POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS - CGIL · come la Nota su dati statistici su attuali percorsi di...

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NUMERO 8 - 2016 Chiuso in redazione il 10/11/2016 *Copia ad uso interno 1 POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS PERIODICO TELEMATICO A CURA DELL'UFFICIO POLITICHE PER LE DISABILITÀ CGIL CORSO D'ITALIA, 25 00198 ROMA E-MAIL [email protected] NOTIZIE PRINCIPALI TUTTI SOTTO LO STESSO CIELO? EGUAGLIANZA E LIBERTÀ – EVENTO CGIL – Pag. 4 NOTIZIE LAVORO: DA PAG. 4 SCUOLA: DA PAG. 7 WELFARE: DA PAG. 14 DAL TERRITORIO DA PAG. 20 INTERNAZIONALE: DA PAG. 24 VARIE DA PAG. 26 EVENTI TUTTI SOTTO LO STESSO CIELO? EGUAGLIANZA E LIBERTÀ Evento CGIL 26 novembre 2016 Roma Tempio di Adriano Pag. 4

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NUMERO 8 - 2016Chiuso in redazione il 10/11/2016*Copia ad uso interno

1

POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS

PERIODICO TELEMATICO ACURA DELL'UFFICIO POLITICHE

PER LE DISABILITÀ CGIL

CORSO D'ITALIA, 25

00198 ROMA

[email protected]

NOTIZIE PRINCIPALI

TUTTI SOTTO LO STESSO CIELO? EGUAGLIANZA E LIBERTÀ –

EVENTO CGIL – Pag. 4

NOTIZIELAVORO: DA PAG. 4

SCUOLA: DA PAG. 7

WELFARE: DA PAG. 14

DAL TERRITORIO DA PAG. 20

INTERNAZIONALE: DA PAG. 24

VARIE DA PAG. 26

EVENTI

TUTTI SOTTO LOSTESSO CIELO?

EGUAGLIANZA ELIBERTÀ

Evento CGIL

26 novembre 2016

Roma

Tempio di Adriano

Pag. 4

INDICE

LAVORO

TUTTI SOTTO LO STESSO CIELO? EGUAGLIANZA E LIBERTÀ – EVENTO CGIL 4

APPROVATO IL PIANO D'AZIONE BIENNALE SU DISABILITÀ. ORA LA PAROLA A

REGIONI E PROVINCE

5

LE NUOVE SANZIONI PER CHI NON RISPETTA IL COLLOCAMENTO OBBLIGATORIO 6

SCUOLA PAGINA

ORE DI SOSTEGNO: IL DIRIGENTE SCOLASTICO NON PUÒ MODIFICARLE 7

DISABILITÀ INTELLETTIVA, CON L'INCLUSIONE SI APRONO LE PORTE

DELL'UNIVERSITÀ

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PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVE ALL'UNIVERSITÀ? L'ACCESSO NON SIPUÒ NEGARE

11

INCLUSIONE: SEMPRE PIÙ DISABILI FREQUENTANO L'UNIVERSITÀ 13

WELFARE PAGINA

PARLA IL "PADRE" DELL'AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO: VA APPLICATO, NON

ELIMINATO

14

SICUREZZA NEGLI ASILI E NEGLI ISTITUTI PER ANZIANI E DISABILI: UN PASSO

VERSO IL CAMBIAMENTO

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INVALIDITÀ: AUMENTANO LE RICHIESTE DI PRESTAZIONI, MA ANCHE I TEMPI DI

ATTESA

19

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DAL TERRITORIO

DISABILITÀ: MUSEI SENZA BARRIERE DA ASCOLTARE, TOCCARE E ANNUSARE 20

ACCESSIBILITÀ, MILANO SCOMMETTE SUL TURISMO DEI DISABILI 21

DOVE SONO FINITI TUTTI QUEI SOLDI PER LA VITA INDIPENDENTE? 22

ROMA, IN OLTRE TRE MILA NELLA GRADUATORIA PER L'AVVIAMENTO AL LAVORO 23

INTERNAZIONALE PAGINA

DISABILITÀ INTELLETTIVA O PSICHICA? NIENTE TRAPIANTI! 24

DISABILITÀ, 80 MILIONI DI CITTADINI EUROPEI NON ACCEDONO AI SITI WEB 25

VARIE PAGINA

IL TERREMOTO CON UNA FIGLIA AUTISTICA: "ERA TERRORIZZATA, CI HA SALVATE

HARRY POTTER"

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LAVORO

4

APPROVATO IL PIANO D'AZIONE BIENNALE SU DISABILITÀ. ORA LA PAROLA AREGIONI E PROVINCE

Dopo le indicazioni emerse nell'ultima Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità e unacondivisione con le associazioni, ieri il Piano è stato approvato in via definitiva

ROMA - Tenuto conto delle indicazioni emerse in esito alla V Conferenza nazionale sulle politicheper la disabilità, è stato definitivamente approvato ieri, 19 ottobre, il Piano d'azione biennale inmateria di disabilità. Ora, il documento sarà trasmesso al Consiglio dei ministri e, una voltaacquisito il parere favorevole della Conferenza Unificata delle Regioni e Province Autonome, verràadottato con decreto del presidente della Repubblica. Ne dà notizia il sito della Camera dei deputati,che elenca alcuni dei documenti di approfondimento prodotti per la V Conferenza sulla disabilità,come la Nota su dati statistici su attuali percorsi di accertamento delle condizioni di invalidità,handicap (Legge 104/1992), disabilità per collocamento mirato (Legge 68/1999); Percorsi per larevisione del sistema di accesso, valutazione e certificazione della condizione di disabilità e idocumento su autonomia, vita indipendente e empowerment della persona con disabilità, Schema dilinee comuni per l'applicazione dell'articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) dellaConvenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Inoltre, oltre a report e statistiche, vengono riportati i documenti prodotti in collaborazione con lasocietà civile che costituiscono, viene spiegato, "i risultati conseguiti con il Piano d'Azione sulladisabilità della Cooperazione italiana, le cui attività sono inserite nel I Programma di azionebiennale, e sono stati condivisi con il gruppo di lavoro 7 dell'Osservatorio".

(21 ottobre 2016)

Fonte: SuperAbile.it

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LE NUOVE SANZIONI PER CHI NON RISPETTA IL COLLOCAMENTOOBBLIGATORIO

di Giulio D’Imperio

L'esperto di diritto del Lavoro di Vita, Giulio D'Imperio, analizza i correttivi previsti dal decretolegislativo n.185, in particolare all’articolo 15, che hanno modificato la riforma del lavoro

Con l’articolo 15 commi 4 e 4 bis del decreto legislativo n.185 del 24 settembre 2016 (correttivoJobs Act) sono state previste importanti novità in merito alle sanzioni da applicare a chi non rispettail collocamento obbligatario.

La prima importante novità è l’aver aumentato la sanzione nei confronti dei datori di lavoroinadempienti, passando da €62,77 per ogni lavoratore disabile non occupato nella giornata ad€153,20. Tale importo dovrà essere calcolato su 5 o 6 giorni a seconda di quanti giorni a settimanasi lavora in azienda ed il legislatore lo ha ricavato considerando l’attuale contributo esonerativo €30,64 e moltiplicandolo per cinque.

Questo significa che ad una azienda la decisione di non assumere un disabile per non rispettare ilcollocamento obbligato avrà un costo settimanale per lavoratore che oscilla tra €766,00 (€153,20x5)ed €919,20 (153,20x6).

La sanzione scatta nei confronti dell’imprenditore dopo che siano trascorsi ben 60 giorni da quandoper l’azienda scatta l’obbligo di ottemperare al collocamento obbligatorio. Per le aziende fino a 15dipendenti dal 1° gennaio 2017, a seguito del decreto legislativo n.151/2015 (decreto attuativo delJobs Act), l’adempimento al rispetto dell’obbligo del collocamento obbligatorio scatterà dal giornoseguente in cui scatta l’obbligo e non più solo in caso di una nuova assunzione con 12 mesi ditempo per onorare tale obbligo.

Il legislatore ha previsto l’applicazione anche della diffida prevista dall’articolo 13 del decretolegislativo 124/2004 con cui in pratica si diffida il datore di lavoro ad ottemperare all’obbligo, incambio di una riduzione della sanzione prevista pari ad un quarto dell’importo massimo stabilito perogni giorno di inottemperanza dell’obbligo.

Una precisazione va fatta: nel conteggio del numero dei dipendenti per verificare l’obbligo dirispettare il collocamento obbligatorio occorre non considerare: gli apprendisti, i dirigenti, i socilavoratori delle cooperative, i disabili che già operano come dipendenti all’interno dell’azienda, ilavoratori che hanno subito una invalidità pari o superiore al 60% durante il rapporto di lavorooppure avviati al lavoro non tramite i servizi competenti e che presentano una invalidità simile aquella appena citata, i lavoratori a domicilio. Invece i lavoratori assunti a tempo parziale dovrannoessere calcolati “pro-quota”; mentre i lavoratori assunti a tempo determinato verranno computatisolo se il contratto sia almeno di sei mesi. Infine i lavoratori a chiamata verranno considerati in baseal loro impiego nel semestre precedente.

