Pochayiv, roccaforte ortodossa UCRAINA nell’Ucraina greco ... · con uno dei tanti giornalisti al...

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gio per dieci giorni in Ucraina, è atteso qui per la giornata di domani. Due sere fa a Leopoli un uomo d’affari americano di origine ucraina aveva definito la visita di Kirill «densa di im- plicazioni politiche». . testo e foto di Massimiliano Di Pasquale 26 . east . europe and asia strategies numero 35 . aprile 2011 . 27 Pochayiv, roccaforte ortodossa nell’Ucraina greco-cattolica 3 agosto 2009. «Sei un fotoreporter? Stai seguendo il viaggio di Kirill?». . I due ragazzi avranno a occhio e croce 13 o 14 anni. . Vedendomi armeggiare con taccuino e macchina fo- tografica fuori dalle mura del monastero mi confondono con uno dei tanti giornalisti al seguito del patriarca di Mosca. . Il capo della Chiesa ortodossa russa, dal 27 luglio in pellegrinag- UCRAINA S ono felice che in questi minuti tutto il mondo orto- dosso renda omaggio al Figlio di Dio» (Viktor Ya- nukovych, 7 gennaio 2011). Il messaggio televisi- vo del presidente ucraino in occasione del Natale, festeg- giato secondo il calendario giuliano il 7 gennaio, ha ria- perto vecchie ferite, mai rimarginate, fra le diverse comu- nità cristiane del Paese. I greco-cattolici (o uniati) – con- fessione fedele al papa di Roma, ma con liturgia ortodos- sa, assai diffusa nelle regioni occidentali – omessi nei sa- luti di Yanukovych hanno immediatamente protestato e chiesto l’intervento del vicecapo dell’amministrazione presidenziale, Hanna Herman, anch’essa seguace di que- sta Chiesa. Qualche giorno prima, il Consiglio dell’oblast di Leo- poli, città galiziana a maggioranza greco-cattolica e culla dell’identità nazionale ucraina, aveva approvato una ri- soluzione di condanna rispetto a un’altra amnesia del te- am presidenziale: l’omissione delle strofe “Spariranno i nostri nemici, come rugiada al sole / Regniamo, fratelli, sulla nostra terra” dall’inno nazionale, fatto eseguire co- me da tradizione la notte di Capodanno sul Maidan Ne- zalezhnosti di Kiev. Pochayiv, 3 agosto 2009 ei un fotoreporter? Stai seguendo il viaggio di Kirill?». I due ragazzi avranno a occhio e croce 13 0 14 an- ni. Vedendomi armeggiare con taccuino e macchina foto- grafica fuori dalle mura del monastero mi confondono con uno dei tanti giornalisti al seguito del patriarca di Mo- sca. Il capo della Chiesa ortodossa russa, dal 27 luglio in pellegrinaggio per dieci giorni in Ucraina, è atteso qui per la giornata di domani. Due sere fa a Leopoli, in una birreria all’aperto che ser- viva freschi boccali di pils, John, un uomo d’affari ameri- cano di origine ucraina – padre galiziano, madre di Pol- tava, una zia famosa soprano della Lwow (Leopoli) anni Trenta – aveva definito la visita di Kirill «densa di impli- cazioni politiche». «Dovresti vedere Kiev! È tappezzata ovunque con la sua effigie». La famosa chiesa in legno di San Giorgio, Drohobych. S S A DESTRA Manifesti della visita del patriarca Kirill a Lutsk, capoluogo della regione nordoccidentale di Volinia SOTTO Pope ortodosso a Pochayiv, monastero fondato nel 1240 da monaci in fuga dalla Pecherska Lavra di Kiev. « «

