Piccoli Arbusti Etc 1990

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 LA FLORA DELLA SARDEGNA Piccoli arbusti liane e suffrutici spontanei della Sardegna

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Manuale di botanica sistematica di Camarda, in formato PDF.

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LA FLORA DELLA SARDEGNA

Piccoli arbusti liane e suffrutici spontanei

della Sardegna

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Grafica: Elleci , Roma

ISBN 8871380118

Prima ristampa gennaio 1992

© Copyright 1990 by Carlo Delfino editore, Via Rolando 11, 07100 Sassari

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UNIVERSITÀ DI SASSARI

Ignazio CamardaFranca Valsecchi

PICCOLI ARBUSTI

LIANE E SUFFRUTICI

SPONTANEI DELLA

SARDEGNA

Carlo Delfino editore

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PREFAZIONE

Quando nel 1983 venne pubblicato il volume “Alberi ed arbusti spontanei della Sardegna”l’Assessore della Difesa dell’Ambiente di allora, nella premessa, annotava che ‘la flora

sarda, naturale e introdotta, non può essere raccolta in un solo volume” e che, pertanto, sei docenti dell’Università di Sassari avessero ritenuto “importante e produttiva questa inizia-

tiva”, si poteva porre pensiero “ad una organica collana di testi di divulgazione”.Gli stanziamenti allora auspicati non sono in effetti mancati e così l’Assessorato regionale

della Difesa dell’Ambiente ha potuto dedicarsi alla pubblicazione di varie opere che, negli

anni successivi, hanno consentito di diffondere nella Società sarda conoscenze inappuntabi-li sul piano scientifico e nel contempo di grande efficacia divulgativa. I contenuti ditaliopere hanno spaziato dalla flora dei boschi, a quella delle aree urbane, dalla raccolta di

Carte e documenti internazionali di ecologia, ai grandi alberi della Sardegna.Siamo molto lieti quindi che i Proff. Ignazio Camarda e Franca Va/secchi abbiano oggi

 potuto portare felicemente a termine la seconda parte delle loro ricerche relative alla il-lustrazione degli arbusti minori costituenti il sottobosco o facenti parte della compagine

delle formazioni vegetali che hanno origine dalla degradazione delle foreste.

 La conoscenza della flora arbustiva è oggi particolarmente importante, per poter megliovalutare le fasi dinamiche della vegetazione e per poter meglio usare i materiali vegetali

autoctoni nella fase di recupero dei terreni erosi e desert jficati presenti qua e là negli oltrequattrocentomila ettari delle aree destinate, in base alla legge regionale n. 31/1989, a di-

venire parchi e riserve, aree di notevole importanza naturalistica e nelle quali, per cinqueanni vigono già le norme di salvaguardia che impongono nella ricostruzione forestale l’im-

 piego di specie indigene. Resta ancora l’auspicio fatto nel 1982 che un degno coronamento di questa opera di divul-

gazione sarebbe rappresentata dalla grande definitiva “Flora della Sardegna”, per la qualeso che sono impegnati validi ricercatori della botanica italiana.

Cagliari, maggio 1990

Ing. Emidio Casula

Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente

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I piccoli arbusti, i suffrutici e le lianesono meno noti degli alberi e dei grandiarbusti, anche se, talora, entrano a far partedelle formazioni forestali e in un certo sensole diversificano. Sono quelle piccole piante,a volte singolari nel loro aspetto morfologi-co, che contribuiscono a rendere estrema-

mente vario il paesaggio vegetale naturale diuna regione insediandosi, preferibilmente,dove le condizioni climatiche o geopedolo-giche impediscono la vita agli alberi o aigrossi arbusti.

L’ambiente dove crescono: rupi, scoglie-re, pianori costieri e montani, litorali sabbio-si, lagune salmastre, ha selezionato alcuniadattamenti per la loro sopravvivenza, comerami corti, foglie crassulente, aspetto a pic-colo cespuglietto rotondeggiante. Per questecaratteristiche sono spesso coltivati ecostituiscono un pregevole ornamento neigiardini rocciosi, in particolare nelle rocca-glie e nelle bordure.

Molti di essi sono conosciuti come piantearomatiche ed hanno profumo e gusto gra-devole per la presenza di sostanze chimicheorganiche volatili, gli oli essenziali, prodottinelle cellule dei peli ghiandolari o in canaliche attraversano i tessuti presenti sul fusto,sulle foglie e sui fiori.

In quasi tutte le formazioni vegetali natu-

rali vivono delle specie che si arrampicanosugli alberi, si abbarbicano strettamente adessi o che, in mancanza di sostegno, si allun-gano sul terreno ricoprendolo. Sono le pian-te rampicanti o lianose che molto facilmentesi possono anche riscontrare sulle siepi e suivecchi muri a secco.

È di queste piante che si occuperà questovolume con l’intento di facilitarne il ricono-

scimento e di far apprezzare le loro caratte-ristiche spesso poco note, ma interessanti eutili all’appassionato della natura.

Il consistente numero di arbusti di ridottedimensioni presenti in Sardegna, ci ha in-dotto ad una rigorosa, ma necessaria, sele-zione. Il criterio seguito è stato quello di far

conoscere le principali piante spontanee checaratterizzano con la loro presenza partico-lari ambienti della Sardegna.

Sono state, infatti, individuate, nel gruppodei piccoli arbusti sia le piante la cui altezzavaria da 25 sino a 50 cm o poco più, lignifica-te in tutte le loro parti, sia quelle legnose allabase con rami erbacei, suffrutici, e gemmesvernanti situate ad una altezza inferiore ai 50cm dal suolo che vengono indicate comecamefite. Sono state inoltre incluse quellelegnose-suffruticose a portamento lianoso,che possono essere camefite o fanerofite.

Le specie trattate appartengono a diversecategorie ecologiche, che indicano la diver-sità di questo gruppo e le differenti esigenzein relazione ai vari ambienti che le ospitano.Sono infatti contemplate xerofite di ambien-ti aridi e soleggiati, mesofite di zone fresche,alofite delle aree salse, psammofite dei lito-rali sabbiosi, elofite dei corsi d’acqua.

Poiché molte entità presenti in Sardegnarichiedono, ancora, una revisione per accer-

tare la loro posizione sistematica, sono statiesclusi o trattati parzialmente generi parti-colarmente critici. Le specie descritte sonoquelle native ed in qualche caso da lungotempo spontaneizzate nell’Isola.

Per ogni specie, oltre alla descrizionemorfologica, sono indicati dati relativi altipo biologico (modalità di vita e accorgi-menticonservativi durante il periodo di ripo-

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PREMESSA

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so vegetativo), alla fenologia (momentodella fioritura e fruttificazione), all’areale(area dove la pianta vive e si propaga natu-ralmente), all’ecologia (l’ambiente nel qualevivono con note utili anche per la loro colti-vazione) e all’etnobotanica (principali utiliz-zazioni nella tradizione popolare).

Per la nomenclatura, per l’inquadramentosistematico e la successione delle famigliesono stati seguiti, fondamentalmente, i cri-teri adottati dalla Flora Europaea.

I criteri espositivi seguiti nel testo, dopoun’introduzione che tratta le fitocenosi sucui vivono le specie considerate, vedono unachiave di determinazione delle famiglie, enell’ambito di queste dei generi e quindidelle specie.

Di ogni taxon vengono date le notizieprincipali, ma delle singole specie in parti-colare viene fatta una trattazione analiticacon una descrizione originale ed una relativaiconografia realizzate su esemplari di Sarde-gna. I nomi delle specie concordano general-mente con quanto riportato in FLORA EURO-PEA (1984-1980) o nella FLORA D’ITALIA diPIGNATTI (1982), mentre per la componenteendemica si fa riferimento alle monografiedella collana delle piante endemiche della

Sardegna, pubblicate nel BOLLETTINO DELLASOCIETÀ SARDA DI SCIENZE NATURALI (1976-1989). Per alcune specie sono dati alcunisinonimi quando si è reputato strettamentenecessario, ma, comunque, si è preferitolimitare il più possibile questo aspetto, così

come per i nomi italiani. Per quanto riguar-da i nomi sardi delle piante, considerando lagrande variabilità dei fitonimi a seconda deiluoghi e la vischiosità della materia, spessotrattata con troppa leggera disinvoltura,accanto ai nomi si fa riferimento ai paesi,sulla base di ricerche e verifiche originali esulla letteratura esistente, soprattutto sulleopere del CARA (1889), del WAGNER (1960-62), del COSSU (1968). I nomi riportati senzaindicazione del paese vengono dati sia alfine di facilitare un eventuale ri-conoscimento, sia al fine di stimolare unaverifica degli amatori nelle diverse localitàdell’Isola. Il tipo biologico e le note colturalisi riferiscono alla specie in generale, mentrele note fenologiche ed ecologiche tengono

conto soprattutto delle specificità in Sarde-gna. Le note etnobotaniche riguardanoaspetti generali così come aspetti legati alletradizioni locali, originali o comunque ve-rificate. Le cartine di areale o di distribuzio-ne sono ricavate in parte dalle classicheopere di MEUSEL e collaboratori (1965,1978) da JALAS e SUOMINEM (1971-76) o daspecifiche monografie; nei casi in cui leconoscenze attuali non hanno consentito didare una cartina sufficientemente precisa le

notizie sull’ areale sono ricavate dalle princi-pali fiore del bacino mediterraneo e dallaMed-Check List a cura di GREUTER, LONG eBURDET (198489).

Gli Autori

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Le formazioni vegetali arboree ed arbu-stive di una regione sono espressione dellecondizioni ambientali ed indicano spesso ilclimax vegetale della zona.

I climax della Sardegna sono rappresen-tati principalmente dal Quercion ilicis e dal-

l’Oleo-Ceratonion che si manifestano con

diversi aspetti della lecceta e con la macchiatermofila di tipo mediterraneo. Non man-cano tuttavia nelle zone montane più eleva-te, aspetti relativi al climax degli arbustinani prostrati, in cui suffrutici e piccoli arbu-sti esplicano un’importante funzione.

Nella dinamica della vegetazione dellaSardegna hanno avuto una notevole impor-tanza le vicende paleogeografiche epaleoclimatiche che hanno interessato l’Iso-la, influendo sulla composizione e distribu-zione delle serie climax originarie e contri-buendo a determinare l’attuale rivestimentovegetale. Successivi eventi antropici hannoprovocato, poi, l’insorgere di altri aspetti,come quelli apprezzabili in alcuni tipi dellamacchia e della gariga, che possono essereconsiderati stadi dinamici regressivi nellaserie evolutiva della vegetazione.

La particolare geomorfologia dell’Isola,caratterizzata da rilievi di varia altezza, ta-volati rocciosi, pendii sassosi, creste, collineintercalate da ampi tratti pianeggianti, coste

ripide e scoscese o pianeggianti e sabbiose,ha determinato l’esistenza di microclimispecifici e quindi di differenti aspetti delmantello vegetale ed ha permesso, inoltre,l’instaurarsi di aspetti della vegetazione ca-ratteristica di determinati ambienti. Questi,sebbene talvolta limitati in estensione, sonoperò importanti in quanto indicatori di ca-ratteristiche pedologiche e climatiche pecu-

liari e, spesso, costituiscono la fase inizialeverso la vegetazione climacica.

I fattori climatici, con aridità estiva, pio-vosità accentrata in brevi periodi per lo piùinvernali, forte insolazione e venti impetuosi,incidono anch’essi in modo determinantesulla vegetazione e sul suo dinamismo. Il con-

tingente floristico è costituito anche da ele-menti endemici di antica origine differenzia-tisi nell’Isola in tempi remoti.

Da quanto sin ad ora esposto emerge l’e-terogeneità del manto vegetale dell’isola.Molto schematicamente nella vegetazionedella Sardegna, riferita agli aspetti in cuiprevalgono gli alberi, gli arbusti ed i suffru-tici, si possono distinguere tre principali tipi:

1) formazioni chimaciche sia forestali(lecceta termofila e leccetg montana), siaarbustive (macchia termofila e formazionicacuminali);

2) vegetazione di ambienti legati a parti-colari situazioni geomorfologiche ed ecolo-giche come rupi costiere e montane, tavola-ti, litorali rocciosi o sabbiosi, lagune, stagni,corsi d’acqua;

3) vegetazione di transizione da quellanaturale a quella seminaturale o coltivata(sugherete, oliveti, castagneti, noccioleti).

Le formazioni di tipo forestale della Sar-degna sono state illustrate nel volume Albe-

ri ed arbusti spontanei della Sardegna. Inquesta occasione verranno trattati garighe eformazioni di ambienti particolari in cui ipiccoli arbusti, i suffrutici e le liane rappre-sentano le specie dominanti.

Le piante, per sopperire alle condizioniostili alla vita che talora si riscontrano in alcuniambienti, mettono in atto particolari accorgi-menti o adattamenti. Si hanno così piante a

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INTRODUZIONE

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portamento ridotto, pulvinato con rami corti,grossi, contorti, eretti o aderenti al terreno,radici che penetrano profondamente nel sub-strato, foglie spesso piccole, coriacee, carnose,succulente, ricoperte da cere o da peluria più omeno fitta, storni infossati. Sono queste lecaratteristiche piante  xerofitiche, ossia quelleche vivono nelle zone rocciose, assolate e for-temente ventilate.

Le piante che invece preferiscono le zonesabbiose litoranee, le  psammofite, o gli

ambienti lagunari salmastri, le alofite,diminuiscono la traspirazione ispessendol’epidermide e la cuticola, trasformando lefoglie ed il fusto in organi succulenti e svi-luppando un sistema radicale, o di fusti sot-terranei, profondo. Questi adattamenti che siosservano nelle specie che vivono nellespiagge, negli stagni, nelle lagune, nellezone rocciose litoranee, concorrono a rende-re il paesaggio vegetale dell’isola estrema-mente mutevole e suggestivo.

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PARTE GENERALE

FORMAZIONI VEGETALI

E PICCOLI ARBUSTO

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FORMAZIONE DELLE ZONE ROCCIOSE

La vegetazione che si osserva nelle zonepiù o meno pianeggianti o in leggero decli-vo, rocciose, con molti massi affioranti e constrato di terreno scarso, è conosciuta comegariga o garriga. Deriva dal catalano garic o

dal francese garigue, nome usato per in-dicare, in ogni caso, la quercia spinosa. InProvenza, infatti, le zone calcaree rocciosecon cespugli di questa quercia sono notecome garigue.

Diverse definizioni sono state date perquesto particolare aspetto della vegetazione,ma la più semplice pare quella che collegal’aspetto della vegetazione al substrato:“zone pietrose con arbusti ed erbe che cre-scono dove la roccia affiora largamente”.

Per quanto riguarda la sua origine, alcuniAutori ritengono che la gariga derivi da unaprofonda degradazione della macchiasoprattutto su substrato calcareo, ma oggi, ingenerale, si considera come gariga una for-mazione vegetale discontinua con bassicespugli che si insedia su suoli di qualsiasinatura, ma edaficamente aridi.

Alcuni preferiscono riferire il termine ga-riga alle formazioni che vivono solamente susubstrato calcareo e usare quello di farai perquelle su ambienti silicei. Altre deno-

minazioni sono date a questa caratteristicavegetazione e precisamente: phrygana e ba-tha dagli autori delle regioni orientali delMediterraneo e torn il/ares dagli Spagnoliche fanno derivare questo nome da torni/io

(timo), per indicare zone rocciose ricche dipiante aromatiche.

Esaminando le formazioni a gariga dellanostra regione e analizzando i diversi aspetti

con i quali essa si presenta in relazione alladistribuzione altimetrica, al substrato geolo-gico ed alla composizione floristica, possonoessere fatte alcune ipotesi sulla sua origine. Inalcuni casi può derivare da estrema de-gradazione della macchia, in altri può inse-diarsi come stadio pioniero in terreni tempora-

neamente privi di vegetazione legnosa o puòessere una formazione del tutto autoctona.Qualunque sia la sua origine, la forma-

none a gariga è individuabile per la presen-za, nelle pietraie e nelle zone rocciose, dipiante xerofile sempreverdi, spesso aromati-che, che hanno foglie piccole, spesse, cori-acee, crassulente, grigiastre o biancastre, tal-volta spinose e che assumono abito prostra-to o tondeggiante pulvinato. La gariga èancora caratterizzata da specie bulbose otuberose e da molte altre piccole piante erba-cee estranee alla vera macchia che spuntanodalle fessure delle rocce o che ricoprono ipiccoli pratelli.

La gariga è estremamente polimorfa e,molto più frequentemente che nella macchia,le singole specie formano comunità fra le piùsvariate che non trovano riscontro in nessunaaltra formazione vegetale. Fra le più note siricordano quelle a rosmarino, ginestre spine-scenti, timi, lavandula, teucri, elicriso, eufor-bie, caratteristiche anche per la grande

gamma di variazioni cromatiche.

FORMAZIONE DELLE RUPI

La vegetazione delle rupi, delle scoglieree delle falesie è povera di specie anche sespesso sono presenti entità interessanti dalpunto di vista fitogeografico.

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La scarsità di piante è in relazione alleparticolari condizioni che si instaurano in unambiente rupicolo litoraneo. La giacituradelle rocce impedisce alle piante di svilup-pare una radice profonda per cui l’apparatoradicale principale si riduce e si sviluppanoradici laterali che possono più facilmente pe-netrare nelle fessure delle rocce. La povertàdel substrato limita il numero delle piante;inoltre il vento contiene lo sviluppo di pian-te arbustive o arborescenti e seleziona i pic-coli arbusti a cuscinetto o le piante confoglie aderenti al suolo o le piccole bulbose.

Un altro fattore che incide negativamentesulla vita delle piante in questi ambienti èquello dato dall’intensa insolazione, che de-termina una più elevata temperatura al suolo.

Le piante che vivono sulle rupi costiere de-vono adeguarsi alla notevole e sempre co-stante azione della salinità apportata dei ventimarini, per cui l’ambiente rupicolo costiero ècaratterizzato dalla presenza di specie alofile

e xerofile.La distribuzione di questo tipo di vegeta-

zione è anche in relazione con la distanza dalmare e con la morfologia della costa.

Normalmente nelle zone lambite dalmare o battute dagli spruzzi delle onde vivo-

no specie alofile come il finocchio di mare(Crithmum maritimum), gli statici, alcunespecie del genere Plantago, l’alisso del mare(Lobularia maritima), la franchenia (Fran-kenia hirsuta) e poche altre specie anuali.Nella fascia sovrastante, dove l’azione diret-ta del mare diminuisce si stabilizzano piantexerofile come  Euphorbia pithyusa, gine-strello delle rupi (Lotus cyt isoides) , seneciocandido (Senecio bicolor), Dorycnium suf-fruticosum, Crucianella maritima e Cam-

 phorosma monspeliaca.

LE FORMAZIONI DELLE ZONE SABBIOSE

Le formazioni vegetali che si stabilizzanonelle zone sabbiose sono caratterizzate dallapresenza di specie con esigenze particolari,molte delle quali sono esclusive di questoambiente.

La flora dei litorali sabbiosi, o flora psammofila, è costituita da piante che siadattano alle condizioni estreme di questohabitat o che vi resistono con diversi accor-gimenti. Le piante annuali o biennali svilup-pano radici che si diramano in tutte le dire-zioni, quelle legnose perenni hanno un appa-rato radicale o un insieme di rizomi moltosviluppato in profondità, in grado di provve-dere alle esigenze idriche della pianta; i fustisono striscianti, atti a trattenere la sabbia, oeretti, riuniti a formare piccoli e densi cespu-gli; i rami sono spesso trasformati in spine ele foglie sono rigide, strette, vellutate, rico-perte da peli o cere, oppure carnose. Abba-stanza diffuse sono anche le piante bulbose.

Questi ed altri adattamenti sono necessa-

ri per poter vivere in un ambiente ostile edifficile come è quello delle sabbie. In effet-ti, il continuo movimento per l’azionecostante del vento non sempre offre allepiante la stabilità necessaria per il completa-mento del ciclo vitale. Nella maggior partedei casi è scarsa la presenza di sali minerali,il suolo è sottoposto ad eccessivo drenaggio,il vapore d’acqua è abbondante a causa dellavicinanza del mare, la luce è intensa e moltoforte e l’insolazione è continua.

La morfologia di un litorale non è maiomogenea a causa del continuo movimentodella sabbia che forma, dopo un iniziale trat-to pianeggiante o leggermente in declivio aimmediato contatto con il mare, accumuliirregolari, o dune, di altezza variabile inter-vallati da tratti pianeggianti.

In un litorale sono distinguibili tre prin-cipali microambienti: quello della linea dispiaggia, o battigia, dove è maggiore l’azio-ne dei marosi e del vento; quello delle dunee retrodune, dove l’azione del vento varia inrelazione alla loro esposizione; quello delleinterdune, più riparato e spesso anche piùumido a causa di ristagni d’acqua tempora-nei o più o meno permanenti.

In relazione alla diversa resistenza dellepiante al vento, alla salinità e al soleggia-mento si formano sui litorali sabbiosi dellefasce di vegetazione, ognuna delle quali ca-ratterizzata da ben individuate specie.

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Nella zona immediatamente successivaalla battigia, dove è ancora sensibile l’azio-ne dei marosi, crescono poche piante pionie-re soprattutto graminacee stolonifere comeammofila (Ammophila arenaria) e agropiro(Agropyrum junceum) che trattengono lesabbie e creano le basi per l’insediamento dialtre piante annuali o perenni.

In questa fascia si possono ancora trova-re: euforbia marittima (Euphorbia paralias),gramigna delle spiagge (Sporobolus arena-rius), convolvolo delle sabbie (Calystegia

so/dane/la), calcatreppola marittima (Eryn-

gium maritimum), giglio delle sabbie (Pan-

cratium maritimum). Nella fascia più internae sulle prime dune, oltre a queste specie necompaiono delle altre, in particolare piccoli

arbusti, che contribuiscono a formare unazona di vegetazione più compatta. La speciepiù caratteristica è la santolina bianca (Otan

thus maritimus) che, accompagnata da viola-ciocca del mare (Matth io/a sinuata), camo-milla marina (Anthemis maritima), crucia-nella marina (Crucianel/a maritima), medi-cago marina (Medicago marina), papaverodelle sabbie (G/aucium flavum), ravastrellomarittimo (Cakile maritima) forma una sug-gestiva fascia litoranea biancogrigiastra. In

alcuni settori della Sardegna dopo la fascia asantolina bianca e crucianella si impiantanoformazioni con efedra (Ephedra distachya),armeria (Armeria pungens), elicriso(Helichrysum microphy//um), scrofularia(Scrophu/aria ram osissima).

Nelle zone più interne e nelle dune con-solidate la vegetazione muta sensibilmente. Lespecie presenti nelle prime fasce diminuisconoed aumentano gli arbusti sino a costituire unacopertura più densa rappresentata da ginepro(Juniperus oxycedrus, J. macrocarpa e J. phoenicea) e da altre specie della macchia.Nelle interdune si formano spesso delledepressioni che provocano un ristagno d’acquatemporaneo o permanente. In questi ambientivivono specie delle zone umide come giunchi,carici e ciperi. La formazione psammofila èdelimitata spesso verso l’interno da pinetenaturali o artificiali con pino d’Aleppo (Pinus

halepensis) e pino da pinoli (Pinus pinea).

FORMAZIONI DELLE ZONE UMIDE

Lungo le coste sono presenti degli specchid’acqua poco profondi, con superficie va-riabile da poche a diverse decine di chilo-metri quadrati, comunicanti tramite canalicon il mare o completamente isolati da que-sto da un cordone dunale. Il primo bacino ènoto come laguna ed il secondo come stagno.

Questi due ambienti sembrano essere aduna prima osservazione molto simili fra loro.In realtà sono abbastanza differenti e questadifferenza è messa in risalto dalla vege-tazione che in essi si impianta. Negli stagnidove l’acqua del bacino è dolce o leggermen-te salmastra la copertura vegetale è costituitada piante igrofi/e, ossia da specie legate agli

ambienti lacustri. Nelle lagune, invece, acausa della comunicazione con il mare l’ac-qua è salsa o fortemente salmastra per cui siinstaura una vegetazione formata da piantealofile, ossia da specie resistenti alla salinità.

L’ambiente delle lagune è molto comples-so e l’azione selettiva sulle specie è rigorosa.Il nutrimento principale è dato dalla grandequantità di detriti organici in decomposizione.In questi bacini la luce è intensa e ugualmen-te distribuita su tutta la superficie, la tempera-

tura dell’acqua è molto variabile nelle diversestagioni dell’anno e la poco profondità delbacino provoca rapidi abbassamenti o eleva-zione del gradiente termico con intensa eva-porazione e deposito di sali.

Le piante debbono quindi adeguarsi aquesto difficile ambiente mettendo in attoparticolari adattamenti morfologici e fisiolo-gici. Caratteristico è il fenomeno della cras-sulenza visibile non solo nelle foglie, talvol-ta assenti, ma anche nei rami che spessosono ridotti, ingrossati o trasformati in arti-

coli sovrapposti. Poiché vivono in ambientidove il livello delle acque varia in relazioneal maggiore o minore ingresso dell’acquamarina durante il giorno, debbono modifica-re la pressione osmotica del succo cellulareelevandola con l’accumulo di sali minerali odi sostanze come gli zuccheri.

Le piante alofile, pur adattandosi all’am-biente salso delle lagune presentano però

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diverse esigenze riguardo il rapporto tra ac-qua e suolo. Alcune specie vivono immersedel tutto nell’acqua per cui il suolo è un fat-tore secondario, altre crescono immerse conl’apparato radicale immerso nel suolo riccodi acqua; diverse piante, ancora, preferi-scono suoli profondi ricoperti d’acqua peralcuni periodi dell’anno ed in questo caso, èprevalente il rapporto con le parti solide delsuolo più che con l’acqua.

In relazione a questi fattori si formanonelle lagune delle cinture di vegetazione chesi succedono una dopo l’altra man mano chesi procede dallo specchio d’acqua verso l’e-sterno. La prima formazione che si trova en-tro l’acqua è formata da alghe e da pianteannuali come piccoli giunchi o ciperacee; la

successiva, è caratterizzata da specie peren-ni che formano cinture uniformi.

Le specie più caratteristiche sono le sali-cornie, sia per l’aspetto morfologico, sia perla diversa colorazione che assumono i fustiin primavera ed in estate dando così vita asuggestive formazioni vegetali che mutano

dal verde al rosso. I salicornieti con Salicor-

nia herbacea, Arthrocnemum glaucum e  A. fruticosum accolgono nel loro interno altrepiante alofile perenni o perennanti comemula (mula crithmoides), obione (Obione portulacoides), atriplice comune (A triplex

halimus), limoniastro (Limoniastrum mono-

 petalum), astro marino (Aster tripolium),limonio comune (Limonium vulgare).

La successiva cintura, in funzione del gra-diente di salinità, è formata soprattutto dacannuccia di palude (Phragmites australis)

in formazione spesso pura, mentre la cintura

 più esterna è caratterizzata da graminacee

stolonifere, da giunchi, da ciperi e da carici.La vegetazione degli stagni come quella

dei laghi e di tutti i bacini di acqua dolce, è

meno selezionata e le comunità vegetali cheanche qui si osservano sono determinatedalla profondità del bacino e dalla morfo-logia delle sue rive. La flora è formata dapiante annue o perennanti, che nei periodo diriposo perdono, nella maggior parte dei casi,gran parte dell’apparato vegetativo.

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 Rocciai e pietraie nel Gennargentu.

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PARTE SPECIALE

FAMIGLIE - GENERI

E SPECIE

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 EPHEDRACEAE

Arbusti con fusti molto ramificati. Foglieridotte a piccole squame poste in corrispon-denza dei nodi. Fiori semplici unisessuali otalvolta bisessuali situati sulla stessa pianta(monoica) o su piante diverse (dioica). Pseu-dofrutti, per lo più, simili a una bacca.

Alla famiglia delle  Ephedraceae appar-tiene il solo genere  Ephedra con circa 40specie distribuite nelle regioni steppiche oaride del Nordamerica, Ande, Asia centrale,Europa mediterranea.

Presenti già nel Terziario, come è risulta-to dallo studio dei pollini, le  Ephedraceaerappresentano una famiglia di grande inte-resse da punto di vista sistematico ed evolu-

tivo, in quanto secondo alcuni autori sonoindice di una tappa importante nell’evolu-zione verso le Angiosperme.

 EPHEDRA L.

Arbusti di varia altezza, da 10-25 cm aoltre un metro. Fusti numerosi di coloreverdeglauco, suddivisi da nodi, dai quali

nascono i rami sottili, giunchiformi. Foglieridotte e piccole squame spesso unite a for-mare guaine bidentate e situate presso i nodi.Fiori riuniti in piccole infiorescenze, unises-suali o bisessuali. Il fiore maschile è costi-tuito da due piccole brattee, fra le quali èpresente un corto asse che porta diverse sac-che poiuniche. Il fiore femminile consta diun solo ovulo circondato da un cercine brat-teiforme. Le brattee più vicine. al seme spes-so diventano carnose, originando masserosse simili a bacche. In alcune specie que-ste brattee si allargano e diventano membra-nose favorendo così la dispersione tramite ilvento.

Il genere  Ephedra comprende circa 40specie diffuse nelle zone aride, soleggiate,rocciose o sabbiose.

Molte specie sono coltivate a scopo orna-mentale per il colore rosso intenso che as-sumono le pseudobacche.

CHIAVE DELLE SPECIE

1 Pianta eretta con internodi di 4-5 cm erami terminali con diametro inferiore ad 1mm; piante di ambienti montani.

 E. nebrodensis

1 Pianta con fusti sotterranei ed internodidelle parti aeree di 6-8 cm, rami terminali di1-3 mm di diametro; piante di ambienti lito-ranei  E. distachya

 Ephedra nebrodensis Tin. ex Guss.

NOMI ITALIANI:

Efedra dei Nebrodi, Efedra maggiore.

NOMI SARDI: Erva ‘e chentu nudos - Dorgali Erva ‘e

‘entu nodos, Iscopa Orsogolo.Pianta suffruticosa dioica, di 0,5-1,5 m,

sempreverde, con portamento eretto. Fusticontorti e molto ramificati nella parte supe-riore, con numerosissimi rami esili e sottili,verdi, striati, provvisti di articoli di 4-6 cm,fragili. Foglie ridotte ad una squama mem-branacea poco appariscente, che avvolge labase dell’internodo. Fiori maschili riuniti inglomeruli di 3-5, con 3-5 stami ad antereaprentisi nella parte superiore, caduchi;

quelli femminili meno numerosi, ma persi-stenti e ben appariscenti a maturità, provvi-sti di 4-6 squame e con due ovuli a stimmalunghetto. Infruttescenza dovuta all’accre-scimento delle squame fiorifere carnose, dicolore rossovivo, globulosa di 6-8 mm didiametro, con 2 semi nero-lucenti di 2-5 mma contorno ovale, appiattiti sui lato interno.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita suffruticosa, cespitosa o

con forma di alberello, sempreverde per la

presenza dei rami fotosintetizzanti.

FENOLOGIA

L’efedra presenta infiorescenze moltoprimitive, piuttosto che veri e propri fiori, equi si intende comunque ii manifestarsi delfenomeno della fioritura in senso lato. Laripresa vegetativa avviene a maggio-giugnoe matura i semi ad agostosettembre.

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AREALE

Queste specie di origine antica è diffusain modo frammentario nelle zone montanecalcaree dell’Italia centro-meridionale, dellaSicilia, Spagna, Nord Africa e Sardegna,dove è limitata all’area dei calcari mesozoi-

ci centro-orientali, soprattutto in territorio diOliena, Dorgali, Orgosolo e a Monte Go-nare.

ECOLOGIA

L’efedra dei Nebrodi è una specie eliofilae mesofila di ambienti medio-montani emontani e nell’Isola è legata sempre ai sub-strati calcarei. Vive nello sfatticcio degliaccumuli ghiaiosi, tra gli anfratti della roccia

dura, soprattutto nelle zone soleggiate.

NOTE COLTURALIL’efedra si riproduce per seme o per via

vegetativa con talee, ma preferibilmente pre-levando rami della pianta con parte delle ra-dici. Deve essere collocata su terreno scioltoe ben drenato, preferibilmente calcareo.

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 Ephedra nebrodensis

Ephedra ncbrodcnsis:rainetto con infiorescenze femminili xl, pseudo-frutto x3;ra/no xl; rum etto xlO; particolare di rarnetto molloingrandito, infiorescenza fern in mile x4, infiorescenzamaschile x2, x4 e xlO.

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 Distribuzione di Ephedra nebrodensis in Sardegna.

NOTE ETNOBOTANICHELe parti verdi dell’efedra ed i semicontengono l’efedrina, un cardiotonicomolto rinomato e per questo motivo nel pas-sato, anche in Sardegna, la pianta è stataoggetto di raccolta nei luoghi di crescitaspontanea. Attualmente l’efedrina viene pro-dotta per via sintetica e la specie ha persoimportanza come pianta di interesse medici-nale.

 Ephedra distachya L.

NOMI ITALIANI:Uva marina, Efedra distachia.

Pianta sempreverde suffruticosa, dioica,con numerosi rami eretti, che si dipartono daun rizoma sotterraneo. Fusti sotterranei lun-ghi anche diversi metri, mentre quelli aerei,più o meno ramificati, presentano rami verdiriuniti in fascetti, che si dipartono dallo stes-so nodo; internodi di 2-5 cm, rigidi, connumerose scanalature. Foglie assenti, ridottead una squama membranacea, con marginesuperiore provvisto di una banda scura. Fiorimaschili semplici, con 2-6 brattee carnose emembrane a forma di sacculi delimitanti gli

stami provvisti di lunghi filamenti ed antereche si aprono per un foro superiore; fiorifemminili con 4-6 brattee verdastre, accre-scentisi a maturità, a protezione di 1-2 ovulinudi. Infruttescenza dovuta all’ingrossa-mento delle brattee carnose, di colore rosso-corallo e di 6-9 mm di diametro. Semi 1-2nero-lucenti a contorno ovale, lisci, appiattitinella faccia interna.

TIPO BIOLOGICO

Emicriptofita rizomatosa strisciante, ca-mefita, sempreverde.

FENOLOGIA

L’efedra distachia inizia la stagione vege-tativa a aprile-maggio e matura le infrutte-scenze a luglioagosto.

AREALELa specie è diffusa nelle zone costiere del

bacino occidentale del Mediterraneo e, versoOriente, nelle coste settentrionale del MarNero, lungo il Mar Caspio e nelle zone tem-perate e steppiche dell’Asia centrale.

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Ephedra distaehya:

ramo maschile e ramo femminile x0, 5,- infiorescenze

maschili x2,5; sacche polliniche x5, fusti  x5; infiore-

scenzefemnminili e ovuli x2; infruttescenze xl; semnixi.

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 Ephedra distachya

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila, in Europa vive

soprattutto nelle retro dune nelle aree sab-biose degli ambienti litoranei, assolvendo,

grazie al poderoso sviluppo dei rizomi sot-terranei e delle radici, all’importante fun-zione di consolidamento delle dune.

NOTE COLTURALISi riproduce per seme, ma soprattutto per

via vegetativa grazie alla pronta ripresa deglistoloni sotterranei; è legata al substrato sab-bioso dei litorali, ma può vegetare anche suterreno più stabile, ma sufficientemente dre-nato e sciolto.

NOTE ETNOBOTANICHEL’efedra distachia chiamata nelle varie

lingue anche uva marina, presenta frutti dol-ciastri. Le sue utilizzazioni in Sardegna sonolimitate all’impiego dei rami per fare scope.

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SANTA LA CEA E

Piante erbacee, arbustive o piccoli alberi.Foglie semplici, opposte, alterne, talvoltasquamiformi. Fiori piccoli, unisessuali supiante distinte (dioiche) disposti in infiore-scenze a grappolo, spiga, capolino o anchesolitari. Frutto: drupa o achenio.

Le San talaceae costituiscono una fami-glia interessante dal punto di vista biologico.Sono considerate emiparassite con clorofillaperché, pur essendo capaci di fotosintetiz-zare autonomamente, hanno però necessitàdi assorbire l’acqua e i sali minerali da pian-te ospiti mediante austori. Vivono infattisulle radici o sui rami di piante legnose.

La famiglia delle San talaceae compren-

de circa 35 generi distribuiti nelle regionitropicali e temperate, prevalentemente inzone aride.

Hanno un notevole interesse economicoper i frutti che vengono utilizzati nell’ali-mentazione e per i liquori e soprattutto per illegname di buon valore usato per particolarilavori di falegnameria. Dal legno profumato(legno di sandalo bianco) di Santa/urn

album si estrae per distillazione un olio,“olio di sandalo”, usato in profumeria.

OSYRIS L.

Piccoli arbusti a foglie allungate o ovali,alterne, persistenti, coriacee o cartacee. Fioripiccoli bianchi o verdognoli, unisessuali, si-tuati su piante distinte alle estremità deirami. Frutto di tipo drupa, rosso, carnoso.

Il genere Osyris comprende cinque spe-cie distribuite nella regione mediterranea, inAfrica e nelle Indie orientali soprattutto inzone a clima temperato o subtropicale.Sono utilizzate come piante ornamentali perpiccoli giardini in particolare per i fruttirosso-vivo presenti nel periodo autunnale.Hanno interesse economico due specie: O.compressa del Sud Africa come fine con-ciante e O. ten uifolia dell’Africa orientaletropicale per l’olio essenziale usato in profu-

meria come “olio di sandalo” dell’Africaorientale.

Il nome Osyris sembra derivare da ocsysacido per il sapore acido dei suoi frutti.

Osyris alba L.

NOMI ITALIANI:Osiride.

NOMI SARDI: Iscorravoe - S arule Livida Orani.

Pianta dioica suffruticosa lianosa, sem-preverde, con fusti lunghi sino a 3 m. Raminumerosi, generalmente eretti nelle piante di

dimensioni modeste; getti annuali verdi efotosintetizzanti, angolosi, nelle piante dimaggiori dimensioni solitari, eretti più omeno scandenti, con corteccia grigiastra,screpolata e con rami secondari che si dipar-tono a gruppi dal fusto principale. Foglie di12-30x3-4 mm, lineari-lanceolate, verdi-glauche, appressate al fusto, caduche. Fiorimaschili riuniti in fascetti, giallastri breve-mente peduncolati, con corolla provvista ditre pezzi triangolari. Fiori femminili isolati,

sostenuti da un lungo peduncolo con 2-5brattee simili alle foglie. Frutti: drupe, rosse,solitarie, rotonde di 10-12 mm di diametrocon seme di 68 mm.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa o camefita cespitosa,

semiparassita. Il carattere di sempreverde èdovuto soprattutto alla presenza dei rami fo-tosintetizzanti.

FENOLOGIA

Fiorisce ad aprile-maggio e matura i ca-ratteristici frutti rossi a settembreottobre.

AREALEOsyris alba è una specie a distribuzione

piuttosto ampia nel bacino mediterraneo,nelle coste atlantiche del Portogallo, ma an-che nelle aree più interne della penisola ita-liana e di quella iberica.

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ECOLOGIAIndifferente al substrato l’osiride vive dal

livello del mare sin oltre i 1500 m di alti-tudine, nei luoghi soleggiati, ma anche aimargini dei boschi, lungo i corsi d’acqua,dove raggiunge le maggiori dimensioni, ai

bordi delle strade e lungo le siepi ed i muri asecco.

NOTE COLTURALITrattandosi di una specie poco esigente e di

facile adattabilità si può coltivare con successonegli ambienti più disparati, prelevando partidei cespi con i rizomi sotterranei e con le radici.

NOTE ETNOBOTANICIIEI fusti flessibili e sottili si prestano per

preparare scope grossolane e per questomotivo era utilizzata in tutta la Sardegna.Usi meno conosciuti sono quelli relativi allacolorazione in giallo della lana. Pianta sem-preverde, frutti rossi, colore giallo son fattiche rendono poco comprensibile l’epitetospecifico alba (= bianca) di questa specie.

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Osyris alba

Osyris alba:ramo con fiori maschili, ramo con fiori femminili, ramocon frutti xO,5, fiore maschile x2,5; particolare stami x5; fiore femminile x2,5 e x5; semi xl,5; mametto con frutto xO.

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 LORANTHACEAE

Piante erbacee o arbustive che vivonocome semiparassite sui rami o sui tronchi dipiante legnose. Foglie verdi, coriacee, sem-plici, opposte, raramente alterne, persistenti,squamiformi. Fiori poco appariscenti, uni-sessuali o bisessuali, solitari o riuniti in in-fiorescenze a pannocchia, racemo, spiga.Frutto: drupa o bacca con 1 o 3 semi viscidi.

Le  Loranthaceae comprendono circa 35generi e sono distribuite nelle regioni tropi-cali temperate o anche fredde dei due emi-sferi.

Sono utilizzate parti delle piante di alcu-ni generi di questa famiglia per diversi usi:decotti di foglie e fiori per curare ferite,

distillati di fiori per cosmetici, foglie comecataplasmi a proprietà antielmintica, cortec-ce per la concia. Una pratica, ormai si sperain disuso, era quella di estrarre dalle bacchee dalla corteccia una sostanza vischiosa,molle ed elastica che veniva usata per la cac-cia di piccoli uccelli.

Il nome  Loranthaceae deriva da loron,

correggia, per la particolare forma dei peta-li.

VISCUM L.

Arbusti che formano grossi cespi sfericisu rami di alberi dai quali, tramite austori,traggono alcune sostanze necessarie per laloro vita. Sono piante semiparassite, con fu-sti verdi, articolati, cilindrici, foglie opposte,persistenti, coriacee; fiori unisessuali supiante distinte (dioiche). Fiori verde-giallastro riuniti in piccoli gruppi posti surami terminali. Frutti bacciformi, sferici,perlacei, con uno o più semi.

Il genere Viscum comprende circa 20specie diffuse in tutta l’Europa.

La maggior utilizzazione delle specie diquesto genere è quella, ormai diffusa in tuttoil mondo, della preparazione dei mazzi de-corativi beneaugurali. Le foglie e i ramisono usati in erboristeria per le proprietàvasodilatatrici e cardiotoniche.

VISCUM ALBUM L.

NOMI ITALIANI:Vischio.

Suffrutice di 30-80 cm, sempreverde, conramificazione dicotoma, semiparassita suspecie latifoglie, formante un piccolo cespu-glio globoso, eretto o parzialmente pendulo.Rami cilindrici, articolati, ingrossati ai nodi,verdi, biforcati con angoli di 30-40 gradi.Foglie opposte, sessili, spatolate, lunghe 37cm e larghe 2-4 cm, coriacee, con nervatureparallele. Fiori poco appariscenti, verdicci.Frutti in gruppi di 2-5, rotondi, perlacei, di10-13 mm di diametro, con 2-4 semi subtri-goni, ad angolo esternamente concavo.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa emiparassita, sem-

preverde.

FENOLOGIALa fioritura del vischio avviene nel mese

di marzo-aprile ed i frutti maturano anovembredicembre.

AREALE

La distribuzione di Viscum album siestende dall’Europa al Giappone. Gli esem-plari sardi appartengono alla sottospecie ti-pica, diffusa in Europa, Asia temperata edAfrica del Nord. Nell’isola si trova esclusi-vamente in una limitatissima zona del Gen-nargentu. Le indicazioni per altre localitàdevono essere confermate.

ECOLOGIAIl vischio è una specie che vive in

ambienti freschi, freddi ed umidi, la sotto-specie tipica si insedia sulle latifoglie ed inSardegna, in particolare, si trova su  Acer 

monspessulanum (acero minore) e su Cra-

taegus monogyna (biancospino).

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Viscum album:ramo xO,5; fiori maschili x2,5; fiori femminili in sezione x4; sacca poi/mica xJO; bacche immature x2, ramnettocon bacche xO,5, ramnetto con fiori xO,5.

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Viscum album

 Distribuzione di viscum album s.l. in Europa e nel bacino mediterraneo (Da Meusel, modificato e semplificato).

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NOTE COLTURALISi tratta di una pianta che vive affondan-

do l’apparato radicale succhiatore sullacorteccia degli alberi e la diffusione dei semiavviene per mezzo degli uccelli che si ciba-no dei frutti. Per lungo tempo si è credutoche la riproduzione potesse avvenire sola-mente in questo modo, in realtà la germina-zione dei semi avviene normalmente, anchese ottenere nuove piante in coltura non èfacile. Per la sua rarità in Sardegna la raccol-ta dovrebbe essere interdetta nel modo piùassoluto.

NOTE ETNOBOTANICHE

Tutte le specie parassite suscitano inte-resse e curiosità. L’utilizzazione della pasta

collante di vischio per catturare gli uccelli haorigini antichissime. Si ottiene triturando e

facendo putrefare il tutto con olio e resina.Già Plauto osservava che gli uccelli man-giando i frutti provocavano, con la diffu-sione delle piante, la loro stessa morte.Secondo Mattioli il vischio in Toscana eracollocato alla base dei cespi della vite perimpedire la salita dei bruchi verso i nuovigermogli. Ma probabilmente l’uso più co-mune, diffusosi dai paesi nordici anche nel-l’area mediterranea, è quella di ornamentobeneaugurale da regalare o appendere sullaporta in occasione del Natale e del nuovoanno. La droga del vischio è costituita dallefoglie che contengono diversi principi attivicon azione antispasmodica ed ipotensiva,per l’azione vasodilatatoria della sapotoninae della sapotossina. I frutti sono tossici e nei

bambini possono causare avvelenamentimolto gravi.

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Garighe montane e ginepreti a ginepro nano nel Gennargentu.

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 POL YGONACEAE

Piante erbacee, arbusti e alcuni alberi. Fo-glie alterne, semplici con guaina membra-nosa che trattiene le stipole. Fiori piccolibisessuali o unisessuali, solitari o riuniti ininfiorescenze a racemo. Frutto: noce o bacca.

Le Polygonaceae comprendono circa 30generi diffusi in tutto il mondo.

Sono utilizzate soprattutto come pianteornamentali per bordure, tappeti, giardinirocciosi.

 POLYGONUM L.

Piante erbacee perenni, suffruticose.

Rami eretti o flessuosi, con caratteristiciarticoli prominenti nei nodi. Foglie alternecon stipole. Fiori bianchi o rosa riuniti inspighe o pannocchie. Frutto trigono.

Il genere Polygonum comprende circa150 specie diffuse in tutto il mondo nelleregioni temperate.

I rizomi di alcune specie contengono tan-nino, saponine e sono impiegati anche comeastringenti, tonici e detersivi.

CHIAVE DELLE SPECIE

1 Pianta con fusti sottili, eretti .P. scoparium

1 Pianta con fusti robusti, prostrati .P. maritimum

 Polygonum scoparium Réq. ex Loisel.

NOMI ITALIANI:Poligono scopario.

NOMI SARDI:

 Allùppa cuaddu - Guasila Erva ‘e chentunudos - Dorgali  Niditzèddi - BortigiadasSìntziri.

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 Areae di Polygonum scoparium.

 Polygonum scoparium: pianta intera xO,35, particolare del fiore, delle ocree edelle foglie x7, 1.

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Pianta perenne sempreverde suffruticosa,a rami filiformi-flessuosi per lo più sempli-ci, alta da 50 a 120 cm, con aspetto di equi-seto. Foglie ellittiche, piccole (6-lOx 1-3mm), quasi inesistenti presso l’infiorescen-za, precocemente caduche al momento della

fioritura con margine revoluto e con nerva-ture evidenti nella pagina inferiore. Ocreecilindriche, molto più corte degli internodi,lunghe 4-5 mm alla base dei rami fioriferi,dentato-frangiate; brunoferruginee alla basee chiare nella parte superiore. Infiorescenzalassa spiciforme, spesso un po’ ramosa; fioriin verticilli uniflori o bifiori; perigonio erba-ceo, bianco-roseo, lungo 2,5-3 mm, a lobi

ravvicinati. Noce lucida, tngona, di pocosporgente dal perigonio.

TIPO BIOLOGICOPianta perenne, legnosa alla base, molto

ramosa. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da aprile a luglio. Fruttifica da

luglio ad ottobre.

AREALESpecie endemica della Sardegna e della

Corsica è piuttosto diffusa, anche se non fre-quente.

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Polygonuin scopariuln

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ECOLOGIACresce su terreni sabbiosi consolidati in

prossimità del mare e degli stagni costieri elungo i corsi d’acqua, sui margini delle scar-pate e su substrati incoerenti e ciottolosi al-meno temporaneamente idromorfi.

 Polygonum maritimum L.

NOMI ITALIANI:Poligono marittimo.

Fusti sdraiati, che partono da un rizomaingrossato e legnoso, rigidi, densamente fo-gliosi e più volte ramificati. Foglie sessili,ovali o lanceolate, persistenti, verde-glauco

o grigiastre, un po’ crassulente, nervatureevidenti e margine revoluto. Ocree sfran-giate, bruno-ferruginee alla base, argentee-traslucide nella parte superiore. Fiori isolatio riuniti in fascetti all’ascella delle foglie.Involucro fiorale con cinque petali, rosa obiancastri, 3-4 mm di diametro; androceo

formato per lo più da otto stami inseriti sullacorolla; ovario a tre corti stili. Acheni tn-goni, 4 mm, lisci, brunolucenti.

TIPO BIOLOGICOSpecie perenne, forma piccoli cespugli

prostrati con lunghi rami che si diffondonosul terreno a ventaglio. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da aprile ad ottobre.

ECOLOGIASpecie psammofila, cresce lungo i litora-

li e preferisce le sabbie sciolte presso labattigia, ma non disdegna quelle consolidateo le sabbiose-ciottolose purché prossime al

mare.

AREALEÈ presente soprattutto sulle coste del Me-

diterraneo e dell’Atlantico ed estende il suoareale anche alle regioni asiatiche e dell’A-merica meridionale.

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 Le dune sabbiose sono l’habitat più favorevole alla vita di Polygon urn inaritiinuin.

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 Polygunum maritimum: pianta x0,5; fiore e fiore aperto x3,5; achenio x4; parti-colare x1,5.

 Macchie costiere a Capo Malfatano.

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CHENOPODIACEAE

Piante erbacee perenni o anche piccoli ar-busti molto ramificati. Fusto spesso carnoso,talora senza foglie o con piccole squame,spesso articolato. Foglie alterne, semplici,talvolta carnose. Fiori incospicui, verdastri,unisessuali o bisessuali riuniti in infiore-scenze a densa cima. Frutto: nucula o ache-nio.

Le Chenopodiaceae comprendono circa100 generi distribuiti nelle regioni tempera-te e subtropicali di tutto il mondo.

