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INTRODUZIONE ALL’UMANESIMO IV. L’educazione

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INTRODUZIONE ALL’UMANESIMO

IV. L’educazione

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: PUNTI CARDINALI

• Formazione integrale dell’individuo (no specialismo)

• Lettura diretta dei testi classici

• Giudizio di valore: i testi classici sono il paradigma di ogni umano progresso morale

• Anche la formazione acquista una dimensione morale: insieme alla formazione intellettuale si acquista dignità, eccellenza morale: insomma si diventa persone migliori

• Fine del curriculum umanistico: formazione del cittadino, allenamento alla vita activa antidoto alla barbarie

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: METODI

• Conversazione dialettica in stile socratico

• Tendenza a ridurre la violenza e la coercizione a beneficio della persuasione e del dialogo

• Diminuzione delle pene corporali (pur mantenuta in talune circostanze)

• Scuola umanistica = contubernium come dimora comune, luogo di scambio intellettuale e di esperienze condivise (tentativo di creare un mondo antico in miniatura dove allenarsi a diventare cittadini – classe dirigente - responsabili e retti)

• Sostituzione delle grammatiche medievali con la lettura diretta dei testi

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: TESTI

• 1411 Guarino Veronese traduce a Firenze De liberis educandisdi Plutarco

• Cicerone, De oratore; Quintiliano, De institutio oratoria

• Auctores: Terenzio, Cornelio Nepote, Cicerone, Virgilio, Ovidio, Seneca, Orazio, Agostino. Lattanzio, Girolamo

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO GUARINI detto

VERONESE(1374-1460)

• Ruolo di primissimo piano nella cultura umanistica quattrocentesca• La sua scuola diviene punto di riferimento per la pedagogia europea; ebbe tra i suoi

allievi giovani da tutta Europa.• 1403-1408 soggiorno a Costantinopoli: impiego presso un nobile veneziano, Paolo

Zane, che ne stipendia viaggio e studi• Il viaggio fu deciso grazie alla conoscenza di Manuele Crisolora, che divenne suo

amico: è ospite a casa sua a Costantinopoli, ne è allievo, è segretario di Zane, • ambasciatore a Costantinopoli dal luglio 1404• 1410 su proposta di Leonardo Bruni si trasferisce a Firenze per insegnare il greco;

amicizia con Palla Strozzi.• 1414 per dissapori con Niccolò Niccoli (che fu suo primo finanziatore) si sposta a

Venezia• 1416 insegna a Verona e a Padova (fuga dalla peste che imperversava a Venezia.

Traduce gli Erotemata di Crisolora, che nel frattempo era morto a Costanza)

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO GUARINI detto

VERONESE(1374-1460)

• 1419 apre la sua scuola privata a Verona• 1420 il suo insegnamento è richiesto a Vicenza e a Firenze; Verona allora gli

concede un insegnamento pubblico ben retribuito per 5 anni• Tra il 1421 e il 1425 ricopre numerose cariche pubbliche• Nel 1429 si sposta a Ferrara, dove rimarrà fino alla morte (1460): è

precettore di Leonello d’Este, esercita l’insegnamento privato e pubblico; nel 1436, terminato l’apprendistato di Leonello, passa allo studium

• Perfeziona un metodo pedagogico fondato sulla lettura diretta, ma senza regole grammaticali rigide e astratte.

• Sostiene innanzitutto la formazione innanzitutto dell’essere umano facendo dell’umanesimo uno stile di vita: nella sua scuola trovava spazio anche la convivialità e la pratica dell’esercizio fisico.

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO GUARINI detto

VERONESE(1374-1460)

l'intero corso si divideva così in tre momenti: • corso elementare (pronuncia e studio delle flessioni regolari);• corso grammaticale (diviso in parte metodica, con lo studio di flessioni

irregolari, sintassi, prosodia e metrica e primi elementi di greco; e parte storica, dove la teoria appena imparata si applica direttamente ai testi);

• corso retorico (interpretazione di Cicerone e Quintiliano per arrivare allostudio di Platone e Aristotele).

• comporre orale: i themata, semplici componimenti orali, e le declamationes, componimenti estesi e sviluppati.

• lettura ad alta voce dei testi;• memorizzazione di larghi tratti di prosa e poesia. • valorizzazione degli autori più vari e i minori, soprattutto gli autori di testi

scientifici (Plinio, Celso, Strabone, Pomponio Mela, Solino).

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO VERONESE

LETTERA A LIONELLO D’ESTE

Anche da lontano, principe Lionello, voglio, se non con l’opera diretta, almeno con i consigli, giovare al progresso dei tuoi studi; ti proporrò dunque in brevi parole alcune regole e quasi un piano di studio, che trassi da Manuele Crisolora, maestro di dottrina e di virtù, quando mi fu guida nell’itinerario verso la cultura letteraria. Innanzitutto egli voleva che nel leggere pronunciassi le parole a chiara voce, e non le mormorassi entro di me o le borbottassi fra i denti. Naturalisti e medici sostengono che tale precetto giova alla digestione; ma esso non reca certo piccolo giovamento ad afferrare ed intendere meglio, poiché le stesse orecchie, come se parlasse un altro di fuori, muovono la mente, e la stimolano ad una più sottile conoscenza.