(25 ottobre 2016)Fonte: Vita

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SCUOLA

ORE DI SOSTEGNO: IL DIRIGENTE SCOLASTICO NON PUÒ MODIFICARLE

È importante, una recente Sentenza prodotta dal Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia– che è Sezione del Consiglio di Stato – sia perché afferma che le ore di sostegno concordate nelPEI (Piano Educativo Individualizzato) di un alunno con disabilità non possono essere ridotte dinumero dal Dirigente Scolastico per nessun motivo, tanto meno quello legato ai vincoli di bilancio,sia perché ribadisce la giurisdizione esclusiva dei Tribunali Amministrativi sulle controversierelative alle ore di sostegno, rispetto a quella dei Tribunali Civili

Con la Sentenza n. 330 del 26 settembre scorso, il Consiglio di Giustizia Amministrativa dellaSicilia – che è Sezione del Consiglio di Stato – ha respinto il ricorso dell’AmministrazioneScolastica contro una precedente Sentenza del TAR Sicilia (Tribunale Amministrativo Regionale),che aveva invece accolto il ricorso di una famiglia contro la riduzione del numero di ore di sostegnooperata arbitrariamente dal Dirigente Scolastico. Quest’ultimo, infatti, aveva originariamenteassegnato a un alunno con grave disabilità le ore stabilite dall’Ufficio Scolastico Regionale, madopo l’arrivo ad anno scolastico in corso di altri due alunni con disabilità meno gravi, aveva tagliatosei ore al primo, per assegnarne una parte a ciascuno dei due nuovi studenti, anziché chiedere inaggiunta altre ore, come avrebbe dovuto fare, sempre all’Ufficio Scolastico Regionale.

Il fatto risale al 2008 e la vicenda si è conclusa solo nei giorni scorsi. La famiglia dell’alunno cheaveva subìto la riduzione di ore aveva potuto sùbito avvalersi della Sentenza favorevole del TAR,rispetto alla quale si era appellata l’Amministrazione, sostenendo che i propri organi – come nellafattispecie il Dirigente Scolastico – avrebbero il potere di discrezionalità tecnica di ridurre le oreassegnate dall’Ufficio Scolastico Regionale sulla base del PEI (Piano Educativo Individualizzato),nei casi in cui si ritenga che i vincoli di bilancio non lo consentano. Il Consiglio di GiustiziaAmministrativa siciliano, dunque, ha censurato questa affermazione, basandosi essenzialmente sullaSentenza 215/87 della Corte Costituzionale, che afferma il diritto pieno e incondizionato allo studiodegli alunni con disabilità, ribadito più recentemente dalla Sentenza 80/10 della Corte stessa,secondo la quale il nucleo essenziale del diritto allo studio non può essere violato neppure permotivi di bilancio. «Questa Sentenza – commenta Salvatore Nocera della FISH (FederazioneItaliana per il Superamento dell’Handicap) – è molto importante innanzitutto perché il Consiglio diGiustizia Amministrativa ribadisce il proprio recente orientamento circa la giurisdizione esclusivadei Tribunali Amministrativi sulle controversie relative alle ore di sostegno, in disaccordo conl’orientamento espresso dalla Sentenza 25011/14, prodotta a Sezioni Unite dalla Corte diCassazione, che aveva invece attribuito tale giurisdizione ai Tribunali Civili. Ma è importante ancheperché afferma che le ore di sostegno concordate nel PEI (Piano Educativo Individualizzato) nonpossono essere ridotte di numero dal Dirigente Scolastico per nessun motivo, tanto meno quellolegato ai vincoli di bilancio».

Entrando poi nel dettaglio della Sentenza, Nocera vi si sofferma così: «Il contenuto del PEI èvincolante per il Dirigente Scolastico, afferma il massimo organo di giustizia amministrativadell’Isola, poiché è formulato da un organismo amministrativo plurimo, cioè il GLHO (Gruppo diLavoro Handicap Operativo) di cui all’articolo 12, comma 5, della Legge 104/92, composto daidocenti della scuola, dalla famiglia e dagli operatori sociosanitari che seguono il caso. A confermadi ciò si potrebbe addurre l’articolo 10, comma 5 della Legge 122/10, che stabilisce come il numerodelle ore di sostegno debba essere indicato appunto nel PEI. E tuttavia, a mio sommesso avviso,quest’ultima affermazione legislativa significa solo che vi è un obbligo di indicazione esplicita nel

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PEI del numero di ore, ma non che ciò sia vincolante per l’Amministrazione Scolastica. Infatti ilGLHO non ha poteri decisionali definitivi, essendo un atto presupposto dell’atto amministrativodefinitivo, che è quello dell’Ufficio Scolastico Regionale, il quale è comunque censurabile di fronteai TAR, se motiva lo scostamento da quanto indicato nel PEI con motivi di bilancio, potendoloavere altresì – a mio parere – il potere discrezionale di ridurre il numero delle ore, ad esempio se lacertificazione dell’alunno con disabilità non è di gravità». «Invece – prosegue Nocera -, una voltaassegnato un certo numero di ore dall’Ufficio Scolastico Regionale all’alunno, questo non puòessere ridotto dal Dirigente Scolastico, non tanto perché tale numero sia indicato nel PEI, quantoperché – sempre a mio avviso – il Dirigente Scolastico costituisce un organo gerarchicamentesottordinato al Direttore Scolastico Regionale e non può quindi modificare l’atto amministrativodefinitivo emanato da quest’ultimo». «È pur vero – conclude – che la Legge 111/11 stabilisceall’articolo 19, comma 11 che l’Ufficio Scolastico Regionale invii alle singole scuole un monte oreglobale rispetto alle richieste ricevute dalle scuole stesse, le quali dovranno quindi provvedere allaredistribuzione tra gli alunni, riducendo il numero di ore a tutti o a qualcuno, nel caso che il monteore assegnato sia inferiore al numero globale di ore richieste. E tuttavia, anche questa riduzione èillegittima, tant’è vero che le famiglie solitamente ricorrono ai Tribunali e ottengono il numero delleore richieste, perché il diniego o la riduzione non sono motivati o lo sono erroneamente solo conriguardo ai vincoli di bilancio». (S.B.)

(6 ottobre 2016)

Fonte: Superando.it

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DISABILITÀ INTELLETTIVA, CON L'INCLUSIONE SI APRONO LE PORTEDELL'UNIVERSITÀ

La battaglia di un gruppo di genitori per l’accrescimento e il riconoscimento delle competenzescolastiche. Ilaria ha ottenuto che sua figlia fosse ammessa all'esame di maturità e ora è iscritta aLettere: "Comunque vada per noi è una grande vittoria"

ROMA - Se la scuola deve essere inclusiva, deve guardare ai “punti di forza” per tutti. Perchéciascuno, anche chi ha una disabilità intellettiva, possa fare tutto ciò che è in grado di fare. E’ innome di questo principio e di questa convinzione che Ilaria Ceccarelli, mamma di una ragazza di 22anni con un grave ritardo cognitivo, sta combattendo da anni una battaglia per l’inclusione vera.Una battaglia combattuta insieme ad altri due genitori, con cui condivide un sogno: “applicare lalegge 104, anche negli articoli in cui parla di accesso all’università”. In altre parole, aprire le portedell’università a chi, come i loro figli, ha una disabilità intellettiva ma, nonostante questa, lapossibilità e soprattutto la voglia di acquisire certe competenze.

“Mia figlia Rebecca ha un grave ritardo, ma come tutti i genitori sono tenuta a chiedermi: cosavuole fare. E la risposta è e deve essere: il massimo”, ci spiega Ilaria, convinta che la scuola abbia ilcompito di “accompagnare i nostri ragazzi nel raggiungimento del massimo punto di forza”. Larealtà però è spesso diversa da quanto anche la legge prevede: “e così i nostri figli, con il loro pianoeducativo individualizzato, difficilmente vengono formati sulle discipline, raramente svolgonoattività propriamente didattica, molto più spesso trascorrono le ore fuori dalla classe, a colorare oscarabocchiare. La scuola, insomma, si trasforma per loro in un micro centro diurno. Noi famigliesiamo invitate a firmare un Pei differenziato (non equipollente), che automaticamente li indirizza aun attestato di frequenza, che nulla ha che vedere con un diploma di studi riconosciuto. E quindipreclude qualsiasi percorso universitario”.

