetti speculativi.
19
5. TRATTAMENTO DEI CAMPIONI PER LA SERIE STORICA
5.1 Analisi gravimetrica
Oltre alla determinazione dei metalli, durante il progetto si è deciso di effettuare delle verifiche di confronto fra i dati di concentrazione in massa di PM10 forniti dagli analizzatori automatici e le determinazioni gravimetriche, effettuate sugli stessi filtri. Tale verifica ha riguardato campioni raccolti sia su filtri in quarzo che su membrane in teflon in due città (Parma e Ferrara) caratterizzate entrambe da concentrazioni elevate di particolato ma dotate di due diversi analizzatori, rispettivamente un OPSIS e uno Swam.
Tutti gli analizzatori utilizzati nel presente progetto si basano sul principio dell’assorbimento beta e sono dotati di certificazione di equivalenza al metodo gravimetrico, in ottemperanza al DM 60/2002. Tale confronto è stato effettuato solo a titolo conoscitivo, con l’obiettivo di verificare nelle condizioni di utilizzo quotidiano e nella specificità dei siti locali i valori rilevati con le due metodiche. Il D.M.60/2002 infatti prevede che la valutazione dell'equivalenza tra un sistema di misura di PM10 alternativo ed il sistema di riferimento previsto dalla norma europea EN 12341, ovvero il metodo gravimetrico, venga effettuato in condizioni standardizzate e generali.
Tutte le determinazioni gravimetriche sono state effettuate presso il Laboratorio di Chimica Ambientale del Dipartimento di Chimica "G. Ciamician" dell'Università di Bologna seguendo le procedure previste dalla norma europea EN 12341: condizionamento dei filtri pre e post‐campionamento per 48h a temperatura ed umidità controllate (T = 20 ± 1 °C, UR = 50 ± 5 %) e pesata con bilancia analitica a 5 decimali ripetendo la pesata due volte.
Le serie temporali dei dati gravimetrici di PM10 ottenuti per le due città durante il periodo aprile 2008 ‐ marzo 2009 sono visualizzati nel grafico a seguire.
PM10 gravimetrici
0
20
40
60
80
100
120
140
160
1/4/08
1/5/08
1/6/08
1/7/08
1/8/08
1/9/08
1/10/08
1/11/08
1/12/08
1/1/09
1/2/09
1/3/09
ug/m
3
Ferrara Parma
Tabella riassuntiva delle medie annuali di PM10 in μg/m3 misurati gravimetricamente nel periodo 1/4/2008 – 31/3/2009.
PM10 (ug/m3) 1/4/08 – 31/3/09 Parma Ferrara
Media 39.8 40.1
Dev. Std 22.4 21.4
numero dati (% di copertura annua)
323 (89%)
343 (94%)
Dal grafico si vede come le due città mostrino andamenti tra loro piuttosto simili, come già rilevato storicamente a livello regionale. Ferrara, il cui campionatore si trova in una zona a
traffico intenso, mostra valori di PM10 elevati (media annuale 40.1 μg/m3, σ=21.4; n. dati = 343), ma anche i valori di Parma, nonostante il campionatore sia collocato in una zona di fondo urbano
in zona parco, sono del tutto sovrapponibili (media annuale 39.8 μg/m3, σ=22.4; n. dati = 323).
Per quanto riguarda il confronto tra i dati gravimetrici e quelli automatici dei campionatori, questi sono rappresentati nelle figure qui di seguito per entrambe le città , sia come andamento temporale (a) che come grafico di dispersione (b). Per la città di Parma sono presenti due grafici di dispersione poiché nel mese di marzo 2009 è stato sostituito il campionatore Sartec‐Opsis (1 m3/h) (b) con un campionatore FAI‐Swam (2.3 m3/h) (c) in quanto previsto dalla ristrutturazione della rete regionale attualmente in corso con il finanziamento della Regione.
20
Parma
a.
Parma
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
10/0
4/08
22/0
4/08
01/0
5/08
11/0
5/08
21/0
5/08
31/0
5/08
26/0
6/08
06/0
7/08
16/0
7/08
25/0
7/08
03/0
8/08
13/0
8/08
23/0
8/08
01/0
9/08
11/0
9/08
21/0
9/08
30/0
9/08
09/1
0/08
19/1
0/08
28/1
0/08
06/1
1/08
16/1
1/08
25/1
1/08
04/1
2/08
14/1
2/08
23/1
2/08
02/0
1/09
16/0
1/09
26/0
1/09
05/0
2/09
14/0
2/09
24/0
2/09
06/0
3/09
16/0
3/09
26/0
3/09
μg/m
3
Automatico Gravimetrico
b/c.
21
Parma - Opsis (1 m3/h)
y = 1.0502x + 7.8654R2 = 0.7343
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
PM10 campionatore
PM10
gra
vim
etri
co
Parma - FAI Swam (2.3 m3/h)
y = 1.0085x + 1.7879R2 = 0.957
0
10
20
30
40
50
60
70
80
0 20 40 60 80
PM10 campionatore
PM10
gra
vim
etri
co
Ferrara
22
a.
.
confronto fra le due tecniche (assorbimento beta e gravimetria) indica in generale una buona
Ferrara
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
29/0
3/08
12/0
4/08
26/0
4/08
10/0
5/08
24/0
5/08
07/0
6/08
21/0
6/08
05/0
7/08
19/0
7/08
02/0
8/08
16/0
8/08
30/0
8/08
13/0
9/08
27/0
9/08
11/1
0/08
25/1
0/08
08/1
1/08
22/1
1/08
06/1
2/08
20/1
2/08
03/0
1/09
17/0
1/09
μg/m
3
Automatico Gravimetrico
b
Ferrara - FAI Swam (2.3 m3/h)
y = 0.9849x + 4.331R2 = 0.9163
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180PM10 campionatore
PM10
gra
vim
etric
o
Ilcorrispondenza fra gli andamenti e un’ottima correlazione, soprattutto fra le determinazioni gravimetriche e le misure degli analizzatori Swam.
23
.2 Analisi ICP‐MS
in quarzo
5
Trattamento dei filtri
Per poter soddisfare i requisiti del metodo di riferimento e contemporaneamente ottenere un numero di campioni tecnicamente gestibile con le risorse attualmente disponibili, nell'ambito
do attaccare 30 filtri interi contemporaneamente, si era ipotizzato inizialmente di lavorare su quarti di filtro. In questo
valutazione dei costi e si è optato per l'acquisto di una punzonatrice idonea al prelievo di una piccola aliquota di
nsili limitando al minimo le manipolazioni e quindi le contaminazioni, poiché i punzoni cadono direttamente all'interno di un
occio risiede nel fatto che tale punzonatrice non è immediatamente disponibile in commercio ma occorre richiedere una produzione ad hoc ad un
,
pecifiche analitiche
della pianificazione del progetto si è deciso di accorpare i filtri giornalieri (24h di campionamento) per ogni mese e fornire un valore in uscita di As, Cd, Ni e Pb relativamente a questo campione composto mensile. La norma prevede che il periodo minimo di copertura per misure fisse di As, Cd, Ni sia pari al 50% (allegato IV del Dl 152/2007).
Dovendo accorpare circa 30 membrane per ogni mese e non poten
modo sarebbe stato possibile attaccare 8 quarti alla volta (diversamente la quantità di campione sarebbe stata eccessiva) riunendo poi le 4 soluzioni per l'analisi del campione mensile. Questa procedura ha però evidenziato da subito come principale criticità il fatto di dover manipolare ripetutamente i filtri per la suddivisione in 4 quarti e per l'accorpamento delle 3 o 4 soluzioni derivanti dalla disgregazione frazionata dei 30 filtri mensili in aliquote di 8 campioni ciascuna. Inoltre la metodica risultava laboriosa non solo per la realizzazione del progetto, ma soprattutto per una successiva applicazione di routine ai campioni dell'intera rete regionale.
Per questo, dopo l’esito negativo di alcune prove preliminari, si è effettuata una
filtro in modo tale da poter attaccare simultaneamente le 30 aliquote punzonate mensili. Per evitare contaminazione da parte della fustellatrice sui campioni nel momento della foratura del filtro, sulla punzonatrice sono stati montati due punzoni in titanio (la punzonatrice ha la possibilità di eseguire due fori simultaneamente sullo stesso filtro).
Questo sistema permette la rapida foratura dei circa 30 filtri me
vial in plastica del volume di 5 ml alloggiato sotto la punzonatrice, che viene poi trasferito al laboratorio per l'attacco e l'analisi.
L’unica criticità di questo appr
laboratorio artigiano inoltre è molto importante l’acquisizione di una certa manualità per ottenere fustelle omogenee.
S
campioni il laboratorio ha seguito il metodo UNI EN 14902 in modalità ICP‐MS, si è quindi dotato di un sistema di digestione a microonde con controllo di temperatura Per il trattamento dei
(Ethos 1) programmato come previsto nell’Annex A, al punto A.3 ed acquistato appositamente da Arpa per la messa a regime delle analisi previste dal DLgs 152/07.
Le analisi sono state eseguite con spettrometro di massa quadrupolare con sorgente al plasma Thermo Fisher.
Anche relativamente ai controlli di qualità sono state seguite le specifiche descritte nel metodo.
24
5.3 Modalità di calcolo delle concentrazioni dei campioni medi mensili
Calcolo del limite di rilevabilità del metodo
Preliminarmente all’analisi dei campioni, sono state analizzate 10 membrane in quarzo namenti, da cui è stato ricavato l’MDL, cioè il Method
Detection Limit in accordo con la norma UNI 14902. Nel calcolo di tale limite si è utilizzato il
Tali valori rispettano le richieste della norma UNI 14902, dal momento che sono al di sotto del erimento; inoltre sono in
linea con i valori indicativi riportati nel metodo UNI.
olo delle concentrazioni
appartenenti al lotto utilizzato per i campio
volume di 55 m3.
Nella tabella seguente si riporta l’MDL calcolato per ciascun metallo .
10% dei valori limite/obiettivo, livello riportato dalla metodica come rif
Calc dei campioni
Per ciascun campione sono state determinate preliminarmente le concentrazioni dei metalli
mpione. Ciascun campione risulta composto da un numero di punzoni pari al numero di giorni di campionamento validi per quel dato mese.
correggere la concentrazione del bianco per renderla omogenea con il campione medio mensile. Dal momento che la superficie
e
CFINALE = (MCAMP) * FAREA/ΣVOL
Limite di rilevabilità - MDL (ng/m3)
As Cd Ni Pb0.09 0.06 0.3 0.9
come massa assoluta espressa in μg/ca
Successivamente a tale valore è stato sottratto il bianco.
Poiché i bianchi erano costituiti da singole membrane bianche analizzate per intero (diversamente dai campioni medi mensili) è stato necessario
del bianco corrisponde a 24 fustelle (superficie filtro / superfici fustella = 24) è stato necessario correggere il valore ottenuto per due fattori, il primo che tenesse conto del numero minore di fustelle rispetto al campione mensile (F BIANCO) e il secondo relativo al rapporto fra superficie campionata e superficie del campione composto fustellato (F AREA =24). Ad esempio nel caso di un campione costituito da 30 fustelle il fattore di correzione del bianco è F BIANCO pari a (30/24).
Il dato è stato trasformato in ng/m3 nel seguente modo
dove
25
l metallo nel campione in ng a cui è stato sottratto il bianco corretto
dato dal rapporto tra la superficie esposta del filtro e la superficie di un punzone, ovvero 1200/50.2 = 24
Σ L è la sommatoria dei volumi (espressa in m3) corrispondenti ai filtri che compongono il
Il limite di quantificazione del metodo (LDQ) è stato calcolato seguendo le indicazioni della UNI
ottato un fattore di copertura pari a 10, da moltiplicare per la
0.02 0.01 0.07 0.2
Nel caso di valori inferiori al limite di quantificazione, per effettuare i calcoli dei valori medi mensili si è utilizzata la prassi, comunemente impiegata per i dati ambientali, di porre tali valori pari alla metà del limite di quantificazione11.
invece sono indicati i valori calcolati sulla base di
o
MCAMP è la massa assoluta de
FAREA è
VO
campione composto mensile.
14902; in particolare basandosi sulle istruzioni operative del sistema di gestione per la qualità di ARPA Emilia Romagna si è addeviazione standard del bianco.
La tabella che segue riassume tali limiti, espressi come ug/campione.
Limite di quantificazione (ug/campione)
As Cd Ni Pb
Nell’Allegato 1 sono riportati i valori medi mensili dei metalli misurati nel periodo 1/4/2008 – 31/3/2009 nelle quattro città, comprensivi dei dati di dettaglio. In grassetto sono riportati i dati effettivamente misurati, in carattere normaledati inferiori al limite di quantificazione.
In rosso sono indicati i valori rilevati in ICP‐MS sui filtri in teflon utilizzando la metodica dettagliata nel successivo capitolo 6.
Trattamento dei filtri bianchi da camp
analisi dei bianchi di campo permette di rilevare eventuali anomalie/interferenze dei filtri, sempre possibili alla produzione, e di rintracciare contaminazioni durante esposizione e
azioni di trasporto e prelievo. La storia chimica del filtro
informazione chimica. I bianchi da campo, infatti, consistono in filtri che seguono esattamente la
L’
manipolazione dei filtri durante le operbianco permetterà così di rintracciare eventuali anomalie composizionali accidentali che si dovranno/potranno sottrarre ai filtri campionati, senza peraltro pregiudicare l’acquisizione della
to ISTISAN 04/15 Trattamento dei dati inferiori al limite di rilevabilità nel calcolo dei risultati analitici.
11 Rappor
26
filtri all’interno dell’analizzatore. La norma UNI EN 14902 indica che “qualora il valore del bianco da
tallo che si avrebbe in aria se la quantità rilevata sul filtro fosse dovuta ad un campionamento.
Parma Bologna Ferrara Rimini
n.bianchi totali 9 8 16 24
n.bianchi con valori superiori al limite di quantificazione 0 0 0 0
% 0 0 0 0range (ng/m3) <0.83 <0.83 <0.36 <0.36
n.bianchi con valori superiori al limite di quantificazione 0 0 0 0
% 0 0 0 0
range (ng/m3) <2.92 <2.92 <1.27 <1.27
n.bianchi con valori superiori al limite di quantificazione 0 0 0 0
% 0 0 0 0
range (ng/m3) <0.42 <0.42 <0.18 <0.18
n.bianchi con valori superiori al limite di quantificazione 3 1 6 5
% 33 13 38 21
range (ng/m3) <8.33 - 11.3 <8.33 - 9.58 <3.64 - 17.09 <3.64 - 4.55
As
Ni
Cd
Pb
stessa storia dei filtri campionati (eventuali condizionamento e pesata, confezione, trasporti, alloggiamento sul porta filtro del campionatore per un tempo limitato) tranne l’aspirazione.
Nel corso del presente progetto è stato posizionato un notevole numero di filtri bianchi da campo. In media è stato posto un bianco da campo ad ogni posizionamento delle membrane bianche, cioè indicativamente ogni 15‐30 giorni, in modo da simulare lo stazionamento dei
campo ecceda significativamente la media dei bianchi di laboratorio è necessario investigare sulla possibile fonte di contaminazione”.