Allo stato spontaneo vivono preferibil-mente nelle zone ricche di sali per la capa-cità che hanno di assorbire i sali alcalini e initrati di sodio e potassio. Molto diffuse

sulle spiagge, nelle steppe, nei deserti salati,negli stagni e nelle lagune salmastre dovecontribuiscono a creare la particolarefisionomia della vegetazione. Piante alofile,mostrano adattamenti che permettono loro lavita in ambienti particolari come quellisalmi, con fusti e foglie carnose, parenchimiacquiferi, ricoprimenti di peli o cere che li-mitano la perdita di acqua.

Alcune specie, come  Beta vulgaris L.presentano interesse economico per l’estra-

zione dello zucchero, altre hanno importan-za come specie alimentari, foraggere, medi-camentose.

CHIAVE DEI GENERI1 Piante con fusto articolato, carnoso,

foglie rudimentali 21 Piante con fusti fogliosi 32 Rami con numerose gemme rotondeg-

gianti, sterili  Halocnemum

2 Rami con soli articoli carnosi Arthrocnemum

3 Foglie rigide, pungenti, disposte a for-mare fascetti ascellari

Camphorosma

3 Foglie espanse 4

4 Foglie bianco-cinerino, intere o dentatoangolose  A triplex

4 Foglie verdi o biancoargento, carnose,ovalibislunghe, rombiche  Halimione

 HALOCNEMUM Bieb.

Arbusto molto ramoso con rami legnosiricoperti nella parte inferiore da gemme ro-tondeggianti a rosetta. Nella parte superioresi sviluppano i rami fertili formati da articolicilindrici, carnosi. Fiori piccoli, ermafroditi,con tre sepali ineguali, uno stame, ovariocon due stimmi. Frutto: achenio compresso.

Il genere  Halocnemum comprende unasola specie presente nelle zone salmastre delsud Mediterraneo.

 Halocuemum strobilaceum (Pallas) Bieb.

NOMI ITALIANI:Salicornia strobilacea.

NOMI SARDI:Vedi Arthrocnemum glaucum.

Arbusto che può raggiungere anche 1 mdi altezza. Fusti prostrato-eretti, legnosi,fitti, intricati, radicanti, ricoperti fittamentenella parte inferiore da gemme sterili aforma di rosetta o di cono. Rami fertili cilin-drici, allungati, articolati, spiciformi, crassu-lenti, disposti nella parte superiore dei rami

principali o lateralmente, sulle gemme steri-li. Fiori riuniti a gruppi di tre e situati entrologgette che si formano nella parte termina-le degli articoli. Perianzio piccolo, 2-4 mm,con tre corti denti. Stame con filamento fili-forme. Ovario con due stimmi riuniti allabase. Frutto: achenio, circondato dal perian-zio un p0’ rigonfio. Semi oblunghi, com-pressi, nerastri, lucidi, verrucosi sul dorso,reticolati sui lati.

TIPO BIOLOGICO

Arbusto densamente ramoso con ramivecchi persistenti che contribuiscono a for-mare un cespuglio fitto e compatto.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a settembre.

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Haloenemum strobilaceum:rwno con fiori x0,5; fiore x15, infiorescenza x2,5.

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AREALEL’areale gravita principalmente nel setto-

re orientale del bacino mediterraneo e del

Mar Nero, estendendosi anche nelle areeinterne dell’Ucraina. Nel settore occidentaleè diffuso nel Nordafrica ed in alcune locali-tà della Spagna meridionale. Del tutto assen-te in Francia, Jugoslavia e Italia peninsulare,si riscontra ancora in alcune località dellaSicilia e della Sardegna meridionale.

ECOLOGIASpecie alofila, vive in ambienti salmastri

o decisamente salsi.

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 Hulocnemum strobilaceum

 Distribuzione di Hulocnemum strobilaceum in Sarde-gna.

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 ARTHROCNEMUM Moq.

Piccoli arbusti con rami eretti o prostrati,articolati, apparentemente privi di foglie,carnosi. Foglie molto piccole, saldate a for-mare una guaina all’altezza dei nodi. Fioriunisessuali, piccoli riuniti in spighe raccor-ciate e situati nelle incavature dei nodi. Frut-to: acheho.

Il genere  A rthrocn em urn comprendecirca 7 specie diffuse nelle regioni tempera-te e tropicali soprattutto in ambienti salsi,come paludi costiere o zone paludose deser-tiche.

Le specie di questo genere per l’elevatocontenuto di sali erano utilizzate, dopo es-sere state essiccate e bruciate, come fertiliz-

zanti. Arthrocnemum e l’affine genere Salicor nia costituiscono le specie principali

della vegetazione delle paludi e delle lagunecostiere, ed è interessante osservare che iloro semi sono particolarmente ricercatidagli uccelli migratori.

 Arthrocnemum è un genere piuttosto dif-ficile per quanto riguarda la distinzione dellesingole specie che lo compongono a causadella loro stretta somiglianza morfologica.

L’abito perenne e l’aspetto di piccolo cespu-glio lo distingue dall’affine e molto similegenere Salicornia, che è prettamente erba-ceo. Le specie più diffuse in Sardegna risul-tano essere Arthrocnernurn glaucurn (Deli-le) Ung. Sternb. (= Salicornia rnacrostachya

Moric.) e  Arthrocnemum fruticosum (L.)Moq. (= Salicornia fruticosa L.)

CHIAVE DELLE SPECIE

1 Fusti eretti, rami inferiori cilindrici,articoli cilindrici A. glaucum

1 Fusti prostrati o eretti, rami inferiorilegnosi e nodulosi, articoli tondeggianti

 A. fruticosum

 Arthrocnemum glaucum (Delile) Ung.-Sternb.

NOMI ITALIANI:Salicornia, Erba cali, Sopravvivolo

legnoso.

NOMI SARDI:Sossoini - Cagliari

Sussuìni - Quartu S.Elena Lesso ìni, Sasso ìni.

Arbusto molto ramoso, alto da 50-60 cmsino a i m circa. Rami articolati, con articolicilindrici o claviformi, carnosi, lunghi circa icm. Foglie piccole, saldate alla base a forma-re una guaina attorno al nodo. Fiori incospicui,

disposti in corte spighe di tre fiori sui rami ter-minali. Fiori con perianzio rudimentale, imaschili con due stami e i femminili con ova-rio portante uno stilo lungo e sottile. Il perian-zio diventa un po’ rigonfio nel frutto e lo cir-conda completamente. Frutto, oblungo, un po’compresso, brunonerastro, lucido, verrucososu un lato e reticolato sull’altro.

TIPO BIOLOGICOArbusto molto ramificato formante un

denso cespuglio un po’ disordinato. Nano-fanerofita cespitosa.

FENOLOGIAFiorisce dalla primavera all’estate. Nel

periodo invernale e primaverile, quando lapianta è in fase vegetativa i rami presentanoun colore verde glauco, nella tarda prima-vera, in estate e nel periodo autunnale assu-mano invece una caratteristica colorazionerossastra.

AREALEÈ comune in tutte le aree costiere del ba-

cino mediterraneo e lungo le coste atlantichemeridionali della penisola iberica.

ECOLOGIAÈ una specie alofila che vive preferibil-

mente nelle lagune e nelle zone permeate co-stantemente di umidità e decisamente salse.

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NOTE COLTURALISi riproduce per seme, ma si espande an-

che grazie alla capacità di radicazione dei

rami a contatto con il terreno. Per la sua par-ticolare ecologia è limitato alle aree in qual-che modo salmastre, per cui non trova inte-resse come pianta da giardino.

 Arthrocnemum fruticosum (L.) Moq.

NOMI ITALIANI:Vedi A. glaucum.

NOMI SARDI:

Vedi A. glaucum.

Arbusto ramoso, alto 30-90 cm circa, ce-spitoso. Rami eretti o eretto-decumbenti, le-gnosi alla base, nodulosi, erbacei superior-mente. Articoli tondeggianti, lunghi circa 45

mm. Foglie piccole, guainanti. Fiori rudi-mentali racchiusi nelle fossette dei segmen-ti, i maschili con due stami, i femminili con

stilo filiforme. Frutto subgloboso, grigiastro,con setole rigide sull’apice.

TIPO BIOLOGICOArbusto con rami rigidi che formano un

denso cespuglio. Nanofanerofita cespitosa.

FENOLOGIAFiorisce dalla primavera all’estate.

AREALESpecie ad areale circumediterraneo si ri-trova anche nelle coste atlantiche della pe-nisola iberica e della Francia.

ECOLOGIASpecie meno alofila della precedente,

vive nelle paludi costiere, nelle lagune, negliacquitrini che si formano vicino al mare.

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A rthrocnemum glaucum:ramo xO,5, infiorescenza x2; fiore x5, seme x7,5.

A rthrocnemum fruticosum

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CAMPHOROSMA L.

Piante annuali o perenni, spesso aroma-tiche. Foglie piccole, semicilindriche. Fioriermafroditi o unisessuali disposti a formareinfiorescenze a spiga ovoide. Perianzio com-panulato con 4 denti ineguali. Stami quattrocon lunghi filamenti. Ovario con un soloovulo. Frutto: achenio.

Il genere Camphorosma comprende circa10 specie diffuse nell’Europa meridionale, Asiaoccidentale e centrale e Africa settentrionale.

Camphorosina monspelkwa L.

NOMI ITALIANI:Camforata di Montpellier.

Piccolo arbusto, alto da 20 sino a 50 cm,con numerosi rami, eretti o ascendenti, sem-plici o ramosi, contorti, legnosi alla base, den-samente pelosi o anche villosi. Foglie lineari,acute, rigide, coriacee, sessili, pubescenti,spesso fascicolate. Fiori riuniti a formare una

infiorescenza a spiga ovoide o un p0’allunga-ta, corta, fogliosa alla base. Fiori con involucrodi 2-3 mm, peloso, campanulato. Stami quattrocon filamenti sporgenti. Ovario con stilo chetermina con due lunghi stimmi. Frutto circon-dato dal perianzio membranoso. Semi oblun-ghi, compressi, 2 mm lunghi, neri, reticolati.

TIPO BIOLOGICOPiccolo arbusto, aromatico, con numerosi

fusti legnosi, prima prostrati, poi eretti. Ca-mefita fruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da giugno a ottobre.

AREALE

Specie diffusa soprattutto nelle aree co-stiere del bacino mediterraneo, vive anchenelle zone più interne della penisola iberica,dell’Ucraina e in Asia minore.

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Camphorosma inonspeliaca

Camphorosma monspeliaca:rami xO, 5 e x2; infiorescenza x2; fiore maschile efiore femminile x5; brat/ca e seine x5.

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ECOLOGIAIndifferente al substrato geopedologico,

vive in ambienti aridi, soleggiati e ventosisoprattutto della fascia costiera come rocce,roccaglie, terreni ciottolosi o ghiaiosi e, tal-volta, anche sabbie consolidate.

NOTE COLTURALISi propaga per seme, ma anche per mezzo

dei rametti striscianti con radici. Può costi-tuire piccoli tappeti sulle superfici più degra-date dei giardini, prossimi alla linea di costa.

 ATRIPLEX L.

Piante annue, perenni, arbustive suffru-ticose. Foglie alterne od opposte, dentate,

astate o intere. Fiori unisessuali sulla stessapianta o su piante distinte, riuniti a formareglomeruli che poi si riuniscono in infiore-scenze a spiga o a pannocchia.

Il genere A triplex comprende circa 100specie, distribuite nella fascia litorale delleregioni temperate.

Alcune specie sono utilizzate come ali-mento, altre per la fabbricazione dei saponi.

 Atriplex halimus L.

NOMI ITALIANI:Alimo, Malocchio, Porcellana marina.

NOMI SARDI: Berbéna T orpé‘Alimu, ‘Elamu, ‘Elima, ‘Elirnu, Elma,

‘Eluma, ‘Eramu, Selèbra.

Pianta suffruticosa molto ramificata conrami intricati, divaricati, eretto-patenti,ascendenti o riflessi, che formano grossi ce-

spugli compatti di 1-2 m di altezza. Fogliepicciuolate, con lamina di 2-5 cm, carnoset-ta, bianco-cinerino e pruinosa, a margineintero o dentato-angolosa alla base.

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 Atriplex halimus:

 Atriplex halimusramo con fiori e ramo con foglie xO,5; fiori, frutto eseine x5.

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Infiorescenze all’apice dei rami, lunghe5-15 cm, prive di foglie. Fiori unisessuali,giallastri, poco appariscenti, riuniti in glo-meruli che portano alla base i fiori femmini-li e alla sommità quelli maschili. Fiori

maschili con sepali ovali, farinosi e con cin-que stami; fiori fernmmli con ovario a duestimmi filiformi e con bratteole lisce o reti-colate all’esterno, accrescentisi nella fruttifi-cazione. Valve fruttifere riunite alla base,farinose, ovali, reniformi o deltate, con mar-gine intero o undulatocrespato.

TIPO BIOLOGICOCespugli densi, con rami eretti o eretto

patenti. Fanerofita suffruticosa.

FENOLOGIAInizia la fioritura a luglio e la protrae sino

a ottobre.

AREALE Atriplex halimus è una specie a distribu-

zione circumediterranea, che presenta unareale secondario nell’Africa del Sud. È dif-fusa sulle coste atlantiche del Portogallo e inEuropa; manca in Jugoslavia, Albania,

Bulgaria e Arcipelago Egeo.

ECOLOGIASpecie eliofila e alofila, vive per lo più in

prossimità delle zone litoranee battute daiventi, lungo i corsi d’acqua, ambienti rude-rali, scarpate e bordi della strade. In Sarde-gna occasionalmente si riscontra anche nellezone interne.

NOTE COLTURALI

Si riproduce facilmente sia per seme siaper talee o astoni radicali e si presta per co-stituire siepi e bordure, potendosi modellareanche con potature drastiche.

NOTE ETNOBOTANICHELe estremità dei rametti teneri, fatti ma-

cerare nell’aceto si usano come condimento,analogamente ai fiori del cappero.

 HALIMIONE Aellen

Piccoli arbusti ramificati con rami eretti.Foglie opposte, argentee. Fiori unisessuali,piccoli, riuniti a formare un glomerulo edisposti in pannocchie basse, terminali. Frut-to: achenio.

Il genere comprende la sola specie Hali-

mione portulacoides diffusa nelle zone tem-perate dell’Europa, Asia occidentale, Africaaustrale, America del Nord.

 Hatimione portulacokies (L.) AellenSin.: Atriplexportulacoides L., Obione

 portulacoides (L.) Moq.

NOMI ITALIANI:Atriplice portulacoide.

Suffrutice di colore bianco-cinerino perla presenza di papille vescicolose, alto da 30cm a i metro circa, con rami eretti o pro-strati, angolosi. Foglie ovali-bislunghe orombiche, opposte, con corto picciuolo,accompagnate all’ascella da un gruppetto difoglie più piccole. Fiori maschili con sepali

ovali, liberi, pulverulenti per la presenza dipeli vescicolosi e cinque stami; fiori femmi-nili con due bratteole che simulano unperianzio e con ovario che porta uno stilocorto. Frutto circondato da valve fruttifereche si saldano sino alla sommità ad origina-re un falso frutto compresso, coriaceo,cuneato alla base, tnlobo alla sommità,verde-argento e con irregolari tubercoli sututta la superficie. Seme nero con funicolofiliforme.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice, molto ramoso, con rami pro-

strati o prostrato-ascendenti. Nano fanerofi-ta o camefita suffruticosa.

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Halimione portulacoides:ramo con infiorescenza x0,5; fiore maschile x15; fiore femminile x15; frutto xlO; seme x20.

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FENOLOGIAFiorisce da luglio a ottobre e fruttifica da

ottobre a dicembre.

AREALESpecie largamente diffusa lungo le aree

costiere di tutto il Mediterraneo, estende ilsuo areale sino alla coste dell’Inghilterra,dell’Irlanda e sino alla Danimarcanell’Atlantico, America del Nord, Asia eAfrica del <Z li

ECOLOGIAPianta alofila, vive sulle paludi salmastre,

dove assieme ad Arthrocnemum e a Salicor-nia, forma densi tappeti nelle zone umide ein quelle immediatamente adiacenti.

NOTE COLTURALISi diffonde facilmente da seme e per ta-

lee; potendo svilupparsi in breve tempo èadatta a coprire zone rocciose aride in pros-simità del mare.

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 Ha/unione portulacoides

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 RANUNCULA CEAE

Piante ad habitus molto vario: in preva-lenza erbacee perenni con tuberi, rizomi, maanche erbe annuali e piante legnose, talvoltarampicanti. Foglie radicali o caulinari, spar-se o opposte, intere o variamente divise.Fiori bisessuali, solitari o riuniti in cime oracemi. Perianzio semplice o doppio, regola-re o irregolare. Stami numerosi. Ovario for-mato da un numero variabile di carpelli,liberi. Frutto: achenio, follicolo, capsula obacca.

Le Ranunculaceae comprendono circa 50generi distribuiti in tutto il mondo. Sonopiante che vivono entro l’acqua, nelle zoneumide, nel sottobosco e anche in quelle so-

leggiate, aride e ventose.La famiglia delle Ranunculaceae è oggi,

generalmente, considerata una famiglia pri-mitiva, che si è evoluta probabilmente da ungruppo delle  Magnoliales, piante arboree amorfologia fioraie molto arcaica. Le ranun-colacee, oltre a una grande variabilità nel-l’ambito della famiglia, presentano quasitutte caratteri primitivi, riscontrabili spessonel grande numero di petali, degli stami, deicarpelli e soprattutto per la disposizione spi-

ralata degli elementi fiorali sul ricettacolo.Alcune specie sono utilizzate come pian-te ornamentali.

Molti generi contengono principi acri evelenosi, come A conitum, Adonis, Helleborus,

 Ranunculus, Anemone, Clematis. Altrihanno proprietà terapeutiche, come sedativio anestetici locali (Thalictrum), altri ancorasono diuretici, purgativi, emmenagoghi e ga-lattogeni (Nigella, Aquilegia).

CLEMATIS L.

Piante erbacee, arbustive o lianose, ram-picanti, con fusti spesso muniti di organi ag-grappanti originatisi dai picciuoli fogliari.Foglie divise. Fiori bisessuali o riuniti in in-fiorescenze a pannocchia. Mancanza di pe-tali e trasformazione dei calice nella funzio-ne vessillare.

Il genere Clematis comprende circa 250specie che vivono nelle regioni temperate-fredde dell’Emisfero boreale.

Si propagano per talea, margotta e seme,e sono largamente impiegate come piante or-namentali, soprattutto per la fioritura che, inalcune specie è invernale o estiva.

Tutte le Clematis sono velenose per lapresenza di un alcaloide, la anemonina, espesso provocano irritazioni cutanee e vesci-che. Venivano usate, un tempo, dai mendi-canti per procurarsi delle ulcere e per questosono anche chiamate “erbe dei cenciosi”.Anche se sono note le proprietà tossiche diquesto genere, tuttavia nella medicina popo-lare sono utilizzate come diuretico e controla scabbia. I germogli giovani vengono con-

sumati come gli asparagi.Ii nome Clematis sembra derivi da kiema

pianta che si avviticchia.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Piante a fioritura autunnale, invernale,

o primaverile; fiori con 4 pezzi corollini di2,5-4 cm, spesso con chiazze porporine;foglie semplici o incisolobate .

C. cirrhosa1 Piante a fioritura tardo-primaverile, o

decisamente estiva; foglie composte, confoglioline nettamente distinte 22 Fusti sempre sottili; fiori odorosi;

foglioline di 2-4 cm; piante di ambienticostieri o raramente montani .

C. flammula

2 Fusti robusti; fiori inodori o scarsamen-te profumati; foglioline lunghe 5-8 cm; pian-te di ambienti freschi .

C. vitalba

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Clematis cirrhosa L.

NOMI ITALIANI:Clematide cirrosa.

NOMI SARDI: Aùssara - S euloBin tìtzu - IsiliBidighìgnu - Sassari Bidighìngiu - BusachiBinzilu - UsellusErighìnzu - TorpéFilichìnzu - Dorgali Ilichìnzu - Dorgali Itikìnzu masedu - Lodé

 Mussòrgia - Iglesias, TeuladaPidighìgnu - SassariPilighìnzu - BororePirighìnzu - Oristano Rethi - Orani, Orgosolo, Sarule Reti - Lodé, Lula, SiniscolaSinziì!u - MogoroSu ntrezzu - VillaputzuTintirìzu - DolianovaTrez,zu - MuraveraViti alva - Bortigiadas, Tempio Bentìtzu, Bidighìnzu, Bin tfrìnzu, Bin tirìz-zu, Intìtzu, Intrètzu, Intrìcciu, Pidighìnzu,Vitichìngiu.

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Clematis cirrhosa

Cleinatis cirrhosa:ramo con fiori e ramo con frutti xO,5; fiori isolati xl; stame e ovarioe achenio x2; particolare di ramodi più anni xl.

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Pianta lianosa, rampicante, con foglie op-poste, caduche. Fusto lungo sino a 10 m,esile, nodoso, poroso, con corteccia fibrosanelle parti inferiori, con cirri prensili sem-plici o bifidi e, talora, con brachiblasti fio-riferi, persistenti e legnosi. Foglie fiorali conpicciuolo di 10-20 mm, semplici, con mar-gine intero, trilobe o decisamente pennato-sette con numerosi lobi lineari-lanceolati, li-sce; foglie dei rami vegetativi lobato-laciniate, raramente intere. Fiori grandi e nu-merosi sui brachiblasti delle annate prece-denti, sostenuti da un lungo peduncolo pen-dulo, provvisto di due bratteole verdi, unitea coppa più o meno appressate alla corolla asimulare un calice; lacinie fiorali quattro, diforma ovato-allungata con rilievi e scalana-

ture longitudinali, di colore bianco o gialla-stro, provviste spesso di numerose chiazzeporporine e con pelosità vellutata nella parteesterna; stami numerosi, verdastri, con fila-menti appiattiti verso il basso ed antereallungate; ovario pluricarpellare con stilipelosi, accrescentisi nel frutto, e stimmi gla-bri. Semi di 6-8 mm a contorno ovato-circo-lare con una scalanatura laterale e con unalunga coda piumosa.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa, caducifoglia, a svi-luppo autunnaleprimaverile.

FENOLOGIALa clematide cirrosa presenta i fiori

prima della comparsa delle foglie nel perio-do autunnale-invernale nelle zone litoranee epiù calde, e nel primo periodo primaverilenelle zòne montane. In annate particolari, aseconda dell’andamento stagionale, sonopossibili fioriture supplementari a maggio-giugno. I semi sono di pronta maturazione evengono dispersi dal vento grazie alla pre-senza delle lunghe code piumose.

AREALELa clematide cirrosa è presente lungo le

zone costiere del bacino del Mediterraneo.In Sardegna è abbondante lungo tutta la fa-scia litoranea.

ECOLOGIASpecie termofila ed eliofila trova le con-

dizioni ideali di vita negli ambienti costieri ecaldi, dove caratterizza la vegetazione, ri-coprendo spesso i cespi di lentisco e gli altrielementi legnosi della macchia mediterra-nea. In zone ben esposte ed assolate puòvegetare sino ai mille metri di quota.

NOTE COLTURALILa clematide cirrosa si riproduce bene sia

per seme che per talea e, essendo una specieindifferente al substrato e poco esigente infatto di necessità idriche, può essere coltivatacon facilità anche su spazi limitati, ed è ingrado di coprire in breve tempo graticciate emuri o adagiarsi su altre piante legnose. Pian-

te crescenti allo stato spontaneo fiorisconotalora anche a maggio-giugno, coprendosiintegralmente dei caratteristici grandi fiori,fatto che potrebbe essere sfruttato per valoriz-zarla nei giardini degli ambienti mediterranei.La raccolta dei semi, prontamente caduchi,deve essere effettuata quando presentano lacoda piumosa pienamente sviluppata.

NOTE ETNOBOTANICHEIn Sardegna i tralci della pianta raccolti

indipendentemente dalla stagione, e conser-vati sotterrati o in luoghi umidi, erano uti-lizzati come legacci per innesti e nei lavoridell’orto in genere. Secondo alcuni, i fiorisarebbero pascolati dalle api e darebbero ilmiele amaro, ma è probabile che ciò sia do-vuto a confusione per la contemporanea fio-ritura del corbezzolo.

Clematis flammula L.

NOMI ITALIANI:Clematide fiammola, Fiammola, Viticcio.

NOMI SARDI: Reti - Dorgali Retio - Alghero‘Urzula - Aritzo, Barisardo Benzìgliu, Bind/1u,  Binzìgliu, Binzìllu,

 Inzìllu, Tetti.

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Clematis flammula.

 Arcale di Clematis flammula.

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Pianta lianosa, rampicante con foglie co-riacee, opposte. Fusto esile, liscio, angoloso,scandente, lungo fino a 3-4 m, rossastronelle fasi giovanili, verdastro scuro a matu-rità, provvisto di cirri. Foglie picciuoiate, leinferiori semplici, ovato-lanceolate di 3-5x2-3 cm, quelle degli internodi superioricomposte, con 3-9 foglioline, di dimensionitanto più piccole quanto più numerose, conlamina liscia e margine intero. Infiorescenzein pannocchie terminali con numerosi fioriodorosi con lacinie di 1O-18x3-4 mm, bian-chi, tomentoso-sericei nella faccia esterna.Stami numerosi con filamenti appiattiti inbasso ed antere bianco-verdastre; carpellinumerosi, con stili pelosi, accrescentisi amaturità. Acheni a contorno ovale, con le

facce schiacciate, rilevate ai bordi e provvi-sti di una lunga coda piumosa.

TIPO BIOLOGICOSpecie a portamento molto variabile, da

emicriptofita a fanerofita lianosa, è in gradodi emettere ogni anno numerosi getti moltolunghi che si adagiano sui terreno o sulle al-tre piante legnose.

FENOLOGIA

La viticella è una specie che fiorisce nellatarda primavera, ma soprattutto nel periodoestivo. Matura i frutti a settembreottobre.

AREALEÈ diffusa nelle zone costiere del bacino

mediterraneo. In Sardegna si ritrova lungo lecoste, ma anche sporadicamente nelle zonemontane dell’interno.

ECOLOGIASpecie eliofila e termofila, la fiammola

predilige gli ambienti assolati delle zone co-stiere, dove vive indifferente al substrato sullesabbie o sui terreni rocciosi, frammista allealtre specie della macchia, che sovrasta con ilsuo fogliame e la sua abbondante fioritura.

NOTE COLTURALISi riproduce per seme, per talea o prele-

vando parte dei rizomi sotterranei. In brevetempo sviluppa un abbondante fogliame epuò fiorire sin dal primo anno. È adatta percoprire graticciate, per ravvivare il verde dialtre specie sempreverdi della macchia me-diterranea con la sua ricca ed odorosa fio-ritura. Vive meglio e rigogliosa negliambienti costieri, dove può sviluppare i sot-tili fusti per 3-4 m di lunghezza, adagiando-si però su un qualsiasi supporto. Nelle zonemontane richiede i luoghi meglio esposti,ma comunque resta più contenuta nel suosviluppo ed i fiori divengono meno odorosio del tutto inodori.

NOTE ETNOBOTANICHENon si conoscono notizie particolari rela-

tive a questa specie, ma alcuni suoi nomi,soprattutto quello di fiammola (forse per ilrosso dell’irritazione che provoca sulla pelle),fanno supporre che sia stata utilizzata per glistessi scopi della vitalba. I tralci si prestanocome legacci nei lavori di campagna.

Clematis vitalba L.

NOMI ITALIANI:Clematide vitalba, Erba dei cenciosi,

Viorna, Vitalba.

NOMI SARDI: Auciàda - Iglesias Aùssara - lerzu Auzara - Villanovatulo Bìdighìngiu - Atzara Bidikìnzu - Bono, Bonorva, Cuglieri Bidikìnzu - Orune Bidrighinzu - Osilo Bilikìnzu - Nuoro, Orune Bidi ‘inzu - Olzai Ertèssu - SeuloFìrighinzu - Sassari Idighinzu - Nule Interzu - Gavoi Istèlzu - Belvì Istèrzu - Lanusei

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Clematis flammula:ramo con infiorescenza, foglia xO,5; ovario e stagni x2; fiore senza tepali x]; tepalo xl, 5; fiore xl; acheini xO,5e xl.

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 Itikìnzu - Lula, Siniscola Itikìnzu areste - Lodé Medichìnzu - Orani, SaruleOltezzu - Meana Reti - DorgaliSterzu - Artizo, Villagrande StrisailiTihinzu - UrzuleiTrighìnzu - S antulussurgiu, SedilVidichìngiu - OlienaVitichìngiu - FonniVidi ‘nzu - OrgosoloVitikìnzu -Bitti, Lula, Siniscola Azzara, Auzzara, Benzìgliu, Bidrighinzu,

 Binzillu, Binzigliu, Idrighinzu, Inzillu, Istèrt- zu, Trighinzu, Zara.

Liana con foglie opposte, caduche. Fusto

lungo 2-15 m con corteccia sfaldantesi in fi-bre longitudinali. Foglie composte con pic-ciuolo di 1-3 cm e 5-7 foglioline con laminaovata o ovata-lanceolata, lunghe 5-8 e larghe3-5 cm, con margine intero o irregolarmenteinciso-dentato, liscia o provvista di peli seri-cei nella pagina inferiore. Infiorescenze pani-

colate, inserite all’ascella delle foglie o ter-minali, con numerosi fiori bianchi. Tepali di8-12x3-5 mm con apice ottuso inferiormente,tomentoso-sericei, superiormente lisci; staminumerosi, i più esterni di lunghezza minore,bianco-verdastri, glabri, con antere lanceola-te di 9-11 mm, stili sericei accrescentisi amaturità e stimma glabro a capocchia. Car-pelli più o meno numerosi, a contorno ovato-acuminato, con una lunga coda piumosa, per-sistenti sulla pianta anche a maturità.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa caducifoglia a svilup-

po primaverileestivo.

FENOLOGIA

Fiorisce a maggio-luglio a secondadell’altitudine e matura gli acheni a ottobre-novembre.

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Clematis vitalba

Clematis vitalba:ramo fiorifero e foglie xO,5; fiore xl; acheni xO,5 e xl; fiore senza tepali xl; tepali xl,5; particolare del tomento deitepali: molto ingrandito; rametto di più anni e ramo scor-tecciato xl; particolare del picciuolo e delle foglioline.

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AREALESpecie a larga diffusione è presente in tutta

Europa, Africa del Nord ed Asia Minore.

ECOLOGIALa Vitalba è una pianta moderatamente

eliofila che vive dal livello del maresin’oltre i 1200 m di quota; predilige gliambienti umidi ed è frequente lungo i corsid’acqua, i fontanili, i margini dei boschi, iboschi freschi, dove si solleva con gli alberisino a svettare oltre la loro chioma.

NOTE COLTURALISi può riprodurre con relativa facilità sia per

seme che per talea, ma soprattutto, anche inquesto caso, per mezzo di stoloni radicali. Incoltivazione, per avere i risultati migliori,

richiede innaffiature frequenti per mantenere ilsubstrato fresco ed umido in permanenza. Hauno sviluppo piuttosto vivace ed è in grado diprodurre in pochi anni grossi cespi che si pos-sono far adagiare su altre piante arboree, gratic-ciate o sulle strutture più varie. La fioritura per-sistente e il ricco fogliame costituiscono fattori

importanti per la sua valorizzazione come pian-ta da giardino, ma nonostante ciò in Sardegna èpraticamente inutilizzata a questo scopo.

NOTE ETNOBOTANICIIESpecie con abbondante fioritura è una pian-

ta visitata dalle api ed a ragione consideratamellifera. I giovani germogli in alcune zonesono utilizzati bolliti come insalata, si tratta diuna pianta velenosa con sostanze tossiche evi-dentemente termolabili, ma l’uso culinariodovrebbe essere comunque sconsigliato. Lefoglie, a diretto contatto della pelle, possonoprovocare irritazione e i mendicanti, nei san-tuari campestri e nelle feste paesane, usavanoprocurarsi piaghe per impietosire i pellegrini.Diversi nomi nelle varie lingue richiamano

questa pratica comune in quasi tutta Europa. Itralci, sottili e flessibili venivano utilizzati perlegare gli innesti o come cordame grossolano.Era diffusa in tutta la Sardegna l’usanza difumare i tralci secchi come surrogato dellasigaretta, pratica del tutto da evitare per i pos-sibili effetti dannosi sull’organismo.

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 Area/e di Clematis vitalba (Da Meusel, semplificato).

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CA PPA RACEAE

Piante erbacee, arbustive, talvolta arbo-ree e lianose. Foglie alterne, semplici ocomposte con fiori bisessuali, raramenteunisessuali, solitari, in fascetti riuniti ininfiorescenze a racemo o a corimbo. Petali esepali quattro disposti diagonalmente. Ova-rio di due carpelli. Frutto capsula o bacca.

Le Capparaceae comprendono 40-50 ge-neri distribuiti nelle regioni tropicali e sub-tropicali dell’Australia, America settentrio-nale, Africa e nelle zone temperate del Me-diterraneo.

Molte specie di questo genere sono colti-vate come piante ornamentali, altre sono uti-lizzate in medicina o nell’industria chimica.

CAPPARIS L.

Arbusti, con fusto tortuoso o rampicanticon fusto flessuoso, o anche alberi e suffru-tici. Foglie semplici, talvolta con stipole spi-

niformi o spine. Fiori solitari o riuniti inracemi laterali o terminali. Sepali e petaliquattro, grandi. Stami numerosi; ovario pe-duncolato. Frutto: bacca con diversi semi.

Il genere Capparis comprende circa 250specie diffuse nelle regioni con clima tem-perato, tropicale e subtropicale.

Diverse sono le utilizzazioni delle speciedi questo genere: il legno, pesante e com-patto, è usato per lavori al tornio; la corteccia,amara, è utilizzata contro l’idropsia e la gottaed infine, le gemme fiorali, note come cappe-ri, sono raccolte per le loro proprietà antiscor-butiche, rinfrescanti e stimolanti l’appetito.

Capparis spinosa L.

NOMI ITALIANI:Cappero, Capparo.

NOMI SARDI:Tappari - SassariTappara, Tapparas.

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Capparis spinosa

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Piccolo arbusto cespitoso con rami stri-scianti o eretto-scandenti, a foglie caduche.Rami contorti ad internodi raccorciati, bian-castri, lunghi 30-80 cm. Foglie ovato-rotonde, carnosette, di 3-4 cm, lisce, con pic-

ciuolo di 10-15 mm, provviste di due picco-le spine all’inserzione sul fusto. Fiori supeduncolo di 2-5 cm con calice formato dadue brattee verdi, avvolgenti nel boccio iquattro petali, che sono bianchi a contornocircolare, appariscenti, con unghia brevissi-ma. Stami numerosi con filamenti avvolti aspirale nel bocciolo, lunghi 3-4 cm, violaceinella parte superiore, e con antere rossastro-porporine, di 1-2 mm, presto caduche. Frut-

to sostenuto da un peduncolo accrescentesi amaturità, cilindrico-fusiforme alle due estre-mità, carnoso, che si apre in una linea lon-gitudinale. Semi numerosi, reniformi, gialla-stri, di 1-2 mm.

TIPO BIOLOGICOCamefita fruticosa caducifoglia, con fo-

glie carnosette.

FENOLOGIAIl cappero inizia l’attività vegetativa ad

aprile-maggio e fiorisce a maggio-giugno.Per tutto il periodo estivo, anche in rapportoall’andamento stagionale può presentare una

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Capparis spinosa

Capparis spinosa:ramo con fiori, frutti xO,5; semi x2,5; antere x3; ovario x2,5; stame xl; particolare delle gemme xl, 5 e xl; bocciolifiorali xO,5.

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fioritura sporadica, che si fa più consistentecon il mitigarsi delle temperature a settem-bre, per decrescere via via nel mese di otto-bre, quando inizia anche a perdere le foglie.

AREALEIl cappero è una specie tipicamente me-

diterranea, ma, coltivato fin dall’antichità,oggi si trova spontaneizzato anche in am-bienti continentali. In Sardegna la sua distri-buzione allo stato spontaneo è limitata allezone calcaree mioceniche nel Sassarese e nelCagliaritano.

EC0L0GIAPianta eliofila e xerofila, vive su qualsiasi

substrato, ma preferibilmente in ambienti cal-

carei, rocciosi, nelle falesie, dove si insedianelle spaccature delle rocce, crescendo pendu-lo. Specie poco esigente e frugale vive, nellearee di colonizzazione secondaria, soprattuttosulle vecchie mura ben esposte delle città.

NOTE COLTURALIIl cappero si riproduce per seme e per ta-

lee ottenute con rametti di 2-3 anni. È stataconsiderata spesso come una specie esclusi-vamente rupicola e per tale motivo i semi

venivano posti su piccole nicchie naturali,

oppure ottenute artificialmente sulle paretidelle rocce calcaree; in realtà il cappero col-tivato anche in piena terra acquisisce unamaggiore floridezza e dà, se opportunamen-te irrigato, una continua produzione di nuovifiori dal mese di giugno ad ottobre. In Sar-degna si trova coltivato in limitate estensio-ni nell’area intorno a Cagliari. Specie moltobella come pianta da giardino, presenta peròfiori molto fugaci, fatto però compensatodall’emissione di sempre nuovi boccioli.

NOTE ETNOBOTANICHEIl cappero, di cui si utilizzano soprattutto

i boccioli fiorali a scopo alimentare, è unapianta conosciutissima ed apprezzata sindall’antichità per le sue proprietà aperitive,

digestive, toniche ed eccitanti. “Conturba ilcorpo”, scrisse Dioscoride, “il suo frutto edil fusto si condisce nel sale per essere poiusato nei cibi”. L’uso culinario dei capperi,con varianti nel modo di conservazione, conil vino o con l’aceto, è dunque un costumeche possiamo definire millenario. Ma in al-cuni periodi i capperi sono stati usati piùcome medicina che come condimento. In er-boristeria la radice e la scorza, per i principiamari che contengono, sono utilizzate come

diuretiche, contro la gotta e le idropsie.

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 BRASSICACEAE

Piante erbacee, annuali, bienni, suffruti-cose, o piccoli arbusti, raramente rampicanti.Foglie alterne, intere, ovali o lineari, sessili ocon corto picciuolo oppure sinuate o divise.Fiori bisessuali, disposti in infiorescenze aracemo o corimbo. Sepali e petali 4, dispostia croce; stami 6 dei quali quattro lunghi e duecorti, ovario con due carpelli. Frutto siliqua osiliquetta con i semi disposti su un falso settocentrale, membranaceo, detto rep/urn.

E una famiglia, conosciuta anche con ilnome di Crucjferae, con moltissimi generi,circa 380, con ampia diffusione in tutto ilmondo negli ambienti più vari.

Le specie di questo genere hanno diverse

utilizzazioni: ornamentale, alimentare,foraggera, oleifera e officinale.CHIAVE DEI GENERI

1 Frutto allungato, siliqua; foglie grandi,carnose  Brassica

1 Frutto ovale, siliquetta; foglie piccole,carnosette  Lobularia

 BRASSICA L.

Piante erbacee, perennanti o piccoli ar-busti. Foglie di forma varia, ricoperte da unostrato pruinoso che conferisce loro un coloreverde-glauco. Fiori bisessuali gialli riuniti,in infiorescenze a racemo. Frutto suiquacilindrica, lunga e sottile con molti semi.

Il genere  Brassica comprende circa 50specie diffuse in tutto il mondo.

Le specie di questo genere sono impiegatein agricoltura, foraggiocoltura e, per la pre-senza di olii nei semi, sono tipiche piante daolio. Molte specie sono utilizzate per la pro-duzione di mostarde, come la Brassica nigra

o senape nera e Sinapis alba o senape bianca.

 Brassica insularis Moris

NOMI ITALIANI:Cavolo selvatico.

NOMI SARDI:Cauleddu - Lula, Lodé, OraniCaule ‘e monte - Dorgali.

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 Brassica insularis

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Pianta suffruticosa, con foglie caduche eabbondante fioritura. Fusto di 0,4-2,5 m,eretto-ascendente, ramificato nella parte su-periore, contorto e non compiutamente li-gnificato, anche negli esemplari di grossedimensioni. Foglie verdi-glauce, alterne congrosso picciuolo e lamina carnosa, espansa,largamente ellittica, increspata ai margini econ nervature molto pronunciate nella pa-gina inferiore. Infiorescenze terminali, race-mose, con numerosissimi fiori con odoregrato; fiori provvisti di peduncoli di 1-2 cm,con calice a sepali verdi, caduchi; petaliquattro, bianco-candidi, ovato-spatolati, di10-16 mm; stami 6 con filamenti bianchi eantere gialle. Frutti: silique di 2-5 cm, conbreve rostro all’apice. Semi reniformi di 1-2

mm.

TIPO BIOLOGICODa camefita a fanerofita suffruticosa, ca-

ducifoglia.

FENOLOGIAFiorisce da aprile, nelle zone più calde, al

mese di giugno in quelle più elevate.

AREALERitenuta esclusiva della Sardegna e di ii-

mitate località della Corsica è stata reperitarecentemente nell’isola di Pantelleria ed inNordafrica. In Sardegna si rinviene soprat-tutto nelle aree calcaree montane e in am-biente litoraneo nelle piccole isole della Sar-degna meridionale; in particolare nell’isoladei Cavoli, il cui nome deriverebbe appuntodalla pianta, si trovano gli esemplari di mag-giore dimensioni conosciuti.

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 Areale di Brassica insularis.

Brassica insularis:ramo con fiori efrutti, calice, petalo e stami xO, 6; an-tere x6; siliqua xl,5; seme x3.

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ECOLOGIAIl cavolo selvatico di Sardegna è una pian-

ta eliofila che si riscontra con maggiore fre-quenza nelle pareti delle aree calcaree meso-zoiche, ma anche su substrati di natura sili-cea, come nelle piccole isole già menzionate.Tuttavia il suo areale potrebbe essere ben piùampio e con tutta probabilità la sua presenza,nei luoghi facilmente accessibili, è preclusadal pascolamento trattandosi di una specieparticolarmente ricercata dal bestiame.

NOTE COLTURALIPuò essere facilmente coltivato da seme

con la stessa tecnica dei cavoli coltivati. Lenuove piantine in condizioni ottimali cre-scono rigogliose con bella e profumata fio-

ritura, contrariamente alle altre specie dellostesso genere.

NOTE ETNOBOTANICHENon si conoscono particolari usi di questa

specie, che tuttavia è stata utilizzata talvoltaa scopo alimentare.

 LOBULARIA Desv.

Piante annue o perenni, cespugliose, conrami eretti o arcuati. Foglie bianco-grigia-stre. Fiori bianchi riuniti in densi racemi.Frutto siliquetta, ovale, pelosa.

Il genere Lobularia comprende pochespecie presenti in Europa e in Africa.

 Lobularia maritima (L.) Desv.Sin.: Alyssum maritimum (L.) Lam.

NOMI ITALIANI:Filigrana comune, Alisso odoroso.

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 Lobukiria marittima.

Lobularia maritima:ramo con fiori xO, 5;fiore x4; infiorescenza xl, 5;frutto xl,5.

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Pianta cespugliosa, ramosa sin dalla base,alta da 20 a 30 cm o anche più. Rami eretti,ascendenti o anche arcuato-pendenti. Fogliestrette, lineari-lanceolate, grigio-verdi per lapresenza di peli bianchi, biforcuti, stretta-mente ravvicinati. Fiori bianchi o legger-mente rosati, debolmente odorosi, riuniti indensi racemi che si allungano a maturazione.Calice con sepali patenti. Corolla con quat-tro petali a lamina arrotondata. Frutto ellit-tico, 2-3 mm, peloso.

TIPO BIOLOGICODensi cespuglietti, legnosi alla base. Ca-

mefita suffruticosa.

FENOLOGIA

Fiorisce principalmente da marzo asettembre. La fruttificazione è di poco poste-riore alla fioritura che, anche se meno

abbondante, spesso continua nel periodoinvernale.

AREALEL’areale principale comprende il bacino

del Mediterraneo e le isole Canarie. È stataintrodotta anche in altre regioni dove si ènaturalizzata.

ECOLOGIASpecie prevalentemente litoranea, vive

sulle rupi, scogliere, zone sassose, pratiaridi vicino al mare e ambienti sabbiosicostieri.

NOTE COLTURALISi propaga facilmente per semi ed è am-

piamente coltivata per bordure, aiuole, giar-dini rocciosi ed è anche commercializzatacon alcune varietà dai fiori rosa o violetti.

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 Macchie a lentisco e garighe costiere a elicriso.

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 ROSA CEAE

Alberi arbusti ed erbe. Foglie semplici,trifogliate o composte. Fiori regolari con 5sepali, 5 petali e moltissimi stami; isolati oin infiorescenza a racemo o corimbo. Ovariosupero, infero e semi-infero. Numero deicarpelli variabile da 1-2 a molti. Frutti:drupa, pomo, follicolo.

Alla famiglia delle Rosaceae appartengo-no 100 generi e circa 3000 specie, diffuse inquasi tutto il mondo con preferenza per leregioni a clima temperato. Al Cretaceo risal-gono resti fossili di Crataegus, Pyrus e Pru-

nus, all’Eocene quelli di alcune specie di Rosa, all’Oligocene di Cydonia e di Coto-

neaster. Le Rosaceae rappresentano una

famiglia di grande interesse economico comepiante da frutto e come piante ornamentali.

CHIAVE DEI GENERI1 Piante formanti piccoli cespugli, emi-

sferici Sarcopoterium1 Piante formanti grossi cespi eretti,

scandenti o lianosi 22 Ricettacolo conico con i frutti distribui-

ti tutt’attorno (more)  Rubus

2 Ricettacolo a coppa che racchiude ifrutti  Rosa

Sarcopoterium Spach

Arbusto ramosissimo, con rami divisi,spinosi, tomentosi. Foglie imparipennate,pelose. Fiori unisessuali, disposti a formareuna spiga con i fiori maschili nella parteinferiore e i femminili in quella superiore.Frutto bacca.

Sarcopoterium spinosum (L.) Spach

NOMI ITALIANI:Poterio spinoso, Spinaporci.

Pianta caducifoglia provvista di numero-sissimi rami intricati, cespugliosa, confor-

mata a pulvino emisferico. Fusti di 30-90 cm,ripetutamente dicotomo-divaricati, rossastri.Rami più esterni rigidi, privi di foglie e ter-minanti in una spina chiara, quelli più interniesili, fogliosi, peloso-glandolosi. Foglie di 4-8 cm, pelosette, picciuolate, imparipennatecon foglioline ovato-romboidali, a marginedentato e breve resta all’apice dei denti. Fioriin spighe o racemi spiciformi, i femminilidisposti sulla parte terminale con calice ver-dastro di quattro pezzi ovato-cuspidati, ova-rio con due stimmi a pennello, violaceo-ros-sastri; fiori maschili posti alla base, provvistidi numerosissimi stami minuti, con filamentilunghetti, penduli e antere di i mm circa, per-sistenti anche nel secco. Frutti di 4-5 mm,rotondi, bruno-rossastri, con un solo seme.

TIPO BIOLOGICOCamefita o nanofanerofita semidecidua,

cespitosa pulvinata.

FENOLOGIALa ripresa vegetativa avviene nel periodo

autunnale-invernale e la fioritura inizia amarzo-aprile. I semi sono maturi a luglio-agosto e persistono nella pianta sino al mesedi dicembre.

AREALESarcopoterium spinosum ha un areale che

gravita nel Mediterraneo orientale, dalla Ju-goslavia alla Tunisia, lungo la fascia costie-ra. Piuttosto comune nel Medio-Oriente, inItalia si rinviene in poche stazioni dellePuglie, della Calabria ed in Sicilia. La Sar-degna, dove è limitata ai dintorni di Caglia-ri, rappresenta pertanto il limite occidentaledella sua distribuzione.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila è legata alle zone

calde litoranee dove vive soprattutto negliambienti calcarei degradati e ai marginidelle zone salmastre.

NOTE COLTURALIIl poterio spinoso può formare grossi

macchioni emisferici che si prestano a costi-

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tuire bordure e ad essere collocati nei giardi-ni rocciosi. Potato anche radicalmente ricac-cia numerosi getti che in breve ricostituisco-no, ringiovanendolo, il pulvino.

NOTE ETNOBOTANICHE

Il poterio spinoso ha goduto nel passatodi grande fama per curare le malattie di na-tura nervosa. La resina ottenuta dalle radiciintagliate e i! decotto erano ritenuti efficaciper i “difetti dei nervi”. Per tale motivo pres-so i Greci aveva in nome di “Neuras”.

 RUBUS L.

Piante erbacee o arbusti con rami spinosi

eretti o piegati verso il basso. Foglie com-poste. Fiori bisessuali, bianchi, rosa con nu-merosi stami e carpelli, solitari o in infiore-scenze racemose. Frutti piccole drupe, riuni-te a formare un frutto composto.

Il genere  Rubus comprende circa 250

specie diffuse in tutto il mondo e in tutti gliambienti.

Noto comunemente come “rovo” questogenere racchiude molte specie di interesseeconomico. In particolare sono note le moreselvatiche prodotte da  R. fruticosus s.l.,

quelle da vino del R. phoenicolasius e il lam-pone (R. idaeus). Alcune specie sono colti-vate come piante ornamentali.

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Sarcopoterium spinosum

Sarcopoicrium spinosum:ramo con fiori e frutti, rametto consoli frutti xO, 7,-fiori maschili e fiori femminili x2,8, foglia xJ,4; partico-lare delle foglioline x2,8; particola-re della rachide fogliare x6; frutti x2,1; semi x3,5.

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CHIAVE DELLE SPECIE:1 Foglie di 4-7 cm, glauco-biancastre di

sotto, per lo più lisce o con scarsi peli; ramicon costolature più o meno marcate, glabri

 R. ulmifolius

1 Foglie di 8-15 cm, peloso-ghiandolose;rami a sezione circolare, con peli ghian-dolari e con aculei di diverse dimensioni

 R. arrigonhi

 Rubus ulmifolius Schott

NOMI ITALIANI:Rovo, Rovo canino, Rovo da more.

NOMI SARDI: Lama - Tempio

 Mura-mura - Sassari Mura orrù - MuraveraOrrù - SeuloOrrùo - Belvì Rù - Dorgali, Torpé Rubu - Orune Ruèddu - Bono

 Rùu - Bolotana, Ittiri, Sedilo, Torpé, Vil-lanova Monteleone

 Ruvu - Bitti, Lodé, Lula, Montresta, Olie-na, Ollolai, Orani, Orosei, Sarule, Siniscola

 Amura, Arrù, Mura arrà, Mura de rù, Rù

cràbinu.

