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PIANO DI EMERGENZA COMUNALE Ai sensi della Delibera di Giunta Regionale n. 472 del 24.07.2007 e della Legge n. 100 del 12.07.2012 TAVOLA: TITOLO: SCALA: DATA: A.01 Relazione Generale di Piano Agosto 2017 Il responsabile del Piano di Emergenza Comunale / RUP: Ing. Pasqualino Nicotera Il redattore delle tavole di Piano: Arch. Gabriele Chiodo Il Sindaco: Dott. Leonardo Sirianni Città di Soveria Mannelli Partita IVA: 00297290793 Palazzo Cimino - Via Dr. Cimino - 88049 Soveria Mannelli (CZ) +39 0968.662006 [email protected] [email protected] [email protected] Numero Verde 800274501

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PIANO DI EMERGENZA COMUNALE Ai sensi della Delibera di Giunta Regionale n. 472 del 24.07.2007

e della Legge n. 100 del 12.07.2012

TAVOLA: TITOLO: SCALA: DATA:

A.01 Relazione Generale di Piano Agosto 2017

Il responsabile del Piano di Emergenza Comunale / RUP: Ing. Pasqualino Nicotera

Il redattore delle tavole di Piano: Arch. Gabriele Chiodo

Il Sindaco: Dott. Leonardo Sirianni

Città di Soveria Mannelli Partita IVA: 00297290793 Palazzo Cimino - Via Dr. Cimino - 88049 Soveria Mannelli (CZ) +39 0968.662006 [email protected] [email protected] [email protected] Numero Verde 800274501

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RELAZIONE GENERALE Il Redattore Stampa 21/9/2017 Ing. Pasqualino NICOTERA 2

INDICE

1. PARTE GENERALE

1.1. Premessa pag. 4 1.2. Articolazione del piano pag. 6 1.3. Contenuti del piano pag. 7 1.4. Obbligo dell’aggiornamento pag. 8 1.5. Obbligo dell’informativa pag. 9 1.6. Evoluzione del quadro normativo pag. 10 1.7. L’impianto normativo di riferimento pag. 13 1.8. Principali dati di base relativi al territorio comunale pag. 14 1.9. Inquadramento territoriale pag. 16 1.10.Condizioni geomorfologiche, idrologiche e geologiche pag. 17 1.11. Dati sulla popolazione pag. 18 1.11.1. Andamento demografico della popolazione pag. 18 1.11.2. Variazione percentuale della popolazione pag. 18 1.11.3. Flusso migratorio della popolazione pag. 20

1.11.4. Movimento naturale della popolazione pag. 21 1.12. Dati sulle infrastrutture pag. 22 1.13. Principali immobili pubblici pag. 23 1.14. Caratteri geotettonici e geosismici pag. 23 1.15. Elenco degli scenari di rischio esistenti pag. 25 1.16. Rischio sismico pag. 25 1.16.1. Sismicità del territorio pag. 25 1.16.2. La vulnerabilità sismica del territorio pag. 29 1.17. Rischio frane pag. 30

1.17.1. Il contesto di riferimento pag. 30 1.17.2. Il PAI – Piano di Assetto Idrogeologico pag. 30 1.17.3. Metodologie e criteri per la valutazione del rischio pag. 31

1.17.4. Individuazione delle aree in frana pag. 33 1.17.5. Valutazione dei livelli di rischio e perimetrazione aree pag. 34 1.17.6. Breve descrizione dello scenario atteso pag. 36

1.18. Rischio idraulico pag. 37

1.18.1. Il contesto di riferimento pag. 37 1.18.2. Il modello idrologico-idraulico pag. 39 1.18.3. Valutazione dei livelli di rischio e perimetrazione aree pag. 42 1.18.4. Breve descrizione dello scenario atteso pag. 44

1.19. Rischio incendio d’interfaccia pag. 45

1.19.1. Analisi del rischio incendio d’interfaccia pag. 45 1.19.2. Scenari di rischio pag. 46 1.19.3. Definizione e perimetrazione delle fasce e aree pag. 46

1.19.4. Valutazione della pericolosità pag. 47

1.19.5. Breve descrizione dello scenario atteso pag. 49 1.20. Analisi di ulteriori rischi pag. 49

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2. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

2.1. Il Centro Operativo Comunale – COC pag. 57 2.2. Le Funzioni di supporto pag. 58

2.3. Designazione dei Responsabili delle funzioni di supporto pag.62 2.4. Attività dei Responsabili delle Funzioni di Supporto pag. 62 2.5. Le aree di emergenza pag. 68

2.5.1. Area di ammassamento Soccorritori e Risorse pag. 68 2.5.2. Le aree di attesa della popolazione pag. 73 2.5.3. Le aree di ricovero della popolazione ARP pag. 80 2.5.4. Gli Edifici strategici di protezione civile pag. 85

3. IL MODELLO D’INTERVENTO

3.1. L’organizzazione dell’emergenza: Il metodo Augustus pag. 91 3.2. Il modello d’intervento comunale pag. 94 3.3. Tipologie di eventi attesi pag. 94 3.4. Il Sindaco pag. 95 3.5. La salvaguardia della popolazione pag. 95 3.6. Rapporti con le istituzioni locali per la continuità amministrativa pag. 95 3.7. Informazione alla popolazione pag. 96 3.8. Ripristino della viabilità e dei trasporti pag. 96 3.9. Funzionalità delle telecomunicazioni pag. 96 3.10. Funzionalità dei servizi essenziali pag. 97 3.11. Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali pag. 97 3.12. Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose pag. 97 3.13. Compiti dei responsabili di funzione pag. 97 3.14. Struttura dinamica del piano:aggiornamento dello scenario pag. 97 3.15. Le esercitazioni pag. 99 3.16. L’informazione preventiva alla popolazione pag. 99 3.17. Sistema di comando e controllo pag. 100 3.18. Attivazioni in emergenza pag. 101 3.19. Reperibilità dei Titolari di funzione del COC pag. 101 3.20. Delimitazione delle aree a rischio pag. 101 3.21. Gestione dell’emergenza in caso di evento sismico pag. 101