L’apprendimento e il pensiero viene rappresentato come un procedimento fisico, che ha al centro il corpo e la sua capacità di percezione

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO VERONESE

LETTERA A LIONELLO D’ESTE

Conviene quindi con occhio attento e con animo teso percorrere un definito giro di parole ed un’espressione compiuta, che alcuni chiamano clausola, altri periodo; se subito alla prima lettura ne afferrerai il significato, ripetendolo teco e condensandolo lo raccoglierai entro una sola intuizione mentale; se invece al primo incontro, come accade molto spesso il senso ricercato si terrà nascosto, tornerai indietro, e per dir cosi batterai alla porta in modo che l’adito all’intendere, quasi sollecitato, si mostri. Ed in questo devi imitare i cani da caccia, i quali, se in una prima ricerca tra macchie e canneti non hanno trovato neanche un uccello, vengono costretti a ricominciare di nuovo, in modo che, quando non poté ottenere l’impeto primo, tragga fuori un secondo assalto.

il testo paragonato a una casa, alla cui porta bussare più volte per avere accesso alla comprensione; capirecorrisponde ad entrare nellacasa (come farebbe un interocorpo)

Il testo è paragonato a “macchie e canneti” nei quali il lettore-cane da caccia dovrà cercare il significato di ogni frase: la comprensione è frutto di una ricerca.

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO VERONESE

LETTERA A LIONELLO D’ESTE

Quando poi avrai percorso con ugual modo e diligenza vari periodi facenti capo allo stesso argomento, prima che la lettura passi ad altro, bisognerà raccogliersi, e, in silenzio, ritrovare il succo delle cose lette. Né esprimerai in te le singole parole, ma solo il senso, quasi rintracciando, non le membra, ma l’intero corpo. Se poi nella lettura ti sarai imbattuto o in un’espressione elegante in un’azione saggia e conveniente, o in una risposta acuta, in qualcosa, insomma, capace di formare ed adornare la vita, ti consiglio di imparartelo a memoria. E per ricordartelo meglio e più a lungo, non basterà ripeterlo una volta sola, ma secondo il costume pitagorico converrà ripetere a sera tutto quello che avrai appreso nella giornata; e, stabilito un giorno nel mese, dovrai rinnovare il ricordo di tutti i precetti appresi.

Il testo è rappresentato come un corpo, che deve essere considerato nel suo insieme

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA: GUARINO VERONESE

LETTERA A LIONELLO D’ESTE

A fissare poi la memoria di quanto avrai letto, ti sarà di somma utilità scegliere qualcuno con cui discorrere delle cose lette, e che metterai a parte delle tue riflessioni. Questa, infatti, è la forza e la natura della memoria, che non vuol rimanere inerte, e con l’esercizio si rafforza ogni giorno. Per tutto questo è accorgimento di provata utilità, ogni volta che ci si metta a leggere, tenere pronto un quaderno come un fedele depositario, in cui scrivere tutto quello che si venga notando e scegliendo, in modo da farne quasi un catalogo delle cose raccolte. Così tutte le volte che avrai stabilito di ripetere le sentenze trascelte, per non scorrere di nuovo l’intero libro, avrai pronto il tuo quaderno che come un segretario utile e assiduo ti fornirà quanto richiedi. Questo accorgimento fu sempre ritenuto cosi fruttuoso dai più celebri padri degli studi, come dai loro alunni, che con altri molti il nostro Plinio dice di non avere mai letto alcun libro senza trasceglierne le cose degne di nota. (Estate 1434, lettera di Guarino Veronese a Leonello d’Este – 1407-1450)L’educazione umanistica in Italia, a cura di E. Garin, Laterza, Bari 1953, pp. 189-91. La traduzione della lettera è tratta dall’Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, vol. II, Venezia 1916, pp. 269 e segg.

Dimensione relazionale dello studio e dell’apprendimento

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L’EDUCAZIONE UMANISTICA:

VITTORINO DA FELTRE(Feltre 1378-Mantova 1446)

• Studia e insegna a Padova; poi ottiene l’appoggio del marchese Giovanfrancesco Gonzaga

• Fondatore della Ca’ Zoiosa a Mantova, contubernium dove vivevano circa 70 studenti di ogni condizione sociale (dai più umili ai pioù ricchi, come Federico da Montefeltro, i figli Gonzaga)

• Guarino Veronese affidò a Vittorino l’educazione dei propri figli.

