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GENNAIO 2017 PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Progetto per l’ottimizzazione del servizio di raccolta differenziata per le Utenze non Domestiche
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
1 PREMESSA
Il presente documento progettuale definisce le linee guida e il piano di lavoro per
introdurre e portare a regime la raccolta differenziata presso le Utenze non
Domestiche della Capitale,
Il trattare a sé le utenze non domestiche deriva dall’analisi iniziale che ha messo in
evidenza alcune criticità (evasione ed elusione fiscale – sottrazione di volumetria a
disposizione dei cittadini – difficoltà di personalizzazione del servizio, ecc.) e di contro
sottolineato il giacimento potenziale di materiali differenziati di buona qualità e alto
valore merceologico proveniente da utenze selezionate.
Data la coesistenza di diverse modalità di raccolta (servizio porta a porta erogato
da AMA, servizio stradale, servizio porta a porta misto erogato in parte da AMA e in
parte appaltato a società esterne) e l’esistenza di una parte del servizio appaltata si
è stabilito di individuare due aree di partenza in cui modificare da subito il servizio
senza creare problemi all’appalto in essere, ma al contempo di individuare
parametri ed indicatori tecnico-economici fondamentali per la riorganizzazione
completa del servizio.
L’impostazione progettuale dunque segue alcune parole chiave:
1. omogeneizzazione del servizio, con un solo tipo di modalità di base di
raccolta
2. personalizzazione del servizio erogato: in modo che ogni utenza possa essere
fidelizzata da un solo operatore
3. efficaci ed efficienza del servizio aumentando la quantità e qualità dei
materiali raccolti riducendo la frazione residua a meno del 30%
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1 PREMESSA
Il presente documento progettuale definisce le linee guida e il piano di lavoro per
introdurre e portare a regime la raccolta differenziata presso le Utenze non
Domestiche della Capitale,
Il trattare a sé le utenze non domestiche deriva dall’analisi iniziale che ha messo in
evidenza alcune criticità (evasione ed elusione fiscale – sottrazione di volumetria a
disposizione dei cittadini – difficoltà di personalizzazione del servizio, ecc.) e di contro
sottolineato il giacimento potenziale di materiali differenziati di buona qualità e alto
valore merceologico proveniente da utenze selezionate.
Data la coesistenza di diverse modalità di raccolta (servizio porta a porta erogato
da AMA, servizio stradale, servizio porta a porta misto erogato in parte da AMA e in
parte appaltato a società esterne) e l’esistenza di una parte del servizio appaltata si
è stabilito di individuare due aree di partenza in cui modificare da subito il servizio
senza creare problemi all’appalto in essere, ma al contempo di individuare
parametri ed indicatori tecnico-economici fondamentali per la riorganizzazione
completa del servizio.
L’impostazione progettuale dunque segue alcune parole chiave:
1. omogeneizzazione del servizio, con un solo tipo di modalità di base di
raccolta
2. personalizzazione del servizio erogato: in modo che ogni utenza possa essere
fidelizzata da un solo operatore
3. efficaci ed efficienza del servizio aumentando la quantità e qualità dei
materiali raccolti riducendo la frazione residua a meno del 30%
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2 LEGISLAZIONE
2.1 Normativa nazionale
2.1.1 La gerarchia della gestione dei rifiuti
Il contesto normativo della gestione dei rifiuti è stato interessato da un’importante
novità con la pubblicazione sulla G.U.C.E., avvenuta il 22 novembre 2008, della
Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio.
La Direttiva è stata recepita dall’Italia con il D.lgs. 03 dicembre 2010, n. 205 che ha
modificato e integrato il D.lgs. 03 aprile 2006, n. 152, introducendo all’art. 179 la
seguente gerarchia da seguire nella gestione dei rifiuti:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
e) smaltimento.
La gerarchia stabilisce, in generale, un ordine di priorità di ciò che costituisce la
migliore opzione ambientale. Nel rispetto della gerarchia dei rifiuti, le misure dirette
al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra
operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei rifiuti
come fonte di energia.
La norma pone al primo posto la prevenzione.
All’art. 183, comma 1, lettera m), del D.lgs. 152/2006, la prevenzione è definita come
l’insieme delle misure adottate prima che una sostanza, un materiale o un prodotto
diventino rifiuto e che riducono:
1) la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del
loro ciclo di vita;
2) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana;
3) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.
a) Ai sensi dell’art. 180 del D.lgs. 152/2006, i soggetti a vario titolo coinvolti nelle
attività produttive e nella gestione dei rifiuti sono tenuti a operare secondo un
generale principio di prevenzione di riduzione della produzione di rifiuti e;
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b) della nocività dei rifiuti.
L’applicazione di tale principio richiede in particolare:
a) la promozione di strumenti economici, ecobilanci, sistemi di certificazione
ambientale, utilizzo delle migliori tecniche disponibili, analisi del ciclo di vita
dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l’uso
di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai
fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto
sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo;
b) la previsione di clausole di bandi di gara o lettere d’invito che valorizzino le
capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della
produzione di rifiuti;
c) la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d’intesa
anche sperimentali finalizzati.
Al secondo posto della gerarchia della gestione dei rifiuti, troviamo la preparazione
per il riutilizzo.
All’art. 183, comma 1, lettere q) e r), del D.lgs. 152/2006, sono rispettivamente definiti
il riutilizzo, come qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che
non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti
e la preparazione per il riutilizzo, come le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio
e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono
preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.
Alle due fattispecie è dedicato l’art. 180 bis del D.lgs. 152/2006. Esso prevede che le
pubbliche amministrazioni sono tenute a promuovere, nell’esercizio delle rispettive
competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per
il riutilizzo dei rifiuti. Tali iniziative possono consistere anche in:
a) uso di strumenti economici;
b) misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati
di riparazione e riutilizzo (le modalità operative per la costituzione e il sostegno
dovranno essere definite con decreto ministeriale);
c) adozione, nell’ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici,
la previsione di clausole di bandi di gara o lettere d’invito che valorizzino le
capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della
produzione di rifiuti;
d) definizione di obiettivi quantitativi;
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e) misure educative;
f) promozione di accordi di programma.
Nella gerarchia della gestione dei rifiuti sono poi indicati il riciclaggio e il recupero.
Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera t), del D.lgs. 152/2006, per recupero, si intende
qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un
ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per
assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione,
all’interno dell’impianto o nell’economia in generale. Un elenco non esaustivo di
operazioni di recupero è riportato nell’Allegato C della parte IV del D.lgs. 152/2006.
Nel medesimo articolo, al comma 1, lettera u), il riciclaggio è definito come qualsiasi
operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti,
materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. La
fattispecie include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia
né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni
di riempimento.
All’art. 181 del D.lgs. 152/2006, è stabilito poi che, al fine di promuovere il riciclaggio
di alta qualità e di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i diversi settori del
riciclaggio, sulla base delle indicazioni che saranno fornite dal Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni sono tenute a stabilire
i criteri con i quali i Comuni provvedono a realizzare la raccolta differenziata in
conformità a quanto previsto dalla legge statale.
Alle autorità competenti è richiesto di realizzare, altresì, entro il 2015, la raccolta
differenziata almeno per la carta, i metalli, la plastica e il vetro, e ove possibile, per il
legno, nonché di adottare le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:
a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come
minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e
possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a
quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini
di peso;
b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero
di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in
sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non
pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04
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dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 per cento in termini di
peso.
Per facilitare o migliorare il recupero, i rifiuti devono essere raccolti separatamente,
laddove ciò sia realizzabile dal punto di vista tecnico, economico e ambientale, e
non sono miscelati con altri rifiuti o altri materiali aventi proprietà diverse. Per le
frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinati al riciclaggio e al
recupero è sempre ammessa la libera circolazione sul territorio nazionale tramite enti
o imprese iscritti nelle apposite categorie dell’Albo nazionale gestori ambientali, al
fine di favorire il più possibile il loro recupero privilegiando il principio di prossimità agli
impianti di recupero. Al fine di favorire l’educazione ambientale e contribuire alla
raccolta differenziata dei rifiuti, i sistemi di raccolta differenziata di carta e plastica
negli istituti scolastici sono esentati dall’obbligo di autorizzazione in quanto
presentano rischi non elevati e non sono gestiti su base professionale.
All’ultimo posto della gerarchia dei rifiuti si trova lo smaltimento.
Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera z), del D.lgs. 152/2006, per smaltimento, si
intende qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha
come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L’Allegato B alla
parte IV del D.lgs. 152/2006 riporta un elenco non esaustivo delle operazioni di
smaltimento.
L’ordinamento giuridico è informato a principi che sfavoriscono la destinazione dei
rifiuti allo smaltimento a tutto vantaggio delle operazioni di recupero e di riciclaggio.
Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce
la fase residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente
autorità, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di
recupero. A tal fine, la predetta verifica concerne la disponibilità di tecniche
sviluppate su una scala che ne consenta l’applicazione in condizioni
economicamente e tecnicamente valide nell’ambito del pertinente comparto
industriale, prendendo in considerazione i costi e i vantaggi, indipendentemente dal
fatto che siano o meno applicate o prodotte in ambito nazionale, purché vi si possa
accedere a condizioni ragionevoli.
I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti sia in
massa che in volume, potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di
riciclaggio e di recupero e prevedendo, ove possibile, la priorità per quei rifiuti non
recuperabili generati nell’ambito di attività di riciclaggio o di recupero.
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E’ vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli
stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli
aspetti territoriali e l’opportunità tecnico economica di raggiungere livelli ottimali di
utenza servita lo richiedano.
Le principali tipologie di smaltimento dei rifiuti sono i trattamenti termici e il
conferimento diretto in discarica.
La realizzazione e la gestione di nuovi impianti di trattamento termico di rifiuti possono
essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione garantisce un elevato
livello di recupero energetico e nel rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto
legislativo 11 maggio 2005, n. 133. Le attività di smaltimento in discarica dei rifiuti sono
invece disciplinate secondo le disposizioni del decreto legislativo 13 gennaio 2003,
n. 36, di attuazione della direttiva 1999/31/CE.
2.1.2 La classificazione dei rifiuti
Il servizio pubblico di gestione prende in considerazione, ordinariamente, i rifiuti
urbani e i rifiuti speciali assimilati a quelli urbani.
L’art. 184, comma 1, del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. distingue i rifiuti:
a) secondo l’origine, in urbani e speciali;
b) secondo le caratteristiche di pericolosità, in pericolosi e non pericolosi.
Sono rifiuti urbani:
a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad
uso di civile abitazione;
b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da quelli
di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi
dell’articolo 198, comma 2, lettera g), del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i.;
c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree
pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico
o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree
cimiteriali;
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f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti
provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle precedenti lettere
b), e e).
Sono rifiuti speciali:
a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali ai sensi e per gli effetti dell’art. 2135
c.c.;
b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché’ i rifiuti che
derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’articolo
184-bis;
c) i rifiuti da lavorazioni industriali;
d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;
e) i rifiuti da attività commerciali;
f) i rifiuti da attività di servizio;
g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi
prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla
depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie.
2.1.3 La raccolta differenziata
Ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera p), del D.lgs. 152/2006, per raccolta
differenziata si intende la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base
al tipo e alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico. La raccolta
differenziata è concepita, quindi, quale fondamentale presupposto per le
operazioni di recupero e di riciclaggio.
L’art. 205, comma 1, del D.lgs. 152/2006 dispone che in ogni ambito territoriale
ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle
seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
a) almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;
b) almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;
c) almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.
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Nel caso in cui, dal punto di vista tecnico, ambientale e economico, non sia
realizzabile raggiungere tali obiettivi, il comune può richiedere al Ministro
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una deroga.
Verificata la sussistenza dei requisiti, il Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare può autorizzare la predetta deroga, previa stipula, senza nuovi
o maggiori oneri per la finanza pubblica, di un accordo di programma tra Ministero,
regione e enti locali interessati, che stabilisca:
a) le modalità attraverso le quali il comune richiedente intende conseguire gli
obiettivi di riciclaggio e recupero previsti all’articolo 181, comma 1. Le
predette modalità possono consistere in compensazioni con gli obiettivi
raggiunti in altri comuni;
b) la destinazione a recupero di energia della quota di rifiuti indifferenziati che
residua dalla raccolta differenziata e dei rifiuti derivanti da impianti di
trattamento dei rifiuti indifferenziati, qualora non destinati al recupero di
materia;
c) la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, da destinare al riciclo,
che il comune richiedente si obbliga a effettuare.
L’accordo di programma può stabilire obblighi, in linea con le disposizioni vigenti, per
il comune richiedente finalizzati al perseguimento delle finalità di cui alla parte
quarta, titolo I, del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. nonché stabilire modalità di
accertamento dell’adempimento degli obblighi assunti nell’ambito dell’accordo di
programma stesso e prevedere una disciplina per l’eventuale inadempimento. I
piani regionali si devono conformare, conseguentemente, a quanto previsto dagli
accordi di programma.
Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi
minimi previsti di raccolta differenziata, è applicata un’addizionale del venti per
cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell’Autorità d’ambito,
che ne ripartisce l’onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano
raggiunto le percentuali previste sulla base delle quote di raccolta differenziata
raggiunte nei singoli comuni.
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2.1.4 La gestione dei rifiuti organici
La parte IV del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. reca alcune definizioni specifiche riferite ai
rifiuti organici:
a) per “rifiuto organico”, si intendono i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi,
rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di
ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dall’industria
alimentare raccolti in modo differenziato [art. 183, comma 1, lett. d)];
b) per “auto compostaggio”, si intende il compostaggio degli scarti organici dei
propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito
del materiale prodotto [art. 183, comma 1, lett. e)];
c) per “compost di qualità”, si intende il prodotto, ottenuto dal compostaggio di
rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteristiche
stabilite dall’allegato 2 del decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, e
successive modificazioni [art. 183, comma 1, lett. ee)];
d) per “digestato di qualità”, si intende il prodotto ottenuto dalla digestione
anaerobica di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti
contenuti in norme tecniche da emanarsi con decreto del Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali [art. 183, comma 1, lett.
ff)].
All’art. 182 ter del D.lgs. 152/2006, è disposto che la raccolta separata dei rifiuti
organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con
sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002.
Occorre considerare, poi, che il D.lgs. 13 gennaio 2003, n. 36, recante “Attuazione
della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”, all’art. 5 prevede che
ciascuna Regione elabori e approvi un apposito programma per la riduzione dei
rifiuti biodegradabili da collocare in discarica a integrazione del piano regionale di
gestione dei rifiuti di cui all’articolo 199 del D.lgs. 152/2006, allo scopo di raggiungere,
a livello di ambito territoriale ottimale i seguenti obiettivi:
a) entro il 28 marzo 2008, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a
173 kg/anno per abitante;
b) entro il 28 marzo 2011, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a
115 kg/anno per abitante;
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c) entro il 28 marzo 2018, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a
81 kg/anno per abitante.
La norma nazionale sopra richiamata che definisce l’autocompostaggio non
include le utenze non domestiche tra i soggetti che lo possono praticare. Per questo,
nel presente piano il compostaggio eseguito dalle utenze non domestiche è incluso
nella fattispecie del compostaggio di comunità.
Il compostaggio di comunità è quello che ha per oggetto i rifiuti prodotti da utenze
non domestiche singole o da una pluralità di utenze domestiche o non domestiche
ai fini dell’ottenimento di un ammendante compostato misto con le caratteristiche
previste dal D.lgs. 29 aprile 2010, n. 75.
Il compostaggio collettivo è qualificabile come operazione di recupero di rifiuti non
soggetto al sistema autorizzativo di cui al Capo IV e al Capo V del D.lgs. 152/2006 e
s. m.i., qualora siano rispettate le seguenti condizioni:
a) il materiale da compostare è conferito esclusivamente da un unico soggetto
produttore, intendendosi per tale gli abitanti di un solo condominio o la
singola utenza non domestica per gli scarti organici derivanti dalla ristorazione
o dal servizio di mensa;
b) il compost ottenuto è utilizzato esclusivamente dai conferitori del materiale da
compostare e esclusivamente sulle pertinenze (area verde, vasi, giardini
pensili e simili) del conferitore e non è ceduto a terzi;
c) la potenzialità massima di recupero non supera le 25 t/anno di materiale da
compostare (quantitativo comprensivo dell’eventuale strutturante).
Nei casi che non sia rispettata almeno una delle predette condizioni, si ritiene che il
compostaggio di comunità debba essere oggetto di autorizzazione ai sensi del D.lgs.
152/2006 e s. m. e i.
2.1.5 Compiti in materia di gestione degli imballaggi
L’art. 222, comma 1, (contenuto nel Titolo II in merito alla gestione degli imballaggi),
del D.lgs. 152/2006 e s. m. e i., dispone che la Pubblica Amministrazione deve
organizzare sistemi adeguati di raccolta differenziata in modo da permettere al
consumatore di conferire al servizio pubblico rifiuti di imballaggio selezionati dai rifiuti
domestici e da altri tipi di rifiuti di imballaggio.
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In particolare:
a) deve essere garantita la copertura omogenea del territorio in ciascun ambito
territoriale ottimale, tenuto conto del contesto geografico;
b) la gestione della raccolta differenziata deve essere effettuata secondo criteri
che privilegino l’efficacia, l’efficienza e l’economicità del servizio, nonché il
coordinamento con la gestione di altri rifiuti.
2.1.6 La regolamentazione dei servizi e l’assimilazione
L’art. 198, comma 2, del D.lgs. 152/2006, prevede che i Comuni concorrono a
disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che stabiliscono
(nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia e economicità e in
coerenza con i piani d’ambito):
a) le misure per assicurare la tutela igienico sanitaria in tutte le fasi;
b) le modalità del servizio di raccolta e trasporto;
c) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto al
fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e
promuovere il recupero degli stessi;
d) le norme atte a garantire una distinta e adeguata gestione dei rifiuti urbani
pericolosi e dei rifiuti da esumazioni ed estumulazioni;
e) le misure necessarie a ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e
trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni
merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;
f) le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al
recupero e allo smaltimento;
g) l’assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti
urbani, secondo i criteri di cui all’art. 195, comma 2, lettera e), del D.lgs.
152/2006.
Dove i Comuni abbiamo delegato per Legge l’esercizio della funzione a un diverso
soggetto, il regolamento sarà emanato da questo.
Tra i rifiuti urbani sono classificati, dall’art. 184, comma 2, lettera b), del D.lgs.
152/2006, “i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da
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quelli […]” di civile abitazione “[…] assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai
sensi dell’art. 198, comma 2, lettera g)” del medesimo D.lgs.
Come indicato sopra, il provvedimento di assimilazione deve essere contenuto nel
regolamento.
In linea generale, va rilevato che il provvedimento di assimilazione consiste nel
dimensionamento del servizio che l’Ente locale fornisce, nelle forme previste dalla
Legge, alle utenze non domestiche e dà fondamento anche all’applicazione verso
le stesse del prelievo tributario sui rifiuti.
Per gli aspetti qualitativi e quali quantitativi dell’assimilazione, gli Enti devono
attenersi ai criteri determinati dallo Stato, in virtù della competenza allo stesso
riservata in materia dall’art. 195, comma 2, lettera e), del D.lgs. 152/2006.
I criteri statali per l’assimilazione, a oggi, non sono stati determinati. Per questo
motivo, la L. 296/2006, all’art. 1, comma 184, lettera b), ha previsto che “in materia
di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, continuano ad applicarsi le
disposizioni degli articoli 18, comma 2, lettera d), e 57, comma 1, del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”, confermando che il riferimento normativo statale
vigente in tema di assimilazione è la Deliberazione interministeriale del 27 luglio 1984.
