PIANO URBANISTICO COMUNALE - area tecnica comune di solofra

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Città di SOLOFRA L.n.1150 del 17/08/1942 e s.m.i. - L.R. n.14 del 20/03/1982 e s.m.i. L.R. n.16 del 22/12/2004 e s.m.i. - Reg. N.5 del 04/08/2011 Ar.T.Etica architetti associati PIANO URBANISTICO COMUNALE Largo Scoca 2, 83100 Avellino. tel/fax 0825/786473 TIMBRI E VISTI PP2 rev. 1 2015 PROGETTO URBANISTICO Arch. Raffaele Spagnuolo (progettista incaricato) Arch. Luca Battista Arch. Eleonora Giaquinto Arch. Flaviano Oliviero Michele Vignola Arch. Francesco Bottino Avv. Antonio Esposito Michele Russo STUDIO GEOLOGICO: dr. Geol. Roberto D’ORSI ZONIZZAZIONE ACUSTICA: ing Vincenzo LIMONE STUDIO AGRONOMICO: dr. Agr. Mario SPAGNUOLO P.U.T.: Ing. TizianaAMATUCCI PIANO ILLUMINOTECNICO: ing. A. DE MARCO geom. M. CAPUTO, per. Ind. M. CIPRIANO Collaboratore studio Ar.T.Etica: Arch. Caterina Avitabile 1:25000 1:10000 1:5000 1:2000 QUADRO CONOSCITIVO PP QUADRO STRUTTURALE PS QC1 Attuazione PRG vigente QC2 Uso e assetto storico del territorio QC3 Stato dell’ambiente Q Assetti fisici, produttivi e funzionali C4 QC5 La rete delle infrastrutture QC6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato, degradato QC7 Vincoli, tutele, vulnerabilità QC0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali PS2 Norme di indirizzo prescrittive e direttive PS3 Limitazioni ambientali, contesti urbani e dello spazio aperto, interrelazioni territoriali PS4 Classificazione del territorio. Trasformabilità, standard, attrezzature, infrastrutture PS1 Scelte strategiche, obiettivi criteri guida, forme di attuazione PIANO PRELIMINARE - art.2. c.4 e art.3 c. 1 Reg. 5/2001 QUADRO CONOSCITIVO- SINTESI DS - DOCUMENTO STRATEGICO IL SEGRETARIO GENERALE IL SINDACO IL DELEGATO ALL’URBANISTICA IL R.U.P. UFF. URBANISTICA Qp2 Normativa di attuazione QP3 Ambiti di pianificazione operativa QP4 Azzonamento Qp1 Prescrizioni operative PIANO STRUTTURALE PIANO OPERATIVO L.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.a) Reg. N.5/2011 art.2 c.4, art.9 c.3 e 5 RP - RAPPORTO PARTECIPAZIONE VAS - VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA QUADRO STRATEGICO PIANO PRELIMINARE QC ELABORATI DI PROCESSO EP QUADRO PROGRAMMATICO POC ATTI DI PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI API REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE RUEC RUEC1 Regolamento RUEC2 Indirizzi in materia energetico ambientale Ar.T.EticaArchitettura Territorio Etica Studio associato di architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente degli architetti: L.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.b) Reg. N.5/2011 art.9 c.4, art.9 c.6 rev. 2

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Città di SOLOFRA

L.n.1150 del 17/08/1942 e s.m.i. - L.R. n.14 del 20/03/1982 e s.m.i. L.R. n.16 del 22/12/2004 e s.m.i. - Reg. N.5 del 04/08/2011

Ar.T.Etica architetti associati

PIANO URBANISTICO COMUNALE

Largo Scoca 2, 83100 Avellino. tel/fax 0825/786473

TIMBRI E VISTI

PP2rev. 1

2015

PROGETTO URBANISTICO Arch. Raffaele Spagnuolo(progettista incaricato)

Arch. Luca BattistaArch. Eleonora Giaquinto

Arch. Flaviano Oliviero

Michele Vignola

Arch. Francesco Bottino

Avv. Antonio Esposito

Michele Russo

STUDIO GEOLOGICO: dr. Geol. Roberto D’ORSI

ZONIZZAZIONE ACUSTICA: ing Vincenzo LIMONE

STUDIO AGRONOMICO: dr. Agr. Mario SPAGNUOLO

P.U.T.: Ing. Tiziana AMATUCCI

PIANO ILLUMINOTECNICO: ing. A. DE MARCOgeom. M. CAPUTO, per. Ind. M. CIPRIANO

Collaboratore studio Ar.T.Etica:Arch. Caterina Avitabile

1:25000 1:10000 1:5000 1:2000

QUADRO CONOSCITIVO

PP

QUADRO STRUTTURALEPS

QC1 Attuazione PRG vigente

QC2 Uso e assetto storicodel territorio

QC3 Stato dell’ambiente

Q Assetti fisici, produttivie funzionali

C4

QC5 La rete delle infrastrutture

QC6 Il patrimonio dismesso,sottoutilizzato, degradato

QC7 Vincoli, tutele, vulnerabilità

QC0 Inquadramento territoriale.Coerenze con pianificazionisovracomunali

PS2 Norme di indirizzo prescrittivee direttive

PS3 Limitazioni ambientali, contestiurbani e dello spazio aperto,interrelazioni territoriali

PS4 Classificazione del territorio.Trasformabilità, standard,attrezzature, infrastrutture

PS1 Scelte strategiche, obiettivicriteri guida, forme di attuazione

PIANO PRELIMINARE - art.2. c.4 e art.3 c. 1 Reg. 5/2001QUADRO CONOSCITIVO- SINTESI

DS - DOCUMENTO STRATEGICO

IL SEGRETARIO GENERALE

IL SINDACO

IL DELEGATO ALL’URBANISTICA

IL R.U.P. UFF. URBANISTICA

Qp2 Normativa di attuazione

QP3 Ambiti di pianificazione operativa

QP4 Azzonamento

Qp1 Prescrizioni operative

PIANO STRUTTURALE PIANO OPERATIVOL.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.a) Reg. N.5/2011 art.2 c.4, art.9 c.3 e 5

RP - RAPPORTO PARTECIPAZIONE

VAS - VALUTAZIONE AMBIENTALESTRATEGICA

QUADRO STRATEGICOPIANO PRELIMINARE

QC

ELABORATI DI PROCESSOEP QUADRO PROGRAMMATICOPOC

ATTI DI PROGRAMMAZIONEDEGLI INTERVENTI

API

REGOLAMENTO URBANISTICOEDILIZIO COMUNALE

RUEC

RUEC1 Regolamento

RUEC2 Indirizzi in materiaenergetico ambientale

Ar.T.Etica Architettura Territorio EticaStudio associato di architettura bioecologicae tecnologie sostenibili per l’ambientedegli architetti:

L.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.b) Reg. N.5/2011 art.9 c.4, art.9 c.6

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

1

QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -

QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali

0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2 Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale

0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente

1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio

2.1 Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.

3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5. Rischio da frana. 3.6. Pericolosità da frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10 Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centrale 2014 3.14 Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali

4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale 4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture

5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.

6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità

7.1 Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2 Carta delle protezioni ambientali 7.3 Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi

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INTRODUZIONE

Solofra è un comune della provincia di Avellino con una popolazione di circa 12000 ab che sorge a

390 m/slm, con un minimo di 275 ed un massimo di 1525 m/slm ed il suo centro abitato è situato

ai piedi del Monte Maia a 40° e 41 ‘ di latitudine e 12° e 23’ di longitudine di Roma (Monte

Mario).

La giacitura prevalente è collinare- montana , caratterizzata da valloni naturali con accentuati

pendii. La superficie territoriale è di kmq 21.93 ed è compresa tra i comuni di Contrada, Aiello del

Sabato e Serino a nord; Montoro Superiore ad Ovest; Serino ad Est e Galvanico (SA) a Sud.

Solofra è un noto polo conciario italiano, terzo insieme ad Arzignano in Veneto e Santa Croce

sull'Arno in Toscana, specializzato nella concia delle pelli caprine ed ovine.

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

IL SISTEMA RELAZIONALE

Solofra posizionata nella parte sud -est della provincia di Avellino, dista da questa solo 17 Km.,

mentre dista 32 Km da Salerno e 65 da Napoli grazie alla superstrada Avellino - Salerno che

attraversa il comune e grazie alla quale Solofra accede ad una ricca rete di collegamenti che la

pongono in una posizione privilegiata nell’ambito del sistema infrastrutturale provinciale ed

extra provinciale . La superstrada Salerno –Avellino permette infatti a Solfora di allacciarsi

facilmente alla A3 Salerno - Reggio Calabria , alla Caserta - Roma , all’ autostrada A16 Napoli –

Bari e da qui ai principali porti ed aeroporti regionali. A scala più ridotta la superstrada , come

già detto, permette a Solofra di raggiungere facilmente sia il capoluogo irpino che Salerno e

quindi i principali servizi di interesse provinciale ma soprattutto permette di raggiungere in pochi

minuti il polo universitario di Fisciano in provincia di Salerno.

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Il territorio è servito inoltre dalla linea ferroviaria Avellino – Salerno ,che all’altezza di mercato

San Severino si raccorda con la linea per Napoli e da Avellino, invece, con Benevento e Foggia

.Tuttavia la linea ferroviaria , che ha una stazione proprio nel comune di Solofra, risulta

inutilizzata a causa dei tempi troppo lunghi di percorrenza per essere ormai superata

tecnologicamente. Nella politica dei trasporti della proposta di PTR della regione Campania

,sono stati ritenute per il STS C3 a livello di infrastrutture, come fondamentali, proprio

l’adeguamento del raccordo autostradale Salerno- Avellino ed il potenziamento del collegamento

ferroviario Avellino Mercato S. Severino, sebbene non sembrerebbe essere stata presa in

considerazione la possibilità di un collegamento ferroviario veloce anche con l’università di

Fisciano, che sarebbe stata fondamentale per gestire il trasporto universitario da Avellino e

quindi dai comuni contermini verso quest’ultimo in modo alternativo al trasporto su gomma. Il

trasporto su gomma è infatti il principale sistema di trasporto in generale della provincia di

Avellino ed anche di Solofra. Che usufruisce di un buon sistema di trasporto pubblico su gomma

che la collega rapidamente sia con Avellino,che Salerno ma soprattutto Fisciano.

IL SISTEMA INSEDIATIVO

L’ambito amministrativo , dopo quello provinciale , che può essere significativo al fine di

comprendere le politiche territoriali , socio economiche e produttive di Solofra è quello della

comunità montana Serinese- Solofrana di cui Solfora fa parte insieme ad altri 11 comuni della

provincia di Avellino (Montoro Sup, Montoro Inf, Serino, Forino, Aiello del Sabato, Contrada,

S.Lucia di Serino, S. Michele di Serino, Santo Stefano del Sole e Cesinali) o meglio ancora di quei

comuni che nella “Proposta di Piano Territoriale Regionale “ adottato con Del. G.R. 287/2005

della regione Campania vengono classificati nell’ambito del quadro dei sistemi territoriali di

sviluppo STS , C3, ovvero sistema a dominante rurale- manifatturiera, di cui fanno parte solo 10

dei 12 comuni della comunità montana serinese- solofrana per una superficie complessiva di

178,50 Kmq ed una popolazione di 55.339 abitanti, e suddividibile in 2 sottosistemi:

“sottosistema collinare” e “sottosistema di valle”. All’interno poi del STS C3 possiamo ancora

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4

individuare un ulteriore unità territoriale omogenea costituita da Solofra , Montoro Superiore ed

Inferiore che, potremmo definire più dinamica, sia per il buon livello di infastrutturazione che

per la discreta concentrazione di servizi pubblici e privati , ma soprattutto perché questi tre

comuni compongono il Distretto industriale Solofrano che ricopre un area di circa 60 kmq dove

risiedono circa 350000 ab. Nell’ambito della comunità montana l’unità territoriale Montorese –

Solforana rappresenta un nodo di congiunzione tra l’Irpinia e Salerno e sviluppa una serie di

relazioni con l’alta valle dell’Irno e con il polo universitario di Fisciano, grazie alla situazione

morfologica ed orografica più vantaggiosa rispetto alle altre sub-aree della comunità montana, e

dove lo schema fisico territoriale è del tipo a nuclei diffusi .Diversamente tutti gli altri comuni del

comprensorio ,che potremmo definire Alto Sabato ,sono sicuramente meglio integrati con il

capoluogo ma risentono dell’ampia zona montana che se da un lato rappresenta il potenziale

punto di forza limita lo sviluppo di attività agricole e manifatturiere . Lo schema fisico ,qui, è di

tipo lineare perché rappresentato da una ramificazione a pettine che dall’asse stradale principale

conduce ai nuclei urbani .

La stessa individuazione del STS C3 ha tenuto conto dei limiti della comunità montana includendo

proprio 10 degli undici comuni. Tuttavia i dieci comuni non sono stati scelti solo in base ai

caratteri sociali e geografici ma anche a reti di relazioni che collegano tra di loro diversi soggetti

territoriali. Difatti tutte le STS vengono fuori seguendo la geografia dei processi di

autoriconoscimento delle identità locali e di auto organizzazione nello sviluppo, confrontando il

mosaico dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle

comunità montane, e privilegiando tale geografia rispetto ad una geografia costruita sulla base di

indicatori delle dinamiche di sviluppo.

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5

Individuazione schematica delle forme di aggregazione sovracomunale

In

partic

olare,

Solofr

a

rientra nel sottosistema di valle, insieme ai comuni di Montoro Superiore e Montoro Inferiore,

caratterizzato da un territorio prevalentemente a medio/bassa acclività, con un’economia di tipo

industriale e terziaria, forte espansione insediativa, centri storici assediati e spesso compromessi

dalla nuova espansione, livello di inquinamento alto.

Nella matrice degli indirizzi strategici per il STS .C3 è stata definita una scelta strategica

prioritaria da consolidare il recupero delle aree dimesse e le attività produttive per lo sviluppo –

industriale, è stato definito un valore strategico da rafforzare l’accessibilità attuale, la difesa della

biodiversità, il rischio sismico, la diversificazione territoriale (attività produttive per lo sviluppo

agricolo). Devono essere finalizzati al miglioramento ambientale e paesaggistico la valorizzazione

del patrimonio culturale e paesaggistico, il rischio vulcanico, il rischio idrogeologico, lo sviluppo

delle filiere.

sup. Kmq % abitanti % ab/Kmq 1 Solofra 21,93 12,29 11.814 21,35 539 2 Montoro Inferiore 19,49 10,92 9.508 17,18 488 3 Montoro Superiore 20,44 11,45 7.737 13,98 379 4 Serino 52,17 29,23 7.041 12,72 135 5 Forino 20,49 11,48 5.087 9,19 248 6 Aiello del Sabato (escluso dal sistema C3nella approvazione definitiva)

10,83 6,07 3.214 5,81 297

7 Contrada 10,31 5,78 2.796 5,05 271 8 San Michele 4,47 2,50 2.394 4,33 536 9 Cesinali 3,73 2,09 2.296 4,15 616 10 Santo Stefano 10,77 6,03 1.936 3,50 180 11 Santa Lucia 3,87 2,17 1.516 2,74 392 C3 - SOLOFRANA TOTALI 178,50 100,00 55.339 100,00 310

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6

I due indirizzi strategici principali sono quindi :

B. 5 recupero aree dimesse e in via di dismissione

Per la aree industriali dimesse, con le quali si intende porzioni di territorio o edifici che hanno

perso la loro originaria destinazione d’uso e sono potenzialmente in grado di accogliere nuove

funzioni, il nuovo orientamento propone di riutilizzare le aree e gli immobili dismessi in modo

integrato, inserendo la politica del riuso nell’ambito di un progetto complessivo volto alla tutela

ambientale e paesaggistica, ma soprattutto all’accrescimento della competitività delle città e dei

territori coinvolti. Il PTR dà indirizzi affinché le aree dimesse , in attesa di una nuova destinazione,

non vengano trasformate o lasciate completamente impermeabilizzate e prive di coperture a

verde. Analogamente potrebbe essere prevista la creazione di fasce di rispetto a verde massimo

intorno alle aree industriali. L’obiettivo è quindi quello del riuso delle aree e dei contenitori

dimessi in quanto il perdurare delle condizioni di abbandono genera disagio diffuso con un

peggioramento della qualità residenziale del contesto, un impoverimento dei sevizi e quindi un

ulteriore declino demografico e occupazionale. La dismissione si configura come una

compromissione dell’ambiente che và dalle modifiche del sistema economico, alle alterazioni

del tessuto sociale e all’insorgenza di devianze, alla perdita di valori culturali dell’area, alla

riduzione di posti di lavoro o delle reti trofiche.

E. 1 attività produttive per lo sviluppo industriale

Le strategie per gli insediamenti produttivi si sintetizzano in :

I servi alla produzione (ricerca, marketing, formazione, assistenza all’iniziativa produttiva, servizi

finanziari, forme di commercializzazione e ricerca di mercati, borse telematiche, ecc)che dal

punto di vista territoriale presenta specificità localizzative. (aree direzionali, aree urbane, zone

miste produttive servizi, ecc.)

- L’industria manifatturiera presenta esigenze di tipo localozzativo, la cui articolazione no è in

conflitto con le componenti, “città”, “territorio” e “ambiente”Infatti se l’industria ha bisogno di

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sevizi, le loro esigenze vanno dalle aree attrezzate , nelle quali la parte dei servizi può integrarsi

con il sistema insediativo più generale, ai condomini industriali, agli incubatori di impresa, a zone

specializzate per l’artigianato; si tratta di modelli insediativi che si presentano flessibili ed

integrabili con il tessuto urbano.

- La qualità della formazione professionale , i tassi di scolarità, costituiscono fattori di

localizzazione significativi.

- Fattori ambientali, sia dal punto di vista dei contesti territoriali ed urbanistici (rischio ambientale

ed industriale) sia sociale sono un ulteriore fattore localizzativi. La infrastrutturazione delle aree e

la messa in sicurezza del territorio sono indispensabili allo sviluppo delle aree distrettuali , anche

per superare l’inadeguatezza delle ASI, proponendo forme di gestione come i Comitati di

distretto.

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9

IL SISTEMA NATURALISTICO- AMBIENTALE

Il comprensorio della comunità montana situato nel settore sud- occidentale della provincia di

Avellino, a ridosso del capoluogo Irpino, è connotato da una dominanza di aree collinari e

montane, da condizioni orografiche e geo - podologiche poco favorevoli allo sviluppo di attività

agricole intensive, e da un armatura urbana strutturalmente diversificata: scarsamente robusta

nel settore orientale ed in quello nord occidentale e piuttosto fitta nella valle solofrana e nei

comuni immediatamente a ridosso del capoluogo. Il territorio si estende su una superficie di circa

205.2 Kmq e dal punto di vista altimetrico oltre il 60% della superficie è classificata come area

montana, mentre il 38% è rappresentata da territori collinari, con indici di urbanizzazione

mediamente elevati. Dal punto di vista orografico si rilevano variazioni altimetriche poco

accentuate nella fascia collinare del comprensorio, ma nelle aree montane la morfologia è molto

aspra, con accentuate variazioni altimetriche e stretti valloni che solcano i versanti. L’area è

connotata da situazioni ambientali di particolare valenza vista la presenza di massicci montani

coperti da boschi cedui castanili, faggeti e fustaie miste, corsi d’acqua, flora e fauna di particolare

pregio. La vegetazione è caratterizzata da una notevole eterogeneità dovuta alle brusche

variazioni altimetriche ed alla diversa esposizione dei versanti. Sono presenti zone di notevole

interesse naturalistico, caratterizzate da formazioni boschive integre e fenomeni paesaggistici di

grande attrazione. Buona parte del territorio ricade nell’ambito del parco regionale dei monti

Picentini e del parco regionale del Partenio. In particolare il territorio comunale di Solofra si

estende nel Parco regionale dei monti Picentini che a sua volta si estende per una superficie di

64000 ettari . Il Progetto Integrato "Parco dei Monti Picentini, attraverso il Por Campania, ha

messo a disposizione circa 9 milioni di euro per finanziare attività legate all’artigianato tipico, al

commercio, ai servizi turistici ed alla piccola ricettività, ma i cui interventi hanno interessato solo

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marginalmente Solfora. Due terzi dell’area protetta sono coperti da faggete, ma non mancano

altre formazioni boschive. Tra i mammiferi vanno segnalati vari generi di chirotteri e roditori, la

lepre e il cinghiale. Rari i carnivori; comune la volpe. Attualmente è presente il lupo, in via di

estinzione in Italia. Si possono avvistare l’aquila reale, l’astore e il falco pellegrino. L’azione

dell’Ente punta a creare l’identità del Parco attraverso la valorizzazione e la promozione delle

peculiarità e del patrimonio ambientale, paesaggistico, archeologico e culturale locali, nonché a

favorire lo sviluppo del turismo eco-compatibile, migliorando la fruizione e l’accessibilità del

territorio.

I Monti Picentini, protendendosi verso occidente, possono trasformarsi in un importante anello di

congiunzione tra la dorsale appenninica (progetto APE), il Parco Nazionale del Vesuvio ed il Parco

Regionale dei Monti Lattari che costituiscono l’estrema propaggine dell’Appennino campano sul

versante tirrenico.

Da qui l’individuazione di corridoi ecologici che, partendo dal Parco Nazionale del Vesuvio e

dirigendosi verso il Parco Regionale dei Monti Picentini, portino a compimento il progetto della

Rete ecologica campana. In tal modo si viene consolidando l’integrazione tra il sistema costiero

ed il sistema interno delle aree protette in parte già realizzata attraverso le ipotesi di connessione

tra Monte Somma e Parco Regionale del Partenio, nonché tra Parco Regionale dei Campi Flegrei e

Parco Regionale di Roccamonfina

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Numerosi sono in generale in tutta l’area i beni paesaggistici d’insieme ai sensi degli art. 16 e142

del codici dei beni culturali e del paesaggio (dlgs 42/2004 così come modificato ed integrato dai

dls n.156 e157/2006) di cui fanno parte le aree individuate ai sensi della direttiva 92/43/CEE

“Habitat” come siti di importanza comunitaria (SIC), e zone a protezione speciale (ZPS) , i territori

compresi in una fascia di 1000 m dalle sponde di alcuni corsi d’acqua (la Solofrana è uno di

questi) i fiumi , i torrenti , i corsi d’acqua iscritti negli elenchi del testo unico per una fascia di 150

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12

m ciascuna, le montagne per la parte eccedente i 1200 m sul livello del mare per la catena

appenninica, i territori coperti da foreste e da boschi , ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco,

come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001.