Caratteristiche dell’insegnamento:• Studio come ludus, esercizio gradevole, volto alla formazione del civis• Mnemotecniche e studio della lingua sui testi e non attraverso le regole astratte• Insegnamento preuniversitario; impostazione tradizionale, grande spazio alla

matematica

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INTRODUZIONE ALL’UMANESIMO

V. Il periodo laurenziano

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGARE

Diverse aree di competenza culturale nella famiglia medici: Lucrezia Tornabuoni e Lorenzo prediligevano il volgare; Piero e Cosimo il latino, la filosofia, l’arte

Centralità della figura di Luigi Pulci poeta volgare negli anni sessantaLorenzo dei Medici scrive sonetti ”alla burchia”. Filone dell’espressionismo fiorentino

PERCHÉ?

- Era importante stabilire un controllo anche sulla cultura in volgare, per non lasciarla unico appannaggio dell’opposizione- Tornabuoni apparteneva alla oligarchia fiorentina, e costituiva dunque una connessione con quel

mondo- Era importante a livello di immagine “rompere il fronte” e mostrare all’interno di una medesima

famiglia diverse facce e inclinazioni

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

CHI ERA BURCHIELLO- Quando morì nel 1446 fu acclamato come ”quarta corona” fiorentina- Maestro della poesia ”alla burchia”, in cui si affastellavano oggetti e parole

come nel burchiello – imbarcazione per il trasporto fluviale di piccole quantità di merci – si affastellavano cose alla rinfusa.

- Accostamentti arditi tra le parole: i“fichi” scoppiano “dalle risa” (II, 3), o esiste un “suon di campane in gelatina arrosto” (VII, 1)

- Nonsense? Probabilmente no; struttura dell’enigma e referenti accessibili a pochi iniziati – ma fino a costituire un linguaggio quasi settario; la poesiamima l’inventario di merci in ingresso o uscita da Firenze.

- allusioni probabili a cose, fatti, personaggi. Il reale significato dei testi èspesso rintracciabile in modi di dire, nei soprannomi, nei proverbi usatiallora, e così via: un’intera enciclopedia popolare, intimamente legata al vivere quotidiano.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

CHI ERA BURCHIELLO- Prima che venisse esiliato al ritorno di Cosimo dei Medici a Firenze,

nel 1434, la sua bottega era ritrovo di poeti anti medicei- I suoi componimenti spesso avevano dei destinatari precisi, in grado

di capire le allusioni dei suoi testi- Temi: sonetti autobiografico, riflessioni sulla poesia, sonetti satirici- Il sesso, come tutto ciò che corrisponde a quello che Bachtin

chiamava il “basso materiale corporeo” è presente in questa poesia fortemente espressiva

- Polemica antipedantesca (consapevole contrapposizione alla poesia colta)

- A testimonianza dell’oscurità della poesia di Burchiello e della sua contingenza, sia Machiavelli sia Anton Francesco Doni diedero delle interpretazioni fantastiche della poesia di Burchiello.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

Nominativi fritti e mappamondie l’arca di Noè fra duo colonnecantavan tutti «Kyrieleisonne»,per la ’nfluenza de’ taglier mal tondi.

Nominativi fritti: ‘invitati’ oppure‘famigerati ghiottoni unti d’olio (fritti)’.mappamondi: guardiani del portoincaricati dei daziduo: ‘due’.Kyrieleisonne: si tratta dell’invocazioneliturgica, il Kyrie eleison, cantata alla fine deifunerali.’nfluenza: da intendersi come “influenza astrale”.taglier…tondi: ‘piatti dalla forma irregolare’.

un convito: gli invitati (“nominativi”) sporchid’unto (“fritti”) e puliti col tovagliolo (“mappa” =‘tovagliolo’-“mondi” =‘puliti’), e un enormespiedo (“l’arca di Noè fra duo colonne”, dove gli animali dell’Arca rimandano ai pezzi di carne sullo spiedo) si lamentano (il Kyrie eleison era cantato ai funerali; gli spiedi si lamentanosfrigolando sul fuoco) perché i piatti eranosemivuoti (“maltondi”).

La parola “mappamondo” indicava al tempo anche i guardiani del porto, : forse il poeta intendeva accostare a invitati di rilievo (i “nominativi”) invitatidi più bassa estrazione, tuttiaccomunati dal desiderio di mangiare.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

La luna mi dicea: «Ché non rispondi?»et io risposi «I’ temo Giansonne,però ch’i’ odo che ’l dïaquilonneè buona cosa a fare i cape’ biondi».

Giansonne: eroe greco, a capo dellaspedizione degli Argonauti per la ricerca del vello d’oro.però ch’i’ odo: ‘io sono venuto a sapere’.dïaquilonne: ‘farmaco, infuso’, in questo caso una lozione per tingere icapelli.cape’ biondi: ‘capelli biondi’.

La figura della luna fa forse riferimentoa un gioco giovanile, nel quale sieleggeva segretamente una “Mona Luna” che uno del gruppo, rimastoescluso dalla scelta, doveva indovinare.

