PIANO DI GESTIONE DELLA FORESTA DI GUTTURU MANNU...

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REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA ENTE FORESTE DELLA SARDEGNA Sito/Documento/Versione/Nome CA18a5_DOC018_20100201_SintesiNonTecnicaPianoGestione Autorizzata da DStCA_Aldo Derudas Accessibilità Pubblico Maggio 2010 Certificazione Forestale multisito FSC - Forest Stewardship Council delle foreste gestite dall’Ente Foreste della Sardegna (Del. C. d. A. EFS n. 52 del 07.06.2006) PIANO DI GESTIONE DELLA FORESTA DI GUTTURU MANNU PERIODO DI RIFERIMENTO 2010 – 2019 SINTESI NON TECNICA

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REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

ENTE FORESTE DELLA SARDEGNA

Sito/Documento/Versione/Nome CA18a5_DOC018_20100201_SintesiNonTecnicaPianoGestione

Autorizzata da DStCA_Aldo Derudas

Accessibilità Pubblico

Maggio 2010

Certificazione Forestale multisito FSC - Forest Stewardship Council delle foreste gestite dall’Ente Foreste della Sardegna (Del. C. d. A. EFS n. 52 del 07.06.2006)

PIANO DI GESTIONE DELLA FORESTA DI GUTTURU MANNU PERIODO DI RIFERIMENTO 2010 – 2019 SINTESI NON TECNICA

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ENTE FORESTE DELLA SARDEGNA DIREZIONE GENERALE, SERVIZIO TECNICO SERVIZIO TERRITORIALE DI CAGLIARI

COORDINAMENTO GENERALE: Valentina Arghittu, Sara Maltoni

IMPOSTAZIONE METODOLOGICA: Massimo d’Angelo

RILIEVI, ELABORAZIONI E STESURA: Michele Peddes

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Indice

PREMESSA 4

1. INQUADRAMENTO DELLA FORESTA DI GUTTURU MANNU 5

2. OBIETTIVI DELLA GESTIONE FORESTALE 7

3. PRINCIPALI INDIRIZZI GESTIONALI 7

3.1. Indrizzi di gestione nelle aree di prevalente interesse produttivo 8

3.2. Indrizzi di gestione nelle aree di prevalente interesse protettivo e naturalistico

paesaggistico 9

3.3. Indrizzi di gestione nelle aree di interesse turistico ricreativo didattico 10

3.4. Indirizzi di carattere generale per la prevenzione e la difesa dagli incendi

boschivi 11

GLOSSARIO DEI TERMINI TECNICI UTILIZZATI 12

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PREMESSA

Con l’approvazione del PFAR - Piano Forestale Ambientale Regionale (RAS, 2007), la Regione Autonoma

della Sardegna si è dotata di uno strumento per la Pianificazione del territorio agro-forestale, individuando

nei Piani Forestali Territoriali e Particolareggiati gli strumenti per il perseguimento della gestione forestale

sostenibile.

Dalla fine del 2008, con l’istituzione dell’Ufficio di Coordinamento del Piano Forestale Ambientale

Regionale, sono state avviate le prime attività per la redazione dei Piani Forestali; in questo contesto si

inseriscono i Piani di gestione redatti dall’Ente Foreste della Sardegna in alcuni ambiti territoriali di

particolare interesse economico – produttivo e naturalistico – paesaggistico (Foreste di Fiorentini, Littos,

Gutturu Mannu).

E’ bene sottolineare che i piani di gestione redatti sono il risultato più concreto della politica intrapresa

nell’ultimo quinquennio da Ente Foreste della Sardegna (EFS) di percorrere la strada della “certificazione

della gestione sostenibile delle foreste demaniali regionali” nelle quali le azioni selvicolturali e le attività ad

esse connesse sono prioritariamente indirizzate ad esaltare la multifunzionalità della foresta.

In attuazione della Politica Ambientale dell’EFS, approvata con deliberazione n° 67 del 31.07.2009, al f ine

di migliorare la qualità dell’informazione nei confronti di tutti i reali e potenziali portatori di interesse, si è

proceduto alla redazione di documenti di sintesi dei piani di gestione realizzati, in grado di esplicitare in

maniera schematica gli obiettivi gestionali di lungo periodo e gli orientamenti/indirizzi selvicolturali per il

loro perseguimento.

