Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e per la...

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1 Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2018 ‐ 2020 Approvato con Delibera del Consiglio di Amministrazione in data 2.02.2018 Aggiornato con Delibera del Consiglio di Amministrazione in data 21.09.2018

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Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza

2018 ‐ 2020

Approvato con Delibera del Consiglio di Amministrazione in data 2.02.2018

Aggiornato con Delibera del Consiglio di Amministrazione in data 21.09.2018

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SOMMARIO

1. PREMESSA ................................................................................................................................................. 3

2. ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI AZIENDALI COINVOLTI NEL PIANO .......................................................... 6 2.1 DESCRIZIONE ORGANIZZAZIONE E SERVIZI EROGATI ............................................................................................. 6 2.2. SOGGETTI AZIENDALI COINVOLTI NEL PROCESSO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE .............................................. 6 2.3 PRESIDENTE DEL C.D.A .................................................................................................................................. 7 2.4 DIRETTORE GENERALE E RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA .................... 8 2.5 ‐ REVISORE DEI CONTI ................................................................................................................................... 10 2.6 ‐ IL DIRETTORE SANITARIO ............................................................................................................................. 10 2.7 IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO ..................................................................................................................... 11 2.8 IL DIRETTORE FARMACIA ............................................................................................................................... 11

2.9 IL RESPONSABILE R.S.A .............................................................................................................................. ..12 2.10 IL RESPONSABILE C.D.I. ............................................................................................................................ ..13 2.11. IL RESPONSABILE SERVIZI SOCIO SANITARI .................................................................................................... ..13 2.12. IL RESPONSABILE SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI ............................................................................................ ..14 2.13. IL RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE ................................................................................ ..14 2.14. IL RESPONSABILE APPROPRIATEZZA STANDARD E QUALITÀ .............................................................................. ..15 2.15. L'ORGANISMO DI VIGILANZA ..................................................................................................................... ..15

3. AREE DI RISCHIO, CONTROLLO E PREVENZIONE DEL RISCHIO ..................................................................15 3.1 METODOLOGIA DI LAVORO .......................................................................................................................... ..15 3.2 INDIVIDUAZIONE DEI PROCESSI AZIENDALI DI INTERESSE AI FINI DELLA LEGGE 190/2012. ....................................... ..15 3.3 VALUTAZIONE DEL RISCHIO "CORRUZIONE" ..................................................................................................... ..16

4. MISURE OBBLIGATORIE .............................................................................................................................18 4.1 ADEMPIMENTI DI TRASPARENZA .................................................................................................................... ..18 4.2 CODICE ETICO ............................................................................................................................................ ..19 4.3 ROTAZIONE DEL PERSONALE ......................................................................................................................... ..19 4.4 OBBLIGO DI ASTENSIONE IN CASO DI CONFLITTO DI INTERESSE ............................................................................ ..19 4.5 CONFERIMENTO E AUTORIZZAZIONE INCARICHI ................................................................................................ ..19 4.6 INCONFERIBILITÀ E INCOMPATIBILITÀ PER INCARICHI DIRIGENZIALI ....................................................................... ..20 4.7 ATTIVITÀ SUCCESSIVE ALLA CESSAZIONE DEL SERVIZIO ....................................................................................... ..20 4.8 FORMAZIONE DI COMMISSIONE, ASSEGNAZIONE AGLI UFFICI E CONFERIMENTO DI INCARICHI IN CASO DI DELITTI CONTRO

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE......................................................................................................................... 21 4.9 TUTELA DEL DIPENDENTE E COLLABORATORE CHE SEGNALA GLI ILLECITI (WHISTLEBLOWING) .................................... 21

4.9.1 Whistleblower e denunce anonime ............................................................................................. ..22 4.9.2 Tutela dell'anonimato .................................................................................................................. ..22 4.9.3 Divieto di discriminazione ............................................................................................................ ..23 4.9.4 Sottrazione della denuncia al diritto di accesso ........................................................................... ..23

4.10 FORMAZIONE DEL PERSONALE ..................................................................................................................... ..23

4.11 PATTI DI INTEGRITÀ NEGLI AFFIDAMENTI ....................................................................................................... ..23 4.12 AZIONE DI SENSIBILIZZAZIONE E RAPPORTO CON LA SOCIETÀ CIVILE .................................................................... ..24

5. TEMPI E MODALITA' DI MONITORAGGIO ..................................................................................................24

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1. PREMESSA

Il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2018‐2020 tratta l’applicazione degli istituti in attuazione della Legge 190/2012, dei decreti legislativi 33/2013 e 39/2013, del Piano Nazionale Anticorruzione (Determinazione ANAC n° 831 del 3 agosto 2016) e degli orientamenti ANAC. Il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2018‐2020 tratta, come i precedenti Piani, l’applicazione degli istituti previsti in attuazione della Legge 190/2012, dei decreti legislativi 33/2013 e 39/2013, del Piano Nazionale Anticorruzione e degli orientamenti A.N.AC, tenendo conto delle successive modifiche ed integrazioni in materia. La legge 6 novembre 2012, n. 190 recante "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e della illegalità nella pubblica amministrazione" (c.d. Legge Anticorruzione) ha introdotto una serie di misure finalizzate a contrastare il verificarsi di fenomeni corruttivi nelle Amministrazioni Pubbliche, sia centrali che locali, negli enti e nelle società in controllo pubblico, tra queste rientra l'Azienda Speciale di Servizi di Casalpusterlengo. Gli indirizzi contenuti nel Piano Nazionale Anticorruzione hanno come destinatari anche le regioni, gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, gli enti locali e gli enti ad essi collegati (enti pubblici economici, società e enti di diritto privato partecipati o controllati). A livello decentrato, i principali adempimenti amministrativi che la Legge anticorruzione pone a carico dei suddetti enti con finalità di prevenzione e di repressione dell’illegalità e della corruzione sono:

• la nomina di un Responsabile della Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza; • l’adozione di un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza; • la definizione di appropriate procedure per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare

in settori particolarmente esposti al rischio di corruzione. • l’adozione di un Modello Organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/01 e di un Codice Etico, con

istituzione di un Organismo di Vigilanza deputato alla vigilanza in ordine all'efficace ed efficiente applicazione del Modello Organizzativo e del Codice Etico.

Normativa di riferimento:

Art. 1, c. 34, legge n. 190 del 2012 che estende le disposizioni in materia di pubblicazione di cui ai commi da 15 a 33, anche agli enti controllati dalle amministrazioni pubbliche”.

− D.Lgs. n. 33 del 2014, come integrato dall’articolo 24‐bis del D.L. n. 90 del 2014. − Determinazione ANAC n. 8 del 17 giugno 2015. − Linee guida del Garante per la protezione dei dati personali allegate alla deliberazione n. 243 del 15

maggio 2014. ‐ D.Lgs. 97/16 del 25 maggio 2016. − PNA dell'ANAC del 3 agosto 2016 (Determinazione n° 831). − Linee guida FOIA (Determinazione n° 1309 del 28 dicembre 2016). − Sentenza della Corte Costituzionale 251/2016 del 9/11/2016: la sentenza ha dichiarato la parziale

illegittimità costituzionale della Legge 124/2015 (la cosiddetta “Legge Madia” contenente deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche), ha però anche espressamente dichiarato (al punto 9) che “le pronunce di illegittimità costituzionale, contenute in questa decisione, sono circoscritte alle disposizioni di delegazione della legge 124 del 2015, oggetto del ricorso, e non si estendono alle relative disposizioni attuative”.

− Delibera ANAC n. 1208/2017 Approvazione definitiva dell'Aggiornamento 2017 al Piano Nazionale Anticorruzione. Il testo contiene una parte generale in cui l’Autorità dà conto degli esiti della valutazione di un campione di amministrazioni e integra alcune indicazioni sulla applicazione della normativa di prevenzione della corruzione che interessano tutti i soggetti cui essa si rivolge. Con specifico riferimento ai soggetti tenuti all’adozione di misure di prevenzione della corruzione,

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per la disciplina applicabile agli enti pubblici economici l’Autorità rinvia alla Delibera n. 1134/2017 di approvazione delle «Nuove linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici» L’aggiornamento del PNA non contiene, dunque, indicazioni specifiche per le società pubbliche, ma può essere comunque utile ai fini della elaborazione dei PTPC.

− Delibera n. 1134/2017 recante “Nuove linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”.

− La Delibera dell'8 Novembre 2017, che sostituisce la Delibera n. 8/2015 di pari oggetto, è stata pubblicata sul sito web dell’Autorità in data 21.11.2017. L’Autorità ha ridefinito l’ambito di applicazione delle Linee guida al fine di renderle coerenti con le definizioni fornite dal Legislatore nel testo del D.Lgs. 175/2016.

− Le predette Linee Guida, dopo un excursus del quadro normativo con evidenziati gli aspetti di novità rispetto alla precedente disciplina, individuano (tra parentesi i paragrafi della Delibera ANAC 1134 dell'8 Novembre 2017):

− Le nuove definizioni ai fini dell’applicazione della normativa in materia d trasparenza ed anticorruzione (paragrafo 2).

− La nuova disciplina per categorie di soggetti, operando la distinzione tra società in controllo pubblico, società a partecipazione pubblica non di controllo e le associazioni, le fondazioni e gli altri enti privati di cui all’art. 2‐bis, co.3 (paragrafo 3).

− I compiti delle amministrazioni controllanti e partecipanti (paragrafo 4).

− L’attività di vigilanza dell’ANAC (paragrafo 5). − Il regime transitorio (paragrafo 6). − L’elenco dettagliato degli obblighi di pubblicazione (Allegato 1). − Sul versante della trasparenza, la Delibera ANAC n° 1134 dell'8 Novembre 2017 impone di:

attuare misure di trasparenza. Tali misure confluiscono in un’apposita sezione del presente Piano, come è accaduto anche per il Piano triennale 2017‐2019. Nella sezione sono indicati i nominativi dei responsabili della trasmissione e della pubblicazione dei dati, delle informazioni e dei documenti.

Attuare la disciplina dell’accesso civico generalizzato ai dati e ai documenti detenuti relativamente all’organizzazione e alle attività svolte. Gli enti pubblici economici sono tenuti ad applicare la delibera n. 1309 del 2016 valutando caso per caso la possibilità di diniego dell’accesso a tutela degli interessi pubblici e privati indicati dall’articolo 5‐bis del D.Lgs.33/2013. Nel programma anno 2018 si pone l’obiettivo di adottare un Regolamento che fornisca un quadro organico e coordinato dei profili applicativi delle tre tipologie di accesso: accesso agli atti, accesso civico e accesso civico generalizzato (L. 241/1990 ed artt. 5 e 5‐bis del D.Lgs. 33/2013).

La Legge ha attribuito all'Autorità Nazionale Anticorruzione (ex CIVIT ‐ Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l'Integrità delle Amministrazioni Pubbliche prevista dall'art. 13 del D.Lgs. 150/2009, adesso ANAC a seguito della Legge 135/2013), compiti di vigilanza e controllo sulla effettiva applicazione, nelle singole Amministrazioni, delle misure anticorruzione e di trasparenza previste dalla normativa.

La nozione di analisi del rischio di corruzione, come introdotta dall'art. 1 della Legge 190/2012, è intesa in senso molto ampio e non limitato al mero profilo penalistico, ovvero come possibilità che, in precisi ambiti organizzativo/gestionali, possano verificarsi comportamenti corruttivi. La Legge non contiene, infatti, una definizione di corruzione che viene data per presupposta; il concetto deve essere qui inteso come comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell'attività amministrativa, si riscontri l'abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati ed in cui comunque l’uso a fini privati delle funzioni attribuite determini situazioni di malfunzionamento dell’amministrazione.