Atmosfera di persecuzione per il poeta: egli si sente perseguitato da uno deiprotagonisti della poesia greca, rappresentato dall’eroe Giasone chepotrebbe minacciare il poeta che si èappena fatto biondo grazie a una lozione.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

Et però le testuggine e’ tartufim’hanno posto l’assedio alle calcagnedicendo «Noi vogliàn che tu ti stufi»,

e questo sanno tutte le castagne:perché al dì d’oggi son sì grassi e gufic’ognun non vuol mostrar le suomagagne.

testuggine: ‘tartarughe’, ma nellinguaggio dei maniscalchi significaanche ‘calli’; inoltre la parola indicaanche le macchine militari d’assedio.tartufi: tuberi commestibili e molto pregiati, ma nel linguaggio deimaniscalchi significa ‘vesciche’.alle calcagne: ‘ai talloni’.noi…stufi: ‘noi vogliamo che tu tistanchi’.son…gufi: ‘ci sono tante personegrasse e tanti gufi’.le…magagne: ‘guasti’.

Ancora atmosfera di persecuzione: il mal di piedi: vesciche e calli, personificati, assediano ilpoeta che fugge. La seconda terzina prende di mira coloro che sono grassi e sciocchi (“gufi”) e fanno come la castagna, che nasconde ilmarcio (“magagne”) dietro una bella scorza. Forse di mira sono i preti (i “gufi” potrebberoalludere alle pellicce dei canonici).

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL VOLGAREL’EREDITÀ DI BURCHIELLO (1404-49)

E vidi le lasagneandare a Prato a vedere il sudario, e ciascuna portava lo ’nventario.

Prato: città della Toscana, non lontana da Firenze.sudario: la parola indica di solito ilpanno col quale Veronica asciugò ilvolto di Gesù; il sudario si trovava, però, a Roma; a Prato si venerava ilSacro Cingolo (‘cintura’).Coda del sonetto: si riferisce alle

processioni per le reliquie (la “lasagne” forse indicano le donne); il “sudario” (cheservì ad asciugare il sudore) indica per metonimia anche il sudore nella calca di devoti; il riferimento all’inventario farebbepensare alla pratica invalsa della venditadelle reliquie.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL CONSOLIDAMENTO DEL POTERE

1464 Muore Cosimo il vecchio; Piero, padre di Lorenzo, è molto ammalato; Lorenzo ha 15 anni: inizia la sua preparazione alla “successione”. Il padre lo manda nelle diverse corti italiane, per farlo conoscere e per osservare, e infine per seguire il lavoro delle diverse filiali del Banco dei Medici1466 in nome dell’antica libertà fiorentina DietisalviNeroni, Angelo Acciaiuoli, Luca Pitti e Niccolò Soderinitentarono di scalzare la supremazia medicea: Piero

li previene e anche Lorenzo ha parte attiva. Ma è Piero a diffondere la voce che Lorenzo gli aveva salvato la vita, a fini propagandistici. Gli avversari vengono esiliati, ma rimangono un punto debole per i Medici1468 matrimonio di Lorenzo con Clarice Orsini – matrimonio strategico àpolitica estera e interessi economici (Banco)1469 Giostra per Lorenzo dei Medici

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469

Ragioni della giostra:- celebrazione della famiglia

Medici e dei successi in politica interna ed estera

- Consolidamento del consenso popolare

Machiavelli, Istorie fiorentine: Ribollendo adunque questi umori per la città, parve ad alcuno di quelli a' quali le civili discordie dispiacevano che si vedesse se con qualche nuova allegrezza si potessero fermare, perché il più delle volte i popoli oziosi sono strumento a chi vuole alterare. Per torre via adunque questo ozio, e dare che pensare agli uomini qualche cosa, che levassero il pensiero dello stato, sendo già passato l'anno che Cosimo era morto, presono occasione da che fusse bene rallegrare la città, e 165 ordinorono due feste secondo l'altre che in quella città si fanno, solennissime: una che rappresentava quando i tre Re vennono di Oriente dietro alla stella che dimostrava la natività di Cristo; la quale era di tanta pompa e sì magnifica, che in ordinarla e farla teneva più mesi occupata tutta la città, l'altra fu uno torniamento (che così chiamano uno spettaculo che rappresenta una zuffa di uomini a cavallo) dove i primi giovani della città si esercitorono insieme con i più nominati cavalieri di Italia. E intra i giovani fiorentini il più reputato fu Lorenzo, primogenito di Piero, il quale, non per grazia, ma per proprio suo valore ne riportò il primo onore. Celebrati questi spettaculi, ritornorono ne' cittadini i medesimi pensieri, e ciascuno con più studio che mai la sua opinione seguitava: di che dispareri e travagli grandi ne risultavano

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469

I principi italiani si giovavano dell’occasione per conoscersi, spiarsi, collegare le proprie ambizioni, se occorreva; trappolarsi, se riusciva; stringere un parentado o una lega; pattuire una condotta o un capitanato, chieder servigi ed offrirne; vantaggiarsi e premunirsi; e quand’ogn’altro fine mancasse, darsi almeno un altro po’ di buon tempo e godere. (Isidoro del Lungo, Florentia. Uomini e cose del Quattrocento, Firenze 1897, p. 295 )