Nella tabella di seguito è riporta la sintesi dei risultati delle analisi dei metalli sui filtri bianchi da campo, comprensiva sia di quelli in quarzo che di quelli in teflon. Nel campo relativo ai ng/m3 si è stimato il valore di concentrazione del me
Sintesi dei valori dei bianchi da campo (periodo aprile 2008-marzo 2009)
27
Come si può osservare dalla tabella, una elevatissima percentuale dei bianchi da campo non ha dato quantità rilevabili strumentalmente, ad indicare un buon controllo della filiera campionamento‐analisi. Nello specifico, il Nichel e il Cadmio e l’Arsenico hanno dato valori tutti negativi, mentre il Piombo è stato rilevato su una percentuale di bianchi che va dal 13 al 38%. Tuttavia i valori sono stati molto contenuti, tutti nell’intorno del limite di quantificazione, ad eccezione di uno, trovato a Ferrara, la cui quantità sarebbe stata equivalente ad una concentrazione in aria di 17 ng/m3. Tale presenza è stata rilevata in una stazione ad elevato traffico ed è possibile che i filtri abbiano subito la contaminazione durante lo stazionamento nell’analizzatore o durante il trasporto e l’inserimento nel campionatore. A seguito di tali informazioni si sono adottate misure specifiche durante la manipolazione dei campioni che hanno consentito di ridurre‐azzerare notevolmente tali contaminazioni. Cionondimeno l’esperienza fatta ha indicato la necessità di porre un’attenzione specifica a tutta la filiera di manipolazione dei campioni, in particolar modo alla predisposizione del set di campionamento, che deve avvenire in laboratorio.
In ogni caso si è scelto di non escludere i corrispondenti campioni nel calcolo dei valori medi mensili, dal momento che le contaminazioni sono risultate comunque molto basse rispetto alle soglie di riferimento.
Prove di omogeneità
La norma UNI 14902:2005 prevede che, nel caso in cui non si proceda all’analisi dell’intero filtro, vengano effettuati dei test di omogeneità basandosi sulle concentrazioni determinate di Pb, poiché tra gli elementi normati questo è normalmente quello presente in concentrazioni aggiori. La procedura prevede inoltre di coprire almeno il 30% della superficie esposta del filtro
prelevando punzoni distribuiti sull'intera area.
r o
m
Nel p esente pr getto, la verifica dell'omogeneità dei filtri è stata effettuata su due campioni composti mensili per ogni città (campioni composti da un punzone per ogni filtro giornaliero, per un totale di circa 30 punzoni da 50 mm2), quindi su un totale di 8 campioni (4 in periodo caldo e 4 in periodo freddo), da ciascuno dei quali sono state ricavate e analizzate 4 punzonature, localizzate sui quattro quarti di ogni filtro, così come indicato nella figura sottostante.
28
e non rispondano esattamente alle specifiche indicate dalla norma, che prevede una copertura del 30%, tuttavia gli esiti positivi delle prove indicati nel seguito e i ontatti con altri laboratori che utilizzano da tempo e con affidabilità tale approccio hanno
tale metodologia.
i presi in considerazione i valori inferiori al limite di quantificazione.
Nome campione mensile Pb(µg/campione)
Fe Agosto 08 (1) 0.23 media 0.24Fe Agosto 08 (2) 0.23 dev.std 0.03Fe Agosto 08 (3) 0.29 CV 13 *Fe Agosto 08 (4) 0.22
Fe Ottobre 08 (1) 0.93 media 0.93Fe Ottobre 08 (2) 0.88 dev.std 0.04Fe Ottobre 08 (3) 0.95 CV 3.8
0.47 dev.std 0.030.51 CV 5.4
Rn Ottobre 08 (4) 0.45
mediadev.std
BO agosto 08 (3) <0.2 CV
<0.2 mediaBO novembre 08 (2) <0.2 dev.std
BO novembre 08 (4) <0.2
PR maggio 08 (3) <0.2 CV 0.0PR maggio 08 (4) 0.20
PR luglio 08 (1) <0.2 mediaPR luglio 08 (2) <0.2 dev.std PR luglio 08 (3) <0.2 CVPR luglio 08 (4) <0.2
Nel nostro caso i 4 punzoni ricoprono una superficie pari a 200.8 mm2 (50.2 mm2 per ogni punzone) sul totale di 1200.1 mm2 della superficie totale esposta, dunque una percentuale pari al 17%. Benché tali prov
cconsentito di validare
I requisiti di omogeneità previsti dalla norma richiedono che la deviazione standard relativa del contenuto di Pb dei sub‐campioni non superi il 5%.
La deviazione standard relativa, che è un indicatore della ripetibilità delle misure stesse, è espressa come di seguito esplicitato:
deviazione standard relativa = (deviazione standard dell'insieme X) × 100 / (media dell'insieme X)
Nella tabella che segue sono riportati i valori di Pb espressi in (μg/campione) ottenuti per i campioni composti analizzati in quadruplice copia per ciascuna delle città. Nella parte destra della tabella sono state calcolate, per ogni serie di 4 misure sulle 4 punzonature, la media, la deviazione standard e la deviazione standard relativa. Per questo calcolo non sono stat
Fe Ottobre 08 (4) 0.96
Rn Luglio 08 (1) 0.43 media 0.42Rn Luglio 08 (2) 0.42 dev.std 0.01Rn Luglio 08 (3) 0.42 CV 1.9Rn Luglio 08 (4) 0.41
Rn Ottobre 08 (1) 0.49 media 0.48Rn Ottobre 08 (2)Rn Ottobre 08 (3)
BO agosto 08 (1) <0.2BO agosto 08 (2) <0.2
BO agosto 08 (4) <0.2
BO novembre 08 (1)
BO novembre 08 (3) 0.22 CV
PR maggio 08 (1) 0.20 media 0.20PR maggio 08 (2) <0.2 dev.std 0.00
29
il valore non molto prossime al mite di quantificazione.
raffronto con le specifiche della norma indica una sostanziale rispondenza ad essa, anche in onsiderazione dei valori sostanzialmente ‘bassi’ rilevati, che portano a sovrastimare la variazione relativa.
*li
è significativo, in quanto si riferisce a concentrazioni estremamente basse,
Ilc
30
6. TRATTAMENTO DEI CAMPIONI PER IL CONFRONTO DEI METODI
6.1 Analisi ICP‐MS, XRF, PIXE
Ai fini del confronto tra le tre tecniche XRF, PIXE e ICP‐MS, tre serie di filtri in PTFE, per la precisione due serie di filtri estivi (Bologna, mese di luglio 2008 e Parma, mese di agosto 2008) e una serie di filtri invernali (Parma, mese di gennaio 2009), sono stati sottoposti dapprima alle tecniche di analisi non distruttive, nell'ordine prima XRF poi PIXE, e successivamente a dissoluzione per l'analisi in ICP‐MS.
Per le analisi in XRF I laboratori coinvolti sono stati: il laboratorio ORAF ‐ U.O. CRR e CRA di Arpa Veneto e il Dipartimento Provinciale di Milano di Arpa Lombardia, U.O. Qualità dell'aria ‐ Sezione Particolato Atmosferico. Le determinazioni effettuate in XRF sono state eseguite da due diversi laboratori per non gravare eccessivamente sull'attività svolta dalle singole strutture con un numero eccessivo di campioni.
In entrambi i laboratori è stata impiegata la stessa tipologia di strumento, ossia l’ EDXRF “EPSILON 5” (Panalytical) che sfrutta il sistema di polarizzazione con una serie di filtri per l’irraggiamento X secondario di bersagli sottili e complessi come i filtri di aerosol. I due laboratori, pur disponendo dello stesso strumento, dispongono di polarizzatori per l'irraggiamento di tipo diverso.
Per quanto riguarda la tecnica PIXE, si è utilizzato un apparecchio che si trova presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Legnaro (PD) (LNL – INFN). L’acceleratore AN2000 è di progettazione e di costruzione sperimentali, effettuate presso l’LNL‐INFN, che ha assemblato componenti sia commerciali che prototipali (con particolare riferimento al rivelatore).
Le differenze sostanziali tra le metodiche PIXE e XRF si hanno, oltre che a livello strumentale, anche a livello metodologico. In PIXE la durata della singola analisi (irraggiamento più acquisizione dello spettro) è di circa 15 minuti per singolo campione. Per l’XRF il tempo di analisi normalmente applicato dal laboratorio di Milano è di circa 6 ore.
Nell'ottica di valutare il rapporto costi/benefici legato all'esecuzione di numerose analisi, qualora la tecnica XRF dovesse essere utilizzata per rispondere alle richieste della normativa (D.Lgs. 152/2007), al laboratorio di Verona è stato richiesto di analizzare i filtri di particolato con tempi più brevi, pari a 1.5 ore, al fine di valutare le differenze nelle performance strumentali ottenibili con tempi di irraggiamento più veloci. Come atteso ciò ha comportato un aumento dei valori dei limiti di rilevabilità di questo laboratorio; infatti, come spiegato più dettagliatamente nell'Allegato 2, l'approccio impiegato in XRF (e anche in PIXE) per la stima di tali limiti è strettamente connesso alla valutazione dell'area dei
31
picchi, parametro legato alla durata temporale complessiva dell'analisi e al conseguente valore dell'integrale dei segnali accumulati nelle regioni di energia in cui emettono i singoli elementi.
Riguardo alle determinazioni in ICP‐MS, queste sono state effettuate dal Laboratorio Integrato della sez. di Ferrara dell’ARPA Emilia Romagna, che ha effettuato anche le analisi dei campioni in quarzo di cui al capitolo precedente.
6.2 Calcolo dei limiti di rilevabilità e di quantificazione
Il limite di rilevabilità del metodo (Method Detection Limit, MDL) e di quantificazione (LDQ) sono utilizzati correntemente in metrologia e quindi risultano alla base di qualunque corretto approccio metodologico nelle analisi chimiche e/o fisiche in qualunque settore applicativo, ambientale incluso; entrambi risultano chiaramente definiti nella norma UNI EN 14902 cui si fa riferimento nel D. Lgs. 152 e, pur essendo introdotti nello specifico per l’ICP‐MS, l’approccio può venire applicato in modo analogo anche nelle tecniche X, in linea di principio.
Va comunque precisato che a tutt’oggi la questione relativa ai limiti di rilevabilità viene studiata metrologicamente e nello specifico chemiometricamente, ma si sottolinea che in concreto è lungi dall’essere risolta in via definitiva; di conseguenza l’argomento contiene ancora diversi ordini di arbitrarietà e di empiricità in relazione alla complessità del sistema metodo/matrice.
Nel caso del presente progetto la determinazione di tali limiti è stata oggetto di particolari riflessioni, dovendo confrontare i risultati prodotti da tecniche intrinsecamente molto diverse fra loro. Si precisa per altro che l'attività qui riportata non si configura come un esperimento di intercalibrazione in senso stretto, che richiederebbe un grande rigore metodologico e statistico, ma si tratta di uno studio di carattere generale per valutare le prestazioni complessive delle varie tecniche, in considerazione non solo delle esigenze normative ma anche in senso lato, trattandosi di tecniche multielementari. L'obiettivo infatti includeva anche valutazioni di carattere economico e gestionale dal momento che
a) la possibilità di determinare molti elementi simultaneamente è di grande utilità nello studio del particolato;
b) il confronto dei rapporti costo/informazione tra tecniche distruttive e non distruttive è interessante nella prospettiva che in futuro le norme estendano le possibilità analitiche.
XRF
Nella metodica XRF solitamente il limite di rilevabilità si calcola a partire da un certo numero di spettri di filtri bianchi, utilizzando la seguente espressione:
MLD = 3(bkg.cts)1/2 * C * (area campione)/(V*Tempo)
32
dove
bkg.cts è il numero di conteggi di fotoni X diviso per il tempo di analisi del bianco e moltiplicato per il tempo delle condizioni di analisi
C è il fattore di calibrazione
V è il volume di campionamento in m3
Il Tempo è il tempo di analisi.
Tuttavia, come specificato nell’Allegato 2, nella metodica XRF adottata presso il laboratorio di Milano la determinazione del limite di rilevabilità fatta sui filtri bianchi porterebbe a valori piuttosto spinti per tale limite. Poiché però nella pratica il risultato analitico dipende da una serie di fattori non dipendenti solo dai bianchi utilizzati, ma anche dalla matrice di aerosol analizzato in toto, che contribuisce in modo complesso alla formazione dello spettro del campione incognito, tali limiti non risultano veritieri per i campioni reali. La presenza di altri elementi nei campioni reali, infatti, a causa dei molti e complessi fenomeni di interazione tra la radiazione elettromagnetica e la materia, altera il fondo spettrale e di conseguenza modifica il limite di rilevabilità dell'elemento di interesse12. Come conseguenza di questo il laboratorio adotta un metodo diverso che viene spiegato nell'allegato sopra citato e che prevede l'analisi manuale dei singoli spettri del gruppo dei campioni esposti.
PIXE
Nella PIXE il limite di rilevabilità viene determinato non solo per ogni elemento ma anche per ogni singolo spettro/campione. Tale limite infatti dipende da quanto aerosol è depositato sul filtro, oltre che dallo spessore del filtro stesso.
Poiché esso viene calcolato per ogni singolo elemento sulla base di 3 volte la deviazione standard delle aree del fondo in una regione di ampiezza pari a 1 FWHM (Full Width at Half Maximum), analogamente a quanto detto per XRF, nel caso di campioni reali i conteggi del fondo includono anche quelli di picchi interferenti, determinando un limite di rilevabilità più alto rispetto a quello dei filtri bianchi. Inoltre contribuisce il fondo continuo del campione, dato da radiazione di bremsstrahlung (decelerazione degli elettroni secondari nel campione) e dall'interazione
Compton prodotta dai γ generati dal fascio sugli elementi leggeri del campione stesso.
Per la PIXE viene pertanto riportato un range dei limiti di rilevabilità determinati che comprende tutti i campioni analizzati.
12 Tiwari et al., 2005. Sample preparation for evaluation of detection limits in X‐ray fluorescence spectrometry. Analytical Sciences, 21, 143‐147.
33
ICP‐MS
Per valutare l’MDL del metodo in ICP‐MS si è utilizzato lo stesso approccio che per filtri in quarzo, cioè sono stati analizzati 10 filtri bianchi di laboratorio, appartenenti allo stesso lotto di quelli utilizzati per il campionamento. Il volume utilizzato nel calcolo è pari a 24 m3, poiché i campionamenti sono stati effettuati a 1 m3/h.
Nella tabella seguente sono riportati per confronto i limiti di rilevabilità delle tre tecniche nelle condizioni sperimentali del presente lavoro. Per XRF vengono riportati sia i limiti ottenuti dal laboratorio di Verona che quelli ottenuti dal laboratorio di Milano che, avendo applicato tempi di analisi più lunghi (6 ore), risultano inferiori. Anche il laboratorio di Verona, applicando tempi di analisi simili, ottiene limiti di rilevabilità paragonabili. Con i tempi più brevi testati in questa sperimentazione, come atteso, i limiti sono risultati più elevati.
Limite di rilevabilità ‐ MDL (ng/m3)
ICP‐MS XRF ‐Milano XRF ‐ Verona PIXE
As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb
0.08 0.06 1.4 1.9 0.7 2.5 0.5 2.5 4.2 5 4.5 25 1.4÷16 n.d. 0.6÷5.9 6.3÷ 31
Si osservi che anche in questo caso il limite del metodo che contempla l’analisi in ICP–MS è compatibile con le specifiche dettate dalla norma UNI, essendo tale valore inferiore al 10% del valore limite annuale. Lo stesso si può dire per i limiti di rilevabilità di XRF, fatta eccezione per il Cd, ma relativamente a questo elemento si veda il documento contenuto nell’Allegato 2.