Quello che questi tre genitori, in tre scuole diverse, chiedevano per i loro figli, era proprio losviluppo delle competenze disciplinari, attraverso un’attività didattica vera e propria. Questa, da unlato, era la richiesta rivolta alle scuole. L’altro interlocutore era il ministero dell’Istruzione, a cui lefamiglie sono andate a presentare un vero e proprio progetto, nato da un’idea condivisa fra i genitorie il centro studi Cnapp: “Chiedevamo che, pur con la loro didattica differenziata e l'attestato dellecompetenze, i nostri figli fossero comunque ammessi all’università. E fossero sostenuti, pur senzadiploma, da insegnante di sostegno e assistente alla comunicazione. Questo per 5 anni, 10 esami,una frequenza di tre volte a settimana, per un finanziamento complessivo di circa 30 mila euro”.

Un progetto ambizioso, che in realtà però non fa altro che applicare quanto previsto dalla legge 104in materia di inclusione e diritto allo studio. “Chiedevamo semplicemente il riconoscimento dellecompetenze acquisite – precisa Ilaria –. Mia figlia non sa leggere né scrivere, ma sa le tabelline eriesce a fare le operazioni di aritmetica. Dopo la scuola, per lei ci sarebbe stato il nulla. E quindi laperdita anche delle abilità conquistate”. Così, nel settembre scorso il progetto è stato sottoposto alMiur, che è parso subito favorevole. Pareva che la Sapienza si fosse resa disponibile, ma poi hafatto un passo indietro: c’era comunque la disponibilità della Cusano, ma pare non fosse possibileavviare il progetto solo con un’università privata. E così il progetto è naufragato e la nostra propostaè stata rifiutata”.

I genitori, però, avevano preso le loro precauzioni: “non essendo certi dell’esito favorevole delprogetto, avevamo preteso di firmare il Pei a obiettivi minimi equipollente anziché differenziato,con l’attestazione delle competenze e quindi l’ammissione all’esame. L’obiettivo, insomma, era ildiploma, anziché l’attestato di frequenza. “Così, avremmo comunque aperto ai nostri figli la porta

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dell’università, indipendentemente dall’esito del progetto presentato al Miur”. Rebecca però, comepure un altro ragazzo della “squadra”, non è stata ammessa all’esame, presso il liceo classicoromano che frequentava. “L’altra famiglia non ha fatto ricorso, mentre io mi sono rivolta al Tar, cheha chiesto l’ammissione d’urgenza di Rebecca. Così mia figlia, a giugno, ha fatto gli esami con leprove equipollenti. Ma quando sono usciti i quadri, il suo nome non era insieme a quello deicompagni, ma in una bacheca a parte, con la scritta ‘giudizio sospeso’. Mancavano il voto dell’oralee il credito formativo di 17 punti, che non le era stato conteggiato. Ad agosto l’avvocatura di Statoci ha comunicato la bocciatura di Rebecca”. Di nuovo, la famiglia si è però rivolta al Tar e“finalmente, il 30 settembre, il liceo ci ha comunicato la promozione di Rebecca, consegnandoci ildiploma”.

Le iscrizioni all’Università erano chiuse dal 2 settembre, “ma allo sportello handicap de LaSapienza ho trovato grande comprensione e disponibilità: hanno ammesso comunque Rebecca allafacoltà di Lettere. E, visto che ha un diploma, mia figlia avrà diritto ad assistenza e sostegno. Siamoin attesa che questi servizi si attivino e Rebecca non vede l’ora di iniziare”, assicura la mamma,sottolineando l’importanza anche simbolica di questa battaglia e di questa vittoria.

“Primo, perché non è una battaglia che abbiamo combattuto solo per noi, ma speriamo e vogliamoche sia un precedente, capace di cambiare il modo di fare scuola e di fare inclusione. Secondo,perché abbiamo difeso e valorizzato ciò che i nostri figli sono in grado di fare, anziché concentrarcisu quello che non possono fare. Mia figlia probabilmente non si laureerà, non sa neanche leggere escrivere: ma ama ascoltare e imparare, mettersi in discussione ed essere valutata. Se non avessigiocato questa partita, oggi e per tutta la vita a venire starebbe a casa, perché i centri diurni nonhanno posto. Avrebbe una badante, accanto a lei, che pagherei 1.500 euro, con il mio stipendiod’insegnante. Ma soprattutto perderebbe tutte le capacità che ha acquisito, non starebbe in mezzoagli altri, non potrebbe socializzare e starebbe male. Per questo, credo che si tratti di una battagliacontro le barriere culturali e mentali che, in Italia, ancora sono troppo alte, soprattutto quando siparla di disabilità intellettiva”. (cl)

(9 ottobre 2016)

Fonte: RedattoreSociale.it

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PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVE ALL'UNIVERSITÀ? L'ACCESSO NON SIPUÒ NEGARE

Roberto Speziale, presidente di Anffas, risponde alla domanda di Salvatore Nocera: "E' utile per iragazzi con disabilità intellettiva la frequenta all'università?". "Nessuna limitazione è limitata: ilproblema è predisporre, fin dalla scuola, percorsi adeguati con accomodamenti ragionevoli. Epermettere che anche l'università garantisca inclusione. Ma non bisogna essere ideologici:l'università non è per tutti"

ROMA - I"La nuova sfida è garantire ad ogni persona con disabilità i giusti ed adeguati sostegni,nei vari contesti, affinché ciascuna possa raggiungere i massimi traguardi possibili. Questo riguardaanche le persone con disabilità intellettive e più in generale con disturbi del neurosviluppo el'eventuale loro accesso all'università": così Roberto Speziale, presidente di Anffas, risponde agliinterrogativi posti da Salvatore Nocera, che aveva espresso perplessità in merito alla vicenda diRebecca. "E' utile per i nostri ragazzi con disabilità intellettiva la frequenza dell'Università per unaloro crescita umana, intellettuale e sociale?", domandava in particolare Nocera.

Questa la risposta di Speziale:

"Il nuovo modello basato sui diritti umani, sancito anche dalla Convenzione Onu sui diritti dellepersone con disabilità, impone che oggi l'approccio alla disabilità non sia più basato sullelimitazioni che la disabilità comporta ma che si tenga conto dalle potenzialità che ogni personapossiede. Pertanto, in linea di principio, nessuna limitazione, a priori, è giustificata e giustificabileanche nell'accesso ad un percorso universitario e ciò non solo per gli aspetti della loro crescitaumana, intellettuale e sociale ma proprio per il rispetto del loro diritto inalienabile ad avere accessoad una istruzione di qualità per l'intero arco della vita ed in condizione di uguaglianza con gli altri".

Speziale precisa però che "occorre avere un approccio né ideologico né astratto. Infatti dobbiamoavere piena consapevolezza che non tutte le persone con disabilità Intellettive e disturbi delneurosviluppo possono, seppur adeguatamente sostenute, raggiungere un livello tale da poteraffrontare un ordinario percorso di studi, in questo caso universitario.

Sarebbe, di contro, sbagliato pensare che nessuna persona con disabilità intellettiva e delneurosviluppo, per il solo fatto di avere una certificazione che ne definisce tale condizione didisabilità, non possa, di per sé, accedere anche a tale livello di istruzione".

Speziale propone quindi un nuovo interrogativo: " siamo certi che, nell'attuale sistema normativo ededucativo, nei vari cicli scolastici gli alunni e studenti con disabilità, specie quelle con disabilitàintellettive e del neurosviluppo, ricevano gli adeguati e competenti sostegni, tali da garantire che glistessi possano esprimere le loro potenzialità nella massima misura possibile?". E risponde: "Lanostra esperienza sul campo ci porta a ritenere che spesso, non sempre in modo giustificato, sipreferisca utilizzare la norma che consente la predisposizione di un Pei (Piano educativoindividualizzato) differenziato, che poi non consentirà l'acquisizione di un titolo utile all'iscrizioneai corsi universitari, avendo il titolo conseguito solo il valore di un semplice attestato di frequenza,con l'attribuzione di soli crediti formativi scarsamente spendibili nella concreta realtà".

Quale allora la soluzione? "Intervenire sin dalla scuola dell'infanzia affinché, partendo da un'attentavalutazione multidimensionale delle potenzialità dell'alunno, vengano predisposti Pei e Pdp (Pianodidattico personalizzato) affidati a docenti (a partire dai docenti curriculari) adeguatamente formati.Ove non ci siano oggettive motivazioni per predisporre un Pei differenziato, si dovrebbe semprepropendere per un Pei ad obiettivi minimi. In tal modo non sarebbe pregiudicato allo studente condisabilità l'accesso agli ulteriori normali cicli scolastici. Il Pei ad obiettivi minimi consente, infatti,all'alunno e studente con disabilità, di seguire un corso di studi ed un esame finale semplificato ma

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non pregiudizievole, come invece avviene in presenza di un Pei differenziato".

Non solo: "al termine della scuola secondaria di primo grado, si dovrebbe procedere ad unaulteriore valutazione rispetto alle specifiche competenze acquisite, in modo da scegliere, sempre diconcerto con la famiglia e tendendo in conto i desideri dello studente , l'indirizzo ritenuto piùconfacente. Solo in presenza di tale percorso, si potrà arrivare a valutare, alla fine del ciclo di studidella scuola superiore di secondo grado, l'eventuale accesso ad una adatta facoltà universitaria,sempre garantendo la centralità della persona ed i suoi diritti fondamentali".