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gio per dieci giorni in Ucraina, è atteso qui per

la giornata di domani. Due sere fa a Leopoli un

uomo d’affari americano di origine ucraina

aveva definito la visita di Kirill «densa di im-

plicazioni politiche». .testo e foto di Massimiliano Di Pasquale

26 . east . europe and asia strategies numero 35 . aprile 2011 . 27

Pochayiv, roccaforte ortodossa nell’Ucraina greco-cattolica3 agosto 2009. «Sei un fotoreporter? Stai seguendo il viaggio di Kirill?». . I due ragazzi

avranno a occhio e croce 13 o 14 anni. . Vedendomi armeggiare con taccuino e macchina fo-

tografica fuori dalle mura del monastero mi confondono con uno dei tanti giornalisti al seguito

del patriarca di Mosca. . Il capo della Chiesa ortodossa russa, dal 27 luglio in pellegrinag-

UCRAINA

Sono felice che in questi minuti tutto il mondo orto-dosso renda omaggio al Figlio di Dio» (Viktor Ya-nukovych, 7 gennaio 2011). Il messaggio televisi-

vo del presidente ucraino in occasione del Natale, festeg-giato secondo il calendario giuliano il 7 gennaio, ha ria-perto vecchie ferite, mai rimarginate, fra le diverse comu-nità cristiane del Paese. I greco-cattolici (o uniati) – con-fessione fedele al papa di Roma, ma con liturgia ortodos-sa, assai diffusa nelle regioni occidentali – omessi nei sa-luti di Yanukovych hanno immediatamente protestato echiesto l’intervento del vicecapo dell’amministrazionepresidenziale, Hanna Herman, anch’essa seguace di que-sta Chiesa.

Qualche giorno prima, il Consiglio dell’oblast di Leo-poli, città galiziana a maggioranza greco-cattolica e culladell’identità nazionale ucraina, aveva approvato una ri-soluzione di condanna rispetto a un’altra amnesia del te-am presidenziale: l’omissione delle strofe “Spariranno inostri nemici, come rugiada al sole / Regniamo, fratelli,sulla nostra terra” dall’inno nazionale, fatto eseguire co-me da tradizione la notte di Capodanno sul Maidan Ne-zalezhnosti di Kiev.

Pochayiv, 3 agosto 2009ei un fotoreporter?Stai seguendo il viaggio di Kirill?».I due ragazzi avranno a occhio e croce 13 0 14 an-

ni. Vedendomi armeggiare con taccuino e macchina foto-grafica fuori dalle mura del monastero mi confondono

con uno dei tanti giornalisti al seguito del patriarca di Mo-sca. Il capo della Chiesa ortodossa russa, dal 27 luglio inpellegrinaggio per dieci giorni in Ucraina, è atteso qui perla giornata di domani.

Due sere fa a Leopoli, in una birreria all’aperto che ser-viva freschi boccali di pils, John, un uomo d’affari ameri-cano di origine ucraina – padre galiziano, madre di Pol-tava, una zia famosa soprano della Lwow (Leopoli) anniTrenta – aveva definito la visita di Kirill «densa di impli-cazioni politiche».

«Dovresti vedere Kiev! È tappezzata ovunque con lasua effigie».

La famosa chiesa in legno di San Giorgio, Drohobych.

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S

A DESTRA Manifesti della visita del patriarca Kirill a Lutsk,

capoluogo della regione nordoccidentale di Volinia

SOTTO Pope ortodosso a Pochayiv, monastero fondato nel 1240

da monaci in fuga dalla Pecherska Lavra di Kiev.

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Manifesti elettorali e ruote del vecchio pullman arrancano faticosa-mente attraverso le colline della Galizia, comecreature in affanno. Fuori del finestrino, sul ci-

glio della strada che collega Dubno a Pochayiv, i manife-sti elettorali per le presidenziali del 2010 deturpano l’in-canto di un paesaggio agreste incontaminato.

