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GENNAIO 2017 PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Progetto per l’ottimizzazione del servizio di raccolta differenziata per le Utenze non Domestiche

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

1 PREMESSA

Il presente documento progettuale definisce le linee guida e il piano di lavoro per

introdurre e portare a regime la raccolta differenziata presso le Utenze non

Domestiche della Capitale,

Il trattare a sé le utenze non domestiche deriva dall’analisi iniziale che ha messo in

evidenza alcune criticità (evasione ed elusione fiscale – sottrazione di volumetria a

disposizione dei cittadini – difficoltà di personalizzazione del servizio, ecc.) e di contro

sottolineato il giacimento potenziale di materiali differenziati di buona qualità e alto

valore merceologico proveniente da utenze selezionate.

Data la coesistenza di diverse modalità di raccolta (servizio porta a porta erogato

da AMA, servizio stradale, servizio porta a porta misto erogato in parte da AMA e in

parte appaltato a società esterne) e l’esistenza di una parte del servizio appaltata si

è stabilito di individuare due aree di partenza in cui modificare da subito il servizio

senza creare problemi all’appalto in essere, ma al contempo di individuare

parametri ed indicatori tecnico-economici fondamentali per la riorganizzazione

completa del servizio.

L’impostazione progettuale dunque segue alcune parole chiave:

1. omogeneizzazione del servizio, con un solo tipo di modalità di base di

raccolta

2. personalizzazione del servizio erogato: in modo che ogni utenza possa essere

fidelizzata da un solo operatore

3. efficaci ed efficienza del servizio aumentando la quantità e qualità dei

materiali raccolti riducendo la frazione residua a meno del 30%

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

1 PREMESSA

Il presente documento progettuale definisce le linee guida e il piano di lavoro per

introdurre e portare a regime la raccolta differenziata presso le Utenze non

Domestiche della Capitale,

Il trattare a sé le utenze non domestiche deriva dall’analisi iniziale che ha messo in

evidenza alcune criticità (evasione ed elusione fiscale – sottrazione di volumetria a

disposizione dei cittadini – difficoltà di personalizzazione del servizio, ecc.) e di contro

sottolineato il giacimento potenziale di materiali differenziati di buona qualità e alto

valore merceologico proveniente da utenze selezionate.

Data la coesistenza di diverse modalità di raccolta (servizio porta a porta erogato

da AMA, servizio stradale, servizio porta a porta misto erogato in parte da AMA e in

parte appaltato a società esterne) e l’esistenza di una parte del servizio appaltata si

è stabilito di individuare due aree di partenza in cui modificare da subito il servizio

senza creare problemi all’appalto in essere, ma al contempo di individuare

parametri ed indicatori tecnico-economici fondamentali per la riorganizzazione

completa del servizio.

L’impostazione progettuale dunque segue alcune parole chiave:

1. omogeneizzazione del servizio, con un solo tipo di modalità di base di

raccolta

2. personalizzazione del servizio erogato: in modo che ogni utenza possa essere

fidelizzata da un solo operatore

3. efficaci ed efficienza del servizio aumentando la quantità e qualità dei

materiali raccolti riducendo la frazione residua a meno del 30%

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2 LEGISLAZIONE

2.1 Normativa nazionale

2.1.1 La gerarchia della gestione dei rifiuti

Il contesto normativo della gestione dei rifiuti è stato interessato da un’importante

novità con la pubblicazione sulla G.U.C.E., avvenuta il 22 novembre 2008, della

Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio.

La Direttiva è stata recepita dall’Italia con il D.lgs. 03 dicembre 2010, n. 205 che ha

modificato e integrato il D.lgs. 03 aprile 2006, n. 152, introducendo all’art. 179 la

seguente gerarchia da seguire nella gestione dei rifiuti:

a) prevenzione;

b) preparazione per il riutilizzo;

c) riciclaggio;

d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;

e) smaltimento.

La gerarchia stabilisce, in generale, un ordine di priorità di ciò che costituisce la

migliore opzione ambientale. Nel rispetto della gerarchia dei rifiuti, le misure dirette

al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra

operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei rifiuti

come fonte di energia.

La norma pone al primo posto la prevenzione.

All’art. 183, comma 1, lettera m), del D.lgs. 152/2006, la prevenzione è definita come

l’insieme delle misure adottate prima che una sostanza, un materiale o un prodotto

diventino rifiuto e che riducono:

1) la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del

loro ciclo di vita;

2) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana;

3) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.

a) Ai sensi dell’art. 180 del D.lgs. 152/2006, i soggetti a vario titolo coinvolti nelle

attività produttive e nella gestione dei rifiuti sono tenuti a operare secondo un

generale principio di prevenzione di riduzione della produzione di rifiuti e;

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b) della nocività dei rifiuti.

L’applicazione di tale principio richiede in particolare:

a) la promozione di strumenti economici, ecobilanci, sistemi di certificazione

ambientale, utilizzo delle migliori tecniche disponibili, analisi del ciclo di vita

dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l’uso

di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai

fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto

sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo;

b) la previsione di clausole di bandi di gara o lettere d’invito che valorizzino le

capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della

produzione di rifiuti;

c) la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d’intesa

anche sperimentali finalizzati.

Al secondo posto della gerarchia della gestione dei rifiuti, troviamo la preparazione

per il riutilizzo.

All’art. 183, comma 1, lettere q) e r), del D.lgs. 152/2006, sono rispettivamente definiti

il riutilizzo, come qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che

non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti

e la preparazione per il riutilizzo, come le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio

e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono

preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.

Alle due fattispecie è dedicato l’art. 180 bis del D.lgs. 152/2006. Esso prevede che le

pubbliche amministrazioni sono tenute a promuovere, nell’esercizio delle rispettive

competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per

il riutilizzo dei rifiuti. Tali iniziative possono consistere anche in:

a) uso di strumenti economici;

b) misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati

di riparazione e riutilizzo (le modalità operative per la costituzione e il sostegno

dovranno essere definite con decreto ministeriale);

c) adozione, nell’ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici,

la previsione di clausole di bandi di gara o lettere d’invito che valorizzino le

capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della

produzione di rifiuti;

d) definizione di obiettivi quantitativi;

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e) misure educative;

f) promozione di accordi di programma.

Nella gerarchia della gestione dei rifiuti sono poi indicati il riciclaggio e il recupero.

Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera t), del D.lgs. 152/2006, per recupero, si intende

qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un

ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per

assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione,

all’interno dell’impianto o nell’economia in generale. Un elenco non esaustivo di

operazioni di recupero è riportato nell’Allegato C della parte IV del D.lgs. 152/2006.

Nel medesimo articolo, al comma 1, lettera u), il riciclaggio è definito come qualsiasi

operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti,

materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. La

fattispecie include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia

né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni

di riempimento.

All’art. 181 del D.lgs. 152/2006, è stabilito poi che, al fine di promuovere il riciclaggio

di alta qualità e di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i diversi settori del

riciclaggio, sulla base delle indicazioni che saranno fornite dal Ministero

dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni sono tenute a stabilire

i criteri con i quali i Comuni provvedono a realizzare la raccolta differenziata in

conformità a quanto previsto dalla legge statale.

Alle autorità competenti è richiesto di realizzare, altresì, entro il 2015, la raccolta

differenziata almeno per la carta, i metalli, la plastica e il vetro, e ove possibile, per il

legno, nonché di adottare le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:

a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come

minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e

possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a

quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini

di peso;

b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero

di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in

sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non

pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04

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dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 per cento in termini di

peso.

Per facilitare o migliorare il recupero, i rifiuti devono essere raccolti separatamente,

laddove ciò sia realizzabile dal punto di vista tecnico, economico e ambientale, e

non sono miscelati con altri rifiuti o altri materiali aventi proprietà diverse. Per le

frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinati al riciclaggio e al

recupero è sempre ammessa la libera circolazione sul territorio nazionale tramite enti

o imprese iscritti nelle apposite categorie dell’Albo nazionale gestori ambientali, al

fine di favorire il più possibile il loro recupero privilegiando il principio di prossimità agli

impianti di recupero. Al fine di favorire l’educazione ambientale e contribuire alla

raccolta differenziata dei rifiuti, i sistemi di raccolta differenziata di carta e plastica

negli istituti scolastici sono esentati dall’obbligo di autorizzazione in quanto

presentano rischi non elevati e non sono gestiti su base professionale.

All’ultimo posto della gerarchia dei rifiuti si trova lo smaltimento.

Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera z), del D.lgs. 152/2006, per smaltimento, si

intende qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha

come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L’Allegato B alla

parte IV del D.lgs. 152/2006 riporta un elenco non esaustivo delle operazioni di

smaltimento.

L’ordinamento giuridico è informato a principi che sfavoriscono la destinazione dei

rifiuti allo smaltimento a tutto vantaggio delle operazioni di recupero e di riciclaggio.

Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce

la fase residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente

autorità, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di

recupero. A tal fine, la predetta verifica concerne la disponibilità di tecniche

sviluppate su una scala che ne consenta l’applicazione in condizioni

economicamente e tecnicamente valide nell’ambito del pertinente comparto

industriale, prendendo in considerazione i costi e i vantaggi, indipendentemente dal

fatto che siano o meno applicate o prodotte in ambito nazionale, purché vi si possa

accedere a condizioni ragionevoli.

I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti sia in

massa che in volume, potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di

riciclaggio e di recupero e prevedendo, ove possibile, la priorità per quei rifiuti non

recuperabili generati nell’ambito di attività di riciclaggio o di recupero.

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E’ vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli

stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli

aspetti territoriali e l’opportunità tecnico economica di raggiungere livelli ottimali di

utenza servita lo richiedano.

Le principali tipologie di smaltimento dei rifiuti sono i trattamenti termici e il

conferimento diretto in discarica.

La realizzazione e la gestione di nuovi impianti di trattamento termico di rifiuti possono

essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione garantisce un elevato

livello di recupero energetico e nel rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto

legislativo 11 maggio 2005, n. 133. Le attività di smaltimento in discarica dei rifiuti sono

invece disciplinate secondo le disposizioni del decreto legislativo 13 gennaio 2003,

n. 36, di attuazione della direttiva 1999/31/CE.

2.1.2 La classificazione dei rifiuti

Il servizio pubblico di gestione prende in considerazione, ordinariamente, i rifiuti

urbani e i rifiuti speciali assimilati a quelli urbani.

L’art. 184, comma 1, del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. distingue i rifiuti:

a) secondo l’origine, in urbani e speciali;

b) secondo le caratteristiche di pericolosità, in pericolosi e non pericolosi.

Sono rifiuti urbani:

a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad

uso di civile abitazione;

b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da quelli

di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi

dell’articolo 198, comma 2, lettera g), del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i.;

c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree

pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico

o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;

e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree

cimiteriali;

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f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti

provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle precedenti lettere

b), e e).

Sono rifiuti speciali:

a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali ai sensi e per gli effetti dell’art. 2135

c.c.;

b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché’ i rifiuti che

derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’articolo

184-bis;

c) i rifiuti da lavorazioni industriali;

d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;

e) i rifiuti da attività commerciali;

f) i rifiuti da attività di servizio;

g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi

prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla

depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie.

2.1.3 La raccolta differenziata

Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera p), del D.lgs. 152/2006, per raccolta

differenziata si intende la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base

al tipo e alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico. La raccolta

differenziata è concepita, quindi, quale fondamentale presupposto per le

operazioni di recupero e di riciclaggio.

L’art. 205, comma 1, del D.lgs. 152/2006 dispone che in ogni ambito territoriale

ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle

seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:

a) almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;

b) almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;

c) almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.

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Nel caso in cui, dal punto di vista tecnico, ambientale e economico, non sia

realizzabile raggiungere tali obiettivi, il comune può richiedere al Ministro

dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una deroga.

Verificata la sussistenza dei requisiti, il Ministro dell’ambiente e della tutela del

territorio e del mare può autorizzare la predetta deroga, previa stipula, senza nuovi

o maggiori oneri per la finanza pubblica, di un accordo di programma tra Ministero,

regione e enti locali interessati, che stabilisca:

a) le modalità attraverso le quali il comune richiedente intende conseguire gli

obiettivi di riciclaggio e recupero previsti all’articolo 181, comma 1. Le

predette modalità possono consistere in compensazioni con gli obiettivi

raggiunti in altri comuni;

b) la destinazione a recupero di energia della quota di rifiuti indifferenziati che

residua dalla raccolta differenziata e dei rifiuti derivanti da impianti di

trattamento dei rifiuti indifferenziati, qualora non destinati al recupero di

materia;

c) la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, da destinare al riciclo,

che il comune richiedente si obbliga a effettuare.

L’accordo di programma può stabilire obblighi, in linea con le disposizioni vigenti, per

il comune richiedente finalizzati al perseguimento delle finalità di cui alla parte

quarta, titolo I, del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. nonché stabilire modalità di

accertamento dell’adempimento degli obblighi assunti nell’ambito dell’accordo di

programma stesso e prevedere una disciplina per l’eventuale inadempimento. I

piani regionali si devono conformare, conseguentemente, a quanto previsto dagli

accordi di programma.

Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi

minimi previsti di raccolta differenziata, è applicata un’addizionale del venti per

cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell’Autorità d’ambito,

che ne ripartisce l’onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano

raggiunto le percentuali previste sulla base delle quote di raccolta differenziata

raggiunte nei singoli comuni.

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2.1.4 La gestione dei rifiuti organici

La parte IV del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. reca alcune definizioni specifiche riferite ai

rifiuti organici:

a) per “rifiuto organico”, si intendono i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi,

rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di

ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dall’industria

alimentare raccolti in modo differenziato [art. 183, comma 1, lett. d)];

b) per “auto compostaggio”, si intende il compostaggio degli scarti organici dei

propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito

del materiale prodotto [art. 183, comma 1, lett. e)];

c) per “compost di qualità”, si intende il prodotto, ottenuto dal compostaggio di

rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteristiche

stabilite dall’allegato 2 del decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, e

successive modificazioni [art. 183, comma 1, lett. ee)];

d) per “digestato di qualità”, si intende il prodotto ottenuto dalla digestione

anaerobica di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti

contenuti in norme tecniche da emanarsi con decreto del Ministero

dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali [art. 183, comma 1, lett.

ff)].

All’art. 182 ter del D.lgs. 152/2006, è disposto che la raccolta separata dei rifiuti

organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con

sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002.

Occorre considerare, poi, che il D.lgs. 13 gennaio 2003, n. 36, recante “Attuazione

della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”, all’art. 5 prevede che

ciascuna Regione elabori e approvi un apposito programma per la riduzione dei

rifiuti biodegradabili da collocare in discarica a integrazione del piano regionale di

gestione dei rifiuti di cui all’articolo 199 del D.lgs. 152/2006, allo scopo di raggiungere,

a livello di ambito territoriale ottimale i seguenti obiettivi:

a) entro il 28 marzo 2008, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a

173 kg/anno per abitante;

b) entro il 28 marzo 2011, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a

115 kg/anno per abitante;

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c) entro il 28 marzo 2018, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a

81 kg/anno per abitante.

La norma nazionale sopra richiamata che definisce l’autocompostaggio non

include le utenze non domestiche tra i soggetti che lo possono praticare. Per questo,

nel presente piano il compostaggio eseguito dalle utenze non domestiche è incluso

nella fattispecie del compostaggio di comunità.

Il compostaggio di comunità è quello che ha per oggetto i rifiuti prodotti da utenze

non domestiche singole o da una pluralità di utenze domestiche o non domestiche

ai fini dell’ottenimento di un ammendante compostato misto con le caratteristiche

previste dal D.lgs. 29 aprile 2010, n. 75.

Il compostaggio collettivo è qualificabile come operazione di recupero di rifiuti non

soggetto al sistema autorizzativo di cui al Capo IV e al Capo V del D.lgs. 152/2006 e

s. m.i., qualora siano rispettate le seguenti condizioni:

a) il materiale da compostare è conferito esclusivamente da un unico soggetto

produttore, intendendosi per tale gli abitanti di un solo condominio o la

singola utenza non domestica per gli scarti organici derivanti dalla ristorazione

o dal servizio di mensa;

b) il compost ottenuto è utilizzato esclusivamente dai conferitori del materiale da

compostare e esclusivamente sulle pertinenze (area verde, vasi, giardini

pensili e simili) del conferitore e non è ceduto a terzi;

c) la potenzialità massima di recupero non supera le 25 t/anno di materiale da

compostare (quantitativo comprensivo dell’eventuale strutturante).

Nei casi che non sia rispettata almeno una delle predette condizioni, si ritiene che il

compostaggio di comunità debba essere oggetto di autorizzazione ai sensi del D.lgs.

152/2006 e s. m. e i.

2.1.5 Compiti in materia di gestione degli imballaggi

L’art. 222, comma 1, (contenuto nel Titolo II in merito alla gestione degli imballaggi),

del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i., dispone che la Pubblica Amministrazione deve

organizzare sistemi adeguati di raccolta differenziata in modo da permettere al

consumatore di conferire al servizio pubblico rifiuti di imballaggio selezionati dai rifiuti

domestici e da altri tipi di rifiuti di imballaggio.

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In particolare:

a) deve essere garantita la copertura omogenea del territorio in ciascun ambito

territoriale ottimale, tenuto conto del contesto geografico;

b) la gestione della raccolta differenziata deve essere effettuata secondo criteri

che privilegino l’efficacia, l’efficienza e l’economicità del servizio, nonché il

coordinamento con la gestione di altri rifiuti.

2.1.6 La regolamentazione dei servizi e l’assimilazione

L’art. 198, comma 2, del D.lgs. 152/2006, prevede che i Comuni concorrono a

disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che stabiliscono

(nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia e economicità e in

coerenza con i piani d’ambito):

a) le misure per assicurare la tutela igienico sanitaria in tutte le fasi;

b) le modalità del servizio di raccolta e trasporto;

c) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto al

fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e

promuovere il recupero degli stessi;

d) le norme atte a garantire una distinta e adeguata gestione dei rifiuti urbani

pericolosi e dei rifiuti da esumazioni ed estumulazioni;

e) le misure necessarie a ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e

trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni

merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;

f) le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al

recupero e allo smaltimento;

g) l’assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti

urbani, secondo i criteri di cui all’art. 195, comma 2, lettera e), del D.lgs.

152/2006.

Dove i Comuni abbiamo delegato per Legge l’esercizio della funzione a un diverso

soggetto, il regolamento sarà emanato da questo.

Tra i rifiuti urbani sono classificati, dall’art. 184, comma 2, lettera b), del D.lgs.

152/2006, “i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da

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quelli […]” di civile abitazione “[…] assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai

sensi dell’art. 198, comma 2, lettera g)” del medesimo D.lgs.

Come indicato sopra, il provvedimento di assimilazione deve essere contenuto nel

regolamento.

In linea generale, va rilevato che il provvedimento di assimilazione consiste nel

dimensionamento del servizio che l’Ente locale fornisce, nelle forme previste dalla

Legge, alle utenze non domestiche e dà fondamento anche all’applicazione verso

le stesse del prelievo tributario sui rifiuti.

Per gli aspetti qualitativi e quali quantitativi dell’assimilazione, gli Enti devono

attenersi ai criteri determinati dallo Stato, in virtù della competenza allo stesso

riservata in materia dall’art. 195, comma 2, lettera e), del D.lgs. 152/2006.