E' quindi chiaro che "il problema non è se le persone con disabilità intellettiva e del neurosviluppopossano e debbano accedere o meno ai cicli universitari, bensì come si costruisce, accompagna,sostiene e verifica un serio accesso e frequenza all'intero sistema educativo e formativo". Inparticolare, per quel che riguarda l'università, "altro problema di enorme portata deriva dal fatto,come opportunamente segnalato da Salvatore Nocera, è che l'attuale sistema universitario non è pernulla organizzato e forse neppure attento per garantire alle persone con disabilità intellettive disvolgere un adeguato percorso universitario, grazie ad una serie di accomodamenti ragionevoli.Anche in questo caso - conclude Speziale - il problema non è insito nella persona con disabilità onella sua disabilità, ma in un sistema che, piuttosto che agire ed essere organizzato comefacilitatore, finisce con il diventare una reale barriera, solo formalmente rispettoso delle vigentinormative in materia".

(21 ottobre 2016)

Fonte: SuperAbile.it

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INCLUSIONE: SEMPRE PIÙ DISABILI FREQUENTANO L'UNIVERSITÀ

di Gabriella Meroni

Nell'anno accademico trascorso, gli studenti con disabilità o disturbi dell'apprendimento iscritti neisoli atenei lombardi erano aumentati del 10% rispetto all'anno precedente. Le università riunite inun coordinamento per facilitare l'integrazione e l'accessibilità, hanno firmato una convenzione conl'Ufficio Scolastico Regionale

La laurea non è più un sogno anche per gli studenti con disabilità o difficoltà di apprendimento: lotestimonia il dato diffuso dal CALD (Coordinamento Atenei Lombardi per la Disabilità), che hasegnalato, nell’anno accademico 2015-2016, un aumento del 10% degli studenti con disabilità eDSA iscritti alle università lombarde rispetto all’anno precedente. Il coordinamento canta vittoria,visto che è sorto proprio per costruire una cultura dell’inclusione che permetta una sempre maggioreaccessibilità all’università per tutti gli studenti, e festeggia cui le tre neo-firmatarie (LIUC -Università Cattaneo, Università Vita-Salute San Raffaele e Humanitas University) che hannoportato a 13 gli atenei aderenti. Ma non solo: per la prima volta gli Atenei del CALD hanno firmatouna convenzione con l’Ufficio Scolastico Regionale (USR). Un accordo che estende il raggiod’azione dall’Università alle scuole superiori di II grado, prevedendo la formazione ai docenti peraccompagnare gli studenti con disabilità/DSA verso un percorso universitario più consapevole e unacorretta informazione riguardo i servizi offerti dagli Atenei lombardi e che offre una rispostaimmediata al numero crescente di studenti con disabilità/DSA iscritti alla scuola secondaria di IIgrado, che dal 2008/2009 al 2014/2015 è aumentato del 30% (dati Istat).

I passi avanti sul fronte dell’accessibilità universitaria – informa il CALD – sono stati tanti: nelcorso dei cinque anni di attività è stata infatti realizzata la mappatura dei servizi offerti dai singoliAtenei, quali l’abbattimento delle barriere architettoniche, la presenza di risorse bibliotecarieaccessibili, l’utilizzo di soluzioni informatiche a sostegno dello studio, lo sviluppo di strategie disupporto all’apprendimento personalizzate e il supporto per l’inserimento lavorativo delle categorieprotette. Progetti che non hanno portato non solo all’aumento del numero degli studenti condisabilità/DSA nelle Università lombarde, ma anche ad una maggior soddisfazione, come testimoniaun’analisi qualitativa del CENSIS condotta su 40 Atenei italiani. In base alla ricerca, in Lombardiasi segnala un livello di soddisfazione in termini di collaborazione tra servizi disabilità/DSA e altriservizi universitari superiore alla media nazionale dello 0,1-0,3% su un dato italiano che oscilla trail 3,9 e il4,3 (in una scala da 1 a 5).

(24 ottobre 2016)Fonte: Vita

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WELFARE

PARLA IL "PADRE" DELL'AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO: VA APPLICATO, NONELIMINATO

di Paolo Cendon

Il professor Paolo Cendon è il padre dell'amministrazione di sostegno e per l'OsservatorioNazionale sulla Disabilità sta curando le Linee guida per l'attuazione uniforme dell'istituto sulterritorio nazionale. Interviene nel dibattito nato su Vita.it a seguito della raccomandazionedell'Onu che ha chiesto all'Italia di eliminare questa figura: «eliminarlo significa abbandonaredecine di migliaia di persone»

Ho letto l’intervista rilasciata a Vita.it da Donata Vivanti, vicepresidente dell’Italicum Forum onDisability (FID), a proposito del richiamo mosso quest’estate all’Italia dal Comitato Onu sui dirittidelle persone con disabilità, in cui si chiede di abrogare, o ritoccare (?), l’amministrazione disostegno. Alcuni rilievi critici lì espressi circa il modo in cui le persone fragili andrebbero protetteoggi in Italia, sono sicuramente da condividere. Altri invece (almeno per come articolati nel testoche ho letto) lasciano francamente perplessi e credo che, se si seguissero indicazioni del genere,apriremmo nel nostro Paese il varco a regimi di vero e proprio “abbandono”, per molte decinee forse centinaia di migliaia di beneficiandi. Come durante i secoli più bui del passato.

Quando si parla di "disagio-logia", ci sono alcuni “imperativi categorici”, in particolare: ilcontinente della fragilità umana e della “non autosufficienza gestionale”, si presenta estremamentevariegato al proprio interno, con alcune “costanti” ma anche significative “differenze”. Difatti ilpresidio giuridico di cui necessita, ad esempio, una persona che non può camminare, è quasi semprediverso da quello necessario a chi ha compiuto 98 anni, oppure è alcolista cronico, o è in carcere avita, o è sordomuto, o ha l’Alzheimer o è un migrante in serio imbarazzo coi misteri dellaburocrazia occidentale… Far finta che queste differenze non esistano, puntare a eliminare ilcriterio del “diritto dal basso”, pretendere di esaurire tutto quanto a monte, nel codice, ignorare ipericoli insiti in un “pensiero troppo utopistico”, avviare crociate omologatrici, prendere ilformat gestionale che è destinato a vigere per un certo spicchio di esseri umani che zoppicano, ecercare di farne il modello unico di riferimento per l’intera categoria dei “clienti della legge” – 800mila italiani? due milioni, tre, quattro, di più ancora? - significa tornare indietro di cent’anni, fareharakiri istituzionale, condannare in partenza alla solitudine, alla disperazione e certe volte allamorte, un sacco di “altri fratelli” (vi siete mai infilati al buio il piede sinistro nella scarpa destra, onella scarpa della vostra figlioletta, o in quella di un gigante, quanti metri si riescono a fare così?).

In sostanza insistere (giustamente) affinché un disabile poco autosufficiente e non a rischio vengaaiutato dal Giudice Tutelare o dall’Amministratore di Sostegno a fare, nella misura del possibile,tutto quello che desidera al mondo … ebbene, tutto ciò non vuol dire affatto che la stessa lineadovrà valere rispetto alle decine di migliaia di fragili autodistruttivi, ossia rispetto a quelli che,colpiti in varia misura dal destino, minacciano di fare cose palesemente a danno di se stessi o deiloro cari, o minacciano, peggio, di non fare cose per loro assolutamente indispensabili.

La Vivanti osserva che l’AdS sarebbe sbagliata in quanto esalta il punto del ‘best interest’ dellapersona, come centro della disciplina, mentre il centro dovrebbe essere quello del rispettoassoluto della ‘volontà’ manifestata dall’interessato. Ebbene, credo che mettere incontrapposizione fra di loro, così drasticamente, momenti disciplinari del genere, «sia peggioche un delitto, sia un errore». La soluzione cui approdare, nel buon diritto, sarà come sempre - a

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seconda del tipo di beneficiando - quella di una “ragionevole armonizzazione” fra quei due puntiluce. Un’armonizzazione caso per caso, che tenga conto della singolarità dell'interessato, con unacombinazione appropriata - tra (x) “fai tu liberamente”, (y) “per il momento meglio di no”, (z) “faisì, ma con l’aiuto del tuo amministratore”, - diversa per ogni singolo utente della legge.