Esso è, però, parziale perché non affrante l’aspetto quantitativo.
A tal proposito, occorre ricordare la sola determinazione dei criteri qualitativi nel
provvedimento di assimilazione non è sufficiente e che gli Enti devono sempre
indicare anche quelli quantitativi pena l’illegittimità della deliberazione (Cassazione
civile, sezione tributaria, sentenza n. 9631 del 13 giugno 2012).
Si cita la soluzione approvata dalla Regione Piemonte con la D.G.R. n. 47-14763 del
14 febbraio 2005, per superare, nell’attesa di quelli statali, l’assenza di criteri
quantitativi. Essa prevede che la quantità massima di rifiuti assimilati debba essere
quella espressa dai kd (indici di produttività potenziale in kg/m2/anno) indicati
nell’Allegato 1 al D.P.R. 158/1999 recante “Regolamento recante norme per la
elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione
del ciclo dei rifiuti urbani”.
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2.1.7 La TARI, tassa sui rifiuti e la tariffa puntuale
Dal 1° gennaio 2014, ai sensi dell’art. 1 della L. 27 dicembre 2013, n. 147, è istituita la
TARI (tassa sui rifiuti) per la integrale copertura dei costi della gestione dei rifiuti urbani.
Soggetto attivo dell’obbligazione tributaria è il Comune.
Il tributo è dovuto da chiunque possieda o detenga locali o aree scoperte non
operative suscettibili di produrre rifiuti urbani, indipendentemente dall’uso al quale
siano adibiti e sussiste un vincolo di solidarietà per l’obbligazione tributaria tra i
componenti del nucleo familiare o tra i soggetti che usano in comune i predetti locali
e aree scoperte.
Nella tabella che segue ne è schematizzata la composizione:
destinazione composizione natura
copertura integrale
dei costi di
investimento e di
esercizio della
gestione dei rifiuti
urbani
quota (fissa) determinata in relazione alle
componenti essenziali del costo del servizio
di gestione dei rifiuti, riferite in particolare agli
investimenti per le opere e ai relativi
ammortamenti
tributaria
o di
corrispettivo quota (variabile) rapportata alle quantità di
rifiuti conferiti, al servizio fornito e all’entità
dei costi di gestione
Il comune nella commisurazione della tariffa tiene conto dei criteri determinati con il
regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158
recante «Regolamento recante norme per la elaborazione del metodo normalizzato
per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani» attuativo
dell’art. 49 del D.lgs. 22/1997, «tariffa Ronchi».
Il comune, in alternativa ai predetti criteri e nel rispetto del principio «chi inquina
paga», sancito dall’articolo 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti, può commisurare la tariffa alle
quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione
agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti. Le
tariffe per ogni categoria o sottocategoria omogenea sono determinate dal
comune moltiplicando il costo del servizio per unità di superficie imponibile
. 15
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
accertata, previsto per l’anno successivo, per uno o più coefficienti di produttività
quantitativa e qualitativa di rifiuti.
Con regolamento ministeriale saranno stabiliti criteri per la realizzazione da parte dei
comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio
pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall’utilizzo di correttivi ai criteri di
ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa
commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di
gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, svolto nelle forme ammesse dal diritto
dell’Unione europea.
Tuttavia, nell’attesa dell’emanazione della predetta norma ministeriale, i comuni
che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti
al servizio pubblico possono, con regolamento, prevedere l’applicazione di una
tariffa avente natura corrispettiva, in luogo della TARI. Il comune nella
commisurazione della tariffa può tenere conto dei criteri determinati con il
regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.
La tariffa corrispettiva è applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di
gestione dei rifiuti urbani.
Sulla base del D.P.R. 158/1999, i costi da coprire sono quelli indicati nella seguente
tabella:
descrizione dei costi natura dei
costi
A) Costi operativi
di gestione – CG
A.1) Costi di gestione
del ciclo dei servizi sui
RSU indifferenziati –
CGIND
Costi di spazzamento e
lavaggio strade e
piazze pubbliche – CSL
parte fissa
Costi di raccolta e
trasporto RSU
indifferenziati – CRT
parte
variabile
Costi di trattamento e
smaltimento RSU
indifferenziati – CTS
parte
variabile
Altri costi – AC parte fissa
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
A.2) Costi di gestione
del ciclo della RD – CGD
Costi di raccolta
differenziata per
materiale – CRD
parte
variabile
Costi di trattamento e
riciclo (al netto dei
proventi della vendita di
materiale ed energia
derivante da rifiuti) –
CTR
parte
variabile
B) Costi comuni –
CC
B.1) Costi amministrativi dell’accertamento, della
riscossione e del contenzioso – CARC parte fissa
B.2) Costi generali di gestione – CGG parte fissa
B.3) Costi comuni diversi – CCD parte fissa
C) Costi d’uso del
capitale – CK
Ammortamenti, accantonamenti,
remunerazione del capitale investito parte fissa
La tariffa è articolata nelle fasce di utenza domestica e non domestica.
Il Comune ripartisce tra le categorie di utenza domestica e non domestica l’insieme
dei costi da coprire attraverso la tariffa secondo criteri razionali.
A livello territoriale la tariffa è articolata con riferimento:
a) alle caratteristiche delle diverse zone del territorio comunale (in particolare
alla loro destinazione a livello di pianificazione urbanistica e territoriale);
b) alla densità abitativa;
c) alla frequenza e qualità dei servizi da fornire.
Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15
dicembre 1997, n. 446, il consiglio comunale determina la disciplina per
l’applicazione del tributo, concernente tra l’altro:
a) la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di
produzione di rifiuti (D.P.R. 158/1999 o studi territoriali specifici);
b) la disciplina delle riduzioni tariffarie;
c) la disciplina delle eventuali riduzioni e esenzioni;
d) l’individuazione di categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali
applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si
. 17
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’attività
viene svolta;
e) i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.
Il comune sempre con regolamento può prevedere riduzioni tariffarie nel caso di:
a) abitazioni con unico occupante;
b) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e
discontinuo;
c) locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso
non continuativo, ma ricorrente;
d) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più
di sei mesi all’anno, all’estero;
e) fabbricati rurali a uso abitativo.
Altre riduzioni possono essere stabilite con riferimento a:
a) zone nelle quali non è eseguita la raccolta;
b) raccolta differenziata delle utenze domestiche;
c) avvio al recupero di rifiuti urbani documentato da utenze non domestiche;
d) mancato o inesatto svolgimento del servizio.
Il comune può deliberare, con regolamento, ulteriori riduzioni e esenzioni. La relativa
copertura può essere disposta attraverso apposite autorizzazioni di spesa e deve
essere assicurata attraverso il ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale del
comune.
Il consiglio comunale deve approvare le tariffe del tributo entro il termine fissato da
norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione.
L’approvazione delle tariffe deve avvenire in conformità al piano finanziario del
servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso
e approvato dal Consiglio comunale o da altra autorità competente.
Alla TARI si applica il tributo provinciale per l’esercizio delle funzioni di tutela,
protezione e igiene dell’ambiente di cui all’art. 19 del D.lgs. 30 dicembre 1992, n. 504.
Come accennato, la tariffa sui rifiuti può essere determinata secondo due diversi
metodi.
Con il metodo parametrato o presuntivo, è determinata sulla base di coefficienti di
produzione potenziale di rifiuti e non sulla base della reale quantità di rifiuti conferiti
al servizio pubblico e di conseguenza il prelievo ha natura tributaria.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Il metodo puntuale si può seguire quando sia stato realizzato un sistema di
misurazione della reale quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico (con criteri
volumetrici o ponderali). In questo caso, la tariffa ha natura di corrispettivo.
La tariffa puntuale è qualificabile come strumento economico per la prevenzione
dei rifiuti e risponde al principio “chi inquina paga”. Essa deve essere, quindi,
progressivamente attuata in tutti i Comuni interessati dal presente programma per il
raggiungimento dell’obiettivo del 75% di raccolta differenziata.
. 19
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
2.1.8 Cenni sull’organizzazione territoriale del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nella normativa statale
Gli ATO
La gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali
delimitati dal piano regionale (approvato o adeguato ai sensi dell’art. 199 del D.lgs.
152/2006) nel rispetto delle linee guida di competenza statale ai sensi dell’art. 195,
comma 1, lettera m) e secondo i seguenti criteri indicati dall’art. 200, comma 1, del
D.lgs. 152/2006:
a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di
gestione integrata dei rifiuti;
b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, stabilite sulla base di
parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-
amministrative;
c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al
fine di ottimizzare i trasporti all’interno dell’ATO;
d) valorizzazione di esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei
rifiuti;
e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti già realizzati e funzionanti;
f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinché i nuovi ATO si discostino
dai precedenti solo sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed
economicità.
Obiettivi degli ATO
Oltre agli obiettivi di raccolta differenziata di cui si è detto sopra, in ogni ATO (art.
201, comma 5, del D.lgs. 152/2006):
a) è raggiunta, nell’arco di cinque anni dalla sua costituzione, l’autosufficienza
di smaltimento anche, ove opportuno, attraverso forme di cooperazione e
collegamento con altri soggetti pubblici e privati;
b) è garantita la presenza di almeno un impianto di trattamento a tecnologia
complessa, compresa una discarica di servizio.
. 20
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Le Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale
L’Autorità d’Ambito è una struttura dotata di personalità giuridica costituita in
ciascun ATO, alla quale gli Enti locali partecipano obbligatoriamente e alla quale è
trasferito l’esercizio delle loro competenze in materia di gestione integrata dei rifiuti
(art. 201, comma 2, del D.lgs. 152/2006).
Nel rispetto del principio di coordinamento delle competenze con le altre
amministrazioni pubbliche, alle Autorità d’Ambito sono demandati (art. 201, comma
1, del D.lgs. 152/2006):
a) l’organizzazione;
b) l’affidamento;
c) il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti.
Con il D.L. 25 gennaio 2010, n. 2, all’articolo 2 della Legge 23 dicembre 2009, n. 191,
è stato inserito il comma 186 bis che originariamente prevedeva la soppressione
delle Autorità di ATO entro il 31/12/2010.
Entro la stessa data, le regioni avrebbero dovuto attribuire con legge le funzioni già
esercitate dalle Autorità di ATO, nel rispetto dei principi di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza.
La scadenza è stata poi prorogata al 31/12/2011 con il D.P.C.M. 25 marzo 2011, n.
51902 e al 31/12/2012 dall’articolo 13, comma 2, del D.L. 29 dicembre 2011, n. 216.
Piani d’ambito
Al fine di organizzare il servizio e determinare gli obiettivi da perseguire per garantire
la gestione secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di trasparenza,
l’Autorità d’Ambito adotta un apposito piano (art. 201, comma 3, del D.lgs.
152/2006).
Sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle Regioni, l’Autorità d’Ambito elabora il
predetto piano d’ambito che comprende:
a) un programma degli interventi necessari (per conseguire gli obiettivi ivi fissati);
b) accompagnato da un piano finanziario:
c) e dal connesso modello gestionale e organizzativo.
Nel piano d’ambito sono indicate, in particolare,
a) le risorse disponibili, quelle da reperire,
. 21
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
b) nonché i proventi derivanti dall’applicazione della tariffa sui rifiuti nel periodo
considerato (art. 203, comma 3, del D.lgs. 152/2006).
La gestione e l’erogazione del servizio
Nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale sull’evidenza pubblica e
secondo i principi stabiliti dall’art. 202 del D.lgs. 152/2006, per la gestione e per
l’erogazione del servizio nonché per il perseguimento degli obiettivi determinati,
l’Autorità d’Ambito affida le seguenti attività (art. 201, comma 4, del D.lgs. 152/2006):
a) la realizzazione, gestione e erogazione dell’intero servizio, comprensivo delle
attività di gestione e di realizzazione degli impianti;
b) la raccolta, la raccolta differenziata, la commercializzazione e lo smaltimento
completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti all’interno dell’ATO.
Le Regioni, al fine di consentire il raggiungimento di obiettivi di efficienza, efficacia
ed economicità, disciplinano la durata della gestione da parte dei soggetti
affidatari, che non può essere inferiore a quindici anni (art. 201, comma 6, del D.lgs.
152/2006).
Le Regioni adottano, altresì, uno schema tipo di contratto di servizio nel rispetto dei
criteri e degli indirizzi di competenza statale ai sensi dell’art. 195, comma 1, lettere
m), n) e o), del D.lgs. 152/2006. In conformità a tale schema tipo, sono redatti i
contratti di servizio, da allegare ai capitolati di gara, che regolano i rapporti tra
l’Autorità d’Ambito e i soggetti affidatari del servizio di gestione integrata dei rifiuti
(art. 203, comma 1, del D.lgs. 152/2006).
Ai fini della regolamentazione del rapporto con i soggetti affidatari del servizio
integrato di gestione dei rifiuti, l’Autorità d’Ambito:
a) opera la ricognizione delle opere e degli impianti esistenti, trasmettendo alla
Regione i relativi dati,
b) e definisce le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per il
perseguimento degli obiettivi previsti dalla Parte IV del D.lgs. 152/2006 (art.
203, comma 3, del D.lgs. 152/2006).
Per quanto attiene alle gestioni esistenti, i soggetti che esercitano il servizio, anche in
economia, alla data di entrata in vigore della Parte IV del D.lgs. 152/2006,
continuano a eseguirlo fino alla istituzione e alla organizzazione del servizio di
gestione integrata dei rifiuti da parte dell’Autorità d’Ambito (art. 204, comma 1, del
D.lgs. 152/2006).
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Sino all’inizio delle attività del soggetto aggiudicatario della gara a evidenza
pubblica indetta dall’Autorità d’Ambito, i Comuni continuano la gestione dei rifiuti
urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nella forme
previste dalla Legge (art. 198, comma 1, del D.lgs. 152/2006).
2.1.9 Gli enti di governo e la relazione di affidamento
L’art. 3 bis del D.L. 138/2011 ha stabilito che per la tutela della concorrenza e
dell’ambiente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano organizzano
lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica e che, a tale
fine, devono:
a) definire il perimetro degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei (tali
da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare
l’efficienza del servizio);
b) istituire o designare gli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali, entro il
termine del 30 giugno 2012.
La dimensione degli ambiti o bacini territoriali ottimali di norma deve essere non
inferiore almeno a quella del territorio provinciale, salvo eccezioni che devono
essere adeguatamente motivate.
Solo gli enti di governo istituiti o designati dalla regioni o dalle province autonome
hanno competenza esclusiva in merito alle funzioni di:
a) organizzazione dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica,
compresi quelli appartenenti al settore dei rifiuti urbani;
b) scelta della forma di gestione;
c) determinazione delle tariffe all’utenza per quanto di competenza;
d) affidamento della gestione e relativo controllo.
Gli enti locali partecipano obbligatoriamente agli enti di governo.
In merito all’affidamento del servizio, occorre considerare che l’art. 34, comma 20,
del D.L. 179/2012 stabilisce che, per i servizi pubblici locali di rilevanza economica,
l’affidamento stesso è effettuato sulla base di apposita relazione.
Ciò è previsto al fine di assicurare il rispetto della disciplina europea, la parità tra gli
operatori, l’economicità della gestione e di garantire adeguata informazione alla
collettività di riferimento.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
L’art. 3 bis del D.L. 138/2011 dispone che gli enti di governo devono effettuare la
predetta relazione. La norma citata stabilisce, quindi, che le deliberazioni degli enti
di governo sono validamente assunte nei competenti organi degli stessi senza
necessità di ulteriori deliberazioni, preventive o successive, da parte degli organi
degli enti locali.
La relazione, che deve essere pubblicata sul sito internet dell’ente affidante:
a) conto della sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo per la
forma di affidamento prescelta;
b) motivano le ragioni della forma di affidamento scelta con riferimento agli
obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del
servizio;
c) deve comprendere un piano economico finanziario che, fatte salve le
disposizioni di settore, contenga anche la proiezione, per il periodo di durata
dell’affidamento, dei costi e dei ricavi, degli investimenti e dei relativi
finanziamenti.
Nell’ipotesi di affidamento in house, deve essere specificato l’assetto economico
patrimoniale della società, il capitale proprio investito e l’ammontare
dell’indebitamento da aggiornare ogni triennio.
Il piano economico finanziario deve essere asseverato da un istituto di credito o da
società di servizi costituite dall’istituto di credito stesso e iscritte nell’albo degli
intermediari finanziari (ai sensi dell’articolo 106 del testo unico di cui al decreto
legislativo 1º settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni) o da una società di
revisione (ai sensi dell’articolo 1 della legge 23 novembre 1939, n. 1966). Nel caso di
affidamento in house, gli enti locali proprietari procedono, contestualmente
all’affidamento, a accantonare pro quota nel primo bilancio utile, e
successivamente ogni triennio, una somma pari all’impegno finanziario
corrispondente al capitale proprio previsto per il triennio nonché a redigere il bilancio
consolidato con il soggetto affidatario in house.
2.1.10 Le procedure di affidamento del servizio di raccolta e di pulizia del suolo
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
I servizi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e di pulizia del suolo pubblico sono
qualificabili servizi pubblici locali ai sensi dell’art. 112 del D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267.
L’affidamento di tali servizi, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale
199/2012 che ha dichiarato illegittimo l’art. 4 del D.L. 138/2011, che disciplinava la
materia, deve essere eseguito secondo i principi comunitari. Questi prevedono che
i predetti servizi possano essere affidati:
a) con gara di evidenza pubblica nel rispetto dei principi desumibili dal Trattato
e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi
di trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di
trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità, con predeterminazione
dei criteri selettivi;
b) a una società a capitale misto pubblico e privato, partecipata dall’ente
affidante, nella quale il socio privato sia scelto con gara di evidenza pubblica
nel rispetto di quanto indicato al punto a) precedente, e a condizione che
tale socio siano affidati specifici compiti operativi. La società deve rispettare
i criteri del partenariato pubblico privato istituzionalizzato. Essa si configura,
infatti, come una particolare modalità di affidamento del servizio pubblico,
che deve essere precisamente determinato nella tipologia, nella quantità e
nella durata, cioè come una formula organizzativa negoziale che consente
al committente di indirizzare e sorvegliare la gestione del partner privato
prescelto con gara e al quale viene, per questa ragione, imposta una sorta
di “coabitazione societaria” (parere Consiglio di Stato n. 456/2007);
c) a una società pubblica secondo il modello dell’in house providing che
presuppone il rispetto dei requisiti della partecipazione totalitaria pubblica del
capitale sociale, il controllo analogo dell’ente affidante sulla società e la
prevalenza dell’attività svolta della società a favore dell’ente affidante.
Nel caso degli affidamenti con gara, le procedure di affidamento in appalto e in
concessione sono disciplinate principalmente dal D.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e s. m.
e i. oltre che dai principi comunitari e dai principi generali sopra richiamati.
Di seguito, si espongono alcune considerazioni riferite a questi tipi di procedure.
Per quanto attiene ai requisiti di partecipazione, oltre a quelli di carattere generale,
devono essere stabiliti, secondo il principio generale di proporzionalità rispetto
all’oggetto dell’appalto, quelli:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
a) di capacità tecnica professionale, riferiti alle categorie di iscrizione all’Albo
Nazionale dei Gestori Ambientali di cui all’art. 212 del D.lgs. 152/2006 e s. m. e
i. e alla precedente esecuzione di servizi analoghi e, comunque, a quanto
previsto dalla Legge;
b) di capacità economica finanziaria con riguardo alla solidità patrimoniale e
economica del concorrente nonché alla sua possibilità di fronte agli impegni
finanziari scaturenti dal contratto e, comunque, a quanto previsto dalla
Legge.