SCHEDE OPERATIVE PER LE PROCEDURE IN EMERGENZA Appendice 1 - Modello d’intervento rischio sismico pag. 106 Appendice 2 - Modello d’intervento rischio incendi – frane – idraulico pag. 118 Appendice 3 - Modello d’intervento altri rischi pag. 128 Appendice 4 - Modulistica utile pag. 136

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1. PARTE GENERALE

1.1. Premessa

Con delibera n. 108 del 22/12/2016, la Giunta Comunale di Soveria Mannelli ha dato indirizzo

al responsabile pro tempore dell’Area Tecnica di predisporre il Piano di Emergenza Comunale

tenendo conto delle sopraggiunte novità normative introdotte dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100,

che, appunto, innova e modifica la legge 24 febbraio 1992, n. 225.

Il presente Piano di Emergenza Comunale, redatto dall’ing. Pasqualino Nicotera, in qualità di

responsabile dell’Area Tecnica, in collaborazione con l’Arch. Gabriele Chiodo, redattore della

cartografia tematica e delle tavole grafiche costitutive, rappresenta aggiornamento del previgente

Piano di Protezione Civile Comunale approvato con delibere di G.C. n. 39 del 21/03/2008 e n. 113

del 24/10/2008 e, in quanto tale, ne sostituisce ogni elaborato fino a nuova successiva modifica.

Il presente Piano di Emergenza costituisce, per il territorio comunale di Soveria Mannelli, lo

strumento di pianificazione e di gestione delle emergenze di protezione civile.

Il presente piano è stato redatto ai sensi della L. 225/1992, come modificata dalla Legge

100/2012 ed in recepimento delle previsioni normative contenute nella Delibera di Giunta Regionale

della Calabria n. 472 del 24/07/2007, in tema di redazione dei piani di emergenza comunali e della

Delibera di Giunta Regionale della Calabria n. 135 del 15/05/2015, in materia di soccorso delle

persone non autosufficienti in situazioni di emergenza.

1.2. I livelli della pianificazione d’emergenza di contesto

Nello stesso periodo in cui si è provveduto alla stesura del presente piano comunale, si registra

una fase di generale riorganizzazione, da parte della Protezione Civile della Regione Calabria, in

concerto con il Dipartimento Nazionale di P.C., di tutta la materia della pianificazione

dell’emergenza.

L’obiettivo che si vuole raggiungere è l’acquisizione di un quadro complessivo unitario, il più

particolareggiato possibile, in modo tale da avere adeguate conoscenze sia in tema di prevenzione,

ma soprattutto per consentire, all’insorgere delle emergenze, interventi efficaci e coordinati su

tutto il territorio regionale.

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In questa fase di riorganizzazione e di ripensamento di tutti i livelli della pianificazione,

fortemente voluta dalla Direzione del Servizio di Protezione Civile della Regione Calabria, i Comuni,

sempre più limitati nelle risorse economiche e di personale, sono chiamati a contribuire ed a fare la

propria parte, attraverso la fornitura di dati al Sistema regionale e, soprattutto, attraverso

l’aggiornamento continuo dei propri strumenti di pianificazione dell’emergenza, sia generali che di

dettaglio (studi di microzonazione sismica, CLE, piani di emergenza di dettaglio, piani di emergenza

ex D. Lgs n. 334/1999, ecc.).

La Regione Calabria si trova, all’oggi, alla vigilia della pubblicazione delle nuove linee guida, che

saranno di riferimento per l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione. Una volta emanata la

direttiva, ciascun Ente dovrà provvedere ad effettuare la verifica di coerenza e l’aggiornamento degli

strumenti di pianificazione delle emergenze alle nuove linee guida.

Questa continua revisione della normativa di settore e delle procedure operative è, in verità,

una fase obbligata nel complessivo processo di costruzione di un modello di intervento unitario e

coordinato che si appoggia alle nuove tecnologie informatiche, che ha come obiettivi primari

l’abbattimento dei tempi di intervento, l’incremento dell’efficacia dei soccorsi e, di conseguenza, un

effetto positivo importante sulla protezione delle vite umane.

In aggiunta agli obblighi concernenti la gestione ed il coordinamento del servizio di protezione

civile a livello comunale, il Comune di Soveria Mannelli è altresì impegnato direttamente in altri due

contesti sovracomunali di protezione civile.

Il primo contesto coincide con il distretto a livello di C.O.M. n. 10 della Calabria, nel quale il

Comune di Soveria Mannelli ricopre il ruolo di Ente capofila e sede operativa, di riferimento anche

per i territori comunali di Decollatura, Carlopoli, San Pietro Apostolo e Cicala.

Il secondo contesto, nato nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020 di Strategia

Nazionale per le Aree Interne, è rappresentato da un’aggregazione volontaria di 14 comuni dell’area

centrale della Calabria con popolazione inferiore a 5000 abitanti, di cui sette della provincia di

Catanzaro e sette della provincia di Cosenza, denominata appunto “Area interna Reventino-Savuto”.