Per quanto riguarda la PIXE, come spiegato sopra, il limite dipende dal campione per cui in alcuni casi (per Ni e Pb) è risultato inferiore al 10% del valore obiettivo mentre in altri no. Il Cd è di difficile determinazione con la PIXE sui filtri in PTFE, a causa dell'interferenza del fluoro contenuto nella matrice stessa. Per ovviare a questo problema per l’analisi del Cd sui campioni è stata presa in considerazione la riga L invece della K, poiché questa non cade nella zona dei conteggi Compton del fluoro, che determinerebbero un fondo molto alto, e di conseguenza un MDL elevato. Neanche i limiti di rilevabilità dell'As, neppure nei casi migliori, soddisfano il requisito di essere inferiori al 10% del valore limite.
6.3 Risultati delle misure
Preliminarmente sono state eseguite le determinazioni in XRF, a seguire le determinazioni PIXE ed infine i campioni sono stati disgregati e analizzati in ICP‐MS.
Su ciascun campione giornaliero sono state determinate le concentrazioni dei metalli come
massa assoluta espressa in (μg/campione) e successivamente è stato sottratto il valore del bianco.
Ciascun dato è stato trasformato in ng/m3 utilizzando la seguente espressione:
C = (MCAMP) /V
dove
MCAMP è la massa del campione in ng a cui è stato sottratto il bianco
V è il volume (espresso in m3) corrispondente al filtro giornaliero.
In analogia a quanto effettuato sui campioni in quarzo, per le analisi in ICP‐MS è stato calcolato il limite di quantificazione (LDQ), che viene riportato nella tabella seguente espresso come ug/campione sul campione giornaliero.
Nel caso di XRF e PIXE, essendo diverso l'approccio per il calcolo dei limiti di rilevabilità (MDL), non viene calcolato un limite di quantificazione, bensì esso corrisponde al MDL.
Limite di quantificazione - LDQ (ug/campione)
As Cd Ni Pb0.02 0.01 0.07 0.2
ICP - MS
Nell’ Allegato 3 sono riportati i valori dei metalli determinati con le tre tecniche relativi alle serie di filtri campionati a Bologna e a Parma.
Relativamente alla determinazione del Cd occorre precisare che teoricamente il modello di ED‐XRF adottato da entrambi i laboratori XRF risulta in grado di superare l’impasse analitico relativo alla notevole difficoltà di determinare questo elemento, problema intrinseco alla tecnica stessa. Tuttavia nella pratica, sia nei campioni estivi che in quelli invernali il Cd non è stato determinabile in entrambi i laboratori, e questo può dipendere da una serie di fattori convergenti: basso volume campionato (24 m3), difficoltà sperimentali legate alla determinazione di questo elemento, effettivi bassi valori ambientali di questo metallo. Il laboratorio di Milano a tal proposito ha comunicato come anche nell'area da loro sorvegliata (6000 campioni sul territorio milanese e lombardo), solo in condizioni particolarissime siano stati evidenziati livelli di Cd significativi.
34
35
Nella PIXE il Cadmio è anche più difficile da determinare a causa di interferenze spettrali prodotte dal fascio di protoni sul Fluoro del materiale della membrana (PTFE) che può eccitarsi ed emettere ad energie prossime a quelle del Cadmio stesso.
Nel calcolo dei valori medi mensili relativi ai campioni utilizzati per il confronto, ci si è riferiti ai valori giornalieri misurati in ICP‐MS, mediando tali valori e considerando i valori inferiori al limite pari alla metà dello stesso.
I risultati sono stati riportati nell’Allegato 1, insieme ai valori mensili determinati sui filtri in quarzo.
6.4 Confronto dei risultati
Come si vede dalla tabella dell’allegato 3, relativamente al periodo estivo, tutte le misure effettuate con le tecniche X per tutti e quattro i metalli e quasi tutte le misure effettuate con l’ICP‐MS (con poche eccezioni riguardanti il nichel) sono risultate inferiori al limite di rilevabilità. Durante il periodo invernale la situazione è stata analiticamente più favorevole, anche se per l’As l'analisi con XRF e PIXE ha fornito solo pochi valori superiori al MDL, mentre per il Pb l’analisi con la PIXE ha dato solo risultati inferiori al MDL. Riguardo al Cd valgono le considerazioni già effettuate in precedenza. In sostanza solo per il Ni tutti i valori sono risultati determinabili con le tre tecniche.
Va però tenuto conto del fatto che nel periodo estivo le concentrazioni di particolato sono inferiori per via dell'aumento dello spessore dello strato rimescolato, ma anche del fatto che i due campionatori di Bologna e Parma all’epoca delle presenti misure montavano apparecchiature che campionavano ad un flusso di 1 m3/h. Questo volume, soprattutto nel periodo estivo (ma da quanto emerso dalla presente sperimentazione anche in quello invernale) può risultare scarso ai fini della determinazione dei metalli, che notoriamente sono presenti in concentrazioni particolarmente basse dell'ordine dei ng/m3.
Ne consegue che il confronto tra le tre tecniche si è rivelato molto problematico, potendosi limitare solo ai dati di Pb e soprattutto di Ni del periodo invernale. I risultati sono riassunti nel seguito, tenendo conto però che si tratta di un numero molto limitato di osservazioni (16 campioni).
Nichel (ng/m3): confronto fra le tre tecniche - Parma gennaio 09
0.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
60.016
-gen
17-g
en
18-g
en
19-g
en
20-g
en
21-g
en
22-g
en
23-g
en
24-g
en
25-g
en
26-g
en
27-g
en
28-g
en
29-g
en
30-g
en
31-g
en
ICP-MSXRFPIXE
Piombo (ng/m3): confronto ICP-MS e XRF - Parma gennaio 09
0.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
16-g
en
17-g
en
18-g
en
19-g
en
20-g
en
21-g
en
22-g
en
23-g
en
24-g
en
25-g
en
26-g
en
27-g
en
28-g
en
29-g
en
30-g
en
31-g
en
ICP-MSXRF
Per poter confrontare statisticamente i dati si è utilizzata l’analisi di regressione, che costituisce la tecnica statistica più comunemente applicata per il confronto di due metodi. Quando i risultati ottenuti per un certo numero di campioni con un metodo alternativo (in questo caso XRF o PIXE) vengono plottati contro quelli ottenuti con il metodo di riferimento, in questo caso ICP‐MS, ci si
36
attende una curva di regressione lineare. In assenza di errori questa retta dovrebbe avere pendenza pari a 1 ed un'intercetta sull'asse delle ordinate pari a 013. In questo modo risulta possibile individuare la presenza di errori proporzionali (pendenza diversa da 1) o di errori costanti (intercetta diversa da 0).
Per ogni retta di regressione, del tipo
y = ax + b
nella tabella sottostante sono riportati i valori medi di a e b, assieme ai loro intervalli di confidenza al 95% e il valore del coefficiente di correlazione R2.
Nel caso del Pb, come già spiegato, i dati delle analisi con la PIXE sono risultati inferiori al limite di rilevabilità, per cui si riporta qui di seguito la regressione lineare solamente per XRF e ICP‐MS.
Per le regressioni del Ni che includono i dati fatti in ICP‐MS nel fit non sono stati considerati 3 punti, in quanto i relativi valori ottenuti con ICP sono risultati palesemente fuori dalla retta di regressione, quando con le altre due tecniche gli stessi valori sono risultati tra loro in accordo e decisamente più bassi di questi (vedi anche grafico con andamento temporale). Non avendo potuto individuare il motivo di tali outlier (la ripetizione dell’analisi in ICP‐MS ha confermato tali valori) e volendo adottare un approccio cautelativo, si è deciso di ricomprendere comunque tali valori nel conteggio delle medie mensili riportate nel capitolo 5.
Pb XRF vs Pb ICP Ni XRF vs Ni ICP Ni PIXE vs Ni ICP Ni PIXE vs Ni XRF
a 1.04 (0.76, 1.32) 0.81 (0.61, 1.00) 0.52 (0.22, 0.83) 0.72 (0.51, 0.94)
b 2.84 (‐3.74, 9.42) ‐0.05 (‐1.70, 1.59) 1.48 (‐1.10, 4.06) 0.95 (‐0.41, 2.31)
R2 0.82 0.88 0.56 0.78
37
13 Massart et al., 2003. Chemometrics: a textbook. Elsevier ed.
38
Dai grafici e dalla tabella sopra riportati si possono osservare i seguenti aspetti:
1 ‐ Nel caso del Pb misurato con ICP‐MS e XRF l'accordo tra le due misure è buono e i valori ottimali (a=1, b=0) sono compresi entro gli intervalli di confidenza.
2 ‐ Nel caso del Ni misurato con ICP‐MS ed XRF l’accordo è buono, il valore di b è accettabile (assenza di errori costanti), e così anche il valore di a, anche se risulta ai limiti dell'intervallo di confidenza.
3 ‐ Nel caso del Ni misurato con ICP‐MS e PIXE di nuovo il valore di b va bene, mentre il valore di a è significativamente inferiore a 1. Anche il coefficiente di correlazione risulta basso (R2=0.56), suggerendo o che l'accordo tra le due misure non è molto buono, o che ci sono altre misure da scartare in quanto incongruenti.
4 ‐ Nel caso del Ni misurato con XRF e PIXE il valore di a considerando il relativo intervallo di confidenza è inferiore al valore ottimale (a=1), sebbene non di molto. Il valore di b è accettabile.
Su alcuni campioni del periodo invernale di Parma l'analisi XRF è stata effettuata presso entrambi i laboratori coinvolti, per avere un raffronto tra i dati forniti dai due strumenti sugli stessi filtri
Piombo
0
10
20
30
40
50
60
0 10 20 30 40 50 60
ICP-MS (ng/m3)
XRF
(ng/
m3)
Nickel
0
2
4
6
8
10
12
14
0 2 4 6 8 10 12 14
ICP-MS (ng/m3)
XRF
(ng/
m3)
Nickel
0
2
4
6
8
10
12
14
0 2 4 6 8 10 12 14
ICP-MS (ng/m3)
PIXE
(ng/
m3)
Nickel
0
2
4
6
8
10
12
14
0 2 4 6 8 10 12 14
XRF (ng/m3)
PIXE
(ng/
m3)
applicando tempi di analisi differenti, ovvero 6 ore per il laboratorio di Milano e 1,5 ore per quello di Verona.
Sebbene si tratti di un numero molto limitato di campioni (6 campioni), i risultati sono stati elaborati mediante interpolazione lineare i cui coefficienti di correlazione (R²) sono riportati per singolo elemento nella tabella qui di seguito, dove sono riportati per confronto, oltre agli elementi oggetto del presente progetto (metalli normati), anche altri elementi determinati.
Occorre precisare però che i dati di As sono risultati con entrambi gli strumenti tutti inferiori al MDL, così come quelli di Cd. Per il Pb l'analisi XRF effettuata con tempi più brevi presso il laboratorio di Verona ha fornito solo 2 valori superiori al limite di rilevabilità su 6, per cui per questi elementi non viene riportato il valore di R2, che viene riportato solamente per gli elementi per i quali sono presenti almeno 3 valori superiori al MDL.
Tabella : Coefficienti di correlazione lineare R² ottenuti per le serie di sei filtri analizzati nei due laboratori XRF
ELEMENTO R² N dati validi
Si 0,977 6
K 0,995 6
Cr 0,974 3
S 0,994 6
Ca 0,999 6
Mn 0,629 5
Cl 0,706 5
Ti 0,992 5
Fe 0,999 6
Ni 0,986 5
Cu 0,977 6
Zn 0,995 6
Di seguito si riporta il diagramma relativo ai valori di nickel ottenuti con le due apparecchiature XRF.
39
Nickel
y = 0.86x + 0.30R2 = 0.986
0
2
4
6
8
10
12
0 2 4 6 8 10 1
XRF Mi (ng/m3)
XRF
Vr (n
g/m
3)
2
Come si vede c’è un ottimo accordo per un gran numero di elementi, compreso, tra quelli di interesse, il Nichel, sebbene si tratti di un numero molto piccolo di campioni. Come già spiegato però in precedenza, l'abbassamento dei tempi di analisi comporta un innalzamento dei valori di MDL che, nel caso degli irraggiamenti più brevi testati presso il laboratorio XRF di Verona (1,5 ore), non soddisfano i requisiti della normativa (cfr. tabella degli MDL al paragrafo 6.2).
40
41
7. DETERMINAZIONI DELLE SPECIE IONICHE
Nel corso del progetto, due mesi di prelievi effettuati nella città di Rimini su filtri in quarzo (aprile 2008, gennaio 2009), oltre che alla determinazione dei metalli normati, sono stati dedicati alla caratterizzazione ionica dell'aerosol urbano in area costiera, per approfondire le conoscenze sull'incidenza della frazione di origine marina. A tal fine i filtri campionati sono stati conservati in freezer per evitare la perdita delle componenti più volatili (il nitrato di ammonio e gli anioni organici in particolare) e successivamente sono stati tagliati a metà per effettuare i due attacchi chimici distinti preliminari alla determinazione dei metalli in ICP‐MS e alla cromatografia ionica. La caratterizzazione ionica del particolato della città di Rimini è stata effettuata presso il Laboratorio di Chimica e Radiochimica Ambientale del Dipartimento di Chimica "G. Ciamician" dell'Università di Bologna. Le specifiche sulle modalità di analisi, nonché i risultati e la discussione di quanto emerso da questo studio sono riportati per esteso nell'Allegato 4 di questa relazione.
In sintesi i risultati emersi dallo studio della componente ionica del particolato nella città di Rimini hanno evidenziato valori medi più bassi nel mese di aprile rispetto al mese di gennaio, in relazione sia al maggior spessore dello strato rimescolato durante la stagione primaverile, sia alla meteorologia, caratterizzata durante tale periodo da numerosi eventi piovosi.
Tra gli ioni determinati è stata indagata in particolare la componente inorganica secondaria dell'aerosol (SIA), rappresentata da nitrati, solfati non marini e ammonio, come pure altre specie ioniche, quali ad esempio quelle associate alla frazione marina, sodio, magnesio, solfati, potassio e cloro. La frazione di solfato di origine marina è stata determinata utilizzando il rapporto caratteristico SO4
2‐/Na+ dell'acqua di mare, mentre i solfati non marini sono stati determinati per differenza tra quelli totali e la frazione marina.
La SIA ha evidenziato un contributo sostanziale al totale del particolato raccolto, a indicare una significativa influenza antropogenica nell'emissione dei precursori gassosi di tali specie (NOx, SO2 e NH3). La componente di origine secondaria dei solfati (da SO2 antropogenica) si è rivelata ampiamente preponderante rispetto alle altre frazioni, in particolare rispetto alla componente biogenica di origine marina.
Per quanto riguarda gli altri ioni tipici dell'aerosol marino, vale a dire cloro e potassio, ciò che è emerso dallo studio è, nel caso del cloro, per il periodo invernale, un deficit rispetto al rapporto stechiometrico con il sodio tipico dell'acqua di mare, noto come "chlorine depletion" e dovuto alla reazione tra specie acide non completamente neutralizzate dall'ammoniaca, con produzione di HCl volatile. Per il periodo primaverile si è evidenziato al contrario un leggero eccesso, di cui non è facile l'attribuzione in assenza di altri dati.
42
Il potassio si è rivelato nettamente in eccesso rispetto alla frazione di origine marina calcolabile sulla base del rapporto con il sodio dell'acqua di mare, a indicare una probabile sorgente diversa da quest'ultimo che potrebbe derivare da combustione di biomassa (legna e residui vegetali nel riscaldamento domestico ma anche inceneritori).