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1. INQUADRAMENTO DELLA FORESTA DI GUTTURU MANNU

Superficie totale 4766,4475 [ha]

Inquadramento amministrativo

Provincia: Cagliari Comuni: Assemini - Capoterra Distretto Forestale: Pixinamanna Complesso forestale: Gutturu Mannu Unità gestionale di Base: Gutturu Mannu

Anno di Istituzione

1986

Ente proprietario Regione Autonoma della Sardegna

Ente gestore / Titolo

Ente Foreste della Sardegna

Inquadramento fisico ambientale

Il territorio della foresta demaniale di Gutturu Mannu è caratterizzato dalla presenza di

diversi substrati litologici costituiti in prevalenza da arenarie e calcari. Il territorio è

caratterizzato in gran parte da paesaggi collinari, per il 93% è al di sotto dei 700 m

s.l.m. e presenta una forte energia del rilievo e pendenze accentuate.

I sistemi forestali sono rappresentati da boschi di sclerofille, con un minimo contributo

di superfici a gariga, di aree a ricolonizzazione naturale o caratterizzate da

vegetazione rada. Il settore zootecnico è rappresentato dall’allevamento dei caprini e

l’esercizio di tale attività avviene nelle aree boscate. La vegetazione di Gutturu Mannu

è rappresentata in gran parte dai boschi misti di sclerofille sempreverdi mediterranee.

All’interno della categoria si possono individuare le formazioni a macchia foresta, i

boschi di leccio e le formazioni a sughera. Il climax delle sclerofile miste mediterranee

può essere articolato in due suborizzonti. Le stazioni a quote inferiori, soprattutto sui

versanti esposti a sud, sono caratterizzate dal suborizzonte termo-xerofilo, con

fitocenosi del tipo Olea-Ceratonia e Pistacia-Olea-Ceratonia (Oleo-Ceratonion, Oleo-

Lentiscetum di vari autori). Nelle valli interne e più elevate si differenzia invece un

suborizzonte della foresta sclerofillica maggiormente mesofilo, con prevalenza di

Quercus ilex L., e Phyllirea latifolia L. e presenza in subordine di Arbutus unedo L..

I bosci di sughera in formazione pura nella foresta di Gutturu Mannu non sono molto

comuni, si trovano maggiormente formazione miste a Quercus suber L. e a Quercus

ilex L., che tendono naturalmente ad una progressiva affermazione del leccio rispetto

alla sughera. Le superifici a sughera sono anche ad indirizzo produttivo, in grado, se

assestate, di fornire un introito economico costante. Le altre superfici caratterizzate

dalla foresta mista di sclerofille e dalla lecceta hanno preminente funzione protettiva e

naturalistico – paesaggistica.

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Localizzazione della Foresta di Gutturu Mannu

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2. OBIETTIVI DELLA GESTIONE FORESTALE

Gli obiettivi prioritari individuati dal Piano di Gestione prevedono la difesa e conservazione del suolo, la

tutela della biodiversità e dell’ambiente, la valorizzazione delle funzioni produttive del bosco, la

valorizzazione dei servizi erogati dalla foresta per la sicurezza delle comunità locali e per il sostegno alle

economie locali.

Tali obiettivi di carattere generale sono perseguiti mediante una gestione forestale pianificata che prevede

per il prossimo decennio:

> la prosecuzione delle azioni di miglioramento dei soprassuoli forestali di latifoglie privilegiando le

funzioni protettive e naturalistiche del bosco;

> la prosecuzione degli interventi di valorizzazione economico produttiva della foresta mediterranea, ed

in particolare delle sugherete;

> il mantenimento e miglioramento dei tipici sistemi agroforestali dell’area per finalità multiple

(ricostruzione di habitat, produttivo, miglioramento del paesaggio, ecc.);

> la realizzazione di interventi infrastrutturali finalizzati al miglioramento della fruizione delle aree

montane con finalità turistico-ricreative;

> la promozione di attività di informazione e sensibilizzazione sulle problematiche della foresta

mediterranea.

3. PRINCIPALI INDIRIZZI GESTIONALI

Nei paragrafi successivi mediante una serie di schede sintetiche sono evidenziate le principali tipologie

colturali presenti nella foresta demaniale, che per esigenze di sintesi e schematizzazione sono state

raggruppate in base alla funzione prevalente: produttiva, protettiva e naturalistico-paesaggistica, turistico

ricreativa. Per ciascuna tipologia colturale sono poi evidenziati i relativi orientamenti gestionali

E’ tuttavia opportuno sottolineare che la gestione prospettata per le foreste demaniali, individuate dal

Piano Paesaggistico Regionale come componenti dell’articolato sistema regionale di aree protette, tende

ad esaltare i caratteri di multifunzionalità dei soprassuoli presenti.

