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PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani - NTA - PTC_ Provincia di Barletta Andria Trani elaborato (2) Norme Tecniche di Attuazione

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PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani

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PTC_ Provincia di Barletta Andria Trani

elaborato (2) Norme Tecniche di Attuazione

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PROVINCIA

DI BARLETTA ANDRIA TRANI

Francesco Ventola

Presidente

Domenico Campana

Assessore alla Pianificazione territoriale, urbanistica,

edilizia scolastica.

SETTORE URBANISTICA, ASSETTO DEL TERRITORIO,

PTCP, PAESAGGIO, GENIO CIVILE, DIFESA DEL SUOLO

Ing. Vincenzo Guerra

Dirigente – Responsabile del procedimento

Coordinamento Scientifico

Politecnico di Bari – Dipartimento ICAR

Prof. Nicola Martinelli - responsabile scientifico

Prof. Sergio Bisciglia - aspetti della

concertazione/partecipazione

Arch. Silvana Milella – architettura della piattaforma GIS

Prof. Arch. Maria Valeria Mininni – aspetti paesaggistici

Prof. Giuseppe Carlone – aspetti storici e beni culturali

Collaborazione

Arch. Stefania Cascella

Arch. Luigi Guastamacchia

Arch. Anna Floriello

Ufficio di Piano

Ing. Vincenzo Guerra

Supervisione e coordinamento tecnico

Arch. Mauro Iacoviello

Responsabile Servizio Assetto del Territorio - Coordinamento

operativo strutture tecniche

Sistema ambientale / ecologia / paesaggio / usi del territorio /

sistema insediativo e morfologico-funzionale / infrastrutture e

mobilità

Ing. Francesco Lomoro

Sistema degli usi del territorio / sistema insediativo e morfologico-

funzionale / infrastrutture e mobilità

Ing. Vincenzo Lopopolo

Sistema ambientale

Ing. Alessandro Maggio

Sistema ambientale / paesaggio / infrastrutture e mobilità

Arch. Francesco Patruno

Sistema del paesaggio / sistema insediativo e morfologico-

funzionale

Contributi specialistici

Ing. Stefano Ciurnelli - Pianificazione dei Trasporti

Arch. Nicola Ferdinando Fuzio - Urbanistica, Pianificazione

territoriale e paesaggistica

Geol. Alfredo Angelo De Giovanni - Scienze geologiche

Dott. Maurizio Marrese -Scienze ambientali

Dott. Emmanuele Daluiso - Scienze sociali ed economiche

Dott. Agr. Gianluigi Cardone -Scienze agronomiche e forestali

Ing. Nicola Lopez - SIT e WEBGIS

Sistema Informativo Territoriale

Ing. Francesco Lomoro

Ing. Vincenzo Lopopolo

Arch. Cosmo Damiano Lovascio

Comitato di Coordinamento

Settore Edilizia e Manutenzione ed Impianti Termici

Settore Infrastrutture Trasporti e Viabilità

Ing. Mario Maggio - Dirigente

Settore Polizia Provinciale e Protezione Civile Caccia e Pesca

Dott. Francesco Paolo Greco - Dirigente

Settore Politiche Comunitarie e Servizi Attivi al Cittadino

Settore Cultura Sport e Turismo - Politiche Sociali

Settore Sviluppo Produttivo - Agricoltura e Aziende Agricole

Dott.ssa Caterina Navach – Dirigente

Settore Ambiente, Energia, Aree Protette

Settore Rifiuti e Bonifiche

Avv. Vito Bruno - Dirigente

Tavolo di Coordinamento in materia di Uso

e Governo del Territorio

Comune di Andria

Avv. Nicola Giorgino - Sindaco

Ing. Paolo Bavaro - Dirigente

Comune di Barletta

Dott. Pasquale Cascella- Sindaco

Ing. Vito Vacca - Dirigente

Ing. Ernesto Bernardini

Comune di Bisceglie

Avv. Francesco Spina - Sindaco

Arch. Giacomo Losapio - Dirigente

Comune di Canosa di Puglia

Dott. Ernesto La Salvia - Sindaco

Ing. Giuseppe Limongelli - Dirigente

Comune di Margherita di Savoia

Dott. Paolo Marrano - Sindaco

Ing. Massimo Dadduzio - Dirigente

Comune di Minervino Murge

Dott. Rino Superbo - Sindaco

Ing. Tonia Labinaca - Dirigente

Comune di San Ferdinando di Puglia

Dott. Michele Lamacchia - Sindaco

Geom. Marcello Rondinone - Dirigente

Comune di Spinazzola

Dott. Nicola Di Tullio - Sindaco

Arch. Cinzia Rotondella - Dirigente

Comune di Trani

Avv. Luigi Riserbato - Sindaco

Ing. Claudio Laricchia. - Dirigente

Comune di Trinitapoli

Avv. Francesco Di Feo - Sindaco

Arch. Salvatore Grieco - Dirigente

Parco Nazionale Alta Murgia

Dott. Cesare Veronico - Presidente

Dott. Fabio Modesti - Direttore

Concertazione

Regione Puglia

Provincia di Foggia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

(ISPRA)

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Sommario

TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI .................................................................................................... 7

CAPO I. – PRINCIPI E CONTENUTI DEL PTCP ..................................................................................... 7

Art. 1. Natura giuridica ed ambito di applicazione ......................................................................................... 7

Art. 2. Finalità del Piano ................................................................................................................................ 7

Art. 3. Principi di riferimento .......................................................................................................................... 9

Art. 4. Obiettivi generali e Strategie del PTCP ............................................................................................ 10

Art. 5. Elaborati del PTCP ........................................................................................................................... 11

Art. 6. Formazione del Piano e partecipazione ............................................................................................ 13

Art. 7. Varianti del Piano .............................................................................................................................. 14

Art. 8. Aggiornamenti e manutenzione del Piano ........................................................................................ 14

Art. 9. Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio .................................................. 14

Art. 10. Comitato di Coordinamento (copianificazione “orizzontale”) ........................................................... 15

Art. 11. Il forum permanente ........................................................................................................................ 15

CAPO II. – STRUMENTI E MODALITÀ PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO ........................................... 15

Art. 12. Disposizioni attuative, definizioni ed efficacia ................................................................................. 15

Art. 13. Strumenti di attuazione ................................................................................................................... 16

Art.14. Valutazione di compatibilità della Pianificazione comunale ............................................................. 17

Art. 15. Contenuti minimi dei PUG ai fini del controllo di compatibilità ........................................................ 17

Art. 16. Infrastrutture per i servizi di area vasta ........................................................................................... 17

Art. 17. Cooperazione in fase di formazione dell’atto di valutazione di compatibilità ................................... 18

Art. 18. Perequazione e incentivazione urbanistica, territoriale e/o finanziaria ............................................ 18

Art. 19. Compensazione e mitigazione ambientale ..................................................................................... 19

Art. 20. Raccordo con la pianificazione di settore provinciale ..................................................................... 20

Art. 21. Progetti Strategici Territoriali (PST) ................................................................................................ 20

Art. 22. Procedura di formazione dei PST ................................................................................................... 20

Art. 23. Monitoraggio e valutazione del Piano ............................................................................................. 20

Art. 24. Ufficio di Piano ................................................................................................................................ 21

Art. 25. Sistema Informativo Territoriale ...................................................................................................... 21

Art. 26. Sito web del PTCP della Provincia di Barletta, Andria, Trani .......................................................... 21

Art. 27. Adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PTCP e misure di salvaguardia ................... 22

TITOLO II – SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO ................................................................. 23

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO ............... 23

Art. 28. Obiettivi specifici ............................................................................................................................. 23

Art. 29. Disposizioni e struttura della disciplina ........................................................................................... 23

Art. 30. La “visione strategica” dei paesaggi nei processi in atto ................................................................. 24

CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE ............................................................................ 25

Sezione I. Componente abiotica – integrità fisica ................................................................................. 25

Art. 31. Difesa del suolo .............................................................................................................................. 25

Art. 32. Fenomeni di erosione della linea di costa ....................................................................................... 26

Art. 33. Contesti idro-geo-morfologici di tutela paesaggistica ...................................................................... 26

Art. 34. Indirizzi per il recupero delle aree di cava esaurite ......................................................................... 27

Art. 35. Ciclo delle acque ............................................................................................................................ 28

Art. 36. Aree interessate da fenomeni di vulnerabilità degli acquiferi .......................................................... 28

Art. 37. Rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali ..................................................... 29

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Art. 38. Contratto del fiume Ofanto .............................................................................................................. 30

Art. 39. Rigenerazione ecologica e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera ......................... 31

Art. 40. Pericolosità sismica ........................................................................................................................ 31

Sezione II. Componente biotica – integrità ecologica e delle qualità agro-ambientali ....................... 32

Art. 41. Contesti ecosistemici-ambientali di tutela paesaggistica ................................................................ 32

Art. 42. Rete Ecologica Provinciale ............................................................................................................. 32

Art. 43. Barriere infrastrutturali e interferenze con la Rete Ecologica Provinciale ....................................... 34

Art. 44. Attuazione della Rete Ecologica Provinciale ................................................................................... 34

Art. 45. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica ................................................................................ 35

Art. 46. Sistemi marino-costieri.................................................................................................................... 35

Art. 47. Ambiti destinati all’attività agricola d’interesse strategico................................................................ 36

Art. 48. Bonifica di siti inquinati.................................................................................................................... 37

Sezione III. Componente dell’identità storico - culturale del territorio e dei valori percettivi............ 37

Art. 49. Reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS ................................................... 37

Art. 50. Indirizzi per la tutela e la fruizione degli ECOMUSEI Provinciali .................................................... 38

Art. 51. Contesti antropici e storico-culturali di tutela paesaggistica ............................................................ 39

Art. 52. Aree gravemente compromesse o degradate ................................................................................. 40

Art. 53. Il Sistema Tratturale Provinciale ..................................................................................................... 41

Art. 54. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture ................................................................................. 41

TITOLO III – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO ............................................. 43

CAPO I. - DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO

................................................................................................................................................................. 43

Art. 55. Obiettivi specifici ............................................................................................................................. 43

Art. 56. Disposizioni e struttura della disciplina ........................................................................................... 43

CAPO II. - DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE .......................................................................... 44

Sezione I. Rigenerazione urbana e territoriale ....................................................................................... 44

Art. 57. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU) ....................................................................... 44

Art. 58. Criteri dimensionali delle previsioni insediative ............................................................................... 44

Art. 59. Qualificazione delle trasformazioni ................................................................................................. 45

Art. 60. Nodi Plurali ..................................................................................................................................... 46

Art. 61. Poli attrattori .................................................................................................................................... 47

Art. 62. Housing Sociale .............................................................................................................................. 48

Art. 63. Insediamenti commerciali ............................................................................................................... 48

Art. 64. “Ecosistemi per la ricerca” e l’innovazione ...................................................................................... 49

Art. 65. Turismo balneare, sportivo e del benessere ................................................................................... 50

Art. 66. Le Porte dei Parchi ......................................................................................................................... 50

Sezione II. Patto “Città-Campagna” ........................................................................................................ 51

Art. 67. “Campagna del ristretto” alla scala Provinciale ............................................................................... 51

Art. 68. “Parchi Agricoli Multifunzionali” alla scala Provinciale .................................................................... 51

Art. 69. “Parchi CO2” di valenza Provinciale ............................................................................................... 52

Art. 70. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale .................................... 52

Sezione III. Insediamenti per attività produttive ........................................................................................... 53

Art. 71. Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo .................................................................... 53

Art. 72. Aree sature o con potenzialità di sviluppo inespresse da riconvertire/rifunzionalizzare .................. 54

Art. 73. Aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare ...................... 55

Art. 74. Le aree produttive d’interesse sovralocale...................................................................................... 55

Art. 75. Aree non idonee per l’impiantistica di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti speciali ed

urbani .......................................................................................................................................................... 56

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Art. 76. Aree non idonee all’istallazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili ....................................... 57

Art. 77. Indirizzi per il Piano Particolareggiato del Bacino Estrattivo Regionale Bisceglie/Trani .................. 57

TITOLO IV – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE .................................................... 59

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE .... 59

Art. 78. Obiettivi specifici ............................................................................................................................. 59

Art. 79. Disposizioni e struttura della disciplina ........................................................................................... 59

CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE ............................................................................ 60

Sezione I. Rete stradale .............................................................................................................................. 60

Art. 80. Classifica funzionale della rete stradale .......................................................................................... 60

Art. 81. Potenziamento dell’accessibilità alla rete autostradale ................................................................... 60

Art. 82. Potenziamento e messa in sicurezza viabilità extraurbana Principale ........................................... 60

Art. 83. Potenziamento e messa in sicurezza Viabilità extraurbana secondaria ........................................ 60

Art. 84. Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità extraurbana locale di interesse

paesaggistico o a valenza ambientale strategica ........................................................................................ 61

Art. 85. Potenziamento e messa in sicurezza del collegamento stradale tra il porto di Barletta e la

viabilità extraurbana principale .................................................................................................................... 61

Art. 86. Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana ................................................................................. 61

Sezione II. Rete Ferroviaria ......................................................................................................................... 61

Art. 87. Gerarchizzazione dei servizi ........................................................................................................... 61

Art. 88. Potenziamento della rete ferroviaria ............................................................................................... 62

Art. 89. Nodi di interscambio ....................................................................................................................... 62

Sezione III. Rete del Trasporto Pubblico Regionale Locale su gomma – scenario di breve periodo ........... 62

Art. 90. Rapporto tra PTPC e Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale ............................................ 62

Art. 91. Linee portanti di Bacino .................................................................................................................. 62

Sezione IV. Trasporto marittimo e Portualità ............................................................................................... 63

Art. 92. Porto commerciale di Barletta ......................................................................................................... 63

Art. 93. Porti turistici .................................................................................................................................... 63

Art. 94. Metrò del mare rotte e approdi ........................................................................................................ 63

Sezione V. Sistema Logistico Provinciale ................................................................................................... 64

Art. 95. Infrastrutture per la logistica ............................................................................................................ 64

Art. 96. La piattaforma logistica intermodale retroportuale .......................................................................... 64

Art. 97. La piattaforma logistica intermodale murgiana ............................................................................... 64

Sezione VI. Mobilità lenta ............................................................................................................................ 64

Art. 98. Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC) ........................................... 64

ALLEGATI ............................................................................................................................................... 66

Allegato 1 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 67

“PRINCIPI ISPIRATORI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA

TRANI” .......................................................................................................................................................... 67

Allegato 2 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 70

“LE STRATEGIE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA TRANI”... 70

Allegato 3 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 77

“PAESAGGI PROVINCIALI NELLA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO” ........................................................ 77

Allegato 4 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 83

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“URBS - ATTRATTORI CULTURALI E ITINERARI CULTURALI D’ECCELLENZA” ............................................................ 83

Allegato 5 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 86

“SCHEDE DI CARATTERIZZAZIONE DEGLI ECOMUSEI” ........................................................................................... 86

Allegato 6 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 87

“POLI ATTRATTORI” ........................................................................................................................................ 87

Allegato 7 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 91

“AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE SOVRALOCALE” ............................................................................................. 91

Allegato 8 alle Norme Tecniche di Attuazione ............................................................................................ 93

“SCHEDE RELATIVE AI PROGETTI STRATEGICI TERRITORIALI” .............................................................................. 93

A. PST1 Capoluogo tripolare ............................................................................................................... 94

B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale ........................................ 96

C. PST3 Il sistema costiero ................................................................................................................ 100

D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio ................................................................ 102

E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS ................................... 105

F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola ............................................................................................ 107

G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale ............................................................................................. 110

H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta .................................................................... 115

I. PST9 Rete multi-funzionale Rurale ............................................................................................... 117

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TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI

CAPO I. – PRINCIPI E CONTENUTI DEL PTCP

Art. 1. Natura giuridica ed ambito di applicazione

1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (d'ora in avanti abbreviato con l'acronimo PTCP) è

strumento di governo del territorio per la Provincia di Barletta Andria Trani ai sensi dell'articolo 20 del D.Lgs

n. 267/2000, dell'articolo 17, comma 10 della L. n. 135/2012 e degli articoli 6 e 7 della L.R. n. 20/2001.

2. Le disposizioni del PTCP hanno efficacia sull'intero territorio provinciale, o su parti definite quando

specificato negli articoli della normativa. La provincia può inoltre individuare, unitamente ai comuni

interessati, ambiti territoriali di area vasta, intermedi tra le scale provinciale e comunale, nei quali sviluppare

azioni di coordinamento che integrano i contenuti del PTCP.

3. Il PTCP attua le indicazioni della pianificazione e programmazione territoriale regionale, definisce gli

obiettivi di governo del territorio per gli aspetti di interesse provinciale e sovracomunale, coordina la

pianificazione dei comuni, e si raccorda ai contenuti degli altri piani territoriali e di settore mediante:

a. protocolli di intesa, tra Provincia e altri soggetti istituzionali, per affrontare temi e problemi complessi e

definiti, che richiedono la costruzione di azioni congiunte che coinvolgano più soggetti istituzionali (o

più settori della stessa Provincia), ad esempio per la formazione di quadri conoscitivi congiunti, o di

sistemi informativi o di rilevazioni e monitoraggio dello stato delle risorse territoriali;

b. accordi di programma, per la realizzazione di interventi che risultino di utilità comune ai diversi soggetti

sottoscrittori; gli accordi di programma, che possono essere stipulati soprattutto per dare attuazione a

specifiche previsioni del PTCP, debbono regolare il contributo di ciascun soggetto in termini di risorse

tecniche e finanziarie per giungere alla realizzazione dell’intervento;

c. intese interistituzionali: accordi formalizzati tra amministrazioni pubbliche allo scopo di concertare le

decisioni relative alla tutela di interessi sovralocali, che comportano la elaborazione congiunta del

PTCP; le intese, ad esempio, possono essere stipulate in via preventiva per attribuire valenza di piani

di settore al PTCP, ai sensi della legislazione nazionale e regionale.

4. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). Salvo

intesa, ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs 31 marzo 1998 n. 112, la disciplina del PPTR prevale su quella del

PTCP per le eventuali parti in contrasto.

5. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano per l'Assetto Idrogeologico (PAI) dell'Autorità di

Bacino della Puglia e di quella della Basilicata. Salvo intesa, ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs 31 marzo

1998 n. 112, la disciplina dei PAI prevale su quella del PTCP per le eventuali parti in contrasto.

6. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano di Tutela delle Acque (PTA).

7. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR).

8. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale Attività Estrattive (PRAE).

9. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale Trasporti (PRT).

10. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano del Parco Nazionale dell’Alta Murgia sugli aspetti

naturalistici, ambientali, nonché storici, culturali e antropologici tradizionali. Il PTCP coordina mediante

intese con l'Ente gestore le proprie previsioni che ricadano nel territorio di competenza del Parco.

11. Il PTCP costituisce riferimento per i contenuti del Piano del Parco Regionale del Fiume Ofanto per

l’attuazione delle finalità di tutela e valorizzazione. Il recepimento avviene nei modi e nelle forme previste

dalla vigente legislazione in materia.

Art. 2. Finalità del Piano

1. Il PTCP determina l’orientamento generale dell’assetto territoriale della Provincia di Barletta Andria Trani e

ha le finalità, i contenuti e l’efficacia stabiliti dalla legislazione nazionale e regionale in materia. Il PTCP è

atto di indirizzo della programmazione socio-economica della Provincia. Esso si articola in Contenuti di

Conoscenza e Contenuti di Assetto.

2. I Contenuti di Conoscenza, in attuazione del DRAG/PTCP rappresentano lo strumento fondamentale di

ricognizione del territorio provinciale e sono finalizzati:

a. alla comprensione, descrizione e rappresentazione del patrimonio territoriale provinciale nelle diverse

parti, urbane ed extraurbane e dimensioni ambientali, agricole, paesaggistiche, infrastrutturali,

socioeconomiche, con particolare attenzione alle reciproche relazioni sistemiche, alle loro criticità

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d’uso e potenziale valorizzazione in forme sostenibili e alla comprensione dello stato delle risorse che

per natura, forma e rilevanza, abbiano una dimensione sovralocale;

b. alla comprensione, descrizione e rappresentazione delle peculiarità identitarie locali e alla

individuazione dei caratteri emergenti degli ambiti territoriali e paesistici sub provinciali riconoscibili

all’interno del territorio provinciale, in funzione della definizione dei caratteri invarianti e delle regole

trasformative relative agli assetti territoriali, ambientali, agricoli, culturali e socioeconomici;

c. alla ricognizione delle relazioni tra il proprio territorio provinciale e i territori contermini, valutando sia le

continuità spaziali, morfologiche, ambientali e infrastrutturali, che gli specifici caratteri socioeconomici e

identitari dei territori di frontiera provinciale;

d. alla ricognizione sistematica degli atti di pianificazione, dei programmi e dei progetti che insistono nel

territorio provinciale e del relativo stato di attuazione;

e. alla individuazione, comprensione, descrizione e rappresentazione delle criticità derivanti dalle

pressioni e dagli impatti esercitati da insediamenti e infrastrutture esistenti sull’ambiente e sul

paesaggio, nonché da quelle derivanti dall’attuazione delle previsioni degli atti di pianificazione, dei

programmi e dei progetti che insistono nel territorio provinciale.

3. I Contenuti di Assetto, in attuazione del DRAG/PTCP, a partire dal sistema delle conoscenze e delle

relative valutazioni e interpretazioni, in conformità con gli indirizzi e le previsioni dei piani di livello

sovraordinato sono finalizzati:

a. alla definizione di uno schema di assetto del territorio provinciale ed all’individuazione delle

trasformazioni territoriali necessarie per conseguirlo, definendone la compatibilità con le esigenze di

tutela e valorizzazione delle risorse;

b. alla indicazione delle diverse destinazioni del territorio in relazione all’assetto prefigurato nello schema

di assetto, con particolare riferimento alle risorse di rilevanza sovra locale, così come sopra definite

alla lettera a;

c. alla individuazione della localizzazione di massima delle principali infrastrutture, ovvero

all’individuazione degli ambiti del territorio entro i quali, in relazione ai rilevati caratteri ambientali,

paesaggistici e insediativi, collocare le infrastrutture di livello e uso sovralocale, la cui effettiva

localizzazione va definita di concerto con i comuni interessati e/o con le amministrazioni competenti;

d. alla definizione del sistema della mobilità di interesse provinciale in coerenza con lo schema di assetto

prefigurato, anche attraverso eventuali nuove linee di comunicazione, indicandone la localizzazione di

massima, nella accezione definita alla precedente lettera c;

e. alla individuazione delle linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulico-

forestale e in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque;

f. alla individuazione delle aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali, all’interno della

specificazione a livello provinciale della Rete Ecologica Regionale (RER);

g. alla definizione delle specificazioni a livello del territorio provinciale degli ambiti paesaggistici così

come definiti dal PPTR in base al Codice dei beni culturali e paesaggistici;

h. a stabilire concreti riferimenti, anche territoriali, per coordinare le scelte e gli indirizzi degli atti di

programmazione e pianificazione dei Comuni, articolando territorialmente i criteri e gli indirizzi per la

pianificazione urbanistica comunale definiti a livello regionale nel DRAG/PUG.

4. Le previsioni del PTCP sono articolate con riferimento ai Contenuti di Assetto nei seguenti tre sistemi

territoriali:

a. Sistema ambientale e paesaggistico;

b. Sistema insediativo e degli usi del territorio;

c. Sistema dell’armatura infrastrutturale.

5. Il PTCP, ha effetti direttamente conformativi sulle specifiche parti del territorio per le quali tale efficacia è

ammessa da norme sovraordinate. Esso struttura il proprio quadro propositivo, con riferimento ai tre sistemi

territoriali di cui al comma precedente, in:

a. Obiettivi generali e specifici del Piano;

b. Strategie del Piano;

c. Assetti del Piano.

6. Al fine di stabilire concreti riferimenti, anche territoriali, per coordinare le scelte e gli indirizzi degli atti di

programmazione e pianificazione urbanistica dei Comuni, in riferimento al livello regionale nel DRAG/PUG,

gli Assetti del Piano trovano esplicitazione in:

- Invarianti Strutturali (IS), come individuate nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come

sinteticamente riportate nella tavola D.1, relative al patrimonio territoriale provinciale, individuato nei

Contenuti di Conoscenza e dagli strumenti di pianificazione regionale, paesaggistica e ambientale,

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opportunamente specificato e integrato. Le invarianti definiscono vincoli e regole di trasformazione

relative ai caratteri dei beni costitutivi il patrimonio, ambientali, paesaggistici, infrastrutturali e urbani; i

vincoli e le regole sono finalizzati a garantire la riproducibilità e la non negoziabilità dei valori dei beni

patrimoniali nel medio e lungo termine e ad assicurare l’integrità fisica e l’identità culturale del territorio

provinciale. Costituiscono elemento di riferimento per la definizione delle Invarianti strutturali del PTCP

le segnalazioni riferite ai beni di rilevante interesse paesaggistico, ambientale, naturalistico e storico-

culturale da sottoporre a specifica attività di verifica e normativa d'uso per la loro tutela e

valorizzazione in sede di elaborazione dei PUG e di adeguamento al PPTR (ai sensi dell’ Art. 26,

comma 2 e Art. 97 delle NTA PPTR);

- Schema di Assetto di livello provinciale (SA), come definito nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e

come sinteticamente riportato nella tavola D.2, costituito dalle grandi scelte insediative, ambientali,

dall’armatura infrastrutturale di progetto, dagli impianti di livello provinciale, dai nodi specializzati che

dovranno garantire l’efficienza e la qualità ecologica e funzionale del territorio ed essere coerenti con

la riproducibilità e la valorizzazione delle invarianti strutturali;

- Contesti territoriali rurali (CR), come definiti nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come

sinteticamente riportati nella tavola D.3, definiti per il loro interesse sovralocale e che costituiscono

criteri per la loro individuazione alla scala comunale nell’ambito della elaborazione dei propri strumenti

urbanistici di cui al DRAG/PUG;

- Scenario di primo impianto (PI), come definito nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come

sinteticamente riportato nella tavola D.4, costituito dalle scelte prioritarie di intervento, sul sistema

delle reti e dei poli, a cui il Piano affida i processi endogeni di sviluppo e propagazione degli effetti.

7. Per raggiungere le finalità di cui sopra la Provincia promuove le seguenti modalità di cooperazione:

a. Una stretta collaborazione tra Provincia e Comuni in tutte le fasi di predisposizione, attuazione e

gestione del PTCP, prima di tutto attraverso il raccordo con il Tavolo Territoriale di Coordinamento di

cui all'articolo 9.

b. Lo sviluppo di strumenti e modalità per supportare tecnicamente i comuni nell'attuazione delle

competenze territoriali assegnate agli enti locali dalle norme nazionali e regionali.

c. Percorsi di collaborazione con gli enti competenti affinché il PTCP assuma i valori e gli effetti dei piani

di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell'ambiente, delle acque e della difesa

del suolo e della tutela delle bellezze naturali, attraverso apposite intese ai sensi dell'articolo 57 del

D.Lgs 31 marzo 1998 n.12.

d. Lo sviluppo interdisciplinare attraverso il Comitato di Coordinamento per raccordare i contenuti del

PTCP e dei piani di settore di competenza della provincia, di cui all'articolo 10.

e. L'attivazione di un forum permanente per la partecipazione dei soggetti istituzionali e di tutti gli interessi

organizzati che operano sul territorio, ed il coinvolgimento delle risorse intellettuali ed economiche

nella formazione ed attuazione dei contenuti del piano, di cui all'articolo 11.

Art. 3. Principi di riferimento

1. In attuazione e coerenza con il Documento Regionale di Assetto Generale - Indirizzi, criteri e orientamenti

per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (nel

seguito DRAG/PTCP) nonché con il Documento Regionale di Assetto Generale - Indirizzi, criteri e

orientamenti per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Urbanistici Generali (nel seguito

DRAG/PUG) il PTCP viene elaborato ed attuato nel rispetto dei principi generali di seguito elencati:

a. Sostenibilità ambientale. Il PTCP viene sviluppato ed attuato in coerenza con la definizione di

sostenibilità assunta a livello internazionale (Rapporto Brundtland) ed attribuisce pertanto priorità alla

salvaguardia delle risorse scarse e non rinnovabili, al fine di non comprometterne la disponibilità per le

future generazioni. La provincia, in coerenza gli con obiettivi generali del piano di cui all'articolo 4,

definisce i livelli minimi di sostenibilità di riferimento per la pianificazione comunale e di settore, al fine

di:

- non superare la capacità di carico dei sistemi territoriali e ambientali;

- mantenere l'uso delle risorse non rinnovabili entro la capacità rigenerativa delle risorse stesse;

- assegnare priorità al riuso rispetto al consumo di risorse nuove;

- mantenere equilibrio ed integrità nei sistemi ambientali e territoriali attraverso la compensazione

degli

- impatti residui non mitigabili.

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b. Cooperazione. La provincia promuove la cooperazione territoriale tra comuni al fine di conseguire

coerenza e unitarietà sugli aspetti di rilievo sovracomunale, anche attraverso il supporto tecnico alle

unioni e convenzioni tra comuni per la redazione di piani e progetti integrati.

c. Integrazione multilivello. I contenuti del PTCP costituiscono quadro di riferimento per la pianificazione

comunale e di settore, che viene integrato e completato a livello locale, attraverso la cooperazione con

i comuni e gli altri enti e soggetti con competenza sul territorio, per tenere meglio in conto le specificità

dell’ambito territoriale di area vasta.

d. Coesione. La provincia persegue attraverso i contenuti e le azioni attuative del PTCP, in

coordinamento con gli atti di pianificazione e programmazione dei comuni, il principio, inserito nei

Trattati dell'Unione Europea, della coesione territoriale, articolandolo nelle sue tre componenti:

efficienza, qualità e identità.

e. Competitività. Il PTCP assume l'indirizzo strategico della difesa, rafforzamento, manutenzione e

completamento del capitale territoriale della provincia, inteso come l'insieme di risorse — naturali,

artificiali, umane, ambientali, cognitive, culturali, organizzative e relazionali — che costituiscono il

potenziale competitivo di un territorio.

f. Valutazione e monitoraggio. I percorsi di valutazione ambientale strategica e di valutazione d'incidenza

ambientale sono strettamente integrati nel percorso di piano, sia nella fase di individuazione dei

contenuti, che nella fase di attuazione attraverso il monitoraggio degli obiettivi e delle azioni.

g. Filiera decisionale. Il PTCP fornisce indicazioni per il raccordo con le valutazioni dei piani comunali e

dei progetti, secondo l'obiettivo di creare disposizioni consequenziali tra livelli istituzionali, al fine di

evitare duplicazioni e di migliorare la continuità di valutazione e di controllo degli effetti su ambiente e

territorio attraverso i diversi livelli di approfondimento fino alle fasi di progettazione di dettaglio e di

realizzazione degli interventi.

2. Costituiscono principi specifici del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani quelli riportati nell’Allegato

1 alle presenti norme; essi ispirano i contenuti e le modalità attuative del PTCP: “Contenuti di Conoscenza”

(quadri interpretativi) e “Contenuti di Assetto” (obiettivi e strategie); le forme di concertazione,

l’individuazione dei soggetti, i contenuti delle attività di copianificazione (costituzione del “Tavolo territoriale

di coordinamento in materia di uso e governo del territorio”; protocolli di intesa con Regione Puglia,

Province contermini, Enti, altri soggetti); le attività e gli strumenti di partecipazione.

Art. 4. Obiettivi generali e Strategie del PTCP

1. Il sistema di obiettivi generali costituisce riferimento per individuare le priorità sugli aspetti di rango

provinciale e sovracomunale, e per valutare la compatibilità degli atti di pianificazione e programmazione

territoriale dei comuni e degli altri enti.

2. Il PTCP persegue i seguenti obiettivi generali, intesi come le finalità di rilevanza strategica verso cui sono

dirette le attività di pianificazione:

a. Obiettivo generale 1. Sistema ambientale e paesaggistico: supportare l’individuazione ed il

mantenimento di livelli di ibridazione accettabili, condivisi e sostenibili tra i sistemi coinvolti nei processi

di coevoluzione armonica tra la componente antropica e quella naturale, riconoscendone altresì

identità locali per la sussistenza di un senso di “appartenenza” delle comunità al proprio territorio come

fattore di riduzione di rischi nella gestione dei processi.

b. Obiettivo generale 2. Sistema insediativo e degli usi del territorio: assecondare e sviluppare le

vocazioni territoriali, perseguendo coesione sociale e vivacità economica; favorendo un “territorio

plurale”, nella collaborazione fra le municipalità; un equilibrio nella distribuzione dei costi e dei benefici;

una uniformità all’accesso ai servizi, all’informazione, alla ricerca e all’innovazione.

c. Obiettivo generale 3. Sistema dell’armatura infrastrutturale: aumentare la capacità relazionale

materiale ed immateriale tra gli usi, le funzioni peculiari ed i valori del territorio provinciale, per

l’uniformità di accesso ai servizi, all’informazione, alla ricerca e all’innovazione, la coesione sociale e la

valorizzazione del capitale territoriale. Contribuire alla competitività e alla attrattività degli investimenti

sui nodi qualificati e specializzati della “rete economica” provinciale favorendo ed indirizzando, nelle

scale locali, i flussi delle istanze di integrazione tra le reti lunghe dei corridoi europei TEN-T tra Tirreno

e Adriatico.

3. Costituisco obiettivi specifici del PTCP quelli riportati all’Art. 28 per il Sistema ambientale e paesaggistico,

all’Art. 55 per il Sistema insediativo e degli usi del suolo, all’Art. 78 per il Sistema dell’armatura

infrastrutturale.

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4. Il PTCP concorre al conseguimento degli obiettivi generali e specifici del Piano attraverso l’individuazione di

una strategia generale e strategie specifiche riferite ai tre sistemi: ambientale e paesaggistico; insediativo e

degli usi del territorio; dell’armatura infrastrutturale (Allegato 2 alle presenti norme).

Art. 5. Elaborati del PTCP

1. Il PTCP si compone di elaborati generali, documentali (rapporti, quaderni, allegati) e cartografici (tavole)

così come di seguito elencati:

ELABORATI GENERALI

(1) Relazione Generale

(2) Norme Tecniche di Attuazione

(3) Quadro Sinottico PTCP

(4) Rapporto Ambientale (VAS)

(5) Sintesi non tecnica (VAS)

CONTENUTI DI CONOSCENZA

I. Caratteri del sistema ambientale del territorio provinciale

Rapporto I.

Atlante cartografico I.

I.1 LA COMPONENTE ABIOTICA NATURALE

I.1.1 Carta Geologica (sc.1:25.000) - fg.1/7 –

I.1.2 Carta idrogemorfologica (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.1.3 Carta idrogeologica (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.2 LA COMPONENTE BIOTICA NATURALE

I.2.1 Carta fisionomico-strutturale (sc.1:75.000)

I.2.2 Carta delle unità ambientali (sc.1:75.000)

I.2.3 Carta della vegetazione reale (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.3 CONSERVAZIONE E TUTELA (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.4 RISCHIO E PIANIFICAZIONE VIGENTE (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.5 QUADRI DI SINTESI

I.5.1 Carta della pericolosità idrogeomorfologica (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.5.2 Carta delle specie focali (sc.1:75.000)

I.5.3 Carta degli habitat Natura 2000 e non (sc.1:25.000) - fg.1/7

I.5.4 Carta del rischio sismico (sc.1:10.000) – fg.1-4

Quaderno n.1 – “GEOSITI DELLA PROVINCIA DI BARLETTA - ANDRIA – TRANI”

II. L’analisi ecologica del territorio provinciale

Rapporto II.

Atlante cartografico II.

II.1 DISTRIBUZIONE SPECIE FOCALI

II.1.1 Carta della naturalità (1:75.000)

II.2 DISTRIBUZIONE DELLE COLTURE AGRICOLE DI PREGIO AMBIENTALE (1:75.000)

II.3 QUADRI DI SINTESI (scenari)

II.3.1 Carta della vegetazione potenziale (sc.1:75.000)

II.3.2 Mosaico delle reti ecologiche (sc.1:75.000)

III. Stato attuale dell'uso del suolo

Rapporto III.

Atlante cartografico III.

III.1 USO DEL SUOLO CORINE - (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

III.2 SCENARIO TENDENZIALE USO SUOLO AGRICOLO- PAC (sc.1:75.000)

IV. Caratteri fondamentali e connotativi dei paesaggi provinciali

Rapporto IV.

Atlante cartografico IV.

IV.1 CARTA DEI BENI CULTURALI (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

IV.2 LA VISIONE IDENTITARIA DEI PAESAGGI (sc.1:75.000)

IV.3 LA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO (sc.1:75.000)

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Quaderno n.2 – “CENSIMENTO BENI CULTURALI” (cfr. Tav. IV.1)

V. Lo stato di fatto del sistema insediativo, nel suo processo evolutivo e geografie economiche

e sociali

Rapporto V.

Atlante cartografico V.

V.1 NODI SPECIALIZZATI (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

V.2 RETI SPECIALIZZATE (1:75.000)

V.3 IL SISTEMA DELLE AREE PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

V.4.1 IL SISTEMA INSEDIATIVO (sec. XIX-XX) (sc.1:75.000)

V.4.2 IL SISTEMA INSEDIATIVO STORICO (sc.1:5.000) –fg. 1/10

V.5 QUADRO DI SINTESI

V.5.1 Carta dei tessuti insediativi (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

V.5.2 Carta dei modelli insediativi (sc.1:25.000) - fg.1/7 -

V.5.3 Stato/Pressione delle aree per attività produttive (sc.1:75.000)

Quaderno n.3 –“STATO DELL'UTILIZZO E DELLA DISPONIBILITÀ DI AREE PER

INSEDIAMENTI PRODUTTIVI PREVISTI DALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE

VIGENTE (AREE D)”. Aggiornamento. (cfr. Tav. V.3)

Quaderno n.4 –“ INDAGINE STORICO - MORFOLOGICA DEL TESSUTO URBANO DEL

PTCP/BAT” (cfr. Tav. V.4.2)

VI. Lo stato del sistema delle infrastrutture

Rapporto VI.

Atlante cartografico VI.

VI.1 ARMATURA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITÀ (sc.1:75.000)

VI.2 RETE DEI SERVIZI FERROVIARI E AUTOMOBILISTICI DI TPL AL SERVIZIO DEL

TERRITORIO PROVINCIALE (sc.1:75.000)

VI.3 DOMANDA DI TRASPORTO STRADALE - Linee di desiderio e flussi veicolari rilevati sulla rete

stradale (sc.1:75.000)

VI.4 DOMANDA SULLA RETE DI TRASPORTO PUBBLICO LOCALE (sc.1:75.000)

VI.5 QUADRO DI SINTESI

VI.5.1 Nodi plurali - stazioni (sc.1:75.000)

VI.5.1.0 Nodi plurali - Dettaglio stazioni (sc.1:5.000) – fg.1/14

VI.5.2 Nodi plurali – Porti e Approdi (sc.1:75.000)

VI.5.2.0 Nodi plurali - Dettaglio Porti e Approdi (sc.1:5.000) – fg.1/9

VI.6 MOBILITÀ LENTA (sc.1:25.000) - fg.1/7

VII. Lo stato dei programmi e progetti in itinere ai vari livelli istituzionali

Rapporto VII.

Atlante cartografico VII.

VII.1 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE VIGENTE - (sc.1:25.000) - fg.1/7

VII.2 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE IN ITINIRE – scenario 1 (sc.1:75.000)

VII.4 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE/PROGRAMMAZIONE COMPLESSA - (sc.1:25.000) -

fg.1/7

VII.5 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE VIGENTE IN ITINERE (sc. 1:75.000)

CONTENUTI DI ASSETTO

(A) Atlante cartografico Sistema Ambientale e Paesaggistico

A.1 – DIFESA DEL SUOLO - (sc.1:25.000) - fg.1/7

A.2 – CONTESTI IDRO-GEO-MORFOLOGICI- (sc.1:25.000) - fg.1/7

A.3 – CONTESTI ECOSISTEMICI-AMBIENTALI- (sc.1:25.000) - fg.1/7

A.4 - CONTESTI ANTROPICI E STORICO-CULTURALI - (sc.1:25.000) - fg.1/7

(B) Atlante cartografico Sistema Insediativo e degli Usi del Territorio

B.1 – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO - (sc.1:25.000) - fg.1/7

(C) Atlante cartografico Sistema dell’armatura infrastrutturale

C.1 – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE - (sc.1:25.000) - fg.1/7

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C.2 – SISTEMA PROVINCIALE DELLA MOBILITA’ CICLISTCA E CICLOPEDONALE -

(sc.1:75.000)

(D) Atlante cartografico Invarianti e Schema di Assetto

D.1 – Invarianti Strutturali (IS) (sc.1:75.000)

D.2 – Schema di Assetto (SA) (sc.1:75.000)

D.3 – Contesti Territoriali Rurali (CR) (sc.1:75.000)

D.4 – Scenario di Primo Impianto (PI) (sc.1:75.000)

(E) “ REPERTORIO AMBITI PROVINCIALI DI RIGENERAZIONE URBANA (APRU)”

(F) Banca dati alfa-numerica e vettoriale contenente i riferimenti relativi ai Contenuti di Assetto ed agli

articoli conformativi del PTCP, così come definiti nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n.3)

Art. 6. Formazione del Piano e partecipazione

1. Il procedimento di formazione del PTCP è disciplinato dall’art. 7 della L.R. n. 20/2001 così come integrato

dal DRAG/PTCP, a partire dall’approvazione dell'atto di avvio e dei contestuali adempimenti di avvio del

procedimento di VAS. La stessa procedura trova applicazione anche nel caso di varianti, generali o parziali,

del PTCP.

2. Nei casi di variante generale, l’atto di avvio del procedimento riassume i risultati del monitoraggio e lo stato

di attuazione del piano vigente, ed illustra le principali motivazioni per la variante sviluppando almeno i

seguenti contenuti:

a. Individuazione delle banche dati di riferimento per la costruzione del quadro conoscitivo, e le relative

carenze e necessità di integrazione.

b. Sintesi qualitativa dello stato delle risorse essenziali interessate, delle situazioni di criticità riscontrate,

e delle ulteriori informazioni e conoscenze da acquisire o approfondire.

c. Descrizione delle motivazioni che rendono necessaria la variante, con riferimento alle criticità

evidenziate sulla base dei dati e delle informazioni ricavabili dai rapporti di monitoraggio, all'evoluzione

del quadro normativo, all'aggiornamento del quadro conoscitivo, o alle scelte strategico politiche

dell'Amministrazione.

d. Prime indicazioni sulle strategie e gli obiettivi da sviluppare nella variante, in particolare per rispondere

a criticità evidenziate e motivazioni di base, evidenziando in modo chiaro le possibili alternative che

possono essere intraprese.

e. Modalità di coinvolgimento dei cittadini e degli interessi organizzati, anche attraverso il forum

permanente di partecipazione, nella discussione di obiettivi e strategie e nella definizione delle scelte

di piano.

f. Programmazione temporale e consequenzialità delle attività previste per lo sviluppo del piano.

g. Definizione delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per garantire lo sviluppo dei

contenuti nei tempi previsti dal documento di avvio del procedimento.

3. Chiunque ne abbia interesse può presentare alla provincia contributi e proposte per la variante entro il

termine di 30 giorni dalla pubblicazione dell'avviso di avvio del procedimento, anche sulla base delle

informazioni di cui al comma 2.

4. La Provincia promuove la partecipazione dei soggetti con competenze o interesse sui temi territoriali non

solo nella fase di elaborazione e approvazione, ma anche nella fase di attuazione del PTCP, attraverso il

forum permanente di cui all'articolo 11, e sulla base delle informazioni fornite dai rapporti periodici redatti

nell'ambito del programma di monitoraggio, assumendo quali ambiti prioritari di operatività:

a. il Protocollo di intesa con tra il MATTM e la Provincia di Barletta Andria Trani in materia di condivisione

dei dati Geoportale nazionale – Infrastruttura dati nazionali (DGP n. 203 del 29.12.2010).

b. il Protocollo di intesa, tra Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e Provincia di

Barletta Andria Trani, in materia di connettività ecologiche (DGP n. 52 del 27.05.2011).

c. il Protocollo d'intesa tra la Provincia di Foggia e la Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di

cooperazione nell’ambito della gestione e redazione dei singoli PTCP (DGP n. 51 del 27.05.2011).

d. i Tavoli tematici, a partire da quelli attivati con l’Autorità di Bacino della regione Puglia, e con la

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, Autorità Portuale del Levante.

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Art. 7. Varianti del Piano

1. Il PTCP ha validità a tempo indeterminato ed è soggetto a verifica ed eventuale variante generale entro

dieci anni dalla data di approvazione in Consiglio Provinciale. I risultati che emergono dal monitoraggio del

piano costituiscono presupposto informativo ai fini dei percorsi di verifica e variante al piano.

2. I contenuti degli elaborati del PTCP possono essere modificati mediante variante generale, variante

parziale, aggiornamento e manutenzione.

3. Il PTCP è soggetto a variante generale quando le modifiche o integrazioni non siano coerenti con almeno

uno dei principi di cui all'Art. 3 e/o almeno uno degli obiettivi generali di cui all'Art. 4 e specifici di cui agli

Artt. 28, 55 e 78.

4. Il PTCP è soggetto a variante parziale in tutti i casi in cui le modifiche o integrazioni abbiano rilevanza

circoscritta nei contenuti o nell'area territoriale interessata e non incidano sulle strategie generali del piano.

In particolare le modifiche o integrazioni danno luogo a variante parziale nei casi in cui:

a. non si ricada nelle situazioni di incoerenza di cui al precedente comma 3;

b. non si ricada nell'elenco degli aggiornamenti definiti all'Art. 8, comma 1.

5. Le varianti parziali, qualora l’Autorità competente ne decreti l’esclusione dalla procedura di VAS, sono

adottate dalla Giunta Provinciale e approvate dal Consiglio Provinciale, a seguito di un procedimento

avviato d'ufficio o ad istanza di parte. Vengono soggette a pubblicazione e osservazioni secondo le

modalità ed i tempi di cui all'articolo 7, commi 4 e 5 della L.R. n. 20/2001, e non necessitano del parere di

compatibilità al DRAG da parte della Regione.

Art. 8. Aggiornamenti e manutenzione del Piano

1. Possono dare luogo ad aggiornamento del PTCP, nel caso vengano rispettate le condizioni di coerenza

elencate al precedente articolo 7, comma 3, le seguenti tipologie di modifiche:

a. Il recepimento di disposizioni prescrittive derivanti da atti normativi o pianificatori nazionali o regionali.

b. Il recepimento dei contenuti dei piani di settore di competenza della provincia.

c. La correzione di meri errori materiali, gli aggiornamenti delle cartografie a seguito di aggiornamento

delle banche dati che costituiscono la base conoscitiva del PTCP.

d. Il recepimento di modifiche ai tracciati infrastrutturali a seguito dello sviluppo di maggiore dettaglio in

sede di progettazione, ferma restando la coerenza con le indicazioni strategiche sull'infrastruttura

contenute negli elaborati del PTCP.

e. Il recepimento di atti di maggiore definizione del progetto di rete ecologica e delle tutele paesaggistiche

sviluppati nell'ambito della pianificazione comunale e di settore.

f. Modifiche alla normativa finalizzate a migliorare criteri e modalità per la verifica di compatibilità dei

piani comunali e di settore rispetto ai contenuti del PTCP.

2. Gli uffici competenti della provincia verificano l'esistenza di tali requisiti e condizioni. Nel caso che tali

condizioni non siano soddisfatte le modifiche sono soggette alla disciplina di cui al precedente Art. 7.

3. Gli aggiornamenti di cui al comma 1 vengono avviati d'ufficio e, osservate ove necessario le norme sulla

partecipazione al procedimento amministrativo, vengono approvati con apposito atto dispositivo dal

Dirigente della provincia cui compete la formazione e gestione del PTCP.

4. Almeno una volta all'anno gli aggiornamenti di cui al presente articolo vengono nel loro complesso recepiti

negli elaborati del PTCP. I nuovi elaborati, integrati anche con eventuali varianti approvate durante l'anno ai

sensi del precedente Art. 7, vengono pubblicati e resi disponibili sul sito internet della provincia. La notizia

della pubblicazione dei nuovi elaborati sul sito internet viene pubblicata sul BURP — Bollettino Ufficiale

della Regione Puglia.

Art. 9. Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio

1. Il Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio, costituito con la sottoscrizione di

apposito Protocollo di intesa tra i Comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di

Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani, Trinitapoli, Ente Parco Nazionale

dell’Alta Murgia e Provincia di Barletta Andria Trani, svolge le funzioni consultive e propositive alla stessa

attribuite per le fasi relative alla gestione del Piano. Il Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo

del Territorio svolge attività in chiave collaborativa interistituzionale, superando l’impostazione gerarchica

della pianificazione, e promuovendo azioni di sensibilizzazione verso i comuni dotati di strumenti

urbanistici vecchi e superati, a predisporre i nuovi PUG, così come sostenere e facilitare quelli che hanno

già intrapreso il loro percorso di elaborazione del PUG, accompagnandone le fasi conclusive. Altresì facilita

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il percorso di approvazione del Piano e Regolamento del Parco nazionale dell’Alta Murgia e della

strumentazione attuativa del parco regionale naturale del fiume Ofanto.

2. Le finalità del Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio nella fase attuativa e

gestionale de PTCP attengono al conseguimento di livelli di coerenza e sinergia tra i singoli piani urbanistici

comunali generali ed esecutivi, piani e programmi di settore, tali da contribuire al conseguimento degli

obiettivi e strategie del PTCP.

3. Gli Enti aderenti al Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio collaborano con la

Provincia alla definizione del quadro conoscitivo del territorio provinciale, all’individuazione delle condizioni

per il suo sviluppo sostenibile e alla valutazione preliminare degli obiettivi e delle scelte in fase di

formazione, attuazione, modifica e aggiornamento del PTCP.

4. La Provincia può individuare anche altre sedi di consultazione e di elaborazione in relazione alla

dimensione e alle esigenze degli atti e delle azioni in programma.

Art. 10. Comitato di Coordinamento (copianificazione “orizzontale”)

1. Il Comitato di Coordinamento, previsto dal DRAG/PTCP, svolge compiti riguardanti l’attuazione di processi

concertativi tra i soggetti coinvolti deputati alla elaborazione ed attuazione di programmi specifici e per la

costituzione di efficaci modalità di co-pianificazione “orizzontale” per le materie considerate rilevanti

territorialmente e sulle quali la Provincia detiene competenze, trasferite o delegate (agricoltura, ambiente,

boschi e foreste, protezione civile, energia, opere pubbliche, viabilità e trasporti, artigianato, industria,

commercio, turismo, sport, promozione culturale, beni culturali, programmi e politiche europee).

2. Le finalità del Comitato di Coordinamento, nella fase attuativa e gestionale del PTCP, attengono al

conseguimento di livelli di coerenza e sinergia tra i singoli piani e/o programmi settoriali tali da contribuire al

conseguimento degli obiettivi e strategie del PTCP.

3. Il Comitato di Coordinamento espleta funzione consultiva nei confronti dei vari Settori; aggiornamento sullo

stato della formazione ed attuazione dei singoli piani e/o programmi settoriali; scambio delle informazioni e

di buone pratiche.

Art. 11. Il forum permanente

1. La Provincia nella fase attuativa e gestionale de PTCP assicura il conseguimento degli obiettivi e degli

indirizzi del PTCP attraverso il costante impiego del forum permanente costituito dal Partenariato Stabile

così definito:

a. Partenariato Economico e Sociale CNEL;

b. Ordine degli Ingegneri della Provincia di Barletta – Andria – Trani;

c. Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Barletta – Andria –

Trani;

d. Ordine degli Geologi della Puglia;

e. Ordine Dottori Agronomi e Forestali Bari;

f. Consiglio provinciale dei Geometri e Geometri laureati della Provincia di Barletta Andria Trani ;

g. Soggetti della programmazione negoziata (Patto per l’Occupazione Nord Barese Ofantino, Piano

Strategico Vision 2020, Progetto Integrato Territoriale PIT2, GAL Murgia più, GAL Daunofantino, GAL

Pontelama, GAL Città del Castel del Monte).

CAPO II. – STRUMENTI E MODALITÀ PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO

Art. 12. Disposizioni attuative, definizioni ed efficacia

1. Il presente Piano, nell’ambito degli Assetti propone contenuti a carattere progettuale come esplicitati nel

successivo comma 2. Tali tipologie a contenuto progettuale sono riferite ai soli articoli delle presenti NTA

che esprimono effetti conformativi secondo quanto contenuto nel Quadro sinottico PTCP (Elaborato n. 3).

2. Le disposizioni contenute nella normativa del PTCP possono avere efficacia di Misure Indirette (Indirizzi e

Direttive) o Misure Dirette (Prescrizioni ed Interventi), come previsto dal DRAG/PTCP, e di seguito così

definite:

Misure “Indirette” i cui contenuti progettuali transitano attraverso ulteriori strumenti di pianificazione e

quindi sono prevalentemente rivolti a orientare, con un differente grado di intensità, l’azione di altri

soggetti; tali misure prevedono dispositivi e regole di carattere normativo e gestionale, che ne

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consentono, facilitano e incentivano l’attuazione (salvaguardie, mitigazioni, incentivi, compensazioni,

norme condizionali e prestazionali); tali misure sono articolate in indirizzi e direttive, a seconda del

grado di incisività ad esse attribuito nei confronti degli strumenti di pianificazione locale o delle politiche

settoriali provinciali; in particolare:

a. Indirizzi (IND) sono disposizioni volte a fissare obiettivi per la predisposizione dei piani sottordinati,

dei piani settoriali del medesimo livello di pianificazione o di altri atti di pianificazione o

programmazione degli enti pubblici, riconoscendo ambiti di discrezionalità nella specificazione e

integrazione delle proprie previsioni e nell'applicazione dei propri contenuti alle specifiche realtà

locali;

b. Direttive (DIR) sono disposizioni che devono essere osservate nella elaborazione dei contenuti dei

piani sottordinati, dei piani settoriali del medesimo livello di pianificazione o di altri atti di

pianificazione o programmazione degli enti pubblici.

Misure “Dirette”, relative alla disciplina e alle azioni nell’ambito delle competenze dirette della

Provincia:

c. Prescrizioni (PRE) riguardando gli oggetti e i beni la cui competenza è provinciale, sono

disposizioni che incidono direttamente sul regime giuridico dei beni disciplinati, regolando gli usi

ammissibili e le trasformazioni consentite. Le prescrizioni devono trovare piena e immediata

osservanza ed attuazione da parte di tutti i soggetti pubblici e privati, secondo le modalità previste

dal piano, e prevalgono sulle disposizioni incompatibili contenute nei vigenti strumenti di

pianificazione e negli atti amministrativi attuativi.

d. Interventi (INT), ovvero azioni la cui attuazione è esercitata nell’ambito delle competenze dirette

della Provincia. Per essi il PTCP individua le priorità e le condizioni per la loro realizzazione,

nonché il raccordo con i programmi della amministrazione provinciale nel breve e medio periodo,

con esplicito riferimento ai bilanci pluriennali provinciali.

3. Tutte le disposizioni di cui al precedente comma 2 devono essere osservate dai soggetti, pubblici e privati,

che siano interessati dai contenuti del PTCP, senza la facoltà di interpretazione e scostamento concessa ai

comuni e agli enti titolari di piani di settore.

4. Le disposizioni della presente normativa assumono i diversi gradi di efficacia previsti al comma 2 secondo

quanto specificamente indicato nei diversi articoli o commi, ed indicato accanto al numero dell'articolo o del

comma con le sigle (IND), (DIR), (PRE), (INT) rispettivamente per indirizzi, direttive, prescrizioni ed

interventi.