I criteri statali per l’assimilazione, a oggi, non sono stati determinati. Per questo

motivo, la L. 296/2006, all’art. 1, comma 184, lettera b), ha previsto che “in materia

di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, continuano ad applicarsi le

disposizioni degli articoli 18, comma 2, lettera d), e 57, comma 1, del decreto

legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”, confermando che il riferimento normativo statale

vigente in tema di assimilazione è la Deliberazione interministeriale del 27 luglio 1984.

Esso è, però, parziale perché non affrante l’aspetto quantitativo.

A tal proposito, occorre ricordare la sola determinazione dei criteri qualitativi nel

provvedimento di assimilazione non è sufficiente e che gli Enti devono sempre

indicare anche quelli quantitativi pena l’illegittimità della deliberazione (Cassazione

civile, sezione tributaria, sentenza n. 9631 del 13 giugno 2012).

Si cita la soluzione approvata dalla Regione Piemonte con la D.G.R. n. 47-14763 del

14 febbraio 2005, per superare, nell’attesa di quelli statali, l’assenza di criteri

quantitativi. Essa prevede che la quantità massima di rifiuti assimilati debba essere

quella espressa dai kd (indici di produttività potenziale in kg/m2/anno) indicati

nell’Allegato 1 al D.P.R. 158/1999 recante “Regolamento recante norme per la

elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione

del ciclo dei rifiuti urbani”.

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. 14

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

2.1.7 La TARI, tassa sui rifiuti e la tariffa puntuale

Dal 1° gennaio 2014, ai sensi dell’art. 1 della L. 27 dicembre 2013, n. 147, è istituita la

TARI (tassa sui rifiuti) per la integrale copertura dei costi della gestione dei rifiuti urbani.

Soggetto attivo dell’obbligazione tributaria è il Comune.

Il tributo è dovuto da chiunque possieda o detenga locali o aree scoperte non

operative suscettibili di produrre rifiuti urbani, indipendentemente dall’uso al quale

siano adibiti e sussiste un vincolo di solidarietà per l’obbligazione tributaria tra i

componenti del nucleo familiare o tra i soggetti che usano in comune i predetti locali

e aree scoperte.

Nella tabella che segue ne è schematizzata la composizione:

destinazione composizione natura

copertura integrale

dei costi di

investimento e di

esercizio della

gestione dei rifiuti

urbani

quota (fissa) determinata in relazione alle

componenti essenziali del costo del servizio

di gestione dei rifiuti, riferite in particolare agli

investimenti per le opere e ai relativi

ammortamenti

tributaria

o di

corrispettivo quota (variabile) rapportata alle quantità di

rifiuti conferiti, al servizio fornito e all’entità

dei costi di gestione

Il comune nella commisurazione della tariffa tiene conto dei criteri determinati con il

regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158

recante «Regolamento recante norme per la elaborazione del metodo normalizzato

per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani» attuativo

dell’art. 49 del D.lgs. 22/1997, «tariffa Ronchi».

Il comune, in alternativa ai predetti criteri e nel rispetto del principio «chi inquina

paga», sancito dall’articolo 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e

del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti, può commisurare la tariffa alle

quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione

agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti. Le

tariffe per ogni categoria o sottocategoria omogenea sono determinate dal

comune moltiplicando il costo del servizio per unità di superficie imponibile

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. 15

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

accertata, previsto per l’anno successivo, per uno o più coefficienti di produttività

quantitativa e qualitativa di rifiuti.

Con regolamento ministeriale saranno stabiliti criteri per la realizzazione da parte dei

comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio

pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall’utilizzo di correttivi ai criteri di

ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa

commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di

gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, svolto nelle forme ammesse dal diritto

dell’Unione europea.

Tuttavia, nell’attesa dell’emanazione della predetta norma ministeriale, i comuni

che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti

al servizio pubblico possono, con regolamento, prevedere l’applicazione di una

tariffa avente natura corrispettiva, in luogo della TARI. Il comune nella

commisurazione della tariffa può tenere conto dei criteri determinati con il

regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.

La tariffa corrispettiva è applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di

gestione dei rifiuti urbani.

Sulla base del D.P.R. 158/1999, i costi da coprire sono quelli indicati nella seguente

tabella:

descrizione dei costi natura dei

costi

A) Costi operativi

di gestione – CG

A.1) Costi di gestione

del ciclo dei servizi sui

RSU indifferenziati –

CGIND

Costi di spazzamento e

lavaggio strade e

piazze pubbliche – CSL

parte fissa

Costi di raccolta e

trasporto RSU

indifferenziati – CRT

parte

variabile

Costi di trattamento e

smaltimento RSU

indifferenziati – CTS

parte

variabile

Altri costi – AC parte fissa

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

A.2) Costi di gestione

del ciclo della RD – CGD

Costi di raccolta

differenziata per

materiale – CRD

parte

variabile

Costi di trattamento e

riciclo (al netto dei

proventi della vendita di

materiale ed energia

derivante da rifiuti) –

CTR

parte

variabile

B) Costi comuni –

CC

B.1) Costi amministrativi dell’accertamento, della

riscossione e del contenzioso – CARC parte fissa

B.2) Costi generali di gestione – CGG parte fissa

B.3) Costi comuni diversi – CCD parte fissa

C) Costi d’uso del

capitale – CK

Ammortamenti, accantonamenti,

remunerazione del capitale investito parte fissa

La tariffa è articolata nelle fasce di utenza domestica e non domestica.

Il Comune ripartisce tra le categorie di utenza domestica e non domestica l’insieme

dei costi da coprire attraverso la tariffa secondo criteri razionali.

A livello territoriale la tariffa è articolata con riferimento:

a) alle caratteristiche delle diverse zone del territorio comunale (in particolare

alla loro destinazione a livello di pianificazione urbanistica e territoriale);

b) alla densità abitativa;

c) alla frequenza e qualità dei servizi da fornire.

Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15

dicembre 1997, n. 446, il consiglio comunale determina la disciplina per

l’applicazione del tributo, concernente tra l’altro:

a) la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di

produzione di rifiuti (D.P.R. 158/1999 o studi territoriali specifici);

b) la disciplina delle riduzioni tariffarie;

c) la disciplina delle eventuali riduzioni e esenzioni;

d) l’individuazione di categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali

applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si

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. 17

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’attività

viene svolta;

e) i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.

Il comune sempre con regolamento può prevedere riduzioni tariffarie nel caso di:

a) abitazioni con unico occupante;

b) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e

discontinuo;

c) locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso

non continuativo, ma ricorrente;

d) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più

di sei mesi all’anno, all’estero;

e) fabbricati rurali a uso abitativo.

Altre riduzioni possono essere stabilite con riferimento a:

a) zone nelle quali non è eseguita la raccolta;

b) raccolta differenziata delle utenze domestiche;

c) avvio al recupero di rifiuti urbani documentato da utenze non domestiche;

d) mancato o inesatto svolgimento del servizio.

Il comune può deliberare, con regolamento, ulteriori riduzioni e esenzioni. La relativa

copertura può essere disposta attraverso apposite autorizzazioni di spesa e deve

essere assicurata attraverso il ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale del

comune.

Il consiglio comunale deve approvare le tariffe del tributo entro il termine fissato da

norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione.

L’approvazione delle tariffe deve avvenire in conformità al piano finanziario del

servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso

e approvato dal Consiglio comunale o da altra autorità competente.

Alla TARI si applica il tributo provinciale per l’esercizio delle funzioni di tutela,

protezione e igiene dell’ambiente di cui all’art. 19 del D.lgs. 30 dicembre 1992, n. 504.

Come accennato, la tariffa sui rifiuti può essere determinata secondo due diversi

metodi.

Con il metodo parametrato o presuntivo, è determinata sulla base di coefficienti di

produzione potenziale di rifiuti e non sulla base della reale quantità di rifiuti conferiti

al servizio pubblico e di conseguenza il prelievo ha natura tributaria.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Il metodo puntuale si può seguire quando sia stato realizzato un sistema di

misurazione della reale quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico (con criteri

volumetrici o ponderali). In questo caso, la tariffa ha natura di corrispettivo.

La tariffa puntuale è qualificabile come strumento economico per la prevenzione

dei rifiuti e risponde al principio “chi inquina paga”. Essa deve essere, quindi,

progressivamente attuata in tutti i Comuni interessati dal presente programma per il

raggiungimento dell’obiettivo del 75% di raccolta differenziata.

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. 19

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

2.1.8 Cenni sull’organizzazione territoriale del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nella normativa statale

Gli ATO

La gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali

delimitati dal piano regionale (approvato o adeguato ai sensi dell’art. 199 del D.lgs.

152/2006) nel rispetto delle linee guida di competenza statale ai sensi dell’art. 195,

comma 1, lettera m) e secondo i seguenti criteri indicati dall’art. 200, comma 1, del

D.lgs. 152/2006:

a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di

gestione integrata dei rifiuti;

b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, stabilite sulla base di

parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-

amministrative;

c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al

fine di ottimizzare i trasporti all’interno dell’ATO;

d) valorizzazione di esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei

rifiuti;

e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti già realizzati e funzionanti;

f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinché i nuovi ATO si discostino

dai precedenti solo sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed

economicità.

Obiettivi degli ATO

Oltre agli obiettivi di raccolta differenziata di cui si è detto sopra, in ogni ATO (art.

201, comma 5, del D.lgs. 152/2006):

a) è raggiunta, nell’arco di cinque anni dalla sua costituzione, l’autosufficienza

di smaltimento anche, ove opportuno, attraverso forme di cooperazione e

collegamento con altri soggetti pubblici e privati;

b) è garantita la presenza di almeno un impianto di trattamento a tecnologia

complessa, compresa una discarica di servizio.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Le Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale

L’Autorità d’Ambito è una struttura dotata di personalità giuridica costituita in

ciascun ATO, alla quale gli Enti locali partecipano obbligatoriamente e alla quale è

trasferito l’esercizio delle loro competenze in materia di gestione integrata dei rifiuti

(art. 201, comma 2, del D.lgs. 152/2006).

Nel rispetto del principio di coordinamento delle competenze con le altre

amministrazioni pubbliche, alle Autorità d’Ambito sono demandati (art. 201, comma

1, del D.lgs. 152/2006):

a) l’organizzazione;

b) l’affidamento;

c) il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti.

Con il D.L. 25 gennaio 2010, n. 2, all’articolo 2 della Legge 23 dicembre 2009, n. 191,

è stato inserito il comma 186 bis che originariamente prevedeva la soppressione

delle Autorità di ATO entro il 31/12/2010.

Entro la stessa data, le regioni avrebbero dovuto attribuire con legge le funzioni già

esercitate dalle Autorità di ATO, nel rispetto dei principi di sussidiarietà,

differenziazione e adeguatezza.

La scadenza è stata poi prorogata al 31/12/2011 con il D.P.C.M. 25 marzo 2011, n.

51902 e al 31/12/2012 dall’articolo 13, comma 2, del D.L. 29 dicembre 2011, n. 216.

Piani d’ambito

Al fine di organizzare il servizio e determinare gli obiettivi da perseguire per garantire

la gestione secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di trasparenza,

l’Autorità d’Ambito adotta un apposito piano (art. 201, comma 3, del D.lgs.

152/2006).

Sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle Regioni, l’Autorità d’Ambito elabora il

predetto piano d’ambito che comprende:

a) un programma degli interventi necessari (per conseguire gli obiettivi ivi fissati);

b) accompagnato da un piano finanziario:

c) e dal connesso modello gestionale e organizzativo.

Nel piano d’ambito sono indicate, in particolare,

a) le risorse disponibili, quelle da reperire,

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. 21

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

b) nonché i proventi derivanti dall’applicazione della tariffa sui rifiuti nel periodo

considerato (art. 203, comma 3, del D.lgs. 152/2006).

La gestione e l’erogazione del servizio

Nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale sull’evidenza pubblica e

secondo i principi stabiliti dall’art. 202 del D.lgs. 152/2006, per la gestione e per

l’erogazione del servizio nonché per il perseguimento degli obiettivi determinati,

l’Autorità d’Ambito affida le seguenti attività (art. 201, comma 4, del D.lgs. 152/2006):

a) la realizzazione, gestione e erogazione dell’intero servizio, comprensivo delle

attività di gestione e di realizzazione degli impianti;

b) la raccolta, la raccolta differenziata, la commercializzazione e lo smaltimento

completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti all’interno dell’ATO.

Le Regioni, al fine di consentire il raggiungimento di obiettivi di efficienza, efficacia

ed economicità, disciplinano la durata della gestione da parte dei soggetti

affidatari, che non può essere inferiore a quindici anni (art. 201, comma 6, del D.lgs.

152/2006).

Le Regioni adottano, altresì, uno schema tipo di contratto di servizio nel rispetto dei

criteri e degli indirizzi di competenza statale ai sensi dell’art. 195, comma 1, lettere

m), n) e o), del D.lgs. 152/2006. In conformità a tale schema tipo, sono redatti i

contratti di servizio, da allegare ai capitolati di gara, che regolano i rapporti tra

l’Autorità d’Ambito e i soggetti affidatari del servizio di gestione integrata dei rifiuti

(art. 203, comma 1, del D.lgs. 152/2006).

Ai fini della regolamentazione del rapporto con i soggetti affidatari del servizio

integrato di gestione dei rifiuti, l’Autorità d’Ambito:

a) opera la ricognizione delle opere e degli impianti esistenti, trasmettendo alla

Regione i relativi dati,

b) e definisce le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per il

perseguimento degli obiettivi previsti dalla Parte IV del D.lgs. 152/2006 (art.

203, comma 3, del D.lgs. 152/2006).

Per quanto attiene alle gestioni esistenti, i soggetti che esercitano il servizio, anche in

economia, alla data di entrata in vigore della Parte IV del D.lgs. 152/2006,

continuano a eseguirlo fino alla istituzione e alla organizzazione del servizio di

gestione integrata dei rifiuti da parte dell’Autorità d’Ambito (art. 204, comma 1, del

D.lgs. 152/2006).

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. 22

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Sino all’inizio delle attività del soggetto aggiudicatario della gara a evidenza

pubblica indetta dall’Autorità d’Ambito, i Comuni continuano la gestione dei rifiuti

urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nella forme

previste dalla Legge (art. 198, comma 1, del D.lgs. 152/2006).

2.1.9 Gli enti di governo e la relazione di affidamento

L’art. 3 bis del D.L. 138/2011 ha stabilito che per la tutela della concorrenza e

dell’ambiente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano organizzano

lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica e che, a tale

fine, devono:

a) definire il perimetro degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei (tali

da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare

l’efficienza del servizio);

b) istituire o designare gli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali, entro il

termine del 30 giugno 2012.

La dimensione degli ambiti o bacini territoriali ottimali di norma deve essere non

inferiore almeno a quella del territorio provinciale, salvo eccezioni che devono

essere adeguatamente motivate.

Solo gli enti di governo istituiti o designati dalla regioni o dalle province autonome

hanno competenza esclusiva in merito alle funzioni di:

a) organizzazione dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica,

compresi quelli appartenenti al settore dei rifiuti urbani;

b) scelta della forma di gestione;

c) determinazione delle tariffe all’utenza per quanto di competenza;

d) affidamento della gestione e relativo controllo.

Gli enti locali partecipano obbligatoriamente agli enti di governo.

In merito all’affidamento del servizio, occorre considerare che l’art. 34, comma 20,

del D.L. 179/2012 stabilisce che, per i servizi pubblici locali di rilevanza economica,

l’affidamento stesso è effettuato sulla base di apposita relazione.

Ciò è previsto al fine di assicurare il rispetto della disciplina europea, la parità tra gli

operatori, l’economicità della gestione e di garantire adeguata informazione alla

collettività di riferimento.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

L’art. 3 bis del D.L. 138/2011 dispone che gli enti di governo devono effettuare la

predetta relazione. La norma citata stabilisce, quindi, che le deliberazioni degli enti

di governo sono validamente assunte nei competenti organi degli stessi senza

necessità di ulteriori deliberazioni, preventive o successive, da parte degli organi

degli enti locali.

La relazione, che deve essere pubblicata sul sito internet dell’ente affidante:

a) conto della sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo per la

forma di affidamento prescelta;

b) motivano le ragioni della forma di affidamento scelta con riferimento agli

obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del

servizio;

c) deve comprendere un piano economico finanziario che, fatte salve le

disposizioni di settore, contenga anche la proiezione, per il periodo di durata

dell’affidamento, dei costi e dei ricavi, degli investimenti e dei relativi

finanziamenti.

Nell’ipotesi di affidamento in house, deve essere specificato l’assetto economico

patrimoniale della società, il capitale proprio investito e l’ammontare

dell’indebitamento da aggiornare ogni triennio.

Il piano economico finanziario deve essere asseverato da un istituto di credito o da

società di servizi costituite dall’istituto di credito stesso e iscritte nell’albo degli

intermediari finanziari (ai sensi dell’articolo 106 del testo unico di cui al decreto

legislativo 1º settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni) o da una società di

revisione (ai sensi dell’articolo 1 della legge 23 novembre 1939, n. 1966). Nel caso di

affidamento in house, gli enti locali proprietari procedono, contestualmente

all’affidamento, a accantonare pro quota nel primo bilancio utile, e

successivamente ogni triennio, una somma pari all’impegno finanziario

corrispondente al capitale proprio previsto per il triennio nonché a redigere il bilancio

consolidato con il soggetto affidatario in house.

2.1.10 Le procedure di affidamento del servizio di raccolta e di pulizia del suolo

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. 24

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

I servizi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e di pulizia del suolo pubblico sono

qualificabili servizi pubblici locali ai sensi dell’art. 112 del D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267.

L’affidamento di tali servizi, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale

199/2012 che ha dichiarato illegittimo l’art. 4 del D.L. 138/2011, che disciplinava la

materia, deve essere eseguito secondo i principi comunitari. Questi prevedono che

i predetti servizi possano essere affidati:

a) con gara di evidenza pubblica nel rispetto dei principi desumibili dal Trattato

e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi

di trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di

trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità, con predeterminazione

dei criteri selettivi;

b) a una società a capitale misto pubblico e privato, partecipata dall’ente

affidante, nella quale il socio privato sia scelto con gara di evidenza pubblica

nel rispetto di quanto indicato al punto a) precedente, e a condizione che

tale socio siano affidati specifici compiti operativi. La società deve rispettare

i criteri del partenariato pubblico privato istituzionalizzato. Essa si configura,

infatti, come una particolare modalità di affidamento del servizio pubblico,

che deve essere precisamente determinato nella tipologia, nella quantità e

nella durata, cioè come una formula organizzativa negoziale che consente

al committente di indirizzare e sorvegliare la gestione del partner privato

prescelto con gara e al quale viene, per questa ragione, imposta una sorta

di “coabitazione societaria” (parere Consiglio di Stato n. 456/2007);

c) a una società pubblica secondo il modello dell’in house providing che

presuppone il rispetto dei requisiti della partecipazione totalitaria pubblica del

capitale sociale, il controllo analogo dell’ente affidante sulla società e la

prevalenza dell’attività svolta della società a favore dell’ente affidante.

Nel caso degli affidamenti con gara, le procedure di affidamento in appalto e in

concessione sono disciplinate principalmente dal D.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e s. m.

e i. oltre che dai principi comunitari e dai principi generali sopra richiamati.