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Complessivamente, la normativa sull’anticorruzione e il Piano Nazionale Anticorruzione si pongono i seguenti obiettivi:

Ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione. Aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione. Creare un contesto sfavorevole alla corruzione.

Valorizzare gli strumenti di contrasto e prevenzione degli atti corruttivi già in uso.

Sensibilizzare tutto il personale dipendente e i terzi relativamente ai principi della Legge n. 190 del 2012.

Il PTPCT è il documento che definisce a livello aziendale, nel rispetto delle indicazioni di cui alla L. 190/2012 e successivi provvedimenti attuativi, le strategie per la prevenzione della corruzione e dell’illegalità. I contenuti essenziali del presente Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza sono predeterminati dalla L. 190/2012, in particolare all’art. 1, comma 5 e 9, ossia:

• individuazione delle attività dell’Azienda più esposte al rischio di corruzione; • previsione di meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il

rischio di corruzione e degli altri interventi organizzativi volti a prevenire il rischio; • monitoraggio, per ciascuna attività, del rispetto dei termini di conclusione del procedimento; • monitoraggio dei rapporti tra l’Azienda ed i soggetti che con essa stipulano contratti o che sono

interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti;

• previsione di procedure di selezione e formazione dei dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione;

• previsione di obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, in particolare sulle attività a rischio di corruzione;

• adozione delle misure in materia di trasparenza come disciplinate dal relativo Testo Unico (d.lgs n. 33/2013), verificando l’adozione e l’attivazione del Programma triennale per la Trasparenza e l’Integrità;

• individuazione di specifici obblighi di trasparenza. In rispondenza ai requisiti previsti dalla L. 190/2012, in particolare dall’art. 1, comma 5 e 9, il presente Piano si articola in cinque sezioni principali, e precisamente:

1. organizzazione e soggetti aziendali coinvolti nel piano; 2. aree di rischio, controllo e prevenzione del rischio;

3. misure obbligatorie ed ulteriori; 4. Programma delle Misure ‐ Programma Triennale per la Trasparenza e l'Integrità; 5. tempi e modalità di monitoraggio.

Il Piano richiama integralmente gli elementi di controllo previsti nel Modello Organizzativo dell'Azienda. Il PNA 2016 e la Delibera 1134/2017 hanno fornito alcuni importanti chiarimenti in merito alle misure c.d. anticorruzione di cui abbiamo già trattato e dei quali si deve tenere conto, in sintesi:

Le amministrazioni ed i soggetti specificamente indicati nell’art. 2 bis, c. 2 del D.Lgs. 33/2013 sono tenuti ad adottare il PTPC o le misure di prevenzione della corruzione integrative di quelle già adottate ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Il Piano assume un valore programmatico ancora più incisivo, dovendo necessariamente prevedere gli obiettivi strategici per il contrasto alla corruzione fissati dall’Organo di indirizzo. L’elaborazione del PTPC presuppone, dunque, il diretto coinvolgimento del vertice dell'Azienda in ordine alla determinazione delle finalità da perseguire per la prevenzione della corruzione, decisione che è elemento essenziale ed indefettibile del Piano stesso e dei documenti di programmazione strategico gestionale.

Redazione del Piano integrato con un’apposita sezione dedicata alla Trasparenza (art. 10 del D.Lgs. 33/2013 modificato dal D.Lgs. 97/2016).

In osservanza a quanto stabilito dalla legge n. 190 del 2012 e dal PNA, il Piano di prevenzione della corruzione contiene anzitutto una mappatura delle attività maggiormente esposte al rischio di corruzione,

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la previsione degli strumenti che l’ente intende adottare per la gestione di tale rischio e la programmazione dell’attività. L'attuazione del PTPC risponde all'obiettivo di rafforzare i principi di legalità, di correttezza e di trasparenza nella gestione delle attività svolte. Il rispetto delle disposizioni contenute nel PTPC, da parte dei soggetti destinatari, intende favorire l'attuazione di comportamenti individuali ispirati all'etica della responsabilità ed in linea con le diverse disposizioni di legge ed i principi di corretta amministrazione. Il PTPC è quindi finalizzato a:

− individuare ed evidenziare le attività sensibili al rischio corruzione; − individuare gli interventi organizzativi volti ad evitare, prevenire e combattere il rischio corruzione; − determinare una piena consapevolezza che il manifestarsi di fenomeni di corruzione espone

l'Azienda a gravi rischi soprattutto sul piano dell'immagine, e può produrre delle conseguenze sul piano penale a carico del soggetto che commette la violazione;

− sensibilizzare tutti i soggetti destinatari ad impegnarsi attivamente e costantemente nell'attuare le misure di contenimento del rischio previste nel presente documento e nell'osservare le procedure e le regole interne;

− assicurare la correttezza dei rapporti tra l'ente pubblico e i soggetti che con la stessa intrattengono relazioni di qualsiasi genere, anche verificando eventuali situazioni che potrebbero dar luogo al manifestarsi di situazioni di conflitto d'interesse;

− coordinare le misure di prevenzione della corruzione con i controlli che devono essere attuati per vigilare sul rispetto delle disposizioni sulla inconferibilità e incompatibilità degli incarichi previste dal D.Lgs. 39/2013;

− aumentare la capacità di scoprire i casi di corruzione.

2. ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI AZIENDALI COINVOLTI NEL PIANO

2.1 Descrizione organizzazione e servizi erogati L’Azienda Speciale di Servizi di Casalpusterlengo (A.S.S.C) è un ente pubblico economico costituito ai sensi dell’art. 114 del D.Lgs. n. 267/00. Nata come Municipalizzata e destinata alla gestione della sola Farmacia Comunale, dal 31.12.2004 l’Azienda ha ricevuto in conferimento dall’Ente Locale anche la gestione della Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A.) e dell’annesso Centro Diurno Integrato (C.D.I.). Oggi è Ente Strumentale del Comune di Casalpusterlengo, con autonomia patrimoniale, e riunisce competenze specifiche di tipo socio educativo e socio assistenziale, nel settore dei Servizi alla Persona ed alla Famiglia. L’Azienda opera altresì come centro di riferimento nella gestione degli ulteriori seguenti servizi pubblici:

• Le Farmacie comunali 1 e 2; • Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I. Ordinaria); • Unità di Cure Palliative Domiciliari: U.C.P.‐DOM (D.G.R. X/5918/16); • Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD); • Servizi Sociali Territoriali; • Servizi Socio Sanitari Territoriali (es. punti prelievo, RSA Aperta); • Centro di Medicina dello Sport; • Attività ambulatoriali (anche in collaborazione con altri enti); • Altri servizi alla persona, socio educativi e socio assistenziali, individuati dall’Amministrazione

Comunale. L’Azienda vanta anche competenze nell’ambito della formazione, dell’informazione, dell’educazione sanitaria, della medicina preventiva, dell’igiene anche alimentare e profilassi.

2.2. Soggetti aziendali coinvolti nel processo di prevenzione della corruzione L'organizzazione aziendale correlata ai servizi erogati dall’Azienda è cosi connotata:

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L'organo d'indirizzo (C.d.A.) dell’Azienda è di seguito rappresentato da:

Presidente del Consiglio di Amministrazione

Antonio Spelta

Consiglio di Amministrazione

Marco Minoia (consigliere)

Ortensia Sibra (consigliere)

Serafino Cremonesi (consigliere)

Filippo Monteverdi (consigliere)

I soggetti direttamente coinvolti nel processo di prevenzione della corruzione e dell’illegalità in ambito aziendale, chiamati a partecipare attivamente all’elaborazione del Piano di Prevenzione e all’attuazione e controllo di efficacia delle misure con esso adottate, sono:

1. Il Presidente del C.d.A.; 2. Il Direttore Generale e Responsabile della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza (RPCT); 3. Il Revisore dei Conti; 4. Il Direttore Sanitario; 5. Il Direttore Amministrativo; 6. I Direttori di Farmacia; 7. Il Responsabile R.S.A.; 8. Il Responsabile C.D.I.; 9. Il Responsabile Servizi Socio Sanitari Territoriali; 10. Il Responsabile Servizi Sociali Territoriali; 11. Il Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità; 12. Il Responsabile Servizio Protezione e Prevenzione; 13. L'Organismo di Vigilanza istituito ai sensi del D.Lgs. 231/01.

Non avendo l’Azienda una articolazione territoriale non si ritiene di prevedere le figure specifiche dei Referenti anticorruzione per sede.

2.3 Presidente del C.d.A. Nominale: rag. Antonio Spelta Nominato con decreto del Sindaco n. 23 del 20.06.2014. Durata in carica: ai sensi dello statuto i membri del Consiglio di Amministrazione compreso il Presidente durano in carica per un arco di tempo corrispondente a quello di vigenza del mandato del Sindaco che li ha nominati, salvo facoltà di revoca anticipata da parte del Sindaco.

Funzioni: Il Presidente possiede la rappresentanza istituzionale dell’Azienda nei rapporti con gli organi comunali e con i terzi, pubblici e privati, coinvolti dall’esercizio delle sue attività e sovrintende agli uffici e ai servizi dell’Azienda riferendone al Sindaco.

Spetta inoltre al Presidente: convocare e presiedere il Consiglio di Amministrazione;

vigilare sull’esecuzione delle deliberazioni adottate dal Consiglio di amministrazione, sull’operato del Direttore e, in genere, sull’andamento delle attività dell’Azienda;

riferire periodicamente e, comunque, ogni 6 mesi, al Sindaco o all’Assessore delegato sull’andamento della gestione aziendale e sullo stato di attuazione del piano‐programma;

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adottare sotto la propria responsabilità, in caso di necessità o urgenza, i provvedimenti di competenza del Consiglio di amministrazione sottoponendoli alla sua ratifica nella prima seduta utile, da tenersi comunque entro trenta giorni;

promuovere, sentito il Sindaco, iniziative volte ad assicurare la piena integrazione delle attività dell’Azienda con le realtà sociali, economiche e culturali della comunità locale;

attuare le opportune iniziative di informazione e di partecipazione della cittadinanza;

firmare gli atti del Consiglio di Amministrazione;

assistere e o rappresentare il Sindaco o l’Assessore delegato, se richiesto, nella definizione di accordi, conferenze di programma e di servizi, istruttorie pubbliche, sedute del Consiglio comunale e sue Commissioni ed altre similari iniziative aventi per oggetto l’esercizio delle attività affidate all’Azienda;

eseguire gli incarichi affidatigli dal Consiglio di amministrazione. Il Presidente nomina un membro del C.d.A. suo sostituto quale vice presidente in caso di assenza od impedimento temporaneo. Ove anche il vice presidente sia assente od impedito assume le veci di Presidente il Consigliere più anziano. Il Presidente è coadiuvato dal Direttore nell’esercizio della propria attività di rappresentanza.

2.4 Direttore Generale e Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza Nominale: dott. Emiliano Gaffuri Nomina a Direttore Generale con atto deliberativo del CdA nella seduta del 12/02/2015 e confermato per un ulteriore biennio nel CdA del 29 dicembre 2015, sino al 30 dicembre 2017. Nominato Direttore Generale per il triennio 2018‐2019‐2020 in seguito a selezione pubblica per il conferimento di “incarico a tempo determinato per il ruolo di Direttore Generale, profilo professionale: funzionario con alta professionalità cat. D3 d'accesso – CCNL Enti Locali. Graduatoria finale del 25 Gennaio 2018.