Pianta cespitosa, suffruticosa, semideci-dua, con rami eretto-scandenti, intricati. Fu-sti di 1-5 cm di diametro, scanalati o concostolature marcate; getti annuali di 0,5-1,5m, verdi o rossastri, spesso con una patinapruinosa, glaucescente provvisti di numerosiaculei arcuati a base allargata. Foglie grandi,composte, con 3-5 foglioline di 2-5x2-4 cm,a lamina lancelata, ovato-lanceolata, ovata abase inferiore e apice cuspidato, con mar-gine dentato-serrato; pagina inferiore con

nervature marcate, pelosetta, generalmente

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 Rubus ulmifolius

Rubus ulmifolius:ramo con frutti, ramo con foglia, ramo con fiori xO,5; fiore in boccio e fiore aperto xO, 7; petali xl; particolaredella pagina inferiore del petalo: molto ingrandito; fiorein boccio efiore in sezione x2; stami e ovario x2; mora xl; foglioline x0, 5.

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infiorescenze in racemi in relazione alla flo-ridezza della pianta. Fiori con peduncoli di1-3 cm, ricchi di aculei; calice con 5 sepalitriangolari, acuti, riflessi, tomentoso-feltrosinella parte inferiore; petali 5, lunghi 12-16x810 mm, ovati o suborbicolari con mar-gine più o meno denticolato-eroso, inferior-mente pelosetti, glabri nella pagina superio-re; stami numerosi con filamenti lunghi 8-12mm ed antere verdastre o per lo più rosee,pelosette; ovario pelosetto con stilo glabro estimma a capocchia. Infruttescenza formatada numerosi frutticini (mora) prima verde,poi rossa ed infine nera a maturità.

TIPO BIOLOGICODa camefita a fenerofita suffruticosa,

sempreverde, con rami striscianti, scandentio eretto-patenti nella fase giovanile.

FENOLOGIAIl rovo presenta una fioritura scalare, in

relazione alla altitudine ed alla esposizione,dal mese maggio ad agosto.

AREALE Rubus ulm jfolius è una specie ampiamente

diffusa in tutta Europa, ma assume nume-

rosissime varianti e razze locali in relazioneanche alle modalità di riproduzione che avvienegeneralmente per via apomittica, una forma diriproduzione che può essere avvicinata a quellavegetativa, ma che consente di evidenziare e ditrasmettere tutte le modificazioni che avvengo-no a livello cromosomico. La trattazione quifatta comprende le diverse sottospecie e varietàindicate per la Sardegna.

ECOLOGIASpecie eliofila o moderatamente eliofila

vive dal livello del mare fin oltre i 1200 m dialtitudine su qualsiasi substrato e in con-dizioni ecologiche diversissime. Boschi radidi caducifoglie, sugherete, siepi, bordi dellestrade, muri a secco, corsi d’acqua rappre-sentano i luoghi di più facile reperimento diuna specie che tende a occupare semprenuovi spazi, ampliandosi a raggera tramite inumerosi getti, che giunti a terra radicano.

NOTE COLTURALIColtivare rovi può sembrare paradossale,

ma in realtà gli uomini di campagna, se da unlato lo considerano un temibile infestante,dall’altro ne favoriscono la diffusione soprat-tutto lungo i muri a secco per costituire siepiimpenetrabili. Il metodo più seguito è quellodi dirigere i nuovi getti nella direzione volutae coprirli di un leggero strato di terra e facen-do sì che resti ancorato al terreno. Peraltro irovi forniscono un frutto molto apprezzato,le more e sul mercato sono disponibili ancheforme prive di spine che possono essere piùfacilmente coltivate nei giardini.

NOTE ETNOBOTANICHEIl rovo deriva il proprio nome dal latino

 Rubus (= rosso) sia per il fatto di possederele radici rossastre, sia soprattutto per esserestato utilizzato come sostanza colorante sindall’antichità. L’infuso è considerato effica-ce contro le infiammazioni gengivali.

 Rubus arrigonii Camarda

NOMI ITALIANI:Rovo di Arrigoni.

Pianta suffruticosa con rami scandenti,intricati, semidecidua. Fusti di 0,6-2,5 m perlo più cilindrici o con coste appena marcate,provvisti di aculei sparsi di 5-7 mm, più omeno diritti o leggermente arcuati e con pelirosso-porporini di 0,5-3 mm, frammisti a pelisemplici. Foglie composte, con 3-5 foglioli-ne glabre o con peli sparsi nella pagina supe-riore e peloso-tomentosa in quella inferiore.Lamina di 5-15x3-12 cm, ovato-cuspidate,cordate alla base, con margine crenato-

dentato, le terminali decisamente più grandidi quelle laterali; stipole lunghe fino a 45 mme larghe fino a 36 mm. Infiorescenze ter-minali, allungate, con asse e peduncoli fio-

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Rubus arrigonhi:ramo fruttifero ed infiorescenze x0, 5,- particolare del peduncolo x5; more x]; asse del peduncolo fioraie x5;fiore xl; ovario x3; sti.’n.’na x5; fiore con boccioli xl, 2,’ fiore senza petali xl, 2; sezione dei ramo fruttifero xl.

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rali peloso-glandolosi e con aculei esili,sparsi. Fiori con sepali triangolari acuti, di12-15x4-6 mm, con peluria feltrosa, ester-namente con peli ghiandolosi, radi, minuti econ aculei poco numerosi o del tutto assenti;petali bianchi, raramente rosei, ellittico-obo-vati, di 7-8x4-6 mm, all’esterno pelosetto-pubescenti, a maturità patenti o rivolti versoil basso. Stami con antere glabre di 0,7-0,8mm, di colore verde-chiaro o giallo-chiaro,superanti gli stili; ovario con peli sparsi allabase e stili con stimma a capocchia. Moreacidule anche a maturità, nere con drupeolepelosette o del tutto lisce. Semi di 1,2-1,5mm.

TIPO BIOLOGICO

Da camefita a fanerofita sempreverde osemidecidua, con rami scandenti e talorastriscianti.

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 Rubus arrigonii

 Areale di Rubus arrigonii

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FENOLOGIAFiorisce in giugno-luglio e matura i frutti

ad agosto-settembre.

AREALELa distribuzione di Rubus arrigonhi è li-

mitato alla località di Sos Niberos interritorio di Bono; esso è pertanto una specieendemica prettamente sarda ad areale pun-tiforme.

ECOLOGIAQuesto rovo predilige gli ambienti fre-

schi e vegeta fondo soprattutto lungo i riga-gnoli, mentre nei luoghi più aridi presentatralci meno robusti e foglie più piccole.

NOTE COLTURALISi tratta di una specie ad areale molto li-

mitato e pertanto la sua diffusione in con-dizioni naturali è indubbiamente condizio-nato da diversi fattori limitanti; uno di essipotrebbe essere dovuto all’ambiente umidoed alla scarsa germinabilità dei semi. pro-babile che gli uccelli rifuggano le sue moreacidule a favore di quelle dolci del  Rubus

ulmifolius che pure è presente nella stessalocalità. Solamente con il suo ritrovamento

in altre località si potranno definire megliosia l’ecologia che le sue caratteristiche ripro-duttive.

 ROSA L.

Piante arbustive con rami rampicanti, spi-nosi. Foglie imparipennate, alterne. Fiori bi-sessuali, variamente colorati con corollagrande, regolare e con numerosi stami. Ilricettacolo forma una coppa entro la quale

sono racchiusi i carpelli liberi. Il frutto, detto“cinorodonte” deriva dal ricettacolo diven-tato carnoso, che trattiene i veri frutti di tipoachenio.

Il genere Rosa con oltre 100 specie è dif-fuso nelle regioni temperate o subtropicalidell’Emisfero boreale. Secondo alcuni auto-ri il numero delle specie si aggirerebbe attor-no alle 500.

Le specie del genere  Rosa sono larga-mente impiegate in floricoltura. I fiori sonousati per estrarre l’attare, essenza utilizzatain profumeria. I frutti erano impiegati controlo scorbuto per l’abbondanza di vitamina C.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Piante lianose, striscianti o rampicanti,

con foglie sempreverdi, lucide; fiori bianco-candidi, frutto globoso con setole ghiandolo-se  R. sempervirens

1 Piante a portamento eretto o scandente,a foglie caduche 2

2 Arbusto di 0,3-1,2 m, con rami copertida numerosissimi aculei di diverse dimen-sioni e forma; fiori di colore rosa-intenso,porporini; frutti sferici, lisci .  R. serafini

2 Arbusti o suffrutici di 1-3 m 33 Rami d’annata scandenti, più o meno

robusti, di 7-9 mm di diametro; fiori da bian-co-candidi a rosei canina

3 Rami d’annata eretti ma esili, di 2-3mm di diametro 4

4 Foglioline lunghe 10-15 mm stretta-mente ellittiche, pelose e glandolose; pedun-coli lisci; fiori bianchi; frutti lisci

 R. agrestis4 Foglioline di 15-25 mm, orbicolari,

ghiandolose di sotto; peduncoli con setoleghiandolose; fiori rosei; frutti lisci . R. pouzinii

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 Rosa sempervirens L.

NOMI ITALIANI:Rosa sempreverde, Rosa lustra.

NOMI SARDI:

 Ispinàriu - AtzaraPippillòddi - Dorgali Rù masciu - Alà dei Sardi Arosixèddas biancas, Rosas biancas.Arbusto suffruticoso, rampicante,

sempreverde con rami scandenti, con inter-nodi provvisti di pochi aculei robusti più omeno diritti o scarsamente adunchi, unifor-mi. Foglie sparse, composte, di 5-8 cm, conpicciuolo glabro di 2-3 cm e con 3-7 foglio-

line di 3-5 cm, con lamina, verde-lucida,ovatolanceolata, strettamente ellittica, adapice acuto; pagine glabre; margine dellefoglioline intero. Infiorescenza priva brattee.Fiori in corimbi terminali con peduncolo di

2-3 cm, peloso-ghiandoloso, con numeroseghiandole stipitate; calice con sepali di 9-12mm, triangoli acuti, interi, riflessi a maturità,caduchi; petali bianco-candidi, cuoriformi;disco appiattito, di 3-5 mm. Stami numerosicon antere gialle di 1-2 mm; stili in colonna,pelosi o villosi. Frutti di 8-9 mm, subglobosi,rossi e rosso-scuri, porporini a maturità; ispi-di per la presenza di numerose ghiandole sti-pitate. Semi irregolari, di 3-4 mm.

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 Rosa sempervirens

Rosa sempervirens:ramo con fiori, ramo con boccioli,ramo con frutti maturi e ramo con foglie xO,5; stipole foguari xl; parti-colare del margine delle stipole:molto ingrandito; fiore in sezione eovario x2,5; stimn,na xlO; achenio x3; fiore e petali xO,5; sepalo xl,5; particolare del sepalo: moltoingrandito.

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TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa, sempreverde, cespi-

tosa, ad habitus xeromorfo.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a giugno in relazione

all’altitudine.

AREALESpecie con distribuzione gravitante nel

settore occidentale della fascia costiera delbacino mediterraneo, dalla Penisola Balcani-ca a quella Iberica al Nordafrica. In Italia èsegnalata in tutte le regioni ad eccezione delPiemonte.

ECOLOGIAPianta eliofila indifferente al substrato,

vive dal livello del mare, lungo la fascia co-stiera, dove è più abbondante, al piano col-linare, dove si fa sporadica, e in quello mon-tano, sin oltre i 1000 m di altitudine, doveperò risulta piuttosto rara e limitata agliambienti più caldi e soleggiati.

NOTE COLTURALIPianta provvista anche di lunghi fusti sot-

terranei, può essere riprodotta facilmente

prelevandone parti con radici, oppure pertalea. Coltivata, in breve tempo sviluppalunghi tralci che producono numerosi fioribianco-candidi disposti in corimbi terminali.

 Rosa serafini Viv.

NOMI ITALIANI:Rosa di Serafino.

Arbusto, caducifoglio con rami rigidi,

rossastro-porporini, eretti, robusti, con in-ternodi corti, provvisti di numerosi aculei didimensioni e forma diversissime, arcuati,adunchi e a base più o meno larga, ricopren-ti i rami quasi per intero. Foglie sparse, com-poste di 4-5 cm, con picciuolo ghiandoloso,di 12 cm e con 5-7 foglioline di 9-12 mm,con lamina orbicolare, ellittica, ad apice ar-rotondato; pagina superiore glabra, quella

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 A reale di Rosa sempervirens (Da Meusel, semplificato).

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inferiore glandoloso-vischiosa con molteghiandole sessili; margine delle fogliolineserrato-dentato, con denti ghiandolari, sem-plici. Infiorescenza munita di brattee. Fioriin corimbi terminali con peduncolo di 1-2cm, glabro; calice con sepali interi o munitidi appendici laterali laciniate, patenti, per-sistenti a maturità; petali bianco-rosei,rossovivi, orbicolari, rotondi; disco appiatti-to di 4-5 mm, con un largo orifizio. Staminumerosi con antere gialle di mm 1-1,5 mm;stili peloso-villosi. Frutti di 9-15 mm, gb-bosi, rosso-scuri o porporini, lisci. Semi ir-regolari, di 3-4 mm.

TIPO BIOLOGICOCame fita o nanofanerofita, cespitosa, ca-

ducifoglia a portamento eretto.

FENOLOGIALa rosa di Serafino presenta la fioritura

nei mesi di giugno-luglio in relazione all’al-titudine e matura i frutti a settembre-ottobre.

AREALESpecie ad areale, piuttosto ampio, ma

frammentato, diffusa dalle montagne dellaPenisola Balcanica all’Appennino centrale esettentrionale, alle Alpi marittime, si ritrovain Corsica e quindi nella fascia montana delNordafrica. In Sardegna è limitata alle zonecacuminali del Limbara, del Marghine, ra-rissima presso Punta Palai, nel Monte Linase soprattutto nel Gennargentu, dove nelperiodo della fioritura costituisce la nota do-minante dei colori del paesaggio vegetale.

ECOLOGIASpecie eliofila, indifferente al substrato,

predilige gli ambienti soleggiati delle areemontane dai 1000 ai 1800 m di altitudine.

NOTE COLTURALI Rosa serafini, tra le rose spontanee della

flora sarda, è forse quella più bella per la suaabbondante e vivace fioritura, ma anche isuoi rami rosso-porporini e ricchissimi diaculei costituiscono motivo di attrattiva. In

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 Rosa serafini:

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genere in natura si presenta come un bassoarbusto ed addirittura strisciante, ma in con-dizioni favorevoli forma un denso cespuglio

alto fino ad un metro che a primavera siriempie di rose semplici da colori vivacissi-mi. Si presta molto bene come pianta dagiardino anche per la sua rusticità; è da tenerpresente, comunque, che si tratta di una spe-cie tipicamente montana e che pertanto i ri-sultati migliori si possono ottenere nei luo-ghi di altitudine o di media collina. Ha unsuo fascino particolare anche nel periodoautunnale per la presenza dei numerosi frut-ti e delle galle spinescenti.

Rosa serafini:ramo con fiori xO,l; ramo con frutti xO,5, ramo ter-minale con fiore in boccio xl, achenio x2,5; foglia xO,5;stipole fogliari xl; margine delle stipole fogliari x5; foglioline xl; particolare del margine e della rechide fogliare x3, peli e glandole della rachide fogliare xl O;sepali xl, 5; particolare del margine dei sepali x3; fioree petali xO,5; fiore in sezione xl; ovario x2,5; stimn,na eantera xlO; ramo con foglie xO,5.

 Rosa serafini

 Distribuzione di Rosa serafini in Sardegna

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 Rosa agrestis Savi

NOMI ITALIANI:Rosa di macchia.

NOMI SARDI:vedi R. canina L.

Arbusto suffruticoso caducifoglio conrami eretti o eretto-scandenti, esili, con in-ternodi allungati, provvisti di pochi aculeiuniformi. Foglie sparse, composte, di 4-7cm, con picciuolo di 2-3 cm e con 5-7foglioline di 12-15 mm, con lamina stretta-mente ellittica, ad apice acuto e base cunea-ta; pagina inferiore glandoloso-vischiosa pernumerosissime ghiandole stipitate o sessili;

margine delle foglioline biserrato-dentato,con denti ghiandolari, semplici. Infiorescen-za munita di brattee. Fiori solitari all’apicedei rami con peduncolo di 1-2 cm, liscio;calice con sepali di 12-15 mm muniti diappendici laterali laciniate, riflessi, a maturi-tà, caduchi; petali bianchi, bianco-rosei, conunghia gialla, cuoriformi, lisci; disco rileva-to a cono, di 1-2 mm, con uno stretto orifi-zio. Stami numerosi con antere gialle; stilipelosi. Frutti di 13-16 mm, ellissoidei, gial-

lo-limone o giallastri, lisci. Semi irregolari,di 2-4 mm.

TIPO BIOLOGICOFanerofita caducifoglia, cespitosa a por-

tamento eretto-scandente.

FENOLOGIAFiorisce a maggio-giugno, negli ambienti

più caldi, ed a luglio, nelle aree montane.

AREALE

L’areale di  Rosa agrestis si estende inbuona parte dell’Europa, ed è comune nellezone meridionali, mentre manca o è spora-dica nelle zone più settentrionali. In Nord

africa va dall’Algeria al Marocco, soprattut-to nelle zone montane. In Italia è presente sututto il territorio, ma è piuttosto rara.

ECOLOGIASpecie eliofila, indifferente al substrato, in

Sardegna, si rinviene dal livello del mare, anchenelle zone molto calde, sino alle zone montanefin oltre i 1400 m di quota, dove si trova perònei luoghi meglio esposti e soleggiati.

NOTE COLTURALIVedi Rosa canina L.

NOTE ETNOBOTANICHEVedi Rosa canina L.

 Rosa canina L.

NOMI ITALIANI:Rosa canina.

NOMI SARDI: Arrolàriu - Isili Baddajòlu - Orune Badderìnos - OruneColostru - Orani

Fusighìttu - SassariOrrulàriu - SeuloPennulèri - BittiPipilòddi - OrgosoloPibirillò - BolotanaPipirilàddi - Orosei, PloaghePissalèttos - Torpé Rosa crabìna - Paulilatinu Rosa de margiàni - Cagliari Rosa vervechìna - Sarule Rullàriu - Aritzo Ruu cràvinu - Sedilo Rùu erbechìnu - BolotanaTiitùssi - Bitti, Lula Arrosa burda, Orrulàriu, Piscialettu,

 Rollàriu, Rosa caddìna, Rosa burda, Rosa

canina, Rosa de ladderìghe.

Arbusto suffruticoso caducifoglio conrami eretto-scandenti, più o meno robusti,con internodi allungati, provvisti di nume-

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Rosa agrestis:ramo con fiori e ramo con foglie xO,5; bratlee e sepalo xl, frutti xO,5; achenio x2; foglie xO,5, particolari delle foglie:molto ingrandito; stipole x2; particolare del margine dellestipole: molto ingrandito; fiore e petali xO,5; sepal! xl; fiore in sezione e ovario x2,5; stimma e stame xlO.

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rosi aculei uniformi. Foglie sparse, compo-ste di 5-15 cm, con picciuolo glabro e pelo-so di 1,5-2,5 cm, e, nelle foglie mediane deirami fioriferi, con 5-7 foglioline di 2-4x1-2,5 mm, con lamina ovata, obovata, ovato-lanceolata, ellittica, suborbicolare, ad apice

più o meno acuto o arrotondato; paginasuperiore glabra, o più o meno pelosa, conpoche o molte ghiandole stipitate; marginedelle foglioline biserrato-dentato, con dentisemplici. Infiorescenza munita di brattee.Fiori poco odorosi in corimbi terminali, conpeduncolo di 2-3 cm, liscio, pelosetto, conpoche ghiandole stipitate; calice con sepalidi 2-3 cm, muniti di appendici laterali laci-

niate, riflessi a maturità, caduchi; petalibianco-rosei, con unghia gialla, cuoriformi,orbicolari, ovali; disco appiattito di 4-6 mm,con uno stretto orifizio. Stami numerosi conantere gialle di 2 mm; stili pelosi. Frutti di1,2-1,7 cm, subglobosi, ellissoidei, rossi,

lisci o con poche ghiandole brevemente sti-pitate. Semi irregolari, di 5-6 mm.

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 Rosa canina

Rosa canina:ramo con fiori, ramo con frutti, ramo sterile, foglia xO,5; achenio x2; stipole xl; particolare del margine fogliare e delle stipole: molto ingrandito; sepali xl; fioreepetalixl;fiore in sezione x2; ovario x5; stimma e antera xlO.

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TIPO BIOLOGICOFanerofita caducifoglia, cespitosa, eretto-

scandente.

FENOLOGIA

La rosa canina, fiorisce in relazioneall’altitudine, dal mese di maggio a luglio. Ifrutti sono maturi nell’autunno e possonopermanere sulla pianta per buona parte delperiodo invernale.

AREALEL’area di diffusione della Rosa canina è

molto vasta. Specie paleotemperata, è pre-sente in tutta Europa, sino al 62° di latitu-

dine e manca nelle zone più fredde e setten-trionali. Nell’Asia occidentale gli estremidel suo areale sono la catena dei monti Altai;è ancora diffusa in Africa del Nord. Col-tivata anche come pianta ornamentale, oggi

si trova naturalizzata anche in altre aree delglobo al di fuori del suo areale originario,soprattutto nell’America settentrionale.

ECOLOGIAÈ una specie eliofila che, in ambiente me-

diterraneo, ama le condizioni di media col-lina e basso-montane. Peraltro data la suavasta distribuzione in zone climaticamentemolto differenti, la rosa canina si adatta,

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 Rosa canina

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frammentandosi anche in numerose razzegeografiche locali, a situazioni ambientalimolto diversificate. In Sardegna si trova conmaggiore frequenza al di sopra dei 500-600m di altitudine sino a circa 1400 m, soprat-tutto nei substrati di natura silicea. Negliambienti calcarei è molto rara ed in alcunezone, manca del tutto. Predilige i ,marginidei boschi, ma vive soprattutto lungo lesiepi, dove è anche favorita dall’uomo per lacapacità di costituire efficaci chiusure.

NOTE COLTURALILa rosa canina, come anche la stragrande

maggioranza delle rose selvatiche, si ripro-

duce in modo semplice soprattutto per talea,prelevando nel periodo tardo-invernale oprimaverile, comunque prima della emissio-ne dei nuovi getti alla ripresa dell’attività ve-getativa, i rami ben lignificati e sani. Un’at-tenzione particolare deve essere data sino aquando non si è certi della buona radica-zione, inumidendo quanto necessario il ter-reno.

NOTE ETNOBOTANICHEIl nome della rosa canina, così chiamata

già da Plinio, trova giustificazione nella cre-denza che le galle che si formano sui rami,

per effetto di insetti cinipidi, erano consi-derate efficaci contro il morso degli animalivelenosi in genere e soprattutto contro larabbia dei cani. Anche le altre parti dellapianta, ed il frutto in particolare, decotto nelvino, è ritenuto un astringente. La peluria deisemi, rigidetti e sottili determinano irritazio-ne sulla pelle e nelle vie dell’apparato dige-rente, tuttavia, proprio per questo motivo, èstato utilizzato per scacciare i vermi intesti-nali. Il decotto delle galle e considerato diu-

retico ed utilizzato anche per favorire le con-trazioni uterine, come surrogato della segalecornuta. I frutti contengono acido malico,acido citrico, resine, un olio essenziale evitamine del gruppo D. Delle rose selvaticheil prodotto più rinomato è comunque l’es-senza di rose ricavata dalle cellule epidermi-che della faccia superiore dei petali. La rosacanina infine è una pianta apprezzata anche

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Galla di Rosa canina prodotta a spese di un germoglio dall’insetto cinipide Diplolepis mayri (Schlecht).

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bianco-rosei o porporini, cuoriformi, ellittici,orbicolari; disco appiattito, di 1-2 mm, conuno stretto orifizio. Stami numerosi con ante-re gialle di 1-2 mm; stili pelosi. Frutti di 12-

16 mm, ellissoidei, fusiformi, rossoporporinilisci. Semi irregolari, di 3-5 mm.

TIPO BIOLOGICOFanerofita cespitosa, caducifoglia, a por-

tamento eretto.

FENOLOGIAFiorisce a maggio-giugno in relazione al-

l’altitudine.

AREALEL’areale di Rosa pouzinii gravita nel set-

tore occidentale del bacino mediterraneodalla Grecia alla Penisola Iberica a Nord enell’Africa settentrionale a Sud. In Italia sirinviene nella fascia medio-montana del ver-sante tirrenico, mentre in Sardegna risultapiuttosto sporadica ed in genere al di sopradegli 800 di altitudine.

ECOLOGIASpecie eliofila, indifferente al substrato,

vive negli ambienti freschi montani, ai bordidelle strade, lungo le siepi, nei luoghi degra-dati ed ai margini delle zone boschive.

NOTE COLTURALIVedi Rosa canina L.

NOTE ETNOBOTANICHE

Presenta caratteristiche e applicazioni si-mili a quelle della rosa canina. Per la bellafioritura potrebbe essere utilizzata con mag-giore frequenza nei giardini.

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 Rosa pouzinii

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 FABA CEAE

Piante arboree, arbustive, suffruticose,hanose ed erbacee. Foglie semplici, trifo-gliate, digitate, pennato-composte, pari oimparipennate, con viticci o senza. Stipoleerbacee, talvolta trasformate in spine o infoglie; picciuolo spesso trasformato infoglie. Fiori isolati o riuniti in racemi eretti openduli. Corolla irregolare con 5 petali, dicui il superiore allargato a vessillo, i duelaterali allungati ad ala, e i due inferiori par-zialmente fusi a formare la carena. Stami 10,liberi o saldati o 9 saldati e i libero. Ovariosupero monocarpellare. Frutto: legume divaria forma.

La famiglia delle Fabaceae è conosciuta

anche con i sinonimi di Papilionaceae,Faseoiaceae e  Leguminosae. Comprendecirca 600 generi con circa 13000 speciedistribuite in tutto il mondo in svariatissimiambienti.

L’interesse economico di questa famigliaè notevole per la presenza di piante forag-gere, alimentari, medicinali, produttrici digomme, olii, resine, legname.

CHIAVE DEI GENERI

1 Calice bilabiato 21 Calice non bilabiato  Anthyllis

2 Legume articolato Coronilla

2 Legume non articolato 33 Foglie imparipennate  Astragalus

3 Foglie trifogliolate 44 Stipole piccole 54 Stipole grandi, simili alle foglioline

 Dorycnium

5 Fiori in racemi lassi Ononis

5 Fiori in capolini Psoralea

 ANTHYLLIS L.

Piante erbacee, arbustive o piccoli alberi.Foglie semplici, trifogliate o composte confoglioline terminali spesso più grandi. Fioribisessuali, papilionacei, bianco-giallognoli,gialli, rosei o porporini, disposti in infiore-scenze a capolino pauci o multiflori o in ra-

cemi. Calice talvolta vescicoloso a maturità.Stami diadelfi. Frutto legume.

Il genere  Anthyllis comprende circa 20specie diffuse in Europa, Asia occidentale eAfrica boreale.

Alcune specie sono utilizzate come colo-ranti naturali per la proprietà di tingere ingiallo le fibre tessili e nella medicina popo-lare sono usate come astringenti, vulnerariee cicatrizzanti.

 Anthyllis hermanniae L.

NOMI ITALIANI:Vulneraria spinosa.

NOMI SARDI:

Sorichina - Dorgali.

Arbusto molto ramoso, alto 10-50 cm,con rami tortuosi, eretti, pungenti all’apice.Rami vecchi, spesso persistenti e spinosi.Foglie peloso-sericee, le inferiori trifoliate,la terminale più grande; foglie superiori efiorahi semplici; picciuolo breve. Fiori gial-li, lunghi 6-9 mm, con corto picciuolo, isola-ti o disposti in fascetti di 2 o 5 fiori e riunitia simulare un racemo. Calice membranaceo,

pubescente, con denti acuti. Corolla gialla,lunga ii doppio dei calice con vessillo ottusosubeguale alle ali e carena ottusa un pocoricurva. Legume bislungo, glabro superantedi poco il calice. Seme ellittico, ohivaceo.

TIPO BIOLOGICOArbusto ramoso con rami contorti, spi-

nosi. Camefita o nanofanerofita.

FENOLOGIALa ripresa vegetativa avviene alla fine

dell’inverno e la fioritura, nei luoghi caldi,ad aprile-maggio. Nelle zone di altitudine lafioritura risulta più tardiva in relazione allecondizioni climatiche.

AREALESpecie diffusa nel bacino del Mediterra-

neo centro-occidentale soprattutto nelle fa-sce di altitudine.

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ECOLOGIAPianta eliofila o moderatamente eliofila,

è in grado di vivere anche nei boschi chiari.Indifferente al substrato vive, in Corsica, dallivello del mare sino a circa 2000 m di alti-tudine, ma in Sardegna si comporta comeuna specie essenzialmente di ambienti aridi,legata per lo più al substrato calcareo, e so-prattutto alle zone di sfatticcio, ma anchenelle garighe montane del Montiferru.

NOTE COLTURALILa capacità di questa specie di adattarsi ai

vari ambienti consente di utilizzarla comepianta da giardino assai interessante limita-

tamente al periodo della fioritura, quandocostituisce suggestivi pulvini gialli.

CORONILLA L.

Piante erbacee o arbustive, ramose. Fo-glie semplici, trifogliate o imparipennate.Fiori gialli, viola, bianchi disposti in ombrel-le ascellari e con peduncolo basale più lungodelle foglie. Frutto: legume articolato.

Il genere Coronilla comprende circa 20specie presenti in Europa, Asia occidentale eisole Canarie.

Le specie di questo genere sono coltivatecome piante ornamentali. Piante velenose,trovano poco impiego in farmaceutica.

CORONILLA VALENTINA L.

NOMI ITALIANI:Cornetta di Valenza.

Piccolo arbusto di 50-80 cm, a portamen-to eretto, con foglie più o meno persistenti.Rami contorti con corteccia più o meno li-scia o con screpolature longitudinali, quelligiovani esili, rossastri o verdastri. Foglie im-

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 Anthyllis hermanniae

Anthyilis hermanniae:ramo con fiori xO,5; ramo con foglie xl,5; legume, seine x5; fiore intero, calice, calice e sfami x2,5.

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paripennate, con brattee cuoriformi-cuspidate, membranacee, larghe 8-9 mm,prestamente caduche, picciuolate e con 9-15foglioline obcordate, lisce, a margine intero.Fiori in capolini terminali sostenuti da un

lungo peduncolo; calice con cinque dentilanceolato-triangolari; corolla gialla convessillo di mm, carena e ali subeguali allacarena; stami diadelfi, il superiore solitario egli altri riuniti in un tubo membranoso; ova-rio allungato con stilo ricurvo e stimma acapocchia. Legumi di 3-7 cm, lomentacei,rugulosi, riuniti in gruppi di 2-8. Semi reni-formi, brunogiallastri di 1-2 mm, con ilomediano.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita semidecidua a portamen-

to eretto.

FENOLOGIA

La fioritura avviene, a seconda delle con-dizioni stazionali, da aprile ai primi di giu-gno ed i legumi maturano subito dopo, per-sistendo secchi nella pianta sino all’autunnoinoltrato.

AREALECoronilla valentina è una specie diffusa

dalla Grecia alla Jugoslavia, alla Spagnanell’Europa meridionale e nel Nordafrica.

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Coronilla valentina

Coronilla valentina:ramo con fiori efrutti immaturi xO,7; pezzi corollini xl, 4; calice, stamie sfilo x2,8; antere e sti.’nmi x14;legumi maturi xO, 7, foglie e stipole xO, 7; legume isolato x2, l, semi x2,8.

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ECOLOGIAPianta eliofila, indifferente al substrato,

ma con predilizione per le aree calcaree,vive dal livello del mare sino 1400-1500 mdi altezza. In Sardegna si trova nelle areecalcaree costiere, sulle rupi e nelle zonedegradate, sino a circa 800 m di quota.

NOTE COLTURALILa cornetta di valenza presenta una ricca

fioritura ed una buona produzione di semi.Per le sue modeste dimensioni e per la suaplasticità ecologica nei giardini si può collo-care un po’ ovunque nei luoghi soleggiati.

 ASTRAGALUS L.

Piante erbacee o arbustive. Foglie impa-ripennate, paripennate per la precoce cadutadelle foglie terminali. Fiori bianchi, gialli,viola, papilionacei, disposti in racemi, calicetubuloso con cinque lacinie. Stami diadelfi.Frutto: legume, spesso tubercolato, arcuato.

Il genere  Astragalus comprende circa1500 specie diffuse in tutto il mondo.

Alcune specie di questo genere contengonogomme, come la gomma adragante, impiegateper uso alimentare, per stabilizzare emulsioni e

sospensioni, in cosmetica, in farmaceutica enell’industria tessile. Le radici e i semi di altrespecie sono consumate cotte come verdure rin-frescanti contro la gotta, nelle affezioni urina-rie e calcolose. I semi di A. boeticus sono usaticome sostituto del caffè.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Corolla bianca. Foglioline rotondate.

Piante delle zone costiere  A. massiliensis

1 Corolla giallognòla. Foglioline acutePiante delle zone montane  A. genargenteus

 Astragalus massiliensis (Miller) Lam.Sin,: A. tragacantha L.

NOMI ITALlANI:Astragalo dragante, Dragante.

NOMI SARDI: Matzùn gara - Sassari

Spina razza - S. Teresa di Gallura Mat-zunga.

Arbusto molto ramoso, alto circa 30-40cm, con rami tortuosi, eretti o diffusi, fo-gliosi in alto e coperti nella parte inferioredai vecchi piccioli persistenti ed acuti. Fo-glie composte con 5-14 paia di fogliolineoblunghe-rotondate, bianco-sericee. Rachidispinescenti, persistenti, pelose da giovani,glabre o quasi e legnose da adulte. Stipolebifide a lacinie triangolari, amplessicauli,pubescenti. Fiori bianchi, papilionati, inracemi ascellari. Calice tubuloso con dentitriangolari, peloso per peli bianchi, sericei.Vessillo lungo 3 volte il calice, ali più corte,carena ottusa. Stami diadelfi. Legume

oblungo, 10-13 mm, acuminato, villoso.Semi reniformi, rossastri.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa xeromorfa,

sempreverde, spinescente.

FENOLOGIAFiorisce a maggio-giugno e matura i semi

a luglio-agosto.

AREALE Astragalus massiliensis è una specie adareale mediterraneo-occidentale, diffuso so-prattutto nella Penisola iberica ed in Nor-dafrica; la Corsica e la Sardegna rappresentanoil limite orientale della distribuzione. Piuttostoraro in tutto il territorio, si rinviene nelle costedel Sassarese e a Sud a Capo Teulada.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila è legata soprat-

tutto agli ambienti litoranei, dove forma pul-vini più o meno lassi.

NOTE COLTURALISi propaga per seme. I pulvini che costi-

tuisce in breve tempo si accrescono lenta-mente e si prestano a formare piccoli

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Astragalus massiliensis:ramo con fiori xl; fiori xl, 5; calice x3; seme x5; legumexl,5; foglioline x3; rachide fogliare con stipole xl.

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 Astragalus mussillensis

 Distribuzione di Astragalus mussillensis in Sardegna

ambienti suggestivi anche assieme ad altri.arbusti spinosi. Le piante crescenti sulle sab-bie sono più lasse e aperte.

NOTE ETNOBOTANICFIEDa specie simili del Medio Oriente si ri-cavava, dalla corteccia e dalla radice, lagomma dragante utilizzata come collutoriodella cavità orale e, in infuso, per i disturbiai reni ed alla vescica.

 Astragalus genargenteus Moris

NOMI ITALIANI:Astragalo del Gennargentu.

Pianta densamente cespugliosa, spinosa,15-30 cm alta, con rami legnosi ramificatisin dalla base, scabri per i residui delle sti-pole delle foglie. Foglie composte da 5-14paia di foglioline ovali od oblunghe, condensi peli bianche e neri, caduche. Rachidispinesceriti, le giovani pelose, quelle adultenude, persistenti. Stipole membranacee, ab-

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braccianti il ramo, semiastate, spinescentiall’apice, ciliate al margine, persistenti suivecchi rami. Fiori brevemente peduncolaticon bratteole pelose verso l’apice. Calice 6-8 mm lungo, peloso per peli per lo più neri,

a denti triangolari acuti. Corolla bianco-giallastra, 16-19 mm lunga; vessillo smargi-nato, ali ottuse, carena rossastra all’apice.Legume 10-18 mm lungo, oblungo, éom-presso e solcato sul dorso, quasi glabro amaturità. Semi irregolarmente reniformi,ocracei, 2-3 mm lunghi.

TIRO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, sempreverde, pul-

vinata.

FENOLOGIAFiorisce a giugno-luglio, in relazione

all’altitudine.

AREALESpecie endemica della Corsica e della Sar-

degna, si ritrova in quest’ultima regione sulGennargentu e a M. TuruddO, sul Monte Albo.  Distribuzione di Astragalus genargentus in Sardegna

 Astragalus genargentus

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ECOLOGIAPianta tipicamente montana indifferente

al substrato, vive nei luoghi aperti e degra-dati, formando densi pulvini, che caratteriz-zano la vegetazione di altitudine.

NOTE COLTURALISi propaga per seme. Si presta ad essere

coltivato nei giardini rocciosi.

 DORYCNIUM Miller

Piante erbacee perenni, arbustive, talvol-ta lianose, glabre, pubescenti, pelose o irsu-te. Foglie trifogliate, sessili o picciuolate.Fiori bianchi, rosati riuniti in capolini amolti fiori. Frutto legume.

Il genere  Dorycnium comprende circa 8specie, presenti in Europa, Asia occidentale,Africa boreale e Canarie.

 Dorycnium pentaphyllum Scop.

NOMI ITALIANI:Trifoglino legnoso.Piccolo arbusto alto 20-50 cm, con numero-

si fusti tortuosi alla base prostrati e poi eretti.Foglie trifogliate, pubescenti con fogliolinelineari-lanceolate, 6-12 mm lunghe, sessili, lebasali più piccole delle superiori. Stipole linea-ri-lanceolate simili alle foglioline situate allabase del picciuolo. Fiori bianchi, riuniti in infio-rescenze a capolino. Calice tubuloso-campanu-lato, sericeo-pubescente. Vessillo e ali poco piùlunghe del calice; carena più lunga delle ali,macchiata di rossoscuro all’apice. Legumeovale, 3-5 mm lungo, glabro. Semi ovali.

TIPO BIOLOGICOForma piccoli cespugli molto ramosi e

rotondeggianti. Nanofanerofita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce in maggio-luglio e fruttifica in

giugno-agosto.

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 Doryenium pentaphyllum

Astragalus genargenteus: pianta intera xl; legume e fiore x2; seine x4.

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AREALE D. pentaphyllum s.1. presenta un areale

che gravita nelle aree costiere su tutto il ba-cino occidentale del Mediterraneo, nella pe-nisola balcanica e in quella anatolica.

ECOLOGIAVive soprattutto nelle zone aride, assola-

te della fascia litoranea, dove entra a farparte della gariga costiera.

NOTE COLTURALIPianta con abbondante fioritura, forma

pulvini in genere bassi, ma talora si elevacon le altre specie della macchia anche al

metro di altezza, può costituire un elementointeressante nei giardini aridi.

ONONIS L.

Piante erbacee o arbustive, molto ramifi-cate, spinescenti o inermi. Foglie trifoglio-late, denticolate, spesso ghiandolose. Fiorigialli, rosa o violacei disposti in racemidensi o lassi. Frutto legume cilindrico origonfio.

Il genere Ononis comprende circa 75 spe-cie diffuse per lo più nelle regioni mediter-ranee.

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Ononis natrix ssp. ramosissiina

Dorycnium pentaphyllum:ramo con fiori xO,5; verticillofo-gliare x2; legume e fiore x5.

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Alcune specie sono impiegate come pian-te ornamentali, altre, come O. spinosa L.,banagra o bulinaca, sono utilizzate a scopomedicinale.

Ononis natrix L. ssp. ramosissima (Desf.)Batt.

NOMI ITALIANI:Ononide baccaja.

Pianta molto ramosa, alta 30-40 cm, conrami eretto-ascendenti, pelosa e appiccicosaper la presenza di numerosissimi peli ghian-dolari. Foglie trifogliolate, picciolate;foglioline oblunghe o lanceolate, denticola-te, la centrale più grande, peloso-ghiandolo-

se. Stipole lanceolate e acuminate, amplessi-cauli. Fiori solitari, gialli, di 12 mm, conlungo peduncolo articolato in alto, situatiall’ascella delle foglie in modo da simulareun lasso racemo foglioso. Calice con dentilineari, due volte più lunghi del tubo. Vessil-lo venato di rosso, glabro, ali strette carenacon becco ottuso. Legume lungo 12-15 mm,cilindrico, peloso-ghiandoloso, scuro, pen-dente. Semi ovali, di 2 mm, tubercolati, neri.

TIPO BIOLOGICOPianta ramosa sin dalla base, forma densicespugli. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a luglio e fruttifica in

luglio-agosto

AREALESpecie a diffusione circummediterranea,

è distribuita soprattutto nel settore occiden-tale.

ECOLOGIAPianta legata alle zone sabbiose, in Sar-

degna vive sulle dune consolidate prossimeal mare o in ambienti psammofili presenti inzone interne, mentre in altre aree si ritrovaanche nelle zone interne di altitudine.

 PSORALEA L.

Piante erbacee perenni suffruticose oarbustive. Foglie composte da 3-5 paia difoglioline. Fiori azzurri, violacei o biancastririuniti in infiorescenze a racemo o capolino.Frutto: legume o achenio.

Il genere Psolarea comprende circa 130specie, diffuse in Africa meridionale, Ameri-

ca boreale e con poche entità in Europa.Le specie di questo genere sono utilizza-

te come piante ornamentali.

 Psoralea moriskma Pignatti et Metlesics

NOMI ITALIANI:Trifoglio di Moris.

Pianta perenne di 30-50 cm con ramilignificati alla base. Foglie trifogliate con

picciuolo striato e foglioline sostenute dauna articolazione di 1-2 mm; foglie basali asviluppo autunnale con foglioline largamen-te ovato-lanceolate, ellittiche, subcordate; lecauline decrescenti verso l’alto, con abbon-danti glandole crateriformi su tutta la super-ficie. Capolini portati da un peduncolo di 4-18 cm, con 10-25 fiori. Brattee laminari, pal-mate, con denti lanceolato-acuti, terminantiin una breve resta. Corolla bianca o legger-mente violacea, con apice della carena inten-samente violaceoporporino; vessillo di 5-

6x15-20 mm, ali di 3-4x14-16 mm e carenadi 3-4x10-14 mm. Stami monoadelfi. Fruttoindeiscente, compresso lateralmente, a pro-filo ellittico di 5-7x69 mm, con rostro arcua-to provvisto di protuberanze coniformi edindumento ricco di peli ialini o violacei.

TIPO BIOLOGICOCamefita cespitosa suffruticosa, legnosa

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Ononis natrix ssp. ramosissima:ramo con fiori e frulli xl, fiore xl, 5; legume xl, 5; seine x5, ramo con foglia xl,5.

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alla base, con foglie basali a sviluppo autun-nale.

FENOLOGIALa fioritura inizia a maggio e nelle altitu-

dini intermedie e maggiori si protrae sino aiprimi di luglio. I frutti maturano a luglio-agosto e sono prontamente caduchi. Sonosporadiche le fioriture autunnali.

AREALEPsoralea morisiana è diffusa, ma non fre-

quente in tutta la Sardegna; recentemente èstata rinvenuta nell’isola della Galit, in pros-simità della costa tunisina.

ECOLOGIASpecie eliofila, indifferente al substrato,

vive nelle spaccature delle pareti calcaree osilicee, dal livello del mare sin oltre i 1000 mdi quota. Nelle zone collinari e montane pre-

dilige le pareti ben esposte e calde, dove puòcostituire popolamenti quasi puri.

NOTE COLTURALIIl trifoglio di Moris riprende l’attività ve-

getativa alle prime piogge autunnali e, per lopiù, resta allo stato di basso pulvino ca-ratterizzato dalle foglie verdi-scure e lucide.Si presta ad essere coltivato sia in pienocampo in cespuglieti isolati o in gruppi, sia

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Psoralea morisiana

 Psoralea morisiana:ramo fioraie e foglioline basali x3;segmenti perianziali e fiori xi; frutto x2; particolare della lamina fogliare x5.

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su roccia, grazie alla sua adattabilità anchealle diverse condizioni del substrato. Conopportune innaffiature estive può essere

favorita anche una fioritura supplementare

nel periodo autunnale. Produce una notevolequantità di semi che, nell’autunno o alla finedell’inverno, germinano facilmente anche su

terreni superficiali.

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 Areale di Psoralea morisiana.

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 EUPHORBIA CEAE

Piante arborescenti, arbustive, suffruti-cose, erbacee bienni o annuali, spesso convasi laticiferi. Foglie alterne od opposte, in-tere o composte. Fiori unisessuali, sulla stes-sa pianta o su piante distinte, senza involu-cro o con brattee basali involucranti simu-lanti un perianzio. Ghiandole alla base deglistami e dell’ovario. Stami da i a molti. Ova-rio supero con tre logge. Frutto secco dei-scente: capsula. Semi spesso caruncolati.

La famiglia delle  Euphorbiaceae com-prende 380 generi e circa 5000 specie, diffu-se nelle regioni temperato-calde dei due emi-sferi e con maggiore concentrazione ai tropi-ci. Resti fossili risalenti al Cretaceo testimo-

niano l’antica origine di questa famiglia.Molte specie hanno proprietà tintoria ed

altre sono utilizzate come piante ornamen-tali, ad esempio  Euphorbia puicherrima o

stella di Natale e diverse piante crassulente.

 Ricinus communis L. e  Aleurites moluc-cana Wilid., producono olii drastici e pur-gativi, usati anche nella produzione di sapo-ni, colori, vernici. Azione purgativa hanno isemi di Croton, Jatropha e Mercunails.

Interesse economico presenta il genere

 Manihot  con specie che producono latice,dal quale si ottiene una gomma di ottimaqualità e un amido detto manioca o tapioca,usato a scopo alimentare. L’apporto più no-tevole per l’industria è quello relativo allaproduzione di caucciù da parte di Hevea.

CHIAVE DEI GENERI1 Piante latiginose; fiori in infiorescenza

a ciazio  Euphorbia

1 Piante non o poco latiginose; fiori ingruppetti  Mercurialis

 EUPHORBIA L.

Piante arbustive, suffruticose, erbaceebienni ed annue con rami eretti o striscianti,latiginose. Foglie opposte o alterne. Fioriunisessuali riuniti in una infiorescenza acoppa, detta ciazio o ciato, formata dalla

riunione di brattee e sormontata da ghiando-le di forma e colore vario. Entro l’infiore-scenza sono situati molti fiori maschili, checircondano un solo fiore femminile. Imaschili sono ridotti ad uno stame pedunco-

lato e bratteato e i femminili al solo ovario,tricarpellare. Infiorescenze ad ombrella.Frutto secco, cassulare. Semi con caruncola.

Il genere  Euphorbia comprende circa2000 specie diffuse in tutte le regioni tempe-rate e calde.

 Euphorbia in greco significherebbe “piantacon succo latiginoso utile in medicina”. Secon-do Plinio deriverebbe da Euphorbio, nome diun medico della Mauritania, scopritore deiprincipi tossici delle piante di questo genere.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Foglie pubescenti tomentose, dense.

Brattee saldate a formare una coppa. Cassu-lapelosa  E. characias

2 Foglie lisce 22 Cassula verrucosa. Rami spinosi, rigi-

di.Ciazio tubuloso con ghiandole ovali oquasi rotonde, intere  E. spinosa

2 Cassula liscia o solcata 3

3 Rami tutti fioriferi. Foglie lineari-lanceolate tutte eguali. Ciazio con ghiandolesemilunari a corna laterali .  E. cupanii

3 Rami fioriferi sterili che nascono surami principali. Foglie inferiori piccole,dense; foglie superiori più grandi e distan-ziate.  E. pithyusa

 Euphorbia characias L.

NOMI ITALIANI:

Caracia, Erba lazza, Erba da pesci, Torto-maglio.

NOMI SARDI: Lattòricu - Nuoro, Orune Lattòrigu masciu - Bortigiadas, Tula Lattùrigu - Bolotana, Sedilo Latturìgu tòmbari - Sassari Lattùriche - Bitti, Ittiri, Lula

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 Latturìche - S arule Lattùrighe - Bonorva Lattùrigu - V illanova Monteleone Latturì ‘u - Ollolai Lattùriu - Montresta Lua - Belvì, Busachi, Cagliari, Dorgali, Seulo Luba - Nuoro Luedda - S iniscola Luva - Orani, Sarule Runza - Atzara, Lodé Lattòrigu.

Arbusto alto 40-70 cm, ramoso, verde-glauco, mollemente pubescente-tomentoso.Rami cilindrici, rossici, nudi in basso emolto fogliosi in alto, pubescenti. Foglielanceolate, ristrette all’apice, verde-glauco,

pubescenti, ciliate al margine, coriacee, leinferiori rivolte verso il basso, le superiorierette o erettopatenti. Infiorescenze riunitein ombrelle di molti raggi, a loro volta divi-si, e poste sulla parte terminale dei rami.Altre infiorescenze nascono al di sotto dellaprincipale, all’ascella delle foglie. Foglie

involucrali dell’ombrella ovato-lineari. Brat-tee dell’infiorescenza due, opposte, ovali,saldate tra loro quasi a formare una coppa.Ciazio campanulato con ghiandole cuneato-semilunari con estremità sporgenti. Cassularotonda, pelosa. Semi ovali cenerini.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa con rami fioriferi

nascenti sempre dalla base rizomatosa.

FENOLOGIALo sviluppo vegetativo si interrompe in esta-

te e riprende alle prime piogge autunnali. La fio-ritura inizia alla fine del periodo invernale e siprotrae sino a maggio secondo l’altitudine.

AREALELa distribuzione di E. characias gravita

sulla fascia costiera della regione mediterra-

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 Euphorbia characias

Euphorbia characias:ramo con infiorescenza x0,3; foglia xO,5; particolaredell’infiorescenza xO, 5; dato x2, 5 stame xIO; capsula x5, seme x5.

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nea occidentale dalla Libia alla Provenza enelle coste atlantiche del Portogallo. Nell’I-talia peninsulare è presente dalle regionicentrali a quelle meridionali e nelle grandiisole tirreniche. In Sardegna è diffusa dallafascia costiera al piano alto montano sino ai1200 m di altitudine.

ECOLOGIASpecie poco esigente, eliofila, è indiffe-

rente al substrato pedologico e vive dal livel-lo del mare sin oltre i 1200 m di altitudine. Eun elemento caratteristico della macchiabassa o della gariga e assieme ad altre speciecostituisce particolari aspetti del mantello

vegetale nelle zone aride e ventose.