La ricca rete idrografica e gli elevati gradienti di pendenza dei principali valloni fanno sì che una

buona parte del territorio della comunità montana sia interessata in varia misura da rischio

idrogeologico. Il territorio della comunità montana è gestito,tuttavia, da tre diverse autorità di

bacino che sono quella del Sarno, dei fiumi Liri Garigliano e Volturno e quella dell’autorità di

bacino Nord- occidentale.

Solofra ricade nel territorio di competenza dell’Autorità di Bacino del Sarno.

Il cui territorio di competenza è suddiviso ulteriolmente nei seguenti tre bacini idrografici:

il bacino idrografico del fiume Sarno;

il bacino idrografico dei torrenti Vesuviani;

i bacini idrografici della Penisola Sorrentina e dell’isola di Capri.

Il territorio di Bacino del Sarno: bacini e sottobacini idrografici.

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Il bacino idrografico del Sarno, comprendente il sottobacino del fiume Sarno ed i sottobacini dei

torrenti Solofrana e Cavaiola, ha una estensione di 434 kmq, di cui 183 kmq sono costituiti dal

bacino dell'asta principale omonima e 251 kmq dal bacino degli affluenti principali Solofrana e

Cavaiola. Il bacino è delimitato a nord dai monti di Sarno, a nord-ovest dall'apparato vulcanico del

Somma Vesuvio, ad ovest dal mare, a sud dai monti Lattari e ad est dai monti Picentini.

Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico rappresenta lo strumento normativo fondamentale

per mezzo del quale si provvede all’individuazione ed alla perimetrazione delle aree soggette a

rischio idraulico e geologico, all’indicazione degli strumenti necessari a garantire la coerenza tra la

pianificazione stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico e la pianificazione territoriale della

regione anche a scala provinciale e comunale, ed infine al suggerimento dei possibili interventi

atti a minimizzare i rischi suddetti.

Il Piano si articola per ambiti tematici; di cui sono state elaborate le mappe delle aree a rischio

frana, a rischio alluvione, la carta della pericolosità e la carta delle fasce fluviali. Si individuano

quattro gradi di rischio:

rischio moderato (R1): per il quale i danni sociali, economici e ambientali sono marginali; rischio

medio (R2): per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio

ambientale, tali, però, da non pregiudicarne la funzionalità; rischio elevato (R3): per il quale sono

possibili problemi all’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con

conseguente inagibilità degli stessi, danni rilevanti al patrimonio ambientale e l’interruzione della

funzionalità delle attività socio-economiche; rischio molto elevato (R4): per il quale sono possibili

perdite di vite umane, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture, al patrimonio ambientale ed alle

attività socio-economiche.

Superficie dei comuni per zone altimetriche

Superficie (kmq) Altitudine Comune Montagn Collina Pianura Totale Max Min

Aiello del Sabato 10,83 10,83 582 326

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Cesinali 3,73 3,73 475 312 Contrada 10,31 10,31 955 350

Forino 20,49 20,49 980 388

Monteforte Irpino 26,70 26,70 1.109 300

Montoro Inferiore 19,49 19,49 957 169 Montoro Superiore 20,44 20,44 1.567 188 S. Lucia di Serino 4,47 4,47 572 332

S. Michele dí Serino 3,87 3,87 1.100 358

S. Stefano del Sole 10,77 10,77 1.146 328

Serino 52,17 52,17 1.806 359

Solofra 21,93 21,93 1.528 278

Comunità Montana 121,29 83,91 0,00 205,20 1.806 169

SISTEMA SOCIO - ECONOMICO

l’economia del territorio della comunità montana presenta elementi che ne delineano una certa

vivacità, soprattutto se comparata con le medie rilevate in altri contesti montani. Tuttavia, si

presenta anche piuttosto disomogenea, nel momento in cui a situazioni di relativo sviluppo si

contrappongono, sia dal punto di vista geografico che settoriale, ampie sacche di arretratezza e

marginalità. La struttura economico produttiva, difatti, appare piuttosto diversificata nella

composizione del Pil e, al tempo stesso, presenta alcune specializzazioni sia nel settore di attività

primarie come la produzione ortofrutticola di castagne, noci, nocciole che nelle attività

manifatturiere. L’agricoltura, pur presentando una valida e qualificata gamma di produzioni, ha

da tempo perso il ruolo di settore trainante dell’economia locale, avendo progressivamente

registrato una pesante flessione sia nel numero degli addetti che nelle superfici utilizzate. Ciò

nonostante, riveste ancora un ruolo importante, sia per la sua valenza economica, sia per le

funzioni di presidio del territorio che rivestono le sue attività.

Il sistema territoriale locale si struttura in due filiere produttive. La principale filiera è

rappresentata da quella della concia che intorno alle industrie che si occupano della lavorazione

delle pelli ovino-caprine sviluppa l’indotto, a monte e a valle , che coinvolge numerosi comparti.

Nel corso degli anni questa filiera si è strutturata secondo le dinamiche distrettuali diventando un

polo di riferimento nazionale ed internazionale. Oltre alla filiera della concia, vi è una tradizionale

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e significativa presenza di aziende agroalimentari che , nate dalla lavorazione dei prodotti del

bosco e del sottobosco locali, ha raggiunto livelli di specializzazione elevati.

L’ortofrutticoltura locale dà origine a prodotti connotati da caratteri di tipicità, anche se non

sempre le dimensioni della produzione sono sufficienti a giustificare impegnative campagne di

valorizzazione su mercati extraregionali. Discorso a parte merita la castanicoltura, diffusa su tutto

il territorio la cui importanza è determinata sia da aspetti ambientali e paesaggistici, sia dal punto

di vista economico, non solo per una significativa produzione della pregiata Castagna di Serino,

ma anche per la produzione del legno e per le potenzialità di sviluppare un indotto nel settore

della trasformazione.

Il settore manifatturiero è contraddistinto invece dalla presenza del polo conciario di Solofra,

organizzato in forma di distretto, e che alimenta un significativo indotto sia nelle fasi a valle della

trasformazione (in prevalenza piccoli opifici per le lavorazioni chimiche) sia a valle della

produzione (tessile, abbigliamento e, soprattutto, calzaturiero). La rilevanza di tale distretto è

testimoniata, oltre che dai livelli di fatturato complessivi e dalle dimensioni della base

occupazionale, dal forte peso delle esportazioni rispetto al volume globale del fatturato.

L'area del distretto industriale di Solofra, terzo polo conciario italiano insieme ad Arzignano in

Veneto e Santa Croce sull'Arno in Toscana, si articola su quattro comuni (Solofra, Montoro

Superiore, Montoro Inferiore e Serino) ed è il secondo distretto industriale nella provincia di

Avellino per attività manifatturiere.

In particolare, riguardo alla filiera della concia, il distretto industriale conta circa 400 concerie, di

cui 130 di dimensioni medie e tute le altre piccole, con circa 3500 addetti con un fatturato di

duemila miliardi , oltre alle 99 imprese di confezione e 17 di prodotti chimici. Il settore conciario

del distretto è caratterizzato da imprese a gestione familiare dove le funzioni aziendali sono

concentrate nella figura dell’imprenditore ed i suoi diretti collaboratori/ familiari.

La situazione del distretto evidenzia un sistema economico che si è evoluto negli ultimi decenni

determinando una profonda trasformazione della connotazione urbanistica, territoriale, sociale,

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economica. Il passaggio ad una logica industriale, determinato da un evoluzione spontanea e non

programmata, ha evidenziato situazioni di criticità sul piano della programmazione dello sviluppo

in tutti i suoi aspetti, da quello formativo, a quello territoriale, a quello urbanistico, a quello

culturale. L’articolata situazione del distretto presenta diversi aspetti di criticità legati alla densità

degli insediamenti produttivi, all’utilizzo delle risorse idriche, all’utilizzo di energia e ai reflui

inquinati.

Il progetto integrato “Distretto industriale di Solfora” sta cercando di affrontare queste

problematiche. L’idea forza del progetto tende ad agire in maniera combinata, con il supporto

dei diversi soggetti, per raggiungere gli obiettivi comuni di sviluppo, recupero, e risanamento

ambientale , avviando un processo di crescita globale e di miglioramento della vivibilità , in una

logica di sviluppo sostenibile e compatibilità ambientale.

Il PI ha previsto, in tal senso, una forte azione di sensibilizzazione sui temi ambientali e produttivi,

nell’ottica di certificazione ambientale (EMAS II) del distretto in sinergia con un’azione di

marketing territorile.

In particolare si è proposta :

-delocalizzazione insediamenti produttivi centro urbano di solfora

-certificazione ambientale del distretto di Solofra

-riqualificazione e normalizzazione del trattamento depurativo dei reflui industriali del distretto

- riqualificazione , razionalizzazione e normalizzazione del trattamento depurativo dei reflui

industriali di solfora

– realizzazione di un tronco stradale per il miglioramento e la razionalizzazione dell’accesso alla

viabilità dell’area ASI ed al impianto di depurazione del comune di Solofra

- produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

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Sicuramente, la collocazione geografica di

alcuni comuni : alcuni a ridosso del capoluogo

irpino, a favore del quale hanno sviluppato

negli ultimi anni una funzione di

residenzialità, la vicinanza ad importanti

arterie di comunicazione come la Salerno-

Avellino e lo sviluppo delle attività

produttive , ed in particolare del polo

conciario di Solofra, hanno inciso

positivamente sulla crescita della popolazione

in termini assoluti , determinando una

struttura demografica piuttosto equilibrata .

La popolazione totale al 2001 del sistema è

pari a 55.339 abitanti su un totale regionale

di 5.652.492 unità. Il quadro riepilogativo

dell’andamento demografico evidenzia nel

decennio ’91 – ’01 una crescita omogenea per

tutti gli 11 Comuni del STS pari a 7,26 %,

oscillando da un minimo di 1,74 % nel comune di

S. Lucia di Serino ad un massimo di 18,05 % nel

comune di S. Michele di Serino. Tale crescita

conferma l’andamento dei dati nel decennio

precedente , che registrava una crescita totale

del 9,55 %, con l’unica eccezione del Comune di

Serino che decresce dello 0,43% .

Particolarmente interessante e significativo si

è rivelato lo studio congiunto dell’andamento

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della popolazione residente, delle abitazioni

occupate da residenti, del totale delle

abitazioni (sia di quelle occupate e non

occupate) e lo studio della variazione del

numero delle famiglie, nei decenni 1981-1991-

2001 per tutti il sistema territoriale.

Tavola: Popolazione residente e Densità -confronto dati censimento 2001 e dati ISTAT 2004

Censimento 2001 Dati al 01/01/2005 Unità

Territor. Omogenee come da

PSSE

COMUNI Kmq Pop.res.

Densità (ab/kmq) Pop.res.

Densità (ab/kmq)

incremento %

Contrada 10,31 2874 278,76 2984 289,43 3,69%

Forino 20,49 5088 248,32 5200 253,78 2,15%

Monteforte Irpino 26,7 8674 324,87 9752 365,24 11,05%

U. T.O. MONTE

FAGLIESI

Sub Totale U.T.O. 57,5 16636 289,32 17936 311,93 7,25%

Montoro Inferiore 19,49 9508 487,84 10015 513,85 5,06%

Montoro Superiore 20,44 8054 394,03 8272 404,70 2,64%

Solofra 21,93 11802 538,17 12082 550,93 2,32%

U. T.O. MONTOR. SOLOFR.

Sub Totale U.T. O. 61,86 29364 474,68 30369 490,93 3,31%

San Michele di Serino 4,47 2399 536,69 2452 548,55 2,16%

Santa Lucia di Serino 3,87 1516 391,73 1525 394,06 0,59%

Santo Stefano del Sole 10,77 1927 178,92 2072 192,39 7,00%

Serino 52,17 7041 134,96 7307 140,06 3,64%

Aiello del Sabato 10,83 3219 297,23 3454 318,93 6,80%

Cesinali 3,73 2299 616,35 2434 652,55 5,55%

U. T.O. ALTO

SABATO

Sub Totale U.T.O. 85,84 18401 214,36 19244 224,18 4,38%

Totale CM Ser.-Sol. 205,2 64401 313,85 67549 329,19 4,66% Provincia di Avellino 2791,64 429178 153,74 437560 156,74 1,92% Regione Campania 13.590,25 5.701.931 419,56 5788986 425,97 1,50%

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Popolazione e variazioni intercensuarie. Fonte :Allegati Proposta PTR Del.G.C.287/05

Andamento delle famiglie e variazioni intercensuarie. Fonte :Allegati Proposta PTR Del.G.C.287/05

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20

In particolare nel sistema C3, all’incremento consistente della popolazione residente, pari a 7,3%,

corrisponde anche un notevole incremento del totale delle abitazioni (pari a 11,9%).

Anche lo studio dell’andamento delle abitazioni occupate da residenti e delle famiglie, registra ancora un

incremento, pari a 16,4% per le abitazioni occupate ed un analogo incremento pari a 19,3% delle famiglie

residenti. Nei comuni di Solfora, Serino e San Michele di Serino si registrano gli incrementi più significativi

sia delle abitazioni sia delle famiglie.

Tale andamento presenta una notevole inversione di tendenza rispetto al precedente periodo

intercensuario. Infatti, nel decennio ’81-’91 si registravano incrementi delle abitazioni occupate pari a

+51,1% mentre il totale delle abitazioni registrava un incremento pari a +36,4%; viceversa le famiglie

registravano un incremento inferiore e pari a +10,1%.

Il sistema C3 esprime, tra il 91 ed il 01, una crescita complessiva di 810 addetti (+6,51%), da attribuirsi

quasi totalmente al settore servizi ed istituzioni che cresce di 1.105 add (+31%) per 175 UL. A ciò

corrisponde la crescita nulla (+1,26%) delle UL totali che nel 2001 sono 3.365.

Complessivamente tra il 1991 ed il 2001 il settore dell’industria è in calo con –326 add per -82 UL, mentre

quello del commercio, in stasi , registra +31 add per –51 UL.

In termini generali si registra una sostanziale conferma della specializzazione industriale del STS: tra il 91

ed il 2001 gli addetti all’industria passano dal 56% al 50% del totale, con punte superiori al 40% nei comuni

di Solfora (68%), Montoro S, Forino, S. Michele di Serino.

Nel complesso il STL C3 esprime una leggerissima crescita del sistema del locale lavoro che si caratterizza

per la stabilità del settore del commercio e la crescita complessiva delle UL in conformità al contesto

regionale. L’incidenza, sull’incremento totale, dello sviluppo dei settori dei servizi e delle istituzioni è

elemento da valutare riguardo al contributo prevedibile in termini di crescita duratura del sistema.

Il quadro complessivo delle dinamiche comunali evidenzia come i fattori di crescita sono da attribuirsi a

fenomenologie differenziate; gli elementi trainanti si ritrovano nei comuni di S. Michele di Serino (278

nuovi addetti (+82,99%) per +44 UL); Solofra (+168 nuovi addetti per +154 UL); Serino, Cesinali e Montoro

Inf. (rispettivamente con +231, +122 e +102 add, ma con la diminuzione delle UL).

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21

Lo sviluppo delle attività industriali si registra nei comuni di S. Michele di Serino (+20 UL per 122 add) e

Solofra (+112 UL per 88 add). Le maggiori perdite si registrano nei comuni di Montoro Inf, Montoro Sup,

Aiello del Sabato (-409 add complessivi per –124 UL).

Il settore del commercio individua quale fulcro del sistema Solofra con 33 nuove UL per 207 addetti; di

minore entità l’incremento in Aiello del Sabato (+9 UL, +30 add); S Michele di Serino (+15 UL, +19 add).

- I settori unificati di servizi ed istituzioni registrano nel comune di Montoro Inf. Un incremento di addetti

pari a 321 unità per +24 UL ed in Serino, per +243 addetti, si contano +58 UL. Ai comuni di S. Michele di

Serino, Cesinali e Montoro Sup

corrispondono 475 nuovi addetti per +9, +6, e + 22 UL. Particolare il decremento per –127 addetti che si

registra a Solofra.

Il tasso di attività nel STL C3, a fronte di un incremento della popolazione nel decennio 91-01 del +7,26%,

resta stabile su 24 add/100ab, a fronte di una media regionale che per il 2001 esprime 21,19 add/100ab.

Nell’insieme dei STL C, a dominante rurale industriale, la dinamica di C3 presenta analogie con C4, Valle

Irno. Nel complesso del STL C3 la dimensione d’impresa cresce da 3,7 a 4 add/UL, e raggiungere così un

rapporto conforme alla media regionale.

Il settore agricolo è stato caratterizzato da declino consistente, evidenziato da una riduzione della Sau

media (-14,46%). Tale tendenza è derivata da una riduzione del n. di aziende (749 unità pari a -12,48%) e

da una più marcata decrescita della Sau (-1808,26 ha p ari a -25,24%).

L’analisi dei dati parziali indica che la riduzione complessiva del sistema è, in parte, attenuata

dall’aumento delle aziende registrato nei comuni di Aiello del Sabato (+55), di Santo Stefano del Sole (+50)

e di San Michele di Serino (+10) così come va segnalata la crescita particolarmente significativa della Sau

nel comune di Santa Lucia del Serino (+107,92%). Il n. di giornate lavorative è, invece, ovunque diminuito

(-40,76%).

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22

IL COMUNE DI SOLOFRA

“Conca di smeraldo” come anticamente fu denominata per il verde dei suoi monti, Solofra sorge

tra le ultime diramazioni dei monti Picentini ed accede alla piana di Salerno attraverso il

passaggio di Chiusa di Montoro.

Questo nodo viario ha sempre costituito un importante collegamento tra montagna e pianura

svolgendo un ruolo primario nella storia dell’intera regione.

I monti che la circondano costituiscono una barriera naturale attraversabile solo a nord-ovest

(Castelluccia) e a nord-est (Turci). Il comune di Solofra ha ben 3828,31 ha ricadenti all’interno del

parco regionale di cui 500 ha in zona A , 374 in zona B e 351 in zona C . L’armatura a verde che

quindi circonda Solofra a differenza di ciò che accade più a valle è quasi intatta e dalle sue alture

sono numerosi i punti panoramici di valore eccezionale che culminano sulla vetta del S. Michele

dove risiede l’omonima chiesetta punto di arrivo di un sentiero che si diparte dalla località scorza

di solfora e che giunge fino alla sommità della vetta. Questo sentiero è già stato oggetto di

interventi di ripristino e messa in sicurezza all’interno di un progetto della comunità montana

serinese- solofrana denominato “La rete dei sentiero tra l’acqua e la tecnologia”che ha

riguardato il ripristino di tutti i sentieri della comunità montana.

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23

Panorama

.

Idrograficamente il territorio appartiene al bacino del fiume Sarno in cui confluisce il torrente

“Solofrana” detto nel Medio Evo “Flubio rivus siccus”, il quale, per la conformazione morfologica

del suo bacino caratterizzata da numerosi valloni che si dirigono verso ovest e confluiscono tutti

in un unico alveo, è stato in passato un fiume ed una via di accesso e di transito al tempo stesso,

in relazione alla portata d’acqua ,ma soprattutto è stato insieme ai canali minori il luogo dove si

sono insediate le prime concerie e da dove è nata la vocazione conciaria di Solofra.

A partire da nord si trovano il vallone del Granci, il vallone delle Cortine e il Carpisano; ad est Il

vallone Vellizzano, nonché il vallone Cantarelle che si diparte dallo stesso monte ed il Garofano

che passa per il Sorbo e la Forma fino ad unirsi all’invaso principale presso il ponte del Toppolo.

Infine il Grotticelle–Bocche nel quale converge il torrente “Solofrana” , lungo 20 Km , che

prosegue nel montorese e sfocia nel Sarno e che rientra nell’ambito delle aree di tutela

paesaggistica per una fascia di 1000 m.. I torrenti nei periodi di massima piovosità, sono soggetti

a fenomeni di dissesti che asportano il suolo e che fanno sì che molta parte del territorio

comunale ricada in zone ad alto rischio idrogeologico a norma dell’Autorità di bacino del Sarno.

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24

La solofrana, che un tempo ospitava lungo le sue rive i solofrani nelle feste campagnole oggi

,però, è tristemente famosa perché insieme al Sarno contribuisce all’inquinamento del golfo di

Napoli. Difatti gi scarichi della lavorazione delle pelli a partire dagli anni 50 , ovvero da quando si

sono cominciati ad usare prodotti chimici, ha prodotto un elevato inquinamento del corso

d’acqua che hanno fatto scattare un allarme ambientale a cui si è cercato di mettere riparo

creando un depuratore e vietando gli scarichi abusivi nel fiume. Oggi , tuttavia, il corso del fiume

per la parte che attraversa il centro urbano , con la sua portata d’acqua di molto inferiore a

quelle di un tempo si presenta in totale stato di abbandono , ricoperto di vegetazione ed oggetto

di discariche abusive , oltre alle concerie che gli fanno da contorno. I corsi d’acqua , oltre ad

attraversare il centro urbano ,portano con sé delle fasce di verde , a volte anche piuttosto ampie,

che rendono ancora forte la presenza di verde in ambito urbano. Lo stato di conservazione di

questo patrimonio risulta essere molto precario , tranne infatti alcune aree che sono state

attrezzate e rese fruibili, le altre gravano in uno stato di totale abbandono .

SISTEMA INSEDIATIVO

Il comune di Solofra si sviluppa su di una superficie di 21 Kmq, a 384 m.s.l.m., con una

popolazione di 11.802 abitanti ed una densità abitativa di 562 ab/Kmq .Circa un terzo del suo

territorio è occupato dal distretto industriale , o meglio dall’area ASI, le cui propaggini partite

dall’immediato intorno del centro urbano ormai stanno per congiungersi con le aree PIP di

Montoro Superiore , Inferiore e Mercato S. Severino, creando un unico grande distretto

industriale .Il sistema insediativo si caratterizza per il centro urbano principale , Solfora appunto,

e due centri minori costituiti dalle frazioni di S.Agata e S.Andrea che posti nelle immediate

vicinanze del centro urbano stanno , a seguito della incontrollata espansione edilizia iniziata nel

post terremoto per essere assorbite da quest’ultimo. Tuttavia i tre centri mantengono stretta la

propria identità conservando abitudini , costumi ed usanze della propria tradizione. D’altra parte

anche l’ambito urbano di solfora si presenta al suo interno frammentato in ambiti più piccoli che

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richiamano sia nel nome che nella struttura insediativa i vecchi casali di cui Solofra si componeva

sin dall’antichità . Lo stesso S. Agata in passato è stato un importante casale di Solfora.