Funzioni: Il Direttore Generale, che è legale rappresentante dell'Azienda, svolge i seguenti compiti:

cura l’esecuzione delle deliberazioni adottate dal Consiglio di Amministrazione; formula proposte al Consiglio di Amministrazione; sottopone al Consiglio di Amministrazione le proposte di Bilancio previsionale pluriennale ed

annuale, di bilancio di esercizio e di piano‐programma con il contratto di servizio nonché di determinazione delle tariffe relative ai costi dei servizi e delle prestazioni a carattere straordinario che non siano già state stabilite dal Consiglio Comunale; contestualmente al Piano Programma, propone un sistema di monitoraggio degli obiettivi e degli standard fissati nel Piano medesimo;

dirige l’andamento gestionale dei servizi erogati dall’Azienda; organizza e dirige il personale dell’Azienda, assegnandolo a specifici compiti ed adotta, nel rispetto

della legge e dei contratti collettivi o aziendali, i provvedimenti disciplinari inferiori alla sospensione;

adotta, nel rispetto degli obiettivi e degli standard fissati nel piano‐programma, i provvedimenti diretti a migliorare l’efficienza delle attività aziendali e l’efficacia dei servizi erogati;

adotta, ai sensi e nelle forme previste dallo Statuto e dai regolamenti comunali, i provvedimenti dell’Azienda ad efficacia esterna che lo Statuto non attribuisca al Consiglio di Amministrazione o al suo Presidente;

presiede le gare di appalto per l’esecuzione di lavori e la fornitura di beni e servizi e quelle di concorso;

stipula tutti i contratti di cui è parte l’Azienda; funge da segretario del Consiglio di Amministrazione; provvede alle spese di gestione dei servizi e di funzionamento degli uffici nonché a quelle in

economia;

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firma gli eventuali provvedimenti di incasso e provvede alla liquidazione delle spese con emissione del relativo provvedimento di pagamento.

Il Direttore, salva la facoltà di cui all’art. 5 della legge n. 241/90 da esercitarsi nelle forme previste dall’apposito regolamento aziendale, è responsabile di tutti i procedimenti amministrativi di competenza dell’Azienda. Il Direttore Generale risponde innanzi al Consiglio di Amministrazione della propria attività.

Il C.d.A., ha nominato il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, accorpando nella medesima persona la figura di Responsabile per la Trasparenza (di seguito anche “RPCT”) secondo quanto auspicato dallo schema di decreto legislativo di attuazione dell’art. 1 comma 35 della Legge 190/2012 recante “Riordino della disciplina sugli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, richiamato dalla Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1 del 25.01.2013.

Compiti e responsabilità del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza Il Responsabile, verifica e eventualmente aggiorna entro il 31 gennaio di ogni anno il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione, che sottopone al Consiglio di Amministrazione per l’approvazione. Ai sensi dell'art. 1, comma 14, della L. n. 190 del 2012 il Responsabile della Prevenzione della Corruzione entro il 15 dicembre di ogni anno (salvo proroghe disposte dall'ANAC) deve redigere una relazione annuale, a consuntivo delle attività svolte nello stesso anno, sull'efficacia delle misure di prevenzione definite dai P.T.P.C. Questo documento, come detto nel P.N.A., deve essere pubblicato sul sito istituzionale dell’Azienda nonché trasmesso alla Autorità Pubblica competente in allegato al PTPC dell'anno successivo; tale adempienza si riferisce anche ai rapporti con gli enti pubblici a cui l’Azienda è partecipata. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione dovrà trasmettere la prima relazione entro il 31 gennaio di ogni anno in concomitanza con la comunicazione del P.T.P.C. Il supporto alla predisposizione del PTPC rientra, in particolare, fra gli specifici compiti affidati dalla vigente normativa in materia di: a) Prevenzione della Corruzione (art. 1, commi 5 lett. A, 8, 10 lett. A e 14 L. 190/2012)

• proposta per l'adozione del P.T.P.C.; • definizione di eventuali procedure appropriate per la selezione e la formazione dei dipendenti e

collaboratori operanti in settori esposti alla corruzione; • pubblicazione sul sito web istituzionale di una relazione annuale sull'attività svolta; • verifica dell'efficace attuazione del PTPC e proposta di eventuali modifiche; • verifica dei presupposti di conferibilità, compatibilità e (nel caso ne sussistano le condizioni)

rotazione degli incarichi dirigenziali. b) Trasparenza (art. 43 D.Lgs. 33/2013)

• aggiornamento del Programma Triennale per la Trasparenza e l'Integrità (PTTI), che costituisce una sezione del PTPC (art. 10, comma 2, D.Lgs. 33/2013, ribadito dal PNA del 3 agosto 2016);

• controllo sull'adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa garanzia della completezza, chiarezza ed aggiornamento delle informazioni pubblicate (segnalando che l’Azienda in quanto soggetto privato a partecipazione pubblica pur essendo tenuto all’applicazione dei cc. da 15 a 33 dell’art. 1 della l. n. 190/2012, anche secondo quanto previsto dall’art. 11, c. 2, del d.lgs. n. 33/2013, non è obbligato ad adottare il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità);

• segnalazione agli organismi competenti (Direzione, ANAC, ecc.) dei casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione per le pertinenze di A.S.S.C.;

• controllo e garanzia della regolare attuazione dell'accesso civico (art. 5 D.Lgs. 33/2013) nei limiti prescritti per le società private a partecipazione pubblica;

• pubblicazione a cadenza annuale sul sito web aziendale di una relazione rispetto allo stato di avanzamento del PTPC (prospetto riepilogativo sullo stato di attuazione del PTTI) (Punto 3.5 della

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delibera CIVIT 2/2012 “Linee guida per il miglioramento della predisposizione e dell'aggiornamento del PTTI”).

2.5 - Revisore dei Conti Nominale: dott.ssa Marisa Benzi (Nominata con Deliberazione della Giunta Comunale n° 150 del 31 Luglio 2015). Rinnovata poi per un ulteriore periodo di anni tre con Deliberazione della Giunta Comunale n° 128 del 6 Luglio 2018.

Compiti e responsabilità del Revisore dei Conti ex art. 15 dello Statuto vigente dell’Azienda Il Revisore dei Conti è nominato dalla Giunta Comunale, scelto fra gli iscritti nel Registro dei Revisori Contabili. Il Revisore contabile presta l'attività di revisione economico‐finanziaria ed in particolare:

collabora con il Consiglio di Amministrazione dell’Azienda, con il Sindaco e/o l’Assessore Delegato;

vigila sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione; provvede con cadenza trimestrale alla verifica ordinaria di cassa.

Il Revisore dei Conti predispone inoltre relazione sul bilancio di previsione annuale e pluriennale, sulle variazioni del Bilancio di previsione e sul Bilancio di esercizio. Il Revisore dei Conti partecipa necessariamente alle sedute del Consiglio di Amministrazione nelle quali sono in discussione gli atti fondamentali adottati dal C.d.A. e previsti dall’art. 8 comma 1 dello Statuto. Può partecipare anche ad altre riunioni del Consiglio di Amministrazione ed esprimere il proprio parere su specifiche questioni. Il Revisore dei Conti resta in carica tre esercizi e può essere rieletto solo una volta.

2.6 Il Direttore Sanitario Nominale: dott. Gianpiero Marzani

Le funzioni di direttore sanitario comprendono a titolo esemplificativo e non esaustivo le seguenti attività: • Direzione e supervisione di tutte le attività sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali delle

strutture, coordinandosi con la Direzione Generale e i Responsabili di Servizio (RSA, CDI e ADI). • Coordinamento (gestione turnistica, sostituzioni, reperibilità, ecc.) e formazione (utilizzo

programmi S.O.S.I.A. CBA, Cruscotto, Schede RL CDI) dei medici di struttura e referente tecnico per i fisioterapisti nell’ambito dei trattamenti specialistici.

• Vigilanza sulla validità, aggiornamento ed efficacia dei protocolli assistenziali applicati nelle strutture e sulla loro corretta applicazione coordinandosi con la Direzione Generale, la Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità e i Responsabili di Servizio (RSA, CDI e ADI).

• Presenziare in tutti i casi di ispezioni effettuate dagli enti preposti. • Responsabilità della tenuta e aggiornamento delle schede S.O.S.I.A., Schede RL CDI e dei PI e PAI. • Supporto tecnico funzionale all’acquisto di articoli o attrezzature sanitari. • Collaborazione con il medico competente nell’individuazione dei rischi e delle misure di

prevenzione, nella sorveglianza sanitaria degli operatori, formazione ed informazione del personale sui rischi lavorativi, coordinandosi altresì con la Direzione Generale e il RSPP aziendale.

• Responsabilità della gestione, conservazione e registrazione farmaci stupefacenti.

In ottemperanza a quanto stabilito dalla DGR n. 2569 del 31/10/2014 Regione Lombardia, il Consiglio di Amministrazione della Azienda con delibera del 28/12/2017 ha confermato per le unità d’offerta RSA e CDI il direttore sanitario dr. Gianpiero Marzani, laureato in medicina e chirurgia, iscritto all’ordine professionale, per lo svolgimento dei seguenti compiti:

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validare protocolli, procedure ed eventuali linee guida interne alla struttura, in materia sanitaria e verificarne la corretta applicazione;

curare i rapporti con l'ATS di riferimento per l’applicazione di iniziative di promozione della prevenzione, dell’educazione alla salute e della tutela sociosanitaria;

vigilare sugli aspetti igienico‐sanitari; sulla corretta compilazione della documentazione sociosanitaria; sulla corretta conservazione della documentazione sociosanitaria; sul rispetto della riservatezza dei dati sociosanitari; sulla corretta conservazione, somministrazione, smaltimento dei farmaci e dei materiali a scadenza; sulla gestione dei rifiuti pericolosi potenzialmente infetti e speciali pericolosi.

2.7 Il Direttore Amministrativo Nominale: dott. Massimo Pezzini

Funzioni: Il Direttore Amministrativo coordina e sovraintende le seguenti funzioni: • contabilità, per tutte le competenze e le attività inerenti le registrazioni contabili (prima nota, tutte

le registrazioni contabili, la movimentazione finanziaria); • monitora attraverso il controllo di gestione l’andamento gestionale coordinandosi con il direttore

generale; • monitora lo stato avanzamento del Bilancio Aziendale, raffrontandolo con le previsioni iniziali ed

elaborando periodica reportistica alla Direzione Aziendale, anche per centri di costo, per l’informativa costante alla Presidenza ed al C.D.A., volta all’approntamento di tutte le strategie gestionali ritenute opportune;

• si coordina con gli Studi esterni, con particolare riferimento, per gli aspetti contabili e fiscali inerenti l’Azienda;

• si affianca alla Direzione Aziendale per tutte le attività di programmazione, pianificazione, studio di iniziative ed interventi volti alla promozione, diversificazione, implementazione dei servizi attualmente gestiti da ASSC;

• provvede alla fatturazione attiva e passiva aziendale (passaggi interni e passaggi demandati al servizio esterno di contabilità) e alle relative movimentazione finanziaria;

• gestione del conto di tesoreria e relativa riconciliazione con le movimentazioni contabili; • gestione incassi e pagamenti; • sovraintende l’organizzazione del servizio segreteria ospiti; • provvede alla rendicontazione trimestrale nei confronti dell’ATS; • gestisce gli adempimenti relativi al personale; • è responsabile del debito informativo nei confronti dell’ATS; • si interfaccia con gli studi e i consulenti esterni ai fini dell’elaborazione degli stipendi; • gestisce i fornitori e gli acquisti; • emette gli ordini di acquisto, tenendo monitorata la situazione delle giacenze di magazzino

rifornendo al bisogno i reparti; • richiede preventivi; • esplica tutte le funzioni di segreteria (protocollo, smistamento documento, urp).