Centomila decreti giudiziali sull’AdS, la grande maggioranza da quando è stata istituita nel2004 ad oggi, sono proprio in tal senso: ti fornisco un angelo custode, per il compimento di questoo quell’atto, e non ti tolgo nulla, nessun diritto, nessun potere. Viva Voltaire cioè, viva la sovranitàindividuale. Potrò come cittadino non essere d’accordo con te, ma come magistrato, come pubblicoufficiale, come uomo delle istituzioni, mi batterò comunque - nel momento in cui ti metto adisposizione quel vicario-segretario, che ti rappresenterà all’assemblea di condominio - mi batterò“affinchè tu possa continuare a esprimerti come ti aggrada, al 100%, andandoci tu stesso magariall’assemblea, se ne hai voglia”.

E, passaggio tecnico ulteriore, se non so bene che cosa vuoi, sarà a te che lo chiederò . E se nonmi rispondi, in istruttoria, te lo dovrò ridomandare, a te, in tutte le lingue possibili, magariparlandoti un po’ di me e delle mie di fragilità; se occorre facendo con te il gioco dei mimi o condisegni, col pongo; informandomi dai tuoi vicini o insegnanti; osservando cosa leggi, cosa compri,cosa segui in tivù… finchè non mi sarà ben chiaro cosa tu speri, vagheggi, temi, brami. E se coluiche ha deciso formalmente per te in Tribunale, è qualcuno che non ti ha chiesto niente, chenon ti ha minimamente coinvolto nella procedura, che ha calpestato senza ragione i tuoidesideri più che ragionevoli, ebbene, allora lo criticheremo, lo rieducheremo, lo sostituiremo, lometteremo a occuparsi di buche stradali invece che di diritti delle persone. Intanto tu impugnasubito quel decreto che ti scontenta, in Corte d’appello, in Tribunale, come la legge 6 del 2004 tipermette - noi dell’associazione, dei Servizi, dello sportello, ti daremo una mano.

Non sto parlando di velleità immaginarie. È già tutto nel codice civile. Gli articoli sull’AdSmostrano uno dopo l’altro tracce più o meno esplicite dell’intento del legislatore 2004 di mettere lapersona, e la sua volontà, al centro della disciplina normativa:

la limitazione della sovranità, ove necessaria, dev’essere la minore possibile (art. 1); la persona fragile può chiedere per se stessa l’AdS, anche se è interdetta: l’interdetto può chiederelui di essere disinterdetto (art. 406); il GT “deve sentire personalmente” la persona, recandosi nel luogo in cui si trova, e “deve tenerconto, compatibilmente con gli interessi e le esigenze di protezione della persona, dei bisogni edelle richieste di questa” (art. 407); la scelta dell’amministratore avviene “con esclusivo riguardo alla cura e agli interessi della personadel beneficiario”; è l’interessato stesso che può designare il suo futuro amministratore (art. 408); salvo casi di necessità gestionale, il beneficiario non perde neanche una stilla di sovranità; anche chiè in grosse difficoltà può sempre compiere lui gli atti della vita quotidiana (art. 409); l’amministratore “deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario”, deve informarlosu tutto, in caso di contrasto l’interessato può ricorrere al GT (art. 410); il beneficiario può sempre chiedere la revoca dell’AdS (art. 413).

Ci sono occasioni e circostanze, nella vita di un essere umano, che fanno sì che egli arrivi adire o a chiedere, hic et nunc, cose opposte a quelle che diceva poco tempo prima e del tuttoopposte a quelle che dirà/direbbe quando sarà uscito da quel “cono d’ombra”. Quasi sempre sitratta di indicazioni destinate a produrre degrado o malessere esistenziale dell’interessato. In talcaso la risposta del diritto deve essere diversa da quella offerta sopra: scatta il principio disolidarietà: non lasciare solo chi soffre, chi non ce la fa. Se quello è, per il soggetto fragile, un“male” indubbio, magari irreversibile, occorrerà impedirgli di farselo - sempre ascoltando,spiegando, ragionando con lui.

Pescando a caso fra i 150mila decreti di AdS che sono stati pronunciati in questi 12 anni: da

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domani, caro A, non più di 10 euro al giorno, se no ti bevi tutto quanto, come al solito. E no a chetu, dolce signora B, regali ogni mese la tua pensione alla sala corse o all’estetista furbastra; soloquesto limite nel decreto, per il momento, ma, certo, il giorno in cui cominciassi a vendere i mobilidi casa… No, caro C (89 anni, ictus, gruzzoletto), non sposare già domani la 18enne ucraina chedice di amarti, magari dopodomani, vedremo. No, D, al testamento che vuoi fare a favore dell’Isis.No, E, non spendere gli ultimi 250mila euro che hai in banca per comprarti una Ferrari, hai tanto davivere ancora (come le paghi le bollette?). No, nonna F, non affittare una stanza di casa tua a quelloschizofrenico: ha già strozzato due persone. Sì, G, anche se ti opponi, sì all’appalto per aggiustarequel terrazzino della cucina che sta cascando (i danni ai passanti chi li paga poi?).

Sono sicuro che la Vivanti è la prima a non desiderare che chi “si fa del male” venga lasciatolibero di continuare. E il diritto deve pensare pure a chi gli è vicino - figli piccoli, moglie succube,genitori conviventi e impauriti, fratelli disabili. Talora il peggior nemico del soggetto vulnerabile èla sua famiglia, che vuole magari interdirlo, segregarlo, sfruttare la sua pensioncina.

E come sono d’accordo nel deprecare i casi in cui un “disabile assennato” non viene ascoltato dalGT, distratto e superficiale, penso che lei sarà d’accordo con me nel non permettere che chi è fragilecada ancor più vittima dei pusher, degli usurai melliflui, della sua timidezza assurda, di un nipoteavido, di Sciamanik, della grappa, delle corse di cavalli, della paranoia, della rassegnazione a viverein stalla, disidratato, con le croste.

Beninteso, il giorno in cui riusciremo a fermare il tempo delle persone sui 27 anni, tipo Faust, aeliminare droga, schizofrenia, incidenti stradali e in sala parto, a inventare una pozione magicacontro depressione, disgrazie, infelicitá, Alzheimer, circonvenzioni dei poveretti… beh, quel giornopotremo abrogare non solo l’amministrazione di sostegno, ma l’intero codice civile!

(10 ottobre 2016)Fonte: Vita

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SICUREZZA NEGLI ASILI E NEGLI ISTITUTI PER ANZIANI E DISABILI: UN PASSOVERSO IL CAMBIAMENTO

La Camera ha approvato la legge unificata n. 261. Le novità: sistemi di videosorveglianza nellestrutture, formazione e verifica periodica dell'idoneità del personale e apertura alle famiglie perl'intero arco della giornata

La Camera ha approvato ieri sera il ddl sulle “Misure per prevenire e contrastare condotte dimaltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nellescuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali peranziani e persone con disabilità e delega al Governo”. Un testo unificato frutto della sintesi di 12proposte diverse.

Il ddl si compone di 6 articoli

L'articolo 1 contiene individua, come “finalità”, da una lato la prevenzione e il contrasto dei reatiin danno di bambini, anziani e disabili, rispettivamente negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia enelle strutture sanitarie e socio-sanitare residenziali o semiresidenziali. Altro obiettivo è “favorire laraccolta di dati utilizzabili a fini probatori in sede di accertamento di tali reati”.

L'articolo 2 prevede che il Governo sia delegato ad adottare, entro 12 mesi dall'entrata in vigoredella legge, “un decreto legislativo in materia di valutazione attitudinale nell’accesso allaprofessioni educative e di cura, nonché di formazione iniziale e permanente del personale dellestrutture”. Formazione e valutazione, quindi, per gli operatori chiamata a svolgere questo delicatocompito. Ma come? Il testo individua alcuni “principi direttivi”, come “il possesso di adeguatirequisiti di idoneità psico-attitudinale”, la verifica della sussistenza dei requisiti stessi, sia almomento dell'assunzione, sia a cadenza periodica, “anche in relazione al progressivo logoramentopsico-fisico derivante dall’espletamento di mansioni che richiedono la prestazione di assistenzacontinuativa a soggetti in condizioni di vulnerabilità”. Fondamentali sono poi i “percorsi diformazione professionale continua dei lavoratori , che valorizzino le migliori pratiche sviluppatenelle diverse realtà operanti nel territorio nazionale, assicurando il coinvolgimento delle famiglie,degli operatori e degli enti territoriali”. Si precisa che “all'attuazione della delega si provvedenell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e,comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Formazione evalutazione, in altre parole, dovranno essere programmate e realizzate senza un investimento dirisorse aggiuntive.

L'articolo 3 prevede, entro 6 mesi dall'approvazione, l'emanazione di linee guida che sulle modalitàdi visita nelle strutture, "per garantire, ove possibile, le visite agli ospiti lungo l’intero arco dellagiornata". Questa misura, richiesta con forza anche da Anffas, avrebbe lo scopo di "favorire laprevenzione delle condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica". Un articolo,questo, che pare recepire, almeno in piccola parte, la richiesta avanzata con forza dall'Anffassull'opportunità di aprire le strutture alle famiglie, rendendole “case di vetro”.