Molte sono state in passato le ipotesi e le teorie sulle origini storiche di Solofra, peraltro non

suffragate da documenti attendibili, soprattutto perché essi, custoditi nell’archivio della

Collegiata di S.Michele, furono distrutti da un devastante incendio.

Solo negli ultimi anni del secolo scorso, in seguito a ricerche sistematiche si è fatta nuova luce ed

è stato possibile costruire un quadro preciso di riferimento su basi scientifiche.

Infatti, le prime tracce preistoriche, composte da fondi di capanno dell’età del Bronzo (1800-1600

a.C), sono state rinvenute in località Passatoia-Madonna del Soccorso e testimoniano la presenza

di pastori appenninici, i quali nel loro tragitto di transumanza percorrevano la valle con le loro

greggi.

La scoperta in località Starza di due tombe a cassa in tufo grigio locali, con utensili in bronzo e in

ferro, avvalora l’ipotesi di un primo insediamento stabile sannita al rione Toro, nei pressi di un

corso d’acqua detto ““Flubio rivus siccus” di cui i pastori percorrevano il greto per spostarsi dalla

valle del Sabato alla pianura di Montoro. Motivi contingenti hanno via via mutato l’assetto

urbanistico di Solofra, così le invasioni barbariche, la distruzione di Abellinum e la conseguente

guerra greco-punica (535-555 d.C) indussero gli abitanti della pianura, in quanto difficilmente

difendibile, ad abbandonarla.

Tuttavia per capire l’attuale conformazione urbanistica di Solofra è importante il periodo che và

dalla fine del periodo agioino fino a tutto il periodo aragonese , quando Solofra ebbe un notevole

sviluppo socio-economico che portò ad vera esplosione urbanistica con ben 15 casali . Ai due

primitivi casali di Sorbo e Balsami se ne aggiunsero altri 13 andando a costituire il primo tessuto

urbano con un fitto intigro di vie pubbliche e vie vicinali . Molti di questi casali nascevano da

stanziamenti lungo i corsi d’acqua di famiglie dedite alla lavorazione della concia. A metà

settecento un documento permette di delineare lo sviluppo abitativo e sociale avuto da Solofra

nel cinque e seicento. Il territorio risulta diviso in 10 casali costituiti dall’aggregazione dei nuclei

abitativi precedenti divenuti più popolati. Elemento architettonico tipico di questi insediamenti

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urbani era la “corte”, o cortina , un complesso di pluriabitazioni dette sedili che si chiudevano

intorno ad un ampio ed articolato cortile cui si accedeva attraverso un introito magno o wafio .

Il cortile era dotato di pozzo ed orto, accesso verso i terreni e le selve. La rete viaria connessa alle

abitazioni costituiva un insieme integrato ed articolato.

La corte che dava sulla strada era munita di magazzini “apotheche” in cui si svolgevano attività

artigianali o “fondachi” adibiti a depositi di merce. Particolare era la “apotheca de consaria” con

locali interni attrezzati in modo specifico per la concia.

Con il passaggio dell’ ”Universitas” , ossia del governo cittadino, dal dominio feudale al regio

demanio, beneficiando dei privilegi ad esso legati, si concluse questo fortunato periodo. Infatti,

per le lotte intestine che seguirono, l’Universitas fu venduta agli Orsini, i quali, indifferenti alle

esigenze del feudo e degli abitanti, si insediarono assumendo un atteggiamento di opposizione e

di sfruttamento.

Il XVII secolo arrecò a Solofra carestie, terremoti e pestilenze, avvenimenti che decimarono la

popolazione, posero fine al precedente periodo di floridezza e trasformarono ulteriormente

l’assetto socio-economico-urbanistico della cittadina, per adeguarlo alle nuove esigenze.

All’inizio dell’Ottocento la crisi delle attività artigianali e le varie calamità naturali, fra cui una

devastante alluvione resero necessario un nuovo assetto industriale, lontano dai valloni. Al

Toppolo, la vecchia apothecha, esposta alla furia del fiume, ed alcune concerie furono

abbandonate. Altre, invece, furono ristrutturate secondo criteri moderni e si arricchirono di nuovi

locali sorti su aree esterne nonché di un terzo piano, unico grande locale che copriva tutto

l’edificio e che, essendo adibito alle fase di asciugatura delle pelli, aveva ampie finestre con grate

senza vetri per favorire la ventilazione ed all’esterno le “lamie”, cioè spazi terrazzati. Queste

innovazioni non sempre furono effettuate in modo razionale perché, nell’intento di usufruire di

tutte le aree disponibili, si stabilirono anche collegamenti con costruzioni vicine.

Il bombardamento durante la seconda guerra mondiale e successivamente il terremoto del 1980 nonché la relativa ricostruzione, hanno dato la possibilità, a chi ne ha avuto potere, di alterare l’intero tessuto antico senza curarsi minimamente dell’importanza storico-architettonico - sociale che questo assumeva per Solofra. La realizzazione di nuove strade ha conferito un diverso aspetto a Solofra ed incentivato il boom edilizio, facendo rimanere ben poco dei palazzi signorili che

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sorgevano accanto alle fabbriche a causa delle continue manomissioni e del rifiuto sistematico del passato. IL SISTEMA SOCIO – ECONOMICO

Il centro dell’economia di Solofra è rappresentato dalla concia delle pelli, intorno a cui ruotano

numerose attività. Il 90% della popolazione solofrana è direttamente o indirettamente legata a

questa secolare attività industriale. Con le sue numerose concerie ed un fatturato di milioni di

euro, dà un contributo notevole al mantenimento del primato italiano nella lavorazione della

pelle. Nel distretto viene conciato il 40% del totale realizzato in Italia di pelli ovino-caprine e si

calcola su una capacità produttiva di oltre 350 milioni di piedi quadri di pelle, di cui l’80%

destinato all’esportazione verso i mercati internazionali di Germania, Gran Bretagna, USA,

Turchia e gli altri paesi industrializzati (europei e non), soprattutto dell’Estremo Oriente (Cina,

Corea del Sud) dove va a confluire quasi il 70% dei manufatti. Per quanto riguarda invece le

materie prime importate, quasi tutte semilavorate, sono prevalentemente di origine neo-

zelandese, sud-africana, mediorientale, australiana ed inglese. Specialmente a partire dagli anni

’60, Solofra, continuando la tradizione secolare, si è specializzata nella concia di pelli ovine e

caprine, con l’adozione di tecnologie all’avanguardia. Tuttavia forte è la concorrenza dei paesi

emergenti ( Cina, Turchia, India), un tempo semplici fornitori di materie prime e semilavorati alle

aziende di Solofra, oggi in grado di proporre sul mercato internazionale un prodotto finito ad un

prezzo molto contenuto, grazie all’ampia disponibilità di materia prima, di manodopera a basso

costo ed alla completa assenza di vincoli legislativi per la tutela dell’ambiente.

L’Estremo Oriente ha, così, sottratto alla produzione solofrana l’articolistica più semplice e quindi

più facile da realizzare. Le pelli pigmentate nere e i colori più scuri sono oggi appannaggio

dell’estero, mentre per il passato sono state la base produttiva del comparto solofrano che

attualmente, abbandonate in larga misura queste posizioni, deve difendersi legandosi alle novità,

producendo sempre più pelli naturali, con poca rifinizione e con caratteristiche dettate dalla

moda.

Tutto ciò, in aggiunta ad una negativa contingente situazione economica mondiale, ad una

sempre maggiore attenzione ai problemi derivanti dall’inquinamento ambientale con i

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conseguenti costi di investimento necessari per risolverli, ad uno spiccato spirito individualista

dell’imprenditore solofrano accentratore di tutte le funzioni aziendali, all’incidenza sempre

maggiore del costo del lavoro, ha determinato nell’ultimo decennio una profonda crisi del

settore, coinvolgendo anche le attività collaterali strettamente legate a quella della concia,

soprattutto l’abbigliamento che richiede un costo elevato di manodopera.

Questa congiuntura ha imposto la rivisitazione del modello di sviluppo dell’attività produttiva per

poter continuare a competere nel sistema globale, ha richiesto un rinnovato impegno delle

istituzioni pubbliche che operano sul territorio d’intesa con i privati per cercare nuove sinergie di

distretto che permettano, anziché di inseguire l’emergenza, di individuare nel superamento

dell’individualismo produttivo, maggiore interesse per la ricerca tecnologica, immediata risposta

alle richieste e variazioni dei mercati.

soluzioni innovative ed alternative a problematiche che, se trascurate, rischiano di assumere i

contorni delle difficoltà strutturali.

Come in tutti i paesi in cui l’industria è in continua espansione, c’è il problema della salvaguardia

dell’ambiente, Le tecniche di produzione caratteristiche della filiera della concia hanno notevoli

effetti sull’equilibrio ambientale ed in particolare sul ciclo delle acque .La risorsa idrica risulta

essere la più vulnerabile sia per l’ingente fabbisogno quantitativo, sia per la necessità di adeguati

trattamenti depurativi delle acque reflue. Oltre questo poi ci sono altri aspetti di criticità legati

all’utilizzo di energia, alla densità degli insediamenti produttivi che essendo prevalentemente

concentrate a Solofra ,che fra l’altro è anche il centro con la maggiore densità abitativa ,

comporta gravi problemi di vivibilità. Difatti, nell'agglomerato ASI di Solofra, esteso su circa

600.000 mq, allo stato attuale trovano ubicazione 122 aziende con 2.470 addetti e sono stati

effettuati 124 milioni di euro di investimenti.

Secondo gli ultimi dati Infocamere disponibili, le unità locali del settore della concia sono 726 su

un totale provinciale di 854. Il comune di Solofra presenta la maggiore concentrazione di unità

impegnate nella lavorazione delle pelli, con 599 su un totale di 809 attività manifatturiere

presenti nel Comune. Con riferimento alla dimensione media di tali unità produttive, prevalgono

ovviamente quelle di piccole e piccolissime dimensioni, secondo una caratteristica tipica

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dell’apparato produttivo provinciale. Da rimarcare, però, una discreta presenza di aziende medie:

sono, infatti, oltre 100 le imprese conciarie con oltre 10 addetti, evidenziando l’impatto positivo

del Distretto Solofrano sul fronte occupazionale. Già da anni sono state iniziate politiche

ambientali per porre rimedio ai danni ambientali, che hanno visto la delocalizzazione degli edifici

industriali dal centro urbano all’area ASI e la creazione di un impianto di depurazione chimico –

fisica delle acque di scarico, gestito in forma associata con i conciatori attraverso il consorzio

CO.DI.SO., e la COR.CO.SOL s.p.a. per il trattamento dei rifiuti solidi cromati al fine di trasformarli

in concimi organici. Tuttavia questi interventi non sono bastati a risolvere i problemi ed un

ulteriore incentivo è stato offerto dal POR 2000-2006 ,Progetto Integrato “distretto industriale di

Solfora” che si è proposto come idea forza la sensibilizzazione sui temi ambientali attraverso la

riqualificazione , razionalizzazione, normalizzazione del trattamento depurativo dei reflui

industriali, un progetto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili , la certificazione

ambientale del distretto e la definitiva delocalizzazione dal centro urbano delle concerie.

IL SISTEMA RELAZIONALE

Solfora si è visto che gode di una posizione geografica privilegiata rafforzata dalla presenza della

superstrada Salerno - Avellino. Quest’ultima oltre a rendere agevole le relazioni con i capoluoghi

di provincia di Salerno ed Avellino ha reso agevole anche i collegamenti con i comuni contermini ,

che serviti dalla stessa strada , possono essere raggiunti in pochi minuti evitando le strade

interne che prima assicuravano i collegamenti. Sicuramente però la superstrada a livello

comunale è servita al crescita economica , che seppure di antica tradizione ha trovato una

agevolazione proprio in questa strada. La SA-AV oggi spacca in due l’area industriale rendendo

agevole il suo accesso. Tuttavia l’interferenza che si viene a creare, soprattutto nei pressi dello

svincolo autostradale ma anche in ambito urbano, vista la presenza ancora di varie concerie, tra

traffico industriale e traffico veicolare privato è notevole soprattutto nelle ore di ingresso e di

uscita dalle fabbriche visto l’elevato numero di persone impiegate nelle industrie tutte regolate

dallo stesso orario lavorativo. Le ore di punta ,infatti, sono quelle più critiche per la circolazione

comunale e per la sicurezza delle persone. La viabilità interna di Solfora è rappresentata da un

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numero limitato di strade che potremo definire principali per le oro dimensioni e che tendono a

confluire tutte verso il centro da cui poi si dipartono una serie di strade più piccole che

attraversando tutto l’abitato completano la circolazione . Queste strade secondarie tuttavia

sono di dimensioni ridotte ed hanno un andamento irregolare ed a volte con forti pendenze .Ciò

rende difficile la circolazione sia veicolare che pedonale. Quest’ultima a causa delle pendenze e

della mancanza di un trasporto pubblico urbano locale , risulta quasi inesistente andando ad

aggravare la circolazione veicolare e quindi il traffico. A differenza della linea urbana la linea di

trasporto extraurbana di collegamento con i due capoluoghi e con l’università di Fisciano risulta

efficiente . La ferrovia poi è del tutto inutilizzata sebbene la stazione ferroviaria è quasi in centro

e facilmente raggiungibile. Il vecchio piano regolatore aveva tentato di migliorare l’ingresso al

centro storico ipotizzando una serie di strade nuove che tuttavia a causa della conformazione

dell’edificato e di una serie di vincoli naturali prevedeva andassero a ricoprire i corsi

d ‘acqua. Il piano regolatore oggi in vigore a Solfora risale al 1982.

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Il QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -

Per la definizione delle informazioni necessarie a descrivere lo stato dell’ambiente di Solofra sono state elaborate

delle matrici di indicatori ambientali. La redazione degli indicatori rappresenta per quanto possibile, un work in

progress, che si avvarrà della partecipazione/condivisione di tutti i soggetti interessati alle prospettive di uno sviluppo

sostenibile.

L’attivazione dei processi di coinvolgimento e di reporting contribuisce, in parte, al popolamento delle informazioni

per elaborare gli indicatori e, quindi, alla continua ridefinizione della struttura del documento fino alla sua redazione

conclusiva.

Le tavole appartenenti al gruppo QC 3 – Stato dell’Ambiente in uno con il Rapporto Preliminare Ambientale, lo

Studio d’incidenza Preliminare e la descrizione degli Indicatori dello Stato dell’Ambiente esplicitano i contenuti

delle fasi analitiche e di conoscenza per gli aspetti ambientali.

Il Quadro Conoscitivo è costituito dai seguenti gruppi contenenti tutti ed i diversi elaborati del caso � Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovra comunali.

� Attuazione del PRG vigente

� Uso ed assetto storico del territorio

� Stato dell'ambiente.

� Assetti fisici , produttivi e funzionali

� La rete delle infrastrutture

� Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.

� Vincoli, tutele e vulnerabilità

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2.9 LE ISTANZE DEL TERRITORIO . ANALISI SWOT

Il quadro conoscitivo è stato a questo punto completato da la redazione di una serie di carte tematiche di

sintesi,espressione dello stato di fatto delle tendenze evolutive dei fenomeni e delle situazioni osservate. Le carte

tematiche sono state prodotte a varie scale a seconda degli ambiti di riferimento .

Questo l’elenco:

QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -

QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali

0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2a Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.2b Inquadramento territoriale- P.T.C.P. Vincoli ed aree di attenzione

0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale

0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente

1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio

2.1 a Cartografia di base 2.1 b Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.

3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5.a Rischio da frana. 3.5.b Rischio da frana. 3.6.a Pericolosità da frana. 3.6.b Pericolosità frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10a Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.10b Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centrale 2014 3.14 a Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.14 b Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali

4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

37

4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture

5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.

6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità

7.1 a Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.1 b Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2a Carta delle protezioni ambientali 7.2b Carta delle protezioni ambientali 7.3a Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.3b Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi

R.Par Rapporto sui processi di partecipazione e consultazione

1. Rel. Relazione e quadro di sintesi delle indicazioni e degli obiettivi, con indirizzi politico-programmatici 2. Elab. IL PIANO PARTECIPATO - Il quadro delle aspettative e dei desiderata 3. Ver. Verbali e registrazioni dei processi di partecipazione e consultazione

VAS VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ex D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

0.RP RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE ai sensi D.lvo151/2006 . (vas) Integrato con Studio di Incidenza Preliminare e con le risultanze delle consultazioni con i SCA 0.RP .a RAP - Studio d'incidenza preliminare (dpr 357/97 allg. G e s.m.i.) 0.RP .b RAP - Stato dell'ambiente Indicatori Schede di sintesi (da bozza pian. Prel. 2012)

Da questa sintesi, in uno con le interrelazioni con la pianificazione sovraordinata e poi con le attività di

partecipazione e consultazione sono emerse le peculiarità dell’area che hanno poi aiutato ad implementare

l’analisi SWOT .

Le peculiarità sono riconducibili:

Alla posizione geografica privilegiata che Solfora riveste tra la provincia di Avellino e quella di Salerno grazie alla

superstrada SA-AV che la collega rapidamente anche al polo universitario di Salerno.

AL sistema naturalistico ambientale rappresentato dalla ricca vegetazione boschiva del parco dei monti Picentini in

cui si ritrovano SIC e ZPS che presentano aspetti di alta naturalità .

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

38

Alla ricca rete idrografica che attraversa il centro urbano con l’asta fluviale della Solofrana , le cui acque vanno ad

alimentare il Sarno.

Alla fragilità strutturale del territorio legata sia alla sua morfologia , con l’elevato rischio idrogeologico.

Alla filiera della concia la cui antica tradizione la rende il terzo polo conciario d’Italia , ma che porta con sé il

problema dell’inquinamento atmosferico e dei corsi d’acqua e la cui vicinanza al centro crea problemi di qualità

urbana.

Al sistema socio economico consolidato dove ad un andamento positivo di crescita della popolazione corrisponde un

buon livello di occupazione anche se per molta parte concentrata proprio nel settore industriale , che diventa quindi

un punto di debolezza.

Alla presenza di diversi servizi di carattere sovracomunale , primo fra tutti l’ospedale civile “ Landolfi ”

Al buon sistema di trasporto pubblico con Avellino , Salerno e Fisciano a cui però non corrisponde un efficienza del

trasporto pubblico locale , che invece appesantisce la circolazione urbana già penalizzata dalle strade strette e

tortuose.

Al notevole Patrimonio storico architettonico rappresentato dalle numerose chiese e palazzi di dislocati sul territorio

primo fra tutte la Collegiata di S. Michele con le tele del Guarini.

Al quartiere Toppolo che con il suo patrimonio di archeologia industriale , sebbene in totale stato di abbandono ,

costituisce n”unicum” da tutelare .

Analisi SWOT

l’analisi SWOT sintetizza i diversi aspetti ,che sono emersi alle diverse scale di rappresentazione ,in punti di forza,

punti di debolezza, opportunità e rischi . Lo scopo di questa tecnica è quello di definire le opportunità di un

determinato territorio, settore o programma che derivano dalla valorizzazione e dal contenimento dei fattori

endogeni dell’ area (punti di forza e di debolezza), alla luce dei fattori esogeni (opportunità e rischi), che possono

influenzare positivamente o negativamente , il successo di un piano o programma.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

39

ANALISI SWOT

PUNTI DI FORZA

-Posizione strategica tra l’Avellinese ed il Salernitano. -buona accessibilità verso l’esterno grazie al raccordo Avellino – Salerno che attraversa il suo territorio in prossimità dell’ area ASI -è servita dalla linea ferroviaria Avellino – Salerno. -vicinanza al polo universitario di Fisciano (SA) - è caratterizzato da una ricca rete idrografica che attraversa il centro urbano -è una realtà industriale consolidata, specializzata nella concia delle pelli -forte vivacità economica e cultura imprenditoriale radicata -Identità comunale consolidata. -andamento demografico positivo - 1/3 del suo territorio è ricompresso entro il perimetro del Parco regionale dei monti Picentini - esistenza di SIC, siti di interesse comunitario ,e ZPS zone a protezione speciale. - la ricca rete idrografica -il sentiero di S. Michele che si inerpica per i monti fio a giungere all’ omonima grotta

PUNTI DI DEBOLEZZA

-Sistema produttivo “monosettoriale” -elevato impatto ambientale delle attività legate alla concia delle pelli -Ridotto peso della vocazione turistica e ambientale rispetto alle potenzialità. -Inesistenza di servizi turistici -Scarsa dotazione di infrastrutture stradali minori e di accesso al centro urbano. -Dissesto idrogeologico. - inadeguatezza tecnologica dell sistema ferroviario - degrado urbanistico ed ediliziodovuto all’ abbandono delle fabbriche dimesse nel centro . -il centro industriale che lambisce l’abitato gli dona un aspetto di periferia . -bassa qualità della vita dovuta all’inquinamento dell’aria -essere ricordata prevalentemente per essere una realtà inquinata ed inquinante

-mancanza di trasporti pubblici urbani -degrado ed abbandono dei corsi d’acqua

RISCHI

-Alto Rischio idrogeologico -essere individuata solo come una realtà industriale può essere il freno per la promozione del territorio in termini naturalistici ed architettonici - inquinamento ambientale prodotto dall’industria - scarsa valorizzazione delle potenzialità naturalistiche e ambientali. - perdita del patrimonio di archeologia industriale -eccessiva dipendenza dalle evoluzioni congiunturali del settore conciario - calo della qualità della vita -perdita di posti di lavoro -non riuscire a fronteggiare la concorrenza asiatica nella produzione manifatturiera - non riuscire a coniugare capitale e qualità della vita

OPPORTUNITA’

-a breve il comune si doterà di PUC in sostituzione del precedente piano regolatore. - vivacità economica e la cultura imprenditoriale per nuovi investimenti produttivi . -poter usufruire della nuova programmazione economica . POR Campania 2007/2014 -Ricadere per una parte del territorio comunale nel parco regionale dei monti Picentini. -aree ed edifici industriali dimessi da poter recuperare per fini pubblici e/o privati - vicinanza al polo universitario di Fisciano. -valorizzazione del patrimonio storico -artistico - attuazione dei programmi di livello sovracomunale - presenza di strutture sovracomunali -Diversificazione dell’economia locale - adeguamento tecnologico della linea ferroviaria - potenziamento della superstrada Salerno – Avelino -attuazione delle azioni previste dal P.I Distretto industriale di

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40

- basso tasso di disoccupazione. - andamento demografico positivo. - servizi pubblici attrattori dei comuni limitrofi: piscina comunale, ospedale, banche,istituti scolastici superiori.. -patrimonio architettonico di grande pregio storico- artistici. - importante sito di archeologia industriale rappresentato dal Toppolo -bassi livelli di criminalità. - trasporto pubblico su gomma extraurbano efficiente -potenziali aree verdi urbane

Solfora - piano di sviluppo socio economico della comunità montana serinese - solofrana -messa in sicurezza del territorio dal rischio frane ed idrogeologico - bonifica e recupero dell’ asta fluviale Solofrana.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -

QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali

0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2a Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.2b Inquadramento territoriale- P.T.C.P. Vincoli ed aree di attenzione

0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale

0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente

1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio

2.1 a Cartografia di base 2.1 b Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.