NOTE ETNOBOTANICFIEMolte specie di euforbia, e la E. characias

in particolare, contengono un latice moltotossico che può provocare avvelenamenti ingrado di causare la morte. Il suo uso comepurgante è del tutto sconsigliabile, anche inpiccole dosi, per i gravi inconvenienti che

determina sull’organismo. Peraltro il laticeche sulla pelle provoca forti irritazioni, èstato utilizzato per eliminare i porri e le ver-rucche, in modo analogo al latice del fico.

In tutto il bacino mediterraneo è cono-sciuta come pianta ittiotossica per avvelena-re le acque nella pesca di frodo.

 Euphorbia spinosa L.

NOMI ITALIANI:Euforbia spinosa, Erba di gabbreto, Spac-

capietra.Piccolo arbusto, alto 20-30 cm, con nu-

merosi rami intricati, eretti o diffusi, rigidi,

spinosi, verde-glauco. Foglie sparse, rigide,lanceolate, sessili, intere ai margini e con ner-vatura centrale evidente. Infiorescenze dispo-ste a formare un’ombrella di 3-5 raggi bifidi.Foglie involucrali dell’ombrella da 3 a 5, lun-ghe quanto i raggi, ovali-bislunghe, intere,

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 Area/e di Euphdrbia characias (Da Meusel, semplificato).

Euphorbia spinosa:ramo con infiorescenze xl; dato xlO; dato aperto x10;ciato x20; seme xlO.

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piegate verso l’esterno; bratteole due, oppo-ste, ovali, libere, patenti. Ciazio tubuloso, unpò angoloso, verde gialliccio con ghiandoleovali o quasi rotonde, intere, gialle.

Fiori femminili con ovario coperto da ap-

pendici lunghe, diseguali, verdognole, spi-nosette. Cassula, tonda con verruche lunghe,cilindriche. Semi ovali, lisci, rosso-scuro.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, semidecidua, spi-

nescente, pulvinata.

FENOLOGIALa fioritura dell’euforbia spinosa avviene

da aprile a maggio nei luoghi più caldi e dagiugno a luglio nelle zone più elevate.

AREALELa distribuzione di E. spinosa gravita sul-

l’Italia peninsulare, che costituisce la partecentrale del suo areale. Presente in Jugosla-via e Albania a Est, si ritrova anche nellaFrancia meridionale ad Ovest. E stata segna-

lata nell’isola di Malta e naturalmente inCorsica e Sardegna.

ECOLOGIAPianta eliofila, predilige le zone calcaree

di cresta e ventose, dove forma delle carat-teristiche garighe in cui spesso diviene laspecie dominante

 Euphorbia cupanii Bertol. ex Guss.

NOMI ITALIANI:Euforbia di Cupani.

NOMI SARDI:Caccalèttu - Lula Liatùrigu - Alghero Lua - Dorgali, Seulo Luedda - S iniscola, Torpé Luedda ‘e campu - Lodé Lattòrighe, Lattùrigu, Lua, Luba, Luva,

 Runtza, Titìmbalu, Titimbaru.

Pianta perenne 50-100 cm, glauca, cespu-

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 Euphorbia spinosa

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gliosa, pluricaule. Rizoma emettente nume-rosi rami ascendenti, striato-angolosi, verde-glauco, semplici, privi di foglie infe-riormente. Foglie eguali, lineari-lanceolate,acute, mucronate, ascendenti nel periodo ve-getativo ed arcuato riflesse durante la fiori-

tura. Involucro dell’infiorescenza a foglieellitiche. Infiorescenza globosa con 5-10 opiù raggi bifidi. Rami fioriferi sottostanti,semplici, appressati al fusto e con ombrelle a1-4 raggi semplici. Talvolta al disotto del-l’infiorescenza principale, in questo caso apochi raggi, si forma una seconda infiore-scenza a 5 raggi che sostituisce i rami fiori-feri. Brattee libere, ovato-orbicolari, mucro-

nate. Involucro campanulato, peloso interna-mente. Ghiandole gialle semilunari concorna laterali lineari ad apice arrotondato.Cassula 3x4 mm, globoso-ovata, pro-fondamente solcata, cocche finemente stria-te. Semi, ovoidali, minutamente alveolati.

TIPO BIOLOGICOPianta erbacea perenne con rami eretti

che nascono da un rizoma sotterraneo. Geo-fita rizomatosa.

FENOLOGIAFiorisce in maggio-settembre, fruttifica

in giugno-ottobre.

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 Euphorbia cupanii

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ECOLOGIAVive preferibilmente nelle zone aride, in

quelle abbandonate dalle colture associan-dosi a specie xerofile o ruderali. Cresce an-

che sui bordi delle strade, sull’argine deicorsi d’acqua o in terreni debolmente per-meati d’umidità.

AREALESpecie endemica tirrenica presenta un

areale limitato alla Sardegna e Sicilia.

NOTE ETNOBOTANICHECome le altre euforbie, possiede un latice

tossico ed è considerata un infestante dei pa-

scoli per la sua capacità di colonizzare inbreve tempo vaste superfici di campi abban-donati dalle colture.

 Euphorbia pithyusa L.

NOMI ITALIANI:Pitiusa, Euforbia delle Baleari.

Piccoli arbusti, alti da 10 a 130 cm, con

fusti molto ramosi. Rami eretti portanogruppi di rami sterili. Foglie della parte in-feriore del fusto, lineari o lanceolate, picco-le, fitte, consistenti, glauche; foglie superio-ri più grandi e meno dense. Infiorescenzeriunite a formare un’ombrella con 5-7 raggibifidi. Foglie involucrali dell’ombrellaovali, acuminate, glauche, bratteali ovali,intere libere. Ciazio campanulato, conghiandole a forma di mezzaluna, gialle. Cas-sula rotonda, verdognola, liscia. Semi ovoi-

dei, con piccole fossette, scuri.

TIRO BIOLOGICOForma dei piccoli cespuglietti, molto ra-

mosi. Nanofanerofita e camefita suffruti-cosa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio ad agosto.

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 Area/e di Euphorbia cupanii

Euphorbia cupanhi: pianta intera xO,5; cassula xS; seine x5; ciato x5; fioremaschile x25; ciato aperto x7; peli x7; rizoma xO,5.

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ECOLOGIAIndifferente al substrato vive sia su terre-

ni rocciosi che su quelli sciolti o sabbiosi. Èdiffusa soprattutto nelle zone costiere litora-nee, battute dai venti, aride e soleggiate erappresenta un tipico elemento della vegeta-zione costiera.

REALEPresenta una distribuzione limitata alle

Isole Baleari, Provenza, Corsica, Arcipelagotoscano, Sardegna e Sicilia, mentre nella pe-nisola italiana è indicata solo per alcune lo-calità della Liguria e della Toscana. Restasempre localizzata in prossimità della fascia

litoranea e in Sardegna è piuttosto comune.

NOTE ETNOBOTANICFIESpecie tossica in tutte le sue parti. Secon-

do Moris, la polvere della sua corteccia

veniva usata come emetico e purgante; que-sta pratica però, è opportuno ripetere, non èaffatto consigliabile.

 MERCURIALIS L.

Piante erbacee, suffruticose o piccoli ar-busti. Fusti eretti, legnosi alla base, ramosi.Foglie opposte, ellittiche, ovali, crenate ogrossolanamente dentate al margine. Fioriunisessuali su piante diverse, piccoli, verdo-gnoli, riuniti in infiorescenze a glomerulo ocorta spiga; quelli maschili a racemo, inascetti o isolati quelli femminili. Frutto: cas-sula pelosa con due semi.

Il genere Mercurialis comprende circa 15specie diffuse nell’Europa centrale e meri-dionale.

Le specie di questo genere sono per lo piùtossiche per il loro principio velenoso “mer-curialina” dannoso per il bestiame. La “Mer-corella bastarda” (M. annua) ed altre speciesono usate nella medicina popolare comelassativo.

125

 Euphorbia pithyusa

Euphorbia pithyusa:ramo con infiorescenza xO,5; particolare dell’infiore-scenza xl; ciato x2; stame xlO; capsula xl; seme x5; foglie xl.

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Anche se il valore medicinale delle speciedel genere  Mercurialis è assai discutibile laleggenda vuole che a scoprirle fosse il dioMercurio, che le avrebbe fatte conoscere aimortali. In suo onore gli fu dedicato il genere.

 Mercurialis corsica Cosson

NOMI ITALIANI:Mercorella corsica.

Pianta perenne suffruticosa, dioica, glabra,alta 30-60 cm. Fusto legnoso ed ingrossatoalla base, eretto o talvolta strisciante, moltoramificato in basso. Foglie opposte patenti,verde cupo lucente, ellittiche o bislungo lan-ceolate, ottuse od acute, ovate o cuneate allabase, a margine largamente serrato-crenato,con una ghiandola alla base e nelle seghetta-ture; quelle inferiori picciolate, più larghe epiù corte, quelle superiori più strette e più

lunghe, quasi sessili. Fiori maschili in infiore-scenze a glomerulo di 4-10 (20) fiori, breve-mente peduncolati o sessili; stami 9-12, pocopiù lunghi del calice; sepali 3, erbacei, ovato-acuti. Fiori femminili solitari, raramente 20 5,

all’ascella delle foglie superiori, con brevipeduncoli semplici uniflori, raramente con 20 3 fiori. Ovario bi-triloculare, lungo più deldoppio del calice, rotondeggiante, glabre-scente od irsuto con 2 stili, divergenti, papil-losi. Capsula 2x3 mm, quasi glabra o irsuta.Semi globosoovati, rugoso-tubercolati.

TIPO BIOLOGICOPianta perenne, suffruticosa, dioica. Ca-

mefita.

FENOLOGIAFiorisce a maggio-giugno ed anche oltre

ad altitudini maggiori.

AREALEEndemismo sardo-corso, è diffusa, in Sar-

degna, principalmente nel settore sudorientale.

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 Areale di Mercurialis corsica.

Mercurialis corsica:ramo maschile e ramo femminile xl; capsula x5, -fioremaschile x5.

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ECOLOGIAMercurialis corsica è una specie indiffe-

rente al substrato ed all’esposizione; vive inambienti montani freschi.

 RUTACEAE

Alberi, arbusti, liane e anche erbe. Fogliesparse od opposte, intere o composte o tra-sformate in spine, presenza di ghiandole olei-fere. Fiori bisessuali o anche unisessuali,profumati con stami e ovario inseriti su unaformazione ricettacolare di forma varia: acupola, ad anello, a lobi, a cuscinetto. Fruttocapsula, drupa, samara, bacca con espansionialari o una bacca particolare detta esperidio.

La famiglia comprende circa 140 generi,

distribuiti nelle regioni temperato-calde etropicali dei due emisferi.

Le Rutaceae hanno una grande importanzaeconomica, come piante ornamentali, da frut-to come gli agrumi, da essenza e per gli olieterei, come il bergamotto e il dittamo bianco.

 RUTA L.

Arbusti con foglie alterne, semplici ocomposte. Fiori gialli o verdastri, regolari,

bisessuali disposti in infiorescenze a cima,corimbo, pannocchie terminali. Ricettacoloa forma di un grosso disco ghiandoloso, sulquale poggia il gineceo. Frutto: capsula.

Il genere comprende circa 40 speciedistribuite nell’Europa meridionale, NordAfrica, Asia centrale.

Le specie sono state impiegate nella me-dicina popolare per diversi usi. Sono utiliz-zate soprattutto per aromatizzare cibi ebevande data la presenza di un olio essen-ziale fortemente aromatico.

CHIAVE DELLE SPECIE:1 Pianta eretta con fiori giallastri, di am-

bienti costieri  R. chalepensis1 Pianta prostrata con fiori bianchi, di

ambienti montani  R. corsica

 Ruta chalepensis L.

NOMI ITALIANIRuta d’Aleppo.

NOMI SARDICurma - Lodé, Orosei, SiniscolaCùruma -Loé, Siniscola, TorpéOrrùda - Busachi, Seulo, TortolìOrùda - Atzara Ruda - Dorgali, Ittiri, Orani, Orune, San-

tulussurgiu, Sarule Ruta - Lula‘Urma - Oliena Arrùda, Erùda, Rudda.

Pianta suffruticosa di 0,5-1,2 m, con chio-

ma espansa e con foglie semidecidue. Fustogrigio-verdastro, con screpolature longitudi-nali, ramificato dal basso, con rami flessibiliverdastri. Foglie di 4-10 cm, picciuolate, com-poste, pennato-sette, con segmenti irregolar-mente romboidalitriangolari, debolmente scle-rofillici. Infiorescenze terminali, con numero-si fiori disposti in cime ramoso-divaricate.Fiori di 12-19 mm, con sepali poco appari-scenti e petali giallastri all’apice conformati acappuccio ed alla base ristretti in un’unghia

inserita tra le escrescenze ghiandolari deldisco; carpelli uniti con stilo semplice e stim-ma. Capsula dentata in alto, aprentesi parzial-mente a maturità e provvista di pochi semi.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita suffruticosa, semideci-

dua, a sviluppo invernale-primaverile.

FENOLOGIALa ruta inizia a vegetare con le prime

piogge autunnali e la fioritura avviene daaprile a giugno ed è abbastanza durevole. Lecapsule maturano nel periodo estivo e posso-no perdurare nei rami secchi della pianta daun anno all’altro.

AREALEÈ una specie che vive nelle aree costiere

del bacino mediterraneo. In Sardegna è dif-fusa lungo le zone litoranee.

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Creste culminali del Gennargentu.

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ECOLOGIA

La ruta è una specie eliofila e xerofila ti-pica degli ambienti caldi e ben esposti, ve-geta su qualsiasi tipo di substrato, nelle zonedi bassa altitudine, rocciose e sassose, con

vegetazione bassa discontinua o degradata.In ambienti particolarmente caldi vegetasino ai 600-700 m, ma perde di vitalità.

NOTE COLTURALISi riproduce facilmente da seme anche su

terreni fortemente degradati; tuttavia ilmodo più semplice è quello di prelevarla conil pane di terra e trapiantarla nel posto volu-

to, tenendo presente le sue esigenze di luce edi esposizione. La ruta ha l’inconveniente diavere un odore penetrante e per nulla piace-vole.

NOTE ETNOBOTANICHE

La rinomanza della ruta come pianta ma-gica e medicinale si perde nella notte deitempi e le sue applicazioni si ritrovano, consorprendente puntualità, in tutto il bacinomediterraneo. Aristotele, secondo quanto ri-portato da Mattioli, la considerava efficaceper combattere gli spiriti e gli incantesimi eDioscoride la indica, mescolata con farina,come efficace per i dolori degli occhi. Ad

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 Ruta chalepensis

Ruta chalepensis:ramo con fiori efrutti xO, 6; fiore xJ,2; antera x3;petalo xl,8; ovariocon pezzi del calice x2,4,- sezionedella capsula x],2; capsula xl,2; particolare della capsula: moltoingrandito,’ semi x6, rametto termi-nale con capsule xO, 6,’ foglie xO, 6.

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essa sono attribuite proprietà emmenagoghe,abortive, antiemorragiche, digestive, nervineed anticefaliche. In tempi moderni le utiliz-zazioni della ruta per curare le affezioni agliocchi sono segnalate in Libia, ed in Sarde-gna se ne sono riscontrate numerose testi-monianze al riguardo. La ricetta più singola-re prescriveva che, dopo aver ridotto i semie i rametti della ruta in poltiglia con la masti-cazione, si procedesse all’applicazione diret-ta, mediante alitazione o peggio sputo, nel-l’occhio del malcapitato malato. Questa pra-tica ricorre in più centri della Sardegna, maaccanto ad essa si ha notizia di modalitàd’uso più igieniche, come quelle dei lavaggicon l’acqua dell’infuso, più o meno concen-trato, ottenuto con le cime fiorite e con le

fronde fresche. I risultati positivi nella curadelle affezioni oculari, con l’utilizzazionecontinua dell’infuso, sono comunque docu-mentati da persone degne di fede. Peraltro,la ruta entrava nella composizione delle erbeda bruciare nella pratica de “s’affumentu”per la cura delle cefalee persistenti.

Per combattere le pulci e gli insetti paras-siti in genere si utilizzava la ruta sia per eli-minarli dalla pelle, sia per stanarli dai loronascondigli.

Infine la ruta era considerata efficacecontro il veleno e le stesse donnole, nonsfuggirebbero alla suggestione di questapianta, andando a strofinarsi su di essa primadel combattimento con i serpenti.

Appare interessante approfondire questiaspetti con i moderni metodi di indaginescientifica alfine di precisare meglio ciò chevi è di vero e quali sono i principi attivi chedeterminano i supposti benefici. E noto chela ruta contiene un olio essenziale, di saporesgradevole e di odore amaro, ed un gluco-side, la rutina.

 Ruta corsica DC 

NOMI ITALIANI:Ruta corsica.

Pianta legnosa alla base, suffruticosa, diodore pungente fetido. Rami di 20-50 cm,

numerosi, divaricati ed intricati, verdastri,rugulosi e con punteggiature ghiandolose.Foglie di 1-7 cm, composte, bipennato-settecon picciuoli di 2-7cm, decrescenti nellaparte superiore dei rami, lobi ovato-arroton-dati, generalmente più lunghi che larghi, conmargine crenulato. Infiorescenze terminali,con fiori piccoli su peduncoli opposti edivaricati; sepali 4, ovato-triangolari, pocoappariscenti; petali bianchi, di 4-5 mm, con-formati a cappuccio e carenati in alto, allabase ristretti in un’unghia; stami 8 con fila-menti glabri ed antere minute e presto cadu-che; carpelli uniti con uno stilo carnosetto edacuminato. Frutto rugulosoverrucoso, verda-stro, con semi arcuatotrigoni e verrucosi.

TIPO BIOLOGICOCamefita, suffruticosa, a foglie caduche.

FENOLOGIAFiorisce a luglio-agosto e matura contem-

poraneamente i frutti.

AREALELa ruta corsica è una specie endemica

esclusiva della Corsica e della Sardegnadove si rinviene solamente nel Gennargentu.

ECOLOGIASpecie èliofila, strettamente montana

vive su substrati di natura silicea oltre i1400-1500 m di altitudine. Predilige gliambienti sassosi e soleggiati, con vegetazio-ne bassa e discontinua.

NOTE COLTURALINon si conoscono le caratteristiche di ger-

minabilità dei semi della ruta corsica, maverosimilmente la diffusione avviene soprat-tutto per questa via. Essendo una specie chevive in condizioni ambientali particolarmente

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 Ruta corsica:ramo con frutti xO,8; fiore in boccio e fiore aperto x4,* parte dipetalo molto ingrandito; capsula x2,4; semi x8; particolare dell’ornamentazione del seme molto ingran-dito; pezzo di fusto x2,4,- particolare di fusto x8; partedi foglia x2,4,- particolare di fogliolina x4.

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difficili, la sua coltivazione non sembra es-sere facilmente attuabile. Inoltre, per le sueproprietà caustiche è del tutto sconsigliabileintrodurla dove vi sono bambini piccoli.

NOTE ETNOBOTANICHELe rute sono in genere piante che conten-

gono oli essenziali e glucosidi. La ruta cor-sica non è studiata nei suoi componenti chi-mici, ma è nota la sua azione fortementecaustica sulla pelle esposta al sole, proprietàche presentano anche altre specie decisa-mente montane.

 Ruta corsica

 Distribuzione di Ruta corsica in Sardegna.

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VITA CEAE

Alberelli, arbusti, suffrutici o rampicantilegnosi con fusti articolati, nodosi, muniti diviticci ramificati opposti alle foglie, derivan-

ti da modificazioni del fusto, da germogli oda infiorescenze. Foglie alterne, semplici ocomposte, spesso con punti ghiandolosi.Fiori bisessuali, piccoli, verdastri riuniti ininfiorescenze a racemo o pannocchia. Sepalie petali 4-5, riuniti spesso nella parte termi-nale a formare un cappuccio caduco. Stamiinseriti su un disco intero o lobato; ovariocon stemma sessile. Frutto bacca.

La famiglia delle Vitaceae comprendecirca 12 generi e circa 700 specie diffusenelle regioni tropicali e subtropicali.

L’interesse della famiglia è data non solodalla vite da vino, ma anche da altre specieornamentali e utilizzate come rampicanti.

VITIS L.

Piante legnose, rampicanti, lianose. Fogliealterne, palmato-lobate, cordate alla base.

Viticci ramificati con andamento a spira-le. Fiori piccoli, verdognoli, riuniti ininfiorescenze a densa pannocchia oppostealle foglie. Frutto: bacca con due o quattrosemi. Il genere Vitis comprende circa 60 spe-

cie diffuse nelle regioni temperate.Oltre che come piante ornamentali l’inte-resse di questo genere deriva soprattuttodalla vite da vino.

Vitis vinifera L. ssp. sylvestris (Gmelin)Hegi

NOMI ITALIANI:Vite selvatica.

NOMI SARDI:Vide agreste.

Pianta dioica, lianosa, lunga sino a 10-15m con tralci sarmentosi scandenti di 1-2 m,provvisti di lunghi viticci semplici o ramifi-cati opposti alle foglie e con internodi più omeno allungati con corteccia fibrosa che nei

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Vitis vinifera ssp. sylvestris

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rami di più anni si sfalda in strisce sottili,lasciando intravvedere un colore rossastro-porporino persistente. Foglie grandi, sino a10-15 cm, con un lungo picciuolo scanalatoe lamina arrotondata, reniforme o, più comu-nemente, tri-penta-lobata o palmata, conmargine dentato, nelle piante maschili mag-giormente incise; pagina inferiore con pelu-ria lanuginosa più o meno abbondante, quel-la superiore del tutto glabra o sparsamentepelosa. Fiori unisessuali in pannocchieampie, più o meno dense e contratte, concalice ridotto a mo’ di piccole squame, quel-li maschili con cinque petali verdastri unitiall’apice e caduchi con la maturazione deglistami. Frutto: bacca violacea di 7-10 mm,acidula, con 2-3 semi a fiaschetto, globosi

con un becco lungo meno della metà del dia-metro trasversale a livello dei due lobi.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa caducifoglia, sarmen-

tosa, scandente.

FENOLOGIALa emissione dei nuovi getti avviene ad

aprile-maggio e quasi contemporaneamentesi ha la comparsa dei grappoli fioriferi. La

maturazione dei frutti avviene a settembre-ottobre, ma la polpa resta sempre acidula.

AREALEIl luogo di origine della vite selvatica,

dalla quale si considerano derivate le nume-rose forme coltivate da tempi antichissimi,non è conosciuto con certezza. Allo statospontaneo vive nella vasta fascia che vadalla penisola iberica, Nordafrica, Francia,penisole italiana e balcanica, Anatolia, Cau-caso e Hindukush; non sempre, tuttavia èpossibile accertare il reale indigenato ovverose si tratti di piante introdotte o inselvatichi-te. Resta il fatto incontestabile che oggi pre-senti un areale ben più ampio di quello ori-ginario, sia in estensione che in altitudine.

ECOLOGIAVitis vinifera ssp. sylvestris resta accanto-

nata lungo i corsi d’acqua, dove si sviluppavigorosa, adagiandosi sulle siepi e sugli al-beri ed in alcuni casi costituisce un elemen-to caratteristico della vegetazione riparia.Predilige i luoghi caldi, ma si ritrova anchesin quasi a 1000 m di altezza.

NOTE COLTURALILa vite selvatica attualmente non ha inte-

resse per scopi colturali; anche se i ceppispontanei potrebbero costituire un buon por-tainnesto, vengono preferite le specie di im-portazione americana (V. rotundifolia

 Michx., V. rupestris Schelle, V. vu/p/na L.)resistenti alla fillossera. Moris, nella prima

metà del secolo scorso, indica oltre 30 cui-tivar di vitigni coltivati in Sardegna, ma è daritenere che già da allora fossero in numeromaggiore. Attualmente si assiste ad unabbandono di cultivar poco produttive o chenon si prestano alla lavorazione meccaniz-zata o a favore di alcuni vitigni che riscon-trano maggiormente il gusto del mercato.

NOTE ETNOBOTANICIrIEDelle forme coltivate di V. v/n jfera ssp. vi-

nifera si ha notizia nelle scritture più antiche edi esse si hanno rappresentazioni iconogra-fiche precise a partire dalla cultura egiziana inpoi. Secondo alcuni sarebbe stata introdotta nelbacino occidentale del Mediterraneo dai Feni-ci. È noto come il successo della coltura siastato particolarmente vivo in tutto il mondogreco e romano. La vite è una tipica pianta diambiente mediterraneo e la sua coltura segnaun limite climatico e fitogeografico ben preci-so. È coltivata sia per i frutti, sia per il vino, cheè il risultato della fermentazione naturale degli

acini ad opera di saccaromiceti. La scissionedegli zuccheri produce alcole etilico in percen-tuale mediamente variabile dal 10 al 18%, mala bevanda contiene, tra l’altro, aminoacidi,vitamine, tannini, acetali, microelementi esvolge funzione dietetica e digestiva, ma ancheinebriante. Del vino è noto anche il significatosimbolico e religioso che risale, forse, all’origi-ne stessa della coltura della vite.

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Vitis vinifera ssp. sylvestris:tralcio e grappolo xO,5; semi xl.

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 MALVACEAE

Piante erbacee, fruticose o arboree spessocon peli stellati. Foglie alterne, raramenteopposte, ovali, palmate, con stipole caduche.Fiori bisessuali, rosei, rossi, bianchi, isolatio riuniti in infiorescenze. Calice sempreaccompagnato da tre o cinque brattee, libereo saldate che originano un doppio caliceesterno o calicetto. Stami numerosi con ifilamenti fusi nella parte inferiore a formareun tubo unito alla base con la corolla. Frut-to: cassula o schizocarpo con semi muniti dipeluria più o meno lunga.

La famiglia delle  Malvaceae comprendecirca 80 generi, distribuiti in tutto il mondo.

Oltre a un notevole interesse come piante

ornamentali, le  Malvaceae, sono importantianche dal punto di vista economico. I pelidei semi di Gossypium forniscono il cotone,i fusti di Abutilon danno fibre tessili come la

 juta cinese. Altre specie sono utilizzate nellamedicina popolare per la loro azione cal-mante, decongestionante emolliente, diureti-ca dovuta alla presenza di mucillagini e oli.

 LAVATERA L.

Piante erbacee o arbustive, pubescenti.Foglie lobate. Fiori bianchi rosati, disposti inracemi terminali o situati all’ascella delle fo-glie. Calice formato da cinque sepali circon-dato da tre brattee saldate a coppa che costi-tuiscono il calicetto. Frutto schizocarpo connumerosi cocchi, rugosi, scuri a maturità.

Il genere comprende circa 25 specie, dif-fuse prevalentemente nella regione mediter-ranea.

Le specie di questo genere sono utilizza-te nel giardinaggio per la loro ricca fiorituranel periodo estivo e nella medicina popolareper le proprietà emollienti, calmanti e diu-retiche.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Calicetto più lungo del calice o sub-

eguale. Foglie reniformi, rotondate, lobate L. arborea

1 Calicetto più corto del calice 22 Foglie subrotonde. Calicetto a lobi lan-

ceolati  L. maritima

2 Foglie con lobo mediano più lungo. Ca-licetto a lobi brevemente acuminati. L. olbia

 Lavalera arborea L.

NOMI ITALIANI:Malva arbòrea, Malvone maggiore.

Pianta suffruticosa, alta da i a 2 m, verdepallido. Fusto cilindrico, con rami eretto-patenti. Foglie alterne, distanti fra loro, pie-gate verso il basso, verde pallido, vellutate,

tondeggiante, cuoriformi alla base con cinqueo sette lobi. Picciuolo lungo, cilindrico nellefoglie inferiori, più corto in quelle superiori.Stipole patenti, corte, ovatolanceolate, acute,ciliate al margine, biancoverdognole. Fiorivioletto-rosati, disposti in fascetti di 2-7 all’a-scella delle foglie. Calicetto formato da trebrattee saldate sino alla metà. Calice più cortodel calicetto, pubescente, con cinque sepaliovati-acuti, con ciglia bianche al margine.Petali due o tre volte più lunghi dei sepali,

obovato-ovali, smarginati all’apice, conunghia di colore violetto scuro. Stami conantere rosso-violette. Frutto rotondo, schiac-ciato dall’alto in basso, ombelicato al centrocon sei o otto cocchi un po’vellutati e rugosi.Semi a forma di fagiolo, scuri.

TIPO BIOLOGICOPianta legnosa nella parte inferiore e con

rami erbacei numerosi in quella superiore.Camefita suffruticosa o nanofanerofita.

FENOLOGIARiprende la fase vegetativa nel periodo

autunnale, con le prime piogge, ma è adaprilemaggio che presenta il massimo dellafioritura, in relazione anche alle condizionistazionali.

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Lavatera arborea:ramo con fiori e frutti xO, 5; fiore xl; calice e frutto xl.

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AREALE Lavatera arborea è una specie della

fascia litoranea del Mediterraneo occidenta-le e delle coste atlantiche sino al 550 paral-lelo in Irlanda. In Italia è rara allo stato spon-taneo, mentre si trova più frequente inselva-tichita e naturalizzata. In Sardegna sono notediverse località, tutte per lo più nella fasciacostiera e collinare.

ECOLOGIASpecie eliofila, è sporadica è può trovarsi

sino ai 600-700 m di altitudine, indifferenteal substrato.

NOTE ETNOBOTANICHEIl malvone ha le stesse proprietà della

malva, anche se generalmente è consideratomeno efficace di questa. Tuttavia la sua dif-fusione attuale anche al di fuori dell’arealeoriginario, di difficile definizione, è dovutaanche alla sua coltura come pianta medici-nale. Le foglie ed i fiori, in decozione, hannotrovato applicazione come sedativo, emol-liente nei catarri e nei disturbi intestinali ingenere, come collutorio delle fauci, contro leforuncolosi persistenti, nonché come ri-solutore nelle affezioni bronchiali e sedativodella tosse.

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 Lavatera arborea

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 Lavalera olbia L.

NOMI ITALIANI:Malvone perenne

NOMI SARDI: Bastoni de Santu Giuseppi - San Gavino Marma vòina - Sarule Màrmara vòina - Lodé, Lula, Orosei,

Siniscola Marmarèdda vòina - Oliena Marmùtza vòina - Orani Rosa bera – OruneParmùtza vòina - OraniPrammarèdda vòina - Torpé

 Altea, Malva àrburi, Marmariscu,

 Narba, Narba àrburi, Narba òina, Narbò-

nia, Parmariscu, Prammarìscu

Pianta ramosa alta da 60 cm a circa 2 m o

anche più. Fusto legnoso, scuro, cilindrico,eretto. Rami eretti, vellutati in alto. Fogliealterne, patenti, cuoriformi alla base, vellu-tate; le inferiori con cinque lobi, dei quali ilmediano più lungo, crenato-increspate, pic-ciuolate; le superiori con corto picciuolo osessili e con tre lobi dei quali il centralegrande e i due laterali piccoli. Stipole erette,ovali o lanceolate, acuminate. Fiori violetto-rosa, solitari su peduncoli corti. Calicetto

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 Lavatera olbia

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formato da tre brattee, ovali acuminate, sal-date alla base. Sepali del calice ovali, acu-minati, più corti del calicetto, pelosi. Petaligrandi, patenti, ovali, smarginato-bilobi conunghia munita di lunghi e fitti peli bianchi.Stami con antere rosa. Frutto rotondo, schi-acciato con cocchi vellutati. Seme a forma difagiolo, grigio.

TIPO BIOLOGICOPianta variabile per l’altezza del fusto,

che è però sempre legnoso e ramoso in alto.Camefita suffruticosa o nanofanerofita.

FENOLOGIAFiorisce da aprile a giugno.

AREALELa Lavatera olbia è una specie con area-

le mediterraneo occidentale, che va dal ver-sante tirrenico della penisola italiana allaSpagna ed al Nordafrica. Nelle coste atlanti-che si trova ancora lungo le coste del Porto-gallo centrale e meridionale. In Sardegna èmolto frequente soprattutto lungo la fascialitoranea.

ECOLOGIA

Specie ruderale, cresce lungo le siepi,nelle scarpate in ambienti soleggiati.

NOTE ETNOBOTANICHEVedi Lavatera arborea L.

 Lavalera maritima Gouan

NOMI ITALIANI:Malvone delle rupi.

NOMI SARDI:

vedi Lavatera olbia.

Pianta legnosa alla base, alta circa i m opoco più, tomentosa, verde-biancastra. Fustocilindrico, ramoso; rami eretto-patenti, bian-

castri. Foglie alterne, patenti, rotonde cuori-formi alla base con tre-cinque lobi poco evi-denti, di colore verde pallido quasi bianco,vellutate. Picciuolo più corto del lembo. Sti-pole piccole, lineari, patenti. Fiori rosa-bianco, solitari o riuniti a gruppi di due su unlungo peduncolo ricurvo. Calicetto divisosin quasi alla base, più corto del calice e conlobi lanceolato-acuti. Calice con sepali pa-tenti, ovato-acuminati. Petali cuoriformi,dentellati con unghia violetta e con lunghipeli bianch i. Antere bianche. Frutto schiac-ciato, rotondo, acuminato al centro con 9cocchi, glabri, neri e lucenti a maturità.

TIPO BIOLOGICOPianta ramosa con rami eretti o piegati

verso il basso, legnosa alla base. Camefitasuffruticosa o nanofanerofita.

FENOLOGIAFiorisce in maggio-giugno.

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Lavatera olbia:ramo con fiori xO,5; fiore xl; foglia isolata x0,5,-frutto,calice e calicetto xl. Distribuzione di Lavatera maritima in Sardegna.

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AREALESpecie con area di distribuzione nel Me-

diterraneo occidentale, dalla Provenza allaPenisola iberica e all’Africa del Nord, in Ita-lia è limitata alla zona di Ventimiglia, Gor-gona ed alla Sardegna, dove è conosciuta per

alcune località della costa settentrionale, aCapo Caccia, a Monte Nieddu di Bosa edancora presso Samugheo.

ECOLOGIAVive preferibilmente sulle rupi vicino al

mare dove forma isolati cespi. Pianta eliofila predilige gli ambienti caldi litoranei ed èindifferente al substrato.

NOTE ETNOBOTANICIHIEVedi Lavatera arborea L.

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 Lavatera mar/tuna

 Lavatera maritima: Ramo con fiori xO,6; calice e Ca-licetto xl, 6.

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THYMELAEACEAE

Piante legnose, raramente erbacee. Fogliealterne, intere. Fiori bisessuali o unisessualisu piante distinte, raggruppati in fascetti, ca-polini o racemi. Corolla mancante o inco-spicua. Calice tubuloso. Frutto: achenio,bacca, drupa, cassula.

Le Thymelaeaceae comprendono circa 45generi distribuiti nell’emisfero boreale, au-strale e, particolarmente diffusi, in Africa.Sono utilizzate per la produzione di fibre tes-sili e per la fabbricazione della carta mitsu-mata usata per i libri sacri. Il legno del gene-re Aquilaria, quando gli alberi sono malati simodifica nel “legno aquilino” usato per l’in-censo e per scalfire figure propiziatorie.

CHIAVE DEI GENERI1 Frutto secco Thymelaea1 Frutto carnoso  Daphne

THYMELAEA Miller

Piante annue o piccoli arbusti ramosissi-mi con fusti spesso pendenti. Foglie piccole,sessili, talvolta lanose. Fiori bisessuali ounisessuali su piante distinte, piccoli, verdo-

gnoli, solitari o riuniti in piccoli glomeruli.Frutto: achenio.Il genere Thymelaea comprende circa 20

specie presenti soprattutto nella regione me-diterranea.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Pianta biancastra con rami eretti; foglie

di 10-15 mm, sericee, spatolateT. tartonraira

1 Pianta verde-scura con rami penduli;foglie di 4-6 mm, ovate T. hirsuta

Thymelaea tartonraira (L.) All.

NOMI ITALIANI:Timelea tartonraira.

NOMI SARDI: Erba ‘e prugas - Orgosolo Linna de Santu Perdu - Sadali.

Suffrutice sempreverde, molto ramificatodal basso, tendente a costituire cespugli pul-viniformi. Fusti di 0,5-1,2 m, con cortecciarugosa, grigiastra, resistente e tenacissima.Foglie di 10-15x5-8 mm, spatolate, bianco-sericee, cenerine con pelosità abbondante edappressata alla lamina. Fiori giallastro-verdicci con perianzio peloso, esternamente atubo di 2-3 mm e lacinie di 2-3 mm, ovali, adapice acuto od ottuso; stami 8 inseriti nel tubosu due piani distinti, con brevi filamenti edantere di i mm; ovario ovoideo con stimmasessile. Frutto secco, avvolto dal calice.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita suffruticosa, semprever-

de, xeromorfa, tendente a costituire cespugli

pulvinati.

FENOLOGIALa fioritura avviene alla fine del periodo

invernale nelle zone basse, mentre nellezone di altitudine, si protrae sino a maggio-giugno ed è piuttosto durevole. I frutti matu-rano a maggio-luglio.

AREALEL’areale della Thymelaea tartonraira gra-

vita lungo la fascia costiera della regionemediterranea, ad eccezione delle costeadriatiche. In Italia è limitata alla PenisolaSorrentina, all’Isola di Capri, alla Sicilia edalla Sardegna, dove è frequente nelle zonelitoranee e nelle montagne calcaree.

ECOLOGIASpecie eliofila, termofila, xerofila vive

nelle dune costiere, tra gli elementi dellemacchie termofile degradate, ma soprattuttonelle garighe delle montagne calcaree dellezone interne, a Monte Albo, Supramonte diOliena-Orgosolo-Urzulei, Montarbu di Seuie nei tavolati del Sarcidano.

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Thymelaca tartonraira:ramo maschile e ramo femminile xO,5; fiori maschili x2,5, fiore maschile aperto x4; fiori femminili x2,5,fiore femminile aperto x4; frutto x4.

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Thymelaea tartonraira

NOTE COLTURALINon si conoscono le proprietà di germi-

nazione di questa specie, che presenta uno

scarso potere pollonifero. Si può trapiantareanche in piena estate con il pane di terra e,data la sua frugalità, collocare negli ambien-ti rocciosi e aridi.

NOTE ETNOBOTANICHEMoris riporta che il decotto delle foglie,

che sono acri, erano usate come purgante esecondo Pignatti l’epiteto specifico di tar-tonraira, deriverebbe da una parola proven-zale avente proprio questo significato. In

Sardegna le strisce ottenute dalla sua cortec-cia erano usate come legacci grossolani.

 Distribuzione di Thyrnelaea tartonra fra in Sardegna.

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Thymelaea hirsuta (L.) Endi.

NOMI ITALIANI:Timelea barbosa, Spazzaforno

NOMI SARDI: Mucchiu marinu - Tempio Nasca - CarloforteSega pin giàdas - Perdasdefogu Nebriàtzu, Nerbiùzza, Scobìle de signora,

Scova de campagna, Scova deforru, Scova

de Santa Maria, Truvùsciu, Truvutzu.

Suffrutice molto ramificato in alto, sem-preverde, con rami contorti, eretto-scandentio rivolti verso il basso, penduli. Fusti conrami flessibili e tenaci provvisti di cortecciagrigio-giallastra, fibrosa, molto resistente;rami giovani bianco-lanuginosi fogliosi. Fo-glie di 4-6 mm, ovate, acute od ottusette al-l’apice, grassette, verdi-scure, glabre nellapagina inferiore e pelose in quella superiore.Fiori giallastri o bianchi, solitari o in gruppidi 2-4 all’ascella delle foglie, sostenute da

corti peduncoli; perianzio con tubo di 2-3mm, peloso, con quattro lobi arrotondatiall’apice. Stami 8 disposti su due piani deltubo fiorale con corti filamenti; ovario ar-rontondato con stilo di 1-3 mm e stimma a

capocchia. Frutto: drupa liscia di i mm.TIPO BIOLOGICO

Nanofanerofita suffruticosa, sempreverdea portamento eretto-scandente.

FENOLOGIALo spazzaforno presente i primi fiori

nella tarda estate e nel primo autunno, per-dura tutto l’inverno sino ad aprile-maggio,anche in relazione alle condizioni stazionali.

AREALESpecie ad areale circummediterraneo si

rinviene lungo le coste dell’Europa meridio-nale, dalla Spagna alla Grecia e nella Turchia;verso sud si estende sino alla penisola arabicae quindi dall’Egitto al Marocco ed alle costeatlantiche della Spagna e del Portogallo meri-

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Thymelaea hirsuta

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dionale. In Italia è frequente soprattutto nellafascia tirrenica, Puglie, Basilicata e nel Tera-mano. In Sardegna è frequente lungo le coste,ma anche in alcune zone interne collinari.

ECOLOGIAEliofila e xerofila, è una pianta tipica di

ambienti caldo-aridi. Vive soprattutto susubstrato siliceo, lungo le linee di costa sinoa 300-400 m di altezza, negli ambienti aper-ti, nelle macchie degradate e nelle garighe.

NOTE COLTURALILo spazzaforno colonizza i suoli superfi-

ciali e degradati degli ambienti caldi, e dopoil passaggio del fuoco i semi germinano nu-merosi. Ha uno scarso potere pollonifero ed

in genere muore se ceduata alla base. Diaspetto singolare, merita di essere coltivatanegli ambienti più aridi dei giardini.

NOTE ETNOBOTANICHEPer la flessibilità e la tenacità dei rami,

grazie anche alla robusta corteccia, la Thy-melaea hirsuta è stata utilizzata per farescope, da cui il nome italiano, ma anche le-gacci e cordami grossolani.

 DAPHNE L.

Piccoli arbusti cespitosi, con molti ramieretti. Foglie lanceolate o lineari lanceolate.Talvolta coriacee. Fiori bisessuali, corollapoco appariscente, bianca, verdognola,rossa, delicatamente profumata. Infiore-scenza a racemo talvolta raccorciato. Frutto:bacca gialla, rossa o rosso-violacea.

Il genere  Daphne comprende circa 70specie distribuite in Europa, Nord Africa,Asia e Australia nelle regioni temperate esubtropicali.

Il genere Daphne è noto sin dall’antichi-tà per diverse proprietà farmacologiche.

Tutte le specie sono però velenose e deb-bono essere usate con precauzione, in parti-colare le bacche che, se ingerite, possonoprovocare anche la morte. La corteccia dialcune specie è adoperata per stordire ipesci.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Foglie lunghe 1-1,5 cm, spatolate .

 D. oleoides1 Foglie di 4-5 cm, lineari .  D. gnidium1 Foglie di 5-10 cm, spatolate

 D. laureola

 Daphne oleoldes Schreber

NOMI ITALIANI:

Dafne spatolata.

Suffrutice sempreverde, di 30-80 cm,molto ramificata dal basso a costituire ce-

 Distribuzione di Daphne oleoides in Sardegna.

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Thymelaca hirsuta:ramo maschile e ramo scortecciato xl; fiori maschili xlO; ovario e seme xlO; fiore maschile e fiore femminile xlO; pagina inferiore e pagina superiore delle foglie xlO; rametto con fiori maschili e rametto con fiori fem-minili xlO.

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spugli compatti pulviniformi. Fusti flessibilie tenaci, con corteccia grigiastra, molto re-sistente, rugulosa. Foglie persistenti, più omeno coriacee, grassette, obovate o oblan-ceolate, glabre o con peli sericei appressatialla lamina nella pagina inferiore. Fiori gial-lastri con perianzio a tubo di 6-10 mm edenti triangolari, ottusetti all’apice, eguali adue a due. Bacche ellissoidali di 7-9 mm,rosse a maturità.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita sempreverde, cespitosa, a

portamento pulvinato

FENOLOGIAFiorisce a giugno-luglio e matura i frutti

ad agosto settembre.

AREALE

 Daphne oleoides è specie centro-asiatica

e mediterranea, e presenta una larga distri-buzione anche se resta, però, limitata alpiano altomontano nella Penisola iberica, inItalia, nella Penisola balcanica ed AsiaMinore. Possiede quindi un caratteristicoareale frammentato.

ECOLOGIASpecie di ambienti freschi, ma soleggiati,

vive nelle aree alto-montane, su substratoprevalentemente calcareo, ma in Sardegna èlegata esclusivamente alle zone silicee, neiversanti rocciosi e sassosi delle zone cacu-minali del Gennargentu.

NOTE COLTURALINon si conosce il grado di germinabilità

dei semi. E una specie con un buon poterepollonifero. La sua coltivazione al di fuoridell’areale potrebbe presentare problemi le-gati all’esclusività delle condizioni ecologi-che in cui vive.

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 Daphne oleoides

Daphne oleoides:rami con fiori xl; rametto con fiore x2; ovario e stame x5; frutto x5; seine x5.

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 Daphne gnidium L.

NOMI ITALIANI:Dafne gnidio.

NOMI SARDI: Abbatèdda - Tempio‘A theddìna -Orgosolo Durche - Nuoro Eremèri - Orani Iscolapadèddas - SassariPatedda - S. Teresa di GalluraTruìscu - Bitti, Nule, Villagrande e in

gran parte dei comuni della Sardegna. Isculapadeddas, Trobiscu, Tuvusciu.

Suffrutice sempreverde di 1-1,6 m, rami-ficato dal basso con rami giovani verdastri equelli di più anni privi di foglie, rugulosi perla presenza di numerose cicatrici fogliari.Corteccia fibrosa, internamente giallastra,così come il fusto, e particolarmente flessi-bile e resistente. Foglie sessili lineari lanceo-late, subspatolate, acute, 2,5-5 cm lunghe e

larghe 3-8 mm, glabre, con nervatura me-diana marcata nella pagina dorsale. Infio-rescenze terminali, cimose, in rami fiorifericon 3-7 fiori subsessili, di 5-7 mm, bianchi ocolor crema, pelosetti, tubulosi con sepali

subeguali, ovati, lunghi circa metà del tuboe, rispetto a questo, patenti. Stami 8, confilamenti brevissimi ed antere di circa i mm,inseriti su due piani distinti, tutte sporgentidall’ipanzio. Ovario pelosetto all’apice constimma subsessile, arrotondato, papilloso.Frutto: drupa di 6-8 mm, rossa a maturità,allungata o ovoide, con un solo seme nerolucente, appuntito, oscuramente tubercolato.

Daphne gnidium:ramo con fiori e pezzo difusto xO,9, foglia x], 8; fiori x4,5; antere e ovario x18; seme x4,5; infiorescenza xO,9;

 frutti immaturi e maturi xl,8.

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 Daphne gnidium

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TIPO BIOLOGICOSuffrutice cespitoso, sempreverde. Nano-

fanerofita.

FENOLOGIA

 Daphne gnidium inizia lo sviluppo vege-tativo nel periodo invernale e fiorisce scalar-mente a giugno-luglio, nelle zone meno ele-vate e a settembre-ottobre nelle zone più fre-sche. A stagione inoltrata fiori e frutti sonopresenti contemporaneamente.

AREALELa distribuzione del gnidio gravita nel

bacino occidentale del Mediterraneo, dallapenisola balcanica a quella iberica e al Nord-

africa, ma anche in Turchia e nelle IsoleCanarie.

ECOLOGIASpecie eliofila vive dal livello del mare

sino ad oltre 1200 m di altitudine e prediligedecisamente gli ambienti di macchia, i luo-ghi rocciosi, i margini dei boschi, le scarpa-te e i bordi delle strade, aree percorse daincendio, soprattutto sui substrati di naturasilicea.

NOTE COLTURALISi diffonde per seme e per rizomi; dopo il

passaggio del fuoco raggiunge in brevetempo le dimensioni originarie formandoampi cuscini cespitosi emisferici. Piantamolto resistente e frugale si adatta in qual-siasi ambiente di giardino.

NOTE ETNOBOTANICI-IETutte le parti della pianta sono utilizzate

a scopo tintorio, sia da sole per tingere lalana in varie tonalità di giallo, sia come mor-denzante per ottenere il colore nero con lacorteccia dell’ontano. Pianta tossica in tuttele sue parti, veniva utilizzata anche nella pe-sca di frodo come ittiotossico. Entrambequeste pratiche erano ampiamente diffuse intutta la Sardegna. L’utilizzo in tintoria siriscontra ancora in parte a Nule e a Bitti.

 Daphne laureola L.NOMI ITALIANI:

Dafne laurella.

Pianta sempreverde di 0,5-1,3 m con ramieretti o eretto-ascendenti, i giovani fioriferiverdi, quelli dell’anno precedente grigio-cenerini con una patina cerosa, assente neirami più vecchi con colorazione roseo-grigiastra e punteggiature scure; tutti con evi-

Daphne laureola: pianta, foglia, infiorescenza con foglie xO, 5; infiore-

scenza xl; fiore isolato e fiore aperto x2.

 Distribuzione di Daphne laureola in Sardegna.

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denti cicatrici nei punti di inserzione del pic-ciuolo. Foglie di 3-9 x 1,5-3 cm, obovate,oblanceolate, spatolate con apice acuto,verdi scure, con marcata nervatura centralenella pagina inferiore. Fiori di 9-12 mm,disposti in corti racemi di 4-7, all’ascella

delle foglie dell’anno precedente, tubulosi,glabri, appressati in corti racemi all’apicedei rami, verde-giallastri, soffusi di violanell’ipanzio; peduncoli di I mm circa e brat-tee più piccole alla base, ovali-lanceolatelunghe sino a 7 mm e larghe sino a 5 mm;sepali esterni ovato-cordati, acuti, ricoprentiparzialmente gli interni, che sono più picco-li. Stami 8 con antere gialle di 1-1,2 mm

disposte su due piani, le superiori a livellodell’apice del tubo, le inferiori del tuttointerne al tubo; stilo subsessile con stimmain masserella globosa. Frutto: drupa di 7-10mm, prima verdastra, quindi nera lucida amaturità.

TIPO BIOLOGICOArbusto suffruticoso sempreverde. Nano-

fanerofita.

FENOLOGIANell’unica località in cui questa specie è

conosciuta in Sardegna fiorisce a marzo-aprile e matura i frutti a giugno.

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 Daphne laureola

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AREALE Daphne laureola è una specie submediter-

ranea e subatlantica ampiamente diffusa inEuropa dalla penisola iberica a quella bal-canica e sino alla Scozia nelle isole britan-niche. È distribuita ancora nel Nordafrica enelle isole delle Azzorre. Nella penisola ita-liana è piuttosto frequente nel piano collinaree montano, mentre in Sardegna è conosciutaesclusivamente per le zone culminali, al disopra dei 900 m nel massiccio del Limbara.

ECOLOGIAPianta meso fila predilige gli ambienti

montani freschi dei boschi di latifoglie. NelLimbara si trova negli ambienti di macchia aerica e corbezzolo, ma anche sul terrenosmosso delle cunette ed ai bordi delle strade.

NOTE COLTURALIPiccolo arbusto di aspetto singolare, si

presta ad essere utilizzato come pianta dagiardino. Il nome di Laru masciu, riportatoda Cossu per Sassari è probabile che debbaessere riferito ad altra specie in quanto, lalaurella risulta assente nel Sassarese (vedialla voce areale).