Lorenzo - indossa un’armatura da giostra inviata dal duca di Milano; - Cavalca un cavallo dono del re di Sicilia Ferdinando

d’Aragona- Cavalca anche un cavallo dono di Borso d’Este

Milano, Napoli, Ferrara: città cardine della politica di consolidamento dell’equilibrio di cui Lorenzo ereditò dal padre le redini

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469 NEL RICORDO

DI UN ANONIMO

Undicesimo venne in campo Lorenzo di Pietro di Cosimo de’ Medici […] La sua persona a cavallo, armato con mezza giornea (casacca) alle spalle di velluto bianco e pagonazzo, cor uno brancone verde a traverso ricamato a rose secche e fresche di perle, suvi lettere di perle molto grosse: una berretta in testa di zetani(tessuto pesante di seta) vellutato chermisi (rosso scarlatto), fatta a undici spicchi a modo di spicchi di meralancio che si incidevano in punta, che sopra detti spicchi erano perle trecento, di valuta di ducati L l’una sotto sopra, e nella punta di detta berretta una perla grossissima di valuta di ducati 500; et d’in sul marzocchio(berretto) moveva tre penne d’oro filato suvi undici diamanti legati in castoni d’oro fine et in sulle punte di dette penne tre balasci grossi e grandi con catenuzze d’oro pendenti; e di sotto alli undici diamnti v’era uno diamante grande in tavola, legato in castone d’oro di gran valuta, edt a’ piè di dette penne erano tre bocchette con balasci, diamnti e perle e altre gioie di valuta, in tutto la detta berretta di ducati 2000 e più.(Ricordi di una giostra fatta a Firenze a dì 7 febbraio 1468 sulla piazza di Santa Croce,codice magliab. 1503 VIII, edita a cura P. Fanfani nel 1864)

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469 NELLE STANZE

PER LA GIOSTRA DI LUIGI PULCI

Aveva insino a qui la fama e’l gridoBenedetto quel dì d’ogni giostrante;Ma certo il mio poeta, in ch’io mi fido,Troppo mi piace, in un suo detto, Dante:“Così ha tolto l’uno all’altro Guido”;Così fa , d’ogni raggio, il più micante,Così tolse a costui quel Lauro il pregio,Che or da Febo e Marte ha privilegio (Pulci, Stanze, ott. 63)

Lorenzo e i due Guidi di Dante L’impresae nel suo bel vexillo si vedeadi sopra un sole e poi l'arcobaleno,dove a lettere d'oro si leggea:«Le tems revient», che si può interpetrarsitornare il tempo e 'l secol rinnovarsi.(ott. 64.7-8)

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469 NELLE STANZE

PER LA GIOSTRA DI LUIGI PULCI

Dopo tanti splendor' veniva il sole,dopo la leggiadria la gentilezza,la rosa dopo il giglio e le vïuole:Lorenzo, armato con molta fierezza,sopra un caval che salta quanto e' vuole,e tanto l'aria quanto il terren prezza;e come e' giunse in sulla piazza quello,chi dice e' pare Anibàl, chi Marcello.(Pulci, Stanze, ott. 76)

Apparizione di Lorenzo La berretta

E perché e' paia ch'io non sogni e canti,non ho dimenticato una berrettach'avea tre penne piene di diamanti,che par che surghin fuor d'una brocchetta,tanti zaffìr' ch'io non saprei dir quanti,e rigata è dal mazzocchio alla vettadi perle, che minor vidi già pèsca,fra certi spicchi fatti alla turchesca(ott. 81)

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L’ETÀ LAURENZIANALA GIOSTRA DEL 1469 NELLE STANZE

PER LA GIOSTRA DI LUIGI PULCI

Riprese Benedetto Salutatola lancia, intanto il suo caval rivolta,ma, come questo Lorenzo ha mirato,ne vien con Falsamico a briglia isciolta,che Belzebù vi par drento incantato,e cogli ispron' martellava a raccolta:tremò la terra, quando e' si fu mosso,con tanta furia gli correva adosso.(Pulci, Stanze, ott. 138)

Il combattimento

Vedes'tu mai falcon calare a piombo,e poi spianarsi, e batter forte l'ale,c'ha tratto fuor della schiera il colombo?

Ma de' destrier', con qual furor non dico,inverso Santa Croce va Scorzone,così dall'altra parte Falsamico,ch'al suo signor dà gran riputazionee anche al sangue di Chiarmonte antico;e mentre che venìa con quel ronzione,gittò Giovenco scosto dieci braccia:come un sermargotto (tralcio secco di vite) in terra il caccia.(138-40)

Così Lorenzo Benedetto assale,tanto che l'aria fa fischiar pe rombo;non va sì presto folgor, nonché strale:dèttonsi colpi che parén d'Achille,e balza un Mongibel fuor di faville.