3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5.a Rischio da frana. 3.5.b Rischio da frana. 3.6.a Pericolosità da frana. 3.6.b Pericolosità frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10a Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.10b Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI

ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania

Centrale 2014

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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3.14 a Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.14 b Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali

4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale 4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture

5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.

6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità

7.1 a Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.1 b Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2a Carta delle protezioni ambientali 7.2b Carta delle protezioni ambientali 7.3a Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.3b Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi

R.Par Rapporto sui processi di partecipazione e consultazione

1. Rel. Relazione e quadro di sintesi delle indicazioni e degli obiettivi, con indirizzi politico-programmatici 2. Elab. IL PIANO PARTECIPATO - Il quadro delle aspettative e dei desiderata 3. Ver. Verbali e registrazioni dei processi di partecipazione e consultazione

VAS VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ex D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

0.RP RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE ai sensi D.lvo151/2006 . (vas) Integrato con Studio di Incidenza Preliminare e con le risultanze delle consultazioni con i SCA 0.RP .a RAP - Studio d'incidenza preliminare (dpr 357/97 allg. G e s.m.i.) 0.RP .b RAP - Stato dell'ambiente Indicatori Schede di sintesi (da bozza pian. Prel. 2012)

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QC0. 0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI

OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DEL PTR

Legge Regionale n. 13 del 13 ottobre 2008 (Burc 45 bis/10.11.2008)

Specificità del Piano Territoriale Regionale (PTR) :

� carattere fortemente processuale e strategico.

� promozione di azioni e progetti locali integrati.

� piano d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione di azioni integrate.

Carattere strategico del PTR:

- generazione di immagini di cambiamento, piuttosto che come definizioni regolative del territorio.

- campi progettuali piuttosto che come insieme di obiettivi.

- indirizzi per l’individuazione di opportunità utili alla strutturazione di reti tra attori istituzionali e non,

piuttosto che come tavoli strutturati di rappresentanza di interessi.

Quadri territoriali di riferimento

Quadro delle reti, la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica)

e la rete del rischio ambientale,

Quadro degli ambienti insediativi, in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambientali e alla trama insediativa.

Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS). individuati sulla base della geografia dei

processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo.

Quadro dei campi territoriali complessi (CTC).la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Quadri Territoriali di

Riferimento evidenzia degli spazi di particolare criticità.

Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni

per lo svolgimento di “buone pratiche”.

Solofra ed il PTR

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Rete Ecologica Campana :

- Corridoio Ecologico Appenninico Principale

- Rete Natura 2000

- Parco Naturalistico Regionale dei Monti Picentini;

Ambiente insediativo : n° 6 Avellinese

Elementi essenziali di visioning tendenziale e “preferita”

Ove le dinamiche insediative e socio-economiche dovessero continuare a seguire le tendenze

in atto, si può ritenere che nell’ambiente si configurerebbe un assetto caratterizzato da:

- un centro capoluogo sempre più polarizzante;

- un progressivo abbandono delle aree già “deboli”;

- inutilizzo, degrado ed abbandono dei centri storici minori e più in generale del rilevante

patrimonio storico-culturale, artistico, ambientale, e naturalistico;

- una intensificazione insediativa lungo la viabilità esistente nella Valle Caudina;

- ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze

stagionali nelle zone amene più facilmente accessibili.

Facendo riferimento ad una “visione guida per il futuro”, nell’assetto preferito potrebbero

sottolinearsi:

1. la promozione di una organizzazione unitaria della “città Baianese”, della “città di Lauro”,

della “città Caudina”, della “città dell’Ufita”, della “città dell’Irno” come “nodi” di rete,

con politiche di mobilità volte a sostenere la integrazione dei centri che le compongono ai quali

assegnare ruoli complementari;

2. la distribuzione di funzioni superiori e terziarie fra le diverse componenti del sistema

insediativo, nell’ambito di una politica volta alla organizzazione di un sistema urbano

multicentrico;

3. la incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e la

organizzazione in sistema dei centri ad esse collegate;

4. la articolazione della offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi dei Picentini, del Terminio

Cervialto e del patrimonio storico-ambientale;

5. la riorganizzazione della accessibilità interna dell’area.

C - SISTEMI A DOMINANTE RURALE-MANIFATTURIERA

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C3 - SOLOFRANA: Aiello del Sabato (a seguito delle osservazioni al PTR è da considerarsi nel Sistema Urbano di

Avellino), Cesinali, Contrada, Forino, Montoro Inferiore, Montoro Superiore, San Michele di Serino, Santa Lucia di

Serino, Santo Stefano del Sole, Serino, Solofra.

Politiche dei trasporti e STS

Gli STS in rapporto all’attuale dotazione infrastrutturale in termini di accessibilità, e ai programmi previsti dal Piano

regionale dei trasporti.

Accessibilità

Si estende subito a sud di Avellino.

L’unica strada della rete primaria che lo attraversa è il raccordo autostradale Avellino – Salerno con gli svincoli di

Serino, Solofra, Torchiati e Montoro.

La linea ferroviaria a servizio del territorio è la Salerno-Avellino-Benevento con le stazioni di

Montoro-Forino, Borgo, Montoro Superiore, Solfora, Serino e S. Michele di Serino.

L’aeroporto più prossimo è quello di Pontecagnano raggiungibile via autostrada percorrendo

il raccordo Avellino-Salerno ed un tratto di autostrada A3, fino allo svincolo di Battipaglia, per un totale di circa 40 km.

Programmazione

Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono:

- adeguamento raccordo autostradale Salerno-Avellino.

Per il sistema ferroviario l’intervento progettuale allo studio è il potenziamento del

collegamento ferroviario Avellino-Mercato S. Severino.

Il Piano Territoriale Regionale è composto anche dall’allegato “Linee Guida per Il Paesaggio”; tale elaborato

costituisce inquadramento generale per la elaborazione della cosidetta Carta dei Paesaggi della Campania ed

applicano sull’intero territorio regionale i principi della Convenzione Europea del Paesaggio.

In particolare le Linee Guida forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del

paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale

del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04;

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46

Gli indirizzi strategici del PTR per Solofra ed il Sistema Territoriale di Sviluppo Solofrana

Gli indirizzi strategici costituiscono un riferimento per la pianificazione territoriale della Regione e delle Province, e

della pianificazione urbanistica dei Comuni, e rappresentano un riferimento per politiche integrate di sviluppo, che

coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali.

Il PTR, come Documento d’Inquadramento Strategico, contiene la “territorializzazione” di tali indirizzi descritta nel

terzo Quadro Territoriale di Riferimento (STS) e nella matrice strategica.

Gli indirizzi strategici sono gli orientamenti di fondo su cui si articolano i contenuti del PTR.

Essi vanno intesi come ordinamenti di azioni, che, sulla base di conoscenze e di attori dotati

di competenze e di risorse, perseguono determinati obiettivi in tempi e sequenze definiti..

Il PTR si fonda su sedici indirizzi strategici riferiti a cinque aree tematiche ponendo al centro

della sua strategia tre temi fondamentali, legati a tre “immagini strategiche”:

- l’interconnessione come collegamento complesso, sia tecnico che socio-istituzionale, tra i sistemi territoriali di

sviluppo e il quadro nazionale e internazionale, per migliorare la competitività complessiva del sistema regione,

connettendo nodi e reti;

- la difesa della biodiversità e la costruzione della rete ecologica regionale, che parta dai territori marginali;

- il rischio ambientale,in particolare quello vulcanico.

Accanto ai tre temi generali, vengono evidenziati altri due temi, complementari in qualche

misura ai primi, che specificano il quadro strategico di riferimento, in relazione alle

caratteristiche dei diversi contesti territoriali della regione:

- Assetto policentrico ed equilibrato;

- Attività produttive per lo sviluppo economico regionale.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

47

OBIETTIVI GENERALI . PIANIFICAZIONE DI BACINO

Le tavole elaborate per il Quadro Conoscitivo del PUC di SOLOFRA, e le conseguenti disposizioni

strutturali riportano la sovrapposizione dei tematismi rischio e pericolosità contenuti nelle

cartografie del PSAI A.d. B. CAMPANIA CENTRALE ADOTTATO CON DELIBERA DEL COMITATO

ISTITUZIONALE N° 1 DEL 23 FEBBRAIO 2015 e pubblicato sul BURC N° 20 DEL 23/ 3 /2015, a

seguito dei lavori della Conferenza Programmatica alla quale hanno partecipato i Comuni e le

Province interessate, ai sensi della normativa vigente in materia. (Per la delimitazione esatta e per

ogni riferimento di tipo giuridico si dovrà sempre far fede alle Tavole UfficialI dell’Autorità di

Bacino).

Il PSAI, riferito all’intero territorio di competenza, è frutto del lavoro di omogenizzazione tra i PSAI

delle ex AdB Sarno e AdB Nord Occidentale della Campania. Il Piano sostituisce i previgenti PSAI

dei territori delle ex AdB Sarno PSAI 2011), Autorità di Bacino del Sarno (Delibera C.I. n.4 del

28.07.2011 - Attestato Consiglio Regionale n.199/1 del 24.11.2011 - B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011) e

ex AdB Nord Occidentale della Campania (Delibera C.I. n.384 del 29.11.2010 - Attestato Consiglio

Regionale n.200/2 del 24.11.2011- B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011).

Il piano costituisce stralcio funzionale del piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento

conoscitivo, normativo e tecnico mediante il quale sono pianificate e gli interventi riguardanti l’assetto idrogeologico

del territorio di competenza dell’Autorità di bacino Regionale della Campania Centrale.

Ai sensi della vigente normativa di settore il piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PSAI):

a) individua le aree a rischio idrogeologico molto elevato, elevato, medio e moderato, ne determina la perimetrazione,

stabilisce le relative prescrizioni;

b) delimita le aree di pericolo idrogeologico quali oggetto di azioni organiche per prevenire la formazione e

l'estensione di condizioni di rischio;

c) indica gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico e la

pianificazione territoriale della Regione Campania, anche a scala provinciale e comunale;

d) individua le tipologie e la programmazione degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e

delle relative priorità, a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti.

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Piano

Urbanistico

Comunale

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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)

QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

48

In generale il Piano di Bacino, e quindi i suoi Piani Stralci , evidenzia le criticità in materia di rischio idraulico, di difesa

del suolo, di uso delle risorse idriche(inquinamenti, derivazioni, deflusso minimo vitale dei corpi idrici ) e

successivamente stabilisce obiettivi per il loro superamento, normando in termini prescrittivi e/o prestazionali e/o

gestionali in particolare:

- risorse idriche e risorsa suolo (assetti vegetazionali e geomorfologia)

- gli insediamenti

- le situazioni a rischio idraulico e geologico.

OBIETTIVI GENERALI – P.S.A.I. EX ADB SARNO

1. La individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico;

2. La predisposizione di misura di salvataggio sulle aree a rischio idrogeologico individuate e perimetrate ;

3. La redazione di programmi di interventi per la mitigazione del rischio.

OBIETTIVI SPECIFICI – AREE ESPOSTE A RISCHIO O PERICOLOSITA’ – P.S.A.I. EX ADB SARNO

a) salvaguardare l'incolumità delle persone, l'integrità delle infrastrutture e delle opere pubbliche o di interesse

pubblico, l'integrità degli edifici, la funzionalità delle attività economiche, la qualità dei beni ambientali e culturali;

b) impedire l’insorgere o l'aumento dei livelli di rischio oltre la soglia del rischio accettabile (rischio determinato

dall’intervento da eseguire sia non superiore al valore R2, secondo la definizione del D.P.C.M. 29 settembre 1998; l’opera o l’attività

prevista abbiano prevalente interesse pubblico o sociale; i costi che gravano sulla collettività per lo stato di rischio che si andrà a

determinare siano minori dei benefici conseguiti dall’intervento.), non consentire azioni pregiudizievoli per la definitiva

sistemazione idrogeologica del bacino, prevedere interventi coerenti con la pianificazione di protezione civile;

c) prevedere e disciplinare i vincoli e le limitazioni d’uso del suolo, le attività e gli interventi antropici consentiti, le

prescrizioni e le azioni di prevenzione nelle diverse tipologie di aree a rischio e di pericolo, nei casi più delicati

subordinatamente ai risultati di appositi studi di compatibilità idraulica o idrogeologica;

d) stabilire norme per il corretto uso del territorio e delle risorse naturali nonché per l'esercizio compatibile delle

attività umane a maggior impatto sull'equilibrio idrogeologico del bacino;

e) porre le basi per l’adeguamento della strumentazione urbanistico-territoriale, con la costituzione di vincoli,

prescrizioni e destinazioni d’uso del suolo in relazione ai diversi gradi

di rischio;

f) conseguire condizioni accettabili di sicurezza del territorio mediante la programmazione degli interventi non

strutturali ed interventi strutturali e la definizione delle esigenze di manutenzione, completamento ed integrazione

dei sistemi di difesa esistenti;

g) di conseguenza programmare la sistemazione, la difesa e la regolazione dei corsi d’acqua, anche attraverso la

moderazione delle piene e la manutenzione delle opere, adottando modalità di intervento che privilegino la

conservazione ed il recupero delle caratteristiche naturali del territorio;

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Piano

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

49

h) programmare altresì la sistemazione dei versanti e delle aree instabili a protezione degli abitati e delle

infrastrutture, adottando modalità di intervento che privilegino la conservazione ed il recupero delle caratteristiche

naturali del territorio;

i) definire le necessità di manutenzione delle opere in funzione del grado di sicurezza compatibile e del rispettivo

livello di efficienza ed efficacia;

j) indicare le necessarie attività di prevenzione, di allerta e di monitoraggio dello stato dei dissesti.

-----------------------------------

OBIETTIVI GENERALI – MISURE SALVAGUARDIA per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche” AD INTEGRAZIONE DEL PSAI EX ADB SARNO

1. Protezione dei suoli e delle acque come risorse limitate e non rinnovabili e come ecosistema per gli altri organismi viventi;

2. Protezione dei suoli di elevata capacità d’uso agro-silvo-pastorale; 3. Salvaguardia dei valori naturalistici ed ambientali del territorio; 4. Difesa del territorio dai processi erosivi, alluvionali e di inquinamento; 5. Conservazione dell’indice di permeabilità dei suoli; 6. Salvaguardia dai fenomeni di allagamento per insufficienza del reticolo urbano e compatibilità dei deflussi nei

ricettori finali derivanti da nuove impermeabilizzazioni. OBIETTIVI SPECIFICI – MISURE SALVAGUARDIA per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche” AD INTEGRAZIONE DEL PSAI EX ADB SARNO

1. Prioritario recupero del patrimonio edilizio esistente

2. Garantire la continuità urbana esistente evitando la frammentazione dei sistemi agricoli ed ambientali ed

utilizzando prioritariamente le aree marginali o intercluse ai centri già edificati.

3. Localizzazione delle nuove zone produttive all’interno delle aree degradate o dismesse e comunque

verificando la loro possibile collocazione in aree comunali o sovracomunali già assegnate a queste

destinazioni d’uso e già dotate delle infrastrutture di urbanizzazione primaria.

4. Indice di permeabilità non inferiore al 50% della superficie totale pianificata qualora non vi sia in presenza di

falda affiorante.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

50

QC0.0.2 Inquadramento territoriale P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori

OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DEL PTCP

Le disposizioni strutturali, in conformità a quanto normato nel PTCP della Provincia di Avellino così come approvato

con Delibera del Commissario Straordinario n° 42 del 25 febbraio 2014 individuano:

• le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valori naturali,

ambientali e storico-culturali, della conservazione dei suoli agricoli e delle aree forestali di interesse

paesaggistico e produttivo, dell’esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamità naturali,

dell’articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità, delle potenzialità di sviluppo economico-

produttivo - in coerenza con le direttive, gli indirizzi e le prescrizioni del PTCP.

• le aree non trasformabili e quelle trasformabili nel rispetto di vincoli e limitazioni derivanti dalla tutela di beni

paesaggistici, ambientali, storici, culturali, e dalla prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e antropici.

• le interrelazioni con i territori contermini a livello ambientale, paesaggistico, infrastrutturale e insediativo;

• la specificazione, delle reti ecologiche, della loro integrazione delle buffer zones, delle aree agricole di pregio

paesaggistico e produttivo, delle unità di paesaggio definite nella componente strutturale del PTCP;

• i centri storici e gli elementi isolati del patrimonio storico da tutelare e valorizzare;

• la classificazione del territorio secondo unità territoriali organiche elementari e la perimetrazione delle aree

di trasformabilità urbana, con l’indicazione delle funzioni caratterizzanti (produttive, residenziali,

commerciali, direzionali/terziarie e miste);

• la individuazione degli ambiti nel rispetto della limitazione del consumo di suolo agricolo, del rafforzamento

della compattezza degli abitati, della limitazione alle forme di insediamento peri-urbano diffuso.

Le disposizioni programmatiche , altresì,, in conformità a quanto normato nel PTCP della Provincia di Avellino così

come approvato con Delibera del Commissario Straordinario n° 42 del 25 febbraio 2014 ,definiscono

1. la individuazione delle zone di trasformazione, con la definizione delle scelte per la residenza, per le attività

produttive e per le attività distributive, con l'indicazione delle modalità attuative (intervento diretto, PUA

ovvero con procedure di perequazione) con le relative destinazioni d'uso, indici fondiari e territoriali,

parametri edilizi, standard urbanistici, residenziali ed ambientali. Le aree di trasformazione sono individuate

quali ambiti ottimali di intervento, nell'ottica dell'integrazione delle diverse funzioni urbane e della

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

51

sostenibilità ambientale, gestionale ed economica degli interventi

2. la stima dei fabbisogni insediativi da soddisfare ad ogni quinquennio successivo.

3. la previsione del dimensionamento demografico, delle attrezzature pubbliche, delle attività produttive

industriali, commerciali, terziarie, turistiche e di qualificazione e supporto all’agricoltura sull’arco

quinquennale di riferimento

4. la quantificazione degli standard urbanistici legati ai Piani Urbanistici Attuativi.

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi

PTCP approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

IA3) Strategie di Sviluppo MO 4) - Politiche di sviluppo locale

per favorie gli investimenti

Oo 1 - Il contenimento del Consumo di Suolo

IA 4) Sistema insediativo

MO 8) - Recupero e riqualificazione dell'habitat antropizzzato ai fini

dello sviluppo economico del territorio

Oo 5 La qualificazione degli insediamenti da un punto di vista paesaggisto-urbanistico

ed ambientale

MO9) .Innalzamento dei livelli competitivi del territorio ed attenuazione delle carenze infrastrutturali e di servizi

I.2

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MO16) Risparmio energetico Oo 7 La creazione di sistemi

energetici ed efficienti

4.4.) Aree Industriali Riqualificazione finalizzata

alla mitigazione degli elementi di interruzione

continuità ecologica 4.7) Gradi trasformabalità

territorio Rafforzamento armatura urbana- no dispersione edilizia e

consumo di suolo - riuso vuoti urbani -

Completamento insediamenti periurbani.

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi

PTCP approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)

QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

52

IA2) Protezione dai rischi MO2) preventiva politica di mitigazione del rischio e corretta destinazione

d’uso del territorio

Oo11 Il perseguimento della sicurezza ambientale

I.1

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4.5) Rischi e vincoli Nessuna trasformazione

delle aree esposte a rischio idrogeologico. Tutela e

rispetto dei vincoli ambientali (D.Lvo 42/2004)

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi PTCP approvato con

Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

I.1

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4.5) Rischi e vincoli Nessuna trasformazione

delle aree esposte a rischio idrogeologico. Tutela e

rispetto dei vincoli ambientali (D.Lvo 42/2004)

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

53

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi

PTCP approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

Oo 2 La tutela e la promozione della qualità del

paesaggio

I.1

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fusa

IA1) Aspetti paesaggistici ed

ambientali

MO1) la tutela e la valorizzazione delle risorse territoriali

(nell'interazione tra risorse naturali e antropiche), prevenendo i rischi

derivanti da usi impropri o eccedenti la loro capacità di sopportazione.

Oo 4 Il rafforzamento della Rete ecologica e la tutela del

sistema delle acque attraverso il mantenimento di un alto grado di naturalità

del territorio, la minimizzazione degli impatti degli insediamenti presenti,

la promozione dell’economia rurale di qualità e del turismo

responsabile

IA3) Strategie di Sviluppo MO 3) - Valorizzazione delle risorse territoriali per

lo sviluppo economico MO4) Politiche di sviluppo locale per

favorire gli investimenti MO5) Promozione dell'identità

contemporaneadell'Irpinia

Oo 6 La creazione di un armatura di servizi urbani

adeguata ed efficiente

I.2

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IA 4) Sistema insediativo MO 8) - Recupero e riqualificazione dell'habitat

antropizzzato ai fini dello sviluppo economico del territorio

Oo 5 La qualificazione degli insediamenti da un punto di vista paesaggisto-urbanistico

ed ambientale Oo 10 Sviluppo di sistemi

turistici

4.1) Rete ecologica 1.Corridoio ecologico Solofrana da potenziare -- 2.Conservazione e

corretta gestione patrimonio boschivo ed agricolo -- 3.Sic e Zps aree per la

valorizzazione del patrimonio ecologico ambientale -- 4.Salvaguardia fasce fluviali ed

incisioni idrografiche per la continuità ecologica - 4.2 La rete dei Beni Culturali .

6.Corridoio turistico culturale "da Monteforte a Solofra-San Potito Ultra"

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

54

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi

PTCP approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

IA 4) Sistema insediativo

MO 8) - Recupero e riqualificazione dell'habitat antropizzzato ai fini

dello sviluppo economico del territorio

Oo 1 - Il contenimento del Consumo di Suolo

Oo 5 La qualificazione degli insediamenti da un punto di vista paesaggisto-urbanistico

ed ambientale MO9) .Innalzamento dei livelli

competitivi del territorio ed attenuazione delle carenze infrastrutturali e di servizi

Oo 6 La creazione di un armatura di servizi urbani

adeguata ed efficiente

I.2

) S

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to e

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terr

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rio

MO6) Integrazione dei territori delle pro- vince interne, come

opportunità alternativa sia al sistema urbano napoletano, sia allo sviluppo prevalente in direzione Est-

Ovest Oo 8 il miglioramento dell'accessibilità e delle

interconnessioni

4.3) Armatura urbana 1. Potenziamento e gestione associata strutture sportive

2.Struttura polifunzioanle per il tempo libero 3.