2.8 Il Direttore Farmacia Comunale 1 nominale: dott.ssa Giovanna Ghizzoni Comunale 2 nominale: dott. Luigi Baragetti

Funzioni: il Direttore di farmacia provvede all’acquisto di tutto il materiale occorrente curando in particolare:

• la gestione e coordinamento dei farmacisti e di tutto il personale di farmacia;

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• la predisposizione turnistica del personale di farmacia; • la tenuta dei registri previsti dalle normative specifiche; • la tenuta del magazzino dei materiali; • il controllo del carico, scarico, immagazzinaggio delle merci di magazzino; • il controllo e registrazione delle giacenze e segnalazioni di fabbisogni; • l’apertura e chiusura del magazzino e custodia dei materiali immagazzinati; • verifica la corretta conservazione dei medicinali nei locali di vendita. • esercita attività di farmaco vigilanza; • gestione interazione farmaci e interfaccia con MMG; • misurazione pressione arteriosa e dei servizi aggiuntivi erogati dalla farmacia come da carta

servizi.

• Provvede altresì, alla stregua del farmacista, alla vendita al pubblico dei seguenti prodotti: − parafarmaceutici; − materiali di medicazione; − articoli sanitari e proteici; − presidi medico‐chirurgici relativi; − diagnostici; − siringhe; − dietetici, cosmetici; − articoli di puericoltura; − in generale prodotti caratteristici dell’esercizio farmaceutico.

• provvede inoltre alla preparazione di preparati galenici officiali, cosmetici, dietetici; • promuove, partecipa e collabora ai programmi di medicina preventiva, di informazione ed

educazione sanitaria, e di aggiornamento professionale; • fornisce alle diverse strutture dell’Amministrazione comunale ed altre Pubbliche Amministrazioni

il materiale richiesto e provvede alla relativa fatturazione; • provvede alla corretta vidimazione dei registri carico e scarico sostanze stupefacenti; • espleta tutte le procedure relative all’accesso alle informazioni, alla visione degli atti e dei

documenti amministrativi di competenza dell’ufficio ed al rilascio di copie degli stessi ai richiedenti.

2.9 Il Responsabile R.S.A. Nominale: dott.ssa Laura Iannucci

Funzioni: Le funzioni di Responsabile di RSA si declinano nella gestione dell’area tecnico/operativa e organizzativo/assistenziale attuando la soddisfazione dei bisogni dell’ospite, della famiglia e del personale sanitario e socio assistenziale. Il ruolo di Responsabile di RSA funge da interfaccia per il flusso informativo tra le unità amministrative ed i reparti, tra i diversi nuclei, tra i diversi servizi, tra le diverse figure professionali. Nello specifico si riportano qui di seguito i principali compiti attribuiti:

definire l’assistenza infermieristica ed assistenziale, verificare i processi assistenziali e organizzare il personale infermieristico e di supporto, adottando piani di lavoro nel rispetto delle normative vigenti e delle direttive dell’Azienda;

curare il benessere psico‐fisico degli ospiti;

verificare l’attuazione dei PI e dei PAI in collaborazione con la direzione sanitaria;

gestire la turnazione ASA‐OSS, del personale infermieristico, e, per l’aspetto organizzativo, dei fisioterapisti;

gestire il servizio di farmacia interna, con supervisione della direzione sanitaria;

coordinare il servizio di podocuria e parrucchiera all’interno dei servizi dell’Azienda;

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verificare il mantenimento dell’organizzazione del Fasas e partecipare all’archiviazione dello stesso;

collaborare con la direzione sanitaria per l’attuazione e il controllo dell’applicazione del manuale HACCP per la distribuzione degli alimenti;

controllare il servizio di ristorazione;

promuovere la motivazione del personale al fine di raggiungere le performance operative e formative in riferimento agli obbiettivi aziendali. Gestire le riunioni del personale infermieristico, assistenziale, fisioterapico;

valutare il personale infermieristico o assistenziale neo assunto in collaborazione con la Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità e la direzione sanitaria;

pianificare la turnazione dei tirocini ASA/OSS;

collaborare con tutte le figure professionali operanti in ambito sanitario‐socio‐assistenziale (medici, fisioterapisti, assistenti sociali, ecc.) o correlate (es. uffici amministrativi, ufficio tecnico, lavanderia‐guardaroba, ecc.);

svolgere una funzione ispettiva in ordine a tutti i processi che hanno azione diretta o indiretta sull’assistenza con segnalazione di eventuali anomalie di valenza disciplinare;

gestire operativamente gli appalti della fornitura di presidi assorbenti, presidi antidecubito, ecc.;

mantenere i rapporti con medici di medicina generale degli ospiti solventi per la fornitura di farmaci o richieste esami, ecc.;

programmazione di visite ed esami (trasporto, comunicazione famiglia, aspetto economale); Elaborare i progetti assistenziali e le sperimentazioni di prodotti e presidi in collaborazione con la

Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità.

2.10 Il Responsabile C.D.I. Nominale: dott.ssa Elena Misto

Funzioni:

Coordinamento del servizio e gestione del personale.

Colloqui informativi sul servizio, prime valutazioni di idoneità e organizzazione nuovi ingressi.

Gestione lista di attesa C.D.I.

Supporto sociale a ospiti e familiari e rapporti con i familiari.

Case management territoriale (funzioni di orientamento e informazione ai cittadini).

Raccolta e stesura anamnesi sociale e familiare d’ingresso. Coordinamento settore animativo‐educativo.

Organizzazione di eventi ed iniziative di festa e apertura al territorio.

Contatti con realtà territoriali quali scuole, associazioni, servizi sociali di base, servizi specialistici ecc.

Referente per amministrazioni di sostegno e tutele giuridiche e per i contatti con gli uffici territoriali predisposti al tema.

Referente per l’associazione di volontariato che collabora con la struttura.

Referente eventuali tirocini scolastici delle professioni attinenti l’area socio‐educativa.

Gestione della promozione del servizio sul territorio.

2.11 Il Responsabile Servizi Socio Sanitari Territoriali Nominale: sig.ra Luisa Guselli

Funzioni: Le funzioni di Responsabile del servizio si declinano nella gestione dell’area tecnico/operativa e organizzativo/assistenziale attuando tutte le misure ai fini di raggiungere gli obiettivi previsti dai piani

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sanitari e socio assistenziali per la soddisfazione dei bisogni del paziente, della famiglia e l’ottimizzazione delle risorse del personale sanitario e socio assistenziale per dare risposte tempestive alla richieste dell’ATS Il ruolo di Responsabile funge da interfaccia per il flusso informativo tra l’ATS e le diverse figure professionali. Nello specifico si riportano qui di seguito i principali compiti attribuiti:

verificare i processi assistenziali e organizzare il personale infermieristico e di supporto, adottando piani di lavoro nel rispetto delle normative vigenti e delle direttive del medico responsabile;

verificare il contenuto del Fasas e provvedere all’archiviazione dello stesso;

promuovere la motivazione del personale al fine di raggiungere le performance operative e formative in riferimento agli obbiettivi aziendali;

Gestire le riunioni del personale infermieristico, assistenziale, fisioterapico;

reclutare, valutare il personale infermieristico, fisioterapico e assistenziale necessario al funzionamento del servizio; collaborare con la Responsabile Appropriatezza, standard e qualità e la direzione sanitaria;

collaborare con tutte le figure professionali operanti in ambito sanitario‐socio‐assistenziale (medici, fisioterapisti, infermieri, ASA ecc.) o correlate (es. uffici amministrativi, ufficio tecnico);

svolgere una funzione ispettiva in ordine a tutti i processi che hanno azione diretta o indiretta sull’assistenza con segnalazione di eventuali anomalie di valenza disciplinare;

predisporre regolare rendicontazione nei tempi e nei modi previsti dall’ATS;

adottare tutte le procedure necessarie affinché il servizio venga erogato con efficienza ed efficacia.

2.12 Il Responsabile Servizi Sociali Territoriali Nominale: dott.ssa Serena Foini

Funzioni: Il Responsabile dei Servizi Sociali Territoriali si occupa di organizzare e programmare i servizi territoriali quali servizio sociale professionale, assistenza domiciliare, mensa domiciliare, assistenza educativa scolastica, tutela minori, assistenza domiciliare minori, inserimento dei soggetti con disabilità nei servizi diurni (tutti i servizi di trasporto sono invece coordinati dal responsabile servizi tecnici). Per alcuni di questi servizi, si tratta di un’attività di coordinamento diretto del personale addetto ai servizi, di stesura della programmazione, di contatto con gli utenti, le famiglie e gli altri servizi coinvolti; per altri, appaltati a cooperative o ditte, il responsabile dei servizi territoriali si occuperà di creare sinergie con i referenti delle cooperative o ditte in questione.

2.13. Il Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione Nominale: Sig. Paolo Betti

Funzioni: Il Servizio di Prevenzione e Protezione, costituito dal Responsabile (RSPP) e dai suoi addetti (ASPP), provvedono a:

all'individuazione dei fattori di rischio, alla valutazione dei rischi e all'individuazione delle misure

per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente sulla

base della specifica conoscenza dell'organizzazione aziendale;

ad elaborare, per quanto di competenza, le misure preventive e protettive e i sistemi di cui all'art.

28, comma 2) e i sistemi di controllo di tali misure;

ad elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali;

a proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori;

a partecipare alle consultazioni in materia di tutela della salute e di sicurezza di cui all'art. 35;

a fornire ai lavoratori le informazioni di cui all'art. 36.

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2.14 Il Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità Nominale: dott.ssa Mariangela Lupo Stanghellini

Funzioni: La Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità svolge un ruolo trasversale alle unità d’offerta socio sanitarie gestite dalla ASSC, assicurando un costante e fluido interscambio tra le diverse articolazioni e funzioni aziendali. Rappresenta uno snodo fondamentale tra la direzione generale, sanitaria e amministrativa per tutti gli aspetti connessi all’appropriatezza delle prestazioni erogate e in tema di rispetto degli standard di accreditamento gestionali. Svolge altresì una funzione di monitoraggio e verifica della qualità del servizio offerto ed è responsabile della qualità per l’azienda. Responsabile applicativo manuale HACCP per la distribuzione degli alimenti.

2.15 L'Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/01

Nominale: Avv. Papa Abdoulaye Mbodj

Compiti in ambito di anticorruzione: a. concorre alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e

opera in stretto coordinamento con il R.P.C.T.; b. provvede al monitoraggio delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione

svolte nell’ufficio a cui sono preposti; c. effettua verifiche in ambito anticorruzione, in particolare nelle attività sensibili: acquisti e forniture,

selezione, assunzione e gestione del personale dirigenziale e dipendente, rapporti con la Pubblica Amministrazione;

d. assevera gli adempimenti previsti dalla legge e segnala all'ANAC, al Comune di Casalpusterlengo e all'Autorità Giudiziaria eventuali violazioni riscontrate nell'ambito dell'attività di vigilanza.

3. AREE DI RISCHIO, CONTROLLO E PREVENZIONE DEL RISCHIO

3.1 Metodologia di Lavoro Lo scopo è quello di indicare gli “ambiti” che vanno comunque sempre tenuti sotto monitoraggio attivo a prescindere dalla bontà del livello di controllo in essi presente. Per la formazione delle tabelle seguenti si è proceduto a:

selezionare i conti contabili attraverso i quali può essere veicolato o alimentato un illecito; identificare i processi e le attività “sensibili” nei quali è più opportuno che siano presenti specifici

strumenti di controllo (procedure, indicatori di anomalie, etc.) idonei a prevenire la commissione di illeciti;

individuare le funzioni eventualmente più esposte ai reati.