5. Gli strumenti di pianificazione comunale possono rettificare le delimitazioni areali e localizzative contenute

nelle tavole del PTCP per farle coincidere con la realtà dei luoghi rilevabile alla scala di maggiore dettaglio.

Tali rettifiche costituiscono aggiornamento del piano e sono integrate, qualora necessario, negli elaborati

del PTCP secondo la procedura di cui al precedente articolo 8.

Art. 13. Strumenti di attuazione

1. Il PTCP si attua attraverso i seguenti strumenti pianificatori e programmatori:

a. PUG e altri strumenti urbanistici comunali;

b. Piani di settore di competenza della Provincia;

c. Progetti Strategici Provinciali (PST)

2. Anche nella fase di attuazione viene garantita la partecipazione principalmente attraverso i seguenti

strumenti:

a. il forum permanente per la partecipazione di cui al precedente articolo 11;

b. il sito Internet della provincia, attraverso pagine interattive appositamente dedicate;

c. la redazione dei rapporti periodici di monitoraggio sull'attuazione del PTCP;

d. le conferenze di copianificazione previste dal DRAG/PTCP e dal DRAG/PUG;

e. le fasi di consultazione previste nel percorso di valutazione ambientale strategica di piani e programmi.

3. Rappresentano inoltre strumenti di attuazione basati sulla collaborazione interistituzionale quelli di seguito

elencati:

a. accordi di programma di cui agli articoli 15 della L. n. 241/90 e 34 del D.lgs. n. 267/2000 e altri atti di

programmazione negoziata di cui alla L.R. n. 28/2001 e altre norme nazionali e regionali;

b. intese con enti di settore competenti ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs n. 112/1998 e altre modalità

negoziali definite dalla normativa nazionale e regionale;

c. il Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio di cui al precedente articolo 9.

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Art.14. Valutazione di compatibilità della Pianificazione comunale

1. La Provincia valuta la compatibilità degli strumenti urbanistici generali comunali con il PTCP. La valutazione

di compatibilità dovrà verificare che le previsioni degli strumenti urbanistici generali comunali assicurino il

conseguimento degli obiettivi fissati dal PTCP in coerenza con i limiti di sostenibilità previsti. Da tale

valutazione di coerenza complessiva deriva il parere vincolante ed obbligatorio espresso dalla Provincia in

merito alla compatibilità, non compatibilità o compatibilità condizionata.

2. Il PTCP può assumere, su richiesta e d’intesa con i Comuni interessati, il valore e gli effetti del Piano

Urbanistico Generale comunale/parte strutturale ai sensi della L.R. n. 20/2001 e del DRAG Puglia.

3. Oltre ai piani urbanistici generali comunali, sono soggetti a valutazione di compatibilità rispetto ai contenuti

di Assetto del PTCP, limitatamente all’oggetto della variante o del piano :

a. Varianti strutturali a piani urbanistici generali, formati ai sensi della L.R. n.20/2001 (Norme generali di

governo e uso del territorio).

b. Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (L.R. n. 21/2008) che interessano superfici superiori a 40

ettari, oppure superiori a 20 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui all’Allegato del

R.R. n. 18/2013.

c. Piani urbanistici comunali di riqualificazione che interessano superfici superiori a 40 ettari, oppure

superiori a 20 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui all’Allegato del R.R. n.18/2013.

d. Piani urbanistici esecutivi o Piani di Lottizzazione di nuova costruzione che interessano superfici

superiori a 20 ettari, oppure superiori a 10 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui

all’Allegato del RR n.18/2013.

e. Piani urbanistici esecutivi (PUE) soggetti alla valutazione d’incidenza - livello II “valutazione

appropriata”, ai sensi della normativa nazionale e regionale vigente.

f. Piani urbanistici esecutivi (PUE) che definiscono il quadro di riferimento per la realizzazione di progetti

di nuove infrastrutture, impianti, opere o spazi attrezzati destinati a funzioni urbane o ambientali

sovralocali, come di seguito individuati:

f1 Progetti per i quali è necessaria la valutazione d’impatto ambientale (VIA) in quanto inclusi negli

Allegati II o III della Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006.

f2 Progetti il cui ambito territoriale di riferimento o bacino di utenza, individuati ai sensi della

pertinente normativa di settore nazionale e regionale vigente, sia uguale o superiore all’intero

territorio o popolazione comunale.

g. Proposte dei Comuni riguardanti, ai sensi della normativa statale e regionale vigente e successive

normative, la realizzazione di servizi di livello sovralocale come indicativamente elencati al successivo

Art. 16.

4. Il parere è espresso entro 150 giorni dal ricevimento degli atti da parte della Provincia per i casi di cui al

comma 1 e comma 3 lettera a; per tutti gli altri casi di cui al comma 3, il parere è espresso entro 90 giorni.

Trascorsi i predetti termini, in assenza di parere quest’ultimo, si intende favorevole. Nel caso di parere di

non compatibilità trovano applicazione le disposizioni di cui all’art.11, commi 9, 10 e 11 della L.R. n. 20/01.

Art. 15. Contenuti minimi dei PUG ai fini del controllo di compatibilità

1. I contenuti minimi che devono essere previsti nei PUG comunali sono quelli fissati dal DRAG.

2. Costituiscono ulteriori contenuti minimi ai fini del controllo di compatibilità dei PUG al PTCP:

a. Valutazione di coerenza tra gli Obiettivi del PUG e gli Obiettivi Generali e specifici del PTCP;

b. Valutazione di coerenza dei contenuti del PUG con i contenuti di Assetto del PTCP come individuati

nella Tavola D ed elencati nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3);

c. Valutazione di coerenza delle invarianti del PUG con le invarianti strutturali del PTCP come individuate

nella Tavola D ed elencati nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3).

d. Valutazione delle misure adottate in tema di contenimento del consumo di suolo (Calcolo del Consumo

di suolo Qualificato “CS” ed Indice di compattezza “K”).

Art. 16. Infrastrutture per i servizi di area vasta

1. Le proposte insediative con potenziali ricadute sovra comunali, eventualmente contenute nel PUG

presentato in sede di istruttoria di compatibilità, dovranno essere soggette ad intesa con la provincia, anche

al fine dell’attivazione di uno degli strumenti di attuazione del PTCP.

2. Gli insediamenti e le proposte insediative che possono presentare ricadute di rilevanza sovracomunale

sono di seguito elencati in via orientativa:

a. centri congressi e centri direzionali e fieristici ed espositivi di livello sovra locale;

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b. centri commerciali o parchi ad essi assimilati;

c. grandi strutture distributive in sede fissa e del commercio all’ingrosso;

d. aree per la logistica al servizio della produzione e del commercio;

e. porti e approdi, stazioni ferroviarie e autobus e centri intermodali di livello sovra locale;

f. centri intermodali e attrezzature per l’autotrasporto;

g. poli tecnologici;

h. attrezzature per la istruzione superiore, universitaria e centri di ricerca scientifica;

i. poli sanitari e ospedalieri con bacino di utenza prevalentemente sovra comunale;

j. parchi tematici e ricreativi;

k. strutture per manifestazioni culturali, sportive e spettacoli a elevata partecipazione di pubblico;

l. sedi di uffici provinciali, regionali, statali;

m. strutture museali, biblioteche a altri centri di raccolta con bacino di utenza prevalentemente sovra

comunale;

n. servizi tecnologici di vario tipo (gestione, trattamento, smaltimento acque e rifiuti) quando servano

prevalentemente una popolazione sovracomunale, o quando gli effetti attesi possano incidere in modo

significativo sul territorio dei comuni confinanti;

o. insediamenti produttivi e per la ricerca e innovazione tecnologica, di rilievo sovracomunale;

p. insediamenti turistici di rilievo sovra comunale.

3. L'elenco di cui al precedente comma 2 individua le categorie tipologiche più frequenti. Possono tuttavia

esistere insediamenti con rilevanti ricadute sovracomunali che non sono compresi nel precedente elenco,

così come vi possono essere insediamenti che ricadono in almeno una delle voci tipologiche di cui sopra

ma che non presentano ricadute sovracomunali significative. Nei casi dubbi la rilevanza sovracomunale

degli effetti viene valutata sulla base dei criteri generali di seguito elencati:

a. bacino di utenza in prevalenza esterno ai confini comunali;

b. interazione diretta con la rete viabilistica provinciale o con le reti di trasporto pubblico;

c. interazione con aree vincolate da norme nazionali o regionali, o elementi di pregio storico,

architettonico e naturalistico individuati nel PTCP;

d. effetti sulla continuità delle zone agricole rispetto alla situazione esistente nei comuni confinanti;

e. localizzazione nei pressi del confine comunale e contemporanea presenza nel territorio del comune

confinante di aree residenziali o di ricettori sensibili.

4. Ai fini dell’attivazione degli strumenti di cui al comma 1, il comune produce uno studio di approfondimento

sugli aspetti sovracomunali che avrà i seguenti contenuti, eventualmente integrati e meglio specificati con

richiesta della provincia per meglio tenere conto dei casi specifici:

a. quadro conoscitivo esteso all'area vasta di riferimento per le ricadute degli insediamenti proposti;

b. funzioni previste e relativi dimensionamenti massimi;

c. dimensione dei bacini di utenza e della domanda potenziale, aspetti sociali, economici, territoriali e

ambientali relativi agli impatti previsti;

d. stima qualitativa, e quantitativa dove necessario, degli effetti indotti sui territori dei comuni interessati,

ed individuazione delle situazioni di potenziale criticità;

e. eventuali proposte mitigative e compensative per gli impatti previsti;

f. coerenza con contenuti della pianificazione provinciale e dei comuni interessati;

g. verifica dello schema di accessibilità in rapporto alle caratteristiche degli insediamenti e dei flussi

veicolari esistenti e previsti, ed opere di adeguamento previste.

Art. 17. Cooperazione in fase di formazione dell’atto di valutazione di compatibilità

1. In base al principio di co-pianificazione e partecipazione in fase di formazione degli strumenti urbanistici

generali comunali, il Comune può chiedere alla Provincia, nell’ambito del Tavolo di Coordinamento in

materia di Uso e Governo del Territorio (Art. n. 9), una valutazione preliminare dell’iter ricognitivo,

progettuale e normativo sulla base degli strumenti in elaborazione. Tale fase può di norma anche

coincidere con le Conferenze di Copianificazione previste dal DRAG Puglia, alla quale la Provincia

partecipa con Comune e Regione. In sede di valutazione preliminare sarà concordata tra Provincia e

Comune l’entità e la portata della documentazione inerente alle verifiche sui contenuti sovracomunali.

Art. 18. Perequazione e incentivazione urbanistica, territoriale e/o finanziaria

1. La Provincia assume la perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche

negoziali, attraverso i quali i Comuni e gli altri enti locali interessati definiscono e regolano un’equilibrata

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distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi ai fenomeni urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi, in

modo da evitare che, per conseguire risorse economiche, si diffondano operazioni comportanti consistente

consumo del suolo.

2. La Provincia incentiva l’utilizzazione degli istituti previsti dalle leggi regionali sulla perequazione ed

incentivazione urbanistica applicati alla rigenerazione urbana, gestione dei rifiuti, energie rinnovabili, etc.

sia in relazione alla programmazione territoriale di livello comunale sia per la cura degli interessi

sovracomunali tutelati dal PTCP, anche attraverso la promozione di accordi fra le Provincia stessa e più

Comuni, che possono regolare anche le eventuali espansioni insediative o il potenziamento della rete

infrastrutturale provinciale.

3. La Provincia, in relazione a quanto previsto ai commi che precedono, favorisce la costituzione di fondi di

incetivazione, finanziati anche dalla Provincia stessa e dagli enti locali con risorse proprie, con entrate

conseguenti alla realizzazione degli interventi o con oneri di urbanizzazione.

4. La Provincia, in sede di valutazione di compatibilità col PTCP degli strumenti e programmi demandati al

suo esame considera e giudica espressamente l’idoneità delle previsioni provenienti da attività perequativa

e incentivazione urbanistica rispetto al perseguimento degli obiettivi di PTCP.

5. Le previsioni di perequazione e incentivazione urbanistica dei PUG operano nel rispetto dei limiti di

consumo di suolo definiti dai PUG stessi e, ove intendano eccedere da questi ultimi costituiscono variante

al PUG, restando assoggettate alle procedure di legge in tal caso prescritte.

6. Più Comuni possono individuare ambiti situati nel territorio di uno o più fra essi, nei quali, nel PUG e negli

atti di programmazione negoziata ad effetto territoriale, assegnano i diritti all’intero territorio con identico

indice di edificabilità territoriale. In tal caso l’attuazione delle trasformazioni previste in detti ambiti comporta

la cessione alle amministrazioni interessate o alla Provincia di aree per la realizzazione di servizi pubblici o

d’interesse pubblico o generale, aventi comunque rilevanza provinciale o sovracomunale.

7. Se l’acquisizione delle aree destinate a funzioni pubbliche o collettive avviene a favore della Provincia,

quest’ultima stipula con le amministrazioni comunali interessate una convenzione diretta a regolare la

realizzazione dei servizi previsti.

Art. 19. Compensazione e mitigazione ambientale

1. Il PTCP nella prospettiva dell’ecosostenibilità delle trasformazioni infrastrutturali urbane, agronomiche e di

difesa del suolo adotta, tecniche e modelli di riferimento tesi a comprendere le componenti ambientali e del

paesaggio nella pratica delle progettazioni pubbliche e private e dei relativi scenari.

2. Fermo restando gli obiettivi generali di cui all’Art. 4, la provincia sostiene attività di progettazione e di

esecuzione di opere superando la concezione degli interventi mitigativi e compensativi a posteriori ma

assumendo il rispetto degli equilibri ecologici e del contesto paesaggistico ambientale quali criteri guida del

percorso di ideazione.

3. Il PTCP richiede che le trasformazioni e la realizzazione delle opere di interesse sovracomunale siano

concepite in modo integrato a prefigurare la realizzazione di un nuovo paesaggio costituito da una serie di

elementi di tipo puntuale, lineare ed areale che costruiscano e rafforzino il contesto interessato con opere

di compensazione che siano in grado di migliorare la connettività e ridurre i fattori di discontinuità.

4. Durante la fase di progettazione preliminare saranno necessarie indagini conoscitive più approfondite delle

componenti naturali paesistiche e insediative del territorio interessato dall’intervento (morfologia, geologia,

idrologia, unità ecosistemiche, evoluzione storica, uso del suolo, destinazioni urbanistiche, valori

paesistici/architettonici, vincoli normativi). In questa fase saranno definiti gli obiettivi di minimizzazione delle

criticità più importanti dell’ambito territoriale esteso, le migliori localizzazione dell’opera e gli obiettivi di

ottimizzazione del progetto.

5. La fase di progettazione definitiva dovrà considerare le indicazioni emerse per un approfondimento

localizzato sugli ambiti più direttamente coinvolti dal progetto, evidenziandone le particolarità sotto il profilo

dei valori ambientali e percettivi e valutando gli impatti determinabili su di esse dal nuovo tracciato/opera. In

questa fase sarà così possibile definire la scelta delle opere di mitigazione e compensazione ambientale.

6. Nella fase di progettazione esecutiva infine dovranno essere specificate e progettate nel dettaglio le opere

tipologiche e di mitigazione e compensazione ambientale e, implementati i processi per l’attuazione e

gestione del progetto nel suo complesso, comprensivo delle stesse mitigazioni.

7. In sintesi i principi di riferimento sono i seguenti:

a. La qualità finale ambientale complessiva dovrà essere migliore di quella di partenza;

b. Medesime opere generano impatti diversi in paesaggi diversi;

c. Gli impatti più gravi sono quelli che generano effetti a catena che, nel tempo, destrutturano un ambito

paesistico

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d. Nelle valutazioni sarà sempre necessario tenere conto anche delle potenzialità di un sito e non solo del

suo stato.

Art. 20. Raccordo con la pianificazione di settore provinciale

1. I vigenti piani e programmi provinciali di settore conservano efficacia e validità, salve le eventuali modifiche

indicate nel presente piano. In particolare il PTCP risulta coordinato con il Piano Provinciale di Emergenza

di Protezione Civile, approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 14 del 02/07/2013).

2. I piani di settore, in fase di formazione o nell’aggiornamento, sono coerenti sugli aspetti territoriali con i

principi, gli obiettivi generali e specifici e i contenuti del PTCP e perseguono per quanto di competenza il

contenimento del consumo di suolo e delle altre risorse essenziali individuate dal PTCP.

3. I piani di settore possono integrare gli obiettivi specifici e le azioni del PTCP in relazione alle proprie

competenze, e tali integrazioni sono recepite negli elaborati del PTCP, qualora necessario secondo le

procedure di variante o aggiornamento di cui agli articoli 7 ed 8.

Art. 21. Progetti Strategici Territoriali (PST)

1. Per Progetto Strategico Territoriale si intende un progetto complesso finalizzato a realizzare interventi e

servizi fra loro integrati, rispondenti a una specifica finalità di sviluppo territoriale, di particolare rilevanza

per il perseguimento degli obiettivi del PTCP.

2. Il PST si caratterizza per la capacità di promuovere effetti sinergici di sviluppo territoriale, derivanti

dall’integrazione degli interventi e dei servizi e delle risorse coinvolti, dall’idea forza su cui si fonda,

dall’approccio strategico, dalla rilevanza della partnership, dalla governance e dalla struttura di gestione

adottati.

3. L’integrazione degli interventi, al fine di produrre effetti sinergici, deve assumere una natura

multidimensionale (fisica, economica, sociale, ambientale, istituzionale) e sistemica.

4. L’approccio strategico deve indicare la precisa strategia da seguire, sulla base dell’ analisi delle alternative

possibili, legata a una appropriata applicazione della metodologia della swot analysis.

5. La governance definisce il sistema delle regole e delle responsabilità adottato per l’intero ciclo

programmatico del PST (programmazione, attuazione, monitoraggio e valutazione).

6. La struttura di gestione adottata deve garantire la sostenibilità dell’intero ciclo di programmazione del PST

e la sostenibilità (economica, sociale e ambientale) degli interventi da realizzare nel medio-lungo periodo.

7. Il PST risponde al criterio del miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo locale,

avendo particolare riguardo ai processi di apprendimento collettivo dei soggetti coinvolti, alla

capitalizzazione delle esperienze ai fini della capacità di elaborazione strategica di sviluppo territoriale, alla

gestione dei programmi e degli interventi di sviluppo territoriale.

Art. 22. Procedura di formazione dei PST

1. Il processo di formazione del PST si fonda su un protocollo d’intesa, promosso dalla Provincia, fra i soggetti

pubblici coinvolti, rilevanti ai fini degli obiettivi che il PST deve perseguire.

2. Il protocollo d’intesa individua le motivazioni e l’idea forza del PST, il processo di partecipazione e di

concertazione per la definizione degli obiettivi specifici, le problematiche fondamentali da analizzare, gli altri

soggetti pubblici da coinvolgere, gli eventuali soggetti privati rilevanti per il perseguimento degli obiettivi

specifici, le modalità per definire la governance e la struttura di gestione, le possibili fonti di finanziamento

degli interventi e dei servizi, le procedure di monitoraggio, valutazione e implementazione del PST,

l’organizzazione e le risorse necessarie alla elaborazione del PST.

3. Il processo di formazione del PST si chiude in apposita conferenza di servizi con la sottoscrizione di un

accordo di programma, ai sensi della L. n. 241/90 e ss.mm.ii.

4. Fermo restando quanto stabilito nei precedenti commi, il Consiglio provinciale, su proposta della Giunta,

può individuare ulteriori ambiti nei quali promuovere i PST.

Art. 23. Monitoraggio e valutazione del Piano

1. Al fine della implementazione del PTCP, la Provincia d’intesa con i comuni attiva un sistema di

monitoraggio e valutazione.

2. Il sistema di monitoraggio e valutazione del PTCP intende concorrere alla implementazione del Sistema

Nazionale di Valutazione delle politiche di sviluppo, attivato dall’Unità di Valutazione (UVAL) del

Dipartimento delle Politiche di Sviluppo, presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

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3. Il sistema di monitoraggio e valutazione del Piano intende concorrere, altresì, alla implementazione delle

politiche di sviluppo regionali, in linea con le attività svolte dal Nucleo di Valutazione e Verifica degli

Investimenti Pubblici (NVVIP) della Regione Puglia.

4. Ai fini dei commi 2 e 3, la Provincia attiva appositi accordi con l’UVAL e con il NVVIP per definire apposite

metodologie di monitoraggio e valutazione, in linea anche con le previsione dei nuovi regolamenti

comunitari sulla politica di coesione per il periodo 2014-2020, che prevede un rafforzamento delle attività di

valutazione delle politiche di coesione, in particolare delle attività finalizzate alla valutazione d’impatto

territoriale.

5. Il sistema di monitoraggio e valutazione del Piano concorrerà, in particolare:

a. Alla implementazione dei Progetti Strategici Territoriali.

b. A migliorare la capacità di elaborazione delle strategie di sviluppo integrato territoriale.

c. A migliorare la capacità di governance multilivello.

d. A migliorare la capacità di strutturare partnership durature ed efficaci.

e. A migliorare la capacità di apprendimento collettivo finalizzata a implementare le strategie di sviluppo

integrato territoriale.

Art. 24. Ufficio di Piano

1. L’Ufficio di Piano, previsto dal DRAG/PTCP, fornisce il supporto tecnico nell’attività di gestione del Piano,

attraverso lo svolgimento delle seguenti attività:

a. Costruzione e aggiornamento costante di conoscenze territoriali - L’Ufficio di Piano può promuovere o

contribuire alla raccolta, aggiornamento, elaborazione dati territoriali (basi di dati, cartografie, ortofoto,

piani); alla confluenza, raccordo e integrazione di conoscenze di competenza dei settori della Provincia

(ambiente, beni culturali, viabilità) e di quadri conoscitivi prodotti da altri soggetti territoriali (Regione,

Province, Comuni, Autorità di Bacino, Enti Parco ecc.); alla costruzione e aggiornamento costante del

SIT provinciale, al raccordo con il SIT regionale, alla gestione del web-gis e di web-gis tematici e alla

diffusione delle conoscenze territoriali;

b. Indirizzo, controllo e supporto alla pianificazione comunale – L’ufficio di Piano fornisce dati,

informazioni e quadri conoscitivi e valutativi ai Comuni nell’ambito dell’assistenza tecnica per la

integrazione tra il SIT provinciale e SIT comunali; istruttoria e verifica di compatibilità dei PUG comunali

con il PTCP;

c. Coordinamento e integrazione interistituzionale - L’Ufficio può avere compiti di partecipazione al

Nucleo Tecnico di elaborazione e coordinamento incardinato presso la Regione Puglia; di contributo

alla elaborazione, in fase propositiva, e al coordinamento, in fase attuativa, delle politiche territoriali

degli Enti sottoscrittori; di verifica dell’applicazione delle politiche di orientamento espresse dal Tavolo.

Art. 25. Sistema Informativo Territoriale

1. Il Sistema Informativo Territoriale (nel seguito SIT), previsto dal DRAG/PTCP, è lo strumento che

garantisce la raccolta, elaborazione e il continuo aggiornamento delle informazioni relative al territorio

provinciale, alle sue risorse, alle sue caratteristiche e ai suoi diversi usi, per la formazione del quadro

conoscitivo e degli atti di programmazione e di pianificazione, per il monitoraggio della relativa attuazione e

per l’adozione delle diverse decisioni.

2. Il SIT agisce in coordinamento con la Regione e gli altri Enti Locali, partecipando al SIT Regionale, in modo

da favorire l’interscambio, aggiornamento, condivisione di dati territoriali tra i vari soggetti.

3. La Provincia, avvalendosi del SIT, organizza e cura il costante monitoraggio degli effetti del PTCP e del

conseguimento dei suoi obiettivi adottando, qualora se ne presenti la necessità, ogni provvedimento atto ad

adeguare il PTCP a nuove situazioni o esigenze.

4. I Comuni, nella formazione degli strumenti urbanistici, procedono alla verifica, approfondimento e

integrazione delle conoscenze contenute nel SIT provinciale, anche se ulteriori rispetto a quelle contenute

negli elaborati approvati del PTCP.

5. La Provincia recepisce nel SIT gli strumenti urbanistici comunali e i loro elementi conoscitivi.

Art. 26. Sito web del PTCP della Provincia di Barletta, Andria, Trani

1. E' istituito il sito web interattivo dedicato al Piano di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani

(denominato www.ptcp.provincia.barletta-andria-trani.it), quale luogo di informazione e partecipazione a

tutte le fasi del processo di elaborazione, attuazione e gestione del PTCP, nel rispetto dei principi di

accessibilità, ed interoperabilità ai sensi del D.Lgs. n. 82/2005.

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2. Sul sito è pubblicata l’intera documentazione tecnica ed amministrativa relativa al PTCP nelle diverse fasi

del processo di formazione ed approvazione e, in particolare, quella relativa alla partecipazione, alla

concertazione, alla Valutazione Ambientale Strategica ed alla diffusione di azioni, eventi, progetti,

documentazione amministrativa.

3. Il sito consente la partecipazione interattiva nella sessione WebGIS del PTCP della BAT dei livelli

informativi geo-referenziati utilizzati nell'ambito della costruzione dei contenuti di conoscenza per

l'elaborazione del PTCP, unitamente ai contenuti di assetto. Sarà quindi possibile, attraverso la tecnologia

WebGis, consultare in maniera interattiva l’insieme dei diversi livelli informativi riferiti agli Articoli

conformativi del piano per meglio definire i processi decisionali, il recepimento e l’adeguamento della

pianificazione comunale, i processi autorizzativi e di pianificazione delle risorse territoriali.

Art. 27. Adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PTCP e misure di salvaguardia

1. A far data dall'adozione del PTCP e fino all’entrata in vigenza dello stesso, i Comuni nell’ambito delle

attività di elaborazione ed approvazione degli strumenti di pianificazione di cui all’Art. n. 14 commi 1 e 3,

richiedono la partecipazione della Provincia di Barletta Andria Trani nelle forme e nei modi previsti

nell’ambito delle attività di copianificazione previste dal DRAG. Sono esclusi dalla richiesta di valutazione di

compatibilità di cui all’art. 14 i soli piani di cui all’art. 14, comma 3, il cui procedimento sia stato formalmente

avviato secondo le normative previste, alla data di adozione del PTCP.

2. Le previsioni di piano come definite nell’Atlante D e come dettagliate nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato

n. 3), costituisco il riferimento per la formazione degli strumenti di pianificazione di cui all’Art. 14, commi 1 e

3.

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TITOLO II – SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

Art. 28. Obiettivi specifici

1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il

Sistema ambientale e paesaggistico, quelli qui di seguito indicati:

a. (1.1) Il ripristino delle condizioni di equilibrio chimico/fisico dei corpi idrici sotterranei: aumento dei

tempi di corrivazione; riduzione del rischio di contaminazione degli acquiferi; verifica delle scelte

localizzative per il sistema dei servizi e delle infrastrutture puntuali.

b. (1.2) La riduzione del “conflitto ambientale” nella gestione ponderata e condivisa delle incompatibilità

tra i diversi usi, (rischio idrogeologico, incidente rilevante, rischio sismico, inquinamento atmosferico,

etc.).

c. (1.3) ll supporto alla riorganizzazione dei modelli di gestione del trattamento dei rifiuti solidi urbani su

base provinciale per il contenimento della produzione dei rifiuti e della spesa privata e collettiva;

l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani, condizioni di efficienza, efficacia; massima efficacia

nell’organizzazione delle raccolte integrate, perseguimento delle massime sinergie ed economie di

scala.

d. (1.4) Deframmentazione degli habitat naturali nella accezione di “servizi ecosistemici” 1; favorendo

altresì la continuità ed il riequilibrio dei valori ambientali alla scala di area vasta, estesa alle scale

interprovinciale e interregionale (reti lunghe della naturalità).

e. (1.5) Alleggerimento e riorganizzazione, in termini di compatibilità ambientale, della pressione

insediativa sul sistema marino/costiero.

f. (1.6) Promuovere l’efficienza ed il risparmio energetico ed incentivare la produzione, l’utilizzo e la

ricerca in materia di fonti rinnovabili imprescindibilmente legati alla capacità endogena territoriale

(filiere corte dell’energia).

g. (1.7) Ricercare azioni innovative sull’uso dei materiali (anche alternativi), sulle tecniche di coltivazione

e sistemazione in itinere e per il recupero delle cave esaurite ed abbandonate (Distretto Produttivo

Lapideo Pugliese – marchio “Pietre di Puglia”).

h. (1.8) Riequilibrio della capacità attrattiva turistica dei tre principali ambiti di paesaggio del PPTR, della

costa e dell’entroterra, rafforzando all’interno di questi, le relazioni tra i beni culturali ed ambientali

rilevanti e le altre risorse complementari.

i. (1.9) La riqualificazione “sociale del paesaggio” attraverso il sostegno ed il supporto ad iniziative

private di costruzione e ricostruzione del paesaggio nei suoi caratteri identitari, nell’ambito dei processi

di trasformazione.

j. (1.10) La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico/culturale/archeologico nella accezione anche

di azioni indirette di “supporto alle decisioni” e riduzione del rischio di “conflitto” tra le diverse opzioni di

sviluppo e trasformazione del territorio: la “mappa del rischio archeologico”.

Art. 29. Disposizioni e struttura della disciplina

1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP per la difesa del suolo, la tutela e

valorizzazione della integrità fisica del territorio, della sua identità culturale a matrice naturale ed antropica,

rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per quella di settore

provinciale e sotto ordinata (Art. n. 20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3).

2. Le disposizioni contenute nel presente Titolo, recepiscono le disposizioni del Piano di Assetto Idrogeologico

dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia e della Autorità di Bacino della Basilicata; Piano Regionale di

Tutela delle Acque; Piano Regionale per le Attività Estrattive; Piano del Parco Nazionale dell’Alta Murgia;

PTCP della Provincia di Foggia; Piano di Gestione della zona umida di Margherita di Savoia; Norme

1

Secondo la definizione data dal Millennium Ecosystem Assessment (MA, 2005) i servizi ecosistemici sono “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” e si possono

distinguere in quattro grandi categorie: supporto alla vita (es. formazione del suolo), approvvigionamento (es. cibo), regolazione (es. regolazione del clima), culturali (es. estetici o

religiosi). Il concetto di base è quello che, in generale, il benessere umano dipende dai servizi forniti dalla natura; si giunge quindi al superamento dell’antitesi e del conflitto tra

l’approccio di semplice conservazione della natura e lo sfruttamento economico delle risorse naturali. Ovvero garantendo la collaborazione fra i territori e l’equilibrio nella

distribuzione costi/benefici. Da cui il miglioramento delle capacità dell’ecosistema di conservare e massimizzare l’impiego dell’energia, in grado di supportare ed or ientare le

evoluzioni/involuzioni del paesaggio, in relazione al grado di conservazione, recupero o trasformazione del mosaico ambientale.

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generali di tutela e salvaguardia del Parco Regionale del Fiume Ofanto (Art. n. 56 L.R. 37/07); Piano

Territoriale Paesaggistico Regionale (PPTR); con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti

Territoriali per il paesaggio regionale” e parte 6 “Il sistema delle tutele: beni paesaggistici e ulteriori contesti

paesaggistici”.

3. Le strategie per il sistema ambientale e paesaggistico sono individuate nell’Allegato n. 2 alle presenti

norme.

4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i Contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo

quanto individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costituiscono i livelli informativi vettoriali

geo-riferiti riportati all’interno dell’Atlante cartografico del sistema ambientale e paesaggistico – Tav. A.1

“Difesa del Suolo”, Tav. A.2 “ Contesti Idro-geo-morfologici”, Tav. A.3 “Contesti ecosistemici-ambientali”,

Tav. A.4 “Contesti antropici e storico-culturali”.

5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del sistema

Ambientale e paesaggistico mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3)

completando la ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior

dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti

nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

Art. 30. La “visione strategica” dei paesaggi nei processi in atto

1. (IND) I riferimenti che il PTCP assume, in materia di paesaggio sono contenuti nella Convenzione del

Paesaggio ratificata con la L. n 14/2006, nel decreto legislativo n 42/2004, nella L.R. n. 20/2009 e s.m.i. e

nelle disposizioni contenute nel sistema delle tutele dell’adottato Piano Paesaggistico Territoriale Regionale

(PPTR). Il PTCP persegue le finalità di salvaguardia, qualificazione e valorizzazione del paesaggio

provinciale e delle sue componenti orientando le trasformazioni territoriali e le loro modalità in maniera

compatibile con il mantenimento dei valori riconosciuti e definendo i processi di costruzione dei diversi

documenti e strumenti di pianificazione ai diversi livelli con l’obiettivo di una progressiva ulteriore

qualificazione paesaggistica del territorio provinciale.

2. Il PTCP recepisce le indicazioni relative al titolo V “Ambiti paesaggistici, obiettivi di qualità e normative

d’uso” del PPTR, che articola il territorio provinciale nei seguenti Ambiti Paesaggistici e relative Figure

Territoriali e paesaggistiche (unità minime di paesaggio):

(3) Tavoliere

(3.3) Il Mosaico di Cerignola

(3.4) Le Saline di margherita di Savoia

(4) Ofanto

(4.1) La bassa valle dell’Ofanto

(4.3) La valle del Torrente Locone

(5) Puglia centrale

(5.1) La piana olivicola del nord barese

(6) Alta Murgia

(6.1) L’Altopiano murgiano

(6.2) La Fossa Bradanica

3. Il PTCP specifica ed articola gli ambiti paesaggistici sopraelencati individuando sei forme di paesaggi

provinciali sulla base delle principali conformazioni geomorfologiche e alle identità storico-culturali, naturali,

paesistico-fluviali, insediative e del paesaggio agrario e urbano. I predetti paesaggi sono individuati nella

Tavola D.2 e sono definiti negli indirizzi e nelle azioni da intraprendere nell’Allegato 3 alle presenti norme.

4. Il PTCP individua i seguenti paesaggi provinciali:

a. Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata

infrastrutturazione.

b. Paesaggi della trasformazione tra ruralità’ e naturalità’.

c. Paesaggi della trasformazione

d. I paesaggi del conflitto.

e. Paesaggi della tutela e della valorizzazione.

f. Paesaggi lenti.

5. (DIR) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, assumono i

contenuti di cui ai precedenti commi 2 e 3 quali riferimenti essenziali, mediante i quali ne stabiliscono a

scala di maggiore dettaglio l'articolazione e la caratterizzazione nonché le regole di salvaguardia, fruizione

e valorizzazione.

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6. In attuazione del protocollo di intesa tra Regione Puglia e Provincia di Barletta Andria Trani per le attività di

copianificazione in materia di pianificazione territoriale di coordinamento provinciale (D.G.P. n. 27 del

24.04.2011) il presente Piano prevede l’istituzione di un “presidio” provinciale per la qualità del paesaggio.

Esso svolge, presso l’Ufficio di Piano (Art. n.24) attività di monitoraggio, acquisizione, sensibilizzazione ed

elaborazione delle informazioni sullo stato e sull'evoluzione del paesaggio provinciale a supporto del PPTR,

ai sensi dell’Art. n. 11, comma 3 delle NTA del PPTR.

7. L'assetto organizzativo e le modalità operative del “presidio provinciale” per la qualità del paesaggio

saranno disciplinati da specifico Regolamento approvato con deliberazione di Giunta Provinciale ai fini

della definizione, della composizione, di compiti e modalità di funzionamento, nonché delle interconnessioni

funzionali con l'Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio e per i beni culturali.

CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Componente abiotica – integrità fisica

Art. 31. Difesa del suolo

1. Il presente piano recepisce ed integra le disposizioni dei Piani stralcio di Assetto Idrogeologico dell’Autorità

di Bacino della Puglia e dell’Autorità di Bacino della Basilicata, in qualità di strumenti conoscitivi, normativi e

tecnico-operativi mediante i quali sono pianificate e programmate le azoni e le norme d’uso finalizzate alla

conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base

delle caratteristiche fisiche ed ambientale del territorio. I Piani di Assetto Idrogeologico hanno valenza di

piani sovraordinati rispetto ai piani di settore compresi i piani urbanistici; essi perseguono le finalità di

eliminare e ridurre il rischio naturale negli insediamenti antropici esistenti e di escludere le nuove

trasformazioni o destinazioni di uso che comportano l’aumento di tale rischio. L’Autorità di Bacino della

Puglia l’Autorità di Bacino della Basilicata provvedono periodicamente all’aggiornamento dei PAI, e relativa

pubblicazione sui siti ufficiai www.adb.puglia.it e www.adb.basilcata.it. Tutte le amministrazioni sono tenute

ad adeguare i propri strumenti di governo del territorio alle disposizioni contente nel PAI. L’Autorità di

Bacino della Puglia istituisce appostiti tavoli di copianificazione ai sensi del DRAG/PUG nell’ambito

dell’adeguamento dei nuovi strumenti urbanistici ai sensi della L.R. 20/2001.

2. (DIR) Ferme restando le disposizioni dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) relative alle aree a

pericolosità geomorfologica, la tavola A.1 del presente piano indica ulteriori aree che richiedono ulteriori

studi ed indagini a carattere particolare per come rivenienti sia dalla Carta idrogeomorfologica della Puglia,

redatta dall’Autorità di Bacino della Puglia (quale parte integrante del Piano Paesaggistico Territoriale

Regionale –PPTR-) che da segnalazioni ed attività operate in campo aperto. Costituiscono elementi di

conoscenza ai fini della valutazione di sostenibilità e sicurezza degli insediamenti i seguenti ulteriori strati

informativi:

a. Aree con dissesto diffuso; Corpi di frana; Versanti con pendenza superiore al 20%; Cavità

sotterranaee antropiche; Cavità naturali; Voragini desunti dalla Carta Idro-geomorfologica della

Regione Puglia;

b. I fenomeni franosi censiti e schedati nell’ambito del progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi

Italiano) del Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare.

c. Tipologie di cui alla lettera “a” del presente comma rivenienti dai Contenuti di Conoscenza del

PTCP Tav. I.1.2 “Carta idrogeomorfologica”

3. (DIR) Ferme restando le disposizioni dei Piani di Assetto Idrogeologico vigenti relative alle aree a

pericolosità idraulica, la tavola A.1 del presente piano indica ulteriori aree che richiedono ulteriori studi ed

indagini a carattere particolare per come rivenienti sia dalla Carta idrogeomorfologica dell’Autorità di Bacino

della Puglia che da segnalazioni ed attività operate in campo apertoPer le valutazioni di sostenibilità e

sicurezza degli insediamenti, gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti approfondiscono le

caratterizzazioni di dettaglio delle situazioni di pericolosità idraulica del territorio, ivi comprese quelle

rappresentate nella predetta Tavola A.1.

4. (INT) Ai fini del rischio idraulico, il presente piano recepisce lo studio redatto dell’Autorità di Bacino della

Puglia (Delibera Comitato Istituzionale nr. 7 dell’08.02.2011) per la previsione delle perimetrazioni delle

aree a diversa pericolosità idraulica del Fiume Ofanto dal ponte romano alla foce e gli interventi previsti per

la mitigazione del rischio idraulico.

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5. Per le valutazioni di sostenibilità e sicurezza degli insediamenti, le amministrazioni nell’ambito della

elaborazione degli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti approfondiscono, di concerto con le

autorità competenti, le caratterizzazioni di dettaglio delle situazioni di pericolosità geomorfologica ed

idraulica del territorio, ivi comprese quelle rappresentate nella predetta Tavola A.1.

6. I Comuni, di concerto con le autorità competenti, in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e

loro varianti effettuano gli opportuni approfondimenti tecnici, valutano le condizioni di rischio idraulico atteso

per gli insediamenti urbani e rurali esistenti e definiscono:

a. l’ammissibilità delle trasformazioni, fisiche e funzionali, del territorio e degli immobili che lo

compongono;

b. le disposizioni volte ad impedire, mitigare, compensare l’incremento delle eventuali criticità

ambientali e dei rischi per il sistema insediativo già presenti e l’insorgere di nuovi impatti

ambientali negativi e rischi antropici delle scelte operate.

7. Inoltre, gli strumenti urbanistici comunali ai fini della riduzione del rischio esistente:

a. valutano le condizioni attuali di rischio degli edifici pubblici sedi di funzioni strategiche e dei punti

di ritrovo previsti dai piani della Protezione civile e definiscono azioni al fine della loro messa in

sicurezza o riduzione del rischio, anche attraverso la delocalizzazione di tali funzioni;

b. introducono le condizioni d’uso contenute nei PAI e verificano l’esigenza di introdurre fasce di

rispetto relative alle aree a rischio individuate dai PAI;

c. promuovono azioni per il progressivo allontanamento degli edifici esistenti dalle aree a rischio o la

riduzione della loro vulnerabilità o idonei cambi di destinazione di uso per la riduzione della

esposizione al rischio.

8. Infine, nel valutare le potenziali direttrici di espansione urbana e i contesti per nuovi insediamenti, di cui ai

titoli successivi, gli strumenti urbanistici comunali considerano gli elementi di criticità idraulica e/o

geomorfologica come fattori di rischio escludenti o limitanti. In presenza di fattori di rischio escludenti,

considerati tali in quanto non mitigabili dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sociale ed

economica, non sono ammessi nuovi insediamenti urbani e per attività produttive. In presenza di fattori

limitanti ed in assenza di alternative localizzative, risultanti tali nell’ambito della procedura di VAS, possono

essere localizzati nuovi insediamenti urbani e specializzati per attività produttive e comunque prevedendo il

divieto di realizzazione di scantinati e cantine e la sopraelevazione dal piano di campagna fino all’altezza

attesa del tirante idraulico.

Art. 32. Fenomeni di erosione della linea di costa

1. Nella tavola A.1 sono individuate le aree costiere interessate da significativi fenomeni di arretramento

costiero per come rivenienti sia dal PAI che dal Piano Regionale delle Coste che da segnalazioni ed attività

operate in campo aperto.

2. Nelle more dell’approvazione del Piano stralcio della dinamica delle coste da parte dell’Autorità di Bacino

della Puglia costituiscono indirizzo per la Provincia e i comuni nell’ambito delle rispettive competenze le

“Linee guida per la individuazione di interventi tesi a mitigare le situazioni di maggiore criticità delle coste

basse pugliesi” approvate con Deliberazione di Giunta Regionale n. 410 del 10/03/2011 nonché l'"Atto di

indirizzo per la definizione e perimetrazione delle aree a pericolosità geomorfologica in ambito costiero”

approvato dal Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino della Puglia in data 29/11/2010.

3. (IND) Il presente piano assume il principio di precauzione in riferimento alla riduzione del rischio derivante

dall’arretramento della costa, limitando i nuovi insediamenti urbani in tali aree e attivando misure di

programmazione e pianificazione orientate alla riqualificazione dei tessuti urbani costieri, alla esclusione di

nuove insediamenti urbani e turistici sulla linea di costa non ancora urbanizzata, a promuovere il recupero

ambientale e paesaggistico delle aree rurali costiere.

Art. 33. Contesti idro-geo-morfologici di tutela paesaggistica

1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la

struttura idro-geo-morfologica articolata in componenti geomorfologiche e componenti idrologiche,

comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici (UCP). Fermo restando quanto

previsto per i Beni Paesaggistici (Territori costieri - 300 m.; Territori con termini ai laghi - 300 m.; Fiumi,

torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi delle acque pubbliche – 150 m.), il PTCP nella Tavola A.2 e nel

dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea

con l’Art. n. 26 delle NTA del PPTR “Funzione del quadro conoscitivo nella Pianificazione settoriale locale”,

individua ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai predetti (UCP), oggetto di indagini e

approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così come di seguito indicato:

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a. Versanti (PPTR/PTCP) - Consistono in parti di territorio a forte acclività, aventi pendenza superiore al

20%.

b. Lame e gravine (PPTR/PTCP) - Consistono in solchi erosivi di natura carsica, peculiari del territorio

pugliese, dovuti all’azione naturale di corsi d’acqua di natura episodica, come delimitati nella Tavola

A.2.

c. Doline (PPTR/PTCP) - Consistono in forme carsiche di superficie, costituite da depressioni della

superficie terrestre con un orlo morfologico pronunciato di forma poligonale che ne segna il limite

esterno rispetto alle aree non interessate dal processo di carsogenesi, come individuate nella Tavola

A.2.

d. Grotte (PPTR/PTCP) - Consistono in cavità sotterranee di natura carsica generate dalla corrosione di

rocce solubili, anche per l’azione delle acque sotterranee, alla quale si aggiunge, subordinatamente,

anche il fenomeno dell'erosione meccanica, come individuate nella Tavola A.2.

e. Geositi (PPTR/PTCP) - Consistono in formazioni geologiche di particolare significato geomorfologico e

paesaggistico, ovvero in qualsiasi località, area o territorio in cui possa essere definibile un interesse

geologico, geomorfologico, idrogeologico, paleontologico e pedologico, significativo della geodiversità

della regione: doline di particolare valore paesaggistico; campi di doline, vale a dire aree estese ad alta

concentrazione di doline anche di ridotta dimensione che configurano un paesaggio di particolare

valore identitario; luoghi di rilevante interesse paleontologico (es. cava con orme di dinosauri a

Bisceglie); falesie, porzioni di costa rocciosa con pareti a picco, alte e continue; alcuni siti di primaria

importanza geologica (fra i quali Cave di Bauxite, Il Gurgo, grotte Montenero-Dellisanti), come

individuati nella Tavola A.2 e Quaderno n. 1 (Contenuti di Conoscenza).

f. Inghiottitoi (PPTR/PTCP) - Consistono in varchi o cavità carsiche, localmente definite anche vore,

abissi, gravi, voragini, a sviluppo prevalentemente verticale, attraverso cui le acque superficiali

possono penetrare in profondità e alimentare le falde idriche profonde, come individuati nella Tavola

A.2.

g. Cordoni dunari (PPTR/PTCP) - Consistono in areali, di estensione cartografabile in rapporto alla scala

di rappresentazione del PPTR, in cui sono presenti accumuli naturali di materiale originati da processi

di trasporto eolico, sia in fase attiva di modellamento, sia più antichi e, talvolta, anche parzialmente

occupati in superficie da strutture antropiche, come perimetrati nella Tavola A.2.

h. Reticolo di connessione alla R.E.R. (PPTR/PTCP) - Consiste in corpi idrici, anche effimeri o

occasionali, che includono una fascia di salvaguardia di 100 m finalizzata a permettere la connessione

e lo spostamento delle popolazioni (animali e vegetali) tra le aree a massima naturalità e biodiversità.

i. Sorgenti (PPTR/PTCP) - Consistono in punti della superficie terrestre ove viene alla luce, in modo del

tutto naturale, una portata apprezzabile di acqua sotterranea, come individuati, in coordinamento con

l’Autorità di Bacino della Puglia”, dalla carta Idro-geo-morfologica della Regione Puglia e individuati

nella Tavola A.2.

2. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le

specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto

inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. n. 28 ed in

coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. n. 30.

Art. 34. Indirizzi per il recupero delle aree di cava esaurite

1. (IND) Ai fini della riqualificazione ambientale delle aree caratterizzate dalla presenza di cave esaurite,

abbandonate e/o in disuso, il PTCP individua, nella Tavola A.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato

al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con quanto previsto dalle “Norme per

il recupero delle cave” di cui all’Art. 10 – Titolo VI delle NTA del nuovo Piano Regionale delle Attività

Estrattive (P.R.A.E.) approvato con D.G.R. n. 445 del 02.02.2010, le seguenti tipologie di recupero da

privilegiare:

a. Recupero naturalistico - attraverso interventi atti a migliorare e/o mitigare le condizioni estetiche e/o

fisico-biologiche dell’ambiente degradato dalla attività estrattiva, con reinserimento nel sistema

territoriale e nel contesto ambientale esistente; gli interventi potranno essere finalizzati alla

realizzazione di rinverdimenti, rimboschimenti, creazione di specchi d’acqua a gestione naturalistica,

oasi faunistiche, etc.

b. Recupero produttivo - attraverso la riconversione delle aree di cava per finalità produttive in settori

diversi da quello estrattivo, come attività per colture agricole o arboricole, forestali, allevamento ittico o

zootecnico, produzione di energie rinnovabili come pannelli solari, centrali solari, geotermiche, etc.

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c. Recupero urbanistico - attraverso interventi finalizzati ad evitare ulteriore consumo di suolo che

prevedano il riuso residenziale o quello terziario attraverso uffici, attività ricettive e commerciali, servizi

pubblici e privati; il riuso per il tempo libero: aree sportive, parchi divertimenti, aree ricreative e culturali

in genere; riusi legati alla valorizzazione dell’archeologia industriale: musei giacimentologici con attività

culturali connesse (musei della “pietra”, dei “cavamonti”, etc.); riuso per attività secondarie sostenibili:

artigianato, industria, attività di servizio equiparabili alle secondarie.

d. Recupero per emergenze civili – attraverso interventi per la riduzione del rischio idraulico e il

miglioramento della regimazione dei corsi d’acqua (casse di espansione, bacini di laminazione) da

realizzare in modo preferenziale nella fascia di 150 m da ciascun lato degli alvei in modellamento

attivo.

e. Recupero ai fini irrigui - sistemazione a bacino di accumulo idrico ad uso irriguo.

2. (IND) Ai fini del recupero dei residui da attività estrattive (ravaneti), fermo restando quanto previsto dal

D.Lgs. n.117 del 30.05.2008 “Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle

industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE”, sono da privilegiare azioni miranti a:

a. Verificare l’esatta perimetrazione e la stabilità geotecnica dei grandi cumuli di residui di cava (ravaneti)

ai fini della salvaguardia ambientale del sito, valutando al contempo la consistenza delle aree

potenzialmente idonee all’attività estrattiva attualmente penalizzate dalla presenza dei cumuli detritici.

b. Riprendere e trattare in modo opportuno i materiali costituenti le discariche di residui di cava,

impostandone un trattamento sistematico per una loro ricollocazione sul mercato quale “materia prima

seconda”.

c. Valorizzare gli scarti (sfridi di cava e fanghi di segazione) utilizzandoli per la realizzazione di Opere

Pubbliche, a seguito di specifici trattamenti e a fronte di idonee caratteristiche lito-applicative,

recuperandoli ad esempio, come aggregati per calcestruzzo, misti granulari, massi da scogliera,

“terricci vegetali”, etc.

Art. 35. Ciclo delle acque

1. Il presente Piano recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale di Tutela delle Acque con

riferimento alle azioni e misure previste per la tutela quali - quantitativa delle acque superficiali interne e

sotterranee, di quelle marino – costiere nonché per le aree soggette a specifiche norme di protezione.

2. (IND) Al fine di garantire i medesimi obiettivi di tutela e di risparmio, per gli strumenti urbanistici comunali,

anche attraverso i relativi piani esecutivi, valgono gli indirizzi di seguito elencati:

a. Prevedere soluzioni progettuali che regolino il deflusso dei drenaggi urbani verso i corsi d’acqua,

anche individuando aree in grado di fermare temporaneamente le acque nei periodi di crisi con bacini

multifunzionali fitodepuranti;

b. Promuovere il risparmio idrico, prevedendo la distinzione delle reti di distribuzione in acque di alto e

basso livello qualitativo e interventi di riciclo e riutilizzo delle acque meteoriche nei nuovi insediamenti;

c. Favorire, negli ambiti di ricarica prevalente della falda l'immissione delle acque meteoriche sul suolo e

nei primi strati del sottosuolo, evitando interventi di impermeabilizzazione di suoli, incentivando nuovi

impianti colturali con essenze legnose agricole di pregio ambientale (come definite nella Tavola II.2 dei

contenuti di conoscenza), intercettando la veicolazione di sostanze inquinanti verso le falde;

d. Favorire, nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali, l'infiltrazione e l'invaso

temporaneo delle precipitazioni meteoriche al fine di non causare condizioni di sovraccarico nella rete

di drenaggio, in coerenza anche con le disposizioni del PPTR per le APPEA.

e. Promuovere interventi di recupero, ai fini irrigui, e stoccaggio in bacini idrici (Art. n. 34, comma 1.n).

f. Favorire, negli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (Art. n. 57), l'immissione delle acque

meteoriche nel reticolo idrico superficiale;

g. Valutare, nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali, le alterazioni al regime delle

acque sotterranee e verificare i relativi effetti anche nelle aree limitrofe, eventualmente introducendo

adeguati correttivi al progetto di intervento.

h. Promuovere, ai fini della riduzione del carico diffuso proveniente dal settore agricolo e zootecnico, gli

interventi di diffusione di fasce tampone vegetate per l’abbattimento degli inquinanti, individuando aree

preferenziali alla localizzazione di tali “fasce tampone” che non siano già interessate dall’applicazione

degli obblighi di condizionalità previsti dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC).

Art. 36. Aree interessate da fenomeni di vulnerabilità degli acquiferi

1. Ferme restando le disposizioni del Piano Regionale di Tutela delle Acque, nelle aree interessate da

fenomeni di compromissione delle acque sotterranee ed individuate nella Tavola A1 del presente piano

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(Aree vulnerabili da contaminazione salina, Aree di tutela quantitativa, Aree di tutela quali-quantitativa), il

PTCP prevede l'adozione di uno o più PST con i seguenti contenuti minimi:

a. Stima dei consumi idrici, esistenti e di previsione con individuazione degli obiettivi e delle misure volte

a contenere il consumo idrico con verifica quantitativa del risultato previsto;

b. Orientamento, mediante misure e accorgimenti tecnici, al contenimento del consumo delle risorse

idriche ed alla ricarica di quelle sotterranee;

c. Potenziamento delle attività di controllo e monitoraggio.

2. In relazione al precedente comma 1, lett. a), costituiscono elementi di riferimento il “Catasto delle utenze

idriche” ed il “Catasto degli scarichi” in fase di implementazione da parte della Provincia.

3. In relazione al precedente comma 1, lett. b), costituiscono elementi di riferimento le seguenti direttive:

a. Ridurre l’entità dei prelievi dai corpi idrici sotterranei nelle aree in cui questi manifestano problemi di

depauperamento o alterazione dello stato qualitativo indotto da sovra sfruttamento.

b. Favorire, ove possibile, anche attraverso azioni dimostrative e forme di incentivazione, il recupero e

riutilizzo delle acque reflue depurate in sostituzione dei prelievi dalle falde per i vari usi: ambientale,

irriguo, civile e industriale nei modi previsti dal Regolamento Regionale n.8 del 18.04.2012 “Norme e

misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate”. In particolare, ai fini irrigui è da considerarsi

prioritario l’avvio all’esercizio degli impianti di riuso già esistenti ovvero la previsione di nuovi impianti di

riutilizzo a ridosso della fascia costiera;

c. Favorire la realizzazione di bacini di infiltrazione o laminazione per la regolazione del flusso di corsi

d’acqua, la realizzazione di bacini per il ripristino o miglioramento degli equilibri idrici delle aree umide,

la ricarica indiretta dei corpi idrici sotterranei in ambiente carsico attraverso il rilascio del refluo affinato

in canali, lame o gravine, la ricarica dei sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile.

d. Favorire la scelta di colture poco idroesigenti e/o a ciclo autunno-invernale, adottando tecniche di

irrigazione che consentano una riduzione dei volumi utilizzati, nonché il corretto uso di concimi e

prodotti antiparassitari.

e. Ridurre l’uso di concimi azotati attraverso l’applicazione rigorosa del Codice di Buona Pratica Agricola,

nonché eventuali incentivazioni e/o compensativi; a tal fine sono auspicabili politiche di incentivazione

della conversione delle aree agricole esistenti a coltivazioni di tipo biologico.