In questo ultimo contesto, i comuni aderenti all’aggregazione hanno deciso di associare la funzione

“Attività di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi”, inserita tra le

funzioni fondamentali indicate dall’art. 14 del D. L. n. 78/2010, convertito dalla Legge n. 122/2010,

individuando il Comune di Soveria Mannelli quale comune capofila.

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Ai fini del presente piano di emergenza comunale, si attesta di aver recepito, nelle cartografie di

piano, le funzioni assegnate al Comune di Soveria Mannelli nei contesti sovracomunali del C.O.M. e

dell’Area interna, fermo restando che i rispettivi modelli organizzativi saranno trattati in dettaglio

in separati e successivi piani operativi specifici.

1.2. Articolazione del piano

Con la finalità di renderne massima l’intelligibilità dei contenuti e risalire con rapidità e

precisione alle informazioni necessarie, il presente piano è stato formato in coerenza con le

disposizioni diramate dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio

dei Ministri ed in particolar modo con le indicazioni che rendono uniforme ed univoca la stesura e

la lettura degli elaborati dei piani comunali di emergenza su tutto il territorio nazionale.

A tal fine, il documento è composto dalle seguenti tre parti:

1) Parte generale;

2) Lineamenti della pianificazione;

3) Modello d’intervento.

Nella parte generale sono contenute le informazioni utili alla conoscenza del territorio,

requisito essenziale per una corretta pianificazione di emergenza.

L’analisi del territorio viene effettuata tenendo conto:

- degli aspetti geomorfologici (presenza o meno di pianura, colline, montagne, ecc.)

- degli aspetti geologici (descrizione delle rocce presenti sul territorio) e dell’uso del suolo;

- degli aspetti idrografici (presenza o meno di fiumi e torrenti con studio del loro alveo);

- degli aspetti insediativi presenti nell’area a rischio (numero di residenti e non, presenza di

persone non autosufficienti, scuole, ospedali, eventuali flussi turistici, principali vie di

comunicazione, ecc.).

All’analisi del territorio segue l’analisi dei rischi presenti, effettuata con l’utilizzo di carte (per

esempio quelle sul rischio sismico o sulle zone esondabili).

Oltre ai rischi naturali (sismico, idrogeologico, ecc.) sono trattati anche i rischi cosiddetti

antropici, ossia causati dall’interazione fra uomo e territorio.

Grazie all’analisi dei rischi presenti sul territorio è possibile prevedere in parte quello che

potrebbe accadere sul territorio.

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Nella seconda parte del piano, dedicata ai lineamenti della pianificazione, sono descritte tutte

le attività che, in qualche misura, possono mitigare i danni nel momento in cui si verifica l’evento.

In questa parte viene trattato il Centro Operativo Comunale - C.O.C. e le sue funzioni di supporto,

in coerenza con le linee indicate dal metodo Augustus, di riferimento a livello nazionale. Vengono

altresì indicate le aree di emergenza, nelle distinte articolazioni di aree di ammassamento

soccorritori e risorse (AS), aree di attesa della popolazione (AP), aree di ricovero della popolazione

(RP), gli edifici strategici (ES), la viabilità intesa come vie di fuga, ecc.

Nella terza parte del piano viene trattato il cosiddetto modello di intervento, attraverso la

descrizione ed il dettaglio delle procedure che, attraverso il C.O.C., regolano l’intervento delle forze

di soccorso e di protezione civile, quali Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, personale comunale,

organizzazioni dei Volontari di protezione civile, personale medico del 118, imprese edili, fornitori,

ecc.

1.3. Contenuti del piano

Il Piano di Emergenza Comunale è il progetto di tutte le attività coordinate e di tutte le

procedure che dovranno essere adottate per fronteggiare un evento calamitoso atteso in un

determinato territorio, in modo da garantire l'effettivo ed immediato impiego delle risorse

necessarie al superamento dell'emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita.

Il Piano di Emergenza è il supporto operativo al quale il Sindaco si riferisce per gestire

l'emergenza col massimo livello di efficacia.

Il successo di un piano è funzione della conoscenza quanto più approfondita delle

vulnerabilità territoriali ed antropiche, nonché dalla capacità di organizzare una catena operativa

finalizzata al superamento dell'evento.

Definiti questi due aspetti, il Sindaco, in qualità di Autorità Locale di Protezione Civile,

disporrà di un valido riferimento per un percorso organizzato in grado di sopperire alla confusione

conseguente ad ogni evento calamitoso.

Nella sostanza, il piano deve rispondere alle seguenti quattro domande:

1) Quali eventi calamitosi possono ragionevolmente interessare il territorio comunale?

2) Quali persone, strutture e servizi ne saranno coinvolti o danneggiati?

3) Quale organizzazione operativa è necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell'evento

con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana?

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4) A chi vengono assegnate le diverse responsabilità nei vari livelli di comando e controllo

per la gestione delle emergenze?

Per poter soddisfare queste necessità occorre innanzitutto definire gli scenari di rischio sulla

base della vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree, popolazione coinvolta,

strutture danneggiabili, etc.) al fine di poter disporre di un quadro globale ed attendibile relativo

all'evento atteso e quindi poter dimensionare preventivamente la risposta operativa necessaria al

superamento della calamità con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana (quanti

vigili del fuoco, quanti volontari, quali strutture di comando e controllo, quali strade o itinerari di

fuga, quali strutture di ricovero, aree sanitarie, etc. ).