Dai dati di speciazione ionica è stato stimato il bilancio di massa chimica che ha evidenziato la rilevanza ponderale della componente secondaria inorganica (SIA) in accordo con quanto generalmente rilevato in pianura padana, nonché l'influenza marina, come atteso dalla posizione costiera della città, con una maggior influenza nella campagna primaverile, prodotta dalla diversa circolazione del periodo. Vi è anche un contributo crostale di entità variabile, presumibilmente a seguito dello spostamento del campionatore avvenuto nel corso del 2008.
43
8. SINTESI E CONCLUSIONI
Il presente progetto si proponeva come obiettivi principali la definizione di linee guida per l’analisi sperimentale dei metalli definiti nella Direttiva 107/2004 (recepita con D.Lgs 152/2007) ‐ arsenico, cadmio, nichel ‐ integrati dal piombo (normato dal DM 60/2002) e la costituzione di un database informativo/composizionale del PM10 in Emilia Romagna con riferimento ai metalli sopra citati e alla composizione ionica di una stazione costiera (Rimini).
Le attività intraprese hanno consentito di mettere a punto la metodica di campionamento ed analisi dei metalli (vedi Allegato 5) in accordo alle specifiche dettate dalla normativa e di acquisire una serie storica della durata di un intero anno (1/4/2008 – 31/3/2009) relativa alle zone rappresentative delle tre aree meteoclimatiche caratteristiche della regione: costa (Rimini), centro (Ferrara), ovest (Parma), alle quali è stata aggiunta l’area metropolitana di Bologna. All’interno di ciascuna zona è stata identificata una postazione di misura del tipo “fondo urbano” ad eccezione di Ferrara, dove, per differenziare, è stata scelta una stazione da traffico. A Rimini è stata effettuata anche la misura di un ampio spettro di specie ioniche in un periodo invernale e in uno primaverile, i cui risultati sono discussi nell’Allegato 4.
Dal punto di vista analitico, le prove di confronto effettuate sulle tre tecniche (ICP‐MS, XRF, PIXE) hanno indicato che la tecnica più sensibile risulta essere, come atteso, l’ICP‐MS (che è anche la tecnica indicata nella metodica prevista dalla normativa) che ha consentito di rilevare agevolmente le basse concentrazioni trovate in regione. Anche l’XRF, nella particolare configurazione commerciale utilizzata dai laboratori che hanno collaborato a questa ricerca, pur avendo mediamente dei limiti di rilevabilità più elevati, ha dato valori di Pb e Ni molto ben correlati alla tecnica di riferimento. La PIXE presenta invece limiti di rilevabilità che sono alti rispetto alle concentrazioni medie rilevate in regione.
I risultati delle analisi sui metalli sono riportati nell’Allegato 1 e rappresentati graficamente nel seguito. Nei grafici sono indicate le medie mensili di ciascun metallo nelle quattro città, unitamente alla media annuale. Per confronto sono indicati anche il valore obiettivo (espresso come media annuale) e le Soglie di Valutazione Inferiore e Superiore. Per il Piombo, essendo i valori rilevati molto bassi rispetto al valore limite, si riporta anche una rappresentazione di maggior dettaglio. I valori rappresentati sono quelli relativi alle analisi eseguite in ICP‐MS.
Arsenico (ng/m3): aprile 08-marzo 09
0.0
1.0
2.0
3.0
4.0
5.0
6.0
april
e-08
mag
gio-
08
giug
no-0
8
lugl
io-0
8
agos
to-0
8
sette
mbr
e-08
otto
bre-
08
nove
mbr
e-08
dice
mbr
e-08
genn
aio-
09
febb
raio
-09
mar
zo-0
9
anno
Valore obiettivo
Soglia di Valutazione
Soglia di Valutazione Inferiore
Ferrara
44
Cadmio (ng/m3): aprile 08-marzo 09
0.0
1.0
2.0
3.0
4.0
5.0
april
e-08
mag
gio-
08
giug
no-0
8
lugl
io-0
8
agos
to-0
8
sette
mbr
e-08
otto
bre-
08
nove
mbr
e-08
dice
mbr
e-08
genn
aio-
09
febb
raio
-09
mar
zo-0
9
anno
Ferrara Parma Bologna Rimini
Valore obiettivo
Soglia di Valutazione Superiore
Soglia di Valutazione Inferiore
Parma Bologna Rimini
Nichel (ng/m3): aprile 08-marzo 09
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
30.0ap
rile-
08
mag
gio-
08
giug
no-0
8
lugl
io-0
8
agos
to-0
8
sette
mbr
e-08
otto
bre-
08
nove
mbr
e-08
dice
mbr
e-08
genn
aio-
09
febb
raio
-09
mar
zo-0
9
anno
Valore obiettivo
Soglia di Valutazione
Soglia di Valutazione Inferiore
Ferrara
45
Piombo (ng/m3): aprile 08-marzo 09
0
100
200
300
400
500
april
e-08
mag
gio-
08
giug
no-0
8
lugl
io-0
8
agos
to-0
8
sette
mbr
e-08
otto
bre-
08
nove
mbr
e-08
dice
mbr
e-08
genn
aio-
09
febb
raio
-09
mar
zo-0
9
anno
Ferrara Parma Bologna Rimini
Valore limite
Soglia di Valutazione
Soglia di Valutazione Inferiore
Parma Bologna Rimini
Piombo (ng/m3): aprile 08-marzo 09
0.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
april
e-08
mag
gio-
08
giug
no-0
8
lugl
io-0
8
agos
to-0
8
sette
mbr
e-08
otto
bre-
08
nove
mbr
e-08
dice
mbr
e-08
genn
aio-
09
febb
raio
-09
mar
zo-0
9
anno
Ferrara Parma Bologna Rimini
Medie annuali (ng/m3)
As Cd Ni Pb
SVI 2.4 2.0 10.0 250SVS 3.6 3.0 14.0 350Valore obiettivo 6.0 5.0 20.0 500
Parma 0.8 0.3 4.9 11.0
Ferrara 1.0 0.4 4.9 10.9
Bologna 0.7 0.2 3.9 8.2
Rimini 0.6 0.2 7.3 8.4
Come si può osservare dall’analisi dei dati, in tutte le quattro zone tutti i metalli hanno fatto registrare medie annuali inferiori alla Soglia di Valutazione Inferiore (SVI) prevista dalla normativa, sia per le stazioni di fondo che per la stazione da traffico. Pertanto si registra una situazione media regionale in cui le misure continuative non sono strettamente necessarie, ma è sufficiente l’utilizzo di tecniche di modellizzazione o di stima obiettiva.
Vi sono tuttavia alcuni singoli valori medi mensili relativi al Nichel che superano la SVI ed uno che supera anche il valore obiettivo annuale, che però, si rammenta, sono riferimenti solo indicativi, essendo tali soglie relative ai valori medi annuali e non a singoli valori mensili. Volendo ragionare in modo prudenziale si suggerisce l’utilità di proseguire tale monitoraggio nel futuro, in
46
47
modo da acquisire un numero di dati maggiore, che consentirebbe anche di effettuare valutazioni nel merito delle fonti di tale inquinante.
Risulterebbe utile effettuare un approfondimento sui livelli di metalli in aree industriali, particolarmente nell’area del comparto ceramico, dove le particolari emissioni potrebbero dar luogo a concentrazioni più elevate, nonché in una stazione regionale ricompresa fra quelle in cui si rilevano i valori più alti di PM10. Nel caso in cui i risultati degli approfondimenti fossero in linea con quanto rilevato finora, si potrebbe confermare la situazione attuale, cioè la sussistenza di una condizione che non rende obbligatorie le misurazioni continue sull’intero territorio regionale.
In ogni caso, vista l’importanza degli inquinanti considerati, si propone di mantenere comunque attiva la rete di misura nella configurazione del presente progetto, costituita da tre stazioni di fondo urbano site a Parma, Bologna e Rimini e da una stazione da traffico sita a Ferrara.
Riguardo ai livelli di metalli trovati, il confronto dei dati regionali con quelli di letteratura indica che le concentrazioni sono mediamente in linea con quelle rilevate tipicamente in Europa in aree urbane o rurali.
Specificamente, per quanto riguarda il Nichel, la letteratura riporta che tale metallo entra in atmosfera a causa della risospensione di materiali crostali e della combustione di combustibili fossili, sia da sorgenti stazionarie che da sorgenti mobili (diesel e olio combustibile), nonché dei processi di raffinazione del nichel stesso, del suo consumo nei processi industriali e degli inceneritori. Concentrazioni in atmosfera rilevate negli Stati Uniti presentano valori in media di 6 ng/m3 in aree rurali, di 17‐25 ng/m3 in aree urbane, di 120‐170 ng/m3 in aree urbane di grandi dimensioni14. In Europa i livelli di background si attestano nel range 0.4 ‐ 2 ng/m3 per le aree rurali, 1.4 ‐ 13 ng/m3 per le aree urbane, inclusi i siti da traffico, e 10 ‐ 50 ng/m3 per i siti industriali15.
Le concentrazioni osservate in regione (medie annuali comprese nel range 3.9‐7.3 ng/m3) sono in linea con tipici valori di aree urbane europee e rurali/urbane negli Stati Uniti.
Per l’Arsenico, i valori medi (range 0.6‐0.95 ng/m3) sono confrontabili con i valori medi rilevati in aree rurali in altri siti europei, ad es. Olanda16, e con quelli rilevati negli Stati Uniti in aree remote
14 F.W. Sunderman Jr., in "Elements and their compounds in the environment. 2nd edition. Edited by E. Merian et al., WILEY‐VCH Verlag GmbH & Co. KGaA, Weinheim, 2004.
15 DG Environment (2000). Ambient air pollution by As, Cd, and Ni compounds. Position paper, working group on arsenic, cadmium and nickel compounds. DG Environment, European Commission.
16 Buijsman, E.; Assessment of air quality for arsenic, cadmium, mercury and nickel in the Netherlands, RIVM report 729999002, Bilthoven, October 1999.
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(1‐3 ng/m3)17. I livelli di background in Europa sono stimati nei range 0.2 ‐ 1.5 ng/m3 in aree rurali, 0.5 ‐ 3 ng/m3 in aree urbane e con massimi di 50 ng/m3 in siti industriali. Per tale inquinante le emissioni antropiche derivano dai processi di fusione dei metalli, dalla combustione dei combustibili fossili – specialmente il carbone – e dall’utilizzo di pesticidi, sebbene attualmente l'impiego dell'arsenico nei pesticidi sia stato limitato in molti paesi.
Il Cadmio ha fatto registrare valori medi annuali compresi nel range 0.22‐0.42 ng/m3, in linea anche in questo caso con i range di valori riportati per le aree rurali in Europa15. La presenza di tale elemento in atmosfera è legata alla combustione di carbone e ai processi di produzione di metalli non ferrosi, nonché all’incenerimento di rifiuti.
Infine il Piombo ha dato valori (range 8.2‐11.0 ng/m3) molto bassi rispetto al valore limite (500 ng/m3) e in linea con quanto riportato come background urbano in siti spagnoli18.
17 AGENCY FOR TOXIC SUBSTANCES AND DISEASE REGISTRY. Toxicological profile for arsenic. Atlanta, GA, US Department of Health and Human Services, 1991.
18 Querol el al., 2007. Impact of the implementation of PM abatement technology on the ambient air levels of metals in a highly industrialised area. Atmospheric Environment, 41, 1026‐1040.