Creazione di aree parco

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

55

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi PTCP

approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10 TEMI

PIANIF. COM.

I.2

) S

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po

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rio

IA 4) Sistema insediativo

MO7) Promozione di un assetto urbano policentrico

MO9) .Innalzamento dei livelli competitivi del territorio ed attenuazione delle carenze infrastrutturali e di servizi

MO16) Risparmio energetico

Oo 1 - Il contenimento del Consumo di Suolo Oo 5 La

qualificazione degli insediamenti da un punto di vista paesaggisto-urbanistico ed ambientale Oo

7 La creazione di sistemi energetici ed efficienti

I.3

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IA 5) Riordino dell'offerta di spazi

produttivi M11) Promuovere e valorizzare sotto il

profilo economico il tessuto di relazioni internazionali

M14) .Sviluppo di turismi

Oo 9 Il rafforzamento del sistema produttivo e delle

filiere logistiche Oo 10 Sviluppo di Sistemi Turistici

IA 9) Forte integrazione tra

politiche infrastr. e politiche di

sviluppo

MO 21) - Trama di conenssioni "sistemi di città - sistemi interni" MO22) Permeabilità delle aree

interne

I.4

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IA 8) Integrazione dei territori di

Avellino_Benevento e Salerno

M19) Sviluppo assi longitudinali

Oo 8 il miglioramento dell'accessibilità e delle

interconnessioni

4.3) Armatura urbana 1. Adeguamento tratta Ferroviaria Bn-Av-MSS 2. Adeguamento Raccordo

Av_Sa con caratteristcihe di Autostrada 3. Raccordo con Viabilità

sovracomunale in potenziamento (?)

4. Potenziamento strutture scolastiche e strutture culturali

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

56

Indirizzi , Articolazioni & Macrobiettivi , Obiettivi Operativi

PTCP approvato con Del. Com. Straor. 42/2013

Indirizzi Articolazioni_Macrobiettivi Obiettivi Operativi SISTEMA DI CITTA' n°10

TEMI PIANIF. COM.

I.2

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IA 5) Riordino dell'offerta di spazi

produttivi

M15) sviluppo attività agricole

Oo 3 La salvaguardia della vocazione e delle potenzialità

agricole del territorio

4.1) Rete ecologica --.Estesi areali di interesse ecologico e faunistico di

connessione con l'armatura urbana

avellinese

Oo 4 Il rafforzamento della Rete ecologica …...il

mantenimento di un alto grado di naturalità …., la

promozione dell’economia rurale di qualità e del turismo

responsabile

Oo 9 Il rafforzamento del sistema produttivo e delle

filiere logistiche

I.3

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IA 5) Riordino dell'offerta di spazi

produttivi

M11) Promuovere e valorizzare sotto il profilo economico il tessuto

di relazioni internazionali M14) .Sviluppo di turismi

Oo 10 Lo sviluppo di Sistemi Turistici

4.3) Armatura urbana 1. Promozione di strutture

ricettive 2. Strutture di accoglienza, informazione

e servizi turistici 4.1) Rete ecologica .Sic e

Zps aree per la valorizzazione del

patrimonio ecologico ambientale

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

57

QC 0.0.3 Inquadramento territoriale La rete delle interconnessioni a scala regionale

QC 0.0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini

QC 1.1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG

Il livello di attuazione del PRG vigente è stato valutato con una scala qualitativa , oltre che quantitativa.

QC 2.2.1 Cartografia di base

Le carte tematiche prodotte ed i relativi livelli informativi sono stati georeferenziati utilizzando come Base Dati

Geografica di Riferimento la CTR 1:5000 della Campania e, come Sistema Cartografico di Riferimento l’UTM WGS84

fuso 33 Nord anche al fine di concorrere alla Carta Unica del Territorio riportata nel SIT Regionale.

Ai fini della interoperabilità dei Sistemi Informativio Territoriali – provinciale (SIAT) e regionale (SIT) i geodati dei livelli

informativi costituenti il PUC vengono trasmessi alla Provincia nel rispetto delle specifiche tecniche di riferimento..

Le delimitazioni degli ambiti e delle aree, di trasformabilità e di conservazione e tutela del sistema naturalistico –

rurale, costituenti i Sistemi Territoriali di articolazione spaziale del PUC, nella sua componente strutturale,

rappresentano cartograficamente i futuri “auspicabili” usi urbani ed extraurbani del suolo ed in quanto indicative non

assolvono al ruolo conformativo di diritti.

La componente cartografica del Piano Programmatico, degli API e degli eventuali PUA, specifica e dettaglia con livello

prescrittivo e conformativo del diritto di proprietà la delimitazione degli ambiti di trasformabilità/conservazione e di

possibili aree e sotto zone.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

58

QC 2.2.2 Sistema insediativo Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia

Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.

Sintesi grafica e tabellare

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CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA

Piano

Urbanistico

Comunale

Progetto Urbanistico : Ar.T.Etica architetti associati

AVELLINO

R.Spagnuolo, F. Oliviero, E. Giaquinto, L. Battista Architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente

PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)

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59

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Sezioni censuarie aggregate per ambiti urbani/quartiere

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63

POPOLAZIONE RESIDENTE SUDDIVISA PER SEZIONI CENSUARIE E QUARTIERI/AMBITI URBANI DI

RIFERIMENTO

N.SEZ. CENSUARIE

2011

Pop. Residente

2011 AMBITI URBANI / QUARTIERI % pop.res. sul

totale

1 697

2 311

3 564

4 727

5 846

3.145 Centro 25,3%

16 588

17 233

9 539

1.360 Caprari Sorbo 11,0%

10 877 Panoramica_Capo Solofra 7,1%

8 286

11 847

18 11

1.144 Santa Lucia -Turci Castello 9,2%

6 537

7 470

1.007 Misericorda-Toro Sottano 8,1%

12 633

13 391

1.024 Volpi-Cortina del Cerro 8,2%

14 138

15 181

319 Toppolo-Balsami 2,6%

19 1.008 Toro Soprano- Via d.Vigne 8,1%

20 496 S.Andrea_Cortine_Casate 4,0%

21 505

22 1.121

24 115

1.741 S.Agata - Case Sparse zona nord 14,0%

23 64

25 217

281 Zona ASI_Ospedale 2,3%

26 17 Case Sparse -Picentini 0,1%

12.419 TOTALE SOLOFRA

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QC 2.2.3 Sistema insediativo

Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche

ESPANSIONE DELL’EDIFICATO XX SECOLO EDIFICATO

1930/1934 - Mappe catastali archivio di Stato Avellino ambiti urbani con valenza urbanistica di centro storico/antico 1982 - Carta Tecnica dell’Italia meridionale, Regione Campania 1982 1986 - Cartografia aerofotogrammetrica di base PRG 1986 1998 - Aerofotogrammetria 1998 2011 - Aerofotogrammetria 1998 con aggiornamenti per via speditiva AREA ASI 1982 - Carta Tecnica dell’Italia meridionale, Regione Campania 1982 1986 - Cartografia aerofotogrammetrica di base PRG 1986 1998 - Aerofotogrammetria 1998 2011 - Aerofotogrammetria 1998 con aggiornamenti per via speditiva

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QC 2.2.4 Sistema insediativo.

Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche.

RISORSE ARCHITETTONICHE CULTURALI ARCHEOLOGICHE

Zone di interesse archeologico (art.142 c.1 let.i D.LVO 42/2004) (fonte: PTCP QC. 01 B, Università degli Studi Di Salerno Scuola di Specializzazione in beni archeologici Tesi : per una

realizzazione della carta archeologica di Solofra di Concetta Filodemo.)

� AR 1 Taverna Castelluccia-Campopiano – rinvenimento sporadico – età preistorica appenninica / romana (rif. Cat.: Incerti)

� AR 2 Cretazze – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica appenninica/subappenninica (fg. 15 p.lle 88,89,90,91)

� AR 4 Starza– rinvenimento sporadico – XVII – XV sec. A.c. età preistorica appenninica (fg. 2 p.lle 1348)

� AR 5 / AR 5.1 Viale Principe Amedeo– sepolture – V – IV sec. A.c. età sannitica (fg. 2 p.lle 770,510,527,231)

� AR6 Starza– rinvenimento sporadico –. età sannitica (fg. 2 p.lle 1096,570)

� AR8 Via Santa Lucia– insediamento / sepolture –.III – IV sec. D.c. età romana (fg. 5 p.lle 290,438,439)

� AR11 Sant’Andrea insediamento–.I IV sec. D.c. età romana (fg.3 p.lle 547)

� AR13 Bussola rinvenimento sporadico– età romana (fg. 2 p.lle 471)

� AR14 Starza sepolture– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 206,209)

� AR16 Starza-Novella rinvenimento sporadico– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 741, 1280)

� AR17 Castello insediamento– XIV sec. D.c. età medievale (fg. 5 p.lle 26,27,28,38,481,1039,1034,1051,1027,22,305,21)

� AR18 Starza rinvenimento sporadico– XII- XIII sec. D.c. età medievale (fg. 2 p.lle 205)

VINCOLI CONFORMATIVI DI TUTELA E CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA ED ARCHEOLOGICA (BENI CULTURALI IMMOBILI SOTTOPOSTI ALLE DISPOSIZIONI DI TUTELA DAL D.Lgs. 42/2004 - Parte Seconda)

Beni storici-architettonici-monumentali – (catalogati ai sensi art. 4 L.R.26/2002) � 1 CHIESA S. MARIA DI COSTANTINOPOLI o XII APOSTOLI

� 2 CHIESA S. AGATA

� 3 CHIESA S. GIULIANO

� 4 CHIESA S. ANTONIO AI BALSAMI

� 5 CHIESA MADONNA DEL SOCCORSO

� 6 CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE

� 7 PALAZZO MURENA Giliberti Garzilli (BA3)

� 8 CASTELLO LONGOBARDO

� 9 CHIESA SPIRITO SANTO

� 10 CHIESA CONGREGAZIONE DELL’IMMACOLATA

� 11 CHIESA S. DOMENICO

� 12 CHIESA DELL'ADDOLORATA

� 12.1 Monastero della SS. Addolorata

� 13 CHIESA S. ROCCO

� 14 PALAZZO ORSINI(BA4)

� 15 CHIESA DELLA CASTELLUCCIA O SANTA MARIA

� 16 CHIESA MADONNA DELLA NEVE

� 17 CONVENTO SAN FRANCESCO

� 18 CHIESA S. TERESA

� 18.1 Monastero di S. Teresa

� 19 CHIESA S. CHIARA

� 19.1 Monastero di Santa Chiara

� 20 COLLEGIATA S. MICHELE

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� 21 CHIESA S. ANDREA APOSTOLO

� 22 PALAZZO MAFFEI

� 23 TORRE della GALLERIA PERGOLA

� 24 PALAZZO SANTAGOSTINO

� 25 PALAZZO PAPA (BA2)

� 26 PALAZZO GILIBERTO

� 27 PALAZZO MAFFEI EX VILLINO IULIANI

� 28 PALAZZO VIGILANTE

� 29 PALAZZO GUARINO

� 30 CHIESA S. MARIA DEL CARMINE

� 31 CHIESA S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE

� 32 CHIESA S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE AL VICINANZIO

� 33 CHIESA S. ANTONIO AL TORO

� 34 CHIESA S. VITO

� 35 CHIESA S. MARIA DELLE SELVE

� 36 CHIESA S. MARIA DELLA PIETA‘

� 37 CHIESA S. CATERINA

� 38 PALAZZO GARZILLI

� 39 PALAZZO RONCA

� 40 PALAZZO ZURLO (BA1)

� 41 PALAZZO GRASSI

� 42 PALAZZO AMBROSIO/ DE STEFANO

� 43 PALAZZO LANDOLFI

� 44 PALAZZO FERRARA

in tali beni immobili sono ricompresi anche :

Beni architettonici vincolati ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e sm.i. (ex art. 1 e 3 L.1089/1939) ed in particolare:

� BA1 Palazzo Zurlo (Catasto fg. 9 p.326 decreto di vincolo 30.11.1985)

� BA2 Casa Papa (Catasto fg. 10 p.212-213 decreto di vincolo 28.5.1984)

� BA3 Palazzo Murena –Giliberti-Garzilli con annesso giardino e dipendenze (Catasto fg. 10 p.359-360-361-469

decreto di vincolo 11.6.1980)

� BA4 Palazzo Ducale Orsini con Giardino Annesso (Catasto fg. 9 p.282 decreto di vincolo 08.1.1953)

Beni architettonici vincolati opelegis ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e s.m.i. in quanto realizzati da più di

settanta anni ,tra cui si evidenziano anche manufatti che non si configurano necessariamente come edifici come i

seguenti

Beni di Valore storico culturale

� st 1 campanile medievale ( XIV sec.)

� st 2 pseudo obelisco “il calvanico”

� st 3 fontana dei leoni (XVII sec)

� st 4 cinta muraria giardini del monastero di s.teresa, 1733

� st 5 monumento bronzeo ai caduti

� st 6 pozzo(sfiatatoio) ferroviario 1878

� st 7 ponte tardo medievale alla Passatoia

Aree e Beni archeologici vincolati ( ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e sm.i.)

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� AR 3 V Passatoia – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica protoappenninica appenninica (fg. 8 p.lle 162,164)

� AR 7 V Sferracavallo – rinvenimento sporadico –età romana (fg. 1 p.lle 62,76)

� AR 9 V Melito,Iangano – insediamento –III – I sec. A.c. età romana (fg. 2 p.lle 56)

� AR 10 V Carpisani – insediamento –I-III sec. d.c. età romana (fg. 1 p.lle 379,380,103,378)

� AR 12 V Tofola– insediamento –I sec. A.c.-V sec. d.c. età romana (fg. 4 p.lle 132,11,23,22,108,116,105,151))

� AR 15 V Passatoia– insediamento –I sec. IV sec. d.c. età romana (fg. 8 p.lle 162,164)

� AR 19 V Chiancarola– insediamento –XIII – XIV sec. d.c. età medievale (fg. 7 p.lle 15,16,20,46,45,44)

Centri storici/nuclei antichi (ai sensi art. 2 c.1 L.R.26/2002 / art. 9 c.3 let. Reg. Att.n° 5/2001) (fonte : Elaborato QC01A PTCP AVELLINO)

Contesto paesaggistico di pertinenza del centro storico/nucleo antico (ai sensi art. 2 c.1 L.R.26/2002 / art. 9 c.3 let. Reg. Att.n° 5/2001) (fonte : Elaborato QC01A PTCP AVELLINO)

Viabilità storica (N.d.A. PTCP AV art.36) (fonte : Elaborato P 12 PTCP AVELLINO)

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QC 3.3.1 Stato dell'ambiente.

Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale

Rete ecologica regionale Rete Natura 2000 Parco naturalistico regionale dei Monti Picentini Sistema fiume corridoio fluviale

1. Parco Regionale Dei Monti Piacentini

Solofra si estende in una conca dei Monti Picentini aperta, attraverso Montoro, sulla piana di Mercato San Severino, un vitale nodo della Pianura

Campana che fa da collegamento tra il bacino dell’Irno e quello del Sarno. La conca solofrana è circondata da montagne: a nord dal Monte S. Marco

e dal Monte Pergola; ad est dal Monte Vellizzano; a sud dal Monte Garofano e dai monti Mai, gruppo di cui fa parte Pizzo San Michele.

Il territorio di Solfora è immerso in una natura rigogliosa. Nella zona più collinare è caratterizzato da castagneti, mentre tutto intorno c'è un tipico

bosco mediterraneo, fatto di cerro, quercia, ornello, faggio e betulla. Per quanto riguarda la fauna, in queste zone trovano un habitat favorevole

varie specie animali, tra cui il cinghiale, il falco, la civetta, la volpe e il gatto selvatico

Allontanandosi dal centro urbano e dall'area industriale, è ancora possibile godere di siti naturalistici ancora integri: le aree attrezzate di località

Scorza, località Madonna della Neve e località Castelluccia; il sentiero natura (sentiero della Scorza n.117 segnalato dal CAI) che porta fino alla vetta

di Pizzo San Michele; il sentiero natura che collega Solofra a Serino; i numerosi punti panoramici dislocati sulle montagne; i suggestivi corsi d'acqua

e le sorgenti che si trovano sulla collina Scorza, ricca di acque copiose

Secondo la carta uso del suolo del Parco dei Monti Piacentini il territorio di Solofra incluso nei Limiti del Parco regionale dei Monti Piacentini

comprende:

1112. Tessuto residenziale rado

1121. Tessuto residenziale rado e nucleiforme

1122. Fabbricati rurali

2112. Prati artificiali

221. Vigneti

223. Oliveti

224. Noccioleti

242. Sistemi colturali particellari e complessi

244. Aree agroforestali

31111. Bosco a prevalenza di faggio

31112. Bosco a prevalenza di castagno

31113. Querco carpineti

321. Aree a pascolo naturale

3221. Cespuglieti e arbusteti

333. Aree a vegetazione rada

Dalla Carta dei Punti di rilievo Vegetazionale si verifica che nel territorio di Solofra sono presenti:

Zona A _ Area di riserva integrale

Zona B _ Area di riserva generale

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Zona C _ Area di riserva controllata

Secondo i dati forniti dall'Ente Parco gli uccelli con aree di presenza o possibile nidificazione nel territorio di Solofra sono gli uccelli:

Averla piccola, Codirosso, Luì Verde, Aquila reale

Sempre secondo i dati forniti dall'Ente Parco nel territorio si riscontrano aree a media ed alta vocazione delle seguenti specie volatili:

Picchio muratore, Averla capirossa, Balia dal collare, Ciuffolotto, Codirossone, Gufo, Lodolaio, Monachella, Nibbio reale, Picchio rosso minore,

Succiacapre

Dal Piano Faunistico Venatorio Regionale gli indicatori faunistici rivelano che nel territorio di Solofra, ricadono nella

ZPS le Aree più importanti per le soste migratorie e Aree mediamente e molto importanti per lo svernamento degli

uccelli

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2. Zps ( Zone Di Protezione Speciale ). Il territorio di Solofra è compreso nell'area Natura 2000 Codice sito:

IT8040021 Denominazione ZPS: PIACENTINI

Massiccio appenninico di natura calcarea e dolomitica, con presenza di fiumi incassati in valloni profondamente incisi. Fenomeni di carsismo.

Questa ZPS ha una superficie di 63.727,5 ha ed i tipi di habitat presenti in esso sono riassumibili secondo le seguenti proporzioni: - praterie aride,

steppe (20%) - boschi di latifoglie decidue (20%) - boschi misti (20%) - corpi d’acqua interni (10%) - aree non forestali coltivate con piante legnose

(includono frutteti, vigneti, boschetti…) (10%) - brughiere, macchie e garighe, frigane (10%) - rocce interne, detriti, sabbie, nevi e ghiacciai

permanenti (5%)

Importantissimi l'avifauna, i mammiferi (presenza di Canis lupus), gli anfibi ed i rettili.

I rischi sono dovuti principalmente all'intenso allevamento di bestiame, sviluppo rete stradale, pressione antropica per turismo.

3. Sic ( Sito Di Interesse Comunitario). Il territorio di Solofra è compreso nell'area Codice SIC: IT8050027

Denominazione SIC: MONTE MAI E MONTE MONNA

L'area SIC di Solofra ha un’estensione di 10.116 ettari e ricade in parte nella provincia di Salerno ed in parte nella provincia di Avellino e

precisamente nei comuni della Comunità Montana Serinese Solofrana di Serino, Solofra, Montoro Inferiore e Montoro Superiore.

I tipi di Habit presenti sono riassumibili in: boschi di latifoglie decidue (35%) - boschi misti (25%) - brughiere, macchie e garighe, frigane (10%) -

praterie aride, steppe (10%) - aree non forestali coltivate con piante legnose (includono frutteti, vigneti, boschetti…) (10%) - altri terreni (includono

città, villaggi, strade, terreni abbandonati, siti industriali…) (5%) - rocce interne, detriti, sabbie, nevi e ghiacciai permanenti (5%)

L’altitudine minima è pari a 550 mslm quella massima 1697 mslm. Presenta un altitudine media pari a 1200 mslm.

Ulteriori elementi caratterizzanti sono i rilievi carbonatici dei Monti Picentini (Appennino Campano) interessati da

fenomeni carsici. Diverse località di fossili del mesozoico.

La qualità ed importanza di quest'area SIC è dovuta agli estesi castagneti cedui e da frutto, alla ben rappresentata

vegetazione rupestre e alle interessanti comunità di chirotteri e anfibi.

Rischi potenziali derivano da eccessiva antropizzazione e diboscamento.

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• PAESAGGIO E BENI CULTURALI

Il paesaggio naturale

Torrente Solofrana si estende per circa 25 Km fino alla confluenza con l’Alveo comune Nocerino e sottende un bacino

imbrifero di circa 260 Kmq. Nasce in località Sant’Agata Irpina, dove confluiscono le acque del Vallone Spirito Santo,

provenienti da Solofra, e le acque del Vallone dei Granci, provenienti dallo spartiacque del fiume Sabato. Riceve le

acque dei valloni che si formano dal Monte Garofano (Pizzo San Michele) e dal Monte Faggeto. Le sue sorgenti sono

ormai quasi completamente esaurite.

Infatti, allo stato attuale il Solofrana è quasi un torrente artificiale alimentato dagli scarichi delle concerie di Solofra, da

quelli del polo industriale di Mercato San Severino, Fisciano e Castel S. Giorgio e dai reflui urbani dei comuni che

attraversa.

Nel primo tratto scorre molto incassato in un alveo naturale caratterizzato da alte sponde in terra.

Dalla località S. Pietro, nel comune di Montoro Inferiore, fino alla confluenza con il torrente Cavaiola, il torrente è

delimitato da fatiscenti muri spondali che realizzano sezioni di deflusso

estremamente variabili. Nel torrente Solofrana si immette anche il torrente Calvagnola, proveniente dal gruppo dei

monti compresi tra il Monte Caruso e il poggio di S. Michele.

Il torrente Solofrana attraversa coperto per tutto l’abitato di Mercato San Severino e quindi si biforca nel Torrente

Casarsano e nel Torrente dei Corvi. Per entrambe le biforcazioni non esiste un’opera di presa e la diramazione avviene

a livello, come anche la restituzione. Lungo il suo sviluppo il Solofrana riceve in destra idraulica le acque del Rio Laura

e del torrente Lavinaro, in sinistra quella dei torrenti Calvagnola e Lavinaio, fino alla confluenza con il torrente

Cavaiola. a valle di tale confluenza il corso d’acqua viene denominato Alveo Comune Nocerino.