Nell’esperire le gare di evidenza pubblica per l’affidamento di tali servizi, occorre
porre particolare attenzione al criterio di aggiudicazione.
Ai sensi dell’art. 81 del D.lgs. 163/2006 e s. m. e i., la migliore offerta è selezionata con
il criterio del prezzo più basso o con il criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa. Le stazioni appaltanti scelgono, tra i predetti criteri, quello più
adeguato in relazione alle caratteristiche dell’oggetto del contratto, e indicano nel
bando di gara quale dei due criteri è applicato per selezionare la migliore offerta.
2.2. DICIPLINA COMUNALE – ROMA
Al fine di contemperare le attuali discipline capitoline sono stati esaminati alcuni
documenti, non esaustivi, così da definire un quadro di applicazione.
Da un lato sono state considerate norme di indirizzo, come la delibera cosiddetta
Roma Rifiuti Zero, dall’altro il Regolamento Comunale ed alcune ordinanze che
danno invece un’indicazione precisa ad esempio sulle quantità di rifiuti assimilati e
la loro modalità di prelievo.
Ciò che emerge è che se da un lato il progetto qui presentato sulla raccolta
differenziata presso le Utenze non Domestiche concorre in modo sostanziale al
raggiungimento degli obiettivi di medio e lungo periodo, dall’altro si evidenzia come
alcuni strumenti cogenti debbano essere adeguati sia per permettere l’attivazione
della prima fase (ad esempio la disciplina sull’esposizione, gli orari, ecc.) e sia per
tenere in conto dei risultati stessi della prima fase, ad esempio le quantità di
assimilazione per metro quadro.
Altro approfondimento merita la disciplina fiscale in merito alla tipologia e simulazioni
delle tariffe e in generale del quadro finanziario.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Di seguito, per comodità e funzionalità di lettura alcuni estratti delle norme
richiamate che sono state utilizzate per l’elaborazione di questo primo documento
progettuale:
2.2.1. La delibera AC n. 129/2014 Roma Rifiuti Zero
Di particolare interesse, ai fini della presente progettazione è la delibera 129/2014,
cosidetta Roma Rifiuti Zero.
L’interesse ricade sia per il contributo che la raccolta differenziata e avvio al riciclo
del materiale proveniente dalle utenze non domestiche può dare al raggiungimento
degli obiettivi percentuali di RD e di contenimoento della frazione indifferenziata
(RUR) a smaltimento (artt. 1 e 5) che all’art. 4, ovvero definendo una contabilità
analitica dei flussi.
In data 16 dicembre 2014 il Comune di Roma ha adottato la delibera che definisce gli “In-dirizzi per l'avvio del percorso "verso rifiuti zero" attraverso l'introduzione di un programma di gestione dei rifiuti urbani e dei servizi di decoro ed igiene ur-bana, tra cui la raccolta differenziata "porta a porta spinta" dei rifiuti urbani.”
Di seguito se ne riporta un estratto con i passaggi più significativi per il presente
progetto:
L’ASSEMBLEA CAPITOLINA per quanto esposto in narrativa
DELIBERA
il conferimento di apposito mandato ai competenti organi dell’Amministrazione Capitolina affinché l’Ente Roma Capitale, compatibilmente con le risorse tecniche, economiche e stru-mentali a disposizione, si impegni al raggiungimento dei seguenti obiettivi in materia di ge-stione del ciclo dei rifiuti urbani ed assimilati:
1. intraprendere il percorso verso il traguardo “Rifiuti Zero” stabilendo il raggiungi-mento nel più breve tempo possibile degli obiettivi di legge e, comunque, il conse-guimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2016 e del 75% entro il 2020, conalmeno il 50% di effettivo riciclo;
2. assumere ogni utile iniziativa nei confronti del Governo e del Parlamento per lapiena attuazione di forme di gestione del servizio di igiene pubblica coerenti con gliesiti della consultazione referendaria svoltasi in data 12 e 13 giugno 2011 in materiadi “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza econo-mica”;
3. operare affinché sia attuata la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti urbani nel ter-ritorio della città di Roma per permettere il raggiungimento degli obiettivi di cui al
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
punto 1, stabilendo la massimizzazione e l’estensione mirata della modalità di rac-colta “porta a porta” quale sistema adottato in linea con quanto stabilito per la tipolo-gia di raccolta per Roma nel vigente Piano rifiuti regionale, coinvolgendo il maggior numero possibile di utenze secondo la programmazione di bilancio delle risorse eco-nomiche destinate; tale riorganizzazione dovrà proseguire il percorso intrapreso dalla città che ha portato ad eliminare il conferimento in discarica del rifiuto cosiddetto “tal quale” a far data dall’11 aprile 2013;
4. distinguere, attraverso una contabilità separata del ciclo dei rifiuti urbani, la raccoltae il riciclo dalle attività di spazzamento stradale e decoro, con la massima traspa-renza in termini tecnici ed economici; l’Amministrazione Capitolina oltre a renderepubblico il flusso dei rifiuti urbani in conformità con quanto previsto nella delibera-zione A s s e m b l e a C a p it o l i n a n . 1 / 2 0 1 4 ( “ A n a g r a f e p u b b l i c a re l a t i v a a l l a r a c c o lt a , a l recupero, allo smaltimento e agli impianti dei ri-fiuti solidi urbani”), dovrà descrivere, in modo intelligibile e trasparente, il flussodelle risorse economiche con indicazione dei costi del servizio impiantistico e dei ri-cavi e della destinazione di essi, derivanti dalla vendita dei rifiuti differenziati;
5. ridurre i flussi di produzione di rifiuti con la definizione di un Piano d’azione comu-nale per la prevenzione e riduzione dei rifiuti, Piano che sia coerente con il DecretoDirettoriale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del7 ottobre 2013, con l’obiettivo di ridurre entro il 2015 del 10% i quantitativi di rifiutiprodotti in peso rispetto a quelli certificati da ISPRA e Regione Lazio nel 2011, conmiglioramento continuo per i successivi anni sino al raggiungimento del 20% nel2020 corrispondenti in una quantità massima da avviare a smaltimento non superiorea 150 kg/ab/anno; tale Piano conterrà precise modalità di attuazione e strumenti eco-nomico-finanziari;
6. progettare ed attuare entro il 2015 un sistema di tariffazione puntuale, basato sullaeffettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti dalle utenze domestiche e non do-mestiche, con modalità di rilevazione e sistemi tecnologici avanzati da sperimentarein uno o più Municipi in funzione della sua successiva applicazione generalizzata;
7. al fine di evitare che i rifiuti speciali non assimilati finiscano nel flusso degli urbanicon ingenti aggravi economici nella gestione di tale flusso, stabilire che nell’attua-zione del sistema di raccolta siano previsti di norma, e soprattutto in fase di avvio dinuove modalità, sia i controlli sugli errati conferimenti, con diffida preliminare esuccessiva irrogazione di sanzioni, sia la revisione delle banche dati ai fini del recu-pero dell’evasione tributaria;
8. promuovere nel tempo la diffusione delle iniziative dirette a favorire il riutilizzo deiprodotti e la preparazione al riutilizzo dei rifiuti realizzando, già entro il 2016, nellemore dell’entrata in vigore dei Decreti attuativi previsti dall’art. 180 bis del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., un progetto pilota di “centri di riuso provvisori” nei quale sia pos-sibile scambiare/donare beni e prodotti intercettandoli prima che acquisiscano lo sta-tus di rifiuto; tali centri di riuso, posti preferibilmente su aree in prossimità dei Centridi Raccolta, avranno inizialmente la finalità primaria di favorire la donazione e loscambio tra privati di beni e prodotti intercettandoli prima del conferimento come ri-fiuti nei Centri di Raccolta e/o nelle “isole ecologiche mobili”. Presso gli stessi centridi riuso saranno attivate iniziative didattiche, culturali, sociali ed educative conl’obiettivo di sensibilizzare ed educare la cittadinanza alla pratica del riutilizzo. Talesperimentazione dovrà condurre, negli anni successivi, compatibilmente ed in con-formità con i citati decreti attuativi, alla diffusione di veri e propri “centri del riuso e
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riparazione” con la massima diffusione sul territorio comunale, prevedendo un incre-mento progressivo fino al raggiungimento dell’obiettivo di un centro in ogni Munici-pio. Roma Capitale favorisce lo sviluppo della filiera del riutilizzo mettendo a dispo-sizione dei gestori dei centri di riuso, spazi e strutture sia per la ricezione, i laboratori ed il deposito che per la preparazione al riutilizzo;
[…]
Di dare mandato agli Uffici di intraprendere tutte le iniziative e le procedure amministrative necessarie ai fini dell’attuazione degli indirizzi di cui ai sopraelencati punti.
A decorrere dalla data di adozione del presente provvedimento, tutti gli atti di Roma Capi-tale che verranno eventualmente adottati in materia di gestione di rifiuti urbani dovranno te-nere conto dei criteri generali contenuti nel presente atto di indirizzo.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
2.2.2. Il regolamento comunale
Il regolamento comunale prevede alcune specifictà che è opportuno evidenziare
ai fini della presente progettazione così da ottimizzare la sinergia tra le 3 aree di
responsabilità (Amministrazione – gestore – cittadini).
All’art. 2 – classificazione, il regolamento prevede che i rifiuti delle attività
commerciali siano distinti da quelli urbani domestici e di fatto anche dagli urbani
assimilati, dando origine ad una possibile classificazione e contabilità diversa:
1. Le classificazioni del presente Regolamento sono quelle di cui all’art. 7 del D.Lgs. n.22/97 e ai fini del presente Regolamento i rifiuti vengono così suddivisi:
a) “rifiuti urbani”:a.1) “rifiuti urbani domestici”, intendendo come tali:
1. i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibitiad uso di civile abitazione;
2. i rifiuti speciali non pericolosi assimilati agli urbani, secondo quanto ripor-tato al successivo titolo III, capo I, provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di civile abitazione;
a.2) “rifiuti urbani esterni”, intendendo come tali: 1. i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;2. i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree
pubbliche o su quelle private comunque soggette ad uso pubblico; 3. i rifiuti giacenti sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi
d’acqua; 4. i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree
cimiteriali; 5. i rifiuti cimiteriali provenienti da esumazioni ed estumulazioni, quali
residui lignei, metallici, stoffe, cuoio e simili.
b) “rifiuti speciali”, intendendo come tali:
1. i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;2. i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che
derivano dalle attività di scavo;3. i rifiuti da lavorazioni industriali;4. i rifiuti da lavorazioni artigianali;5. i rifiuti da attività commerciali;6. i rifiuti da attività di servizio;
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7. i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghiprodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depu-razione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
8. i rifiuti derivanti da attività sanitarie;9. i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;10. i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;11. il combustibile derivato da rifiuti.
In realtà poi l’analisi più dettagliata del documenti evidenzia come i rifiuti delle
attività commerciali vengano richiamati e di fatto reintegrati nel circuito degli urbani
attraverso i critieri di assimilazione di cui al CAPO I.
I criteri di assimilazione
L’analisi del capo I ed in particolare degli artt. 8 e 9 e ancor più specificatamente
della tabella A e del conseguente punto 5 evidenzia in modo chiaro come il limite
quantitativo dei rifiuti assimilati permetta di disegnare un adeguato servizio di
raccolta differenziata e come le quantità eccedenti debbano essere reindirizzate a
coricuiti di raccolta privati.
CAPO I NORME RELATIVE ALLA ASSIMILAZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI NON PE-RICOLOSI AI RIJIUTI URBANI
Art. 8 - Principi generali di assimilazione
1. Sono assimilati ai rifiuti urbani i rifiuti speciali classificati non pericolosi, ai sensi delledisposizioni comunitarie e nazionali, che rispettino le seguenti condizioni di provenienza:
a) derivino da attività agricole e agro-industriali, da lavorazioni artigianali, da attività com-merciali e da attività di servizio di cui all’art. 7, comma 3, lett. a), d), e) e f) del D.Lgs. n. 22/97; �
- omissis -
c) siano provenienti da locali destinati ad uso ufficio, magazzini, reparti di spedizione, localiaccessori, mense interne, locali di preparazione pasti, anche se facenti parte di complessi de-stinati ad attività industriali di cui all’art. 7, comma 3, lett. c) del D.Lgs. n. 22/97.
2. I produttori di rifiuti rientranti nei criteri qualitativi e quantitativi dettagliati al successivoart. 9 sono soggetti alla Tariffa per la Gestione dei Rifiuti, secondo quanto stabilito dal Re-golamento approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 24 del 3 marzo 2003. I relativi rifiuti sono gestiti nell’ambito dell’ordinario servizio di raccolta.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Art. 9
Criteri Qualitativi e Quantitativi di assimilazione
1. Nelle more della determinazione dei criteri qualitativi e quantitativi di assimilazione dicui all’art. 18, comma 2, lett. d), del D.Lgs. n. 22/1997, si considerano assimilati agli urbani, ai fini del presente Regolamento, i rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle attività indivi-duate al precedente art. 8 che:
1. a) abbiano una composizione merceologica analoga a quella dei rifiuti urbani dome-stici o, comunque, siano costituiti da manufatti e materiali simili a quelli elencati al punto 1.1.1, lett, a) della deliberazione del 27 luglio 1984 del Comitato Interministe-riale, recante “Disposizioni per la prima applicazione dell’art. 4 del D.P.R. 10 set-tembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti”;
2. b) rispondano ai criteri quantitativi, definiti in chilogrammi di rifiuti prodotti per unità di superficie (metro quadrato) all’anno, così come riportati nella ta-bella A.
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2. I rifiuti costituiti da assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni prodotti dallepulizie di uffici e strutture scolastiche sono assimilati e possono essere conferiti nel normale canale dell’indifferenziato o della frazione secca residua, purché posti in involucri protettivi adeguatamente sigillati. 3. I rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani di cui ai numeri 1), 2), 3), 4), 5) e 6)dell’art. 2, comma 1, lettera g), del D.P.R. 15 luglio 2003, n. 254, sono conferiti negli ordi-nari canali dei rifiuti indifferenziati o differenziati. I rifiuti, non pericolosi e non a rischio in-fettivo, di cui al n. 7 della citata lettera g) possono essere conferiti nel normale canale dell’indifferenziato o nella frazione secca residua, purché posti in involucri protettivi ade-guatamente sigillati.
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4. Gli imballaggi primari e secondari, nonché gli imballaggi terziari non riutilizzabili, ei consumabili da stampa, assimilati ai rifiuti urbani nel rispetto dei criteri di qualità e quan-tità stabiliti al comma 1, devono essere conferiti esclusivamente in raccolta differenziata o comunque avviati ad operazioni di riciclaggio o recupero. 5. La produzione di rifiuti superiore al valore indicato in tabella A, da considerarsiseparatamente per ciascuna delle 26 tipologie sopra individuate, comporta la non assi-milazione della frazione stessa ai rifiuti urbani e la classificazione quali rifiuti speciali non pericolosi, con il conseguente obbligo per gli operatori economici di gestire la stessa, per l’intera quantità prodotta, a propria cura e spese e nel rispetto della norma-tiva vigente. 6. Sono inoltre considerati assimilati i rifiuti costituiti da potature di alberi e arbusti,sfalci erbosi, derivanti da attività di giardinaggio, di conduzione di orti domestici o manuten-zione del verde privato, anche se svolte su superfici costituenti accessorio o pertinenza di su-perficie soggetta a tariffa, qualora la superficie destinata a tali attività non superi tre volte la superficie soggetta a tariffa o che comunque tale superficie non contenga piante la cui pota-tura abbia un volume tale da richiedere modalità speciali di conferimento e trasporto. Ad ec-cezione di quanto su indicato ed in deroga ai criteri quantitativi di cui al presente articolo, sono sempre considerati urbani i rifiuti derivanti dalle operazioni di giardinaggio e di manu-tenzione del verde pubblico.
2.2.3. Le ordinanze
Essendo numerosissime le ordinanze che nel tempo si sono susseguite ci si limita in
questa sede a rimandare la consultazione sul sito aziendale di AMA sul quale sono
riportate cronologicamente tutte le ordinanze emanate:
http://www.amaroma.it/pulizia-citta/normativa/744-roma-capitale.html
Altrettanto sinteticamente si richiama l’importanza di adottarne di specifiche non
appena si saranno concordati i parametri progettuali e si sarà condivisa la modalità
di erogazione del servizio descritta nei paragrafi successivi.
2.2.4 Delibera TARI
Per quel che riguarda il tema della fiscalità, il Comune di Roma ha adottato un re-golamento Ta.Ri. che riprende nei fatti la normativa nazionale.
È utile però sottolineare ed evidenziare tre passaggi che possono aumentare l’effi-cacia del progetto in esame e creare sinergia tra i diversi strumenti.
1. le categorie richiamate dal regolamento Ta.Ri. potreb-bero coincidere con altri strumenti regolamentari e/opianificatori così da avere un’unica classificazione a rife-rimento
2. i coefficienti utilizzati per le categoier Ta.Ri. (Kd) potreb-bero dialogare con i criteri di assimilazione così da avere
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
un parametro univoco di determinazione del servizio da erogare
3. il ricorso ad un servizio esterno a quello pubblico rien-trante nel PEF della Ta.Ri. stessa potrebbe essere regola-mentato
Deliberazione n. 33
ESTRATTO DAL VERBALE DELLE DELIBERAZIONI DELL’ASSEM-BLEA CAPITOLINA
Approvazione del Regolamento per la disciplina della tassa sui rifiuti Ta.Ri.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
A seguire negli artt. successivi all’11 per quel che riguarda le utenze non domestiche sono esaminati i parametri per le superfici e le agevolazioni, in particolare la sconti-stica sulla parte variabile qualora l’utenza ricorra a servizi di prelievo autonoma-mente.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
3 TERRITORIO
Non è questa la sede per descrivere in dettaglio il territorio del Comune di Roma, ci si limita a evidenziare come possano essere considerate due diverse suddivisioni, una tipica dell’espasione urbanistica ovvero:
- il centro storico - il cosiddetto anello ferroviario - la cosiddetta area verde o area interna al GRA - la zona esterna al GRA o periferica
la seconda suddivisione tiene conto dell’aspetto amministrativo, ovvero i confini dei dieci Municipi recentemente rivisti. A parte il I (centro storico) il II e il VII, e in parte il V, tutti gli altri vedono la coesistenza di situaizoni urbanistiche diverse avendo una struttura “a spicchio”. Ulteriore elemento di differenza è rpesente nel X municipio che comprende la zona litoranea di Roma-Ostia.
Alla luce dei numeri in gioco nel Comune di Roma e all’estrema complessità territo-riale, dal punto di vista progettuale, si è assunto come prioritario definire una suddi-visione per tipologia di utenza.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Pensando dunque alla classificazione dei rifiuti e al giacimento potenziale una prima fase di è concentrata sulle utenze non domestiche o genericamente commerciali (consapevoli che in tale definizione rientrano anche utenze non solo dedite al com-mercio).
A seguito di sopralluoghi e con l’obiettivo di evidenziare due aree di partenza che potessero contribuire efficacemente al test degli strumenti amministrativi e tecnici da adottare per l’intero comune di Roma sono state perimetrate due aree, una nel Municipio I ed una nel Municipio XI.