4. (DIR) In relazione al precedente comma 1, lett. c), la Provincia orienta i controlli di propria competenza al

fine di contenere gli scarichi abusivi, monitorare le portate dei corpi idrici, anche tramite il coinvolgimento

dei comuni, individuare le cause di contaminazione. Inoltre al fine di favorire una corretta gestione delle

risorse idriche sotterranee, prevede altresì specifiche attività finalizzate a:

a. valutare la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi a cui sovrapporre gli elementi di potenziale pericolo di

contaminazione;

b. diversificare gli usi delle acque sotterranee e ridurre lo sfruttamento delle falde profonde, destinando le

acque pregiate ai soli scopi potabili.

5. Gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti, sulla base degli elementi ricognitivi di cui ai precedenti

commi, effettuano una ricognizione di maggior dettaglio nelle parti del territorio comunale urbanizzato o in

quelle per le quali siano previste significative trasformazioni fisiche o funzionali del suolo e degli immobili

valutando i rischi derivanti dalla attività antropica nelle aree urbanizzate e nei contesti di nuovo

insediamento ed indicando le ulteriori eventuali mitigazioni necessarie a escludere o ridurre gli impatti

critici.

6. Al fine di garantire la ricarica delle falde sotterranee nelle zone di cui al precedente comma 1, gli strumenti

urbanistici comunali e le loro varianti, prescrivono la percentuale minima della superficie di intervento che

deve essere mantenuta permeabile. Qualora tale prescrizione non sia già stabilita negli strumenti

urbanistici generali, i Comuni possono introdurla in sede di approvazione dei piani esecutivi prevedendo in

alternativa la realizzazione di opere di compensazione aventi l’effetto di ridurre gli effetti della parziale

impermeabilizzazione del suolo.

Art. 37. Rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali

1. Il PTCP individua, alla Tavola A.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti di riferimento prioritario lungo le fasce di rilevanza paesistico-

fluviale, quali sistemi ambientali costituiti dal corso d'acqua semi-naturale, caratterizzato da elementi

morfologici, naturalistici, nonché dalle aree degradate che necessitano di una rigenerazione

ecologico/idraulica.

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2. (PRE) Ai fini della tutela, valorizzazione e potenziamento delle qualità ecologiche delle fasce di rilevanza

paesistico-fluviale connesse al patrimonio idrico superficiale, nel rispetto della difesa del suolo e della

mitigazione del rischio idraulico, valgono le prescrizioni di seguito elencate:

a. Nelle fasce ripariali devono essere promossi interventi finalizzati alla salvaguardia della qualità

ambientale quali il mantenimento e il ripristino della vegetazione autoctona spontanea con funzioni di

filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di

conservazione della biodiversità. In particolare dovranno essere realizzati adeguati ambiti di

autodepurazione e zone tampone.

b. Gli interventi di riqualificazione dei bacini saranno finalizzati a sviluppare gli ecosistemi ai fini del

potenziamento del corridoio ecologico naturale principale preferendo, ove possibile l’ampliamento dello

spazio fluviale e della diversificazione morfologica di alvei e golene.

c. Gli interventi di manutenzione e sistemazione degli alvei e delle fasce ripariali dei fiumi e dei canali di

bonifica saranno finalizzati a concorrere ad aumentare la capacità auto depurativa del territorio

mediante criteri di bassa artificialità e tecniche di ingegneria naturalistica.

d. Prevedere vasche di laminazione multifunzionali che integrino le funzioni idrauliche e di

fitodepurazione con il paesaggio.

e. Migliorare la capacità di laminazione delle piene e di autodepurazione delle acque.

f. Favorire il naturale evolversi dei fenomeni di dinamica fluviale e degli ecosistemi.

g. Negli interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica utilizzare soluzioni che coniughino la

prevenzione del rischio idraulico con la riqualificazione paesistico-ambientale, garantendo l’attuazione

del progetto di Rete Ecologica Provinciale (REP).

h. Realizzare le vasche di laminazione delle piene fluviali e i canali di by-pass per il rallentamento dei

colmi di piena fluviale, con aspetto naturaliforme, nel rispetto dei contesti naturali, creando un contesto

golenale con funzioni ecologico-ambientali.

i. Utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica negli interventi di difesa del suolo e regimazione idraulica,

fatta salva la loro inapplicabilità, sostituendo qualora ammalorate, le opere di difesa del suolo in

calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, realizzate sui corsi d’acqua naturali e prive di valore

storico-paesaggistico.

j. Rimuovere le tombature esistenti sui corsi d’acqua ripristinando, ove possibile, le sezioni di deflusso a

cielo aperto.

Art. 38. Contratto del fiume Ofanto

1. Con specifico riferimento alla porzione di bacino idrografico del Fiume Ofanto, nonché al territorio

provinciale direttamente coinvolto nelle relative dinamiche, la Provincia di Barletta Andria Trani e come

individuato nella Tav. A.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3), il PTCP promuove il contratto di fiume.

2. Il contratto di fiume è uno strumento di programmazione negoziata volto all'adozione di un sistema

condiviso di obiettivi e di regole, attraverso la concertazione ed integrazione di azioni e progetti improntati

alla cultura dell'acqua come bene comune. Il contratto di fiume è concluso, fra soggetti pubblici e/o privati,

istituzionali, economici e sociali.

3. (IND) Per conseguire l’attuazione del presente articolo la Provincia promuove, sostiene ed aderisce ad

accordi di programma, assumendo quali ambiti prioritari di operatività:

a. Parco Regionale del fiume Ofanto (istituito con L.R. n. 37 del 14.12.2007 e con successiva L.R. n. 7

del 16.03.2009).

b. Protocollo di intesa tra Regione Puglia e Provincia di Barletta Andria Trani per le attività di

copianificazione in materia di pianificazione territoriale di coordinamento provinciale (D.G.P. n.27 del

26.04.2011).

c. il Protocollo di intesa, tra Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e Provincia di

Barletta Andria Trani, in materia di connettività ecologiche (D.G.P. n. 52 del 27.05.2011).

d. il Protocollo d'intesa tra la Provincia di Foggia e la Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di

cooperazione nell’ambito della gestione e redazione dei singoli PTCP (D.G.P. n. 51 del 27.05.2011);

e. Piano Integrato di Sviluppo Territoriale per la “Competitività e l’attrattività del sistema urbano

policentrico della Val d’Ofanto“;

f. Protocollo di intesa per la valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo di

“Le porte del Parco fluviale, verso il Patto Val d’Ofanto”.

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Art. 39. Rigenerazione ecologica e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera

1. Il PTCP individua, alla Tavola A.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti di riferimento prioritario costiero di rilevanza paesaggistica definiti

quali sistemi ambientali di transizione, nonché rappresentati dalle aree degradate che necessitano di una

rigenerazione ecologico/idraulica.

2. (IND) Ai fini della tutela, valorizzazione e potenziamento delle qualità ecologiche delle aree costiere di

transizione connesse al patrimonio idrico superficiale, nel rispetto della difesa del suolo e della mitigazione

del rischio idraulico, valgono gli indirizzi di seguito elencati:

a. Gli interventi di riqualificazione saranno finalizzati a sviluppare ecosistemi “filtro” ai fini del

potenziamento del corridoio ecologico naturale principale preferendo, ove possibile, l’ampliamento o la

nuova realizzazione di sistemi idrici di transizione.

b. Nelle aree costiere e lungo i cordoni dunari (Art. n.33, comma 1.g) devono essere promossi interventi

finalizzati alla salvaguardia della qualità ambientale quali il mantenimento e il ripristino della

vegetazione autoctona spontanea con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine

diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità. In particolare dovranno

essere realizzati adeguati ambiti di autodepurazione e zone tampone.

c. Prevedere vasche di laminazione multifunzionali che integrino le funzioni idrauliche e di

fitodepurazione con il paesaggio.

d. Favorire il naturale evolversi dei fenomeni di dinamica costiera e degli ecosistemi incentivando anche il

ripristino e la ricostituzione dei cordoni dunari.

e. Negli interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica utilizzare soluzioni che coniughino la

prevenzione del rischio idraulico con la riqualificazione paesistico-ambientale, garantendo l’attuazione

del progetto di rete ecologica provinciale.

f. Utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica negli interventi di difesa del suolo e regimazione idraulica,

fatta salva la loro inapplicabilità.

g. Sostituire, qualora ammalorate, le opere antropiche di difesa costiera prive di valore storico-paesistico

operando secondo quanto indicato alla lettera precedente.

Art. 40. Pericolosità sismica

1. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti effettuano gli

opportuni approfondimenti tecnici che sulla base delle analisi di pericolosità, vulnerabilità ed esposizione

urbanistica e funzionale degli insediamenti concorrano alla riduzione ed alla prevenzione del rischio

sismico.

2. (IND) A tal fine le relazioni geologiche degli strumenti urbanistici comunali effettuano, per le aree del

territorio urbanizzato e per quelle utilizzabili per nuovi insediamenti urbani, una ricognizione e valutazione

della presenza di scenari di sismoamplificazione locali e valutano i livelli di pericolosità sismica locale.

Costituisce elemento di riferimento la Microzonazione Sismica di 1° livello redatta dall’Autorità di Bacino

della Puglia.

3. (IND) Il quadro conoscitivo degli strumenti urbanistici provvede inoltre, per i diversi scenari sismici

individuati, alla valutazione della vulnerabilità sismica dei tessuti urbani esistenti. Costituiscono elementi di

riferimento il Rapporto I e la Tav. I.5.4 dei Contenuti di Conoscenza del presente Piano.

4. (IND) Sulla base dell’insieme di tali accertamenti e in considerazione della magnitudo locale riscontrata, gli

strumenti urbanistici comunali definiscono livelli puntuali di rischio sismico per unità territoriali e significative

ai fini della pianificazione e determinano le conseguenti indicazioni normative orientate alla riduzione dello

stesso in riferimento al patrimonio edilizio esistente, escludendo nuove aree di insediamento urbano in

condizioni di rischio sismico non ragionevolmente mitigabili.

5. (IND) Il quadro conoscitivo degli strumenti urbanistici comunali contiene elementi conoscitivi di massima dei

tracciati, della funzionalità e della vulnerabilità delle principali infrastrutture di rete per la urbanizzazione

degli insediamenti. Ciò al fine di stimarne, anche in relazione agli scenari di pericolosità sismica , i

potenziali danni attesi, di valutarne gli effetti sulla qualità ed efficienza del sistema insediativo e di orientare

coerentemente le scelte di pianificazione urbanistico-edilizie relativamente al territorio urbanizzato e di

nuova potenziale espansione.

6. (IND) Nei comuni il cui territorio è classificato in zona sismica 2, in occasione della formazione dei nuovi

PUG o di varianti ai vigenti strumenti urbanistici si dovrà valutare la vulnerabilità sismica degli edifici

pubblici esistenti con funzioni strategiche e dei punti di ritrovo previsti dai Piani della Protezione Civile allo

scopo di definire opportune ed idonee azioni per la loro messa in sicurezza o riduzione del rischio,

operando in termini di riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti o di delocalizzazione della funzione,

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allo scopo di ridurne la esposizione e/o la vulnerabilità sismica o la pericolosità relativa del sito. Costituisce

elemento di riferimento il “Censimento degli edifici strategici e rilevanti” redatto dal Settore Urbanistica,

Assetto del Territorio, PTCP, Paesaggio, Genio Civile, Difesa del Suolo della Provincia di Barletta Andria

Trani.

Sezione II. Componente biotica – integrità ecologica e delle qualità agro-ambientali

Art. 41. Contesti ecosistemici-ambientali di tutela paesaggistica

1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la

struttura ecosistemica-ambientale articolata in componenti botanico-vegetazionali e componenti delle aree

protette e dei siti naturalistici, comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici

(UCP). Fermo restando quanto previsto per i Beni Paesaggistici (Boschi, Zone umide Ramsar; Parchi e

riserve), il PTCP nella Tavola A.3 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con l’Art. n. 26 delle NTA del PPTR “Funzione del quadro

conoscitivo nella Pianificazione settoriale locale”, individua ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai

predetti (UCP), oggetto di indagini e approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così

come di seguito indicato:

a. Aree umide (PPTR/PTCP) – Definite da paludi, gli acquitrini, le torbe e i bacini naturali o artificiali,

permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, caratterizzate da

flora e fauna igrofile, come delimitate nella Tavola A.3.

b. Prati e pascoli naturali (PPTR/PTCP) – Costituiti da territori coperti da formazioni erbose naturali e

semi-naturali utilizzate come foraggere a bassa produttività, ancorché sottoposti a cambiamento di

destinazione d’uso colturale mediante dissodamento, frantumazione e macinazione del banco

roccioso. Sono inclusi tutti i pascoli secondari sia emicriptofitici sia terofitici diffusi in tutto il territorio

regionale su substrati calcarei, caratterizzati da grande varietà floristica, variabilità delle formazioni e

frammentazione spaziale elevata, come delimitati nella Tavola A.3.

c. Formazioni arbustive in evoluzione naturale (PPTR/PTCP) - Consistono in formazioni vegetali basse e

chiuse composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee in evoluzione naturale, spesso

derivate dalla degradazione delle aree a bosco e/o a macchia o da rinnovazione delle stesse per

ricolonizzazione di aree in adiacenza, come delimitati nella Tavola A.3.

2. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le

specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto

inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. 28 ed in

coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. 30.

Art. 42. Rete Ecologica Provinciale

1. Il PTCP individua, nella Tavola A.3 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo

(Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), la Rete Ecologica Provinciale (REP), esito della declinazione a

scala intermedia della Rete Ecologica Regionale (RER), definita come sistema infrastrutturale

multifunzionale naturale di rango provinciale articolato secondo due livelli. Il primo livello sintetizzato nella

Rete Ecologica della Biodiversità, che mette in valore tutti gli elementi di naturalità della fauna, della flora,

delle aree protette, che costituiscono il patrimonio ecologico della provincia; il secondo livello sintetizzato

nella Rete Ecologica Polivalente che, prendendo le mosse dalla Rete Ecologica della Biodiversità, assume

nel progetto di rete in chiave ecologica i progetti del patto città campagna, i progetti della mobilità dolce, la

riqualificazione e la valorizzazione integrata dei paesaggi costieri.

2. (DIR) La realizzazione della Rete Ecologica Provinciale, ai fini del contenimento della perdita di biodiversità

e del degrado dei servizi ecosistemici, persegue le seguenti finalità:

a. Identificare ambiti prioritari per la realizzazione di opere di mitigazione, compensazione e del ristoro

ambientale inerenti la realizzazione di interventi anche non in diretto contatto con la REP;

b. fornire alla pianificazione settoriale infrastrutturale, provinciale e di altri enti, un quadro organico dei

condizionamenti naturalistici ed ecosistemici e quindi fornire l'opportunità di individuare azioni di piano

compatibili o eventuali compensazioni qualora sia dimostrata l'oggettiva impossibilità di diversa

localizzazione;

c. fornire supporto nelle procedure di VAS e di VIA, quale strumento di rifermento per le valutazioni dei

piani, programmi e progetti;

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d. fornire un quadro di riferimento generale e indicazioni di priorità per la previsione degli interventi

ecologici alla scala comunale e per lo sviluppo della Rete Ecologica Comunale (REC);

e. orientare contributi e finanziamenti derivanti dalla normativa europea, nazionale e regionale di settore

assumendo gli elementi della REP come aree preferenziali ai fini dell’attuazione del Piano Regionale di

Sviluppo Rurale prevedendo indicazioni di priorità concorrenti ad un miglioramento complessivo del

sistema;

f. introdurre l’applicazione, per tutti gli interventi edificatori e di trasformazione dell’uso dei suoli, di

specifici “Indici di compensazione (Ic)”, per stabilire l'entità di impianto di essenze arboree da

realizzare in relazione agli interventi ammessi, nei diversi contesti individuati nella Rete Ecologica

Locale.

3. (IND) Gli elementi costituenti la REP normati dai seguenti commi possono essere progressivamente

perfezionati attraverso i programmi e i piani di settore competenti per le singole categorie di intervento

seguendo la procedura di aggiornamento di cui all'articolo 8.

4. (DIR) Sono gangli fondamentali della Rete Ecologica Provinciale (REP) le aree naturali protette e i siti della

Rete Natura 2000, Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), costituiti da:

- Parco Nazionale dell’Alta Murgia;

- Parco Regionale del Fiume Ofanto;

- SIC Posidonieto San Vito (IT9120009);

- SIC Valle dell’Ofanto – Lago Capaciotti (IT9120011);

- SIC Murgia Alta (IT9120007);

- SIC Zone Umide della Capitanata (IT9110005);

- SIC Valloni di Spinazzola (IT9150041);

- ZPS Paludi del Golfo di Manfredonia (IT9110038);

- ZPS Murgia Alta (IT9120007).

5. Fanno parte della REP, oltre alle aree di cui al precedente comma 4, le aree di interconnessione (corridoi e

ecologici e direttrici) e le seguenti ulteriori strutture:

a. Lame e gravine (Art. n. 33, comma 1/b);

b. Doline (Art. n. 33, comma 1/c);

c. Geositi (Art. n. 33, comma 1/e);

d. Cordoni dunari (Art. n. 33, comma 1/g);

e. Reticolo di connessione alla RER (Art. n. 33, comma 1/h);

f. Cave da recuperare ai fini naturalistici (Art. n. 34, commi 1/j);

g. Aree di rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali (Art. n. 37);

h. Aree di rigenerazione ecologico e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera (Art. n. 39);

i. Aree umide (Art. n. 41, comma 1/a);

j. Prati e pascoli naturali (Art. n. 41, comma 1/b);

k. Formazioni arbustive in evoluzione naturale (Art. n. 41, comma 1/c);

l. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica (Art. n. 45);

m. Sistema marino-costiero (Art. n. 46);

n. Ecomusei Provinciali (Art. n. 50).

6. (IND) Costituiscono inoltre la REP anche le aree di transizione, l’insieme di aree di grande estensione, e tra

loro interconnesse, che possono integrare le aree ad elevata naturalità, e che consentono il mantenimento

di relazioni ecologiche fondamentali per garantire l’efficienza funzionale e la conservazione della

biodiversità a scala provinciale. Rientrano in questa tipologia la Campagna del Ristretto, i Parchi agricoli

multifunzionali, i Parchi CO2, i Paesaggi costieri di alta valenza naturalistica. In tali ambiti trovano

applicazione le indicazioni normative (indirizzi e direttive) contenute nelle linee guida del “Patto Città

Campagna” e nel progetto territoriale “La valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi

costieri”.

7. (IND) Costituiscono barriere infrastrutturali le interferenze tra le infrastrutture e la REP. Per tali punti critici

dovranno essere previsti processi di riqualificazione ambientale. In tali aree valgono gli indirizzi inerenti alla

riqualificazione delle reti infrastrutturali di cui al successivo Art. 43.

8. (IND) La REP si relaziona agli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU, Art. 57) e più in generale

al “Patto Città-Campagna” del PPTR, delineando percorsi progettuali per la realizzazione di Reti Ecologiche

Urbane (REU) mediante le seguenti direttive:

a. Rete/edificato compatto (confine urbano) – Migliorare i contesti territoriali periurbani e la qualità delle

espansioni insediative in adiacenza e al contorno con le aree agricole e/o naturali e semi-naturali;

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b. Rete/edificato rado (frontiera urbana) – Migliorare la qualità paesistico-ambientale delle trasformazioni

urbanistiche e delle espansioni edilizie, specie se integrate con una produzione agricola effettivamente

in atto; contenere le trasformazioni urbanistiche e le espansioni edilizie in conflitto con la produzione

agricola e comportanti consumo di suolo; perseguire la continuità e funzionalità delle reti ecologiche e

l’integrazione con reti di livello urbano, mantenere la continuità degli spazi aperti tra l’edificato e i

paesaggi agrari; utilizzare la REP come trama territoriale per la creazione di corridoi o reti ecologiche,

in particolare per le connessioni con le aree protette, i siti della Rete Natura 2000 e il verde urbano;

valorizzare le produzioni tipiche, di pregio, della tradizione locale e di nicchia, soprattutto nelle aree

dell’agricoltura periurbana, promuovendo in particolare la sicurezza alimentare, la qualità e la filiera

corta.

c. Rete/campagna profonda – Tutelare e sviluppare i fattori di biodiversità mediante l’inserimento di filari,

siepi e alberi nelle grandi aree della monocoltura e la diversificazione delle produzioni agricole;

potenziare la fruibilità degli spazi rurali per usi sociali e culturali compatibili anche mediante

l’individuazione di percorsi turistici culturali ed enogastronomici e l’attivazione di itinerari ciclopedonali

o equestri.

d. Rete/campagna produttiva intensiva – Favorire le colture agroambientali compatibili al posto delle

colture agricole intensive e ad alto impatto ambientale, incentivare l’agricoltura biologica delle

produzioni di qualità certificate e di produzioni con tecniche agricole integrate; promuovere la

produzione di energia da fonti rinnovabili agroforestali (es. biomasse, biogas) con utilizzo prioritario

degli edifici esistenti.

e. Rete/aree produttive – Nelle aree della Rete Ecologica Provinciale che incontrano le aree produttive si

indirizza verso l'attuazione di interventi di compensazione ambientale mitigazione degli impatti e

promozione di attività produttive ecologicamente orientate (APPEA).

f. Rete/viabilità carrabile - La viabilità è sicuramente un elemento di conflitto con la REP di difficile

soluzione. In tal caso si indirizza verso misure mitigative che riducono gli impatti sulla connettività.

Art. 43. Barriere infrastrutturali e interferenze con la Rete Ecologica Provinciale

1. La Tavola A.3 del PTCP e il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3) individua:

a. le interferenze tra le principali infrastrutture viarie o ferroviarie previste e le barriere di quelle esistenti

con gli elementi della Rete Ecologica Provinciale;

b. aree intercluse (porzioni significative a valenza sovracomunale di superfici ex-agricole che sono state

progressivamente inglobate all’interno delle infrastrutture perdendo così la propria vocazione agricola).

2. (PRE) Al fine di rendere permeabile, dal punto di vista ecologico, la cesura determinata dalle suddette

infrastrutture, fatto salvo quanto previsto dai PAI, valgono le seguenti prescrizioni:

a. In presenza delle barriere e interferenze di cui al presente articolo, prevedere interventi ispirati al

principio della riqualificazione del territorio in termini di deframmentazione.

b. Nel caso di realizzazione di opere che interrompano la continuità o interferiscano con la funzionalità

della rete ecologica, prevedere passaggi faunistici con relativo impianto vegetazionale di invito e

copertura, nonché specifici interventi di miglioramento della permeabilità del territorio. Tali interventi

sono necessari e prioritari nel caso di realizzazione di nuove infrastrutture.

c. Assicurare il riequipaggiamento arboreo-arbustivo dei punti di particolare restringimento (< 50 metri)

dei varchi perimetrati mediante opere di potenziamento vegetazionale che possano garantirne la

funzionalità ecologica.

d. Nel caso di interventi ferroviari e stradali superiori o uguali a due corsie per senso di marcia, sia

esistenti che in previsione, interferenti con i varchi, prevedere i passaggi faunistici adeguati a

soddisfare l’esigenza di permeabilità ecologica.

e. L’eliminazione nelle aree intercluse, dei tratti di viabilità abbandonati, mediante asportazione e bonifica

del sedime stradale e ricostituzione del suolo fino a raccordarsi al piano campagna.

f. La mitigazione paesaggistico-ambientale, nelle aree intercluse, dei rilevati stradali, mediante la posa al

piede di elementi vegetali a siepe o filare e/o Fasce Tampone Boscate.

g. Interventi di riqualificazione degli svincoli mediante interventi di forestazione per la creazione di boschi

e arbusteti filtro da realizzarsi mediante l’impiego di piante ad alta efficienza mitigativa.

Art. 44. Attuazione della Rete Ecologica Provinciale

1. La REP è sviluppata dalla Provincia mediante uno o più PST.

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PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani

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2. La REP è sviluppata dalla Provincia di Barletta Andria Trani mediante gli interventi mitigativi e compensativi

riferiti alle opere previste sulla viabilità di competenza provinciale e nelle aree di proprietà.

3. La Provincia di Barletta Andria Trani promuove e sostiene attività di riconoscimento della Rete Ecologica

Provinciale quale ambito spaziale premiale per la programmazione negoziata di politiche di riconversione

del settore agricolo e nel settore della fruizione del paesaggio e dei beni culturali puntuali e diffusi, verso

modelli sostenibili di sviluppo (riduzione degli attuali processi di agricoltura idroesigente, etc.) nel rispetto

dei principi di continuità spaziale e ecologico/funzionale.

4. Gli strumenti urbanistici comunali sviluppano le reti ecologiche di livello locale con riferimento a quella di

livello provinciale, attraverso:

a. l’approfondimento ricognitivo e valutativo degli elementi costituivi la rete ecologica provinciale;

b. l’introduzione dell’obbligo di realizzare porzioni della rete ecologica in connessione con le principali

trasformazioni urbanistiche e rurali ammesse dai piani, ponendone la realizzazione a carico dei

proponenti le trasformazioni;

c. la definizione del limite urbano e l’individuazione delle aree da riservare a parchi urbani e territoriali;

d. l'ambientazione delle principali infrastrutture a rete;

e. la costituzione di spazi semi-naturali aventi funzione di connettivo, da includere tra le opere

obbligatoriamente previste nei programmi di miglioramento e sviluppo aziendale;

f. l’esclusione delle aree più rilevanti per la costituzione delle connessioni principali tra i gangli della rete

ecologica da scenari di trasformazioni urbanistiche sostanziali che possano compromettere la

possibilità di futura costituzione della Rete Ecologica Provinciale.

Art. 45. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica

1. (IND) Il PTCP individua, nella Tavola A.3 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo

(Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), le aree di particolare pregio ambientale ed ecologico per le quali

si propone l’istituzione di parchi locali di interesse sovra comunale (PLIS).

2. (IND) Ai fini della tutela e della salvaguardia degli elementi connotativi del rispettivo paesaggio, della

riqualificazione ambientale delle aree degradate, del recupero delle infrastrutture e degli ambiti di fruizione

esistenti e della formazione di ambiti e infrastrutture che garantiscano una fruizione pubblica

ambientalmente sostenibile e compatibile con le attività agricole ivi insediate valgono i seguenti indirizzi:

a. Realizzazione di interventi di forestazione e di riequipaggiamento arboreo e arbustivo utilizzando

specie autoctone;

b. Recupero dei manufatti esistenti senza pregiudicare la prosecuzione dell’attività agricola e senza

alterare i caratteri e gli elementi del paesaggio;

c. Potenziamento dell’attività agricola eventualmente insediata anche attraverso l’incentivazione di attività

agrituristiche;

d. Divieto di inserimento di aree commerciali, industriali e artigianali.

3. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano a scala di maggior dettaglio il

perimetro dei PLIS già riconosciuti e proposti, ampliando il quadro conoscitivo del territorio di interesse con

una descrizione delle caratteristiche e delle emergenze naturalistiche, paesaggistiche e/o storico culturali

dell’area del parco.

4. (IND) Ai fini di facilitare processi concertativi connessi alla attuazione delle previsioni del presente Piano e

comunque funzionali alla realizzazione dei PST (Progetti Strategici Territoriali) e dello Scenario di Primo

Impianto (PI), sono definiti nuovi ambiti di tutela naturalistica aventi specifiche finalità compensative. Tali

aree sono da intendersi subordinate ai processi di riperimetrazione di aree già di interesse naturalistico le

cui caratteristiche di tipo antropico sono accertate alla data dell’approvazione.

Art. 46. Sistemi marino-costieri

1. Oggetto del presente articolo riguardano le aree interessate da arenili nei tratti già compromessi da

utilizzazioni turistico - balneari e le aree ad esso direttamente connesse prevalentemente inedificate o

scarsamente edificate, includendo la porzione di mare compresa tra il litorale e le acque poco profonde fino

a 4 km dalla costa.

2. A specificazione ed integrazione delle finalità poste dall'Art. n. 28 – 1.5 le disposizioni del presente articolo

perseguono i seguenti obiettivi:

a. La riqualificazione ambientale della costa e la restituzione all’arenile degli spazi che gli sono propri.

b. Il miglioramento dell’immagine turistica e della qualità ambientale, urbana ed architettonica della costa.

c. La conservazione di elementi naturali relitti nonché la loro ricostituzione e fruizione.

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d. Il trasferimento e distanziamento dalla battigia, l'accorpamento e la qualificazione architettonica dei

volumi edilizi esistenti.

e. Il riordino tipologico e distributivo delle strutture per la balneazione funzionali all'apparato ricettivo

turistico anche attraverso il disimpegno della fascia retrostante dell’arenile da usi ed elementi

incongrui.

3. (DIR) In tali aree di cui al precedente comma 1, gli indirizzi riguardano l’ottimizzazione delle opere marittime

di difesa, anche attraverso il riuso dei tratti di scogliera relitta per l’armonizzazione della fruizione pubblica

con lo sviluppo turistico e ricreativo per la balneazione e gli usi allargati del litorale; tutela e valorizzazione

dei tratti di costa emersa e sommersa aventi valore paesistico, naturalistico ed ambientale. A tal fine

valgono le seguenti direttive:

a. La riconoscibilità dei caratteri distintivi locali mediante adeguate tipologie di intervento.

b. La visuale libera della battigia e del mare dalla prima infrastruttura per la mobilità, carrabile e/o

pedonale, parallela alla battigia stessa.

c. Il riordino della spiaggia anche attraverso il disimpegno della fascia direttamente retrostante le strutture

per la balneazione da usi ed elementi incongrui.

d. Il contenimento al massimo possibile delle altezze dei manufatti.

e. La amovibilità delle strutture per la balneazione quali pontili, passerelle e piattaforme lignee nel caso di

morfotipo costiero a scogliera bassa; casotti, gazebo e piccoli corpi di fabbrica per ospitare servizi alla

balneazione; cabine-spogliatoio deposito; torrini di avvistamento per le operazioni di salvamento. Il

tutto comunque garantito attraverso l’utilizzo di una gamma di materiali ecologicamente e

paesaggisticamente compatibili con una riqualificazione delle strutture per la balneazione, prevedendo

legno e suoi derivati per tutte le pavimentazioni esterne, le strutture sempre poggiate e zavorrate sul

suolo costiero (arenili o scogliere) e non fondate, limitando così l’uso di murature e c.a. alle sole

costruzioni ammissibili e non altrimenti realizzabili.

f. La diversificazione e riqualificazione dell’offerta di attrezzature e servizi balneari per la vita di spiaggia

innovativi e di dimensione e capacità attrattiva finalizzati al servizio di ampie porzioni di arenile e delle

aree ad esso connesse.

4. Gli Obiettivi e le direttive di cui ai precedente commi costituiscono per i Comuni riferimenti preferenziali

nell’ambito della elaborazione del Piano Comunale delle Coste (PCC) previsto dall’Art. n. 3 della L.R. n. 17

del 23.06.2006, con riferimento alla gestione integrata della costa.

Art. 47. Ambiti destinati all’attività agricola d’interesse strategico

1. Il PTCP individua, nella Tavola A.3, gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, sulla base

della valenza ambientale, del pregio agricolo e del grado di multifunzionalità del sistema agricoltura nel

territorio rurale provinciale.

2. Gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, come definiti al comma 1, sono classificati a

seconda del diverso grado di interesse strategico in:

a. basso;

b. medio;

c. medio - alto;

d. alto.

3. (DIR) Ai fini del mantenimento della compattezza e della consistenza del territorio agricolo effettivamente

produttivo valgono le seguenti direttive:

a. Non modificare le aree interessate da programmi di investimento sostenuti dal contributo pubblico

intervenuti nel corso dei 3 anni precedenti o in programma in relazione alle politiche del Programma di

Sviluppo Rurale (PSR).

b. Evitare processi di frammentazione degli ambiti agricoli di interesse strategico con valore alto (comma

2/c) e molto alto (comma 2/d) ed in particolare, del sistema poderale delle aziende agricole.

c. Non prevedere modifiche dell’uso del suolo agricolo e della superficie degli ambiti destinati all’attività

agricola di interesse strategico con valori medio (comma 2/b), alto (comma 2/c) e molto alto (comma

2/d) ove ciò possa incrementare la frastagliatura del perimetro dell'ambito stesso;

d. Mantenere la continuità intercomunale degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico,

con valori medio (comma 2/b), alto (comma 2/c) e molto alto (comma 2/d) anche in relazione

all’esigenza di contrastare fenomeni di conurbazione e saldatura tra urbanizzati esistenti;

e. Prevedere modifiche solo in contiguità con il territorio urbanizzato; il perimetro dell’area oggetto di

proposta di modifica dovrà essere al 50% comune al perimetro del territorio urbanizzato.

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f. Utilizzare in via prioritaria, per le attività e gli usi ammessi, gli edifici esistenti e localizzare eventuali

nuovi edifici in contiguità con quelli esistenti, nel rispetto della trama del tessuto agricolo storico,

nonché nelle aree per attività produttive “D” (previste dalla vigente pianificazione comunale), la

localizzazione delle attività di produttive e della logistica (piccoli frantoi, autorimesse, depositi, etc.).

g. Consentire culture protette (in serra), sia ortofrutticole, sia florovivaistiche, favorendo nuove tecniche di

coltivazione ad alta efficienza e ecosostenibili, in particolare, adottando le tecniche in fuori suolo (o

idroponica) e dell’agricoltura integrata o biologica con vantaggi ambientali, agronomici e economici.

h. Tutelare e valorizzare il ruolo di protezione e ricarica della falda acquifera mantenendo un rapporto

equilibrato tra suolo impermeabile e filtrante, anche al fine di conservare un’adeguata dimensione delle

superfici filtranti per svolgere funzioni ecologiche;

i. Per gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico che ricadono all’interno di elementi

della Rete Ecologica Provinciale e/o dei parchi agricoli multifunzionali del “Patto Città-Campagna” del

PPTR, valgono anche i relativi indirizzi e prescrizioni riportate nelle presenti norme.

4. (DIR) I Comuni, nei propri atti di pianificazione provvedono a definire apposite norme che assicurino

distanze minime dei nuovi allevamenti agro-zootecnici e degli ampliamenti di quelli esistenti dalle aree

destinate all’attività agricola di alto e molto alto interesse strategico, come definiti al comma 2, oltre che

dalle aree edificate, per usi residenziali, commerciali o terziari, ivi compresi i borghi rurali e gli insediamenti

a nucleo extraurbani (Art. 70), secondo quanto previsto dai regolamenti locali di igiene o in assenza in base

ad apposito parere dell’autorità sanitaria. Le distanze devono essere applicate reciprocamente sia nei

confronti degli impianti zootecnici che degli usi del suolo esistenti o previsti nel Comune, e si applicano

anche tra comuni confinanti o limitrofi.

Art. 48. Bonifica di siti inquinati

1. (IND) Per i siti contaminati o potenzialmente tali (procedure ex DM. 471/1999, D. Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.

e situazioni confrontabili pre DM 471/1999) ad esclusione dei siti già indagati con verifica di assenza di

contaminazioni o già bonificati, con area svincolata e/o con certificato provinciale di avvenuta bonifica già

emesso senza vincoli, ogni intervento è subordinato al recepimento delle risultanze e delle eventuali

prescrizioni dell'istruttoria conclusa. Tali aspetti devono essere esplicitati nella cartografia di PUG e riportati

nel certificato di destinazione urbanistica, in coerenza a quanto prescritto al comma 2, art. 251 del D.Lgs.

152/2006 e s.m.i.. Nella cartografia di PUG sono anche segnalati i casi di iter in corso ex art. 242 del D.Lgs.

n. 152/2006 e s.m.i..

2. I siti non ancora indagati, comprensivi di tutte le ex aree industriali dismesse, gli ex distributori di carburanti,

le aree ove sono stati presenti stoccaggi di idrocarburi e comunque in ogni caso in cui la storia del sito e le

attività condotte su esso può far supporre una alterazione delle matrici ambientali, devono essere soggetti

a preventiva indagine preliminare con i contenuti richiesti a quest'ultima dall'articolo 242 del D.Lgs. n.

152/2006 e s.m.i.

3. Ove a seguito di verifica mediante apposita analisi di rischio risulti necessaria l’attivazione delle necessarie

procedure di bonifica, vanno privilegiate quelle tecniche di intervento, tradizionali e innovative, che possano

comportare la possibilità di riutilizzare tali aree almeno a livello di ulteriori attività commerciali ed industriali

in coerenza con le indicazioni per il contenimento di consumo di suolo e qualificazione delle trasformazioni

urbane.

Sezione III. Componente dell’identità storico - culturale del territorio e dei valori percettivi

Art. 49. Reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS

1. Il PTCP con la definizione della rete per la fruizione collettiva dei beni culturali individua dei percorsi

tematici caratterizzati da nodi (attrattori culturali) e tracciati (itinerari culturali d’eccellenza), al fine di

armonizzare e valorizzare in maniera coordinata i percorsi fruitivi dell’intero territorio provinciale con priorità

per quelli che ne custodiscono maggiormente la memoria storica (URBS), anche e soprattutto ai fini della

fruizione turistica.

2. (IND) Ai fini della individuazione di azioni di tutela e recupero del patrimonio storico edilizio, oltre che per la

determinazione di priorità di intervento e macro tipologie di rifunzionalizzazione e fruizione del patrimonio

identitario storico culturale provinciale, si definisce la rete delle URBS come rappresentate nella Tavola

D.4, descritte nell’Allegato 4 e nel seguito così individuate:

a. Urbs latina;

b. Urbs federiciana;

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c. Urbs mercantile;

d. Urbs pastorale;

e. Urbs borbonica;

3. I nodi della rete sono costituiti sia dai beni paesaggistici e ulteriori contesti paessaggistici che dai beni

architettonici extraurbani ed altri elementi testimoniali e complessi così come individuati nel presente Capo.

4. I nodi della rete sono interconnessi tra loro dalla rete della mobilità dolce così come definita nel successivo

Titolo IV.

5. La Provincia, in via prioritaria, promuove il recupero dei nodi della rete e ne favorisce l’accessibilità e

l’integrazione attraverso il recupero e la sistemazione e il completamento dei collegamenti.

6. La rete per la fruizione collettiva dei beni culturali è sviluppata dalla Provincia mediante uno o più PST.

7. Gli strumenti urbanistici comunali sviluppano la rete di livello locale, con riferimento a quella di livello

provinciale attraverso:

a. l’obbligo di assicurare il recupero delle strutture storiche esistenti e delle loro aree di pertinenza,

laddove interessati dalle trasformazioni urbanistiche ammesse dai piani;

b. la definizione del limite urbano e l’individuazione delle aree da riservare ad attrezzature pubbliche e

d’uso pubblico;

c. la costituzione di collegamenti pedonali e ciclabili che connettano i nodi del trasporto pubblico ed i nodi

principali della rete siti all’interno e all’esterno dei centri abitati;

d. il recupero come spazi per la fruizione collettiva delle principali testimonianze storiche inglobate nei

tessuti urbani, nonché delle piazze e dei residui spazi aperti;

e. la sistemazione dei tratti stradali interni ai centri abitati in coerenza con la funzione di collegamenti lenti

di valenza storica, paesaggistica, ambientale, estetica;

f. l’esclusione di quelle trasformazioni urbanistiche ed edilizie che compromettano la realizzazione della

rete;

g. la conservazione dei principali collegamenti infrastrutturali pedonali e ciclabili esistenti e

l’individuazione di specifici corridoi per la realizzazione di quelli di progetto.

Art. 50. Indirizzi per la tutela e la fruizione degli ECOMUSEI Provinciali

1. Il PTCP individua, alla Tavola A.4 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti per i quali sono proposti gli ecomusei di valenza sovralocale

intendendo l’ecomuseo come istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato

territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di

un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì si sono

stratificati. Gli Ecomusei Provinciali avranno diritto alla denominazione esclusiva e originale e ad un proprio

marchio esclusivo, come previsto dalla L.R. n. 15 del 6 luglio 2011 “Istituzione degli ecomusei della Puglia”.

2. (IND) Per gli Ecomusei individuati nella Tavola A.4 valgono gli indirizzi:

a. Il progetto dei due Ecomusei Provinciali si articolerà attraverso le attività svolte all’interno dei

Laboratori Ecomuseali - con la costruzione di Mappe di Comunità - secondo un processo di

costruzione pubblica del paesaggio messo già a punto nell’ambito delle attività del Sistema

Ecomuseale del Salento e fatto proprio dal PPTR della Puglia. Il progetto sperimentale delle Mappe di

comunità - che sono finalizzate a promuovere il ruolo degli abitanti nella costruzione di

rappresentazioni del territorio in grado di rappresentare attraverso tecniche generalmente a debole

formalizzazione e in maniera immediatamente comunicabile il proprio spazio vissuto, e i valori

socialmente riconosciuti del territorio di appartenenza - vuole creare una rete locale di esperienze di

cittadinanza attiva per sensibilizzare alla lettura del valore del paesaggio pugliese le popolazioni che vi

abitano e per innescare processi di cooperazione e scambio anche all’interno delle stesse comunità.

b. Le mappe dovranno essere costruite dagli abitanti con l’aiuto di facilitatori, artisti e storici locali, nel

difficile percorso volto a considerare il paesaggio “una parte del territorio cosi come percepito dagli

abitanti” (art 1 della Convenzione europea del paesaggio).

c. Bisognerà, altresì far riferimento al Regolamento dell’Osservatorio Regionale per la qualità del

paesaggio nel quale gli ecomusei e le mappe di comunità assumeranno un ruolo importante per

l’aggiornamento del quadro conoscitivo dei paesaggi (atlante del patrimonio); per la formazione

dell’archivio regionale delle mappe di comunità; per la sensibilizzazione e la promozione culturale dei

temi e dei progetti di valorizzazione del paesaggio nei contesti locali.

d. Le modalità operative di costruzione della mappa si dovranno basare sulla sperimentazione di

metodologie diverse di ascolto, di selezione/decisione sugli elementi e sui valori e di rappresentazione

formale delle mappe da realizzare.

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e. I risultati ottenuti dall’elaborazione delle mappe nel territorio dei due Ecomusei individuati sul territorio

provinciale consentiranno di avviare la seconda fase di costruzione pubblica del paesaggio attraverso

la individuazione di itinerari di visita degli ecomusei, veri e propri consigli per l’uso del paesaggio

redatte sulla base di approfondimenti dei principali temi individuati nelle mappe.

f. Gli esiti delle attività di cui in precedenza contribuiscono alla realizzazione dello “Statuto del paesaggio

locale”, che previa approvazione nei rispettivi Consigli Comunali, costituisce strumento per la

sperimentazione di “buone pratiche” che potranno essere inserite nell’attuazione del PPTR.

g. Gli Ecomusei di cui al successivo comma 3, lettere a, b, costituiscono ambiti di interesse nell’ambito

del Cluster “Agrifood” (Art. nr 64, comma 2, lettera a).

3. (IND) Ai fini della individuazione di iniziative progettuali finalizzate ad orientare la azioni di valorizzazione degli

Ecomusei di cui alla Tav. A.4 e come descritti nell’Allegato n. 5 delle presenti norme, sono caratterizzati i

seguenti Ecomusei:

a. Ecomuseo DOLMEN@RTE;

b. Ecomuseo ITINERARIUM CANNE.

Art. 51. Contesti antropici e storico-culturali di tutela paesaggistica

1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la

struttura antropica e storico-culturale articolata in componenti culturali e insediative e componenti dei valori

percettivi, comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici (UCP). Fermo restando

quanto previsto per i Beni Paesaggistici (Immobili e aree di notevole interesse pubblico; Zone gravate da

usi civici; Zone di interesse archeologico), il PTCP nella Tavola A.4 e nel dato vettoriale geo-riferito

associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con l’Art. n. 26 delle NTA

del PPTR “Funzione del quadro conoscitivo nella Pianificazione settoriale locale”, individua nuove tipologie

di (UCP) riferiti a beni derivanti dagli esiti delle attività di interpretazione dei Contenuti di Conoscenza

(PTCP), nonché ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai predetti (UCP), oggetto di indagini e

approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così come di seguito indicato:

a. Città consolidata (PPTR/PTCP) - Consistono in quella parte dei tessuti urbani, indagati su carta

tecnica regionale, che va dal nucleo di fondazione fino alle urbanizzazioni compatte realizzate nella

prima metà del novecento nei seguenti intervalli temporali: 1822-1869-1954, cosi come individuati in

sede di Contenuti di Conoscenza (Quaderno n.4).

b. Testimonianze della stratificazione insediativa (PPTR/PTCP) – Consistono in Beni architettonici di

valore storico culturale, paesistico in quanto espressione dei caratteri identitari del territorio provinciale

cosi come censiti in sede di Contenuti di Conoscenza (Quaderno n.2).

c. Complessi insediativi agricoli della riforma (PTCP) – Sistemi insediativi definiti da una complessa trama

del mosaico rurale, nel quale la geometria della maglia agraria risulta composta da una fitta e ricca

tipologia di elementi fisico/antropici definiti dalle opere della riforma e della bonifica spontanea, avviata

tra le due guerre (O.N.C Opera Nazionale Combattenti e della Riforma Fondiaria -1950-). Le opere

definite da tracciati stradali, edilizia residenziale e produttiva, organizzate attorno a centri compatti di

Montegrosso (Andria), Santa Chiara (Trinitapoli), Lamalunga (Minervino Murge), Loconia (Canosa di

P.), Villaggio Salinieri/Torre Pietra (Margherita di Savoia).

d. Trama rurale (PTCP) – Elementi appartenenti alla rete della viabilità storica e della bonifica preunitaria

ed unitaria in quanto appartenenti della storia economica e locale del territorio provinciale, strutturanti

la trama del sistema insediativo rurale sedimentato provinciale, definite dalla viabilità poderale,

diramazioni minori della rete tratturale, la viabilità stratificata negli intervalli temporali 1822-1869-1954,

le reti delle canalizzazioni delle bonifiche.

e. Complessi insediativi della transumanza (PTCP) - Sistemi insediativi definiti da una complessa trama

del mosaico rurale, nel quale la geometria della maglia agraria risulta composta da una fitta e ricca

tipologia di elementi fisico/antropici collegati funzionalmente alla rete dei tratturi e alle loro diramazioni

minori in quanto monumento della storia economica e locale del territorio provinciale. Fanno parte di

tali contesti: i tipici villaggi rurali rupestri articolati lungo i versanti dell’alto piano murgiano, in

corrispondenza delle incisioni carsiche; masserie, jazzi muretti a secco, terrazzamenti; architetture

minori in pietra a secco quali specchie; trulli, lamie; cisterne, pozzi, canalizzazioni delle acque piovane;

piante, isolate o a gruppi, di rilevante importanza per età, dimensione, significato scientifico,

testimonianza storica, alberature stradali e poderali.

f. Strade di valenza paesaggistica (PPTR/PTCP) - Consistono nei tracciati stradali strutturanti il sistema

insediativo storico provinciale; tracciati della viabilità storica componenti del paesaggio, oggetto di

valore percettivo intrinseco; tracciati ritenuti di interesse per il collegamento e la mobilità lenta tra i

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borghi rurali (Art. n.70), le porte dei parchi (Art. n.66), nodi plurali di valenza extraurbana (Art. n.60);

coincidenti con gli itinerari culturali d’eccellenza delle URBS (Art. n.49).

g. Strade panoramiche (PPTR/PTCP) - Consistono nei tracciati carrabili, rotabili, ciclo-pedonali e natabili

che per la loro particolare posizione orografica presentano condizioni visuali che consentono di

percepire in modalità dinamica, aspetti significativi del paesaggio provinciale.

h. Luoghi panoramici (PPTR/PTCP) - Consistono in siti posti in posizioni orografiche strategiche,

accessibili al pubblico, dai quali si gode di visuali panoramiche su paesaggi, luoghi o elementi di

pregio, naturali o antropici.

i. Coni visuali (PPTR/PTCP) - Consistono in aree di salvaguardia visiva di elementi antropici e naturali

puntuali o areali di primaria importanza per la conservazione e la formazione dell’immagine identitaria

e storicizzata di paesaggi provinciali.

2. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le

specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto

inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. n. 28 ed in

coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. n. 30.

Art. 52. Aree gravemente compromesse o degradate

1. Il PTCP, nella Tavola A.4, e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua gli ambiti e le aree gravemente compromesse o degradate, come

classificate dall’Art. n. 143, comma 4/b del D.Lgs. n. 42/2004 e dall’art. 93, comma 1 delle NTA del PPTR,

nelle quali la realizzazione degli interventi è effettivamente volta al recupero ed alla riqualificazione.

2. La Provincia di Barletta Andria Trani per mezzo del PTCP, sottopone all’intesa tra Regione Puglia e

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nell’ambito dell’Art. n. 93, comma 1 NTA PPTR, le aree di cui al

comma 1 per specifiche finalità di:

a. Recupero e riqualificazione, eventualmente puntuali, dei contesti e dei beni degradati ai fini di

reintegrare, reinterpretare o realizzare nuovi valori paesaggistici.

b. Conseguire il miglioramento complessivo della qualità paesistica dei luoghi e dei beni degradati nei

progetti di recupero delle situazioni di degrado esistenti.

3. Per gli ambiti e le aree di degrado di cui al comma 1, i Comuni, nell’ambito della elaborazione della

pianificazione urbanistica Generale e dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (L.R. n. 21/2008)

specificano a scala locale le stesse.

4. (IND) Per gli ambiti e le aree di degrado di cui al comma 1, in riferimento alle situazioni di

degrado/compromissione in essere o a rischio determinate da processi di urbanizzazione,

infrastrutturazione, pratiche e usi urbani, valgono i seguenti indirizzi:

a. Non sono ammissibili, nuovi impianti di recupero e smaltimento di rifiuti, apertura di nuove discariche o

ampliamenti di quelle esistenti, nuovi insediamenti industriali.

b. Per tutti gli interventi realizzabili dovranno essere garantite opportune quote-parte della superficie di

intervento da riservare ad interventi di mitigazione e compensazione ambientale da intendersi

nell’accezione del recupero e della creazione di nuovi ambiti di naturalità con l’impiego di tecniche

dell’ingegneria naturalistica, per finalità legate al tempo libero, attività ludico ricreative, opere per la

mitigazione del rischio tecnologico in fase di esercizio delle attività insediate, ricadenti anche

all’esterno delle aree di pertinenza, ma preferibilmente in stretta correlazione.

c. Ferma restando la tutela degli edifici di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e

testimoniale, sono ritenuti prioritari gli interventi di recupero di manufatti preesistenti unitamente a

quelli di adeguamento con ampliamenti che forniscono servizi quali pubblici esercizi, attività ristorative

e ricettive, attività ricreative, culturali, religiose, assistenziali e sociali, coerenti con la valorizzazione del

contesto paesaggistico e con le reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali (URBS). Tali

interventi vanno subordinati all’esistenza della dotazione minima di infrastrutture e servizi, necessaria a

garantire la sostenibilità ambientale e territoriale delle attività stesse. Tali interventi vanno comunque

effettuati nel rispetto delle caratteristiche tipologiche, costruttive e morfologiche delle edilizia

tradizionale locale.

d. Favorire la delocalizzazione delle attività improprie anche mediante l’attivazione di meccanismi

premianti.

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Art. 53. Il Sistema Tratturale Provinciale

1. La Tavola A.4 ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP,

Elaborato n. 3) riportano la Rete dei Tratturi (RT) e le loro diramazioni minori.

2. (DIR) Oltre alle finalità generali espresse dalla vigente normativa regionale di cui alla L.R. n. 29/2003 ed

integrazione della D.G.R. n. 559/2006 e alla L.R. n. 4/2013 “Testo unico delle disposizioni legislative in

materia di demanio armentizio e beni della soppressa Opera nazionale combattenti”, nonché sulla base

delle specifiche norme della vigente strumentazione comunale, per gli interventi specifici valgono le

seguenti direttive:

a. Sperimentare azioni proattive del PPTR attraverso iniziative attuative diversificate alle diverse scale di

intervento (dal PUG al progetto puntuale).

b. Ristabilire una condizione di continuità spaziale nella direzione longitudinale nella fruizione turistico

ricreativa della RT attraverso mobilità lenta (cicloturismo, rete escursionistico pugliese, ippovie, etc) nel

perseguimento di un ben più ampio scenario di continuità fruitiva alla scala interregionale

c. La RT come corridoio della REP del PPTR.

d. Favorire azioni di deframmentazione dei flussi ecologico-funzionali nei casi in cui la rete stradale

intercetta corridoi ecologici della REP e RER del PPTR.

e. Sperimentare forme e modalità di uso del suolo ambientalmente ed economicamente sostenibili.

f. Garantire la leggibilità e la persistenza del segno patrimoniale del RT attraverso il mantenimento e la

riconoscibilità dello spessore originario del Tratturo.

g. Il riavvicinamento spaziale, emozionale degli abitati di Andria, Canosa, Minervino Murge, Spinazzola,

Trinitapoli al Tratturo quale valore patrimoniale e segno fondativo della trama paesaggistica tratturale.

h. Costruzione di sistemi di connessione materiale polivalente alla Rete Ecologica Provinciale nella

dimensione trasversale tra città e RT (reti ecologiche ad es. in forma di infrastrutture verdi e blu

orientate soprattutto alla rinaturalizzazione di parti di territori, parchi agricoli periurbani multifunzionali;

reti infrastrutturali per la mobilità lenta e sostenibile, sentieri turistici, didattici e museali ad es. in forma

di ecomusei); agganciare itinerari locali della mobilità lenta, alla scala urbana, a quelli interregionali.

i. Il recupero, la ristrutturazione edilizia e la ristrutturazione urbanistica di immobili destinati o da

destinare alla residenza, con particolare riguardo all’edilizia residenziale sociale, garantendo la tutela

del patrimonio storico-culturale, paesaggistico, ambientale e l’uso di materiali e tecniche della

tradizione dei “ristretti” prospicienti il Tratturo.

j. La realizzazione, manutenzione o adeguamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie.

3. (PRE) Oltre alle finalità generali espresse dalla vigente normativa regionale di cui alla L.R. n. 29/2003 ed

integrazione della D.G.R. n. 559/2006 e alla L.R. n. 4/2013 “Testo unico delle disposizioni legislative in

materia di demanio armentizio e beni della soppressa Opera nazionale combattenti”, nonché sulla base

delle specifiche norme della vigente strumentazione comunale, per gli interventi specifici valgono le

seguenti prescrizioni:

a. Garantire la leggibilità percettiva della componente dimensionale del Tratturo costituita dalle linee di

bordo parallele (60 passi napoletani, 111 mt) indipendentemente dai contesti attraversati (“campagna

profonda”, “campagna del ristretto”, area urbana) mediante interventi di messa a dimora di essenze

autoctone, ricostituzione di cippi, segnaletica, ogni atro intervento previsto dagli strumenti urbanistici

vigenti con lo scopo di rendere riconoscibile nella trama paesaggistica limitrofa la originaria

consistenza del Tratturo.

b. Garantire la continuità spaziale nella direzione longitudinale della componente percettiva e fruitiva;

c. Garantire le modalità di fruizione nell’accezione della mobilità lenta.

Art. 54. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture

1. Per inserimento paesaggistico delle infrastrutture si intende l’individuazione delle misure e degli interventi

necessari a contestualizzare l’infrastruttura considerando il rapporto infrastruttura-paesaggio trasversale a

tutte le fasi progettuali.

2. (PRE) Oltre alle Linee guida per qualificazione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture del PPTR,

fatto salvo quanto previsto dai PAI, costituiscono ulteriori prescrizioni per l’inserimento delle infrastrutture:

a. Promuovere la riqualificazione paesistico-ambientale delle aree limitrofe alle infrastrutture esistenti.

b. Contenere l’ulteriore sviluppo degli insediamenti lungo le infrastrutture, sia esistenti che di nuova

previsione.

c. Prevenire i fenomeni di conurbazione lineare lungo le nuove infrastrutture e concentrare i nuovi

insediamenti attorno agli svincoli.

d. Connettere alla rete della mobilità tradizionale il sistema della mobilità dolce.