3.2 Individuazione dei Processi Aziendali di interesse ai fini della Legge 190/2012. Una delle esigenze a cui il presente Piano deve attendere è l’individuazione delle attività ed i processi nell’ambito dei quali è più elevato il rischio di corruzione. L’art. 1 comma 16 della Legge 190/2012 procede già ad una prima diretta individuazione, relativamente ai seguenti procedimenti:

a) autorizzazione o concessione; b) scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi;

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c) concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, attribuzione di vantaggi economici a persone ed enti pubblici e privati;

d) concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera. Si riporta di seguito l’elenco dei processi aziendali correlati ai servizi erogati o erogabili da statuto dell’Azienda, selezionati in quanto impattanti da tematiche riferibili alla Legge 190/2012. Anche in questo caso si è assegnato un profilo di rischio potenziale che dipende da fattori quali la complessità dell’area, la numerosità dei soggetti che svolgono la specifica attività, la “visibilità” del loro operato (dipendenti o terzi).

Gestione delle attività inerenti la richiesta di autorizzazioni o concessioni a soggetti pubblici (ad esempio, accreditamento regionale o rilascio certificato prevenzione incendio);

affidamento di lavori, servizi e forniture tramite affidamento diretto o procedura negoziata; gestione delle attività di acquisizione e/o gestione di contributi, sovvenzioni, finanziamenti,

assicurazioni o garanzie concesse da soggetti pubblici; gestione dei rapporti con le Autorità pubbliche per la verifica degli adempimenti obbligatori

(ispezioni, accertamenti, etc.); acquisizione e progressione del personale (selezione, valutazione delle competenze, gestione dei

percorsi di carriera, conferimento incarichi dirigenziali, conferimento incarichi di lavoro autonomo); gestione ciclo acquisti di beni, servizi e consulenze; gestione delle attività di fatturazione (attiva e passiva) e delle transazioni finanziarie (incassi e

pagamenti); gestione omaggi e sponsorizzazioni; procedure di accesso ai servizi resi finanziati; procedure di accesso ai servizi resi non finanziati.

3.3 Valutazione del Rischio "Corruzione" Con riferimento ad ognuno dei settori e delle aree ritenute più specificatamente a rischio, sono stati elaborati degli schemi contenenti, a titolo esemplificativo, ipotesi di comportamenti delittuosi che potrebbero essere posti in essere nell’ambito del processo aziendale di riferimento (occasione, finalità e modalità di esecuzione del comportamento illecito) accompagnate dalle identificazioni dei processi contenenti i controlli finalizzati alla mitigazione del rischio di comportamenti illeciti. Rientrano tra le misure di prevenzione già esistenti i principi comportamentali più generali inseriti nel Codice di condotta e nel presente documento. Ovviamente, “area di rischio” non significa che il rischio si è verificato e che ne è stata constatata la realizzazione. Il “rischio” si identifica con la situazione in cui un determinato reato può essere commesso. Al fine di assicurare omogeneità di criteri valutativi per l'assegnazione dell'indice di priorità delle "aree di rischio", lo schema valutativo adottata si riferisce alle indicazioni esplicitate nell'Allegato 5 "Tabella di Valutazione del Rischio" del Piano Nazionale Anticorruzione ed in particolare alla scheda di valutazione del rischio riferita nel suddetto allegato. Di seguito si richiama la scheda valutativa e si riepilogano i criteri in essa indicati:

Sulla base della correlazione congiunta tra gli INDICI DI VALUTAZIONE DELLA PROBABILITA’ e gli INDICI DI VALUTAZIONE DELL'IMPATTO dei processi aziendali, si individuano cinque LIVELLI DI RISCHIO a cui corrispondono eventuali GAP e azioni migliorative e correttive:

LIVELLI DI RISCHIO

Area trascurabile Area sotto controllo

Area da adeguare Area prioritaria

Valore compreso tra 0 e 5

Valore compreso tra 6 e 10

Valore compreso tra 11 e 15

Valore compreso tra 16 e 20

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Non si prevedono interventi

migliorativi

Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione

Azioni correttive da programmare nel breve medio

termine o in correlazione

con l'erogazione di attività

Azioni correttive necessarie da

programmare con urgenza

Azione non prorogabile con

intervento diretto organi d'indirizzo e

del RPCT (possibile

violazione del Codice di

Comportamento)

Le attività dell’Azienda che si leggono come risultanza della valutazione dei rischi sono da leggersi con la fondamentale avvertenza che sono le attività a presentare un intrinseco rischio del verificarsi di fenomeni corruttivi nella ampia accezione descritta in premessa, senza alcun riferimento alle singole persone preposte alle suddette mansioni deputate allo svolgimento quotidiano delle attività. Le azioni di miglioramento o correttive che ne conseguono rappresentano le misure ulteriori del PIANO DELLE MISURE da integrarsi alle misure obbligatorie previste dal PNA. Per il dettaglio di tali interventi ci si riferisca al piano delle misure richiamato nel presente documento.

Processo A.S.S.C. Chi è coinvolto nel processo

Livello di

Rischio

NOTE

1 Gestione delle attività inerenti la richiesta di autorizzazioni o concessioni a soggetti pubblici

- Presidente C.d.A.

- Direzione Generale

7,33 Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice etico e nel Modello Organizzativo.

2

Affidamento di lavori, servizi e forniture tramite amministrazione diretta, procedura per l’esecuzione di lavori in cottimo fiduciario, procedura accelerata per affidamento lavori di modesto valore in cottimo fiduciario;

- Presidente C.d.A.

- Direzione Generale

6,67

Necessità stesura di una procedura di valutazione e pre‐qualificazione dei nuovi fornitori.

3

Gestione delle attività di acquisizione e/o gestione di contributi, sovvenzioni, finanziamenti, assicurazioni o garanzie concesse da soggetti pubblici

- Direzione Generale 6,00

Implementazione di maggiori controlli (audit) ai fini di verificare la corretta rendicontazione dei Servizi all'ATS da parte dell'ente gestore o di eventuali contributi o sovvenzioni conseguiti per specifici progetti

Segregazione delle funzioni (esecutive, autorizzative, di controllo) per la rendicontazione nei confronti dell’ente pubblico.

4 Gestione dei rapporti con le Autorità pubbliche per la verifica degli adempimenti obbligatori (ispezioni, accertamenti, etc.);

- Direzione Generale

- R.S.P.P.

- Responsabili dei Servizi

- Responsabile Qualità, standard e appropriatezza

- Direttore Amministrativo

6,67 Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice etico e nel Modello Organizzativo

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5

Acquisizione e progressione del personale

- Direzione Generale 6,61

Necessità di prevedere uno specifico regolamento per la selezione e gestione del personale.

6 Gestione ciclo acquisti di beni, servizi e consulenze

- Direzione Generale

- Responsabili Servizi

- Direttore

Amministrativo

- Ufficio Tecnico/RSSP

5 Necessità di prevedere un apposito regolamentino per gli acquisti di beni, servizi e consulenze anche alla luce del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/16)

7

Gestione delle attività di fatturazione (attiva e passiva) e delle transazioni finanziarie (incassi e pagamenti)

- Direttore Generale

- Direttore

Amministrativo

- Revisore dei Conti

4,33

Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice etico e nel Modello Organizzativo.

8 Gestione omaggi e sponsorizzazioni

- Direttore Generale

- Direttore

Amministrativo

- Responsabile RSA

- Responsabile CDI

4,75 Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice etico.

10

Procedure di accesso ai servizi resi finanziati

- Direttore Generale 4,125

Esistenza di specifica procedura per l'ammissione in R.S.A.

Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice di comportamento e dalla suddetta procedura

11

Procedure di accesso ai servizi resi non finanziati

- Direttore Generale 5,5

Non si ritiene al momento necessario alcun intervento diverso da quanto disciplinato nel codice di comportamento e dalla suddetta procedura

4. MISURE OBBLIGATORIE La terza fase del processo di gestione del rischio, ossia quella di trattamento del rischio, si è tradotta nell'individuazione e valutazione delle misure di prevenzione che debbono essere predisposte per neutralizzare o ridurre il rischio. Le misure di prevenzione sono qualificate come obbligatorie (e in quanto tali devono essere attuate necessariamente dall'Amministrazione) dalla L. 190/2012, da altre prescrizioni di legge e direttamente dal P.N.A.

4.1 Adempimenti di trasparenza Stante la particolare rilevanza della materia della trasparenza, la cui corretta e compiuta attuazione rappresenta una delle misure fondamentali per la prevenzione dei fenomeni di corruzione e di cattiva amministrazione, se ne rimanda la specifica trattazione alla sezione finale del Piano relativa alla trasparenza.

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4.2 Codice Etico Altra misura fondamentale ai fini della prevenzione dei fenomeni di corruzione e di cattiva amministrazione, è costituita dal Modello Organizzativo e dal Codice Etico, che rappresentano documenti molto importanti per indirizzare in senso legale ed eticamente corretto le azioni e le attività dei dipendenti (e degli altri soggetti ivi operanti) dell’Azienda. In particolare:

il Modello è periodicamente aggiornato, da ultimo il 19 settembre 2016;

il Codice Etico è pubblicato sul sito internet dell’Azienda.

L’Azienda, si riserva conformemente a quanto riferito nel Programma delle Misure, di rivedere il contenuto del succitato documento, al fine di valutarne l'efficacia attuativa.

4.3 Rotazione del personale In linea generale, la rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione rappresenta una misura molto rilevante fra gli strumenti di prevenzione dei fenomeni di tipo corruttivo. Tuttavia, nell'ambito di una realtà con le caratteristiche e peculiarità di ASSC (in termini di dimensioni) si tratta di uno strumento di non agevole attuazione. Si ritiene pertanto di prevedere la seguente misura positiva di carattere cautelare, immediatamente esecutiva, sull'argomento in questione: in caso di coinvolgimento del dipendente o collaboratore in fatti di natura corruttiva, a seguito di:

avvio di procedimento penale; ricevimento di informazione di garanzia o ordine di esibizione ex art. 256 cpp o perquisizione o

sequestro; avvio di procedimento disciplinare;

ferma restando la possibilità di adottare un provvedimento di sospensione del rapporto di lavoro o di collaborazione, il C.d.A. valuterà per il personale dirigenziale (Direttore Generale) e per i Responsabili di Funzione (Direttore di Farmacia, Direttore Sanitario, Direttore Amministrativo, Responsabile Servizi Sociali Territoriali, Responsabile Struttura R.S.A., Responsabile Servizi Socio Sanitari Territoriali, Responsabile Appropriatezza, Standard e Qualità), la revoca dell'incarico sulla specifica attività in corso e laddove possibile il contestuale passaggio ad altro incarico (combinato disposto dell'art. 16, comma 1 lett. L quater e art. 55 ter).

4.4 Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse L'obbligo di evitare ogni possibile situazione di conflitto di interesse, anche solo potenziale, è già ben definito dalla normativa generale. La disciplina aziendale della questione è contenuta nel Codice Etico, che, fra l'altro, esemplifica una serie di situazioni concretanti ipotesi di conflitto d'interesse, nonché la procedura da seguire per la segnalazione e la gestione di tali ipotesi. Il personale dell’Azienda, data l'esigua composizione della dotazione organica, avendo interamente partecipato alla stesura del presente PTPC è già stato adeguatamente informato e formato in merito alle linee di condotta riguardo a tale aspetto. In ogni caso, anche in prospettiva di nuovi ingressi assuntivi o nuovi incarichi di collaborazione, la tematica potrà costituire oggetto degli interventi formativi sui temi etici e della legalità che saranno avviati nei confronti del possibile nuovo personale aziendale e dei collaboratori durante la Giornata della Trasparenza.