Di seguito, si espongono alcune considerazioni riferite a questi tipi di procedure.

Per quanto attiene ai requisiti di partecipazione, oltre a quelli di carattere generale,

devono essere stabiliti, secondo il principio generale di proporzionalità rispetto

all’oggetto dell’appalto, quelli:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

a) di capacità tecnica professionale, riferiti alle categorie di iscrizione all’Albo

Nazionale dei Gestori Ambientali di cui all’art. 212 del D.lgs. 152/2006 e s. m. e

i. e alla precedente esecuzione di servizi analoghi e, comunque, a quanto

previsto dalla Legge;

b) di capacità economica finanziaria con riguardo alla solidità patrimoniale e

economica del concorrente nonché alla sua possibilità di fronte agli impegni

finanziari scaturenti dal contratto e, comunque, a quanto previsto dalla

Legge.

Nell’esperire le gare di evidenza pubblica per l’affidamento di tali servizi, occorre

porre particolare attenzione al criterio di aggiudicazione.

Ai sensi dell’art. 81 del D.lgs. 163/2006 e s. m. e i., la migliore offerta è selezionata con

il criterio del prezzo più basso o con il criterio dell’offerta economicamente più

vantaggiosa. Le stazioni appaltanti scelgono, tra i predetti criteri, quello più

adeguato in relazione alle caratteristiche dell’oggetto del contratto, e indicano nel

bando di gara quale dei due criteri è applicato per selezionare la migliore offerta.

2.2. DICIPLINA COMUNALE – ROMA

Al fine di contemperare le attuali discipline capitoline sono stati esaminati alcuni

documenti, non esaustivi, così da definire un quadro di applicazione.

Da un lato sono state considerate norme di indirizzo, come la delibera cosiddetta

Roma Rifiuti Zero, dall’altro il Regolamento Comunale ed alcune ordinanze che

danno invece un’indicazione precisa ad esempio sulle quantità di rifiuti assimilati e

la loro modalità di prelievo.

Ciò che emerge è che se da un lato il progetto qui presentato sulla raccolta

differenziata presso le Utenze non Domestiche concorre in modo sostanziale al

raggiungimento degli obiettivi di medio e lungo periodo, dall’altro si evidenzia come

alcuni strumenti cogenti debbano essere adeguati sia per permettere l’attivazione

della prima fase (ad esempio la disciplina sull’esposizione, gli orari, ecc.) e sia per

tenere in conto dei risultati stessi della prima fase, ad esempio le quantità di

assimilazione per metro quadro.

Altro approfondimento merita la disciplina fiscale in merito alla tipologia e simulazioni

delle tariffe e in generale del quadro finanziario.

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. 26

PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Di seguito, per comodità e funzionalità di lettura alcuni estratti delle norme

richiamate che sono state utilizzate per l’elaborazione di questo primo documento

progettuale:

2.2.1. La delibera AC n. 129/2014 Roma Rifiuti Zero

Di particolare interesse, ai fini della presente progettazione è la delibera 129/2014,

cosidetta Roma Rifiuti Zero.

L’interesse ricade sia per il contributo che la raccolta differenziata e avvio al riciclo

del materiale proveniente dalle utenze non domestiche può dare al raggiungimento

degli obiettivi percentuali di RD e di contenimoento della frazione indifferenziata

(RUR) a smaltimento (artt. 1 e 5) che all’art. 4, ovvero definendo una contabilità

analitica dei flussi.

In data 16 dicembre 2014 il Comune di Roma ha adottato la delibera che definisce gli “In-dirizzi per l'avvio del percorso "verso rifiuti zero" attraverso l'introduzione di un programma di gestione dei rifiuti urbani e dei servizi di decoro ed igiene ur-bana, tra cui la raccolta differenziata "porta a porta spinta" dei rifiuti urbani.”

Di seguito se ne riporta un estratto con i passaggi più significativi per il presente

progetto:

L’ASSEMBLEA CAPITOLINA per quanto esposto in narrativa

DELIBERA

il conferimento di apposito mandato ai competenti organi dell’Amministrazione Capitolina affinché l’Ente Roma Capitale, compatibilmente con le risorse tecniche, economiche e stru-mentali a disposizione, si impegni al raggiungimento dei seguenti obiettivi in materia di ge-stione del ciclo dei rifiuti urbani ed assimilati:

1. intraprendere il percorso verso il traguardo “Rifiuti Zero” stabilendo il raggiungi-mento nel più breve tempo possibile degli obiettivi di legge e, comunque, il conse-guimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2016 e del 75% entro il 2020, conalmeno il 50% di effettivo riciclo;

2. assumere ogni utile iniziativa nei confronti del Governo e del Parlamento per lapiena attuazione di forme di gestione del servizio di igiene pubblica coerenti con gliesiti della consultazione referendaria svoltasi in data 12 e 13 giugno 2011 in materiadi “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza econo-mica”;

3. operare affinché sia attuata la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti urbani nel ter-ritorio della città di Roma per permettere il raggiungimento degli obiettivi di cui al

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

punto 1, stabilendo la massimizzazione e l’estensione mirata della modalità di rac-colta “porta a porta” quale sistema adottato in linea con quanto stabilito per la tipolo-gia di raccolta per Roma nel vigente Piano rifiuti regionale, coinvolgendo il maggior numero possibile di utenze secondo la programmazione di bilancio delle risorse eco-nomiche destinate; tale riorganizzazione dovrà proseguire il percorso intrapreso dalla città che ha portato ad eliminare il conferimento in discarica del rifiuto cosiddetto “tal quale” a far data dall’11 aprile 2013;

4. distinguere, attraverso una contabilità separata del ciclo dei rifiuti urbani, la raccoltae il riciclo dalle attività di spazzamento stradale e decoro, con la massima traspa-renza in termini tecnici ed economici; l’Amministrazione Capitolina oltre a renderepubblico il flusso dei rifiuti urbani in conformità con quanto previsto nella delibera-zione A s s e m b l e a C a p it o l i n a n . 1 / 2 0 1 4 ( “ A n a g r a f e p u b b l i c a re l a t i v a a l l a r a c c o lt a , a l recupero, allo smaltimento e agli impianti dei ri-fiuti solidi urbani”), dovrà descrivere, in modo intelligibile e trasparente, il flussodelle risorse economiche con indicazione dei costi del servizio impiantistico e dei ri-cavi e della destinazione di essi, derivanti dalla vendita dei rifiuti differenziati;

5. ridurre i flussi di produzione di rifiuti con la definizione di un Piano d’azione comu-nale per la prevenzione e riduzione dei rifiuti, Piano che sia coerente con il DecretoDirettoriale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del7 ottobre 2013, con l’obiettivo di ridurre entro il 2015 del 10% i quantitativi di rifiutiprodotti in peso rispetto a quelli certificati da ISPRA e Regione Lazio nel 2011, conmiglioramento continuo per i successivi anni sino al raggiungimento del 20% nel2020 corrispondenti in una quantità massima da avviare a smaltimento non superiorea 150 kg/ab/anno; tale Piano conterrà precise modalità di attuazione e strumenti eco-nomico-finanziari;

6. progettare ed attuare entro il 2015 un sistema di tariffazione puntuale, basato sullaeffettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti dalle utenze domestiche e non do-mestiche, con modalità di rilevazione e sistemi tecnologici avanzati da sperimentarein uno o più Municipi in funzione della sua successiva applicazione generalizzata;

7. al fine di evitare che i rifiuti speciali non assimilati finiscano nel flusso degli urbanicon ingenti aggravi economici nella gestione di tale flusso, stabilire che nell’attua-zione del sistema di raccolta siano previsti di norma, e soprattutto in fase di avvio dinuove modalità, sia i controlli sugli errati conferimenti, con diffida preliminare esuccessiva irrogazione di sanzioni, sia la revisione delle banche dati ai fini del recu-pero dell’evasione tributaria;

8. promuovere nel tempo la diffusione delle iniziative dirette a favorire il riutilizzo deiprodotti e la preparazione al riutilizzo dei rifiuti realizzando, già entro il 2016, nellemore dell’entrata in vigore dei Decreti attuativi previsti dall’art. 180 bis del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., un progetto pilota di “centri di riuso provvisori” nei quale sia pos-sibile scambiare/donare beni e prodotti intercettandoli prima che acquisiscano lo sta-tus di rifiuto; tali centri di riuso, posti preferibilmente su aree in prossimità dei Centridi Raccolta, avranno inizialmente la finalità primaria di favorire la donazione e loscambio tra privati di beni e prodotti intercettandoli prima del conferimento come ri-fiuti nei Centri di Raccolta e/o nelle “isole ecologiche mobili”. Presso gli stessi centridi riuso saranno attivate iniziative didattiche, culturali, sociali ed educative conl’obiettivo di sensibilizzare ed educare la cittadinanza alla pratica del riutilizzo. Talesperimentazione dovrà condurre, negli anni successivi, compatibilmente ed in con-formità con i citati decreti attuativi, alla diffusione di veri e propri “centri del riuso e

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

riparazione” con la massima diffusione sul territorio comunale, prevedendo un incre-mento progressivo fino al raggiungimento dell’obiettivo di un centro in ogni Munici-pio. Roma Capitale favorisce lo sviluppo della filiera del riutilizzo mettendo a dispo-sizione dei gestori dei centri di riuso, spazi e strutture sia per la ricezione, i laboratori ed il deposito che per la preparazione al riutilizzo;

[…]

Di dare mandato agli Uffici di intraprendere tutte le iniziative e le procedure amministrative necessarie ai fini dell’attuazione degli indirizzi di cui ai sopraelencati punti.

A decorrere dalla data di adozione del presente provvedimento, tutti gli atti di Roma Capi-tale che verranno eventualmente adottati in materia di gestione di rifiuti urbani dovranno te-nere conto dei criteri generali contenuti nel presente atto di indirizzo.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

2.2.2. Il regolamento comunale

Il regolamento comunale prevede alcune specifictà che è opportuno evidenziare

ai fini della presente progettazione così da ottimizzare la sinergia tra le 3 aree di

responsabilità (Amministrazione – gestore – cittadini).

All’art. 2 – classificazione, il regolamento prevede che i rifiuti delle attività

commerciali siano distinti da quelli urbani domestici e di fatto anche dagli urbani

assimilati, dando origine ad una possibile classificazione e contabilità diversa:

1. Le classificazioni del presente Regolamento sono quelle di cui all’art. 7 del D.Lgs. n.22/97 e ai fini del presente Regolamento i rifiuti vengono così suddivisi:

a) “rifiuti urbani”:a.1) “rifiuti urbani domestici”, intendendo come tali:

1. i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibitiad uso di civile abitazione;

2. i rifiuti speciali non pericolosi assimilati agli urbani, secondo quanto ripor-tato al successivo titolo III, capo I, provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di civile abitazione;

a.2) “rifiuti urbani esterni”, intendendo come tali: 1. i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;2. i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree

pubbliche o su quelle private comunque soggette ad uso pubblico; 3. i rifiuti giacenti sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi

d’acqua; 4. i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree

cimiteriali; 5. i rifiuti cimiteriali provenienti da esumazioni ed estumulazioni, quali

residui lignei, metallici, stoffe, cuoio e simili.

b) “rifiuti speciali”, intendendo come tali:

1. i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;2. i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che

derivano dalle attività di scavo;3. i rifiuti da lavorazioni industriali;4. i rifiuti da lavorazioni artigianali;5. i rifiuti da attività commerciali;6. i rifiuti da attività di servizio;

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

7. i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghiprodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depu-razione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

8. i rifiuti derivanti da attività sanitarie;9. i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;10. i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;11. il combustibile derivato da rifiuti.

In realtà poi l’analisi più dettagliata del documenti evidenzia come i rifiuti delle

attività commerciali vengano richiamati e di fatto reintegrati nel circuito degli urbani

attraverso i critieri di assimilazione di cui al CAPO I.

I criteri di assimilazione

L’analisi del capo I ed in particolare degli artt. 8 e 9 e ancor più specificatamente

della tabella A e del conseguente punto 5 evidenzia in modo chiaro come il limite

quantitativo dei rifiuti assimilati permetta di disegnare un adeguato servizio di

raccolta differenziata e come le quantità eccedenti debbano essere reindirizzate a

coricuiti di raccolta privati.

CAPO I NORME RELATIVE ALLA ASSIMILAZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI NON PE-RICOLOSI AI RIJIUTI URBANI

Art. 8 - Principi generali di assimilazione

1. Sono assimilati ai rifiuti urbani i rifiuti speciali classificati non pericolosi, ai sensi delledisposizioni comunitarie e nazionali, che rispettino le seguenti condizioni di provenienza:

a) derivino da attività agricole e agro-industriali, da lavorazioni artigianali, da attività com-merciali e da attività di servizio di cui all’art. 7, comma 3, lett. a), d), e) e f) del D.Lgs. n. 22/97; �

- omissis -

c) siano provenienti da locali destinati ad uso ufficio, magazzini, reparti di spedizione, localiaccessori, mense interne, locali di preparazione pasti, anche se facenti parte di complessi de-stinati ad attività industriali di cui all’art. 7, comma 3, lett. c) del D.Lgs. n. 22/97.

2. I produttori di rifiuti rientranti nei criteri qualitativi e quantitativi dettagliati al successivoart. 9 sono soggetti alla Tariffa per la Gestione dei Rifiuti, secondo quanto stabilito dal Re-golamento approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 24 del 3 marzo 2003. I relativi rifiuti sono gestiti nell’ambito dell’ordinario servizio di raccolta.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Art. 9

Criteri Qualitativi e Quantitativi di assimilazione

1. Nelle more della determinazione dei criteri qualitativi e quantitativi di assimilazione dicui all’art. 18, comma 2, lett. d), del D.Lgs. n. 22/1997, si considerano assimilati agli urbani, ai fini del presente Regolamento, i rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle attività indivi-duate al precedente art. 8 che:

1. a) abbiano una composizione merceologica analoga a quella dei rifiuti urbani dome-stici o, comunque, siano costituiti da manufatti e materiali simili a quelli elencati al punto 1.1.1, lett, a) della deliberazione del 27 luglio 1984 del Comitato Interministe-riale, recante “Disposizioni per la prima applicazione dell’art. 4 del D.P.R. 10 set-tembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti”;

2. b) rispondano ai criteri quantitativi, definiti in chilogrammi di rifiuti prodotti per unità di superficie (metro quadrato) all’anno, così come riportati nella ta-bella A.

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2. I rifiuti costituiti da assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni prodotti dallepulizie di uffici e strutture scolastiche sono assimilati e possono essere conferiti nel normale canale dell’indifferenziato o della frazione secca residua, purché posti in involucri protettivi adeguatamente sigillati. 3. I rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani di cui ai numeri 1), 2), 3), 4), 5) e 6)dell’art. 2, comma 1, lettera g), del D.P.R. 15 luglio 2003, n. 254, sono conferiti negli ordi-nari canali dei rifiuti indifferenziati o differenziati. I rifiuti, non pericolosi e non a rischio in-fettivo, di cui al n. 7 della citata lettera g) possono essere conferiti nel normale canale dell’indifferenziato o nella frazione secca residua, purché posti in involucri protettivi ade-guatamente sigillati.

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4. Gli imballaggi primari e secondari, nonché gli imballaggi terziari non riutilizzabili, ei consumabili da stampa, assimilati ai rifiuti urbani nel rispetto dei criteri di qualità e quan-tità stabiliti al comma 1, devono essere conferiti esclusivamente in raccolta differenziata o comunque avviati ad operazioni di riciclaggio o recupero. 5. La produzione di rifiuti superiore al valore indicato in tabella A, da considerarsiseparatamente per ciascuna delle 26 tipologie sopra individuate, comporta la non assi-milazione della frazione stessa ai rifiuti urbani e la classificazione quali rifiuti speciali non pericolosi, con il conseguente obbligo per gli operatori economici di gestire la stessa, per l’intera quantità prodotta, a propria cura e spese e nel rispetto della norma-tiva vigente. 6. Sono inoltre considerati assimilati i rifiuti costituiti da potature di alberi e arbusti,sfalci erbosi, derivanti da attività di giardinaggio, di conduzione di orti domestici o manuten-zione del verde privato, anche se svolte su superfici costituenti accessorio o pertinenza di su-perficie soggetta a tariffa, qualora la superficie destinata a tali attività non superi tre volte la superficie soggetta a tariffa o che comunque tale superficie non contenga piante la cui pota-tura abbia un volume tale da richiedere modalità speciali di conferimento e trasporto. Ad ec-cezione di quanto su indicato ed in deroga ai criteri quantitativi di cui al presente articolo, sono sempre considerati urbani i rifiuti derivanti dalle operazioni di giardinaggio e di manu-tenzione del verde pubblico.

2.2.3. Le ordinanze

Essendo numerosissime le ordinanze che nel tempo si sono susseguite ci si limita in

questa sede a rimandare la consultazione sul sito aziendale di AMA sul quale sono

riportate cronologicamente tutte le ordinanze emanate:

http://www.amaroma.it/pulizia-citta/normativa/744-roma-capitale.html

Altrettanto sinteticamente si richiama l’importanza di adottarne di specifiche non

appena si saranno concordati i parametri progettuali e si sarà condivisa la modalità

di erogazione del servizio descritta nei paragrafi successivi.

2.2.4 Delibera TARI

Per quel che riguarda il tema della fiscalità, il Comune di Roma ha adottato un re-golamento Ta.Ri. che riprende nei fatti la normativa nazionale.

È utile però sottolineare ed evidenziare tre passaggi che possono aumentare l’effi-cacia del progetto in esame e creare sinergia tra i diversi strumenti.

1. le categorie richiamate dal regolamento Ta.Ri. potreb-bero coincidere con altri strumenti regolamentari e/opianificatori così da avere un’unica classificazione a rife-rimento

2. i coefficienti utilizzati per le categoier Ta.Ri. (Kd) potreb-bero dialogare con i criteri di assimilazione così da avere

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

un parametro univoco di determinazione del servizio da erogare

3. il ricorso ad un servizio esterno a quello pubblico rien-trante nel PEF della Ta.Ri. stessa potrebbe essere regola-mentato

Deliberazione n. 33

ESTRATTO DAL VERBALE DELLE DELIBERAZIONI DELL’ASSEM-BLEA CAPITOLINA

Approvazione del Regolamento per la disciplina della tassa sui rifiuti Ta.Ri.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

A seguire negli artt. successivi all’11 per quel che riguarda le utenze non domestiche sono esaminati i parametri per le superfici e le agevolazioni, in particolare la sconti-stica sulla parte variabile qualora l’utenza ricorra a servizi di prelievo autonoma-mente.

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3 TERRITORIO

Non è questa la sede per descrivere in dettaglio il territorio del Comune di Roma, ci si limita a evidenziare come possano essere considerate due diverse suddivisioni, una tipica dell’espasione urbanistica ovvero:

- il centro storico - il cosiddetto anello ferroviario - la cosiddetta area verde o area interna al GRA - la zona esterna al GRA o periferica

la seconda suddivisione tiene conto dell’aspetto amministrativo, ovvero i confini dei dieci Municipi recentemente rivisti. A parte il I (centro storico) il II e il VII, e in parte il V, tutti gli altri vedono la coesistenza di situaizoni urbanistiche diverse avendo una struttura “a spicchio”. Ulteriore elemento di differenza è rpesente nel X municipio che comprende la zona litoranea di Roma-Ostia.