ALLEGATO 1
Concentrazioni medie mensili dei metalli nelle quattro zone della regione Emilia‐Romagna
ALLEGATO 1: Concentrazioni medie mensili dei metalli nelle quattro zone della Regione Emilia Romagna
Mesen. giorni % n. giorni % n. giorni % n. giorni %
aprile-08 18 60 20 67 26 87 28 93maggio-08 30 97 18 58 28 90 31 100 LEGENDAgiugno-08 19 63 25 83 29 97 30 100luglio-08 29 94 10 32 29 94 26 84 Grassetto: dati superiori al limite di quatificazione
agosto-08 12 39 28 90 26 84 29 94 Carattere normale: valori originariamente inferiori al limite di quantificazione e valorizzati come metà di tale limite settembre-08 28 93 30 100 30 100 16 53 In nero sono indicati i valori determinati sui filtri in quarzo, in rosso sono indicati i valori rilevati sui filtri in teflon
ottobre-08 30 97 20 65 29 94 21 68 Tutte le analisi sono state eseguite in ICP-MSnovembre-08 28 93 22 73 25 83 30 100dicembre-08 30 97 30 97 31 100 31 100gennaio-09 16 52 15 48 31 100 31 100febbraio-09 22 79 16 52 27 96 27 96marzo-09 30 97 20 65 31 100 31 100
anno 292 80% 254 70% 342 94% 331 91%
FERRARAMese n. giorni % Volume
As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb totale As Cd Ni Pbμg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3
aprile-08 26 87 0.08 0.02 0.52 0.39 1.20 0.48 5.28 16.32 1.12 0.46 4.76 15.93 1374 0.82 0.34 3.47 11.60maggio-08 28 90 0.08 0.02 0.56 0.42 0.96 0.48 4.80 12.48 0.88 0.46 4.24 12.06 1593 0.55 0.29 2.66 7.57giugno-08 29 97 0.09 0.02 0.58 0.44 1.20 0.24 5.28 10.32 1.11 0.22 4.70 9.89 1592 0.70 0.14 2.95 6.21luglio-08 29 94 0.09 0.02 0.58 0.44 0.96 0.36 4.92 9.72 0.87 0.34 4.34 9.29 1593 0.55 0.21 2.72 5.83
agosto-08 26 84 0.08 0.02 0.52 0.39 0.72 0.12 3.66 5.82 0.64 0.10 3.14 5.43 1374 0.47 0.07 2.29 3.95settembre-08 30 100 0.09 0.02 0.60 0.45 1.92 0.72 5.52 13.92 1.83 0.70 4.92 13.47 1648 1.11 0.42 2.99 8.17
ottobre-08 29 94 0.09 0.02 0.58 0.44 3.00 1.44 6.12 22.32 2.91 1.42 5.54 21.89 1593 1.83 0.89 3.48 13.74novembre-08 25 83 0.08 0.02 0.50 0.38 1.68 0.72 5.28 18.24 1.61 0.70 4.78 17.87 1302 1.23 0.54 3.67 13.72dicembre-08 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 1.92 0.96 6.96 23.28 1.83 0.94 6.34 22.82 1703 1.07 0.55 3.72 13.40gennaio-09 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 2.40 0.96 10.80 40.32 2.31 0.94 10.18 39.86 1703 1.35 0.55 5.98 23.41febbraio-09 27 96 0.08 0.02 0.54 0.41 1.68 0.96 15.36 19.92 1.60 0.94 14.82 19.52 1483 1.08 0.63 9.99 13.16marzo-09 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 1.20 0.72 26.88 16.80 1.11 0.70 26.26 16.34 1703 0.65 0.41 15.42 9.59
anno 342 94% 0.95 0.42 4.94 10.86
PARMAMese n. giorni % Volume
As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb totale As Cd Ni Pbμg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3
aprile-08 18 60 0.05 0.01 0.36 0.27 0.24 0.12 1.68 2.40 0.19 0.11 1.32 2.13 404 0.46 0.27 3.26 5.27maggio-08 30 97 0.09 0.02 0.60 0.45 0.48 0.12 2.52 4.80 0.39 0.10 1.92 4.35 666 0.59 0.15 2.88 6.53giugno-08 19 63 0.06 0.01 0.38 0.29 0.24 0.12 1.92 2.40 0.18 0.11 1.54 2.12 414 0.44 0.26 3.72 5.11luglio-08 29 94 0.09 0.02 0.58 0.44 0.24 0.12 2.88 2.40 0.15 0.10 2.30 1.97 620 0.25 0.16 3.71 3.17
agosto-08 12 39 0.54 0.22 3.24 3.82settembre-08 28 93 0.08 0.02 0.56 0.42 1.20 0.24 3.12 6.72 1.12 0.22 2.56 6.30 615 1.82 0.36 4.16 10.25
ottobre-08 30 97 0.09 0.02 0.60 0.45 1.44 0.12 3.12 6.72 1.35 0.10 2.52 6.27 668 2.02 0.15 3.77 9.38novembre-08 28 93 0.08 0.02 0.56 0.42 0.72 0.12 3.12 6.72 0.64 0.10 2.56 6.30 611 1.04 0.16 4.19 10.31dicembre-08 30 97 0.09 0.02 0.60 0.45 0.48 0.24 3.84 15.60 0.39 0.22 3.24 15.15 705 0.55 0.31 4.60 21.50gennaio-09 16 52 1.06 0.40 12.11 20.70febbraio-09 22 79 0.07 0.02 0.44 0.33 0.24 0.24 4.08 14.88 0.17 0.22 3.64 14.55 514 0.34 0.44 7.08 28.30marzo-09 30 97 0.09 0.02 0.60 0.45 0.72 0.24 7.44 9.12 0.63 0.22 6.84 8.67 1168 0.54 0.19 5.86 7.42
anno 292 80% 0.80 0.26 4.88 10.98
Parma Bologna Ferrara Rimini
Dato finale
Dato grezzo Dati sottratti del bianco Dato finale
Dato grezzo Dati sottratti del biancoBianco
Bianco
BOLOGNAMese n. giorni % Volume
As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb totale As Cd Ni Pbμg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3
aprile-08 20 67 0.06 0.01 0.40 0.30 0.24 0.12 0.84 2.40 0.18 0.11 0.44 2.10 459 0.39 0.23 0.96 4.58maggio-08 18 58 0.05 0.01 0.36 0.27 0.24 0.12 3.12 2.40 0.19 0.11 2.76 2.13 407 0.46 0.26 6.79 5.24giugno-08 25 83 0.08 0.02 0.50 0.38 0.24 0.12 2.16 2.40 0.17 0.10 1.66 2.03 555 0.30 0.18 2.99 3.65luglio-08 10 33 0.96 0.24 2.63 5.13
agosto-08 28 90 0.08 0.02 0.56 0.42 0.24 0.12 2.00 2.40 0.16 0.10 1.44 1.98 616 0.25 0.16 2.34 3.22settembre-08 30 100 0.09 0.02 0.60 0.45 0.24 0.12 4.80 5.04 0.15 0.10 4.20 4.59 679 0.22 0.15 6.18 6.76
ottobre-08 20 65 0.06 0.01 0.40 0.30 1.20 0.12 3.12 5.04 1.14 0.11 2.72 4.74 458 2.49 0.23 5.94 10.35novembre-08 22 73 0.07 0.02 0.44 0.33 0.60 0.12 1.84 5.28 0.53 0.10 1.40 4.95 495 1.08 0.21 2.83 10.01dicembre-08 30 97 0.09 0.02 0.60 0.45 0.48 0.12 3.84 22.08 0.39 0.10 3.24 21.63 720 0.54 0.14 4.50 30.05gennaio-09 15 48 0.05 0.01 0.30 0.23 0.24 0.12 1.68 2.40 0.20 0.11 1.38 2.18 366 0.53 0.30 3.77 5.95febbraio-09 16 52 0.84 0.31 4.42 9.38marzo-09 20 65 0.06 0.01 0.40 0.30 0.24 0.12 2.16 2.40 0.18 0.11 1.76 2.10 467 0.39 0.23 3.77 4.49
anno 254 70% 0.70 0.22 3.93 8.23
RIMINIMese n. giorni % Volume
As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb As Cd Ni Pb totale As Cd Ni Pbμg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp μg/camp m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3 ng/m3
aprile-08 28 93 0.08 0.02 0.56 0.42 0.72 0.24 8.64 10.32 0.64 0.22 8.08 9.90 1546 0.41 0.14 5.23 6.41maggio-08 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 0.72 0.12 14.16 10.08 0.63 0.10 13.54 9.62 1711 0.37 0.06 7.91 5.62giugno-08 30 100 0.09 0.02 0.60 0.45 0.72 0.24 5.76 11.52 0.63 0.22 5.16 11.07 1656 0.38 0.13 3.12 6.68luglio-08 26 84 0.08 0.02 0.52 0.39 0.54 0.12 2.82 10.08 0.46 0.10 2.30 9.69 1435 0.32 0.07 1.60 6.75
agosto-08 29 94 0.09 0.02 0.58 0.44 0.72 0.12 8.88 5.52 0.63 0.10 8.30 5.09 1601 0.40 0.06 5.18 3.18settembre-08 16 53 0.05 0.01 0.32 0.24 0.24 0.24 4.08 5.52 0.19 0.23 3.76 5.28 883 0.22 0.26 4.26 5.98
ottobre-08 21 68 0.06 0.01 0.42 0.32 1.92 0.36 5.10 11.52 1.86 0.35 4.68 11.21 1159 1.60 0.30 4.04 9.67novembre-08 30 100 0.09 0.02 0.60 0.45 1.68 0.48 11.04 15.84 1.59 0.46 10.44 15.39 1656 0.96 0.28 6.30 9.29dicembre-08 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 1.20 0.48 5.52 21.36 1.11 0.46 4.90 20.90 1711 0.65 0.27 2.86 12.21gennaio-09 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 1.20 0.72 22.32 23.28 1.11 0.70 21.70 22.82 1711 0.65 0.41 12.68 13.33febbraio-09 27 96 0.08 0.02 0.54 0.41 0.96 0.48 14.88 17.52 0.88 0.46 14.34 17.12 1490 0.59 0.31 9.62 11.48marzo-09 31 100 0.09 0.02 0.62 0.47 0.96 0.72 42.96 18.48 0.87 0.70 42.34 18.02 1711 0.51 0.41 24.74 10.53
anno 331 91% 0.59 0.22 7.30 8.43
Bianco
Bianco
Dato grezzo Dati sottratti del bianco Dato finale
Dato grezzo Dati sottratti del bianco Dato finale
ALLEGATO 2
Nota su limite di rilevabilità del sistema XRF in dotazione all’U.O. Qualità dell’aria – Sezione Particolato Atmosferico del Dipartimento di Milano A cura di: Dr. Vorne Gianelle – ARPA Lombardia Per il calcolo del limite minimo di rilevabilità per le analisi di “routine” per campioni di polveri raccolte su filtro mediante l’XRF nell’ipotesi di “campione sottile”, il metodo tradizionale, sinteticamente, consiste in
- Esposizione di più filtri “bianchi” al fascio X primario nelle condizioni previste per l’esposizione del filtro “nero”;
- Determinazione dello spettro medio dei filtri “bianchi” esposti; - Calcolo del numero di conteggi di fotoni X rilevati nella regione ove cade la riga X utilizzata
per la determinazione quantitativa dell’elemento considerato per lo spettro “bianco” medio;
- Calcolo della concentrazione corrispondente a 3 volte la radice quadrata del numero di conteggi determinati al punto precedente.
Con tale metodo si determina in effetti il limite minimo di rilevabilità consentito dal sistema per i parametri di esposizione del campione utilizzati, ma non il limite minimo di rilevabilità per il campione reale. In altre parole, con il metodo descritto si determina la concentrazione minima rilevabile quando nel campione è presente solo l’elemento considerato. Si deve inoltre tener conto che con uno spettrometro con geometria 3D, ovvero con fascio polarizzato e target secondari, il fondo di un filtro “bianco” non contaminato può risultare molto basso (in relazione al “target secondario” impiegato) se confrontato per esempio con lo quello dello stesso filtro “bianco” ottenuto con uno spettrometro non polarizzato, tradizionale, se pur dotato dei filtri di “indurimento” del fascio. Infatti, per sue caratteristiche progettuali, utilizzando gli opportuni target secondari (“fluorescent target”) si rende minima la diffusione al rilevatore della radiazione continua prodotta dal tubo X che costituisce la parte prevalente del fondo nello spettro. Nei campioni reali la presenza della polvere sul filtro, ovvero la presenza di altri elementi nel campioni (ad esempio l’O e il C comunque sempre presenti e in quantità più che significativa), a causa dei molti e complessi fenomeni di interazione tra la radiazione elettromagnetica e la materia, alterano il limite di rilevabilità in relazione alle caratteristiche del campione stesso. Pertanto, dopo aver tarato il sistema, il limite di rilevabilità è stato determinato con il seguente metodo empirico:
- Esposizione di una serie di filtri “neri” reali rappresentativi dell’intervallo delle concentrazioni tipiche aspettate;
- Analisi manuale dei singoli spettri del gruppo dei campioni esposti; - Verifica della concentrazione minima per la quale il picco dell’elemento considerato nello spettro
corrispondente “ben si stacca” dal fondo continuo, ovvero altezza del picco risulta doppia rispetto al fondo. Di seguito si riporta un esempio reale per il rubidio.
Calcolo l.m.r.Esempio del Rb - campione G1440
0
50
100
150
200
250
300
13.00
13.20
13.40
13.60
13.80
14.00
Energia (keV)
I (cn
ts)
Campionereale"Bianco"
Poli.(continuo)
Figura 1: concentrazioni di Rb per il set di campioni di PM10utilizzati per il calcolo del l.m.r. Figura 2: zona dello spettro X ottenuto con il target secondario in Zr per il campione G1440 (in rosso) e per la media dei filtri “bianchi” In figura 1 si riporta la concentrazione del Rb su un set di filtri di PM10 in sequenza temporale. In figura 2 si riporta la zona dello spettro ottenuto con il target in Zr corrispondente alla riga Ka del Rb per il campione G1440 e per il “bianco” medio. La concentrazione del campione G1440 corrisponde al limite minimo di rilevabilità di 0.015 μg/cm2. Sui campioni reali alcuni elementi sono sempre presenti in quantità significativa (es. Fe), ovvero i picchi corrispondenti superano di gran lunga il criterio precedente. In tali casi il l.m.r. è stato calcolato riducendo la concentrazione misurata per il campione con il valore minimo proporzionalmente alla riduzione dell’altezza del picco fino al limite del superamento del criterio indicato. Osservazioni aggiuntive ‐ Determinazione del Cd L’esperienza acquisita dalla Sezione Particolato Atmosferico dell’ U.O. Qualità dell’aria porta ad affermare che l’l.m.r. del sistema in dotazione (Epsilon 5 della Panalytical) è sufficiente per verificare se le concentrazioni di Cd sono inferiori al limite di legge (DL152/07), ma insufficiente per rilevare questo elemento nel particolato aerodisperso con valori sempre (o quasi sempre) superiori al l.m.r., Elenco target installati nel sistema in uso Barkla Target: Al2O3 Fliorescent target: KBr, CsI, Ti, Fe, Ge, Al, Zr, CeO2, Zr, Ag, Mo Per le tipiche concentrazioni nel particolato, la rilevazione dell’As necessita del target KBr, la rilevazione del Cd necessita del target CsI. Diverse combinazioni di target, tensione e potenza del tubo X, tempo di esposizione sono utilizzate per tutti gli altri elementi in relazione al set degli elementi che si intendono rilevare, al set di elementi prioritari e al tempo macchina a disposizione.