4.5 Conferimento e autorizzazione incarichi In generale, lo svolgimento di incarichi di carattere extraistituzionale da parte degli organi d'indirizzo, dei dipendenti e collaboratori dell’Azienda può realizzare situazioni di conflitto di interesse che possono compromettere il buon andamento dell’azione amministrativa e che in alcuni casi possono anche

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rappresentare il sintomo di fatti corruttivi (in termini di “compensi” impropri rispetto ad attività svolte nell'esercizio delle proprie prerogative). Tale svolgimento di incarichi di carattere extraistituzionale non è ammessa.

4.6 Inconferibilità e incompatibilità per incarichi dirigenziali Il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, entrato in vigore il 4 maggio 2013, ha emanato specifiche disposizioni destinate a disciplinare i casi di inconferibilità ed incompatibilità degli incarichi dirigenziali conferiti in enti pubblici economici. In particolare, l'art. 3 del sopra citato decreto legislativo prevede i casi di inconferibilità in caso di precedenti condanne per reati contro la pubblica amministrazione; l'art.12 sancisce, invece, l'incompatibilità degli incarichi dirigenziali con le cariche di componente della giunta o del consiglio regionale, nonché di componente della giunta o del consiglio di una provincia o di un comune con popolazione anche inferiore 15.000 abitanti, ovvero ancora con la carica di presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato in controllo pubblico da parte della regione. In proposito, relativamente al personale dirigente, il RPCT ha provveduto ad accertare che:

al momento dell’assunzione, il C.d.A., mediante specifiche verifiche, abbia appurato l’assenza di cause di inconferibilità;

da parte dell’autorità giudiziaria, non risultano pervenute comunicazioni di condanne per reati contro la pubblica amministrazione;

Il Direttore Generale ha rilasciato apposita dichiarazione in ambito di assenza di casi di inconferibilità e incompatibilità a suo carico. E' presente in Azienda l'apposita modulistica da utilizzare ai fini dell’acquisizione delle dichiarazioni di assenza di cause di inconferibilità da presentare all’atto del conferimento di ogni nuovo incarico dirigenziale o di consulenza e, successivamente, da pubblicare sul sito web istituzionale. Analoghe dichiarazioni verranno, inoltre, annualmente raccolte per comprovare il mantenimento dell'assenza di cause di incompatibilità.

4.7 Attività successive alla cessazione del servizio La L. 190/2012 ha previsto, per la prima volta, una disciplina generale diretta a ridurre il rischio di situazioni di corruzione correlate all’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. In questo ambito, la legge citata ha stabilito una limitazione della libertà negoziale del (ex) dipendente e collaboratore che abbia avuto rapporti con i fornitori, per un periodo triennale successivo alla cessazione del rapporto per eliminare la “convenienza” di accordi fraudolenti: in questi casi, infatti, il rischio deriva dal fatto che durante il periodo di servizio il dipendente possa dolosamente precostituirsi delle situazioni lavorative vantaggiose sfruttando in tal modo per il proprio personale interesse la sua posizione e il suo potere all’interno dell’amministrazione per ottenere un lavoro “favorevole” presso l’impresa o il soggetto privato con cui entra in contatto. A questo riguardo, le norme sopra citate già prevedono un effetto preventivo legato alla particolare rilevanza delle sanzioni previste in caso di loro inosservanza, visto che i contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti. E', comunque, possibile ipotizzare l'adozione di particolari modulistiche o comunque di modalità operative in base alle quali i soggetti privati con cui l’Azienda entra in contatto ai fini della stipulazione di accordi a titolo oneroso, dichiarino che presso di loro non risultano in servizio funzionari o personale in generale che rientrino nelle previsioni di legge.

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4.8 Formazione di commissione, assegnazione agli uffici e conferimento di incarichi in caso di delitti contro la Pubblica Amministrazione

Oltre quelle già segnalate al precedente punto 4.6, la L. 190/2012 ha previsto altre misure di prevenzione di carattere soggettivo: si tratta, infatti, di misure che anticipano il loro effetto già al momento dell'individuazione dei soggetti competenti a prendere decisioni nelle pubbliche amministrazioni, relativamente alla partecipazione a commissioni di concorso o di gara, nonché per lo svolgimento di funzioni direttive in riferimento agli uffici considerati ad alto rischio di corruzione. Alla luce di queste disposizioni, l’Azienda deve, pertanto, verificare che il personale subordinato e gli eventuali collaboratori che sono stati condannati, anche in via non definitiva ed anche in caso di patteggiamento, per delitti contro la pubblica amministrazione: a) non facciano parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per la selezione del personale; b) non siano assegnati alla gestione delle risorse finanziarie, all'acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati; c) non facciano infine parte delle commissioni per la scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o l'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere. Secondo quanto previsto dalla legge nel caso di acquisizione di beni, servizi e forniture per importi rilevanti (sopra soglia comunitaria) si andranno a predisporre adeguate misure preventive ivi inclusi eventuali regolamenti interni. La situazione impeditiva cessa nel momento in cui viene pronunciata per il medesimo reato una sentenza di assoluzione anche non definitiva o con l'estinzione del reato; se poi la situazione di inconferibilità si manifesta nel corso del rapporto di lavoro, il RPCT effettua la contestazione nei confronti dell’interessato e lo stesso deve essere rimosso dall’incarico assegnato.

4.9 Tutela del dipendente e collaboratore che segnala gli illeciti (whistleblowing)

WHISTLEBLOWING: L. 179/17 promulgata il 30 Novembre 2017, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 15 Dicembre 2017.

l'Azienda, in ottemperanza a quanto disciplinato dalla legge nazionale (L. 179/17) “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”, ha previsto la possibilità ai soggetti (dipendenti e terze parti che si interfacciano con l'Azienda) di presentare, a tutela dell’integrità dell’Ente, segnalazioni circostanziate di presunte condotte illecite o irregolari al RPCT aziendale. Le segnalazioni devono essere fondate su elementi di fatto precisi, circonstanziati e concordanti, di presunte violazioni del Modello di organizzazione e gestione dell’organizzazione ai sensi del D.Lgs. 231/01 o del Codice Etico, di cui siano venuti a conoscenza a ragione delle funzioni svolte o dei rapporti in corso con l'Azienda (ad esempio Fornitori, Destinatari servizi, Consulenti). L'Azienda garantisce la riservatezza dell’identità del segnalante e la tutela dello stesso nelle attività di gestione della segnalazione. l'Azienda non considererà le segnalazioni anonime, mentre tutelerà l'anonimato del segnalante come previsto dalla L. 179/17.

Come previsto dalla normativa, l'Azienda vieta qualsiasi atto di ritorsione o discriminazione, diretti o indiretti, nei confronti del segnalante per motivi collegati direttamente o indirettamente alla segnalazione. La normativa prevede, in particolare, che l'adozione di misure discriminatorie nei confronti del segnalante può essere segnalata all'Ispettorato Nazionale del Lavoro e l'eventuale licenziamento ritorsivo o discriminatorio a carico del segnalante è nullo con la conseguenza della reintegra che sarà disposta dal Giudice. Sono altresì nulli i mutamenti di mansioni, trasferimenti, provvedimenti disciplinari. Sarà onere del Datore di Lavoro dimostrare che tali misure sono fondate su ragioni estranee alla segnalazione stessa.

Tutte le segnalazioni devono pervenire unicamente al RPCT aziendale.

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Ricevuta la segnalazione, il RPCT aziendale condurrà la propria istruttoria (avvalendosi anche delle funzioni dell'Azienda per gli opportuni approfondimenti) al termine della quale informerà l'Organismo di Vigilanza, il Consiglio di Amministrazione e il Revisore unico dell'esito mediante apposito verbale scritto.

Nel caso in cui al termine dell’istruttoria la segnalazione si rivelasse pretestuosa o intenzionalmente falsa saranno presi provvedimenti disciplinari da parte del Datore di Lavoro nei confronti di chi ha avanzato la segnalazione, e, qualora configurasse reato (calunnia), verrà informata l'Autorità Giudiziaria.

Nel 2018 verrà stilato ed approvato l'apposita procedura aziendale in tema di whistleblowing nonché l'aggiornamento del Modello Organizzativo con la previsione dell'apposita sezione come disposto dalla L. 179/17.

La procedura verrà illustrata nel corso dell'annuale Giornata della Trasparenza rivolto al personale.

Un'altra importante misura innovativa prevista dalla L. 190/2012, direttamente finalizzata a favorire l'emersione di fattispecie di illecito, è quella relativa alla tutela del dipendente e collaboratore che segnala situazioni di illecito, ossia il cosiddetto “whistleblower”. In particolare, la disposizione prevede che la tutela del whistleblower si sviluppi su tre distinti versanti, e precisamente:

la salvaguardia dell'anonimato; il divieto di discriminazione; la sottrazione della denuncia/ segnalazione al diritto di accesso.

Su questi punti, l’Azienda persegue le seguenti linee di comportamento.

4.9.1 Whistleblower e denounce anonime Innanzitutto, l’Azienda non equipara la tutela prevista per il whistleblower anche ai casi di denunce anonime. La tutela del whistleblower, infatti, è relativa alla denuncia proveniente da un soggetto individuabile, mentre le segnalazioni anonime possono, invece, essere accettate unicamente se risultano dettagliate e circostanziate in maniera tale da far emergere fatti e situazioni in relazione a contesti determinati (ad esempio indicazione di nominativi, eventi particolari, ecc.) L’Azienda ha adottato una procedura di gestione ed un sistema differenziato e riservato di ricezione delle segnalazioni espressa nel Codice Etico. In ogni caso, il RPCT proporrà la diffusione, informazione e formazione della procedura aziendale di tutela del whistleblower, che verrà espressa nel Codice Etico.

4.9.2 Tutela dell'anonimato Per quanto riguarda la salvaguardia dell'anonimato, l'identità del segnalante può essere rivelata all'incolpato, innanzitutto, in caso di espresso consenso del segnalante. Al di fuori di questa circostanza, vale il principio per cui l'identità non può essere resa nota se la segnalazione è stata decisiva ai fini dell’avvio del procedimento d'indagine del RPCT (per cui l’identità è divulgabile soltanto se la segnalazione è uno degli elementi che hanno fatto emergere l’illecito, ma la contestazione avviene sulla base di altri fatti da soli sufficienti a giustificare il procedimento); unica eccezione a questo principio vale nel caso in cui la conoscenza dell'identità risulta comunque assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato (si tratta, peraltro, di una circostanza che può emergere unicamente a seguito dell’audizione dell’incolpato ovvero dalle memorie difensive dallo stesso prodotte nel procedimento). Pertanto, il personale e i collaboratori dell’Azienda, nell'esercizio delle proprie prerogative di carattere disciplinare, si conformano a tale indirizzo di comportamento.

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4.9.3 Divieto di discriminazione L’Azienda tutela il whistleblower rispetto all’adozione di eventuali misure discriminatorie, intendendo con questo termine le azioni disciplinari ingiustificate, le molestie sul luogo di lavoro ed ogni altra forma di ritorsione che determini condizioni di lavoro intollerabili per il dipendente o collaboratore che ha effettuato la segnalazione. Si tratta di una tutela che presenta le seguenti caratteristiche:

riguarda le segnalazioni effettuate all'Autorità giudiziaria, alla Corte dei conti o al C.d.A. dell’Azienda;

se il dipendente o il collaboratore ritiene di aver subito una discriminazione per il fatto di aver effettuato una segnalazione di illecito, deve darne notizia circostanziata al RPCT; questi valuta quindi la sussistenza degli elementi per effettuare la segnalazione di quanto accaduto all'ANAC oltre che al C.d.A e all’Organismo di Vigilanza.