Alla luce dei numeri in gioco nel Comune di Roma e all’estrema complessità territo-riale, dal punto di vista progettuale, si è assunto come prioritario definire una suddi-visione per tipologia di utenza.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Pensando dunque alla classificazione dei rifiuti e al giacimento potenziale una prima fase di è concentrata sulle utenze non domestiche o genericamente commerciali (consapevoli che in tale definizione rientrano anche utenze non solo dedite al com-mercio).

A seguito di sopralluoghi e con l’obiettivo di evidenziare due aree di partenza che potessero contribuire efficacemente al test degli strumenti amministrativi e tecnici da adottare per l’intero comune di Roma sono state perimetrate due aree, una nel Municipio I ed una nel Municipio XI.

La scelta ha contemperato: - specificità urbanistiche - attuali modalità di raccolta - attuali gestioni di raccolta - alta concentrazione di Utenze non Domestiche - possibilità di creare un circuito ad hoc con relativo monitoraggio - possibilità di effettuare analisi merceologiche - numero di stakeholder da coinvolgere così da testare anche una modalità

comunicativa

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

4 LE UTENZE NON DOMESTICHE

La situazione del servizio di prelievo dei rifiuti riciclabili e non presso le utenze com-merciali, i pubblici esercizi, gli uffici e in generale le cosiddette Utenze Non Domesti-che nel Comune di Roma appare piuttosto complessa.

La complessità deriva principalmente da 3 fattori:

Primo fattore di complessità Il primo è un’incoerenza tra la registrazione delle attività al registro IVA, CCIAA, as-sessorato commercio e le utenze iscritte ai tributi e le diverse banche dati; da comu-nicazioni informali ricevute nel corso degli incontri presso AMA, Assessorato e sopral-luoghi sul territorio parrebbe che le utenze non domestiche in qualche modo censite siano stimabili in circa 150mila, dato probabilmente comunque approssimato per di-fetto rispetto alla reale consistenza del tessuto commerciale. Basti pensare che a Genova sono censite 44mila utenze per una popolazione pro-porzionalmente inferiore. Delle utenze censite, in alcuni Municipi, solo una percentuale è iscritto a ruolo TARI, ovvero paga la tassa rifiuti, difficile stimare la consistenza di tale percentuale che in alcuni casi parrebbe non arrivare addirittura al 60%. Questo primo dato è fondamentale, perché il gestore da un lato si trova ad erogare un servizio la cui remunerazione non è coperta dall’incasso TARI dall’altro è costretto a ricondurre il sistema di prelievo a una modalità anonima (raccolta stradale) così da non ingenerare situazioni conflittuali tra il prelievo dei rifiuti prodotti e l’emersione fiscale del soggetto.

Secondo le stime dell’ufficio tecnico di ERICA basate su progetti sviluppati per oltre 1.500 comuni italiani la presenza di utenze non domestiche che producono rifiuti as-similati agli urbani hanno un rapporto rispetto alle utenze domestiche compreso tra 1:12 e 1:15 Sulla base di tali stime e considerata la popolazione residente di Roma Capitale in 2.866.761 unità (ISTAT 30 aprile 2016) la consistenza reale delle utenze non domesti-che dovrebbe essere compresa tra 188.000 e 240.000 circa

Secondo fattore di complessità Il secondo fattore, in parte legato al primo, è l’eterogeneità del servizio erogato, ri-conducibile a 3 situazioni:

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- Una parte delle utenze effettivamente censite è servita da AMA tramite spe-cifico capitolato d’appalto (vedi documentazione fornita dagli uffici AMA) con un servizio di prelievo personalizzato (porta-a-porta); dalla relazione for-nita dagli uffici aggiornata ad agosto 2016 si desume che il target del servizio è pari a 31.505 utenze (dove per utenza si intende il numero di prelievi, ovvero le prese legate ad uno specifico contenitore per materiale, corrispondente all’incirca a 12-13mila titolari) di cui all’avvio dell’appalto solo 23.069 erano servite, al 31 luglio 2016 AMA attraverso il capitolato ha incrementato il servizio del 24% giungendo a 28.537 utenze (prelievi) servite con l’obiettivo di comple-tare il servizio entro la fine del 2016. Per queste utenze solo il servizio di raccolta differenziata è esternalizzato, mentre AMA mantiene la raccolta della frazione residuale.

- Un’altra parte di utenze è ancora servita domiciliarmente da AMA, laddove è attivo un servizio di raccolta porta-a-porta stimato in 25mila utenze.

- Infine la parte più consistente di utenze, in parte probabilmente non iscritte a ruolo e dunque non remuneranti il servizio, utilizza il servizio stradale.

Terzo fattore di complessità C’è infine un terno elemento di criticità/complessità legato ai quantitativi prelevati. Attraverso i sopralluoghi effettuati nei mesi tra agosto e ottobre è apparso evidente che alcune utenze, in particolare per alcuni materiali, sfruttano il servizio di prelievo ben oltre il livello di assimilazione stabilito dai regolamenti. Questo elemento da un lato contribuisce all’eccessivo riempimento delle volumetrie a disposizione, dall’altro richiede un aumento di frequenza per l’allontanamento dei materiali stessi, spesso abbandonati su marciapiedi e strada o accanto ai contenitori stradali. Questi prelievi non preventivati, non rientrando dunque nella organizzazione ordina-ria, sottraggono ore/operatore all’attività normale che a cascata subisce ritardi e inefficienze.

La situazione sopra descritta porta a altrettante considerazioni critiche: A. la coesistenza, anche sullo stesso municipio di operatori diversi fa regi-

strare servizi di qualità diversa, in particolare nei vari sopralluoghi si è potuto constatare come il servizio erogato da un subappaltatore di AMA fosse di qualità decisamente meno performante rispetto ad un altro gestore, la stessa cosa pare verificarsi, a detta dei referenti territo-riali AMA, nel rapporto con i titolari delle utenze commerciali servite.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

B. La coesistenza di un operatore AMA e di un operatore di un’altra ditta non consente quella fidelizzazione e personalizzazione che un servizio di raccolta differenziata deve poter permettere. Il poter contare su un buon rapporto operatore-titolare è una chiave del successo del servi-zio erogato ed anche un modo per valorizzare e sottolineare l’impor-tanza del lavoro svolto dall’operatore sul territorio. Utile forse ricordare che l’operatore della raccolta è rimasto l’unica figura in un tessuto ur-bano ad erogare un servizio periodico (integrando i vari prelievi – pos-siamo affermare essere quotidiano) e a garantire una relazione tra utenza e istituzione, erogando peraltro un servizio, prestando dunque la sua opera in modo attivo (tanto per essere più chiari, altri servizi do-miciliari come il postino o la guardia medica tanto per citarne due non hanno la stessa periodicità e non sono sempre portatori di un servizio positivo; in quest’ottica va trasformata anche la figura dell’operatore della raccolta.

C. La non chiarezza dei numeri delle utenze porta a non poter definire i migliori circuiti di raccolta con efficientamento dei prelievi. È dunque fondamentale stabilire con l’ufficio commercio e l’ufficio tributi chi siano i destinatari del servizio, come recuperare l’evasione parziale o totale e quale debba essere il ruolo di AMA in questa fase. Il fatto che le utenze non censite sfuggano ad un servizio personalizzato per ovvie ragioni e sfruttino il servizio stradale porta da un lato alla sottrazione di volumetrie stradali destinate all’utenza domestica dall’altro ad un riem-pimento dei volumi non coerente con i dati progettuali proprio per la mancanza di una banca dati affidabile; oltre a un disequilibrio dei costi dovuto all’evasione.

5 SERVIZI ATTUALI per le Utenze non Domestiche Come ampiamente premesso la situazione dei servizi attuali è difficilmente schema-tizzabile e descrivibile. Tale situazione è il risultato di un sovrapporsi di esigenze via via manifestate che, negli anni, si è ritenuto di voler soddisfare, oltre alla già citata suddivisione del servizio tra diverse modalità e diversi operatori. Alla base è stato comunque possibile ricostruire un modello di servizio iniziale artico-lato in cinque tipologie di erogazione:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

1. PAP AMA: servizio domiciliare svolto interamente da AMA2. PAP UND: servizio domiciliare svolto da società in appalto3. PAP AMA/PAP UND: servizio domiciliare complementare effettuato da en-

trambe le figure4. Stradale/PAP UND: servizio domiciliare effettuato da società in appalto, svolto

in porzioni del territorio dove esiste un servizio stradale.5. Stradale: in questo caso le utenze utilizzano i contenitori stradali

Sempre richiamando quanto descritto in premessa è difficile stabilire la quantità di utenze coinvolte da ciascuna tipologia di servizio; grossolanamente si può stimare che:

26.000 utenze siano direttamente servite domiciliarmente da AMA (PAP AMA) 13.000 utenze siano servite con un servizio domiciliare dalle società in appalto

con servizio RUR effettuato da AMA Oltre 100.000, ovvero le restanti, si appoggino al servizio stradale.

Le frequenze sono riassunte nelle tabelle seguenti:

Frequenze Stardard PAP AMA CA MU ORG RUR VE CARTONE

M1** - M15 2/7 2/7 3/7 2/7 CAMPANE - ** Nell'ambito del M1 il servizio PAP AMA prevede l'utilizzo complementare delle Piazzole Mobili

Frequenze Stardard PAP UND CA MU ORG RUR VE CARTONE

M1 * 3/7 6/7 - 3/7 6/7M2 - M15 * 2/7 6/7 - 2/7 da 3 a 6/7

* "carta uffici" attiva per scuole e Grandi Uffici (prevalente nel M1)

Le frequenze PAP standard sono incrementate rispetto allo standard per alcune ti-pologie di utenze non domestiche particolari (ad. es Grandi Produttori, Scuole, Atti-vità di Ristorazione, utenze che dispongono di poco spazio per lo stoccaggio interno, ecc.), tale incremento è molto frequente nel Municipio 1. Tale rimodulazione del servizio con incremento delle frequenze è utilizzata sia per il PAP AMA che per il PAP UND.

Riassumendo e sintetizzando i servizi in un unico quadro sinottico si ottiene la tabella seguente che è utilizzata come base per la riorganizzazione del servizio stesso:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Standard servizio (no M1) Frequenze di servizio

Matrice di servizi CA MU ORG RUR VE CARTONE PAP AMA 2/7 2/7 3/7 2/7 Campane

da 3 a 6/7 PAP AMA/PAP UND 2/7 2/7 6/7 2/7 2/7

Stradale Casso-

netti Casso-

netti Casso-

netti Cassonetti Campane

Stradale/PAP UND Casso-

netti 2/7 6/7 Cassonetti 2/7

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6 SERVIZI IN PROGETTO

A seguito delle premesse e dell’analisi sono stati definiti 3 obiettivi

4. omogeneizzare il servizio, spingendolo verso una personalizzazione utenza

per utenza per tutto il territorio

5. uniformare il servizio erogato per utenza: ogni utenza deve poter vedere un

solo operatore

6. estendere il servizio al maggior numero di utenze del territorio con

conseguente recupero dell’evasione e immediato recupero di volumetria e

servizio per le utenze domestiche

Al fine di raggiungere gli obiettivi occorrerà dare avvio ad una serie di azioni

consequenziali che permettano di rendere esecutivo il progetto di raccolta

differenziata che risponda ai criteri di:

personalizzazione

responsabilizzazione

misurazione e monitoraggio

Dal momento che il servizio è:

- In parte in appalto

- In parte erogato da AMA personalizzato (aree p-a-p)

- In parte erogato da AMA con servizio indistinto (aree a raccolta stradale)

Si è deciso di organizzare il lavoro in 2 fasi parallele:

- una tesa alla riorganizzazione complessiva del servizio;

- una a individuare gli indicatori di successo per la riorganizzazione complessiva

attraverso due aree di partenza del servizio, una gestita internamente da

operatori AMA l’altra attraverso una delle aziende in appalto.

La prima, ovvero la riorganizzazione complessiva del servizio è un lavoro di

progettazione che prevedrà:

- la definizione della banca dati più affidabile

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

- la definizione di scenari con calcolo delle prese e dunque del fabbisogno di

mezzi e persone

- la definizione dei parametri di efficacia ed efficienza (numero prese/squadra

– tempi di spostamento – costi di ammortamento/manutenzione, ecc.)

- modalità di affidamento (in house/in appalto)

- indicazione all’amministrazione delle regole e dunque degli atti da adottare

(modifica regolamento – ordinanze – ecc.)

- redazione di un disciplinare e degli altri atti formali per l’avvio del servizio

La seconda fase, come detto seconda solo per elencazione, ma contemporanea

alla prima, prevede l’avvio del servizio con uno scenario di base in due aree della

città così da validare man mano le scelte operate e evidenziare le criticità così da

tenerne in conto nella redazione del progetto complessivo per tutta la città.

Nel seguito alcuni parametri progettuali e conseguenti azioni da intraprendere con

indicazione anche della tempistica realizzativa.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.1 COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA

Il primo elemento da conoscere per dimensionare correttamente il servizio è la

composizione merceologica dei rifiuti.

Attualmente è a disposizione una serie di analisi di composizione affidata da AMA a

GFAmbiente nel 2005, 2008 e 2012.

DI seguito una tabella riassuntiva dell’analisi di composizione del rifiuto indifferenziato

RUR

Fonte AMA Roma

Come si può facilmente notare non si apprezzano particolari differenze tra gli anni esaminati.

È altresì vero che proprio a partire dal 2012 sono state introdotte raccolte differen-ziate più capillari.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Per tale ragione si ritiene opportuno organizzare nuove analisi merceologiche. A tal fine il consorzio per il recupero degli imballaggi cellulosici (Comieco) si è dato disponibile a sostenere la realizzazione di analisi merceologiche di dettaglio. Pertanto si partirà dall’analizzare il RUR proprio nelle due aree di validazione.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.2 Il Giacimento potenziale delle UnD

Stime di ERICA (su 5 milioni di abitanti) ci permettono di stimare l’incidenza dei ma-teriali assimilati provenienti da utenze non domestiche, tali dati interpolati con la mer-ceologia dei rifiuti di Roma desunta dalla letteratura porta alle seguenti stime che possono essere utilizzate come obiettivi di progetto:

Tale dato è confortato da un’analisi condotta ad esempio nella città di Torino: “Le "attività" (commerciali e non) producono più rifiuti delle abitazioni. I dati di Torino indicativi di quelli delle città Secondo le stime del Comune di Torino, nel 2013 le abitazioni producono 208.180 tonnellate di rifiuti a fronte delle 247.530 prodotte da esercizi commerciali, uffici, ban-che, mercati, scuole, ospedali. Si tratta del 45,68% del totale dei rifiuti raccolti in città, il 54,32% è appannaggio delle utenze non domestiche* *http://www.ecodallecitta.it/notizie/376770/rsu-prevalgono-le-utenze-non-domestiche-le-attivita-commerciali-e-non-producono-piu-rifiuti-delle-abitazioni-i-dati-di-torino-indicativi-di-quelli-delle-citta

Tali dati sono poi ripresi nei paragrafi relativi alla fase progettuale, sia per stimare lo scenario progettuale di base che per definire i risultati attesi.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.3 Le aree di partenza Municipio I (area 1G) area compresa attorno al quartiere della comunità ebraica con assi delimitanti Corso Vittorio Emanuele II, Lungotevere da Piazza P. Paoli a via del Foro Olitorio (come da planimetria allegata) Ipotesi di progetto con operatore unico AMA Per un totale circa 1400 UnD

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Municipio 11 (Area Marconi) area che comprende gli assi di Viale Marconi, via Ode-risi da Gubbio, Via Enrico Fermi, Via Francesco Grimaldi (come da planimetria alle-gata) Ipotesi di progetto con esternalizzazione del servizio (operatore unico) per un totale di circa 1000 UnD

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4 La banca dati di partenza

Un primo intenso lavoro è stato quello di lavorare le banche dati. In particolare sono state incrociate tre banche dati di partenza:

- banca dati derivante dalla fatturazione Ta.Ri. AMA - banca dati “Open Data” del Comune - banca dati derivante da un censimento piano strada realizzato da AMA nel

corso del 2015-2016 a sua volta implementata da dati fornite da chi effettua il servizio, sia esso di AMA che delle società in appalto.

Fin da subito il confronto delle banche dati fa emergere alcune incongruenze per lo più riconducibili a:

- apertura/chiusura frequente delle attività con relativo cambio di ragione so-ciale e quindi di produzione rifiuti presunta

- non coincidenza delle banche dati presumibilmente riconducibile ad un’evasione della tariffa

- non coincidenza degli indirizzi derivante probabilmente dalla differenza tra ingresso principale indicato come sede dell’utenza e luogo fisico del ritiro del materiale

E’ dunque evidente che questa attività propedeutica all’avvio del servizio dovrà richiedere particolare attenzione.

Per ciascuna utenza, oltre alla ragione sociale e all’indirizzo sono state indicate le frequenze di prelievo per ciascun materiale e l’orario attuale di prelievo.

La creazione della banca dati incrociata fornita agli intervistatori, che contiene 1.888 utenze per la zona del Municipio I e 1.415 utenze per la zona di viale Marconi ha richiesto 4 giornate lavorative piene.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Nel seguito un estratto dei primi 20 record della banca dati della zona 1G nel Muni-cipio I (le banche dati complete sono comunque a disposizione):

1884 <----- CON-TEGGIO CI-VICI

861 412

Den. Per filtro per Via Fonte Civico Via/Piazza e

Civico

Dato prove-niente da

BDO (Banca Dati Opera-

zioni)

Descrizione Atti-vità da Censi-

mento UND AMA

Descrizione Attività da ser-

vizio Conto Terzi

Open-Data

Conto Terzi

ARCO DEGLI ACETARI AMA ARCO DEGLI

ACETARI 45 decorazione in-

terni

ARCO DI S. MARGHERITA AMA

ARCO DI S. MARGHE-RITA 11

nessuna descri-zione attività

Open Data

ARCO DI S. MARGHERITA AMA

ARCO DI S. MARGHE-RITA SNC

nessuna descri-zione attività

CAMPO DE' FIORI Conto Terzi CAMPO DE'

FIORI TUTTA LA PIAZZA

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI (MER-CATO DEI FIORI)

MERCATO DEI FIORI

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI (MER-CATO)

MERCATO Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 1 (non dom) ruggeri ALIMENTARI Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 4

(non dom) bar magno-

lia magnoli PIZZERIA MA-

GNOLIA Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 6 primocafe PRIMO CAFFÈ Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI Conto Terzi CAMPO DE'

FIORI 7 (non dom)

trattoria BARI FIORI DI

CAMPO Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 9 virgilio Open Data

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 10A slopp sam's SLOPPY SAMS Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 11

(non dom) vineria il no-

lano il nolano RISTORANTE IL

NOLANO Open Data

Conto Terzi

CAMPO DE' FIORI BDO CAMPO DE'

FIORI 12

(non dom) vineria il no-

lano CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'

FIORI 13 (non dom) taba Open Data

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Orari e frequenze di intervento in Conto Terzi

ORGANICO MULTIMATERIALE VETRO CARTONE CARTA

orario v/sett orario v/sett orario v/sett orario v/sett orario v/sett

11,20-18,00 6

11,20-18,00 6

05,30-11,30 - 11,20-18,00

6 11,20-18,00 6

05,30-11,30 4 05,30-

11,30 4

22,20-05,00 7 05,30-

11,30 4 05,30-11,30 4

22,20-05,00 7

05,30-11,30 4 05,30-

11,30 4

22,20-05,00 7 05,30-

11,30 4 05,30-11,30 4

22,20-05,00 7 05,30-

11,30 4 05,30-11,30 4

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Orari e frequenze di intervento AMA

RESIDUO RU ORGANICO CARTA MULTIMATERIALE VETRO CARTONE

giorni di inter-vento e moda-

lità

giorni di inter-vento e moda-

lità

giorni di in-tervento e modalità

giorni di intervento e modalità

giorni di inter-vento e mo-

dalità

giorni di in-tervento e modalità

Itinerario (Lu-Me-Ve; turno M)

o Piazzola(7v/sett; turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

Itinerario Ristori (7 v/sett; turno

Notte)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

Itinerario Ristori (7 v/sett; turno

Notte)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

Itinerario Ristori (7 v/sett; turno

Notte)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

Itinerario Ristori (7 v/sett; turno

Notte)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

Itinerario (Lu-Me-Ve; turno M)

o Piazzola(7v/sett; turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;turno M

e SN)

Piazzola (7v/sett;

turno M e SN)

Piazzola (7v/sett; turno M e SN)

Piazzola (7v/sett;turno

M e SN)

Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.5 Le concertazioni e le interviste

Al fine di avviare le interviste è stato predisposto e condiviso un questionario base. Il questionari ha una duplice valenza:

- da un lato serve per recuperare le informazioni di base per elaborare il pro-getto, anche verificando le informazioni già in possesso degli uffici;

- dall’altro serve ad incominciare un dialogo con il territorio

L’intervistatore si pone così in ascolto dell’intervistato offrendo la possibilità di contri-buire a fornire il proprio punto di vista.