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e. Garantire il presidio attivo delle aree limitrofe alle infrastrutture.

f. Prevedere, nei corridoi di salvaguardia - di larghezza pari almeno alle distanze minime di legge

incrementate del 50% - generati dai tracciati di nuove infrastrutture di mobilità in ambito extraurbano

interventi di inserimento paesistico-ambientale da progettarsi contestualmente all’infrastruttura stessa.

Tali interventi dovranno garantire anche la continuità dei corridoi ecologici della Rete Ecologica

Provinciale preesistenti nei territori attraversati e gli idonei dispositivi di sicurezza per la fauna

selvatica.

g. Prevedere all’interno della progettazione dell’infrastruttura, gli interventi compensativi finalizzati

all’inserimento paesaggistico della stessa. Essi dovranno prevedere, dove interagenti con le strade di

valenza paesaggistica (Art. n.51, comma 1.f), la ricucitura dei contesti attraversati ed eventuali

interventi di riqualificazione esterni alla fascia di salvaguardia, coinvolgendo attori pubblici e privati

nella loro realizzazione e gestione.

h. Anticipare la realizzazione delle opere di mitigazione e compensazione delle trasformazioni previste,

per migliorare la sostenibilità dell’infrastruttura anche nella fase di cantiere.

i. Salvaguardare le visuali profonde percepibili dalle infrastrutture, qualora intingenti con le strade

panoramiche, sia esistenti che di progetto, e i coni visuali aperti su ambiti ed elementi di rilevanza

storica e paesaggistica.

j. Prevedere un equipaggiamento verde delle strade di valenza paesaggistica che tenga conto delle

tipologie storicamente presenti e della loro disposizione nei contesti paesaggistici attraversati;

k. Localizzare e progettare le aree di sosta e di servizio con il fine di integrare la rete per la tutela e la

fruizione collettiva dei beni culturali: URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza.

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TITOLO III – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO

CAPO I. - DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL

TERRITORIO

Art. 55. Obiettivi specifici

1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il

Sistema insediativo e degli usi del territorio, quelli qui di seguito indicati:

a. (2.1) Consolidare la struttura insediativa nella sua articolazione policentrica, favorendo uno scenario di

sviluppo che sia “organicamente strutturato”, teso a creare simili ed efficienti modalità di accesso e di

erogazione dei servizi (sistema ospedaliero provinciale), attività produttive, cultura e formazione.

b. (2.2) La riduzione del consumo di suolo, attraverso il sostegno al recupero, alla rigenerazione.

L’innalzamento della qualità insediativa nel corretto rapporto tra insediamenti e servizi pubblici o privati

di uso pubblico. L'incremento delle aree per servizi pubblici, in particolare a verde (reti ecologiche

urbane), la riqualificazione ambientale delle aree degradate. Il sostegno alla progettazione di qualità, le

aree produttive ecologicamente attrezzate, “social housing”, l’attenzione alla progettazione edilizia

ecosostenibile e bioclimatica.

c. (2.3) Il riequilibrio dell’attrattività insediativa a fini abitativi tra centri di primo rango e di secondo rango

per l’alleggerimento della pressione insediativa costiera e per evitare lo spopolamento delle aree

interne.

d. (2.4) Compattazione della forma urbana, finalizzato a razionalizzare l'uso del suolo e a ridefinire i

margini urbani nella attuazione della “campagna del ristretto” nel Patto Citta/Campagna (del PPTR).

Da cui: il recupero delle aree dismesse o degradate; il completamento prioritario delle aree intercluse

nell'urbanizzato; la localizzazione dell'espansione in adiacenza all'esistente e su aree di minor valore

agricolo e ambientale; nonché la limitazione ai processi di saldatura tra centri edificati.

e. (2.5) Rafforzare gli aspetti multifunzionali dell’agricoltura e delle risorse forestali; ridurre la vulnerabilità

del sistema ecologico per la valorizzazione del paesaggio agrario e la competitività territoriale;

sostenere e conservare il territorio rurale della “campagna profonda“ nel Patto Citta/Campagna (del

PPTR).

f. (2.6) La tutela e valorizzazione del borghi rurali come esperienze “virtuose” di persistenza,

mantenimento di ruolo e presidio territoriale, nel patrimonio dei valori identitari provinciali.

g. (2.7) Indirizzare e qualificare la ricerca e l’accesso all’informazione e alla formazione per l’innovazione

tecnologica ed ammnistrativa nei settori produttivi di qualità (agricoltura, manifatturiero, turismo,

logistica, energie).

Art. 56. Disposizioni e struttura della disciplina

1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP rispetto al Sistema insediativo e degli usi del

territorio, rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per quella di

settore provinciale e sotto ordinata (Art. n.20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3).

2. Le disposizioni contenute nel presente Titolo, recepiscono le disposizioni del Piano Territoriale

Paesaggistico Regionale (PPTR) con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti Territoriali per il

paesaggio regionale”.

3. Le strategie per il sistema insediativo e degli usi del territorio sono individuate nell’Allegato n.2 alle presenti

norme.

4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i Contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo

quanto individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costruiscono i livelli informativi vettoriali

geo-riferiti riportati all’interno dell’Atlante cartografico del Sistema insediativo e degli usi del territorio – Tav.

B.1.

5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del Sistema

insediativo e degli usi del territorio, mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3)

completando la ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior

dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti

nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

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CAPO II. - DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Rigenerazione urbana e territoriale

Art. 57. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU)

1. Con riferimento ai centri urbani principali, il PTCP individua, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-

riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), parti significative di città,

sistemi e contesti urbani periferici e marginali aventi i requisiti per l’attivazione di programmi integrati di

rigenerazione urbana e territoriale (ai sensi della L.R. nr 21/2008), interessati significativamente da

elementi di valenza sovralocale riconducibili allo schema di Assetto del PTCP ed alle invarianti strutturali

del PTCP, la cui complessità strutturale richiede una progettazione unitaria da concludere in modo

formalmente compiuto, in coerenza con i caratteri e le previsioni del “Patto città-campagna” del PPTR e in

relazione alle situazioni locali del contesto urbano o periurbano.

2. (IND) Per la definizione delle opzioni strategiche da determinare negli APRU, oltre alle finalità generali

espresse dalla vigente normativa regionale in materia di "rigenerazione urbana" e/o "territoriale" (LR

n.21/2008) e nel rispetto di quanto previsto dai piani settoriali di tutela sovraordinati (quale PRC, PAI, etc.)

o dei relativi piani comunali (PCC, ecc.) è obbligatorio il rispetto dei Cinque Progetti Territoriali per il

paesaggio regionale del PPTR, il controllo e il ridisegno di margini urbani mediante la riduzione dell’indice

di compattezza urbana “K” (Art. 58, comma 3/c).

3. (IND) Costituiscono Indirizzi per gli APRU come definiti ed individuati nel presente articolo, quelli riportati

nel Repertorio degli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (elaborato E).

Art. 58. Criteri dimensionali delle previsioni insediative

1. Il PTCP riconosce la risorsa suolo come bene comune e spazio dedicato alla produzione di alimenti, alla

tutela della biodiversità, all'equilibrio del territorio, dell'ambiente e del paesaggio, alla produzione di utilità

pubbliche quali la qualità dell'aria e dell'acqua, la difesa idrogeologica, la qualità della vita di tutta la

popolazione.

2. La Provincia ed i Comuni nei rispettivi atti di pianificazione adottano modalità e regole per contenere il

consumo di suolo nelle previsioni insediative in ragione del rilievo sovracomunale che assume l'utilizzo di

una risorsa che è scarsa e non rinnovabile. Per consumo di suolo si intende la sottrazione dello strato

organico superficiale e sua sostituzione con superfici artificiali o con materiali impermeabili o a bassa

permeabilità.

3. Il PTCP, ai fini dell’applicazione di quanto riportato nei precedenti commi, definisce i seguenti indici

dimensionali delle previsioni insediative:

a. Territorio Urbanizzato (TU), inteso come superficie urbanizzata ed urbanizzabile calcolata sommando

le parti di territorio su cui è già avvenuta la trasformazione edilizia, urbanistica per funzioni antropiche

(escluse quelle agricole) e le parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non

ancora attuate ma già pianificate o programmate da strumenti urbanistici o di governo del territorio

vigenti.

b. Consumo di Suolo Qualificato (CS), calcolato come rapporto percentuale tra le superfici dei nuovi

ambiti di trasformazione in incremento del Territorio Urbanizzato (ST) e lo stesso TU.

c. Coefficiente “K” come rapporto tra il perimetro e la superficie del Territorio Urbanizzato del nucleo

abitato principale (cfr. Rapporto Ambientale VAS del PTCP), incluso i Borghi rurali e gli insediamenti a

nucleo extraurbani di valenza provinciale (Art. n. 70).

4. (DIR) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, possono introdurre

incrementi del Territorio Urbanizzato (TU), soltanto se:

a. sia migliorata la concentrazione degli insediamenti, calcolata utilizzando l’indice di compattezza urbana

“K” di cui al precedente comma 3/c;

b. sia verificata la realizzazione di almeno l’80% delle previsioni di trasformazione edilizia, urbanistica o

territoriale già disposte dagli strumenti urbanistici vigenti;

c. siano previsti processi di rigenerazione urbana con valenza provinciale;

d. sia prevista l’attuazione di “Progetti Strategici Territoriali”;

e. siano recepite le disposizioni del PTCP in attuazione del PPTR con riferimento almeno ai seguenti

aspetti

e1 Nuovi ambiti di tutela naturalistica;

e2 Beni architettonici extraurbani ed altri elementi testimoniali;

e3 Parchi agricoli multifunzionali alla scala provinciale;

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f. siano previsti interventi di riuso delle porzioni della superficie urbanizzata esistente con superfici

filtranti, a verde.

5. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, dettano disposizioni per la definizione del bilancio ecologico

comunale assicurando la compensazione ambientale preventiva delle trasformazioni comportanti consumo

di suolo, attraverso:

a. realizzazione di interventi ambientali che restituiscano una capacità ecologica almeno pari a quella del

territorio trasformato mediante l’impiego dell’Indice di Biopotenzialità Territoriale (Btc) o di altri

indicatori equipollenti;

b. contributo all’attuazione della Rete Ecologica Provinciale.

6. Qualora si accerti che la sostenibilità del carico urbanistico di piano sia condizionata alla preventiva

realizzazione delle compensazioni di cui sopra, tale condizioni di subordine temporale deve essere

disciplinata dagli atti di pianificazione.

7. (IND) I Comuni, nell’ambito delle procedure di Valutazione Ambientale Strategica dei propri atti di

pianificazione, predispongono adeguata documentazione che dimostri la sussistenza delle condizioni di cui

al comma 5, ad integrazione dei contenuti minimi del PUG ai fini del controllo di compatibilità con il PTCP.

Art. 59. Qualificazione delle trasformazioni

1. Il PTCP promuove la qualificazione delle trasformazioni, migliorando il rapporto tra insediamenti e servizi, in

particolare a verde, sostenendo la progettazione architettonica di qualità ed ecosostenibile e non

impattante sulle componenti ambientali e mantenendo un’elevata qualità sociale e vitalità economica degli

insediamenti.

2. (DIR) A tal fine il PTCP definisce le seguenti direttive per la qualificazione delle trasformazioni:

a. Integrare la componente paesaggistica nelle politiche territoriali e nei diversi percorsi pianificatori e

progettuali per migliorarne la qualità, caratterizzandola come supporto qualitativo per la vita dei

residenti e quale indicatore di efficienza economica.

b. Considerare gli elementi di degrado come opportunità di recupero qualitativo dei luoghi, in particolare

nelle aree di frangia, ridisegnando i margini che separano la città dalla campagna e qualificando gli

interventi di housing sociale, quali motori virtuosi di recupero delle periferie.

c. Coordinare la qualità architettonica degli interventi, delle opere di mitigazione e ambientazione

paesaggistica anche al fine di potenziare il sistema delle dotazioni ecologiche e ambientali.

d. Promuovere un adeguato mix funzionale, evitando di creare ambiti monofunzionali, favorendo le

relazioni di vicinato anche al fine di contribuire alla coesione sociale e al miglioramento della sicurezza

del territorio;

e. Favorire l’utilizzo di materiali naturali e ambientalmente sostenibili nell’edilizia, evitando l’impiego di

sostanze potenzialmente dannose per la salute e favorendo l’utilizzo di prodotti riciclati e riciclabili.

f. Favorire la progettazione orientata a controllare i consumi delle risorse primarie, le opportunità di

risparmio, le possibilità di ottimizzazione, riciclo e recupero di energia, acqua, rifiuti.

g. Incentivare il raggiungimento di elevati standard di efficienza energetica negli edifici, promuovendo

progetti architettonici e tecnologie edilizie di qualità energetica (classe A).

h. Migliorare l’efficienza della gestione dell’acqua negli edifici, relativamente all’approvvigionamento per

usi potabili, per l’irrigazione e per gli eventuali interventi di regolazione del clima interno.

i. Concorrere a ridurre il volume degli scarichi di punta delle acque meteoriche sulle reti di smaltimento

facilitandone il recupero per usi compatibili.

j. Strutturare il verde di quartiere al fine di valorizzarne la capacità di mitigare gli effetti sul clima

(costituzione di isole di calore), in relazione alla funzione di controllo dei flussi d’acqua, di filtro delle

contaminazioni, di produzione di ossigeno, al fine di compensare gli impatti delle trasformazioni.

k. Coordinare le trasformazioni rispetto al territorio consolidato, estendendo i vantaggi dei nuovi interventi

alle porzioni di città esistente, migliorandone la qualità, anche attraverso la perequazione e la

compensazione;

l. Razionalizzare il sistema delle reti tecnologiche, ponendo particolare attenzione al tema

dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

m. Promuovere la localizzazione dei parchi fotovoltaici nei contesti urbanizzati terziari, commerciali o

produttivi, in particolare incentivando l’utilizzo delle superfici di copertura degli edifici.

n. Ridurre le situazioni di degrado del clima acustico, con particolare attenzione ai recettori sensibili, e

monitorare il livello di inquinamento luminoso.

o. Realizzare per la pubblica illuminazione (su viabilità di piano, giardini, parcheggi, ecc), impianti a basso

consumo e/o ad energie rinnovabili anche in applicazione della LR. n 15/2005 “Misure urgenti per il

contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico”.

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p. Migliorare le condizioni di compatibilità ambientale degli insediamenti produttivi e limitare le situazioni

di pericolo e di inquinamento connesse ai rischi industriali.

3. (IND) In applicazione delle L.R. 13/2008, nell’ambito del procedimento di VAS dei PUG e (ove necessaria)

dei PUE, occorre prevedere la redazione dei seguenti elaborati tematici:

a. carta dei rischi ambientali artificiali, nella quale sono evidenziate in particolare cave, impianti di

smaltimento rifiuti, dighe, fabbriche ad alto rischio, centrali, linee elettriche a media e alta tensione,

sorgenti puntuali di emissione elettromagnetica;

b. carta dei rischi ambientali naturali, nella quale sono rappresentate in particolare la vulnerabilità dei

suoli e degli acquiferi e la presenza di radon;

c. carta dei fattori climatici, nella quale sono rappresentati in particolare gli elementi relativi alla

conoscenza della temperatura media mensile, della pluviometria, dell’umidità e dei venti;

d. carta del soleggia mento, nella quale sono rappresentate in particolare le condizioni dei singoli

comparti o quartieri, in base all’orientamento, all’orografia, all’altezza degli edifici esistenti, con

indicazioni circa la radiazione solare diretta e totale, nonché la ripartizione oraria dell’irraggiamento;

e. carta dei regimi delle acque, nella quale sono individuati le sorgenti, i pozzi e le cisterne, i percorsi

fognari e la distribuzione della rete idrica, oltre che evidenziati i regimi di portata stagionale delle acque

superficiali e lo scorrimento delle acque profonde;

f. carta delle biomasse;

g. diagnosi energetiche e ambientali finalizzate all’individuazione di aree e quartieri caratterizzati da

elevati livelli di inefficienza energetica e incompatibilità ambientale e dunque da sottoporre a interventi

di ristrutturazione edilizia e riqualificazione urbana.

Art. 60. Nodi Plurali

1. Ai fini del presente Piano, si intendono per Nodi Plurali le parti del territorio aventi come fulcro il sistema

esistente e potenziale delle stazioni, fermate, porti ed approdi, come punti di eccellenza multi-scala attorno

ai quali sono riconoscibili strutture urbane e extraurbane funzionalmente idonee ad integrare servizi a

valenza plurima, per migliorare l’accessibilità, favorire l’integrazione tra i vari sistemi di trasporto,

l’interscambio e l’avvio di processi endogeni di rigenerazione urbana e territoriale, come poli funzionali

dell’area vasta cui si riferiscono.

2. Il presente Piano, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua i nodi plurali esistenti e di previsione, unitamente ad ambiti di

massima ad essi sottesi quali porzioni spaziali interessati da processi di rigenerazione urbana e territoriale.

3. Costituiscono i nodi plurali di cui al comma1:

a. Stazioni ferroviarie.

b. Stazioni ferroviarie di previsione.

c. Fermate di previsione da riattivare.

d. Porti.

e. Approdi di previsione e approdi di cui all’Art. n.94.

f. Approdi di previsione funzionali alle attività di piccola cantieristica e rimessaggio.

4. Sono inclusi nell’insieme dei nodi plurali, così come definiti nella Tavola B.1, i “Nodi di interscambio” aventi

funzioni specifiche così come definiti all’Art. n.89.

5. (IND) Gli strumenti urbanistici comunali perimetrano nell’ambito degli Ambiti Provinciali di Rigenerazione

Urbana le aree di cui al comma 2, valutando, anche alla luce dei programmi di sviluppo settoriali

sovracomunali, la consistenza, la funzionalità delle relative aree di pertinenza anche per la loro

localizzazione e accessibilità nel contesto urbano territoriale. Sulla base di tali valutazioni gli strumenti

urbanistici comunali propongono nei siti esistenti interventi e/o programmi di rigenerazione, miglioramento e

razionalizzazione.

6. Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree

facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi

sono subordinati alla preventiva verifica, a carico dell’ente procedente, delle ricadute sul paesaggio,

sull’ambiente e sul sistema dei percorsi di interesse pubblico. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della

procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla

realizzazione degli interventi.

7. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 2, valgono i seguenti indirizzi:

a. Salvaguardare prioritariamente l’operatività delle funzioni dei “nodi di interscambio” ai sensi dell’Art. n.

89, qualora gli stessi nodi plurali costituiscano elementi costitutivi degli APRU (Art. n. 57).

b. Favorire l’addensamento delle previsioni residenziali e dei centri di erogazione di servizi, direzionali, di

commercio e per le attività terziarie.

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c. Favorire l’avvicinamento ciclopedonale.

d. Prevedere aree in favore dell’interscambio modale che siano prossime tra loro per l’integrazione ferro-

bus-bici.

e. Migliorare la qualificazione dei confort negli spazi di attesa e ristoro.

f. Introdurre Sistemi Informativi per il governo dei consumi energetici, in grado di monitorare le emissioni

di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini (case, automobili, ecc.) e un sistema di controllo dei consumi

elettrici in bassa tensione, sfruttando le reti di contatori Enel intelligenti di nuova generazione che

permettano la trasmissione aggiornata dei dati sui consumi.

g. Introdurre Sistemi di Riduzione delle emissioni di CO2 e miglioramento della sicurezza del traffico

urbano e accessibilità urbane, attraverso l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del

mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione

di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike

sharing (pubblici).

Art. 61. Poli attrattori

1. Ai fini del presente Piano, si intendono per Poli Attrattori le parti del territorio, organizzati prevalentemente

attorno ai nodi plurali (Art. n.60), ad elevata specializzazione funzionale nelle quali sono concentrate

funzioni strategiche o servizi caratterizzati da forte attrattività di persone e merci e da un bacino di utenza di

carattere sovracomunale, tali da comportare un impatto significativo sulla mobilità e conseguentemente

ambientale e insediativo a scala territoriale di rilevanza sovracomunale. I Poli Attrattori sono spazi collettivi

di interesse sovracomunale con dotazioni territoriali pubbliche destinate a soddisfare un bacino di utenza

più ampio dei confini amministrativi comunali così come orientativamente elencati nell’Art. 16.

2. I Poli Attrattori indicati costituiscono invarianti strutturali e come tali sono assunte in tutti gli strumenti di

programmazione e pianificazione settoriale e generale, provinciale e comunale.

4. Gli strumenti urbanistici comunali perimetrano, le aree di cui al comma 2, valutando, anche alla luce dei

programmi di sviluppo settoriali sovracomunali, la consistenza, la funzionalità, la idoneità delle attrezzature

e degli spazi collettivi e delle relative aree di pertinenza anche per la loro localizzazione e accessibilità nel

contesto urbano. Sulla base di tali valutazioni gli strumenti urbanistici comunali propongono nei siti esistenti

interventi e/o programmi di rigenerazione, miglioramento e razionalizzazione. Costituiscono riferimento a tal

fine gli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU).

5. Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree

facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi

sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto procedente, delle ricadute sul paesaggio,

sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere

di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi.

6. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 2, valgono i seguenti indirizzi:

a. Contenere e ridurre l’impatto ambientale dei poli funzionali e in particolare il consumo di risorse non

rinnovabili, migliorare le condizioni di compatibilità con le funzioni del contesto circostante.

b. Sviluppare le funzioni e la capacità dei poli funzionali esistenti e di quelli progettati, nei limiti di

compatibilità derivanti dalla mitigazione dei loro impatti ambientali, e favorire, ove consentito da valide

condizioni di accessibilità, l’integrazione del mix funzionale, ossia la compresenza sinergica di più

funzioni attrattive nell’ambito dello stesso polo;

c. Migliorare l’accessibilità di ciascuno dei poli funzionali alla scala urbana e alla scala territoriale e

regionale, sia con il trasporto collettivo che con quello privato e la mobilità dolce e alternativa, secondo

le specifiche esigenze di ciascun polo;

d. Sviluppare l’integrazione e le sinergie fra i diversi poli funzionali;

e. Introdurre Sistemi Informativi per il governo dei consumi energetici, in grado di monitorare le emissioni

di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini (case, automobili, ecc.) e un sistema di controllo dei consumi

elettrici in bassa tensione, sfruttando le reti di contatori Enel intelligenti di nuova generazione che

permettano la trasmissione aggiornata dei dati sui consumi.

f. Introdurre Sistemi di Riduzione delle emissioni di CO2 e miglioramento della sicurezza del traffico

urbano e accessibilità urbane, attraverso l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del

mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione

di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike

sharing (pubblici).

7. Il presente Piano, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua i Poli Attrattori, esistenti e di previsione, localizzati e da

localizzare. Sulla base degli esiti dei contenuti di Conoscenza si forniscono inoltre gli indirizzi di cui

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all’Allegato n. 6, valevoli sia per le nuove localizzazioni, ubicate o da ubicare, che per la conferma e la

riorganizzazione di quelle esistenti.

8. Con riferimento ad ulteriori localizzazioni di Poli Attrattori, nell’ottica di riequilibrare e razionalizzare la

distribuzione delle funzioni e dei servizi e di valorizzare la strutturazione policentrica del sistema

insediativo, il presente Piano individua le seguenti polarità urbane, definite in relazione alle strategie e alle

gerarchie di rango e ruolo, di livello regionale e provinciale:

a. scala regionale: Andria, Barletta, Trani (capoluogo tripolare);

b. scala provinciale: Bisceglie, Canosa di Puglia, Trinitapoli.

9. (IND) I Comuni di cui al comma 8, in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti,

approfondiscono gli aspetti relativi all'offerta e alla domanda di servizi di interesse sovracomunale presenti

nel comune, fornendo un bilancio della situazione, evidenziando le eventuali situazioni di offerta critiche, sia

in termini quantitativi che qualitativi, ed eventuali correlate proposte di intervento. Tale approfondimento

dovrà anche quantificare la mobilità indotta dalla domanda di servizi di utenti gravitanti non residenti e

verificare la coerenza della localizzazione rispetto alle linee di trasporto pubblico, esistenti e previste.

Art. 62. Housing Sociale

1. Il PTCP recepisce i contenuti del Piano Casa regionale, volto a promuovere e sviluppare interventi di

edilizia residenziale di carattere sociale, in applicazione delle politiche del Piano casa nazionale, definito

dall’Art. n.11 del D.L. 112/2008, convertito con modifiche dalla L. 133/2008, nonché dal D.P.C.M. del 16.07.

2009, con cui sono state definite le linee guida del nuovo Piano Nazionale di Edilizia Abitativa.

2. Ai fini del conseguimento di obiettivi di housing e co-housing sociale valgono i seguenti indirizzi:

a. favorire processi di prevenire dell’isolamento e l’emarginazione dell’individuo nel quartiere;

b. stimolare il senso di appartenenza alla comunità e ai luoghi del vivere quotidiano;

c. far prevalere l’importanza del benessere della collettività sulle divergenze e sui dissapori personali;

d. favorire i processi di socializzazione e cooperazione tra le persone attraverso la condivisione di spazi,

attrezzature e risorse;

e. promuovere la collaborazione reciproca per ottenere più tempo libero, migliorando così la qualità della

vita;

f. praticare uno stile di vita sostenibile attraverso soluzioni mirate ad avere un risparmio energetico, una

riduzione dell’inquinamento e, dunque, un minore impatto sull’ambiente

g. abbattere il caro vita attraverso la costituzione di gruppi di acquisto interni.

3. (DIR) La Provincia incentiva gli interventi di housing e co-housing sociale e ne promuove lo sviluppo e il

potenziamento, per garantire a particolari fasce sociali la possibilità di accedere alla proprietà o all’affitto di

un’abitazione a condizioni compatibili con le proprie risorse economiche e reddituali, anche mediante:

a. la messa a disposizione di aree di sua proprietà da destinare ad interventi di housing;

b. il coinvolgimento e il coordinamento dei comuni che presentino un’esigenza di forte ampliamento

dell’offerta abitativa sociale per la realizzazione di progetti mediante l’utilizzo di strumenti finanziari

innovativi quali il fondo comune di investimento immobiliare destinato esclusivamente all’housing

sociale.

4. (IND) Costituiscono ambiti preferenziali di incentivazione degli housing e co-housing sociale:

a. Aree gravemente compromesse o degradate (Art. 52);

b. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (Art. 57);

c. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale (Art. 70).

Art. 63. Insediamenti commerciali

1. (DIR) Al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di cui all’Art. n. 55, 2.1, 2.3, 2.6 relativi al sistema

insediativo e l’uso del suolo, per gli insediamenti commerciali il PTCP definisce le seguenti direttive:

a. Agevolare i processi di razionalizzazione e ammodernamento dell’offerta commerciale negli ambiti

urbani.

b. Sostenere lo sviluppo e la qualificazione dei sistemi commerciali urbani, degli esercizi di vicinato anche

favorendo condizioni di equilibrio tra le diverse tipologie e formule commerciali.

c. Disincentivare il consumo di aree libere in contesti extraurbani e in prossimità di aree di snodo della

mobilità, per la localizzazione di nuove funzioni commerciali, in particolare medie e grandi strutture di

vendita, privilegiando la localizzazione in contesti urbani, prioritariamente connessi alla riqualificazione

di comparti urbani con presenza di idonei mix funzionali.

d. Agevolare la complessiva integrazione del sistema distributivo commerciale con il sistema della

mobilità e in particolare con il trasporto pubblico, favorendo interventi che risolvano criticità pregresse.

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2. (IND) Qualora il Comune preveda la localizzazione di nuove grandi strutture di vendita nel proprio territorio,

fermo restando quanto previsto all’Art. 16, gli strumenti pianificatori, programmatici ed attuativi

supporteranno tale scelta con adeguate valutazioni condotte a una scala più ampia rispetto al territorio

comunale, in relazione all’ambito di gravitazione, al sistema economico commerciale e alle potenziali

ricadute, in particolare rispetto a:

a. Riuso del tessuto urbano consolidato e riduzione dell’impermeabilizzazione complessiva dei suoli.

b. Contributo al potenziamento, alla razionalizzazione e al coordinamento del sistema dei servizi, in

particolare nei Comuni dell’ambito interno.

c. Contributo alla sostenibilità delle condizioni di mobilità.

d. La verifica di rischi collegati ai processi conturbativi spontanei attorno alle aree di interesse.

e. Contributo all’attuazione dei progetti strategici di Rete Ecologica, all’attuazione dei parchi locali di

interesse sovracomunale, allo sviluppo di meccanismi di compensazione ambientale delle

trasformazioni, in particolare in rapporto alla attuazione di interventi di qualificazione energetica,

paesistica e ambientale del territorio.

3. (DIR) I Comuni si attengono in linea di massima al criterio di non approvare nuove previsioni urbanistiche di

cui al comma 2, a distanze inferiori ai 3,00 Km dagli svicoli di previsione di cui all’Art. n. 81, comma 1.a.

Art. 64. “Ecosistemi per la ricerca” e l’innovazione

1. La Provincia promuove gli “Ecosistemi per l’Innovazione” quali percorsi trasversali per la razionalizzazione

e la riorganizzazione del sottosistema delle proprie strutture per la ricerca e dell’offerta scolastica

provinciale nella logica e a supporto dei Cluster produttivi, intesi come aggregazioni organizzate di imprese,

università, altre istituzioni pubbliche o private di ricerca, altri soggetti anche finanziari attivi nel campo

dell'innovazione, articolate in più aggregazioni pubblico-private, ivi compresi i Distretti Tecnologici già

esistenti, presenti su diversi ambiti territoriali, guidate da uno specifico organo di coordinamento e gestione,

focalizzate su uno specifico ambito tecnologico e applicativo, idonee a contribuire alla competitività

internazionale sia dei territori di riferimento sia del sistema economico nazionale.

2. Sono definiti prioritari di interesse provinciale i seguenti Cluster riferiti a contesti tematici e spaziali aventi

come fulcro delle iniziative attuative della politica provinciale di settore.

a. Agrifood - sviluppo di conoscenze e tecnologie per la produzione di cibi più sicuri e che abbiano più

elevate caratteristiche di qualità e genuinità, anche attraverso una maggiore sostenibilità e un minor

impatto ambientale nell'uso delle risorse; Chimica verde - sviluppo di tecnologie di trasformazione di

biomasse di seconda e terza generazione come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica

verde. Il tema della agricoltura multifunzionale e le filiere dirette ed indirette ad asso collegate, definito

attorno alla “Fondazione Bonomo, per la ricerca in Agricoltura”, alle strutture provinciali dell’Istituto

Tecnico Agrario, Azienda Agricola provinciale, sperimentale di Paparicotta Taverna Vecchia, all’orto

Botanico di Barletta.

b. Scienze della Vita - riguardare la cura della salute umana e la riduzione dei rischi in ambienti di lavoro,

attraverso la produzione di nuovi farmaci di origine agricola e terapie assistite, elio-terapie e termali;

nuovi apparati anti-infortunistici, la realizzazione di approcci diagnostici innovativi per malattie

particolarmente critiche, comunque in un'ottica di miglioramento e allungamento della vita attiva delle

persone e dei lavoratori.

c. Smart Communities - sviluppo delle più avanzate soluzioni tecnologiche applicative per consentire di

realizzare modelli innovativi di risoluzione integrata per problemi sociali di scala urbana e

metropolitana, (es.: mobilità, sicurezza e monitoraggio del territorio, education, health, beni culturali2 e

turismo, green cloud computing, energie rinnovabili e efficienza energetica, giustizia).

3. (PRE) Per il sottosistema delle strutture per la ricerca e dell’offerta scolastica Provinciale valgono le

seguenti prescrizioni:

a. La promozione di azioni per l’ampliamento di servizi per la collettività valorizzando le strutture e le aree

agricole e boschive interne, attrezzandole per il ristoro e la ricreazione, per la didattica e la formazione

e per la divulgazione attraverso masserie didattiche e manifestazioni fieristiche ed espositive.

b. L’ammodernamento e il potenziamento dei laboratori esistenti e la creazione di nuovi materiali, mezzi e

tecniche innovative da impiegare nella filiera agricola e agroalimentare, con particolare riferimento

all’agricoltura biologica.

2 Progetto Pilota per lo sviluppo del marchio regionale “Pietre di Puglia”, in una dimensione distrettuale provinciale, finalizzato alla identificazione geografica, giacimentologica e delle

caratteristiche fisiche e meccaniche del materiale estratto per garantirne l’unicità, soprattutto in relazione al commercio dello stesso.

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c. Il potenziamento dei corsi di perfezionamento e post-laurea in collegamento con il polo universitario di

Bari e Foggia.

d. Il potenziamento delle dotazioni ricettive, favorendo lo sviluppo di una ricettività diffusa costituita dalle

attività agrituristiche, da piccoli alberghi o pensioni in borghi storici, da ricettività di “eccellenza”

attraverso il recupero di contenitori storici, anche nella logica di consentire lo sviluppo di attività

congressuali e di stage.

e. Il miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico, utilizzabile come collegamento da e per le strutture ,

da rendere competitivo all’uso dell’auto privata.

Art. 65. Turismo balneare, sportivo e del benessere

1. L'adeguamento del modello turistico provinciale è perseguito dal PTCP attraverso una maggiore

specializzazione della fascia insediata litoranea, tradizionale direttrice di concentrazione delle attrezzature

ricettive balneari e della ricreazione di ogni livello, prevedendo la sua qualificazione ulteriore sia nelle

dotazioni interne (attrezzature balneazione, sports, nautica, industria del divertimento) sia nel rapporto più

stretto con le città della costa attraverso spazi e percorsi commerciali e ricreativi attrezzati e la fruizione di

servizi espositivi, congressuali, culturali.

2. La domanda verso il territorio per la collocazione di nuovi tipi di attrezzature ricreative come per la

ubicazione di servizi logistici e commerciali connessi al turismo, ambedue necessitari di spazi e

accessibilità adeguate, è pilotata dal PTCP con politiche differenziate volte alla riaggregazione sui centri

della costa delle attività più qualificanti e concentrate e al decentramento collinare delle attività con più

esigenze di spazio e a frequentazione di massa.

3. (DIR) Fermi restando gli obiettivi di cui al precedente Art. n.55 – 2.3, costituiscono direttive per il

sottosistema turistico, balneare, sportivo e del benessere, quelle indicate qui di seguito:

a. La qualificazione, differenziazione tipologica ed insediativa dell'offerta turistica ricettiva e delle relative

attrezzature balneari e ricreative nelle città della costa.

b. La rifunzionalizzazione dei borghi costieri e retro-costieri di Santa Chiara (Trinitapoli) e Villaggio

Salinieri (Margherita di Savoia), Fiumara (Barletta) con attività e servizi qualificanti.

c. La tutela e valorizzazione delle discontinuità verdi e connessione con i sistemi verdi collinari.

d. Lo sviluppo dei corridoi trasversali commerciali-ricreativi, pedonali e ciclabili, spazi pubblici di

connessione con la città consolidata.

e. Il potenziamento e riorganizzazione dell'offerta di attrezzature connesse alla portualità turistica.

f. Portualità per le attività connesse alla pesca.

g. Il decentramento delle funzioni sportive e ricreative con esigenze di aree estese (parchi tematici),

paesaggi collinari e della pianura fluviale in aree con requisiti di accessibilità e di dotazioni idriche,

compatibili con la carta dei rischi.

h. La riaggregazione delle sedi delle funzioni sportive e ricreative con esigenze di aree limitate

privilegiando quelle connesse a sistema ed integrate con i centri urbani della costa e con le

attrezzature del turismo balneare in condizioni di compatibilità ambientale.

i. La rinfunzionalizzazione, mediante approcci multi-obiettivo di opere idrauliche preesistenti ai fini

sportivi e turistico ricreativi (Porto Canale Trinitapoli/Margherita di Savoia, invaso Locone – Minervino

Murge).

4. (IND) Le operazioni di nuovo impianto e quelle di riaggregazione o ristrutturazione delle sedi esistenti delle

funzioni ricreative o sportive di cui al comma 3/b devono essere finalizzate alla qualificazione ambientale

dei luoghi ed inserite nell’ambito degli APRU (Art. n. 57).

Art. 66. Le Porte dei Parchi

1. La Tavola B.1 assieme al dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP,

Elaborato n. 3) riportano la localizzazione di massima delle “porte di parchi”.

2. (DIR) Il PTCP prevede, l'istituzione di nuclei di servizio finalizzati al turismo, denominati "Porte ai Parchi", in

cui le funzioni prevalenti sono di informazione, documentazione, supporto alle attività esistenti e previste

all'interno dei Parchi nazionali, regionali ed attività collaterali.

3. Alle Porte dei Parchi possono essere associati anche nodi di scambio di interesse locale a servizio di

trasporto pubblico e privato.

4. Sono parte del presente articolo i Centri di Educazione Ambientale tematica facenti parte del Laboratorio

provinciale di Educazione Ambientale e la sede del parco Regionale del fiume Ofanto (soggetto gestore

individuato con D.G.R. n. 998/2013).

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Sezione II. Patto “Città-Campagna”

Art. 67. “Campagna del ristretto” alla scala Provinciale

1. Il PTCP individua nella Tavola B.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale

del PPTR 4.2.2 – Il Patto città – campagna, la “Campagna del ristretto3” alla scala provinciale, rispettandone

l’obiettivo di perimetrare con la campagna i confini dell’urbano per evitare consumo di suolo e spreco di

territorio, per promuovere progettualità di prossimità che elevi la qualità abitativa delle periferie, del margine

urbano con vantaggi che si riverberano fino alla città intera.

2. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, valgono i seguenti indirizzi:

a. Attivare politiche agro urbane per una pianificazione concertata e condivisa tra la città e lo spazio

agricolo periurbano.

b. Stabilire una continuità tra la campagna del ristretto e le aree insediate.

c. Riprogettare il margine agricolo con azioni di mitigazione paesaggistica.

d. Conferire alla campagna del “ristretto” funzioni multiple finalizzate alla conservazione dello spazio

agricolo coltivato.

e. Attribuire alla campagna del “ristretto” il ruolo di “area tampone” all’interno del progetto della Rete

Ecologica Provinciale (REP).

3. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici e loro varianti, riconoscono agli spazi agricoli di

prossimità il potenziale su cui lavorare per un progetto di riqualificazione della campagna perché permanga

l’agricoltura, integrandola in chiave multifunzionale e dotandola di servizi per la città e per i cittadini.

Art. 68. “Parchi Agricoli Multifunzionali” alla scala Provinciale

1. Il PTCP individua nella Tavola B.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale

del PPTR 4.2.2 – Il Patto città – campagna, i “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale,

rispettandone i relativi obiettivi anche al fine della valorizzazione della vocazione agricola, del mantenimento e

del miglioramento dell’attrattività economica dell’agricoltura attraverso l’individuazione di ambiti sufficientemente

omogenei ed estesi, relativamente poco disturbati, tali da consentire lo svolgimento di pratiche colturali in

ambienti tali da fornire prodotti di qualità garantendo al contempo un presidio e la manutenzione del territorio.

2. I “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale si configurano come: a. Parchi agricoli di valorizzazione se i territori sono ambiti destinati all’attività agricola di interesse

strategico (Art. n. 47).

b. Parchi agricoli di riqualificazione se includono territori compromessi e degradati (Artt.34, 48, 52).

3. Unitamente all’obiettivo specifico di cui all’Art. n. 55 – 2.5 i “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale

concorrono a: a. Contenere il consumo di suolo agricolo e proteggere l’agricoltura come presidio del territorio.

b. Proporre forme di agricoltura innovativa di prossimità che associno alle attività agricole tradizionali le

esternalità dell’agricoltura multifunzionale e l’attivazione di sistemi economici locali.

c. Produrre agricoltura di qualità e prodotti di nicchia delle catene slow food con marchio ambientale.

d. Prevedere ricadute ambientali in termini di salvaguardia idrogeologica, incremento della biodiversità e

chiusura locale dei cicli.

e. Prevedere ricadute in termini di qualità del paesaggio, fruibilità dello spazio rurale, valorizzazione

dell’edilizia rurale diffusa e monumentale (Artt. n. 50, 51, commi 1.c/1.e).

f. Promuove attività integrative al reddito agricolo per l’ampliamento di servizi di tipo ricettivo, sportivo e

ludico-ricreativi alternativi a basso impatto ambientale (ristoro e ricreazione, masserie didattiche e

manifestazioni fieristiche ed espositive, percorsi avventura, percorsi natura, piccoli bacini di pesa

sportiva, centri di tiro con arco, campeggi e sosta camper, centri faunistici-venatori, etc.).

3 La “Campagna del ristretto” è una fascia di territorio agricolo intorno alla città che ne inviluppa le sue frange periferiche. La campagna del “ristretto” rievoca la ricostruzione degli

antichi “ristretti”, un paesaggio agricolo che nel passato era a disposizione della città. Pur essendo ormai scomparsi perché su quei terreni si sono costruite le successive espansioni

urbane, essi vengono pensati nel Patto Città Campagna come nuovi spazi agricoli posti ai limiti delle attuali periferie con nuove potenzialità di uso di agricoltura urbana, in relazione

alle diverse condizioni che intrattiene con il contesto. Essa può essere infatti contigua ad aree produttive, alle maglie larghe e al tessuto compatto o a tessuti di bassa densità. Alle

diverse accezioni corrisponderanno prestazioni differenti. A ciascuna di queste categorie corrisponderanno regole, prestazioni e trattamenti differenti dei materiali che le

costituiscono.

Nella campagna del ristretto sono comprese tutte quelle attività di agricoltura a servizio dei cittadini, come gli orti sociali o i parchi suburbani, riconnessi agli spazi aperti interclusi

della città. La campagna del “ristretto” è il luogo delle “nuove porte” dove segnare l’incontro tra la città e la campagna o dove larghi viali alberati potranno mostrare, come in passato,

la transizione dal territorio aperto e agricolo a quello denso e urbano. L’edilizia rurale diffusa e monumentale non sarà più isolata e “spaesata” nella sub urbanità ma troverà il modo

per entrare nel progetto del ristretto, o attribuendosi alla città (scuole, centri servizi, ecc.) o rimanendo nella campagna come residenza rurale, fattorie didattiche, ecc.

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g. Promuovere lo sviluppo di tecnologie di trasformazione di biomasse di seconda e terza generazione

come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica verde.

h. Promuovere il Parco Agricolo di valorizzazione come componente per la costruzione della REP Rete

Ecologica Provinciale (Art. n. 42).

4. I parchi agricoli multi-funzionali di cui ai commi 2, lettere a, b, costituiscono ambiti di interesse nell’ambito del

Cluster “Agrifood” (Art. n 64, comma 2, lettera a)

5. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici e loro varianti – all’esito di un apposito

approfondimento da condurre nel relativo quadro conoscitivo – definiscono la perimetrazione, alla scala

comunale e intercomunale, delle superfici da destinare a Parco Agricolo Multifunzionale definendone le

specificità come componente alla scala locale provinciale, comunale e intercomunale. I Parchi Agricoli

Multifunzionali alla scala provinciale proposti nel presente piano non rientrano nell’ambito degli ulteriori contesti

paesaggistici di cui all’Art. 74, comma 3, punto 4 delle NTA del PPTR (Paesaggi rurali).

6. Fino alla realizzazione di tali adempimenti, i Comuni impediscono proliferazioni urbane in discontinuità con i

tessuti edilizi e l’insorgenza di nuovi nuclei isolati nello spazio agricolo interessato dagli ambiti di cui al comma

1.

Art. 69. “Parchi CO2” di valenza Provinciale

1. Il PTCP, a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale del PPTR 4.2.2 – Il

Patto città – campagna, prevede la realizzazione di “Parchi CO2” di valenza provinciale mediante interventi

di forestazione urbana nelle aree produttive o industriali ovvero ancora in ambiti degradati e marginali

intendendoli come aree per la compensazione ambientale, aventi l’obiettivo di assolvere a importanti

funzioni e servizi ecologici come la realizzazione di barriere al rumore e alle polveri a protezione di bordi

edificati limitrofi, di alberature stradali, di fasce tampone sui margini delle lame, di alberature nei parcheggi,

di boschi sui versanti per contenere il rischio idrogeologico, ecc.

2. Gli ambiti preferenziali di applicazione del presente articolo sono:

a. Le aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare (Art. n. 73).

b. Le aree produttive di interesse sovralocale (Art. n. 74).

c. Le aree in prossimità delle grandi concentrazioni industriali in cui non è praticabile l’agricoltura o

l’allevamento.

d. Le aree residuali presenti lungo le grandi arterie infrastrutturali.

e. Le aree di risulta e marginali.

3. (IND) Gli ambiti e le aree di cui al comma 1 concorrono:

a. Alla realizzazione di grandi superfici alberate come progetto per il miglioramento della biodiversità,

come potenziale di rigenerazione ambientale e bonifica di suoli degradati;

b. All’incentivazione delle dotazioni di riserve di ossigeno, fungendo da trappole di CO2;

c. Alla realizzazione di interventi di riqualificazione del territorio in chiave paesaggistica;

d. Alla promozione di elementi che concorrono alla costruzione della Rete Ecologica Provinciale (REP).

e. Alla costruzione di biomassa che proviene dalla superficie fogliare del bosco come trappola per la CO2

e come misura di compensazione soprattutto per le aree vicine alle grandi concentrazioni industriali ad

alto rischio ambientale.

4. I parchi CO2 costituiscono ambiti di interesse nell’ambito del Cluster “Chimica verde” (Art. nr 64, comma 2,

lettera a.)

5. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, riconoscono i seguenti indirizzi:

a. La definizione per le grandi aree di concentrazione industriale (Artt. n. 73,74) di un piano di

risanamento dell’assetto ecosistemico e paesaggistico alla scala comunale e intercomunale, in cui

individuare le superfici da destinare alla forestazione urbana, anche attenendosi alle Linee Guida per

le APPEA del PPTR.

b. L’individuazione alla scala locale degli studi specialistici che competono alla progettazione della Rete

Ecologica Provinciale e, in particolare, della Foresta CO2 come componente “area tampone” della

REP.

Art. 70. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale

1. Il PTCP individua, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), i borghi Rurali e gli insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale,

costituiti da un tessuto edificato a bassa densità (in cui è prevalente una tipologia di casa uni-bifamiliare)

caratterizzanti forme insediative nello spazio rurale che, per le tipologie edilizie e del trattamento degli spazi di

pertinenza, si integrano allo spazio rurale ove permane il legame della comunità residenziale con le attività

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agro-silvopastorali, quali in maniera esemplificativa i modelli insediativi storici della diffusione (villaggi di

bonifica, della riforma fondiaria, ecc).

2. Ad integrazione dell’obiettivo specifico di cui all’Art. n. 55 – 2.6 nei borghi Rurali e gli insediamenti a nucleo

extraurbani, il PTCP consegue finalità connesse alla valenza sociale e delle “comunità di persone”

nell’accezione di “ecovillaggi” in cui adottare stili di vita sostenibili ed autosufficienti per soddisfare il più

possibile dall’interno, le esigenze dei membri per quanto concerne l’alimentazione, il lavoro, l’educazione e la

formazione, il tempo libero.

3. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, valgono i seguenti indirizzi:

a. Promuovere politiche agro ambientali e la multifunzionalità per conservare il carattere rurale e diffuso

della campagna abitata conservando il legame con l’agricoltura e allevamento.

b. Organizzare il trasporto pubblico e collettivo interno a ciascuna area funzionale secondo lo schema

che prevede l’attestamento dell’utenza specifica sul centro abitato principiale e da questo verso le

direttici costiere, anche attraverso l’adozione di servizi innovativi e flessibili e con particolare attenzione

ai poli produttivi, scolastici e sanitari.

c. Promuovere forme di turismo “verde” su target specializzati legati alla fruizione delle risorse ambientali

e culturali del territorio.

d. Potenziare il commercio al dettaglio legato al turismo verde e alla produzione di prodotti tipici di qualità

e promuovere questi ultimi nella filiera della ristorazione e dell’ospitalità.

e. Promuovere lo sviluppo a rete, con particolare valorizzazione dei servizi culturali (biblioteche,

cinema/teatri, coordinamento eventi) e degli impianti sportivi con valorizzazione degli spazi aperti e

specializzati e dei parchi urbani e territoriali.

f. Indirizzare le trasformazioni dell’edilizia rurale verso i criteri del restauro conservativo e conferendo

qualità.

g. Conservare il carattere rurale dell’insediamento preservandone il modello insediativo e i materiali dei

repertori della tradizione rurale.

h. Conservare la campagna come contesto di vita e promuoverla perché non se ne alterino i caratteri

autentici e tutelare gli insediamenti rurali costieri come valore identitario regionale del paesaggio della

campagna ad orti.

Sezione III. Insediamenti per attività produttive

Art. 71. Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo

1. La rete territoriale delle aree di insediamento produttivo è costituita dall’insieme delle aree a specifica

destinazione produttiva “D”, approvate dagli strumenti urbanistici comunali generali e attuativi e relative

varianti.

2. Tali aree, in relazione al grado di insediamento, sono classificate in:

a. Aree sature o in via di saturazione con problemi di riconversione (aree con superficie insediata

compresa fra l’80 e il 100%).

b. Aree con potenzialità di sviluppo inespresse con problemi di riconversione o da rifunzionalizzare

(aree con superficie insediata compresa fra il 50 e l’80%).

c. Aree con potenzialità di sviluppo (aree con superficie insediata compresa fra il 20 e il 50%).

d. Aree che attualmente presentano scarse capacità di sviluppo (aree con superficie insediata inferiore

al 20%).

3. Le aree di cui al comma 2, che rispondono ai criteri esposti nel successivo Art. 74, sono classificate,

inoltre, come aree d’interesse sovralocale.

4. (IND) Ai fini di una gestione coordinata e integrata delle aree di insediamento produttivo la Provincia,

d’intesa con i Comuni, promuove una governance delle stesse per farne un fattore qualificato del capitale

territoriale, relazionato alla reale domanda di aree per insediamenti produttivi, in grado di promuovere

nuove opportunità d’investimento e di incrementare l’occupazione.

5. (IND) La gestione coordinata e integrata delle aree di insediamento produttivo risponde alla necessità di

una strategia di sviluppo complessiva del territorio, entro cui inquadrare la riconversione o

rifunzionalizzazione delle aree già sature o in via di saturazione così come di quelle sufficientemente

insediate ma con potenzialità di sviluppo inespresse. Tale gestione risponde altresì alla necessità di

riqualificare e rilanciare le aree con potenzialità di sviluppo e le aree che registrano una scarsa capacità di

sviluppo. In questa nuova prospettiva gestionale potranno utilmente essere programmate azioni di

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marketing territoriale nazionale e internazionale per l’attrazione di investimenti, in continuità e coerenza

con le Zone Franche Urbane (ZFU)4.

6. Nelle situazioni di incompatibilità con il contesto territoriale (attività produttive ospitate nei centri urbani e in

siti impropri), gli strumenti urbanistici comunali definiscono misure volte a favorire il trasferimento di tali

attività in altri siti e a recuperare tali aree, una volta dismesse, ad altre attività produttive o altri usi

compatibili. Le misure possono includere incentivi, nella forma di incrementi volumetrici fino al 15%, che si

attivano solo a seguito di trasferimento nelle aree produttive d’interesse sovralocale di cui all’Art. 74.

7. Le procedure di cui al precedente comma trovano applicazione anche nel caso di impianti esistenti a

rischio di incidente rilevante da rilocalizzare, fermo restando che gli stessi, così come i nuovi impianti,

dovranno in via prioritaria essere localizzati nell'ambito delle aree produttive d’interesse sovralocale di cui

all’Art. 74 a tal fine predisposte.

8. (IND) Ai fini della nuova governance e della nuova strategia di sviluppo territoriale, la Provincia, d’intesa

con i Comuni, promuove il Progetto Strategico Territoriale “Rete territoriale delle aree di insediamento

produttivo”, anche con l’obiettivo di far acquisire a tali aree le caratteristiche di APPEA (Aree Produttive

Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate), in linea con gli indirizzi regionali in materia.

9. (IND) Il Progetto Strategico Territoriale implementerà, fra l’altro, il sistema informativo territoriale delle aree

di insediamento produttive, ai fini anche di una gestione associata degli sportelli unici comunali delle

attività produttive e dello sviluppo delle attività della logistica.

Art. 72. Aree sature o con potenzialità di sviluppo inespresse da riconvertire/rifunzionalizzare

1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3) individuano gli ambiti della localizzazione di massima delle aree per gli insediamenti

produttivi, previsti dalla vigente strumentazione urbanistica comunale, da riconvertire/rifunzionalizzare (Art.

71, commi 2/a e 2/b).

2. Gli ambiti di cui al comma 1 sono definiti tali in ragione delle potenzialità insediative residue previste dagli

strumenti urbanistici vigenti e di quelle derivanti da dismissioni in cui privilegiare prioritariamente le

esigenze di sviluppo del presente Piano.

3. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, fermo restando gli obiettivi specifici che saranno delineati

dal Progetto Strategico Territoriale, di cui al precedente Art. 71, valgono i seguenti indirizzi generali:

a. Privilegiare gli interventi di riuso di aree già occupate da attività produttive o comunque già urbanizzate

favorendo il completamento o la continuità con gli insediamenti produttivi esistenti.

b. Favorire la delocalizzazione di imprese inserite in contesti territoriali impropri e il loro trasferimento in

coerenza ai presenti indirizzi, facilitando il recupero dei siti degradati.

c. Garantire adeguate condizioni di accessibilità, con particolare riferimento ai servizi di raccordo

ferroviario, alle infrastrutture per la movimentazione e la logistica delle merci connesse alla rete

ferroviaria, all’intermodalità e ai sistemi di trasporto pubblico.

d. Perseguire l’ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici e la riduzione, il riutilizzo ed il riciclo dei

rifiuti, l’adeguamento delle dotazioni di infrastrutture tecnologiche a supporto degli insediamenti, con

particolare riferimento ai sistemi dell’approvvigionamento energetico, idrico, del collettamento e della

depurazione.

e. Perseguire il miglioramento della qualità ecologica dell’insediamento e del contesto, anche

contribuendo, attraverso le dotazioni ecologiche dell’insediamento stesso, alla realizzazione, al

potenziamento o al ripristino di eventuali elementi funzionali della rete ecologica.

f. Perseguire il miglioramento dell’immagine complessiva degli insediamenti in termini di riordino

urbanistico, di qualità architettonica, di opere di mitigazione e ambientazione paesaggistica attraverso

adeguate dotazioni ecologiche e ambientali, anche destinando a tali finalità parte delle dotazioni

prescritte di aree per attrezzature e spazi collettivi.

g. Promuovere l’informazione e l’assistenza alle imprese per l’accesso ai finanziamenti UE per la

qualificazione in senso ambientale delle attività produttive nonché l’accesso delle stesse imprese al

sistema comunitario di ecogestione e audit ambientale (“EMAS”, ISO 14000) perseguendo inoltre

forme di certificazione ambientale riferite all’area produttiva nel suo complesso oltre che alla singola

impresa.

h. Promuovere iniziative di marketing territoriale di carattere nazionale ed internazionale.

4 Le ZFU sono state avviate con Delibera CIPE n. 5 del 30/01/2008.

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Art. 73. Aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare

1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3) individuano gli ambiti della localizzazione di massima delle aree per gli insediamenti

produttivi, previsti dalla vigente strumentazione urbanistica comunale, da qualificare e sviluppare (Art. 71,

commi 2/c e 2/d).

2. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, fermo restando gli obiettivi specifici che saranno delineati

dal Progetto Strategico Territoriale, di cui al precedente Art. n. 71, valgono i seguenti indirizzi generali:

a. Promuovere l’integrazione con il sistema dei trasporti e della logistica.

b. Concorrere all’integrazione di funzioni produttive, trasportistiche (legate alla logistica), direzionali e

commerciali all’interno di ciascuna area.

c. Concorrere alla loro qualificazione come Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente

Attrezzate (APPEA), intese come poli specializzati dotati di infrastrutture, servizi e sistemi idonei a

garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente.