L'articolo 4 è quello che contiene la principale e più discussa novità in materia: “l'utilizzo disistemi di videosorveglianza negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture sanitarie esocio-sanitarie per anziani e disabili. Tecnicamente, all'interno delle strutture “possono essereinstallati sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso, le cui immagini sono cifrate al momentodell’acquisizione all’interno delle telecamere, attraverso un sistema a doppia chiave asimmetrica”.Da notare che si tratta di una possibilità e non di un obbligo. Le immagini potranno essere visionatesolo dal pubblico ministero e, su sua delega, dalla polizia giudiziaria, per lo svolgimento di indaginisu reati in danno dei minori o delle persone ospitate nelle strutture, anche a seguito di denunce. E'

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prevista anche una procedura d' urgenza, per cui la polizia giudiziaria può accedere alleregistrazioni dandone immediata comunicazione al pubblico ministero. Per l'installazione deisistemi di videosorveglianza, però, è necessario un precedente “accordo collettivo stipulato dallarappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali”. Laddove l'accordonon ci sia, i sistemi possono comunque essere installati su autorizzazione della sede territoriale onazionale dell’Ispettorato del lavoro. Inoltre, la presenza dei sistemi di videosorveglianza deveessere “adeguatamente segnalata a tutti i soggetti che accedono nella zona videosorvegliata.Spetterà al Garante per la protezione dei dati personali definire, con proprio provvedimento, “gliadempimenti e le prescrizioni da applicare in relazione all’installazione dei sistemi e al trattamentodei dati personali effettuato mediante i medesimi sistemi”.

L'articolo 5 prevede la trasmissione, entro il 31 marzo di ogni anno, di una relazione dal Governoalle Camere sull'attuazione della legge, per dar conto “anche dei dati rilevati dal ministero dellaGiustizia e dal ministero dell’Interno, nell’ambito delle rispettive competenze, in ordineall’andamento nell’anno di riferimento dei reati commessi in danno dei minori e delle personeospitate nelle strutture, nonché dei relativi procedimenti giudiziari.

L'articolo 6 riguarda infine la clausola di salvaguardia per le province autonome di Trento eBolzano.

(20 ottobre 2016)Fonte: Vita

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INVALIDITÀ: AUMENTANO LE RICHIESTE DI PRESTAZIONI, MA ANCHE I TEMPIDI ATTESA

L'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha pubblicato i dati relativial 2013 e 2014: crescono dell'8% le domande di accertamento, del 9% le richieste di prestazioni.150 mila le verifiche straordinarie. Tempi di attesa si dilatano: 292 giorni per invalidità civile,quando il tetto massimo è 120

ROMA - Aumentano le domande di accertamento dell'invalidità e le richieste delle prestazioni, masi dilatano anche i tempi di attesa per la conclusione dell'iter burocratico: è quanto emerge dal reportstilato e appena pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità,che contiene i dati sugli attuali percorsi di accertamento, relativi agli anni 2013 e 2014. Lapubblicazione è frutto di uno degli 8 gruppi di lavoro istituiti all'interno dell'Osservatorio: quellodedicato appunto al “Riconoscimento della condizione di disabilità e valutazione multidimensionalefinalizzata a sostenere il sistema di accesso e la progettazione personalizzata”. Ed ecco, in sintesi,quanto emerso dai dati Inps, validati dalla Corte dei Conti, nella sua attività ispettiva(Determinazione del 4 febbraio 2016, n. 6).

Domande di accertamento e richieste di prestazioni. Nel corso del 2014 sono state presentateall’Inps 1.456.665 domande per il riconoscimento dell’invalidità civile: quasi l'8% in più rispetto al2013, quando le domande erano state 1.350.021. Aumentano anche di più, del 9,1%, le richieste diprestazioni: complessivamente, sono state 2.458.354 nel 2014, contro le 2.252.040 dell'annoprecedente. Si tratta per lo più di prestazioni per l'invalidità civile (1.250.994) e riconoscimentodell'handicap in base alla legge 104/92 (1.047.989).

Le visite di accertamento e di verifica. Per quanto riguarda le visite mediche per l'accertamento,sono state 1.608.876 nel 2013 e 1.790.426 nel 2014: i verbali chiusi sono stati rispettivamente1.595.454 e 1.779.407. Consistente anche 'attività di verifica straordinaria nei confronti dei titolaridi prestazioni di invalidità civile: tra il 2013 e il 2015 sono state in media 150 mila ogni anno. Perassolvere ai crescenti compiti in materia di invalidità civile, si è reso necessario per l’Inps il ricorsoai servizi di medici esterni convenzionati: 969 quelli incaricati nel biennio 2014-2015, con un costodi 35.641.947 euro.

Tempi di attesa. Per quanto riguarda il tempo che passa tra la presentazione della domanda e laliquidazione della prestazione, si registra un'ulteriore dilatazione rispetto al 2012: in mediatrascorrono 292 giorni per l’invalidità civile, 341 giorni per la cecità e 410 giorni per la sordità. E'quindi lontano l'obiettivo del termine massimo, che è fissato in 120 giorni dalla data della domanda.“Tali dilazioni – nota l'Osservatorio - non hanno solo effetto diretto sui cittadini, ma anche sui contidi Inps e quindi dello Stato, poiché su tali ritardi gravano gli interessi passivi”. Interessi che, nel2014, ammontavano a 48,1 milioni di euro.

Le criticità. In un secondo documento, che affianca il report statistico, l'Osservatorio fa poi il puntosulle principali criticità presentate dall'attuale sistema di accertamento e verifica, individuandone inparticolare 9: frammentazione e separazione dei percorsi; modalità di valutazione e accertamentosuperate; inefficacia progettuale; costi di gestione; tempi di attesa; dispersione delle responsabilità;sottovalutazione epidemiologica e anagrafica; qualità e trasparenza dei processi; fonti statisticheinsufficienti e inadeguate. E alla luce di tali criticità, l'Osservatorio formula e riporta alcuneproposte operative, per ottimizzare procedure, tempistiche e risorse. (cl)

(4 novembre 2016)

Fonte: RedattoreSociale.it

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NOTIZIE DAL TERRITORIO

DISABILITÀ: MUSEI SENZA BARRIERE DA ASCOLTARE, TOCCARE E ANNUSARE

Varate dalla Regione Emilia-Romagna le Linee guida per il godimento del patrimonio museale daparte delle persone disabili. Oltre 500 i siti interessati che dovranno attenersi alle disposizioni. InItalia poco più della metà dei musei (51,17 per cento) è accessibile

BOLOGNA – Musei speciali e per tutti. Un modo nuovo per favorire l’accesso, non solo fisico,attraverso l’abbattimento e il superamento delle barriere architettoniche, al patrimonio musealedell’Emilia-Romagna che conta oltre 500 musei, raccolte e istituti culturali. È l’obiettivo delleLinee guida per il godimento del patrimonio museale dell’Emilia-Romagna per le persone condisabilità approvate dalla Giunta regionale ed elaborate dall’Istituto per i beni artistici culturali enaturali della Regione con la collaborazione delle direzioni Cultura, formazione e lavoro e Sanità epolitiche sociali, con le associazioni delle persone disabili e i principali soggetti del mondo deimusei, tra cui il ministero dei Beni culturali e il Comitato nazionale italiano dell’Internationalcouncil of museums. Il documento contiene vincoli e proposte per rendere la visita ai museiun’esperienza ricca e completa non solo per le persone disabili, ma arricchendo le sedi museali efavorendo le comunità che le ospitano. In Italia poco più della metà dei musei (51,17 per cento) èaccessibile alle persone disabili (dati 2015).

Musei da vedere, ascoltare, annusare, gustare, toccare e comprendere attraverso percorsi speciali darealizzare o adeguare a partire dal confronto tra chi promuove l’offerta culturale e chi vuole fruirne.Obiettivo delle Linee guida è rendere le persone con disabilità e le loro associazioni protagonisti delpercorso del sistema museale, per tutti. Il documento approvato dalla Giunta conferma lasperimentazione in atto delle Linee guida dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali insiemeall’Ufficio scolastico regionale attivo in 9 ambiti della regione: una collaborazione tra musei escuole che promuove l’inclusione delle persone disabili e garantisce a tutti un accesso arricchito algodimento del patrimonio museale della regione.