L’intervistatore dal canto suo oltre a re-cuperare le informazioni utili ai progetti-sti introduce i concetti di collabora-zione, responsabilità e coinvolgimento utili a far si che la comunicazione e in-formazione propedeutica all’avvio del servizio trovi la sua massima efficacia, anche segnalando specifiche proble-matiche di carattere tecnico o econo-

mico o sociale che si dovessero presentare.

6.5.1. Metodologia e tecniche di rilevazione dei dati sul campo

Il questionario Il questionario strutturato è una tecnica di rilevamento classica dei dati sul campo. Si tratta sostanzialmente di una scheda di raccolta dati nella quale le informazioni raccolte non sono frutto di una valutazione o misurazione effettuata direttamente dai rilevatori quanto piuttosto della valutazione o testimonianza dei soggetti che vengono intervistati. Per stabilire la struttura del questionario occorre partire dal pro-blema oggetto di analisi e stabilire quali sono gli aspetti (dimensioni salienti) che oc-corre indagare. Una volta stabilite le dimensioni avviene la scelta (o più propria-mente la costruzione) degli indicatori che andranno a misurare le caratteristiche del fenomeno indagato. La valutazione delle grandezze indagate avviene attraverso le variabili, la controparte misurabile degli indicatori. Poiché ciascun problema teorico ha delle caratteristiche peculiari, gli strumenti di misurazione utilizzati dovranno adat-tarsi sia agli scopi dell’analisi, sia alle caratteristiche del problema indagato. In que-sto modo possono essere utilizzare variabili di tipo quantitativo o qualitativo a se-conda che la dimensione indagata si presti o meno ad un’analisi di tipo numerico.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Nel nostro caso il problema da sottoporre a indagine presentava due articolazioni distinte: da una parte verificare lo stato di attuazione sul territorio del servizio di rac-colta dei rifiuti porta a porta, dall’altro misurare il grado di soddisfazione degli utenti verso il servizio.

Gli indicatori Nella scelta, o più propriamente costruzione, degli indicatori si effettua una analisi di tipo analitico del problema sottoposto ad indagine, se ne effettua una frammenta-zione in aspetti salienti ognuno dei quali può essere misurato da un indicatore. Si dice che gli indicatori vengano costruiti perché ogni scelta è frutto di una decisione stra-tegica effettuata a livello di progettazione dell’indagine. Ovviamente lo stesso aspetto può essere misurato da indicatori differenti; la scelta di un indicatore piutto-sto che un altro implica l’assunzione di un certo tipo di sguardo analitico sul pro-blema, implica una scelta dal punto di vista del trattamento successivo dei dati in fase di codifica e post codifica, implica la possibilità di rilevare alcuni aspetti (ritenuti salienti per l’indagine) a scapito di altri (ritenuti marginali). Nel questionario la misurazione degli aspetti salienti sottoposti ad indagine avviene tramite le domande che sono poste da un intervistatore addestrato all’intervistato. Nella scelta e nella formulazione delle domande occorre tenere presenti alcuni aspetti fondamentali:

ogni indicatore deve essere univoco ossia ogni indicatore deve fare riferi-mento ad una sola dimensione;

gli indicatori devono essere neutri e quindi non devono condizionare implici-tamente la risposta;

la sequenza degli indicatori deve essere strettamente logica; ogni indicatore deve essere contraddistinto da un numero in modo da age-

volare la sintesi dei dati; questionario deve essere affiancato un “manuale di codifica” cioè una spe-

cie di libretto delle istruzioni del questionario che spieghi ai rilevatori sia comeporre le domande e le indicazioni necessarie alla codifica dei dati (inseri-mento nel database).

Le variabili L’aspetto particolare del fenomeno studiato deve essere in qualche modo misura-bile e quindi misurato attraverso la scelta delle variabili più idonee in relazione alle sue caratteristiche. Se devo misurare una qualsiasi grandezza di tipo fisico posso uti-lizzare uno strumento di misura oggettivo, ma se devo misurare un atteggiamento di

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

un servizio devo costruire un indicatore di tipo differente (ad esempio una scala Li-kert) oppure stabilire che tra l’atteggiamento da misurare ed un determinato com-portamento misurabile vi sia un legame di tipo causa-effetto.

Qui di seguito il questionario frutto dell’elaborazione e confronto interno al gruppo di lavoro:

1. Codice identificativo utenza

INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-

RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE

2. Codicedel rile-vatore

3. Datadel rileva-mento

4. Ora di ini-zio del ri-levamento

5. Indirizzo dell’ingressodell’utenza

6. Tipo di esercizio commercialea) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (con tavoli)b) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (senza tavoli)c) Ristorante, trattoria, osteria, pizzeria, pub, birreria, hamburgheriad) Mensae) Generi alimentari (salumi e formaggio, forno ecc.)f) Macelleria, pescheriag) Ortofrutta, fiori e pianteh) Supermercato, ipermercatoi) Centro commercialej) Ufficio di piccola dimensione (immobiliare, agenzia viaggi, posta, filiale bancaria ecc.)k) Ufficio di grandi dimensioni (sede direzionale)l) Attività commerciale (abbigliamento, profumeria, edicola, farmacia, calzature ecc.)m) Sede istituzionale (ministero, ambasciata, consolato ecc.)n) Scuolao) Ospedale, struttura sanitaria (casa di cura, casa di riposo ecc.)p) Attività culturale, ricreativa (museo, cinema ecc.)q) Altro (specificare)

_______________________________________________________________________

Presentazione dell’indagine e dei suoi scopi, presentazione del rilevatore

7. Qual è la sua funzione all’interno del negozio/ufficio/esercizio pubblico?

a) Proprietario, gestore, responsabileb) Dipendente

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

8. Qual è il giorno di chiusura settimanale del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

9. Quali sono i vostri orari di apertura?

Dalle __________________________ alle __________________________

Dalle __________________________ alle __________________________

Dalle __________________________ alle __________________________

10. Quali contenitori avete a vostra disposizione per i rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pubblico?

a) Solo i contenitori per la separazione dei materiali all’internob) Solo i contenitori per l’esposizione all’esternoc) Entrambid) Nessuno

Solo se sono presenti contenitori per la separazione all’interno 11. Quanti contenitori utilizza per separare i rifiuti all’interno del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE NUMERO DEI CONTENITORI PRESENTI Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

12. Adesso le chiedo di fare una stima approssimativa della quantità di rifiuti che vengono prodotti dalsuo negozio/ufficio/esercizio pubblico: quanti sacchi da 120 litri produce al giorno di orga-nico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur? Includa nella stima anche la raccolta effettuatanell’area clienti.

FRAZIONE NUMERO SACCHI DA

120 L AL GIORNO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

13. Quali contenitori utilizza per gettare i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE CONTENITORI

MASTELLI O CARRELLATI

SACCHI

Organico Carta Cartone Plastica e MetalliVetro RUR

14. Quale sistema utilizza per smaltire i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

FRAZIONE PORTA A PORTA STRADALE

ESPOSIZIONE ALL’ESTERNO

RACCOLTAALL’INTERNO

CONDOMINIO CASSONETTI PIAZZOLA

Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

La domanda 15 deve essere rivolta solo se l’utenza è o verrà servita dal sistema porta a porta

15. Il punto di conferimento dei suoi rifiuti coincide con l’ingresso del suo negozio/ufficio/esercizio pub-blico?

a) Sìb) No (specificare)

_______________________________________________________________________

Le domande da 16 a 24 sono da rivolgere solo se l’utenza è già servita dal sistema porta a porta

16. Mi sa dire quale azienda si occupa della raccolta dell’organico/carta/cartone/plastica e metalli/ve-tro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE AMA Cooperativa su incarico AMA Altro operatore autorizzato Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

17. Con quale frequenza si disfa oggi dei rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di 1/7 Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

18. In generale, come giudica la frequenza di raccolta dei rifiuti rispetto alle esigenze del suo negozio/uf-ficio/esercizio pubblico?

a) Eccessivab) Giustac) Scarsa

Se la frequenza è considerata eccessiva 19. Per quali materiali considera eccessiva la frequenza di raccolta?

a) Organicob) Cartac) Cartone

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

d) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR

Se la frequenza è considerata scarsa 20. Per quali materiali considera scarsa la frequenza di raccolta?

a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR

21. Parliamo adesso dei giorni fissati per la raccolta dei rifiuti: li considera comodi per le attività del suonegozio/ufficio/esercizio pubblico?a) Sìb) No (specificare)

_______________________________________________________________________

22. I rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico vengono raccolti anche durante i giorni festivi?a) Sìb) No

Se i rifiuti vengono raccolti anche nei festivi 23. Secondo lei è utile raccogliere nei giorni festivi l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur

del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE SÌ NO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

24. Considera comodi per le attività del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico gli orari fissati per la rac-colta?

a) Sìb) No (specificare)

_______________________________________________________________________

Le domande 25 e 26 sono da rivolgere solo se l’utenza utilizza i cassonetti stradali

25. A che ora di solito getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rurdel suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

FRAZIONE Prima delle 9.00 9.00-12.00 12.00-15.00 15.00-17.00 17.00-20.00 Dopo le 20.00Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

26. Quante volte a settimana getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/ve-tro/rur?

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di

1/7 Organico Carta Cartone Plastica e Me-talli Vetro RUR

Conclusione comune a tutte le utenze

27. Con chi parla quando deve effettuare delle segnalazioni o comunicare un disservizio?

a) Numero verde AMAb) Contatto diretto con la sede operativa di servizio (sede AMA)c) Numero diretto della società incaricata da AMAd) Altro (specificare)

_______________________________________________________________________

Ringraziamento e saluti

28. Ora di termine del rilevamento

29. Qualità dell’accoglienzaa) Collaborativab) Neutrac) Ostile

Note:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.5.2. Il ruolo degli intervistatori

La maggiore attendibilità dello strumento viene garantita quando il questionario è somministrato (ovverosia le domande sono rivolte) da intervistatori che abbiamo ri-cevuto una formazione adeguata sulle finalità della rilevazione, la logica della con-catenazione delle domande, la scelta delle variabili e anche il trattamento succes-sivo dei dati. Per garantite l’attendibilità delle risposte la forma espositiva delle do-mande deve essere il più possibile standardizzata ma questo non significa rivolgere le domande (che sono poi gli indicatori della nostra indagine) in modo asettico o meccanico, avulso dal contesto di indagine. Per questo la formazione degli intervi-statori assume le caratteristiche di un training durante il quale le domande vengono provate all’interno di setting differenti e prevede, dopo una parte di formazione teo-rica frontale, anche una fase di affiancamento sul campo.

Ogni intervistatore ha dunque ricevuto una formazione della durata di 4 ore con specifico corso formativo e motivazionale. Ad ogni intervistatore è stato fornito un manuale appositamente strutturato per questo progetto.

Qui di seguito il manuale dell’intervistatore:

INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-

RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE

MANUALE ESPLICATIVO DEL QUESTIONARIO AD USO DEGLI INTERVISTATORI

1. Codice identificativo utenza È il numero che si trova nel data base delle UND2. Codice del rilevatore È il numero di codice identificativo di ciascun intervista-

tore3. Data del rilevamento4. Ora di inizio del rilevamento5. Indirizzo dell’ingresso dell’utenza Va inserito un indirizzo esatto, solo uno.6. Tipo di esercizio commerciale Scegliere l’opzione più adatta

Presentazione dell’indagine e dei suoi scopi, presentazione del rilevatore: Buongiorno signora/signore, mi chiamo xxx xxx e sto raccogliendo dati per conto di AMA SpA. AMA vuole migliorare il servizio di raccolta dei rifiuti per le utenze non do-mestiche del Comune di Roma Capitale e ha necessità di raccogliere una serie di dati che saranno utilizzati per migliorare la raccolta differenziata. Le rivolgerò alcune

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

domande sulla produzione e gestione dei rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pubblico. L’intervista durerà 15 minuti.

NB: In tutti i casi in cui si trova la locuzione “negozio/ufficio/esercizio pubblico” oc-corre utilizzarne una sola che sia la più adatta alla situazione specifica dell’intervista

7. Qualifica della persona che risponde all’intervista8. Giorno di chiusura settimanale9. Orari di apertura10. Quali contenitori avete a disposizione per i rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pub-

blico?ATTENZIONE: questa domanda è un filtro per le successive 11. Quanti contenitori utilizza per separare i rifiuti all’interno del suo negozio/ufficio/esercizio

pubblico?Questa domanda deve essere fatta solo se alla n. 10 si è avuta la risposta “a” oppure

“c” 12. Adesso le chiedo di fare una stima approssimativa della quantità di rifiuti che vengono pro-

dotti dal suo negozio/ufficio/esercizio pubblico: quanti sacchi da 120 litri produce al giornodi organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur? Includa nella stima anche la raccoltaeffettuata nell’area clienti.

Occorre ottenere una stima approssimativa anche per i cartoni che ovviamente non vengono conferiti in sacchi. I sacchi da 120 l sono i sacchi neri grandi cosiddetti “con-dominiali”. 13. Quali contenitori utilizza per gettare i rifiuti all’esterno del suo negozio/ufficio/esercizio

pubblico?Questa domanda deve essere fatta solo se alla n. 10 si è avuta la risposta “b” oppure

“c” 14. Quale sistema utilizza per smaltire i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?La raccolta porta a porta può avvenire in molti modi differenti quindi è necessario chiedere se il conferimento avviene all’esterno, se è l’operatore ad entrare all’in-terno oppure se si utilizzano i contenitori carrellati del condominio. Anche la raccolta stradale può essere fatta con i cassonetti fissi oppure i punti mobili di conferimento presidiati da operatori. 15. Il punto di conferimento dei suoi rifiuti coincide con l’ingresso del suo negozio/ufficio/eser-

cizio pubblico?Questa domanda deve essere rivolta solo appe utenze che hanno già la raccolta pap o che è già previsto passino a pap a breve termine. E’ importante segnalare l’indirizzo esatto dove posizioneranno i contenitori del pap quando questo è diffe-rente dall’ingresso dell’utenza.

NB: Le domande da 16 a 24 sono da rivolgere solo se l’utenza è già servita dal sistema porta a porta

16. Mi sa dire quale azienda si occupa della raccolta dell’organico/carta/cartone/plastica e me-talli/vetro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

A volte il servizio relativo alle singole frazioni è gestito da operatori differenti da AMA. E’ importante raccogliere questa informazione. 17. Con quale frequenza si disfa oggi dei rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?18. In generale, come giudica la frequenza di raccolta dei rifiuti rispetto alle esigenze del suo

negozio/ufficio/esercizio pubblico?Cercare di porre la domanda nel modo più neutro possibile per non influenzare la risposta.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

19. Per quali materiali considera eccessiva la frequenza di raccolta?Questa domanda è da fare solo se alla n.18 si è ottenuta la risposta “a” 20. Per quali materiali considera scarsa la frequenza di raccolta?Questa domanda è da fare solo se alla n. 18 si è ottenuta la risposta “c” 21. Parliamo adesso dei giorni fissati per la raccolta dei rifiuti: li considera comodi per le atti-

vità del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico? Per “comodi” è da intendere che non ostacolano o intralciano l’attività tipica dell’utenza. 22. I rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico vengono raccolti anche durante i giorni

festivi? 23. Secondo lei è utile raccogliere nei giorni festivi l’organico/carta/cartone/plastica e me-

talli/vetro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico? Da rivolgere solo se alla domanda precedente si è avuto un “sì” come risposta. 24. Considera comodi per le attività del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico gli orari fissati

per la raccolta? Per “comodi” è da intendere che non ostacolano o intralciano l’attività tipica dell’utenza.

NB: Le domande 25 e 26 sono da rivolgere solo se l’utenza utilizza i cassonetti stradali

25. A che ora di solito getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/plastica e metalli/vetro/rurdel suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?

26. Quante volte a settimana getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/plastica e metalli/ve-tro/rur?

27. Con chi parla quando deve effettuare delle segnalazioni o comunicare un disservizio?Questa domanda è per tutti

Ringraziamento e saluti: La ringrazio tantissimo per la sua collaborazione.

28. Ora di termine del rilevamento29. Qualità dell’accoglienza

NB: se possibile chiedere un biglietto da visita dell’utenza. Annotare sul retro del bi-glietto il codice identificativo dell’utenza e consegnare il bigliettino insieme al que-stionario.

Nelle NOTE vanno inserite tutte quelle informazioni che l’intervistatore ritiene possano essere utili ai fini dell’indagine e non siano state previste nella codifica del questio-nario.

L’intervista non deve durare più di 20 minuti.

6.5.3. Il trattamento dei dati

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

I dati raccolti tramite il questionario devono essere successivamente trattati per una codifica ex post (nel caso delle domande aperte) e poi essere inseriti in un database (Access) che ne consenta il successivo trattamento per la realizzazione di analisi di indici di sintesi (distribuzioni, medie, mediane) e grafici esplicativi.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.6 L’incontro con i portatori di interesse collettivo (stakeholder)

Al fine di aumentare il livello di accettazione territoriale e per acquisire ulteriori ele-menti di analisi e di attenzione prima di partire con le interviste si è ritenuto opportuno incontrare alcuni portatori di interesse collettivo.

In una prima fase si incontrano:

1. Associazione commercianti Campo dè Fiori.

2. Associazione commercianti centro storico.

3. Associazioni territoriali presso Libreria Odradec

4. Associazione residenti centro storico

5. Associazione commercianti viale Marconi

6. È stata anche richiesta la disponibilità ai referenti municipali.