3. (IND) Le azioni da intraprendere per l’attuazione del presente articolo, sono definite attraverso attività di

copianificazione tra la Provincia e i Comuni. Tali attività di copianificazione potranno riguardare:

a. La definizione delle linee evolutive di ciascun ambito, ivi compresa l’individuazione di eventuali limiti

riguardanti le tipologie di attività insediabili;

b. La definizione degli interventi e delle azioni necessarie, in relazione alle condizioni specifiche

dell’ambito, per perseguire efficacemente gli obiettivi del PTCP.

c. Le condizioni di sostenibilità ambientale e di compatibilità paesaggistica degli interventi da condividere

anche con Regione Puglia, Settore Assetto del Territorio, Osservatorio regionale sul Paesaggio

(PPTR), la Soprintendenza peri Beni Architettonici e per il Paesaggio.

d. Le linee di indirizzo di politica ambientale per la definizione delle caratteristiche prestazionali delle Aree

Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate (APPEA) di nuovo impianto.

e. La definizione degli interventi necessari riguardo alle infrastrutture per la mobilità delle merci e delle

persone, nonché gli interventi gestionali per l’ottimizzazione dell’accessibilità attraverso i servizi di

trasporto collettivo locale, il mobility management di area e le opportunità di razionalizzazione della

logistica.

f. La definizione degli interventi necessari per l’ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici, attraverso

azioni e modalità di gestione finalizzate al risparmio, all’efficienza energetica e al riutilizzo di tali risorse

nonché alla riduzione, riutilizzo e riciclo dei rifiuti.

g. La definizione della più idonea forma di gestione unitaria, anche attraverso convenzioni o la

costituzione di società o consorzi.

h. Le condizioni di infrastrutturazione, per la qualità ambientale e per la mobilità, a cui le espansioni sono

subordinate.

i. La definizione delle risorse necessarie, delle fonti finanziarie, nonché gli aspetti riguardanti la

programmazione temporale, l’attuazione e la gestione degli interventi previsti.

j. Gli eventuali oneri a carico dei soggetti attuatori dei nuovi insediamenti, al di là degli oneri di

urbanizzazione, per la realizzazione degli interventi previsti.

k. L’armonizzazione delle scelte urbanistiche relative alle aree produttive di cui al presente articolo, con le

determinazioni concordate per l’ambito o gli ambiti produttivi di rilievo sovracomunale.

Art. 74. Le aree produttive d’interesse sovralocale

1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3) individuano le aree per gli insediamenti produttivi, previsti dalla vigente

strumentazione urbanistica comunale, di portata sovra locale, in riferimento al comma 2 dell’ Art. n.71.

2. (IND) Sono definite aree produttive d’interesse sovra locale le aree che per localizzazione, accessibilità,

contesto economico-occupazionale, risultano essere bacini produttivi di gravitazione extracomunale e si

qualificano come strategici per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale. Tali insediamenti

rappresentano potenzialità per innescare sinergie nella base economica e ricadute positive in termini di

riqualificazione territoriale ed ambientale, costituendo contesti significativi ed esemplari per la realizzazione

di interventi previsti per il raggiungimento delle caratteristiche di APPEA, in riferimento a sistemi ambientali

di interesse provinciale.

3. (IND) Sono di interesse sovralocale le aree di cui al comma 1 che risultano:

a. Caratterizzate da condizioni di buona accessibilità, preferibilmente su ferro e dalla presenza/vicinanza

di nodi intermodali;

b. Caratterizzate da economie esterne agglomerative di tipo distrettuale.

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c. Caratterizzate da uno sviluppo pregresso, o anche da uno sviluppo potenziale in funzione di specifici

programmi infrastrutturali e/o di insediamento produttivo, che determina ricadute ed impatti territoriali,

ambientali ed economico-sociali non circoscrivibili al territorio di un solo Comune.

4. (IND) Costituiscono aree di interesse sovra locale, in quanto in possesso delle caratteristiche di cui ai

precedenti commi, quelle di seguito elencate, come meglio dettagliate nell’Allegato 7 alle presenti norme:

a. Aree produttive D1 Barletta /Trani.

b. Area "D industria" di Bisceglie.

c. Aree D3/D4/D5 di Andria.

d. Area D1 di Spinazzola.

e. Area D1 di San Ferdinando di Puglia

5. (IND) Il PTCP individua inoltre, ad integrazione delle aree per attività produttive di previsione degli

strumenti urbanistici comunali vigenti ritenute di interesse sovralocale, ulteriori ambiti produttivi, in possesso

degli stessi requisiti di cui al precedente comma 3, come di seguito indicati:

a. L’area produttiva limitrofa alla piattaforma logistica intermodale retro-portuale di Barletta (Art. n. 96);

b. L’area produttiva limitrofa al centro merci di Bisceglie (Art. n.95).

6. (IND) Per le aree produttive di interesse sovralocale di cui ai commi 4 e 5 la Provincia promuove politiche di

integrazione sul tema degli “Ecosistemi per l’Innovazione” riconoscendo prioritarie le relazioni con i Cluster

produttivi individuati all’Art. n. 64 comma 2.

7. (IND) Nelle aree produttive di interesse sovralocale di cui ai commi 4 e 5 rientranti in parte nelle aree

ritenute gravemente compromesse o degradate (Art. n. 52), compatibilmente con le previsioni urbanistiche

vigenti comunali potranno essere perseguibili indirizzi finalizzati al recupero del patrimonio edilizio esistente

per funzioni ricettive, espositive, medi centri commerciali o parchi ad essi assimilati, medie strutture

distributive in sede fissa e del commercio all’ingrosso, strutture per manifestazioni culturali, sportive e

spettacoli, evitando la creazione di situazioni di contiguità tra usi produttivi esistenti e nuovi usi, o

comunque situazioni, anche temporanee, di incompatibilità tra usi confinanti o limitrofi.

8. I comuni che intendono presentare alla provincia una proposta per l'individuazione di un’area produttiva

sovralocale, su localizzazione nuova o su area produttiva esistente, sviluppano uno studio che illustri i

principali caratteri quantitativi e qualitativi degli stessi con gli ulteriori seguenti contenuti:

a. Definizione delle azioni di concertazione e perequazione relative agli ambiti interessati dagli effetti

indotti dall’insediamento stesso;

b. Predisposizione di adeguata documentazione conoscitiva che dimostri le condizioni di sostenibilità

dell’insediamento rispetto al sistema dell’accessibilità ed eventualmente preveda le necessarie opere;

c. Definizione degli interventi, nel caso di area produttiva esistente, o delle caratteristiche prestazionali,

nel caso di nuovo insediamento, per il raggiungimento delle caratteristiche di APPEA;

d. Definizione delle misure ed interventi per l’attuazione della Rete Ecologica Provinciale e per

l’attuazione dei parchi locali di interesse sovra locale (Art. n. 45), mediante lo sviluppo di meccanismi di

compensazione ambientale delle trasformazioni, in particolare in rapporto alla attuazione dei progetti di

qualificazione energetica, della gestione dei rifiuti, paesistica ed ambientale del territorio.

9. (IND) Si assumono (ai sensi degli Artt. 18 e 19) la compensazione, la perequazione e l’incentivazione

urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, attraverso i quali definire e regolare un’equilibrata

distribuzione degli effetti positivi e negativi connessi ai fenomeni urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi, in

modo da evitare che, per conseguire risorse economiche, si diffondano operazioni comportanti consistente

consumo del suolo.

10. Gli incentivi volumetrici di cui all'articolo all’Art. 71, comma 6 possono essere elevati fino al valore del 30%

nel caso che l'attività produttiva venga trasferita in aree produttive di interesse sovralocale in possesso

delle caratteristiche di APPEA.

Art. 75. Aree non idonee per l’impiantistica di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti speciali

ed urbani

1. (PRE) Il PTCP recepisce e specifica5 i criteri escludenti desunti dall’Aggiornamento del Piano di Gestione

dei Rifiuti Speciali nella Regione Puglia (D.G.R. 28.12.2009) per la individuazione delle aree non idonee

per la localizzazione di nuovi impianti di trattamento, di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi

e non pericolosi, anche ex Artt. n. 214, 216 del D.Lgs. 152/2006 s.m.i. secondo

5 Con specifico riferimento all’aspetto del “Consumo di Suolo” ed alle Aree di pregio agricolo, il PTCP individua ambiti destinati alle attività di interesse strategico (Art. 47) quali

ambiti interessati da produzioni di prodotti agricoli DOC, DOCG, DOP, IGP, IGT; aree agricole in cui si ottengono prodotti con tecniche dell'agricoltura biologica; le zone aventi

specifico interesse agrituristico agricole di pregio.

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2. (PRE) Il PTCP recepisce e specifica4

i criteri escludenti desunti dal Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani

(D.C.R. n. 204 del 8.10.2013 approvazione) valevoli per la individuazione di aree non idonee per la

localizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti solidi urbani:

a. Discariche e rifiuti non pericolosi a servizio dei Rifiuti urbani.

b. Impianti di compostaggio e trattamento della frazione organica da raccolta differenziata.

c. Impianti di recupero energetico.

d. Impianti di trattamento rifiuti.

3. Fermo restando quanto previsto dalla predetta pianificazione regionale per i fattori penalizzanti,

costituiscono elementi preferenziali per la localizzazione di impianti di gestione rifiuti quelli di seguito

indicati:

a. viabilità d'accesso esistente o facilmente realizzabile, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari

esterni ai centri abitati;

b. baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti;

c. presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave;

d. dotazione di infrastrutture;

e. possibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei

rifiuti;

f. aree caratterizzate dalla presenza di terreni con coefficiente di permeabilità K<1x10-7

cm/sec (nel caso

di discariche);

g. aree a destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione

comunale) o a servizi tecnici o contigue alle stesse (nel caso di termovalorizzatori);

h. aree con superficie superiore ai 5 ettari (nel caso di termovalorizzatori);

i. preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale (nel caso di termovalorizzatori);

j. sostituzione di emissioni esistenti nell'area da utenze industriali civili e termoelettriche (nel caso di

termovalorizzatori);

k. vicinanza di potenziali utilizzatori di calore ed energia (nel caso di termovalorizzatori);

l. aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione

comunale) e agricola per gli impianti di compostaggio (nel caso di selezione e compostaggio);

m. aree vicine agli utilizzatori finali (nel caso di selezione e compostaggio);

n. impianti di smaltimento di rifiuti già esistenti (nel caso di selezione e compostaggio);

o. preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale (nel caso di selezione e compostaggio).

4. (IND) Nelle aree con grado di prescrizione “Penalizzante” e “Preferenziale” rientranti nella Rete Ecologica

Provinciale (Art. n. 42), fatta eccezione per le aree non idonee di cui ai commi 1 e 2, sono consentiti gli

interventi di cui ai commi 1 e 2/a/b/c/d prevedendo meccanismi di compensazione ambientale delle

trasformazioni prioritariamente finalizzati a contribuire all’attuazione della Rete Ecologica Provinciale e

all’attuazione dei parchi locali di interesse sovra comunale (Art. n. 45).

5. Il PTCP affida al Piano di Dimensionamento della Rete Impiantistica di Gestione dei Rifiuti, il cui

aggiornamento è fissato su base triennale, la localizzazione ed il dimensionamento degli impianti di

gestione rifiuti secondo il principio dell’autosufficienza ai fini del soddisfacimento del fabbisogno degli

abitanti e delle attività insediate nel territorio provinciale. In particolare la provincia individuerà i siti idonei

allo smaltimento dell'amianto proveniente dalla bonifica degli edifici presenti sul territorio provinciale. Nella

progettazione dovranno trovare applicazione le misure di compensazione e mitigazione ambientale di cui

all’Art. nr. 19.

6. Per la realizzazione di nuovi impianti dovranno essere utilizzate le migliori tecnologie disponibili riducendo e

minimizzando le emissioni e le immissioni, garantendo la massima protezione e tutela ambientale.

Art. 76. Aree non idonee all’istallazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili

1. (PRE) La individuazione delle aree e dei siti non idonei all’istallazione di impianti alimentati da fonti

rinnovabili è compiuta nei modi e forme previsti dal Regolamento attuativo del D.M. 10.09.2010 del

Ministero per lo Sviluppo Economico, “Linee Guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti

rinnovabili” (Regione Puglia) recante la individuazione di aree e siti non idonei alla installazione di

specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Puglia, Pubblicato

nel B.U.P. Puglia 31 dicembre 2010, n. 195.

Art. 77. Indirizzi per il Piano Particolareggiato del Bacino Estrattivo Regionale Bisceglie/Trani

1. (IND) Il presente Piano, fornisce alcuni indirizzi per la redazione dei Piani Particolareggiati relativi ai

giacimenti marmiferi di Trani e Bisceglie, fermo restando quanto disposto dall’Art. n.5 delle NTA del PRAE,

per cui il Piano Particolareggiato si configura quale strumento di attuazione del PRAE e viene redatto dalla

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Regione o, per delega di quest’ultima, dal Comune/i interessato/i che lo richieda. In particolare all’interno

delle aree del Piano Particolareggiato dovranno essere definite e disciplinate:

a. Aree Potenziali di Nuova Estrazione: aree comunali e intercomunali dove è consentita l’apertura di

nuove cave in funzione dei fabbisogni stimati dall’Osservatorio Regionale in riferimento ai mercati

locali, infraregionali, nazionali, esteri; aree comunali e intercomunali dove sarà possibile rilocalizzare le

attività estrattive esistenti disperse sul territorio, favorendo la salvaguardia e tutela di aree di pregio

ambientale esterne ed interne al bacino da sottoporre ad interventi di recupero ambientale.

b. Aree Interessate da Attività Estrattiva Pregressa: aree caratterizzate da cave in esercizio o in fase di

dismissione dove la prosecuzione dell’attività è consentita per ampliamento o proroga della attività

esistente in funzione dei fabbisogni stimati dall’Osservatorio Regionale e in riferimento ai mercati locali,

infraregionali, nazionali, esteri.

c. Aree di Recupero Ambientale: aree compromesse da pregressa attività estrattiva caratterizzate da

cave abbandonate e dismesse che versano in stato di degrado paesaggistico-ambientale e che si

configurano come siti il cui recupero riveste un interesse pubblico generale prioritario.

d. Aree per Servizi: aree dove prevedere i servizi alle imprese operatrici del settore e quelli connessi alle

attività estrattive, di lavorazione e commercializzazione, al fine di rendere completo il ciclo produttivo

del settore lapideo.

2. (IND) Le aree potenzialmente sfruttabili dovranno esser individuate attraverso indagini giacimentologiche e

tecnico-produttive di dettaglio e attraverso una classificazione del materiale estraibile per quantità e qualità.

Nelle aree degradate da attività estrattiva e abbandonate senza sistemazione, prive di un sufficiente grado

di reinserimento nel contesto paesaggistico-ambientale, dovranno essere definite specifiche politiche e

azioni di recupero in linea con quanto riportato nell’Art. n.34 delle presenti norme.

3. (IND) Particolare attenzione dovrà essere posta alla gestione dei residui di lavorazione, rappresentati non

solo dalle discariche di residui di cava (“cappellaccio”, sfridi, cumuli di scarti di lavorazione detti “Ravaneti”)

ma anche dei fanghi di segagione. Per detti residui dovrà essere pianificata la verifica dell’esatta

consistenza, la stabilità geotecnica, la mitigazione dell’impatto ambientale, anche attraverso azioni di

ripresa e riutilizzo degli stessi sul mercato come “materia prima seconda”.

4. (IND) La Provincia, su istanza dei Comuni, promuove e supporta iniziative di coordinamento mediante

l’esercizio della copianificazione, finalizzate alla individuazione e revisione di bacini Estrattivi Regionali – di cui

all’art. nr.5 delle NTA del PRAE, con specifiche finalità di:

a. valorizzazione delle “filiere produttive corte” dell’intero ciclo produttivo, fino ad includere quello del

recupero (in linea con il disposto normativo NTA SCHEMA/PTCP art. 34 “Indirizzi per il recupero delle

aree di cava esaurite”.

b. valorizzazione di iniziative legate ai Cluster della ricerca e della produzione nei settori delle Smart

Communities - sviluppo delle più avanzate soluzioni tecnologiche applicative per consentire di

realizzare modelli innovativi di risoluzione integrata per problemi, applicate al progetto pilota per lo

sviluppo del marchio regionale “Pietre di Puglia”, in una dimensione distrettuale provinciale, finalizzato

alla identificazione geografica, giacimentologica e delle caratteristiche fisiche e meccaniche del

materiale estratto per garantirne l’unicità, soprattutto in relazione al commercio dello stesso (cfr. art. 64

NTA SCHEMA/PTCP “Ecosistemi per la ricerca” e l’innovazione”).

5. (IND) La Provincia, su istanza dei Comuni e per il conseguimento delle finalità di cui al precedente comma 4,

lettere a. e b. supporta attività di coordinamento per la redazione dei Piani Particolareggiati di cui alle nuove

individuazioni.

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TITOLO IV – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA DELL’ARMATURA

INFRASTRUTTURALE

Art. 78. Obiettivi specifici

1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il

Sistema dell’armatura infrastrutturale, quelli qui di seguito indicati:

a. (3.1) Valorizzare il patrimonio costituito dalla struttura ferroviaria e dalla presenza, oltre a Trenitalia, di

un operatore, Ferrovie del Nord Barese, storicamente radicato sul territorio, che rende tecnicamente

ed economicamente sostenibili scenari di potenziamento dell’offerta di trasporto collettivo fondati sulla

ferrovia anche per prospettive di collegamento con l’aeroporto di Bari/Palese.

b. (3.2) Riordino del sistema logistico internodale provinciale multipolare coerentemente con le vocazioni

e le specializzazioni (del sistema produttivo locale in ordine a programmi di livello sovraordinato)

provinciali e che valorizzi la rendita di posizione derivante dalla collocazione di questo territorio in

corrispondenza di uno snodo tra importanti corridoi di traffico multimodali.

c. (3.3) Potenziare il “nodo” di Barletta (porto/stazione) nel sistema logistico multipolare provinciale.

d. (3.4) Valorizzare il sistema portuale a fini turistici mediante la riqualificazione degli approdi di Bisceglie,

Trani, Barletta, Margherita di Savoia, la loro connessione diretta con i centri storici e gli accessi alla

rete multimodale di trasporto collettivo e la sperimentazione di formule innovative di trasporto marittimo

costiero a carattere stagionale.

e. (3.5) Promuovere la mobilità lenta degli ambiti e delle figure paesaggistiche, valorizzando i percorsi di

connessione storici tra le reti di città e le strade di valenza paesaggistica, riqualificando le strade

caratterizzate da fenomeni di addensamento di attività produttive o saturazione tra i centri urbani.

f. (3.6) Migliorare le reti digitali per l’interoperabilità tra le diverse strutture pubbliche al fine di facilitare lo

scambio, l’accesso alle informazioni per la ricerca la formazione e l’innovazione tecnologica ed

ammnistrativa.

Art. 79. Disposizioni e struttura della disciplina

1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP rispetto al Sistema dell’armatura

infrastrutturale, rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per

quella di settore provinciale e sotto ordinata (Art. n.20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP

(Elaborato n. 3).

2. Le disposizioni contenute nel presente titolo, recepiscono le disposizioni del Piano Regionale dei Trasporti,

del PUMAV, del PTCP della Provincia di Foggia e del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PPTR)

con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti Territoriali per il paesaggio regionale”.

3. Le strategie per il sistema dell’armatura infrastrutturale sono individuate nell’Allegato n.2 alle presenti

norme.

4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo quanto

individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costruiscono i livelli informativi vettoriali geo-riferiti

riportati all’interno dell’Atlante cartografico del sistema dell’armatura infrastrutturale – Tav. C.1 “Sistema

dell’armatura infrastrutturale”, Tav. C.2 “Sistema Provinciale della Mobilità ciclistica e ciclopedonale”.

5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del Sistema

dell’armatura infrastrutturale, mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3)

completando la ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior

dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti

nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

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CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Rete stradale

Art. 80. Classifica funzionale della rete stradale

1. (DIR) Il PTCP assume la classifica funzionale della rete stradale extraurbana prevista dalla vigente

normativa (D.M. n. 6972 del 05.11.2001). Le caratteristiche geometriche previste per le diverse categorie di

strade sono da intendersi cogenti per le viabilità di nuova realizzazione e di indirizzo per gli interventi di

adeguamento della viabilità esistente. Fanno eccezione gli interventi di potenziamento già progettati e

finanziati per i quali, ove ciò è contemplato dal progetto, è mantenuta la previsione di una sezione ex tipo III

CNR in luogo della corrispondente sezione tipo B previo l’adozione di limiti di velocità coerenti con le meno

performanti caratteristiche dell’infrastruttura. Nella viabilità extraurbana locale (tipo F), il Piano inserisce le

strade di valenza paesaggistica e panoramiche così come definite all’Art.51, commi 1.f e 1.g. Nelle Tav.

C1, C.2, la viabilità urbana viene riportata esclusivamente al fine di coglierne il rapporto con la rete

extraurbana.

Art. 81. Potenziamento dell’accessibilità alla rete autostradale

1. (IND) Il PTCP, al fine di migliorare l’accessibilità alla rete autostradale e di ridurre le percorrenze di veicoli

leggeri e mezzi pesanti che effettuano spostamenti di attraversamento e scambio provinciale sulla rete

ordinaria, prevede due azioni tra loro combinate coerenti con le strategie generali d’intervento del Piano

Regionale Trasporti della Regione Puglia descritte nei seguenti commi e come riportati nella Tav. C.1 e nel

dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3):

a. Realizzazione di due caselli autostradali ad elevata automazione sulla A14 Bologna – Taranto

localizzati nei territori dei comuni di San Ferdinando e Bisceglie. La realizzazione dei nuovi caselli, ove

i livelli di traffico attesi lo richiedano, dovrà essere accompagnata da un adeguamento della viabilità

provinciale alla quale si connettono. Il Piano introduce il divieto di prevedere aree produttive e/o

commerciali entro un raggio di 3 km dai nuovi caselli.

b. Realizzazione, d’intesa con Regione Puglia, ANAS e Società Autostrade, di un sistema di

monitoraggio e controllo del traffico finalizzato anche a ridurre i flussi di mezzi pesanti che

attraversano il territorio provinciale utilizzando la SS.16 e la S.P.2. Il progetto è coerente con i principi,

gli indirizzi e le linee di intervento fissate dalla L.R. n. 16/2008 e si prefigge l’obiettivo di costituire

un’applicazione prototipale in vista di un’applicazione estensiva su tutta la rete della viabilità

extraurbana principale ordinaria parallela alla dorsale autostradale.

Art. 82. Potenziamento e messa in sicurezza viabilità extraurbana Principale

1. (INT) Il PTCP, così come riportati nella Tavola C.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente

articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede i seguenti interventi:

a. SP1 - potenziamento sezione tipo B – Fondi regionali (112/98);

b. SP2 – potenziamento sezione ex tipo III CNR – 1° Lotto – Fondi regionali (112/98);

c. SP2 – potenziamento sezione ex tipo III CNR – 2° Lotto – Fondi regionali (112/98);

d. SP2 – Nuova realizzazione Variante di Andria sezione tipo B – Fondi regionali (112/98)

e. SP3 (Ex R6) - Completamento/Nuova realizzazione (ex tipo IIICNR) nel tratto Minervino Spinazzola.

Art. 83. Potenziamento e messa in sicurezza Viabilità extraurbana secondaria

1. Il PTCP, così come riportati nella Tavola C.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo

(Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede i seguenti interventi:

a. (INT) Bretella SP3-SS655

b. (PRE) Collegamento nuova stazione Andria Sud – tangenziale di Andria SP13 (via Bisceglie)

c. (INT) SP5 – adeguamento tipo C2 – Fondi regionali (112/98)

d. (INT) SP33 – adeguamento tipo C1 - Fondi regionali (112/98)

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Art. 84. Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità extraurbana locale di interesse

paesaggistico o a valenza ambientale strategica

1. (PRE) Il PTCP promuove una progressiva azione di adeguamento e messa in sicurezza della rete della

viabilità extraurbana locale a partire dalla rete delle strade di valenza paesaggistica e panoramica di cui

all’Art. 51, commi 1.f e 1.g, descritta nella Tavola C.1.

2. (PRE) IL PTCP, tenuto conto della localizzazione, della copertura territoriale e delle funzioni delle strade di

valenza paesaggistica e panoramica nel territorio provinciale, identifica tale rete come quella degli itinerari

a valenza ambientale strategica di cui all’art. 11, comma 3 della L.R. n. 16/2008.

3. In tutti i casi, ai sensi del Codice della Strada e successive modifiche o integrazioni, le viabilità di cui al

precedente comma 1 del presente articolo dovranno essere progressivamente dotate di pista ciclabile su

sedime proprio o in affiancamento opportunamente protetto e di aree di sosta, coordinate con le fermate

della rete di TPL ove previste, dotate di pannelli informativi e segnaletica di indicazione sugli itinerari

interconnessi della rete tratturale.

Art. 85. Potenziamento e messa in sicurezza del collegamento stradale tra il porto di Barletta e la

viabilità extraurbana principale

1. (DIR) Il PTCP, come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente

articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede la realizzazione di un nuovo collegamento viario

tra il porto di Barletta e la SS.16 alternativo all’utilizzo del lungomare di ponente per agevolare la

riqualificazione di quest’ultimo. L’itinerario prevede:

a. il riuso del sedime del dismesso raccordo ferroviario dal porto fino al cementificio;

b. l’individuazione di un percorso interno all’area del cementificio e di un varco su via Callano;

c. l’adeguamento del collegamento di via Callano con lo svincolo della SS.16;

d. il potenziamento dello svincolo tra la SS.16 e via Andria.

2. Gli interventi di cui al comma 1 sono ricompresi nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di

Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 86. Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana

1. Il PTCP affida al Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana (PTVE) di cui all’art. 36, comma 3 del D.Lgs.

285/92 e ss.mm.ii., il cui aggiornamento è fissato su base triennale, la progressiva attuazione dell’assetto

della viabilità di Piano e l’introduzione di tutti i provvedimenti tesi ad ottimizzare il funzionamento del

sistema nelle fasi transitorie con particolare riferimento all’innalzamento dei livelli di sicurezza sulla rete

stradale di competenza provinciale.

2. Il PTCP assegna al PTVE il ruolo di strumento di monitoraggio dei flussi di traffico e dei livelli di incidentalità

sulla rete stradale ai fini di un incisiva azione di miglioramento delle condizioni di sicurezza della

circolazione di tutte le componenti di traffico a partire da pedoni e ciclisti.

3. L’azione di monitoraggio di cui al precedente comma 2, concorrerà a definire l’inserimento e la

classificazione della viabilità a scarso traffico motorizzato nelle categorie previste dal Piano Provinciale

della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (PPMC) introdotto dall’art. 5 della L.R. n. 1 del 23.01.2013.

Sezione II. Rete Ferroviaria

Art. 87. Gerarchizzazione dei servizi

1. (IND) Il PTCP, come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente

articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), recepisce ed integra la gerarchizzazione dei servizi di

TPRL ferroviario introdotta dalla L.R. n. 16/2008, prevedendo all’interno della provincia di Barletta-Andria-

Trani:

a. il Servizio Ferroviario Regionale (di collegamento veloce tra i centri principali in territorio regionale)

sulle direttrici Foggia-Barletta-Bari (rete RFI) e Barletta-Andria-Bari (rete Regionale);

b. il Servizio Ferroviario Territoriale (di collegamento all’interno della medesima provincia e con le

principali località delle province limitrofe in caso di prevalenti flussi di scambio interprovinciale) su tutte

le direttrici convergenti sul nodo di Barletta.

c. il Servizio Ferroviario Territoriale (direttrice Barletta-Canosa-Spinazzola) per il quale si propone

l’inserimento nell’ambito del progetto del “Treno dell’Archeologia e ambiente - Val d’Ofanto”.

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Art. 88. Potenziamento della rete ferroviaria

1. (IND) Il PTCP, tenuto conto del modello di esercizio che si intende proporre sulla rete, così come riportato

nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP,

Elaborato n. 3), prevede gli interventi di potenziamento di seguito indicati:

a. Interconnessione linea regionale Barletta-Andria-Bari con la rete RFI nella stazione di Barletta;

b. Elettrificazione della tratta Barletta-Canosa della linea RFI Barletta Spinazzola con realizzazione di un

punto di incrocio in corrispondenza della fermata di Canne della Battaglia e della nuova fermata

dell’Ospedale di Barletta;

c. Interramento della linea Barletta-Andria-Bari con realizzazione delle tre nuove stazioni di Andria Nord,

Andria C.le e Andria Sud;

d. Raddoppio della linea Barletta-Andria-Bari (Rete Regionale) nella tratta dalla stazione di Barletta Scalo

al Km.66 e sull’intera tratta Andria Sud-Corato.

e. Treno dell’Archeologia e del Parco Regionale Naturale del fiume Ofanto.

2. L’intervento di cui al comma 1, lett. a è ricompreso nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-

portuale di Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 89. Nodi di interscambio

1. (IND) Il PTCP, per garantire il corretto funzionamento della rete multimodale del trasporto pubblico

regionale locale, così come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente

articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede la realizzazione di una serie di nodi di

interscambio, coerenti con l’impostazione del Piano Regionale dei Trasporti, la cui localizzazione e

specializzazione è riportata nel seguito:

a. Stazione di Barletta – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari di lunga percorrenza e

servizi regionali-territoriali e tra i servizi ferroviari in genere e i servizi automobilistici extraurbani. E’

prevista la realizzazione di un secondo fronte di stazione attrezzato per la sosta dei servizi

automobilistici extraurbani;

b. Stazione di Trinitapoli – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici

dell’Ofantino Settentrionale;

c. Andria Sud – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici dell’Alta

Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto;

d. Bisceglie.

2. (IND) Gli interventi previsti, che andranno concordati con i comuni interessati e gli Enti gestori

dell’infrastruttura e dovranno essere declinati caso per caso in funzione delle peculiari caratteristiche del

contesto e della domanda da servire, riguardano:

a. il potenziamento della viabilità ciclopedonale e autoveicolare di accesso;

b. la realizzazione di parcheggi per biciclette;

c. la realizzazione di aree di sosta per autobus;

d. la realizzazione di parcheggi per auto;

e. l’ottimizzazione della distribuzione dei flussi pedonali all’interno del nodo intermodale;

f. la previsione di un sistema di segnaletica di indicazione omogeneo su tutta la rete e riconoscibile

anche ad utenti non abituali.

Sezione III. Rete del Trasporto Pubblico Regionale Locale su gomma – scenario di breve

periodo

Art. 90. Rapporto tra PTPC e Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale

1. Il PTCP disegna il quadro di riferimento strategico di medio-lungo periodo rispetto al quale orientare le

scelte in tema organizzazione della rete dei servizi di Trasporto Pubblico Locale. La progressiva attuazione

della rete multimodale di trasporto pubblico locale è affidata al Piano di Bacino del Trasporto Pubblico

Locale previsto dalla L.R. n. 18/2002 e dalla L.R. n. 16/2008, il cui aggiornamento è fissato su base

triennale.

Art. 91. Linee portanti di Bacino

1. (IND) Il PTCP, ferma restando la piena competenza del Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale in

materia di programmazione operativa dei servizi, individua alcune direttrici principali della rete dei servizi di

trasporto pubblico automobilistico extraurbano che, nelle more della completa attuazione delle previsioni

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riguardanti la rete ferroviaria, dovranno essere oggetto di interventi di miglioramento della qualità e dei

livelli di offerta e delle modalità di interscambio con la rete ferroviaria.

2. (IND) Le linee individuate dal PTCP, di cui si affida la programmazione e la individuazione degli interventi

complementari al Piano di Bacino, sono:

a. Spinazzola – Minervino Murge - Andria Sud – Trani - Bisceglie;

b. Cerignola - San Ferdinando – Trinitapoli - Margherita di Savoia - Barletta.

3. (IND) Lo standard di riferimento per gli interventi da prevedere sui mezzi a terra è quello di un sistema BRT

(Bus Rapid Transit). Gli interventi che andranno concordati con la Regione Puglia, i comuni serviti e i

gestori dei servizi, potranno costituire un caso pilota in vista di ulteriori applicazioni sul territorio regionale.

Sezione IV. Trasporto marittimo e Portualità

Art. 92. Porto commerciale di Barletta

1. (IND) Il PTCP individua nel porto di Barletta, appartenente all’Autorità Portuale del Levante, l’infrastruttura

di riferimento per il traffico commerciale in territorio provinciale. A questo scopo fa proprio il programma di

straordinaria manutenzione e potenziamento del porto di Barletta predisposto dall’Autorità portuale e

riguardante gli interventi di cui ai seguenti punti:

a. Sistemazione della diga foranea;

b. Potenziamento del Molo di Ponente;

c. Dragaggi nel bacino di evoluzione;

2. Il presente Piano prevede inoltre la realizzazione di un collegamento stradale con la viabilità extraurbana

principale (cfr. Art. n.85) ricompresa nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta”

(Allegato n. 8)

Art. 93. Porti turistici

1. (IND) Il PTCP recepisce il sistema di porti e approdi turistici in via di potenziamento sul litorale provinciale. Il

sistema, così come definito nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo

(Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), è costituito da:

a. Porto turistico di Margherita di Savoia;

b. Porto turistico di Barletta;

c. Porto turistico di Trani;

d. Porto turistico di Bisceglie.

Art. 94. Metrò del mare rotte e approdi

1. (IND) Il PTCP, in accordo con il Piano Regionale Trasporti della Regione Puglia, prevede l’istituzione di una

linea di Metrò del mare tra Margherita di Savoia e Bisceglie con prosecuzione verso Molfetta e Giovinazzo.

Il servizio è concepito come supporto alla mobilità su trasporto collettivo che si sviluppa nel periodo estivo

tra i centri costieri e, come tale, è da considerarsi nella rete del trasporto pubblico regionale locale. Le

caratteristiche delle imbarcazioni devono essere tali da consentire il trasporto di bici al seguito in modo da

migliorare la distribuzione nelle aree urbane sfruttando la localizzazione degli approdi, la maggior parte dei

quali è a ridosso dei centri storici.

2. Gli approdi previsti sul litorale di cui al comma 1 e così come riportato nelle Tavv. C.1 e C.2, con il dato

vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), sono:

a. Margherita di Savoia - Torre Pietra

b. Margherita di Savoia - porto

c. Barletta - Fiumara

d. Barletta - porto

e. Barletta - Ariscianne

f. Trani - porto

g. Trani - Colonna

h. Bisceglie – porto

i. Bisceglie – Pantano Ripalta

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Sezione V. Sistema Logistico Provinciale

Art. 95. Infrastrutture per la logistica

1. Il PTCP in coerenza con le disposizioni dell’ art. 12 della L.R. n. 16/2008 introduce una gerarchizzazione

delle strutture di supporto alla logistica e all’intermodalità nel trasporto delle merci con l’obiettivo di

massimizzare l’integrazione evitando duplicazioni e consentendo allo stesso tempo di valorizzare e

migliorare la competitività del sistema produttivo locale.

2. A tal fine il presente Piano propone la localizzazione delle seguenti piattaforme logistiche provinciali, in

ragione della possibilità di collegamento diretto con la rete ferroviaria e comunque di una intermodalità

ferro-gomma prevalente rispetto a quella gomma-gomma:

a. Piattaforma logistica intermodale retro portuale di Barletta;

b. Piattaforma logistica intermodale murgiana (Spinazzola);

c. Piattaforma logistica intermodale area D4 – La Fenice (Trinitapoli)

3. Gli interventi di cui al comma 2, lett. a e b risultano ricompresi rispettivamente nell’ambito del PST8 “Il

Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” e nell’ambito del PST6 “La ferrovia Barletta Spinazzola”

(Allegato n. 8)

4. (IND) Il PTCP prende atto dell’attività intermodale esistente a Bisceglie e raccomanda l’adozione di tutte le

iniziative atte a salvaguardare efficienti condizioni di produzione del trasporto e, nel contempo, di

sostenibilità, per ridurre l’impatto delle esternalità.

Art. 96. La piattaforma logistica intermodale retroportuale

1. (IND) Il PTCP, tenendo conto della scelta strategica effettuata sul porto di Barletta e delle previsioni

infrastrutturali in corso di realizzazione, prime tra tutte l’interconnessione tra rete regionale e rete RFI e

l’adeguamento della tangenziale di Andria, prendendo atto delle attività di trasporto e logistica già insediate,

conferma tra Andria e Barletta la localizzazione ottimale di una piattaforma logistica intermodale.

L’intervento di completamento/ampliamento dovrà essere improntato alla massima flessibilità nella logica di

un suo sviluppo per stralci funzionali e funzionanti sulla base delle richieste del mercato a partire

dall’ottimizzazione del trasporto su gomma e della progressiva maturazione delle condizioni al contorno

indispensabili a permettere funzioni complesse tra cui l’intermodalità ferro-gomma. L’intervento comprende

anche l’adeguamento della sezione della SP189 al tipo F della vigente normativa sulle strade extraurbane

limitatamente al tratto di collegamento tra lo svincolo a livelli sfalsati con la S.S. n. 170 - dir A e l’ingresso

alla piattaforma logistica internodale retroportuale.

2. Gli interventi di cui al comma 1 sono ricompresi nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di

Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 97. La piattaforma logistica intermodale murgiana

1. (IND) Il PTCP riaffermando il valore strategico di un riequilibrio verso le aree interne, prevede la

realizzazione di una piattaforma logistica a Spinazzola con la duplice finalità di ottimizzare le condizioni

operative delle imprese insediate nell’area industriale e di gettare le basi per la creazione di un polo ad alta

innovazione di rango regionale nella filiera della produzione con materiali da riciclo sfruttando anche la

rendita di posizione di Spinazzola al centro di un sistema di ferrovie locali mediante il quale è possibile

collegare gran parte del territorio regionale.

2. Le previsioni di cui al comma 1 vengono supportate nell’ambito del PST6 “La ferrrovia Barletta Spinazzola”

(Allegato n. 8)

Sezione VI. Mobilità lenta

Art. 98. Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC)

1. La Tavola C.2 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico

PTCP, Elaborato n. 3) costituisce il Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC)

introdotto dall’art. 5 della L.R. n. 1/2013, comprendente il “sistema degli itinerari ciclopedonali provinciali”

secondo le caratteristiche di cui alla lettera f-bis dell’art. 2 del D.Lgs. n. 285/1992 (Nuovo Codice della

Strada), del DM 30 n. 557/1999 e della L.R. n. 21/2003 (Rete escursionistica provinciale di cui all’art. 3,

comma 3, lett. b).

2. (PRE) Oltre agli obiettivi di cui all’Art. n.78, comma 1/e, il PTCP definisce per il sistema degli itinerari

ciclopedonali provinciali di cui al comma 1, le seguenti prescrizioni:

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a. Il completamento e la messa in sicurezza di reti e percorsi ciclabili esistenti, anche con la riconversione

di strade a bassa densità di traffico motorizzato;

b. la connessione con il sistema della mobilità collettiva quali stazioni, fermate, porti e approdi e con le

reti ciclabili intercomunali;

c. la formazione di una rete interconnessa, sicura e dedicata di ciclovie turistiche attraverso località di

valore ambientale, paesaggistico e culturale, i cui itinerari principali coincidano con le ciclovie delle reti

Bicltalia ed EuroVelo e la realizzazione di infrastrutture ad esse connesse;

d. la promozione del recepimento del Regolamento per l’attuazione della Rete Escursionistica Pugliese

(R.R. 17 settembre 2007, n. 23) anche in relazione agli esiti del Progetto CY.RO.N.MED (Cycle Route

Network of the Mediterranean) realizzato nell’ambito del PIC Interreg IIIB ArchiMed - Asse II - Misura

2.1.

3. Con riferimento all’art. 7 della L.R. n. 1/2013, il presente Piano nella Tavola C.2 e nel dato vettoriale geo-

riferito associato di cui al comma 1 del presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), sono

definite le seguenti classi di ciclovie di interesse provinciale:

a. pista ciclabile e/o ciclopedonale, come da articolo 3, comma 1, punto 39, del Codice della strada;

b. corsia ciclabile e/o ciclopedonale, come da articoli 140 e 146 del Regolamento del Codice della strada;

c. pista/strada ciclabile in sede propria lontano dalle strade a traffico motorizzato (greenway);

d. sentiero ciclabile e/o percorso natura: sentiero/itinerario in parchi e zone protette, bordi fiume o ambiti

rurali, anche senza particolari standard costruttivi dove le biciclette sono ammesse;

e. strade, tratturi, mulattiere, sentieri, piste, ancorché vicinali e interpoderali che, ubicate al di fuori dei

centri urbani, consentono l’attività di escursionismo.

4. (PRE) Costituiscono criteri prioritari per la definizione della programmazione degli interventi a titolarità

provinciale di cui all’art. 6 della L.R. n. 1/2013 l’appartenenza o la connessione fisica/funzionale ad uno o

più dei sottosistemi di seguito elencati:

a. “Rete Ecologica Provinciale” (Art. n.42);

b. “URBS” – Attrattori culturali ed itinerari culturali d’eccellenza (Art. n.49);

c. “Trama rurale” (Art. n.51, comma 1.d);

d. “Strade di valenza paesaggistica” (Art. n. 51, comma 1.f);

e. “Strade panoramiche” (Art. n.51, comma 1.g);

f. “Luoghi panoramici” (Art. n.51, comma 1.h)

g. “Il Sistema Tratturale Provinciale” (Art. n. 53);

h. “APRU” (Art. n. 57);

i. “Nodi Plurali” (Art. n. 60);

j. “Poli attrattori” (Art. n. 61);

k. “Porte dei Parchi” (Art. nr 66);

l. “Borghi rurali e degli insediamenti a nucleo extra-urbano di valenza provinciale” (Art. n. 70);

m. Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto” (Art. n. 87, comma 1.c);

n. Metrò mare “Approdi di Federico” (Art. n. 94).

5. La Provincia di Barletta Andria Tani incentiva, anche attraverso la promozione di accordi con gli enti gestori

del trasporto pubblico, lo sviluppo della rete dei percorsi ciclabili di livello sovra comunale.

6. (IND) I Comuni nell’ambito della elaborazione dei Piani Urbanistici, oltre al conseguimento degli obiettivi di

cui al comma 2, recepiscono i tracciati di cui al comma 3 ed i criteri di cui al comma 4, favorendo e

garantendo la continuità delle reti provinciali e la connessione fra queste e le reti locali e urbane che

dovranno prioritariamente svilupparsi in aree pedonali (come da art. 3, comma 1, punto 2, del Codice della

strada), zone a traffico limitato (come da art. 3, comma 1, punto 54, del Codice della strada), zone

residenziali (come da art. 3, comma 1, punto 58, del Codice della strada) zone a velocità limitata per 30

chilometri/h o inferiori (come da art. 135, punto 14, del Regolamento del Codice della strada).

7. Il PPMCC demanda al PTVE di cui all’Art. n. 86 il monitoraggio dei livelli di traffico veicolare sulle viabilità

ricadenti nei sottosistemi di cui al precedente comma 4 al fine di determinarne l’appartenenza alle categorie

individuate dalla Legge Regionale n. 1/20136.

6 a) strade senza traffico: strade con una percorrenza motorizzata giornaliera inferiore a cinquanta veicoli/giorno;; b) strade a basso traffico: strade con una percorrenza motorizzata

giornaliera inferiore a cinquecento veicoli/giorno, senza punte superiori a cinquanta veicoli/h; c) strada ciclabile o ciclostrada o “strada 30”: strada extraurbana con sezione della

carreggiata non inferiore a 3 metri dedicata ai veicoli non a motore salvo autorizzati (frontisti, agricoltori) e comunque sottoposta a limite di velocità di 30 chilometri/ h. ovvero

itinerario ciclopedonale, come da articolo 2, comma 3, lettera F/bis, del Codice della strada;

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ALLEGATI

Allegato 1 “Principi ispiratori del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani” (Art.3)

Allegato 2 “Le Strategie del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani” (Art.4)

Allegato 3 “Paesaggi provinciali nella visione strategica dei processi in atto” (Art. 30)

Allegato 4 “URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza” (Art. 49)

Allegato 5 “Schede di caratterizzazione degli Ecomusei” (Art. 50)

Allegato 6 “Poli attrattori” (Art.61)

Allegato 7 “Aree produttive di interesse sovralocale” (Art. 74)

Allegato 8 “Schede relative ai Progetti Strategici Territoriali” (Art. 21)

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Allegato 1 alle Norme Tecniche di Attuazione

“PRINCIPI ISPIRATORI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA

ANDRIA TRANI”

Il percorso di elaborazione e gestione del Piano è ispirato al principio generale di “Intelligenza territoriale”

definita come capacità di articolare le dimensioni culturali di un territorio e il rispetto di principi etici della

governance democratica; che garantisce uno sviluppo sostenibile, cioè: un approccio territoriale integrato e ben

bilanciato [multidisciplinare e multisettoriale] e una partnership tra gli attori.

Trasformare l'intelligenza e la competenza individuale in intelligenza e competenza collettiva nel senso di

trasmettere i risultati della ricerca all’'interesse pubblico, il che significa nuove relazioni tra cultura locale,

comunitaria, e innovazione su scala territoriale, ma insieme anche integrazione di nuove pratiche di sostegno

dello sviluppo. L'intelligenza territoriale è la capacità di prefigurare il futuro nel senso di elaborare scenari

tendenziali rispetto a variabili date e valutarne le politiche; il processo cognitivo che le comunità elaborano per

garantire uno sviluppo equo e sostenibile ai loro territori, comparando e integrando conoscenze multidisciplinari

e interculturali, adattando metodi e strumenti all'analisi dei territori, valutando i principi della governance per

garantire una presa in carico ben bilanciata di tutti i bisogni e una distribuzione equa e sostenibile delle risorse

tramite la partnership e la partecipazione, progetta e costruisce strumenti insieme agli attori territoriali che

desiderano sviluppare i propri territori mentre ne rispetta i principi etici [Girardot 2006].

1. Il PTCP come servizio/ laboratorio

Rendere disponibili già durante la sua fase di formazione, tutta la documentazione elaborata,

potenzialmente utile nei processi di pianificazione e programmazione comunale e sovraordinata in

itinere, finalizzata già in questa fase, ad indicare soluzioni, opportunità; contribuire alla “gestire il

conflitto ambientale”; facilitare processi; fornire quadri di conoscenza inediti ed aggiornati, elaborare

scenari, sottoporre opzioni.

2. “Il tempo come valore" come atto di responsabilità

Il processo di elaborazione del PTCP della Provincia di Barletta-Andria-Trani si avvia riconoscendo

come valore imprescindibile il ricco ed articolato quadro di conoscenze, istanze, obiettivi e programmi

di sviluppo, prodotti dalla ricca attività pianificatoria e programmatoria di settore. l’interesse alla

costruzione di quadri di conoscenza più orientati alla “interpretazione” ed alla sintesi oltre che

all’aggiornamento dei livelli informativi finalizzati a supportare e valutare diversi scenari ed opzioni di

sviluppo.

Il recupero degli obiettivi e delle strategie provenienti dalla programmazione negoziata previa una

sistematica attività di valutazione circa il loro stato di attuazione e gli effetti prodotti (Piano Strategico

Vision 2020 – Metaplan, Pumav - Piano di Azione Ambientale PTONBO).

In questa grande vivacità la Provincia di Barletta Andria Trani non si sottrae ad interpretare il PTCP

come opportunità di proporre una propria interpretazione ed un altrettanto progetto di territorio pur nello

spirito della sinergicità e continuità con gli esiti positivi conseguiti da altre esperienze di

programmazione/pianificazione.

3. Partenariati significativi

Un PTCP che si orienta nella costruzione di processi partecipativi con partenariati significativi,

preferendoli a quelli "rappresentativi"; il riferimento al Libro Bianco sulla governante dell’Unione

Europea”.

4. Intelligenza Economica Territoriale (IET)

Sostenere i processi collaborativi locali di carattere strategico per le PMI; favorire l'unitarietà d'azione

territoriale, attraverso la quale migliorare innovazione e competitività nel più vasto orizzonte dei

processi di globalizzazione. Il territorio provinciale come sistema locale produttivo in evoluzione lungo

traiettorie di sviluppo legate a processi innovativi e di apprendimento.

5. Percorso strategico multi temporale

PTCP che riconosce, recupera, coordina, orienta riammaglia programmi ed azioni attuali endogeni ed

esogeni, prefigura scenari, anticipa azioni. Il PTCP come occasione per la territorializza zione degli

orientamenti delle politiche provinciali in materia di sviluppo rurale, energie rinnovabili, turismo, attività

produttive e culturali (SAC, Piano Energetico provinciale).

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6. La Provincia di Barletta/Andria/Trani come “sistema complesso”: sistema di sistemi aperti e multi scalari;

con alto valore di diversità sociale, economica ecologica; dinamico ed irreversibile; che si autoorganizza.

Considerare il territorio provinciale come “sistema ecologico”: la sua “capacità di carico globale”; la sua

“resilienza”; i suoi tempi; riconoscere la vocazione territoriale come principio identitario per la

gerarchizzazione delle politiche, dei programmi, delle azioni.

Equità ambientale inter e intragenerazionale tale da consentire la fruizione dei valori ambientali al

massimo numero dei cittadini, presenti e futuri.

Il tema delle “frontiere” come luoghi aperti dello scambio tra sistemi amministrativi, insediativi,

ambientali, declinate alle scale interprovinciale e locale: la coopianificazione con le provincie con

termini; città-campagna e il litorale da Bisceglie a Margherita di Savoia.

Il senso della Frontiera come “legate” le parti e le diversità di questo territorio e che molto assomiglia al

senso di unità di questa nuova provincia policentrica.

Le diversità ecologica, municipale, ambientale, economica, culturale come ricchezza complessiva.

Ecologia industriale: rendere il funzionamento dei sistemi economici il più possibile simile agli

ecosistemi naturali -dove il concetto di scarto non esiste-; l’efficientamento energetico complessivo in

opposizione ai modelli insediativi energivori, squilibrati e degradanti.

Naturalità ibrida , relittuaria ed inedita, quale esito delle politiche di trasformazione territoriale

dell’ultimo secolo, da cui la scelta di orientare le azioni verso nuovi scenari di configurazioni spaziali.

7. Città/isole in un “mare di ulivi e di viti”: Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (Ssse), -Posdam

nel 1999-

Preservare il modello insediativo sostenibile del “festone” dei centri urbani compatti ed equidistanti

del nord barese moderno come valore identirario provinciale; Il contenimento del rischio di

conurbazione e fusione insediativa nel triangolo del capoluogo tripartito di Barletta, Andria e Trani.

Efficienza distributiva che consente al massimo numero di persone l'accessibilità ai vantaggi

dell'agglomerazione.

Consumo di suolo e recupero superfici impermebilizzte (riferimento alla proposta di direttiva quadro

europea sul suolo (Soil framework directive).

8. Reti Ecologiche/ Reti Economiche; nuovi paradigmi

La Rete Ecologica provinciale per il PTCP Barletta Andria Trani sarà ispirata alla strategia nazionale

per la Biodiversità del 2010 ed alla nuova strategia per la biodiversità della Commissione Europea

contenuta nella Comunicazione della Commissione Europea del maggio 2011 intitolata "La nostra

assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: una strategia UE per la biodiversità per il 2020"

(“Our life insurance, our natural capital: an EU biodiversity strategy to 2020”), che si propone di

invertire sulla perdita di biodiversità e di accelerare la transizione dell'UE verso un'economia pulita ed

efficiente nell'utilizzo delle risorse. La strategia è in linea con i due impegni assunti dai leader Europei

nel marzo 2010:

“arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell’UE nel 2020, ripristinarli,

per quanto possibile, rafforzando il contributo dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a

livello mondiale”, “una visione per il 2050" (entro il 2050, la biodiversità dell’Unione Europea ed i servizi

ecosistemici che essa fornisce, il suo capitale naturale sono protetti, valutati e appropriatamente

ripristinati [...]”.

La Rete Ecologica provinciale come scenario ecosistemico polivalente, a supporto di uno sviluppo

sostenibile (Rete Ecologica Polivalente). Il concetto di Rete Ecologica non solo finalizzato al

mantenimento della biodiversità ma sempre più imprescindibilmente integrato a quello delle Reti

Economiche (trasporti, reti tecnologiche) in quanto entrambe considerate, in ragione di obiettivi

specifici, infrastrutture per l’orditura di nuovi modelli insediativi.

9. “Dalle linee ai poli”

In un territorio sufficientemente infrastrutturato e compiuto, l'attenzione si sposta verso la

qualificazione di nodi con funzioni di intermodalità a fronte di uno sviluppo socio-economico ormai non

strettamente legato alle connessioni materiali.

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10. PTCP delle opportunità - come processo proattivo Il Piano come costruzione di una visione condivisa e strategica che prefigura e favorisce opportunità e

non introduce nuovi vincoli, in una stagione del pianificazione inflazionata e dai territori fortemente

disegnati ed organizzati.

Offre opportunità di facilitazione delle previsioni dei piani sovraordinati (PPTR, Piano Regionale delle

Coste e dei Traporti, etc.); elabora spunti di reinterpretazione degli indirizzi della pianificazione e

programmazione sovraordinata rispetto alle letture, alle istanze e i bisogni locali.

11. Il PTCP come processo culturale e creativo

Il Piano come manifesto dei valori patrimoniali del territorio provinciale; la capacità del PTCP, lungo il

suo percorso di elaborazione, di alimentare, nei diversi ambiti della cultura e della formazione, una

nuova immagine della terra BAT, anche per l’attrattività e la competitività nella compagine regionale e

nazionale. Il PTCP per veicolare e promuovere “stili di vita” su cui verificare la convergenza del

partenariato verso un milieu locale [Camagni R. ].

12. ll paesaggio agrario come invariante, come “valore economico” La tutela e valorizzazione del paesaggio agrario come “valore economico”. L’agricoltura nel territorio

provinciale, pervasiva, benché concorra alla formazione di un paesaggio ecologicamente

monofunzionalizzato e semplificato, è pur sempre l’unico in grado di contrastare ancora modelli

tendenziali di sviluppo ad alta artificializzazione (impianti fotovoltaici in aree agricole, conurbazioni,

edilizia diffusa, etc), salvaguardando il modello insediativo delle “citta isola”, la sua identità più

profonda, e la possibilità realistica di proseguire in processo di sviluppo ambientalmente sostenibile.

13. Per una nuova alleanza tra pianificazione e programmazione per lo sviluppo Indagare nel vivace ambito tra Pianificazione e Programmazione, ricercando modelli per la

territorializzazione delle risorse di economiche: orientare, facilitare percorsi e processi di

programmazione negoziata attorno a "idee forza" legate ai valori identitari, sistemi ambientali dei

territori provinciali; orientare e favorire interventi che concorrono alla attuazione degli obiettivi del

PPTC.

La valutazione di coerenza e la ricerca di sinergie possibili con le azioni del Piano Nazionale per il

Sud; il PTCP che si confronta con il dibattito propedeutico alla programmazione 2014-2020.

14. La gestione del Piano La necessità di predisporre un sistema di gestione adeguato ed efficiente alla fase attuativa del Piano

attraverso: l’individuazione di obiettivi del PTCP valutabili; nuovi strumenti attuativi del PTCP da

ricercare nel panorama contemporaneo della programmazione partecipata.

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Allegato 2 alle Norme Tecniche di Attuazione

“LE STRATEGIE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA

ANDRIA TRANI”

1. STRATEGIA PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

1.1

I tre livelli della “rete blu” come sistema unitario, integrato e continuo delle acque, che contiene all’interno sia

gli ambiti di captazione e deflusso superficiali, che quelli sotterranei, e quelli dei comportamenti collettivi.