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L’ETÀ LAURENZIANA: IL CONSOLIDAMENTO DEL POTERE

1469 Muore Piero; Lorenzo ha 20 anni1. Lorenzo informa il duca di Milano ancor prima che il padre

morisse per ottenerne l’appoggio militare in caso di rivolgimento politico

2. Lorenzo e Giuliano ottengono l’appoggio di 700 esponenti filomedicei (che però avevano la segreta speranza di poterli manovrare)

3. Il potere di Lorenzo era informale – non era riconosciuto dalle istituzioni cittadine –doveva poggiarsi sullo “stato” cioè sulla rete di amicizie e clientele.4. Nel 1471, perciò, fu necessario forzare le istituzioni, modificare la composizione del Consiglio dei Cento, che fdoveva votare le leggi, in modo che fosse più manovrabile da parte della famiglia Medici. Comincia qui la rivalità con la famiglia dei Pazzi.5. Nonostante il Banco fosse in difficoltà economiche (si parlava di una possibilità di fallimento) Lorenzo non smise di offrire prestiti ai capi di stato italiani ed europei: anche il denaro consolidava le alleanze

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L’ETÀ LAURENZIANA: LA GIOSTRA DI GIULIANO DEL 1475

Il preparativi cominciano già dal 1474; accurato approvvigionamento di cavalli e stoffe.Grande sfoggio di ricchezze, accuratamente descritte nelle cronache anonime. Lo stendardo dipinto da Sandro Botticelli.Giuliano cavalcava un “cavallo leardo chiamato Orso, armato di tucta armi con uno scudo al petto cum covetadi tafectà bianco richamato di perle; una testa di Medusa che tucto rienpiva il campo dello scudo. Erano le perle circha oncie dieci, et con esso giostrò e tucte dsiperderono…” (BNCF ms anonimo, Magl. II, IV 324, cc. 124v-125r)Il piccolo Piero, figlio di Lorenzo, partecipava alla giostra “su un cavallo leardo... Portava in mano una lancia açurra dipinta a rami d’ulivo e fiamme di fuocho con una rotella tucta dorata...”

Contesto neoplatonico: L’esperienza di Giuliano è un rito iniziatico di passaggio dall’età giovanile all’età adulta.A differenza di Pulci, che descrive la battaglia, Poliziano nelle Stanze parla dell’amore di Iulio e del suo percorso di perfezionamento.

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L’ETÀ LAURENZIANA: LA CONGIURA DEI PAZZI 1478

- Ideata dalla famiglia Pazzi con l’appoggio del papa Sisto IV

- Vi partecopano Franceschino Pazzi, Francesco Salviati e Girolamo Riario

- Durante i preparativi del complotto, Lorenzo – che sospettava - prese l’abitudine di non uscire mai in compagnia del fratello (se fosse accaduto qualcora, almeno un Medici sarebbe rimasto al governo)

- La congiura fu messa in atto il 26aprile 1478, durante la visita del cardinale Raffaello Sansoni Riario e la messa al Duomo.

- Giuliano rimane ucciso, Lorenzo, ferito, riesce a fuggire.

- La rappresaglia dei Medici colpì con particolare ferocia la famiglia Pazzi

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L’ETÀ LAURENZIANA: LA CONGIURA DEI PAZZI 1478

- -fu istituita a Firenze la commissione dei Dieci di balia, che assumeva gli affari di governo in tempo di guerra. Lorenzo ne fece parte.

- Difesa anche con mezzi della propaganda: libellifurono diffusi nell’estate del 1478

- Uso della stampa a fini propagandistici- accuse al papa di aver sostenuto la congiura

confutazione dell’accusa rivolta a Lorenzo di essereun tiranno

- identificazione tra la salvezza di Lorenzoe quella dellacittà

- Viene coniata una medaglia con il profilo di Lorenzo in memoria della congiura, con l’iscrizione «LaurentiusMedices salus publica», mentre quella dedicata al fratello Giuliano recitava «Iulianus Medices luctuspublicus».

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L’ETÀ LAURENZIANA: LA CONGIURA DEI PAZZI 1478

- Nel luglio le truppe comandate dall’erede al trono napoletano, Alfonso d’Aragona, e da Federico da Montefeltro, capitano generale dellalega tra il papa e Napoli, invasero in più punti ilterritorio fiorentino

- Lorenzo si reca a Napoli per mettere fine allaguerra con un patto con re Ferdinando, mettendosi personalmente nelle sue mani

- Riesce a porre fine alle ostilità- 1480: Otranto conquistata dai Turchi: la posizione

del papa si ammorbidisce e toglie la scomunica a Lorenzo

- 1485-1490 nuove riforme costituzionali, sulmodello del governo oligarchico veneziano

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L’ETÀ LAURENZIANA: RAPPORTI CON LA CHIESA DOPO SISTO IV

- 1484 morte di Sisto IV- successore il genovese Giovan Battista Cibo, che

prese il nome di Innocenzo VIII, atteggiamento piùbenevolo nei confronti di Firenze

- Propone Giovanni, il secondo dei suoi figli maschi, per il cardinalato (Giovanni però non avevaancora compiuto nove anni)

- Per ottenere l’agognato cardinalato per Giovanni Lorenzo dovette cedere in matrimonio la giovanissima Maddalena Franceschetto Cibo(figlio naturale del papa), quasi quarantenne e per di più malfamato.