Il gruppo di lavoro ha deciso di non chiudere le concertazioni, ma di mantenere un dialogo aperto qualora altri portatori di interesse volessero conoscere modalità ed obiettivi del lavoro anche se le interviste hanno preso avvio sul territorio.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.7 L’elaborazione dei dati

L’elaborazione dei dati avverrà con uno specifico “code book” elaborato specifi-catamente per questo progetto, di seguito riportato:

INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-

RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE

Variabile 1 Etichetta: Codice identificativo utenza Tipo: numerica continua 4 digits

Variabile 2 Etichetta: Codice del rilevatore Tipo: numerica Modalità: da 1 a 6

Variabile 3 Etichetta: Data del rilevamento Tipo: numerica/data

Variabile 4 Etichetta: Ora di inizio del rilevamento Tipo: numerica/ora

Variabile 5 Indirizzo dell’ingresso dell’utenza Tipo: testuale

Variabile 6 Etichetta: Tipo di esercizio commerciale Tipo: nominale con 17 modalità Modalità:

r) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (con tavoli)s) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (senza tavoli)t) Ristorante, trattoria, osteria, pizzeria, pub, birreria, hamburgheriau) Mensav) Generi alimentari (salumi e formaggio, forno ecc.)w) Macelleria, pescheriax) Ortofrutta, fiori e piantey) Supermercato, ipermercatoz) Centro commercialeaa) Ufficio di piccola dimensione (immobiliare, agenzia viaggi, posta, filiale ban-

caria ecc.)

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

bb) Ufficio di grandi dimensioni (sede direzionale) cc) Attività commerciale (abbigliamento, profumeria, edicola, farmacia, calza-

ture ecc.) dd) Sede istituzionale (ministero, ambasciata, consolato ecc.) ee) Scuola ff) Ospedale, struttura sanitaria (casa di cura, casa di riposo ecc.) gg) Attività culturale, ricreativa (museo, cinema ecc.) hh) Altro

Variabile 7 Etichetta: Qualifica della persona che risponde all’intervista Tipo: nominale con 2 modalità Modalità:

a) Proprietario, gestore, responsabileb) Dipendente

Variabile 8 Etichetta: Giorno di chiusura settimanale Tipo: nominale con 7 modalità Modalità:

a) Lunedìb) Martedìc) Mercoledìd) Giovedìe) Venerdìf) Sabatog) Domenica

Variabile 9 Etichetta: Orari di apertura Tipo: nominale aperta Modalità: 3 modalità aperte

Variabile 10 Etichetta: Analisi del tipo di contenitori presenti Tipo: nominale con 4 modalità Modalità:

a) Solo i contenitori per la separazione dei materiali all’internob) Solo i contenitori per l’esposizione all’esternoc) Entrambid) Nessuno

Variabile 11 Etichetta: Quantità di contenitori utilizzati per la separazione dei materiali all’interno dell’esercizio Tipo: quantitativa Modalità:

FRAZIONE NUMERO DEI CONTENITORI PRESENTI Organico Carta Cartone

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 12 Etichetta: Stima della quantità di rifiuti prodotta Tipo: quantitativa Modalità:

FRAZIONE MERCEO-LOGICA

NUMERO SACCHI DA 120 L AL GIORNO

Organico Carta e Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 13 Etichetta: Tipo di contenitori utilizzati per l’esposizione o il conferimento all’esterno dell’esercizio Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE CONTENITORI

MASTELLI O CARRELLATI

SACCHI

Organico Carta Cartone Plastica e MetalliVetro RUR

Variabile 14 Etichetta: Modo di smaltimento dei rifiuti Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE PORTA A PORTA STRADALE

ESPOSIZIONE ALL’ESTERNO

RACCOLTAALL’INTERNO

CONDOMINIO CASSONETTI PIAZZOLA

Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 15 Etichetta: Localizzazione del punto di conferimento Tipo: nominale chiusa + testuale Modalità:

a) Sìb) No (specificare)

_______________________________________________________________________

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Variabile 16 Etichetta: Azienda incaricata Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE AMA Cooperativa su incarico AMA Altro operatore autorizzato Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 17 Etichetta: Frequenza di conferimento dei rifiuti Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di 1/7Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 18 Etichetta: Valutazione della frequenza di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:

a) Eccessivab) Giustac) Scarsa

Variabile 19 Etichetta: Frazioni per le quali la frequenza è considerata eccessiva Tipo: nominale chiusa Modalità:

a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR

Variabile 20 Etichetta: Frazioni per le quali la frequenza è considerata scarsa Tipo: nominale chiusa Modalità:

a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetro

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

f) RUR

Variabile 21 Etichetta: Valutazione dei giorni di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:

c) Sìd) No

Variabile 22 Etichetta: Valutazione della raccolta effettuata nei giorni festivi Tipo: nominale chiusa Modalità:

a) Sìb) No

Variabile 23 Etichetta: Frazioni per le quali la raccolta durante i festivi è utile Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE SÌ NO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 24 Etichetta: Valutazione degli orari di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:

c) Sìd) No (specificare)

_______________________________________________________________________

Variabile 25 Etichetta: Fasce orarie utilizzate Tipo: nominale chiusa Modalità:

FRAZIONE Prima delle 9.00 9.00-12.00 12.00-15.00 15.00-17.00 17.00-20.00 Dopo le 20.00Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR

Variabile 26 Etichetta: Frequenza di conferimento Tipo: nominale chiusa

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Modalità: FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7

Meno di 1/7

Organico Carta Cartone Plastica e Me-talli Vetro RUR

Variabile 27 Etichetta: Contatti Tipo: nominale chiusa Modalità:

e) Numero verde AMAf) Contatto diretto con la sede operativa di servizio (sede AMA)g) Numero diretto della società incaricata da AMAh) Altro

Variabile 28 Etichetta: Ora di termine del rilevamento Tipo: numerica/ora

Variabile 29 Etichetta: Qualità dell’accoglienza Tipo: nominale chiusa Modalità:

d) Collaborativae) Neutraf) Ostile

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.8 ANALISI DI BENCHMARK SERVIZI UND

Al fine di definire alcuni parametri di riferimento per l’efficientamento del servizio ero-gato presso le Utenze Non Domestiche della città di Roma e creare i presupposti progettuali per la definizione di scenari si è provveduto ad analizzare la realtà di al-cune città italiane ed europee. La ricerca è avvenuta tramite incontri sul territorio, interviste, messa a disposizione della documentazione progettuale di ERICA e richieste via mail.

Sono state considerate città italiane ed europee, al fine di verificare le modalità di prelievo dei materiali dalle Utenze non Domestiche con particolare attenzione alle frequenze e attrezzature. Si è anche incominciata un’analisi di confronto sulle quantità e relativi strumenti am-ministrativi adottati. Di seguito un confronto schematico dell’analisi condotta che è servita per definire il modello di base anche per le aree di partenza della Capitale.

Tale analisi di benchmarking si è ritenuta utile e necessaria, a nostro avviso, perché nel corso degli incontri e dei sopralluoghi sul territorio del Comune di Roma sono state evidenziate tre principali problematiche:

- Un over servizio di prelievo con frequenze molto alte e sovrapposizione di ser-vizi erogati da personale diverso

- Una bassa captazione di materiale differenziato proveniente dalle UnD e re-lativo ricorso a altri servizi (es. contenitori stradali)

- Non rispetto delle regole, tipicamente mancata esposizione dei materiali o esposizione ad orari e luoghi errati

Sono state prese in considerazioni alcune città italiane ed europee che per dimen-sione o tipologia commerciale potessero rappresentare un campione significativo per Roma che hanno risultati positivi sulla captazione di materiale differenziato da Utenze non Domestiche:

- Torino - Milano - Venezia centro storico - Parma - Novara - Verbania

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

- Salerno - Parigi - Bruxelles - Barcellona

La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con due differenti modalità: - Stradale - Domiciliare

La raccolta prevede quattro frazioni merceologiche separate: carta e cartone, im-ballaggi in plastica, vetro e lattine, rifiuti organici. Non c’è differenza di organizzazione e frequenze tra utenze domestiche e l non do-mestiche, ovvero i commercianti hanno lo stesso servizio delle famiglie.

6.4.1. Torino

La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con due differenti modalità: - Stradale - Domiciliare La raccolta prevede quattro frazioni merceologiche

separate: carta e cartone, imballaggi in plastica, vetro e lattine, rifiuti organici. Non c’è differenza di organizzazione e frequenze tra utenze domestiche e l non do-mestiche, ovvero i commercianti hanno lo stesso servizio delle famiglie. Laddove si presentassero esigenze specifiche, in particolare nelle aree di raccolta domiciliare le frequenze sono intensificate a seguito di verifica da parte di AMIAT. L’esposizione è regolata da apposite ordinanze emanate ad ogni attivazione di aree PaP. Per carta e cartone oltre al “normale” servizio di prelievo è attivo il progetto Carta-cinesca. La raccolta in città è svolta da AMIAT tranne la raccolta della carta e cartone che è in appalto.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuo-tamento

Contenitori carrellati per la raccolta ubi-cati su aree private

Colore

CARTA/CARTONE Settimanale* 120/360 litri Giallo

ORGANICO Bisettimanale** 120/360 litri Marrone

VETRO/LATTINE Settimanale 120/240 litri Azzurro

PLASTICA Settimanale Sacchi da 70/110 litri Grigio

INDIFFERENZIATO Settimanale 120/360 litri Verde

* + 2/7 con Cartacinesca** integrazione fino a 6/7 per esigenze specifiche Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili AMIAT e con sopralluoghi sul territorio

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4.2. Milano

La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con un’unica tipologia di servizio riferibile al mo-dello domiciliare: La raccolta per le Utenze non Domestiche è svolta con le stesse modalità di quelle domesti-

che salvo per il cartone che ha un circuito apposito e integrazioni di frequenza su richieste specifiche

La raccolta è svolta da AMSA.

Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento

Attrezzature Colore

CARTA Settimanale Bidone 240/360 litri Bianco

CARTONE 2 volte a settimana Piegato fronte ne-gozio

ORGANICO Tutti i giorni 120/360 litri Marrone

VETRO Settimanale 120/240 litri Verde

PLASTICA e metalli Settimanale Sacchi da 110 litri Gialli

INDIFFERENZIATO 2 volte a settimana Sacco trasparente Grigio

Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili AMSA e con sopralluoghi sul territorio

6.4.3. Venezia Centro Storico

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

La raccolta a Venezia, Murano e Burano, alla luce della particolarità della Città, vie strette, presenza di scalini e ponti, transito su canali d’acqua viene eseguita con il sistema di rac-colta cosiddetto porta a porta. La raccolta è effettuata dall’azienda pubblica Veritas che provvede a ritirare i rifiuti in giorni e orari prede-finiti.

Le utenze non domestiche hanno il servizio ricompreso nei giri dei residenti. La raccolta è a sacchi ed è regolamentata da ordinanza che prevede che l’espo-sizione avvenga tra le 6 e le 8 del mattino o con consegna diretta al netturbino. I sacchi per la carta e gli adesivi per Vetro-Plastica-Lattine possono essere ritirati in punti prestabiliti.

Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento

Attrezzature Colore

CARTA – Cartone e Tetra Pak

LU-ME-VE Sacchi in carta o pac-chi legati

Vetro-Plastica-Lat-tine

MA-GIO-SA Sacchi da consegnare al netturbino

Adesivi blu

ORGANICO -- -- --

INDIFFERENZIATO 6/7* Sacco conse-gnato al net-turbino

Le utenze commerciali possono richiedere un servizio supplementare alla domenica a pagamento. Informazioni fornite da responsabili Veritas

6.4.4. Parma

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

La raccolta nel Comune di Parma è effet-tuata con il sistema cosiddetto Porta a Porta per carta, plastica-barattolame-tetrapak, umido e indifferenziato, mentre la raccolta del vetro è stradale. La raccolta è effettuata con bidoni carrellati, tranne che per PB per i quali si utilizzano i sac-chi.

Il servizio è ad esposizione in orario serale (dopo le 19 e prima delle 21) con prelievo notturno a partire dalle 21. I prelievi avvengono a calendario accorpando a giorni alcune tipologie. Il servizio è remunerato con prelievo fiscale a tariffa in base alle categorie merceolo-giche, la quota variabile è calcolata sul numero di svuotamenti del RUR.

Diapositiva offerta dall’assessore Gabriele Folli

Le utenze commerciali possono richiedere frequenze maggiori a fronte di volumetria ridotta per mancanza di spazio fino a 14/7 per l’umido con mastello da 40l Le informazioni riportate sono state recuperate con visita diretta sul territorio e dia-logo con referenti IREN e Comune

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4.5. Salerno Il Comune di Salerno è stato il primo capo-luogo del centro sud ad adottare un servizio di raccolta differenziata domiciliare su pro-getto del CONAI, tanto da diventare il “mo-dello Salerno”. Le utenze commerciali hanno un proprio ser-vizio di raccolta suddiviso ulteriormente per le utenze dell’area della movida. Il servizio è stato riorganizzato, anche sulla

base dei risultati ottenuti nei precedenti 5 anni a partire dal mese di aprile 2016, in particolare sono state ridotte alcune frequenze (tra tutte la riduzione da 2/7 a 1/7 per RUR) e rivisti gli orari nella zone cosiddetta “della movida”. Il servizio è erogato a fronte di un’ordinanza sindacale che regola orari e esposizione.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili Comune, rimando al sito Internet e contatti con CONAI

6.4.6. Novara Il Comune di Novara è stato il primo capoluogo di pro-vincia in Italia ad adottare su tutto il territorio comunale la raccolta cosiddetta domiciliare, anche grazie ad un finanziamento europeo. Le utenze commerciali hanno un servizio dimensionato a seconda delle esigenze, ma ricompreso nel “giro” delle utenze domestiche, erogato dalla società pubblica di proprietà del Comune, ASSA, tranne che per carta e car-tone il cui servizio è appaltato dalla stessa ASSA a coope-rative sociali. Il prelievo è nei cortili ad accesso con chiave universale

e, in caso di mancato accordo per l’ingresso, ad esposizione a cura dell’utente. Il cartone e la plastica sono, invece, sempre esposti.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento

Attrezzature Colore

CARTA Settimanale Bidone 360/1100 litri Bianco

CARTONE 1/7 o 3/7 nel cen-tro

Piegato fronte nego-zio dalle 11.30

ORGANICO Da 2 a 6/7 120/360 litri Marrone

VETRO e scatolame 1/15 120/360 litri Verde

PLASTICA Settimanale Sacchi da 110 litri esposti entro le 6.00 am

Rossi tra-sparenti

INDIFFERENZIATO 2 volte a setti-mana

Sacco trasparente Grigio

6.4.7. Verbania Il Comune di Verbania è il capoluogo stori-camente con il maggior tasso di percentuale di raccolta differenziata caratterizzato da un importante flusso turistico legato al lago Maggiore. Il servizio è dato in gestione alla società con-sortile ConSerVCO. Il territorio comunale è suddiviso in 3 zone di

raccolta e le raccolte sono accorpate per tipologia in 3 giornate. La raccolta della frazione residuale è eseguita con sacchi a pagamento da 30 o 120 litri. Ogni utenza ha diritto ad una fornitura iniziale gratuita di sacchi, per le utenze non domestiche, la quantità è calcolata sulla base della categoria e della superficie dei luoghi di produzione del rifiuto. Terminata la prima fornitura si può avere un numero maggiore di sacchi e il costo è addebitato sulla bolletta, al prezzo di € 0,50 l’uno (sacco da 30 litri) o di € 2,00 l’uno (sacco da 120 litri).

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento

Attrezzature Colore

CARTA e CARTONE 1/7 Piegati

ORGANICO Da 2/7 a 6/7 Carrellati 120/360 litri Marrone

VETRO 2/7 120/360 litri Verde

PLASTICA e baratto-lame

2/7 Sacchi da 110 litri esposti entro le 6.00 am

Rossi traspa-renti

INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente Bianco

6.4.8. Barcellona (Spagna) I commercianti e le attività economiche sotto-stanno all’applicazione del decreto 21 luglio 1/2009 che applica la legge 6/1993, che re-gola la gestione dei rifiuti municipali commer-ciali di Cataluna. La città di Barcellona ha organizzato un servizio di raccolta specifico per i commercianti e atti-vità economiche secondo alcuni principi:

- Separazione delle frazioni da avviare a riciclo - Adattamento a specifiche necessità di ogni comparto produttivo - Separare i circuiti di raccolta tra cittadini e commerciali - Adattamento delle tariffe sulla base della produzione reale incentivando così

la separazione Per rifiuti commerciali si intendono i rifiuti generati dalle attività proprie del commer-cio: hotel, bar, ristoranti, negozi, servizi (compresi ospedali e scuole), ecc. Sono identificate 18 categorie specifiche, divise tra piccoli/medi produttori (con pro-duzione inferiore a 900 l/giorno di indifferenziato e umido e 900 l/settimana di vetro, cartone e imballaggi) e grandi produttori.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento

Attrezzature Colore

CARTA e CARTONE 3/7 piegato --

ORGANICO 6/7 carrellato marrone

VETRO stradale Campane

PLASTICA, baratto-lame e Tetra Pak

3/7 Carrellato giallo

INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente* Bianco

L’esposizione deve avvenire entro le 22h, orario di partenza del servizio

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4.9. Bruxelles (Belgio) Nel comune di Bruxelles i commercianti e le

utenze non domestiche sono obbligate a sotto-scrivere un contratto di prelievo dei propri rifiuti presso la società pubblica Bruxelles-Propreté o con un operatore privato. I giorni di raccolta devono essere evidenziati nella convenzione, una volta firmata la conven-zione l’esposizione dei sacchi o dei contenitori è a cura dell’utenza e deve avvenire nei giorni e nell’orario indicato in convenzione. Una volta eseguito lo svuotamento i contenitori

devono essere riposti all’interno degli spazi privati. I sacchi sono quelli ufficiali di Bru-xelles propreté, venduti in tutti i negozi di quartiere, nessun altro sacco è raccolto ed è sanzionato.

I sacchi ufficiali del Comune di Bruxelles

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento

Attrezzature Colore

CARTA e CARTONE 1/15 (alternato al sacco az-zurro)

Sacco trasparente giallo

ORGANICO -- -- --

VETRO stradale Campane a 3 scomparti per 3 co-lori

PLASTICA, barattolame e Tetra Pak

1/15 (alternato al sacco giallo)

Sacco trasparente azzurro

INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente* Bianco

Ogni sacco non deve pesare più di 15 kg/sacco

Le informazioni riportate sono frutto di contatto diretto di ERICA con la città di Bru-xelles

Raccolta differenziata del vetro per colore con campane stradali a Bruxelles

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4.10. Parigi (Francia) A Parigi i commercianti e le utenze non dome-stiche devono rivolgersi ad un servizio di pre-lievo, con specifica convenzione. Possono scegliere di firmare una convenzione con il Comune di Parigi e in quel caso il servizio sarà erogato con le modalità delle utenze do-mestiche, ricompreso nella tassa, fino ad un vo-lume di 330 l/giorno, oltre il servizio è erogato

previo pagamento di una speci-fica tariffa. La raccolta è fatta con 3 tipologie di contenitori (bidoni carrellati 120-360 l) ciascuno con un codice a barre che identifica univoca-mente l’utenza. La raccolta è appaltata a società esterne (Veolia, Deriche-bourg, Pizzorno, Urbaser)

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento

Attrezzature Colore

CARTA e CARTONE, plastica. Barattolame, Tetra Pak, Piccoli RAEE

2/7 120-240-360 giallo

ORGANICO -- -- --

VETRO stradale Campane da 3m3

VETRO 1/7 120-240 bianco

INDIFFERENZIATO 6/7 120-750 verde

Le informazioni riportate sono frutto di contatto diretto di ERICA con ORDIF e la città di Parigi

Raccolta stradale del vetro e posrta a porta RUR, imballaggi e vetro domiciliare

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.4.11. Londra (UK)

La City di Londra ha esternalizzato ogni competenza sulla gestione dei rifiuti com-merciali. I negozi e le aziende devono rivolgersi ad un soggetto privato autorizzato (15 società) a svolgere il servizio di prelievo. Il servizio va però effettuato rispettando l’ordinanza di orario:

- Tra le 8 am e le 6 pm nessun sacco o contenitore può sostare su strada o marciapiede.