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 HYPERICACEAE

Alberi, arbusti ed erbe, con succo gialla-stro o verdognolo, resinoso, prodotto daghiandole distribuite su tutta la pianta. Fo-glie opposte, semplici. Fiori bisessuali o uni-sessuali, solitari o riuniti in infiorescenze acima o a pannocchia. Sepali o petali di cin-que elementi; stami numerosi con filamentiriuniti in fascetti alla base; ovario supero con3-5 carpelli. Frutto: capsula o, raramente,bacca.

Questa famiglia comprende circa 40 ge-neri, diffusi ovunque e in particolare nei tro-pici.

Sono economicamente interessanti per lediverse utilizzazioni dei loro prodotti: legni

duri e resistenti, sostanze medicinali e tintu-re, gomme, olii, resine, frutticommestibilicome il mangostano (Garcinia man gostana)

e l’albicocca di San Domingo (Mammeaamericana).

 HYPERICUM L.

Alberi, arbusti, erbe perennanti o annuali

con ghiandole traslucide, rossastre o scuresui fusti, sulle foglie e sui sepali. Fogliesemplici, opposte. Fiori gialli con numerosistami riuniti in cinque fascetti. Frutto: cap-sula.

Il genere  Hypericum comprende circa400 specie, diffuse nelle regioni artiche,desertiche e tropicali in qualsiasi ambiente,anche acquatico.

Le ghiandole contengono olii essenziali,resine e antocianine note come ipericine, chetrovano impiego in medicina.

Le specie di questo genere erano note sindall’antichità e nel medioevo la disposizionedelle ghiandole ed il loro secreto avevano unparticolare significato nella cabala.

Il nome sembra derivi da hyper, sopra, eeikon, immagine, a causa della credenzapopolare che riteneva le specie di questo ge-nere propiziatorie per allontanare gli spiritimaligni.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Pianta eretta di 50-150 cm .

 H. hircinum

1 Pianta prostrata o con rami penduli di20-50 cm  H. aegypticum

 Hypericum hircinum L.

NOMI ITALIANI:Ruta caprina.

NOMI SARDI: Brundajòla - Lanusei Brundedda (?) -

Lodé Erba de S. Maria - Villagrande Murtagràbina - Cagliari, Sadali Murta cràpina -

Orani Murta de errìu - Aritzo.

Piccolo arbusto suffruticoso, semprever-de, alto da 30 cm a circa 1,5 m, glabro, feti-do. Foglie opposte, sessili, lanceolate oovate, acuminate con punti traslucidi. Fiorigialli, riuniti in corimbi all’apice dei rami.Calice con sepali, 3-6 mm, ovato-lanceolati,riflessi. Corolla con petali di 10-18 mm, lun-ghi più del doppio dei sepali, ovato-lanceo-lati, apicolati. Stami numerosi raggruppati in

cinque fascetti con antere gialle. Ovario contre lunghi stili. Frutto ellittico, 8-13 mm,coriaceo, ovoideo-acuto, scuro.

TIPO BIOLOGICOPiccolo arbusto, ramoso, cespuglioso.

Nanofanerofita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a settembre e fruttifi-

ca da giugno in poi.

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 Hypericum hircinum:ramo fiori xO,5; fiore xl; capsula con stimmi xl.

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AREALESecondo ROBSON (1985) ii tipico

 Hypericum hircinum è esclusivo della Sar-degna e della Corsica.

ECOLOGIA

Pianta delle zone umide, cresce soprat-tutto lungo le sponde dei corsi d’acqua inambienti freschi ed ombrosi.

NOTE COLTURALILa ruta caprina si presta ad essere colti-

vata nelle zone umide dei giardini, sia peressere di facile attecchimento da talea, siaper la bella fioritura nel periodo estivo.

 Hypericum aegypticum L.

NOMI ITALIANIIperico egiziano.

Pianta sempreverde, alta 20-30 cm, fo-

gliosa, con fusti tortuosi e con rami cilindrici.Foglie opposte, ravvicinate, ellittiche, acuteall’apice, convesse, coriaceo-carnose, conuna nervatura ben evidente e con deboli pun-teggiature traslucide sulla lamina. Fiori gial-li, solitari o riuniti in gruppetti pauciflori.

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 Hypericum hircinum

 Hypericum aegypticum:ragni con fiori xl; capsula x2; stami e sfimmi x6; fiore x6; foglie x5.

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Calice con sepali privi di ghiandole. Corollacon petali lunghi il doppio del calice. Staminumerosi riuniti in fascetti. Ovario con trestili diseguali. Cassula ovato-bislunga.

TIPO BIOLOGICOPianta suffruticosa, con numerosi rami

densamente fogliosi. Camefita.

FENOLOGIALa fioritura inizia a gennaio e si protrae

sino a giugno.

AREALE Hypericum aegypticum è una specie piut-

tosto rara che si estende dal Marocco, Algeria,Libia, all’Isola di Creta, alla Grecia, a Maltaed in Italia a Lampedusa ed in Sardegna.

ECOLOGIAPianta rupicola, cresce nelle zone aride-

della fascia costiera, ma in Sardegna è co-nosciuta solamente in pochissime rupi cal-caree presso Villanovatulo.

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 Hypericurn aegypticum

 Distribuzione di Hypericum aegypticum in Sardegna.

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CISTACEAE

Alberi, arbusti o erbe con foglie opposteo, raramente, sparse. Fiori isolati o riuniti ininfiorescenze cimose o racemose. Calice ecorolla di 5 pezzi. Petali bianchi, gialli, ro-sei. Stami numerosi. Ovario supero formatoda più carpelli. Frutto: capsula coriacea olegnosa. Semi numerosi, piccoli.

La famiglia delle Cistaceae comprende 8generi con circa 175 specie diffuse nelle re-gioni temperate di tutto il mondo.

 HELIANTHEMUM Mille

Piccoli arbusti, molto ramificati, sempre-

verdi, raramente piante erbacee. Foglie pic-cole, opposte. Fiori regolari, bisessuali, peta-li rossi, rosa, gialli o bianchi e con stami nu-merosi. Frutto: capsula.

Il genere comprende circa 100 specie dif-fuse nelle zone temperate della regione me-diterranea.

Molte specie sono largamente usate neigiardini rocciosi

CHIAVE DELLE SPECIE

1 Piante a fiori gialli 21 Piante a fiori bianchi  H. morisianum2 Sepali esterni ovali, fiore in bocciuolo

ricurvo  H. caput-felis2 Sepali esterni lineari 33 Fiori di 2-3 cm, eretti  H. croceum3 Fiori di 1-1,5 cm  H. allionii

 Helianthemum morisianum Bertol.

NOMI ITALIANI:

Eliantemo di Moris.

Suffrutice cespitoso con numerosi ramisemplici, prostrati o eretto-ascendenti, 5-25cm, esili, con peli stellati più o meno abbon-danti. Foglie verdi con brattee lineari-lanceolate lunghe 3,5-4 mm, glabre o spar-samente pelose, con 1-2 setole ialine all’a-pice; picciuolo di 1,5-5 mm, lamina

maggiormente pelosa, feltroso-tomentosanella pagina inferiore, superiormente verde,con peli setolosi solitari o in gruppetti di 2-3; nervatura mediana evidente. Fiori solitario in numero di 2-4 per racemo su pedicelli di2-15, prima eretti poi rivolti verso il bassoma inseriti all’ascella di una brattea; sepaliesterni glabri, lineari di circa 3 mm, quelliinterni di 6-9 mm, larghi 5-6 mm, con 3-5nervature evidenti, violacee o porporine, conradi peli semplici o stellati; corolla con 5petali bianco~ rosei, ad unghia giallastra lar-gamente ovati, di 8-12 mm; stami ad anteredi 0,3-0,4 mm; stilo e stimma a cornucopia.Frutto: capsula rotonda, densamente peloso-pubescente.

 Areale di Helianthernu,n inorisianum.

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TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, xeromorfa, con

rami prostrati o arcuato-ascendenti.

FENOLOGIAFiorisce da aprile a giugno e matura le

cassule in giugno-luglio.

AREALE Helianthemum morisianum è un endemi-

smo prettamente sardo localizzato nel Sar-cidano e nel Montarbu di Seui.

ECOLOGIAL’eliantemo del Moris è una specie elio-

fila e xerofila legata al substrato calcareodelle aree montane del centro Sardegna,dove vive nelle garighe e sui suoli degrada-ti.

NOTE COLTURALI

Piccola pianta con una fioritura piuttostoappariscente ma fugace, si presta ad ornare

giardini rocciosi. La produzione di semi èpiuttosto buona, ma non se ne conoscono lecaratteristiche di germinabilità. Trattandosi diuna specie endemica piuttosto rara si dovreb-be evitare l’asportazione totale dei cespi.

 Helianthemum caput-felis Boiss.

NOMI ITALIANI:Eliantemo a testa di micio.

Suffrutice peloso feltroso in tutte le sueparti, biancastro, con numerosi rami divaricati,prostrati o eretto-ascendenti, di 5-20 cm.Foglie verdi con brattee lineari lunghe pocopiù di i mm, giallastre con un ciuffo di peliall’apice; picciuolo di 1,5-2 mm; lamina ovata,ellittica, lunga 4-8 mm e larga 1,5-5 mm, mar-gini revoluti sino alla nervatura mediana della

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 Helianthemum morisianum

Helianthemum morisianum: pianta intera xl; fiori xl, foglie x5; particolare di pe-duncolo fioraie x20; ramo con fiori in boccio xl; sepaliesterno e interno x4; petalo x2; stame xlO; ovario, stiloe stimma xlO; peli molto ingranditi.

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pagina inferiore. Fiori solitari o in racemi di 2-6, lassi o raggruppati in cima, con pedicelli di3-10 mm, lassamente rivolti verso il basso;sepali villosi i due esterni, da ovato-lanceolatia cuoriformi lunghi 2-3 mm, quelli interni di 6-9 mm, con la parte a contatto dei petali glabrae giallognola, a margine scarioso, denticolato-eroso; corolla con 5 petali giallastri di 9-12mm; stami ad antere minutissime; stilo e stim-ma a cornucopia. Frutto: capsula rotonda den-samente pubescente.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice sempreverde, cespitoso, pulvi-

nato, xeromorfo. Camefita.

FENOLOGIAFiorice da maggio a giugno.

AREALE Helianthemum caput-felis presenta un

areale che va dalle coste della Spagna sud-

 Distribuzione di Heliantheinum caput-felis in Sardegna.

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 Helianthemuin caput-felis

Helianthemum caput-felis: pianta con fiori xO, 8; infiorescenza x2, 1; foglie xl, 6.

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orientale al Nordafrica, si ritrova ancoranelle Isole Baleari e in Sardegna esclusiva-mente nel Sinis.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila vive nei luoghi

aridi della fascia litoranea.

NOTE COLTURALISi presta ad essere utilizzato come pianta

coprente in giardini rocciosi, ma per la suararità dovrebbe essere vietata la raccolta dicespi allo stato spontaneo.

 Helianthemum croceum (Desf.) Pers.

NOMI ITALIANI:

Eliantemo giallo.Suffrutice a foglie caduche con numerosi

rami, sottili ma tenaci, formanti piccoli cespipiù o meni aderenti al terreno. Fusti di 20-30cm, con rami lignificati contorti e prostrati,quelli d’annata, con una fitta peluria feltrosa,eretto-ascendenti, poi tendenti ad adagiarsi.Foglie brevemente picciuolate con due stipolelineari, con lamina coriacea a margine revolu-to, bianco-tomentose nella pagina inferiore perla presenza di numerosi peli stellati; quelle

della base dei rami cuoriformi evia via piùristrette verso l’alto; foglie dei nuovi getti ste-rili, lineari e molto piccole. Infiorescenze race-mose, terminali, con 4-10 fiori, molto appari-scenti; calice di 3 sepali, con nervatura centra-le ben marcata, peloso-lanuginosi con marginemembranaceo; corolla gialla con 5 petali cuo-riformi di 10-15 mm. Stami numerosi con fila-menti di 6-8 mm ed antere minute; ovariopelosetto con stilo contorto e stimma a capoc-chia. Capsula di 5-7 mm triloculare con nume-rosi semi, minuti ed irregolarmente poliedrici.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa semidecidua, xero-

morfa, con rami prostrati od eretto-ascendenti.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a giugno in relazione

alle condizioni stazionali. Le capsule matu-rano a giugno-luglio.

AREALE Helianthemum croceum presenta un area-

le che gravita nel bacino del Mediterraneooccidentale. Comune nella Jugoslavia e in

Albania, si ritrova nell’Italia meridionale edin Toscana e quindi nella Francia meridio-nale e nella penisola iberica. In Sardegna sirinviene a nord del massiccio del Gennar-gentu, nel Monte Albo e nei calcari meso-zoici del settore centro-orientale.

ECOLOGIASpecie eliofila e xerofila vive sugli

ambienti calcarei degradati, sulle pareti roc-ciose e sulle zone di sfatticcio nelle areemontane. In Sardegna vive dai 700 sin oltre

i 1200 m di altitudine.

 Distribuzione di Helianthemuin croceum in Sardegna.

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Helianthemum croceum: pianta intera xl; fiori xl; bocciolo x2; particolare di peduncolo fioraie x20; peli molto ingranditi; foglie x3;sepali esterno e interno x3; stame xlO; ovario, stilo estimma xlO.

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NOTE COLTURALIPianta con una bella fioritura gialla che

permane, per un certo periodo di tempo, gra-zie alla notevole produzione scalare di fiori.

Come tutte le cistacee produce un conside-revole numero di semi e verosimilmente laloro germinabilità è alta, tuttavia non si co-noscono dati precisi al riguardo. Si presta adesser collocato nei giardini rocciosi. Trat-tandosi di una specie piuttosto frequentenelle sue aree di diffusione è possibile pre-levare dei cespi da trapiantare con il pane diterra.

 Helianthemum allionii Tineo

NOMI ITALIANI:Eliantemo di Allioni.

Suffrutice cespitoso con numerosi ramisemplici, prostrato o eretto-ascendenti, di 5-20 cm, esili, peloso-tomentosi con fogliebratteiformi lineari-lanceolate. Foglie con

picciuolo di 2-4 mm e lamina ovata lunghe4-9 mm e larghe 2-4 mm, densamente pelo-se, feltroso-tomentose, di colore cenerinonella pagina inferiore, superiormente verdi,con peli setolosi in gruppetti di 3-5. Infiore-scenze racemose con peli ghiandolosi porpo-rini di 0,1-0,2 mm frammisti a peli sempliciaracnoidei e stellati. Fiori 2-7 per racemosostenuti da pedicelli di 5-10 mm; calice coni due sepali esterni lineari lunghi circa 2 mme i tre esterni di 3-6 mm con fascetti di pelisetolosi; corolla con 5 petali gialli di 6-8mm; stami, numerosissimi, ad antere di 0,2-0,4 mm; stilo curvato con stimma espanso acapocchia. Capsula ovale, pelosetta.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice sempreverde, xeromorfo, pul-

vinato.

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Helianthemum allionii:Pianta con caule xl; infiorescenza x5.

 Hellantemum croceum

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FENOLOGIAFiorisce da maggio a giugno.

AREALE Helianthemum al/ion ii è una specie

endemica della Sardegna, dove è conosciutasoprattutto nel settore centro-orientale, edella Sicilia, dove sembra più rara.

ECOLOGIAPianta tipica degli ambienti calcarei, vive

nei luoghi degradati, sassosi e su terreni su-perficiali arenosi, smossi o su ambienti didetrito.

NOTE COLTURALIPianta interessante e con abbondante fio-

ritura caratteristica, si presta ad essere uti-lizzata nei giardini rocciosi aridi, ma non siconoscono le caratteristiche di germinabilitàdei semi. Trattandosi di una specie rara laraccolta dei cespi dovrebbe essere evitata.

 Distribuzione di Heliantheinuin allionii in Sardegna.

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 Helkinthemu,n allionii

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 ARALIACEAE

Piante erbacee perenni, lianose, rampi-canti, arbustive e arboree. Foglie alterne,profondamente incise o composte. Fiori pic-coli, regolari, bisessuali o unisessuali, bian-chi o verdastri riuniti in ombrelle composte.Ovario infero. Frutto: bacca o drupa.

La famiglia delle  Araliaceae comprendecirca 55 generi distribuiti in tutto il mondo.

Oltre all’interesse come piante ornamen-tali, le araliacee sono note anche per le pro-prietà eccitanti, emmenagoghe, antireuma-tiche e antinevralgiche. Dalle radici di Pomax

quinquefolia si ottiene un estratto con pro-prietà stimolanti, ritenute afrodisiache, il gin-

seng. Dal midollo di Tetrapanaxpapyrifera i

cinesi ottengono la sottile “carta di riso’’.

 HEDERA L.

Piante perenni rampicanti o arbusti le-gnosi. Foglie alterne con lunghi picciuoli edi forma varia. Fiori riuniti in ombrelle.Frutto: bacca.

Il genere  Hedera, che comprende da 6 a15 specie, è diffuso in Europa e in Asia.

Molto ricercate come piante ornamentalie da giardinaggio per la loro robustezza,sono coltivate e commercializzate diversespecie e varietà.

Tutte le parti della pianta sono tossiche,soprattutto i frutti, nonostante ciò diversespecie di questo genere erano utilizzate sindall’antichità per le proprietà eccitanti, em-menagoghe ed antireumatiche.

 Hedera helix L.

NOMI ITALIANI:Edera, Ellera.

NOMI SARDI: Arrampicatòglia - Lodé Auèra - Isili Bedra - Sassari Eda - Busachi

 Edera - Bitti, Orani, Torpé‘Edola - Alà dei Sardi‘Edora - Bitti, Lula, Orune Edra - Macomer, Milis, Mogoro, Orani,

Ploaghe, Santulussurgiu Era - Seulo, Villagrande Eredàda - Dorgali, Seulo Eredade - Fonni, OrgosoloFolladèdda - CagliariFollarèda - TeuladaFollarèdda - IglesiasGréddula - Tempio Mebèra - Villacidro Mostra - Sassari Ramallètte - S iniscolaCandelalzu, Candelaru, Edera mostra,

 Edra, Ellera, Era de muros, Eda era, Era

vera, Folla de Funtanedda, Folla ‘e era.

Rampicante sempreverde, con fusti steri-li muniti di appendici radiciformi e fusti fer-tili non radicanti. Foglie sparse, picciuolate,coriacee, di colore verde intenso, lucide;quelle dei rami sterili palmato-lobate con 3-5 lobi triangolari; quelle dei rami fertiliovatoromboidali, intere, acute. Fiori riunitiin ombrelle composte formanti a loro voltauna pannocchia. Calice con 5 denti piccoli.

Petali cinque, giallo-verdi, piccoli, piegatiall’esterno. Stami 5. Bacca nera con 2-3semi, oblunghi, rugosi, rossastri.

TIPO BIOLOGICOFanerofita suffruticosa, lianosa, stri-

sciante, sempreverde.

FENOLOGIAL’edera inizia la fioritura con il mese di

settembre quando si verifica la ripresa ve-getativa, i frutti maturano nella primaverasuccessiva.

AREALEL’edera ha una distribuzione molto ampia

che va dal Giappone, alle zone più tempera-te del Continente euro-asiatico, alla Africadel Nord ed al Canada. Nel bacino mediter-raneo manca solamente nel Sinai ed in Egit-to. Per effetto della sua coltivazione come

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pianta da giardino, oggi si può trovare spon-taneizzata anche al di fuori del suo pur vastoareale.

ECOLOGIAPianta mesofila, predilige gli ambienti

freschi medio-montani e montani, ma vege-ta rigogliosa anche nelle zone calde.

NOTE COLTURALISi propaga facilmente per seme e per tral-

ci. Coltivata in ambienti freschi e ombrosi inbreve tempo raggiunge dimensioni raguar-devoli e si presta per ricoprire muri a seccoe gratticciate. Specie rustica e frugale può

divenire invadente e richiede drastiche pota-ture di contenimento.

NOTE ETNOBOTANICHEL’edera è una pianta che ha avuto diverse

utilizzazioni nella medicina popolare e an-che significato magico e religioso. L’infusodei rami giovani fatti bollire con l’aceto eraritenuto efficace per i dolori della milza,

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 Hedera helix

Hedera helix:ramo sterile e ramo con frutti xO,5; fiore e ovario x4; frullo x2; seme x4; peli stellati dell’ovario: molto in-granditi.

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mentre il succo delle foglie e dei frutti pro-vocherebbero disturbi psichici oltre ad illan-guidire le membra. La gomma dell’ederachesgorga dalle ferite accidentali dei ramivecchi o per incisione intenzionale dei ramigiovani e delle radici, ha goduto di grandeconsiderazione come risolvente e balsamicae per lenire il mal di denti. La resina haodore balsamico e sapore amaro e rancido edera usata anche come emmenagoga. Lefoglie contengono glucosidi e hanno trovatoimpiego per favorire i processi rigenerativinelle infiammazioni infettive della cute ecome parassiticide, analogamente allagomma usata per eliminare i pidocchi.

Pomate a base di foglie d’edera sono ritenu-te efficaci contro la cellulite. Tutte le partidella pianta e soprattutto i frutti sono tossicie le loro utilizzazioni, anche in forma indi-retta, dovrebbero essere molto prudenti. Lefoglie dell’edera d’altro canto hanno avutoanche una funzione simbolica in quanto conessa si approntavano le corone per i laureatied i poeti. Un mazzo di fronde appeso in

prossimità della porta di una casa, cosa chesi può vedere ancora oggi in qualche strada,significa che in essa si vende vino. Un’anti-ca credenza vuole che l’edera con il suoabbraccio soffochi del tutto gli alberi su cuisi avvinghia, ciò può anche avvenire, ma sitratta pur sempre di eventi non frequenti,dovuti soprattutto all’ombreggiamento edalla sottrazione della luce alle foglie dellapianta ospite, piuttosto che ad un aspetto divero parassitismo.

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 Area/e di Hedera helix (Da Meusel, semplificato).

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 APIA CEAE

Piante perenni, bienni o erbacee, spessospinose, con fusti scanalati a internodi cavi.Foglie alterne, intere o variamente divise.Fiori riuniti in infiorescenze ad ombrellasemplice o composta, con brattee alla basetalvolta spinose. Calice ridotto, corolla concinque petali, stami cinque e ovario inferocostituito da due carpelli riuniti da un asse(stilopodio) che termina con due stili. Frutto:diachenio.

La famiglia delle  Apiaceae, conosciutaanche come Umbelliferae, comprende circa300 generi, diffusi ovunque e in particolarenelle zone temperate.

Per la variabilità delle forme, da slancia-te a ridotte, aderenti al terreno a formare ro-tondeggianti cuscinetti, per la caratteristicainfiorescenza, spesso molto appariscente,sono impiegate come piante ornamentali neigiardini o nelle roccaglie. Alcune specie confusto rigido, foglie spinose e infiorescenzapersistente, sono utilizzate per la composi-zione con fiori secchi.

La famiglia delle ombrellifere è caratteri-

stica per la presenza di particolari sostanzearomatiche o tossiche. Molte piante, comecarota, pastinaca, sedano, finocchio, prez-zemolo sono largamente utilizzate nell’ali-mentazione, altre per aromatizzare i cibi e iliquori o per le spezie, come comino, co-riandolo, carvi e anice. Hanno anche pro-prietà medicinali e sono usate come stimo-lanti, sedativi, antispasmodici. Da alcunespecie del genere Ferula si estraggono gom-moresine e resine, come l’asafetida.

CHIAVE DEI GENERI1 Piante con foglie carnose, fiori verdi-

giallastri, ombrelle con molte brattee in-volucranti

Crithmum1 Piante con foglie coriacee, fiori bianchi

o rosati, ombrelle con poche brattee o tal-volta mancanti

Seseli

CRITHMUM L.

Piante perenni legnose alla base, ramose,con foglie divise, carnose. Fiori in ampiainfiorescenza ad ombrella. Frutto: diache-nio.

Al genere Crithmum appartiene la solaspecie Crith mum maritimum L., diffusalungo le coste del Mediterraneo e dell’Euro-pa occidentale. Il nome sembra derivi dalgreco krithe, orzo, per i semi simili a quellidi questa specie.

CRITHMUM MARITIMUM L.

NOMI ITALIANI:Finocchio marino, Critmo, Cretamo, Ba-

cicci, Erba di S.Pietro.

NOMI SARDI: Enucru ‘e mare - Dorgali Fanò! marl -

Alghero Erba de San tu Perdu. Fenugu demari.

Piccolo suffrutice perenne, alto 15-60

cm, legnoso alla base, molto ramificato,verdeazzurrognolo, aromatico. Rami eretti oarcuati, costolati, corti, glabri. Foglie crassu-lente, 1-2 pennate, segmenti lineari, acumi-nati, guaine lunghe cartacee, avvolgenti ilfusto. Fiori in ombrelle sessili con 8-20raggi. Brattee involucrali numerose, piegateverso l’esterno. Corolla verde-gialla, 2 mmdi diametro, poco appariscente, con lobiarrotolati all’apice. Frutto: achenio di 5-6mm, ovato-oblungo, glabro e marcatamentecostato.

TIPO BIOLOGICOPianta legnosa alla base, densamente ra-

mificata, forma caratteristici cespuglietti divaria altezza. Camefita suffruticosa

FENOLOGIAFiorisce in luglio-ottobre e fruttifica da

agosto a settembre.

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AREALEL’areale comprende le coste del Mediter-

raneo, dell’Atlantico, delle isole Canarie e siestende sino al Mar Nero.

ECOLOGIASpecie rupicola litoranea, cresce soprat-

tutto sulle coste rocciose, sulle scogliere, su-gli sfatticci, fra i ciottoli, ma si adatta a vive-re anche nelle sabbie consolidate. Assiemead altre piante alofile forma una caratteristi-ca associazione, Crithmo-Staticetum, distri-buita sulla fascia costiera battuta dai marosi.

ETNOBOTANICA

Le foglie del critmo, carnose e acidule,sono utilizzate per aromatizzare le insalate evengono conservate sotto aceto. Per questasua proprietà questa pianta è anche coltivatae la propagazione avviene per semi, interratifreschi in autunno in zone soleggiate.

SESELI L.

Piante erbacee, bienni o perenni, ramosesi dalla base o con pochi fusti eretti. Fogliedi vise. Fiori in ombrelle. Frutto: achenio.

Il genere Seseli comprende circa 50 speciepresenti in Europa, Asia, Africa e Australia.

Seseli bocconi Guss. ssp. praecox Gami

 sans

NOMI ITALIANI:Seseli di Boccone.

Pianta perenne, ramosa, glauca, legnos alla

base, alta 10-30 cm. Rami eretti o asceri denti,striati. Foglie tripennato-sette, lacini lanceola-te o lineari, mucronate, un po’ cc riacee,verde-azzurro, glabre. Guaine abbrac cianti ilfusto. Fiori in ombrelle composte pubescenti.Brattee 1-4, lineari, precocement caduche oassenti. Corolla con petali bian chi o rosa-vinati, ovali, attenuati all’apice Achenio 3-4mm, oblungo-ovoideo, pube scente, costato.

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Crithinum ,naritiinuin

Crithmum marititnum:rum o con infiorescenze xO, 5;frutf o x5; particolare del-l’ombre/letta x5.

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TIPO BIOLOGICOPiccoli cespuglietti suffruticosi, perenni

sempreverdi, legnosi alla base. Camefita.

FENOLOGIAFiorisce da agosto ad ottobre.

AREALEEndemismo sardo-corso è noto in Corsic

solo nel Golfo di Porto, mentre in Sardegna

è più diffuso soprattutto sulle coste orientali.

ECOLOGIASpecie rupicola, vive sulle scogliere

spruzzate dai marosi delle zone litoranee.Nelle zone interne preferisce le pareti calca-ree e le sole eccezioni sono quelle della Cor-sica, a dove cresce su porfidi e dell’isola diS.Pietro, a in Sardegna, dove vive su trachi-ti e andesiti.

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 Le pareti calcaree, habitat più comune di Seseli bocconi.

Seseli bocconi ssp. praecox:ramo con infiorescenze x0, 5,* fiore e frutto x5.

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 FL UMBAGINACEAE

Piante erbacee, annuali o bienni, legnose,rampicanti. Foglie alterne o basali, di variaforma da ovali a strettamente lineari, con untessuto particolare che permette di secernerel’acqua se vivono in ambienti umidi o diostacolarne la perdita se invece è arido. Fioribisessuali, disposti in infiorescenze a cima,racemo o capolino. Calice gamosepalo per-sistente e corolla tubulosa con cinque lobi.Antere saldate al tubo corollino. Ovario su-pero con cinque lunghi stili e con un soloovulo. Frutto: achenio racchiuso dal calice.

La famiglia delle Plum baginaceae rac-chiude circa 10 generi, diffusi ovunque e inparticolare nelle zone aride o salmastre.

Alcuni generi comprendono specie orna-mentali, altri entità con proprietà medicinali.Specie del genere Plum bago sono impiega-te in odontoiatria e dermatologia, alcune delgenere Limonium contro le emorragie bron-chiali.

CHIAVE DEI GENERI1 Corolla rosa; infioresensce a capolino;

pianta delle sabbie  Armeria1 Corolla violacea; infiorescenze mai

come sopra; piante delle zone litorali 22 Pannocchia grande, lassa  Limonium

2 Spiga allungata, fragile  Limoniastrum

 ARMERIA L.

Piante erbacee perennanti o piccolisuffrutici, legnosi alla base. Foglie linearidisposte alla base della pianta a formare unadensa rosetta. Fiori bisessuali, regolari,riuniti in infiorescenze a capolino, globose,sorrette da lunghi ed esili peduncoli e cir-condate da brattee scariose. Frutto: achenio.

Il genere  Armeria comprende circa 80specie diffuse nelle regioni temperate. InSardegna sono presenti alcune specie, per lopiù endemiche, che formano piccoli cespu-glietti perennanti nelle zone rocciose monta-ne.

Molte specie di questo genere sono

impiegate come piante ornamentali per bor-dure o giardini rocciosi.

 Armeria pungens (Link) Hoffmanns. etLink

NOMI ITALIANI:Spillone delle spiagge.

NOMI SARDI: Rosi marini - Badesi, Tempio.

Pianta cespugliosa, alta sino a 50-60 cm,con fusti legnosi alla base, ramosi e ricoper-ti dai picciuoli persistenti delle foglie sec-che. Foglie glabre, glauche, lineari, acumi-

nate, canalicolate, ricurve, ravvicinate,soprattutto nella parte superiore del fusto aformare dense rosette. Fiori di varia tonalitàdel rosa o raramente bianchi, riuniti allasommità di uno stelo lungo e sottile a forma-re una infiorescenza globosa a capolino.Brattee esterne al capolino coriacee, persi-stenti e disposte su più file. Calice bianco-rosato, imbutiforme, cartilagineo, persisten-te, con cinque denti aristati. Corolla imbuti-forme con margine undulato. Frutto: achenio

racchiuso dal calice.TIPO BIOLOGICO

Pianta ramosa sin dalla base forma cespu-ghetti rotondeggianti. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce in maggio-giugno. Le infiore-

scenze rimangono per alcuni mesi sullapianta sino alla completa dispersione deisemi.

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 Armeria pungens: pianta con infiorescenza xO,5; fiore e calice x3; fioreaperto x5; seine x5; calice aperto x3.

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AREALEL’areale di questa specie è limitato alle

coste della Spagna, del Portogallo, dellaSardegna e della Corsica. In Sardegna è pre-sente sulle coste settentrionali e sporadica-mente su quelle occidentali, presso CapoMannu nell’Oristanese.

ECOLOGIASpecie psammofila, vive soprattutto sulle

sabbie parzialmente consolidate estenden-dosi sulle dune e retrodune. Unendosi adaltre specie delle sabbie, quali efedra ed eli-criso, forma un particolare tipo di vegetazio-ne nei litorali sabbiosi della Sardegna set-tentrionale.

NOTE COLTURALIQuesta specie, caratterizzata da rotondeg-

gianti cespugli con grandi capolini di fiorirosa, che permangono per lungo tempo sullapianta anche dopo la perdita della corolla acausa della persistenza delle brattee e delcalice, può essere utilizzata per giardini conterreno sciolto e sabbioso prossimi al mare.

 A rifler/a pungens

 Distribuzione Arineria pun gens in Sardegna.

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 LIMONIUM Miller

Piante erbacee annuali o perenni arbusti-ve o suffruticose. Rami ricoperti nella parteinferiore dai picciuoli delle foglie morte. Fo-

glie disposte a rosetta. Fiori di varia tonalitàdell’azzurro, piccoli, bisessuali, in corte spi-ghette riunite a formare pannocchie moltoramose. Frutto secco: achenio.

Il genere Limonium comprende circa 350specie, diffuse nelle zone costiere di tutto ilmondo.

È un genere molto complesso dal punto divista sistematico, con molte specie difficil-mente riconoscibili fra loro. In Sardegna sonopresenti diverse entità, la maggior parte ende-miche, che caratterizzano con i loro rotondeg-gianti e piccoli pulvini le zone rocciose costie-re o montane. Per il loro particolare aspetto edin quanto durevoli come piante secche sonooggetto di raccolta indiscriminata.

Fra le diverse specie, molte delle qualiancora in studio da parte di specialisti, sisono volute descrivere tre entità come esem-

pio della variabilità morfologica edell’adattamento ambientale di questo intri-cato genere ben rappresentato in Sardegna eprecisamente:  Limonium sinuatum dellezone litoranee aride sassose o sabbiose,

 Limonium vulgare delle zone salse e  Limo-nium morisianum delle zone rupicole. Lespecie sono per lo più litoranee, ma non siescludono anche entità montane.

Il genere è noto anche con il vecchio nomedi Statice e sotto questo nome sono coltivatee commercializzate molte specie utilizzateper fare composizioni di fiori secchi.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Rami fioriferi alati, foglie sinuate; pian-

te di luoghi aridi, costieri  L. sinuatum

1 Rami fioriferi cilindrici, foglie a margi-ne liscio 2

2 Foglie piccole, pannocchia contratta,piccolo cespuglio; piante di rupi calcaree-montane  L. morisianum

2 Foglie grandi, pannocchia ampia; pian-te di ambienti salsi  L. vulgare.

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 Limoniuin sinuaturn

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 Limonium sinuatum (L.) Miller

NOMI ITALIANI:Statice sinuata.Pianta cespugliosa, ramosa, alta 15-50

cm, ispida. Fusti robusti, rigidi, eretti oascendenti, con quattro ali increspate, larghesino a 3 mm. Foglie disposte a rosetta basa-le, con margine sinuato. Fiori in dense cimeunilaterali, bratteate e riuniti a formare unapannocchia. Assi fiorali con tre ali increspa-te che all’altezza dei nodi si prolungano infoglie lanceolate. Calice persistente, 10-14mm, azzurro-violetto intenso, raramentebianco o rosato, cartaceo, increspato, conbordo dentato. Corolla bianco-giallastra,piccola, poco appariscente. Frutto: achenio

racchiuso dal calice.

TIPO BIOLOGICOPianta sempreverde densamente ramosa,

cespugliosa. Camefita o emicriptofita.

FENOLOGIAFiorisce da aprile ad agosto.

AREALEL’areale comprende tutto il bacino del

Mediterraneo e si estende anche alle Cana-rie.

ECOLOGIAQuesta specie, preferibilmente litoranea,

cresce sulle sabbie, in mezzo alle rocce, neiprati sassosi e nelle zone salmastre delle la-gune.

NOTEÈ largamente coltivata sia come pianta

ornamentale nei giardini, sia per varie utiliz-zazioni commerciali. Le infiorescenze,essiccate, sono impiegate per composizionidi fiori secchi in quanto i calici persistenti,azzurro-violetto, mantengono per lungotempo il loro intenso colore. Note come sta-

tici o semprevivi, sono spesso vendute conun colore diverso da quello naturale comegiallo o rosso vivo, blu scuro colori che siottengono che l’immersione in sostanze co-loranti.

 Limonium morisianum Arrigoni

NOMI ITALIANI:Statice di Moris.Pianta cespitosa, legnosetta alla base,

sempreverde, alta 10-30 cm, con numerosifusti. Foglie lineari-spatolate, carnosette,uninervie con margine cartilagineoundulatoscabro, verrucoso-scabre per la pre-senza di ghiandole papillose. Scapi fioraliarticolati. Fiori in spighette bratteate, riuniti

in una infiorescenza scorpioide. Calice 5-6mm, pelosetto a lobi ovali. Corolla azzurra.

TIPO BIOLOGICO

Pianta perenne, forma piccoli cespugliet-ti, pluricauli. Camefita.

 Areale di Limnonium morisiamuin.

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Limonium sinuatum:ramo con infiorescenza, foglie xO,5; calice x3,5; par-ticolare dell’infiorescenza x3.

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FENOLOGIAFiorisce nei mesi di luglio e agosto

AREALEEndemismo sardo tra i più rari, vive in alcu-

ni rilievi calcarei della Sardegna centrale, sul

Monte Novo S. Giovanni e sul Monte Albo.

ECOLOGIASpecie montana, cresce sulle rupi fra i

600 e i 1200 m anche in zone fresche eombrose.

Appaiono singolari le condizioni ecologi-che di questa entità rispetto a quelle dellostesso genere, che nel bacino mediterraneosono quasi esclusivamente di ambienti lito-ranei influenzati dall’aerosol marino.

 Limonium vulgare Miller

NOMI ITALIANI:Statice comune.Piante cespitose con fusti raccorciati,

grossi e tozzi, alte sino a 60-100 cm. Foglielanceolato-spatolate, lunghe 10-15 cm,assottigliate alla base, appuntite all’apicecon guaina allargata, penninervie, disposte a

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 Limonium morisianuin

Limonium morisianum: pianta intera xO, 6; brattee x6; particolare del fusto e foglia x9.

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rosetta basale, carnosette. Fiori violetti o lilacm, in spighe di pochi cm, costituite da 6-8spighette biflore, riunite a formare una pan-nocchia, grande, con rami lassi spesso ar-cuati. Calice di 5 mm, con tubo costato e vel-lutato e con lobi triangolari, apicolati, per-sistente. Corolla di 6-8 mm. Frutto: achenio.

TIPO BIOLOGICOPianta sempreverde legnosa alla base,

densamente cespitosa. Camefita.

FENOLOGIAFiorisce in luglio-ottobre.

AREALEDiffuso nell’Europa occidentale e setten-

trionale e in particolare nel bacino del Me-diterraneo.

ECOLOGIASpecie alofila, vive nelle zone umide sal-

mastre come paludi, acquitrini, prateriesalse. Si unisce ad altre piante con le stesse

esigenze ecologiche, quali  Arthrocnemum,

Salicornia,

 Aster, mula, caratterizzando in tale modole formazioni vegetali degli ambienti umidilitoranei vicini al mare.

 LIMONJASTRUM Moench

Arbusto foglioso, molto ramificato. Fo-glie carnosette. Fiori violacei in infiorescen-ze spiciformi ramificate. Fiori bisessuali,regolari. Frutto: achenio.

Il genere  Limoniastrum comprende lasola specie Limoniastrum monopetalum (L.)Boiss. presente nella penisola iberica e in

Africa settentrionale.

 Limoniastrum monopetatuin (L.) Boiss.

NOMI ITALIANI:Limoniastro cespuglioso.

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 Limoniu,n vulgare

Limonium vulgare: foglie basali e infiorescenze xO,3, particolare dell’in fiorescenza x5.

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Piccolo arbusto alto sino a 2 m circa, moltoramificato, glauco-pruinoso per la presenza dighiandole che secernono sale. Rami eretti,ramosi. Foglie carnoso-coriacee, spatolate conguaina amplessicaule. Fiori azzurro-violaceo,in spighette di uno o due fiori disposte alterne

su assi sottili, articolati. Brattee embriciate,mucronate, l’interna più lunga avvolgente ilcalice, scure. Calice imbutiforme con 5 denti;corolla, 1-2 cm di diametro, con lungo tubo econ cinque lobi obovati; ovario con 5 stili.

TIPO BIOLOGICOPiccolo suffrutice foglioso, molto ramifi-

cato. Camefita o Nanofanerofita.

FENOLOGIAFiorisce da giugno ad agosto.

AREALEL’areale comprende Portogallo, Spagna,

Francia meridionale, Sardegna, Sicilia, Italia

meridionale e Africa settentrionale. In Sarde-gna è noto per la costa orientale e precisamen-te nella zona di stagni e lagune vicino ad Olbia.

ECOLOGIAE una pianta legata soprattutto agli am-

bienti con elevata concentrazione salma; la-gune, acquitrini salsi, zone umide dei litora-li sabbiosi.

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Limoniastrum monopetalum:

ramo con fiori x0,5, -flore xI,2; fiore

aperto x4; particolare del fusto e

delle foglie x2; calice x2.

 Limoniastrum monopetalum

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 LABIA TAE

Piante aromatiche arbustive, lianose, er-bacee, raramente arboree. Fusto quadran-golare, foglie semplici o composte, opposte.

Fiori irregolari, riuniti in infiorescenza aspiga, racemo, verticillastri o raramente so-litari. Brattee spesso fogliacee. Calice ga-mosepalo, irregolare, persistente. Corollabilabiata. Stami due o quattro, saldati al tubocorollino. Ovario supero, bi- o tetracarpel-lare con stilo inserito tra i lobi dell’ovario.Frutto formato da due a quattro acheni. Im-pollinazione entomofila.

La famiglia delle  Labiatae comprende200 generi e circa 3200 specie diffuse intutto il mondo. Il maggior numero di specieè concentrato nel bacino del Mediterraneo,per cui si presuppone che questa zona sia ilcentro di origine di molti generi di questa fa-miglia.

Presentano un grande interesse comepiante ornamentali o aromatiche.

CHIAVE DEI GENERI1 Fiori isolati Prasium

1 Fiori in infiorescenze di vario tipo 2

2 Calice bilabiato con dente superiore fo-gliaceo  Lavandula

2 Calice mai come sopra 33 Stami a bilanciere Salvia

3 Stami con filamento mai come sopra 44 Corolla a labbro inferiore ad angolo

retto Stachys

4 Corolla con tubo diritto 55 Corolla a labbro superiore piano

Satureja

5 Corolla a labbro superiore mai come

sopra 66 Calice bilabiato con peli alla base intern

del tubo Thymus

6 Calice privo di peli nella parte internadel tubo 7

7 Fiori in racemi a capolini, con labbrosuperiore ridotto o nullo Teucrium

7 Fiori in racemi allungati di 20-40 cm,con labbro superiore presente  Nepeta

 PRASWM L.

Piccolo arbusto, con rami superiori erba-cei, quadrangolari. Foglie ovali, opposte.Fiori bisessuali, solitari, bianchi. Frutto:achenio.

Il genere Prasium comprende la sola spe-cie Prasium majus L.

 Prasium majus L.

NOMI ITALIANI:The siciliano.

NOMI SARDI: Erba craba - Muravera Menta de conillus - Cagliari

Pes de liebre - Alghero Erba crapa, Intrètza, Intrètzu, Pani de

conillus.

Suffrutice lianoso lungo fino a 2-3 m, ca-ducifoglio. Fusti sottili, i più annosi a sezione cir-colare con corteccia giallastra e squame longitudi-nali e quelli d’annata verdi o rossicci, quadrango-lari, con coste marcate, pelosetti. Foglie ravvicina-te verso l’alto, opposte con picciuolo di 1-2 cm elamina di 12-35x10-20 mm, ovato-lanceolata con

margine seghettato e nervatura marcata nella pa-gina inferiore. Verticillastri con due fiori breve-mente peduncolati, ravvicinati verso l’alto, confoglie bratteiformi. Calice bilabiato, con tubo di 5-7 mm e 5 denti subeguali, di 5-6 mm, pelosetti almargine ed accrescentesi nel frutto; corolla di 15-20 mm, bianca o soffusa di viola, con labbro

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 Prasium majus:ramo con fiore xl; fiori x2; calice x2; dente del calice x6,calice con tetra chenio e stimma x2; stimma xlO; stame x5; fiore aperto x3; calice con tetrachenio x2; seine x4.

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superiore intero o smarginato e labbro infe-riore trilobo, con il lobo mediano maggioredi quelli laterali; stami quattro con filamentiinseriti nella parte mediana del tubo ed an-tere minute; stilo con stimma bifido. Fruttirotondi, neri a maturità.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa suffruticosa, caducifo-

glia.

FENOLOGIALa ripresa vegetativa avviene, nelle zone

litoranee, ai primi tepori del mese di marzo,così come la prima fioritura, che si protrae

sino ad aprile-maggio. Nelle zone più interneo elevate fiorisce da aprile a giugno. Inizia aperdere le foglie man mano che maturano isemi e, già a fine giugno, ingialliscono perseccare definitivamente in piena estate.

AREALEPrasium majus si rinviene frequente

lungo le coste del bacino mediterraneo,

ECOLOGIASpecie eliofila predilige gli ambienti

caldi litoranei o costieri; indifferente al sub-strato, vive negli aspetti più termofili dellamacchia mediterranea, che caratterizza conla sua abbondante fioritura, adagiandosisugli altri elementi arbustivi.

NOTE COLTURALIIl prasio si presta ad essere utilizzato

come rampicante per coprire graticciate, mapresenta l’inconveniente di una precocecaduta delle foglie. Si tratta di una piantamellifera che costituisce uno dei primi pabu-lum per le api.

NOTE ETNOBOTANICFIEI suoi tralci, flessibili e resistenti veniva-

no utilizzati come legacci per lavori dicampagna.

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Prasiu,n majus

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 LAVANDULA L.

Piante erbacee, arbustive, cespitose. Fo-glie opposte, lanceolate, intere, spesso riu-nite a gruppeti all’ascella di foglie più gran-

di, verde-grigio. Fiori bisessuali, violetto-liliacini, blu, odorosi, disposti in infiore-scenze a spiga corta, talvolta con fiori sterili,grandi terminali, oppure allungata e sottile.

Il genere Lavandula comprende circa 28specie diffuse nella regione mediterranea.

Piante odorose, le specie del genere La

vandula, comunemente note come lavan-da o spigo, trovano largo impiego nell’indu-stria profumiera. Sono state utilizzate nellafarmacologia, nella medicina popolare, inorticoltura, nel giardinaggio, per gli oli

essenziali e per il profumo persistente cheemanano i fiori anche essiccati.

Il nome lavandula sembra derivare dal la-tino “lavare” ricollegato all’uso dell’acquadi lavanda fatto nell’antichità.

 Lavandida stoechas L.

NOMI ITALIANI:Lavanda selvatica, Steca, Stecade, Stiga-

dosso.

NOMI SARDI: Abiòi - S eulo Aichimìssa - Alghero A1’irnìssa - Oliena Alcumìssu - Tempio Archemìssa - Nuoro Archimìssa - Dorgali, Lodé, Lula, Sini-

scola, Torpé Arkimissa vòina - Bitti Archimìssu - Orani, Sarule

 Arkimìscia caddina - Orune Ispìccu - Belvì Abiòi, Burèdda, Aighemìssa, Burèdda,

Comìssu, Ispigula areste, Spìcula areste,

Spigula areste.

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 Lavandu/a stoechas

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Suffrutice sempreverde di 0,4-1,2 m, dicolore grigiastro-glaucescente, aromatico.Rami lassi, densamente fogliosi, opposti,eretti, quelli d’annata a sezione quadrango-lare, tomentosi per la presenza di una fittapeluria; quelli degli anni precedenti con cor-teccia screpolata. Foglie opposte, sessili,lineari-lanceolate di 1-3,5 cm, larghe 3-5mm, pubescenti e ghiandolose, con nervatu-ra centrale marcata, con all’ascella fascettidi foglie più piccole. Infiorescenza ovato-allungata, di 2-3 cm, provvista all’apicedella spiga di un ciuffo di 2-4 lunghe bratteepetaloidi, violacee, bluastre o rosso-porpori-ne, con funzione vessillifera. Fiori con cali-ce di 5-9 mm, gamosepalo, con 4 denti trian-golari e uno terminante in una appendice

obcordata, peloso-ghiandoloso; corolla blù-scura, lunga 4-6 mm, con tubo leggermenteincurvato, peloso e glandoloso all’interno epresso la fauce; lobi corollini 5, arrotondati,subeguali. Stami di 0,2-0,3 mm, sessili, inse-riti nella parte superiore del tubo; stilo constimma a capocchia. Semi di 1,5-1,9 mm,subtrigoni, arrotondati sul lato esterno, oscu-ramente alveolati e con una patinagrigiastrocenerina più o meno discontinua.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice o piccolo arbusto semprever-de, xeromorfo.

FENOLOGIALa ripresa vegetativa della steca avviene

in funzione delle condizioni climatiche, dalmese di novembre-dicembre nelle zone co-stiere, a quello di aprile maggio nelle areepiù elevate. La fioritura, conseguentementesi dispiega da gennaio al mese di giugno.

AREALEL’areale di  Lavandula stoechas in senso

lato è tipicamente stenomediterraneo. È dif-fusa dalla penisola iberica alla Francia me-ridionale, all’Africa del Nord. In Italiamanca nelle regioni del versante adriatico.Manca ancora in Libia ed Egitto, in Jugo-slavia ed Albania, mentre ricompare in Gre-cia, arcipelago egeo, Anatolia, Medio Orien-te. Peraltro Lavandula stoechas si suddivide,a seconda delle regioni, in numerose entitàdi livello sottospecifico; in Sardegna è rap-presentata dalla specie tipica.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila che vive dal li-

vello del mare sino ad oltre 1000 m di altez-

za; predilige i terreni sciolti degli ambientisilicei aperti e percorsi dal fuoco. Per talemotivo si ritrova associata ai cisti nelle gari-ghe e nelle macchie degradate.

NOTE COLTURALILa steca, pur essendo una specie ricca in

oli essenziali, non ha avuto la fortuna di spe-cie affini, come ad esempio  Lavandula an-

gustifolia Miller, ampiamente coltivate perl’industria profumiera. Il motivo è da ricer-

care forse nella maggiore difficoltà di rac-colta delle infiorescenze. Pianta mellifera, sipresta ad essere inserita nei giardini me-diterranei assieme ad altre essenze dellamacchia e delle garighe.

NOTE ETNOBOTANICHESia le foglie che i fiori venivano utilizza-

ti, per conservare la biancheria, comeantitarmico.

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Lavandula stoechas:ramo con infiorescenze xO, 6; brattea e calice x2,4; co-rolla x6,5; semi e sezione di seine x6,5; particolare diinfiorescenza xO,5; foglia xI,8; peli stellati molto in-granditi.

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SALVIA L.