Il viso corpulento di Yanukovych, grande sconfitto del-la Rivoluzione arancione, tornato in auge grazie alle litiintestine tra il presidente Yushchenko e la premier Tymo-shenko, offre un’immagine più rassicurante di un tempo.Merito soprattutto dei consigli di abili spin doctor ame-ricani come Paul Manaford, ex membro degli staff presi-denziali di Reagan e Bush senior. Elogi al mercato, am-miccamenti a Europa e Russia, retorica democratica e qui,dove il patriottismo è molto forte, manifesti rigorosamen-te in ucraino. Partia Rehioniv, invece del Partia Regionovusato in Donbas, Crimea e nell’Est russofilo del Paese.

Quando manca ormai poco all’arrivo – le cupole bizan-tine del monastero luccicano in lontananza, dall’alto del-la collina, suscitando lo stupore dei pellegrini assiepatiin questo scarburato bus – il volto di Kirill, con la sua lun-ga barba bianca, si alterna a quelli di Yanukovych, Yatse-nyuk, Yushchenko e Tymoshenko.

Si ha quasi l’impressione che l’ex metropolita di Smo-lensk e Kaliningrad sia egli stesso uno dei candidati allaBankova.

Ortodossia, autocrazia e nazionalismoa visita non è semplicemente pastorale, è politi-ca», ha affermato padre Ihor Yatsyv, segretario diLubomyr Huzar, capo della Chiesa greco-cattoli-

ca ucraina, dopo il discorso pronunciato da Kirill in di-retta televisiva il 28 luglio a Kiev. «Considerando le affer-mazioni di Kirill rispetto all’indivisibilità di Ucraina eRussia, viene da chiedersi se il patriarca sa che oggil’Ucraina è uno Stato indipendente». Dietro i timori de-gli uniati, 5mila dei quali scesi in piazza nella capitale insegno di protesta, c’è il fondato sospetto che Kirill sia inUcraina per promuovere, in continuità con il suo prede-cessore Alessio II, un’agenda politica dettata dal Cremli-no. «Dopo la sconfitta del 2004 – mi aveva detto John – laRussia farà di tutto per riprendersi l’Ucraina».

«E per vincere questa guerra – aveva concluso – Putine Medvedev, l’hanno sottolineato anche diversi mediarussi, hanno chiesto aiuto al patriarca».

Una tesi, questa, nient’affatto peregrina per chi cono-sce la storia russa degli ultimi quattro secoli.

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cato un “concilio” straordinario che annulla le decisionidel sinodo di Brest del 1596 che aveva sancito il legamecon la Chiesa di Roma.

Nonostante l’illegittimità del concilio, cui non parteci-pa alcun vescovo e solo un sesto dei 1270 preti, la Chie-sa greco-cattolica, a partire dal 10 marzo 1946, vienesciolta e fatta confluire forzosamente all’interno del pa-triarcato ortodosso.

I fedeli che non accettano le deliberazioni sono ogget-to di vere e proprie persecuzioni.

Nei tre anni successivi (1946-1949) i vescovi uniativengono arrestati e le loro mansioni assunte da emissaridel patriarcato di Mosca.

I credenti, all’epoca circa 4 milioni, si dividono. Unaparte minoritaria comincia a frequentare obtorto collo lechiese ortodosse, mentre la maggioranza continuerà aprofessare la propria fede in clandestinità per oltre qua-rant’anni.

«Ma a Leopoli non verrà», aveva aggiunto. «Qui non ha alcun seguito, questa città ha sempre fat-

to storia a sé, qui i sovietici hanno governato poco più diquarant’anni...».

Echi del passatoil 7 dicembre 1945 quando l’allora patriarca or-todosso di Mosca, Alessio I, informa il capo delcomitato sovietico per gli affari religiosi Georgy

Karpov che è stata presa un’iniziativa all’interno dellediocesi greco-cattoliche dell’Ucraina occidentale persciogliere questa Chiesa e convertirla al credo ortodosso.

“Più di 800 preti hanno già aderito a questo progetto eper la fine dell’anno l’intero clero, con l’eccezione di po-chi duri a morire, avrà fatto lo stesso”, scrive Alessio I.