(9 ottobre 2016)

Fonte: RedattoreSociale.it

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ACCESSIBILITÀ, MILANO SCOMMETTE SUL TURISMO DEI DISABILI

È pronto il sito milanopertutti.it, con informazioni sull'accessibilità di strutture ricettive, spettacolie trasporti. Proposti dieci itinerari. Possibilità di richiedere informazioni in tempo reale

MILANO - Come arrivare e muoversi nella città, accessibilità di alberghi o ristoranti o di eventiculturali e artistici: da lunedì 17 ottobre sarà on line milanopertutti.it, nuovo portale a servizio dellepersone disabili che per turismo o lavoro vogliono conoscere il capoluogo lombardo. Il portale saràconsultabile anche dagli smartphone ed è in italiano e inglese. L'iniziativa è del Comune, incollaborazione con la Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) e Unione italiana ciechi,e costituisce l'eredità di expofacile.it (creato per dare informazioni su Expo e accessibilità), che hacollezionato nel 2015 circa 245mila visitatori unici. "Milano per tutti" è stato presentato oggi aPalazzo Marino, durante la seduta congiunta delle commissioni Politiche sociali e Turismo delConsiglio comunale. "Si tratta di un traguardo importante -commenta Alberto Fontana, presidente diLedha Lombardia-. Ed è il frutto di un lavoro fatto insieme, istituzioni e associazioni".

"Milano per tutti" ha quattro sezioni. La prima, "Vivere a Milano", contiene informazioni su comearrivare e muoversi nella città e sull'accessibilità delle strutture ricettive: ne sono state censite 400,dai ristoranti agli alberghi ai musei alle chiese. Ci sono poi le descrizioni di dieci itinerari turistici(nei prossimi mesi saranno 15) e i recapiti di realtà che offrono servizi ai disabili: da chi noleggia lecarrozzine (o le ripara) a chi vende protesi o altri tipi di ausili. La seconda sezione conterrà inveceinformazioni sull'accessibilità degli eventi culturali e artistici, che ogni giorno vengono organizzatinel capoluogo lombardo. La terza sezione è dedicata alla formazione degli operatori turistici:troveranno percorsi sui diversi temi legati alla disabilità. Infine, la sezione "Contattaci", con laquale i visitatori del sito potranno chiedere informazioni: riceveranno in poco tempo una risposta daparte dello staff che cura il sito e lo aggiorna costantemente. Per la realizzazione di milanopertutti.itil Comune ha stanziato 75mila euro. (dp)

(14 ottobre 2016)Fonte: RedattoreSociale.it

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DOVE SONO FINITI TUTTI QUEI SOLDI PER LA VITA INDIPENDENTE?

«La Sicilia – denunciano alcune Associazioni dall’Isola – ha comunicato al Comitato ONU suiDiritti delle Persone con Disabilità, che vigila sull’applicazione nei vari Paesi della ConvenzioneONU, di essere stata la Regione italiana ad avere speso di più, negli ultimi anni, per i progetti sullaVita Indipendente delle persone con grave e gravissima disabilità. Sono dati che contestiamo e perchiedere quindi chiarimenti sulla reale destinazione di quei fondi e ottenere i nostri diritti,manifesteremo il 20 ottobre a Palermo e chiederemo un incontro ai vertici regionali»

Parte “da lontano” l’iniziativa lanciata da alcune Associazioni siciliane – il MOVIS (MovimentoVita Indipendente Sicilia), Parent Project e Insieme per l’Autismo – consistente in unamanifestazione programmata per il 20 ottobre a Palermo, presso Piazza Indipendenza, ovvero vicinoalla sede della Presidenza della Regione.

Parte esattamente dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e in particolaredall’articolo 19 di essa (Vita indipendente ed inclusione nella società), che «nel nostro Paese –come scrivono in una nota Carmelo Comisi, Luca Genovese e Maria Rosa Conte, presidenti dellecitate Associazioni – non è stato attuato, nonostante la Convenzione ONU sia Legge dello Stato giàdal 2009 [Legge 18/09, N.d.R.]. In Italia, poi, tra Regione e Regione ci sono delle evidenti disparitàe la Sicilia, per quanto ci riguarda, è sempre in coda alle classifiche, per quanto concerne letematiche relative ai servizi sociali e Sanitari».

Non basta, però. Infatti, secondo i Presidenti delle tre Associazioni, per la Sicilia c’è un’ulteriore“aggravante”. «Se prendiamo in considerazione i progetti denominati Vita Indipendente – scrivono– che qualora applicati consentirebbero alle persone con grave disabilità di poter sostenere le speseper un’assistenza adeguata, la Regione Sicilia non solo è inadempiente, ma ha anche avuto il cattivogusto di indicare dati quanto meno discutibili alle Istituzioni sovrannazionali, come quelli trasmessial Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che vigila sull’applicazione dellaConvenzione nei vari Paesi, secondo i quali sarebbe proprio la Sicilia la Regione a spendere di più,dal 2013, per quei progetti sulla “Vita Indipendente”: 233.600 euro per il 2013, 1.103.968 per il2014 e 1.144.000 euro per il 2015, queste le cifre esibite».

«È dunque alla luce di tutto ciò – dichiarano i tre Presidenti – che in qualità di diretti interessati e inrappresentanza dei siciliani che vivono in situazione di grave o gravissima disabilità, saremopresenti il 20 ottobre, nei pressi del Palazzo che ospita la Presidenza della Regione Siciliana, permanifestare a favore della piena attuazione, in tutte le sue forme, dei progetti denominati VitaIndipendente e in quella stessa giornata chiederemo un incontro al presidente della Regione RosarioCrocetta e agli assessori Gianluca Miccichè (Famiglia e Politiche Sociali) e Baldassare Gucciardi(Salute), per fare piena luce su questa vicenda e sulla reale destinazione di quei fondi sopra elencatie quindi per ottenere quelli che sono i nostri diritti». (S.B.)

(19 ottobre 2016)Fonte: Superando.it

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ROMA, IN OLTRE TRE MILA NELLA GRADUATORIA PER L'AVVIAMENTO ALLAVORO

Sono 3163 le persone che fanno parte della graduatoria relativa all'avviso pubblico della Cittàmetropolitana per l'avviamento al lavoro delle persone con disabilità relativo all'anno 2016. Tempofino all'11 novembre per presentare istanza di riesame, il 30 novembre la graduatoria definitiva

ROMA - Sono 3163 le persone della Città metropolitana di Roma risultate idonee - e collocatedunque in graduatoria - in seguito all'avviso pubblico relativo all'anno 2016 - che era statopubblicato il 3 giugno scorso - per l'avviamento al lavoro delle persone con disabilità (art. 1 comma1 legge 68/99 s.m.i.). Sul sito della Città metropolitana Roma Labor è stata pubblicata lagraduatoria provvisoria dalla quale si può evincere la propria posizione. C'è tempo fino al prossimo11 novembre per presentare un'istanza di riesame in merito alla posizione o in merito all'eventualeesclusione dalla graduatoria provvisoria. Per facilitare la consultazione della graduatoria, essa èstata predisposta anche in ordine di codice identificativo, così da poter conoscere subito la propriaposizione.

Le istanze di riesame dovranno essere presentate personalmente, utilizzando esclusivamente il modulo allegato e pubblicato sui portali www.romalabor.cittametropolitanaroma.gov.it e www.cittametropolitanaroma.gov.it, sezione "Bandi e Avvisi", in carta semplice presso uno dei Centri per l'Impiego della Città Metropolitana di Roma Capitale, con preferenza per il Centro per l'Impiego presso il quale è stata presentata la domanda, e/o presso l'Ufficio SILD, primo piano stanza 127 e 128, di Viale Rolando Vignali n. 14.

La graduatoria definitiva sarà pubblicata sui portali www.romalabor.cittametropolitanaroma.gov.it ewww.cittametropolitanaroma.gov.it, sezione "Bandi e Avvisi" in data 30/11/2016. Con apposito Avviso - pubblicato con le forme e le modalità succitate - sarà reso noto il calendario degli avviamenti al lavoro dei candidati utilmente collocati in graduatoria nonché l'elenco dei posti disponibili, integrato con le eventuali ulteriori posizioni lavorative presso gli enti pubblici che si rendessero disponibili fino alla data di pubblicazione della graduatoria definitiva.

(1 novembre 2016)

Fonte: SuperAbile.it

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INTERNAZIONALE

DISABILITÀ INTELLETTIVA O PSICHICA? NIENTE TRAPIANTI!

Accade negli Stati Uniti, dove appunto sarebbe vigente la prassi di escludere le persone condisabilità intellettiva o psichica dalle liste d’attesa per i trapianti di organi, ciò che ha portato unoschieramento trasversale di trenta Parlamentari americani a indirizzare una lettera aperta alpresidente Obama, perché faccia cessare tale pratica discriminatoria. Gli Stati Uniti, va ricordato,non hanno ancora ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma cosasuccede, sempre in àmbito di trapianti, in quei Paesi che l’hanno ratificata, anche al di quadell’Oceano?

Non può non sconcertare – un po’ meno, forse, sorprendere – la notizia riportata da «West – WelfareSocietà Territorio», riguardante la prassi, negli Stati Uniti, di escludere le persone con disabilitàintellettiva o psichica dalle liste d’attesa per i trapianti di organi. «La ratio è tanto semplice quantoinaccettabile – si legge in “West”, a firma di Ivano Abbadessa -: visto che la vita di pazientiautistici, Down o schizofrenici vale meno, meglio dare la precedenza ai chi non ha un handicap».«A denunciare questa odiosa e assai diffusa prassi – prosegue la nota – uno schieramento trasversaledi 30 parlamentari americani che con una lettera aperta hanno chiesto al presidente Obama diintervenire in prima persona. Invitandolo a firmare una circolare che intimi alle cliniched’Oltreoceano di non continuare a negare il sacrosanto diritto a un’operazione salva-vita adeterminate categorie di pazienti solo perché hanno una disabilità».