Piante erbacee o piccoli arbusti, con ramieretti. Foglie ovali, rugose, opposte. Fioribisessuali, di vario colore, riuniti in infiore-

scenze terminali allungate. Caratteristico è ilfiore, sia per il labbro superiore concavo, siaper la particolare struttura dei due stami aforma di T. Per favorire il meccanismo diimpollinazione da parte di determinati in-setti, il connettivo che tiene unite le duelogge si è allungato, una loggia è diventatasterile e serve di appoggio al pronubo. Tuttaquesta struttura è mobile in quanto articolatasul principale filamento staminale. L’insettoin questo modo poggiando sulla loggia ste-rile fa cadere sul suo dorso quella fertilericca di polline. Frutto: achenio.

Il genere Salvia comprende molte specie,circa 700, distribuite nelle regioni temperate,subtropicali e tropicali.

La maggior utilizzazione delle specie diquesto genere è quella ornamentale. Alcune

sono impiegate come piante aromatiche(Salvia officinalis) o per la preparazione diprofumi, data la presenza di oli essenzialimolto odorosi (Salvia sclarea) o per altriimpieghi farmacologici.

Il nome Salvia deriva da salus salute perle proprietà medicamentose riconosciute sindall’antichità.

Salvia desoleana Atzei et Picei

NOMI ITALIANI:

Salvia di Desole

NOMI SARDI: Luccàja manna - CagliariSalvioni - SassariPianta suffruticosa di 0,8-1,8 m, odorosa,

provvista di peli semplici e ghiandolosi e di

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Salvia desoleana

Salvia desoleana: fiore, corolla e calici xl,3; stame x2; particolare del fustocon bratteafloreale xl,5;foglia ed infiorescenza x0,5; porzione basale del fusto x0,4; particolare del fusto xl,5.

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 Areale di Salvia desoleana.

ghiandole sessili, prima bianco-lattee, poi

giallo: dorate, nel secco. Fusti persistenti, di1-4 cm di diametro, prostrato-ascendenti;getti d’annata eretti, quadrangolari, con co-stolature marcate. Foglie verdi-biancastrepeloso-ghiandolose, picciuolate e con lami-na cordata di 7-20 cm, più lunga che larga,con margine increspato, crenulato o eroso-denticolato, con nervature molto marcatenella pagina inferiore. Infiorescenze di 30-50 cm in verticillastri terminali, con bratteefogliacee decrescenti verso l’alto. Fioribrevemente peduncolati, con calice tubulo-so-campanulato, di 10-14 mm a nervaturemarcate, più o meno compressi nel secco;corolla di 20-28 mm, bilabata, a profilo mar-catamente falcato, di colore biancastro,roseo e giallastro; labbro superiore smargi-nato, pelosoghiandoloso e labbro inferioreconcavo a margine intero; stami con fila-menti lunghi 12-14 mm ed antere violacee di4-5 mm; stilo con stimma bifido, violaceo.

Semi bruni, ellissoidei, sub-trigoni, oscura-mente verrucosi.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, sempreverde,

cespitosa, lignificata alla base con rami per-sistenti striscianti e talora radicanti.

FENOLOGIALa Salvia di Desole fiorisce da maggio a

luglio e può presentare fioriture supplemen-tari nel periodo autunnale in concomitanzacon le prime piogge di settembre.

AREALESalvia desoleana è specie endemica

esclusiva della Sardegna ed è nota solamen-

te per quattro località: alla cantoniera diAbealzu, lungo la strada Sassari-Osilo, versoSennori ed ancora presso Oliena e in territo-rio di Loceri.

ECOLOGIAPianta eliofila vive su substrati assai dif-

ferenti, sia su calcare che su sfatticcio gra-nitico e porfidico; sembra preferire gliambienti degradati con terreno smosso.

NOTE COLTURALILa salvia di Desole si riproduce soprattut-to per via vegetativa, tramite divisione deirizomi basali. La sua coltivazione è stata ef-fettuata con successo nel Nord della Sarde-gna, negli oliveti e nei luoghi sterili. Per lasua bella fioritura, il portamento eretto erigoglioso che può assumere in coltura, puòtrovare facile inserimento nei giardini. Trat-tandosi di una specie ormai rarissima do-vrebbe esser vietata la raccolta di piantespontanee.

NOTE ETNOBOTANICFIELa pianta sarda sembra possedere i me-

desimi principi attivi della Salvia sclarea L.e per tale motivo, anche nel recente passato,è stata coltivata nel Sassarese. L’affine Sal-

via sclarea, ricca di linaiolo viene utilizzatain profumeria, ma l’uso più conosciuto èsenza dubbio quello di aromatizzare il vino,

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conferendo ad esso un caratteristico saporedi moscato. Da ciò il nome di erba mosca-tella. Nella medicina popolare era utilizzataanche come antisudorifica.

STACHYS L.

Piante erbacee annue, perenni o piccoliarbusti. Fusti eretti o eretto-ascendenti. Fo-glie intere, ovali o cuoriformi, opposte. Fioribisessuali, bianchi, rosei, rossi, violacei, riu-niti in infiorescenze a racemo allungato oovoidale. Frutto: tetrachenio.

Il genere Stachys comprende circa 300specie diffuse in tutto il mondo. Alcune spe-

cie sono endemiche sardo-corse o tirreniche.Molte specie sono utilizzate come piante

ornamentali o coltivate per i rizomi.La Betonica, Stachys officinalis, è ricer-

cata per i moltissimi impieghi come pianta

officinale, infatti è noto il proverbio “utilecome l’erba betonica”. I rizomi di S. siebol-

di e S. palustris sono molto richiesti dai

buongustai. Il nome Stachys, “spiga”,

deriverebbe dalla forma dell’infiorescenza.

Stachys glutinosa L.

NOMI ITALIANI:Betonica glutinosa.

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Stachys glutinosa

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NOMI SARDI: A lacàsu - Orani Allùe fogu - Perdasdefogu Bronzèddu - Bortigiadas, TempioCocìci - SeuloCola casu - Orune Erva pùtita - Lodé Locàsu - Nuoro, Orune, Sarule Locàu - Urzulei Lucchìttu - Meanasardo Lucrèxu - Aritzo Mummuèu - San Vito Murmurèu - EscalaplanoOlocàsu - LulaVrattacàsu - SiniscolaLochèsu, Murguèu, Murgulèu, Ossàssi,

Scova de Argiòlas

Suffrutice legnoso alla base, ramosissimocon rami eretti o eretto-patenti, di 40-90 cm,glabro o peloso in tutte le sue parti. Rami

dell’anno precedente spesso persistenti sec-chi a simulare un portamento spinescente ditutta la pianta; internodi quadrangolari, pu-beruli su bande opposte. Foglie di 10-40 x 3-9 mm, oblunghe, lanceolato-spatolate, in-

crespate ai margini o lanceolato-lineari, con-nate alla base, con peli semplici o glandulo-si nella pagina inferiore, superiormente gla-bre. Racemi fiorali di 2-10 cm, fogliosi allabase, con foglie lanceolate-lineari in alto;verticilli fiorali con 1-2 fiori, generalmentesolitari in alto; pedicelli fiorali di 1-4 mm,accrescentisi dopo la fioritura, con due brat-tee lineari più brevi del calice, con breveresta all’apice. Calice tubuloso-campanulatodi 7-11 mm con denti lanceolato-acuti di 3-4mm, con peli semplici e radi e numeroseglandole sessili; corolla di 10-18 mm, bian-ca, rosea e, talora, violacea, esternamentecon numerosi peli e glandole sessili; labbroinferiore della corolla trilobo a lobi arroton-dati, manifestatamente più lungo del supe-riore; tubo fiorale di 7-12 mm, con corona dipeli nel terzo inferiore della parte interna;

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 Areale di Stachys glutinosa.

Stachys glutinosa: pianta intera xO,5;foglie xl; particolari delfusto xl,5;calice x2,5; corolla x2; acheni x4.

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filamenti degli stami insenti nel terzo supe-riore, fortemente pelosoglandolosi; antere di1 mm circa. Acheni di 2-2,5 x 1,5-2 mmovato-trigoni con leggera caruncola mediananella parte ventrale, lisci, di colore marron-scuro o nerastro nel secco.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice cespitoso, con rami dell’anno

precedente talora persistenti a simulare unportamento subspinescente. Da camefita ananofanerofita.

FENOLOGIALa fioritura avviene dai primi di marzo e

si protrae sin oltre il mese di ottobre. Nellezone di altitudine intermedia, sono frequenti

fioriture continue che si protraggono per varimesi, scemando via via sino al tardo autunno.

AREALEStachys glutinosa vegeta in Sardegna,

nelle isole parasarde, a Capraia e in Corsica.

ECOLOGIAPianta molto rustica, eliofila e xerofila,

vegeta comunemente dal livello del mare sinverso le più alte montagne in Sardegna, in

Corsica sino ai 1600-1800 m. Indifferente alsubstrato pedologico, predilige i luoghiassolati e degradati, colonizzando scarpate einsinuandosi nelle anfrattuosità e spaccaturedelle rocce; non riesce, tuttavia, a costituiremai delle fitocenosi pure. Nella macchiaevoluta è sporadica, rifuggendo gli ambientiombreggiati; talora si eleva a 80-100 cm,sebbene perda di vitalità. E resistente agliincendi e ricaccia subito dopo con polioniche in breve tempo raggiungono le di-mensioni della pianta originaria.

NOTE COLTURALISi presta ad essere coltivata nei giardini

rocciosi, ma il periodo in cui presenta qualcheinteresse è solo quello della massima fioritura.

NOTE ETNOBOTANICHEPianta aromatica con odore penetrante,

veniva appesa in mazzi per allontanare i pi-

docchi delle galline. Nel periodo autunnale,trovava largo impiego per bruciare le setoledei maiali da ingrasso.

SATUREJA L.

Piante erbacee annuali o perenni o piccoliarbusti. Foglie opposte, intere o dentate,grandi o molto piccole. Fiori bisessuali, ro-sati, rosa porporino o bianchi, riuniti in in-fiorescenze di piccoli verticilli a pochi fiori oin racemi o spighe terminali. Frutto: achenio.

In genere Satureja racchiude circa 30 spec-cie diffuse nelle regioni temperate o subtro-picali. Le specie di questo genere sono, in flo-ricoltura, utilizzate per giardini rocciosi, roc-caglie, macchie di colore nelle aiuole. Note

per le loro proprietà aromatiche sono impiega-te per preparare tonici, stimolanti, apertivi.

Il nome Satureja sembra derivare da “satu-ra” con due significati: “sazio” per le proprie-tà digestive di alcune specie o “salsa” per l’u-tilizzazione come pianta aromatica in cucina.

 Distribuzione di Satureja thymbra in Sardegna.

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Sa!ureja Ihymbra L.

NOMI ITALIANI:Santoreggia sarda.

NOMI SARDI: Isopu - Cagliari.

Piccolo arbusto, fortemente aromatico,molto ramoso, formante cespi di 20-35 cm,con ghiandole, distribuite su tutte le parti.Rami eretti, i giovani rossastri con peli sem-plici, undulati e rivolti verso il basso, conghiandole sessili giallo-oro di 0,1 mm. Fo-glie lineari-lanceolate, opposte, pelosette,

con nervatura mediana marcata, via viadecrescenti verso l’alto. Verticillastri conbrattee fogliacee provviste di numerose brat-teole e di numerosi fiori, 10-25, con calicetuboloso campanulato con 5 denti lineari-

lanceolati; corolla glabra, roseo-violaceacon lobo superiore smarginato e labbro infe-riore trilobo; stami didinami con antere di 1mm circa; ovario: tetrachenio con stilo lungo4-8 mm con stimma bifido. Acheni subsferi-ci, di 1-2 mm, ghiandolosi.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa sempreverde a svi-

luppo invernale-primaverile.

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Satureja thymbra

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FENOLOGIARiprende 1 sviluppo vegetativo alle

prime piogge autunnali e fiorisce ad aprile-maggio.

AREALESatureja thymbra possiede un areale che

ha il suo baricentro nel Medio Oriente ed inTurchia, verso Ovest giunge sino alla Greciaed alla Libia. L’unica località italiana cono-sciuta è quella del colle di S. Michele, ormaiall’interno della cerchia urbana di Cagliari.Nel secolo scorso il Moris la indica “in apri-cis maritimis circa Calarim vulgatissima”,ciò che fa pensare ad una notevole riduzionedella sua area di distribuzione nell’Isola. Peraltro vi è da osservare che questa specie

sembra corrispondere molto bene al Tragori-gano di Dioscoride, coltivato sin dall’anti-chità, anche al di fuori del suo luogo di ori-gine, e che pertanto essa potrebbe essersinaturalizzata nell’Isola da tempi remoti, equindi forse non nativa.

ECOLOGIASpecie eliofila e xerofila è legata agli am-

bienti calcarei della fascia costiera, formacaratteristiche garighe nei luoghi aridi ed as-

solati.NOTE COLTURALI

Questa santoreggia mentre nelle altre areedi diffusione è molto comune, in Sardegna èlimitata, come già detto, al colle di San Miche-le, dove in alcuni tratti è abbastanza frequente.Tuttavia i processi di urbanizzazione, strade,cave e discariche stanno determinando la pro-gressiva riduzione delle superfici dove essa èpresente. La riproduzione da seme dovrebbeessere piuttosto semplice, come molte labiateda condimento. Forma piccoli cespi che pos-sono avere, opportunamente innaffiati, unafioritura continua dal mese di maggio a set-tembre. La sua collocazione ideale è quella inambienti rocciosi.

NOTE ETNOBOTANICHELa santoreggia timbra è una pianta che si

presta ad essere usata come aromatizzante,per il suo contenuto in oli essenziali, tra iquali il cimolo.

THYMUS L.

Piccoli arbusti ramosi o erbe perenni. Fo-glie piccole, intere, opposte ricche di ghian-dole con oli essenziali. Fiori bisessuali, bian-chi, rosati, purpurei, riuniti in infiorescenzea verticilli di pochi fiori o in corte spighe.Frutto: achenio.

Il genere Thymus comprende 300-400specie prevalentemente diffuse nella regione

mediterranea.Molte specie di questo genere sono utiliz-

zate come piante aromatizzanti, mellifere,per l’industria farmaceutica, per ilgiardinaggio.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Calice con circa 20 nervature appiatti-

tosul dorso, con due carene laterali densa-mente ciliate; arbusto con rami rigidi, eretti

T. capitatus

1 Calice con circa 10 nervature, distinta-mente bilabiato con pelosità e glandulositàsparse; suffrutice con rami esili, suberetti ostriscianti, talora penduli

T. herba-barona

Thymus capitatus L.

Sin.: Coridothymus capitatus (L.) Hoff-manns. et Link

NOMI ITALIANI:Timo arbustivo, Coridotimo.

NOMI SARDI:Tumbu - Quartu S. Elena Esopu, Isopu, Timu, Tumu.

Piccolo arbusto sempreverde con ramibiancastri di 30-90 cm, cespuglioso, con

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Satureja thymbra:ramo con fiori xl; fiori x2; brattee e calice x4; antera estimma xlO; stilo efiore aperto x5; ramo con foglie x5; foglia x5; particolare di foglie molto ingrossato.

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odore aromatico penetrante. Fusti vecchicon corteccia screpolata longitudinalmente,rami d’annata tetragoni, bianco-verdastri,con tomento dovuto a numerosi peli stellati.Foglie di 5-12 mm, opposte, lineari-lanceo-

late, a margine intero, revoluto, provviste dinumerose ghiandole sessili, minute. Infiore-scenze terminali, cilindracee od ovoidee, di1-2 cm, con numerosi fiori sessili, sostenutida bratteole lineari-lanceolate. Calice bila-biato con denti triangolari-acuti, peloso-ghiandoloso; corolla roseo-violacea, bila-biata, con labbro superiore intero o smar-ginato e labbro inferiore trilobo. Stami didi-nami, con filamenti lunghetti ed antere

minute; ovario: tetrachenio con stilo di 2-4 mm e stimma bifido. Acheni minuti,subsferici, provvisti di ghiandole sessili.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, sempreverde,xerofitica.

FENOLOGIAFiorisce da maggio-giugno sino al mese

di luglio; fioriture supplementari si possonoavere in relazione all’andamento stagionalealle prime piogge autunnali, quando ripren-de anche l’attività vegetativa.

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Thyinus capifatus

Thymus capitatus:ramo con fiore x]; rametto con foglie x2; particolare del fusto xlO; foglie x4; particolare della foglia x10; fiore chiuso x4; fiore aperto x5; particolare della corolla: moltoingrandito; calice xlO; bratteax5;semnixlO; copolino xl.

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AREALEIl timo capitato è diffuso nella fascia co-

stiera del bacino mediterraneo, ad eccezionedella Provenza, Corsica e del Sinai. In Sar-degna la sua diffusione è limitata alle areedei calcari miocenici del Sassarese e del Ca-gliaritano.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila vive nelle zone

costiere negli ambienti calcarei, dove costi-tuisce caratteristiche garighe.

NOTE COLTURALIPianta molto comune nelle sue aree di

diffusione, presenta una abbondante fioritu-ra a maggio-giugno. Sembra legata in modo

esclusivo ai substrati calcarei, dove cresceformando piccoli arbusti o grossi cespi ri-gogliosi. Si riproduce da seme e sopportabene il trapianto con la zolla di terra in qual-siasi periodo dell’anno. Per il suo fortearoma grato si presta ad essere coltivato an-che in prossimità delle case, anche se pre-senta l’inconveniente di attirare le api. Lasua collocazione ideale resta il giardino roc-cioso, anche su piccole nicchie sulla vivaroccia costruite a proposito.

NOTE ETNOBOTANICHE“Dove c’è il timo pascolano le api” scris-

se Virgilio, per indicare il forte richiamo cheesercita questa pianta mellifera sull’operosoinsetto. Ma il timo capitato ha goduto so-prattutto i favori come pianta medicinale percurare le forme asmatiche, contro i vermiintestinali, per favorire il mestruo e comediuretico. Come condimento è stato egual-mente molto utilizzato per aromatizzare icibi.

Thymus herba-barona Loisel.

NOMI ITALIANI:Erba barona.

NOMI SARDI: Armidda - Atzara, Bolotana, Dorgali,

Lula, Mamoiada, Oliena, OlIolai, Orani,Orgosolo, Orune, Santulussurgiu, Sarule,Seulo, Villanovatulo

 Aspridda (?) - Aritzo Alba barona - Tempio Menta de Santa Sofia - Laconi Amenta de Santa Sofia.

Suffrutice legnoso e ramosissimo allabase, formante dei pulvini bassi e schiaccia-ti. Rami centrali eretti o eretto-ascendenti, iperiferici prostrati, ascendenti o scandenti, ipiù esterni talora penduli. Rami fiorali lun-ghi 6-20 cm, rami sterili periferici lunghisino a 30 cm. Fusti tetragoni ad angoliarrotondati, pubescenti o vellutati per pelibrevi e ricurvi. Foglie di 5-10x2-5 mm, bre-vemente picciuolate, le inferiori ovato-ottu-

se, le superiori lineari, lanceolate, ovato-lan-ceolate, a margine intero con nervaturamediana evidente, oscuramente ciliate allabase. Racemi verticillati, brevi (8-20 mm),ravvicinati in capolini terminali, inferior-mente più lassi. Brattee fiorali opposte, simi-li alle foglie superiori. Peduncoli con duebrattee lineari alla base, non superanti i pedi-celli. Calice di 3-6 mm, bilabiato con labbrosuperiore a tre denti lanceolato-acuti, lunghi1,5-2,5 mm; labbro inferiore bifido a lacinielineari, ascendenti. Corolla lunga 5-10 mm,roseo-pallida, bifida, a lobi arrotondati.Semi rotondi, debolmente scabri, bruno-scuri, con i mm di diametro. Pianta forte-mente aromatica per ghiandole sessili surami giovani, foglie, calice e corolla.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice pulvinato a rami eretti o pro-

strato-ascendenti. Camefita suffruticosa.

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Thymus herba-barona: pianta con fiori xl; rametto con foglie e calice con brat-tea x4; insieme di fiore xl; fiore, corolla e calice x4;corolla aperta x8; denti del calice x4; seme xlO.

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FENOLOGIA

Fiorisce da maggio ad agosto e fruttificada luglio a settembre.

AREALE

Thymus herba-barona è specie propriadelle zone montane della Sardegna e dellaCorsica. Vegeta dagli 800 ai 2000 m di alti-tudine. Talora si rinviene a quote inferiori,ma si tratta in genere di località prossime azone montagnose con forti dislivelli.

ECOLOGIAL’erba barona è una specie eliofila e ad

habitus xeromorfo. Considerata indifferenteal substrato, predilige in realtà i terreni dinatura silicea. Infatti è abbondante nellezone granitiche e scistose, mentre è presso-ché assente, ad eccezione di limitate aree, sututto il complesso mesozoico calcareo dellaSardegna centro-orientale.

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Thymus herba-barona

 Distribuzione di Thyrnus herbci-barona in Sardegna.

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NOTE COLTURALISi può riprodurre per seme o più facil-

mente per mezzo di divisione dei cespi o tra-pianto diretto delle piantine.

NOTE ETNOBOTANICHEIl timo è una pianta mellifera molto ricer-

cata dalle api. La specie è ben conosciuta edapprezzata in quasi tutta la Sardegna comepianta aromatica e per questo motivo utiliz-zata soprattutto nella preparazione di piattirustici, come ad esempio il sanguinaccio. Lefoglie finemente triturate venivano utilizzatecome disinfettante.

TEUCRIUM L.

Piante erbacee o piccoli arbusti. Foglieintere o dentate incise o divise, ricoperte dauna peluria grigiastra almeno nella paginainferiore. Fiori bisessuali, rossi, bianchi ogialli riuniti in infiorescenze a cima, fascet-ti, grappoli o spighe o anche solitari.Caratteristico è il fiore con il labbro superio-re molto ridotto e quasi nullo. Frutto: ache-

nio.Il genere Teucrium, che racchiude circa300 specie, è cosmopolita con maggiore dif-fusione nelle regioni mediterranee.

Piante aromatiche sono utilizzate nellamedicina popolare per le proprietà toniche,febbrifughe, vermifughe, sudorifere.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Pianta biancastra in tutte le sue parti;

foglie lineari; fiori di 3-5 inniT. polium

1 Pianta di colore complessivamenteverde; foglie lanceolate o largamente ovate

22 Piante inermi 33 Corolla bianca; lamina fogliare tanto-

lunga quanto larga, lucidaT. flavum ssp. glaucum

3 Corolla bianca: lamina fogliare più

lunga che larga, opaca, reticolataT. massiliense

3 Piante spinescenti 44 Calice di 3-4 mm, piante di ambienti

litoranei T. subspinosum

4 Calice di 5-6 mm, piante di ambientilitoranei e montani T . marum

Teucriumpolium L. subsp. capitatum (L.)

 Arcangeli

NOMI ITALIANI:Camedrio polio, Canutola, Polio.

NOMI SARDI:

 Issòpo - Orgosolo Poliu.

Pianta suffruticosa, con odore penetrante,sempreverde, con rami striscianti o suberet-ti, formanti piccoli pulvini densi, biancastri.Rami sottili, flessibili, biancastri, peloso-ghiandolosi. Foglie opposte, subsessili e conlamina biancastra, per un denso tomento di9-12x2-4 mm, lineare-lanceolata, con mar-gine crenato-dentato e talora increspato, re-voluto. Verticillastri addensati nella parte

terminale a mo’ di capolini, di 1-2 cm di dia-metro, con 4-20 fiori brevemente pedunco-lati; calice tubuloso, peloso-lanoso, di 3-5mm, con nervature marcate nel tubo e con 5denti subeguali, triangolari-ottusi, sube-guali; corolla bianca o roseo-porporina confauce gialla e con labbro superiore assente elabbro inferiore a cinque lobi, i quattro late-rali di circa i mm e quello centrale di 2-3mm, ovato. Stami didinami, con filamentiarcuati ed antere minute; ovario: te

trachenio con stilo di 1-2 mm e stimmaoscuramente bifido.

TIPO BIOLOGICOCamefita fruticosa, sempreverde, xero-

morfa, a portamento eretto.

FENOLOGIAFiorisce dal mese di maggio ad agosto, a

seconda della altitudine.

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AREALEIl Teucrium polium è distribuito lungo la

fascia costiera del Mediterraneo; manca inProvenza, nelle Isole dell’Egeo, a Cipro ed

in Libia, dove spesso è sostituito da sotto-specie vicarianti.

ECOLOGIASpecie eliofila, xerofila, xeromorfa, pre-

dilige i substrati calcarei, dove può vegetaresino a 1400 m di quota. Nei luoghi rocciosie degradati, è parte importante delle garighe,che caratterizza con i suoi bassi pulvini odo-rosi.

NOTE COLTURALITrattandosi di una specie piuttosto co-mune, molto frugale che vive nelle zone

aride, si adatta ad essere coltivata con suc-cesso negli ambienti più disparati. Il tra-pianto delle piccole piantine con il pane diterra si può effettuare in tutti i periodi del-

l’anno.

NOTE ETNOBOTANICFIECome molte specie aromatiche della fa-

miglia delle labiate, il polio nella medicinapopolare era utilizzato in modo simile almaro, di cui era più conosciuto grazie allasua maggiore diffusione. Secondo Diosco-ride il decotto era efficace contro il morsodelle serpi, come colagogo, ed il suo impia-stro per cicatrizzare le ferite.

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Teucrium polium

Teucrium polium: pianta xl; ramo con fiori xl; fiore xlO; capolino x2; ante-ra x20,-fiore aperto x.10,-foglie x2,-fusto xlO; par-ticolare di fusto molto ingrandito.

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Teucriumfiavum L. subsp. glaucum (Jor- dan et Fourr.) Ronniger

NOMI ITALIANI:Querciola. maggiore, Teucrio giallo.

NOMI SARDI:Crammèdiu ‘e istròpios - Dorgali Erba bonnànaru, Bunnànneru.

Suffrutice sempreverde, molto ramoso,formante piccoli cespugli lassi a portamentoeretto. Rami giovani tetragoni, eretti o eretto-ascendenti, rossastri, peloso-ghiandolosi sullalinea opposta all’inserzione delle foglie.Foglie opposte, decrescenti verso la parte altadei rami, con picciuolo di 4-12 mm e laminadi 2-3 cm, ovato-triangolare, con marginecrenato-dentato, verdi-lucide nella pagina su-periore, glauche in quella inferiore. Verticil-lastri terminali, di 2-4 cm, con brattee foglia-cee, numerosi fiori subsessili; calice ghiando-loso, peloso-lanoso, di 4-6 mm, con nervatu-re marcate nel tubo e con 5 denti triangolari-

acuti; corolla bianco-giallognola con labbrosuperiore assente e labbro inferiore a cinquelobi, i quattro laterali lineari e divaricati fra di

essi, quello centrale di dimensioni maggiori,largamente ovato. Stami didinami, con fila-menti arcuati ed antere minute; ovario: tetra-chenio con stilo di 6-8 mm e stimma bifido.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa, sempreverde,

xerofitica.

FENOLOGIALa querciola maggiore fiorisce a maggio

giugno in relazione all’altitudine.

AREALELa distribuzione gravita nel bacino occi-

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 Area/e di Teucriu,n polium s. l. (Da Meusel, semplificato).

Teucrium flavum ssp. glaucum:ramo con fiori xO,5; rametto sterile xO,5; pagina in- feriore della foglia xl; particolare della pagina inferioredella foglia x5; fiore isolato xl,5; an/era xS; ghiandoledell’antera xlO; semi x2,5; particolare del seme xlO;ca/ice x2,5; particolare del calice xlO; rametto giovane x2,5; particolare di rametto giovane x2,5.

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dentale del Mediterraneo, soprattutto lungola fascia costiera ed è piuttosto frammentato.E presente in Spagna, Italia meridionale, Ju-goslavia, in Grecia e quindi in Tunisia ed Al-geria; manca nella Francia meridionale, inSicilia e in Marocco, dove è spesso sostituitadalla sottospecie tipica. In Sardegna è piutto-sto comune nelle zone costiere calcaree e,sempre su calcare, nelle zone montane.

ECOLOGIASpecie eliofila e xerofila, predilige il sub-

strato calcareo ed i luoghi caldi e ben espo-sti. Vive soprattutto lungo le coste, ma anchefino a 1000 m di quota nelle zone calcareedegradate, sugli accumuli ghiaiosi, sulle

scarpate ed ai bordi delle strade.

NOMI COLTURALIIl teucrio giallo è una pianta poco esigente

che può esser coltivata con successo su qual-siasi substrato. Trattandosi di una pianta piut-tosto comune nelle zone dove essa è presente,

singole piantine con il pane di terra possonoesser prelevate per avere un esemplare ingiardino. Volendo costruire siepi basse, conquesta pianta sempreverde, dalla bella fioritu-ra, è bene tentare la riproduzione da seme.

NOTE ETNOBOTANICHELe foglie della querciola maggiore a Dor-

gali venivano considerate come un efficacis-simo vulnerario. È una pianta mellifera.

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Teucriurn flavum ssp. glaucum

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Teucrium massiiense L.

NOMI ITALIANI:Tenerio marsigliese.

NOMI SARDI:Cramèdiu eru - Dorgali.

Pianta suffruticosa, odorosa, sempreverde,con rami eretti o eretto-ascendenti, tendente aformare cespi a cuscino più o meno compatti.Rami flessibili, lassamente sinuosi, con densapeluria di peli semplici, uncinati, rivolti versoil basso e con numerose ghiandole sessili.Foglie picciuolate o, verso l’alto, subsessilicon lamina di 1 - 3 cm, manifestatamente reti-colata per le nervature preminenti nella pagi-na inferiore e infossate in quella superiore.Fiori in infiorescenze racemose di 10 - 20 cmprovviste di due bratteole lineari lanceolate.Calice gozzuto, gamosepalo, peloso-ghiando-loso, bilabiato con labbro superiore largamen-te espanso cuspidato e labbro inferiorerappresentato da 4 denti subeguali, triangola-

ri, acuti. Corolla tubulosa con base slargata econ labbro inferiore a cinque lobi, i laterali di1 - 2 mm, quello mediano, di 3 - 4 mm; stamidi didanimi con antere rossastre di 0,7 - 1mm, ghiandolose alla base; stimma bifido

superante gli stami. Semi scuri, arrotondati, dii - 1,2 mm, ghiandolosi.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa sempreverde.

FENOLOGIAFiorisce dalla fine di maggio, nei luoghi

più bassi e caldi, a giugno-luglio nel Gen-nargentu.

AREALE

Teucrum massiliense è presente in Provenza,Spagna, Corsica, Sardegna e isola di Creta.

ECOLOGIAPredilige gli ambienti di greto dei fiumi,

nelle zone calde, mentre oltre gli 800 m siritrova ai margini delle strade, nelle aree

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Teucrium massiliense

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smosse. Nel Gennargentu fa parte integrantedella flora delle garighe montane.

NOTE COLTURALISi presta come pianta da giardino e si

propaga per seme. Attecchisce facilmenteper trapianto di cespi o di rami.

NOTE ETNOBOTANICHEPianta aromatica, fortemente odorosa. A

Dorgali l’infuso ottenuto con le foglie e leinfiorescenze era ritenuto particolarmenteefficace contro le febbri persistenti.

Teucrium subspinosum Wilid.

NOMI ITALIANI:Maro spinoso.

NOMI SARDI:vedi T. marum L.

Piccolo arbusto di 10-40 cm, cespuglioso,con odore penetrante, sempreverde, a por-tamento eretto. Rami sottili tetragoni o ci-lindrici, eretti o divaricati, rigidi, spinescenti,biancastri, con peli semplici e ghiandolosiappressati. Foglie opposte, con picciuolo di

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Teucrium subspinosum

Teucrium massiliense:rami con fiori xl; calice x4; co- rolla x6; stame x15; glandole de- glistami molto ingrandite; particolaredel tubo e dei denti del calice xlO;semi xlO; parte delfusto x8; partico-lare delfu- sto molto ingrandito; foglie x2.

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2-3 mm e lamina di 2,5-3x2-2,5 mm, subrom-bica, ovata, lanceolata, con margine subin-tero, inciso-lobato, più o meno revoluto, verdi

nella pagina superiore, glauche biancastre perla presenza di peli lanosi appressati in quellainferiore. Verticillastri terminali, di 1-2 cm,con brattee lineari-lanceolate, con 8-10 fioricon corti peduncoli; calice tubuloso, puberu-lo all’esterno, di 2-4 mm e peloso-lanosoall’interno, con 5 denti di i mm; corolla di 8-12, peloso-glandulosa, di colore roseo-lilaci-no, con labbro superiore assente e labbro infe-riore a cinque lobi, i quattro laterali lineari equello centrale di dimensioni maggiori,ovato. Stami didinami, con filamenti arcuatied antere minute; ovario: tetrachenio con stilodi 3-4 mm e stimma bifido.

TIPO BIOLOGICOCamefita legnosa, sempreverde, xero-

morfa, spinescente, a portamento eretto-divaricato o pulviniforme.

FENOLOGIALa fioritura avviene ad aprile-maggio.

AREALETeucrium subspinosum è una specie en-demica di Maiorca, la maggiore delle IsoleBaleari e della fascia costiera occidentaledella Sardegna meridionale.

ECOLOGIASpecie indifferente al substrato vive nei

luoghi caldi ed assolati soprattutto nell’a-rea litoranea, negli ambienti di macchiadegradata, sulle creste ventose e nelle gari-ghe.

NOTE COLTURALIIl maro spinoso presenta una distribuzio-

ne ben più limitata dell’erba gatto ed inoltrecondizioni di vita più esclusive. Trattandosidi una pianta endemica rara la sua coltiva-zione dovrebbe esser tentata esclusivamentetramite i semi, di cui tuttavia non si cono-scono i caratteri di germinabilità.

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 Area/e di Teucrium subspinosu,n.

Teucrium subspinosum: pianta intera xl; apice di un ramo x2; fiore xlO.

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NOTE ETNOBOTANICHESpecie molto affine al più comune Teu

crium marum, verosimilmente ne possie-de le stesse proprietà.

Teucrium marum L.

NOMI ITALIANI:Erba gatto, Gattaria, Maro.

NOMI SARDI: Archemissa (?) - Lula

 Brunedda (?) - Torpé Erba de arrefrìus - Cagliari Erva pùtita - Dorgali Iscùlapadèddas - Nuoro Issòpo - Orgosolo Manteddàda - Orani, Sarule Monteddàda - Orani, Sarule Mummulèu - Lula Allùpa cuaddos, Erba da gatta, Erba de

battos, Erba de gattus, Erba di giatta, Giat-

ta, Murgulèu, Sudorèa.

Piccolo arbusto cespuglioso, con odorepenetrante, sempreverde, molto ramoso, piùo meno compatto, a portamento eretto.

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Teucriu,n marum

Teucrium marum:ramo con fiori xl; foglia x2; par-ticolare della pagina inferiore della foglia molto ingrandito; corollaaperta x4; ovario x8; brattea fibralee calice x4; antera x20; fiore x3;semi x5; rametto xl O; particolare di fusto molto ingrandito; semi xlO; particolare del tegumento del seinemolto ingrandito.

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Rami sottili tetragoni, eretti, rigidi, asimulare una spinesceriza più o meno mar-cata, biancastri, peloso-ghiandolosi. Foglieopposte, con picciuolo di 2-4 mm e laminadi 6-9x3-5 mm, ovato, lineare-lanceolata,

con margine intero, revoluto, verdi-lucidenella pagina superiore, glauche in quellainferiore. Verticillastri terminali, di 1-2 cm,con brattee lineari-lanceolate, con 4-20 fiorisubsessuali; calice tubuloso, peloso-lanoso,di 4-6 mm, con nervature marcate nel tubo econ 5 denti subeguali, triangolari-acuti;corolla rosea o violacea, con labbro superio-re assente e labbro inferiore a cinque lobi, iquattro laterali lineari e quello centrale didimensioni maggiori, ovato. Stami didinami,con filamenti arcuati ed antere minute; ova-rio: tetrachenio con stilo di 4-5 mm e stim-ma bifido.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita sempreverde, xeromorfa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio ad agosto in relazione

all’altitudine.

AREALETeucrium marum presenta un areale cen-

tro-mediterraneo che comprende la Sar-degna, la Corsica, le Isole Hyères, le Balea-ri e l’Arcipelago Toscano. stato segnalatoanche a Sebenico in Jugoslavia, mentre lasua presenza in Spagna ed in Tunisia è dub-bia.

ECOLOGIA

Pianta eliofila e xerofila, indifferente alsubstrato ed amante dei luoghi rocciosi, pre-dilige i luoghi ben esposti e soleggiati, dallivello del mare sino ai 1200-1400 di quota;è un elemento caratteristico della vegetazio-ne delle garighe montane.

NOTE COLTURALIPer la sua frugalità, l’ampiezza delle con-

dizioni ecologiche in cui vive, il maro si pre-sta ad esser coltivato ovunque, anche se illuogo di elezione dovrebbe essere quello de-gli ambienti rocciosi calcarei.

NOTE ETNOBOTANICFIEIl maro è una pianta nota per le sue pro-

prietà medicinali da tempi antichissimi. Vi èda osservare tuttavia che, data la sua raritànelle aree continentali, è anche probabileche la specie venisse confusa con altre simi-li del genere Teucrium. Ad ogni qua! modoessa era utilizzata come stimolante e digesti-va e, l’infuso delle cime fiorite, come cola-gogo. Il decotto delle cime fiorite, per la suaazione antisettica, era usato per favorire la

cicatrizzazione delle ferite, analogamente adaltre specie del genere Teucrium. Contieneun principio amaro, tannini, oli essenziali.L’aroma penetrante di questa pianta attrae igatti, da cui il nome italiano di Erba gatto,sui quali esercita un’azione eccitante.

 NEPETA L.

Piante erbacee o perenni o piccoli arbusti.Foglie ovali opposte con margine inciso.Infiorescenze allungate a vertillastri di moltifiori, spesso fogliose. Fiori bisessuali, bila-biati, azzurri, viola o biancastri. Corolla contubo corollino stretto e ricurvo, labbro su-periore corto e bilobato, labbro inferioregrande e convesso. Frutto bi- o tetrachenio.

Il genere  Nepeta comprende circa 250specie diffuse nelle regioni calde e tempera-te dell’Emisfero boreale.

Le specie di questo genere sono impiega-

te come piante ornamentali o medicinali.Nota è Nepeta cataria L., l’erba gatta o gat-taria o menta dei gatti, specie aromatica dagiardino con odore di limone nelle foglie sestrofinate. È molto ricercata dai gatti.

Il nome Nepeta sembra derivi dalla citta-dina italiana di Nepi, originariamente Ne-pete, dove era abbastanza abbondante unadelle specie del genere.

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 Nepeta foliosa Moris

NOMI ITALIANI:Nepetella sarda.

Pianta perenne, alta 50-60 cm, molto ra-mificata sin dalla base, pubescente, ghian-dolosa, aromatica. Rami legnosi, arcuato-ascendenti. Foglie ghiandoloso-tomentose,dentato-crenate, reticolate, cordato-cuneatealla base, acute all’apice, le inferiori picciolate,le superiori e le fiorali sessili. Fiori in verticillidensi, ravvicinati, foliosi. Brattee numerose,lineari-lanceolate, pubescentighiandolose,apice violaceo, subeguali al calice. Calice

tubuloso, 8-9 mm, con nervi evidenti, pube-scente-ghiandoloso, ricurvo, lacinie triangola-ri-acute, violacee, la centrale superiore piùlunga. Corolla azzurroviolacea, 12-15 mm,pubescente; labbro superiore stretto, bilobo,

labbro inferiore concavo. Acheni 1,5-2 mm,subtrigoni, ovali, tubercolati, nero brillante.

TIPO BIOLOGICOPianta perenne forma densi cespugli le-

gnosi alla base. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a luglio e fruttifica in

giugno-luglio

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 Nepeta foliosa

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AREALEEndemismo sardo, vive esclusivamente

sui monti di Oliena in località “Su Pradu” enelle immediate vicinanze.

ECOLOGIA’Vive su un altipiano carsico, fortemente

accidentato, arido, soleggiato e ventoso da800 a circa 1000 m slm. Pianta xerofila, siaccomuna ad altre specie endemiche e con-tribuisce a costituire un particolare aspettodelle gariga montana su calcare.

NOTE COLTURALIPianta dalla abbondante fioritura e molto

aromatica, si presta ad essere coltivata ingiardini rocciosi. Si propaga tramite semi oper via vegetativa.

Pianoro di Sos Prados nel Supramonte di Oliena, Locus classicus di Nepel a foliosa.

 Nepeta foliosa:ramo con fiori xO,5; fiore xI,5; calice x2; sezione delcalice x4; seine x5; particolare del in argine fogliare:molto ingrandito. Area/e di Nepeta foliosa.

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SOLA NACEAE

Erbe o piante legnose. Foglie per lopiù semplici, sparse oppure, specialmen-te vicino ai fiori, appaiate. Infiorescenze

cimose. Perianzio ed androceo pentameriattinomorfi, raramente più o meno zigo-morfi, ovario supero costituito da duecarpelli posti obliquamente rispetto allalinea mediana del fiore, con due logge oraramente una soltanto. Frutti: bacche ocapsule. Albume nei semi presente omancante.

Le Solanaceae sono distribuite intutto il mondo con molti generi e con unnumero molto alto di specie.

Alla famiglia delle solanacee appar-tengono i generi Solanum, Atropa,

 Hyoscyamus, Capsicum, Datura, Nico-

tiana, tutti molto importanti per la pre-senza di specie medicinali e/o di interes-se orticolo, come il pomodoro, la bella-donna, il peperone, lo stramonio e iltabacco.

SOLANUM L.

Piccoli alberi, arbusti, suffrutici, erbe,eretti o rampicanti. Fusti e foglie glabri, pe-losi o peloso-ghiandolosi o spesso con spine

variamente colorate in giallo o rosso. Foglieopposte, intere o incise. Fiori bisessuali so-litari o riuniti in infiorescenze cimose. Ca-lice a corolla con gli elementi totalmente oparzialmente uniti; stami saldati alla corolla.Frutto: bacca o cassula.

Comprende circa 1500 specie distribuitenelle regioni temperate e tropicali.

Molte specie hanno interesse economico,ornamentale e medicinale.

Sotanum dulcamara L.

NOMI ITALIANI:Dulcamara, Morella rampicante.

NOMI SARDI: Durciamara

Tomatedda burda - Campidano.

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 Distribuzione di So/an u,n dulcwnara in Europa e nel bacino mediterraneo (Da Meusel, semplificato).

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Pianta caducifoglia, lianosa, rampicantecon rami lignificati lunghi sino a 4-5 m e contralci d’annata erbacei, scandenti o prostratidi 1-2 m, verdi o rossastro-porporini negliinternodi superiori. Foglie sparse con pic-

ciuolo di 2-4 cm e lamina lunga 4-10 cm, in-tera ovato-lanceolata, semplice o profonda-mente lobata alla base a simulare foglie com-poste. Infiorescenze in cime ombrelliformicon numerosi fiori penduli, a calice ridottocon 5 lobi di i mm, arrotondati, ovato-cuspi-dati con margine scarioso di poco più di 0,1mm; corolla violacea con 5 petali lanceolatiprovvisti di minuti peli all’apice. Antere sub-sessili, lunghe 3-7 rum; prima verdastre, poi,a maturità, decisamente gialle e strettamenteaddossate l’un l’altra, lasciando fuoruscire

dal centro uno stilo lineare con stimmaappuntito. Frutto: bacca rotonda od ovoideadi 10-15 mm, di colore rosso vivo a maturità.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa caducifolia.

FENOLOGIALa fioritura è per lo più estiva, ma in rap-

porto all’altitudine varia dal mese di maggioalla fine dell’estate. Le bacche sono maturead agosto-ottobre.

AREALESpecie a larga distribuzione si rinviene in

tutta Europa, ad eccezione delle regioni piùsettentrionali e, a Sud, nell’isola di Creta. Siritrova ancora nella penisola anatolica ed inAlgeria e Marocco.

ECOLOGIA

Specie mesofila di ambienti freschi e ric-chi di sostanza organica, predilige i fonta-nili, i bordi dei corsi d’acqua dove si adagiasulle siepi e, talora, anche sugli alberi. InSardegna si riscontra dal livello del maresino a 1300 m di altezza.

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Solanuin dulcainara

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NOTE COLTURALIPianta rustica e resistente, si presta a co-

stituire ampi tappeti verdi nelle zone umide

dei giardini.

NOTE ETNOBOTANICHEPianta medicinale da cui si estraggono al-

coloidi come la solanina, è tossica in tutte le

sue parti.

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Corso d’acqua nel periodo primaverile nel Marghine.

Solanum dulcamara:ramo con fiori e ramo con frutti xO,5; corolla x]; calice, fiore, stami xl,5.

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SCROPHULARIA CEAE

Piante erbacee annuali e perenni, arbusti-ve e talvolta arboree. Fusto quadrangolarecon foglie opposte o cilindrico con fogliesparse. Foglie semplici, pennato-lobate oincise. Fiori bisessuali di vari colori e condiversa forma della corolla: tubulosa, bila-biata, personata, speronata o leggermenteregolare. I fiori sono isolati o riuniti a forma-re infiorescenze racemose o cimose. Frutto:capsula con molti semi, spesso alati.

La famiglia delle Scrophulariaceae com-prende circa 220 generi distribuiti in tutto ilmondo.

Le specie presentano poco interesse eco-nomico e farmacologico ad eccezione di Di-

gitalis purpurea che contiene nelle foglie ladigitossina ad azione cardiotonica. Maggio-re interesse presentano nel settore della flori-coltura, per la variabilità di habitus chehanno i vari generi e per i fiori spesso viva-cemente colorati.

SCROPHULARIA L.

Erbe perennanti o piccoli arbusti cespu-gliosi. Fusto quadrangolare. Foglie intere,lobate, pennatosette, opposte. Infiorescenzea pannocchia, talvolta ampia.

Fiori bisessuali, porporini, rossastri overdognoli, rigonfi nella parte inferiore.Quattro stami fertili e uno ridotto a stamino-dio. Ovario supero con due carpelli saldati.Frutto: capsula.

Il genere Scroph u/aria comprende circa300 specie presenti in Europa, Asia, Ameri-ca settentrionale e tropicale.

Anticamente erano impiegate per curarela scrofula e probabilmente da questo usoderiva il nome Scroph u/aria.

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 Area/e di Scrophularia canina (Da Meusel, semplificato).

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CHIAVE DELLE SPECIE

1 Pedicelli eguali al calice, molto glandu-losi. Rami semplici, poco ramosi. Corolla 4-6 mm e lobi superiori due volte più corti deltubo. Staminodio lanceolato

S. canina

1 Pedicelli più lunghi del calice pocoglandulosi. Rami numerosi, intricati. Corol-la 2-4 mm e lobi superiori eguaglianti lametà del tubo. Staminodio lineare

S. ramosissima

Scrophularia canina L.

NOMI ITALIANI:Ruta canina, Ruta selvatica.Piccolo cespuglio, 40-80 cm alto, con

molti rami che nascono da una grossa base.Foglie pennatosette con lobi incisidentati.Fiori numerosi rosso-scuri disposti in cimebifide. Pedicelli fiorali più corti del calice,molto ghiandolosi. Calice di 2 mm con lobia margine scarioso e sfrangiato. Corollarosso-vinato, 4-6 mm con lobi del labbrosuperiore due volte più corti del tubo. Stami

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Scrophularki canina

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sporgenti filamenti molto glaridulosi. Stami-nodio lanceolato, acuto. Cassula subglobosa,apicolata. Semi oblunghi, i

mm, di colore marrone, alveolati.

TIPO BIOLOGICOCespuglio con rami eretti, legnosi nella-

parte inferiore ed erbacei su quella superio-re. Camefita suffruticosa.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a giugno, fruttifica in

giugno-luglio.

AREALEComprende l’Europa meridionale e cen-

trale, Medio Oriente e Africa del Nord.

ECOLOGIACresce nelle zone aride quali roccaglie,

bordi delle strade, pendii, greti dei torrenti esi spinge dal mare sino alle zone montane.

Scrophularia ramosissima Loisel.

NOMI ITALIANI:Scrofularia ramosissima.Suffrutice, molto ramoso, 20-40 cm alto,

glabro. Rami cilindrici, un po’ angolosi,striati, eretto-piegati. Foglie carnosette, gla-bre, incise dentate o pennatifide, le superiorisessili, le inferiori attenuate in picciuolo.Fiori rosso-violetto riuniti in infiorescenza apannocchia molto ramosa, lassa. Pedicellifiorali più lunghi del calice, glandulosi. Ca-lice di 2 mm, lobi con margine sfrangiato.Corolla di 3-5 mm, urceolata con marginebianco. Stami con filamento liscio. Stami-nodio lineare. Cassula 2-5 mm, globosa, api-colata. Semi ovali, subtrigoni, I mm, alveo-

lati, di colore marrone.

TIPO BIOLOGICOSpecie perenne, molto ramosa forma cu-

scini rotondeggianti. Camefita.

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 Areale di Scrophularia ramosissirna (Da Meusel, semplificato).

 Rocciai di Punta Caininedda nel Monte Linas.

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FENOLOGIALa ripresa vegetativa avviene nel tardo

inverno.Fiorisce da marzo ad aprile-maggio. Frut-

tifica da maggio a giugno.

AREALEScrophularia ramosissima gravita con il

suo areale nella fascia litoranea del bacinodel Mediterraneo occidentale, dalla Spagnaalle coste francesi ed in Nordafrica. Mancanella Penisola Italiana ed in Sicilia. In Sar-degna si trova soprattutto lungo il litoraledelle coste settentrionali.

ECOLOGIAÈ una specie caratteristica di ambiente li-

toraneo sabbioso, dove si può trovare fram-mista a elicriso, efedra, armeria, a costituire

aspetti caratteristici della vegetazione psam-mofila. La sua diffusione in Sardegna è pe-raltro limitata a poche aree.

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Scrophularia ramosissima:ramo con infiorescenze x0,5,-fiore con peduncolo x5;corolla aperta x5; infiorescenza xl,3; calice x5; capsula x5, seme x12; foglie xl.

Scrophularia ramosissima

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GLOBULARIACEAE

Piante erbacee perenni o piccoli arbusti.Foglie alterne, intere, obcordate o lineari.Fiori bisessuali, piccoli, irregolari, violetti oazzurri, disposti a formare un’infiorescenzaa capolino circondata alla base da numerosebrattee fogliacee o in spiga o racemo. Frutto:nucula racchiusa entro il calice persistente.

La famiglia delle Globulariaceae comprende 2 generi presenti nelle regioni

mediterranee e in Somalia, Macaronesia eSocotra.

Le specie di questo genere sono utilizza-te soprattutto nel giardinaggio per delimitareaiuole e in roccaglie.

GLOBULARJA L.