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L’ETÀ LAURENZIANA: RAPPORTI CON LA CHIESA DOPO SISTO IV

- Il cardinalato nel 1489: InnocenzoVIII nominòGiovanni, appena tredicenne, cardinale diacono di S. Maria in Domnica, seppure soltanto in pectore.

- Il 25 a Napoli patto per il matrimonio di Piero, figlio maggiore del M., con la nobile romanaAlfonsina Orsini, una cugina di Clarice. Altrotrafforzamento dei rapporti del M. con Roma.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Uno dei figli di Lorenzo de’ Medici, Giovanni, il futuro papa Leone X, divenne cardinale all’età di soli diciassette anni, nel1492. La sua giovane età fece scalpore anche allora e, pochigiorni prima che partisse per Roma, suo padre gli scrisse unalettera di consigli pratici su come cavarsela nella difficile cortepapale. Lorenzo morì pochi giorni dopo aver scritto questalettera, che costituisce una prova di quelle doti che lo reseroun uomo politico di statura ed influenza internazionale

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Messer Giovanni; voi sète molto obbligato a Messer Domenedio, e tutti noi per rispetto vostro, perché oltra a molti benefici e onori, che ha ricevuti la casa nostra da lui, ha fatto che nella persona vostra veggiamo la maggior dignità chefosse mai in casa; e ancora che la cosa sia per sé grande, le circostanzie la fanno assai maggiore, massime per l'età vostra e condizione nostra. E però il primo mio ricordo è che vi sforziate esser grato a M. Domenedio, ricordandovi ad ogniora che non i meriti vostri, prudenzia o sollecitudine, ma mirabilmente esso Iddio v'ha fatto cardinale, e da lui lo riconosciate, comprobando questa condizione colla vita vostrasanta, esemplare e onesta, a che siete tanto più obbligato per avere voi già dato qualche opinione nella adolescenzia vostrada poterne sperare tali frutti.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Saria cosa molto vituperosa, e fuor del debito vostro e aspettazione mia, quando, nel tempo che gli altri soglionoacquistare più ragione e miglior forma di vita, voi dimenticasteil vostro buono instituto.Bisogna dunque che vi sforziatealleggerire il peso della dignità che portate, vivendocostumatamente e perseverando nelli studi convenienti allaprofessione vostra. L'anno passato io presi grandissimaconsolazione, intendendo che, senza che alcuno ve lo ricordasse, da voi medesimo vi confessaste più volte e communicaste; né credo che ci sia miglior via a conservarsinella grazia di Dio, che lo abituarsi in simili modi, e perseverarvi. Questo mi pare il più utile e conveniente ricordoche per lo primo vi posso dare.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Conosco che andando voi a Roma, che è sentina di tutti i mali, entrate in maggior difficultà di fare quanto vi dico di sopra, perché non solamente gli esempi muovono, ma non vi mancheranno particolari incitatori e corruttori, perché, come voi potete intendere, la promozione vostra al cardinalato, per l'età vostra e per le altre condizioni sopradette, arreca secogrande invidia, e quelli che non hanno potuto impedire la perfezione di questa vostra dignità, s'ingegneranno sottilmentediminuirla, con denigrare l'opinione della vita vostra e farvisdrucciolare in quella stessa fossa dove essi sono caduti, confidandosi molto debba lor riuscire per l'età vostra. Voidovete tanto più opporvi a queste difficultà quanto nelCollegio ora si vede manco virtù: e io mi ricordo pure avereveduto in quel Collegio buon numero d'uomini dotti e buoni e di santa vita; però è meglio seguire questi esempi, perché, facendolo, sarete tanto più conosciuto e stimato quanto l'altruicondizioni vi distingueranno dagli altri.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

È necessario che fuggiate, come Scilla e Cariddi, il nome dellaipocrisia, e come la mala fama, e che usiate mediocrità, sforzandovi in fatto fuggire tutte le cose che offendono, in dimostrazione e in conversazione non mostrando austerità o troppa severità; che sono cose le quali col tempo intenderete e farete meglio, a mia opinione, che non le posso esprimere. Voiintenderete di quanta importanza ed esempio sia la persona d'un cardinale, e che tutto il mondo starebbe bene se icardinali fussino come dovrebbono essere; perciocchéfarebbono sempre un buon papa, onde nasce quasi il riposo di tutti i cristiani. Sforzatevi dunque di essere tale voi, che, quandogli altri fussin così fatti, se ne potesse aspettare questo bene universale. E perché non è maggior fatica che conversar bene con diversi uomini, in questa parte vi posso mal dar ricordo, se non che v'ingegnate che la conversazione vostra con glicardinali e altri uomini di condizione sia caritativa e senzaoffensione;