.

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3.1. Indrizzi di gestione nelle aree di prevalente interesse produttivo

Formazioni forestali Tipologie colturali Orientamenti gestionali

Sugherete miste (la componente principale di questi consorzi misti è costituita dalla sughera; quando è il leccio a dominare la sughera rappresenta la specie accessoria più rilevante)

> Sugherete con sclerofille sempreverdi mediterranee a costituire il sottobosco arbustivo;

> Sugherete con sclerofille mediterranee in consociazione a costituire il piano dominante con presenza rilevante di leccio;

> Sugherete con sclerofille mediterranee in consociazione a costituire il piano dominante con presenza rilevante di fillirea e corbezzolo;

> Formazioni miste di sughera e leccio in consociazione e presenza di sclerofille nel piano dominato;

> Formazioni miste di leccio con sughera in consociazione e e presenza di sclerofille nel piano dominato;

> Formazioni a ceduo misto di sclerofille con matricine di leccio e sughera.

> Mantenimento della funzione produttiva (estrazione del prodotto sughero);

> Miglioramento dello stato fitosanitario dei popolamenti;

> Valorizzazione dell’aspetto qualitativo del prodotto sughero;

> Avviamento a maggiore complessità;

> Rinaturalizzazione: interventi di diversificazione strutturale e compostiva;

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3.2. Indrizzi di gestione nelle aree di prevalente interesse protettivo e naturalistico paesaggistico

Formazioni forestali Tipologie colturali Orientamenti gestionali

Leccete pure > Leccete pure costituite da cedui in fase di avviamento (comprendendo sia cedui invecchiati sia fustaie transitorie);

> Avviamento ad alto fusto;

> Leccete costituite da cedui maturi e / o invecchiati a prevalenza di leccio, in situazioni particolari di rischio idrogeologico;

> Evoluzione naturale guidata (mantenimento del governo a ceduo, conversione al alto fusto nel lungo periodo per via naturale);

> Monitoraggio delle dinamiche evolutive;

Leccete miste con latifoglie sempreverdi

> Leccete generalmente costituite da cedui maturi e / o invecchiati edificati da leccio e altre latifoglie sempreverdi (prevalentemente fillirea);

> Evoluzione naturale guidata (mantenimento del ceduo); > Monitoraggio delle dinamiche evolutive;

> Formazioni a macchia foresta con matricine di leccio e componente a ceduo costituita dalle altre sclerofille;

> Evoluzione naturale guidata (mantenimento del ceduo); > Monitoraggio delle dinamiche evolutive;

Formazioni miste di sclerofille sempreverdi

> Formazioni miste a macchia foresta e/o a macchia a diversi stadi evolutivi;

> Evoluzione naturale guidata > Monitoraggio delle dinamiche evolutive;

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3.3. Indrizzi di gestione nelle aree di interesse turistico ricreativo didattico

Tipologie Indirizzi gestionali

Aree attrezzate per la sosta (fonti, aree pic nic, punti panoramici attrezzati) > Azioni colturali finalizzate al mantenimento delle condizioni di idoneità alla fruizione turistica (Bosco Parco);

> Azioni colturali per la riduzione del rischio di incendio (selvicoltura di prevenzione);

> Manutenzione ordinaria delle opere connesse (staccionate, cartellonistica indicativa e pannellistica descrittiva, aree di sosta);

> Restauro conservativo delle infrastrutture;

> Regolamentazione della fruizione in relazione alla capacità di carico biologica e sociale;

> Attivazione di campagne informative e sostegno ad azioni educative;

Rete sentieristica

Aree attrezzate per attività a carattere didattico (vivai, strutture museali)

Strutture di accoglienza e punti informativi

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3.4. Indirizzi di carattere generale per la prevenzione e la difesa dagli incendi boschivi

Considerazioni generali Indirizzi gestionali*

Gli incendi boschivi costituicono una delle maggiori cause di degrado e desertificazione in ambiente mediterraneo; lo strumento di pianificazione e di programmazione finanziaria delle attività di prevenzione e lotta a livello regionale è costituito dal Piano Regionale Antincendio, che ha valenza regionale.