Piccoli arbusti cespitosi con foglie sem-plici, alterne, fiori rosa, bianchi o azzurririuniti in infiorescenze a capolino, globoso,bratteati. Frutto: nucula.

Il genere Globularia comprende circa 28specie diffuse soprattutto nelle regioni me-diterranee.

Alcune specie hanno interesse medicina-

le come diuretiche e purgative. G. alypum,nota volgarmente come “erba dei frati” con-tiene nelle foglie una sostanza resinosa usatacome lassativo.

Globularia alypum L.

NOMI ITALIANI:Erba dei frati.

Pianta legnosa caducifoglia, a portamen-to eretto, cespugliosa. Fusti di 30-60 cm,eretti, rigidi, i giovani rossastri, striati efogliosi sino all’infiorescenza. Foglie di 2-3cm, subsessili, spatolate, acute all’apice,grassette, a margine intero, glabre e con ner-vatura centrale marcata. Fiori in capolini di2,5-3 cm, inseriti su un disco trottoliforme,con brattee lineari e/o lineari-lanceolate,acute, con margine provvisto di peli alla

base dei due lati; calice gam6sepalo con 5denti linearilanceolati pelosi ai margini;corolla azzurra, di forma irregolare con lab-bro inferiore tnlobo e labbro superiore condue dentelli ottusi, poco evidenti. Stamiinseriti sul tubo, con lunghi filamenti edantere a quattro logge. Semi di 1-2 mm.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita o camefita fruticosa, a fo-

glie caduche con sviluppo invernale-primaverile.

FENOLOGIALa globularia riprende l’attività vegetati-

va con le prime piogge autunnali e inizia lafioritura a gennaio-febbraio; piante in fiore

si trovano sino a maggio con la contempora-nea presenza di capolini in boccio e già sfio-riti.

Globularia alypum:ramo con fiori x]; fiori x5; capolini x]; seine x10,-foglie xl; brattee x5.

 Distribuzione di Globularia alypuin in Sardegna.

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AREALESpecie tipica della regione mediterranea

si trova lungo le coste, dalla Spagna alMedio-oriente e nell’Africa settentrionale.In Italia è sporadica e vive soprattutto nelversante tirrenico. In Sardegna è particolar-mente rara ed è limitata a Capo S. Elia, alleisole di S. Pietro e di S. Antioco.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila vive negli ambienti

calcarei, tra le spaccature delle rocce nei luoghiben esposti in prossimità delle zone costiere.

NOTE COLTURALILa globularia è un piccolo arbusto che,

per la sua abbondante fioritura prolungata

nel tempo, si presta ad essere coltivato comepianta da giardino in ambienti rocciosi. Pro-duce un gran numero di semi, ma il loropotere germinativo è probabilmente scarsoin quanto questa pianta, anche nelle limitatearee dove è presente, è sempre piuttosto rara.

NOTE ETNOBOTANICHE

Le foglie della globularia, sin dai tempiremoti, sono state considerate come catarticheed erano usate per sofisticare le foglie dellasenna, o comunque da prendere in dosi doppierispetto a quest’ultima. I principi attivi sono unaresina particolare (la globularetina) ed un gluco-side (la globularina) che ha un’azione simile aquella della tema. In Sardegna, probabilmenteper la sua rarità, questi usi sono sconosciuti.

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Globularia alypum

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CAPRIFOLIACEAE

Piccoli alberi, arbusti, suffrutici, liane oerbe. Foglie semplici, composte, libere o sal-date. Fiori riuniti in infiorescenze a cima.Calice con cinque denti liberi. Corolla ga-mopetala regolare o irregolare. Stami cin-que, saldati al tubo corollino. Ovario infero.Frutto: bacca o capsula.

La famiglia delle Caprifoliaceae o Loni

ceraceae, comprende 15 generi e circa400 specie, diffuse nelle regioni temperate.

Fossili di caprifoliacee, in particolare deigeneri Viburnum e Sam bucus, sono stati re-periti in giacimenti del Cretaceo.

 LONJCERA L.

Arbusti o piante lianose con fusti volubi-li. Foglie opposte, libere o saldate alla base.Fiori bisessuali, irregolari, odorosi, bianchi,rosati, gialli o violetti, disposti in infiore-scenze di vario tipo e per lo più riuniti a due.Frutto: bacca rossa-violacea, gialla o nera.

Il genere  Lonicera racchiude circa 200specie diffuse nell’emisfero boreale.

Per la loro rusticità, per i fiori profumati

e le cromatiche bacche, per la ricca fioritura,per la possibilità di essere coltivati sia comearbusto, sia come rampicanti trovano largaapplicazione nel giardinaggio come pianteornamentali.

In alcune regioni come l’Hymalaya e laSiberia, le bacche di alcune specie sono con-sumate sia fresche sia in confettura.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Pianta a foglie caduche, rotonde, pelo-

se; frutti rosso-vivi L. etrusca

1 Pianta sempreverde con foglie coriacee,ovate, lisce; frutti giallastri o color arancio amaturità 2

2 Rami eretti o scandenti; frutti di 9-12mm

 L. cyrenaica

2 Rami lianosi, scandenti; frutti di 4-7mm  L. implexa

 Lonicera etrusca Santi

NOMI ITALIANI:Caprifoglio etrusco, Madreselva etrusca,

Vincibosco.

Pianta lianosa a foglie caduche, rampi-canteo con fusti eretto-scandenti. Rami lun-ghi 1-3 m, i vecchi con corteccia fibrosa ed igiovani cilindrici, lisci, rossastri, ad inter-nodi allungati. Foglie basali rotonde, obo-vate, di 3-4 cm, pelosette, picciuolate; leinferiori sessili e connate le superiori. Fioriterminali su un peduncolo di 3-4 cm, in ca-polini di 3-5, con calice ridotto e corolla zi-gomorfa con tubo biancastro e con labbroinferiore giallastro, provvisto di quattro lobi;

stami inseriti sul tubo con lunghi filamentied antere gialle di 4-6 mm. Bacche rosso-coralline, di 5-6 mm, appiccicaticce, con 3-6semi trigoni, con lato esterno concavo, ru-gulosi e bianco-giallastri.

 Distribuzione di Lonicera etrusca in Sardegna.

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TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa, a foglie caduche.

FENOLOGIALa madreselva etrusca riprende l’attività

vegetativa a maggio, fiorisce a giugno e ma-tura i semi ad agosto-settembre.

AREALE Lonicera etrusca presenta una larga dif-

fusione: infatti vegeta in tutto il bacino delMediterraneo, ad eccezione di Sinai, Egittoed isola di Malta; vive soprattutto lungo lafascia costiera, ma anche nelle zone interne

medio montane. In Sardegna nel passato viso-no state diverse segnalazioni per varie locali-tà delle aree calcaree, che però sono da attri-buire alla entità indicata come Lonicera cyre-

naica. In realtà l’unico reperto ascrivibile a

questa specie è quello presente ai marginidella forra di Mularza Noa nel Marghine.

ECOLOGIASpecie mesofila e termofila, amante delle

chiarie, vive soprattutto in prossimità deimargini dei boschi, dal livello del mare alpiano montano, sin oltre i 1000 m di altitu-dine.

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 Lonicera etrusca

Lonicera etrusca: Ramo fiorifero x0,5; fiore x0~ 8; fioreaperto xl; particolare dell’interno deltubo corollino x25; glandole del tubocorollino molto ingrandito; stame xl,5; capolino con frutti immaturi x2;rami con frutti xO,5; frutti xl; semi xl; seine x2,5; particolare del sememolto ingrandito.

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NOTE COLTURALISi può diffondere sia per seme che per ta-

lea. In breve tempo diviene un cespo piut-tosto grande, che tende a espandersi tramitestoloni, più o meno rampicanti. Sia la ab-bondante fioritura che le numerose baccherosso-vive, che maturano in piena estate, lafanno considerare con interesse come piantada giardino. In tal senso è talora coltivataanche al di fuori del suo areale.

 Lonicera cyrenaica Viv.

NOMI ITALIANI:Caprifoglio della Cirenaica.

Pianta sempreverde molto ramificata, conportamento eretto, cespugliosa. Fusti di 30-70 cm, diritti o eretto-ascendenti con cor-teccia sfibrantesi nei rami più vecchi, cilin-drici, lisci e biancastri nei rami giovani.Foglie ovate, opposte e connate nella partesuperiore dei rami, glabre, di colore verde-glauco, con nervatura centrale marcata nellapagina inferiore. Fiori in gruppi di 2-5 in ca-polini terminali sostenuti da un peduncolo

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 Lonicera cyrenaica

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di 2-4 cm, calice inconsistente, ridotto a 5 denti,e corolla giallastra, tubulosa di 3-4 cm, irrego-lare con labbro inferiore provvisto di 4 lobi;stami inseriti sullo stesso piano, con lunghi fila-menti ed antere gialle di 2-4 mm. Bacche rosso-arancio a maturità di 10-14 mm con 4-6 semi di6-7 mm, rugulosi, concavo-angolosi, giallastri.

TIPO BIOLOGICONanofanerofita sempreverde o semideci-

dua, a portamento eretto.

FENOLOGIAFiorisce a giugno-luglio e matura i frutti

a settembre.

AREALE Lonicera cyrenaica è stata considerata

come sinonimo di L. etrusca e pertanto asso-ciata anche nell’areale a questa specie; tutta-via le differenze morfologiche sono notevo-li ed appare opportuno indicarle come entitàdistinte. Fiori ritenendola una varietà di  L.

etrusca la dava per la Libia, dove è stata de-  Distribuzione di Lonicera cyrenaica in Sardegna.

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 Lonicera cyrenaica

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scritta per la prima volta, Grecia, Isole del-l’Egeo, Asia Minore e Madagascar, ma contutta probabilità anche questo areale do-vrebbe essere valutato sulla base di studicomparati di maggiore dettaglio. In effettianche nella recente flora della Libia  Loni-

cera cyrenaica è considerata come un sino-nimo e inclusa nel gruppo di L. etrusca.

ECOLOGIAIn Sardegna  Lonicera cyrenaica è legata

al substrato calcareo e vive dal livello delmare nella zona di Cala Gonone ad oltre1000 m di altitudine, nelle aree del Supra-monte di Oliena ed Orgosolo ed in quelle piùinterne dei tacchi della Sardegna centro-orientale, ma sempre in luoghi caldi e solatii.

NOTIZIE COLTURALILa biologia di questa specie è scarsamen-

te conosciuta, verosimilmente le modalità diriproduzione sono simili a quelli della L. im-

 plexa, ma, considerata la sua rarità e la sualocalizzazione nelle pareti calcaree, i semipotrebbero presentare una scarsa vitalità. Pe-raltro, essendo una pianta molto frugale chesi adatta a vivere in ambienti veramenteestremi, si presta bene ad essere coltivata nei

giardini rocciosi, con sicuro effetto decora-tivo sia per la bella fioritura che per i grossifrutti che presenta.

 Lonicera implexa Aiton

NOMI ITALIANI:Caprifoglio mediterraneo, Madreselva.

NOMI SARDI: Balànzu - Bosa Eiba cràbuna - Sassari Erba de corònas - GonnostramatzaGuadàngiu - Iglesias Ligadòrgia - Orani Ligadòrja - S arule

 Linna de pipas - San Gavino Mama ‘e sida - Dorgali, Nuoro Mamma de linna - Cagliari , VillagrandeOcru malu - OlienaSfunda pin giàdas - MeanasardoVitiola - Tempio Badàngiu, Baràngiu, Bide bianca, Erba

cràbina, Erba de cannèddus, Mamma de

si/va, Mammalinna.

Pianta lianosa sempreverde, rampicante ocon fusti eretto scandenti. Rami lunghi 1-6m, i vecchi con corteccia fibrosa, sfaldantesiin scaglie longitudinali, ed i giovani cilindri-ci, lisci, prima rossastri, poi bianco-avorio,con un foro centrale. Foglie basali obovate,di 3-6 cm, pelosette, le inferiori picciuolate e

sessili, le superiori connate. Fiori sessili allabase delle foglie a coppa, in gruppi di 4-7,con calice ridotto e corolla zigomorfa gial-lastra, rosea o rossastra anche sullo stessoindividuo, con tubo più o meno arcuato di 2-3 cm e con labbro inferiore provvisto diquattro lobi; stami inseriti sul tubo con lun-ghi filamenti ed antere gialle di 4-6 mm.Bacche rosso-arancio o giallastre, di 5-6mm, con 3-6 semi trigoni, con lato esternoconcavo, rugulosi e bianco-giallastri.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa sempreverde.

FENOLOGIALa madreselva inizia la ripresa vegetativa

al primo caldo primaverile e nelle zone piùcalde si possono osservare esemplari in fioresin dal mese di marzo. Nelle zone più ele-vate ed interne la fioritura perdura fino almese di giugno inoltrato.

AREALESpecie dei luoghi caldi mediterranei, è

diffusa dalla penisola iberica alla Grecia e inNordafrica. In Sardegna è frequente sialungo le coste che nelle zone più interne.

ECOLOGIALa madreselva è una specie eliofila e Xe-

rofila che predilige i luoghi aperti, ben espo-

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Lonicera cyrenaica:ramo con fiori e ramo con frutti xO,5; capolino xl; brat-tee del capolino x5; lobi corollini e stami x2; base deltubo corollino x2; fiore xl; bacca in sezione xl; semi x2.

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sti, soprattutto nella fascia litoranea. Nelpiano collinare e montano si fa sporadica edè relegata ai versanti esposti a mezzogiornoe particolarmente caldi. Si rinviene ai bordi

delle strade, lungo le siepi e tra i grossi cespidella macchia mediterranea.

NOTE COLTURALIAlla sua abbondante fioritura che avviene

in primavera non corrisponde una analogaproduzione di frutti, che spesso sono abor-tivi e con scarso numero di semi. La madre-selva si presta bene come rampicante asso-ciata ad altre piante della macchia mediter-ranea, che possono servire da supporto al

suo sviluppo in altezza. Si riproduce perseme o meglio per talea o rizomi sotterranei,prelevati nel periodo di riposo vegetativo.

NOTE ETNOBOTANICHESecondo Moris in Sardegna le foglie

erano utilizzate come vulnerarie e per sana-re le ulcere cutanee in genere ed inoltre le

fumigazioni (“s ‘affumentu”) sarebbero effi-caci per lenire il dolore dovuto alla cariedentaria. Questa pratica è ormai del tuttodisueta, ma trova la sua giustificazione nelfatto che il decotto in altre località italianeera utilizzato come collutorio della cavitàorale.

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 Lonicera iinplexa

Lonicera implexa:ramo con fiori, rami di più anni, ramo con frutti, in- fiorescenze xO,5; bacca xl; semi x2,5; particolare deltegumento del seme: molto ingrandito; fiore, stilo x];stimma x5; fiore aperto xl.

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 RUBIACEAE

Erbe o piante legnose con rami volubili,lianosi. Foglie opposte o disposte a spirale,semplici. Stipole che in corrispondenza deinodi si fondono e si trasformano in foglie.Fiori bisessuali, regolari, disposti in infiore-scenze a pannocchia, cima o capolino. Frut-to cassula, bacca, drupa o schizocarpo.

La famiglia delle  Rubiaceae comprendecirca 500 generi diffusi soprattutto nelle re-gioni tropicali.

Interessante in questa famiglia è il feno-meno della mirmecofilia che si osserva in al-cuni generi. Sulle radici di queste piante siformano dei tuberi con cavità entro le qualivivono le formiche. I tuberi si fissano sui

rami di alberi come tutte le epifite, per cui siforma un rapporto mutualistico fra piante einsetti.

Sono economicamente importanti i pro-dotti di alcune specie di questa famigliacome il caffè (Coffea) e il chinimo (Cincho-na). Tra le piante ornamentali sono ricercatele gardenie.

CHIAVE DEI GENERI

1 Piante con lunghi rami, rampicanti,ispidi Rubia

1 Piante con rami corti, rigidi, lisciCrucianella

 Rubia L.

Piante lianose con rami lunghi, tetragoni,ispidi. Foglie opposte o verticillate, lineari.

Fiori bisessuali, chiari riuniti in infiorescen-ze a pannocchia. Frutto: bacca nerastra oviolacea.

Il genere Rubia comprende circa 38 spe-cie diffuse nelle regioni temperate dell’Eu-ropa, Asia, Africa, America meridionale.

Le specie di questo genere e in particola-re  R. tinctoria o robbia, erano usatenell’industria tintoria.

 Rubia peregrina L.

NOMI ITALIANI:Robbia selvatica.

NOMI SARDI: Arrùbia - Fonni Battilingua - TempioColalatti - Bortigiadas Lula - BittiOrijèdda - BelvìPigalatti - Alà dei SardiPigulosu - DorgaliPizzi culòsa - Siniscola Rubia - Orgosolo Rùggia - Bosa Ruja - Orune Urzjèdda -

Seulo Azzotta limba, Batta limba, Battilìm-

ba, Ciorisèdda, Ciorixèdda, Pittigalimba,

 Rattalimba, Rùbbia, Sorixèdda, Truvùsciu.

Pianta lianosa sempreverde, scabra, conrami striscianti o rampicanti. Fusti giovanidi 0,3-3,5 m, verde-scuri, quadrangolari, concostolature provviste di piccoli aculei rivoltiverso il basso; rizomi sotterranei rossastri,sottili o con diametro sino a 6-10 mm, con lacorteccia di colore rosso-vivo. Foglie molto

variabili come dimensioni e forma, inverticilli di 4-6, lineari-lanceolate, lunghe 2-

5 cm, e larghe da 4 sino a 25 mm, verdi-scure, coriacee, con aculei riflessi ai marginie lungo l’unica, nelle foglie strette, nervatu-ra centrale della pagina inferiore. Infiore-scenze terminali o all’ascella delle foglie ter-minali, cimoso-divaricate con fiori pedunco-lati, calice ridotto, appena evidente; corollarotata, giallastra, con quattro pezzi triangola-ri acuti, aristati; stami con antere lunghemeno del doppio della larghezza. Frutti: bac-che sferiche, di 5-8 mm di diametro, nero-lucenti a maturità, con 3-4 semi.

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Rubia peregrina:rami con fiori e ramo con frutti xO,5; fiore x2; par-ticolare del fiore x5; semi x2,5; particolare del seinemolto ingrandito; fusto in sezione x2; pezzo fogliare xl,5.

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TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa o camefita, sempre-

verde con fusti rampicanti, scandenti, pro-strati o striscianti.

FENOLOGIALa  Rubiaperegrina riprende il ciclo vege-

tativo alle prime piogge autunnali nelle zonepiù calde litoranee e in primavera in quelle piùinterne e fresche. La fioritura va dal periodoprimaverile al mese di giugno-luglio a secondadell’altitudine. I frutti maturano in estate-autun-no e permangono anche sino al pieno inverno.

AREALE

Presenta un’area di distribuzione moltovasta che va dalle zone costiere mediterra-nee a quelle più interne continentali dell’Eu-ropa settentrionale, fino al 53° parallelo.

ECOLOGIAPianta xerofila ed eliofila, vive soprattut-

to nelle zone costiere e comunque ben espo-ste e soleggiate, negli ambienti di macchia

mediterranea. Tuttavia grazie alla suaampiezza ecologica la si trova anche in zoneinterne montane. In Sardegna si rinvienesino ad oltre i 1000 m di altitudine, ma perdedi vitalità e fruttifica irregolarmente.

NOTE COLTURALILa robbia presenta numerosi fusti sotter-

ranei che costituiscono un intrico che si svi-luppa in tutte le direzioni. Nelle sabbie litora-nee, in molti casi, è un componente im-portantissimo per il consolidamento delledune. Si può riprodurre per seme, ma so-prattutto per via vegetativa tramite gli stoloni.Nelle zone litoranee si prelevano nella tarda

estate, prima della ripresa vegetativa, cheavviene con le prime piogge, mentre nelle zonemontane si possono prelevare ad aprilemaggio.

NOTE ETNOI3OTANICIIELa rubia peregrina è stata usata, e in al-

cuni paesi lo è tuttora, come colorante, gra-zie alla tintura che si ricava dalle radici, esoprattutto dai rizomi delle piante che cre-

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 Rubia peregrina

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scono in ambienti sabbiosi. L’alto contenuto dializarina conferisce una colorazione rossa allalana ed al lino. Questa pratica era molto nota inSardegna sino ad alcuni decenni orsono ed haperso di importanza con l’avvento dei coloran-

ti anilinici. Un altro uso, di cui tuttavia non siha notizie nell’Isola, è quello di pianta medici-nale sia per stimolare la secrezione biliare erenale, sia per sciogliere i calcoli. Per la pro-prietà della tintura di colorare le ossa degli ani-mali si riteneva che fosse efficace per curare leforme di rachitismo.

CRUCIANELLA L.

Piccoli suffrutici o piante erbacee con fo-glie lineari o lanceolate, rigide, spesso ruvi-de al margine, disposte in verticilli. Fioritubulosi, giallastri in infiorescenze a spiga.Frutto formato da due acheni ravvicinati.

Il genere Crucianella comprende circa25-30 specie presenti nella regione mediter-ranea e nell’Asia occidentale.

Le specie di questo genere hanno pocointeresse economico o pratico, ma dal puntodi vista naturalistico rivestono una grandeimportanza in quanto sono spesso gli ele-menti caratterizzanti le formazioni vegetali

delle spiagge e delle rupi.Crucianella maritima L.

NOMI ITALIANI:Crucianella.Pianta prostrata o ascendente, alta sino a

30 cm, con fusti legnosi, rigidi, biancastriche partono da un grosso rizoma rossastro.Foglie erette, i cm lunghe, rigide, coriacee,verde-azzurro, ovato-lanceolate, marginebianco, appuntite, disposte in verticilli diquattro elementi; strettamente ravvicinate eembriciate sui rami giovani. Fiori gialli,riuniti in infiorescenze a densa spiga. Brat-tee, ovali, ciliate, papiracee, più corte deifiori; bratteole piccole, ricurve, saldate fraloro. Corolla tubulosa, 10-13 mm, con cin-que lobi apicolati. Frutto: achenio.

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Crucianella inaritiina

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TIPO BIOLOGICOPiccolo suffrutice, ramoso, foglioso. Ca-

mefita.

FENOLOGIAFiorisce da maggio a settembre.

AREALEÈ una specie circummediterranea stretta-

mente legata agli ambienti sabbiosi litora

nei. Manca nella penisola anatolica.

ECOLOGIAPianta della fascia costiera, vive sulle

sabbie sciolte o parzialmente consolidateoriginando una particolare associazionepsammofila il Crucianelletum. Cresce anchenelle zone rocciose litoranee per lo più inambienti battuti dai venti e sottoposti allaforte azione salsa del mare.

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Coste rocciose nel Sinis.

Crucianella maritima:ramo con fiori xO,5; fiore, fiore aperto x2,5; ovario xS;rametto fiorifero xI,S; rametto sterile xl; fusto basale xl.

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 ASTERACEAE

Piante erbacee annuali, perennanti, arbu-stive, spesso spinose o spinescenti. Foglie divario tipo, semplici, penninervie o palminer-vie con il margine intero, dentellato, lobato,inciso, caulinari o solo basali. Fiori tubulosi oligulati bisessuali o unisessuali, disposti suuna base di forma varia (ricettacolo) a si-mulare un unico fiore, ma in realtà formantiuna infiorescenza (capolino) circondata al-l’esterno da brattee protettive. Infiorescenzaformata o da soli fiori ligulati o solamentetubulosi o ligulati alla periferia (raggio) etubulosi al centro (disco). Capolini isolati oriuniti a formare infiorescenze a racemo, apannocchia o a corimbo. Calice rudimentale,

spesso trasformato in un ciuffo di peli(pappo). Stami in numero di cinque con anteresaldate a formare un tubo e con i filamentiliberi fra loro. Ovario infero, uniloculare, conlungo stilo bifido. Frutto achenio, talvolta sor-

montato dal pappo di origine calicina.Le  Asteraceae o Compositae racchiudo-

no circa 20.000 specie e 1100 generi distri-buiti in tutto il mondo.

Questa famiglia di grande interesse com-prende piante alimentari, medicinali, vele-nose, infestanti, ornamentali.

CHIAVE DEI GENERI1 Foglie variamente divise 21 Foglie intere o incise 42 Capolini riuniti in corimbi peduncolati

Senecio

2 Capolini variamente disposti 33 Squame involucrali terminanti con

appendici divise Centaurea3 Squame semplici  Artemisia

4 Foglie densamente lanose, bianco-argentee Otan thus

4 Foglie poco pelose 55 Capolini grandi. Foglie crenulate

 Buphtaf mum

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Gariga a Helicrysum inicrophylluin sul greto di Rio Ollastu (Sardegna meridionale).

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5 Capolini piccoli 66 Foglie piccole, revolute al margine 76 Foglie mai come sopra 87 Capolini numerosi  Helichrysum7 Capolini solitari o in gruppo di 2-6

Phagnalon

8 Piante cenerino-tomentose con foglieprovviste di espansioni digitiformi

Santolina

8 Piante verdi, crassulente o vischiose Inula

SENECIO L.

Piante erbacee annue, bienni o perenni,arbustive, rampicanti, arboree, epifite suc-

culente o acquatiche. Foglie intere o profon-damente divise. Fiori disposti in capolini equesti spesso riuniti in corimbi. Fiori del rag-gio femminili e quelli del disco bisessuali.

Brattee del capolino disposte su un’unicafila. Frutto achenio con pappo spesso man-

cante.Il genere Senecio è quello che, nell’ambi-

to delle Angiosperme, racchiude il più altonumero di specie, circa 2500. È diffuso mag-giormente nel Sud Africa, ma è ben rappre-sentato anche nella regione mediterranea,Asia e America temperata.

Le specie del genere Senecio sono considerate tossiche e velenose. Per la presenza dialcaloidi, che inibiscono la divisione cel-lulare, sono state usate nel passato per lacura del cancro. La loro utilizzazione è soloornamentale.

Senecio bicolor (WiUd.) Tod. ssp. cineraria(DC.) Chater

NOMI ITALIANI:Cineraria marittima, Senecione.

Pianta arbustiva, alta sino a un 1, conmolti fusti, ascendenti, eretti, cinerino bian-

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Senecio bicolor ssp. cineraria

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castri. Rami striati ricoperti da fitta peluriabianca. Foglie coriacee, pennatofide, sinua-to-lobate, lobi ottusi bi-trifidi, picciuolate,glabre e verdi nella pagina superiore, tomen-tose e biancastre in quella inferiore. Capoli-ni riuniti in ampi corimbi, brevementepeduncolati. Brattee pubescenti, biancastre.Fiori ligulati giallo-chiaro, 3-6 mm lunghi,fiori tubulosi giallo-arancio. Acheni subte-tragoni, striati, glabri.

TIPO BIOLOGICOForma dei cespugli densi, rotondeggianti

con fusti robusti, ramosi. Nanofanerofitacespitosa, suffruticosa, sempreverde.

FENOLOGIA

Fiorisce a maggio-giugno.

ECOLOGIASpecie litoranea, cresce sulle rupi, sui de-

triti, sulle scarpate della fascia costiera.

AREALESpecie originaria dell’Europa mediterra-

nea, è utilizzata anche nei giardini. Attual-mente occupa, spontaneizzata, aree ben piùvaste sia in ambito mediterraneo che in altre

parti del globo. In Italia è sporadica nellafascia costiera dalla Liguria alla Calabria enelle piccole isole della Sicilia. È presenteanche in Corsica. In Sardegna si trova nativao naturalizzata soprattutto nelle coste setten-trionali.

NOTE COLTURALILa cineraria è un arbusto molto decora-

tivo, per la sua abbondante ramificazione,per le foglie grigio-argentee, divise e cesel-late, per la fioritura prevalentemente nel pe-riodo estivo e per la sua rusticità. Di facileattecchimento, per queste caratteristiche èimpiegata nei giardini delle località marine.

CENTAUREA L.

Piante erbacee annuali, o piccoli arbusti.Foglie alterne, intere o pennato-divise, tal-volta i segmenti terminano con spine. I fioriligulati viola, rosa, rossi, bianchi sono riunitiin capolini, muniti di brattee involucralinumerose, scariose e con appendice rigida,spinosa, intera, dentata, sfrangiata. Frutto:achenio con pappo.

Il genere Centaurea comprende circa 500specie diffuse nella regione mediterranea,Asia occidentale, Africa tropicale, Nord Ame-rica e crescono in ambienti aridi e aperti.

Molte specie sono coltivate a scopo ornamentale come il fiordaliso (Centaura cyanus

L.) altre sono utilizzate come diuretici,

febbrifughi, tonici.Il nome Centaurea o Kentaureion, era de-

dicata al centauro Chirone, che secondo laleggenda avrebbe guarito con questa erba ilpiede ferito di Ercole.

 Areale di Centaurea horrida.

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Snecio bicolor ssp. cineraria:ramo con fiori, foglia xO,5;fiore del raggio, fiore deldisco, fiore aperto x3.

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Centaurea horrida Badarò

NOMI ITALIANI:Centaurea orrida.

NOMI SARDI:Spina razza.

Pianta cespugliosa, molto ramificata, spi-nosa, 10-70 cm, bianco-tomentosa. Ramieretti, ricoperti sin dalla base dalle foglie,tomentosi. Foglie sessili, oblungo-lanceola-te, pennatofesse, pennatopartite, rigide,spinescenti, grigiastre, tomentose. Capolinisolitari all’apice dei rami, ovoideo-oblunghi,5-6 mm di diametro. Brattee del capolinomucronate, le esterne lanceolate, tomentose,

ciliate; le interne lineari-lanceolate, lacero-membranacee all’apice. Fiori bianchi o ro-sati. Acheni grigiastri, puberulenti. Papposetoso, poco più breve del frutto.

TIPO BIOLOGICOSpecie perenne, forma dei grandi pulvini

rotondeggianti, spinosi. Nanofanerofita.

FENOLOGIAFiorisce in maggio-giugno e fruttifica in

giugno-luglio.

ECOLOGIASpecie tipicamente litoranea vive indiffe-

rentemente su calcare e su granito. Preferi-bilmente rupicola, vegeta anche nei pratisassosi prossimi al litorale.

AREALELa centaurea orrida vive esclusivamente nel

Nord della Sardegna, nella penisola di CapoCaccia, nella penisola di Capo Falcone, nell’i-sola dell’Asinara e, molto rara, a Tavolara.

NOTE

Non si conoscono usi relativi a questaspecie che potrebbe però essere impiegatanei giardini rocciosi o nelle roccaglie coneffetti particolarmente decorativi.

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Cenfaurea horrida

Centaurea horrida:rami con capo/in! xl; fiore xlO; achenfo xlO; brattee x5; foglie x2.

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 ARTEMISIA L.

Piante erbacee suffruticose o arbusti ra-mosi. Foglie alterne a lembo diviso, bianca-stre, aromatiche. Fiori tutti tubulosi, piccoli,chiari, riuniti in capolini per lo più penduli,disposti a loro volta a formare infiorescenzaa grappolo, spiga, pannocchia. Frutto: ache-nio.

Il genere Artemisia comprende circa 400specie distribuite soprattutto nelle zone tem-perate dell’emisfero boreale.

Le specie di questo genere sono utilizza-te come piante medicinali, aromatiche, di li-quoreria per la ricchezza di principi attiviamari o aromatici. Vi appartengono, adesempio,  A. dracunculus o dragoncello,  A.

absinthium o assenzio dalla quale si ricava illiquore genepì.

Il nome Artemisia sembra derivi o da Artemide, dea della caccia o dal greco artemessano, per le sue proprietà medicinali.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Capolini emisferico-globosi disposti in

pannocchie dense. Foglie bianco-sericee A. arborescens

1 Capolini oblunghi, cotonosi disposti in

ampie pannocchie Foglie bianco-tomentose A. densifiora

 Artemisia arborescens L.

NOMI ITALIANI:Assenzio arbustivo.

NOMI SARDI: Atètu - Dorgali, Torpé Athethu - Bitti, Lodé, Lula, Nuoro, Olie-

na, Orani, Orosei, Orune, Sarule, Siniscola Athenthi - Orgosolo Attentu - Bolotana, Bosa, Ittiri Dunzeil - AlgheroSenziu - V illanovatuloSenzu - Atzara, Busachi, Sedilo Assentu, Assenzu, Senzu.

Arbusto ramoso, alto da 40-50 cm sino a

1,5 m o anche più. Rami eretti, legnosi, bian-castri da giovani. Foglie bianco-argento, pic-ciuolate, le inferiori tripennatosette, le su-periori 1-2 pennatosette; segmenti lineari,acuti. Capolini emisferico-globosi disposti aformare una pannocchia densa, unilaterale,fogliosa. Brattee esterne del capolino oblun-ghe, brattee interne ovali con margine leg-germente scarioso. Fiori tubulosi, chiari,glabri. Acheni oblunghi, ghiandolari.

TIPO BIOLOGICOPianta suffruticosa formante densi cespu-

gli, talvolta pulvinati. Nanofanerofita.

FENOLOGIAÈ una specie a sviluppo vegetativo autun-

nale-primaverile e con fioritura ad aprile-maggio.

AREALEHa un arale piuttosto vasto che va dalla

penisola iberica alla Grecia a Nord e dal Ma-rocco alla Tunisia a Sud, soprattutto lungo lefasce litoranee.

ECOLOGIA A. arborescens è indifferente al substrato

e vive preferibilmente nelle zone aride, lito-ranee, sui terreni smossi, nelle siepi, ai mar-gini delle strade e sulle scarpate. Prediligegli ambienti aperti e degradati e si estendedal livello del mare sino a 500-600 m di al-titudine. Costituisce un elemento importantenella fisionomia della macchia termofila.

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Artemisia arborescens:ramo con infiorescenze xO,5;jiore, fiore aperto, achenio,capolino xlO.

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NOTE COLTURALIPianta di facile attecchimento per tra-

pianto di giovani piantine e di rapida cresci-ta, si presta alla coltivazione in giardini di

tipo mediterraneo. Rustica e longeva, formagrossi cespugli bianco-cenerini di grande ef-fetto.

NOTE ETNOBOTANICHEQuesta specie veniva talvolta utilizzata

come surrogato dell’assenzio vero, come an-tielmintico, ma anche per aromatizzare i li-

quori. Nell’isola l’infuso dell’assenzio arbu-stivo era usato soprattutto in veterinaria percurare la strongiliosi dei cavalli.

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 Artemisia arborescens

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 Artemisia dens Wora Viv.

NOMI ITALIANIArtemisia densiflora.

Piccolo cespuglio alto 20-30 cm, grigia-

stro con fusti legnosi nella parte inferiore.Foglie grigiastre o azzurrognole, picciuola-te, le inferiori 1-2 pennatosette, le superioripennatosette. Persistenza della rachidefogliare. Capolini numerosi, ravvicinati,oblunghi, disposti a formare una pannocchiaampia. Brattee del capolino ovali, peloso-lanose e ghiandolose, scariose al margine.Fiori ghiandolosi. Achenio glabro e striato.

TIPO BIOLOGICOCespuglietti densi con una rosetta basale

di foglie. Camefita suffruticosa, sempre-verde.

FENOLOGIA

Fiorisce da agosto a settembre.

ECOLOGIAVive sulle rupi, sulla sabbia, allo sbocco

dei corsi d’acqua delle zone litoranee.

AREALEÈ una specie endemica della Sardegna e

della Corsica.

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Gariga ad Artemisia densiflora

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 Distribuzione di Artemisia densijlora in Sardegna.

NOTE ETNOBOTANICHE

Non si conoscono utilizzazioni di questaspecie; probabilmente ciò è dovuto alla suararità complessiva.

OTANTHUS Hoffmanns. et Link

Piccoli suffrutici ricoperti da una densalanugine bianco-argentea, con rami prostra-to-ascendenti, fogliosi. Fiori tubulosi, gialli,riuniti in infiorescenze a capolino sferico.Frutto: achenio privo di pappo.

Il genere Otan thus comprende la solaspecie Otanthus maritimus (L.) Hoffmannset Link diffusa sulle coste dei Mediterraneoe dell’Atlantico.

Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns. etLink

Sin.: Diotis maritima (L.) Desf.

NOMI ITALIANI:

Santolina delle spiagge.

Pianta cespugliosa, alta 10-50 cm, condensa lanugine feltrosa bianco-argentea. Fu-sti numerosi, legnosi alla base e induritinella parte superiore, arcuato-ascendenti.Foglie oblunghe o spatolate, sessili, ottuse,denticolate o finemente crenato-dentate.Capolini sferici, 8-10 mm di diametro, concorti peduncoli e riuniti a formare dei corim-bi all’apice dei rami. Brattee scariose al mar-

gine. Fiori tubulosi, gialli con due ali allabase. Achenio di 4 mm, arcuato.

TIPO BIOLOGICOCespugli molto ramosi, fogliosi. Camefi-

ta suffruticosa sempreverde.

FENOLOGIAFiorisce in giugno-settembre

AREALEL’areale della santolina delle spiagge

comprende le coste europee dell’Atlanticosino all’Irlanda, delle Canarie e delMediterraneo centrale e meridionale.

ECOLOGIAÈ una specie legata alle zone litoranee

sabbiose che caratterizza con i suoi cespu-glietti bianco-argento. Cresce soprattuttosulle arene mobili presso la battigia e sulle

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Artemisia densiflora:Pianta intera xO,57; capolini x6,7,- antere x13,4; foglie xl,34.

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prime dune che colonizza con una lunga eprofonda radice e con i rami parzialmentericoperti dalla sabbia.

NOTELa santolina delle spiagge riveste una

grande importanza nel consolidamento delledune, grazie al suo imponente sviluppodell’apparato sotterraneo. Il progressivodegrado dei litorali sta riducendo in mododrastico la diffusione di questa specie.

 BUPHTHALMUM L.

Piante erbacee o camefite suffruticose.Foglie alterne, intere o dentellate, spessopelose. Fiori gialli, in grandi capolini solita-ri. Frutto: achenio.

Il genere  Buphthalmum comprende 6specie presenti in Europa e in Asia.

Chiamate volgarmente “occhio bovinogiallo” per i grandi capolini, alcune specie diquesto genere sono coltivate come pianteornamentali.

 Buphthalmum inuloides Moris

NOMI ITALIANI:Asteroide di Sardegna.

Pianta suffruticosa, alta 50-60 cm, conrami eretti o arcuato-ascendenti, legnosi allabase, ricoperti per un buon tratto dai residui

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Otanthus maritimus

Otanthus maritimus: piante con capolini x0,6,- fiore e fiore in sezione x6;capolino x], 8,- acheni x6.

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delle foglie morte, pelosi, grigiastri. Foglieinferiori oblungo-spatolate, picciuolate, den-tate, con punti callosi sui denti; superiorioblungo-lanceolate, sessili. Capolini grandi,3,5-4 mm di diametro, solitari o in gruppi di

pochi a formare lassi corimbi. Brattee in-volucranti lineari-lanceolate, scariose almargine, pelosette,.mucronate. Fiori gialli,quelli del raggio ligulati, 12-15 mm, contubo alato e con papille sulla ligula; quellidel disco, tubulosi, 8-9 mm, con tubo stretto,alato e con papille sui lobi. Bratteole lanceo-late, con lunga resta, persistenti. Acheni 3mm, costati, trigoni, con corona denticolatae prolungata in un dente lesiniforme ed altridue più corti.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice legnoso alla base, cespitoso.

Camefita.

 Areale di Buphthalinuin inuloides.

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 Buphtha/,nu,n inuloides

Buphihalmum inuloides: pianta con capolinixO,5; capolino xl; bralteex4; fiori x2,5; achenio xS; paglie/la del capolino xS; capolinocon frutti xl.

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FENOLOGIAFiorisce in maggio-giugno e fruttifica in

giugno-agosto.

AREALEEndemismo sardo, vive in alcune località

litoranee delle coste settentrionali, nelle pic-cole isole prospicienti. La segnalazione perPorto Pino, nell’Iglesiente, deve essere con-fermata.

ECOLOGIAIndifferente al substrato, preferisce le

zone rupicole costiere e i prati sassosi esoleggiati prossimi al mare.

NOTE

Si presta come pianta ornamentale, ma lesue capacità di propagazione da seme nonsono note.

 HELICHRYSUM L.

Piccoli arbusti o piante erbacee perenni,grigiastre o biancastre, lanose. Foglie alter-ne, lanceolate o ovali. Capolini solitari o

riuniti a formare infiorescenze a pannocchia.Brattee involucrali membranacee, secche,lucide, gialle o colorate, disposte a embrice.Fiori tubulosi di due tipi, i più esterni delcapolino femminili, quelli centrali ermafro-diti. Frutto achenio, cilindrico con pappoformato da setole.

Il genere  Helichiysum comprende circa500 specie distribuite nell’Europa meridio-nale, Africa, Asia e Australia.

Molte specie di questo genere trovanoqualche utilizzazione come erbe aromatiche,diuretici, vermifughi e per le malattie dellapelle. Il maggior impiego delle specie diquesto genere è quello del giardinaggiocome piante da giardini rocciosi, e in flori-coltura dove vengono usate per comporremazzi di fiori secchi o semprevivi.

Il nome helichrysum deriva da hellos,

sole e krusos, oro, per le brattee spesso bril-lanti come l’oro.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Fiori bianchi, raramente rosei .

 H. montelinasanum

1 Fiori sempre gialli 22 Pianta con molti rami fioriferi, ubiqui-

taria  H. italicum ssp. microphyllum

2 Pianta con pochi rami fioriferi, dellerupi calcaree  H. saxatile

 Helichrysum montelinasanum Schmid

NOMI ITALIANI:Elicriso del Monte Linas.

Pianta suffruticosa di 5-20 cm, legnosaalla base e con numerosi rami semi-erbacei,

eretto-ascendenti, lisci in basso e lanuginosinella parte superiore. Foglie inferiori di 1-2mm, squamiformi, sessili, imbricate, più omeno lanuginose; le superiori lineari, lunghe10-15 mm, appressate al fusto in alto, paten-ti e/o riflesse nella parte inferiore. Capolinidi 10-15 mm, solitari all’apice dei rami consquame involucrali bianco-candide, oblun-ghe, ottuse. Fiori bianchi o raramente rosei;corolla tubulosa e pappo costituito da pochesetole denticolato-scabre. Achenio di circa i

mm, rivestito di escrescenze squamose eprovviste alla base di un cercine anulare.

TIPO BIOLOGICOCamefita sempreverde, formante piccoli

cespi.

FENOLOGIALa fioritura avviene nei mesi di giugno-

luglio anche in relazione all’altitudine.

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Helichrysum montelinasanum: pianta intera xl, 07; foglia superiore x5,2,- fiore x7,8,-capolino x2, 1; squwna x5,2.

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 Area/e di Helichrysurn inontelinasanuin.

AREALEL’elicriso del Monte Linas è una specie

esclusiva della Sardegna ed è presente nellezone più elevate della montagna da cui pren-de il nome; recentemente è stata ritrovataanche in altre aree del Sulcis-Iglesiente.

ECOLOGIASpecie eliofila e xerofila, predilige le aree

montane, dai 600 m di altitudine in poi; vivenegli ambienti rocciosi tra le macchie bassee degradate, nelle spaccature delle rocce esui macereti.

NOTE COLTURALI

L’elicriso del Monte Linas, come altrepiante endemiche ad areale molto limitato, sipresenta relativamente abbondante nella suaarea di distribuzione. Trattandosi di una spe-cie complessivamente molto rara il prelievodi piante dovrebbe essere vietato. Non siconosce purtroppo il grado di germinabilitàdei semi di questa bella ed interessante spe-cie.

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 Hel/chrysum montelinasanum

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 Helichrysum italicum (Roth) G. Don subsp. microphyllum (Wild.) Nyman

NOMI ITALIANI:Canapicchia, Elicriso, Perpetuini d’Italia,

Tignamica.

NOMI SARDI: Arkimiscia - Orune Armimìssa - Bitti Allùefogu - Sadali Bruschiadìna - EscalaplanoCalecàsu - Berchidda Erba de Santa Maria - S eulo Erva ‘e Santa Maria - Dorgali, Lodé,

Oliena, Orani, Sarule Erva de Santu Juvanne - Orgosolo

Frore de S. Giuanne - Nuoro Mansanèllja - Alghero Mortiddus - Nuoro Muntèddos - Bolotana Murguèus - LaconiScova de Santa Maria - LanuseiSimu - AritzoUsciadìna - Orani, MontrestaUscradìnu - NuoroUscratìna - BittiViore de Santa Maria - Orani, Sarule

Vrore ‘e Santa Maria - Atzara, SiniscolaVrore ‘e Santu Juvanne - Busachi, Lula Zizìa de Santa Maria - Ollolai Buredda.

Pianta suffruticosa, aromatica, molto ra-mificata a formare densi cespugli di 30-50cm. Rami esili, grigio-cenerino, verdastri,con numerosi fascetti fogliari alla base dellefoglie normali. Foglie sparse, lineari, di 8-25x 1-2 mm, grigio-cenerine, tomentose, ap-pressate al fusto o più o meno eretto-patenti.Infiorescenze in capolini peduncolati riunitiall’apice dei rami fertili; capolini provvistidi brattee membranacee, con margine ialino,bruno-giallastre, ottuse all’apice e con mar-gine intero o fessurato, le interne più o menoghiandolose. Fiori con calice ridotto a unpappo con setole lunghe quanto la corolla,che è gialla, tubulosa e provvista di 5 dentitriangolari-acuti. Stami inseriti sul tubo,

gialli, di 0,5-0,8 mm; ovario infero con stilointerno al tubo, bifido all’apice. Acheni

bruni, lisci di 3-5 mm.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa a habitus xerofiti-

co, sempreverde.

FENOLOGIAL’elicriso presenta un periodo di fioritura

piuttosto ampio in relazione anche all’alti-tudine ed all’eposizione. Nelle aree più ri-parate dei litorali inizia lo sviluppo vegetati-vo alla fine dell’inverno e i primi fiori com-paiono ad aprile-maggio, mentre nelle areemontane la piena fioritura si verifica a giu-gno-luglio.

AREALE Helichrysum italicum in senso lato è dif-

fuso nella parte occidentale del Mediterra-neo, dalla Grecia alla Spagna, a Nord, e dallaTunisia al Marocco, a Sud. La sottospeciemicrophyllum viene considerata esclusivadella Sardegna, Corsica e delle Isole Balea-ri. Peraltro indicazioni bibliografiche sihanno anche per l’isola di Creta.

ECOLOGIAL’elicriso è una specie eliofila e xerofilaindifferente al substrato che vive nelle zonelitoranee, anche in prossimità della linea dibattigia, nelle chiarie, nei luoghi aridi, enelle zone montane, dove può costituire laspecie principale nelle garighe e nelle mac-chie degradate. Nel Gennargentu si rinvienenei versanti degradati, ai bordi delle stradesul terreno smosso e sulle scarpate, fino allemaggiori altitudini nelle zone di cresta.

NOTE COLTURALIL’elicriso presenta una notevole diversità

nel portamento; forme compatte e verdi-glauche si accompagnano a cespi lassi di co-lore verde-cenere ed anche la fioritura puòesser più o meno abbondante. Per la sua ru-sticità e il suo adattamento alle condizioniecologiche più disparate, purchè in pienosole, si presta ad esser utilizzato per siepi

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basse. Si riproduce per seme o, si possonoprelevare direttamente le piante con il panedi terra nel periodo primaverile o tardo-estivo.

NOTE ETNOBOTANICHE

L’elicriso contiene una sostanza aromati-ca (elicrisene) che conferisce alla pianta,considerata diaforetica, il caratteristicoodore. Anticamente l’infuso mischiato alvino era ritenuto efficace contro il morso deiserpenti, contro la sciatica e per favorire ilmestruo. Una pratica assai diffusa consiste-va nel mettere i rametti tra la biancheria percombattere la tignola. In Sardegna i cespi

dell’ehcriso venivano utilizzati nella praticade s ‘affumentu, ma soprattutto per bruciarele setote dei maiali. Il nome sardo è per lopiù Erva de Santa Maria perché la Madonna,sopra di esso, vi avrebbe steso i panni delGesù, in grazia della qual cosa avrebbe an-

che acquistato il caratteristico profumo.

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 Helichrysum italicuin ssp.microphyllum

Helichrysum italicum ssp. mi-crophyllum:ramo con infiorescenze xO, 8; Ca- polino e fiori x4,8; achenio con pappo x16; brattee del capolino x8;rametto con foglie x4.

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 Helichrysum saxatile Moris

NOMI ITALIANI:Elicriso sassatile.

Pianta suffruticosa con odore aromatico,biancastra-tomentosa. Rami di 15-30 cm conpeluria lanuginosa, quelli fertili provvisti al-l’apice di numerosi capolini di colore giallo-oro. Foglie basali e dei rami sterili lunghe 2-6 cm e larghe 2-4 mm, lineari o lineari-spatolate, lanuginose, con nervature eviden-ti, quelle dei rami fertili decrescenti versol’alto. Capolini di 4-5 mm di diametro, conbrattee ovate, appressate, scariose, cartilagi-nee, a margine intero o eroso-denticolato epelosette alla base. Fiori gialli con tubo

allargato nella metà superiore su cui sonoinseriti su corti peduncoli gli stami con leantere apicolate e caudate; stimma decisa-mente bifido. Acheni di 2-3 mm con pappoprovvisto di setole semplici.

TIPO BIOLOGICOCamefita cespitosa, sempreverde, eretto-

scandente.

FENOLOGIALa fioritura inizia alla fine di giugno e si

protrae per tutto il mese di luglio.

AREALEL’elicriso sassatile è una specie endemica

che vive esclusivamente nelle zone calcareedella Sardegna centro-orientale.

 Helichrysum saxatile

Helichrysum saxatile: pianta, capolino e fiore isolato xO,8; fiore, antere e stilo x8; brattee x8; achenio e pappo x16; rainetto con foglia xl, 6; particolare di foglia x4.

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 Areale di Helichrysum saxatile.

ECOLOGIA

Specie eliofila e xerofila predilige gli am-bienti soleggiati esposti a mezzogiorno,nelle pareti rocciose, tra i piccoli anfratti e lespaccature delle rocce calcaree, dal livellodel mare sino ai 1200 m di altitudine.

NOTE COLTURALISi presta bene ad essere coltivato in nic-

chie di parete nei giardini rocciosi. Anche inquesto caso, trattandosi di una specie en-demica molto rara, la sua riproduzione deveessere tentata esclusivamente tramite i semi.

 PHAGNALON Cass

Piccoli arbusti, suffrutici, legnosi allabase, densamente ramosi, con fusti ricopertida peluria biancastra. Foglie strette, acute, amargine irregolare, ripiegato verso l’esterno,per lo più lanose nella pagina inferiore. Ca-

polini solitari, ovoidali con brattee involu-crali spesso brillanti, secche, rigide e confiori gialli.