L’individuazione di aree idonee/non idonee per la localizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento dei

rifiuti e allevamenti agro-zootecnici, rappresenta uno degli esiti più significativi.

1.1.1

Lo scenario di Corridoio ecologico del Ciappetta Camaggio per il controllo dei livelli di rischio idraulico,

il miglioramento dei processi endogeni di autodepurazione, opposizione ai fenomeni di fusione

insediativa Andria-Barletta.

1.1.2

Il Master Plan per il Piano di Gestione del Parco Regionale del fiume Ofanto, base principale per la

condivisione del “Contratto di fiume” in cui contemplare, in chiave unitaria, l’individuazione di un

sintema integrato di interventi nelle aree golenali finalizzati alla riduzione del rischio alluvioni, alla

costituzione di habitat fluviali (interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul sistema arginale,

vasche di espansione in alveo e lagune costiere di foce).

1.1.3

I sistemi continui di transizione costiera come presidi stabili di naturalità per l’alleggerimento

complessivo ambientale della pressione antropica: dalle Saline di Margherita di Savoia, la foce del

Fiume Ofanto, le zone finitime di Cannafesca e Fiumara, i paesaggi delle risorgive e dei canali costieri

dei litorali, fino ad Ariscianne Boccadoro con un chiaro perenne per la sosta dell’avifauna migratoria

mediante tecniche integrate di idrochimica e modellazione idrogeologica.

1.1.4

"Strati contrapposti” Il PTCP supporta approcci integrati alla gestione delle acque superficiali e di falda

mediante l'individuazione di aree e contesti territoriali idonei alla ritenzione idrica superficiale e riuso a

fini irrigui (il sistema di deflusso San Ferdinando di Puglia-Trinitapoli), con inclusione delle aree di cava

esaurite e in disuso, attraverso la previsione di invasi di accumulo di acque reflue e/o meteoriche; aree

e contesti per il miglioramento di coefficienti di permeabilità e riduzione dei tempi di corrivazione.

1.2

I due livelli della rete della diversità ambientale, “rete verde” nella accezione di sistema di connessione

materiale che interconnette tutto l’insieme degli habitat naturali ed agro-ambientali di superficie e quelli

sotterranei, includendo geositi, cavità naturali ed antropiche.

1.2.1

La Rete Ecologica Polivalente del PTCP include in se il senso di una nuova naturalità della provincia

BAT finalizzata, oltre al miglioramento dei livelli di biodiversità e alla deframmentazione degli habitat,

anche un alleggerimento della pressione antropica in una visione ecologica complessiva. La REP

rammaglia dunque tutto l’insieme di aree naturali e di quelle che esprimono una certa propensione alla

naturalità anche quando essa è collegata ad usi diversi:

aree protette esistenti;

contesti esistenti di valore agro-ambientale in cui sono presenti episodi di naturalità relittuaria ed

interstiziale nella trama del paesaggio rurale e colture di pregio ambientale;

aree, siti specifici nei quali il Piano ne propone l’istituzione di parchi o riserve;

aree con funzione di connessione al suolo;

creazione di aree di naturali (come ad es. ripristino di sistemi dunali, lagune costiere ;

interventi di compensazione e mitigazione riferiti ad interventi di trasformazione di uso del suolo.

La Rete Ecologica Polifunzionale intercetta e si declina rispetto ai modelli insediativi (Tav. V.5.2) ed

alle aree del Patto città-campagna del PPTR: REP/città consolidata o in via di consolidamento;

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REP/Frange urbane /forme nucleari extraurbane; REP/campagna profonda ; REP/campagna

produttiva intensiva/forme nucleari extraurbane; REP/Piattaforme/attività estrattive; REP/viabilità

carrabile; REP/mobilità lenta.

1.2.2

Le reti immateriali dei centri di educazione ambientale tematica e dei Geositi provinciali: il PTCP

riconosce e promuove a partire dai CEA di Trinitapoli, Bisceglie, Papparicotta Taverna Vecchia, la rete

dei servizi specializzati di educazione ambientale sui temi delle acque di transizione, mare/costa,

premurgia; quella della diversità geomorfologica e paesaggistico ambientale dell'asse N-S, Grottellini e

della Rocca di Garagnone e miniere di bauxite (Spinazzola), il campo di doline di Murge Melodia e

Masseria Cavoni, Grotte Montenero-Dellisanti, Canale della Vetrina e le cavità nel Torrente Locone

Canosa di Puglia attraverso l’area di Tufarelle; la direttrice, con asse E-O, Gurgo di Andria, S.Procopio

(Barletta) Tufare di San Rocco, Grotta di Santa Croce (Bisceglie).

1.2.3

Favorire le colture agricole di pregio ambientale (seguendo gli indirizzi espressi dalla nuova PAC post

2013), in particolare, le colture agricole permanenti (oliveti, vigneti, frutteti) inerbite, nel rispetto della

vocazione del territorio, e diffusione dell’agricoltura biologica e quella conservativa, come migliori

metodi di coltivazione rispettosi dell'ambiente, a tutela della biodiversità e per la lotta ai cambiamenti

climatici, attraverso politiche di valorizzazione delle produzioni locali in particolar modo nelle aree

incluse nella Rete Ecologica Provinciale.

1.3

Campagna/natura/salute. La campagna profonda, quella del ristretto ed i parchi agricoli multifunzionali del

PPTR, acquistano per la provincia BAT, oltre a quelle del “Patto Città-Campagna”, il senso di una dimensione

e di una opportunità connessa ed implementata al settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica (Centro

Ricerche Bonomo/Castel del Monte) per la cura della persona e sostanze medicali.

1.3.1

Sostenere e supportare lo sviluppo delle biotecnologie nel settore agro-alimentare e bio-medico con il

fine di garantire il miglioramento della qualità dei prodotti tipici locali e per l’ottenimento di prodotti

alimentari funzionali e nutrizionali innovativi certificandone la sicurezza igienico-sanitaria e la qualità

organolettica, di concerto con il distretto tecnologico DARE, Il Distretto Biotecnologico H-BIO Puglia e

l’Università di Foggia, il Centro Ricerche Bonomo.

1.4

Sei paesaggi delle trasformazioni in atto nel territorio provinciale. Le diverse forme di paesaggi indicano i

valori di contesto che le future azioni di trasformazioni dovranno interpretare:

Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata

infrastrutturazione;

Paesaggi della trasformazione tra ruralità e naturalità;

Paesaggi della transizione;

Paesaggi del conflitto;

Paesaggi lenti;

Paesaggi della tutela e valorizzazione.

1.5

L’integrazione tra le azioni del Piano Energetico Provinciale e quelle della dimensione comunale del Patto dei

Sindaci finalizzati entrambi alla riduzione delle emissioni di CO2.

1.5.1

Promozione e sperimentazione nelle città della BAT di Sistemi Informativi per il governo dei consumi

energetici (Smart Grid), in grado di monitorare le emissioni di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini

(case, automobili…) e un sistema di controllo dei consumi elettrici in bassa tensione.

1.5.2

Smart Mobility, l’implementazione di attività per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma,

realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas

metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici).

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1.5.3

Il sostegno alla multifunzionalità agricola “non food” ai fini della produzione di energia:

promuovere metodi e tecniche agricole più compatibili con l’ambiente e meno avide di input

agrotecnici, nell’ottica del rispetto dell’ambiente, della resilienza ai cambiamenti climatici e del

risparmio energetico; favorire lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili come la produzione di

biomasse;

favorire la protezione del territorio da fenomeni di dissesto idro-geologico introducendo colture

di pregio ambientale;

mitigare i costi aziendali connessi all’impiego di energia elettrica o di calore e sostenere

attività di trasformazione in loco attraverso un’autonoma generazione di energia;

favorire l’acquisizione di un valore aggiunto tradizionalmente extra-agricolo in caso di vendita

diretta dell’energia prodotta in azienda (considerata anche fiscalmente attività connessa a

quella agricola).

1.6

URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza – cinque itinerari tematici territoriali per indirizzare

nuovi brend per l’attrattività del sistema turistico di area vasta, “idee forza”, orientare azioni di tutela e

recupero del patrimonio storico edilizio ed ambientale, individuare priorità di intervento e macro tipologie di

rifunzionalizzazione e valorizzazione.

1.6.1

Urbs latina (Canne della Battaglia, Canosa, ponte romano sull’Ofanto, Minervino Murge, nella piana

dell’Ofanto).

1.6.2

Urbs federiciana (Trani, Castel del Monte, Andria, Bisceglie, Barletta - i nodi emergenti della maglia

difensiva sveva)

1.6.3

Urbs mercantile (Barletta, il porto, le case commerciali, le fosse del grano)

1.6.4

Urbs pastorale (Spinazzola, Minervino Murge, Andria)

1.6.5

Urbs borbonica (S. Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Margherita di Savoia, la bassa valle dell’Ofanto, le

Regie Saline)

2. STRATEGIA PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL SUOLO

2.1

“Nuove geografie”: Barletta, cerniera per i collegamenti con le reti lunghe (portualità commerciale, Alta

Capacità); Andria, organizzazione territoriale interna.

2.2

“Le nuove forme della rigenerazione urbana”: la proposta di nuovi ambiti di "rigenerazione urbana" e/o

"territoriale" (LR n.21/2008), individuati sulla base delle politiche riferite agli assetti territoriali regionali

(mobilità/intermodalità; attività produttiva/APPEA; Sistemi Ambientali e Culturali, Rete Ecologica Polivalente) e

sulla base di invarianti di rango sovracomunale.

2.3

I nodi plurali delle stazioni ferroviarie e dei porti/approdi come centri propulsivi delle città per l’avvio e la

sperimentazione di processi di rilancio economico e materiale, per la crescita sociale ed economica, in

un’ottica di integrazione e sinergia tematica; come armatura insediativa nelle quali si organizzano le funzioni di

rango provinciale, in materia di servizi collettivi, salute pubblica, beni culturali, attività produttive, sistemi

ambientali, mobilità.

2.3.1

Le funzioni di rango provinciale in prossimità alle stazioni ferroviarie:

La distilleria di Barletta, l’incubatore PESCNEL, l’orto botanico;

Museo Archeologico di Canosa;

Il polo intermodale di Andria sud;

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Centro logistico a Spinazzola.

2.3.2

Le funzioni di rango provinciale in prossimità alla portualità turistica:

- il molo di levante del porto turistico di Barletta da intendersi un tutt'uno con il tessuto insediativo

retrostante, che rappresenta ad oggi uno dei soli punti in cui la città compatta si relaziona in

forma continua al mare e sulla quale realisticamente è possibile immaginare azioni integrate di

rigenerazione urbana;

- Il water front di Bisceglie, le mura aragonesi, la diga foranea;

- La città della giustizia, il castello svevo, l’avamporto di Trani;

- Le terme, il potenziamento del porto di Margherita di Savoia nell’accezione di progetto urbano

atteso l’interesse per il riutilizzo dei bacini salanti.

2.4

Borghi Rurali - L’individuazione di funzioni e ruoli preminenti individuati sulla base delle vocazioni territoriali da

attribuire ai borghi rurali come presidi umani nella campagna, insieme alla proposta di ambiti di rigenerazione

urbana per il controllo e la gestione del rapporto tra tessuto urbano e campagna (Montegrosso, Loconia,

Santa Chiara, Lamalunga, Montaltino, Castel del Monte, San Samuele di Cafiero, etc.).

2.4.1

Miglioramento delle infrastrutture (collegamenti stradali, servizi pubblici di trasporto, banda larga, asili e

scuole, parchi giochi, centri sportivi, …), gli interventi di restauro e manutenzione del patrimonio

immobiliare pubblico e privato, anche di edilizia rurale sparsa, che abbiano un particolare e

comprovato interesse artistico, storico e archeologico, paesaggistico, scientifico.

2.5

Tutto l'insieme della rete delle aree per attività produttive previste dai singoli strumenti urbanistici comunali

costituisce il patrimonio logistico provinciale a sostegno della piccola e media impresa. Il PTCP orienta

funzioni preminenti e disegna una nuova geografia produttiva interamente ispirata al senso delle APPEA e

soprattutto sulla base delle vocazioni territoriali, sull’accessibilità e dotazioni di servizi. L’individuazione di

tipologie di rigenerazione e di funzionalizzazione produttiva (Barletta); riconversione a scopi diversi (Barletta,

Trani); delocalizzazione (Margherita di Savoia); recupero a fine uso (Canosa Tufarelle); la mitigazione del

rischio d'interferenza con i sistemi ambientali (Trinitapoli; Canosa Tufarelle, Spinazzola, Minervino, Margherita

di Savoia); il Piano particolareggiato del bacino estrattivo regionale Andria/Trani.

2.5.1

Il Piano promuove azioni in copianificazione per l’individuazione di ambiti produttivi sovracomunali

qualificandone la dotazione infrastrutturale, anche in termini di sostenibilità ambientale e paesaggistica,

sviluppando un'offerta legata e multifunzionale anche in riferimento alle attività di logistica che possano

contare su reti di trasporto intermodale.

2.6

Rete del benessere. Sostenere e promuovere una tipologia di offerta di servizi alla persona ad integrazione di

quella sanitaria regionale, che includa quella del tempo libero, dei sapori, lo sport: dalle Terme di Margherita di

Savoia, all’elioterapia del litorale costiero, al contesto enogastronomico premurgiano; agli itinerari

ciclopedonali costieri di Trinitapoli/Margherita.

2.7

La rete dei Comuni – Sostenere e promuovere processi di formazione delle “federazioni di progetti” mediante

l’impiego del concorso di idee e di progettazione per la elaborazione condivisa e partecipata di proposte

progettuali a valenza sovracomunale da sottoporre alla programmazione regionale.

2.8

La rete rurale della multifunzionalità mediante la diversificazione delle funzioni produttive agricole, ambientali,

paesaggistiche, turistiche, educative, culturali, ecc. da parte del settore privato, in particolare, l’individuazione

di ambiti e contesti territorializzati con specifiche propensioni all’impiego di pratiche agricole biologiche e

conservative, ospitalità turistica, fruizione didattica e ricreativa, energie rinnovabili; stimolare aggregazione di

imprese (Contratto di rete, Consorzio, ATI).

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2.8.1

Il PTCP riconosce come azione prioritaria e fondante della rete rurale della multifunzionalità l'insieme

delle proprietà demaniali provinciali (Bosco di Acquatetta, l'azienda agraria pubblica provinciale

“Papparicotta” di Andria).

3. STRATEGIA PER IL SISTEMA DELL'ARMATURA INFRASTRUTTURALE

3.1

Barletta - Hub multiscala - Il PTCP in coerenza con il Piano Regionale dei Trasporti individua nella direttrice

ferroviaria adriatica e nel nodo di Barletta il fulcro del servizio ferroviario territoriale e il polo di commutazione

tra la rete di rango nazionale e le direttrici a valenza regionale e territoriale. Il nodo ferroviario di Barletta come

ambito multiscala (riqualificazione urbana e accesso alle reti territoriali).

3.1.1

"Pendoli locali costieri" Potenziare l’accessibilità delle connessioni multimodali urbane (nell'acezione di

"strada del continuum urbano" del PPTR 2.1 ) tra le stazioni ferroviarie dei centri (Bisceglie, Trani,

Barletta) e i centri storici, porti, gli approdi del trasporto collettivo; il potenziamento ed il

completamento delle connessione tra gli insediamenti sub-costieri e le corrispondenti marine

sviluppatesi lungo la costa connessione (Margherita/Trinitapoli) con le ipotesi di riutilizzazione delle

aree ferroviarie non più funzionali all’esercizio (PPTR "Strada pendolo" 2.5.4)

3.1.2

Potenziare la stazione di Trinitapoli in combinazione con la creazione di un servizio automobilistico a

scala intercomunale che sia in grado di collegare tra loro i comuni dell’Ofantino settentrionale e, nello

stesso tempo, di garantire l’adduzione alla rete ferroviaria.

3.2

Progressivo spostamento del baricentro del sistema dei servizi di trasporto provinciale verso le aree interne

con un miglioramento dell’accessibilità dell’area murgiana e benefici effetti di decongestionamento delle aree

costiere affette da crescenti fenomeni di sovrasaturazione dell’offerta di trasporto stradale e ferroviaria.

3.2.1

Potenziamento della nuova stazione di Andria Sud con funzioni di nodo di scambio intermodale ferro-

gomma, questa stazione, per la quale è in corso l’appalto sarà una delle prime opere del Grande

Progetto ad essere realizzate; la sua collocazione non distante dalla tangenziale di Andria la rendono

accessibile dalla viabilità extraurbana in tempi relativamente rapidi. Questa situazione ha portato a

prevedere nel PTCP il potenziamento delle funzioni legate all’interscambio ferro – gomma (viabilità di

accesso e piazzali di sosta attrezzati per autobus in modo da agevolare il trasferimento dei passeggeri.

Le prime analisi mostrano come a parità di risorse impegnate nella produzione di servizi, il ricorso ad

una intermodalità treno-bus consentirebbe di interconnettere i collegamenti esistenti tra

Spinazzola/Minervino - Barletta via Andria con Bari.

3.2.2

Elettrificazione del primo tratto della linea Barletta – Spinazzola fino a Canosa, realizzazione di un

punto di incrocio per l’intensificazione dei servizi in ora di punta e della fermata a servizio dell’Ospedale

di Barletta.

3.2.3

Promuovere e sostenere processi concertativi in aree contermini (Provincia di Bari-Comune di Corato)

per azioni di copianificazione sulla stazione di Corato e del nodo di interscambio ferro – gomma

previsto dal Grande Progetto per attestare alcuni servizi veloci che nelle fasce di punta sono

specializzati per collegare in maniera diretta Spinazzola e Minervino a Bari via Aeroporto.

3.2.4

Progetto per la riutilizzazione della linea Barletta – Spinazzola e della dorsale interna Gioia del Colle –

Spinazzola – Rocchetta S.A. Il progetto proposto dal PTCP si fonda sull’esigenza di incrementare,

anche turisticamente, il traffico sulla linea affiancando ad un suo uso per il trasporto persone con

tecnologie del tipo LRT (metropolitana leggera) anche il trasporto merci (vocazione originaria delle

linee succitate). Sul versante del trasporto merci, il PTCP, tenuto conto della presenza di numerosi lotti

liberi all’interno della Zona Industriale adiacente alla stazione di Spinazzola, conferma l’ipotesi di

creazione di un centro logistico in tale sede.

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3.2.5

Consolidare il ruolo del terminal di Bisceglie, del trasporto merci convenzionale su ferrovia, attraverso il

miglioramento dell’accessibilità stradale.

3.2.6

Salvaguardare la possibilità della creazione di una ulteriore piastra intermodale ferro-gomma da

realizzarsi tra Andria e Barletta, connessa in direzione nord alla linea Adriatica tramite la rete FNB e

l’interconnessione in corso di realizzazione a Barletta con la rete RFI compatibile anche con un futuro

trasporto intermodale mare-ferro dal porto di Barletta.

3.3

Massimizzare le percorrenze del traffico stradale pesante sulla rete autostradale mettendo a punto, in

collaborazione con la Regione, un sistema di norme incentivanti e potenziando l’accessibilità alla rete

autostradale mediante l’incremento del numero dei caselli in territorio provinciale e il rafforzamento del

sistema della viabilità che garantisce l’accessibilità a “pettine” dai caselli verso la costa. L’alleggerimento del

traffico sulla SS.16 richiede anche il potenziamento della SP.2 prevedendo il completamento a quattro corsie

su tutti i tratti attualmente ad una corsia per senso di marcia tra Canosa e Andria. Questa infrastruttura è

destinata ad assumere un ruolo importante anche a livello regionale nel riequilibrio dello sviluppo economico

tra aree interne ed aree costiere. Il parallelismo, per gran parte del suo tracciato con la rete ferroviaria

Barletta-Andria-Bari consente inoltre di prevedere la creazione di un corridoio multimodale di mobilità in cui

promuovere un effettivo ricorso alla comodalità come richiesto dalla L.R. 16/2008 sia a vantaggio del trasporto

passeggeri che delle merci.

3.3.1

Previsione dei nuovi caselli di Bisceglie e San Ferdinando di Puglia subordinati, da un lato

all’attuazione di un progetto di gestione del traffico pesante con il concorso della Regione Puglia e,

dall’altro all’introduzione di vincoli sull’uso dei suoli circostanti i nuovi caselli per evitare la diffusione

indiscriminata di insediamenti sul territorio.

3.4

Il PTCP, in un quadro di risorse scarse a livello nazionale, si orienta a promuovere interventi calibrati con le

reali esigenze di traffico evitando sovradimensionamenti e privilegiando l’effetto rete piuttosto che la

concentrazione dei flussi su un unico itinerario. Gli interventi saranno declinati rispetto alle valenze di

riqualificazione paesaggistico ed ambientale delle infrastrutture (PPTR) con particolare riferimento a:

La strada di interesse paesaggistico (Completamento della Sp.3; messa in sicurezza della ex SS.93 tra

Canosa e Lavello);

La Strada-parco (SP nr 7, SS nr 170) dir. per il collegamento con Castel del Monte (l’itinerario, già

segnalato dal PUMAV è candidato a rientrare tra le viabilità locali di interesse regionale per la sua

funzione di asse a servizio di ambiti paesaggistici a valenza strategica.

Riqualificazione e miglioramento della fruizione ciclopedonale per tratte funzionali, anche non

interconnesse tra loro, della viabilità costiera da Margherita di Savoia a Bisceglie e delle “antenne” di

penetrazione verso aree o poli di interesse in ambito retrocostiero (Cfr. strategia 3.2.1)

3.5

Rendere disponibile un’offerta di TRASPORTO PUBBLICO SU GOMMA che si avvicina a quella dei sistemi a

guida vincolata in termini di velocità, regolarità di esercizio e comfort a bordo. Le direttrici individuate dal

PTCP sono la Spinazzola – Minervino – Andria – Trani – Bisceglie e la Barletta – Margherita di Savoia -

Trinitapoli, San Ferdinando – Cerignola. La proposta, da avanzare alla regione Puglia in sede potrà trovare

adeguato approfondimento nel Piano di bacino del Trasporto Pubblico Locale in corso di redazione e per il

quale la Provincia di Barletta Andria Trani ha ricevuto dalla Regione Puglia e dalle Province di Foggia e Bari

formale disponibilità a trasferire la delega per la programmazione dei servizi che ai sensi della vigente

normativa sono riconducibili al bacino di traffico del territorio provinciale.

3.6

Potenziamento del porto di Barletta, nella sua dimensione spaziale urbana e duale definita dal: a) molo di

ponente e da quello di tramontana, l’accessibilità stradale e la sua retroportualità per il trasporto merci; b) il

molo di levante ed il tessuto insediativo retrostante:

La realizzazione di una viabilità dedicata di collegamento tra il porto e la rete stradale extraurbano

minimizzando le interferenze in campo urbano.

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Creazione di un’eventuale piastra intermodale Ferro-Gomma raccordata alla rete di ferrovie Nord

Barese lascia aperta la possibilità, ove le condizioni di traffico dovessero richiederlo, all’attivazione di

questa tipologia di offerta che tuttavia non costituisce ad oggi la priorità d’intervento.

3.7

La strategie per la mobilità lenta provinciale si organizza preliminarmente attorno ai principali itinerari che nel

Sistema Ambientale e Culturale provinciale "Terre Diomedee" assumono le valenze di “prodotto turistico” nella

accezione di evento stabile legato alla esperienza del viaggio alternativo e non esclusivo:

Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto”; Metromare “Approdi di Federico”. La rete escursionistica

provinciale rappresenta la modalità di connessione materiale che, a partire dai nodi intermodali lungo le due

principali direttici, interconnette il patrimonio culturale e provinciale.

3.7.1

Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto” Sostenere rivalutare in chiave turistica l’asse di

collegamento ferroviario Barletta-Spinazzola, creando occasioni stabili di fruizione anche attraverso la

realizzazione di eventi specifici (es. Treno dell'Archeologia e dell'Ambiente) e l’incentivazione della

mobilità ciclabile che si diparte dalle stazioni ferroviarie e da tutte le aree di sosta camper, verso le

mete in prossimità dei beni culturali ed ambientali di primo impianto (aree sosta, San Ferdinando di

Puglia, Minervino murge, Stazioni di Canne della Battaglia, Barletta, Canosa, Minervino, Spinazzola).

3.7.2

Metromare “Approdi di Federico” Servizio/prodotto stabile di fruizione integrata multimodale, via mare e

via terra (approdi, viabilità ciclabile, linea ferroviaria, stazioni di scambio, aree di sosta camper) per la

connessione materiale delle polarità definite. Nel caso della BAT l'istituzione durante il periodo estivo di

servizi di navigazione sottocosta con funzioni integrative del trasporto pubblico locale sulla terraferma

trova la sua giustificazione prioritariamente in risposta a due esigenze di domanda:

il traffico turistico verso le Saline di Margherita di Savoia e i Centri Storici che si affacciano sul mare;

il traffico dei residenti che si debbono muovere da un centro storico ad un altro lungo la costa.

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Allegato 3 alle Norme Tecniche di Attuazione

“PAESAGGI PROVINCIALI NELLA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO”

Il PTCP individua, nella Tav. D.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro

Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) la struttura paesistica del territorio provinciale mediante la individuazione di

sei forme di paesaggi con riferimento alle principali conformazioni geomorfologiche e alle identità storico-

culturali, naturali, paesistico-fluviali, insediative e del paesaggio agrario e urbano.

La visione strategica dei paesaggi proposta alla scala provinciale ha lo scopo di meglio individuare le

politiche espresse dalla pianificazione paesaggistica alla scala regionale in fase avanzata del suo iter di

adozione e approvazione per coordinare le visioni paesaggistiche dei governi locali verso una attenta

progettazione di quelle potenzialità in grado di far atterrare i fondi delle programmazioni finanziarie future.

Il paesaggio è qui inteso come valore in grado di permeare tutti i mutamenti del territorio, contribuendo a

migliorare in maniera decisiva il nostro contesto di vita. La sintesi interpretativa riguarda la individuazione dei

paesaggi della provincia BAT, assunti come categoria sintetica di lettura-interpretazione del territorio e, al

contempo, come categoria di proposta/progetto per perseguire obiettivi di qualità. Carattere dominante e

profondo del paesaggio è la struttura delle infrastrutture naturali e antropiche che oggi resiste all’interno dei

processi di trasformazione, dove la urbanità, la campagna e la naturalità trasformano i segni dell’

antropizzazione storica con quella contemporanea producendo paesaggi diversi e di differente qualità.

Le diverse forme di paesaggio indicano volta per volta quali sono i valori di contesto che le future azioni di

progetto dovranno interpretare. Le sei categorie di proposta/progetto di paesaggio sono state riconosciute

sulla problematizzazione dei processi in atto per costruire una proposta strategica che guidi al futuro i

processi di trasformazione. In particolare le proposta/progetto di paesaggio, con l’obiettivo di consolidare le

opportunità e rispondere alle criticità che derivano dai valori di contesto e dai processi di trasformazione in

atto come riconosciuti alla scala provinciale aggrega, nella propria visione strategica, gli ambiti di paesaggio

riconosciuti a scala regionale dal PPTR, recependone e condividendone la normativa d’uso come prevista

nelle schede d’ambito (Elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici del PPTR) al fine di perseguire per

quei territori gli obiettivi di qualità del paesaggio in accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio

regionale.

3a. Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata

infrastrutturazione.

Descrizione dei paesaggi

Il paesaggio corrisponde al territorio interessato dall’imponente sistema policentrico binario nel nord

barese, un unicum insediativo nel Mediterraneo, strutturatosi in rapporto alla peculiare geomorfologia e

idrografia del territorio, che tange quello della conca barese. In esso è ancora visibile il segno di antica

durata del rapporto tra aree produttive agricole, eminentemente la piana olivetata e i vigneti sub

collinari, dove le città della seconda fascia costituiscono raccordi di primaria importanza per flussi di

uomini e merci con l’Alta Murgia, su cui prolungano i loro confini comunali.

Descrizione dei processi in atto

Paesaggi in cui i segni dell’armatura urbana e di quella insediativa/produttiva costituiscono un

articolato sistema urbano attraversato da fasci infrastrutturali. In essi sono ancora visibili rilevanti valori

del patrimonio storico culturale che convivono con i processi di periferizzazione urbane e rurali che

interrompono la matrice rurale con piattaforme produttive a grana grossa e ampi bacini estrattivi lungo

un largo arco di localizzazione.

Criticità

Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’alterazione del rapporto storico tra città e

campagna in prossimità delle grandi infrastrutture e intorno ai centri urbani, la tendenza alla saldatura

tra gli insediamenti costieri minaccia fortemente le colture orticole costiere, che storicamente si

alternavano ai centri urbani costieri, mentre fenomeni di intensivizzazione colturale hanno talvolta

ripercussioni pesanti disgregandone il mosaico rurale sia sul piano della percezione che su quello della

qualità del paesaggio.

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(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

promuovere azioni di paesaggio al fine di: ricostruire le relazioni paesaggistiche, ambientali, funzionali

tra città e campagna; conservare i varchi all’interno della fascia urbanizzata costiera; tutelare la

continuità della maglia olivetata e del mosaico agricolo periurbano; recuperare e riqualificare le aree

estrattive dimesse; deframmentare ecologicamente le infrastrutture; garantire la qualità territoriale e

paesaggistica per l’insediamento; riqualificare e riutilizzare le attività produttive e le infrastrutture

dismesse.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata

infrastrutturazione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR,

viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico della “Puglia Centrale”

(figura 5.1) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.1) (elaborato 5. Schede degli Ambiti

Paesaggistici - 5.5 Ambito 5/ Puglia Centrale, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3b. Paesaggi della trasformazione tra ruralità’ e naturalità’

Descrizione dei paesaggi

Il paesaggio è caratterizzato dal costante ed evidente ruolo svolto dall’azione antropica di

irreggimentazione e strutturazione dei sistemi di controllo delle acque salate e dolci, in particolare da

una vera e propria “industria dell’area umida” che forma il paesaggio delle saline: bassi argini che

racchiudono grandi vasche artificiali contenenti acqua di mare. Il centro maggiore è l’abitato di

Margherita di Savoia, che intrattiene uno stretto rapporto con il suo insediamento, progettato in modo

da favorire le condizioni di ventilazione e di evaporazione delle vasche, mentre i due retrostanti centri

di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia sono inseriti nella fitta trama agricola del territorio. L’insieme

possiede un valore fortemente identitario in cui l’ambiente naturale interagisce con le logiche

industriali e produttive.

Descrizione dei processi in atto

Paesaggi da sempre connotati da un’ elevata trasformabilità dovuta al carattere instabile della sua

natura e dei regimi idrici e dei processi storici di sfruttamento, e che oggi cercano nuovi equilibri e

integrazioni tra produttività dell’agricoltura intensiva, recupero di valori di naturalità da parte degli

ambienti salmastri e ruolo dei centri urbani strettamente legati alla trama territoriale e alle relazioni con

i processi di produzione del paesaggio.

Criticità

Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’assenza di relazione tra attività produttive e

paesaggio e la conseguente artificializzazione del paesaggio naturale e rurale attraverso:

l’occupazione antropica delle superfici naturali che contribuisce a frammentare la naturale costituzione

e continuità delle forme del suolo a scapito delle condizioni idrauliche; l’erosione dei mosaici agricoli

della bonifica a favore dell’espansione edilizia e della localizzazione di piattaforme turistiche; la

progressiva dismissione della produzione del sale e l’abbandono delle vasche e dei bacini oggetto di

colmata; l’occupazione della fascia costiera da parte di edilizia connessa allo sviluppo turistico

balneare, favorendo l’erosione costiera e l’urbanizzazione dei litoranei.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

promuovere azioni di paesaggio al fine di costruire processi di produzione del paesaggio, cercando

connessioni ambientali ecologiche e paesaggistiche tra forme naturali del suolo, paesaggio naturale e

rurale e forme antropiche, assicurando la tutela dei delicati equilibri idrici ed ecologici del sistema

idrografico, conservando e valorizzando le condizioni di naturalità delle aree umide, deframmentando

ecologicamente le infrastrutture, promuovendo la biodiversità degli ecosistemi, conservando la matrice

rurale tradizionale persistente e i relativi caratteri di funzionalità ecologica e riqualificando le aree

costiere degradate al fine di aumentare la resilienza ecologica dell’ecotono costiero.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi della trasformazione tra ruralità e naturalità”, al fine di perseguire gli

obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e

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direttive) dell’ambito paesaggistico del “Tavoliere” (figure 3.3 e 3.4) e dell’ambito paesaggistico

“Ofanto” (figura 4.1) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.3 Ambito 3/Tavoliere, 5.4

Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3c. Paesaggi della trasformazione

Descrizione dei paesaggi

Paesaggi di transizione subcostieri posti lungo il gradiente tra contesti costieri e quelli dell’altopiano

murgiano e dove più forte diventano le relazioni con il margine fluviale ofantino e della valle del Locone

e la localizzazione strategica dei centri urbani e di presidio del territorio.

Descrizione dei processi in atto

Un territorio, in cerca di una propria vocazione in grado di valorizzare i valori patrimoniali con i fattori

ambientali e localizzativi, collocandosi tra territori caratterizzati da differenti dinamiche e tensioni dei

propri processi in atto

Criticità dei processi in atto

Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’assenza di una visione identitaria in cui la

dominante agricola della maglia olivetata del gradino murgiano e dei vigneti verso la valle fluviale,

arricchita in modo graduale degli elementi di naturalità propri del paesaggio silvo-pastorale murgiano, è

interessata da processi di intensivizzazione delle coltivazioni arboree, da fenomeni di dispersione

insediativa che si addensa, lungo alcuni assi viari (es .Andria - Castel del Monte) e dal progressivo

abbandono e deterioramento dell’edilizia rurale, presidi del territorio e degli spazi di pertinenza.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

individuare nuove economie e nuovi luoghi di sperimentazione per garantire: la valorizzazione delle

potenzialità del territorio e delle sue risorse; le buone pratiche agronomiche per favorire la diversità

ecologica e il controllo dei processi erosivi; il recupero del patrimonio insediativo rurale esistente

tutelandone il rapporto paesaggistico con il contesto rurale; la salvaguardia dei mosaici colturali dei

territori rurali di interesse paesaggistico con riguardo al mosaico perifluviale (vigneto alternato al

frutteto e all’oliveto) e alla monocoltura dell’oliveto; il controllo di consumo di suolo indotto soprattutto

da dispersioni insediative lungo le principali vie di comunicazione e i principali attrattori culturali e la

promozione della riqualificazione ecologica e paesaggistica dei tessuti edilizi a specializzazione

turistica e ricettiva.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi della transizione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica

e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico

della “Puglia Centrale” (figura 5.1) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figure 4.1 e 4.3) (elaborato 5.

Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.5 Ambito 5/ Puglia Centrale, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3d. Paesaggi del conflitto

Descrizione dei paesaggi

Il paesaggio corrisponde prevalentemente alla bassa valle dell’Ofanto per continuare verso quella del

Locone. Con il suo paesaggio naturale ed agrario insieme ai siti di grande interesse archeologico e

storico che sorgono nei suoi pressi, la valle dell’Ofanto presenta un rilevante interesse paesaggistico e

culturale. Nella bassa valle sono ancora evidenti i segni

storici della più importante area della trasformazione produttiva realizzata a partire dalla metà

dell’Ottocento, con l’impianto del vigneto e la crescita dell’oliveto, a cui si è aggiunto l’impianto del

frutteto. Il fiume, completamente attanagliato dal geometrico appoderamento dei coltivi, è percepibile

solo nella lieve serpentina di vegetazione ripariale che taglia debolmente la piana. La valle fluviale

presenta un profilo asimmetrico con un versante più acclive sulla destra idrografica e più dolce e

degradante sulla sinistra, dove si affaccia il centro di San Ferdinando di Puglia.

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Descrizione dei processi in atto

Paesaggi che presentano un eccesso di uso, spesso conflittuale tra risorse ambientali e patrimoniali e

risorse naturali per cercare nuovi regimi di basso impatto, in cui le dinamiche in corso devono essere

ricondotte nel piano della contrattualità e della ricerca della ricomposizione del conflitto con strategie di

medio e lungo termine.

Criticità dei processi in atto

Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dagli intensi usi delle risorse ambientali, naturali e

patrimoniali presenti; in particolare nelle aree golenali l’eccessiva regimentazione delle acque fa

perdere i necessari caratteri di “naturalità”, favorendo l’impianto di colture esclusivamente irrigue ad

alta redditività (vite lungo il corso del fiume e orticole alla foce) che condizionano la qualità delle acque

e il regime idraulico già fortemente artificializzato da argini e invasi. Nell’area di foce la pressione

insediativa legata al turismo balneare, incide negativamente sia dal punto di vista vegetazionale che

geomorfologico, incrementando l’erosione costiera con una consistente criticità idrogeologica.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

promuovere azioni di paesaggio al fine di assicurare la salvaguardia la continuità e l’integrità dei

caratteri idraulici, ecologici e paesaggistici del reticolo idrografico dell’Ofanto e dalla sua valorizzazione

come corridoio ecologico multifunzionale per la fruizione dei beni naturali e culturali che si sviluppano

lungo il loro percorso. In particolare salvaguardando i mosaici agrari della piana e dei relitti di

paesaggio fluviale (disincentivando le pratiche agricole intensive e impattanti e impedendo

l’occupazione agricola intensiva e antropica delle aree golenali) e riqualificando le aree costiere

degradate al fine di aumentare la resilienza ecologica dell’ecotono costiero.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi del conflitto”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e

territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico

“Ofanto” (figure 4.1 e 4.3) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici -5.4 Ambito 4/Ofanto, rif.

PPTR).

3e. Paesaggi della tutela e della valorizzazione

Descrizione dei paesaggi

Il territorio della Murgia occupa la porzione meridionale del territorio provinciale lambendo il paesaggio

fluviale e, pur senza insediamenti, si presenta saturo di una infinità di segni naturali e antropici che

sanciscono un equilibrio secolare tra l’ambiente e le attività storicamente prevalenti, quali la pastorizia

e l’agricoltura che hanno dato vita a forme di organizzazione dello spazio estremamente ricche e

complesse. Il paesaggio, coerentemente con la struttura morfologica, varia secondo un gradiente nord-

est /sud-ovest, dal gradino pedemurgiano, alla valle fluviale dell’Ofanto e del Locone e la fossa

bradanica. La matrice ambientale prevalente è costituita da pascoli rocciosi e seminativi: il cosiddetto

paesaggio della pseudo-steppa, un luogo aspro e brullo, dalla morfologia leggermente ondulata. In

questa matrice è possibile individuare alcune sfumature paesaggistiche caratterizzate da elementi

ambientali e antropici spesso di estensione più piccola come: boschi, sistemi rupicoli, pascoli arborati,

zone umide ecc., che diversificano il paesaggio soprattutto in corrispondenza dei margini. Vi è

un’elevata contiguità con ecotoni e biotopi.

Descrizione dei processi in atto

Paesaggi caratterizzati da elevati valori naturalistici e ambientali dove i segni delle testimonianze

storiche permangono insieme agli elementi della naturalità e insieme mostrano il legame indissolubile

come memorie del territorio. Questi paesaggi richiedono politiche di turismo sostenibile naturalistico e

storico culturale come volano per la valorizzazione delle risorse e la crescita delle economie e della

società che li abitano.

Criticità dei processi in atto

Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dalle trasformazione e manomissione del paesaggio

naturale dell’altopiano murgiano con inadeguate forme di trasformazione antropica del territorio,

detrattori del paesaggio che compromettono la natura carsica e morfologica del territorio. In particolare

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il perfetto equilibrio, realizzatosi nel tempo, di ecosistema naturale ed intervento umano viene

compromesso dalle diverse forme di messa a produzione dei terreni attraverso lo spietramento e

frantumazione, la presenza di cave, la realizzazione di impianti, di opere tecnologiche, di strutture

produttive e industriali, il recupero dell’architettura storica destinata al turismo rurale attraverso

inadeguati interventi privi di legame con il linguaggio architettonico tradizionale ed in contrasto con

l’insieme ambientale circostante.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

promuovere azioni di paesaggio che devono cercare nuove connessioni ambientali, ecologiche e

paesaggistiche tra aree protette e territorio anche attraverso la sua valorizzazione, al fine di garantirne

la fruizione sostenibile e lenta, la ricezione turistica e la produzione di qualità (agriturismo). In

particolare deve essere assicurata la salvaguardia e valorizzazione dei “paesaggi della pietra” e le

diversificate manifestazioni del carsismo, la valorizzazione dei siti e dei beni archeologici e culturali

dell’Alta Murgia nei contesti di valore agro-ambientale.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi della tutela e valorizzazione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità

paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito

paesaggistico della “Alta Murgia” (figure 6.1 e 6.2) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.3)

(elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.6 Ambito 6/ Alta Murgia, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif.

PPTR).

3f. Paesaggi lenti

Descrizione dei paesaggi

Il paesaggio è segnato prevalentemente dalla valle del torrente Locone che rappresenta la

diramazione della valle fluviale dell’Ofanto verso quella del Bradano, seguendo i tracciati delle antiche

vie di aggiramento delle Murge e di attraversamento dall’Appennino verso la sponda Ionica. Il

paesaggio fluviale è segnato oltre che dal torrente Locone da altri sistemi carsici confluenti che

presentano ambienti naturali. Verso sud-sud/est il paesaggio cambia percettibilmente: gli olivi lasciano

il posto alla coltura del seminativo estensivo e alle ben definite pendici scoscese del costone murgiano.

Descrizione dei processi in atto

Paesaggi interni a bassa infrastrutturazione che presentano dinamiche a basso regime di

trasformazione che rischiano decrementi demografici e stagnazione produttiva se non riescono a

trovare nuove missioni territoriali in grado di mettere a valore le grandi potenzialità che rivestono le

risorse naturali e la localizzazione strategica “a cerniera” con aree a diverso trend di sviluppo.

Criticità dei processi in atto

Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dall’assenza di una visione strategica per questi

luoghi in cui la realizzazione di piattaforme produttive e commerciali nel territorio aperto interessato

dall’indebolimento del presidio; di un sistema di risalita infrastrutturale di lunga durata dell’asse fluviale

dell’Ofanto con una funzionalità in parte deficitaria; di opere di regimazione dei flussi torrentizi

(costruzione di dighe, infrastrutture, o l’artificializzazione di alcuni tratti) che hanno modificato il regime

naturale delle acque; di vaste coltivazioni cerealicole con la progressiva riduzione dei lembi boscati,

continuano a non intercettare missioni territoriali in grado di mettere a valore le grandi potenzialità che

offrono le risorse territoriali presenti.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a

promuovere azioni di paesaggio per individuare nuove economie e nuovi luoghi di sperimentazione per

valorizzare le potenzialità del territorio e delle sue risorse cercando nuove connessioni ambientali,

ecologiche e paesaggistiche con il territorio contermine. In particolare attraverso la valorizzazione del

sistema idrografico (del torrente Locone e del fiume Ofanto e degli altri affluenti, confluenti) come

corridoi ecologici multifunzionali per la fruizione dei beni naturali e culturali che si sviluppano lungo il

loro percorso; la salvaguardia e valorizzazione delle tracce e delle strutture insediative che

caratterizzano i paesaggi storici; la riqualificazione delle aree produttive esistenti dal punto di vista

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paesaggistico, ecologico, urbanistico edilizio ed energetico; impedendo l’eccessiva semplificazione

delle trame e dei mosaici e la tendenza alla monocoltura cerealicola.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente

proposta/progetto “Paesaggi lenti”, al fine perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale

del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico “Ofanto”

(figura 4.3) e dell’ambito paesaggistico della “Alta Murgia” (figura 6.2) (elaborato 5. Schede degli

Ambiti Paesaggistici - 5.4 Ambito 4/Ofanto - 5.6 Ambito 6/ Alta Murgia, rif. PPTR).

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Allegato 4 alle Norme Tecniche di Attuazione

“URBS - ATTRATTORI CULTURALI E ITINERARI CULTURALI D’ECCELLENZA”

Il PTCP con la definizione della rete per la fruizione collettiva dei beni culturali individua dei “percorsi di

significato”7 nel senso di itinerari tematici caratterizzati da nodi (attrattori culturali) e tracciati (itinerari

culturali d’eccellenza), al fine di armonizzare e valorizzare in maniera coordinata i percorsi fruitivi dell’intero

territorio provinciale con priorità per quelli che ne custodiscono maggiormente la memoria storica (URBS),

anche e soprattutto ai fini della fruizione turistica. L’appartenenza di un comune ad una delle URBS

individuate è definita nella Tavola D.4 e nel dato vettoriale geo-riferito associato (Quadro Sinottico PTCP,

Elaborato n. 3)

(IND) Ai fini della individuazione di azioni di tutela e recupero del patrimonio storico edilizio, oltre che per la

determinazione di priorità di intervento e macro tipologie di rifunzionalizzazione e fruizione del patrimonio

identitario storico culturale provinciale, valgono i seguenti sistemi territoriali di riferimento:

3a. URBS LATINA (Canne della Battaglia, Canosa, ponte romano sull’Ofanto, Minervino Murge,

nella piana dell’Ofanto)

Alla struttura territoriale definita prevalentemente dal bacino idrografico del fiume Ofanto corrisponde

una complessa stratificazione insediativa, in particolare nel suo medio e basso corso. I principali centri

urbani o villaggi della destra idrografica del fiume, Bardulos (Barletta), Cannae (Canne), Canusium

(Canosa), Venusia (Venosa), alcuni dei quali potenti avamposti della colonizzazione romana nella

regione in età repubblicana, erano collegati da vie (Canusium-Venusia, Canusium-Cannae, Cannae-

Bardulos) che correvano parallele al corso del fiume e, almeno in un caso (la via Canusium-Cannae-

Salapia), lo attraversavano sfruttando un guado nei pressi dell’insediamento di Canne. È

indubbiamente Canosa, grande centro dauno, poi romanizzato e successivamente elevato a colonia

imperiale, ad aver tratto i maggiori benefici dalla vicinanza al fiume e dalla posizione favorevole, su una

collina nei pressi del principale guado del fiume, valorizzato dal ponte romano ancora visibile. Il

tracciato dell’acquedotto di Erode Attico (lungo il costone calcarenitico premurgiano (destra idrografica

del torrente Locone)costituisce il segno di connessione a Minervino insieme alla collezione

archeologica “Quando l’Ofanto era dei colori dell’Ambra” ospitata presso il palazzo municipale di

Minervino Murge.

3b. URBS FEDERICIANA(Trani, Castel del Monte, Andria, Bisceglie, Barletta, i nodi emergenti della

maglia difensiva sveva)

Trani e Castel del Monte rappresentano i nodi emergenti nella maglia difensiva sveva realizzata nella

Puglia centrale in età federiciana. Posto sulla strada che collegava Andria al Garagnone e a Gravina, a

pochi passi dalla via Traiana, Castel del Monte appartiene a quell’organico sistema castellare

realizzato da Federico II di Svevia insieme ai castelli di Barletta, Trani e Bari sul mare, Canosa, Andria

(nella cattedrale sono seppellite le mogli di Federico II), Corato e Ruvo nel primo hinterland, Gravina

nell’entroterra, per garantire un più efficace e capillare controllo del territorio. Un castello dove forse

l’imperatore svevo non soggiornò mai, ma è lì che paradossalmente l’immaginario collettivo ne avverte

più che altrove la presenza incombente. Capolavoro unico dell’architettura militare medioevale

europea, dal 1986 è patrimonio dell’UNESCO che lo definisce “sito di valore universale eccezionale

nella sua perfezione formale e nell’armoniosa tensione di elementi culturali provenienti dal Nord

Europa, dal mondo orientale e dall’antichità classica”. Nei secoli XI e XII le intense relazioni

commerciali con il Medio Oriente, Venezia e le città della costa dalmata (statuti marittimi, 1063)

assicurano a Trani una prosperità economica che le consentono di realizzare un patrimonio edilizio

monumentale unico (Cattedrale, 1099-1185; Monastero di Colonna, 1098) ripetibile solo nel XVI e nel

XVIII secolo. Ma è nel XIII secolo con Federico II che Trani conquista la dimensione matura di città-

porto, con l’avorio dei lavori della seconda murazione e la costruzione del Castello (1233-1249).

Questa nuova dimensione federiciana di città fortificata le consentirà di conquistare nel Cinquecento

con Filippo II il rango di centro politico, giudiziario e amministrativo dalla provincia di Terra di Bari con

l’istituzione della Sacra Regia Udienza (1586). Nel progetto federiciano il castello e le nuove mura

avrebbero assicurato la difesa del porto “due braccia che stringono una civiltà che guarda

7 Massimo Bray, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Canosa 16 novembre 2013

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all’Oriente”(G. Bovio). Navigando lungo la costa tranese il punto di riferimento privilegiato a terra era

Castel del Monte (‘Compasso de navigare’, 1250 circa), prima di ormeggiare nel porto all’ombra della

Cattedrale. Il porto di Trani e quello di Barletta in età medioevale e moderna hanno giocato un ruolo

privilegiato nel sistema portuale nord-barese che comprendeva anche il porto di Bisceglie. Castel del

Monte assume la valenza di “hub”(insieme al polo museale di Barletta) nel progetto bandiera per il

Sistema Ambientale e Culturale SAC “Terre Diomedee”.

3c. URBS MERCANTILE (Barletta, il porto, le case commerciali, le fosse del grano)

Sin dal XIII secolo Barletta e il grano costituiscono un binomio indivisibile, ma ancora prima, nell’origine

stessa dell’insediamento, vi è una identificazione completa fra la città e il suo porto. Dal grano caricato

nel porto di Barletta dipendeva Napoli, una delle maggiori metropoli europee. Dentro le mura la città si

organizza intorno alla funzione commerciale con le strade larghe per il passaggio dei carri, le fosse per

la conservazione del grano, i magazzini e gli stabilimenti delle case commerciali. A Barletta si tengono

le grandi fiere dell’Annunziata, di S. Martino, dell’Assunta. Intorno alla funzione commerciale si struttura

anche il particolare regime della città che fu sempre demaniale, e la concessione degli uffici e la

esazione di gabelle in fondo o in affitto. La magistratura del regio secreto e portolano, che

soprintendeva alle attività dei porti della provincia di Terra di Bari fece di Barletta la capitale

commerciale della provincia in età medioevale e moderna. Il permanere per secoli di una funzione

commerciale insostituibile, rafforzata dalla presenza delle magistrature, ne aveva fatto la capitale del

grano e le aveva dato quell’aria “grandiosa” (G. M. Galanti, 1791). Nel Settecento lungo le vie del

Cambio, della Piazza, della Cordoneria, di S. Giacomo, di Porta Reale, delle Carrozze, di Piazza dell’

Annunziata si allineavano chiese e palazzi (secc. XV-XVIII), mentre quattro porte mettevano in

comunicazione l’abitato con la campagna (porta S. Leonardo a oriente verso Trani; porta Croce e porta

Nuova a sud in prossimità della strada Consolare di Puglia (SS16) e in direzione delle vie di Andria e

Canosa; porta Reale a occidente. Una quinta porta della Marina metteva in comunicazione la città con

il porto. Il polo museale assume la valenza di “hub”(insieme a Castel del Monte) nel progetto bandiera

per il Sistema Ambientale e Culturale SAC “Terre Diomedee”.

3d. URBS PASTORALE (Spinazzola, Minervino Murge, Andria)

Già negli ultimi secoli dell’Impero Romano l’aumento della proprietà signorile e l’estendersi del latifondo

nelle campagne modificano radicalmente l’uso del territorio agrario: l’agricoltura estensiva subentra a

quella intensiva, la pastorizia prende sempre più il sopravvento sull’agricoltura. Nell’Alto Medioevo si

assiste alla quasi totale decadenza dell’agricoltura e al prevalere di una economia pastorale. Nel

periodo che va dall’XI al XIV secolo la pastorizia, l’agricoltura e lo sfruttamento delle risorse boschive

sono i tre cardini su cui si costruisce il nuovo tessuto produttivo, che si anima per la presenza di casali,

abbazie e masserie regie. Nei secoli che vanno dal XV al XVIII con gli Aragonesi prima e gli Spagnoli

poi si assiste allo sviluppo della pastorizia transumante e organizzata e di contro una forte restrizione di

tutte le colture, il che comporta un generale abbandono delle campagne. Parallelamente a questo

fenomeno di estinzione del popolamento sparso nelle campagne si registra un profondo mutamento

degli equilibri territoriali con l’ascesa dei centri interni a vocazione cerealicolo-pastorale, che indirizzano

le loro eccedenze produttive verso Napoli attraverso il porto di Barletta. I poteri locali, sia feudali che

ecclesiastici, non sono i soli a determinare un mutamento nella gestione e nell’uso del territorio

murgiano in questi secoli, ma è soprattutto l’intervento statale che con l’istituzione della Dogana per la

mena delle pecore di Foggia nel XV secolo pone le premesse per un ulteriore processo di

riorganizzazione e trasformazione del territorio. A supporto della transumanza doganale viene

pianificata una vera e propria rete di vie erbose: tratturi, tratturelli e bracci di collegamento sulle terre a

pascolo delle università, dei feudatari, degli enti ecclesiastici e dei privati. In questo paesaggio dell’erba

al fiume silente dannunziano si innestano le oasi della campagna olivata andriese e il mare dei vigneti

di Minervino Murge: La strada delle “Salinelle” (SP nr 21) che collega Canne con Canosa e oltre verso

l’invaso del Locone fino a Minervino si snoda in uno dei tipici paesaggi del vino; quello descritto da

Armando Perotti (1922), Cesare Brandi, nelle collezioni del Touring Club Italiano, Raffaele

Nigro,“Come sentirsi in una barca leggera, a pelo d’acqua, il mare di ulivi e di viti sta di qua e di la di

queste strade di Puglia”… “tappeti di pampani a non finire”, ….. “tesi a mezz’asta da fili di zinco, coi

paletti a terra, come i tirati di una tenda da campo dove l’uva si coglie con le labbra senza mani” (C.

Brandi, 2004). “Lungo queste modalità contemporanee di percezione del paesaggio, lungo i rilevati e

lungo i viadotti della viabilità veloce, le viti a tendone si presentano come uno strato sospeso di

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vegetazione rigogliosa (tra maggio e settembre); sembra una campagna a due piani, e si vorrebbe

camminare su quello di sopra come sulla rete di protezione di un circo” (C. Brandi, 2004).

3e. URBS BORBONICA (S. Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Margherita di Savoia, la bassa valle

dell’Ofanto, le Regie Saline)

La scelta di Ferdinando II di Borbone di fondare la colonia agricola di San Cassano nel sito del l’antica

stazione di posta della strada Consolare di Puglia (1839) si inserisce in un piano più ampio di

riorganizzazione territoriale della bassa valle dell’Ofanto, che avrebbe dovuto portare alla creazione di

tre nuove colonie agricole: la colonia di San Cassano (S. Ferdinando di Puglia); la colonia di San

Sepolcro in territorio di Barletta; la colonia Pennelli nel territorio delle Regie Saline (Margherita di

Savoia). Le nuove fondazioni avrebbero consentito da un lato di mettere a coltura vasti territori vincolati

al pascolo doganale, dall’altro di arrestare la crescita dell’abitato delle Regie Saline, dove l’aumento

della popolazione contrastava con l’esigenza prioritaria di tenere basso il numero delle abitazioni e

favorire così la ventilazione necessaria per la cristallizzazione del sale. Gli estremi cronologici che

datano la formazione della colonia agricola e della città ferdinandea sono rappresentati dal piano

dell’ing. V. Sassone (1840) e dal piano degli ingegneri S. Pansini e V. de Nittis (1847). Gli ingegneri

Pansini e de Nittis progettano una città ideale, a forma di croce greca. La forte simbologia del piano fa

ritenere che le linee essenziali siano state concordate con il sovrano Ferdinando II. La piana tra il lago

Salpi ed il fiume Ofnato sarà oggetto di una delle più significative opere di bonifica e messa in

sicurezza idraulica multi funzione ad opera degli ingeneri C. Afan de Rivera e S. Pansini (Derivativo

Ofantino 1845/1846).