- Tra le 6 pm e mezzanotte ogni rifiuto posizionato all’esterno degli esercizi com-merciali deve essere rimosso entro 2 ore dall’esposizione.

- Tra mezzanotte e le 8 am non ci sono restrizioni di orario, ma ogni rifiuto com-merciale va rimosso entro le 8 am

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.9 PARAMETRI PROGETTUALI

Dall’analisi del benchmark effettuato in alcune città italiane e europee emerge come alcuni parametri siano ricorrenti e determinano il successo delle raccolte. Il Gruppo di lavoro ha dunque evidenziato alcuni parametri fondamentali attorno ai quali è determinante che le parti in gioco trovino un accordo e uniformino le vedute.

I parametri infatti non derivano esclusivamente da scelte tecniche ma coinvolgono le 3 aree di responsabilità che frequentemente richiamiamo in questo documento.

A mero titolo di esempio l’esposizione a cura dell’utenza è una determinante che dal punto di vista tecnico velocizza le operazioni di carico dei mezzi, ma va regola-mentata da parte dell’amministrazione con specifico atto che comprenda modalità e orari e dunque fatta rispettare attraverso un adeguato sistema di segnalazione e contravvenzione, al contempo coinvolge l’utenza stessa che deve rispettare gli orari e le modalità individuate nell’esposizione e nell’eventuale ritiro dell’attrezzatura e obbliga il gestore a prelevare il materiale e/o svuotare i bidoni entro l’ora definita dal disciplinare prestazionale.

Solo un elevato livello di consapevolezza, di coinvolgimento e di controllo permette il raggiungimento degli obiettivi progettuali una volta definito lo scenario di riferi-mento.

Nel seguito sono elencati i parametri progettuali che richiedono una condivisione con l’amministrazione così poi da avviare un processo di coinvolgimento e respon-sabilizzazione degli stakeholder e del territorio da un lato e degli operatori della rac-colta dall’altro. Per ogni parametro sono elencati i principali vantaggi e svantaggi operativi e pro-gettuali, oltre ad alcune note di attuazione.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note

Frequenze di raccolta

RUR come fra-zione non pre-

valente MAX della %RD

Forte impatto sulle utenze rispetto all'or-ganizzazione odierna

Rischio di comporta-menti non corretti da parte dell'utenza fino al salto culturale ne-

cessario

da valutare in modo distinto per Municipio 1, zone della movida, diverse fasce di ur-banizzazione (intra ed extra

GRA);

variabili anche nell'ottica della Tariffazione Puntuale,

da valutare nella tariffazione ordinaria

RUR come fra-zione preva-

lente

Aumento moderato della %RD

Moderato impatto sulle utenze rispetto all'organizzazione

odierna

Modalità di espo-sizione

si

maggiore produtti-vità

(- costi di raccolta) Minore impatto

sulle utenza

Permanenza di sac-chi/bidoni "su strada" per una determinata

fascia oraria.

da valutare in modo distinto per Municipio 1, zone della movida, diverse fasce di ur-banizzazione (intra ed extra

GRA)

no teoricamente no materiali su "strada"

minore produttività (costi di raccolta)

Problematiche legate al ritiro in sicurezza (accessi, scale, di-

stanze, ecc.) Ingresso di operatori in pertinenze private Rischio di non avere

spazi adeguati Potenziali fenomi di abbandono (anche

non in prossimità dell'attività)

Potenziale interru-zione dell'attività del

commerciante

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note

Attrezzature

sacchi

minore impatto sulle utenze

(per la disposizione in-terna)

Problematiche legate al ritiro in sicurezza,

prese, sollevamenti, ecc., (in particolare

se legati alla non esposizione)

nel caso in cui si utilizza l'e-sposizione, in linea generale la produttività è più elevata con l'utilizzo di sacchi, ma è strettamente correlata al nu-mero di sacchi prodotti

da valutare l'utilizzo di conte-nitori di dimensioni maggiori (cassonetti 1100/2400) per grandi produttori

nel caso di utilizzo sacchi ve-rifica dell'attuale parco mezzi (valutazione eventuale adeguamento/migliorie)

bidoni/mastelli

Minori problematiche per la movimentazione in sicurezza (in partico-lare se legati all'esposi-

zione)

maggiore impatto sulle utenze

(per la disposizione in-terna)

difficoltà di movimen-tazione con le auto in

sosta

Manutenzione attrez-zature

Pulizia delle attrezza-ture

Orari

Notturno maggiore produttività (- costi di raccolta)

Costo del personale + alto

Non adatta a zone periferiche isolate

da evitare la fascia pomeri-diana

Diurno Costo del personale + basso

minore produttività (+ costi di raccolta)

Piazzole Mobili utilizzo da

parte delle UND

maggiore produttività (- costi di raccolta)

Max della % RD (con punto presidiato)

permette di servire utenze dove la viabilità

di accesso è compli-cata o con particolari

esigenze di orario

possibilità di impiego di operatori con limita-

zione

- necessità di adeguati investi-menti sia in termini di veicoli

che di allestimento

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note

Posizionamento "veicoli madre"

revisione as-setto delle po-stazioni deter-

minate con potenziale av-vicinamento

alle aree di mi-cro-raccolta

maggiore produttività (- costi di raccolta)

difficoltà nell'indivi-duazione delle aree, in particolare aree

chiuse dove sarebbe possibile utilizzare

compattatori ecolo-gici (es. fotovoltaici)

Aspetto determinante per il corretto funzionamento del

circuito di raccolta

Adeguato servizio di igieniz-zazione dell'area di staziona-

mento

Livello di tolle-ranza

tempo di per-manenza dei rifiuti illecita-mente ab-

bandonati su strada

va chiarito in funzione della specifica area territoriale

(ad. es. centro, semi centro, periferia, ecc.) e dello speci-fico rifiuto (ad es. sacco RUR, ingombrante, ecc.) il tempo ammissibile per la rimozione.

Identificazione del contenitore (sacco/na-

stello/bidone con codice a

barre/microchip

Dotare i con-tenitori, priori-tariamente il RUR, a ten-dere anche organico e multi di si-

stema di iden-tificazione

Possibilità di monitorag-gio dell’orario di esposi-

zione/prelievo

Predisposizione tariffa-zione puntuale

Costo di avvio per acquisizione/adatta-mento attrezzature e

mezzi

Maggior attenzione alla raccolta per deli-catezza attrezzature

Occorre una forte unità di in-tenti

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.10 PROPOSTA ORGANIZZATIVA con descrizione dei servizi

Si è ritenuto di predisporre una situazione di base da verificare nel corso delle inter-viste ed analisi iniziale e da concertare con l’amministrazione comunale, in partico-lare con riferimento ai parametri progettuali descritti nel paragrafo precedente.

La proposta organizzativa è frutto di alcune riflessioni e dati di partenza, in partico-lare:

- analisi del benchmark di cui al paragrafo 6.4 - analisi del regolamento comunale ed in particolare delle quantità assimilate

e relativo calcolo di equivalenza - stima delle quantità da intercettare per raggiungere l’obiettivo del 70% di

raccolta differenziata e successivamente descritto nel paragrafo dei risultati attesi

- stima delle superficie medie dichiarate - attuale organizzazione dei servizi con l’obiettivo di efficientarli ed in partico-

lare di riportare il servizio per le utenze non domestiche ad un rapporto biuni-voco utente-operatore

Al fine di avere un punto di partenza da discutere da un lato e da verificare e vali-dare dall’altro si sono scelti alcuni parametri progettuali che privilegiano l’efficienza del servizio. Come ampiamente premesso tali parametri andranno concertati e condivisi con l’amministrazione così da adeguare gli strumenti amministrativi (regolamento/ordi-nanze) successivamente considerati per la redazione del progetto esecutivo e an-cora verificati sul campo nel corso dell’analisi delle due aree di partenza.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Dati Volumetrici

N. TIPOLOGIA DI RI-FIUTO (Reg. Com. gestione rifiuti urbani n. 105/2005)

kg/mq x anno

mq atti-vità

kg/anno

Densità (kg/l)

Volume (l/anno)

Volume (l/setti-mana)

Tipo con-tenitori

Volume (l)

Freq Stan-dard

imballaggi in carta e cartone, carta gra-fica e frazioni cellu-losici similari

135 112 15.061 0,25 60243 1159 Sfuso eq (360)

3/7

imballaggi in pla-stica, metallo, latte, lattine e simili

61 112 6.805 0,17 40031 770 Sacchi 110 3/7

imballaggi in vetro 135 112 15.061 0,33 45639 878 Bidone 240 3/7

scarti in genere della produzione di ali-mentari e della pre-parazione dei pasti, purché non allo stato liquido – quali ad esempio scarti di caffè, scarti dell’in-dustria molitoria e della pastificazione, partite di alimenti deteriorati, anche in-scatolati o comun-que imballati, scarti derivanti dalla lavo-razione di frutta e or-taggi, caseina, sanse esauste e si-mili – ad eccezione dei rifiuti di origine animale giudicati non idonei al con-sumo umano diretto a norma delle leggi vigenti

49 112 5.467 0,5 10933 210 Bidone 120 2*

RUR (stima) 95 112 10.598 0,2 52992 1019 Sacco 110 3

* è evidente la necessità di correggere questo dato, la cui quantità porta ad unafrequenza insufficiente L’elaborazione dei dati riportati in tabella ha considerato inizialmente una produ-zione complessiva di rifiuti, da parte delle Utenze non Domestiche di 475 kg/m2 anno.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Si è dunque stimata una raccolta differenziata del 70% aumentata di un 10% di sicu-rezza per la definizione volumetrica. Questa valutazione ha portato a definire un’intercettazione pari a 380 kg/m2 anno per utenza e di 95 kg/m2 anno di RUR.

Si è dunque stimato di voler erogare un servizio per 312 giorni/anno, in pratica esclu-dendo mediamente le sole domeniche (che invece per alcune utenze possono rap-presentare il giorno di chiusura infrasettimanale).

Si è poi partiti dalla superficie complessiva assoggettata a TaRi pari a 37.652.050 me-tri quadrati indicata nel Piano Economico-Finanziario, che, stimando in 135mila le utenze paganti, rappresenta una media di superficie unitaria di 279 metri quadrati per utenza.

Si è dunque stimata nel 40% la superficie che concorre alla produzione rifiuti, ovvero 112 metri quadrati e sulla base di questo dato si è moltiplicata la quantità assimilata secondo il regolamento comunale. SI è poi moltiplicata la quantità stimata totale per la composizione merceologica e quindi per la densità media di ciascuna frazione ottenendo così il volume annuale atteso per ciascuna frazione da raccogliere separatamente, infine si è proceduto ad una verifica incrociata tra frequenze di svuotamento e volumetria della singola attrezzatura (sacco/contenitore rigido) arrivando dunque a definire rispettivamente frequenza di prelievo e tipologia di contenitore con relativo volume.

Questi parametri saranno oggetto, oltre che di concertazione con il Comune, di ve-rifica e validazione nel corso delle interviste prima e dell’erogazione del servizio dei quartieri di partenza poi. È fin d’ora evidente che erogando un servizio domiciliare fortemente personalizzato sarà possibile adattare il servizio di base a specifiche esi-genze (es. riduzione della volumetria con parallelo aumento delle frequenze) fermo restando la volumetria/peso complessiva sull’anno.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Di seguito la sintesi grafica dei servizi in progetto:

Servizi domiciliari per UnD

RIFIUTO MODALITA’ DI

RACCOLTA ATTREZZATURE FREQUENZA

ORGANICO domiciliare

Mastelli 35 l, bidoni 120- 240 l (con

trasponder)

6/7

CARTA E CARTONCINO

domiciliare bidoni 240 l,

360 l 1/7

CARTONE (utenze non domestiche)

domiciliare A pacchi 3/7

VETRO domiciliare Mastelli 25 l,

240 l 3/7

IMBALLAGGI PLASTICA E METALLICI

domiciliare Sacchi 110 l 3/7

R.U.P. (pile e farmaci)

Possibilità per le famiglie di portare alle

UnD

contenitori specifici

1/14

SECCO RESIDUO

domiciliare

Sacchi 110 l o bidone 120

l (con trasponder)

2/7

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.10.1 RACCOLTA ORGANICO

La raccolta differenziata dell’ORGANICO per le utenze non domestiche sarà ef-

fettuata con modalità di raccolta domiciliare; le utenze produttrici di tale tipologia

di rifiuto avranno in dotazione dei sacchi biodegradabili compostabili.

Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,

del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-

teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna

utenza.

Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:

Contenitore da 35 l (20-40 i) in polietilene dotato di chiusura anti-randa-

gismo adatto all’esposizione diretta su strada dotato di chip RFID

Contenitore carrellato da 120 l o 240 l in polietilene, adatto alla movi-

mentazione ed all’esposizione su strada dotato di chip RFID

I contenitori utilizzati per il servizio saranno tutti dello stesso colore e saranno dotati

di adesivo riportante il nome del materiale raccolto e l’elenco delle tipologie di rifiuto

conferibili.

I contenitori assegnati alle utenze saranno posizionati, in via prioritaria, in aree di

pertinenza private direttamente accessibili dall’esterno al fine di consentire lo svuo-

tamento diretto da parte della ditta operante. Laddove non vi siano aree aventi tali

caratteristiche si opterà per il posizionamento in aree di pertinenza interne non ac-

cessibili dall’esterno con l’onere dell’esposizione a bordo strada, in luoghi che non

diano intralcio al transito pedonale e veicolare, dei contenitori per le utenze servite

nei giorni ed entro gli orari concordati. Nel caso in cui non vi siano spazi di pertinenza

privata di alcun genere si opterà per soluzioni di posizionamento stradale con casso-

netti dotati di identificativo dell’utenza servita e meccanismo di chiusura atto a con-

sentire ai soli utenti serviti il conferimento del materiale.

La frequenza di raccolta sarà di 6 raccolte/settimana, per un totale di circa 312 svuotamenti/anno per contenitore.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.10.2 RACCOLTA CARTA E CARTONE

La raccolta differenziata della CARTA e CARTONCINO per le utenze non domesti-

che sarà di tipo domiciliare nelle aree pap e seguirà la raccolta delle utenze dome-

stiche, mentre nelle aree a servizio stradale l’utenza si appoggerà ai contenitori stra-

dali.

Qualora la quantità di carta e cartoncino fosse attorno al 10% dell’eventuale pro-

duzione di cartone, la raccolta potrà essere congiunta e l’utenza porre su strada la

carta (ad esempio dentro uno scatolone) nei giorni di raccolta del cartone.

Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,

del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-

teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna

utenza.

Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:

Contenitore carrellato da 240 l in polietilene, adatto alla movimenta-

zione ed all’esposizione su strada

Contenitore carrellato da 360 l in polietilene, adatto alla movimenta-

zione ed all’esposizione su strada

La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolta/settimana, per un totale di circa 156

svuotamenti/anno.

Per valutare la produzione della carta delle utenze non domestiche si procede

moltiplicando un coefficiente di produzione kd espresso in kg/m2 per la superficie

della singola utenza non domestica. I valori di kd derivano da quanto definito dal

D.P.R. 158/99 Allegato I.

6.10.3 RACCOLTA CARTONE

Esclusivamente per utenze non domestiche selezionate è prevista l’attivazione di

un servizio domiciliare di raccolta del CARTONE.

La raccolta differenziata del CARTONE sarà effettuata con modalità di raccolta

domiciliare.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Le utenze produttrici di CARTONE esporranno il materiale ripiegato fronte strada

nei giorni e negli orari previsti per la raccolta, in luoghi che non diano intralcio al

transito pedonale e veicolare.

La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolte/settimana, per un totale di circa 104 interventi/anno.

6.10.4 RACCOLTA IMBALLAGGI IN PLASTICA E METALLICI

La raccolta differenziata di IMBALLAGGI IN PLASTICA E METALLICI per le utenze

non domestiche sarà effettuata con modalità di raccolta domiciliare.

Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,

del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-

teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna

utenza.

Le tipologie di attrezzatura previste per le raccolte sono:

Sacchi semitrasparenti da 110 l;

La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolta/settimana, per un totale di circa 156

interventi/anno.

Ad ogni utenza non domestica selezionata verrà assegnata una dotazione di sac-

chi pari a 156/anno.

6.10.5 RACCOLTA VETRO

La raccolta differenziata del VETRO per le utenze non domestiche sarà di tipo do-

miciliare.

Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,

del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-

teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna

utenza.

Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Contenitore da 35 l in polietilene dotato di chiusura anti-randagismo

adatto all’esposizione diretta su strada

Contenitore carrellato da 240 l in polietilene, adatto alla movimenta-

zione ed all’esposizione su strada

La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolte/settimana, per un totale di circa 156

svuotamenti/anno.

Per valutare la produzione del vetro delle utenze non domestiche si procede mol-

tiplicando un coefficiente di produzione kd espresso in kg/m2 per la superficie della

singola utenza non domestica. I valori di kd derivano da quanto definito dal D.P.R.

158/99 Allegato I.

6.10.6 RACCOLTA PILE E FARMACI

La raccolta differenziata del R.U.P. (rifiuti urbani pericolosi, ovvero pile e farmaci)

sarà di tipo stradale. Presso i rivenditori di pile e presso le farmacie saranno collocati

dei contenitori ad hoc.

Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono :

Contenitore da banco per pile portatili

Contenitore con chiusura di sicurezza, da esterno a doppia bocca, per

i farmaci

La frequenza di raccolta sarà quindicinale per un totale di circa 26 inter-

venti/anno, o comunque ogni volta che si renderà necessario.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.10.7 RACCOLTA SECCO RESIDUO

La raccolta differenziata del SECCO RESIDUO per le utenze non domestiche sarà

di tipo domiciliare.

Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,

del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-

teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna

utenza.

Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono :

Sacchi semitrasparenti da 70 l o 110 litri con riconoscimento (trasponder

RFID o altro sistema);

La frequenza di raccolta sarà di 2 raccolta/settimana, per un totale di circa 104

interventi/anno.

Ad ogni utenza verrà fornita una dotazione annua di 104 sacchi semitrasparenti con-

trassegnati chiaramente da scritte che identificano che si tratta di “rifiuti miste residui

da utenze non domestiche della città di Roma”.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

6.11. RISULTATI ATTESI

Al fine di determinare i risultati che ci si aspetta dall’ottimizzazione della raccolta dif-

ferenziata presso le utenze non domestiche sono state interpolate diverse sorgenti di

dati, ovvero:

- le analisi merceologiche in possesso di AMA

- il benchmark di produzione delle utenze non domestiche in possesso di ERICA

- percentuali di captazioni presunte derivante dall’esperienza di ERICA

- i dati delle attuali raccolte differenziate del Comune di Roma.