ALLEGATO 3: Risultati del confronto ICP-MS/XRF/PIXE sui filtri in teflon
As (ng/m3) Cd (ng/m3) Ni (ng/m3) Pb (ng/m3)Città Data Volume (m3) ICP-MS XRF PIXE ICP-MS XRF PIXE ICP-MS XRF PIXE ICP-MS XRF PIXE
Parma 19\08\2008 21.4 <0.83 <4.24 <15.16 <0.42 <5.04 <20.2 3.92 <4.49 <4.76 <8.33 <24.94 <28.23Parma 20\08\2008 21.3 <0.83 <4.24 <14.16 <0.42 <5.04 <17.9 3.94 <4.49 <2.56 <8.33 <24.94 <20.65Parma 21\08\2008 21.3 <0.83 <4.24 <8.58 <0.42 <5.04 <15.4 3.00 <4.49 <1.91 <8.33 <24.94 <13.42Parma 22\08\2008 21.3 <0.83 <4.24 <12.37 <0.42 <5.04 <17.1 4.41 <4.49 <3.01 <8.33 <24.94 <21.40Parma 23\08\2008 21.3 <0.83 <4.24 <9.98 <0.42 <5.04 <15.0 3.01 <4.49 <2.14 <8.33 <24.94 <18.45Parma 24\08\2008 21.5 <0.83 <4.24 <9.98 <0.42 <5.04 <14.7 <2.92 <4.49 <1.93 <8.33 <24.94 <18.65Parma 25\08\2008 21.7 <0.83 <4.24 <12.52 <0.42 <5.04 <19.3 <2.92 <4.49 <4.40 <8.33 <24.94 <22.89Parma 26\08\2008 21.7 <0.83 <4.24 <15.26 <0.42 <5.04 <23.4 <2.92 <4.49 <5.84 <8.33 <24.94 <28.03Parma 27\08\2008 21.7 <0.83 <4.24 <14.56 <0.42 <5.04 <26.4 3.41 <4.49 <3.18 <8.33 <24.94 <20.00Parma 29\08\2008 21.5 <0.83 <4.24 <9.18 <0.42 <5.04 <28.9 3.45 <4.49 <2.38 <8.33 <24.94 <14.06Parma 30\08\2008 21.4 0.94 <4.24 <14.81 <0.42 <5.04 <27.3 5.33 <4.49 <5.89 8.51 <24.94 <22.39Parma 31\08\2008 21.4 0.93 <4.24 <15.51 <0.42 <5.04 <9.2 4.39 <4.49 <3.19 8.49 <24.94 <26.28Bologna 30\06\2008 21.9 <0.83 <4.24 <13.87 0.45 <5.04 <27.4 4.30 <4.49 <3.05 14.72 <24.94 <17.66Bologna 01\07\2008 22.0 <0.83 <4.24 <6.23 <0.42 <5.04 <22.6 <2.92 <4.49 <2.64 <8.33 <24.94 <20.80Bologna 02\07\2008 21.9 0.91 <4.24 <6.93 <0.42 <5.04 <24.1 <2.92 <4.49 <4.43 <8.33 <24.94 <22.39Bologna 03\07\2008 21.8 <0.83 <4.24 <8.83 <0.42 <5.04 <26.5 3.39 <4.49 <2.58 <8.33 <24.94 <28.83Bologna 04\07\2008 21.7 5.07 <4.24 <7.93 <0.42 <5.04 <25.7 4.33 <4.49 <5.14 <8.33 <24.94 <25.14Bologna 05\07\2008 21.8 <0.83 <4.24 <7.33 <0.42 <5.04 <19.7 <2.92 <4.49 <2.54 <8.33 <24.94 <23.59Bologna 06\07\2008 21.7 <0.83 <4.24 <9.88 <0.42 <5.04 <18.6 <2.92 <4.49 <2.08 13.89 <24.94 <15.56Bologna 07\07\2008 21.8 <0.83 <4.24 <5.49 <0.42 <5.04 <16.7 4.31 <4.49 <1.82 <8.33 <24.94 <15.51Bologna 08\07\2008 21.9 <0.83 <4.24 <10.47 <0.42 <5.04 <26.8 <2.92 <4.49 <2.96 <8.33 <24.94 <30.92Bologna 09\07\2008 22.1 <0.83 <4.24 <16.11 <0.42 <5.04 <28.3 3.35 <4.49 <3.97 <8.33 <24.94 <28.28Parma 16/01/2009 23.8 0.84 <0.75 <6.49 <0.42 <2.49 <14.48 13.19 11.03 9.73 29.08 24.69 <9.10Parma 17/01/2009 24.0 1.25 <0.75 16.87 0.82 <2.49 <18.44 7.66 5.51 3.07 24.23 29.56 <16.89Parma 18/01/2009 23.7 4.22 1.90 12.64 1.26 <2.49 <25.85 8.18 7.44 6.44 43.95 56.81 <13.23Parma 19/01/2009 23.5 1.70 <0.75 <5.07 0.42 <2.49 <19.46 7.83 5.72 4.54 40.09 46.53 n.d.Parma 20/01/2009 23.3 1.29 <0.75 12.08 0.42 <2.49 <17.44 4.90 3.79 5.82 22.86 34.39 <12.60Parma 21/01/2009 23.1 <0.83 <0.75 <5.05 <0.42 <2.49 <19.06 6.23 4.22 4.89 25.18 23.05 <13.78Parma 22/01/2009 23.4 1.28 <0.75 <4.06 0.42 <2.49 <18.50 7.86 7.80 6.17 20.15 24.05 n.d.Parma 23/01/2009 23.2 <0.83 <0.75 <2.35 <0.42 <2.49 <17.62 12.66 9.93 8.73 31.51 26.73 <11.80Parma 24/01/2009 23.2 0.86 <0.75 5.35 <0.42 <2.49 <6.35 51.53 1.78 1.79 15.19 13.53 <8.63Parma 25/01/2009 23.1 <0.83 <0.75 <4.24 <0.42 <2.49 <12.27 28.72 3.03 4.11 13.49 10.67 <11.13Parma 26/01/2009 23.1 0.87 <0.75 <6.16 0.42 <2.49 <16.16 4.07 3.11 3.69 10.04 16.93 n.d.Parma 27/01/2009 23.2 <0.83 <0.75 <2.36 0.42 <2.49 <12.77 10.54 7.55 5.20 10.45 18.18 <10.60Parma 28/01/2009 55.0 0.36 <0.75 <3.03 <0.42 <2.49 <8.11 6.44 4.54 3.97 5.85 9.63 n.d.Parma 29/01/2009 52.9 0.57 <0.75 <4.26 0.19 <2.49 <12.04 8.21 6.51 5.28 13.66 16.79 n.d.Parma 30/01/2009 51.5 1.17 <0.75 9.43 0.58 <2.49 <14.39 6.49 6.54 6.05 14.80 23.61 <9.07Parma 31/01/2009 53.1 0.75 0.86 <1.65 0.37 <2.49 <9.14 9.31 2.95 1.95 10.59 14.61 <4.31
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ALLEGATO 4
CARATTERIZZAZIONE IONICA DEL PM10 A RIMINI
A CURA DI : PROF.SSA L.TOSITTI, D.SSA S.SANDRINI, D.SSA D. BALDACCI, DR.MICHELE ZUCCHELLI, SILVIA PARMEGGIANI ‐ UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIP. DI CHIMICA ‘G.CIAMICIAN’ Le attuali conoscenze relative alla composizione chimica dell’aerosol atmosferico rivelano ormai senza dubbio come esso sia costituito da una molteplicità di specie inorganiche ed organiche, molte delle quali con spiccata idrosolubilità. Questo gruppo di sostanze, inoltre, include tanto alcuni dei componenti maggioritari (nitrati, solfati ed ammonio, che assieme costituiscono il SIA, Secondary Inorganic Aerosol, pari a diverse decine percentuali in massa del PM10) quanto diverse specie minoritarie ed in traccia, di grandissima utilità nella determinazione di profilo ed entità delle sorgenti di particolato in un sito recettore. Per tale motivo la cromatografia ionica risulta una delle metodologie analitico‐strumentali fondamentali negli studi di caratterizzazione di questa rilevante matrice ambientale. Nel corso del progetto Polvere3 sono state effettuate due campagne di prelievo di PM10 nella città di Rimini della durata di un mese ciascuna (aprile 2008, gennaio 2009) allo scopo di effettuare la caratterizzazione delle componenti fondamentali dell’ aerosol urbano in un’area costiera. Nell’ambito di alcune recenti attività di ARPA‐ER, infatti, l’attenzione era stata prevalentemente rivolta all’aerosol atmosferico in siti urbani non costieri, quindi non caratterizzati in modo significativo e sistematico dall’incidenza della frazione di origine marina.
Scelta del substrato filtrante: pregi e difetti del quarzo In una precedente esperienza (PolveRE II, collaborazione tra ARPA‐ER ed Dip. Di Chimica “G.Ciamician” dell’Univ. di Bologna) tra il 2004 ed il 2005, oltre alla caratterizzazione dell’aerosol di Bologna in campionamenti dimensionalmente frazionati (campionatore a stadi), era stata svolta anche una campagna di prelievo e caratterizzazione ionica del PM10 a Rimini, che purtroppo aveva prodotto risultati scarsamente utilizzabili, a causa dell’impiego di filtri in fibra di vetro che sono alquanto sconsigliabili per la determinazione della speciazione ionica. Tali filtri, adatti principalmente all’analisi delle componenti organiche, una volta estratti in acqua ultrapura, rilasciano ingenti quantità di ioni, in particolare sodio, potassio e cloro, i quali nell’analisi ionica producono segnali cromatografici di gran lunga superiori al segnale prodotto dagli aerosol campionati, e che quindi allora avevano pregiudicato la buona riuscita dell’indagine. Per la campagna di Rimini di Polvere3, si era pensato originariamente di utilizzare filtri in PTFE‐PP, che la comunità scientifica internazionale considera ottimali sia per la gravimetria (non adsorbono né gas, né umidità, quindi non producono artefatti gravimetrici positivi) che per le analisi inorganiche (contenuto irrilevante di impurezze inorganiche, ottimale sia per la cromatografia ionica che per l’analisi degli elementi in traccia), come verificato ampiamente presso questo Laboratorio in
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recenti ricerche. Purtroppo, come già illustrato nella parte introduttiva del presente Rapporto, i campionatori disponibili presso ARPA per questa attività non sono stati in grado di montare queste membrane a causa delle proibitive condizioni meteoclimatiche costiere; infatti l’elevatissima umidità relativa della parte più orientale della Regione Emilia Romagna, assieme agli elevati tenori di aerosol atmosferico, contribuivano a produrre sulla superficie delle membrane in PTFE dei cake di particolato estremamente compatti, con la produzione di eccessive perdite di carico alla pompa e conseguente blocco del prelievo. La stessa situazione è stata rilevata anche a Ferrara, dove il campionamento su PTFE in parte è stato effettuato, mentre successivamente, per prevenire ulteriori ritardi ed impedimenti allo svolgimento del progetto, si è deciso di optare per una soluzione più pragmatica, che ha interessato sia Ferrara che Rimini. Si è perciò passati all’impiego di filtri in quarzo che, pur non essendo ideali dal punto di vista delle impurezze inorganiche (anche nelle produzioni specifiche di filtri in fibra di quarzo per l’analisi dell’aria, caratterizzate da grammatura inferiore rispetto a quelli per liquidi e relativamente buon grado di purezza), rappresentano generalmente un compromesso accettabile per l’analisi del particolato atmosferico. Tuttavia, anche questi filtri sono risultati critici, dato che, in modo casuale nella campagna di aprile 2008, ma soprattutto in modo evidente e sistematico in quelli di gennaio 2009, si sono manifestate delle rilevanti interferenze chimiche che hanno parzialmente limitato il buon esito dell’indagine, almeno per alcuni elementi. Sono stati analizzati vari bianchi di scatola nelle stesse condizioni di analisi dei campioni incogniti, i quali hanno mostrato, come atteso, tenori misurabili di diversi ioni, anche se in relativamente bassa quantità; a differenza di altre indagini svolte da UNIBO tuttavia, si è notata una notevole variabilità nelle concentrazioni dei bianchi, probabilmente in relazione alla marca di filtri utilizzata. Purtroppo la marca che si utilizzava in passato non è più disponibile sul mercato e la ditta produttrice cui si è rivolto sia questo progetto che altri in corso sia presso ARPA‐ER che presso altri enti, non sembra mostrare la stessa qualità di prodotto di quello impiegato precedentemente. Nella campagna di gennaio 2009 si è riscontrato un notevole problema di contaminazione di filtri all’origine, con elevati livelli in sodio e fosfati presenti nell’intero batch. Ciò ha comportato la necessità di rigettare alcuni dati della campagna invernale (circa 1/3) per i suddetti ioni, cosa poco rilevante per i fosfati, ioni scarsamente frequenti e generalmente a bassa concentrazione nel particolato di Rimini, ma assai significativa per quanto riguarda il sodio. Sul sodio, infatti, si fanno importanti valutazioni ed interpretazioni relative alla frazione marina (il sodio è un elemento piuttosto conservativo e di origine relativamente meno ambigua rispetto ad altre specie chimiche dell’aerosol atmosferico), che nella città di Rimini naturalmente rappresenta una sorgente naturale importante di particolato. Trattamento dei filtri in quarzo Dopo aver determinato la concentrazione ponderale di particolato, i filtri di Rimini relativi ai mesi di aprile 2008 e gennaio 2009 sono stati tagliati a metà, poichè anche la Cromatografia Ionica, come l'ICP‐MS prevede l'estrazione per via umida. Una metà del filtro è quindi stata deputata all'analisi dei metalli in ICP‐MS, mentre l'altra metà è stata conservata in congelatore ad una temperatura di ‐ 8 °C prima dell'analisi in cromatografia ionica. La metodica di preparazione dei campioni per l’analisi cromatografica è schematizzato in Fig. 1.
Figura 1 ‐ sequenza di operazioni per la preparazione dei campioni da analizzare in cromatografia ionica.
Le analisi in cromatografia ionica sono state effettuate presso il laboratorio di Chimica e Radiochimica Ambientale del Dip. di Chimica “Ciamician”, che dispone di due sistemi cromatografici: ICS90 (Dionex) per l’eluizione isocratica dei cationi e ICS2000 (Dionex) per l’eluizione in gradiente degli anioni. I due cromatografi sono stati calibrati con una serie di miscele standard a vari livelli di concentrazione scelti in intervalli adeguati al tipo di campione in esame. In generale l’analisi degli aerosol atmosferici è caratterizzata da valori di concentrazione delle soluzioni acquose piuttosto basse in relazione ai limitati quantitativi del materiale disponibile per singolo campione, tenuto conto inoltre del fatto che si analizza ½ filtro per campione. Le procedure di calibrazione effettuate attraverso il software in dotazione allo strumento portano all’elaborazione di tante curve di calibrazione (generalmente rette per la quasi totalità degli analiti) quanti sono gli analiti considerati. Per ogni curva sono stati prodotti almeno 5 punti. La calibrazione viene effettuata settimanalmente. Gli standard utilizzati per la preparazione delle analisi quantitative sono stati ottenuti per diluizione da una soluzione madre a 1000 ppm (mg/l). Trattamento dei bianchi da campo Un bianco da campo è un filtro il quale ha subito la medesima manipolazione dei filtri campionati, senza tuttavia essere mai soggetto a filtrazione. I bianchi da campo sono stati trattati esattamente
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come i filtri campionati; in questo modo si sono potute raccogliere informazioni a proposito delle concentrazioni di ioni nelle soluzioni analizzate non relative all’aria campionata. Determinazione del Limite di Rilevabilità (MDL) Il limite di rilevabilità (MDL, dall’inglese Minimum Detectable Limit) è stato ottenuto secondo il metodo indicato dall’EMEP (European Monitoring and Evaluation Programme, che è l’ente europeo guidato dalla “Convention on Long‐range Transboundary Air Pollution” per la risoluzione dei problemi di inquinamento dell’aria [http://www.emep.int/]). L'MDL è stato calcolato su filtri bianchi di laboratorio, ovvero dal segnale del bianco associato all'analisi di filtri nuovi, mai esposti all'aria. Dall’analisi dei filtri bianchi l'MDL è stato determinato secondo la seguente espressione: MDL = Xb + 3 ∙ (dev.std)bDove Xb indica la media delle concentrazioni misurate nel bianco, mentre (dev.std)b indica la deviazione standard del bianco. Non è stato possibile riscontrare la presenza di tutte le specie all’interno del bianco. Per tali specie (Propionato e Litio) l'MDL è stato determinato per diluizione, cioè sono state analizzare soluzioni sempre più diluite per determinare a quale concentrazione minima sia individuabile una determinata specie. Tabella 1 ‐ Limiti di rilevabilità per i singoli ioni analizzati riscontrati sia su filtri in fibra di quarzo che in PTFE. Le specie per le quali è indicato il segno "‐" non sono state riscontrate sui filtri bianchi.
Ione MDL (ng/L)
Filtri in fibra di quarzo Filtri in PTFE
Acetato 1 1∙101
Propionato ‐ 1
Formiato 2∙101 2∙101
Metansolfonato 4∙101 1∙101
Cloruro 4∙101 4∙101
Nitrito 4∙102 1∙102
Bromuro 1∙101 1∙101
Nitrato 1∙102 1∙102
Succinato 1∙102 1∙101
Solfato 1∙102 2∙102
Ossalato 2∙101 2∙101
Fosfato 1∙101 1∙101
Litio ‐ 3
Sodio 7∙102 2∙101
5
Ammonio 6 6∙101
Potassio 5∙101 2∙101
Magnesio 1∙102 1∙101
Calcio 4∙102 1∙102
Stronzio 1∙102 1∙102
Bario 1∙102 1∙102
Controllo Qualità Un requisito irriducibile delle procedure analitiche di laboratorio al giorno d’oggi non può prescindere dal cosiddetto controllo qualità. A questo scopo sono stati analizzati sistematicamente e periodicamente materiali standard di riferimento disponibili in commercio per l’autovalutazione delle “performance” analitica del laboratorio. In tale ambito sono stati analizzati due standard certificati denominati BCR® – 408 e BCR® – 409 prodotti dalla Comunità Europea, costituiti da miscele sintetiche di acqua piovana a diversa concentrazione. Questa matrice è quanto di più simile al PM ci sia in commercio e fa riferimento al fatto che il destino finale dell’aerosol atmosferico è per lo più la rimozione umida (precipitazione) che conseguentemente riflette in modo significativo la composizione dello stesso. Risultati Per meglio valutare i dati raccolti è opportuno descrivere sommariamente gli andamenti gravimetrici di PM10 e PM2.5 della stazione di Rimini‐Marecchia, dato che gli ioni si ripartiscono nella frazione grossolana e fine in modo notoriamente non omogeneo, in relazione allo specifico meccanismo di formazione/emissione. Un parametro molto utile in questo senso è il rapporto PM2.5/PM10. Nel diagramma riportato in Fig.2 sono riportate le serie temporali di PM10, PM2.5 e del loro rapporto presso la stazione investigata.