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Allegato 5 alle Norme Tecniche di Attuazione

“SCHEDE DI CARATTERIZZAZIONE DEGLI ECOMUSEI”

1. (IND) Ai fini della individuazione di iniziative progettuali finalizzate ad orientare la azioni di valorizzazione degli

Ecomusei di cui alla Tav. A.4 e come associato al dato vettoriale geo-riferito (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato

n. 3) sono caratterizzati i seguenti Ecomusei:

a. Ecomuseo DOLMEN@RTE

Elementi di aggregazione di genti e culture diverse i dolmen di Bisceglie sono stati riconosciuti

dall’UNESCO come “Patrimonio testimone di una cultura di pace per l’umanità” (19 maggio 2011). Si tratta

di quattro superstiti monumenti megalitici preistorici: il dolmen della Chianca, a pochi chilometri dal Pulo di

Molfetta e vicino alla lama di Santa Croce, il dolmen di Albarosa, il dolmen dei Paladini, il dolmen della

masseria Frisari in contrada Lama d’Aglio. Inoltre, in età imperiale il territorio di Bisceglie è abitato nei

casali, costituiti da una grande casa fortificata e cinta di mura, da uno o più cortili in cui si svolgeva la vita

quotidiana. Con l'avvento del cristianesimo furono aggiunte una cappella e il cimitero annesso. Ad oggi è

documentata la presenza di nove casali: il casal di Giano (sulla via per Andria al confine con il territorio di

Trani), Pacciano (via per Corato), Sagina (via da Sagina per Bisceglie), Zappino (via per Ruvo), San

Nicola (vicino alla strada interna per Molfetta), Girignano, Salandro, S. Stefano, S. Andrea. Il carattere

fortemente caratterizzato dalla preistoria di questo Ecomuseo sarà rafforzato dalla sua integrazione al

vicino Parco del Pulo di Molfetta (nell’attigua provincia di Bari) istituito negli anni Novanta. Dolina carsica

”a scodella” nota a livello internazionale per la sua Stazione Neolitica integrata al paesaggio geologico

delle grotte naturali, alla formazione vegetazionale ricchissima di endemismi, al Monastero rinascimentale

dei Cappuccini costruito sul ciglio e alla Nitriera Borbonica del XVIII secolo unica nel suo genere.

b. Ecomuseo ITINERARIUM CANNE

La zona archeologica di Canne, che si raggiunge dalla strada provinciale 142, comprende l’area collinare

“Monte di Canne” e le aree dei cosiddetti “Sepolcreti Annibalici” in contrada Fontanella e Pezza La

Forbice. Un viaggio nella storia che inizia dalla cittadella romano-medievale di Canne con gli edifici e i

sepolcreti degli abitati dauni e medievali. La visita all’Ecomuseo comprenderà anche l’area archeologica di

“Canne Antenisi”, la Fontana Medievale di San Ruggiero, la Masseria di Canne, i sentieri che conducono

al Santuario di San Ruggiero (sec. XII) in località Boccuta, il complesso termale di San Mercurio. Ai piedi

della collina vi è l’Antiquarium di Canne, struttura ormai consolidata nella sua attività, che documenta gli

insediamenti umani nel territorio di epoca preistorica, classica, apulo-greca e medievale. Prossima alla

collina cannese vi è la contrada di San Lazzaro, un ulteriore rilievo nei pressi dell'antico pons Cannarum,

che divideva Canne dal territorio di Barletta.

Il primo insediamento di Canne risale al periodo compreso tra il Neolitico e l’Eneolitico (IV - II millennio

a.C.). Seguono le espansioni daunio - apula (IV – III secolo a.C.), quella romana e quella medievale, con

una prima fase bizantina (tra il VI e il IX secolo) e una seconda normanno - sveva (secc. XI-XIII).

Oggi, sulla cittadella di Canne sono visibili le mura di fortificazione di epoca preistorica (quelle a grossi

blocchi isodomi), quelle del villaggio dauno apulo e le più recenti di epoca normanno – sveva; il castello di

probabile origine normanna; il decumano lungo il quale si affacciano i resti delle più importanti case della

città; alla fine del decumano, la basilica maggiore, il cui impianto risale al X-XI secolo, con la suggestiva

cripta a tre navate, e la basilica minore, edificio monoabsidato risalente alla metà del VI secolo. Il 2 agosto

del 216 a.C., forse nella località ancor oggi denominata campo di sangue, si svolse la battaglia di Canne,

dove i romani furono sconfitti dai cartaginesi comandati da Annibale.

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Allegato 6 alle Norme Tecniche di Attuazione

“POLI ATTRATTORI”

7a.

Ubicazione: Barletta

Denominazione: Complesso ex Distilleria

Funzioni: Mix funzionale: incremento spazi pedonali, verde attrezzato, implementazione servizi

culturali e per il tempo libero; sede fieristica, centro congressi e Auditorium, incubatore

d'impresa, parcheggio multipiano, strutture sportive polifunzionali e ludico-didattiche

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al

servizio della città, dell’impresa e della ricerca con quelle urbane sportive e sviluppo delle

potenzialità attrattive a tema. Il raccordo del Nodo con la realtà circostante, intervenendo

sull’accessibilità veicolare e le aree di parcheggio; dovrà ricercare una integrazione

bivalente con il nodo di interscambio della Stazione di Barletta mediante la realizzazione di

un secondo fronte di stazione e sottopasso ciclopedonale di superamento della ferrovia.

Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico

"Scienze della Vita", "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettere b, c)

Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi Plurali" - (Art. 87) "Gerarchizzazione dei servizi"- (Art. 88, commi 1 e 2)

"Potenziamento della rete ferroviaria" - (Art. 89, comma 1/a) " Stazione di Barletta" – Il nodo

è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari di lunga percorrenza e servizi regionali-

territoriali e tra i servizi ferroviari in genere e i servizi automobilistici extraurbani. E’ prevista

la realizzazione di un secondo fronte di stazione attrezzato per la sosta dei servizi

automobilistici extraurbani - (Art. 95) "Rete ciclopedonale extraurbana".

7b.

Ubicazione: Canosa di Puglia

Denominazione: Museo Archeologico

Funzioni: Nodo principale della rete espositiva diffusa urbana con attività espositive, culturali,

multimediali

Localizzazione: da localizzare

Indirizzi: Combinazione di strategie riguardanti la rigenerazione urbana di fronti urbani, accesso alla

città e agli itinerari di fruizione, polo museale integrato al tessuto esistente.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 87, comma 3) "Gerarchizzazione dei servizi"

- (Art.88, comma 5) "Treno dell'archeologia e del Parco Regionale Naturale del Fiume

Ofanto" - (Art. 98) "Piano provinciale della mobilità ciclistica e ciclopedonale (PPMCC)".

7c.

Ubicazione: Andria

Denominazione: Stazione di Andria Sud

Funzioni: Nodo principale intermodale del trasporto pubblico provinciale lungo la direttrice costa

entroterra e verso l'aeroporto di Bari Palese.

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Potenziamento del nodo con aree di sosta per l’autotrasporto di interscambio tra servizi

ferroviari e servizi automobilistici dell’Alta Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto,

Itinerari mobilità lenta per Parco Nazionale Alta Murgia (Castel del Monte). Completamento

e consolidamento della parte produttiva e ampliamento delle funzioni logistiche al servizio

della città.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

Sinergie interne PTCP: Art.89, comma 1/c) Andria Sud – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e

servizi automobilistici dell’Alta Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto. - (Art. 60)

"I nodi plurali". - (Art. 57) "APRU". – Itinerari URBS Federiciana, URBS Pastorale (Art. 49).

– Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (Art. 98)

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7d.

Ubicazione: Spinazzola

Denominazione: Centro logistico

Funzioni: Polo logistico e piattaforma produttiva.

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Polo ad alta innovazione di rango regionale costituito dalla piattaforma logistica (con

caratteristiche di APPEA) con la duplice finalità di ottimizzare le condizioni operative delle

imprese insediate nell’area industriale e di gettare le basi per la creazione di un polo ad alta

innovazione di rango regionale nella filiera della produzione con materiali da riciclo

sfruttando anche la rendita di posizione di Spinazzola al centro di un sistema di ferrovie

locali mediante il quale è possibile collegare gran parte del territorio regionale e

interregionale (fronte bradanico).

Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico

"Chimica verde", (Art. nr. 64, comma 2, lettera a)

Sinergie interne PTCP: (Art. 97) La piattaforma logistica intermodale murgiana [... piattaforma logistica a

Spinazzola…] - (Art. 74, comma 4/d) Ara per attività produttive D1 di Spinazzola.

7e.

Ubicazione: Barletta

Denominazione: Porto turistico

Funzioni: Portualità turistica e rigenerazione urbana

Localizzazione: localizzato (Molo di Levante)

Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione, anche con l’introduzione di

funzioni urbane, di accoglienza e funzioni portuali, accessibilità veicolare e le aree di

parcheggio. Politica di salvaguardia e sostenibilità ambientale sia nei confronti dell’ambiente

marino, della spiaggia e nei confronti dell’ambiente urbano che circonda il molo di levante.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e approdi" - (Art.

93) Porti turistici.

7f.

Ubicazione: Bisceglie

Denominazione: Museo del Mare

Funzioni: Nodo principale della rete espositiva diffusa urbana con attività espositive, culturali,

multimediali, legate al mare. Portualità turistica e rigenerazione urbana

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione, anche con l’introduzione di

funzioni urbane, di accoglienza e sviluppo delle potenzialità culturali, attrattive a tema;

accessibilità veicolare e le aree di parcheggio e funzioni portuali estese alla diversificazione

della diga foranea. Politica di salvaguardia e sostenibilità ambientale nei confronti

dell’ambiente urbano (Mura Aragonesi, Castello Svevo).

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 66) "le porte dei parchi" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e

approdi" - (Art. 93) "Porti turistici" - (Art. 89, comma 1/d) "Nodi di interscambio".

7g.

Ubicazione: Trani

Denominazione: Cittadella della Giustizia

Funzioni: Polo giudiziario, riqualificazione urbana

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al

servizio della città e delle funzioni giudiziarie; accessibilità veicolare e le aree di parcheggio

e funzioni portuali estese all'area dell'avamporto. Politica di salvaguardia e sostenibilità

ambientale nei confronti dell’ambiente urbano (Castello Svevo).

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

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- NTA -

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Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) " Metrò del mare rotte e approdi" - (Art.

93, comma 4) "Porti turistici" - (Art. 52) "Aree gravemente compromesse o degradate".

7h.

Ubicazione: Margherita di Savoia (Polo specializzato turismo balneare)

Denominazione: Polo Termale

Funzioni: Polo Termale, strutture ricettive, porto turistico

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al

servizio della città e delle funzioni termali, nuova portualità e accessibilità veicolare e le

aree di parcheggio e funzioni portuali estese all'area dei bacini salanti.

Le funzioni termali si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita" (Art. nr.

64, comma 2, lettera b)

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) Metrò del mare rotte e approdi - (Art. 93)

Porti turistici - (Art. 52) "Aree gravemente compromesse o degradate".

7i.

Ubicazione: Minervino Murge

Denominazione: Diga Locone

Funzioni: Parco attrezzato per lo svolgimento di attività sportive, ricreative, culturali e didattiche

Localizzazione: localizzato

Indirizzi: Diversificazione funzionale degli usi dell'invaso Locone per finalità idropotabili, irrigue,

sportive e del tempo libero, didattico ricreative ed ospitalità (campeggi e aree sosta camper).

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 66) "Le porte dei parchi" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e

approdi" - (Art. 98) “Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC)”

7j.

Ubicazione: Barletta

Denominazione: Stazione Ospedale

Funzioni: Nuova stazione ferroviaria di Barletta Ospedale, riqualificazione urbana

Localizzazione: localizzata

Indirizzi: Realizzazione della nuova stazione con localizzazione di funzioni strategiche e di supporto

sia alla stessa stazione che al polo ospedaliero esistente con previsione di strutture di

supporto ricettivo (l’umanizzazione dell’assistenza, degenza, etc.), compresa residenza

sociale e temporanea.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera b)

Sinergie interne PTCP: Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 88) "Potenziamento della linea ferroviaria".

7.m

Ubicazione: Capoluogo tripolare

Denominazione: Polo Ospedaliero Provinciale

Funzioni: Ospedaliere - Sanitarie

Localizzazione: da localizzare

Indirizzi: Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali

interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle

presenti norme, gli interventi sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto

procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da

prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione

e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera b)

7.n

Ubicazione: Capoluogo tripolare

Denominazione: Sede unica Uffici Provinciali

Funzioni: Pubblica Amministrazione

Localizzazione: da localizzare

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- NTA -

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Indirizzi: Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali

interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle

presenti norme, gli interventi sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto

procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da

prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione

e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

7.o

Ubicazione: Trinitapoli ( a nord-ovest dell’abitato)

Denominazione: Trinitapoli – mare

Funzioni: Parco e museo archeologico degli ipogei, Centro di educazione ambientale “Casa di

Ramsar”, Riserva Naturale dello Stato - “Salina di Margherita di Savoia”, Pista ciclabile

Trinitapoli mare. L’area si identifica come sito privilegiato di accesso all’area umida delle

Saline di Margherita di Savoia, aventi finalità nell’ambito delle attività ambientali, culturali e

turistico ricreative a scala provinciale.

Localizzazione: Localizzata

Indirizzi: Messa a sistema di tutte le funzioni presenti: Museo e parco archeologico, riserva naturale,

area di sosta e di interscambio attraverso un sistema intelligente ed integrato di fruizione

dell’area e messa in campo di strategie di mitigazione e compensazione tra le attività

artigianali già presenti e quelle relative ai futuri interventi.

Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities"

(Art. nr. 64, comma 2, lettera c).

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 61) "Poli attrattori" - (Art. 66) "Le porte dei

parchi" - (Art. 98) “Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC)”.

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Allegato 7 alle Norme Tecniche di Attuazione

“AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE SOVRALOCALE”

4.a

Ubicazione: Barletta-Trani

Denominazione: Aree produttive D1 Barletta /Trani.

Funzioni: Le aree storiche localizzate sulla direttrice Barletta-Trani, definite dalle aree di previsione

urbanistica “D1”, rappresentano tuttora bacini di gravitazione extracomunale, alle prese con

problemi di riconversione/rifunzionalizzazione, nonché con rilevanti problemi d’impatto

ambientale costiero, il cui sviluppo va ripensato anche in previsione del Parco di

Ariscianne/Boccadoro, in modo tale da configurare un progetto di sviluppo territoriale

costiero Barletta-Trani, economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile.

Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Scienze della Vita",

"Smart Communities" (art.64, comma 2, lettere b, c).

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU"

4.b

Ubicazione: Bisceglie

Denominazione: Area "D industria" di Bisceglie.

Funzioni: L'area “D industria” di Bisceglie, così definita dalle previsioni urbanistiche comunali,

confinante con il nucleo del Consorzio Asi di Bari e la zona PIP di Molfetta, entrambi di

recente sviluppo, che di fatto costituiscono una macroarea di sviluppo produttivo, che pone

evidenti problemi di gestione urbanistica intercomunale.

Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood" (art.64,

comma 2, lettera a).

4.c

Ubicazione: Andria

Denominazione: Aree D3/D4/D5 di Andria

Funzioni: Le aree D3/D4/D5 di Andria, così come previste dalla pianificazione urbanistica comunale,

interessate dalla realizzazione della nuova circonvallazione di Andria e di fatto in una

posizione localizzativa di facile accessibilità extracomunale oltre che baricentrica rispetto ai

parchi agricoli multifunzionali e alla campagna profonda.

Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood", "Chimica

verde" (art.64, comma 2, lettera a).

Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 82, comma 1.d) " Potenziamento e messa in sicurezza della viabilità

extraurbana".

4.d

Ubicazione: Spinazzola

Denominazione: Area D1 di Spinazzola.

Funzioni: L’area “D1” di Spinazzola, così definita dalle previsioni urbanistiche comunali, la cui

vicinanza al nodo ferroviario degli assi Barletta-Spinazzola, Gioia del Colle-Spinazzola e

Spinazzola-Rocchetta Sant'Antonio, e al nuovo asse bradanico, che collega Melfi con

Matera, la colloca in una posizione strategica interregionale di potenziale sviluppo.

Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico

"Chimica verde", (Art. nr. 64, comma 2, lettera a)

Sinergie interne PTCP: (Art.97) "La piattaforma logistica intermodale murgiana".

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4.e

Ubicazione: San Ferdinando di Puglia

Denominazione: Area D1 di San Ferdinando di Puglia

Funzioni: L'’area “D1” di San Ferdinando che risulta sede di iniziative imprenditoriali provenienti da

Trinitapoli, che, anche in virtù dei progetti futuri di potenziamento delle infrastrutture viarie, si

colloca come bacino di insediamento produttivo sovralocale con riferimento l’intera pianura

della bassa Val d’Ofanto.

Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood" (art.64,

comma 2, lettera a).

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Allegato 8 alle Norme Tecniche di Attuazione

“SCHEDE RELATIVE AI PROGETTI STRATEGICI TERRITORIALI”

A. PST1 Capoluogo tripolare

B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale

C. PST3 Il sistema costiero

D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio

E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS

F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola

G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale

H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta

I. PST9 Rete multi-funzionale Rurale

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A. PST1 Capoluogo tripolare

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

L’identità stessa della sesta provincia pugliese si identifica sulla tripartizione del capoluogo nelle tre città di

Andria, Barletta e Trani. Pur all’interno della tutela dell’identità storiche spaziali e amministrative dei tre pol i,

emerge la necessità di dare all’idea di capoluogo “tripolare” un livello di integrazione materiale ed immateriale

basata sulla complementarietà funzionale dei tre centri; ciò evidentemente al di là degli esiti ed al ruolo di

capoluogo di provincia, ma come sistema insediativo unitario e riconoscibile per dinamiche e prospettive.

Un’area centrale e strategica della provincia, in cui si addensano circa 2/3 della popolazione provinciale e della

produzione del reddito, oltre che il maggior flusso di traffico veicolare privato e delle merci (le cui tendenze che

allo stato non si sono ancora arrestate); da più parti guardata con forte preoccupazione per il verificarsi di un

rafforzamento e addensamento di funzioni e ruoli urbani e di area vasta, preponderanti rispetto ai restanti

comuni della Provincia a cui seguono quelle di una continuità urbana. Quasi a delinearne una sorta di città

unica, diffusa, policentrica e polifunzionale, che oltre per il suo impatto negativo sulla sostenibilità degli

insediamenti urbani e sulla coesione sociale8, altera un modello insediativo, tutto pugliese, di centri compatti

all’interno di una matrice rurale del paesaggio.

Questa trasformazione, d’altro canto, riproduce una tendenza che si manifesta anche a un livello assai più

ampio, tipica di quasi tutte le aree metropolitane di dimensioni medio-grandi dei paesi sviluppati (e in parte

anche di quelli emergenti), anche se, in realtà, ogni città la esprime con modalità che dipendono anche da

variabili specifiche del contesto. Per molti aspetti, anzi, si potrebbe affermare che l’evoluzione in senso

multipolare è, nel nostro paese, un fenomeno relativamente recente, mentre da tempo è presente negli Stati

Uniti e nei contesti urbani del centro-nord europeo.

Proprio per questa ragione, tale fenomeno è oggetto di un dibattito intenso: per non ritornare troppo indietro nel

tempo – rievocando ad esempio il celebre modello dei “molti nuclei” di Harris e Ullman (1945) – si può qui

accennare al dibattito sulle relazioni tra globalizzazione economica e trasformazioni delle aree suburbane

(Muller, 1997), sulla “città di città” (Nello, 2001), sulla città-regione (cui è stato recentemente dedicato un

numero monografico dell’“International Journal of Urban and Regional Research”, con articoli, tra gli altri, di

Jonas, Warde, 2007, Mc Cann, 2007, Krueger e Savane, 2007), e agli studi sulle edge cities (Phelps, Parsons,

2003, Bontje, Burdack, 2005) e, più in generale, alle riflessioni sul rapporto tra emergenza di un’economia della

conoscenza e sviluppo della forma urbana.

Nell’ambito di questi dibattiti, molti elementi sono emersi come possibili fattori di questa tendenza al

policentrismo: la riorganizzazione del sistema produttivo (e in modo particolare delle imprese a elevato

contenuto tecnologico), l’espansione delle infrastrutture della viabilità e del trasporto collettivo, la trasformazione

dell’attività commerciale, la crescente rilevanza del turismo, del settore culturale, delle risorse per il leisure e

così via. Tuttavia la trasformazione in senso multipolare delle metropoli non può essere interpretata come una

perdita di rilevanza della città in se stessa; né, d’altro canto, deve essere confusa con il processo di dispersione

urbana e con le tendenze allo sprawl residenziale.

2. Idea forza e obiettivi specifici

Il capoluogo tripolare come luogo “nodale” per la riorganizzazione e riequilibrio delle funzioni e le polarità

territoriali provinciali. Costituiscono obiettivi specifici del PST1:

La distribuzione e la selezione spaziale di attività di elevato livello gerarchico (particolari tipi di funzioni rare).

Cioè favorire la localizzazione di funzioni rare, configurando in tal modo l’attuazione dei nodi plurali (Art. 60)

e poli attrattori (Art.61) in cui si concentrano una pluralità di attività, siano esse funzionalmente omogenee

tra loro oppure più marcatamente eterogenee.

Consolidamento della struttura urbana policentrica complementare alla salvaguardia degli spazi agrari

intermedi contro la saldatura dei tre centri e l’intensificazione del consumo di suolo9.

Miglioramento della sicurezza e razionalizzazione del traffico urbano e accessibilità urbane, attraverso

l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma, realizzazione di

parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici,

potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici).

8 La Provincia BAT s colloca al 9° posto delle Province italiane per indice di micro-criminalità nelle città 9 Costituiscono elementi prioritari: la riqualificazione idraulico-ecologica del Canale Ciappetta Camaggio (PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio); la proposta di un

nuovo ambito di tutela naturalistica (Art. 45 NTA PTCP) del tratto costiero di Barletta-Trani “Arisvianne-Boccadoro”

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3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST 1 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Comuni della BAT;

Regione Puglia (assessorati vari e ASL);

Enti gestori di infrastrutture (Ferrovie nord-barese, Rete ferroviaria italiana, ANAS, ENEL, Acquedotto

Pugliese, Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, ecc…);

Associazioni di categoria;

Associazioni sindacali.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

Promozione di una governance tra la Provincia ed i comuni capoluogo della BAT, in grado di attuare una

strategia di sviluppo di integrazione delle politiche urbane nella prospettiva di una struttura territoriale che

risponda agli obiettivi prima richiamati contro tendenze alla saldatura dei centri e di consumo di suolo.

La governance e la struttura gestionale del PST1 si baseranno su un accordo che dovrà definire, in particolare:

- Forme e strumenti di perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche

negoziali, attraverso i quali i Comuni di Andria, Barletta e Trani e gli altri enti locali interessati,

definiscono e regolano un’equilibrata distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi ai fenomen i

urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi nel tripolo.

- Forme di complementarietà delle scelte urbanistiche rispetto alle vocazioni e alle strutture territoriali

dei tre sistemi urbani;

- la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner;

- il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso;

- la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli

Uffici di Piano , soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata e coordinata di

pianificazione territoriale;

- le regole che guideranno l’attuazione del PST;

- le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

- le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

5. Modalità della swotanalysise del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia

generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST1, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swotanalysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale. I risultati del

focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alla totalità degli stakeholders

urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Tenendo conto dei nuovi processi della “società 2.0” comunque diventa centrale il ruolo della Provincia e dei

Comuni, in una delle loro funzioni: l’interfaccia con la comunità locale, che avrebbero dovuto o avranno durante

il processo di pianificazione comunale. In termini di animazione sociale, condivisione di politiche di tutela e

valorizzazione e di costruzione di processi di territorializzazione assumono un valore strategico anche le

esperienze di animazione e partecipazione attorno ad azioni catalizzanti come i concorsi di idee e workshop.

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B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Il territorio della BAT è caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di aree per insediamenti produttivi, ben

42 -frutto di scelte operate dai vari strumenti urbanistici comunali, generali e attuativi, approvati negli ultimi

decenni- che complessivamente ammontano a 4.185 ettari, pari a circa il 3% del territorio provinciale.

Tali scelte rispondono ai criteri programmatici degli ultimi decenni dello scorso secolo, i quali, a loro volta,

risalivano a un approccio di sviluppo produttivo locale fondato sull’agglomerazione di insediamenti produttivi in

specifiche aree (teoria della localizzazione).

L’affermarsi, nell’ambito della teoria della localizzazione, della teoria dei poli industriali, ha portato, in Italia, la

politica straordinaria per lo sviluppo del Mezzogiorno a sostenere negli anni ’60 del secolo scorso, la nascita

forzata di molteplici poli di sviluppo industriale (poli della chimica, della siderurgia, ecc..), con l’insediamento di

grandi imprese esterne, per lo più a partecipazione statale. A livello nazionale, tale approccio, ha portato al

formarsi di una legislazione e di una normativa intese a promuovere la diffusione sul territorio di aree attrezzate,

in particolare, attraverso piani di insediamento produttivo (PIP).

La politica straordinaria per il Mezzogiorno, letta oggi a distanza di cinquant’anni, non ha prodotto gli effetti

diffusi di sviluppo auspicati e soprattutto non ha innescato processi autonomi e autopropulsivi di sviluppo dei

territori meridionali. Laddove questi fenomeni si sono verificati, questo è generalmente avvenuto per dinamiche

autonome, dove scarso peso ha avuto l’intervento pubblico. La politica delle aree attrezzate per insediamenti

produttivi spesso ha portato alla proliferazione di una offerta di aree, per lo più spinta dalla rendita fondiaria, che

non sempre trovavano la loro motivazione in una reale domanda di aree produttive; una politica che ha trovato

ostacoli legati sia agli espropri delle aree PIP, per le questioni connesse ai prezzi di esproprio, che alla

disponibilità di risorse finanziarie pubbliche per l’infrastrutturazione, -risorse che per altro sono oggi legate alle

nuove politiche di finanza pubblica finalizzate alla riduzione del debito pubblico, secondo il piano di rientro

concordato con la Commissione europea, come pure alle nuove priorità governative di riqualificazione del suolo

insediato e di contenimento di nuove costruzioni.

La prima analisi dei distretti industriali inglesi, risalente alla fine dell’Ottocento, già mostrava con chiarezza il

naturale formarsi di agglomerazioni produttive in contesti che hanno saputo determinare le condizioni di

incubazione e di sviluppo di tali agglomerazioni.

Lo sviluppo negli ultimi decenni della disciplina della crescita economica, ha portato ad un arricchimento delle

analisi sullo sviluppo dei distretti produttivi e, più in generale, sullo sviluppo territoriale, da cui emerge che lo

sviluppo è fondamentalmente legato alle caratteristiche di vario genere del contesto territoriale (economiche,

sociali, ambientali, culturali, storiche, infrastrutturali, istituzionali, ecc…). La nuova disciplina ha mostrato,

attraverso varie analisi empiriche a livello internazionale, che il pilotaggio su un determinato territorio di imprese

esterne di grandi dimensioni, così come l’infrastrutturazione di nuclei industriali/produttivi, in cui ospitare tali

imprese, non necessariamente determinano lo sviluppo di tale territorio.

L’economia della crescita ha messo ben in evidenza l’importanza della produttività e dell’efficienza delle attività

produttive per lo sviluppo territoriale, le quali dipendono, a secondo dello spazio e del tempo, da una

molteplicità di fattori, sia di natura materiale che immateriale, sia economici che extraeconomici. Il processo di

globalizzazione che ha registrato, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, una forte accelerazione, e

l’intensificarsi delle innovazioni legate alla conoscenza, hanno infatti portato ad attribuire a fattori immateriali di

natura non esclusivamente economica una maggiore rilevanza rispetto al passato e spesso tali fattori risultano

essere più importanti dei fattori materiali di natura economica (investimenti in capitali fissi sia privati che

pubblici).

Bisogna poi considerare che l’esperienza più recente dei distretti industriali, non solo in Italia, ha messo in

evidenza che le filiere produttive tendono a riorganizzarsi non più su base esclusivamente agglomerativa locale,

ma su basi sempre più globali.

La proliferazione delle aree di insediamento produttive oggi presenti nella BAT risponde, dunque, a un

approccio che ha mostrato negli ultimi decenni tutti i suoi limiti, un approccio che aveva portato anche la

Regione Puglia a dotarsi di una propria normativa (Legge 56/80 e delibere attuative) per la quantificazione di

aree per insediamenti produttivi nell’ambito della pianificazione urbanistica generale comunale, una normativa

che nei fatti ha finito con il sostenere una crescita sensibile di tali aree, a fronte di una domanda reale molto più

contenuta.

Le analisi generali sulla problematica delle aree di insediamento produttivo e le conclusioni specifiche

riguardanti l’analisi dei dati rilevati dall’Ufficio di Piano, contenute nel quadro conoscitivo del PTCP, pongono

due questioni rilevanti:

- il tema della governance complessiva delle 42 aree, nate sulla spinta di forze localistiche, non sempre

legate a reali dinamiche della domanda di aree per insediamenti produttivi, che oggi trovano difficoltà

crescenti a essere gestite singolarmente e in una prospettiva comunale;

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- il tema della strategia di sviluppo complessiva di tali aree, che deve affrontare due problematiche

opposte, quelle riguardanti la saturazione di alcune aree e quelle riguardanti lo sviluppo delle molteplici

aree programmate a livello urbanistico ma non decollate nei fatti, e fra queste due ulteriori

problematiche, quelle relative ad aree con ulteriori potenzialità di sviluppo ma che già pongono

problemi di riconversione produttiva e quelle poco sviluppate ma con potenzialità di sviluppo, tutte

problematiche che oggi si devono confrontare con la crisi della finanza pubblica e la crescente

disoccupazione (circa 20 mila posti di lavoro persi nella BAT dallo scoppio della crisi mondiale del

2008).

2. Idea forza e obiettivi specifici

In ragione delle considerazioni su espresse, l’idea forza del PST2 è quella di promuovere una governance delle

aree produttive della BAT su base territoriale, in grado di attuare una strategia di sviluppo delle stesse fondata

su una forte attenzione alla domanda reale di tali aree, anche nella prospettiva di un marketing territoriale

attento alle dinamiche nazionali e internazionali, e su una forte attenzione al capitale territoriale nelle sue

molteplici dimensioni.

Il report socio-economico della BAT prodotto nell’ambito delle analisi conoscitive del PTCP ha fatto emergere

tre possibili scenari di sviluppo della BAT, da cui emerge che pur considerando l’ipotesi più ottimistica di un

incremento dell’occupazione complessiva e della domanda di aree produttive per occupato nella misura

corrispondente del 50%, l’attuale offerta di aree produttive risulterebbe ancora di molto sovradimensionata. In

realtà, già lo scenario più basso, che ipotizza un incremento occupazionale del 20% a parità di mq per occupato

attuali, sembra già molto ottimistico, rispetto alle tendenze recenti di crescita dell’economia e dell’occupazione.

Tali ipotesi evidenziano l’importanza di definire una strategia di sviluppo e una governance delle aree produttive

e, più in generale, del sistema economico, in grado di innovare profondamente l’attuale governance e le attuali

strategie.

Le problematiche degli insediamenti produttivi di livello locale e sovra locale della BAT, richiedono nuove

modalità di accessibilità e di dotazione infrastrutturale di servizio, la implementazione di politiche di messa in

sicurezza e risanamento ambientale per stabilimenti a rischio di incidente rilevante tenuto conto dei caratteri del

sistema ambientale e insediativo di appartenenza. Parimenti si dovranno attivare politiche attive per competere

con i problemi di dismissione e sottoutilizzo degli impianti esistenti, anche attraverso le politiche promosse dalla

programmazione di HORIZON 2020 per la creazione anche nel territorio della BAT di Knwoledge Industries

fondate sul modello della “Trilpla Elica” del rapporto Enti Territoriali, Aziende, Università-Centri di Ricerca e, più

in generale, dalle politiche connesse alla Strategia Europa 2020.

Le proposte del PTCP, per quanto riguarda le aree per attività produttive, ruotano attorno alla individuazione di

aree esistenti e pianificate dagli strumenti urbanistici vigenti, di interesse sovracomunale (Art. 74 NTA-PTCP) in

cui far convergere le azioni provinciali di gestione associata. Ciò finalizzata a razionalizzare il sistema

insediativo produttivo provinciale attraverso una strategia intercomunale che, tenendo conto dei caratteri

dell’insediamento attuale, crei le condizioni per la ripartizione degli “utili” derivanti dalla localizzazione

relativamente più accentrata dell’area produttiva.

La realizzazione di aree produttive a carattere sovracomunale – anche se, pur sempre distribuite nell’intero

territorio – appare necessaria per conseguire l’effetto di una maggiore efficienza del sistema con un minor

consumo di suolo e una minore pressione sul sistema ambientale e paesaggistico.

Al fine di superare o, quanto meno, ridurre l’interesse di ciascun Comune a promuovere nuovi insediamenti

produttivi nel proprio territorio, il PTCP propone la stipula di un accordo di programma i cui contenuti

riguarderanno:

La disciplina degli utili ed oneri attinenti alla realizzazione e gestione delle aree industriali coordinate.

La modifica degli strumenti urbanistici comunali conseguenti dalle previsioni di nuove localizzazioni

industriali e l’attuazione, di concerto con le imprese, di politiche ambientali distrettuali, di pratiche

pianificatorie secondo standard europei (EMAS), volte a migliorare la competitività e garantire uno

sviluppo sostenibile del territorio.

Le intese di trasferimento di attività produttive e incentivi volumetrici ospitate nei centri urbani e in siti

impropri in altri siti e le intese per il reinsediamento di funzioni innovative nelle aree di recupero.

La definizione dei criteri e delle priorità strategiche per l’individuazione delle APEA10

.

Il Governo della mobilità sostenibile delle merci e delle persone;

10

Il PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio costituisce uno pei più significativi riferimenti per l’individuazione di specifici livelli prestazionali della APEA (Aree

produttive D1 Barletta /Trani -4a-, Aree D3/D4/D5 di Andria -4c-).

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La specializzazione delle aree produttive per Cluster: Scienze della Vita11

; Smart Communities12

;

Agrifood13

; Chimica verde14

.

Lo studio di fattibilità per l’infrastrutturazione telematica del sistema degli insediamenti produttivi anche

in relazione alle politiche della innovazione e della infrastrutturazione logistica.

Il sistema informativo territoriale ai fini dell’espletamento di una attività di gestione associata e

coordinata delle aree e di marketing territoriale estesa anche alle aree di interesse locale (Artt. 72,73

NTA-PTCP).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST 2 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Comuni della BAT;

Regione Puglia (assessorati vari e ASL);

Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione Puglia;

Camera di Commercio di Bari;

Enti gestori di infrastrutture (Autorità Portuale del Levante, ENEL, Acquedotto Pugliese, ecc…);

Università, Politecnico ed Enti di Ricerca;

Associazioni di categoria e associazioni sindacali;

Imprese leader localizzate nelle aree produttive.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST2 si baseranno su un accordo di programma fra i partner

rilevanti indicati nel precedente punto 3.

L’aspetto più innovativo dei contenuti dell’accordo di programma, che è anche quello più importante sotto il

profilo della realizzabilità, riguarda la definizione un modello gestionale consortile delle aree produttive di

interesse sovracomunale (Art. 74 NTA-PTCP) ispirato ai principi di:

perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, per la

definizione e regolazione di un’equilibrata distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi gli esiti

delle scelte insediative specifiche;

individuazione di specificità produttive individuate sulla base delle vocazioni (naturali ed

infrastrutturali), connesse ai Cluster della ricerca ed dell’innovazione;

sostenibilità ambientale in cui le aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate

possono e devono essere intese a livello distrettuale come uno strumento che concorre al

raggiungimento dell’obiettivo della qualità ambientale del distretto e dunque all’eccellenza del

territorio15

.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

- le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

- la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner;

- il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso;

- le regole che guideranno l’attuazione del PST;

- le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

11

riguardare la cura della salute umana e la riduzione dei rischi in ambienti di lavoro, attraverso la produzione di nuovi farmaci di origine agricola e terapie assistite, elio-terapie e

termali; nuovi apparati anti-infortunistici, la realizzazione di approcci diagnostici innovativi per malattie particolarmente critiche, comunque in un'ottica di miglioramento e

allungamento della vita attiva delle persone e dei lavoratori 12

sviluppo delle più avanzate soluzioni tecnologiche applicative per consentire di realizzare modelli innovativi di risoluzione integrata per problemi sociali di scala urbana e

metropolitana, (es.: mobilità, sicurezza e monitoraggio del territorio, education, health, beni culturali e turismo, green cloud computing, energie rinnovabili e efficienza energetica,

giustizia). 13

sviluppo di conoscenze e tecnologie per la produzione di cibi più sicuri e che abbiano più elevate caratteristiche di qualità e genuinità, anche attraverso una maggiore sostenibilità

e un minor impatto ambientale nell'uso delle risorse 14

sviluppo di tecnologie di trasformazione di biomasse di seconda e terza generazione come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica verde 15 La gestione delle tematiche ambientali a scala di ambito produttivo anziché di singolo sito aziendale, consente di amplificare gli effetti di riduzione degli impatti e di miglioramento

del territorio. Il cosiddetto cluster approach (ecologia industriale) che teorizza la chiusura dei cicli di materia ed energia all’interno di un area produttiva. I parchi eco-industriali

rappresentano un’applicazione dell’ecologia industriale e il primo esempio di gestione sostenibile di aree produttive. Un’altra strategia di sostenibilità consiste nell’adozione dei

Sistemi di Gestione Ambientale a scala di area. Il Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit ha emanato una posizione per l’applicazione del Regolamento EMAS negli Ambiti Produttivi

Omogenei (APO).

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- le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale;

- le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale e gestione di

aree di insediamento produttivo.

I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alle imprese e ai

cittadini e in un incontro finale con i soggetti decisori facenti parte della partnership rilevante.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST 2 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

- migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di sviluppo delle aree produttive per

renderle più attrattive e competitive;

- migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di

sviluppo delle aree produttive, ai fini di una loro sostenibilità nel medio-lungo periodo e della loro

implementazione/rielaborazione;

- migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati delle politiche di sviluppo delle aree produttive.

Per quanto riguarda la capitalizzazione dell’esperienza il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure

operative per:

- migliorare la capacità di elaborazione/gestione delle politiche di sviluppo delle aree produttive;

- migliorare la capacità di elaborazione/gestione di programmi e progetti di sviluppo delle aree

produttive.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

- migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

- migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti per lo sviluppo delle

aree produttive.

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C. PST3 Il sistema costiero

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Nella proposizione della struttura della Rete Ecologica provinciale strutturata in una rete verde, rete blu si fa

esplicito riferimento una direttrice E-O orientata parallelamente alla linea di costa definita “Rete Blu Costiera”,

intesa come una filiera di zone umide, foci fluviali, risorgive e paesaggi della bonifica storica che possano

restituire in una loro connessione fisica e rinnovata connettività ecologica un lento e progressivo processo di

rinaturalizzazione della fascia costiera extra-urbana dei cinque centri litorali, contro processi di erosione

costiera, riduzione della bio-diversità e omologazione dei paesaggi.

2. Idea forza e obiettivi specifici

Un nuovo paesaggio litorale per la difesa degli habitat marini e costieri, per una nuova e più consapevole

fruizione del bene comune marino che si apra ad usi allargati della fascia costiera. Ai sensi della Lr 17/2006 e

delle Linee Guida del PRC i Comuni Costieri della BAT dovranno cogliere l’occasione dei PCC per costruire

nuove forme di Governance dei territori costieri. Tale obiettivo specifico dovrà declinarsi unitamente a quello

riguardante una nuova visione sistemica degli approdi e dei porti turistici (integrazione diporto-pesca-

cantieristica leggera) della BAT visti anche nella cornice del nuovo sistema di mobilità alternativa impostata

sulle vie d’acqua (metrò-mare).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST 3 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Comuni della BAT;

Regione Puglia (assessorati vari e Ufficio Demanio Maritttimo);

Enti gestori di infrastrutture (Autorità Portuale del Levante, ENEL, Acquedotto Pugliese, ecc…);

Associazioni di categoria;

Associazioni sindacali.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

Promozione di una governance dei comuni costieri della BAT, in grado di attuare una strategia di sviluppo di

integrazione delle politiche di tutela e valorizzazione della fascia costiera finalizzata alla salvaguardia degli

ultimi e limitati vuoti insediativi costieri integrando questa alle politiche della rete ecologica attivate dal Ptcp.

Tutto questo unitamente a politiche di promozione di un uso sostenibile del litorale che consenta un accesso

ampio al Bene Comune Mare.

La governance e la struttura gestionale del PST3 si baseranno su un accordo fra gli Uffici di Piano dei 5 comuni

costieri.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

Forme di integrazione dei redigendi Piani Comunali delle Coste;

la struttura gestionale del PST3 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST3 e le procedure di approvazione dello stesso;

la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli

Uffici di Piano , soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata di Coastal Zone Management;

le regole che guideranno l’attuazione del PST3;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi

che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere

realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

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5. Modalità della swotanalysise del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia

generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare lungo il sistema costiero della BAT si procederà attraverso la metodologia della swotanalysis

dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed

esperti di Coastal Zone Management. I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri

tematici allargati alla totalità degli stakeholders urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Diventa centrale la funzione degli Uffici di Piano, in una delle loro funzioni: l’interfaccia con la comunità locale,

che avrebbero dovuto o avranno durante il processo di pianificazione costiera.

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D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Il Canale Ciappetta-Camaggio, classificato dal PTA-Regione Puglia come un “corpo idrico superficiale non

significativo” (CISNS ai sensi del D.Lgs 152/06) ha una lunghezza pari a circa 25 km, si origina dalle propaggini

delle Murge nord-occidentali immediatamente a sud di Castel del Monte e sfocia nel Mare Adriatico nel

territorio di Barletta; in ampi tratti detto corso d’acqua risulta regimentato e cementato a seguito di lavori

effettuati nella prima metà del XX sec.

Il Canale è interessato dalle portate continue delle acque di scarico dell’impianto depurativo di Andria trattate

dall’Acquedotto Pugliese (Soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato) nei limiti imposti dalla Tab.4 – Allegato

5 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., acque reflue depurate che si giungono a mare sulla costa barlettana in

corrispondenza della località Falce del Viaggio. L’impianto in questione, progettato per trattare reflui civili, è

costretto spesso a ricevere portate in ingresso di tipo anomalo legate alle acque di molitura del comparto

olivicolo esistente (in particolare tra novembre e febbraio di ogni anno solare), oltre ad afflussi costanti

provenienti dal comparto caseario. Tali circostanze, sommate alle portate di fogna bianca che si riversano in

occasione di forti precipitazioni meteoriche, creano condizioni di grave sofferenza nei processi depurativi con

inevitabili riflessi nella qualità delle acque di scarico che recapitano nel Canale. Lo stesso, inoltre, diventa

spesso il corpo ricettore di scarichi abusivi di varia provenienza costituendo una delle principali emergenze

ambientali dell’intero territorio della Provincia di Barletta-Andria-Trani.

All’emergenza ambientale si aggiunge il fatto che l’impluvio/canale Ciappetta-Camaggio convoglia naturalmente

verso costa le acque di precipitazione meteorica dell’intero bacino che si origina dalle pendici di Castel del

Monte. A causa della presenza delle suddette pressioni antropiche, della non frequente manutenzione, ovvero

di ostruzioni e/o limitazioni della luce libera in corrispondenza di attraversamenti stradali che riducono

l’officiosità del canale, non di rado si verificano fenomeni di alluvionamento. Tali emergenze hanno indotto

l’Autorità di Bacino della Puglia a classificare diversi tratti del Ciappetta-Camaggio come altamente pericolosi

dal punto di vista idraulico, individuando anche zone a rischio massimo di tipo “R4” (ad es. porzioni interne al

tessuto urbano di Andria e di Barletta, l’intersezione con la S.S.170 dir. all’altezza del sovrappasso della S.S.16

bis, etc.)

L’area di foce e il tratto costiero risultano, inoltre, interessati da un degrado ambientale persistente con

fenomeni diffusi di abbandono di rifiuti e da una progressiva e rapida erosione che rischia di modificare le

caratteristiche originarie della costa restringendo ulteriormente il già esiguo spessore di spiaggia presente in

località Falce del Viaggio - Ariscianne.

Le criticità ambientali ed idrauliche sopra esposte impongono, pertanto, la progettazione e la realizzazione di

interventi improcrastinabili tesi a mitigare il rischio idraulico esistente, a restaurare le caratteristiche ecologiche

del corso d’acqua preservandone gli aspetti paesaggistici nei tratti di “lama” naturale, a implementare il

trattamento delle acque reflue industriali, incentivando al contempo il riutilizzo in agricoltura di quelle civili,

ripristinando le condizioni di legalità riguardo l’utilizzo dell’elemento acqua nel suo ciclo complessivo.

2. Idea forza e obiettivi specifici

L’idea forza e gli obiettivi specifici sono stati delineati nelle strategie individuate in sede di ATTO di AVVIO e nel

Documento Preliminare di Piano (DPP) del PTCP approvate con DGP nr 66 del 30/07/2013. In particolare,

risulta fondamentale per il Sistema ambientale Ciappetta-Camaggio realizzare una rete blu ecologica che

contempli allo stesso tempo il reticolo idrografico superficiale, le direttici sotterranee e i

comportamenti/funzionamenti della sfera pubblica e sociale in materia di acqua.

Per il Canale Ciappetta-Camaggio è necessario promuovere una Progettazione integrata sovracomunale che

preveda la riqualificazione e rinaturalizzazione del Canale attraverso interventi di mitigazione del rischio

idraulico e alleggerimento dell’impatto degli scarichi antropici. Ciò potrà avvenire attraverso:

1) l’allargamento del Canale in agro di Barletta per una lunghezza di circa 7,0 km sino alla foce in modo da

consentire il deflusso delle piene bicentenarie e la mitigazione del rischio idraulico nel tessuto urbano di

Barletta;

2) il depotenziamento della portata nel tratto urbano di Andria, mediante la realizzazione di un nuovo canale

scolmatore ad ovest dell’abitato per una lunghezza di circa 5,7 Km e l’esecuzione di un ulteriore canalizzazione

prossima al centro urbano sulla lama affluente del Ciappetta-Camaggio per una lunghezza di circa 1,7 Km, con

l’opportunità di realizzare interventi di rigenerazione urbana per il controllo e la definizione del margine stesso;

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3) interventi di rifunzionalizzazione idro-geomorfologica dell’antica “lama” nei tratti tipici del Rete Ecologica

Regionale individua nel PPTR, nell’ottica della realizzazione di un “corridoio ecologico” di connessione tra costa

ed entroterra, con la creazione di piste ciclabili e cinture vegetazionali arborate;

4) l’eventuale realizzazione di bacini di fitodepurazione sia in agro di Andria (a valle del depuratore dei reflui

civili) sia in prossimità della zona di foce in agro di Barletta al fine di incrementare l’area umida già esistente in

località Ariscianne-Falce del Viaggio;

5) la realizzazione di un impianto di depurazione per il trattamento dei reflui industriali derivanti dai comparti

olivicolo e caseario, in modo da alleggerire le portate anomale in afflusso all’impianto depurativo dei reflui civili

di Andria;

6) l’attivazione degli impianti di affinamento irrigui esistenti a margine dei depuratori dei reflui civili di Andria e

Barletta, al fine di riutilizzare le acque reflue per l’irrigazione del comprensorio esistente, riducendo il prelievo

delle acque di falda ormai fortemente compromesse dall’intrusione salina che in zona assume i valori massimi a

livello regionale;

7) l’attivazione di misure finalizzate ad attività di monitoraggio e Protezione Civile

Il PST4 sviluppa ed estende, a scala di bacino idrografico, le ipotesi di sistemazione idraulica ed ambientale già

in parte considerate nelle precedenti progettualità sviluppate nel tempo da diversi soggetti: Consorzio di

Bonifica Apulo Lucano, Comune di Andria, Provincia Bari.

Il PST 4 prevede la realizzazione di un sistema integrato di interventi di sistemazione idraulica e riassetto

ambientale articolati in tre “ambiti” spaziali e funzionali alla strategia di riassetto idraulico-morfologico: Ambito

costiero; la campagna del ristretto; la periferia ovest di Andria.

Tra l’altro Il torrente Ciappetta-Canaggio e l'area umida costiera di Ariscianne possono essere interpretate

quale sistema ecologico a “T” costa - entroterra dalle dimensioni e dalla localizzazione territoriale interclusa

all'interno del sistema insediativo capoluogo policentrico tripartito della Provincia Barletta/Andria/Trani. Questo

sistema a “T” si pone quale elemento ecologicamente significativo per l'incremento della biodiversità locale;

quale elemento di contrasto a fenomeni di fusione insediativa tra i tre centri capoluogo; aumento dell'indice di

Biopotenzialità Territoriale (BTC)1; elemento considerevole della Rete Ecologica di area vasta (azione specifica

del Piano di Azione Ambientale del PTO NBO) e della Rete Ecologica Polivalente e di quella della biodiversità

prevista dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR, 2013).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST 4 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Città di Andria e Barletta;

Regione Puglia (assessorati vari, Autorità di Bacino, ARPA);

Enti gestori di infrastrutture (Acquedotto Pugliese, ANAS, ARIF, Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia,

Ferrotranviaria S.p.A., ecc…);

Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione Puglia;

Associazioni di categoria;

Imprese leader localizzate nella realizzazione di impianti di trattamento reflui industriali.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

Promozione di una governance dei comuni capoluogo della BAT, in grado di attuare una strategia di sviluppo di

integrazione delle politiche urbane nella prospettiva di una struttura territoriale che risponda agli obiettivi prima

richiamati contro tendenze alla saldatura dei centri e di consumo di suolo.

La governance e la struttura gestionale del PST4 si baseranno su un accordo fra gli Uffici di Piano dei tre

comuni

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

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Forme di complementarietà delle scelte urbanistiche rispetto alle vocazioni e alle strutture territoriali dei tre

sistemi urbani;

la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso;

la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli

Uffici di Piano, soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata e coordinata di pianificazione

territoriale;

le regole che guideranno l’attuazione del PST;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi

che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere

realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST4, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale I risultati del

focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alla totalità degli stakeholders

urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST 4 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di riqualificazione ambientale e mitigazione

del rischio idrogeologico dei corsi d’acqua;

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di

riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico, ai fini di una loro sostenibilità nel medio-

lungo periodo e della loro implementazione/rielaborazione;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati delle politiche di riqualificazione ambientale.

Per quanto riguarda la capitalizzazione dell’esperienza il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione/gestione delle politiche di riqualificazione ambientale e mitigazione

del rischio idrogeologico;

migliorare la capacità di elaborazione/gestione di programmi e progetti di riqualificazione ambientale e

mitigazione del rischio idrogeologico su scala territoriale.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione

di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti per la riqualificazione

ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico di vaste porzione di territorio intracomunale.

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E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Il progetto riguarda l’implementazione del Sistema Ambientale e Culturale Provinciale (SAC) “Terre Diomedee -

Viaggio tra terra e mare nel giardino delle Esperidi della Puglia nord barese” (approvato con Delibera della

Giunta Provinciale n. 184 del 10.12. 2010), con le reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali:

URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza (Art. n. 49 NTA PTCP).

2. Idea forza e obiettivi specifici

Le finalità specifiche del PST5 si inseriscono nell’ambito del “Riequilibrio della capacità attrattiva dei due

principali sistemi di contesto ambientale della costa e dell’entroterra, rafforzando all’interno di questi le relazioni

tra i beni rilevanti e le altre risorse complementari” (Obiettivo 2 SAC), mediante la “Costruzione di itinerari

articolati che mettano in rete i grandi attrattori (ad es. Castel del Monte, Cattedrale di Trani, ecc.) con il

patrimonio diffuso sul territorio, archeologico (siti di Canosa, Canne della Battaglia …) ed ambientale (zona

umida di Margherita di Savoia e Trinitapoli …), assicurando un uso ottimale delle risorse e riducendo i fenomeni

di squilibrio nella fruibilità dei diversi siti” (Strategia 2.1 SAC).

L’implementazione delle URBS nel SAC si identifica come contributo del PTCP alla individuazione di “icone

guida” per la definizione delle relazioni immateriali (itinerari) tra i beni culturali ed ambientali, in grado di

riaggiornare e innovare azioni, messaggi, prodotti per l’attrattività provinciale. Il PST5 è orientato

prevalentemente a supportare processi regionali di accompagnamento delle nuove imprese culturali e creative

costruendo cluster territoriali di filiera nei settori dell’ospitalità diffusa, della mobilità lenta e sistemi di accesso

all’informazione, capaci di ispirarsi e valorizzare gli itinerari delle URBS.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST7 (Azione A) sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Partenariato istituzionali del SAC

Partenariato socio-economico del SAC

L’Organismo Decisionale del SAC;

Tavolo Tecnico del SAC;

Regione Assessorati Trasporti, Turismo;

Provincia di Bari;

Provincia di Foggia;

Provincia di Potenza.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST5 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel

precedente punto 3.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

la struttura gestionale del PST5 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST5 e le procedure di approvazione dello stesso;

le regole che guideranno l’attuazione del PST5;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST5 nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

le modalità di coinvolgimento dei privati.

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5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST5, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST5 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST5 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche culturali e dell’”industria della creatività”

(Documento Strategico della Regione Puglia 2014-2020 –bozza);

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche culturali e

dell’”industria della creatività” (Documento Strategico della Regione Puglia 2014-2020 –bozza);

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST5 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Il progetto riguarda il rilancio della linea ferroviaria Barletta-Spinazzola attraverso una suo utilizzo

multifunzionale finalizzato a renderne sostenibile la gestione.

La linea ferroviaria Barletta-Spinazzola, nata per collegare i centri dell’alta Murgia alla dorsale adriatica e al

porto di Barletta, è un’infrastruttura a binario unico non elettrificata. Il declino del trasporto merci su ferrovia,

soprattutto sulle brevi distanze, ha progressivamente circoscritto la funzione della linea al traffico di trasporto

locale. Negli ultimi anni, i crescenti costi di gestione dell’esercizio ferroviario convenzionale hanno indotto la

Regione Puglia, a fronte degli obiettivi di efficientamento imposti a livello nazionale, a ridurre progressivamente

l’offerta di servizi passeggeri, soprattutto nella tratta più interna da Canosa a Spinazzola, limitandola alle fasce

orarie di punta.

Le Amministrazioni comunali di Canosa, Minervino e Spinazzola, sui cui territori insiste la linea in questione,

hanno da sempre sostenuto con forza l’esigenza di contrastare questa tendenza tanto da manifestare la

disponibilità a ridurre il trasporto extraurbano su gomma esistente sulle medesime relazioni servite dalla ferrovia

per incrementare l’uso del treno. L’obiettivo è quello di mantenere su ferrovia la principale dorsale della rete di

trasporto pubblico locale di collegamento con le aree interne, tenuto conto anche delle maggiori garanzie di

regolarità e sicurezza durante tutta la stagione invernale rispetto all’autobus di linea.