Stalin, che durante la Seconda guerra mondiale avevaallentato la pressione sui credenti affinché il patriarcatodi Mosca fosse al suo fianco nel conflitto contro l’invaso-re nazista, riprende la propria politica antireligiosa deci-dendo di liquidare la Chiesa greco-cattolica, considerataalleata del Vaticano, ossia di una potenza nemica.

Con la complicità di tre sacerdoti collaborazionisti –Gavriil Kostelnik, Michail Melnik e Antoniy Pelveskiy –qualche mese più tardi, proprio a Leopoli, viene convo-

A SINISTRA Monastero della Pecherska Lavra di Kiev,

il più antico complesso ortodosso dell’Ucraina.

AL CENTRO Pochayiv, fedeli salgono le scale

che conducono alla cattedrale della Santa Assunzione.

A DESTRA Vecchio pullman tra Pochayiv e Kremenets.

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La maggioranza degli storici, per esempio, è concordenel ritenere che agli inizi del Seicento il vero regnantenon fosse lo zar Michele I, primo monarca della dinastiaRomanov, bensì il patriarca Filarete.

Anche l’ex dissidente sovietico Aleksandr Solzhenit-syn, negli ultimi anni di vita strenuo difensore delle po-litiche di Putin, nel saggio La “Questione russa” alla finedel secolo XX pubblicato nel 1994, afferma come la co-struzione di una grande Russia – comprendente al suo in-terno Ucraina, Bielorussia e Kazakistan – passi necessa-riamente per un ruolo militante della Chiesa ortodossa.

Oro barocco e spiritualitàancarelle che vendono icone dorate, un palazzobianco sporco letteralmente invaso da un eserci-to di cornacchie, macchine parcheggiate fino al-

l’imbocco della salita che porta all’ingresso principale. Epoi ancora l’oro delle cupole, un oro barocco e magnilo-quente che crea imbarazzo paragonato alla sobrietà dellechiese di legno galiziane. Pochayiv, monastero ortodos-so fondato nel 1240 da monaci in fuga dalla PercherskaLavra di Kiev, assediata dall’Orda d’oro dei mongoli, cat-tura subito l’occhio del visitatore per i suoi contrasti: so-vrapposizioni di stili e colori che disorientano piacevol-mente i sensi creando un effetto a tratti kitsch.

L’ombrello a spicchi rossi, gialli e blu con cui due ven-ditori di immagini sacre, candele votive e bottigliette diminerale si riparano dal solleone sullo sfondo della tor-re del campanile e della chiesa della Santa Trinità, im-

mortala sacro e profano, vecchio e nuovo, eleganza e dub-bio gusto. Ma, varcato l’ingresso, l’atmosfera muta com-pletamente. E anche l’alternanza di stilemi barocchi, ro-cocò e modernisti delle diverse cattedrali che si ammira-no al suo interno passa in secondo piano rispetto all’au-ra di spiritualità che si respira.

I turisti, in numero inferiore rispetto ai pellegrini e al-le donne dal capo coperto che rivolgono le loro preghie-re all’icona della madre di Dio o che bevono le acque cu-rative della fonte sacra, contemplano in religioso silen-zio la magia di questo luogo.

Gli antipapisti ucraini contro Wojtyla 22 giugno 1941: incomincia in Ucraina l’espan-sionismo fascista. 22 giugno 2001: incomincia loschiavismo cattolico».

La splendida cattedrale ocra della Santa Assunzione

fatta costruire dal conte Mykola Pototsky.

Bancarelle di icone e souvenir religiosi.

SOTTO Particolare dell’altare esterno.B «

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Mentre Mihailo Gladiy, l’allora sindaco di Kiev acco-glieva Giovanni Paolo II con pane rotondo e sale, doni ri-tuali di benvenuto dell’Ucraina, 10mila ortodossi del pa-triarcato di Mosca (la Chiesa ortodossa ucraina dopo laproclamazione di indipendenza dall’Urss del ‘91 si erascissa in tre giurisdizioni: patriarcato di Mosca, patriar-cato di Kiev, Chiesa ortodossa autocefala), dal sagrato delmonastero della Lavra, fondato nel 1051 dai monaci An-tonio e Teodosio sul colle Berestov della capitale, lancia-vano i loro anatemi contro Karol Wojtyla.