La scelta ha contemperato: - specificità urbanistiche - attuali modalità di raccolta - attuali gestioni di raccolta - alta concentrazione di Utenze non Domestiche - possibilità di creare un circuito ad hoc con relativo monitoraggio - possibilità di effettuare analisi merceologiche - numero di stakeholder da coinvolgere così da testare anche una modalità
comunicativa
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
4 LE UTENZE NON DOMESTICHE
La situazione del servizio di prelievo dei rifiuti riciclabili e non presso le utenze com-merciali, i pubblici esercizi, gli uffici e in generale le cosiddette Utenze Non Domesti-che nel Comune di Roma appare piuttosto complessa.
La complessità deriva principalmente da 3 fattori:
Primo fattore di complessità Il primo è un’incoerenza tra la registrazione delle attività al registro IVA, CCIAA, as-sessorato commercio e le utenze iscritte ai tributi e le diverse banche dati; da comu-nicazioni informali ricevute nel corso degli incontri presso AMA, Assessorato e sopral-luoghi sul territorio parrebbe che le utenze non domestiche in qualche modo censite siano stimabili in circa 150mila, dato probabilmente comunque approssimato per di-fetto rispetto alla reale consistenza del tessuto commerciale. Basti pensare che a Genova sono censite 44mila utenze per una popolazione pro-porzionalmente inferiore. Delle utenze censite, in alcuni Municipi, solo una percentuale è iscritto a ruolo TARI, ovvero paga la tassa rifiuti, difficile stimare la consistenza di tale percentuale che in alcuni casi parrebbe non arrivare addirittura al 60%. Questo primo dato è fondamentale, perché il gestore da un lato si trova ad erogare un servizio la cui remunerazione non è coperta dall’incasso TARI dall’altro è costretto a ricondurre il sistema di prelievo a una modalità anonima (raccolta stradale) così da non ingenerare situazioni conflittuali tra il prelievo dei rifiuti prodotti e l’emersione fiscale del soggetto.
Secondo le stime dell’ufficio tecnico di ERICA basate su progetti sviluppati per oltre 1.500 comuni italiani la presenza di utenze non domestiche che producono rifiuti as-similati agli urbani hanno un rapporto rispetto alle utenze domestiche compreso tra 1:12 e 1:15 Sulla base di tali stime e considerata la popolazione residente di Roma Capitale in 2.866.761 unità (ISTAT 30 aprile 2016) la consistenza reale delle utenze non domesti-che dovrebbe essere compresa tra 188.000 e 240.000 circa
Secondo fattore di complessità Il secondo fattore, in parte legato al primo, è l’eterogeneità del servizio erogato, ri-conducibile a 3 situazioni:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
- Una parte delle utenze effettivamente censite è servita da AMA tramite spe-cifico capitolato d’appalto (vedi documentazione fornita dagli uffici AMA) con un servizio di prelievo personalizzato (porta-a-porta); dalla relazione for-nita dagli uffici aggiornata ad agosto 2016 si desume che il target del servizio è pari a 31.505 utenze (dove per utenza si intende il numero di prelievi, ovvero le prese legate ad uno specifico contenitore per materiale, corrispondente all’incirca a 12-13mila titolari) di cui all’avvio dell’appalto solo 23.069 erano servite, al 31 luglio 2016 AMA attraverso il capitolato ha incrementato il servizio del 24% giungendo a 28.537 utenze (prelievi) servite con l’obiettivo di comple-tare il servizio entro la fine del 2016. Per queste utenze solo il servizio di raccolta differenziata è esternalizzato, mentre AMA mantiene la raccolta della frazione residuale.
- Un’altra parte di utenze è ancora servita domiciliarmente da AMA, laddove è attivo un servizio di raccolta porta-a-porta stimato in 25mila utenze.
- Infine la parte più consistente di utenze, in parte probabilmente non iscritte a ruolo e dunque non remuneranti il servizio, utilizza il servizio stradale.
Terzo fattore di complessità C’è infine un terno elemento di criticità/complessità legato ai quantitativi prelevati. Attraverso i sopralluoghi effettuati nei mesi tra agosto e ottobre è apparso evidente che alcune utenze, in particolare per alcuni materiali, sfruttano il servizio di prelievo ben oltre il livello di assimilazione stabilito dai regolamenti. Questo elemento da un lato contribuisce all’eccessivo riempimento delle volumetrie a disposizione, dall’altro richiede un aumento di frequenza per l’allontanamento dei materiali stessi, spesso abbandonati su marciapiedi e strada o accanto ai contenitori stradali. Questi prelievi non preventivati, non rientrando dunque nella organizzazione ordina-ria, sottraggono ore/operatore all’attività normale che a cascata subisce ritardi e inefficienze.
La situazione sopra descritta porta a altrettante considerazioni critiche: A. la coesistenza, anche sullo stesso municipio di operatori diversi fa regi-
strare servizi di qualità diversa, in particolare nei vari sopralluoghi si è potuto constatare come il servizio erogato da un subappaltatore di AMA fosse di qualità decisamente meno performante rispetto ad un altro gestore, la stessa cosa pare verificarsi, a detta dei referenti territo-riali AMA, nel rapporto con i titolari delle utenze commerciali servite.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
B. La coesistenza di un operatore AMA e di un operatore di un’altra ditta non consente quella fidelizzazione e personalizzazione che un servizio di raccolta differenziata deve poter permettere. Il poter contare su un buon rapporto operatore-titolare è una chiave del successo del servi-zio erogato ed anche un modo per valorizzare e sottolineare l’impor-tanza del lavoro svolto dall’operatore sul territorio. Utile forse ricordare che l’operatore della raccolta è rimasto l’unica figura in un tessuto ur-bano ad erogare un servizio periodico (integrando i vari prelievi – pos-siamo affermare essere quotidiano) e a garantire una relazione tra utenza e istituzione, erogando peraltro un servizio, prestando dunque la sua opera in modo attivo (tanto per essere più chiari, altri servizi do-miciliari come il postino o la guardia medica tanto per citarne due non hanno la stessa periodicità e non sono sempre portatori di un servizio positivo; in quest’ottica va trasformata anche la figura dell’operatore della raccolta.
C. La non chiarezza dei numeri delle utenze porta a non poter definire i migliori circuiti di raccolta con efficientamento dei prelievi. È dunque fondamentale stabilire con l’ufficio commercio e l’ufficio tributi chi siano i destinatari del servizio, come recuperare l’evasione parziale o totale e quale debba essere il ruolo di AMA in questa fase. Il fatto che le utenze non censite sfuggano ad un servizio personalizzato per ovvie ragioni e sfruttino il servizio stradale porta da un lato alla sottrazione di volumetrie stradali destinate all’utenza domestica dall’altro ad un riem-pimento dei volumi non coerente con i dati progettuali proprio per la mancanza di una banca dati affidabile; oltre a un disequilibrio dei costi dovuto all’evasione.
5 SERVIZI ATTUALI per le Utenze non Domestiche Come ampiamente premesso la situazione dei servizi attuali è difficilmente schema-tizzabile e descrivibile. Tale situazione è il risultato di un sovrapporsi di esigenze via via manifestate che, negli anni, si è ritenuto di voler soddisfare, oltre alla già citata suddivisione del servizio tra diverse modalità e diversi operatori. Alla base è stato comunque possibile ricostruire un modello di servizio iniziale artico-lato in cinque tipologie di erogazione:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
1. PAP AMA: servizio domiciliare svolto interamente da AMA2. PAP UND: servizio domiciliare svolto da società in appalto3. PAP AMA/PAP UND: servizio domiciliare complementare effettuato da en-
trambe le figure4. Stradale/PAP UND: servizio domiciliare effettuato da società in appalto, svolto
in porzioni del territorio dove esiste un servizio stradale.5. Stradale: in questo caso le utenze utilizzano i contenitori stradali
Sempre richiamando quanto descritto in premessa è difficile stabilire la quantità di utenze coinvolte da ciascuna tipologia di servizio; grossolanamente si può stimare che:
26.000 utenze siano direttamente servite domiciliarmente da AMA (PAP AMA) 13.000 utenze siano servite con un servizio domiciliare dalle società in appalto
con servizio RUR effettuato da AMA Oltre 100.000, ovvero le restanti, si appoggino al servizio stradale.
Le frequenze sono riassunte nelle tabelle seguenti:
Frequenze Stardard PAP AMA CA MU ORG RUR VE CARTONE
M1** - M15 2/7 2/7 3/7 2/7 CAMPANE - ** Nell'ambito del M1 il servizio PAP AMA prevede l'utilizzo complementare delle Piazzole Mobili
Frequenze Stardard PAP UND CA MU ORG RUR VE CARTONE
M1 * 3/7 6/7 - 3/7 6/7M2 - M15 * 2/7 6/7 - 2/7 da 3 a 6/7
* "carta uffici" attiva per scuole e Grandi Uffici (prevalente nel M1)
Le frequenze PAP standard sono incrementate rispetto allo standard per alcune ti-pologie di utenze non domestiche particolari (ad. es Grandi Produttori, Scuole, Atti-vità di Ristorazione, utenze che dispongono di poco spazio per lo stoccaggio interno, ecc.), tale incremento è molto frequente nel Municipio 1. Tale rimodulazione del servizio con incremento delle frequenze è utilizzata sia per il PAP AMA che per il PAP UND.
Riassumendo e sintetizzando i servizi in un unico quadro sinottico si ottiene la tabella seguente che è utilizzata come base per la riorganizzazione del servizio stesso:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Standard servizio (no M1) Frequenze di servizio
Matrice di servizi CA MU ORG RUR VE CARTONE PAP AMA 2/7 2/7 3/7 2/7 Campane
da 3 a 6/7 PAP AMA/PAP UND 2/7 2/7 6/7 2/7 2/7
Stradale Casso-
netti Casso-
netti Casso-
netti Cassonetti Campane
Stradale/PAP UND Casso-
netti 2/7 6/7 Cassonetti 2/7
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6 SERVIZI IN PROGETTO
A seguito delle premesse e dell’analisi sono stati definiti 3 obiettivi
4. omogeneizzare il servizio, spingendolo verso una personalizzazione utenza
per utenza per tutto il territorio
5. uniformare il servizio erogato per utenza: ogni utenza deve poter vedere un
solo operatore
6. estendere il servizio al maggior numero di utenze del territorio con
conseguente recupero dell’evasione e immediato recupero di volumetria e
servizio per le utenze domestiche
Al fine di raggiungere gli obiettivi occorrerà dare avvio ad una serie di azioni
consequenziali che permettano di rendere esecutivo il progetto di raccolta
differenziata che risponda ai criteri di:
personalizzazione
responsabilizzazione
misurazione e monitoraggio
Dal momento che il servizio è:
- In parte in appalto
- In parte erogato da AMA personalizzato (aree p-a-p)
- In parte erogato da AMA con servizio indistinto (aree a raccolta stradale)
Si è deciso di organizzare il lavoro in 2 fasi parallele:
- una tesa alla riorganizzazione complessiva del servizio;
- una a individuare gli indicatori di successo per la riorganizzazione complessiva
attraverso due aree di partenza del servizio, una gestita internamente da
operatori AMA l’altra attraverso una delle aziende in appalto.
La prima, ovvero la riorganizzazione complessiva del servizio è un lavoro di
progettazione che prevedrà:
- la definizione della banca dati più affidabile
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
- la definizione di scenari con calcolo delle prese e dunque del fabbisogno di
mezzi e persone
- la definizione dei parametri di efficacia ed efficienza (numero prese/squadra
– tempi di spostamento – costi di ammortamento/manutenzione, ecc.)
- modalità di affidamento (in house/in appalto)
- indicazione all’amministrazione delle regole e dunque degli atti da adottare
(modifica regolamento – ordinanze – ecc.)
- redazione di un disciplinare e degli altri atti formali per l’avvio del servizio
La seconda fase, come detto seconda solo per elencazione, ma contemporanea
alla prima, prevede l’avvio del servizio con uno scenario di base in due aree della
città così da validare man mano le scelte operate e evidenziare le criticità così da
tenerne in conto nella redazione del progetto complessivo per tutta la città.
Nel seguito alcuni parametri progettuali e conseguenti azioni da intraprendere con
indicazione anche della tempistica realizzativa.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.1 COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA
Il primo elemento da conoscere per dimensionare correttamente il servizio è la
composizione merceologica dei rifiuti.
Attualmente è a disposizione una serie di analisi di composizione affidata da AMA a
GFAmbiente nel 2005, 2008 e 2012.
DI seguito una tabella riassuntiva dell’analisi di composizione del rifiuto indifferenziato
RUR
Fonte AMA Roma
Come si può facilmente notare non si apprezzano particolari differenze tra gli anni esaminati.
È altresì vero che proprio a partire dal 2012 sono state introdotte raccolte differen-ziate più capillari.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Per tale ragione si ritiene opportuno organizzare nuove analisi merceologiche. A tal fine il consorzio per il recupero degli imballaggi cellulosici (Comieco) si è dato disponibile a sostenere la realizzazione di analisi merceologiche di dettaglio. Pertanto si partirà dall’analizzare il RUR proprio nelle due aree di validazione.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.2 Il Giacimento potenziale delle UnD
Stime di ERICA (su 5 milioni di abitanti) ci permettono di stimare l’incidenza dei ma-teriali assimilati provenienti da utenze non domestiche, tali dati interpolati con la mer-ceologia dei rifiuti di Roma desunta dalla letteratura porta alle seguenti stime che possono essere utilizzate come obiettivi di progetto:
Tale dato è confortato da un’analisi condotta ad esempio nella città di Torino: “Le "attività" (commerciali e non) producono più rifiuti delle abitazioni. I dati di Torino indicativi di quelli delle città Secondo le stime del Comune di Torino, nel 2013 le abitazioni producono 208.180 tonnellate di rifiuti a fronte delle 247.530 prodotte da esercizi commerciali, uffici, ban-che, mercati, scuole, ospedali. Si tratta del 45,68% del totale dei rifiuti raccolti in città, il 54,32% è appannaggio delle utenze non domestiche* *http://www.ecodallecitta.it/notizie/376770/rsu-prevalgono-le-utenze-non-domestiche-le-attivita-commerciali-e-non-producono-piu-rifiuti-delle-abitazioni-i-dati-di-torino-indicativi-di-quelli-delle-citta
Tali dati sono poi ripresi nei paragrafi relativi alla fase progettuale, sia per stimare lo scenario progettuale di base che per definire i risultati attesi.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.3 Le aree di partenza Municipio I (area 1G) area compresa attorno al quartiere della comunità ebraica con assi delimitanti Corso Vittorio Emanuele II, Lungotevere da Piazza P. Paoli a via del Foro Olitorio (come da planimetria allegata) Ipotesi di progetto con operatore unico AMA Per un totale circa 1400 UnD
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Municipio 11 (Area Marconi) area che comprende gli assi di Viale Marconi, via Ode-risi da Gubbio, Via Enrico Fermi, Via Francesco Grimaldi (come da planimetria alle-gata) Ipotesi di progetto con esternalizzazione del servizio (operatore unico) per un totale di circa 1000 UnD
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4 La banca dati di partenza
Un primo intenso lavoro è stato quello di lavorare le banche dati. In particolare sono state incrociate tre banche dati di partenza:
- banca dati derivante dalla fatturazione Ta.Ri. AMA - banca dati “Open Data” del Comune - banca dati derivante da un censimento piano strada realizzato da AMA nel
corso del 2015-2016 a sua volta implementata da dati fornite da chi effettua il servizio, sia esso di AMA che delle società in appalto.
Fin da subito il confronto delle banche dati fa emergere alcune incongruenze per lo più riconducibili a:
- apertura/chiusura frequente delle attività con relativo cambio di ragione so-ciale e quindi di produzione rifiuti presunta
- non coincidenza delle banche dati presumibilmente riconducibile ad un’evasione della tariffa
- non coincidenza degli indirizzi derivante probabilmente dalla differenza tra ingresso principale indicato come sede dell’utenza e luogo fisico del ritiro del materiale
E’ dunque evidente che questa attività propedeutica all’avvio del servizio dovrà richiedere particolare attenzione.
Per ciascuna utenza, oltre alla ragione sociale e all’indirizzo sono state indicate le frequenze di prelievo per ciascun materiale e l’orario attuale di prelievo.
La creazione della banca dati incrociata fornita agli intervistatori, che contiene 1.888 utenze per la zona del Municipio I e 1.415 utenze per la zona di viale Marconi ha richiesto 4 giornate lavorative piene.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Nel seguito un estratto dei primi 20 record della banca dati della zona 1G nel Muni-cipio I (le banche dati complete sono comunque a disposizione):
1884 <----- CON-TEGGIO CI-VICI
861 412
Den. Per filtro per Via Fonte Civico Via/Piazza e
Civico
Dato prove-niente da
BDO (Banca Dati Opera-
zioni)
Descrizione Atti-vità da Censi-
mento UND AMA
Descrizione Attività da ser-
vizio Conto Terzi
Open-Data
Conto Terzi
ARCO DEGLI ACETARI AMA ARCO DEGLI
ACETARI 45 decorazione in-
terni
ARCO DI S. MARGHERITA AMA
ARCO DI S. MARGHE-RITA 11
nessuna descri-zione attività
Open Data
ARCO DI S. MARGHERITA AMA
ARCO DI S. MARGHE-RITA SNC
nessuna descri-zione attività
CAMPO DE' FIORI Conto Terzi CAMPO DE'
FIORI TUTTA LA PIAZZA
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI (MER-CATO DEI FIORI)
MERCATO DEI FIORI
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI (MER-CATO)
MERCATO Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 1 (non dom) ruggeri ALIMENTARI Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 4
(non dom) bar magno-
lia magnoli PIZZERIA MA-
GNOLIA Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 6 primocafe PRIMO CAFFÈ Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI Conto Terzi CAMPO DE'
FIORI 7 (non dom)
trattoria BARI FIORI DI
CAMPO Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 9 virgilio Open Data
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 10A slopp sam's SLOPPY SAMS Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 11
(non dom) vineria il no-
lano il nolano RISTORANTE IL
NOLANO Open Data
Conto Terzi
CAMPO DE' FIORI BDO CAMPO DE'
FIORI 12
(non dom) vineria il no-
lano CAMPO DE' FIORI AMA CAMPO DE'
FIORI 13 (non dom) taba Open Data
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Orari e frequenze di intervento in Conto Terzi
ORGANICO MULTIMATERIALE VETRO CARTONE CARTA
orario v/sett orario v/sett orario v/sett orario v/sett orario v/sett
11,20-18,00 6
11,20-18,00 6
05,30-11,30 - 11,20-18,00
6 11,20-18,00 6
05,30-11,30 4 05,30-
11,30 4
22,20-05,00 7 05,30-
11,30 4 05,30-11,30 4
22,20-05,00 7
05,30-11,30 4 05,30-
11,30 4
22,20-05,00 7 05,30-
11,30 4 05,30-11,30 4
22,20-05,00 7 05,30-
11,30 4 05,30-11,30 4
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Orari e frequenze di intervento AMA
RESIDUO RU ORGANICO CARTA MULTIMATERIALE VETRO CARTONE
giorni di inter-vento e moda-
lità
giorni di inter-vento e moda-
lità
giorni di in-tervento e modalità
giorni di intervento e modalità
giorni di inter-vento e mo-
dalità
giorni di in-tervento e modalità
Itinerario (Lu-Me-Ve; turno M)
o Piazzola(7v/sett; turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
Itinerario Ristori (7 v/sett; turno
Notte)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
Itinerario Ristori (7 v/sett; turno
Notte)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
Itinerario Ristori (7 v/sett; turno
Notte)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
Itinerario Ristori (7 v/sett; turno
Notte)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
Itinerario (Lu-Me-Ve; turno M)
o Piazzola(7v/sett; turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;turno M
e SN)
Piazzola (7v/sett;
turno M e SN)
Piazzola (7v/sett; turno M e SN)
Piazzola (7v/sett;turno
M e SN)
Itinerario (Ma-Gi-Sa; turno M)
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.5 Le concertazioni e le interviste
Al fine di avviare le interviste è stato predisposto e condiviso un questionario base. Il questionari ha una duplice valenza:
- da un lato serve per recuperare le informazioni di base per elaborare il pro-getto, anche verificando le informazioni già in possesso degli uffici;
- dall’altro serve ad incominciare un dialogo con il territorio
L’intervistatore si pone così in ascolto dell’intervistato offrendo la possibilità di contri-buire a fornire il proprio punto di vista.