Il piano è dunque uno strumento di lavoro tarato su una situazione verosimile sulla base delle

conoscenze scientifiche dello stato di rischio del territorio, aggiornabile e integrabile non solo in

riferimento all'elenco di uomini e mezzi, ma soprattutto quando si acquisiscano nuove conoscenze

sulle condizioni di rischio che comportino diverse valutazioni degli scenari, o ancora quando si

disponga di nuovi o ulteriori sistemi di monitoraggio e allerta alla popolazione.

A livello superiore, il piano individuerà, a scala intercomunale o provinciale, da un lato le

situazioni che possono configurare un'emergenza più estesa del singolo comune, dall'altro le

situazioni, anche localizzate, di maggior rischio, segnalando, quando occorre, la necessità di un

approfondimento relativo ad alcuni aspetti riferiti alla scala comunale.

A livello comunale, si rende necessario arrivare ad un maggiore dettaglio che consenta agli

operatori delle varie componenti della Protezione Civile di avere un quadro di riferimento

corrispondente alla dimensione dell'evento atteso, della popolazione coinvolta, della viabilità

alternativa, delle possibili vie di fuga, delle aree di attesa, di ricovero, di ammassamento e così via.

1.4. Obbligo dell’aggiornamento

Ai sensi dell’art. 15 della Legge 12 luglio 2012, n. 100, recante disposizioni urgenti in materia

di riordino della protezione civile, a modifica della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del

Servizio Nazionale di Protezione Civile), con il presente strumento il Comune di Soveria Mannelli

adempie all’obbligo normativo della verifica e dell’aggiornamento dello strumento pianificatorio di

competenza, mediante approvazione in Consiglio Comunale del presente Piano di Emergenza

Comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative emanate dalla

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Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile e dalla Regione Calabria

– Dipartimento Presidenza – Settore Protezione Civile.

In particolare, il presente piano recepisce le indicazioni impartite in fase di validazione dal

Dipartimento Presidenza della Regione Calabria – Settore Protezione Civile e pertanto aggiorna la

versione approvata in Consiglio Comunale nell’anno 2008.

1.5. Obbligo dell’informativa

L’Amministrazione Comunale di Soveria Mannelli, con la delibera giuntale n. 108 del

22/12/2016, ha disposto la redazione del presente piano di protezione civile comunale, quale azione

di propria competenza, ponendo le basi per la costituzione di una rinnovata pianificazione

dell’emergenza, rivolta alla tutela della popolazione esposta ai rischi naturali ed a quelli connessi

alle attività umane. Particolare attenzione è stata posta all’informativa dei contenuti del piano ed

alla diffusione dei corretti comportamenti da assumere sia in fase di prevenzione che in condizioni

di emergenza.

A tal fine, è garantita la massima pubblicità del piano con tutti i mezzi a disposizione

dell’Amministrazione.

Tutti gli elaborati costitutivi il piano, a seguito dell’approvazione, sono integralmente

scaricabili in formato pdf (portable document format) sul sito istituzionale del Comune di Soveria

Mannelli all’indirizzo http://www.soveria.it/?page_id=5571 - sezione Piano di Emergenza

Comunale.

La sezione dedicata del sito ufficiale conterrà, oltre agli avvisi diramati da Prefettura e/o

Protezione Civile Regionale, tutte le informazioni utili da sapere in caso di emergenza.

L’Amministrazione, con proprio atto, provvederà alla calendarizzazione periodica delle

esercitazioni di protezione civile, sia quelle cosiddette per posti di comando, sia quelle generali

rivolte alla popolazione.

Quale ulteriore obbligo d’informativa generale, a seguito dell’approvazione in Consiglio

Comunale e della definitiva validazione, copia del presente piano di emergenza comunale viene

trasmessa ai seguenti soggetti:

1. Sindaco

2. Vice Sindaco

3. Assessore delegato alla protezione civile

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4. Segretario Comunale

5. Presidente del Consiglio Comunale

6. Soggetti componenti il C.O.C.

7. Protezione Civile della Regione Calabria

8. Prefettura di Catanzaro

9. Comando dei Vigili del Fuoco di Catanzaro

10. Questura di Catanzaro

11. Comando locale dei Carabinieri e dei Carabinieri forestali competente per territorio

12. Comando locale della Guardia di Finanza competente per territorio

13. Ferrovie della Calabria

14. A.S.P. di Catanzaro (Direzione Sanitaria)

15. A.S.P. di Catanzaro (Servizio 118)

16. A.R.P.A.CAL

17. Consorzio di Bonifica Tirreno catanzarese

18. A.N.A.S. Compartimento di Catanzaro

19. SoRiCal sede di Lamezia Terme

20. Comune di Decollatura

21. Comune di Pedivigliano

22. Comune di Colosimi

23. Comune di Bianchi

24. Comune di Carlopoli

25. Comune di Gimigliano

26. Comune di S. Pietro Apostolo

27. Comune di Serrastretta

1.6. Evoluzione del quadro normativo

Il suddetto piano è uniformato all’impianto normativo in materia di Protezione Civile,

introdotto con l’entrata in vigore della Legge 12 luglio 2012, n. 100, recante disposizioni urgenti in

materia di riordino della protezione civile, che ha novellato la legge 24 febbraio 1992, n. 225, (legge

quadro della protezione civile a livello nazionale).

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Il presente aggiornamento contiene inoltre le indicazioni contenute nella Delibera di Giunta

Regionale n. 135 del 15 maggio 2015, in materia di soccorso delle persone non autosufficienti in

situazioni di emergenza.