Figura 2: Serie temporali di PM10, PM2.5 e rapporto PM2.5/PM10 a Rimini‐Marecchia
I valori gravimetrici sono consistenti con gli andamenti registrati in genere nei siti urbani della Pianura Padana, con valori elevati nella stagione fredda, spesso con picchi superiori ai valori limite
di 50 μg/m3 della normativa sulla qualità dell’aria, e inferiori in quelli estivi, comportamento in relazione allo spessore dello strato rimescolato (minimo in inverno e massimo d’estate), parametro che influenza in modo significativo le capacità disperdenti dell’atmosfera. Il rapporto tra i due parametri tende ad assumere tipicamente valori maggiori durante la stagione fredda e minori in quella calda, suggerendo la prevalenza di specie secondarie e frazione fine nel primo caso, mentre la frazione grossolana cresce nella seconda, in relazione all’aridità del suolo e al maggior contributo terrigeno crostale, che influenza la massa dell’aerosol nell’intervallo compreso
tra 2.5 e 10 μm di diametro. Si è notata una certa discontinuità nei dati delle serie a partire dal mese di settembre 2008, probabilmente in relazione al riposizionamento della stazione di monitoraggio nel sito di misura effettuato in quel periodo, aspetto che esula dagli obiettivi della presente indagine, ma che potrebbe aver influenzato la speciazione del particolato analizzato.
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Figura 3 – Effetto delle precipitazioni nel mese di aprile 2008.
In Fig. 3 è riportato l’andamento del PM10 assieme ai valori di precipitazione nel periodo di aprile 2008, caratterizzato da frequenti precipitazioni in accordo con la stagionalità delle idrometeore nel periodo; risulta molto netto l’effetto di riduzione dei livelli di aerosol atmosferico in relazione alla rimozione umida, quando questa ha una discreta intensità. Per quanto riguarda le specie analizzate in cromatografia ionica (I.C.) sono stati determinati i seguenti anioni: Nitrato (NO3
‐), Solfato (SO42‐), Cloruro (Cl‐), Nitrito (NO2
‐), Bromuro (Br‐), Ossalato (Os2‐), Succinato (Su2‐), Fosfato (PO4
3‐) Acetato (Ac‐), Propionato (Pr‐), Formiato (Fo‐), Metansolfonato (Ms‐) e i cationi: Litio (Li+), Sodio (Na+), Ammonio (NH4
+), Potassio (K+), Magnesio (Mg2+), Calcio (Ca2+), Stronzio (Sr2+), Bario (Ba2+). Molti degli ioni per cui era disponibile la calibrazione sono risultati al di sotto dei limiti di rivelabilità, come risulterà dalle tabelle complessive presentate di seguito. In prima approssimazione si può affermare che specie quali sodio, cloro, magnesio, calcio ed una parte dei solfati (se di origine marina o geochimica) popolano tendenzialmente la frazione grossolana (al di sopra del micrometro) mentre solfati, nitrati, ammonio di origine secondaria, gli acidi carbossilici e parte del potassio, se originato in processi di combustione di biomassa, vengono principalmente rilevati nella componente submicronica, affermazioni che comunque devono essere accuratamente verificate caso per caso in relazione all’assetto territoriale del sito recettore esaminato, alla meteorologia e alla consistenza dei dati. Altre specie rilevate in quantità inferiore
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vanno attribuite alle sorgenti dopo averne vagliato la correlazione con altre specie affini o per proprietà chimiche (appartenenza agli stessi gruppi) o per emissione condivisa. Nelle tabelle 2 e 3 sono presentati i valori medi, le deviazioni standard, minimo e massimo per il mese di aprile 2008 e gennaio 2009. Nella prima colonna è riportato il numero di misure valide per quell'elemento nel mese, ovvero quelle risultate superiori a MDL. Tabella 2 ‐ Numero di osservazioni per singola specie (valori superiori a MDL), media aritmetica, intervallo dei
valori (Minimo‐Massimo), deviazione standard delle varie specie chimiche analizzate a Rimini nel mese di Aprile
2008. Tutti i valori sono espressi in μg/m3.
Descriptive Statistics (Aprile POLVERE III Rimini)
Valid N Mean Minimum Maximum Std.Dev.
PM10 30 17 4 44 10
Na 30 0.68 0.104 1.80 0.446
NH4 30 1.27 0.427 6.65 1.395
K tot 30 0.16 0.080 0.36 0.068
Mg tot 30 0.12 0.033 0.30 0.068
Ca tot 30 1.14 0.536 2.66 0.591
Cl 30 0.47 0.025 1.58 0.435
NO2‐ 14 0.03 0.019 0.05 0.010
NO3‐ 30 2.81 0.713 16.16 3.57
SO4‐‐ tot 30 2.60 1.042 7.08 1.319
Acetato 27 0.07 0.026 0.11 0.021
Propionato 30 0.003 0.0001 0.05 0.008
Formiato 30 0.03 0.008 0.09 0.016
MetanSolfonato 29 0.04 0.015 0.13 0.024
Succinato 23 0.07 0.029 0.17 0.036
Ossalato 21 0.13 0.006 0.56 0.123
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Tabella 3 ‐ Numero di osservazioni per singola specie (valori superiori a MDL), media aritmetica, intervallo dei
valori (Minimo‐Massimo), deviazione standard delle varie specie chimiche analizzate a Rimini nel mese di gennaio
2009. Tutti i valori sono espressi in μg/m3.
Descriptive Statistics (Gennaio 09 POLVERE III Rimini)
Valid N Mean Minimum Maximum Std.Dev.
PM10 31 46 17 93 18
PM2.5 31 36 7 78 17
PM(10‐2.5) 31 9 1 22 5
Na 13 0.56 0.23 1.83 0.44
NH4 31 3.7 0.6 9.1 1.9
K tot 25 0.55 0.24 3.06 0.56
Mg Tot 27 0.061 0.016 0.222 0.052
Ca tot 29 0.80 0.13 2.36 0.56
Cl 31 0.76 0.22 2.37 0.44
Br 29 0.003 0.001 0.008 0.002
F 24 0.028 0.010 0.052 0.011
NO3‐ 31 10 2.5 23 4.8
SO4‐‐ tot 31 3.3 1.5 11.0 1.8
Ossalato 27 0.40 0.19 2.89 0.51
Succinato 18 0.068 0.012 0.170 0.040
Acetato 19 0.090 0.029 0.201 0.041
MetanSolfonato 14 0.022 0.000 0.050 0.017
Si osservino i minori livelli mediamente osservati per tutte le specie elencate nel mese di aprile rispetto al mese di gennaio, in relazione sia alle diverse condizioni termiche, che si riflettono sullo spessore dello strato rimescolato (maggiore nella stagione calda, minore in quella fredda), sia alle abbondanti precipitazioni rilevate nel periodo primaverile e alla conseguente rimozione del particolato per via umida. Nei diagrammi successivi vengono illustrati gli andamenti della somma delle masse degli ioni determinati e della frazione di PM10 che essi rappresentano.
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(ug/m^3)
massa ioni DELTA (pm10‐IONI)
Figura 4 – Distribuzione della massa complessiva di tutti gli ioni determinati in cromatografia ionica rispetto alla massa del PM10 a Rimini in Aprile 2008; con “Delta” si definisce la differenza tra la massa gravimetrica del PM10 e la somma degli ioni .
Figura 5– Distribuzione della massa complessiva di tutti gli ioni determinati in cromatografia ionica rispetto alla massa del PM10 a Rimini in Gennaio 2009.
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L’abbondanza delle specie ioniche (in blu) nel PM10 risulta palese in entrambi i periodi studiati, a dimostrazione di quanto inizialmente osservato, riguardo all’abbondanza delle specie idrosolubili nell’aerosol ambientale. Per analizzare più dettagliatamente la natura e l’apporto delle singole specie ioniche rilevate, vengono di seguito riportati gli andamenti temporali delle componenti mediamente più abbondanti, ossia le componenti inorganiche secondarie (SIA) rappresentate da nitrati, solfati non marini ed ammonio (Figg. 6 e 7), e gli ioni più rilevanti tra quelli di origine marina, ossia sodio, magnesio e solfati marini (Figg. 8 e 9).
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)
PM10 µg/m3 CM(L) NH4(R) NO3-(R) nssSO4--(R)
Figura 6 ‐ Andamento di PM10, nitrati, solfati non marini ed ammonio a Rimini, aprile 2008.
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m^3
)
PM10(L) N H 4(R) N O 3-(R) n ssS O 4--(R)
Figura 7 ‐ Andamento di PM10, nitrati, solfati non marini ed ammonio a Rimini, gennaio 2009.
Tra gli ioni determinati le specie più abbondanti sono NO3
‐, SO42‐ e NH4
+, in ottimo accordo con quanto rilevato a Bologna ed in altre località della Pianura Padana (Bernabè, 2006a), ma anche con quanto tipicamente rilevato negli aerosol ambientali in genere, caratterizzati da una significativa influenza antropogenica, in associazione con elevate concentrazioni di precursori gassosi associati ad un elevato grado di antropizzazione quali NOx ed SO2, oltre all’ammoniaca di cui in Italia si conosce poco in termini di emissione e livelli medi di concentrazione. In generale si assume che gli ioni più abbondanti costituiscano le coppie saline date da nitrato e solfato di ammonio prodotte dalla neutralizzazione di HNO3 e H2SO4 con NH3 in atmosfera. Questa terna di ioni viene generalmente definita con l’acronimo cumulativo di SIA che sta per Secondary Inorganic Aerosol. Come è ormai assodato, a differenza del solfato di ammonio, termicamente molto stabile, il nitrato d’ammonio è invece una specie semivolatile, in modo del tutto analogo alla maggioranza delle specie organiche presenti in atmosfera, fattore che ne determina una ripartizione significativa tra fase gas e fase aerosol, ed aspetto particolarmente critico nella stagione calda, quando il particolato sicuramente rivela frazioni di nitrati inferiori a quanto presente complessivamente in atmosfera a causa dello spostamento appunto verso la fase gassosa. Il processo di formazione dell’aerosol secondario avviene attraverso reazioni complesse, genericamente definite reazioni di conversione gas‐particella, in cui tuttavia la trasformazione avviene attraverso varie modalità, spesso con meccanismi multipli per la presenza in atmosfera di vari ossidanti, a volte accompagnati da catalisi eterogenea e meccanismi chimico‐fisici in cui l’acqua gioca un ruolo determinante, dato che l’ossidazione dei gas accompagna i processi di
12
a Caratterizzazione chimica di aerosol atmosferico in un ambiente urbano ad alto impatto di emissioni - Elena Bernabè, tesi di Laurea, aa 2005/2006, relatore Prof.ssa Laura Tositti, Università di Bologna.
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nucleazione a due o tre specie almeno, con cinetiche di reazioni diverse e variabili perchè influenzate stagionalmente dalla temperatura. La trasformazione di SO2 in solfati (via H2SO4) è più efficiente che per i nitrati e questo spiega i bassi tenori di SO2 attualmente rilevabili nelle stazioni di monitoraggio, fattore che rispecchia la strategia energetica italiana in termini di combustibili fossili meno ricchi in zolfo, in linea sia con quanto attuato in Europa negli ultimi decenni, sia con i conseguenti risultati relativi alla speciazione ionica del particolato nello stesso territorio. La notevole rilevanza della frazione di solfati secondari sottolinea comunque come le emissioni di SO2 siano ancora significative, anche se la trasformazione nella forma particellare sottrae efficacemente il precursore alla fase gassosa rendendone critica la determinazione nei rilevatori delle reti di qualità dell’aria attualmente in uso. I solfati presenti nell’aerosol atmosferico, a differenza di quanto accade per i nitrati che provengono dall’ossidazione degli NOx via radicale OH nella chimica diurna in competizione con i processi di formazione dell’ozono, e via radicale nitrico nella chimica notturna, sono caratterizzati dalla dipendenza da almeno due sorgenti differenti. La prima, di origine secondaria, è analoga a quella dei nitrati; infatti, nella combustione degli idrocarburi più pesanti (ad esempio carbone e gasolio) si sviluppa SO2 a causa dello zolfo residuo in essi contenuto, che per ossidazione successiva in atmosfera produce H2SO4 (acido solforico). Infine abbiamo l’ammonio, presente nel particolato atmosferico per salificazione dell’ammoniaca con acido solforico e nitrico. L’ammonio deriva per lo più dall’ammoniaca biogenica presente in atmosfera in quantità generalmente sufficienti a neutralizzare quasi quantitativamente gli acidi forti sopra menzionati. L’origine di questo gas traccia è prevalentemente legato al ciclo biogeochimico naturale dell’azoto, che però ha flussi ambientali molto perturbati sia dall’agricoltura che dall’allevamento di bestiame. Altre sorgenti sono il traffico auto veicolare (eccesso di riduzione degli NOx nelle marmitte catalitiche delle vetture a benzina) e localmente l’industria. Abbiamo poi alcune specie ioniche tipicamente associate alla frazione marina, sodio, magnesio e solfati marini che generalmente popolano la frazione supermicronica o grossolana dell’aerosol. La frazione del solfato marino di origine primaria si calcola utilizzando il rapporto ponderale SO4
2‐
/Na+ nell’acqua di mare (pari a 0.252); sottraendolo il solfato marino dai solfati totali si ottiene il solfato secondario da inquinamento. Il sodio marino viene considerato in letteratura di due ordini di grandezza più grande del sodio soligeno, per cui l’influenza da parte dell’atmosfera marina può essere in generale trascurata. A rigore vi sono altre due possibili sorgenti, escludendo naturalmente a priori l’SO2 vulcanica che, per ovvie ragioni, qui non ha alcun senso considerare: i solfati terrigeni (primari) presenti eventualmente nel suolo ove sia ammissibile una componente minerale‐geochimica come il gesso ed i solfati che provengono dall’ossidazione del VOC biogenico DiMetilSolfuro (DMS) prodotto di origine biogenica (microorganismi acquatici presenti principalmente, ma non esclusivamente nelle acque marine) ad acido metansolfonico (MSA) ed infine a solfato. Nelle attuali condizioni, tuttavia, la frazione secondaria da SO2 antropogenico è ampiamente preponderante su tutte le altre frazioni ed in modo particolare sulla frazione biogenica, mentre la componente marina potrebbe anche includere una frazione geochimica difficile da estrapolare in assenza di altri dati composizionali accessori e prodotti con altre tecniche strumentali.
Le due frazioni distinte di solfato vengono stimate a partire dai solfati totali determinati sperimentalmente mediante I.C. estrapolando la frazione marina mediante i rapporti caratteristici della salinità standard dell’acqua di mare e l’impiego della concentrazione degli ioni sodio determinati sperimentalmente sempre mediante I.C. nei singoli campioni.
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Figura 8 ‐ Andamento di PM10, sodio, magnesio, solfati marini a Rimini, aprile 2008.
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m^3
)
PM10(L) N a(R) M g T o t(R) ssS O 4--(R)
Figura 9 ‐ Andamento di PM10, sodio, magnesio, solfati marini a Rimini, gennaio 2009.