L’intervistatore dal canto suo oltre a re-cuperare le informazioni utili ai progetti-sti introduce i concetti di collabora-zione, responsabilità e coinvolgimento utili a far si che la comunicazione e in-formazione propedeutica all’avvio del servizio trovi la sua massima efficacia, anche segnalando specifiche proble-matiche di carattere tecnico o econo-
mico o sociale che si dovessero presentare.
6.5.1. Metodologia e tecniche di rilevazione dei dati sul campo
Il questionario Il questionario strutturato è una tecnica di rilevamento classica dei dati sul campo. Si tratta sostanzialmente di una scheda di raccolta dati nella quale le informazioni raccolte non sono frutto di una valutazione o misurazione effettuata direttamente dai rilevatori quanto piuttosto della valutazione o testimonianza dei soggetti che vengono intervistati. Per stabilire la struttura del questionario occorre partire dal pro-blema oggetto di analisi e stabilire quali sono gli aspetti (dimensioni salienti) che oc-corre indagare. Una volta stabilite le dimensioni avviene la scelta (o più propria-mente la costruzione) degli indicatori che andranno a misurare le caratteristiche del fenomeno indagato. La valutazione delle grandezze indagate avviene attraverso le variabili, la controparte misurabile degli indicatori. Poiché ciascun problema teorico ha delle caratteristiche peculiari, gli strumenti di misurazione utilizzati dovranno adat-tarsi sia agli scopi dell’analisi, sia alle caratteristiche del problema indagato. In que-sto modo possono essere utilizzare variabili di tipo quantitativo o qualitativo a se-conda che la dimensione indagata si presti o meno ad un’analisi di tipo numerico.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Nel nostro caso il problema da sottoporre a indagine presentava due articolazioni distinte: da una parte verificare lo stato di attuazione sul territorio del servizio di rac-colta dei rifiuti porta a porta, dall’altro misurare il grado di soddisfazione degli utenti verso il servizio.
Gli indicatori Nella scelta, o più propriamente costruzione, degli indicatori si effettua una analisi di tipo analitico del problema sottoposto ad indagine, se ne effettua una frammenta-zione in aspetti salienti ognuno dei quali può essere misurato da un indicatore. Si dice che gli indicatori vengano costruiti perché ogni scelta è frutto di una decisione stra-tegica effettuata a livello di progettazione dell’indagine. Ovviamente lo stesso aspetto può essere misurato da indicatori differenti; la scelta di un indicatore piutto-sto che un altro implica l’assunzione di un certo tipo di sguardo analitico sul pro-blema, implica una scelta dal punto di vista del trattamento successivo dei dati in fase di codifica e post codifica, implica la possibilità di rilevare alcuni aspetti (ritenuti salienti per l’indagine) a scapito di altri (ritenuti marginali). Nel questionario la misurazione degli aspetti salienti sottoposti ad indagine avviene tramite le domande che sono poste da un intervistatore addestrato all’intervistato. Nella scelta e nella formulazione delle domande occorre tenere presenti alcuni aspetti fondamentali:
ogni indicatore deve essere univoco ossia ogni indicatore deve fare riferi-mento ad una sola dimensione;
gli indicatori devono essere neutri e quindi non devono condizionare implici-tamente la risposta;
la sequenza degli indicatori deve essere strettamente logica; ogni indicatore deve essere contraddistinto da un numero in modo da age-
volare la sintesi dei dati; questionario deve essere affiancato un “manuale di codifica” cioè una spe-
cie di libretto delle istruzioni del questionario che spieghi ai rilevatori sia comeporre le domande e le indicazioni necessarie alla codifica dei dati (inseri-mento nel database).
Le variabili L’aspetto particolare del fenomeno studiato deve essere in qualche modo misura-bile e quindi misurato attraverso la scelta delle variabili più idonee in relazione alle sue caratteristiche. Se devo misurare una qualsiasi grandezza di tipo fisico posso uti-lizzare uno strumento di misura oggettivo, ma se devo misurare un atteggiamento di
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
un servizio devo costruire un indicatore di tipo differente (ad esempio una scala Li-kert) oppure stabilire che tra l’atteggiamento da misurare ed un determinato com-portamento misurabile vi sia un legame di tipo causa-effetto.
Qui di seguito il questionario frutto dell’elaborazione e confronto interno al gruppo di lavoro:
1. Codice identificativo utenza
INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-
RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE
2. Codicedel rile-vatore
3. Datadel rileva-mento
4. Ora di ini-zio del ri-levamento
5. Indirizzo dell’ingressodell’utenza
6. Tipo di esercizio commercialea) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (con tavoli)b) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (senza tavoli)c) Ristorante, trattoria, osteria, pizzeria, pub, birreria, hamburgheriad) Mensae) Generi alimentari (salumi e formaggio, forno ecc.)f) Macelleria, pescheriag) Ortofrutta, fiori e pianteh) Supermercato, ipermercatoi) Centro commercialej) Ufficio di piccola dimensione (immobiliare, agenzia viaggi, posta, filiale bancaria ecc.)k) Ufficio di grandi dimensioni (sede direzionale)l) Attività commerciale (abbigliamento, profumeria, edicola, farmacia, calzature ecc.)m) Sede istituzionale (ministero, ambasciata, consolato ecc.)n) Scuolao) Ospedale, struttura sanitaria (casa di cura, casa di riposo ecc.)p) Attività culturale, ricreativa (museo, cinema ecc.)q) Altro (specificare)
_______________________________________________________________________
Presentazione dell’indagine e dei suoi scopi, presentazione del rilevatore
7. Qual è la sua funzione all’interno del negozio/ufficio/esercizio pubblico?
a) Proprietario, gestore, responsabileb) Dipendente
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
8. Qual è il giorno di chiusura settimanale del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica
9. Quali sono i vostri orari di apertura?
Dalle __________________________ alle __________________________
Dalle __________________________ alle __________________________
Dalle __________________________ alle __________________________
10. Quali contenitori avete a vostra disposizione per i rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pubblico?
a) Solo i contenitori per la separazione dei materiali all’internob) Solo i contenitori per l’esposizione all’esternoc) Entrambid) Nessuno
Solo se sono presenti contenitori per la separazione all’interno 11. Quanti contenitori utilizza per separare i rifiuti all’interno del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE NUMERO DEI CONTENITORI PRESENTI Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
12. Adesso le chiedo di fare una stima approssimativa della quantità di rifiuti che vengono prodotti dalsuo negozio/ufficio/esercizio pubblico: quanti sacchi da 120 litri produce al giorno di orga-nico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur? Includa nella stima anche la raccolta effettuatanell’area clienti.
FRAZIONE NUMERO SACCHI DA
120 L AL GIORNO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
13. Quali contenitori utilizza per gettare i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE CONTENITORI
MASTELLI O CARRELLATI
SACCHI
Organico Carta Cartone Plastica e MetalliVetro RUR
14. Quale sistema utilizza per smaltire i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
FRAZIONE PORTA A PORTA STRADALE
ESPOSIZIONE ALL’ESTERNO
RACCOLTAALL’INTERNO
CONDOMINIO CASSONETTI PIAZZOLA
Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
La domanda 15 deve essere rivolta solo se l’utenza è o verrà servita dal sistema porta a porta
15. Il punto di conferimento dei suoi rifiuti coincide con l’ingresso del suo negozio/ufficio/esercizio pub-blico?
a) Sìb) No (specificare)
_______________________________________________________________________
Le domande da 16 a 24 sono da rivolgere solo se l’utenza è già servita dal sistema porta a porta
16. Mi sa dire quale azienda si occupa della raccolta dell’organico/carta/cartone/plastica e metalli/ve-tro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE AMA Cooperativa su incarico AMA Altro operatore autorizzato Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
17. Con quale frequenza si disfa oggi dei rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di 1/7 Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
18. In generale, come giudica la frequenza di raccolta dei rifiuti rispetto alle esigenze del suo negozio/uf-ficio/esercizio pubblico?
a) Eccessivab) Giustac) Scarsa
Se la frequenza è considerata eccessiva 19. Per quali materiali considera eccessiva la frequenza di raccolta?
a) Organicob) Cartac) Cartone
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
d) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR
Se la frequenza è considerata scarsa 20. Per quali materiali considera scarsa la frequenza di raccolta?
a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR
21. Parliamo adesso dei giorni fissati per la raccolta dei rifiuti: li considera comodi per le attività del suonegozio/ufficio/esercizio pubblico?a) Sìb) No (specificare)
_______________________________________________________________________
22. I rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico vengono raccolti anche durante i giorni festivi?a) Sìb) No
Se i rifiuti vengono raccolti anche nei festivi 23. Secondo lei è utile raccogliere nei giorni festivi l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur
del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE SÌ NO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
24. Considera comodi per le attività del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico gli orari fissati per la rac-colta?
a) Sìb) No (specificare)
_______________________________________________________________________
Le domande 25 e 26 sono da rivolgere solo se l’utenza utilizza i cassonetti stradali
25. A che ora di solito getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rurdel suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
FRAZIONE Prima delle 9.00 9.00-12.00 12.00-15.00 15.00-17.00 17.00-20.00 Dopo le 20.00Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
26. Quante volte a settimana getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/cartone/plastica e metalli/ve-tro/rur?
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di
1/7 Organico Carta Cartone Plastica e Me-talli Vetro RUR
Conclusione comune a tutte le utenze
27. Con chi parla quando deve effettuare delle segnalazioni o comunicare un disservizio?
a) Numero verde AMAb) Contatto diretto con la sede operativa di servizio (sede AMA)c) Numero diretto della società incaricata da AMAd) Altro (specificare)
_______________________________________________________________________
Ringraziamento e saluti
28. Ora di termine del rilevamento
29. Qualità dell’accoglienzaa) Collaborativab) Neutrac) Ostile
Note:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.5.2. Il ruolo degli intervistatori
La maggiore attendibilità dello strumento viene garantita quando il questionario è somministrato (ovverosia le domande sono rivolte) da intervistatori che abbiamo ri-cevuto una formazione adeguata sulle finalità della rilevazione, la logica della con-catenazione delle domande, la scelta delle variabili e anche il trattamento succes-sivo dei dati. Per garantite l’attendibilità delle risposte la forma espositiva delle do-mande deve essere il più possibile standardizzata ma questo non significa rivolgere le domande (che sono poi gli indicatori della nostra indagine) in modo asettico o meccanico, avulso dal contesto di indagine. Per questo la formazione degli intervi-statori assume le caratteristiche di un training durante il quale le domande vengono provate all’interno di setting differenti e prevede, dopo una parte di formazione teo-rica frontale, anche una fase di affiancamento sul campo.
Ogni intervistatore ha dunque ricevuto una formazione della durata di 4 ore con specifico corso formativo e motivazionale. Ad ogni intervistatore è stato fornito un manuale appositamente strutturato per questo progetto.
Qui di seguito il manuale dell’intervistatore:
INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-
RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE
MANUALE ESPLICATIVO DEL QUESTIONARIO AD USO DEGLI INTERVISTATORI
1. Codice identificativo utenza È il numero che si trova nel data base delle UND2. Codice del rilevatore È il numero di codice identificativo di ciascun intervista-
tore3. Data del rilevamento4. Ora di inizio del rilevamento5. Indirizzo dell’ingresso dell’utenza Va inserito un indirizzo esatto, solo uno.6. Tipo di esercizio commerciale Scegliere l’opzione più adatta
Presentazione dell’indagine e dei suoi scopi, presentazione del rilevatore: Buongiorno signora/signore, mi chiamo xxx xxx e sto raccogliendo dati per conto di AMA SpA. AMA vuole migliorare il servizio di raccolta dei rifiuti per le utenze non do-mestiche del Comune di Roma Capitale e ha necessità di raccogliere una serie di dati che saranno utilizzati per migliorare la raccolta differenziata. Le rivolgerò alcune
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
domande sulla produzione e gestione dei rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pubblico. L’intervista durerà 15 minuti.
NB: In tutti i casi in cui si trova la locuzione “negozio/ufficio/esercizio pubblico” oc-corre utilizzarne una sola che sia la più adatta alla situazione specifica dell’intervista
7. Qualifica della persona che risponde all’intervista8. Giorno di chiusura settimanale9. Orari di apertura10. Quali contenitori avete a disposizione per i rifiuti del vostro negozio/ufficio/esercizio pub-
blico?ATTENZIONE: questa domanda è un filtro per le successive 11. Quanti contenitori utilizza per separare i rifiuti all’interno del suo negozio/ufficio/esercizio
pubblico?Questa domanda deve essere fatta solo se alla n. 10 si è avuta la risposta “a” oppure
“c” 12. Adesso le chiedo di fare una stima approssimativa della quantità di rifiuti che vengono pro-
dotti dal suo negozio/ufficio/esercizio pubblico: quanti sacchi da 120 litri produce al giornodi organico/carta/cartone/plastica e metalli/vetro/rur? Includa nella stima anche la raccoltaeffettuata nell’area clienti.
Occorre ottenere una stima approssimativa anche per i cartoni che ovviamente non vengono conferiti in sacchi. I sacchi da 120 l sono i sacchi neri grandi cosiddetti “con-dominiali”. 13. Quali contenitori utilizza per gettare i rifiuti all’esterno del suo negozio/ufficio/esercizio
pubblico?Questa domanda deve essere fatta solo se alla n. 10 si è avuta la risposta “b” oppure
“c” 14. Quale sistema utilizza per smaltire i rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?La raccolta porta a porta può avvenire in molti modi differenti quindi è necessario chiedere se il conferimento avviene all’esterno, se è l’operatore ad entrare all’in-terno oppure se si utilizzano i contenitori carrellati del condominio. Anche la raccolta stradale può essere fatta con i cassonetti fissi oppure i punti mobili di conferimento presidiati da operatori. 15. Il punto di conferimento dei suoi rifiuti coincide con l’ingresso del suo negozio/ufficio/eser-
cizio pubblico?Questa domanda deve essere rivolta solo appe utenze che hanno già la raccolta pap o che è già previsto passino a pap a breve termine. E’ importante segnalare l’indirizzo esatto dove posizioneranno i contenitori del pap quando questo è diffe-rente dall’ingresso dell’utenza.
NB: Le domande da 16 a 24 sono da rivolgere solo se l’utenza è già servita dal sistema porta a porta
16. Mi sa dire quale azienda si occupa della raccolta dell’organico/carta/cartone/plastica e me-talli/vetro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
A volte il servizio relativo alle singole frazioni è gestito da operatori differenti da AMA. E’ importante raccogliere questa informazione. 17. Con quale frequenza si disfa oggi dei rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?18. In generale, come giudica la frequenza di raccolta dei rifiuti rispetto alle esigenze del suo
negozio/ufficio/esercizio pubblico?Cercare di porre la domanda nel modo più neutro possibile per non influenzare la risposta.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
19. Per quali materiali considera eccessiva la frequenza di raccolta?Questa domanda è da fare solo se alla n.18 si è ottenuta la risposta “a” 20. Per quali materiali considera scarsa la frequenza di raccolta?Questa domanda è da fare solo se alla n. 18 si è ottenuta la risposta “c” 21. Parliamo adesso dei giorni fissati per la raccolta dei rifiuti: li considera comodi per le atti-
vità del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico? Per “comodi” è da intendere che non ostacolano o intralciano l’attività tipica dell’utenza. 22. I rifiuti del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico vengono raccolti anche durante i giorni
festivi? 23. Secondo lei è utile raccogliere nei giorni festivi l’organico/carta/cartone/plastica e me-
talli/vetro/rur del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico? Da rivolgere solo se alla domanda precedente si è avuto un “sì” come risposta. 24. Considera comodi per le attività del suo negozio/ufficio/esercizio pubblico gli orari fissati
per la raccolta? Per “comodi” è da intendere che non ostacolano o intralciano l’attività tipica dell’utenza.
NB: Le domande 25 e 26 sono da rivolgere solo se l’utenza utilizza i cassonetti stradali
25. A che ora di solito getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/plastica e metalli/vetro/rurdel suo negozio/ufficio/esercizio pubblico?
26. Quante volte a settimana getta nei cassonetti stradali l’organico/carta/plastica e metalli/ve-tro/rur?
27. Con chi parla quando deve effettuare delle segnalazioni o comunicare un disservizio?Questa domanda è per tutti
Ringraziamento e saluti: La ringrazio tantissimo per la sua collaborazione.
28. Ora di termine del rilevamento29. Qualità dell’accoglienza
NB: se possibile chiedere un biglietto da visita dell’utenza. Annotare sul retro del bi-glietto il codice identificativo dell’utenza e consegnare il bigliettino insieme al que-stionario.
Nelle NOTE vanno inserite tutte quelle informazioni che l’intervistatore ritiene possano essere utili ai fini dell’indagine e non siano state previste nella codifica del questio-nario.
L’intervista non deve durare più di 20 minuti.
6.5.3. Il trattamento dei dati
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
I dati raccolti tramite il questionario devono essere successivamente trattati per una codifica ex post (nel caso delle domande aperte) e poi essere inseriti in un database (Access) che ne consenta il successivo trattamento per la realizzazione di analisi di indici di sintesi (distribuzioni, medie, mediane) e grafici esplicativi.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.6 L’incontro con i portatori di interesse collettivo (stakeholder)
Al fine di aumentare il livello di accettazione territoriale e per acquisire ulteriori ele-menti di analisi e di attenzione prima di partire con le interviste si è ritenuto opportuno incontrare alcuni portatori di interesse collettivo.
In una prima fase si incontrano:
1. Associazione commercianti Campo dè Fiori.
2. Associazione commercianti centro storico.
3. Associazioni territoriali presso Libreria Odradec
4. Associazione residenti centro storico
5. Associazione commercianti viale Marconi
6. È stata anche richiesta la disponibilità ai referenti municipali.