Dal punto di vista meramente operativo, una prima novità introdotta dalla Legge 100/2012

riguarda la modifica dell’art. 2 della Legge 225/1992, nella parte relative alle tipologie degli eventi

emergenziali. Con la nuova stesura, vengono precisate le tempistiche per l’impiego dei mezzi e dei

poteri straordinari per fronteggiare l’emergenza di livello elevato, ossia delle calamità naturali o

connesse con l’attività dell’uomo.

Viene altresì largamente riscritto l’art. 3 della Legge 225/1992, nella parte dedicata alle

attività di protezione civile: accanto alle attività di “previsione e prevenzione dei rischi”, di “soccorso

alle popolazioni” e “superamento dell’emergenza”, vengono inserite ulteriori attività necessarie ed

indifferibili, quali quelle dirette “al contrasto dell’emergenza” e alla “mitigazione del rischio”.

Ed ancora, l’idea di previsione contenuta nella Legge 225/1992 viene superata con

l’introduzione del concetto di “identificazione degli scenari di rischio probabili”. Inoltre si specifica

che sono attività di previsione quelle dirette “dove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla

sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei livelli di rischio attesi”.

Con la novellata normativa viene altresì aggiornato il concetto di prevenzione. Nella generale

definizione di prevenzione prevista dalla Legge 225/1992 si esplicitano le singole attività volte a

evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi. Queste

attività, definite “non strutturali”, sono: l’allertamento, la pianificazione dell’emergenza, la

formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile, l’informazione alla popolazione,

l’applicazione della normativa tecnica e le esercitazioni.

Non subisce modifiche la definizione di superamento dell’emergenza che consiste

nell’attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative - necessarie e non

rinviabili - volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. Le modalità con

cui si realizza tale attuazione sono disciplinate dall’art. 5 che è stato modificato e integrato per

definire con chiarezza come avviene il subentro delle amministrazioni competenti in via ordinaria.

Un’interessante novità riguarda la pianificazione urbanistica, in particolare i piani e i

programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio, che devono essere coordinati con i piani

di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e ai

piani regionali di protezione civile. La modifica di questo comma ribalta la precedente impostazione

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che prevedeva che fossero le attività di protezione civile a doversi armonizzare con i programmi

territoriali.

La legge 100/2012 modifica e integra in modo significativo l’art. 5 della Legge 225/1992, sul

quale era intervenuta prima la Legge 10/2011, poi la sentenza n. 22 del 13-16 febbraio 2012 della

Corte costituzionale che aveva dichiarato illegittimi i commi 5-quater e 5-quinquies.

Lo stato di emergenza può essere dichiarato anche “nell’imminenza” e non solo “al

verificarsi” di calamità naturali oppure connesse all'attività dell'uomo che per intensità ed

estensione devono essere fronteggiate con immediatezza di intervento con mezzi e poteri

straordinari. Lo stato di emergenza viene deliberato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del

Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, di un Ministro con portafoglio o del

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio. La

richiesta può giungere anche dal Presidente della Regione interessata, di cui comunque va acquisita

l’intesa.

Viene definita la durata e l’estensione territoriale dello stato di emergenza. La durata non

può, di regola, superare i 90 giorni e può essere prorogata, di regola, per un massimo di 60 giorni,

con ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri.

In relazione all’emergenza, viene individuata anche “l’amministrazione pubblica competente

in via ordinaria” che coordina gli interventi conseguenti l’evento allo scadere dello stato di

emergenza.

Agli interventi si provvede anche con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, ma nei

limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto

dell’ordinamento giuridico.

Le ordinanze sono emanate dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, se non è

diversamente stabilito con la deliberazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei

Ministri. L’attuazione delle ordinanze è curata, in ogni caso, dal Capo del Dipartimento. Prima, le

ordinanze venivano emanate dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un Ministro da lui

delegato. L’emanazione richiede l’acquisizione preventiva delle regioni territorialmente interessate.

La principale modifica all’art. 14 è al comma 2 (si riferisce alle competenze del Prefetto) e

prevede che al verificarsi di un evento di tipo b) o c) il Prefetto assuma la direzione unitaria dei

servizi di emergenza a livello provinciale coordinandosi con il Presidente della Regione, oltre che

raccordando le proprie iniziative con gli interventi dei Sindaci dei Comuni interessati. Rimane,

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invece, sostanzialmente inalterata la formulazione del comma 3: il Prefetto, a seguito della

dichiarazione dello stato di emergenza, opera quale delegato del Presidente del Consiglio dei

Ministri, o per sua delega, di un Ministro con portafoglio o del Sottosegretario di Stato alla

Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio, con i poteri di cui al comma 2 dell’art.

5 della legge 225/1992.

Tale disposizione, tuttavia, trova effettiva attuazione soltanto nel caso in cui sia

espressamente richiamata dalla deliberazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei

Ministri. Se ciò non avviene, l’esercizio del potere di ordinanza resta attribuito al Capo del

Dipartimento della Protezione Civile, così come previsto dal comma 2 dell’art. 5 della stessa legge.

Le modifiche all’art. 15 riguardano da vicino le competenze comunali e definiscono le

attribuzioni del sindaco e le novità riguardanti il piano di emergenza comunale. La Legge 100/2012

ribadisce il ruolo del Sindaco autorità comunale di protezione civile e precisa, al comma 3, che il

Sindaco assume la direzione dei servizi di emergenza che insistono sul territorio del Comune e il

coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite.