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Altri ioni importanti dal punto di vista quantitativo e, in prima approssimazione, associati alla salinità sono il Cloro ed il Potassio, qui non riportati in grafico per brevità. Possiamo comunque rilevare che il cloro manifesta nel periodo invernale un deficit rispetto al sodio se confrontato con il rapporto previsto per bilanciare il sodio stesso nella stechiometria del sale marino, condizione nota come “chlorine depletion”. Il motivo di questo deficit viene attribuito alle reazioni tra specie acide (ad es. acidi solforico e nitrico e le piccole frazioni di acidi organici che si formano nella complessa chimica ossidativa dell’atmosfera) non completamente neutralizzate dall’ammoniaca, unica sostanza basica di un qualche rilievo atmosferico (a parte gli eventuali carbonati, che però sono presenti o sporadicamente a seguito di trasporti da regioni specifiche o associati ad altrettanto specifiche situazioni geopedologiche locali); in questa situazione sulle particelle di aerosol atmosferico si hanno reazioni di spostamento tra gli acidi ed il cloruro di sodio con la produzione di HCl, molto volatile, che può pertanto abbandonare le particelle sotto forma di vapore con il risultato di produrre nel particolato combinazioni del tipo NaNO3 o Ca(NO3)2. Queste situazioni vengono rivelate dall’analisi di prelievi di aerosol con frazionamento dimensionale e dimostrano in maniera inequivocabile anche un’altra situazione, ossia che l’aerosol atmosferico, una volta prodotto, continua a modificarsi composizionalmente in ragione della permanenza in atmosfera. E’ interessante notare invece come nella campagna di aprile la chlorine depletion non sia significativa, ma si verifichi invece tendenzialmente il contrario, ossia un leggero eccesso di cloro. Tenuto debitamente conto dell’incertezza sperimentale, questa situazione rivela da un lato una condizione meteorologica differente, ossia, come tipicamente si osserva nella dinamica della transizione stagionale primaverile, caratterizzata da bassa pressione e circolazione E‐NE, dalla quale viene favorita la formazione di aerosol marino maggiormente presente nell’aerosol ambientale costiero, dall’altro potrebbe indicare la presenza di sorgenti di cloro diverse dal mare per es. di origine industriale o da trattamento termico di rifiuti. Per quanto concerne il potassio K, questo elemento è invece largamente più abbondante rispetto alla frazione marina stimabile mediante il sodio e la composizione media dell’acqua di mare. Innanzitutto, va sottolineato come si debba escludere un’origine geochimica di questo elemento sulla base della sua solubilità e della conseguente determinazione mediante I.C.; se fosse di origine crostale, infatti, risulterebbe immobilizzato nel reticolo cristallino e quindi difficilmente determinabile mediante questa tecnica strumentale. In questo caso, come ampiamente osservato in letteratura, ma anche in varie indagini condotte da UNIBO, questa circostanza rappresenta l’influenza della combustione di biomassa, ossia legna e residui vegetali utilizzati nel riscaldamento domestico, prodotti nella combustione incontrollata in agricoltura (sterpaglia, potature…) e negli inceneritori cui vengono conferiti, tra gli altri rifiuti, residui di potatura, ecc. Un ulteriore parametro utile a caratterizzare la componente idrosolubile dell’aerosol ambientale è la sua acidità. A rigore sarebbe necessario bilanciare tutte le specie con proprietà acido‐base presenti, ma data la prevalenza delle specie SIA si ottiene una buona stima dal grado di neutralizzazione confrontando l’andamento degli equivalenti cationici ed anionici delle tre specie componenti. In figura 10 a,b si può osservare la relazione tra SO4
2‐, NO3‐ e NH4
+ (contro‐catione) e si produce una retta passante per l’origine con pendenza circa 1 e R2 di circa 0.95.
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igura 10 a e b ‐ Confronto tra gli equivalenti del SIA in aprile 2008 ed in gennaio 2009
el diagramma successivo (Fig.11), per completezza, viene riportato il diagramma di correlazione neare tra le somme degli equivalenti anionici e cationici complessivamente determinati in IC,
y = 0.71x R2 = 0.89
0
0.05
0.1
0.15
0.2
0.25
0.3
0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 0.4
NH4 (uEq/m3)
NO
3 +
nssS
O4
(uEq
/m3)
y = 1.00x + 0.02R2 = 0.93
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6NH4 (uEq/m3)
NO
3 +
nssS
O4
(uEq
/m3)
F
Nliutile ad una valutazione della performance analitica complessiva del laboratorio. La correlazione è piuttosto buona e mostra un leggero difetto di cariche cationiche, in accordo con quanto spesso invocato dalla letteratura di settore. Il difetto di cariche positive viene infatti ragionevolmente attribuito all’acidità (H+) da acido solforico e nitrico non totalmente neutralizzati (“titolati”) dall’ammoniaca atmosferica e che ovviamente non viene determinato in cromatografia ionica. Questa situazione non solo viene considerata piuttosto frequente in presenza di elevati livelli di gas inquinanti precursori e conseguentemente di acidi secondari da essi derivati, ma è strettamente connessa all’acidità non solo del particolato, ma anche delle precipitazioni in senso
stretto ed occulte, dato che l’aerosol viene rimosso principalmente per via umida trasferendo il proprio chimismo nell’idrometeora.
B IL ANC IO DI C AR IC A R IMINI ‐INVE RNO
y = 0.9167x
R 2 = 0.9336
0
100
200
300
400
500
600
0 100 200 300 400 500 600 700
S OMMA ANIONI (meq/m^3)
SOMMA CATIO
NI (meq
/m^3)
igura 11 ‐ Correlazione tra gli equivalenti di carica di tutte le specie chimiche anioniche e cationiche rilevate nel
ai dati di speciazione ionica è stato ottenuta la stima del bilancio di massa chimica in funzione di
Fgennaio 2009; risultati analoghi sono stati ottenuti anche per i campioni di aprile 2008, qui non riportati
Dquelle sorgenti di particolato che risulta possibile identificare mediante questo approccio analitico (Figg. 12 e 13). E’ evidente, infatti, che a fronte della notevole capacità diagnostica dell’IC, la completa risoluzione della miscela aerosolica ambientale richiede l’utilizzo integrato di varie altre tecniche analitico strumentali. Si sottolinea quindi come l’importanza della speciazione completa, sia delle componenti maggioritarie che di quelle minoritarie, costituisca un costoso, impegnativo, ma fondamentale approccio metodologico per la comprensione dell’intera gamma di sorgenti di emissione del particolato atmosferico, che è caratteristica di ogni singolo sito e che mostra una variabilità su tutte le scale temporali (diurna, settimanale, stagionale ed interannuale). Va quindi sottolineato come i risultati qui ottenuti siano indicativi, ma molto parziali. Il bilancio di massa sul PM10 di Rimini è calcolato sulla media dei dati ottenuti, che ovviamente sono rappresentativi solo dei periodi studiati e quindi molto limitati (vedi discussione dei dati gravimetrici e variabilità spazio‐temporale dei dati composizionali atmosferici). Le sorgenti identificate dalla speciazione ionica sono state vagliate mediante l’accorpamento in gruppi affini per origine e stimate mediante algoritmi semiempirici basati sulle stechiometrie medie delle componenti naturali (mare e suolo) rilevate. Del SIA si è estesamente parlato in precedenza e, in accordo con le osservazioni, mediamente si rivela una componente estremamente significativa nell’aerosol di Rimini come nel resto della Po Valley, in ragione del significativo apporto di gas precursori (SO2, NOx ed ammoniaca). Questa componente si associa sia ad emissioni locali che a componenti regionali e a componenti di background antropogenico (inclusivo di trasporto a distanza e ricircolo in area
17
18
i” si intendono quelli diversi dal SIA, dalle componenti marine e dal
mediterranea) tra loro ben miscelate, che possono esserne valutate solo con l’integrazione di dati simultanei in aree di background remoto e con campagne di misura dell’ordine dell’anno o più, come suggeriscono studi in corso negli Stati Uniti, e che includono gas, speciazione chimica del particolato ed applicazione di modelli multivariati su data set di diverse centinaia‐ migliaia di osservazioni sperimentali multiparametriche. Questo termine comunque è inclusivo di traffico veicolare, industria, produzione di energia, agricoltura, impieghi domestici della combustione (riscaldamento, cottura cibo), altre forme di trasporto, ecc. Ogni singola sorgente dovrebbe essere tracciata da un opportuno set di informazioni microchimiche, meteorologiche e dinamiche ai fini dell’appropriata valutazione. Con il termine “ioni inorganiccalcio non marino mediante cui si stima la componente crostale media (soil dust), in assenza di dati composizionali quali Silicio, Alluminio, Ferro. Si noti come la componente crostale da risospensione sia particolarmente elevata nella campagna di aprile 2008, nonostante la piovosità elevata osservata nel periodo. Questo dato è coerente con le osservazioni fatte inizialmente in relazione sia al rapporto tra PM2.5 e PM10, particolarmente basso fino a settembre 2008 rispetto alla media osservata generalmente nelle stazioni di fondo urbano della Pianura Padana e che era stato associato alla posizione originaria della stazione di Marecchia. Un basso valore del rapporto gravimetrico tra i due parametri standard, indica una prevalenza della frazione grossolana che evidentemente qui è caratterizzata da un notevole grado di risospensione di materiale soligeno. Il parametro definito come “Delta” (ossia la differenza tra i dati gravimetrici medi di PM10 e la sommatoria delle masse delle componenti caratterizzate quali‐quantitativamente, vale a dire la massa di aerosol non spiegata) è molto elevato e rappresenta la frazione carboniosa, quantitativamente onfrontabile con l SIA. La frazione carboniosa (per semplicità stimata in generale, ove sia possibile farlo, solo attraverso le sue principali componenti macroscopiche indifferenziate carbonio elementare EC ed organico OC
c i
uto marino
b) com’è noto, non solo è molto abbondante, ma è anche di difficile caratterizzazione, data la presenza stimata di diverse centinaia di specie chimiche diverse; per questo motivo la sua speciazione dettagliata rappresenta attualmente una delle maggiori sfide sul piano sperimentale della ricerca di settore, dato che ogni classe di composti richiede la propria metodologia separativa e strumentale specifica. L’analisi dei dati di IC ottenuti nella serie di Rimini mostra una influenza del contribquantificabile nelle medie delle unità percentuali, valore compatibile con la natura grossolana che caratterizza questa specifica sorgente e quindi con la scarsa penetrazione anche a 1‐2 chilometri all’interno della cosa determinata dalla mediamente bassa ventosità della Pianura Padana e dalla rapida sedimentazione gravitazionale delle particelle supermicroniche. Il bilancio di massa per aprile conferma quanto affermato in precedenza per le singole specie ioniche marine, ossia una maggiore influenza della componente marina nella campagna primaverile, prodotta dalla diversa circolazione del periodo, caratterizzata da burrasche/bora di provenienza adriatica, rispetto alla più stabile meteorologia tipica dei mesi invernali.
b Anche la determinazione dei soli EC ed OC è tutt’altro che banale ed oggetto di continue rivisitazioni sia teoriche che sperimentali, a causa dell’elevata frequenza di artefatti analitici e complessità di miscele e conseguenti requisiti sperimentali.
igura 12 ‐ Ricostruzione del bilancio di massa del PM10 di Rimini, aprile 2008. F
igura 13 ‐ Ricostruzione del bilancio di massa del PM10 di Rimini, gennaio 2009. F
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ALLEGATO 5
LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE ANALITICA DEI METALLI NORMATI
Definizioni Fustella: aliquota di filtro prodotta dal punzone della fustellatrice. Campione composto: campione costituito da un numero di fustelle giornaliere pari al numero di campionamenti validi del mese in esame. Bianco: valore ottenuto dall'analisi di filtri bianchi fustellati, in analogia al campione. Il numero di fustelle deve essere pari al numero di fustelle del campione. Il valore di "Bianco" va sottratto al dato grezzo ottenuto per i campioni reali. LDQ: valore limite di quantificazione del metodo di analisi del parametro in esame, calcolato secondo quanto previsto dalla norma UNI EN 14902:2005. Nel caso di misure inferiori a LDQ per il calcolo dei valori medi mensili si attribuisce un valore pari alla metà di tale limite (Rapporto ISTISAN 04/15 Trattamento dei dati inferiori al limite di rilevabilità nel calcolo dei risultati analitici). FAREA: fattore di correzione pari al rapporto fra la superficie esposta del filtro e la superficie della fustella prelevata per la preparazione del campione composto mensile. MCAMP: quantità di massa dell'analita fornita dal laboratorio sul campione composto, espressa in ug/campione.
ΣVOL: sommatoria dei volumi (in m3) calcolata sommando i volumi dei singoli campioni giornalieri che compongono il campione medio mensile. Preparazione del campione composto mensile Per ogni mese si selezionano i filtri di PM10 validi. Questi vengono punzonati con la fustellatrice in modo tale da avere un numero di fustelle mensili corrispondente all'incirca ad un filtro intero, cioè un numero di campioni giornalieri compreso fra 24 e 31 (un numero minore di fustelle rischierebbe di non avere una quantità di particolato sufficiente nel campione composto mensile, mentre quantità superiori potrebbero creare problemi nella fase di mineralizzazione). Per la fustellatrice utilizzata in questo progetto ogni filtro corrisponde a 24 fustelle. Si ricorda che la copertura temporale minima per il calcolo delle concentrazioni medie mensili è pari al 50% (D.Lgs 152/07) Calcolo del Bianco Il Bianco è il valore (in ug/campione) che si utilizza nei calcoli finali da sottrarre ai dati dei campioni mensili.
Esso si calcola a partire dalle analisi di filtri bianchi fustellati (appartenenti allo stesso lotto di quelli utilizzati per i campionamenti), in analogia al campione. Il numero di fustelle del Bianco deve essere pari al numero di fustelle del campione. Il valore di "Bianco" va sottratto al dato grezzo ottenuto per i campioni reali. Occorre tenere conto del fatto che i filtri in fibra di quarzo hanno una composizione non completamente costante tra i diversi lotti di produzione, pertanto è opportuno effettuare l'analisi di un certo numero di filtri bianchi di laboratorio per ogni lotto di filtri utilizzato. Gestione dei bianchi di campo Ogni mese deve essere raccolto almeno un filtro bianco di campo (circa uno ogni 20 giorni), che verrà caricato nel campionatore insieme ai filtri da campionare ma che, a differenza di questi, non verrà campionato. Questi filtri sono usati come assicurazione di qualità dei dati raccolti: se il bianco di campo supera in maniera significativa la media dei Bianchi (come indicazione si può utilizzare 3 volte la deviazione standard della media) è importante investigare la fonte di contaminazione e, nel caso, rigettare i corrispondenti campioni. Calcolo delle concentrazioni atmosferiche dei metalli normati Nel calcolo delle concentrazioni atmosferiche medie mensili dei metalli considerati è innanzitutto necessario calcolare il fattore di correzione della superficie di filtro analizzata. Questo fattore (FAREA) corrisponde al rapporto (superficie esposta del filtro/superficie della fustella). I filtri di diametro pari a 47mm utilizzati negli analizzatori Swam e Opsis campionano una superficie pari a 1200.1 mm2 (area ‘nera’) e la punzonatrice utilizzata nel presente progetto produce una fustella di superficie pari a 50.2 mm2. Pertanto FAREA = 1200.1/50.2 = 23.9 Le concentrazioni atmosferiche dei metalli vengono calcolate a partire dal dato in massa assoluta (in ug) fornito dal laboratorio con le modalità indicate nello schema seguente. Nel caso in cui il valore del campione risulti inferiore a quello del Bianco occorre effettuare delle verifiche per rilevarne la causa e provvedere a ripetere il campione.
MCAMP
(μg/campione)
MCAMP ≥ LDQ MCAMP < LDQ
MCAMP ≥ Bianco MCAMP < Bianco
C (ng/m3) = ((MCAMP – Bianco) * FAREA)*1000/ΣVOL
C (ng/m3) = ((LDQ/2 – Bianco) * FAREA)*1000/ΣVOL
MCAMP
(μg/campione)
MCAMP ≥ LDQ MCAMP < LDQ
MCAMP ≥ Bianco MCAMP < Bianco
C (ng/m3) = ((MCAMP – Bianco) * FAREA)*1000/ΣVOL
C (ng/m3) = ((LDQ/2 – Bianco) * FAREA)*1000/ΣVOL