Il gruppo di lavoro ha deciso di non chiudere le concertazioni, ma di mantenere un dialogo aperto qualora altri portatori di interesse volessero conoscere modalità ed obiettivi del lavoro anche se le interviste hanno preso avvio sul territorio.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.7 L’elaborazione dei dati
L’elaborazione dei dati avverrà con uno specifico “code book” elaborato specifi-catamente per questo progetto, di seguito riportato:
INDAGINE CONOSCITIVA FINALIZZATA AL MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFE-
RENZIATA PER LE UTENZE NON DOMESTICHE DEL COMUNE DI ROMA CAPITALE
Variabile 1 Etichetta: Codice identificativo utenza Tipo: numerica continua 4 digits
Variabile 2 Etichetta: Codice del rilevatore Tipo: numerica Modalità: da 1 a 6
Variabile 3 Etichetta: Data del rilevamento Tipo: numerica/data
Variabile 4 Etichetta: Ora di inizio del rilevamento Tipo: numerica/ora
Variabile 5 Indirizzo dell’ingresso dell’utenza Tipo: testuale
Variabile 6 Etichetta: Tipo di esercizio commerciale Tipo: nominale con 17 modalità Modalità:
r) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (con tavoli)s) Bar, caffè, pasticceria, pizza al taglio (senza tavoli)t) Ristorante, trattoria, osteria, pizzeria, pub, birreria, hamburgheriau) Mensav) Generi alimentari (salumi e formaggio, forno ecc.)w) Macelleria, pescheriax) Ortofrutta, fiori e piantey) Supermercato, ipermercatoz) Centro commercialeaa) Ufficio di piccola dimensione (immobiliare, agenzia viaggi, posta, filiale ban-
caria ecc.)
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
bb) Ufficio di grandi dimensioni (sede direzionale) cc) Attività commerciale (abbigliamento, profumeria, edicola, farmacia, calza-
ture ecc.) dd) Sede istituzionale (ministero, ambasciata, consolato ecc.) ee) Scuola ff) Ospedale, struttura sanitaria (casa di cura, casa di riposo ecc.) gg) Attività culturale, ricreativa (museo, cinema ecc.) hh) Altro
Variabile 7 Etichetta: Qualifica della persona che risponde all’intervista Tipo: nominale con 2 modalità Modalità:
a) Proprietario, gestore, responsabileb) Dipendente
Variabile 8 Etichetta: Giorno di chiusura settimanale Tipo: nominale con 7 modalità Modalità:
a) Lunedìb) Martedìc) Mercoledìd) Giovedìe) Venerdìf) Sabatog) Domenica
Variabile 9 Etichetta: Orari di apertura Tipo: nominale aperta Modalità: 3 modalità aperte
Variabile 10 Etichetta: Analisi del tipo di contenitori presenti Tipo: nominale con 4 modalità Modalità:
a) Solo i contenitori per la separazione dei materiali all’internob) Solo i contenitori per l’esposizione all’esternoc) Entrambid) Nessuno
Variabile 11 Etichetta: Quantità di contenitori utilizzati per la separazione dei materiali all’interno dell’esercizio Tipo: quantitativa Modalità:
FRAZIONE NUMERO DEI CONTENITORI PRESENTI Organico Carta Cartone
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 12 Etichetta: Stima della quantità di rifiuti prodotta Tipo: quantitativa Modalità:
FRAZIONE MERCEO-LOGICA
NUMERO SACCHI DA 120 L AL GIORNO
Organico Carta e Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 13 Etichetta: Tipo di contenitori utilizzati per l’esposizione o il conferimento all’esterno dell’esercizio Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE CONTENITORI
MASTELLI O CARRELLATI
SACCHI
Organico Carta Cartone Plastica e MetalliVetro RUR
Variabile 14 Etichetta: Modo di smaltimento dei rifiuti Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE PORTA A PORTA STRADALE
ESPOSIZIONE ALL’ESTERNO
RACCOLTAALL’INTERNO
CONDOMINIO CASSONETTI PIAZZOLA
Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 15 Etichetta: Localizzazione del punto di conferimento Tipo: nominale chiusa + testuale Modalità:
a) Sìb) No (specificare)
_______________________________________________________________________
. 70
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Variabile 16 Etichetta: Azienda incaricata Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE AMA Cooperativa su incarico AMA Altro operatore autorizzato Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 17 Etichetta: Frequenza di conferimento dei rifiuti Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7 Meno di 1/7Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 18 Etichetta: Valutazione della frequenza di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:
a) Eccessivab) Giustac) Scarsa
Variabile 19 Etichetta: Frazioni per le quali la frequenza è considerata eccessiva Tipo: nominale chiusa Modalità:
a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetrof) RUR
Variabile 20 Etichetta: Frazioni per le quali la frequenza è considerata scarsa Tipo: nominale chiusa Modalità:
a) Organicob) Cartac) Cartoned) Plastica e Metallie) Vetro
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
f) RUR
Variabile 21 Etichetta: Valutazione dei giorni di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:
c) Sìd) No
Variabile 22 Etichetta: Valutazione della raccolta effettuata nei giorni festivi Tipo: nominale chiusa Modalità:
a) Sìb) No
Variabile 23 Etichetta: Frazioni per le quali la raccolta durante i festivi è utile Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE SÌ NO Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 24 Etichetta: Valutazione degli orari di raccolta Tipo: nominale chiusa Modalità:
c) Sìd) No (specificare)
_______________________________________________________________________
Variabile 25 Etichetta: Fasce orarie utilizzate Tipo: nominale chiusa Modalità:
FRAZIONE Prima delle 9.00 9.00-12.00 12.00-15.00 15.00-17.00 17.00-20.00 Dopo le 20.00Organico Carta Cartone Plastica e Metalli Vetro RUR
Variabile 26 Etichetta: Frequenza di conferimento Tipo: nominale chiusa
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Modalità: FRAZIONE Più di 7/7 7/7 6/7 3/7 1/7
Meno di 1/7
Organico Carta Cartone Plastica e Me-talli Vetro RUR
Variabile 27 Etichetta: Contatti Tipo: nominale chiusa Modalità:
e) Numero verde AMAf) Contatto diretto con la sede operativa di servizio (sede AMA)g) Numero diretto della società incaricata da AMAh) Altro
Variabile 28 Etichetta: Ora di termine del rilevamento Tipo: numerica/ora
Variabile 29 Etichetta: Qualità dell’accoglienza Tipo: nominale chiusa Modalità:
d) Collaborativae) Neutraf) Ostile
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.8 ANALISI DI BENCHMARK SERVIZI UND
Al fine di definire alcuni parametri di riferimento per l’efficientamento del servizio ero-gato presso le Utenze Non Domestiche della città di Roma e creare i presupposti progettuali per la definizione di scenari si è provveduto ad analizzare la realtà di al-cune città italiane ed europee. La ricerca è avvenuta tramite incontri sul territorio, interviste, messa a disposizione della documentazione progettuale di ERICA e richieste via mail.
Sono state considerate città italiane ed europee, al fine di verificare le modalità di prelievo dei materiali dalle Utenze non Domestiche con particolare attenzione alle frequenze e attrezzature. Si è anche incominciata un’analisi di confronto sulle quantità e relativi strumenti am-ministrativi adottati. Di seguito un confronto schematico dell’analisi condotta che è servita per definire il modello di base anche per le aree di partenza della Capitale.
Tale analisi di benchmarking si è ritenuta utile e necessaria, a nostro avviso, perché nel corso degli incontri e dei sopralluoghi sul territorio del Comune di Roma sono state evidenziate tre principali problematiche:
- Un over servizio di prelievo con frequenze molto alte e sovrapposizione di ser-vizi erogati da personale diverso
- Una bassa captazione di materiale differenziato proveniente dalle UnD e re-lativo ricorso a altri servizi (es. contenitori stradali)
- Non rispetto delle regole, tipicamente mancata esposizione dei materiali o esposizione ad orari e luoghi errati
Sono state prese in considerazioni alcune città italiane ed europee che per dimen-sione o tipologia commerciale potessero rappresentare un campione significativo per Roma che hanno risultati positivi sulla captazione di materiale differenziato da Utenze non Domestiche:
- Torino - Milano - Venezia centro storico - Parma - Novara - Verbania
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
- Salerno - Parigi - Bruxelles - Barcellona
La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con due differenti modalità: - Stradale - Domiciliare
La raccolta prevede quattro frazioni merceologiche separate: carta e cartone, im-ballaggi in plastica, vetro e lattine, rifiuti organici. Non c’è differenza di organizzazione e frequenze tra utenze domestiche e l non do-mestiche, ovvero i commercianti hanno lo stesso servizio delle famiglie.
6.4.1. Torino
La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con due differenti modalità: - Stradale - Domiciliare La raccolta prevede quattro frazioni merceologiche
separate: carta e cartone, imballaggi in plastica, vetro e lattine, rifiuti organici. Non c’è differenza di organizzazione e frequenze tra utenze domestiche e l non do-mestiche, ovvero i commercianti hanno lo stesso servizio delle famiglie. Laddove si presentassero esigenze specifiche, in particolare nelle aree di raccolta domiciliare le frequenze sono intensificate a seguito di verifica da parte di AMIAT. L’esposizione è regolata da apposite ordinanze emanate ad ogni attivazione di aree PaP. Per carta e cartone oltre al “normale” servizio di prelievo è attivo il progetto Carta-cinesca. La raccolta in città è svolta da AMIAT tranne la raccolta della carta e cartone che è in appalto.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuo-tamento
Contenitori carrellati per la raccolta ubi-cati su aree private
Colore
CARTA/CARTONE Settimanale* 120/360 litri Giallo
ORGANICO Bisettimanale** 120/360 litri Marrone
VETRO/LATTINE Settimanale 120/240 litri Azzurro
PLASTICA Settimanale Sacchi da 70/110 litri Grigio
INDIFFERENZIATO Settimanale 120/360 litri Verde
* + 2/7 con Cartacinesca** integrazione fino a 6/7 per esigenze specifiche Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili AMIAT e con sopralluoghi sul territorio
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4.2. Milano
La raccolta differenziata è attiva su tutta la città con un’unica tipologia di servizio riferibile al mo-dello domiciliare: La raccolta per le Utenze non Domestiche è svolta con le stesse modalità di quelle domesti-
che salvo per il cartone che ha un circuito apposito e integrazioni di frequenza su richieste specifiche
La raccolta è svolta da AMSA.
Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento
Attrezzature Colore
CARTA Settimanale Bidone 240/360 litri Bianco
CARTONE 2 volte a settimana Piegato fronte ne-gozio
ORGANICO Tutti i giorni 120/360 litri Marrone
VETRO Settimanale 120/240 litri Verde
PLASTICA e metalli Settimanale Sacchi da 110 litri Gialli
INDIFFERENZIATO 2 volte a settimana Sacco trasparente Grigio
Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili AMSA e con sopralluoghi sul territorio
6.4.3. Venezia Centro Storico
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
La raccolta a Venezia, Murano e Burano, alla luce della particolarità della Città, vie strette, presenza di scalini e ponti, transito su canali d’acqua viene eseguita con il sistema di rac-colta cosiddetto porta a porta. La raccolta è effettuata dall’azienda pubblica Veritas che provvede a ritirare i rifiuti in giorni e orari prede-finiti.
Le utenze non domestiche hanno il servizio ricompreso nei giri dei residenti. La raccolta è a sacchi ed è regolamentata da ordinanza che prevede che l’espo-sizione avvenga tra le 6 e le 8 del mattino o con consegna diretta al netturbino. I sacchi per la carta e gli adesivi per Vetro-Plastica-Lattine possono essere ritirati in punti prestabiliti.
Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento
Attrezzature Colore
CARTA – Cartone e Tetra Pak
LU-ME-VE Sacchi in carta o pac-chi legati
Vetro-Plastica-Lat-tine
MA-GIO-SA Sacchi da consegnare al netturbino
Adesivi blu
ORGANICO -- -- --
INDIFFERENZIATO 6/7* Sacco conse-gnato al net-turbino
Le utenze commerciali possono richiedere un servizio supplementare alla domenica a pagamento. Informazioni fornite da responsabili Veritas
6.4.4. Parma
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
La raccolta nel Comune di Parma è effet-tuata con il sistema cosiddetto Porta a Porta per carta, plastica-barattolame-tetrapak, umido e indifferenziato, mentre la raccolta del vetro è stradale. La raccolta è effettuata con bidoni carrellati, tranne che per PB per i quali si utilizzano i sac-chi.
Il servizio è ad esposizione in orario serale (dopo le 19 e prima delle 21) con prelievo notturno a partire dalle 21. I prelievi avvengono a calendario accorpando a giorni alcune tipologie. Il servizio è remunerato con prelievo fiscale a tariffa in base alle categorie merceolo-giche, la quota variabile è calcolata sul numero di svuotamenti del RUR.
Diapositiva offerta dall’assessore Gabriele Folli
Le utenze commerciali possono richiedere frequenze maggiori a fronte di volumetria ridotta per mancanza di spazio fino a 14/7 per l’umido con mastello da 40l Le informazioni riportate sono state recuperate con visita diretta sul territorio e dia-logo con referenti IREN e Comune
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4.5. Salerno Il Comune di Salerno è stato il primo capo-luogo del centro sud ad adottare un servizio di raccolta differenziata domiciliare su pro-getto del CONAI, tanto da diventare il “mo-dello Salerno”. Le utenze commerciali hanno un proprio ser-vizio di raccolta suddiviso ulteriormente per le utenze dell’area della movida. Il servizio è stato riorganizzato, anche sulla
base dei risultati ottenuti nei precedenti 5 anni a partire dal mese di aprile 2016, in particolare sono state ridotte alcune frequenze (tra tutte la riduzione da 2/7 a 1/7 per RUR) e rivisti gli orari nella zone cosiddetta “della movida”. Il servizio è erogato a fronte di un’ordinanza sindacale che regola orari e esposizione.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Le informazioni riportate sono state recuperate con contatto diretto con responsabili Comune, rimando al sito Internet e contatti con CONAI
6.4.6. Novara Il Comune di Novara è stato il primo capoluogo di pro-vincia in Italia ad adottare su tutto il territorio comunale la raccolta cosiddetta domiciliare, anche grazie ad un finanziamento europeo. Le utenze commerciali hanno un servizio dimensionato a seconda delle esigenze, ma ricompreso nel “giro” delle utenze domestiche, erogato dalla società pubblica di proprietà del Comune, ASSA, tranne che per carta e car-tone il cui servizio è appaltato dalla stessa ASSA a coope-rative sociali. Il prelievo è nei cortili ad accesso con chiave universale
e, in caso di mancato accordo per l’ingresso, ad esposizione a cura dell’utente. Il cartone e la plastica sono, invece, sempre esposti.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuota-mento
Attrezzature Colore
CARTA Settimanale Bidone 360/1100 litri Bianco
CARTONE 1/7 o 3/7 nel cen-tro
Piegato fronte nego-zio dalle 11.30
ORGANICO Da 2 a 6/7 120/360 litri Marrone
VETRO e scatolame 1/15 120/360 litri Verde
PLASTICA Settimanale Sacchi da 110 litri esposti entro le 6.00 am
Rossi tra-sparenti
INDIFFERENZIATO 2 volte a setti-mana
Sacco trasparente Grigio
6.4.7. Verbania Il Comune di Verbania è il capoluogo stori-camente con il maggior tasso di percentuale di raccolta differenziata caratterizzato da un importante flusso turistico legato al lago Maggiore. Il servizio è dato in gestione alla società con-sortile ConSerVCO. Il territorio comunale è suddiviso in 3 zone di
raccolta e le raccolte sono accorpate per tipologia in 3 giornate. La raccolta della frazione residuale è eseguita con sacchi a pagamento da 30 o 120 litri. Ogni utenza ha diritto ad una fornitura iniziale gratuita di sacchi, per le utenze non domestiche, la quantità è calcolata sulla base della categoria e della superficie dei luoghi di produzione del rifiuto. Terminata la prima fornitura si può avere un numero maggiore di sacchi e il costo è addebitato sulla bolletta, al prezzo di € 0,50 l’uno (sacco da 30 litri) o di € 2,00 l’uno (sacco da 120 litri).
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento
Attrezzature Colore
CARTA e CARTONE 1/7 Piegati
ORGANICO Da 2/7 a 6/7 Carrellati 120/360 litri Marrone
VETRO 2/7 120/360 litri Verde
PLASTICA e baratto-lame
2/7 Sacchi da 110 litri esposti entro le 6.00 am
Rossi traspa-renti
INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente Bianco
6.4.8. Barcellona (Spagna) I commercianti e le attività economiche sotto-stanno all’applicazione del decreto 21 luglio 1/2009 che applica la legge 6/1993, che re-gola la gestione dei rifiuti municipali commer-ciali di Cataluna. La città di Barcellona ha organizzato un servizio di raccolta specifico per i commercianti e atti-vità economiche secondo alcuni principi:
- Separazione delle frazioni da avviare a riciclo - Adattamento a specifiche necessità di ogni comparto produttivo - Separare i circuiti di raccolta tra cittadini e commerciali - Adattamento delle tariffe sulla base della produzione reale incentivando così
la separazione Per rifiuti commerciali si intendono i rifiuti generati dalle attività proprie del commer-cio: hotel, bar, ristoranti, negozi, servizi (compresi ospedali e scuole), ecc. Sono identificate 18 categorie specifiche, divise tra piccoli/medi produttori (con pro-duzione inferiore a 900 l/giorno di indifferenziato e umido e 900 l/settimana di vetro, cartone e imballaggi) e grandi produttori.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento
Attrezzature Colore
CARTA e CARTONE 3/7 piegato --
ORGANICO 6/7 carrellato marrone
VETRO stradale Campane
PLASTICA, baratto-lame e Tetra Pak
3/7 Carrellato giallo
INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente* Bianco
L’esposizione deve avvenire entro le 22h, orario di partenza del servizio
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4.9. Bruxelles (Belgio) Nel comune di Bruxelles i commercianti e le
utenze non domestiche sono obbligate a sotto-scrivere un contratto di prelievo dei propri rifiuti presso la società pubblica Bruxelles-Propreté o con un operatore privato. I giorni di raccolta devono essere evidenziati nella convenzione, una volta firmata la conven-zione l’esposizione dei sacchi o dei contenitori è a cura dell’utenza e deve avvenire nei giorni e nell’orario indicato in convenzione. Una volta eseguito lo svuotamento i contenitori
devono essere riposti all’interno degli spazi privati. I sacchi sono quelli ufficiali di Bru-xelles propreté, venduti in tutti i negozi di quartiere, nessun altro sacco è raccolto ed è sanzionato.
I sacchi ufficiali del Comune di Bruxelles
. 86
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento
Attrezzature Colore
CARTA e CARTONE 1/15 (alternato al sacco az-zurro)
Sacco trasparente giallo
ORGANICO -- -- --
VETRO stradale Campane a 3 scomparti per 3 co-lori
PLASTICA, barattolame e Tetra Pak
1/15 (alternato al sacco giallo)
Sacco trasparente azzurro
INDIFFERENZIATO 2/7 Sacco trasparente* Bianco
Ogni sacco non deve pesare più di 15 kg/sacco
Le informazioni riportate sono frutto di contatto diretto di ERICA con la città di Bru-xelles
Raccolta differenziata del vetro per colore con campane stradali a Bruxelles
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4.10. Parigi (Francia) A Parigi i commercianti e le utenze non dome-stiche devono rivolgersi ad un servizio di pre-lievo, con specifica convenzione. Possono scegliere di firmare una convenzione con il Comune di Parigi e in quel caso il servizio sarà erogato con le modalità delle utenze do-mestiche, ricompreso nella tassa, fino ad un vo-lume di 330 l/giorno, oltre il servizio è erogato
previo pagamento di una speci-fica tariffa. La raccolta è fatta con 3 tipologie di contenitori (bidoni carrellati 120-360 l) ciascuno con un codice a barre che identifica univoca-mente l’utenza. La raccolta è appaltata a società esterne (Veolia, Deriche-bourg, Pizzorno, Urbaser)
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Tipologia di raccolta Frequenza svuotamento
Attrezzature Colore
CARTA e CARTONE, plastica. Barattolame, Tetra Pak, Piccoli RAEE
2/7 120-240-360 giallo
ORGANICO -- -- --
VETRO stradale Campane da 3m3
VETRO 1/7 120-240 bianco
INDIFFERENZIATO 6/7 120-750 verde
Le informazioni riportate sono frutto di contatto diretto di ERICA con ORDIF e la città di Parigi
Raccolta stradale del vetro e posrta a porta RUR, imballaggi e vetro domiciliare
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.4.11. Londra (UK)
La City di Londra ha esternalizzato ogni competenza sulla gestione dei rifiuti com-merciali. I negozi e le aziende devono rivolgersi ad un soggetto privato autorizzato (15 società) a svolgere il servizio di prelievo. Il servizio va però effettuato rispettando l’ordinanza di orario:
- Tra le 8 am e le 6 pm nessun sacco o contenitore può sostare su strada o marciapiede.