Con riferimento agli aspetti operativi specifici relativi alla Foresta Demaniale di Gutturu Mannu, l’Ente gestore sulla base delle indicazioni della Giunta regionale, ha predisposto un piano particolarmente articolato a livello di Complesso Forestale (18A) basato su azioni di prevenzione e lotta agli incendi boschivi.

> Esecuzione con cadenza annuale di interventi di “selvicoltura preventiva” (ripuliture localizzate nelle aree più accessibili e frequentate, per la riduzione del potenziale di innesco degli incendi);

> Mantenimento dell’efficienza della rete di infrastrutture dedicate all’anticendio (fasce parafuoco, punti di attingimento, viabilità principale e secondaria).

> * E’ opportuno sottolineare che tutti gli interventi selvicolturali tesi a migliorare le condizioni del bosco in termini di efficienza biologica e stato vegetativo contribuiscono ad aumentare la resilienza dei popolamenti ai fattori perturbativi, tra i quali gli incendi.

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GLOSSARIO DEI TERMINI TECNICI UTILIZZATI

Avviamento a maggiore complessità

(Vedi) Rinaturalizzazione

Capacità di carico biolgica

Viene in riferita ad un dato territorio o porzione di esso (ad esempio uno specifico ecosistema e rappresenta la soglia massima di presenza (ad esempio del flusso turistico-ricreativo) senza che si verifichino fenomeni di degradazione.

Capacità di carico sociale

Soglia massima di flusso (turistico –ricreativo) sostenibile senza che si generino conflitti sociali con le comunità locali (senso di espropriazione).

Ceduo invecchiato Bosco ceduo lasciato crescere oltre l’età abituale del turno (Bernetti, 2005). Il ceduo invecchiato rappresenta uno degli stadi per l’avviamento ad alto fusto.

Complesso forestale Nella Pianificazione forestale assume il significato di azienda forestale, nella sua interezza, comprendendovi oltre al bosco, che rappresenta la frazione più importante, anche le altre categorie di uso del suolo eventualmente presenti (pascolo, seminativo, incolti produttivi, improduttivi). In altri termini il complesso forestale rappresenta l’oggetto della pianificazione particolareggiata (vedi Piano Forestale Particolareggiato). Nel caso di un Piano di Assestamento si utilizza il termine “Complesso assestamentale”.

Conversione Cambiamento di forma di governo di un bosco; quella più conosciuta ed applicata è la conversione dal governo a ceduo a quello a fustaia.

Distretto forestale Unità di riferimento della Pianificazione Forestale a scala territoriale, introdotta in Sardegna con l’approvazione del Piano Forestale Regionale Ambientale. In Sardegna sono stati individuati 25 Distretti Forestali che rappresentano “ una porzione di territorio entro la quale è riconosciuta una omogeneità di elementi fisico-strutturali, vegetazionali, naturalistici e storico culturali” (RAS, 2007b).

Evoluzione naturale guidata

Orientamento gestionale che tende a lasciar evolvere naturalmente le formazioni forestali o preforestali; oltre ad azioni di monitoraggio delle tendenze evolutive dei popolamenti, sono previsti interventi minimali per accelerare quei processi che porteranno alla costituzione di una copertura forestale stabile. Gli interventi si connotano come puntuali e a carattere estremamente selettivo, quali quelli realizzati per regolare la composizione della formazione forestale o ancora per controllare l’eventuale presenza di specie invasive o a comportamento invasivo.

Foreste Demaniali della Regione Autonoma della Sardegna

Foreste ricadenti nel Demanio Regionale (di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna), sulle quali vige il vincolo di inalienabilità. Sono gestite in concessione novantanovennale dall’Ente Foreste della Sardegna (la concessione è riferita all’anno 1999, anno di istituzione dell’Ente Foreste della Sardegna) secondo quanto previsto dalla LR 24/99.

Fustaia transitoria I cedui avviati ad alto fusto prendono il nome di fustaie transitorie; la conversione a fustaia vera e propria avverrà successivamente, nel momento in cui si insedierà la rinnovazione da seme (modificato da Bernetti, 2005).

Governo a ceduo Insieme di sistemi selvicolturali nei quali la rinnovazione naturale è basata sulla rigenerazione di polloni da ceppaia. … L’efficienza economica ed ambientale di un bosco ceduo dipende dai caratteri stazionali, dalla capacità di rigenerazione propria della specie, dalla densità delle ceppaie, dal numero di polloni per ceppaia e dalla qualità e dalla distribuzione delle matricine (Bernetti, 2005).