Ciò che naturalmente torna subito alla memoria è uno dei commi (f) dell’articolo 25 (Salute) dellaConvenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ove si sancisce che gli Stati debbano«prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di prestazione di cure e servizi sanitari[…] in ragione della disabilità». Convenzione che per altro – vale la pena ricordare – gli Stati Unitihanno sottoscritto nel 2009, ma non ancora ratificato.

E nei Paesi in cui invece la Convenzione è stata ratificata ed è Legge dello Stato, anche al di quadell’Oceano, che cosa succede in àmbito di trapianti? (S.B.)

(26 ottobre 2016)

Fonte: Superando.it

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DISABILITÀ, 80 MILIONI DI CITTADINI EUROPEI NON ACCEDONO AI SITI WEB

Il Parlamento europeo vuole una legge che obblighi le organizzazioni del settore pubblico arendere accessibili a tutti i propri siti e i propri servizi: ieri il voto sul tema. Maurizio Molinari,giornalista cieco dalla nascita, spiega i contenuti delle norme in un video

Roma - Ottanta milioni di cittadini europei con disabilita' devono poter accedere ai siti web cheoffrono i servizi pubblici. Questo il tema su cui ha votato ieri il Parlamento europeo. MaurizioMolinari, giornalista cieco dalla nascita e addetto stampa per l'Italia al Parlamento europeo, hadeciso di spiegare i contenuti delle norme in un video .

"Se non avessi avuto un computer dotato di tecnologia assistita - dice Molinari - non avrei potutoessere qui oggi a svolgere il lavoro che faccio, ne' diventare giornalista". Maurizio e' infatti aStrasburgo per seguire la sessione plenaria. Purtroppo sono tanti i siti non ancora accessibili aidisabili o agli anziani e ancora molte le difficolta' che incontrano. "Non posso nemmeno pagare unabolletta online- aggiunge il giornalista-, non riuscendo ad individuare il tasto che mi consentirebbedi selezionare il periodo di competenza dei consumi effettivi".

Il Parlamento europeo vuole quindi una legge che obblighi le organizzazioni del settore pubblico arendere accessibili a tutti i propri siti e i propri servizi. L'eurodeputata del Gruppo dell'Alleanza deiDemocratici e dei Liberali per l'Europa, Dita Charanzová, continua: "Porremmo fine ad unasituazione bizzarra, come quella di chiedere ai cittadini di pagare le tasse online senza pero' rendereaccessibili a tutti i siti. La legge aiuterebbe anche i dipendenti sul posto di lavoro, rendendoaccessibili le informazioni della rete interna. Lo stesso vale per le madri che vogliono seguire i sitidelle scuole". La legge potrebbe essere solo un primo passo per rendere poi accessibili anche i sitidelle aziende private, e-commerce, assicurazioni e banche compresi. (DIRE)

(27 ottobre 2016)Fonte: RedattoreSociale.it

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VARIE

IL TERREMOTO CON UNA FIGLIA AUTISTICA: "ERA TERRORIZZATA, CI HASALVATE HARRY POTTER"

Gabriella La Rovere, mamma di Benedetta, racconta l'esperienza "sconvolgente, non solo per lapaura dell'evento in sé. Fuggire è più facile dirlo che farlo, con una persona autistica bloccatadalla paura. Poi ci ha aiutate Harry Potter, in cui Benedetta si trasforma nei momenti di crisi...Anche io avrei bisogno di un supereroe, perché sono stanca di affrontare tutto con sangue freddo"

ROMA - La scossa di ieri mattina è stata forte, spaventosa per molti. Ma la paura diventa terrore,per chi ha un figlio o un familiare che non può o non sa fuggire: abbiamo già raccontato, inoccasione del sisma di agosto, l'esperienza di Maria Simona Bellini e di Chiara Bonanno, mammeentrambe di ragazzi con disabilità motoria, oltre che intellettiva. Oggi racconta il suo risveglio diieri mattina Gabriella La Rovere, mamma di Benedetta, ragazza con autismo. Gabriella vive aMarsciano, in provincia di Perugia. Lì la scossa si è sentita forte e chiaro, poco dopo le 7.30 delmattino. E l'esperienza è stata "sconvolgente, non solo per la paura dell'evento in sé - racconta LaRovere sul sito Pernoiautistici - Eravamo sole in casa ed io, come ogni madre con figlio autisticocon disturbi del sonno, ero intenta già dalle prime luci dell'alba a mettere in ordine. Il caso ha volutoche mi trovassi in camera con Benedetta: lei al computer e io a sistemare il letto".

Ed è stato in quel momento, in quel contesto, che è arrivata la scossa: "venti secondi di discesaall'inferno, incapace di fare anche solo un passo per avvicinarmi a lei e abbracciarla - riferisceancora Gabriella - Benedetta era terrorizzata e urlava, irrigidita sulla sedia. Volevo prenderla permetterci sotto l'architrave della porta, ma tutto ballava così forte che ogni tentativo è stato inutile.Ho pensato che qualcosa di più devastante stesse per accadere e che dovevo fare di tutto perscappare da lì. Ho pregato tanto mentre Benedetta gridava spaventata".

Sarebbe stato logico e sensato fuggire, ma è proprio qui che l'autismo entra in gioco e rende tuttopiù complicato: perché scappare è "più facile dirlo che farlo con una persona autistica bloccata dallapaura. Non si muove, è sotto choc, il suo peso si triplica, non ha punti di riferimento, sembra nonriconoscere ciò che la circonda, ti guarda con gli occhi sbarrati". Per fortuna, però, è arrivato insoccorso Harry Potter. E così la realtà sconfina nella fantasia, il limite tra l'una e l'altra sfuma, fino aconfonderle: "Harry Potter, personaggio nel quale Benedetta si trasforma nei momenti di crisi,avrebbe superato quel momento con coraggio. E così è stato. Benedetta ha indossato gli occhiali diplastica rotondi e, lentamente, in pigiama mi ha seguita dentro la macchina. Ha continuato arespirare affannosamente per un po' ma ben presto tutto è rientrato, soddisfatta per aver superatouna prova così importante".

E, sempre grazie all'amico mago, Benedetta ha rielaborato quanto vissuto poche ore prima: è forsela più grande magia compiuta da Harry, permettere a una terrorizzata ragazza con autismo dimettere in fila le proprie sensazioni, magari in modo disordinato e scomposto, magari sotto forma diappunti e di disegni. Sono tre anni che Benedetta scrive ad Harry Potter. E lo ha fatto anche ierisera, in inglese: "Hi harry. Today this morning there was an earthquake in my bedroom. Thechandelier it was moving. And the cabinet was moving. Me and my mom we were very scared aboutthe earthquake but with courage we get up in the car and me and my mom we were brave. It was adevastant thing Harry. At the end i was very scared about the earthquake. But with courage I wasget up in the car. I was very brave". ("Ciao Harry. Stamattina c'è stato un terremoto nella mia

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stanza. Il lampadario si muoveva. E l'armadio si muoveva. Io e mamma eravamo molro spaventatadal terremoto ma con coraggioa siamo salite in macchina e siamo state molro coraggiose. È statauna cosa devastante Harry. Alla fine ero molto spaventata dal terremoto. Ma con coraggio sonosalita in macchina. Sono stata molto coraggiosa".

Queste emozioni, dalla paura del terremoto all'orgoglio per il coraggio, Benedetta le ha immortalatepoi in alcuni disegni, che pure la mamma ha scelto di pubblicare, mentre così commenta,concludendo, quanto accaduto ieri mattina. E quanto accade, sempre, in occasione di un pericolo:"Una parola mi tormenta da ieri: fragilità. Quanto siamo fragili noi con i nostri figli! Quanto siaestremamente difficile riuscire a salvarsi in situazioni di pericolo perché, contrariamente allamaggioranza, non scappano ma si piantano nel pavimento. Quanto un evento così pauroso rimanenei loro ricordi per mesi, anni diventando l'ennesima stereotipia verbale che dobbiamo affrontare eche si somma a tutte le altre. Quanto anch'io vorrei un supereroe perché sono stanca di affrontaretutto con lucidità e sangue freddo, come se fosse la cosa più semplice al mondo. Lo vorrei perché ilmio costume l'ho dovuto portare in lavanderia e me lo daranno fra una settimana". (cl)

(31 ottobre 2016)

Fonte: SuperAbile.it

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Rassegna stampa realizzata daUfficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale

A cura di Valerio SerinoTel.: 06.8476514

E-mail: [email protected]

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