- Tra le 6 pm e mezzanotte ogni rifiuto posizionato all’esterno degli esercizi com-merciali deve essere rimosso entro 2 ore dall’esposizione.
- Tra mezzanotte e le 8 am non ci sono restrizioni di orario, ma ogni rifiuto com-merciale va rimosso entro le 8 am
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.9 PARAMETRI PROGETTUALI
Dall’analisi del benchmark effettuato in alcune città italiane e europee emerge come alcuni parametri siano ricorrenti e determinano il successo delle raccolte. Il Gruppo di lavoro ha dunque evidenziato alcuni parametri fondamentali attorno ai quali è determinante che le parti in gioco trovino un accordo e uniformino le vedute.
I parametri infatti non derivano esclusivamente da scelte tecniche ma coinvolgono le 3 aree di responsabilità che frequentemente richiamiamo in questo documento.
A mero titolo di esempio l’esposizione a cura dell’utenza è una determinante che dal punto di vista tecnico velocizza le operazioni di carico dei mezzi, ma va regola-mentata da parte dell’amministrazione con specifico atto che comprenda modalità e orari e dunque fatta rispettare attraverso un adeguato sistema di segnalazione e contravvenzione, al contempo coinvolge l’utenza stessa che deve rispettare gli orari e le modalità individuate nell’esposizione e nell’eventuale ritiro dell’attrezzatura e obbliga il gestore a prelevare il materiale e/o svuotare i bidoni entro l’ora definita dal disciplinare prestazionale.
Solo un elevato livello di consapevolezza, di coinvolgimento e di controllo permette il raggiungimento degli obiettivi progettuali una volta definito lo scenario di riferi-mento.
Nel seguito sono elencati i parametri progettuali che richiedono una condivisione con l’amministrazione così poi da avviare un processo di coinvolgimento e respon-sabilizzazione degli stakeholder e del territorio da un lato e degli operatori della rac-colta dall’altro. Per ogni parametro sono elencati i principali vantaggi e svantaggi operativi e pro-gettuali, oltre ad alcune note di attuazione.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note
Frequenze di raccolta
RUR come fra-zione non pre-
valente MAX della %RD
Forte impatto sulle utenze rispetto all'or-ganizzazione odierna
Rischio di comporta-menti non corretti da parte dell'utenza fino al salto culturale ne-
cessario
da valutare in modo distinto per Municipio 1, zone della movida, diverse fasce di ur-banizzazione (intra ed extra
GRA);
variabili anche nell'ottica della Tariffazione Puntuale,
da valutare nella tariffazione ordinaria
RUR come fra-zione preva-
lente
Aumento moderato della %RD
Moderato impatto sulle utenze rispetto all'organizzazione
odierna
Modalità di espo-sizione
si
maggiore produtti-vità
(- costi di raccolta) Minore impatto
sulle utenza
Permanenza di sac-chi/bidoni "su strada" per una determinata
fascia oraria.
da valutare in modo distinto per Municipio 1, zone della movida, diverse fasce di ur-banizzazione (intra ed extra
GRA)
no teoricamente no materiali su "strada"
minore produttività (costi di raccolta)
Problematiche legate al ritiro in sicurezza (accessi, scale, di-
stanze, ecc.) Ingresso di operatori in pertinenze private Rischio di non avere
spazi adeguati Potenziali fenomi di abbandono (anche
non in prossimità dell'attività)
Potenziale interru-zione dell'attività del
commerciante
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note
Attrezzature
sacchi
minore impatto sulle utenze
(per la disposizione in-terna)
Problematiche legate al ritiro in sicurezza,
prese, sollevamenti, ecc., (in particolare
se legati alla non esposizione)
nel caso in cui si utilizza l'e-sposizione, in linea generale la produttività è più elevata con l'utilizzo di sacchi, ma è strettamente correlata al nu-mero di sacchi prodotti
da valutare l'utilizzo di conte-nitori di dimensioni maggiori (cassonetti 1100/2400) per grandi produttori
nel caso di utilizzo sacchi ve-rifica dell'attuale parco mezzi (valutazione eventuale adeguamento/migliorie)
bidoni/mastelli
Minori problematiche per la movimentazione in sicurezza (in partico-lare se legati all'esposi-
zione)
maggiore impatto sulle utenze
(per la disposizione in-terna)
difficoltà di movimen-tazione con le auto in
sosta
Manutenzione attrez-zature
Pulizia delle attrezza-ture
Orari
Notturno maggiore produttività (- costi di raccolta)
Costo del personale + alto
Non adatta a zone periferiche isolate
da evitare la fascia pomeri-diana
Diurno Costo del personale + basso
minore produttività (+ costi di raccolta)
Piazzole Mobili utilizzo da
parte delle UND
maggiore produttività (- costi di raccolta)
Max della % RD (con punto presidiato)
permette di servire utenze dove la viabilità
di accesso è compli-cata o con particolari
esigenze di orario
possibilità di impiego di operatori con limita-
zione
- necessità di adeguati investi-menti sia in termini di veicoli
che di allestimento
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Scelte Operative Ipotesi vantaggi svantaggi note
Posizionamento "veicoli madre"
revisione as-setto delle po-stazioni deter-
minate con potenziale av-vicinamento
alle aree di mi-cro-raccolta
maggiore produttività (- costi di raccolta)
difficoltà nell'indivi-duazione delle aree, in particolare aree
chiuse dove sarebbe possibile utilizzare
compattatori ecolo-gici (es. fotovoltaici)
Aspetto determinante per il corretto funzionamento del
circuito di raccolta
Adeguato servizio di igieniz-zazione dell'area di staziona-
mento
Livello di tolle-ranza
tempo di per-manenza dei rifiuti illecita-mente ab-
bandonati su strada
va chiarito in funzione della specifica area territoriale
(ad. es. centro, semi centro, periferia, ecc.) e dello speci-fico rifiuto (ad es. sacco RUR, ingombrante, ecc.) il tempo ammissibile per la rimozione.
Identificazione del contenitore (sacco/na-
stello/bidone con codice a
barre/microchip
Dotare i con-tenitori, priori-tariamente il RUR, a ten-dere anche organico e multi di si-
stema di iden-tificazione
Possibilità di monitorag-gio dell’orario di esposi-
zione/prelievo
Predisposizione tariffa-zione puntuale
Costo di avvio per acquisizione/adatta-mento attrezzature e
mezzi
Maggior attenzione alla raccolta per deli-catezza attrezzature
Occorre una forte unità di in-tenti
. 94
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.10 PROPOSTA ORGANIZZATIVA con descrizione dei servizi
Si è ritenuto di predisporre una situazione di base da verificare nel corso delle inter-viste ed analisi iniziale e da concertare con l’amministrazione comunale, in partico-lare con riferimento ai parametri progettuali descritti nel paragrafo precedente.
La proposta organizzativa è frutto di alcune riflessioni e dati di partenza, in partico-lare:
- analisi del benchmark di cui al paragrafo 6.4 - analisi del regolamento comunale ed in particolare delle quantità assimilate
e relativo calcolo di equivalenza - stima delle quantità da intercettare per raggiungere l’obiettivo del 70% di
raccolta differenziata e successivamente descritto nel paragrafo dei risultati attesi
- stima delle superficie medie dichiarate - attuale organizzazione dei servizi con l’obiettivo di efficientarli ed in partico-
lare di riportare il servizio per le utenze non domestiche ad un rapporto biuni-voco utente-operatore
Al fine di avere un punto di partenza da discutere da un lato e da verificare e vali-dare dall’altro si sono scelti alcuni parametri progettuali che privilegiano l’efficienza del servizio. Come ampiamente premesso tali parametri andranno concertati e condivisi con l’amministrazione così da adeguare gli strumenti amministrativi (regolamento/ordi-nanze) successivamente considerati per la redazione del progetto esecutivo e an-cora verificati sul campo nel corso dell’analisi delle due aree di partenza.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Dati Volumetrici
N. TIPOLOGIA DI RI-FIUTO (Reg. Com. gestione rifiuti urbani n. 105/2005)
kg/mq x anno
mq atti-vità
kg/anno
Densità (kg/l)
Volume (l/anno)
Volume (l/setti-mana)
Tipo con-tenitori
Volume (l)
Freq Stan-dard
imballaggi in carta e cartone, carta gra-fica e frazioni cellu-losici similari
135 112 15.061 0,25 60243 1159 Sfuso eq (360)
3/7
imballaggi in pla-stica, metallo, latte, lattine e simili
61 112 6.805 0,17 40031 770 Sacchi 110 3/7
imballaggi in vetro 135 112 15.061 0,33 45639 878 Bidone 240 3/7
scarti in genere della produzione di ali-mentari e della pre-parazione dei pasti, purché non allo stato liquido – quali ad esempio scarti di caffè, scarti dell’in-dustria molitoria e della pastificazione, partite di alimenti deteriorati, anche in-scatolati o comun-que imballati, scarti derivanti dalla lavo-razione di frutta e or-taggi, caseina, sanse esauste e si-mili – ad eccezione dei rifiuti di origine animale giudicati non idonei al con-sumo umano diretto a norma delle leggi vigenti
49 112 5.467 0,5 10933 210 Bidone 120 2*
RUR (stima) 95 112 10.598 0,2 52992 1019 Sacco 110 3
* è evidente la necessità di correggere questo dato, la cui quantità porta ad unafrequenza insufficiente L’elaborazione dei dati riportati in tabella ha considerato inizialmente una produ-zione complessiva di rifiuti, da parte delle Utenze non Domestiche di 475 kg/m2 anno.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Si è dunque stimata una raccolta differenziata del 70% aumentata di un 10% di sicu-rezza per la definizione volumetrica. Questa valutazione ha portato a definire un’intercettazione pari a 380 kg/m2 anno per utenza e di 95 kg/m2 anno di RUR.
Si è dunque stimato di voler erogare un servizio per 312 giorni/anno, in pratica esclu-dendo mediamente le sole domeniche (che invece per alcune utenze possono rap-presentare il giorno di chiusura infrasettimanale).
Si è poi partiti dalla superficie complessiva assoggettata a TaRi pari a 37.652.050 me-tri quadrati indicata nel Piano Economico-Finanziario, che, stimando in 135mila le utenze paganti, rappresenta una media di superficie unitaria di 279 metri quadrati per utenza.
Si è dunque stimata nel 40% la superficie che concorre alla produzione rifiuti, ovvero 112 metri quadrati e sulla base di questo dato si è moltiplicata la quantità assimilata secondo il regolamento comunale. SI è poi moltiplicata la quantità stimata totale per la composizione merceologica e quindi per la densità media di ciascuna frazione ottenendo così il volume annuale atteso per ciascuna frazione da raccogliere separatamente, infine si è proceduto ad una verifica incrociata tra frequenze di svuotamento e volumetria della singola attrezzatura (sacco/contenitore rigido) arrivando dunque a definire rispettivamente frequenza di prelievo e tipologia di contenitore con relativo volume.
Questi parametri saranno oggetto, oltre che di concertazione con il Comune, di ve-rifica e validazione nel corso delle interviste prima e dell’erogazione del servizio dei quartieri di partenza poi. È fin d’ora evidente che erogando un servizio domiciliare fortemente personalizzato sarà possibile adattare il servizio di base a specifiche esi-genze (es. riduzione della volumetria con parallelo aumento delle frequenze) fermo restando la volumetria/peso complessiva sull’anno.
. 97
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Di seguito la sintesi grafica dei servizi in progetto:
Servizi domiciliari per UnD
RIFIUTO MODALITA’ DI
RACCOLTA ATTREZZATURE FREQUENZA
ORGANICO domiciliare
Mastelli 35 l, bidoni 120- 240 l (con
trasponder)
6/7
CARTA E CARTONCINO
domiciliare bidoni 240 l,
360 l 1/7
CARTONE (utenze non domestiche)
domiciliare A pacchi 3/7
VETRO domiciliare Mastelli 25 l,
240 l 3/7
IMBALLAGGI PLASTICA E METALLICI
domiciliare Sacchi 110 l 3/7
R.U.P. (pile e farmaci)
Possibilità per le famiglie di portare alle
UnD
contenitori specifici
1/14
SECCO RESIDUO
domiciliare
Sacchi 110 l o bidone 120
l (con trasponder)
2/7
. 98
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.10.1 RACCOLTA ORGANICO
La raccolta differenziata dell’ORGANICO per le utenze non domestiche sarà ef-
fettuata con modalità di raccolta domiciliare; le utenze produttrici di tale tipologia
di rifiuto avranno in dotazione dei sacchi biodegradabili compostabili.
Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,
del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-
teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna
utenza.
Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:
Contenitore da 35 l (20-40 i) in polietilene dotato di chiusura anti-randa-
gismo adatto all’esposizione diretta su strada dotato di chip RFID
Contenitore carrellato da 120 l o 240 l in polietilene, adatto alla movi-
mentazione ed all’esposizione su strada dotato di chip RFID
I contenitori utilizzati per il servizio saranno tutti dello stesso colore e saranno dotati
di adesivo riportante il nome del materiale raccolto e l’elenco delle tipologie di rifiuto
conferibili.
I contenitori assegnati alle utenze saranno posizionati, in via prioritaria, in aree di
pertinenza private direttamente accessibili dall’esterno al fine di consentire lo svuo-
tamento diretto da parte della ditta operante. Laddove non vi siano aree aventi tali
caratteristiche si opterà per il posizionamento in aree di pertinenza interne non ac-
cessibili dall’esterno con l’onere dell’esposizione a bordo strada, in luoghi che non
diano intralcio al transito pedonale e veicolare, dei contenitori per le utenze servite
nei giorni ed entro gli orari concordati. Nel caso in cui non vi siano spazi di pertinenza
privata di alcun genere si opterà per soluzioni di posizionamento stradale con casso-
netti dotati di identificativo dell’utenza servita e meccanismo di chiusura atto a con-
sentire ai soli utenti serviti il conferimento del materiale.
La frequenza di raccolta sarà di 6 raccolte/settimana, per un totale di circa 312 svuotamenti/anno per contenitore.
. 99
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.10.2 RACCOLTA CARTA E CARTONE
La raccolta differenziata della CARTA e CARTONCINO per le utenze non domesti-
che sarà di tipo domiciliare nelle aree pap e seguirà la raccolta delle utenze dome-
stiche, mentre nelle aree a servizio stradale l’utenza si appoggerà ai contenitori stra-
dali.
Qualora la quantità di carta e cartoncino fosse attorno al 10% dell’eventuale pro-
duzione di cartone, la raccolta potrà essere congiunta e l’utenza porre su strada la
carta (ad esempio dentro uno scatolone) nei giorni di raccolta del cartone.
Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,
del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-
teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna
utenza.
Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:
Contenitore carrellato da 240 l in polietilene, adatto alla movimenta-
zione ed all’esposizione su strada
Contenitore carrellato da 360 l in polietilene, adatto alla movimenta-
zione ed all’esposizione su strada
La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolta/settimana, per un totale di circa 156
svuotamenti/anno.
Per valutare la produzione della carta delle utenze non domestiche si procede
moltiplicando un coefficiente di produzione kd espresso in kg/m2 per la superficie
della singola utenza non domestica. I valori di kd derivano da quanto definito dal
D.P.R. 158/99 Allegato I.
6.10.3 RACCOLTA CARTONE
Esclusivamente per utenze non domestiche selezionate è prevista l’attivazione di
un servizio domiciliare di raccolta del CARTONE.
La raccolta differenziata del CARTONE sarà effettuata con modalità di raccolta
domiciliare.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Le utenze produttrici di CARTONE esporranno il materiale ripiegato fronte strada
nei giorni e negli orari previsti per la raccolta, in luoghi che non diano intralcio al
transito pedonale e veicolare.
La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolte/settimana, per un totale di circa 104 interventi/anno.
6.10.4 RACCOLTA IMBALLAGGI IN PLASTICA E METALLICI
La raccolta differenziata di IMBALLAGGI IN PLASTICA E METALLICI per le utenze
non domestiche sarà effettuata con modalità di raccolta domiciliare.
Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,
del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-
teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna
utenza.
Le tipologie di attrezzatura previste per le raccolte sono:
Sacchi semitrasparenti da 110 l;
La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolta/settimana, per un totale di circa 156
interventi/anno.
Ad ogni utenza non domestica selezionata verrà assegnata una dotazione di sac-
chi pari a 156/anno.
6.10.5 RACCOLTA VETRO
La raccolta differenziata del VETRO per le utenze non domestiche sarà di tipo do-
miciliare.
Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,
del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-
teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna
utenza.
Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono:
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Contenitore da 35 l in polietilene dotato di chiusura anti-randagismo
adatto all’esposizione diretta su strada
Contenitore carrellato da 240 l in polietilene, adatto alla movimenta-
zione ed all’esposizione su strada
La frequenza di raccolta sarà di 3 raccolte/settimana, per un totale di circa 156
svuotamenti/anno.
Per valutare la produzione del vetro delle utenze non domestiche si procede mol-
tiplicando un coefficiente di produzione kd espresso in kg/m2 per la superficie della
singola utenza non domestica. I valori di kd derivano da quanto definito dal D.P.R.
158/99 Allegato I.
6.10.6 RACCOLTA PILE E FARMACI
La raccolta differenziata del R.U.P. (rifiuti urbani pericolosi, ovvero pile e farmaci)
sarà di tipo stradale. Presso i rivenditori di pile e presso le farmacie saranno collocati
dei contenitori ad hoc.
Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono :
Contenitore da banco per pile portatili
Contenitore con chiusura di sicurezza, da esterno a doppia bocca, per
i farmaci
La frequenza di raccolta sarà quindicinale per un totale di circa 26 inter-
venti/anno, o comunque ogni volta che si renderà necessario.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.10.7 RACCOLTA SECCO RESIDUO
La raccolta differenziata del SECCO RESIDUO per le utenze non domestiche sarà
di tipo domiciliare.
Sulla base della presunta produzione di rifiuto, della frequenza di svuotamento,
del tasso di esposizione stimato e del tasso di conversione peso/volumetrico del ma-
teriale verranno individuate le dotazioni necessarie di contenitori per ciascuna
utenza.
Le tipologie di contenitori previste per le raccolte sono :
Sacchi semitrasparenti da 70 l o 110 litri con riconoscimento (trasponder
RFID o altro sistema);
La frequenza di raccolta sarà di 2 raccolta/settimana, per un totale di circa 104
interventi/anno.
Ad ogni utenza verrà fornita una dotazione annua di 104 sacchi semitrasparenti con-
trassegnati chiaramente da scritte che identificano che si tratta di “rifiuti miste residui
da utenze non domestiche della città di Roma”.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
6.11. RISULTATI ATTESI
Al fine di determinare i risultati che ci si aspetta dall’ottimizzazione della raccolta dif-
ferenziata presso le utenze non domestiche sono state interpolate diverse sorgenti di
dati, ovvero:
- le analisi merceologiche in possesso di AMA
- il benchmark di produzione delle utenze non domestiche in possesso di ERICA
- percentuali di captazioni presunte derivante dall’esperienza di ERICA
- i dati delle attuali raccolte differenziate del Comune di Roma.