Per quanto concerne infine il piano comunale, la norma introduce l’obbligo, per ciascun

comune di approvare, con deliberazione consiliare, il piano di emergenza comunale - redatto

secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione

Civile e delle Giunte regionali - e provvede alla verifica e all'aggiornamento periodico di questo

strumento. Copia del piano deve essere trasmessa alla Regione, alla Prefettura-Ufficio territoriale

del governo e alla Provincia territorialmente competenti. Dall’attuazione di queste nuove

disposizioni non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

1.7. L’impianto normativo di riferimento

Norme di livello nazionale:

- Legge 24 febbraio 1992, n. 225 “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile”,

come modificata dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100;

- Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante “Conferimento di funzioni e compiti

amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli enti locali in attuazione del Capo I della Legge

15 marzo 1997, n. 59 (artt. 107, 108, 109);

- Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, concernente “Indirizzi

operativi per la gestione delle emergenze”;

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- Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, concernente “Indirizzi

operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e

regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile.”;

- Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2007, n. 3606 “Disposizioni

urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori

delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia in relazione ad eventi calamitosi

dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione”.

Norme di livello regionale:

- Legge Regionale della Calabria 10 febbraio 1997, n. 4;

- Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria 25 marzo 2010, n. 261 – Disciplinare per

le verifiche tecniche in materia di protezione civile;

- Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria 24 luglio 2007, n. 472 - Approvazione

linee guida per la pianificazione di protezione civile;

- Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria 29 marzo 2007, n. 172 – Approvazione

Direttiva regionale per l’allertamento per il rischio idrogeologico ai sensi della Dir. del

Presidente del Consiglio dei Ministri 27/2/2004 e s.m.i.;

- Regolamento regionale 29 aprile 2003, n. 5 - Regolamento di attuazione dell’albo regionale

del volontariato di Protezione

- Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria 15 maggio 2015, n. 135 – Approvazione

schema di modello d’intervento per il soccorso delle persone non autosufficienti in situazioni

di emergenza e relative linee guida regionali nell’ambito della pianificazione nazionale

/regionale per il rischio sismico nella regione Calabria. Pianificazione di protezione civile.

1.8. Principali dati di base relativi al territorio comunale Si riportano i principali dati di base relativi al territorio comunale di Soveria Mannelli nella

seguente forma sintetica:

PRINCIPALI DATI TERRITORIALI

Comune Soveria Mannelli

Provincia Catanzaro

Regione Calabria

Autorità di Bacino ABR Calabria

Superficie 25 kmq

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Altitudine 691 m s.l.m.

Altitudine massima 988 m s.l.m.

Direzione prevalente del vento WNW

Coordinate geografiche (centro capoluogo) Lat.39°05’00” Long.16°22’14”

N. fogli IGM scala 1:50.000 1 – fg. 569 Soveria Mannelli

N. tavolette IGM scala 1:25.000 2 – carta topografica d’Italia F. 569 sez. III Soveria Mannelli e f. 569 sez. IV Parenti

Comuni confinanti Decollatura, Pedivigliano, Colosimi, Bianchi, Carlopoli, Gimigliano, S. Pietro Apostolo, Serrastretta

Frazioni S. Tommaso, Colla, Pirillo, Celifetto, Santa Margherita

Indirizzo sede Municipale Via Dott. Cimino

n. telefono Comune 0968/662006

Sito internet www.soveria.it

Indirizzo internet reperimento tavole piano di emergenza http://www.soveria.it/?page_id=5571

n. telefono/fax COM 0968/662842

PROSSIMITA’ CON I CENTRI STRATEGICI

C.O.M. n. 10 – Soveria Mannelli

Soveria Mannelli – Sede C.O.M. Km 0,00

Carlopoli Km 12,30

Cicala Km 17,20

Decollatura Km 6,50

San Pietro Apostolo Km 17,40

Sede Protezione Civile Regionale Catanzaro – elisuperficie

Km 44,90

Prefettura di Catanzaro - p.zza Prefettura – Catanzaro Km 42,20

Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme Km 34,90

Autostrada A2 – svincolo di Lamezia Terme e stazione primaria della linea ferroviaria tratto Na-Rc

Km 56,80

Stazione ferroviaria Ferrovie della Calabria Km 0,80

A.S.P. Catanzaro Ospedale Civile di Soveria Mannelli – elisuperficie - (Pronto Soccorso)

Km 1,00

A.S.P. Catanzaro Ospedale Civile di Lamezia Terme – Giovanni Paolo II - elisuperficie - (Pronto Soccorso)

Km 23,90

Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio (Pronto Soccorso) Km 41,90

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1.9. Inquadramento territoriale

Soveria Mannelli è un comune di 3.076 abitanti della provincia di Catanzaro, nella grande

area interna centrale della Calabria. Il territorio di Soveria Mannelli è situato in una conca, solcata

dal fiume Amato, formata dalla depressione dei contrafforti meridionali della Sila e del massiccio

del Monte Reventino. L'abitato è in declivio, con la parte più antica conosciuta come San

Tommaso o Mannelli in alto e la parte relativamente moderna, Soveria, ormai senza soluzione di

continuità con la precedente, più in basso, in posizione pianeggiante lungo l'antica Strada Statale

19 della Calabrie. Più distanti dal centro urbano le località di Colla, Pirillo e Santa Margherita. Per

l'altitudine, Soveria è considerato territorio montano: l'altitudine prevalente è di circa 800 m

s.l.m. (minima 720 m, massima 988 m). Il sistema orografico, delineato dai fiumi Amato e Corace,

si dirama da Nord-Ovest a Sud-Est dal passo di Borboruso (836 m s.l.m.) al

monte Tiriolo (949 m s.l.m.). Nel territorio di Soveria Mannelli si identificano i

monti Rosello (918 m), San Tommaso (940 m) ed Eremita (909 m). I boschi si estendono per più

del 30% del territorio.