Il progetto messo in campo dal PTCP per rilanciare la linea ferroviaria Barletta-Spinazzola si fonda su una

strategia diversificata articolata su una serie di linee di intervento tra loro complementari, elencate nei punti

seguenti e successivamente descritte:

trasferimento della linea alla Regione Puglia;

elettrificazione della linea da Barletta a Canosa per estendere i servizi del trasporto regionale

provenienti da Andria ed attualmente attestati a Barletta sino a Canosa;

introduzione di una tecnologia LRT (Light Rail Transit) con materiale rotabile diesel o bimodale diesel-

elettrico per l’esercizio Barletta-Canosa-Minervino-Spinazzola:

di trasporto pubblico locale durante i giorni feriali;

di servizi turistici durante i giorni festivi;

ripristino di servizi di trasporto merci legati alla creazione di un polo ad elevato contenuto di

innovazione nel settore della produzione da materiali da riciclo (vetro, alluminio etc.) nell’area

produttiva di Spinazzola.

2. Idea forza e obiettivi specifici

L’ipotesi di trasferimento della linea alla competenza della Regione Puglia è giustificata dal fatto che

l’infrastruttura ed è finalizzata a servire esclusivamente traffico locale e il suo inserimento nella rete regionale

agevola la creazione di un modello di esercizio perfettamente integrato con quello della linea Bari-Andria-

Barletta.

L’elettrificazione della linea da Barletta a Canosa è finalizzata a consentire il prolungamento dei servizi ferroviari

provenienti da Bari e dall’aeroporto fino a Canosa in modo da collegarla direttamente con il capoluogo regionale

e il principale approdo del traffico turistico sul territorio regionale.

Questa ipotesi è pienamente coerente con la programmazione sovraordinata in quanto la linea Barletta-

Spinazzola, toccando Canne della Battaglia, l’area archeologica di Canosa e il Parco nazionale della Murgia, è

stata individuata dal PPTR della Regione Puglia come uno degli elementi strutturanti delle principali circuitazioni

a servizio del turismo diffuso sul territorio regionale.

La visione della mobilità “dolce” proposta dal PPTR sul territorio provinciale è stata declinata dalla Provincia di

Barletta Andria Trani, da un lato con la previsione nel PTCP dell’introduzione della tecnologia LRT sull’intera

tratta da Barletta a Spinazzola adottando un materiale rotabile leggero che dovrà avere un allestimento

compatibile con le esigenze di trasporto pubblico locale e con quelle di un servizio turistico, prevedendo in

particolare la possibilità di trasporto biciclette e la dotazione di sistemi di audio-video diffusione a bordo treno e,

dall’altro, con l’ipotesi, già formulata dal Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale Provinciale (che è da

intendersi come Piano Attuativo del PTCP in tema di Trasporto Pubblico Locale) che prevede la creazione di

due linee portanti di autobus di moderna concezione (BRT) con caratteristiche analoghe a quelle del sistema

LRT che collegano, rispettivamente, Spinazzola ad Andria via Castel del Monte e Canosa a Margherita di

Savoia in modo da creare l’effetto rete necessario a garantire la piena accessibilità al territorio, requisito

indispensabile al successo del progetto di ferrovia turistica.

Il tema del trasporto delle merci rappresenta il punto di arrivo del percorso di rilancio della linea ferroviaria ed è

legato a fattori esterni che pure trovano una loro adeguata rappresentazione in altri temi trattati dal PTCP che,

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riconoscenndo la necessità di un riequilibrio del sistema insediativo e produttivo verso le aree più interne, ha

inserito l’area produttiva di Spinazzola tra quelle di rango provinciale. La posizione di quest’area, adiacente alla

stazione ferroviaria di Spinazzola che costituisce il nodo di interconnessione tra la linea Barletta-Spinazzola e la

dorsale Rocchetta S.Antonio - Gioia del Colle, è ottimale per garantire, ove necessario, un’ accessibilità su ferro

dall’intero territorio regionale prerequisito indispensabile nel caso in cui si intenda dar seguito alla previsione di

creazione di un polo produttivo di trasformazione di prodotti da riciclo a servizio dell’intero territorio regionale.

Il progetto strategico proposto dal PTCP dovrà necessariamente essere oggetto di specifico Studio di Fattibilità

attraverso cui verificare la sostenibilità tecnica ed economica, oltre che dell’assetto finale, anche delle singole

fasi di attuazione dal momento che il regime transitorio potrebbe protrarsi per periodi anche lunghi.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST6 (Azione A) sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Ferrovie nord-barese;

Rete ferroviaria italiana;

Trenitalia;

Cotrap;

Comuni Barletta, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola;

Regione Puglia, Assessorati Trasporti, Turismo, Attività produttive, Ambiente;

Provincia di Bari;

Provincia di Foggia;

Provincia di Potenza.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST6 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel

precedente punto 3.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

la struttura gestionale del PST6 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST6 e le procedure di approvazione dello stesso;

le regole che guideranno l’attuazione del PST6;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST6 nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST6, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST6 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST6 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e

processi produttivi);

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di mobilità

sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);

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migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST6 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Le riflessioni sulla Rete Ecologica alla scala di area vasta del territorio provinciale, anticipando la Rete

Ecologica Polifunzionale e della Biodiversità del PPTR, partono da una prima azione progettuale, condivisa con

le collettività locali, nell’ambito del processo di Agenda 21 locale del Patto Nord Barese Ofantino (azione nr 42

del Piano di Azione Ambientale). Tuttavia tale azione, insieme alle finalità della REB del PPTR, ha evidenziato

l’esigenza di maggiori approfondimenti in ordine al popolamento di bioindicatori specifici come le specie focali,

che risultino significative per il mantenimento degli equilibri dell’ecosistema in cui sono inserite.

La significativa presenza del sistema agro-ambientale, quale fattore prioritario intraposto fra gli ambiti di

maggiore e specifica rilevanza naturalistica della BAT, rappresenta un aspetto importante per la costruzione

delle connessioni al suolo della Rete Ecologica Provinciale. Le pressioni eserciate dalle pratiche di gestione

agricola a vantaggio dei fenomeni di frammentazione ecologica e le opportunità offerte dalla individuazione

delle colture di pregio ambientale quali ambiti per individuazione di connessione potenziali (benché ibridi),

costituiscono rispettivamente i principali approfondimenti contenuti nella parte II. dei Contenuti di Conoscenza

del presente PTCP.

Le procedure di Valutazione Ambientale Strategica dei PUG in soli due casi (Canosa e Bisceglie)16

, hanno

facilitato processi di recepimento della Rete Ecologica del Piano di Azione Ambientale del PTO NBO e delle

progettualità Strategiche del PPTR riferite alla Rete Ecologica Regionale, al Patto città/campagna, alla Rete

della mobilità lenta, alla Costa.

L’attuazione della Rete Ecologica Provinciale, attraverso interventi specifici interessa, con maggiore incidenza,

le aree “sorgenti” della REP con specifico riferimento al Parco Nazionale dell’Alta Murgia, l’area umida delle

Saline di Margherita di Savoia e del lago Salso, il fiume Ofanto. Quest’ultimo con interventi specifici di natura

ancora sperimentale, finalizzati in diversi casi, a coniugare la sicurezza idraulica e la riqualificazione funzionale

e la fruizione.

La REP, tuttavia interessa in maniera significativa quella parte di territorio provinciale della fascia costiera

(intesa in termini Europei, ovvero zone ricomprese in una fascia profonda 10 km dalla linea di costa – PPTR- e

non in termini italiani /ISTAT di comuni con un lato a mare) e dei centri interni di San Ferdinando di Puglia,

Canosa, Minervino Spinazzola, la cui maggiore estensione dei loro territori si colloca nelle aree di tradizione tra

l’altopiano della murgia e la costa. In questi ambiti la REP si declina necessariamente rispetto a contesti

evidentemente altamente ibridati ed artificializzati divenendo riferimento prioritario per le misure compensative e

mitigative di alcuni degli Assetti proposti dal PTCP: interventi negli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana

(APRU, Art. n. 57) e più in generale al “Patto Città-Campagna” e delle APPEA del PPTR; parchi agricoli

multifunzionali (Art. n. 68).

Uno degli obiettivi definiti all’interno della Strategia Europea per la Biodiversità è “preservare e valorizzare gli

ecosistemi e i relativi servizi mediante l’infrastruttura verde e il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi

degradati”. Circa il 30% del territorio europeo è, infatti, moderatamente o fortemente frammentato a causa dello

sprawl urbano, dell’infrastrutturazione e del cambiamento d’uso del suolo; è necessario dunque promuovere

progetti di infrastrutturazione verde riducendo la frammentazione delle aree naturali e semi-naturali e

migliorando la funzionalità di tali spazi all’interno del territorio rurale. La realizzazione di un’infrastruttura verde,

definita come “una rete di aree naturali e seminaturali, elementi e spazi verdi in aree rurali e urbane, terrestri,

costiere e marine” (Naumann, 2011a)17

, consente di migliorare lo stato di salute e la resilienza dell’ecosistema

aumentando la biodiversità, la fornitura di servizi ecosistemici e gli effetti positivi di mitigazione e adattamento

rispetto al cambiamento climatico.

All’interno della Strategia Europea per la Biodiversità le infrastrutture verdi delle Rete Ecologiche giocano un

ruolo di primo piano nella protezione degli ecosistemi e dei servizi ecosistemici, presupposto fondamentale per

il benessere socio-economico degli esseri umani. In tale contesto l’agricoltura e le aree di frangia urbana

possono rappresentare un campo di indagine privilegiato per il duplice rapporto che instaura con gli ecosistemi

naturali in termini di domanda e offerta di servizi ecosistemici. La multifunzionalità riconosciuta all’attività

agricola, ma che si estende anche alle funzioni urbane, può esplicarsi in termini di miglioramento della

connettività e accessibilità territoriale attraverso la creazione di una “rete ecologica minore” in grado di garantire

il mantenimento degli habitat, la tutela delle specie animali e vegetali e il presidio del territorio sempre più

16 Indice di “recepimento della Rete Ecologica nella pianificazione ordinaria” (ISPRA) – VAS PTCP/BAT 17 Naumann S., Davis M., Kaphengst T., Pieterse M., Rayment M., Design, implementation and cost elements of Green Infrastructure projects, Final report, Brussels: European

Commission (2011a).

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soggetto a pressioni esterne di varia natura (cambiamento climatico, dissesto idrogeologico, espansione

urbana, ecc.), spingendosi a scale del progetto urbano e di paesaggio.

Il fiume Ofanto, costituisce, nell’ambito della Rete Ecologica Regionale (PPTR) ed in quella alla scala

provinciale del PTCP, una invariante spaziale per le quali e sulle quali si confrontano le azioni a favore del

potenziamento delle valenze corridoio e condotto della naturalità, rispettivamente nel senso delle funzioni di

connessione alla scala interregionale del bacino idrografico e quella di sorgente della naturalità alla scale locali.

Ciò conferisce alla Rete Ecologica la necessità di uno sguardo di coerenza rispetto alla scala interprovinciale ed

il contributo di ciascun strumento di pianificazione provinciale (Foggia, Potenza, Avellino) rispetto al sistema

ambientale di riferimento (bioregione).

Il percorso avviato con il seminario “L’asse Sele-Ofantino fra i Corridoi Europei I e VIII per il documento

strategico del Mezzogiorno 2007/2013” tenutosi a Lavello (PZ) il 15 novembre 2005, è poi proseguito in più

momenti (Foggia 2005, Nocera Inferiore 2006) fino al Documento di Melfi 2009 per il Patto Val d’Ofanto

sottolinea la necessità di un’integrazione, esprimibile attraverso le ricuciture, tra le politiche

interregionali/provinciali, localizzate lungo le valli interne e le piane costiere e comunque nelle aree a maggiore

complessità. Le riflessioni scaturite, hanno evidenziato:

il concetto di intreccio tra le reti economiche, Reti Ecologiche (RE) e le reti istituzionali per di trame

concettuali/immateriali e progettuali/materiali;

l’imprescindibilità della pratica programmatica da quella pianificatoria;

l’aggancio/sinergia con la Programmazione Strategica Nazionale, del Mezzogiorno e Regionale (Dsn,

Dsm, Dsr 2007/2013) attraverso le ricuciture tra le politiche interregionali/provinciali, localizzate lungo

le aree di frontiera territoriale e comunque nelle aree a maggiore complessità;

il rilancio di una credibile pianificazione ordinaria delle province, intimamente legate al governo dei

tracciati infrastrutturali della mobilità e della naturalità;

la necessità di supportare i processi di piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) nella

dimensione interna, per il rispetto dei sistemi ambientali sovraordinati e nella dimensione esterna, per

la costruzione di quadri cognitivi alle scale interregionali della programmazione. Ovvero una capacità

del Ptcp di rispondere ad una esigenza di governance multilivello;

l’imprescindibilità dei temi della mobilità e della naturalità, dovuta alle pressioni esercitate dalla prima

sui sistemi ambientali, da cui la necessità di azioni per il superamento dei fattori di frammentazione

paesistica;

il reticolo idrografico assunto a ruolo di armatura per l’insediamento della naturalità.

2. Idea forza e obiettivi specifici

La multifunzionalità e la multiscalarità della Rete Ecologica costituiscono gli aspetti più innovatiti e recenti a cui

si sono ispirati i due schemi di RE alla scala di area vasta e quella regionale del PPTR , unitamente alla REP

del PTCP/BAT.

Funzionalità ambientale: la creazione o il ripristino di elementi naturali sul territorio, opportunamente progettati,

permette di riattivare processi ecologici fortemente alterati, adempiendo a molteplici funzioni (es. prevenzione

del rischio idrogeologico, creazione di habitat e corridoi ecologici, miglioramento di microclimi, fitodepurazione,

produzione di biocombustibili, riduzione dell’erosione e mantenimento della fertilità dei suoli ecc.);

Funzionalità economica: la realizzazione della rete ecologica è un’opportunità per l’ottimizzazione delle sinergie

fra territorio, ambiente e produzione che, superato il concetto di “ecocompatibilità”, deve adottare quello di

“autosostenibilità”. A tale scopo la rete promuove le attività agricole, commerciali, industriali e terziarie che

valorizzino il patrimonio territoriale e ambientale. I criteri ricercati devono favorire la formazione di filiere

produttive complesse, intersettoriali, in grado di produrre sistemi economici a base locale di tipo “distrettuale”,

ricostruendo le sinergie interrotte. La Rete Ecologica Provinciale nell’accezione di progetto che nella sua

interezza non si misura con interventi mitigativi e/o compensativi ex post, ma che dai servizi ecosistemici per la

lotta ai cambiamenti climatici, ne è ispirato: ovvero la creazione di nuovi ambiti di naturalità a finalità multiple. In

questo modo si può garantire una tutela di lungo periodo della varietà genetica e delle risorse naturali in genere,

riducendo nel contempo l’impatto delle attività produttive.

Funzionalità sociale: il coinvolgimento della cittadinanza tutta, ognuno con il proprio ruolo, nel processo di

realizzazione della rete ecologica consente “un elevato livello di integrazione degli interessi degli attori deboli

nel sistema decisionale locale (equità sociale e di genere)”, prerogativa, questa, per una sostenibilità sociale

(Magnaghi, 2000).

Il Patto della Val d’Ofanto segna tappe ed azioni per la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro

Interregionale. Il Patto Val d’Ofanto, assume i valori e le caratteristiche di un “Contratto di fiume”, in base alle

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previsioni della direttiva comunitaria quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE). Il contratto di fiume si identifica

come un insieme di impegni dichiarati e stipulati tra soggetti significativi e rispetto ad alcune azioni specifiche

tra cui la Rete Ecologica Multifunzionale (REM) quale fattore di premialità nella programmazione negoziata del

PO FESR e PSR.

Il PST7 si caratterizza per una azione biunivoca rivolta ai due aspetti della multifuzionalità e nulti-scala della

Rete Ecologica, attraverso azioni specifiche:

“Azione A”

Promozione, supporto e attuazione della Rete Ecologica multifuzionale, partendo dai punti in cui la REP

intercetta lo Schema di Assetto del PTCP.

Nell’ottica di quadro generale di coordinamento orizzontale (intersettoriale provinciale) le attività previste dal

PST7 sono intese ad integrazione con le azioni specifiche previste dal “Piano provinciale di Attuazione degli

interventi previsti dal Programma Regionale per la tutela dell’Ambiente” (approvato con Del. Di Giunta

Provinciale n. 55 del 29.11.2012).

Costituiscono attività di interesse prioritario del presente PST7:

Modellizzazione / validazione della Rete Ecologica Provinciale

L’osservatorio provinciale sulla BTC per la definizione delle ricadute riferite alle iniziative di

rinaturalizzazione diffusa.

Linee Guida per la progettazione di interventi di trasformazione ammissibili in aree della Rete

Ecologica Provinciale e degli interventi di valorizzazione delle valenze ambientali e paesaggistiche

provinciali

Reti Ecologiche Urbane;

Gestione forestale attiva e pianificazione forestale aziendale per l’aumento della produzione di

bioenergie rinnovabili;

Forestazione e gestione forestale attiva volte a preservare la funzionalità del suolo, prevenire l’erosine

dei versanti e razionalizzazione di privilegi irrigui;

Forestazione e gestione forestale attiva finalizzate alla riduzione di azoto e al sequestro di carbonio;

Fasce Tampone Boscate;

Bacini di accumulo di piccola-media dimensione per scopi irrigui e del tempo libero;

Impianti di fitodepurazione;

Patiche di agricoltura e acquacultura biologiche.

“Azione B”

Elaborazione, validazione, partecipazione, recepimento della Rete ecologica alla scala bioregionale18

nell’ambito del contratto di fiume “Patto Val d’Ofanto” (progetto integrato PPTR “Patto per la bioregione e il

Contratto di fiume”). Definizione di un tavolo tecnico interprovinciale composto dai responsabili degli Uffici della

Pianificazione di Coordinamento Provinciale delle Provincie di Avellino, Potenza, Foggia, Barletta-Andria-Trani.

Il tavolo avrà compiti di elaborazione dello schema di rete Ecologica interprovinciale attraverso la condivisione

di approcci e metodi nella realizzazione delle Reti Ecologiche alla scala di area vasta nella Pianificazione

Provinciale (Foggia, Potenza, Avellino).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST7 (Azione A) sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

GAL Murgia più;

GAL Daunofantino;

GAL Pontelama;

18

L’approccio bioregionale, intendendo il bacino idrografico come sistema territoriale di riferimento, costituisce la condizione originaria di sostenibilità ambientale: all’interno del

quale misurare e valutare gli impatti e l’efficacia delle misure mitigative delle azioni legate alle politiche di sviluppo; un sistema intermedio tra quello globale e contesti locali. il Patto

Val d’Ofanto costituisce lo scenario strategico di riferimento unitario, rispetto al quale orientare gli impegni e le azioni dei soggetti pubblici e privati; essi muovono da scale di

riferimento diverse e convergono rispetto ad una visione comune. Gli impegni sono regolati attraverso specifici protocolli di intesa in cui i soggetti sottoscri ttori, nel riconoscere lo

scenario strategico di riferimento, definiranno azioni, progetti e impegni consequenziali. I protocolli di intesa specifici in esso compresi, assumono i valori e le caratteristiche di un

contratto di fiume, in base alle previsioni della direttiva comunitaria quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE). Ovvero nel l'accezione di contratto di fiume inteso come processo di

sviluppo locale secondo l'approccio bioregionale in territori interessati da fiumi (A. Magnaghi).

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GAL Città del Castel del Monte;

Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia;

Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;

Comune di Trinitapoli (Comune Capofila Piano di gestione SIC ….);

Autorità di Bacino della Puglia;

Comuni della BAT;

Regione Puglia;

ISPRA;

Associazioni di categoria;

Associazioni sindacali;

Imprese leader di settore;

Consorzio di Bonifica della Capitanata di Foggia;

Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia;

Acquedotto Pugliese.

I partner rilevanti del PST7 (Azione B) sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Regione Puglia;

Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;

Provincia di Foggia;

Provincia di Potenza;

Provincia di Avellino.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST7 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel

precedente punto 3.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

la struttura gestionale del PST7 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST7 e le procedure di approvazione dello stesso;

le regole che guideranno l’attuazione del PST7;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST7 nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST7, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di cambiamenti climatici, naturalità

diffusa e pianificazione territoriale.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST7 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST7 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

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migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche a favore della naturalità diffusa e

cambiamenti climatici;

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di

sviluppo della naturalità diffusa e deframmentazione ecologica;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST7 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Il porto di Barletta, con oltre 1.000.000 di tonnellate di merci trasportate, costituisce una risorsa importante per

l’economia provinciale. Si tratta di un traffico merci sostanzialmente legato all’economia provinciale che è quindi

legato all’intermodalità mare-strada. Attualmente le principali criticità da risolvere riguardano:

il ripristino di un’adeguata profondità dei fondali in modo da permettere l’attracco di navi fino a 12.000

tonnellate (rispetto alle 4.000 tonnellate attuali) che costituiscono un traguardo di tutto rispetto in

termini assoluti e comunque il massimo consentito dal bacino di evoluzione interno;

la realizzazione di una viabilità dedicata di collegamento tra il porto e la rete stradale extraurbano

minimizzando le interferenze in campo urbano;

la connessione alle reti “lunghe” adriatiche.

2. Idea forza e obiettivi specifici

Il PST8 persegue la realizzazione di un sistema integrato di azioni che favorisca il sistema di relazioni materiali

e movimento merci, in regime di sicurezza, tra il molo di ponente del porto commerciale di Barletta e le reti

lunghe costituite dalla viabilità su gomma e ferroviaria; ciò al fine di massimizzare l’integrazione evitando

duplicazioni e consentendo allo stesso tempo di valorizzare e migliorare la competitività del sistema produttivo

locale.

L’indirizzo formulato in sede di PST è la ricerca di una soluzione che possibilmente integri le esigenze di

movimentazione delle merci pericolose con il conferimento al porto dei prodotti del cementificio che costituisce

un’altra componente di un certo rilievo del traffico in partenza mediante l’l’adeguamento dello svincolo tra la

SS.16 e via Andria, con la viabilità principale extraurbana. La direttrice verso via Andria consente il

collegamento con le aree industriali retro-costiere esistenti che debbono costituire la prima risorsa i termini di

attrezzature retroportuali. La vicinanza all’area che il PUMAV aveva individuato per la creazione di un’eventuale

piastra intermodale Ferro-Gomma raccordata alla rete di ferrovie Nord Barese lascia aperta la possibilità, ove le

condizioni di traffico dovessero richiederlo, all’attivazione di questa tipologia di offerta che tuttavia non

costituisce ad oggi la priorità d’intervento.

Questa soluzione per l’accessibilità stradale al porto consentirebbe di cogliere una serie di benefici di seguito

brevemente richiamati:

scaricare dal traffico pesante il lungomare nord che è sempre più frequentato nel periodo estivo grazie

agli interventi di riqualificazione realizzati dall’Amministrazione comunale;

ridurre l’impatto del traffico pesante sulla rete urbana;

minimizzare l’impatto sul fronte-mare in corrispondenza del Centro Storico tenuto conto dello

sfalsamento di quota esistente tra il Castello e il piano stradale a livello delle banchine portuali che è

tale da consentire la realizzazione di una galleria artificiale coperta nel primo tratto in modo da dare

continuità pedonale ad un eventuale percorso che dall’area del Castello degradasse verso il porto

nell’area in cui è prevista la realizzazione dell’approdo turistico19

.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST8 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Regione Puglia Assessorati Trasporti, Turismo, Attività produttive;

Autorità portuale del Levante

Comuni di Barletta, Andria;

Ferrovie nord-barese;

Rete ferroviaria italiana;

ANAS;

Buzzi Unicem S.p.A..

19

“PIANO AMBASZ” Piano di riqualificazione per il fronte mare del Comune della Città di Barletta. Proposta di un piano di sviluppo territoriale per il litorale della città (Emilio Ambasz

& Associates, Delibera di C.C. nr. 42 del 05.06.2000

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4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST8 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel

precedente punto 3.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

la struttura gestionale del PST8 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST8 e le procedure di approvazione dello stesso;

le regole che guideranno l’attuazione del PST8;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST8 nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici

Ai fini della definizione della strategia generale del PST8, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST8 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST8 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e

processi produttivi);

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di mobilità

sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST8 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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I. PST9 Rete multi-funzionale Rurale

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare

Alla fine dell’anno 2013, è stato pubblicato il Regolamento UE n.1305/2013 del Parlamento Europeo e del

Consiglio sul sostegno rurale da parte del FEASR che evidenzia, al fine di garantire lo sviluppo sostenibile delle

zone rurali, la necessità di concentrarsi su un numero limitato di obiettivi essenziali, concernenti il trasferimento

di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali, potenziare in tutte le regioni la

redditività delle aziende agricole e la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme e promuovere tecnologie

innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste, l'organizzazione della filiera

agroalimentare, compresa la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli, il benessere degli

animali, la gestione dei rischi inerenti all'agricoltura, la salvaguardia, il ripristino e la valorizzazione degli

ecosistemi connessi all'agricoltura e alle foreste, la promozione dell'uso efficiente delle risorse e il passaggio a

un'economia a basse emissioni di carbonio nel settore agroalimentare e forestale, nonché l'inclusione sociale,

la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali. In questo contesto è opportuno tener conto

della varietà di situazioni cui sono confrontate le zone rurali con caratteristiche diverse o con differenti categorie

di potenziali beneficiari, nonché di obiettivi trasversali quali l'innovazione, l'ambiente, nonché la mitigazione dei

cambiamenti climatici e l'adattamento ad essi. La mitigazione dei cambiamenti climatici dovrebbe consistere sia

nel limitare le emissioni di carbonio nel settore agricolo e forestale, provenienti principalmente da fonti come

l'allevamento zootecnico e l'uso di fertilizzanti, sia nel salvaguardare i depositi di carbonio e potenziare il

sequestro del carbonio in relazione all'uso del suolo, nel cambiamento della destinazione d'uso del suolo e nella

silvicoltura. La priorità dell'Unione concernente il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore

agricolo e forestale e nelle zone rurali dovrebbe applicarsi trasversalmente alle altre priorità dell'Unione in

materia di sviluppo rurale.

Nel Regolamento suddetto si tiene in debita considerazione il contrasto al consumo del suolo che è collegato

all’impermeabilizzazione delle superfici agricole e naturali, in parte dovuta all’espansione delle aree urbane.

L’impermeabilizzazione del suolo agricolo è causa di riduzione della biodiversità, di cambiamenti climatici, di

dissesto idrogeologico, di desertificazione, di siccità, di impoverimento dei suoli, di mancato soddisfacimento dei

consumi alimentari, ecc.

La Regione Puglia – Assessorato alle Risorse Agroalimentari - ha elaborato, negli ultimi mesi, un documento

“Analisi di contesto” preliminare alla elaborazione del prossimo Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-

2020. L’Analisi di contesto contiene un’indagine sull’agricoltura e sui territori rurali della regione inquadrati nel

contesto socioeconomico.

Il documento regionale parte dal presupposto che il Consiglio Europeo – nel mese di giugno 2010 – ha

delineato la strategia per rilanciare l’economia dell’Unione Europea nel prossimo decennio, più nota come

“Europa 2020”, e, in un contesto socioeconomico in continua evoluzione, vuole rilanciare l’economia colmando

le lacune del modello di crescita esistente per creare le condizioni per un diverso tipo di sviluppo economico

che sappia essere “più intelligente, sostenibile e solidale”.

Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati entro il 2020, l’Unione Europea ne ha individuati cinque di un certo

rilievo che, in linea generale, sono volti:

- all’occupazione (ossia all’innalzamento al 75% del tasso di occupazione, per la fascia compresa tra i

20 e i 64 anni);

- alla Ricerca e Sviluppo (ossia all’aumento degli investimenti in R&S al 3% del PIL dell’UE);

- ai cambiamenti climatici e sostenibilità energetica (ossia riduzione delle emissioni di gas serra del 20-

30% rispetto al 1990, il 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili, e aumento del 20%

dell’efficienza energetica);

- all’istruzione (ossia alla riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10%, e

all’aumento del 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria);

- alla lotta alla povertà e all’emarginazione (ossia almeno 20 milioni di persone in meno a rischio o in

situazioni di povertà ed emarginazione).

Il documento regionale ribadisce l’importante ruolo della multifunzionalità dell’ azienda agricola e, quindi, la

constatazione che le attività di diversificazione delle attività produttive agricole rappresentano sicuramente una

strategia fondamentale per le imprese agricole per integrare i livelli di reddito e, in una scala più ampia, per

arginare i fenomeni di abbandono delle zone rurali. Di qui il ruolo di grande importanza, sviluppatosi in maniera

sensibile in Puglia, assunto dall’attività agrituristica, ma anche dalle masserie didattiche e sociali, dei boschi

didattici, degli agri campeggi, del cicloturismo, degli alberghi diffusi, degli itinerari naturalistici ed

enogastronomici, dei centri di informazione e accoglienza turistica, dell’agri-artigianato.

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Sta di fatto, però, che tale opportunità di diversificazione dell’attività agricola, e quindi opportunità di

integrazione di reddito, possa essere accolta non solo nelle aree GAL ma anche in aree al di fuori di quelle

“GAL”.

Il richiamato documento regionale in esame ricorda che diverse sono state le esperienze in Puglia

sull’attivazione del potenziale di sviluppo locale, e tra queste cita i Gruppi di Azione Locale, cioè i GAL,

esperienza attuata in ambito agricolo. I relativi Piani di Sviluppo Locale (PSL) raggruppano, intorno alla

caratteristica principale agricola, le azioni di promozione del turismo rurale, di valorizzazione in loco e di

commercializzazione dei prodotti agricoli, silvicoli e della pesca, di tutela e di miglioramento dell’ambiente e

delle condizioni di vita, di sostegno all’artigianato, alle piccole imprese, alla creazione di servizi zonali, di

rivalutazione dell’identità e della cultura locale, della formazione professionale.

Su questa logica sono stati costituiti in Regione ben 25 GAL, di cui quattro nella solo BAT, che coinvolgono circa

3 milioni di cittadini pugliesi, circa il 70% della popolazione residente in regione e circa 17 mila Kmq di territorio

regionale pari all’ 89% dello stesso.

Se si potesse ridurre il numero di GAL nella programmazione 2014-2020, si potrebbe fare interagire alcuni di

essi, particolarmente posizionati, con i Gruppi di Azione Costiera (GAC), anche in considerazione alla assenza

dei primi per il Comune di Barletta (GAL).

L’agricoltore è “sentinella o custode” del territorio contro il degrado che porta al dissesto idrogeologico, a

incendi, all’abbandono di rifiuti tossici, ad atti vandalici e furti contro il patrimonio immobiliare rurale e le

produzioni in campo, ecc. Il lento e continuo processo di spopolamento delle campagne e l’esodo verso le città

sono iniziati diversi decenni fa e continua ancora nei giorni nostri Per contrastare la riduzione della presenza

umana nel territorio rurale, si ritiene strategico favorire la permanenza della popolazione negli insediamenti

rurali esistenti (borghi rurali, contrade, masserie, …) sparsi nella campagna profonda. Il suddetto obiettivo si

potrebbe conseguire attraverso il miglioramento delle infrastrutture (collegamenti stradali, servizi pubblici di

trasporto, banda larga, asili e scuole, parchi giochi, centri sportivi, …), gli interventi di restauro e manutenzione

del patrimonio immobiliare pubblico e privato, anche di edilizia rurale sparsa, che abbiano un particolare e

comprovato interesse artistico, storico e archeologico, paesaggistico, scientifico, ecc. La strategia di

“alleggerire” la fascia costiera dall’alta densità abitativa, e, quindi, dall’intasamento e sovra sfruttamento delle

vie e dei mezzi di trasporto pubblici, soprattutto nell’area prossimità alla costa, si concilia con l’idea di rivalutare

e valorizzare i borghi rurali sparsi sul territorio agricolo provinciale. Infatti, questi ultimi diventerebbero il punto

focale per il ripopolamento delle campagne, per la vivibilità delle famiglie contadine, per il riavvicinamento della

popolazione urbana verso la natura, per l’attrazione dei turisti di passaggio. Questa strategia si sposa con il

Patto Città-Campagna del PPTR (Campagna abitata, Parchi agricoli multifunzionali). Le contrade o borghi rurali

più significativi sono Montegrosso (vocazione agricola), Castel del Monte (vocazione turistica), Loconia

(vocazione agricola), Montaltino (vocazione agricola e ricreativa), Lamalunga (vocazione agricola), Santa

Chiara (vocazione agricola), San Samuele di Cafiero (vocazione agricola e archeologica), ecc.

L’analisi dei fabbisogni di intervento del nuovo Programma di Sviluppo Regione 2014-2020 della Puglia, delinea

una tendenza alla diversificazione delle attività agricole, nonché il recupero dei Borghi rurali, che si inquadrano

nella seguente Priorità:

Priorità 6 - Adoperarsi all’inclusione sociale, riduzione della povertà e sviluppo economico delle zone

rurali. – Focus Area A Favorire la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di piccole imprese nonché

dell’occupazione – Focus Area B Stimolare lo sviluppo locale delle zone rurali – Focua Area c

promuovere l’accessibilità, l’uso e la qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione

(TIC) nelle zone rurali.

Più recentemente, a seguito della Comunicazione della Commissione europea del 10 maggio 2012, è stato

avviato un partenariato europeo di innovazione (EIP European Innovation Partnership) sull’acqua con lo scopo

di accelerare l’adozione di progetti e soluzioni tecnologiche avanzate per la tutela e la gestione delle risorse

idriche in Europa.

L’analisi dei fabbisogni di intervento per il PSR 2014-2020 pubblicata dalla Regione Puglia negli ultimi mesi

fanno emergere l’importanza del riuso delle acque reflue raffinate come nelle suddette priorità:

Priorità 4 del PSR: Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla

silvicoltura - Focus Area B Migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti

e dei pesticidi.

L’analisi swot ha evidenziato l’esistenza di una significativa disponibilità di risorse idriche non

convenzionali (ad es. Acque reflue raffinate), unitamente alla propensione al loro utilizzo. I fenomeni,

però, vanno letti alla luce di un non razionale utilizzo della risorsa idrica e dell’inadeguatezza della rete

di distribuzione. Il conseguente fabbisogno di intervento è: Razionalizzare l’uso della risorsa idrica,

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monitorare continuamente i livelli idrici dei bacini esistenti, degli andamenti climatici e ricorrere a

modelli previsionali e gestionali informatizzati, con il fine anche di incrementare e migliorare l’utilizzo

delle risorse idriche non convenzionali funzionalmente al rispetto della salubrità e sicurezza

dell’ambiente pedologico e dei prodotti stessi.

Priorità 5 del PSR: Incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse

emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale - Focus area A

Rendere più efficiente l'uso dell'acqua nell'agricoltura.

L’evidenziata carenza della risorsa idrica che caratterizza la Puglia, la competizione d’uso a fini

industriali e civili, l’importanza della disponibilità di acqua e del suo costo per la capacità di competere

dell’agricoltura regionale rende fondamentale una razionalizzazione dell’uso delle risorse idriche. Il

conseguente fabbisogno di intervento è: Ammodernare le attrezzature e le tecnologie irrigue, agevolare

la riconversione produttiva verso cultivar a ridotto fabbisogno idrico secondo le compatibilità territoriali.

La Regione Puglia ha approvato il piano di gestione irriguo, nel rispetto dei principi del riparto costituzionale tra

Stato e regioni, pertanto, con apposita legge di riordino, disciplina la gestione delle risorse idriche, allo scopo di

assicurare la razionalizzazione e perseguire, ove conforme all’ordinamento, l’obiettivo di unificare la gestione

della risorsa idrica, nonché di dare uniformità e migliorare la qualità dei servizi sull’intero territorio pugliese. La

Regione Puglia con la L.R. n. 45 del 30 dicembre 2013 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione

2014 e bilancio pluriennale 2014-2016 della Regione Puglia” ha nell’Art. 43 disposto delle Assegnazioni

finanziarie in materia di acque reflue raffinate per la realizzazione delle opere idrauliche necessarie al

completamento di iniziative sperimentali già avviate, finalizzate al riuso delle acque reflue affinate attraverso la

forma giuridica del consorzio tra utilizzatori.

I suddetti indirizzi programmatici e gli ultimi atti legislativi, così come, i fabbisogni di intervento del PSR 2014-

2020 regionale ben evidenziano l’opportunità e l’importanza di un Progetto Strategico Territoriale sull’uso irriguo

in agricoltura delle acque reflue raffinate.

Il riuso delle acque reflue depurate può rappresentare, nella misura della sua diffusione, un importante

espediente tecnico-gestionale per migliorare l’impatto degli scarichi urbani sui corpi idrici, operando così una

trasposizione concettuale, oltre che di fatto, degli scarichi depurati da pressione potenziale a risorsa. Il riuso

delle acque reflue depurate d’origine urbana, se inserito all’interno di un modello gestionale più attento alla

valorizzazione dell’acqua, può contribuire a ridurre l’impatto dei grandi centri urbani sui corpi idrici e al

contempo, in funzione col livello del trattamento adottato, rendere disponibili acque di qualità idonee con

differenti tipologie di utilizzo (ISPRA, 201320

) Focus su acque e ambiente urbano, IX Rapporto edizione 2013).

Questa può essere un’occasione importante per reimpostare totalmente il rapporto tra acqua e città

riconoscendo, in un ottica olistica e multidisciplinare, tutte le numerose interconnessioni tra l’uso della risorsa

idrica, la sicurezza del territorio e l’uso sostenibile ed intelligente delle risorse acqua e suolo.

Il vantaggio del riutilizzo risiede nella possibilità di garantire un approvvigionamento idrico, almeno per gli usi

per i quali non sono richieste acque di qualità elevata, a costi relativamente contenuti, contribuendo da una

parte ad alleggerire la pressione quali-quantitativa sulle risorse idriche di pregio e dall’altra a favorire la

conservazione e il rinnovamento delle medesime nel medio-lungo periodo. Il costo elevato associato al riutilizzo

delle acque reflue depurate è uno degli argomenti utilizzati dai detrattori di questa importantissima pratica

gestionale. Accade spesso, infatti, che i benefici, anche economici, del riutilizzo siano nascosti da analisi

economiche semplificate che non considerano tutti i costi ambientali o le esternalità degli usi dell’acqua. La

corretta contabilizzazione dei costi associati a un determinato uso, incluse le esternalità ambientali, diventa

quindi un passo importante perché unico strumento di valutazione dei costi effettivi. Attualmente le tariffe

dell’acqua non riflettono nel loro costo il valore reale dell’acqua e, per il futuro, è opportuno che esse siano

determinate valutando anche le esternalità sociali, economiche e ambientali dell’uso e dando il giusto peso al

valore (non esclusivamente economico) di avere sistemi idrici in salute e rigenerabili nel lungo periodo.

I benefici ambientali del riuso possono essere ricapitolati come segue:

riduzione degli scarichi nei corpi idrici;

riduzione dei prelievi dagli ecosistemi idrici;

maggiore disponibilità di sorgenti idriche distribuite sul territorio;

limitazione dell’uso di acque potabili per scopi che non richiedono standard qualitativi elevati.

20 ISPRA, Focus su acque e ambiente urbano, IX Rapporto edizione 2013, Roma, ISBN 978-88-448-0622-4).

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Il riutilizzo delle acque reflue in Italia è disciplinato dal Decreto del 12 giugno 2003, n. 185 che stabilisce le

norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane e industriali attraverso la

regolamentazione delle destinazioni d’uso e dei relativi requisiti di qualità. Il Decreto indica tre possibilità di

riutilizzo delle acque recuperate:

in campo agricolo per l’irrigazione;

in campo civile per il lavaggio delle strade;

l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per l’alimentazione delle reti duali di

adduzione; in campo industriale per la disponibilità dell’acqua antincendio e di lavaggi dei cicli termici.

L’agricoltura è oggi il settore produttivo che più frequentemente fa ricorso alla risorsa acqua, in quanto soggetto

in maniera significativa agli effetti della carenza idrica.

Annualmente nella regione Puglia, si consumano circa 1.500 Mm3 di acqua - 546 ad uso potabile, 812 ad uso

irriguo e 142 ad uso industriale – provenienti per il 55% da acque di falda regionali, per l’11% da sorgenti quasi

totalmente provenienti dalle fonti del Sele in Campania, e per il rimanente 34% da acque superficiali derivate

prevalentemente dagli invasi della Basilicata (Pertusillo, Montecotugno, San Giuliano) e dall’invaso di Occhito

ubicato al confine con il Molise.

Il settore agricolo pugliese assorbe circa il 55% dei consumi complessivi di risorse idriche regionali, per un

ammontare complessivo di oltre 800 Mm3. L’impiego della risorsa irrigua nell’agricoltura della provincia della

BAT, si estende su circa 45.500 ha e su un totale di oltre 15.000 aziende, secondo il Censimento agricoltura

2010.

La gestione razionale della risorsa idrica in agricoltura è dunque di particolare importanza in un contesto come

quello regionale, in cui l’agricoltura assorbe circa il 55% della risorsa idrica totale e, di conseguenza, anche

risparmi apparentemente modesti consentirebbero un notevole incremento dei volumi da allocare agli altri usi

(potabile, industriale e/o turistico).

Le principali fonti di adduzione, tuttavia, non sono quelle consortili e pubbliche (Consorzi di Bonifica e ARIF),

poiché l’agricoltura irrigua pugliese è alimentata per oltre il 75% da pozzi privati. L’incremento dell’irrigazione

con pozzi e il conseguente incontrollato prelievo dalla falda hanno tuttavia conseguenze molto gravi sulla

progressiva salinizzazione delle acque sotterranee. Si stima che in Puglia siano presenti oltre 150.000 pozzi

realizzati nel corso degli ultimi decenni con un conseguente sovra-sfruttamento della falda che ha assunto

proporzioni tali da imporre con la recente applicazione del Piano di Tutela delle Acque, l’immediata applicazione

di misure di controllo dei prelievi.

In Puglia, pertanto, si coniugano l’esigenza di recuperare volumi di risorsa idrica ai fini dell’approvvigionamento

per il “consumo umano” e la necessità di far fronte alla domanda d’acqua utile a garantire costanti processi

produttivi soprattutto in agricoltura, attività a vocazione rilevante sul territorio.

Gli interventi realizzati, quelli in itinere e le disposizioni vigenti nazionali e soprattutto quelle regionali in

adempimento al PTA in Puglia, non possono che indurre alla scelta di produrre una “risorsa idrica alternativa”. I

dati sulle attività di gestione degli impianti di affinamento del S.G.S.I.I. in Puglia (AQP SpA) evidenziano i primi

risultati degli indirizzi perseguiti dalla Regione secondo cui nella provincia BAT per il periodo 2010-2011 è

operativo l’impianto di affinamento da scarichi depurati urbani nel comune di Trinitapoli nel comprensorio irriguo

sponda sinistra dell’Ofanto basso la cui distribuzione irrigua è gestita dal CdB della Capitanata per un volume

annuo recuperabile (ex PTA) di 630.000 mc anno.

I processi innovativi integrati, che possono derivare dalla “governance” dell’intera filiera dallo scarico al riuso, in

Puglia offrono la contestuale opportunità di raggiungere due obiettivi importanti per questa regione: risparmio

idrico e scarico zero a tutela della balneazione della costa pugliese.

Le risorse idriche convenzionali non sono sufficienti per l’agricoltura, e la possibilità di una soluzione del tipo a

“scarico zero” per i tanti impianti di depurazione dei reflui urbani che scaricano in mare non può che apparire

una scelta appropriata nell’ambito delle strategie regionali, che si coniuga con quella oltremodo virtuosa di

riutilizzare i reflui urbani in agricoltura con enorme risparmio di risorsa idrica di buona qualità da destinarsi al

consumo umano come anche quella di salvaguardare le compromesse falde d’acqua sotterranee già soggette a

processi di intrusione salina che ne altera la qualità.

In definitiva, appare necessario, che la programmazione e l’attuazione si confronti con sistemi territoriali

fortemente connotati da una dimensione spaziale ed unitaria e che in molti casi rappresentano elementi

strategici ed invarianti connesse alle priorità di cui in precedenza:

a. Le relazioni tra borghi rurali o villaggi nelle zone rurali a definirne un sisma insediativo unitario e

riconoscibile;

b. Il sistema della mobilità in cui la viabilità rurale è organizzata attorno ad arterie principali della viabilità

provinciale;

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c. La filiera del recupero delle acque reflue depurate per uso irriguo.

2. Idea forza e obiettivi specifici

L’incrocio delle priorità del PSR con gli esiti dei Contenuti di Conoscenza e di Assetto del PTCP restituisce e

reinterpreta questioni che costituiscono i riferimenti certamente più rilevanti e che caratterizzano dal punto di

vista progettuale il PST 9.

“Azione A: Recupero, tutela e valorizzazione Borghi Rurali”

L’azione specifica fa riferimento prioritario ai Borghi Rurali nell’accezione di centri urbani di secondo rango e

presidi produttivi nella campagna profonda del PPTR, con funzioni e ruoli preminenti individuati sulla base delle

vocazioni territoriali, interamente ispirati al ruolo di supporto strategico del comparto agricolo senso di una

agricoltura produttiva e multifunzionale; riconoscere ruoli e funzioni di detti borghi coerenti con l’assetto e lo

scenario provinciale nella sua unitarietà: dai borghi che svolgono centralità e presidi per le attività produttive e

della ricerca a quelli che svolgono ruoli di accesso e orientamento alla fruizione delle aree protette (Parco

nazionale dell’Alta Murgia, Parco Regionale naturale del fiume Ofanto, Riserva dello stato delle Saline di

Margherita di Savoia). La possibilità di rivitalizzare uno scenario di sviluppo territoriale dell’area rurale partendo

dal suo sistema di presidi rurali e della centralità rurale delle borgate. Il PST9 si prefigge di costruire e

rinsaldare una rete dei borghi che costruisca una identità collettiva in grado di azionare meccanismi di sviluppo

e recupero delle sue risorse territoriali partendo dalla volontà della gente locale e dalla integrazione sociale.

Ovvero valorizzare la valenza sociale e delle “comunità di persone” nell’accezione di “ecovillaggi” in cui adottare

stili di vita sostenibili ed autosufficienti per soddisfare il più possibile dall’interno, le esigenze dei membri per

quanto concerne l’alimentazione, il lavoro, l’educazione e la formazione, il tempo libero. Si tratta di un modello

insediativo null’affatto in decadenza e che in certi contesti si identifica come sistema insediativo riconoscibile a

agganciato a contesti geografici indipendenti dalle situazioni amministrative (come per il caso Loconia,

Moschella, Gaudiano).

Il Reg. UE 1305/2013 sullo sviluppo rurale prevede interventi nello specifico dell’articolo 20 “Servizi di base e

rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali” (Comma 1. Lettera a) b) c) d) e) f) g)) e articolo 35 “Cooperazione”

(Comma 1 e Comma 2, lettera c) d) e) k)).

Costituiscono attività di interesse prioritario del presente PST9:

- la promozione di politiche agro ambientali e la multifunzionalità per conservare il carattere rurale e diffuso

della campagna abitata conservando il legame con l’agricoltura e allevamento;

- l’organizzazione del trasporto pubblico e collettivo interno a ciascuna area funzionale secondo lo schema

che prevede l’attestamento dell’utenza specifica sul centro abitato principiale e da questo verso le direttici

costiere, anche attraverso l’adozione di servizi innovativi e flessibili e con particolare attenzione ai poli

produttivi, scolastici e sanitari.

- la promozione di forme di turismo “verde” su target specializzati legati alla fruizione delle risorse ambientali

e culturali del territorio.

- il commercio al dettaglio legato al turismo verde e alla produzione di prodotti tipici di qualità e promuovere

questi ultimi nella filiera della ristorazione e dell’ospitalità.

- lo sviluppo a rete, con particolare valorizzazione dei servizi culturali (biblioteche, cinema/teatri,

coordinamento eventi) e degli impianti sportivi con valorizzazione degli spazi aperti e specializzati e dei

parchi urbani e territoriali, reti tecnologiche.

- la riqualificazione di aree produttive connesse alla filiera agro-alimentrare ed energetica nell’accezione di

APPEA;

- edilizia rurale verso i criteri del restauro conservativo e conferendo qualità;

- Piattaforme per la gestione dei rifiuti in agricoltura;

- Presidi per la sicurezza e certificazioni contro le contraffazioni.

“Azione B: Sviluppo e gestione della rete stradale lenta e rurale

La manutenzione delle strade locali deve rappresentare sia in termini di miglioramento e gestione delle reti

esistenti, sia attraverso la costituzione di specifici piani di investimento per la viabilità minore, un obiettivo da

perseguire, obiettivo che non deve essere trascurato, sia per le positive ricadute in termini di occupazione sia in

termini di sviluppo delle funzioni insediate (turistico, ricettive, ambientali, di salvaguardia, ecc.) e di risposta ai

cambiamenti demografici ed alle vulnerabilità territoriali acquisite nel tempo. In tal senso gli obiettivi operativi

mirano a migliorare la rete viaria a servizio di un numero considerevole di aziende agricole e forestali grazie allo

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sviluppo e alla gestione della rete, al fine di accrescerne la fruibilità anche attraverso la messa in sicurezza delle

strade e a favorire un accesso rapido e sicuro alle aree della produzione e della trasformazione, anche per la

prevenzione e la gestione degli incendi e del dissesto idrogeologico. Non va infatti trascurato che una rete viaria

rurale efficiente oltre a favorire la competitività del territorio agricolo, costituisce un importante strumento di

gestione del territorio affiancando la rete viaria principale e deterrente ad un fenomeno che diviene grave nelle

periferie urbane, nelle aree marginali di attività artigianali e produttive, dove incuria e abbandono, trasformano

talvolta le strade in vere e proprie discariche. Uno dei punti di debolezza di alcuni piani d’intervento è dato infatti

dal tema fatto che la componente della mobilità lenta è considerata a se stante (sistema della mobilità ciclo

pedonale) e non necessariamente integrata al recupero della rete locale che invece è luogo ideale per

l’integrazione delle diverse componenti di traffico a favore delle componenti deboli (ad. es. parco ciclistico).

Il Reg. UE 1305/2013 sullo sviluppo rurale prevede interventi nello specifico dell’articolo 17 “Investimenti in

immobilizzazioni materiali” (Comma 1. Lettera c)).

Le politiche e le strategie per migliorare la viabilità minore devono quindi tendere a conseguire specifici risultati

in termini di sviluppo consapevoli del ruolo di tali infrastrutture:

per l’ integrazione ed efficienza dei sistemi di mobilità e collegamenti locali e interregionali;

per garantire lo sviluppo delle attività socio-produttive insediate nell’area, la tutela della qualità

ambientale e la conservazione del territorio;

per facilitare la riduzione della pressione demografica nelle aree urbane;

per il turismo sia in termini di occupazione sia in termini di crescita e ripartizione delle risorse;

ridurre gli incidenti conseguenti alla presenza di fauna selvatica in ambito rurale, con tutti gli aspetti

correlati (impatto economico, sicurezza stradale, biodiversità e frammentazione degli habitat).

Costituiscono attività di interesse prioritario del presente PST9:

- la classificazione funzionale delle reti corredata da abachi di tipologie di intervento che permettano di

pianificare la gestione e la manutenzione ordinaria dei singoli tratti della rete nel tempo e di redigere più

velocemente i progetti nel caso di interventi straordinari;

- sull’arredo e sulla segnaletica di riconoscimento;

- Sistemazione, adeguamento e ripristino funzionale di viabilità già esistente non aziendale, per collegare

aziende agricole/forestali con altra viabilità d’interesse comunale, provinciale o statale;

- realizzazione ex novo di strade non aziendali di collegamento tra aziende agricole e/o forestali con altra

viabilità d'interesse comunale, provinciale o statale.

- realizzazione di sistemi innovativi di trasporto dei prodotti e dei mezzi tecnici a servizio di una pluralità di

aziende, sia agricole che forestali;

- ripristino e ampliamento di muretti a secco, terrazzamenti e ciglionamenti preesistenti.

“Azione C:Utilizzo delle acque reflue raffinate”

Sono state definite, quattro possibili categorie di obiettivi specifici, da verificare a livello territoriale:

tutela e miglioramento quantitativo della risorsa idrica;

tutela e miglioramento qualitativo della risorsa idrica;

aumento dell’efficienza gestionale degli schemi idrici;

tutela idrogeologica del territorio.

Il Reg. UE 1305/2013 sullo sviluppo rurale prevede interventi nello specifico dell’articolo 17 “Investimenti in

immobilizzazioni materiali” (Comma 1. Lettera c)), e articolo 35 “Cooperazione” (Comma 1 e Comma 2, lettera

g)).

Promozione, supporto e attuazione dello “schema idrico delle acque raffinate” finalizzato alla razionalizzazione

della risorsa, riduzione dell'attingimento da falda, riduzione del rischio desertificazione. Nell’ottica di un quadro

generale di coordinamento della attività di gestione della risorsa idrica raffinata, il PST 9 si caratterizza per

l'inserimento e la razionalizzazione della componente legata al recupero ambientale ai fini della creazione di

bacini di stoccaggio multi-obiettivo; ovvero in che modo l’irrigazione può far parte della funzionalità

idrogeologica ed ecologica del territorio21

.

Costituiscono attività di interesse prioritario del presente PST9:

- Raccolta di informazioni sull’uso irriguo delle acque in relazione alle tipologie di coltura;

- Valutazione delle fonti di depurazione e finissaggio;

21

riutilizzo irriguo, in particolare in agricoltura, di acque reflue depurate tramite la tecnica della “fitodepurazione” (zone umide artificiali).

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- Valutazione delle aree interessate dagli Indirizzi per il recupero delle aree di cava esaurite (Art. 34 NTA

PTC_PBAT);

- Valutazione delle aree interessate dagli Indirizzi Rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua

superficiali (Art. 37 NTA PTC_PBAT) - Rigenerazione ecologica e idrogeomorfologica dei sistemi di

transizione costiera (Art. 39 NTA PTC_PBAT).

- Valutazione dei dati di qualità microbiologica e creazione di un database georiferito in ambiente GIS;

- Indagine sulla correlazione tra contaminazione delle acque irrigue e i prodotti alimentari (sicurezza

agroalimentare);

- Studio di possibili strumenti per la diffusione delle informazioni;

- Realizzazione e/o ristrutturazione di acquedotti in aree rurali con infrastruttura idrica assente o carente;

- Attività sperimentali riferiti alla realizzazione di interventi di cui agli Artt. 34, 37 NTA PTC_PBAT.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione,

monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST9 sono individuati in:

Provincia Barletta-Andria-Trani;

Fondazione Bonomo;

Comuni della BAT;

GAL Murgia più;

GAL Daunofantino;

GAL Pontelama;

GAL Città del Castel del Monte;

Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia;

Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;

Autorità di Bacino della Puglia;

Regione Puglia;

ANAS

Associazioni di categoria;

Associazioni sindacali;

Imprese leader di settore;

Consorzio di Bonifica della Capitanata di Foggia;

Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia;

Acquedotto Pugliese;

Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;

Provincia di Foggia;

Provincia di Potenza.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo

progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

La governance e la struttura gestionale del PST9 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel

precedente punto 3.

Tale accordo dovrà definire, in particolare:

le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico-

privata);

la struttura gestionale del PST9 e gli impegni specifici di ciascun partner;

il percorso programmatico del PST9 e le procedure di approvazione dello stesso;

le regole che guideranno l’attuazione del PST9;

le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST9 nel suo insieme e dei singoli

interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che

dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;

le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

le modalità di coinvolgimento dei privati.

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5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della

strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici.

Ai fini della definizione della strategia generale del PST9, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da

realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di cambiamenti climatici, naturalità

diffusa e pianificazione territoriale.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership,

capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST9 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione

di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST9 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche a favore della naturalità diffusa e

cambiamenti climatici;

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di

sviluppo della naturalità diffusa e deframmentazione ecologica;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati.

Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST9 definirà e sperimenterà, in particolare,

procedure operative per:

migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una

valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;

migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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