Il torrente Solofrana anticamente era chiamato Flubio proprio per la sua ricca portata d’acqua (ora è) che nasce dalle

sorgenti delle Bocche sulle pendici del monte Garofalo, riceve le acque di tutti gli altri valloni solofrani, attraversa la

pianura di Montoro, giunge in quella di S. Severino, ricevendo altri corsi d’acqua e dirigendosi verso Nocera, dove si

immette nel Sarno. Nel passato questo fiume nei periodi di piena allargava il suo letto nella zona pianeggiante,

occupando i campi circostanti, e, quando ritornava nel suo alveo naturale, lasciava un vasto greto asciutto. Per questo

era chiamato Flubio-rivus siccus.

Flubio indicava il corso normale del fiume e rivus-siccus il greto lasciato libero dalle acque. Tale corso d’acqua è stato

nello stesso tempo una strada e un fiume. In località Montoro infatti lo stesso è chiamato flubio riu sicchum con

ripresa del sostantivo usato, per lo stesso, in territorio solofrano. La doppia denominazione si riferisce alla consistenza

della portata d’acqua (flubio) e al fatto che esso diventava in pianura, dopo le piene primaverili, anche riu sicchum

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

74

perché lasciava un vasto greto. Il greto del fiume nella piana di Montoro fu usato come strada (tratturo) dai pastori

appenninici quando si spostavano verso i pascoli della pianura (transumanza fluviale).

Il bacino del flubio-rivus siccus è costituito, nella sua parte alta, dalla conca solofrana delimitata da due strutture

naturali - lo sperone roccioso di Castelluccia, a nord-ovest su una balza del monte S. Marco, e la collinetta di

Chiancarola, a sud-ovest - e aperta su uno stretto fondo vallivo che poi si allarga nella bassa pianura di Montoro.

Questa conformazione morfologica ha dato al corso d’acqua il ruolo importante di via naturale di penetrazione fin da

quando i greti dei fiumi venivano usati come vie di transito transumantico.

La via del rivus siccus -vallone dei granci - passo di Taverna - Castelluccia, dominata dallo sperone roccioso di

Castelluccia, insieme a questo costituiva una struttura viario - difensiva al servizio di due bacini, la valle dell’Irno e

quella del Sabato, di cui era l’unico passaggio naturale. Veniva a far parte di quel sistema di transito, determinato dalle

caratteristiche morfoidrografiche dei territori che ha interessato in età arcaica tutta l’Italia centro-meridionale e nel

quale l’Irpinia ha costituito una rotta obbligata tra le zone pianeggianti del Tirreno e quelle dell’Adriatico. Il fiume ha

sostenuto la concia delle pelli fin da quando Solofra era un centro pastorale, alimentando la ricca industria armentizia

del salernitano. Sulle sue rive si formò il centro artigiano di ben due casali: Fiume e Burrelli. Altro casale conciario fu

quello di Fontane soprane e sottane lungo il vallone Cantarelle (i cantari sono vasche per la concia). Si cominciò a

parlare di inquinamento delle acque della Solofrana quando nell’industria conciaria furono introdotti i prodotti

chimici. Il problema ha avuto alterne vicende ed è stato affrontato da diverse leggi.

Vallone dei Granci. È un ampio invaso dominato da Castelluccia. Era percorso dall’antica via del omonimo passo che

nel periodo romano fu chiamata via antiqua que badit ad Sancta Agata. Il nome viene da “granchio”, crostaceo di

acqua. Ciò dice che nei tempi antichi era ricco di acque. Ancora nel XVIII secolo causava rovinosi straripamenti tanto

che i contadini erano costretti a rinnovare le coltivazioni distrutte. Fu un territorio di confine tra Montoro, S. Agata di

Serino e di Solofra. Le sue località si chiamano: serroni, scioccole, cigliano, cardolle, scoccata, selva grande, boschi

vecchi, visciglito, recupido, fornaci, il fossato.

Vallone Rialvo. Il nome viene da rivus albo, ruscello bianco per lo spumeggiare delle sue acque. Per contrazione si è

avuto rialvo e lialbo. Nei documenti solofrani è nominato in modi diversi: lialbo, vallone rio albo, lo pastino a lo liarvo

seu traverse, olivetello a lo vallone de lo rialvo, lo cioppolo a lo vallone de lo rialvo, a lo lialbo seu selva di San

Giovanni, lialvo o calcara, marduni a lo rialvo. È uno dei corsi d’acqua delle Serre solofrane. Nasce tra Serrapiana e il

Postellone riceve molti valloni e fravolari: Vallone Pietra della Madonna con i fravolari Tre valloni, Milo e Caprio, il rio

Trabucco, il vallone delle fratte, i valloni cerrone, spino, di mezzo, luongo, delli luccioli. Attraversa le località laurielli,

chiajo, pastino e passatoia dove è attraversato dal ponte e dalla strada, costeggia la costa della Madonna del Soccorso,

giunge al Toppolo dove si getta nella Solofrana.

Accoglieva lungo le sue sponde nella parte bassa terreni arborati vitati detti marduni e olivetello, botteghe di concerie

e una calcara per la produzione della calce.

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Vallone Scuro; Vallone Cantarelle; Vallone delle Bocche; Vallone della Fratta; Vallone delle Grotticelle; Vallone

Spirito Santo; Vallone Vellizzano; Torrente Barre; Torrente Mulino

Monte Pergola

Il complesso montuoso Pergola-San Marco nel periodo alto-medioevale fu un elemento difensivo di grande valenza

strategica sulla via di comunicazione tra la valle dell’Irno e quella del Sabato.

Il monte San Marco con la sue rocce e i suoi pendii scoscesi che terminano nello sperone di Castelluccia, chiude la

conca e la controlla. Si consideri la funzione difensiva che questo complesso montuoso ebbe nell’alto medioevo.

L’avvallamento prima del Pergola è detto Varco di Finestra.

Il termine “finestra” esprime ciò che fu questo luogo sia per gli abitanti di Canale e della Coppola di Serino, sull’altro

versante del monte, sia per il castello di Serino, cioè una finestra sulla conca solofrana. Da considerare che il castello di

Solofra fu un rinforzo ed una emanazione di quello di Serino per cui i contatti tra i due punti fortificati furono necessari

e frequenti.Passo di Turci Costituisce il passaggio a nord est dalla conca solofrana alla pianura del Sabato ed è insieme

a Castelluccia, l’unico varco montano verso il serinese. Acquistò importanza con la costruzione del castello di Serino,

posto sul versante nord del Pergola, e della fortificazione di Solofra. I Longobardi per conquistare Salerno fortificarono

la pianura con una serie di castelli tra cui quello di Serino. Inoltre quando il grande Ducato di Benevento fu diviso nei

due Principati di Salerno e di Benevento, il Pergola-San Marco e Turci divennero territori di confine. Fu l’unico

passaggio tra questa parte della pianura montorese e il serinese nell’XI secolo, poiché i Normanni distrussero la strada

del passo di Castelluccia. Fu un passo controllato sia dal grande castello di Serino che da quello di Solofra. Lungo la

strada del passo resta una torre, costruita quando fu scavata la galleria ferroviaria del monte Pergola. Servì per le

comunicazioni tra le squadre che operavano dai due versanti.

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QC 3.3.2 Stato dell'ambiente.

Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale

L’elaborato è un riassunto degli inquadramenti generali inerenti i temi del sistema ambientale paesaggistico derivati dal P.T.R. della Regione Campania e dal P.T.C.P. della provincia di Avellino, ed in particolare sono riportati:

dal PTR Regione Campania

• Carta del vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923)

• Aree di Tutela paesaggistica (art. 142 D. L.vo 42/04)

• Schema di articolazione degli ambiti di paesaggio della Campania

• Strutture storico archeologiche del paesaggio della Campania

dal PTCP Provincia di Avellino

• Grado di naturalità

• Aree agricole e forestali di interesse strategico

• Indirizzi e direttive per la tutela e promozione della qualita’ del paesaggio.

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QC 3.3.3 Stato dell'ambiente.

Rischio idraulico.

Fonte: Delibera del Comitato Istituzionale n. 1 del 23.0 2.2015(BURC 20/2015) Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l'Asset to Idrogeologico (PSAI) dell'Autorità di Bacino Regionale della Campania Ce ntrale. Il piano per l’assetto idrogeologico costituisce stralcio funzionale del piano di bacino, ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico mediante il quale sono pianificate e gli interventi riguardanti l'assetto idrogeologico del territorio di competenza dell'Autorità di bacino Regionale della Campania Centrale. Ai sensi della vigente normativa di settore il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PSAI): a) individua le aree a rischio idrogeologico molto elevato, elevato, medio e moderato, ne determina la perimetrazione, stabilisce le relative prescrizioni; b) delimita le aree di pericolo idrogeologico quali oggetto di azioni organiche per prevenire la formazione e l'estensione di condizioni di rischio; c) indica gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico e la pianificazione territoriale della Regione Campania, anche a scala provinciale e comunale; d) individua le tipologie e la programmazione degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e delle relative priorità, a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti. La tavola elaborata per il Quadro Conoscitivo del PUC di SOLOFRA, riporta i tematismi rischio e pericolosità del PSAI A.d. B. CAMPANIA CENTRALE (ADOTTATO con Del. Com. In. n° 1 del 23/02/2015). Il PSAI, riferito all’intero territorio di competenza, è frutto del lavoro di omogenizzazione tra i PSAI delle ex AdB Sarno e AdB Nord Occidentale della Campania. Il Piano sostituisce i previgenti PSAI dei territori delle ex AdB Sarno PSAI 2011), Autorità di Bacino del Sarno (Delibera C.I. n.4 del 28.07.2011 - Attestato Consiglio Regionale n.199/1 del 24.11.2011 - B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011) e ex AdB Nord Occidentale della Campania (Delibera C.I. n.384 del 29.11.2010 - Attestato Consiglio Regionale n.200/2 del 24.11.2011- B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011).

Classi di Rischio R1 moderato: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; R2 medio: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;

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R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche

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QC 3.3.4 Stato dell'ambiente.

Pericolosità idraulica.

E' definita area pericolosa quella in cui i dati disponibili indicano condizioni di pericolo per: a) allagamenti provocati da esondazioni di alvei naturali e artificiali; b) invasioni per fenomeni di flusso iperconcentrato; c) invasioni per fenomeni di trasporto liquido e solido da alluvionamento; d) conche endoreiche e/o zone con falda sub affiorante; e) punti e fasce di possibile crisi idraulica localizzata e/o diffusa; f) aree ad elevata suscettibilità di allagamento ubicate al piede dei valloni; Nelle aree pericolose di cui alle lettere a) e b) sono definiti i seguenti livelli di pericolosità: P3 pericolosità idraulica elevata P2 pericolosità idraulica media P1 pericolosità idraulica bassa Nota: La pericolosità idraulica elevata - P3, comprende le ex Fasce fluviali A del PSAI ex AdB Sarno (…) La pericolosità media P2 comprende le ex fasce fluviali B indifferenziata e sottofasce B1-B2-B3 del PSAI ex AdB Sarno (…) La pericolosità bassa P1 comprende l'ex fascia C del PSAI ex AdB Sarno (…) Sono stati assunti solo 3 livelli di pericolosità idraulica per omogeneizzare il PSAI alle pericolosità adottate in sede di Distretto Idrografico Italia Meridionale per le attività inerenti al Piano di Gestione per il Rischio di Alluvioni PGRA, richiesto dalla c.d. Direttiva Alluvioni (mappe di pericolosità e rischio da alluvioni di cui all'art. 6 del D.Lgs.49/2010, redatte a partire dai vigenti PSAI con i criteri di omogeneizzazione stabiliti in accordo tra tutte le Autorità di Bacino NazionaliInterregionali e Regionali con il coordinamento dell' AdB Nazionale Liri-Volturno Garigliano). I criteri di omogeneizzazione dei due PSAI ex AdB Sarno e N.O. relativi agli aspetti idraulici sono illustrati in dettaglio nella Relazione Generale e nelle relative Relazioni specialistiche del PSAI .

CLASSI DI PERICOLOSITA’ Pericolosità di esondazione : pericolosità idraulica dovuti a fenomeni alluvionali riconducibili ad esondazioni del reticolo idrografico Pericolosità per elevato trasporto solido : pericolosità idraulica dovuti a fenomeni alluvionali caratterizzati ad elevato trasporto solido riconducibili a flussi iperconcentrati ,

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colate detritiche, debris-flow) Area di attenzione : aree ad elevata suscettibilità di allagamento ubicate ai piedi dei valloni, punti/fasce di possibile crisi idraulica localizzata/diffusa, fasce di attenzione per la presenza di alvei strada.

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QC 3.3.5. Stato dell'ambiente.

Rischio da frana.

Definizione generale di “Rischio Idrogeologico”. Ai fini di una corretta interpretazione delle norme e degli elaborati di piano si assumono le definizioni di seguito riportate: Pericolosità idrogeologica: probabilità di occorrenza di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante (frana) entro un dato intervallo di tempo ed in una data area; a) Pericolosità relativa (suscettibilità) da frana: previsione spaziale, tipologica, dell'intensità e dell'evoluzione del fenomeno franoso; b) Rischio idrogeologico: entità del danno atteso in una data area ed in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante (frana) secondo la seguente formulazione: R = P x E x V = P x Dp dove: - P (pericolosità): probabilità di accadimento, all'interno di una certa area e in un determinato intervallo, di un fenomeno naturale di assegnata intensità; - E (elementi esposti): persone e/o beni (abitazioni, strutture, infrastrutture, ecc.) e/o attività (economiche, sociali, ecc.) esposte a un evento naturale; -V (vulnerabilità): grado di capacità (o incapacità) di un sistema/elemento a resistere all’evento naturale; - Dp (danno potenziale): grado di perdita prevedibile a seguito di un fenomeno naturale di data intensità, funzione sia del valore che della vulnerabilità dell’elemento esposto. Classi di Rischio R1 moderato: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; R2 medio: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al

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patrimonio ambientale; R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche

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QC 3.3.6. Stato dell'ambiente.

Pericolosità da frana.

E' definita area soggetta a pericolosità relativa (suscettibilità) da frana quella in cui i dati disponibili indicano condizioni atte a favorire: a) fenomeni di innesco / transito e/o invasione da frana; b) aree di cava Nelle aree pericolose di cui alla precedente lettera a) sono definiti i seguenti livelli di pericolosità: P1: Pericolosità bassa: Aree di ambito sub-pianeggiante, collinare o montuoso in cui si rilevano scarse o nulle evidenze di dissesto in atto o potenziali e scarsa o nulla dipendenza dagli effetti di fenomeni di dissesto presenti nelle aree adiacenti e nelle quali non si rilevano significativi fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo); P2: Pericolosità media: Aree caratterizzate da scarse evidenze di dissesto potenziale e dalla scarsa presenza di fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo) o dalla prossimità di aree interessate da dissesto; P3: Pericolosità elevata: Aree caratterizzate dalla presenza di dissesti quiescenti e/o inattivi, da limitate evidenze di fenomeni di dissesto potenziale o dalla concomitanza di fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo) o dalla prossimità di aree interessate da dissesti attivi o potenzialmente riattivabili; P4: Pericolosità molto elevata: Aree caratterizzate dalla presenza di dissesti attivi, da fenomeni di dissesto attualmente quiescenti, ma con elevata probabilità di riattivazione, a seguito della presenza di evidenze manifeste di fenomeni di dissesto potenziali o dalla concomitanza di più fattori con caratteristiche fortemente predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo). Comprendono, inoltre, settori di territorio prossimi ad aree interessate da dissesti attivi o potenzialmente riattivabili, aree di possibile transito o accumulo di flussi detritico fangosi provenienti da dissesti innescatisi a monte e incanalati lungo direttrici delimitate dalla morfologia, oltre ad aree di possibile transito e/o recapito di materiali provenienti da dissesti di diversa tipologia, innescatisi a monte e anche non convogliati lungo direttrici delimitate dalla morfologia. (le definizioni di cui sopra sono quelle contenute nel PSAI ex Autorità di bacino del Sarno , approvato dal Consiglio

Regionale nella seduta del 24.11.2011. Attestato n.199/1 Pubblicato sul BURC Campania n. 74 del 5.12.2011 )

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QC 3.3.7 Stato dell'ambiente.

Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer.

Mappe della pericolosità e del rischio alluvioni di cui all'art.6 del D.Lgs. 49/2012 – Direttiva 2007/60/CE. relative al territorio dell'A utorità di Bacino Regionale della Campania Centrale. Contributo al redigendo Piano di Gestione del Risch io Alluvioni. Delibera Comitato Istituzionale n.15 del 6.6.2013 (La stesura delle mappe di pericolosità e rischio da alluvione si presentano, allo stato attuale, come un lavoro di aggiornamento, omogeneizzazione e valorizzazione dei PAI vigenti al fine di raggiungere un primo livello comune a livello nazionale, in cui tutte le informazioni derivabili da dati già contenuti nei vigenti strumenti di pianificazione (PAI) siano rappresentate in modo omogeneo e coerente con le indicazioni riportate nell'art.6 del D. Lgs. 49/2010 - Nel caso di Solofra d ex ADb Sarno. Ci si riferisce al PSAI 2011) I piani di gestione del rischio di alluvioni, che dovranno essere ultimati e pubblicati entro il 22 giugno 2015 conterranno: la portata della piena e l'estensione dell'inondazione; le vie di deflusso delle acque e le zone con capacità di espansione naturale delle piene; gli obiettivi ambientali di cui alla parte terza, titolo II,del decreto legislativo n. 152 del 2006 (norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche - i distretti idrografici, gli strumenti, gli interventi); la gestione del suolo e delle acque; la pianificazione e le previsioni di sviluppo del territorio; l'uso del territorio; la conservazione della natura; (omissis); i costi e i benefici; (omissis); i contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'art. 67 comma 5 del D.Lgs. 152/2006, nonché degli aspetti relativi alle attività di: previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti regionali e provinciali; regolazione dei deflussi posta in essere anche attraverso i piani di laminazione; supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile.

R (rischio) : numero atteso di vittime, persone ferite, danni a proprietà, beni culturali e ambientali, distruzione o interruzione di attività economiche, in conseguenza di un fenomeno naturale di assegnata intensità.

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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)

QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

87

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

88

QC 3.3.8 Stato dell'ambiente.

Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer.

P (pericolosità): probabilità di accadimento, all'interno di una certa area e in un determinato intervallo, di un fenomeno naturale di assegnata intensità.

rev. 2

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89

QC 3.3.9 Stato dell'ambiente.

Geologia- Idrogeologia

Carta Geologica Autorità di Bacino del Sarno . Prog etto Carg (T. Pescatori ed altri) Il progetto cartografico, basato sulla rappresentazione delle unità litostratigrafiche, ha operato in termini di rilevamento geologico e di rappresentazione cartografica alla scala 1:10.000, con mappatura dei dati eologici conforme alla legenda della Nuova Carta Geologica d'Italia - 1:25.000. La scala di rappresentazione - 1:10.000 - ha permesso una lettura di dettaglio degli elementi geologici, idonea alle esigenze tecnico-operativeprofessionalI di una vasta gamma di utenti. La finalità d'uso della cartografia alla diversa scala 1:10.000 e 1:25.000 è in linea con la tendenza di cartografare i terreni che costituiscono i primi metri del sottosuolo e di rappresentare il contesto orfostrutturale, quindi geologico, del substrato sedimentario. Con il Progetto CARG, si è operato in termini di rilevamento geologico e di rappresentazione cartografica alla scala 1:10.000 per privilegiare la distribuzione e la ricorrenza delle coperture, penalizzando la appresentazione del substrato sedimentario, che, al contrario, trova la sua completa descrizione nella Cartografia alla scala 1:25.000. Carta idrogeologica della provincia di Avellino . (S. Aquino ed altri 2006) L'idrogeologia di un territorio, evidenzia situazioni critiche legate alla circolazione superficiale e sotterranea delle acque (le aree esondabili, le captazioni idriche dei pozzi, le aree di alimentazione, le sorgenti). In sostanza una carta idrogeologica riproduce lo stato delle acque nel sottosuolo (falda freatiche ed artesiane) e le rocce interessate e vengono evidenziati i terreni più o meno o permeabili indicandone le caratteristiche ed il grado. I suoli contribuiscono alla ricarica delle falde acquifere, e quindi al bilancio idrico perché rallentano il deflusso delle acque superficiali, con effetto di invaso e di regimazione rilevante. Ciò avviene grazie alle caratteristiche di permeabilità che diminuiscono passando dai terreni ghiaioso-sabbiosi ai terreni imoargillosi, con un apporto, alla permeabilità, anche dalle cavità create dagli organismi vegetali ed animali ed alla struttura soffice dell'humus. La porosità dei suoli e quindi la permeabilità, garantisce un sistema filtrante naturale molto efficace, importante per attutire l'impatto sulla qualità delle acque di numerose attività umane, dall'agricoltura all'allevamento del bestiame, allo smaltimento dei rifiuti. Per il territorio di Solofra vengono individuate le sguenti classi di permeabilità relazionate con la natura idrogeologica dei suoli: 1. Complessi piroclastici, depositi vulcanici di or igine vesuviana e/o flegrea da incoerenti a litoidi. GRADO DI PERMEABILITA' : ELEVATO TIPO DI PERMEABILI TA' . POROSA; FESSURATA 2. Complessi alluvionali. GRADO DI PERMEABILITA' : MEDIO -ELEVATO TIPO DI PERMEABILITA' . POROSA; FESSURATA 3. Complessi detritici eluviali GRADO DI PERMEABILI TA' : BASSO -MEDIO; TIPO DI PERMEABILITA' . POROSA; FESSURATA 4. Complesso calcareo GRADO DI PERMEABILITA' : ELEV ATO-ESTREMAMENTE ELEVATO; TIPO DI PERMEABILITA' : FRATTURAZIONE; CARSISMO

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90

QC 3.3.10 Stato dell'ambiente.

Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologia

CARTA DI SINTESI ASPETTI VEGETAZIONALI E PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA-ZONE OMOGENEE E

REGOLAMENTAZIONE Titolo IV, Capo II, art.36 Norme di Attuazione PSAI ex Autorità di Bacino del Sarno Del. C.I. N.4 del 28/07/2011 Allegati tecnici Norme di Attuazione: Allegato I REGOLAMENTO PER L’USO DEL SUOLO SUI VERSANTI

• Area Agricola

• Area Urbana

• Bosco S1 - S2

• Bosco S3 - S4

• Macchia bassa – gariga

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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QC 3.3.11 Stato dell'ambiente.

Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex

Adb Sarno

QC 3.3.12 Stato dell'ambiente.

Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche.

Rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche

Riferimento alle Norme di Attuazione del PSAI.

TITOLO II - RISCHIO IDRAULICO CAPO I - PRESCRIZIONI COMUNI PER LE AREE A RISCHIO IDRAULICO CAPO II - RISCHIO IDRAULICO MOLTO ELEVATO CAPO III - RISCHIO IDRAULICO ELEVATO TITOLO III - RISCHIO DA FRANA CAPO I - PRESCRIZIONI COMUNI PER LE AREE A RISCHIO DA FRANA CAPO II - RISCHIO DA FRANA MOLTO ELEVATO CAPO III – RISCHIO DA FRANA ELEVATO Si riportano di seguito le prescrizioni contenute negli articoli di cui a precedenti capi delle Norme di Attuazione del PSAI esclusivamente peri tematismi legati al rischiio molto elevato (R4) ed elevato (R3).

RISCHIO MOLTO ELEVATO (Art.10 e art. 19) Interventi consentiti nelle aree a rischio(..) molto elevato 1. Nelle aree a rischio (…)molto elevato del bacino idrografico Centrale sono consentiti esclusivamente tutti gli interventi e le attività espressamente ammessi ai sensi del presente capo la cui attuazione non comporti incremento del carico insediativo. 2. Nelle aree a rischio (..)molto elevato si applicano le disposizioni del Titolo IV (Art. 11 ed art. 20) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio 1. Tutti gli interventi di cui al presente articolo devono essere attuati senza aumenti di superficie o volume utile entro e fuori terra e senza aumento del carico insediativo. 2. Nelle aree perimetrate a rischio (…)molto elevato sono esclusivamente consentiti in relazione al patrimonio edilizio esistente : 1. Tutti gli interventi di cui al presente articolo devono essere attuati senza incremento del carico insediativo. 2. Nelle aree perimetrate a rischio (…….)sino consentiti in relazione al patrimonio edilizio esistente: a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione;

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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b) gli interventi di manutenzione ordinaria e starordinaria senza aumento del carico insediativo ivi comprese le opere di sistemazione di superfici scoperte di pertinenza di edifici esistenti (rampe, muretti, recinzioni, opere a verde e simili) c) gli interventi di restauro e di risanamento conservativo d) gli interventi finalizzati a mitigare la vulnerabilità del patrimonio edilizio, In questi interventi è ammesso un aumento di superficie utile non superiore a quella esposta ad allagamento dei singoli edifici, purché con contestuale dismissione delle stesse superfici esposte e purché sia effettuata la verifica strutturale sull’idoneità delle fondazioni e delle altre strutture portanti; e) l'installazione di impianti tecnologici essenziali e non altrimenti localizzabili a giudizio dell'autorità competente al rilascio del titolo abilitativo, posti a servizio di edifici esistenti, unitamente alla realizzazione ed integrazione di volumi tecnici connessi, purchè si tratti di interventi conformi agli strumenti urbanistici, e sempre che l’installazione di tali impianti non comporti l’aumento della pericolosità e del rischio. f) I mutamenti di destinazione d’uso di un edificio già esistente, a condizione che la stessa non comporti aumento del rischio, ovvero incremento del carico insediativo; g) l’adeguamento degli edifici alle norme vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche ed in materia di sicurezza del lavoro ; h) l’utilizzo ed il recupero dei sottotetti a condizione che non comporti aumento del carico insediativo. (Art. 12 ed art. 21) Interventi consentiti in materie di opere ed infrastrutture a rete pubbliche o di interesse pubblico 1. Nelle aree perimetrate a rischio(…) molto elevato a) gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di urbanizzazione primaria e secondaria e infrastrutture, a rete o puntuali, pubbliche e di interesse pubblico; gli interventi di manutenzione straordinaria relativi ad opere di urbanizzazione secondaria sono consentiti senza aumento del carico insediativo; b) la realizzazione, l’ampliamento o la ristrutturazione delle opere di urbanizzazione primaria pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi pubblici essenziali che non siano altrimenti localizzabili o per le quali il progetto sottoposto all’approvazione degli Enti competenti dimostri l’assenza di alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili e a condizione che siano realizzate idonee opere di mitigazione del rischio. Le nuove infrastrutture devono essere finalizzate a servire insediamenti già esistenti e non possono riguardare opere a rete a servizio di nuovi insediamenti, ancorché previsti da strumenti urbanistici generali o attuativi, la cui ubicazione sia in contrasto con le norme del presente piano stralcio. Gli interventi proposti sono corredati da indagini geologiche, geotecniche, idrologiche e idrauliche adeguate al livello di progettazione definitiva e sviluppati in conformità delal compatibilità idraulica e geologica di cui agli artt.33 e 36. c) Gli interventi di ristrutturazione e consolidamento delle opere di urbanizzazione secondaria pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi pubblici essenziali e sempre a condizione che non siano de localizzabili, per le quali il progetto sottoposto all’approvazione degli Enti competenti , dimostri l’assenza di alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili; in particolare gli interventi di ristrutturazione sono consentiti purchè non comportino aumento del carico insediativo. d) gli interventi di adeguamento degli impianti esistenti di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti, principalmente per aumentarne le condizioni di sicurezza e igienico-sanitarie di esercizio o per acquisire innovazioni tecnologiche;

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93

e) gli interventi di edilizia cimiteriale, a condizione che siano realizzati negli spazi interclusi e nelle porzioni libere degli impianti esistenti; f) la realizzazione di sottoservizi a rete interessanti tracciati stradali esistenti. I relativi studi di compatibilità idraulica devono essere predisposti per i soli sottoservizi che comportano opere significative fuori terra. g) l’esecuzione di opere di allacciamento alle reti principali. 2. L’uso e la fruizione delle predette opere sono comunque subordinati all’adozione e/o approvazione a norma di legge dei PIANI DI EMERGENZA di protezione Civile e del relativo sistema di monitoraggio e allerta. RISCHIO ELEVATO (Art. 13 ed art.22) Interventi consentiti nelle aree a rischio (..) elevato 1. Nelle aree a rischio (…) elevato del bacino idrografico della Campania sono consentiti esclusivamente tutti gli interventi e le attività espressamente ammessi ai sensi del presente capo la cui attuazione non comporti aumento del carico insediativo 2. Nelle aree a rischio(…) elevato sono consentiti tutti gli interventi e le attività possibili nelle aree a rischio molto elevato alle medesime condizioni prescritte dalle presenti norme. (Articolo 14) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio per il rischio idraulico elevato 1. Nelle aree a rischio idraulico elevato sul patrimonio edilizio esistente sono consentiti gli interventi di ristrutturazione edilizia che non comportino aumento del carico insediativo, purchè le superfici utili all’uso antropico siano poste alla quota di un metro rispetto al piano di campagna e sia comunque esclusa la realizzazione di vani interrati ; in presenza di livelli diversi del piano di campagna si farà riferimento a quello posizionato alla quota assoluta maggiore. (Articolo 23) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio per il rischio da frana elevato 1. Nelle aree ad elevato rischio da frana sono consentiti sul patrimonio edilizio esistente: a) gli interventi di ristrutturazione edilizia senza aumento del carico insediativo. Non è consentita la demolizione e la successiva ricostruzione . (Def. Carico insediativo : E’ tutto quanto riguarda umani, la distribuzione ed il raggruppamento delle dimore dell’uomo che possono essere di tipo residenziale, produttivo e turistico ricettivo. Da ciò deriva che l’incremento del carico insediativo si riferisce ai nuovi interventi edilizi che comportano l’aumento del numero di abitanti, di addetti e di utenti rispetto all’esistente.)

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QC 3.3.13 Stato dell'ambiente.

Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centr

2014

Definizione della vulnerabilità e del danno atteso relativi ai fenomeni idraulici La vulnerabilità degli elementi esposti ai fenomeni di tipo idraulico è stata assunta in via generale pari a 1, ovvero massima, per tutte le categorie di elementi di cui in tabella delle “Macrocategorie degli elementi esposti” alla scala di redazione del PSAI (1:5000); dove sono stati o saranno condotti rilevamenti topografici e studi idraulici di maggior dettaglio per ambiti idraulicamente significativi secondo i criteri di cui all' ALLEGATO E delle Norme di Attuazione del PSAI, la vulnerabilità è stata dettagliata ulteriormente, prevalentemente in funzione dei tiranti idrici specifici attesi sulle aree studiate; pertanto, oltre alla vulnerabilità massima, denominata V4 Molto elevata, sono state individuate altre tre classi di “vulnerabilità idraulica a carattere topografico” corrispondenti in sostanza alle condizioni da verificare per la perimetrazione delle “ex sottofasce B1-B2-B3” del PSAI ex AdB Sarno e dei conseguenti livelli di danno atteso e di rischio: V4 Vulnerabilità Molto Elevata (massima) V3 Vulnerabilità Elevata V2 Vulnerabilità Media V1 Vulnerabilità bassa

VULNERABILITA’ IDRAULICA A CARATTERE TOPOGRAFICO • V4 - Vulnerabilità alta

• V1 - Vulnerabilità bassa

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Definizione di valore esposto

VALORE ESPOSTO • E4 - Valore esposto altissimo

• E3 - Valore esposto alto

• E2 - Valore esposto medio

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QC 3.3.14 Stato dell'ambiente.

Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee.

CORPI IDRICI SOTTERRANEI SIGNIFICATIVI Corpo Idrico : Monte Garofalo o Monti di Solofra >> acquifero : Carbonatico (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il

parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)

CLASSIFICAZIONE STATO QUANTITATIVO : Classe C CLASSIFICAZIONE STATO CHIMICO : Classe 1-2 VULNERABILITA’ INTEGRATA ALL’INQUINAMENTO DEGLI ACQUIFERI DA FONTE PUNTUALE (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il

parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)

Gradi di vulnerabilità

• Bassa

• Media Elevata

• Molto Elevata

VULNERABILITA’ DA IMPATTO ANTROPICO (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il

parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)

• Attività produttiva (prevalentemente industria conciaria e chimica – localizzate in AREA ASI)

• Attività dismessa (prevalentemente industria conciaria – localizzate in ambito urbano) • Impianto trattamento rifiuti (depuratore, autodemolizioni)

• Ex Discarica Comunale (località Scorza)

• PVC - Punto Vendita Carburanti (località Sambuco, via Nuova ASI)

• Impianto trattamento rifiuti - Isola ecologica

• Ambiti dismessi /non utilizzati / degradati

• Area di cava VULNERABILITA’ CONNESSE AL SISTEMA DELLA ACQUE ED AI SUOLI – INDICATORI DI MONITORAGGIO AMBIENTALE PRIORITARI (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il

parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)

• Scarichi misti

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• Scarichi civili

• Scarichi industriali

• Pozzi

• Aree di attenzione e salvaguardia dei pozzi

• Sorgenti

• Aree di attenzione e salvaguardia delle sorgenti VULNERABILITA’ CONNESSE AL FOGNARIO –

• Rete Acque industriali

• Rete Acque miste (nere e bianche)

• Collettore civile misto (acque nere e bianche ) con recapito al depuratore di Mercato S.Severino

• Rete Acque Pluviali Aree vulnerabili ai fitofarmaci (Aree vulnerate in funzione della natura idrogeologica dei suoli. Impatti possibili in aree agricole)

(Fonte : PTCP AV Del. C.s. 42/2014 : Elab. QC15.2)

Reticolo idrografico Delimitazione Area ASI

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QC 3.3.15 Stato dell'ambiente.

Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature

CARTA DELL’OMBREGGIATURA CARTA DELL’ALTIMETRIA CARTA DELLE PENDENZE CARTA DELL’ESPOSIZIONE

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QC 4.4.1 Assetti fisici , produttivi e funzionali Carta dell' uso agricolo –forestale

• Castagneti da frutto

• Cedui di castagno

• Cedui di cerro

• Cedui di quercia

• Cedui misti con prevalenza dei quercia e cerro

• Cedui misti con castagno, cerro, quercia, olmo

• Macchia mediterranea con prevalenza di castagno, leccio, pino, quercia

• Pascoli

• Scoperto

• Macchia ripariale

• Arbusti

• Seminativi arborati

• Seminativi irrigui

• Vigneti

• Oliveti

• Noccioleto

• Verde pubblico

• Cava

• Limite comunale

• Limite del centro edificato

• Limite del Parco dei Monti Picentini zona C ZPS IT8040021

• Limite del Parco dei Monti Picentini zona B ZPS IT8040021

• Limite del Parco dei Monti Picentini zona A ZPS IT8040021

• Limite del SIC del Monte Mai Monte Monna SIC IT8050027

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

100

QC 4.4.2 Assetti fisici , produttivi e funzionali Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto

CONTESTI TERRITORIALI • Territorio urbano della persistenza storica

• Beni storici, architettonici e monumentali

• Territorio urbano consolidato

• Territorio urbano marginale

• Territorio dell’industria e delle attività produttive

• Delimitazione Area ASI

• Territorio delle relazioni sociali e delle attrezzature

• Territorio storico naturalistico

• Territorio periurbano del sistema ambientale

• Territorio del campo rurale

• Territorio ad alta valenza ecosistemica e paesaggistico ambientale

• Territorio del campo naturale di importanza agricola e forestale

• Viabilità principale

• Viabilità storica

• Raccordo autostradale Avellino -Salerno

• Ferrovia Avellino / Mercato San Severino

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

101

QC 4.4.3 Assetti fisici , produttivi e funzionali Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti.

ATTREZZATURE ESISTENTI e RAPORTO CON LA POPOLAZIONE AL 31.12.2012

PUC SOLOFRA 2014 -

ATTREZZATURE ESISTENTI e RAPORTO CON LA POPOLAZIONE AL 31.12.2012

Abitanti al 31. 12 2012 12438

Superfici esistenti

mq

Dotazione procapite al 31/12/2012

mq/ab

TOTALE ATTREZZATURE 333.189 26,79

TOTALE attrezzature_pubbliche_di quartiere NORMATE AI SENSI DM1444/68 art.3 e L.R.14/82 Tit. II punto1.4 121.185 9,74

(Istruzione, Interesse comune, religiose, Spazi pubblici attrezzati,

parcheggi)

TOTALE attrezzature_pubbliche_di interesse_generale NORMATE AI SENSI DM 1444/68 art.4 e 5 54.069 4,35

(Istruzione superiore, attrezzature ospedaliere, Parco urbano)

TOTALE attrezzature_collettive NON NORMATE AI SENSI DM 1444/68 157.934 12,70 (Biblioteca, supermercati/centri comemrciali, campo di calcio, strutture

sportive private,uffici comunali, poste, cimitero, stazione carabinieri,

ecc.)

ATTREZZATURE ESISTENTI Aree di servizio a livello residenziale (standard) art. 3 D.M. 1444/68

• Istruzione

• Attrezzature interesse comune

• Attrezzature religiose

• Spazio pubblico attrezzato

• Parcheggi Attrezzature di interesse generale artt. 4-5 D.M. 1444/68

• Parco urbano o territoriale

• Istruzione

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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• Attrezzature ospedaliere

Attrezzature collettive non normate nel D.M. 1444/68

• Attrezzature sportive

• Interesse comune

• Spazi attrezzati privati di interesse pubblico

• Delimitazione ambiti urbani/quartieri

QC 5.5.1 La rete delle infrastrutture Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale.

All’interno dell’elaborato vengono riportate le reti che costituiscono l’armatura infrastrutturale a livello Provinciale e le principali connessioni a scala interregionale. Inoltre sulla tavola è possibile visionare i principali interventi che riguardano il territorio del Comune di Solofra in relazione ai lavori di adeguamento della superstrada Avellino/Salerno (potenziamento delle corsie e adeguamento dello svincolo SOLOFRA) e le indicazioni inerenti il potenziamento con elettrificazione della linea ferroviaria Avellino/Mercato S.Severino/Salerno.

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

103

QC 5.5.2 La rete delle infrastrutture Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Rete viaria e ferroviaria.

• Raccordo autostradale Avellino -Salerno

• Ferrovia Avellino / Mercato San Severino

• Strade primarie

• Strade di scorrimento

• Strade di Quartiere

• Strade locali

• Stazione di Solofra

• Parcheggi

• Delimitazione Area ASI

• Delimitazione centro abitato

AMBITI SISTEMA INSEDIATIVO • Caprari - Sorbo

• Centro

• Misericordia Toro sottano

• S. Agata

• S. Andrea - Cortine - Casate

• Toppolo - Balsami

• Asi - Ospedale

• Santa Lucia - Turci castello

• Toro Soprano - via delle vigne

• Volpi - cimitero - Cortine del Cerro - Pastena

• Panoramica

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

104

QC 5.5.3 La rete delle infrastrutture Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria

• Rete Acque Industriali

• Rete Acque Mistee (Nere e Bianche)

• Collettore civile misto (Acque nere e bianche) con recapito al depuratore di Mercato S.Severino

• Rete Acque Pluviali

QC 5.5.4 La rete delle infrastrutture Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione

Percentuali di dispersioni verso l'alto del flusso luminoso

• Dispersioni fino al 10%

• Dispersioni dal 10% fino al 35%

• Dispersioni dal 35% fino al 50% Tipologia lampade pubblica illuminazione

• Vapori di sodio (tipo presente su tutta la rete)

QC 5.5.5 La rete delle infrastrutture Sistema delle infrastrutture. Rete idrica

All’interno dell’elaborato viene riportato lo schema della rete idrica fornito dall’Ufficio Tecnico Comunale con sopra riportato:

• condotta esistente di vecchia realizzazione

• condotta esistente di recente realizzazione

• condotta esistente di nuova realizzazione

• cunicolo sottoservizi

• saracinesca

• pozzo

• particolari

• ghisa grigia

• ghisa sferoidale

• eternit

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

105

QC 6.6.1 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati.

SUBPERIMETRAZIONE DEL SITO DI INTERESSE NAZIONALE “BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME SARNO” (Legge 266 del 23.12.2005 - Allegato 1 D.M.11 agosto 2006)

Fonte : ARPAC Campania U.O.C. Siti contaminati PTCP AV Del. C.s. 42/2014 : Elab. QC01D

SITI DI INTERESSE PER POTENZIALE CONTAMINAZIONE

• Attività produttiva (prevalentemente industria conciaria e chimica localizzate in AREA ASI)

• Attività dismessa (prevalentemente industria conciaria localizzate in ambito urbano)

• Impianto trattamento rifiuti (depuratore, autodemolizioni)

• Ex Discarica Comunale (località Scorza)

• PVC - Punto Vendita Carburanti (località Sambuco, via Nuova ASI) Con Decreto Ministeriale del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dell'11 gennaio 2013 è

stato approvato l'elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui all'art. 252, comma 2, del decreto legislativo 3

aprile 2006, n. 152, come modificato dal comma 1 dell'art. 36 -bis della legge 7 agosto 2012, n. 134 e che pertanto

non sono più compresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale.

Con lo stesso DM si è trasferita la competenza per le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica all'interno

dei siti alle Regioni territorialmente interessate che subentrano nella titolarità dei relativi procedimenti

ALTRI SITI VULNERABILI A FONTI DI INQUINAMENTO / POSSIBILI DETRATTORI AMBIENTALI

• Impianto trattamento rifiuti - Isola ecologica

• Ambiti dismessi /non utilizzati / degradati

• Sistema dei manufatti conciari storici dismessi /non utilizzati/ degradati

• Ex opifici di testimonianza documentale dismessi esterni all’Area ASI VULNERABILITA' CONNESSE AL SISTEMA DELLA ACQUE ED AI SUOLI INDICATORI DI MONITORAGGIO AMBIENTALE PRIORITARI

• Scarichi misti

• Scarichi civili

• Scarichi industriali

• Pozzi

• Aree di attenzione e salvaguardia dei pozzi

• Sorgenti

• Aree di attenzione e salvaguardia delle sorgenti

• Valloni ed incisione idrografiche

• (possibile localizzazione di detrattori ambientali e minidiscariche abusive prioritariamente

in vicinanza del sistema viario carrabile)

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

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• Torrente Solofrana

(possibile localizzazione di detrattori ambientali come scarichi abusivi e non censiti e

minidiscariche abusive prioritariamente in vicinanza del sistema viario carrabile )

• Aree vulnerabili ai Nitrati di origine agricola ed ai fitofarmaci

• (Aree vulnerate in funzione della natura idrogeologica dei suoli. Impatti possibili in aree

agricole)

• Sistema viario carrabile principale

• Delimitazione centro abitato ai sensi del Codice della Strada

• Delimitazione Area ASI

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QC 7.7.1 Vincoli, tutele e vulnerabilità

Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche

VINCOLI RICOGNITIVI DI TUTELA PAESAGGISTICA: (Aree tutelate ai sensi art. 142 del DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del

paesaggio, di cui all'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.)

Fascia di rispetto fluviale (art.142 c.1 let.c D.LVO 42/2004) mt.150 “ i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti

elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri

ciascuna”

Fasce fluviali escluse dalla tutela : rientranti in zone A e B perimetrate nel Programma di

fabbricazione Del. C.C. 209/22.4.1975 vigente alla data del 6.9.85 (applicazione ex Legge Galasso) (art. 142 c.2 D.LVO 42/2004) Montagne (art.142 c.1 let.d D.LVO 42/2004) quota sup. 1200 mt s.l.m

“le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la

catena appenninica e per le isole”

Parco naturalistico regionale (art.142 c.1 let.f D.LVO 42/2004) Monti-Picentini L.R.33/1993 – L.R. 15/2002 art. 50 – DGRC 1539/2003

“i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi”

Boschi (art.142 c.1 let.g D.LVO 42/2004) ai sensi D.Lvo 227/2001 art.2 e L.R.11/1996 e s.m.i.

(fonte : Carta dell’uso agricolo e forestale dott. Agr. Mario Spagnuolo 2011) Aree percorso dal fuoco (art.142 c.1 let.g D.LVO 42/2004) ai sensi art.10 L.353/2000 (vincolo di

destinazione d’uso boschivo quindicennale rispetto alla data dell’incendio -- inedificabilità decennale) “i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di

rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227”

(fonte : Elenchi particelle percorse dal fuoco UTC Solofra))

Usi civici (art.142 c.1 let.h D.LVO 42/2004) L.1766/1927 e RD 332/1928 “le aree assegnate alle universita' agrarie e le zone gravate da usi civici (fonte : Elaborato QC01C PTCP AVELLINO)”

Decreto Commissariale o Ministeriale del 16/12/1938

Riferimenti catastali � Fg. 4 p. 56 � Fg. 14 p. 5 � Fg. 15 p.lle 45p – 46p- 69p – 71p- 72 � Fg. 16 p.lle 13 – 15- 17 – 18 – 19 – 20 – 4/a � Fg. 17 p.lle 2 – 3- 4 -5 – 6 -7

Zone di interesse archeologico (art.142 c.1 let.i D.LVO 42/2004)

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

108

(fonte: PTCP QC. 01 B, Università degli Studi Di Salerno Scuola di Specializzazione in beni archeologici Tesi : per una

realizzazione della carta archeologica di Solofra di Concetta Filodemo.)