4.9.4 Sottrazione della denuncia al diritto di accesso Infine, l’Azienda sottrae il documento contenente la segnalazione dall’eventuale esercizio del diritto di accesso esercitato nei suoi confronti. Unica eccezione a tale esclusione è costituita dall’ipotesi eccezionale relativa all’identificazione del whistleblower.

4.10 Formazione del personale Ai fini della prevenzione dei fenomeni di tipo corruttivo, la formazione riveste un ruolo fondamentale, ed in quanto tale è perseguita dall’Azienda in tutto l’arco temporale di vigenza del presente PTPC. Ancora più significativi, risultano, peraltro, gli interventi formativi già attuati sia per diffondere fra il personale ed i collaboratori i valori etici alla base degli interventi aziendali sui temi della legalità, sia per approfondire e migliorare l’analisi e la mappatura dei processi maggiormente a rischio, oggetto del presente Piano. A questo proposito, sono previste le seguenti iniziative formative:

eventi formativi sui temi etici e della legalità specificatamente per il disposto della legge 190/2012, rivolto al personale operante nelle aree maggiormente a rischio di corruzione e al RPCT.

intervento informativo e di aggiornamento con riferimento al Codice etico, per tutto il personale e i collaboratori.

Dette iniziative formative che si inseriranno nell'ambito della Giornata della Trasparenza che si terrà ogni anno, si dovranno tenere entro e non oltre il 31 dicembre 2018, 2019, 2010.

4.11 Patti di integrità negli affidamenti Nell’ambito di una delle aree a rischio, quale quella degli acquisti, l’Azienda intende adottare, fra le misure preventive, quella relativa all’adozione di specifici patti e protocolli d’integrità integrati ai contratti che i fornitori/collaboratori devono accettare come presupposto condizionante la loro partecipazione. In particolare, il patto d’integrità contenente una serie di condizioni dirette a valorizzare comportamenti eticamente adeguati che l’Azienda richiede ai fornitori/collaboratori e che permettono un controllo reciproco ed eventuali sanzioni (anche di carattere patrimoniale) per il caso in cui qualcuno dei partecipanti cerchi di eluderlo. La legittimità di questa tipologia di misure è sancita, tra l’altro, da una specifica determinazione (n. 4/2012) dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (AVCP), che ha evidenziato come l’accettazione delle clausole sancite nei protocolli di legalità, attraverso la presentazione della domanda di partecipazione o dell’offerta, comporti, in realtà, l’accettazione di regole comportamentali già doverose per tutti i concorrenti. In particolare come espresso nel Programma delle Misure, nel caso di assegnazione di incarichi e forniture, l’Azienda dovrà predisporre un modello generale di Patto di integrità denominato "clausole anticorruzione".

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4.12 Azione di sensibilizzazione e rapporto con la società civile L’Azienda imposta le proprie politiche di comunicazione e diffusione della strategia di prevenzione dei fenomeni corruttivi attraverso l’utilizzo di vari strumenti, nella consapevolezza che, ai fini dell’emersione dei fatti di cattiva amministrazione o sintomatici di illegalità, risulta particolarmente rilevante il coinvolgimento degli stakeholders.

5. TEMPI E MODALITA' DI MONITORAGGIO Le misure di monitoraggio e vigilanza sull'efficacia del PTPC non riguardano soltanto le attività di semplice controllo sulla sua attuazione, ma si estendono a tutti gli interventi di implementazione e di miglioramento del suo contenuto. Tali misure comprendono: - la predisposizione da parte del RPCT, entro il 15 dicembre di ogni anno (salvo proroghe dell'ANAC), di

una Relazione annuale (trasmessa dalla Direzione aziendale al C.d.A., e pubblicata sul sito web aziendale) che riporta il rendiconto sull’efficacia delle misure di prevenzione definite dal PTPC; questa relazione deve contenere una serie di indicatori sull’efficacia delle politiche di prevenzione con riguardo ai seguenti ambiti:

• gestione rischi • stato di attuazione del piano delle misure

lo svolgimento di specifici Audit da parte del RPCT in stretto coordinamento con l'Organismo di Vigilanza in relazione all’attuazione di tutte o di alcune delle misure contenute nel PTPC.

Il presidio della trasparenza nell’Azienda A presidio della trasparenza, l’Azienda ha:

nominato il Responsabile della trasparenza e dell’accesso civico, nella figura del Direttore Generale;

costituito il gruppo di lavoro sulla trasparenza, con funzioni di supporto al responsabile della trasparenza e al referente dell’accesso civico nella impostazione, nella gestione e nel monitoraggio di quanto stabilito dal D. Lgs. 33/13 e dalla Circolare 1/14 della Funzione pubblica costituita dal Direttore Generale, Direttore Amministrativo, Organismo di Vigilanza e la Responsabile Qualità, Standard e Appropriatezza;

attivato la Sezione “Amministrazione Trasparente” all’interno del sito istituzionale al fine di rendere accessibili i dati e le informazioni richieste dal D. Lgs. 33/13.

Obiettivi da realizzare nel triennio 1. Assicurare l’implementazione di nuovi sistemi di automazione per la produzione e pubblicazione dei

dati. 2. Attuare la ricognizione dei procedimenti e l’utilizzo delle banche dati e degli applicativi, già in uso, al

fine di identificare eventuali, ulteriori possibilità di produzione automatica del materiale richiesto. 3. Rendere una rilevazione automatica del livello di soddisfazione degli utenti per mettere meglio a

fuoco i bisogni informativi degli stakeholders interni ed esterni all'Azienda. 4. Organizzare la Giornata della trasparenza prevista dalla norma e rivolta a tutto il personale.

Tabella 1.‐ La mappa dei portatori di interessi dell’Azienda

Relazione di governance Portatori di interessi

Governo interno Comune di Casalpusterlengo (Sindaco – Consiglio Comunale)

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Relazione di governance Portatori di interessi

Direttore Personale

Risorse

Fornitori (lavori, beni e servizi)

Finanziatori (Fondazioni bancarie)

Rete

ATS Milano Città Metropolitana

ASST di Lodi

Ente Capofila e Ufficio del Piano di Zona

Enti gestori accreditati e convenzionati

Associazioni di volontariato

Consorzio per la Formazione Professionale e l'Educazione Permanente di Lodi

Azienda Speciale Consortile del Lodigiano per i Servizi alla Persona

Parrocchie e oratori

Ufficio Scolastico Provinciale e Istituti Scolastici

Enti del terzo settore e del privato sociale

Caritas

Associazioni famigliari

Prefettura e Questura

Carcere

Amministrazione provinciale

Risultato

Cittadini/utenti

Comune di Casalpusterlengo (Consiglio Comunale)

Comuni destinatari (Casalpusterlengo, comuni convenzionati)

Regione Lombardia

Processo di attuazione del Programma

5.1 Struttura, ruoli e funzioni Il presidio organizzativo interno che garantisce la definizione, l’attuazione, il monitoraggio e l’aggiornamento degli obblighi di trasparenza è costituita da:

il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e Trasparenza; il gruppo di lavoro sulla trasparenza; il Referente dell’accesso civico; il personale dell’Azienda. L'Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/01.

5.1.1 Responsabile per la trasparenza Il Responsabile per la Trasparenza dell’Azienda è individuato nella figura del Direttore Generale, Dott. Emiliano Gaffuri che riveste anche la funzione di Responsabile per la prevenzione della corruzione (RPCT).

Contatti:

Tel.: 0377/7710

Mail: [email protected]

Il Responsabile per la Trasparenza svolge le funzioni attribuitegli dalla normativa. In particolare:

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provvede alla redazione ed all'aggiornamento del PTTI (art. 43, c. 2 del D. Lgs. 33/13); svolge stabilmente un’attività di controllo sull’adempimento da parte dell'amministrazione degli

obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente (art. 43, c. 1 del D. Lgs 33/13). A tal fine, effettua verifiche periodiche in corso d’anno ed un’attività di monitoraggio (art. 43, c. 2 del D. Lgs. 33/13) secondo i criteri e le modalità definiti nel PTTI;

segnala al Consiglio di Amministrazione e all'Autorità nazionale anticorruzione (A.N.AC.) i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione, ai fini dell'attivazione del procedimento disciplinare e delle altre forme di responsabilità (art. 43, c. 5 del D. Lgs. 33/13);

controlla ed assicura la regolare attuazione dell'accesso civico mediante suo delegato (art. 43, c. 4 del D. Lgs. 33/13);

assume la funzione di Titolare del potere sostitutivo nella procedura di accesso civico, ai sensi dell’art. 5, c. 4 del D.Lgs. 33/13.

Il medesimo Responsabile coordina gli interventi e le azioni necessarie a dare attuazione alla normativa che riguarda l'Azienda, e svolge attività di controllo sull’adempimento degli obblighi di pubblicazione, segnalando gli esiti di tale controllo secondo quanto previsto dalla delibera n. 50/2013, p. 2.2.

COLLEGAMENTO CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL D.LGS. n. 231/2001 Il Modello di organizzazione, gestione e controllo di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001 è stato aggiornato con delibera del CdA del 19 settembre 2016. Con l’aggiornamento del Modello l'Azienda assicura correttezza e maggiore trasparenza nello svolgimento della propria attività. Il Modello in particolare costituisce un ulteriore valido strumento di sensibilizzazione di tutti i dipendenti e collaboratori dell'Azienda e di tutti gli altri soggetti alla stessa cointeressati. In relazione alle finalità del Modello organizzativo, il Responsabile della trasparenza d’intesa con l’Organismo di Vigilanza individua adeguate forme di pubblicità.

5.1.2 Il gruppo di lavoro sulla trasparenza Il Responsabile per la Trasparenza, nello svolgimento delle proprie funzioni, si avvale dell’ausilio del Gruppo di lavoro sulla trasparenza che assume funzioni di supporto nella progettazione, gestione e nel monitoraggio del sistema di trasparenza ed integrità adottato dall’Azienda.

Il Gruppo di lavoro sulla trasparenza:

- supporta il Responsabile per la Trasparenza nella definizione e nell’aggiornamento del Piano; - supporta il Responsabile per la Trasparenza nella progettazione e nella gestione della Sezione

“Amministrazione trasparente” del sito istituzionale dell’Azienda; - presidia la manutenzione del sistema di monitoraggio interno degli obblighi di pubblicazione sia

sotto il profilo tecnico che organizzativo attraverso: la definizione delle procedure generali finalizzate al monitoraggio interno degli obblighi di

pubblicazione ed all’aggiornamento del Piano; l’evidenziazione dei fabbisogni formativi del personale dell’Ente, a tutti i livelli, in merito

alla disciplina normativa in materia di trasparenza ed alle procedure interne finalizzate ad assicurarne il rispetto;

- effettua le verifiche interne e l’attività di monitoraggio, su indirizzo del Responsabile per la trasparenza, predisponendo gli schemi di verbali e di report, ferma restando la responsabilità finale del Responsabile per la Trasparenza in merito agli atti assunti;

- supporta il referente dell’accesso civico nello svolgimento della propria attività.

5.1.3 Il Referente dell’accesso civico Il Referente dell’accesso civico è posto a presidio delle istanze di accesso civico da parte dei cittadini. Per l’espletamento della propria attività si avvale del supporto del Gruppo di lavoro sulla trasparenza.