«I cattolici hanno un disegno espansionista. Siamo ve-nuti qui per implorare Dio che non permetta ai cattolicidi dividere l’Ucraina!», affermava un pope ortodosso conla tonaca logora giunto da Chernihiv, antica città dellaRus di Kiev.

Giovanni Paolo II, fin dal saluto all’aeroporto di Bory-spil, si era rivolto al patriarca Volodymyr, che l’aveva pre-gato di rinviare la visita e che si era rifiutato di incontrar-lo, con toni da dialogo ecumenico:

«Pellegrino di pace e di fraternità, confido di essere ac-colto con amicizia anche da quanti, pur non appartenen-

do alla Chiesa cattolica, hanno il cuore aperto al dialogoe alla cooperazione».

Volodymyr fece allora un appello alla sua comunità af-finché «per l’intera durata del viaggio papale si astenes-se da qualunque forma di protesta o di manifestazioneostile».

Servì a fare in modo che le proteste, che pure ci furono,non degenerassero in scontri aperti.

Una roccaforte moscovitae complesse vicende che hanno interessato stori-camente Pochayiv dimostrano come la querelletra uniati e ortodossi non sia disputa recente.

Dopo un periodo sotto la giurisdizione greco-cattolica(1713-1831), durante il quale il conte Mykola Pototsky fe-

ce costruire la spettacolare cattedrale ocra dell’Assunzio-ne (di rara bellezza l’interno decorato con immagini disanti e patriarchi), il monastero divenne, a partire dal1831, un vitale centro di proselitismo russo-ortodosso aiconfini della cattolicissima Corona asburgica.

Il pretesto che favorì il passaggio di Pochayiv sottol’egida del patriarcato moscovita fu ancora una volta dinatura politica, ossia il presunto appoggio dei suoi mo-naci all’insurrezione polacca del 1830-1831.

Crisi dell’ortodossia a la più grossa frattura nel mondo cristianod’Ucraina si produce nel 2004 in occasione del-lo scontro finale per la presidenza tra Viktor Yu-

shchenko e Viktor Yanukovych.

Mentre la Chiesa ortodossa del patriarcato di Kiev, laChiesa autocefala, quella greco-cattolica e altre fedi siuniscono in protesta solidale contro le ingerenze direttedella Russia, intese a impedire che soffi anche sull’Ucrai-na il vento dell’Europa e della democrazia, con appelli diordine morale e civica super partes, la Chiesa ortodossadel patriarcato di Mosca, per bocca di Andrei Kuraev, pro-fessore dell’Accademia teologica moscovita, si scagliacontro Viktor Yushchenko definendolo “l’Anticristo”.

La Kiev arancione – scrive Oxana Pachlovska nel sag-gio Kiev nella Rivoluzione arancione e la crisi dell’orto-dossia – non registrava solo la frattura tra civiltà cristia-no-occidentale e civiltà cristiano-orientale, ma al suo in-terno segnava anche una conflittualità crescente traun’identità slavo-europea ed una slavo-asiatica. Conflit-tualità che la recente polemica tra Yanukovych e i greco-cattolici dimostra di non essersi affatto sopita. Ancora unavolta la storia del Paese, analogamente a quanto accadutonel Novecento e nei secoli precedenti, sembra riconfer-mare la secolare contrapposizione tra due Ucraine profon-damente diverse culturalmente e antropologicamente. .

A SINISTRA Entrata principale della cattedrale della Santa Trinità,

costruita in stile modernista nel 1911.

AL CENTRO Pellegrini lungo la strada

che conduce all’ingresso principale del monastero.

A DESTRA

Donne con il capo coperto

si rifocillano con pirozhki

dopo la funzione religiosa.

ML