Tale interpretazione di fatto porta a sommare le quantità raccolte in modo differen-

ziato e quelle presenti ancora nel RUR; si ottiene così il giacimento potenziale com-

plessivo.

A questo si applica un coefficiente correttivo che riporta il giacimento complessivo

derivante dalla utenze non domestiche, stimabile grossolanamente al 40% del totale;

per alcune frazioni decisamente più alto (cartone).

A questo punto è stato applicato un ulteriore coefficiente di recupero potenziale

che è stato ritenuto più elevato (80%) della media utilizzata normalmente per le

utenze domestiche.

Ciò che emerge è che le utenze non domestiche possono raggiungere, in modo

relativamente semplice, il 70% di raccolta differenziata.

Nella tabella successiva sono indicati i quantitativi intercettabili e la composizione

delle raccolte differenziate.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

FRAZIONE MERCEOLO-GICA

RUR t/anno

RD raccolta t/anno

Stima produ-zione t/anno

Stima comp

%

Flussi poten-zialmente In-

tercettati t/anno

UND t/anno

Stima comp

%

Organico 383.571,76 146.746,00 530.318 31,2% 371.222,43 145.881 25,30%

Carta 134.260,12 96.888,00 231.148 13,6% 159.082,47 62.515 10,84%

Cartone 73.032,70 149.624,00 222.657 13,1% 200.391,03 200.391 34,75%

Plastica 136.060,93 80.435,00 216.496 12,7% 151.547,15 59.554 10,33%

Vetro 55.224,73 37.772,00 92.997 5,5% 74.397,38 29.236 5,07%

Metalli 36.016,13 1.463,00 37.479 2,2% 26.235,39 10.310 1,79%

Tessili (pan-nolini)

32.014,34 32.014 1,9%

Tessili (Gomma,Pelle cuoio)

70.031,36 9.561,00 79.592 4,7% 52.813,35 20.754 3,60%

Ingombranti (Legno, Tes-sili, Raee)

59.829,79 57.794,00 117.624 6,9% 62.934,86 29.320 5,08%

Verde 81.999,00 81.999 4,8% 57.399,30

Farmaci 210,00 210 0,012% 147,00 58 0,01%

Pile 96,00 96 0,006% 57,60 23 0,0039%

Rifiuto a re-cupero con riduzione ta-riffa (UND)

18.266,00 18.266 1,1% 16.439,40 6.460 1,12%

Rifiuti a recu-pero prove-nienti da SERS**

1.594,00 1.594 0,1% 1.434,60 564 0,10%

Terre spazza-mento

17.247,00 17.247 1,0% 17.247,00 6.778 1,18%

Altro non classificabile

20.409,14 20.409 1,2% 12.245,48 4.812 0,83%

Totale 1.000.451 699.695,00 1.700.146,00 100,0% 1.203.594,46 576.655 100,00%

RUR 496.551,54

Ricostruzione della composizione merceologica dei rifiuti delle Utenze non domesti-che del Comune di Roma e le quantità intercettabili.

Tale dato andrà verificato con le analisi merceologiche previste dal progetto e vali-dato dalle raccolte provenienti dalle due aree di partenza.

Di seguito la visualizzazione grafica della composizione merceologica presunta delle raccolte differenziate:

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Organico25%

Carta11%

Cartone35%

Plastica10%

Vetro5%

Metalli2%

Tessili (Gomma,Pelle 

cuoio)4%

Ingombranti (Legno, Tessili, Raee)

5%

Farmaci0%

Pile0%

Rifiuto a recupero con riduzione tariffa 

(UND)1%

Rifiuti a recupero provenienti da SERS**

0%

Terre spazzamento1%

Altro non classificabile

1%

Stima Composizione %

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

7. TARI

Dal 1° gennaio 2014, ai sensi della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è istituita l’imposta

unica comunale IUC. La IUC si compone dell’imposta municipale propria (IMU), del

tributo per i servizi indivisibili (TASI) e dalla tassa sui rifiuti (TARI). La TARI è destinata a

finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a carico dell’utilizza-

tore.

Soggetto attivo dell’obbligazione tributaria è il Comune.

La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga locali o aree scoperte operative

suscettibili di produrre rifiuti urbani, indipendentemente dall’uso al quale siano adibiti

e sussiste un vincolo di solidarietà per l’obbligazione tributaria tra i componenti del

nucleo familiare o tra i soggetti che usano in comune i predetti locali e aree sco-

perte.

Nella tabella che segue ne è schematizzata la composizione:

destinazione composizione natura

copertura integrale dei

costi di investimento e di

esercizio della gestione

dei rifiuti urbani

quota (fissa) determinata in relazione alle compo-

nenti essenziali del costo del servizio di gestione

dei rifiuti, riferite in particolare agli investimenti per

le opere e ai relativi ammortamenti tributaria

quota (variabile) rapportata alle quantità di rifiuti

conferiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di

gestione

Ai sensi dell’art. 1 della L. 147/2013, i Comuni possono applicare la TARI commisu-

rando la tariffa ai coefficienti previsti dal D.P.R. 158/1999 oppure, nel rispetto del prin-

cipio “chi inquina paga”:

a) alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie;

b) ai coefficienti del D.P.R. 158/1999 aumentati o ridotti fino al 50% (limitatamente

alla quota variabile delle utenze domestiche e alla quota fissa e alla quota variabile

delle utenze non domestiche)”.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Sulla base del D.P.R. 158/1999, i costi da coprire sono quelli indicati nella seguente

tabella:

descrizione dei costi natura dei costi

A) Costi operativi di

gestione – CG

A.1) Costi di gestione del

ciclo dei servizi sui RSU in-

differenziati – CGIND

Costi di spazzamento e la-

vaggio strade e piazze

pubbliche – CSL

quota fissa

Costi di raccolta e tra-

sporto RSU indifferenziati –

CRT

quota variabile

Costi di trattamento e

smaltimento RSU indiffe-

renziati – CTS

quota variabile

Altri costi – AC quota fissa

A.2) Costi di gestione del

ciclo della RD – CGD

Costi di raccolta differen-

ziata per materiale – CRD quota variabile

Costi di trattamento e rici-

clo (al netto dei proventi

della vendita di materiale

ed energia derivante da

rifiuti) – CTR

quota variabile

B) Costi comuni –

CC

B.1) Costi amministrativi dell’accertamento, della ri-

scossione e del contenzioso – CARC quota fissa

B.2) Costi generali di gestione – CGG quota fissa

B.3) Costi comuni diversi – CCD quota fissa

C) Costi d’uso del

capitale – CK

Ammortamenti, accantonamenti, remunerazione del

capitale investito quota fissa

La tariffa è articolata nelle fasce di utenza domestica e non domestica.

Il Comune ripartisce tra le categorie di utenza domestica e non domestica l’insieme

dei costi da coprire attraverso la tariffa secondo criteri razionali.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 di-

cembre 1997, n. 446, il consiglio comunale determina la disciplina per l’applicazione

della IUC, concernente tra l’altro per la TARI:

a) i criteri di determinazione delle tariffe;

b) la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di

produzione di rifiuti (D.P.R. 158/1999 o studi territoriali specifici);

c) la disciplina delle riduzioni tariffarie;

d) la disciplina delle eventuali riduzioni e esenzioni, che tengano conto altresì

della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l’applica-

zione dell’ISEE;

e) l’individuazione di categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali

applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si

formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’atti-

vità viene svolta;

f) i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.

Il comune sempre con regolamento può prevedere riduzioni tariffarie, nel caso di:

f) abitazioni con unico occupante;

g) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e di-

scontinuo;

h) locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso

non continuativo, ma ricorrente;

i) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più

di sei mesi all’anno, all’estero;

j) fabbricati rurali a uso abitativo.

Altre riduzioni possono essere stabilite con riferimento a:

e) zone nelle quali non è eseguita la raccolta;

f) raccolta differenziata delle utenze domestiche;

g) avvio al recupero di rifiuti urbani documentato da utenze non domestiche;

h) mancato o inesatto svolgimento del servizio.

Il comune può deliberare, con regolamento di cui all’articolo 52 del citato decreto

legislativo n. 446 del 1997, ulteriori riduzioni e esenzioni. La relativa copertura può es-

sere disposta attraverso apposite autorizzazioni di spesa e deve essere assicurata at-

traverso il ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale del comune.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Il consiglio comunale deve approvare le tariffe della TARI entro il termine fissato da

norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione. L’approvazione delle ta-

riffe deve avvenire in conformità al piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti

urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso e approvato dal consiglio

comunale o da altra autorità competente.

Il progetto è propedeutico all’applicazione di una tariffazione di tipo puntuale, ad

esempio adottando il sistema del sacco pre-pagato, per cui si distribuisce ad ogni

utenza un numero annuo predefinito di sacchi; chi dovesse terminarli prima della fine

dell’anno dovrebbe acquistarne di nuovi, pagandone il relativo costo.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

8. SICUREZZA E FORMAZIONE

Da otto direttive comunitarie (89/391/CEE; 89/655/CEE; 90/269/CEE; 90/394/CEE;

89/645/CEE; 89/656/CEE; 90/270/CEE; 90/679/CEE) che lo stato Italiano ha recepito e

armonizzato nasce il Decreto Legislativo 626/1994, successivamente abrogato dal

Decreto Legislativo 81/2008.

In primo luogo vengono definiti i soggetti che entrano in gioco nella gestione della

prevenzione ed in particolare il piano di prevenzione prevede:

• Il datore di lavoro (rappresenta colui che conosce al massimo dei livelli

l’azienda e a lui spetta sempre l’ultima parola decisionale)

• Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (posto in staff come un

vero e proprio consulente sulla sicurezza)

• Medico competente (certifica le idoneità alle mansioni dove è richiesta)

• Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (sono eletti direttamente dai

lavoratori, in numero proporzionale agli addetti presenti in azienda).

Le quattro figure professionali citate formano un gruppo di lavoro che racchiude al

proprio interno tutte le conoscenze tecnico professionali necessarie ad effettuare

una attenta e mirata Valutazione dei Rischi presenti nel processo lavorativo

dell’azienda e di elaborare tutte quelle strategie per eliminare e/o ridurre i rischi de-

terminati.

Da queste valutazioni dovrà essere redatto il Documento valutazione rischi e attua-

zione misure, composto da tre parti:

• Una parte descrittiva dell’azienda dove viene riportato cosa si fa, dove si fa,

come si fa, e con che cosa lo si fa.

• Una parte dove si elencano i rischi presenti nel processo produttivo.

• Una parte dove si elenca cosa si mette in campo per il superamento e/o la

diminuzione dei rischi presenti.

In forma convenzionale i rischi si dividono in tre categorie:

- rischi che portano ad un danno fisico di natura infortunistica traumatica (tagli, ca-

dute, schiacciamenti, ustioni, ecc…)

- rischi che portano a malattie (infezioni, contaminazioni, alterazioni fisiche e/o fisio-

logiche, ecc…)

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

- rischi che portano danni fisici e/o a malattie ma che partono da elementi trasver-

sali al tipo di attività (danni da carenze organizzative, danni da costrizioni psicologi-

che, danni da difficoltà lavorative, ecc…).

Al fine di ridurre il rischio, azioni da mettere in campo si possono dividere in tre filoni:

• L’introduzione di norme e obblighi operativi che individuano le azioni da ef-

fettuare in maniera obbligatoria per svolgere una operazione in sicurezza

• L’obbligo di utilizzo di un Dispositivo di Protezione Individuale (guanti, masche-

rine, elmetti, ecc…) nell’effettuare un tipo di operazione

• L’attivazione della Sorveglianza Sanitaria da parte del Medico Competente

ogni volta che le operazioni da eseguire possono portare a problematiche di salute

nel tempo.

Una volta elaborato il documento di valutazione dei rischi è buona norma tenerlo

aggiornato e modificarlo seguendo i cambiamenti dell’azienda. Almeno una volta

all’anno i quattro protagonisti della prevenzione si riuniranno per valutare eventuali

modifiche da apportare al documento.

Tutte le fasi lavorative svolte dagli operatori ecologici comportano l’esposizione ad

agenti biologici; gli agenti biologici presenti sono per lo più quelli legati alla decom-

posizione organica. Si tratta in genere di microrganismi ben conosciuti per i quali esi-

stono misure igieniche preventive efficaci.

Il rischio risulta maggiore per i raccoglitori che ritirano i rifiuti urbani provenienti dalle

abitazioni; infatti tali rifiuti sono molto compositi.

Possono potenzialmente contenere materiali di origine umana (secreti, feci, sangue,

urine) e sostanze di origine animale e vegetale deteriorati o in fase di avanzata de-

composizione che possono trasmettere all’uomo importanti malattie quali tifo, co-

lera, ecc...

La prevenzione si attua attraverso i seguenti interventi:

Informazione e formazione dei lavoratori sul rischio biologico

Il primo elemento base della Prevenzione è senza dubbio rappresentato dalla for-

mazione e dall’informazione. È fondamentale la conoscenza della presenza di un

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

rischio in una determinata operazione lavorativa, che determina automaticamente

l’approccio lavorativo con un carico di attenzione maggiore. Se a questo aggiun-

giamo la formazione e l’informazione sulle azioni messe in campo per la riduzione del

rischio stesso, abbiamo un risultato di approccio lavorativo attento e con un giusto

grado di tranquillità.

Per quanto riguarda l’informazione il lavoratore deve acquisire adeguate cono-

scenze al fine di mettere in atto tutte le misure idonee ad evitare il rischio.

In particolare il Responsabile di Cantiere ed il Medico Competente, in funzione delle

singole attribuzioni e competenze, provvedono a fornire informazioni in merito a:

• tipo di agenti biologici presenti;

• modalità di trasmissione di tali agenti;

• DPI idonei da utilizzare;

• vaccinazioni efficaci per il tipo di agenti biologici a cui è esposto;

• sorveglianza sanitaria.

Profilassi vaccinale e sorveglianza sanitaria

La profilassi vaccinale ha lo scopo di sviluppare gli anticorpi contro le malattie infet-

tive più importanti. I lavoratori esposti vengono sottoposti, secondo la valutazione

del Medico Competente, alle seguenti vaccinazioni:

• antitetanica

• antiepatite B

• antitifica

• antitubercolare

Si tratta di vaccinazioni di provata efficacia e che di norma non comportano signifi-

cative reazioni avverse.

Utilizzo dei dispositivi di protezione individuali

I dispositivi di protezione individuali che sono stati messi a

disposizione dei lavoratori sono:

• guanti protettivi. Sono più adeguati quelli con lunghezza fino al

• gomito.

• tute di lavoro.

• maschere antipolvere.

• occhiali protettivi.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

• scarpe antinfortunistiche estive ed invernali con puntale e suola protettiva.

Adozione di regole generali di comportamento

L’adozione di corrette norme comportamentali consente la minimizzazione dei rischi

derivanti dalla presenza di agenti biologici nei luoghi di lavoro.

Formazione personale

Per i servizi di gestione dei rifiuti la risorsa umana assume un ruolo fondamentale e

risulta pertanto basilare intervenire su di essa tramite la sua perfetta organizzazione

(definizione chiara e precisa dei diversi ruoli e referenti) e con una adeguata forma-

zione specifica.

La formazione rappresenta un elemento assolutamente determinante ai fini di una

corretta erogazione dei servizi oggetto dell’appalto: è fondamentale assegnare

compiti e mansioni a persone che abbiano tutte le competenze necessarie per il loro

corretto espletamento ed abbiano anche maturato una significativa esperienza sul

campo nel settore di intervento specifico.

In tal senso occorre adeguare la formazione del proprio personale in relazione alle

mansioni e responsabilità specifiche, alle metodologie di attuazione dell’appalto e

alle tecniche di utilizzazione di macchinari ed attrezzature.

Un percorso formativo adeguato si rivela indispensabile non solo per l’acquisizione

delle necessarie competenze e capacità tecnico – operative ai fini dello svolgi-

mento del programma di lavoro previsto, ma anche per una crescita professionale

ed umana del soggetto interessato, e per lo sviluppo di opportune capacità di rela-

zionarsi con partner di lavoro ed utenti esterni, allo scopo di instaurare un clima di

reciproca fiducia e collaborazione.

Si ritiene che il mantenimento degli standard qualitativi, ambientali e di sicurezza, sia

legato alla professionalità dei propri dipendenti a qualsiasi livello essi operino. Per-

tanto è opportuno far acquisire al proprio personale la consapevolezza dei vantaggi

(qualitativi/ambientali/di sicurezza) derivanti da un miglioramento delle prestazioni

individuali ed a tal fine pone fra gli obiettivi prioritari da perseguire, la formazione e

l’addestramento del proprio personale.

Grazie ad una corretta formazione il personale operativo impara il miglior modo di

eseguire un compito (minor fatica, minor tempo, maggiore resa), e aumenta l’effi-

cacia del servizio attuato.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

Particolare cura deve essere data all’insegnamento delle specifiche tecniche di

esecuzione dei servizi, all’etica comportamentale e alle procedure tecniche di la-

voro in sicurezza.

Oltre alla formazione iniziale nel corso dell’appalto, devono essere previsti ulteriori

percorsi formativi, necessari per l’aggiornamento professionale degli operatori e/o

per l’acquisizione di ulteriori capacità e/o conoscenze che risultino importanti

nell’ambito dell’erogazione dei servizi.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

9. COMUNICAZIONE

Nel corso della fase di progettazione tecnica sarà importante definire il piano stru-

menti e le modalità di informazione delle utenze preliminarmente all’attivazione del

servizio.

L’aver già preceduto la progettazione da una fase di intervista e dunque l’aver in-

staurato un dialogo col territorio dovrebbe facilitare la successiva fase di informa-

zione sulle modalità di raccolta progettate.

In via prioritaria si ritiene che il passaggio una-ad-una della utenze coinvolte dal ser-

vizio sia la via migliore per veicolare le informazioni.

Analogamente ad altre realtà seguite da ERICA i materiale che più si addicono a

questo tipo di informazione sono affiche plastificate da tenere nel locale o nella zona

in cui albergano i contenitori, qualora ci fosse poco spazio e i contenitori fossero col-

locati esternamente o ancora fossero di volumetria ridotta, altri strumenti analoghi

sono un affiche da tenere sotto il bancone o vicino alla cassa o ancora attaccato

al frigorifero/cela frigo.

L’affiche dovrà riportare sinteticamente i materiali da differenziare, le tipologie di

attrezzatura e i giorni di esposizione/raccolta.

Il tutto con un claim che richiami all’importanza della corresponsabilità e della col-

laborazione per raggiungere un obiettivo condiviso.

Un ruolo fondamentale sarà quello del promoter che consegnerà il materiale comu-

nicativo perché dovrà poter motivare l’utente alla corretta differenziazione e al ri-

spetto delle scelte operative indicate (orari/esposizione/tipologia di contenitori,

ecc.).

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

10. CRONOPROGRAMMA

In sintesi le attività precedentemente descritte si articolano secondo il seguente

cronoprogramma.

Al momento della consegna di questa relazione (21 novembre) alcune attività

hanno già preso avvio e sono regolarmente in corso.

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

La data di avvio delle raccolte è stata definitivamente fissata al 27 mar

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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE

le date delle azioni successive vengono aggiornate con riferimento alla data di avvio delle raccolte