I versanti1 sono incisi da impluvi e fossi collettori il cui andamento, perpendicolare alle

aste principali, è tendenzialmente parallelo. Questa morfologia determina nell’insieme un

reticolo idrografico di tipo sub-dendritico. L’andamento topografico riflette le interazioni di

processi climatici, processi tettonici e struttura geologica, esso si presenta con rilievi dal profilo

addolcito.

La configurazione fisico-ambientale si distingue nettamente in due parti: una zona sub

pianeggiante e una zona montuosa.

La zona sub pianeggiante si estende per circa 8 kmq, è caratterizzata dalla presenza di

terreni alluvionali coperti da vegetazione rada perlopiù arborea, ha quote oscillanti tra i 690 e

730 metri s.l.m., ed è percorsa dal fiume Amato che scorre con andamento Nord ovest – Sud est.

Sulla zona montuosa prevale la vegetazione arbustiva, costituita principalmente da

boschi di latifoglie e conifere montane. Ove tale vegetazione è rada o assente si possono

attivare lungo i versanti fenomeni di soliflusso e scorrimento superficiale. Il pericolo di

smottamento e frane è sensibile in alcune aree, che per le caratteristiche dell'insediamento

1 Fonte Relazione Piano di Protezione Civile anno 2008

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umano interessa raramente le abitazioni di Soveria. Tuttavia il nucleo urbano della frazione

Colla è adibito su un corpo di frana, infatti secondo le normative redatte nel PAI tale zona ricade

nella classe di rischio R3.

1.10. Condizioni geomorfologiche, idrologiche e geologiche2

Dal punto di vista geologico, il territorio di Soveria Mannelli fa parte dell’altopiano della

Sila, incluso nell’edificio a falde calabro-peloritano. Da quanto emerge dalla Carta Ufficiale della

Calabria, (foglio 236 quadrante II N.E. “Soveria Mannelli” e quadrante II S.E. “Decollatura”),

in quest’area affiorano diffusamente metamorfiti del tipo scisti e gneiss, in subordine terreni

sedimentari miocenici. Le zone depresse sono coperte da terreni alluvionali di età quaternaria

derivati dal disfacimento dei rilievi circostanti. Nelle relative note illustrative, l’autore (Burton,

1973) descrive le caratteristiche salienti dei litotipi affioranti. Ad esempio il litotipo

cartografato con la sigla (sb) viene descritto nel modo seguente: “scisti e gneiss biancastri,

costituiti prevalentemente da quarzo e feldspato (plagioclasio acido). Tali rocce, localmente

fratturate hanno resistenza all’erosione medio - alta e bassa permeabilità che aumenta nelle zone

di fatturazione”.

In generale la sequenza stratigrafica dal basso verso l’alto è:

Paleozoico - scisti e gneiss biancastri quarzo – muscovitici;

Paleozoico - scisti filladi grigio scuri ricchi di vene quarzose;

Cenozoico (Miocene inferiore) - arenarie e sabbie bruno chiare;

Neozoico (Pleistocene) - conglomerati e sabbie bruno rossastri;

Neozoico (Olocene) - prodotti di dilavamento e materiale alluvionale;

Neozoico (Olocene) - alluvioni fissate dalla vegetazione.

L’idrografia fa riferimento al corso d’acqua principale rappresentato dal fiume Amato,

perenne, con magre estive e piene autunnali-primaverili. I corsi d’acqua secondari, spesso a

carattere temporaneo, sono relativamente numerosi e hanno un andamento trasversale rispetto

ai corsi d’acqua principali. Lo spartiacque individuato nella zona situata ad Est del territorio

2 Fonte Relazione Piano di Protezione Civile anno 2008

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comunale definisce 2 bacini idrografici: il bacino idrografico tirrenico del Fiume Amato e il bacino

idrografico ionico del Fiume Corace.

1.11. Dati sulla popolazione

1.11.1. Andamento demografico della popolazione

Si riporta di seguito l’andamento demografico della popolazione residente nel comune di Soveria

Mannelli dal 2001 al 2016. (Fonte: pubblicazioni ISTAT - www.istat.it).

La tabella che segue riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre

di ogni anno. La tendenza al decremento è pressoché costante negli anni.

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La popolazione residente a Soveria Mannelli al censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre

2011, è risultata composta da 3.107 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano

registrati 3.185.

Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione

anagrafica pari a 48 unità (-1,51%).

Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione

del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si

ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione.

I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe.

1.11.2. Variazione percentuale della popolazione

Nel grafico che segue sono riportate le variazioni annuali della popolazione di Soveria

Mannelli espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di

Catanzaro e della regione Calabria.

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1.11.3. Flusso migratorio della popolazione

Il grafico seguente visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di

Soveria Mannelli negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e

cancellati dall'Anagrafe del comune.

Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni,

quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2016.

Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo

censimento della popolazione.

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1.11.4. Movimento naturale della popolazione

Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le

nascite ed i decessi (saldo naturale). Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle

nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area

compresa fra le due linee.

La tabella successiva riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2016. Vengono

riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della

popolazione.