� AR 1 Taverna Castelluccia-Campopiano – rinvenimento sporadico – età preistorica appenninica / romana (rif. Cat.: Incerti)

� AR 2 Cretazze – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica appenninica/subappenninica (fg. 15 p.lle 88,89,90,91)

� AR 4 Starza– rinvenimento sporadico – XVII – XV sec. A.c. età preistorica appenninica (fg. 2 p.lle 1348)

� AR 5 / AR 5.1 Viale Principe Amedeo– sepolture – V – IV sec. A.c. età sannitica (fg. 2 p.lle 770,510,527,231)

� AR6 Starza– rinvenimento sporadico –. età sannitica (fg. 2 p.lle 1096,570)

� AR8 Via Santa Lucia– insediamento / sepolture –.III – IV sec. D.c. età romana (fg. 5 p.lle 290,438,439)

� AR11 Sant’Andrea insediamento–.I IV sec. D.c. età romana (fg.3 p.lle 547)

� AR13 Bussola rinvenimento sporadico– età romana (fg. 2 p.lle 471)

� AR14 Starza sepolture– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 206,209)

� AR16 Starza-Novella rinvenimento sporadico– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 741, 1280)

� AR17 Castello insediamento– XIV sec. D.c. età medievale (fg. 5 p.lle 26,27,28,38,481,1039,1034,1051,1027,22,305,21)

� AR18 Starza rinvenimento sporadico– XII- XIII sec. D.c. età medievale (fg. 2 p.lle 205)

VINCOLI CONFORMATIVI DI TUTELA E CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA ED ARCHEOLOGICA (BENI CULTURALI IMMOBILI SOTTOPOSTI ALLE DISPOSIZIONI DI TUTELA DAL D.Lgs. 42/2004 - Parte Seconda)

Beni storici-architettonici-monumentali – (catalogati ai sensi art. 4 L.R.26/2002) � 1 CHIESA S. MARIA DI COSTANTINOPOLI o XII APOSTOLI

� 2 CHIESA S. AGATA

� 3 CHIESA S. GIULIANO

� 4 CHIESA S. ANTONIO AI BALSAMI

� 5 CHIESA MADONNA DEL SOCCORSO

� 6 CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE

� 7 PALAZZO MURENA Giliberti Garzilli (BA3)

� 8 CASTELLO LONGOBARDO

� 9 CHIESA SPIRITO SANTO

� 10 CHIESA CONGREGAZIONE DELL’IMMACOLATA

� 11 CHIESA S. DOMENICO

� 12 CHIESA DELL'ADDOLORATA

� 12.1 Monastero della SS. Addolorata

� 13 CHIESA S. ROCCO

� 14 PALAZZO ORSINI(BA4)

� 15 CHIESA DELLA CASTELLUCCIA O SANTA MARIA

� 16 CHIESA MADONNA DELLA NEVE

� 17 CONVENTO SAN FRANCESCO

� 18 CHIESA S. TERESA

� 18.1 Monastero di S. Teresa

� 19 CHIESA S. CHIARA

� 19.1 Monastero di Santa Chiara

� 20 COLLEGIATA S. MICHELE

� 21 CHIESA S. ANDREA APOSTOLO

� 22 PALAZZO MAFFEI

� 23 TORRE della GALLERIA PERGOLA

� 24 PALAZZO SANTAGOSTINO

� 25 PALAZZO PAPA (BA2)

� 26 PALAZZO GILIBERTO

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

109

� 27 PALAZZO MAFFEI EX VILLINO IULIANI

� 28 PALAZZO VIGILANTE

� 29 PALAZZO GUARINO

� 30 CHIESA S. MARIA DEL CARMINE

� 31 CHIESA S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE

� 32 CHIESA S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE AL VICINANZIO

� 33 CHIESA S. ANTONIO AL TORO

� 34 CHIESA S. VITO

� 35 CHIESA S. MARIA DELLE SELVE

� 36 CHIESA S. MARIA DELLA PIETA‘

� 37 CHIESA S. CATERINA

� 38 PALAZZO GARZILLI

� 39 PALAZZO RONCA

� 40 PALAZZO ZURLO (BA1)

� 41 PALAZZO GRASSI

� 42 PALAZZO AMBROSIO/ DE STEFANO

� 43 PALAZZO LANDOLFI

� 44 PALAZZO FERRARA

in tali beni immobili sono ricompresi anche :

Beni architettonici vincolati ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e sm.i. (ex art. 1 e 3 L.1089/1939) ed in particolare:

� BA1 Palazzo Zurlo (Catasto fg. 9 p.326 decreto di vincolo 30.11.1985)

� BA2 Casa Papa (Catasto fg. 10 p.212-213 decreto di vincolo 28.5.1984)

� BA3 Palazzo Murena –Giliberti-Garzilli con annesso giardino e dipendenze (Catasto fg. 10 p.359-360-361-469

decreto di vincolo 11.6.1980)

� BA4 Palazzo Ducale Orsini con Giardino Annesso (Catasto fg. 9 p.282 decreto di vincolo 08.1.1953)

Beni architettonici vincolati opelegis ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e s.m.i. in quanto realizzati da più di

settanta anni ,tra cui si evidenziano anche manufatti che non si configurano necessariamente come edifici come i

seguenti

Beni di Valore storico culturale

� st 1 campanile medievale ( XIV sec.)

� st 2 pseudo obelisco “il calvanico”

� st 3 fontana dei leoni (XVII sec)

� st 4 cinta muraria giardini del monastero di s.teresa, 1733

� st 5 monumento bronzeo ai caduti

� st 6 pozzo(sfiatatoio) ferroviario 1878

� st 7 ponte tardo medievale alla Passatoia

Aree e Beni archeologici vincolati ( ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e sm.i.) � AR 3 V Passatoia – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica protoappenninica appenninica (fg. 8 p.lle 162,164)

� AR 7 V Sferracavallo – rinvenimento sporadico –età romana (fg. 1 p.lle 62,76)

� AR 9 V Melito,Iangano – insediamento –III – I sec. A.c. età romana (fg. 2 p.lle 56)

� AR 10 V Carpisani – insediamento –I-III sec. d.c. età romana (fg. 1 p.lle 379,380,103,378)

� AR 12 V Tofola– insediamento –I sec. A.c.-V sec. d.c. età romana (fg. 4 p.lle 132,11,23,22,108,116,105,151))

� AR 15 V Passatoia– insediamento –I sec. IV sec. d.c. età romana (fg. 8 p.lle 162,164)

� AR 19 V Chiancarola– insediamento –XIII – XIV sec. d.c. età medievale (fg. 7 p.lle 15,16,20,46,45,44)

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QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

110

Centri storici/nuclei antichi (ai sensi art. 2 c.1 L.R.26/2002 / art. 9 c.3 let. Reg. Att.n° 5/2001) (fonte : Elaborato QC01A PTCP AVELLINO)

Contesto paesaggistico di pertinenza del centro storico/nucleo antico (ai sensi art. 2 c.1 L.R.26/2002 / art. 9 c.3 let. Reg. Att.n° 5/2001) (fonte : Elaborato QC01A PTCP AVELLINO)

Viabilità storica (N.d.A. PTCP AV art.36) (fonte : Elaborato P 12 PTCP AVELLINO)

VINCOLI CONFORMATIVO DI DESTINAZIONE TURISTICA Vincolo di destinazione delle strutture ricettive-turistiche (art. 3 L.R.16/2000 - L. 217/1983) (Nelle more dell’adeguamento degli strumenti urbanistici e fino all’approvazione delle relative varianti, tutte le strutture ricettive di

cui all’articolo 6 della Legge 17 maggio 1983, n. 217, per motivi di pubblico interesse, in considerazione della particolare rilevanza

economica e della utilità sociale che tali attività rappresentano per la Regione Campania, sono sottoposte a vincolo di destinazione

d’uso provvisorio)

(Nella tavola di Piano Strutturale – PS4-4.2 sono ricomprese anche tutti gi altri edifici/contesti urbani non

catalogati/vincolati/perimetrati dal PTCP o dalla Catalogazione ai sensi della L.R.26/2002, avente comunque valore

storico-architettonico-testimoniale nel rispetto delle definizioni del D.Lgs 42/2004 e della L.R. 26/2002 e oggetto di

tutela e di conservazione come indicato nel Quadro Normativo del presente PSC.

La tavola del Quadro conoscitivo di riferimento per la individuazione dei beni immobili e delle aree di valore storico

–architettonico-testimoniale, oltre alla presente è anche la tavola QC2 -2.3 e 2.4).

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111

QC 7.7.2 Vincoli, tutele e vulnerabilità Carta delle protezioni ambientali

AMBITI DI RISPETTO AREE PER PRESE IDROPOTABILI

Sorgenti - Fascia di tutela assoluta (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 10 mt.. Pozzi - Fascia di tutela assoluta (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 10 mt. Fascia di rispetto Sorgenti (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 200 mt..

Fascia di rispetto Pozzi (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 200 mt..

RETE NATURA 2000 Siti di Protezione Ambientale (S.I.C.) (ai sensi della Direttiva n. 92/43/CEE “Habitat”) (Decreto ministeriale 25.03.2005 –Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare (G.U. 8 luglio 2005,

n. 157 ) - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la Regione biogeografica mediterranea)

� IT8050027 Monte Mai e Monte Monna

Zone di Protezione Speciale per gli Uccelli (Z.p.s.) (ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" ) (DM 17 ottobre 2007 / DM dell’8 agosto 2014 (GU n. 217 del 18-9-2014) - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del

territorio e del mare )

� IT804021 Picentini

AMBITI PAESAGGISTICI RILEVANTI da PIANI TERRITORIALI SOVRAORDINATI

Parco naturalistico Monti-Picentini (L.R.33/1993 – L.R. 15/2002 art. 50)

� Zona A Area di riserva integrale (art. 3.1.0 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004) � Zona B Area di riserva generale (art. 3.2.0 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004) � Zona C Area di riserva controllata (art. 3.30 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004)

Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico (art. 10 e seg.ti N.T.A. P.T.C.P. Av 2014 ) (Castagneti da frutto, Cedui di castagno, cerro, quercia, Cedui misti,Macchia mediterranea, Pascoli, Scoperto. Fonte.

Carta Uso agricolo e forestale dott. Agr. Sapgnuolo))

Elementi lineari di interesse ecologico : fascia di tutela paesaggistica corsi d’acqua (All. B Linee Guida per il paesaggio P.T.R. Campania 2008 .>> Rif. Operativo : Obiettivi di qualità paesistica individuati in PTCP Av 2014 , elaborato P.10 Schede delle unità di paesaggio) 1 km.

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112

DIRETTRICI SIMBOLICHE RETE ECOLOGICA REGIONALE (Rete ecologica da P.T.R. Campania 2008 e Rete ecologica da P.T.C.P. Av 2014 )

Corridoio ecologico regionale da potenziare Solofrana Direttrice polifunzionale REP Collegamento tra Aree Protette : Parco Naturalistico Picentini / Sic Pietra Maula Monti di Lauro

Direttrice di potenziamento della continuità ecologica

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CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA

Piano

Urbanistico

Comunale

Progetto Urbanistico : Ar.T.Etica architetti associati

AVELLINO

R.Spagnuolo, F. Oliviero, E. Giaquinto, L. Battista Architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente

PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)

QUADRO CONOSCITIVO Contenuti allegati cartografici

113

QC 7.7.3 Vincoli, tutele e vulnerabilità Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali

TUTELE IDROGEOLOGICHE Vincolo idrogeologico (Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 3267)

Aree in Frana (Progetto IFFi da PTCP Av)

Aree con pendenze superiori al 20% (DTM Regione Campania Tav. P.07.3 da PTCP Av)

VINCOLI GEOLOGICI AMBIENTALI Aree a rischio idraulico Molto elevato (R4) ed Elevato(R3) ( Delibera del Comitato Istituzionale n. 30 del 28.7.2014 Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto

Idrogeologico (PSAI) dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale.)

Aree a rischio frane Molto elevato (R4) ed Elevato(R3) ( Delibera del Comitato Istituzionale n. 30 del 28.7.2014 Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto

Idrogeologico (PSAI) dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale.)

Definizione generale di “Rischio Idrogeologico”.

Pericolosità idrogeologica: probabilità di occorrenza di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante

(frana) entro un dato intervallo di tempo ed in una data area;

� Classi di rischio R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali

agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle

attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;

� Classi di rischio R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle

persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività

socioeconomiche

AREE DI INTERESSE P.R.A.E. (Piano Regionale Attività estrattive, Ord. C.a.A. n. 11 del 07/06/2006 B.U.R.C. n. 27 del 19/06/2006) Cava APA (A.3) Aree di Particolare Attenzione Ambientale ART. 30Norma PRAE : Le A.P.A. sono aree di crisi che comprendono cave in prevalenza abbandonate, fra quelle

individuate nel P.R.A.E., che nell’insieme costituiscono fonte di soddisfacimento di parte del fabbisogno individuato per

l’approvvigionamento di materiale, attraverso gli interventi di coltivazione finalizzata alla ricomposizione ambientale

di durata complessiva non superiore ai tre anni.)

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114

AC (A.4) Aree di Crisi (ART. 27 Norma PRAE : Le aree di crisi sono porzioni del territorio, oggetto di intensa attività estrattiva, connotate da

un’elevata fragilità ambientale, e caratterizzate da una particolare concentrazione di cave autorizzate e/o

abbandonate, ove la prosecuzione dell’attività estrattiva è consentita, per un periodo funzionale all’attuazione degli

interventi autorizzati.

Nelle aree di crisi non è consentito il rilascio di autorizzazioni e/o concessioni estrattive per la coltivazione di nuove

cave. Nuove coltivazioni ai fini della ricomposizione ambientale e, ove possibile, alla riqualificazione ambientale sono

consentite per le sole cave abbandonate ricomprese nelle A.P.A. per un periodo massimo di anni 3 per singola cava.)

S40AV / S21AV Aree di Riserva (ART. 26 Norma PRAE : Le aree di riserva costituiscono le riserve estrattive della regione Campania e sono porzioni del

territorio, che per caratteristiche geomorfologiche e per la presenza di litotipi d’interesse economico sono destinate

all’attività estrattiva, previa valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale delle iniziative estrattive.)

Riferimenti generali e normativi principali NORME DI ATTUAZIONE DEL PIANO REGIONALE ATTIVITA’ ESTRATTIVE

TESTO COORDINATO Ordinanza Commissariale n.12 del 6 Luglio 2006 “Rettifica Ord. Comm. n. 11 del 7 giugno 2006,

recante Approvazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) della Regione Campania” (B.U.R.C. n. 37

del 14.08.2006)

TITOLO III “L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA NELLE AREE DI INTERESSE DEL P.R.A.E.” - CAPO I “PIANIFICAZIONE”

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QC 7.7.4 Vincoli, tutele e vulnerabilità Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi

FASCE FLUVIALI Reticolo idrografico – torrenti, canali, scolatoi, valloni - (Regio Decreto n.523/ 1904 art. 96 ; D.L.vo 152/2006 art. 115 c.1 ; L.R. 14/1982 All. Tit. II p.1.7 ; art. 26 N.d.A. PSAI 2014 ; art. 33 c.7 N.d.A. PSAI 2011 ) mt. 10

Fiume (L.R. 14/1982 All. Tit. II p.1.7) mt. 50 al di sotto dei 500 m.s.l.m./ mt. 25 al di sopra dei 500 m.s.l.m.

INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “CARRABILE” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO al di fuori del centro abitato come delimitato ai sensi art. 4 del Codice della Strada (D. L. 30 aprile 1992, n. 285 e D. L. 10 settembre 1993 art.li 16 e s.ti , n. 360 Decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 art.li 26 e s.ti)

Autostrade (tipo A) (art.2 , art 16, art. 17 C.d.S. + art. 26 comma 2 bis Reg. Att. ) mt. 30 (strade extraurbane o urbane a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno

due corsie di marcia, eventuale banchina pavimentata a sinistra e corsia di emergenza o banchina pavimentata a

destra, prive di intersezioni a raso e di accessi privati, dotate di recinzione e di sistemi di assistenza all'utente lungo

l'intero tracciato, riservate alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore e contraddistinte da appositi segnali

di inizio e fine).

Strade extraurbane secondaria (tipo C); (art.2 , art 16, art. 17 C.d.S. + art. 26 c.2 bis Reg. Att. ) mt. 10

(strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine)

Strade locali (tipo F); (art.2 , art 16, art. 17 C.d.S. + art. 26 comma 2 Reg. Att. ) mt. 20

(strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini di cui al comma 1 [….l'area ad uso pubblico destinata

alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali…] non facente parte degli altri tipi di strade.

L'individuazione grafica dell'ampiezza delle fasce di rispetto è indicativa; in fase di progettazione esse dovranno essere sempre calcolate sulla base del rilievo topografico di dettaglio dello stato di fatto. Così come in caso di strade esistenti la relativa fascia di rispetto dovrà sempre essere RIFERITA ALLE CARATTERISTICHE TECNICHE E TERMINOLOGICHE DELLE STRADE OGGETTO DI EVENTUALI INTERVENTI ED IN PARTICOLARE ALLA DEFINIZIONE DI CONFINE STRADALE COME DEFINITE NEL CODICE DELLA STRADA (ART. 3).

INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “CARRABILE” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO all’Interno del centro abitato come delimitato ai sensi art. 4 del Codice della Strada Centro Abitato (art.4 C.d.S.)

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Fascia di rispetto di inedificabilità all’interno dei centri abitati (Art. 28 Reg. Att. ) :

( 1. Le distanze dal confine stradale, nei centri abitati, da rispettare nella costruzione, ricostruzione o ampliamento di

manufatti o muri di cinta di qualsiasi tipo non possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A; b) 20 m per le

strade di tipo D.

2. Per le strade di tipo E e F, nei casi di cui al comma 1, non sono stabilite distanze minime dal confine stradale ai fini

della sicurezza della circolazione.

3. In assenza di strumento urbanistico vigente, le distanze dal confine stradale da rispettare nei centri abitati non

possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A b) 20 m per le strade di tipo D ed E; c) 10 m per le strade di

tipo F.)

N.B. : Nella tavola del Quadro conoscitivo QC 5 5.2. “Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Rete viaria e ferroviaria.” è riportata la classificazione delle strade di Solofra.

INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “FERROVIARIA” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO

Fascia di Rispetto Linea Ferroviaria AV- SA (D.P.R. 11 luglio 1980, n. 753) mt. 30 (Art. 49 Lungo i tracciati delle linee ferroviarie è vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici o manufatti di qualsiasi

specie ad una distanza, da misurarsi in proiezione orizzontale, minore di metri trenta dal limite della zona di

occupazione della più vicina rotaia)

PREVENZIONE IGIENICO-SANITARIA

Area di rispetto cimiteriale (L.R. 14/1982 All. Tit. II p.1.7) mt. 100

Depuratori e relativa fascia di rispetto (all. 4 punto 1.2 della delibera del "comitato dei Ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento" del 04/02/77) mt. 100

(Per gli impianti di depurazione che trattino scarichi contenenti microrganismi patogeni e/o sostanze pericolose alla

salute dell'uomo, è prescritta una fascia di rispetto assoluto con vincolo di inedificabilità circostante l'area destinata

all'impianto. La larghezza della fascia è stabilita dall'autorità competente in sede di definizione degli strumenti

urbanistici e/o in sede di rilascio della licenza di costruzione. In ogni caso tale larghezza non potrà essere inferiore ai

100 metri. Per gli impianti di depurazione esistenti, per i quali la larghezza minima suddetta non possa essere

rispettata, devono essere adottati idonei accorgimenti sostitutivi quali barriere di alberi, pannelli di sbarramento o, al

limite, ricovero degli impianti in spazi chiusi.)

FASCE DI SICUREZZA DA INQUINAMENTI PER INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE

Elettrodotto esistente 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione (Area non più interessata dall’esposizione ai campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti demolenti .

Nell’ambito del progetto Terna per il nuovo “ Elettrodotto 380 kV in DT Montecorvino-Avellino ed opere connesse”

è prevista la demolizione). Elettrodotto in progetto 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione (Nell’ambito del progetto Terna per il nuovo “ Elettrodotto 380 kV in DT Montecorvino-Avellino ed opere connesse”

è prevista la realizzazione/riuso di due nuovi tratti : Int.-M Forino – Solofra tratta 3 150 kV aereo ST / Int. K CP

Solofra – CP Mercato S. Severino tratta 5 150 kV aereo in ST). Elettrodotto esistente 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione

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Cabina Energia Elettrica (Il DM Ministero Ambiente 29 maggio 2008 “Approvazione metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di

rispetto per gli elettrodotti” introduce la definizione di “Distanza di Prima Approssimazione (DPA)” come proiezione al

suolo della fascia di rispetto. Per la determinazione di tale DPA dagli elettrodotti consultare la “Linea guida per

l’applicazione del § 5.1.3 dell’Allegato al DM 29.05.08 – Distanza di prima approssimazione (DPA) da linee e cabine

elettriche”, pubblicato sul sito web Enel ed altri gestori.)

Metanodotto /gasdotti di 1° fascia (DM 24/11/1984 e s.m.i - DM 17/04/2008 ) mt. 13,50 (La localizzazione di tali infrastrutture è da ritenersi indicativa e, ai fini delle trasformazioni edilizie, la compatibilità

delle stesse dovrà essere verificata con l’ente gestore.)

Ripetitori telefonia mobile e similari Non mappati in quanto La Legge 22/2/2001, n. 36: “ Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,

magnetici ed elettromagnetici “ evidenza la definizione dei limiti ammissibili per le radiazioni ad alta frequenza, che in

attesa di un decreto attuativo, si rimanda al D.M. 10/9/1998, n.381 ( “ Tetti di radiofrequenza compatibili con la

salute umana “ ).

La Legge inoltre non pone delle limitazioni a priori all’installazione di impianti di trasmissione ( richiedendo ad esempio

specifiche valutazioni di impatto ambientale prima della installazione ).