Governo a fustaia Insieme di sistemi selvicolturali che prevedono la rinnovazione del bosco per via naturale (da seme) o per via artificiale (attraverso il ricorso alla piantagione o alla semina diretta). (Bernetti, 2005)

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Governo misto ceduo fustaia

Sistema selvicolturale che prevede una combinazione stratificata tra un bosco ceduo (che costituisce il piano dominato) e un insieme di matricine delle quali le più vecchie hanno lo sviluppo di piante di alto fusto (piano dominante). (Bernetti, 2005).

Lavori in economia Nel settore forestale per lavori in economia si intendono tutti gli interventi selvicolturali e infrastrutturali condotti direttamente dall’Amministrazione forestale con propri dipendente e non affidati in appalto a soggetti esterni.

Piano di Assestamento (PdA)

Costituisce la tipologia più tradizionale e diffusa di Piano Forestale Particolareggiato, e viene redatto per governare quei boschi in cui vengano ravvisate destinazioni produttive; tradizionalmente il PdA mira a mantenere nei boschi a destinazione produttiva una produzione costante e sostenibile. (modificato da Bernetti, 2005).

Piano di gestione forestale (PGF)

Vedi Piano Forestale Particolareggiato

Piano forestale particolareggiato (PFP)

Rappresenta lo strumento per la pianificazione dell’azienda forestale, mediante il quale è possibile attuare l’uso sostenibile delle risorse forestali (Forum Foreste). Si tratta di un documento, in molti casi con efficacia giuridica, redatto per un’azienda forestale o un consorzio di aziende in cui si definiscono puntualmente le destinazione dei singoli tipi di bosco e si evidenziano i tagli consentiti entro il periodo di validità stabilito (10-15 anni). (modificato da Bernetti, 2005)

Regolamentazione delle attivtà zootecniche

Insieme delle attività tese al mantenimento dell’efficienza ecologica dei sistemi forestali e agroforestali nei quali la componente vegetale viene utilizzata come risorsa foraggiera direttamente con il pascolamento (RAS, 2007b).

Rinaturalizzazione Approccio colturale tendente a favorire l’evoluzione verso formazioni forestali formate da specie naturalmente presenti nell’ambiente. Una definizione più completa fa riferimento alla capacità del sistema di aumentare autonomamente la propria complessità e biodiversità (Nocentini, 2006).

Selvicoltura di prevenzione

Una moderna impostazione della difesa dagli incendi boschivi contempla anche l’attuazione d’interventi di prevenzione. Fra questi, massima rilevanza, assumono quelli selvicolturali che hanno lo scopo di ridurre la biomassa bruciabile: taglio dell’erba, potatura sul secco, diradamenti, rinaturalizzazione di formazioni con eliminazione delle specie alloctone ad alta infiammabilità e raccolta dei residui delle lavorazioni boschive. Questii interventi hanno vari vantaggi fra i quali si possono ricordare i seguenti: ridurre la probabilità d’innesco, permettere una maggior cura del bosco anche per altri fini (diradamenti), consentire una miglior fruibilità delle formazioni e una maggiore sicurezza nel lavoro (raccolta dei residui dipotatura sul secco). A fianco a questi vantaggi si possono segnalare anche i seguenti svantaggi: costi elevati, riduzione della biodiversità (per asportazione della necromassa), alterazione dei cicli biogeochimici dell’ecosistema. (http://www.parcocollieuganei.com/progetti/progetto_boschi/testo)

Sughereta specializzata

Popolamento forestale puro o a prevalenza di sughera oggetto di trattamenti ed interventi selvicolturali a carattere intensivo orientati alla massimizzazione della produzione di sughero gentile. Si tratta quindi di popolamenti generalmente molto semplificati ed inquadrabili come veri e propri agro-ecosistemi.

Tipologia forestale Sistema di classificazione dei popolamenti forestali che si basa su un approccio complesso che tiene in considerazione la fisionomia (composizione), le caratteristiche ecologiche della stazione presa in considerazione (….), nonché gli aspetti selvicolturali (sistema selvicolturale). La definzione comunemente accettata e proposta da Del Favero (2001) è la seguente: “..insieme d'unità floristico-ecologico-selvicolturali sulle quali è possibile basare.. la pianificazione forestale territoriale. Si tratta di uno schema di classificazione con evidente significato applicativo, semplificato rispetto a quelli predisposti con finalità di carattere strettamente scientifico.. e che prevede per ciascuna unità evidenziata (tipologia) la formulazione di indicazioni tecnico-selvicolturali”.