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5.1.4 Dipendenti dell’Azienda I dipendenti dell’Azienda, qualunque sia la posizione ricoperta:

si impegnano a garantire la tempestività e la regolarità dei flussi informativi per i quali assumono la responsabilità della trasmissione e/o della pubblicazione e/o aggiornamento (Tabella 1), nel rispetto dei termini e dei criteri definiti nella Mappa degli obblighi di pubblicazione riportata nel PTTI;

collaborano con il Responsabile per la trasparenza e con il Gruppo di lavoro sulla trasparenza, partecipando attivamente alla definizione ed all’aggiornamento del PTTI;

rispondono alle richieste del Responsabile per la trasparenza in occasione delle verifiche periodiche e dell’attività di monitoraggio, fornendo tutti i chiarimenti e le informazioni necessarie, e garantendo l’attuazione di tutte le azioni richieste per garantire il regolare e tempestivo flusso dei dati di propria competenza.

Tabella 2.- La mappa delle responsabilità

Responsabilità Descrizione

Trasmissione

Per trasmissione si intende, nel caso in cui i dati siano archiviati in una banca dati, sia l’immissione dei dati nell’archivio sia la confluenza degli stessi dall’archivio al soggetto responsabile della pubblicazione sul sito (Del. A.N.AC. 50/13, Par. 2.2).

Pubblicazione

Per pubblicazione si intende la pubblicazione di documenti, dati e informazioni in conformità alle specifiche e alle regole tecniche di cui all'allegato A, del D.Lgs. 33/13 (art. 2, D.Lgs. 33/13).

Aggiornamento

Con il termine aggiornamento non si intende necessariamente la modifica del dato, essendo talvolta sufficiente un controllo dell’attualità delle informazioni pubblicate, anche a tutela di eventuali interessi individuali coinvolti (Del. A.N.AC. 50/13, Allegato 2, par. 2).

5.2 Gli obblighi di pubblicazione Gli obblighi di pubblicazione sono definiti dalla Delibera 50/2013 dell’A.N.AC. Nell’Allegato 1 della Delibera sono riportati la denominazione dei singoli obblighi, aggregati per tipologie di dati e per macrofamiglie. A ciascun obbligo è associato il riferimento normativo e l’ambito soggettivo di applicazione nonché la specificazione dei relativi contenuti e la frequenza di aggiornamento richiesta.

5.3 Qualità delle informazioni L’Azienda Speciale è tenuta ad assicurare la qualità delle informazioni riportate nell’apposita sezione del sito istituzionale nel rispetto degli obblighi di pubblicazione previsti dalla legge, assicurandone l’integrità, il costante aggiornamento, la completezza, la tempestività, la semplicità di consultazione, la comprensibilità, l’omogeneità, la facile accessibilità, nonché la conformità ai documenti originali in possesso dell’Azienda Speciale, l’indicazione della loro provenienza e la riutilizzabilità.

I Responsabili incaricati assicurano che i documenti e gli atti oggetto di pubblicazione obbligatoria siano pubblicati:

completi nel loro contenuto, e degli allegati costituenti parte integrante e sostanziale dell’atto; in forma chiara e semplice, tali da essere facilmente comprensibili al soggetto che ne prende

visione; di norma tempestivamente, o comunque nei tempi previsti dalla normativa vigente; per un periodo di 5 anni, decorrenti dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello da cui decorre

l’obbligo della pubblicazione.

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Gli atti che producono i loro effetti oltre i 5 anni, andranno comunque pubblicati fino alla data di efficacia. Allo scadere del termine sono comunque conservati e resi disponibili all’interno di distinte sezioni di archivio.

In formato di tipo aperto ai sensi dell’articolo 68 del Codice dell’amministrazione digitale, di cui al D.Lgs. 82/2005 e saranno riutilizzati ai sensi del D.Lgs. 196/2003, senza ulteriori restrizioni diverse dall’obbligo di citare la fonte e di rispettare l’integrità.

In generale, nel rispetto degli artt. 6 e 7 del D.Lgs. n. 33/2013 e dei criteri di qualità della pubblicazione dei dati, di cui alla delibera n. 50/2013 della CIVIT.

5.4 Monitoraggio ed audit Con riferimento agli obblighi di pubblicazione, per ogni obbligo saranno individuati i sistemi informativi attualmente adottati per la trasmissione e la pubblicazione dei dati. Ciascun dipendente identificato come responsabile della trasmissione, aggiornamento o della pubblicazione dei dati si impegna a garantire il rispetto dei termini di pubblicazione e della frequenza di aggiornamento dei dati dichiarati nella mappa degli obblighi di pubblicazione.

5.4.1 Il monitoraggio interno L’art. 43, c. 1 del D. Lgs. 33/13 affida al Responsabile per la trasparenza il compito di svolgere stabilmente “un'attività di controllo sull'adempimento da parte dell'amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l'aggiornamento delle informazioni pubblicate, nonché segnalando all'organo di indirizzo politico, […], all'Autorità nazionale anticorruzione e, nei casi più gravi, all'ufficio di disciplina i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione”.

Il Responsabile della Trasparenza garantisce il monitoraggio interno degli obblighi di trasparenza, per il tramite del Gruppo di lavoro sulla trasparenza, attraverso un’attività di monitoraggio programmato. L’attività di monitoraggio e report viene effettuata almeno una volta l’anno e prende come riferimento i seguenti aspetti:

stato di attuazione degli obiettivi definiti nel Piano; verifica degli obblighi di pubblicazione, attraverso l’utilizzo dell’apposita griglia di monitoraggio ed

attestazione; esiti delle procedure di accesso civico gestite nell’anno.

Il report di monitoraggio viene pubblicato nella Sezione “Amministrazione trasparente”, nella sottosezione dedicata al Programma triennale della trasparenza. Qualora dall’attività di monitoraggio e connesso reporting, emergano l’inadempimento o il ritardato o parziale adempimento di alcuni obblighi di pubblicazione, il Responsabile per la trasparenza è tenuto ad effettuare la segnalazione interna ai sensi dell’art. 43, c. 1 del D.lgs. 33/13.

5.4.2 Segnalazione interna L’art. 43, cc. 1 e 5 del D.Lgs. 33/13 affida al Responsabile per la Trasparenza il compito di segnalare i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione al Consiglio di Amministrazione e all'A.N.AC. La segnalazione interna viene inoltrata, per conoscenza, ai soggetti individuati come responsabili del mancato o ritardato adempimento segnalato. Si ricorda che l’art. 6, c. 2 del D.lgs. 33/13 stabilisce che “l'esigenza di assicurare adeguata qualità delle informazioni diffuse non può, in ogni caso, costituire motivo per l'omessa o ritardata pubblicazione dei dati, delle informazioni e dei documenti”.

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5.5 L’accesso civico e l'accesso civico generalizzato

5.5.1 La procedura di accesso civico e accesso civico generalizzato Con l’accesso civico e l'accesso civico generalizzato chiunque può richiedere all’Azienda di pubblicare dati, documenti ed informazioni obbligatori per legge, qualora rilevi che gli stessi non siano pubblicati sul sito internet istituzionale. L’accesso civico dà a chiunque:

la possibilità di vigilare, attraverso il sito web istituzionale, non solo sul corretto adempimento formale degli obblighi di pubblicazione ma soprattutto sulle finalità e le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche da parte delle pubbliche amministrazioni e degli altri enti destinatari delle norme;

il "potere" di controllare democraticamente la conformità dell'attività dell'amministrazione determinando anche una maggiore responsabilizzazione di coloro che ricoprono ruoli strategici all'interno dell'amministrazione, soprattutto nelle aree più sensibili al rischio corruzione, così come individuate dalla L. n. 190 del 2012.

La procedura per la gestione dell’accesso civico dell’Azienda è definita nel rispetto delle disposizioni dettate dall’art. 5, D.Lgs. 33/13, dalla Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 2/13, dalla Delibera A.N.AC. n. 50/13 e dalla Circolare 1/14 della Funzione pubblica.

Soggetti che possono richiedere l’accesso civico

La richiesta di accesso civico può essere effettuata da chiunque rilevi l’inadempimento totale o parziale di un obbligo di pubblicazione da parte dell’Azienda. Essa, infatti (art. 5, c. 2 D.Lgs. 33/13) non è sottoposta ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente, che può essere una persona fisica, oppure una persona giuridica ed è gratuita.

Referente per l’accesso civico

La richiesta di accesso civico va presentata al Responsabile per l’accesso civico. Il Referente per l’accesso civico e l'accesso civico generalizzato dell’Azienda è: Dott. Emiliano Gaffuri Contatti del Responsabile per l’accesso civico:

Telefono: 0377/7710 ‐ Mail: [email protected]

Indirizzo: via Fleming, 2 26841 Casalpusterlengo (LO)

Titolare del potere sostitutivo

Il Titolare del potere sostitutivo è colui al quale rivolgersi nel caso in cui il Referente per l’accesso civico non risponda alla richiesta di accesso civico presentata, oppure vi risponda in ritardo rispetto al termine di 30 giorni previsto. Il Titolare del potere sostitutivo è il Responsabile per la trasparenza, individuato a sua volta nel Direttore Amministrativo, Dott. Massimo Pezzini. Contatti:

Telefono: 0377/7710 – Mail: [email protected]

Indirizzo: via Fleming, 2 26841 Casalpusterlengo (LO)

Di seguito viene descritta la procedura di accesso civico. La procedura è consultabile anche sul sito istituzionale, Sezione “Amministrazione trasparente”, Sottosezione “Altri contenuti – accesso civico”, dove

è possibile anche scaricare il modulo per effettuare la richiesta (Tabella 1).

Tabella 3.- La procedura di accesso civico

Fase Descrizione Documentazione

1. Effettuazione della richiesta

Chiunque rilevi che l’Azienda non stia adempiendo pienamente ad un obbligo di pubblicazione previsto dalla legge, può compilare il Modulo di richiesta di accesso civico scaricandolo dal sito, nella Sezione “Amministrazione trasparente”, Sottosezione “Altri contenuti – accesso civico”.

Modulo di richiesta di accesso civico

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Fase Descrizione Documentazione

Nel modulo, oltre alle altre informazioni richieste, è necessario specificare il dato, il documento, o l’informazione di cui si richiede la pubblicazione. La richiesta è indirizzata al Referente dell’accesso civico via mail, al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected].

2. Presa in carico della richiesta

L’Azienda rilascia, al momento della ricezione, una ricevuta di presa in carico, contenente gli estremi identificativi della richiesta. Il referente dell’accesso civico trasmette la richiesta, per dovuta informazione, al responsabile della trasparenza. Il Responsabile per la Trasparenza, o suo delegato (referente per l'accesso civico) inoltre, provvede ad attivare la segnalazione interna ex art. 43, cc. 1 e 5 del D.Lgs. 33/13 secondo la procedura prevista.

Ricevuta di presa in carico

3. Risposta dell’Azienda Il responsabile di servizio o per materia su indicazione del Responsabile per la Trasparenza, o suo delegato (referente per l'accesso civico) esamina la richiesta e provvede a fornire una risposta all’utente entro 30 gg. dalla ricezione della richiesta.

Comunicazione di risposta

4. Eventuale ricorso al titolare del potere sostitutivo

Nei casi di ritardo o mancata risposta il richiedente può ricorrere al titolare del potere sostitutivo. La richiesta è indirizzata al dott. Massimo Pezzini via mail, al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] Quest’ultimo, verificata la sussistenza dell’obbligo di comunicazione, provvede con le modalità di cui al punto precedente, sostituendosi al referente per l’accesso civico.

Modulo di ricorso al Titolare del potere sostitutivo

5. Eventuale ricorso al TAR

Qualora il richiedente ritenga violati i propri diritti in materia di accesso civico può richiedere il ricorso al TAR, secondo le disposizioni di cui al D.Lgs. 104/10 (Codice del processo amministrativo).