Il genere comprende circa 40 specie dif-fuse dalle Isole Canarie, alle regioni delbacino mediterraneo sino all’altopianoIranoTuraniano.

CHIAVE DEI GENERI1 Capolini in gruppi di 2-5. P. sordidum1 Capolini solitari 22 Foglie lineari larghe 1-3 mm, squame

del capolino ondulate all’apice P. saxatile

2 Foglie spatolate larghe 3-7 mmP. rupestre

 Phagnalon sordidum (L.) Reichenb.

NOMI ITALIANI:Scuderi tricefalo

Suffrutice di 10-50 cm, con fusti ramifi-cati in alto, eretto-ascendenti. Foglie alterne,ravvicinate, lineari, allargate alla base, lun-ghe 2-5 cm e larghe 0,6-1 mm, con marginerevoluto, feltrose per una pelosità ragnate-losa, più abbondante nella pagina inferiore,

che appare come una linea biancastra tra idue margini della pagina superiore; persi-stenti secche anche nei rami dell’anno pre-cedente. Capolini giallastri di 4-8 mm e condiametro massimo di 5 mm, subsessili, ra-ramente solitari o più comunemente in grup-pi di 3-5 su rami fioriferi di 1-4 cm, peloso-ragnatelosi, afilli; squame ovate, ottuseall’apice, con ampio margine scarioso e conminuti peli ghiandolari, le più esterne

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Phagnalon sordidumramo con capolini xl; capolini x2; brattee del capolino x5; brattea mediana xIO;fiore x5, stami e stimma x20;stimma di fiore periferico x20; foglie x2, particolare di foglie x] 0; achenio x20.

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più piccole. Fiori giallastri di 4-5 mm concorolla tubulosa; pappo di 4-7 setole scabrelunghe di 3-5 mm. Acheni cilindrici, sparsa-mente pubescenti, lunghi 0,9-1 mm.

TIPO BIOLOGICO

Camefita suffruticosa, xeromorfa, lassa-mente ramificata.

FENOLOGIAFiorisce da marzo a giugno secondo l’al-

titudine.

AREALEPhagnalon sordidum vive nel bacino oc-

cidentale del Mediterraneo, dalle coste delNordafrica, alla Spagna, alla Francia me-ridionale, all’Italia, comprese le Isole Balea-ri, la Corsica e la Sicilia.

ECOLOGIA

Specie eliofila e xerofila, indifferente alsubstrato, predilige gli ambienti rocciosi e lerupi soleggiate dal livello del mare sino ai1200 m di altezza.

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Phagnalon sordiduin

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 Macchie degradate e garighe montane nella Sardegna centrale.

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 Phagnalon saxatile (L.) Cass.

NOMI ITALIANI:Scuderi angustifoglio

NOMI SARDI: Erva ‘e incontru (Lodé).

Suffrutice di 20-50 cm, biancastro-cenerino, con rami lassi, ascendenti, eretti,arcuato-patenti. Foglie alterne, numerose,lineari, lunghe 25-50 mm e larghe 1-3 mm,con margine revoluto, più o meno ondulato,feltrose per una abbondante pelosità ragna-telosa nella pagina inferiore, glabrescentinella pagina superiore; persistenti secche an-che nei rami degli anni precedenti. Capolini

di 12-18 x 10-15 mm, solitari su peduncolidi 4-12 cm, peloso-ragnatelosi, con piccolefoglie bratteiformi, acute; squame esternelineari-lanceolate, acute, ondulate all’apice,patenti e riflesse a maturità, le interne piùlunghe, erette. Fiori giallastri di 6-8 mm concorolla tubulosa provvista di 5 lobi di circa imm, acuti; pappo costituito da 5-8 setolescabre lunghe di 6-8 mm. Acheni cilindrici,sparsamente pubescenti, lunghi 0,8-1,1 mm.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice con foglie decidue, a sviluppoinvernale-primaverile, tendente a costituirelassi pulvini.

FENOLOGIAEmette le nuove foglie a novembre-

dicembre e, nelle zone prossime al mare, ini-zia la fioritura da gennaio in poi. Negli am-bienti più freschi e montani la fiorituraavviene a marzo-aprile.

AREALEPhagnalon soxatile gravita con il suo

areale nella regione occidentale del bacino

mediterraneo e si estende dall’Italia centro-meridionale, Provenza, Spagna, Africa delNord, Libia e Grecia. Nelle grandi Isole è pre-sente in Sicilia, Sardegna, Corsica e Baleari.

ECOLOGIAVive nelle zone aride, sui terreni smossi,

sulle scarpate, in prossimità dei muri dallezone costiere, dove è più frequente, sino allezone di bassa montagna.

NOTE COLTURALISi presta ad essere utilizzato nei giardini

rocciosi. È una piana molto frugale, resi-stente all’aridità. La sua diffusione per semedovrebbe dare una buona riuscita.

NOTE ETNOBOTANICHELe diverse specie di scuderi, P. saxatile in

particolare, erano utilizzate, a Lodé, nellatradizione popolare nella pratica de “s’a.ffu-mentu”, consistente nel far bruciare le diver-se parti della pianta raccolta all’alba dellanotte di S. Giovanni o il giorno del CorpusDomini, a scopo propiziatorio per com-battere cefalee persistenti e per scacciare ilmalocchio. Il nome erva ‘e incontru è con-trapposto a quello di erva ‘e iscontru, rap-

presentata dal Teucrium massiliense (vedi),dal cui contrasto sorgerebbero, bruciando, ibenefici fumi.

 Phagnalon rupestre (L.) DC.

NOMI ITALIANI:Scuderi comune

NOMI SARDI: Erva ‘e incontru (Lodé).

Suffrutice di 20-50 cm, con rami, eretto-ascendenti. Foglie alterne, ravvicinate, lanceo-lato-spatolate, allargate alla base, semi-amplessicauli, lunghe 2-5 cm e larghe 3-7 mm,con margine revoluto, ondulato, di colore bian-co-cenere, feltrose per una abbondante pelosi-tà ragnatelosa nella pagina inferiore, verdi, gla-bre nella pagina superiore; persistenti secche

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Phagnalon saxatile:ramo con capolini xl; capolino con peduncolo x2; se- zione longitudinale di capolino x4; brattee del capolino x5; fiore x5; antere e stimma x20; stimma di fiore perife-rico xlO; foglie x2; particolare della pagina inferioredella foglia xlO; achenio x20.

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anche nei rami dell’anno precedente. Capolinidi 10-15 x 10-15 mm, solitari su peduncoli di4-15 cm, pelosoragnatelosi, con piccole fogliebratteiformi o del tutto afilli; squame con tona-lità di colore bruno, porporino e giallastro, le

esterne lanceolate, ottuse, con apice inciso,patenti ma non riflesse a maturità, le internepiù lunghe e strette. Fiori di 6-8 mm con corol-la tubulosa provvista di 5 lobi giallastri o por-porini; pappo costituito da 5-8 setole scabrelunghe di 6-8 mm. Acheni cilindrici, sparsa-mente pubescenti, lunghi 0,7-0,9 mm.

TIPO BIOLOGICOSuffrutice caducifoglio tendente a costi-

tuire pulvini lassi. Camefita.

FENOLOGIAInizia la ripresa vegetativa in relazione

all’altitudine, dal tardo autunno alla prima-vera e, nelle zone costiere fiorisce già dagennaio e si protrae a maggio-giugno nellezone più elevate.

AREALESpecie con ampia distribuzione nell’area

mediterranea estende il suo areale sinoall’altipiano Irano-Turaniano.

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Phagnalon rupestre

Phagnalon rupestre:ramo con fiori xl; capolino x2; brat-

tee del capolino x5; fiore x5; anteree. stimma x20; stimma di fiore peri-

 ferico xlO; achenio x20; particolaredella pagina inferiore della foglia

 xlO; foglie x2.

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ECOLOGIAPhagnalon rupestre predilige i luoghi

aridi e rocciosi, pareti e muri a secco, scar-pate e bordi delle strade.

NOTE COLTURALISi presta ad essere utilizzato nei giardini

rocciosi.

NOTE ETNOBOTANICHEVedi P. saxatile.

SANTOLJNA L.

Piante erbacee o piccoli arbusti con fogliealterne, pennatosette, con lobi molto corti,grigio o argentee. Rami eretti che portano un

solo capolino, globoso, lungamente pe-duncolato. Bratte involucrali ineguali, em-briciate. Fiori tubulosi, gialli o bianchi. Frut-to achenio tetragono o appiattito.

Il genere Santolina comprende circa 10specie che vivono nelle zone aride, sassosedell’Europa meridionale.

Le santoline o crespoline sono utilizzatein medicina come vermifughi, emmenago-ghe, stomatiche. Per l’aroma assai pene-trante, dovuto a un olio essenziale, sono

usate dopo distillazione per la produzionedell’essenza di santolina.Per la loro rusticità trovano impiego nel

giardinaggio per formare bordure, nelle roc-caglie o per creare macchie di colore.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Squame ad apice troncato, glabre; ante-

re gialle S. insularis

1 Squame ad apice arrotondato, peloset-to; antere bianco-ialine S. corsica

Santolina insularis (Genn. ex Fiori) Arrig.

NOMI ITALIANI:Santolina, Crespolina sarda.

NOMI SARDI: AlIùpa cuàddu - Laconi Erva ‘e coscos - Bitti, Lula

 Murga de bovis - Aritzo Murguèu - Seulo Murmurèu - Arzana, Dorgali, Oliena, Vil-

lagrandeSimu - AritzoUngos (?) - Fonni Erba de bremis, Murgulèu, Murmuèu,

Santolìna, San tulìna

Pianta suffruticosa sempreverde di 40-60cm, formante pulvini biancastro-cenerini.Rami eretto-ascendenti, fogliosi, con pelurialanuginosa. Foglie biancastre, picciuolate,allungate con numerose estroflessioni digi-tiformi di 2-5 mm; foglie inferiori dei getti ste-rili lunghe 3-6 cm e quelle superiori dei ramifertili più piccole. Infiorescenze in capolini di10-16 mm di diametro, emisferici gialli, all’a-

pice dei rami fertili; squame involucrali nume-rose e strettamente appressate, le esterne pelo-sette e sfrangiate all’apice, le più interne deldisco, carenate, rigide ad apice troncato e irre-golarmente mucronulato, glabre. Fiori di 5-6mm, con tubo allargato all’apice e con 5 dentitriangolari-acuti; stami con antere gialle, inse-riti nella parte alta del tubo; stilo bifido. Ache-ni di 4-6 mm, lisci e costolati.

TIPO BIOLOGICO

Camefita suffruticosa sempreverde, pul-vinata.

FENOLOGIALa santolina fiorisce da maggio a luglio

inoltrato in relazione all’altitudine.

AREALELa santolina sarda è una specie esclusiva

dell’isola e vive nelle zone calcaree del Marganai, Gennargentu e calcari della Sarde-

gna centro-orientale.

ECOLOGIAPianta eliofila e xeromorfa, vive indiffe-

rente al substrato dai 400 metri in sù nel com-plesso del Marganai, e fino alle zone di vetta

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Santolina insularis: fusti fioriti xO, 64; brattee e squame x6,6,-  fiori x3,2, foglie xl,3.

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nel massiccio del Gennargentu. Predilige gliambienti degradati, soleggiati, i terreni smos-si, colonizzando in breve tempo, nelle zone

montane, le scarpate ed i bordi delle strade.NOTE COLTURALI

La santolina produce numerosi semi epuò esser riprodotta con facilità per questavia, prelevando i capolini subito dopo lamaturazione. Possiede una buona capacitàpollonifera e in breve tempo ricostituisce ledimensioni del cespo originario. Si prestabene per siepi divisorie basse, che nellatarda primavera e nella prima estate sicoprono di giallo per la presenza dei nume-

rosi capolini. Per la coltivazione in giardino,sia per gruppi sia per cespi isolati in ambien-ti rocciosi, sono da preferire le forme com-patte e con capolini abbondanti. Il suo forteodore non è apprezzato da tutti.

NOTE ETNOBOTANICHELe santoline sono state utilizzate, sin dal-

l’antichità, nella cura di molte malattie e

Santolina insularis

 Areale di San tolina insular/s.

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contro gli avvelenamenti. Ma l’uso piùcomune è stato senza dubbio come antiel-mintico: i capolini ridotti in polvere emischiati con marmellate o miele erano con-siderati molto efficaci contro la tenia ed ivermi intestinali in genere. In Sardegnal’uso pare sia stato limitato solamente allacura dei vermi (strongiliosi) dei cavalli,somministrando le sue parti assieme alforaggio. A ciò fa riferimento il nome sardo Erva ‘e coscos. Anche il nome spagnoloriportato già dal Mattioli di  Hierva lombri-

guera richiama le utilizzazioni della pianta. Iprincipali componenti attivi della santolinasono un principio amaro, sostanze resinose,etere fenolico ed un chetone, il santolinone.

Santolina corsica Jordan et Fourreau

NOMI ITALIANI:Santolina, Crespolina corsa.

NOMI SARDI:vedi S. insularis (Genn. ex Fiori) Arrig.

Pianta suffruticosa sempreverde di 30-90cm, formante pulvini biancastro-cenerini piùo meno compatti. Foglie inferiori dei gettisterili lunghe 2-5 cm. Infiorescenze in capo-lini di 10-16 mm di diametro, emisfericigialli, giallo-limone, squame involucraliinterne del disco, carenate, rigide ad apicearrotondato e pelosetto; stami con filamentibrevi inseriti nella parte alta del tubo ed

antere biancoialine; stilo bifido. Acheni di 4-6 mm, lisci, angolosi.

TIPO BIOLOGICOCamefita suffruticosa sempreverde, pul-

vinata.

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Santolina corsica

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 Distribuzione di San tolina corsica in Sardegna.

FENOLOGIALa santolina fiorisce a maggio giugno e,

nelle zone più elevate, a luglio. Nella stessapopolazione esiste una fioritura scalare chepuò differire anche di 15-20 giorni. Specieendemica della Corsica e della Sardegna, qui èlimitata al complesso calcareo del monte Albo.

ECOLOGIAPianta eliofila e xerofila di ambiente

montano si può trovare anche a quote moltobasse in prossimità di forti dislivelli, alimen-tata dal continuo apporto di semi dall’alto.In Corsica vive anche su substrati siliceinelle zone medio-montane.

NOTE COLTURALIVedi Santolina insularis.

NOTE ETNOBOTANICHEVedi Santolina insularis.

 INULA L.

Piante erbacee perenni, suffruticose opiccoli arbusti. Foglie intere, ovali, lanceola-te, talvolta crassulente, aromatiche o radica-li o caulinari. Fiori gialli in capolini isolatiriuniti a loro volta in infiorescenze a racemo.Fiori del raggio ligulati; fiori del disco tu-bulosi. Frutto achenio.

Il genere mula comprende circa 200 spe-cie presenti in Europa, Asia e Africa.

Note sin dai tempi antichi nella medicinapopolare, le specie del genere mula sonousate per le loro proprietà balsamiche e cal-manti nelle affezioni bronchiali e in quellecutanee. Sono anche largamente impiegatecome piante ornamentali. Il nome mula

potrebbe derivare da due vocaboli greci: Helenion piante che vivono al sole o helene,

 piccolo cesto, in riferimento ai suoi capolini.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Peli del pappo uniti vicino alla base e

formanti una coppa scura; acheni brusca-mente contratti all’apice I. viscosa

1 Peli del pappo liberi alla base; acheninon contratti all’apice  I. crithmoidesIn

 Insula viscosa L.Sin.: Dittrichia viscosa (L.) Greuter

NOMI ITALIANI:Ceppica, Ceppitoni, Enula ceppitoni,

Prucara.

NOMI SARDI:Cadrampu (?) - S edilo Elba di Santa Maria - Tempio

 Elba vrisa - Belvì Erba da mosca - Alghero Erba pudida - IlloraiFrisa - Busachi, Seulo, VillacidroFrisia - Atzara, Quartu S. Elena Mathicrùda - OlienaPrissa - MontrestaVrisa - Dorgali, Lodé, Lula, Siniscola, TorpéVrissa - Urzulei Zìppua - MogoroFrissa, Erba de bundos, Erba de Santa

 Maria.

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Santolina corsica:rami fioriferi x0,84; brattee e squame x8,5; fiore x4; foglie x1,07.

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Pianta suffruticosa alta 50-60 cm, con nu-merosi fusti ramosi, eretti, ghiandoloso-vischiosi, aromatica. Foglie intere, dentate òseghettate, appiccicose; le inferiori oblungo-lanceolate, le superiori amplessicauli.Infiorescenze con lunga pannocchia pirami-

dale, fogliosa con numerosi capolini pedun-colati. Brattee involucrali lineari più lunghedel capolino disposte su più file. Fiori giallia ligula lunga il doppio dell’involucro.Achenio irsuto, 2 mm, peli del pappi riunitialla base.

TIPO BIOLOGICOCespugli densamente fogliosi e ramosi.

Camefita suffruticosa, sempreverde osemidecidua.

FENOLOGIAFiorisce da agosto ad ottobre.

ECOLOGIASpecie ruderale, cresce sui bordi delle

strade, sulle scarpate, sui campi sterili e sullerupi.

AREALEL’areale originario dell’mula viscosa è

quello delle regioni litoranee del Mediterra-neo. Attualmente, grazie alla sua capacità di

301

 Insula viscosa

 Insula viscosa:ramo con capolinixO,5; fiore li-gulato, fiore tabuloso, fiore tubulosoaperto x5; achenio x2; brattee delcapolino x2; foglie xl.

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colonizzare terreni nudi e degradati ed allasua notevole produzione di semi è naturaliz-zata in molte parti dell’Europa, in Americasettentrionale ed in altre aree del globo. Èpresente in tutte le regioni italiane ed in Sar-degna si riscontra soprattutto nella fascia co-stiera e collinare, divenendo sporadica nellezone interne.

NOTE ETNOBOTANICHESono scarse le sue utilizzazioni nella me-

dicina popolare, anche se contiene proba-bilmente sostanze simili alle altre mule piùpregiate. In alcune zone della Sardegna lefoglie venivano applicate nelle parti dolo-

ranti per lenire i dolori di origine reumatica.

 Insula crithmoides L.

NOMI ITALIANIEnula bacicci, Salsume.

NOMI SARDI: Erba pudèscia, Erba pùdida.

Pianta legnosa alla base con fustisuperiormente erbacei, prostrato-ascendenti,eretti, ramosi. Foglie strettamente lineari,sessili, intere, crassulente, acute con tre den-tini all’apice e con fascetti di foglie ascella-ri. Fiori con capolini di 15-30 mm di diame-tro, isolati, peduncolati, terminali. Pedunco-li squamosi, ingrossati all’apice, cavi. Brat-tee involucrali del capolino lineari, acumina-te, verde-scuro con margine giallognolo,scarioso. Fiori ligulati gialli. Achenio striato,irsuto.

TIPO BIOLOGICOCespugli ramosi, con rami lassi, spesso

piegati verso il basso o ascendenti. Camefitasuffruticosa, sempreverde.

FENOLOGIAFiorisce da giugno a novembre.

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Insula crithmoides:ramo con capolini xO,5; fiore ligulato. fiore tubuloso e fiore tubuloso in sezione x15; achenio con pappo x5.

 Insula crithinoides

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ECOLOGIAVive preferibilmente in ambienti salsi,

umidi e paludosi o sulle rupi spazzate daimarosi.

AREALEL’enula bacicci è diffusa, anche se piut-

tosto localizzata, nel bacino occidentale delMediterraneo, dalla Grecia alla Penisola ibe-rica e nel Nordafrica, e lungo le coste atlan-tiche si trova sino al 550 parallelo in Inghil-

terra. In Sardegna, grazie alla presenza dinumerose zone salmastre costiere è una spe-cie piuttosto comune.

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Vegetazione aloft/a delle lagune costiere.

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SMILACACEAE

Piante rampicanti con fusti spinosi. Fo-glie opposte o alterne, coriacee con tre ner-vature principali e nervature più piccole chele collegano. Stipole che si trasformano inviticci. Fiori unisessuali su piante distinte ounisessuali sulla stessa pianta. Frutto: bacca.

La famiglia delle Smilacaceae compren-de 4 generi distribuiti prevalentemente nelleregioni tropicali, subtropicali e anche tempe-rate.

SMILAX L.

Piante rampicanti con rami muniti di

grossi aculei a uncino. Foglie semplici, leg-germente lobate, e con stipole che si trasfor-mano in viticci. Fiori piccoli, verdastri riuni-ti in ombrelle ascellari. Frutto: bacca.

Il genere Sm/lax comprende circa 350specie presenti nelle regioni temperate etropicali.

Le radici di alcune specie di questo gene-re producono la salsapariglia, droga usatanel trattamento di cura dei reumatismi.

Smilax aspera L.

NOMI ITALIANI:Salsapariglia, Stracciabraghe, Smilace,

Ellera spinosa.

NOMI SARDI: Arrù cràbiu - Gonnosfanadiga Raza - Sassari Reti - OlienaSerràda - LaconiTeti - Dorgali, Ittiri, Jerzu, Lodé, Lula,

Orani, Orosei, Orune, Sarule, Siniscola, Vil-lanova Monteleone Tetu - Tempio

Tittiòne - Atzara, Bonorva, Busachi,Laconi, Padria, Santulussurgiu, Sedilo, Sin-dia, Torpé, Villanova Monteleone

Tintiòni - GuasilaTitiòni - Seulo‘Asmila, Salsapariglia, Tetiòne, Urtzula,

Visiòni.

Liana sempreverde, rampicante, spinosa,con rami sottili. Fusti cilindrici, verdi o ros-sastri, ad internodi disposti a zig-zag, lunghi da0,5 a 9 m, con aculei robusti, lisci o costolosi estriati, soprattutto nelle piante di grandi dimen-sioni. Foglie di 4-7x1-8 cm, cuoriformi o, neigetti nuovi, lanceolate, coriacee, a margine inte-ro o, talora, spinulose, con nervatura centraleben marcata nella pagina inferiore. Infiorescen-ze terminali alla base di foglie sempre più pic-cole verso l’alto, con numerosi fiori bianco-giallognoli, provvisti di sei pezzi ovato-lanceo-lati; i maschili con soli stami in numero di sei, ifemminili con stimma sessile. Grappoli fruttife-ri ricchi di bacche rosse a maturità, rotonde, di5-9 mm, con un solo seme.

TIPO BIOLOGICOFanerofita lianosa, strisciante o rampi-

cante, sempreverde.

FENOLOGIALa smilace presenta la fioritura subito

dopo le prime piogge autunnali e dura fino anovembre inoltrato. La maturazione dei frut-ti avviene nell’autunno successivo ed è con-temporanea alla nuova fioritura.

AREALESmilax aspera è una specie paleosubtro-picale diffusa nell’Europa meridionale e so-prattutto in Nordafrica. Nell’Italia continen-tale manca solamente in Piemonte ed inTrentino. In Sardegna è comunissima lungola fascia costiera, ma anche nelle zone inter-ne e montane, sebbene sia meno frequente.

ECOLOGIALa smilace è considerata un elemento di

origine tropicale, che ha conservato esigenzeecologiche tipiche di queste aree. Specieeliofila, indifferente al substrato vive dallivello del mare sin oltre i 1000 m di altitu-dine e predilige le zone di macchia, dove siadagia sopra i cespi di lentisco o di altriarbusti sempreverdi, contribuendo a render-la impenetrabile, i boschi termofili di leccio,sollevandosi sino alle cime degli alberi piùalti, i muri a secco e le siepi.

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NOTE COLTURALILa smilace presenta una abbondante fio-

ritura contemporanea alla presenza dei fruttiche sono disposti in grappoli rossi e carat-teristici, pienamente maturi nel periodo au-

tunnale. Trattandosi di una pianta che produ-ce un gran numero di stoloni sotterranei, lapropagazione può avvenire semplicementecon il prelievo di parti di essi. Poiché si trat-ta di una specie molto frugale che si adattaalle condizioni ambientali più disparate, èopportuno collocarla in luoghi dove il suosviluppo può essere contenuto secondo lenecessità.

NOTE ETNOBOTANICHEIl decotto ottenuto con le radici della smi-

lace è utilizzato come sudorifero e depura-tivo del sangue. La specie nostrana, contienegli stessi principi attivi delle salsapariglie

esotiche, ma in minore quantità. In Sardegnale radici venivano impiegate per ottenere uninfuso contro le affezioni all’apparato rena-le.

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Smilax aspera

S milax aspera:ramo con frutti e ramo con fiorimaschili x0, 5; gruppetto di fiori femminili xl,5; fiore femminile isola-to x2,5; ovario x5;fruttixl, semi x2;gruppetto di fiori maschili e fioremaschile isolato x5; antere x5.

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 LILIACEAE

Piante erbacee con organi di riserva qualibulbi, bulbo-tuberi, rizomi, radici carnose,oppure piante succulente, rampicanti, arbu-

stive. Foglie lineari, lanceolate con nervatu-re parallele, ellissoidali con nervature a reteo ridotte a squame insignificanti. Fiori bises-suali riuniti in infiorescenze a spiga, racemo,ombrella. Perigonio formato da sei elementidisposti su due verticelli. Stami tre o sei.Ovario supero con tre carpelli. Frutto: cap-sula o bacca.

La famiglia delle  Li!iaceae comprendecirca 250 generi distribuiti in tutto il mondo.

È una famiglia fra le più importanti perfloricoltura, orticoltura e farmaceutica.

CHIAVE DEI GENERI1 Piante con cladodi fogliacei  Ruscus

1 Piante con cladodi aghiformi Asparagus

 RUSCUS L.

Piante suffruticose, perenni o arbustisempreverdi con grosso rizoma strisciante.Fusti striati. Rami trasformati in strutture

laminari, ovali, acute, pungenti, dette cla-dodi. Foglie squamiformi inserite nel centrodel cladodo. Fiori disposti all’ascella dellefoglie, piccoli, bianchi, verdastri o violacei.Frutto: bacca rossa.

Il genere Ruscus comprende 6 specie dif-fuse nella regione mediterranea.

Sono coltivate, specialmente il pungitopo(Ruscus aculeatus), come piante da siepe eda giardino. Contengono principi usati comediuretici.

 Ruscus aculeatus L.

NOMI ITALIANI:Pungitopo, Bruscono.

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 Areale di Smilax aspera (Da Meusel, semplificato).

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NOMI SARDI:

 Brusciu - OruneFrusciu - TempioGruspis - SaruleGruspinu - Dorgali Mela de vrùschiu - Nuoro Mela ‘e vrus’iu - Oliena Mela ‘e vrùsciu - Orani Mela ‘e vrùscu - Lula Meledda ùrpina - LodéPiscialèttu - Cagliari , Orune, Seulo, TempioPugniràzzu - AggiusSpina sorrighìna - Sassari Rùiu - Ittiri

Truvùsciu - MontrestaVrùschiu - S iniscola Vrùsciu OraniVruscu - Atzara, Busachi, Sedilo Buscadinu, Frùschiu, Rùschiu, Ruscu,

Sorighìna, Spinatòpis.

Pianta suffruticosa, sempreverde, spine-scente, formante cespi più o meno ricchi dirami. Fusti di 40-80 cm, talora alti sino a 1,2m, di colore verde scuro, i principali diritti,rigidi, striati, quelli secondari trasformati inlamine appiattite simulanti le foglie (clado-di), a contorno ovale-lanceolato. Foglieridotte a squame avvolgenti la parte basalesotterranea del fusto, biancastre o rossastre

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 Ruscus aculeatus

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nella parte superiore, del tutto assenti in alto.Fiori inseriti al centro della pagina inferioredei cladodi, di sei pezzi bruno-verdastri oviolacei. I maschiU con sei stami, quellifemminili sessili o brevemente picciuolati,con ovario a stimma sessile. Bacca di 8-12mm, di colore rosso-corallo, lucida, con gen-eralmente uno o due semi, bianchi, coriacei,sferici o appiattiti su un lato, di 7-9 mm.

TIPO BIOLOGICOGeofita, camefita o nanofanerofita rizo-

matosa, suffruticosa, cespitosa a portamentoeretto.

FENOLOGIAIl pungitopo presenta la fioritura nel pe-

riodo invernale nelle zone più calde, mentrenelle zone interne e montane l’andamentoantesico si sviluppa in inverno e primavera.I frutti maturano nell’inverno successivo esono spesso contemporanei ai nuovi fiori.

AREALELa distribuzione originaria di Ruscus

aculeatus comprende il bacino occidentaledel Mediterraneo e buona parte dell’Europacentrale, sino alla pianura ungherese ed

all’Inghilterra meridionale, verso Nord. Perla sua utilizzazione anche come pianta dagiardino si trova in modo sporadico al difuori di queste aree, naturalizzato.

ECOLOGIAIl pungitopo è una pianta moderatamente

eliofila, indifferente al substrato che vive dallivello del mare sino ad oltre 1000 m di al-titudine. Predilige gli ambienti caldi e soleg-giati, dove acquista la maggiore vitalità, masi trova anche nelle zone interne e soprattut-to nelle leccete termofile.

NOTE COLTURALIIl pungitopo si riproduce molto facilmen-

te per via vegetativa, prelevando dai grossicespi parti del rizoma da cui si sviluppano inumerosi rami aerei. Può costituire isolato oai bordi dei muri, macchie sempreverdi.

NOTE ETNOBOTANICHEIl rizoma del pungitopo è di sapore dol-

ciastro e veniva usato in erboristeria comeaperitivo, per i principi amari che contiene, ediuretico, per la presenza di sali di potassio.I semi sono stati utilizzati come surrogatodel caffè. La polpa delle bacche di

colore bianco è dolciastra. Peraltro i fustigiovani sono commestibili ed hanno un sa-pore simile a quello dell’asparago. In Sar-degna i fusti, per le sue spine che indurisco-no nel secco, raccolti in mazzi venivano

posti a protezione delle mensole dove sta-gionava il formaggio, per proteggerlo daitopi. A ciò è da riferire anche il nome italia-no. I fusti cilindrici, ridotti in filacci sottiliservivano per legare recipienti di sughero.

 ASPARAGUS L.

Piccoli arbusti legnosi alla base, rami ri-

gidi, numerosi, intricati. Foglie ridotte asquame, alla base delle quali si originano ra-metti aghiformi, pungenti o spinosi, spessoriuniti a gruppetti. Fiori piccoli, verdastri obianchi. Frutto: bacca.

Il genere Asparagus comprende circa 300specie presenti in ambienti aridi, rocciosi osabbiosi, ruderali o anche boschivi.

Molte specie sono coltivate come pianteornamentali o per la produzione del giovanegermoglio, turione, molto ricercato per il sa-pore e per la presenza di varie proteine.

CHIAVE DELLE SPECIE1 Fiori e fusti bianchi, cladodi molli

 A. albus1 Fiori e fusti verdastri, cladodi rigidi 22 Cladodi di 5-10 mm in fascetti di 10-30

 A. acutifolius

2 Cladodi di 1,5-5 cm solitari o in verti-cillidi 2-3  A. stipularis

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 Ruscus aculeatus: pianta intera, rametto e rizoma x0,5; cladodo con frutto,sezione difrutto e seme xO,5; cladodi con fiori xl;fioremaschile xl, 5, stami x.5;fiore  femminile xl,5; stilo estimma x5.

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 Asparagus albus L.

NOMI ITALIANI:Asparago bianco.

NOMI SARDI: Ispàrau bianca - Dorgali, Siniscola,Torpé

Sega calzetta - BerchiddaSorichina - OraniSpàrau biancu.

Pianta rizomatosa con radici ingrossatetuberiformi e con numerosi rami eretti oscandenti, lunghi 30-150 cm, con rami

secondari a zig-zag, arcuato-patenti o rifles-si, afilli

e provvisti di robuste spine di 1-2 cm,diritte o leggermente arcuate, rivolte verso ilbasso. Foglie verdi, di 6-12 mm, membrana-

cee, con margine scarioso, presenti solamen-te nei giovani turioni, strettamente aderential fusto. Parti verdi della pianta rappresenta-te da cladodi di 15-30 mm, lineari, molle-mente arcuati, inseriti in corti brachiblastiraggruppati in fascetti di 6-10 a simulareverticilli di 10-60 foglioline. Fiori bianco-candidi di 5-6 mm disposti in gruppetti di 5-15, con peduncoli di 4-6 mm, articolati ad 1mm circa dall’inserzione; tepali uniti alla

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 Asparagus a/bus

 Asparagus albus:turione, ramo secondario, ri- zomacon giovani turioni x0,5, - fiori x2;ramo con frutti x2; seme x3; ramet-to con cladodi xl; cladodi x2.

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base; ovario subsessile. Frutto: bacca sfericadi 5-8 mm di diametro, di colore rosso-coral-lo, liscia con uno o due semi di 3-4 mm,nero-lucenti, oscuramente crestato-reticolati.

TIPO BIOLOGICOGeofita rizomatosa con radici tuberose

parallele al terreno, e fusti presto legnosi, mache vengono rinnovati ogni anno.

FENOLOGIAL’asparago bianco inizia a emettere i gio-

vani turioni già nel mese di gennaio e sino amarzo-aprile. La ricca fioritura è estiva,mentre la maturazione delle bacche avvienea novembre-dicembre; queste permangononella pianta sino a dicembre-gennaio succes-

sivi.

AREALEL’asparago bianco è una specie tipica-

mente steno-mediterranea con areale limita-to alle zone costiere della Sardegna, Sicilia,Corsica, Calabria, Africa del Nord e Libia.

ECOLOGIASpecie eliofila e termofila degli ambienti

aridi litoranei, predilige le zone rocciose

delle garighe e delle macchie degradate,dove costituisce un elemento caratteristico.La si può ritrovare anche nell’interno dellaSardegna, ma si tratta di zone particolarmen-te calde e aride.

NOTE ETNOBOTANICHEL’epiteto specifico (albus, bianco) è ben

appropriato in quanto sia i fusti che i fiorisono di colore bianco e pertanto la pianta,nei diversi periodi dell’anno, costituisce ce-spi di questo inconfondibile colore. I giova-ni turioni sono eduli, ma amarissimi, caratte-re che in parte perdono con la bollitura. Pos-sono essere consumati in insalata cotta as-sieme al più pregiato asparago nero.

 Asparagus acutifolius L.

NOMI ITALIANI:Asparago selvatico.

NOMI SARDI: Arbaràu - Seulo Brodàu - Meanasardo Ispàgaru - Sarule Ispàragu - Orani, Orune Ispàrau nieddu - Dorgali, Lodé, Lula,

Siniscola, Torpé Ipàramu - Sassari Ziru de sparau - TempioSpàragu, Spàrau, Sparàu.

Pianta rizomatosa con radici verticali, tu-

berose e con numerosi rami che si dipartonodalla base, lassamente sinuosi o scandenti,lunghi 30-180 cm; rami secondari patenti oleggermente riflessi, afilli, provvisti di stria-ture e con papille rigide lunghe intorno a 0,1mm. Rami giovani (turioni) lisci, verdi,scuro-violacei, afilli o con foglie lineari-lanceolate, di colore verde-scuro, di 7-15mm a margine eroso-scarioso, presto cadu-che. Parti verdi della pianta adulta rappre-sentate da cladodi lunghi 5-8 mm, lineari,

diritti e patenti, striati, privi di papille e conapice appuntito in un mucrone di 0,1-0,2mm, inseriti su brachiblasti in fascetti di 6-15. Fiori bianco-candidi di 6-8 mm dispostiin gruppetti di 1-4, con peduncoli di 3-6 mm;tepali uniti alla base; antere minute. Frutto:bacca sferica di 6-10 mm di diametro, dicolore nero, liscia con uno o due semi.

TIPO BIOLOGICOGeofita rizomatosa con radici tuberose,

cespitosa e fusti presto legnosi, ma che ven-gono rinnovati ogni anno.

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 Asparagus acutifolius:turione, ramo secondario e ramo con frutti xO,5; semi xl; frutto x2,5; particolare diramo secondario xS; pelighiandolari rigidi x25; rametto secondario con cladodi xl,5: cladodo isolato xl,5; particolare dell’apice x5;bacca xl; turione con foglie xl,5; rizoma con giovaniturioni, parte basale dei turioni giovani xO,5.

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FENOLOGIAI giovani turioni dell’asparago selvatico

spuntano, nelle zone più calde, a gennaio,anche in relazione all’andamento climaticostagionale. Nelle zone più interne il periodo disviluppo vegetativo è aprile-maggio. L’e-

missione di nuovi getti avviene per alcune set-timane sino a formare un cespo costituito da 5-20 fusti. La fioritura si manifesta a settembreottobre e dopo breve tempo compaiono le bac-che, che maturano a ottobrenovembre.

AREALEAsparagus acutifolius è una specie diffu-

sa nel bacino mediterraneo, soprattutto nelle

zone costiere ad eccezione dell’Egitto e digran parte della Libia.

ECOLOGIASpecie eliofila vive lungo le siepi, i muri

a secco, tra gli anfratti rocciosi, nelle garighe

e nelle macchie degradate. Cresce dal livellodel mare sin oltre i 1.200 di altitudine.All’interno dei boschi si può egualmente ri-trovare, ma perde vitalità e stenta a fiorire efruttificare.

NOTE COLTURALIL’asparago selvatico si propaga per seme

o, più semplicemente, per rizomi. La cresci-

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 Asparagus acutifolius

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ta è abbastanza rapida e quando si ha un suf-ficiente sviluppo dell’apparato sotterraneo sipossono avere almeno due raccolte all’anno.

NOTE ETNOBOTANICHE

I giovani turioni sono molto ricercati e, inSardegna, danno vita ad un piccolo mercato,soprattutto ad opera di ragazzi o anziani.L’asparago selvatico si presta ad essere con-sumato, dopo bollitura, condito con olio esale, assieme ad altre verdure selvatiche o infrittata con uova. Sono note le sue proprietàdiuretiche.

 Asparagus stipularis Forsskal 

NOMI ITALIANIAsparago spinoso.

Pianta rizomatosa con radici fusiformi econ numerosi rami sinuosi, scandenti, moltointricati lunghi sino a 80-100 cm; rami se-

condari patenti o eretti, afilli, con striaturepiù o meno marcate. Rami giovani (turioni)lisci, scuro-violacei, bluastri, glauchi, confoglie squamiformi di 6-12 mm, poco con-sistenti, membranacee, caduche o poco per-

sistenti; cladodi solitari o in gruppi di 2-3all’apice dei rami, lunghi 15-25 mm, diritti,patenti, striati, rigidi, a base circolare e asezione grosso modo quadrangolare, conapice a punta bruno-giallastra di 1-1,5 mm.Fiori verdastri con lacinie del perigonio di1,5-3 mm, disposti in coppia, o più nume-rosi, ai lati alla base di cladodi, con pedun-coli di 2-2,5 mm, articolati a metà; antereminute ovario con stimma trifido. Frutto:bacca sferica di 6-8 mm di diametro, di co-lore bluastro, glaucescente e quindi nerastra,liscia con uno o due semi.

TIPO BIOLOGICOGeofita cespugliosa, rizomatosa, tubero-

sa, con fusti legnosi che possono perdurarepiù anni.

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 Asparagus stipukiris

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FENOLOGIAL’emissione dei nuovi getti avviene nel

periodo invernale e la fioritura a marzo-apri-le, mentre i frutti maturano ad aprile-mag-

gio.

AREALEAsparagus stipularis è diffuso nelle zone

litoranee del bacino meridionale del Medi-terraneo, dal Marocco all’Egitto, alla Pale-stina ed alla Siria. Si ritrova ancora a Ciproe a Malta, mentre in Italia è limitato alla Si-cilia ed alla Sardegna.

ECOLOGIASpecie eliofila e termoxerofila vive negli

ambienti rocciosi soleggiati, nelle garighe enelle macchie degradate e non si discosta

dalla fascia litoranea.

NOTAMolto affine ad Asparagus stipularis

Forsskal è A. aphyllus, che vive negli stessiambienti e che si distingue per la presenza dicladodi striati scabro-papillosi, raramentesolitari o, in generale, disposti in verticilli di2-7.

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Vegetazione terinofila lungo le coste.

 Asparagus stipularisturione con rami secondari xO,5; rami secondari con frutti x0, 5; fiori x2,5, bacca xl; foglie di giovani turioni xl, 5; cladodo e sua sezione x2; apice di cladodo.

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GRAMINAEAE

Piante erbacee annuali o perenni. Fustieretti, cilindrici, generalmente cavi, erbacei olegnosi, articolati in nodi e internodi. Foglielineari con lamina eretta o eretto-patente,guaina basale avvolgente il fusto in corri-spondenza dei nodi e appendice membra-nosa, ligula, posta tra la lamina e la guaina. Ifiori, bisessuali o unisessuali con perianziorudimentale, generalmente tre stami, ovariosupero con stimma piumoso, sono protetti dadue squame, glumette, e sono disposti innumero variabile su un asse, rachilla, a for-mare una infiorescenza a spiga racchiusa dadue squame sterili, glume, talvolta munite diuna lunga appendice o resta. Le spighette

sono spesso inserite sull’asse principale,rachide, a costituire una infiorescenza a spigacomposta o a pannocchia. Frutto: achenioindeiscente, cariosside, o talvolta bacca.

La famiglia delle Gram inaeae compren-de circa 650 generi e circa 9000 specie dif-fuse in tutto il mondo in qualsiasi ambiente.

Hanno un grande interesse economicocome piante alimentari, foraggere, oleifere,per lavori artigianali, come ad esempio ilbambù, per l’industria della carta, per sta-

bilizzare terreni franosi o sabbiosi e bordi distrade. Sono ampiamente utilizzate comepiante ornamentali o per coprire superfici aprato.

CHIAVE DEI GENERI1 Fusti robusti di 1-3 cm, foglie larghe,

gluma inferiore con peli sul dorso Arundo

1 Fusti più sottili di 0,5-1 cm, foglie stret-te, gluma inferiore con peli alla base

Phragmites

 ARUNDO L.

Fusti sotterranei rizomatosi dai quali na-scono numerosi culmi robusti, legnosi, tal-volta ramosi, alti sino a 3-5 m. Foglie larghe,piatte, verde glauco, con margine liscio oruvido. Infiorescenza a pannocchia termina-

le, ampia, lunga circa 60-70 cm, formata danumerose spighette. Glume glabre e glu-mette con peli setosi, spesso argentei.

Comprende circa 12 specie diffuse nellearee umide tropicali e sub-tropicali dove for-mano dense fasce lungo i corsi d’acqua osulle sponde dei bacini d’acqua dolce.

Le specie di questo genere sono impiegatecon ottimo risultato come piante ornamentaliper giardini umidi o come sfondo per vascheo sorgenti. Sono anche utilizzate per graticci,canne da pesca, bastoni da passeggio, imboc-cature di strumenti a fiato come il clarinetto oper costruire i pifferi e le launeddas.

 Arundo donax L.

NOMI ITALIANI:Canna.

NOMI SARDI:Canna.

Pianta cespitosa provvista di robusti ri-zomi, avvolti da guaine membranacee.Culmi di 1-3 cm di diametro, cavi, eretti olassamente incurvati, alti sino a 3-4 metri.

Foglie guainanti strettamente aderenti alculmo, coprenti i nodi; lamina lunga sino a50 cm, larga 2-6 cm, lanceolata, con nerva-tura centrale ben evidente e margine legger-mente scabro; base della lamina biauricula-ta, priva di ligula e con lunghi peli sericei.Infiorescenza in pannocchia composta, chia-ra, a maturità, ovato-oblunga di 30-50 cm,lassa, biancastra per la presenza di un’ab-bondante peluria.

Spighette di 10-18 mm, generalmentecon 3 fiori; glume lanceolato-acute, presso-ché eguali; glumette di 8-14 mm, connumerosissimi peli lanosi, sericei, bifide conuna corta resta centrale. Stami con filamentidi circa I mm e antere di 2,5-3,5 mm; stim-ma bifido. Cariosside oblanceolata.

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Arundo donax:infiorescenze xO,2; culmo con foglia xO,5; spighette,gluma e glu mette x2; antere x3; ovario con stimini x3;culmo in sezione longitudinale xO,5; rizoma xO,5.

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TIPO BIOLOGICOPianta rizomatosa, con culmi semplici,

ma anche ramificati, che riescono a viveremassimo due o tre anni, tendente a costituirecespi ed ampie colonie. Geofita o elofita.

FENOLOGIALa ripresa vegetativa della canna avviene

nel periodo primaverile; la fioritura inizia aluglio-agosto e la maturazione delle carios-sidi avviene nell’autunno. La parte aereasecca del tutto nel tardo autunno.

AREALESpecie considerata di origine centro-

asiatica, la canna è divenuta subcosmopolita,grazie alla sua coltivazione sin dall’antichità;per questo motivo non è possibile determi-nare con certezza il suo areale originario.

ECOLOGIA

 Arundo donax predilige gli ambienti de-cisamente umidi e freschi; si afferma lungo imargini dei corsi d’acqua, degli stagni co-stieri in funzione degli apporti di acque dolcied eutrofiche, dove costituisce formazioni dinotevole interesse anche per la avifauna chevi nidifica e vi trova riparo. Nell’isola è fre-quente dal livello del mare sino ai 1000 m dialtezza.

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 Arundo donax

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NOTE COLTURALILa canna si può diffondere facilmente

perrizomi che formano cespi resistenti anchein condizioni di relativa aridità.

NOTE ETNOBOTANICHE

La storia della canna si accompagna permolti versi alla storia della civiltà. E colti-vata presso tutti i popoli del bacino mediter-raneo per i più svariati impieghi. I culmi,resistenti, leggeri e durevoli, sono stati uti-lizzati per costruire ripari, capanne, appron-tare cannicciate per i tetti, mensole, sostegniper le colture negli orti. La lavorazione deiculmi, ridotti in strisce più o meno sottili, hacostituito una fonte, pregiata e a buon mer-cato, di materia prima per la produzione arti-

gianale di cesti di diverse dimensioni e fog-gia, non del tutto in disuso nonostante laforte concorrenza di materiali sintetici. Lasua coltivazione in filari o barriere ha spessolo scopo di delimitare i confini delle proprie-tà, altre volte quello di proteggere le colturesensibili ai venti freddi o salsi. Da tempiimmemorabili, poi, i culmi della canna sonostati usati come strumento musicale, bastiqui ricordare le caratteristiche launeddas

della Sardegna. La membrana posta al di

sopra del nodo all’(interno del culmo, pos-siede efficaci proprietà cicatrizzanti, essen-do in grado di bloccare immediatamente lafuoruscita delsangue in piccole ferite. Ilnome sardo è lo stesso di quello latino ed ita-liano ed è sostanzialmente identico in tutto ilbacino mediterraneo.

 PHRAGMITES Adanson

Piante rizomatose con culmi eretti, ligni-

ficati, talvolta ramificati, alti sino a 5 m. Fo-glie strette, erette o eretto-patenti. Fioribisessuali o unisessuali disposti in pannoc-chie dense, compatte. Frutto e seme stretta-mente aderenti: cariosside. Il genere Phrag-

mites comprende due specie diffuse ovunquenelle zone umide a debole salinità, dove for-mano estesi canneti e contribuiscono allabonifica delle zone paludose trattenendo il

limo nell’intrico formato dalle radici e dairizomi. I culmi sono utilizzati per fabbricaregraticciate, stuoie e le infiorescenze per ru-dimentali spazzole.

 Phragmites ausfralis (Cav.) Trin. ex Steudel 

Sin.: Phragmites communis Trin., Arundo phragmites L.

NOMI ITALIANI:Cannuccia, Cannuccia di palude.

NOMI SARDI:Canna aresta - Tempio Cannisone.

Pianta provvista di lunghi rizomi sotter-ranei o anche epigei, legnosi, avvolti da guai-

ne membranacee, radicanti ai nodi. Culmi di5-10 mm di diametro, cavi, eretti, alti sino a3-4 metri, fogliosi sin quasi alla base dell’in-fiorescenza. Foglie con guaine strettamenteaderenti al culmo, sovrapponentisi l’una conl’altra, ligula ridottissima e sostituita da pelibrevi, sericei e con lamina lunga sino a 50cm, larga 1-3 cm, lanceolate, terminanti spes-so in una lunga punta sottile, con nervaturacentrale ben evidente e margine strettamentecartilagineo, con brevissimi aculei rivolti

verso l’alto. Infiorescenza in pannocchia,prima contratta, nerastra, violacea o porpori-na, poi, a maturità, lunga sino a 30-40 cm,lassa, bruno-biancastra per la presenza diun’abbondante peluria. Spighette di 10-16mm con 2-7 fiori; glume glabre, diseguali,l’inferiore di 3-4 mm, la superiore più lungadi 2-3 mm. Rachilla delle spighette connumerosissimi peli lanosi, sericei; glumettaglabra di 9-12 mm, strettamente lanceolato-acuminata. Antere di 1-1,2 mm; stimma bifi-do di 1 mm circa.

TIPO BIOLOGICOPianta rizomatosa che rinnova la parte ae-

rea ogni anno, tendente a costituire ampiecolonie. Geofita o elofita.

FENOLOGIARiprende la fase vegetativa nel periodo

primaverile, anche in rapporto alle condizio-

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ni climatiche, ed emette l’infiorescenza agiugno-luglio; la fioritura si protrae durantetutta l’estate. La parte aerea secca del tuttonel tardo autunno.

Specie subcosmopolita è diffusa soprat-

tutto nelle zone litoranee.ECOLOGIA

Phyragmites aust ra/is vive nelle zoneumide (margini dei corsi d’acqua, fontanili,stagni, argini di canalizzazioni a terra), ca-ratterizzando spesso la vegetazione perista-gnale quando vi sono apporti significativi diacqua dolce. Sebbene prediliga decisamentegli ambienti litoranei, in Sardegna la si ritro-va sino ai 1000 m di altezza. Nelle zoneumide litoranee il fragmiteto rappresenta unluogo essenziale per la nidificazione di

molte specie avicole.

NOTE COLTURALILa cannuccia di palude si riproduce per

seme o, in modo più semplice, tramite rizo-

mi ed è in grado in breve tempo di formareampi cespi. Pur essendo una pianta caratteri-stica di ambienti umidi, è resistente e riescea sopravvivere anche in condizioni di defi-cienza idrica, come nelle dune sabbiose.

NOTE ETNOBOTANICHELa cannuccia viene impiantata in filari,

per separare le proprietà o come frangiventonelle zone costiere, a protezione delle coltu-re, dai venti salsi dominanti. I culmi sonospesso utilizzati per allestire cannicciate, tet-toie e per intessere cestini e canestri.

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Vegetazione peristagnale a Pliragmites australis.

Phragmites australis:infiorescenze xO,5; spighette x2; glume inferiore eu- per/ore x5; glumette x3 e x4; antere e ovario x5.

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Finito di stampare nel mese di gennaio 1992presso le Arti Grafiche Editoriali

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