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

dico misurando ragionevolmente, e non secondo l'altruipassione, perché molti, volendo quello che non si dée, fannodella ragione ingiuria. Giustificate adunque la conscienzia vostrain questo, che la conversazione vostra con ciascuno sia senzaoffensione; questa mi pare la regola generale molto a propositovostro, perché quando la passione pur fa qualche inimico, come si partono questi tali senza ragione dall'amicizia, così qualchevolta tornano facilmente. Scille e Cariddi: nomirispettivamente di un vortice e di uno scoglio posti nellostretto di Sicilia, particolarmente pericolosi per le navi anche a causa delle forti correnti marine; per antonomasia, cose da evitare assolutamente. Credo per questa prima andata vostra a Roma sia bene adoperare più gli orecchi che la lingua. Oggimaiio vi ho dato del tutto a M. Domenedio e a S. Chiesa; onde ènecessario che diventiate un buono ecclesiastico e facciate ben capace ciascuno che amate l'onore e stato di S. Chiesa e dellaSede Apostolica innanzi a tutte le cose del mondo, posponendo a questo ogni altro rispetto;

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

né vi mancherà modo, con questo riservo, d'aiutare la città e la casa; perché per questa città fa l'unione della Chiesa, e voidovete in ciò essere buona catena e la casa ne va colla città. E benché non si possano vedere gli accidenti che verranno, cosìin general credo che non ci abbiano a mancare modi di salvare, come si dice, la capra e i cavoli, tenendo fermo il vostro primo presupposto, che anteponiate la Chiesa ad ogni altra cosa. Voi siete il più giovane cardinale non solo del Collegio, ma chefusse mai fatto insino a qui; e però è necessario che, dove avetea concorrere con gli altri, siate il più sollecito, il più umile, senza farvi aspettare o in cappella o in concistoro o in deputazione. Voi conoscerete presto gli più e gli menoaccostumati. Con gli meno si vuol fuggire la conversazione molto intrinseca, non solamente per lo fatto in sé, ma per l'opinione, a largo conversare con ciascheduno.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Nelle pompe vostre loderò più presto stare di qua dal moderato che di là; e più presto vorrei bella stalla e famigliaordinata e polita che ricca e pomposa. Ingegnatevi di vivereaccostumatamente, riducendo a poco a poco le cose al termine, che, per essere ora la famiglia e il padron nuovo, non si può. Gioie e seta in poche cose stanno bene a' pari vostri. Più presto qualche gentilezza di cose antiche e belli libri, e piùpresto famiglia accostumata e dotta che grande.Convitar più spesso che andare a conviti, né peròsuperfluamente. Usate per la persona vostra cibi grossi, e fate assai esercizio, perché in cotesti panni si viene presto in qualche infermità, chi non ci ha cura. Lo stato del cardinale ènon manco sicuro che grande; onde nasce che gli uomini sifanno negligenti, parendo loro avere conseguito assai e poterlomantenere con poca fatica; e questo nuoce spesso e allacondizione e alla vita, alla quale è necessario che abbiategrande avvertenza; e più presto pendiate nel fìdarvi poco chetroppo.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Una regola sopra l'altre vi conforto ad usare con tutta la sollecitudine vostra. E questa è di levarvi ogni mattina di buonaora, perché oltra al conferir molto alla sanità, si pensa edespedisce tutte le faccende del giorno; e al grado che avete, avendo a dir l'ufficio studiare, dare audienza ecc., ve 'l trovaretemolto utile.Un'altra cosa ancora è sommamente necessaria a un parivostro, cioè pensare sempre, e massime in questi principii, la sera dinanzi tutto quello che avete da fare il giorno seguente, acciocché non vi venga cosa alcuna immeditata. Quanto al parlar vostro in concistorio, credo sarà più costumatezza e piùlaudabil modo in tutte le occorrenze che vi si proporranno, riferirsi alla Santità di N. S., causando che, per essere voigiovane e di poca esperienzia, sia più officio vostro rimettervialla S. S. e al sapientissimo giudizio di quella.

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LETTERA A GIOVANNI, FIGLIO CARDINALE (1492)

Ragionevolmente voi sarete richiesto di parlare e intercedereappresso a N. S. per molte specialità. Ingegnatevi in questiprincipi di richiederlo manco potete, e dargliene poca molestia, che di sua natura il Papa è più grato a chi manco gli spezza gliorecchi. Questa parte mi pare da osservare per non lo infastidire; e così l’andargli innanzi con cose piacevoli, o, purquando accadesse, richiederlo con umiltà e modestia doveràsodisfargli più ed essere più secondo natura sua. State sano.

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