Tale interpretazione di fatto porta a sommare le quantità raccolte in modo differen-
ziato e quelle presenti ancora nel RUR; si ottiene così il giacimento potenziale com-
plessivo.
A questo si applica un coefficiente correttivo che riporta il giacimento complessivo
derivante dalla utenze non domestiche, stimabile grossolanamente al 40% del totale;
per alcune frazioni decisamente più alto (cartone).
A questo punto è stato applicato un ulteriore coefficiente di recupero potenziale
che è stato ritenuto più elevato (80%) della media utilizzata normalmente per le
utenze domestiche.
Ciò che emerge è che le utenze non domestiche possono raggiungere, in modo
relativamente semplice, il 70% di raccolta differenziata.
Nella tabella successiva sono indicati i quantitativi intercettabili e la composizione
delle raccolte differenziate.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
FRAZIONE MERCEOLO-GICA
RUR t/anno
RD raccolta t/anno
Stima produ-zione t/anno
Stima comp
%
Flussi poten-zialmente In-
tercettati t/anno
UND t/anno
Stima comp
%
Organico 383.571,76 146.746,00 530.318 31,2% 371.222,43 145.881 25,30%
Carta 134.260,12 96.888,00 231.148 13,6% 159.082,47 62.515 10,84%
Cartone 73.032,70 149.624,00 222.657 13,1% 200.391,03 200.391 34,75%
Plastica 136.060,93 80.435,00 216.496 12,7% 151.547,15 59.554 10,33%
Vetro 55.224,73 37.772,00 92.997 5,5% 74.397,38 29.236 5,07%
Metalli 36.016,13 1.463,00 37.479 2,2% 26.235,39 10.310 1,79%
Tessili (pan-nolini)
32.014,34 32.014 1,9%
Tessili (Gomma,Pelle cuoio)
70.031,36 9.561,00 79.592 4,7% 52.813,35 20.754 3,60%
Ingombranti (Legno, Tes-sili, Raee)
59.829,79 57.794,00 117.624 6,9% 62.934,86 29.320 5,08%
Verde 81.999,00 81.999 4,8% 57.399,30
Farmaci 210,00 210 0,012% 147,00 58 0,01%
Pile 96,00 96 0,006% 57,60 23 0,0039%
Rifiuto a re-cupero con riduzione ta-riffa (UND)
18.266,00 18.266 1,1% 16.439,40 6.460 1,12%
Rifiuti a recu-pero prove-nienti da SERS**
1.594,00 1.594 0,1% 1.434,60 564 0,10%
Terre spazza-mento
17.247,00 17.247 1,0% 17.247,00 6.778 1,18%
Altro non classificabile
20.409,14 20.409 1,2% 12.245,48 4.812 0,83%
Totale 1.000.451 699.695,00 1.700.146,00 100,0% 1.203.594,46 576.655 100,00%
RUR 496.551,54
Ricostruzione della composizione merceologica dei rifiuti delle Utenze non domesti-che del Comune di Roma e le quantità intercettabili.
Tale dato andrà verificato con le analisi merceologiche previste dal progetto e vali-dato dalle raccolte provenienti dalle due aree di partenza.
Di seguito la visualizzazione grafica della composizione merceologica presunta delle raccolte differenziate:
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Organico25%
Carta11%
Cartone35%
Plastica10%
Vetro5%
Metalli2%
Tessili (Gomma,Pelle
cuoio)4%
Ingombranti (Legno, Tessili, Raee)
5%
Farmaci0%
Pile0%
Rifiuto a recupero con riduzione tariffa
(UND)1%
Rifiuti a recupero provenienti da SERS**
0%
Terre spazzamento1%
Altro non classificabile
1%
Stima Composizione %
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
7. TARI
Dal 1° gennaio 2014, ai sensi della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è istituita l’imposta
unica comunale IUC. La IUC si compone dell’imposta municipale propria (IMU), del
tributo per i servizi indivisibili (TASI) e dalla tassa sui rifiuti (TARI). La TARI è destinata a
finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a carico dell’utilizza-
tore.
Soggetto attivo dell’obbligazione tributaria è il Comune.
La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga locali o aree scoperte operative
suscettibili di produrre rifiuti urbani, indipendentemente dall’uso al quale siano adibiti
e sussiste un vincolo di solidarietà per l’obbligazione tributaria tra i componenti del
nucleo familiare o tra i soggetti che usano in comune i predetti locali e aree sco-
perte.
Nella tabella che segue ne è schematizzata la composizione:
destinazione composizione natura
copertura integrale dei
costi di investimento e di
esercizio della gestione
dei rifiuti urbani
quota (fissa) determinata in relazione alle compo-
nenti essenziali del costo del servizio di gestione
dei rifiuti, riferite in particolare agli investimenti per
le opere e ai relativi ammortamenti tributaria
quota (variabile) rapportata alle quantità di rifiuti
conferiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di
gestione
Ai sensi dell’art. 1 della L. 147/2013, i Comuni possono applicare la TARI commisu-
rando la tariffa ai coefficienti previsti dal D.P.R. 158/1999 oppure, nel rispetto del prin-
cipio “chi inquina paga”:
a) alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie;
b) ai coefficienti del D.P.R. 158/1999 aumentati o ridotti fino al 50% (limitatamente
alla quota variabile delle utenze domestiche e alla quota fissa e alla quota variabile
delle utenze non domestiche)”.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Sulla base del D.P.R. 158/1999, i costi da coprire sono quelli indicati nella seguente
tabella:
descrizione dei costi natura dei costi
A) Costi operativi di
gestione – CG
A.1) Costi di gestione del
ciclo dei servizi sui RSU in-
differenziati – CGIND
Costi di spazzamento e la-
vaggio strade e piazze
pubbliche – CSL
quota fissa
Costi di raccolta e tra-
sporto RSU indifferenziati –
CRT
quota variabile
Costi di trattamento e
smaltimento RSU indiffe-
renziati – CTS
quota variabile
Altri costi – AC quota fissa
A.2) Costi di gestione del
ciclo della RD – CGD
Costi di raccolta differen-
ziata per materiale – CRD quota variabile
Costi di trattamento e rici-
clo (al netto dei proventi
della vendita di materiale
ed energia derivante da
rifiuti) – CTR
quota variabile
B) Costi comuni –
CC
B.1) Costi amministrativi dell’accertamento, della ri-
scossione e del contenzioso – CARC quota fissa
B.2) Costi generali di gestione – CGG quota fissa
B.3) Costi comuni diversi – CCD quota fissa
C) Costi d’uso del
capitale – CK
Ammortamenti, accantonamenti, remunerazione del
capitale investito quota fissa
La tariffa è articolata nelle fasce di utenza domestica e non domestica.
Il Comune ripartisce tra le categorie di utenza domestica e non domestica l’insieme
dei costi da coprire attraverso la tariffa secondo criteri razionali.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 di-
cembre 1997, n. 446, il consiglio comunale determina la disciplina per l’applicazione
della IUC, concernente tra l’altro per la TARI:
a) i criteri di determinazione delle tariffe;
b) la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di
produzione di rifiuti (D.P.R. 158/1999 o studi territoriali specifici);
c) la disciplina delle riduzioni tariffarie;
d) la disciplina delle eventuali riduzioni e esenzioni, che tengano conto altresì
della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l’applica-
zione dell’ISEE;
e) l’individuazione di categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali
applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si
formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’atti-
vità viene svolta;
f) i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.
Il comune sempre con regolamento può prevedere riduzioni tariffarie, nel caso di:
f) abitazioni con unico occupante;
g) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e di-
scontinuo;
h) locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso
non continuativo, ma ricorrente;
i) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più
di sei mesi all’anno, all’estero;
j) fabbricati rurali a uso abitativo.
Altre riduzioni possono essere stabilite con riferimento a:
e) zone nelle quali non è eseguita la raccolta;
f) raccolta differenziata delle utenze domestiche;
g) avvio al recupero di rifiuti urbani documentato da utenze non domestiche;
h) mancato o inesatto svolgimento del servizio.
Il comune può deliberare, con regolamento di cui all’articolo 52 del citato decreto
legislativo n. 446 del 1997, ulteriori riduzioni e esenzioni. La relativa copertura può es-
sere disposta attraverso apposite autorizzazioni di spesa e deve essere assicurata at-
traverso il ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale del comune.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Il consiglio comunale deve approvare le tariffe della TARI entro il termine fissato da
norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione. L’approvazione delle ta-
riffe deve avvenire in conformità al piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti
urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso e approvato dal consiglio
comunale o da altra autorità competente.
Il progetto è propedeutico all’applicazione di una tariffazione di tipo puntuale, ad
esempio adottando il sistema del sacco pre-pagato, per cui si distribuisce ad ogni
utenza un numero annuo predefinito di sacchi; chi dovesse terminarli prima della fine
dell’anno dovrebbe acquistarne di nuovi, pagandone il relativo costo.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
8. SICUREZZA E FORMAZIONE
Da otto direttive comunitarie (89/391/CEE; 89/655/CEE; 90/269/CEE; 90/394/CEE;
89/645/CEE; 89/656/CEE; 90/270/CEE; 90/679/CEE) che lo stato Italiano ha recepito e
armonizzato nasce il Decreto Legislativo 626/1994, successivamente abrogato dal
Decreto Legislativo 81/2008.
In primo luogo vengono definiti i soggetti che entrano in gioco nella gestione della
prevenzione ed in particolare il piano di prevenzione prevede:
• Il datore di lavoro (rappresenta colui che conosce al massimo dei livelli
l’azienda e a lui spetta sempre l’ultima parola decisionale)
• Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (posto in staff come un
vero e proprio consulente sulla sicurezza)
• Medico competente (certifica le idoneità alle mansioni dove è richiesta)
• Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (sono eletti direttamente dai
lavoratori, in numero proporzionale agli addetti presenti in azienda).
Le quattro figure professionali citate formano un gruppo di lavoro che racchiude al
proprio interno tutte le conoscenze tecnico professionali necessarie ad effettuare
una attenta e mirata Valutazione dei Rischi presenti nel processo lavorativo
dell’azienda e di elaborare tutte quelle strategie per eliminare e/o ridurre i rischi de-
terminati.
Da queste valutazioni dovrà essere redatto il Documento valutazione rischi e attua-
zione misure, composto da tre parti:
• Una parte descrittiva dell’azienda dove viene riportato cosa si fa, dove si fa,
come si fa, e con che cosa lo si fa.
• Una parte dove si elencano i rischi presenti nel processo produttivo.
• Una parte dove si elenca cosa si mette in campo per il superamento e/o la
diminuzione dei rischi presenti.
In forma convenzionale i rischi si dividono in tre categorie:
- rischi che portano ad un danno fisico di natura infortunistica traumatica (tagli, ca-
dute, schiacciamenti, ustioni, ecc…)
- rischi che portano a malattie (infezioni, contaminazioni, alterazioni fisiche e/o fisio-
logiche, ecc…)
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
- rischi che portano danni fisici e/o a malattie ma che partono da elementi trasver-
sali al tipo di attività (danni da carenze organizzative, danni da costrizioni psicologi-
che, danni da difficoltà lavorative, ecc…).
Al fine di ridurre il rischio, azioni da mettere in campo si possono dividere in tre filoni:
• L’introduzione di norme e obblighi operativi che individuano le azioni da ef-
fettuare in maniera obbligatoria per svolgere una operazione in sicurezza
• L’obbligo di utilizzo di un Dispositivo di Protezione Individuale (guanti, masche-
rine, elmetti, ecc…) nell’effettuare un tipo di operazione
• L’attivazione della Sorveglianza Sanitaria da parte del Medico Competente
ogni volta che le operazioni da eseguire possono portare a problematiche di salute
nel tempo.
Una volta elaborato il documento di valutazione dei rischi è buona norma tenerlo
aggiornato e modificarlo seguendo i cambiamenti dell’azienda. Almeno una volta
all’anno i quattro protagonisti della prevenzione si riuniranno per valutare eventuali
modifiche da apportare al documento.
Tutte le fasi lavorative svolte dagli operatori ecologici comportano l’esposizione ad
agenti biologici; gli agenti biologici presenti sono per lo più quelli legati alla decom-
posizione organica. Si tratta in genere di microrganismi ben conosciuti per i quali esi-
stono misure igieniche preventive efficaci.
Il rischio risulta maggiore per i raccoglitori che ritirano i rifiuti urbani provenienti dalle
abitazioni; infatti tali rifiuti sono molto compositi.
Possono potenzialmente contenere materiali di origine umana (secreti, feci, sangue,
urine) e sostanze di origine animale e vegetale deteriorati o in fase di avanzata de-
composizione che possono trasmettere all’uomo importanti malattie quali tifo, co-
lera, ecc...
La prevenzione si attua attraverso i seguenti interventi:
Informazione e formazione dei lavoratori sul rischio biologico
Il primo elemento base della Prevenzione è senza dubbio rappresentato dalla for-
mazione e dall’informazione. È fondamentale la conoscenza della presenza di un
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
rischio in una determinata operazione lavorativa, che determina automaticamente
l’approccio lavorativo con un carico di attenzione maggiore. Se a questo aggiun-
giamo la formazione e l’informazione sulle azioni messe in campo per la riduzione del
rischio stesso, abbiamo un risultato di approccio lavorativo attento e con un giusto
grado di tranquillità.
Per quanto riguarda l’informazione il lavoratore deve acquisire adeguate cono-
scenze al fine di mettere in atto tutte le misure idonee ad evitare il rischio.
In particolare il Responsabile di Cantiere ed il Medico Competente, in funzione delle
singole attribuzioni e competenze, provvedono a fornire informazioni in merito a:
• tipo di agenti biologici presenti;
• modalità di trasmissione di tali agenti;
• DPI idonei da utilizzare;
• vaccinazioni efficaci per il tipo di agenti biologici a cui è esposto;
• sorveglianza sanitaria.
Profilassi vaccinale e sorveglianza sanitaria
La profilassi vaccinale ha lo scopo di sviluppare gli anticorpi contro le malattie infet-
tive più importanti. I lavoratori esposti vengono sottoposti, secondo la valutazione
del Medico Competente, alle seguenti vaccinazioni:
• antitetanica
• antiepatite B
• antitifica
• antitubercolare
Si tratta di vaccinazioni di provata efficacia e che di norma non comportano signifi-
cative reazioni avverse.
Utilizzo dei dispositivi di protezione individuali
I dispositivi di protezione individuali che sono stati messi a
disposizione dei lavoratori sono:
• guanti protettivi. Sono più adeguati quelli con lunghezza fino al
• gomito.
• tute di lavoro.
• maschere antipolvere.
• occhiali protettivi.
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
• scarpe antinfortunistiche estive ed invernali con puntale e suola protettiva.
Adozione di regole generali di comportamento
L’adozione di corrette norme comportamentali consente la minimizzazione dei rischi
derivanti dalla presenza di agenti biologici nei luoghi di lavoro.
Formazione personale
Per i servizi di gestione dei rifiuti la risorsa umana assume un ruolo fondamentale e
risulta pertanto basilare intervenire su di essa tramite la sua perfetta organizzazione
(definizione chiara e precisa dei diversi ruoli e referenti) e con una adeguata forma-
zione specifica.
La formazione rappresenta un elemento assolutamente determinante ai fini di una
corretta erogazione dei servizi oggetto dell’appalto: è fondamentale assegnare
compiti e mansioni a persone che abbiano tutte le competenze necessarie per il loro
corretto espletamento ed abbiano anche maturato una significativa esperienza sul
campo nel settore di intervento specifico.
In tal senso occorre adeguare la formazione del proprio personale in relazione alle
mansioni e responsabilità specifiche, alle metodologie di attuazione dell’appalto e
alle tecniche di utilizzazione di macchinari ed attrezzature.
Un percorso formativo adeguato si rivela indispensabile non solo per l’acquisizione
delle necessarie competenze e capacità tecnico – operative ai fini dello svolgi-
mento del programma di lavoro previsto, ma anche per una crescita professionale
ed umana del soggetto interessato, e per lo sviluppo di opportune capacità di rela-
zionarsi con partner di lavoro ed utenti esterni, allo scopo di instaurare un clima di
reciproca fiducia e collaborazione.
Si ritiene che il mantenimento degli standard qualitativi, ambientali e di sicurezza, sia
legato alla professionalità dei propri dipendenti a qualsiasi livello essi operino. Per-
tanto è opportuno far acquisire al proprio personale la consapevolezza dei vantaggi
(qualitativi/ambientali/di sicurezza) derivanti da un miglioramento delle prestazioni
individuali ed a tal fine pone fra gli obiettivi prioritari da perseguire, la formazione e
l’addestramento del proprio personale.
Grazie ad una corretta formazione il personale operativo impara il miglior modo di
eseguire un compito (minor fatica, minor tempo, maggiore resa), e aumenta l’effi-
cacia del servizio attuato.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
Particolare cura deve essere data all’insegnamento delle specifiche tecniche di
esecuzione dei servizi, all’etica comportamentale e alle procedure tecniche di la-
voro in sicurezza.
Oltre alla formazione iniziale nel corso dell’appalto, devono essere previsti ulteriori
percorsi formativi, necessari per l’aggiornamento professionale degli operatori e/o
per l’acquisizione di ulteriori capacità e/o conoscenze che risultino importanti
nell’ambito dell’erogazione dei servizi.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
9. COMUNICAZIONE
Nel corso della fase di progettazione tecnica sarà importante definire il piano stru-
menti e le modalità di informazione delle utenze preliminarmente all’attivazione del
servizio.
L’aver già preceduto la progettazione da una fase di intervista e dunque l’aver in-
staurato un dialogo col territorio dovrebbe facilitare la successiva fase di informa-
zione sulle modalità di raccolta progettate.
In via prioritaria si ritiene che il passaggio una-ad-una della utenze coinvolte dal ser-
vizio sia la via migliore per veicolare le informazioni.
Analogamente ad altre realtà seguite da ERICA i materiale che più si addicono a
questo tipo di informazione sono affiche plastificate da tenere nel locale o nella zona
in cui albergano i contenitori, qualora ci fosse poco spazio e i contenitori fossero col-
locati esternamente o ancora fossero di volumetria ridotta, altri strumenti analoghi
sono un affiche da tenere sotto il bancone o vicino alla cassa o ancora attaccato
al frigorifero/cela frigo.
L’affiche dovrà riportare sinteticamente i materiali da differenziare, le tipologie di
attrezzatura e i giorni di esposizione/raccolta.
Il tutto con un claim che richiami all’importanza della corresponsabilità e della col-
laborazione per raggiungere un obiettivo condiviso.
Un ruolo fondamentale sarà quello del promoter che consegnerà il materiale comu-
nicativo perché dovrà poter motivare l’utente alla corretta differenziazione e al ri-
spetto delle scelte operative indicate (orari/esposizione/tipologia di contenitori,
ecc.).
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
10. CRONOPROGRAMMA
In sintesi le attività precedentemente descritte si articolano secondo il seguente
cronoprogramma.
Al momento della consegna di questa relazione (21 novembre) alcune attività
hanno già preso avvio e sono regolarmente in corso.
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PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
La data di avvio delle raccolte è stata definitivamente fissata al 27 mar
.
PIANO OPERATIVO UTENZE non DOMESTICHE
le date delle azioni successive vengono aggiornate con riferimento alla data di avvio delle raccolte