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1.12. Dati sulle infrastrutture

Il territorio comunale di Soveria Mannelli è collegato alle principali infrastrutture viarie (A2 -

Autostrada del Mediterraneo, SS.280 Lamezia Terme – Catanzaro e SS.106 Jonica) attraverso la S.S.

19 e la S.P. 159/1. Mediante questo sistema di viabilità sono garantiti i collegamenti:

- con Catanzaro, sede di Prefettura, Dipartimento Protezione Civile Regionale, presidi

ospedalieri ASP Pugliese Ciaccio;

- con il presidio ospedaliero San Giovanni Paolo II di Lamezia Terme - ASP Catanzaro,

Aeroporto Internazionale, Stazione Ferroviaria RFI.

Esiste poi una rete di strade provinciali che intersecano il territorio comunale e realizzano i

collegamenti tra il capoluogo con gli altri comuni contermini e con le frazioni o località interne.

Il sistema dei trasporto su rotaia, marcatamente ridotto, è sostituito dal servizio mediante

autobus che garantisce il collegamento con i comuni limitrofi e con i centri maggiori di Lamezia

Terme e Catanzaro.

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1.13. Principali immobili pubblici

Immobili pubblici

identificativo

ubicazione Destinazione d’uso Tipologia

strutturale Utilizzo effettivo o

potenziale

Superficie

Palazzo Municipale Via Dott. Cimino

Sede comunale

Muratura, 2 piani

Sede C.O.C.

600 mq

Piscina Comunale Loc. Scaglioni Piscina comunale c.a., 1 piano

Attuale sede C.O.M.

Ex Ostello della Gioventu’ Bivio Bonacci Centro di Protezione Civile c.a., 4 piani f.t.

Nuova sede C.O.M. – sede C.O.I.

Scuola Primaria e palestra comunale

Via S. Francesco

Scuola Muratura, 2 piani

Area di accoglienza

1500 mq

Scuola Primaria S. Tommaso Scuola c.a., 1 piano Area di accoglienza 800 mq Scuola Primaria Colla Scuola c.a., 1 piano Area di accoglienza 600 mq Scuola Secondaria di I grado

Via provinciale

Scuola

c.a., 2 piani

Area di accoglienza

1000 mq

Officina delle Idee

Piazza Bonini Uffici – sala convegni

c.a., 1 piano, h = 6 m

Sale operative

800 mq

Ufficio PP.TT. Corso Garibaldi

Uffici postali Prefabbricato in cemento

--

600 mq

Mercato coperto Via Leo

Longanesi Deposito

Automezzi

c.a., 2 piani

Deposito automezzi

1600 mq

Caserma Compagnia

Carabinieri Viale Rubbettino

Stazione di Comando

c.a.

--

1000 mq

Ospedale Civile Viale Rubbettino

Ospedale

c.a.

Struttura sanitaria

4000 mq

Scuola Dell’infanzia

Via P. Ciampi

Scuola

c.a. Deposito generi prima necessità

1000 mq

Sede Comunità

Montana

Loc. Scaglioni

Uffici

c.a.

--

1500 mq

Ex Casa mandamentale

Area P.I.P.

--

c.a.

Deposito

1200 mq

Casa Emmaus Via Provinciale

Casa di riposo

c.a. Area accoglienza 16 posti letto

300 mq

Istituto

professionale per l’agricoltura Loc. Scaglioni

Scuola

Area di accoglienza

1000 mq

Palestra Istituto professionale per l’agricoltura

Loc. Scaglioni

Palestra scuola

c.a.

Area di accoglienza

600 mq

Campi da tennis, tensostruttura

Viale Rubbettino

Campi da tennis

Struttura reticolare in acciaio e pvc

Area di attesa

800 mq

1.14. Caratteri geotettonici e geosismici

Risalendo nel tempo alla sismicità del territorio calabrese si può valutare come esso sia stato

interessato da una lunga serie di terremoti tutti di notevole entità, tra quelli più violenti e dei quali

si è cominciato ad avere cronaca e notizie storiche, possiamo citare i sismi del 1638, del 1659, del

1783, del 1894, del 1905 fino a quello di più recente e catastrofica memoria del 1908.

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Quello più tristemente noto resterà il sisma del 1783, caratterizzato oltre che dall’elevato

numero di morti e dalla distruzione di manufatti in genere, dallo sconvolgimento geomorfologico

subito dalla regione nelle aree sconvolte dal sisma, che innescò numerosi e considerevoli movimenti

franosi che portarono a valle interi insediamenti urbani, con la creazione di sbarramenti su diversi

corsi d'acqua che facilitarono la formazione di piccoli laghi. La più forte e prolungata delle scosse

ebbe la durata di tre minuti.

In tempi più recenti, a partire dal 1955, l’Osservatorio Geofisico di Reggio Calabria ha

registrato nell'anno in questione 47 sismi di tipo " domestico " (per domestico si intende un sisma

la cui distanza epicentrale è inferiore ai 100 Km); durante il 1967 ha registrato 41 scosse domestiche.

Questi dati, riferiti a due anni campione e con attinenza ai giorni nostri, testimoniano come

tuttora il territorio calabrese sia continuamente interessato da fenomeni di natura sismica.

Anche nell’ambito di una zona a sismicità elevata possono definirsi delle aree nelle quali

l’originale intensità di una scossa sismica, ferme restando la sua distanza ipocentrale e la direzione

di propagazione della stessa, può essere amplificata o attenuata dalla natura viscoelastica,

stratigrafica e morfologica (morfologia sia superficiale che profonda) dei terreni che attraversa.

E’ tuttavia possibile, una volta noto il quadro geologico di una certa area, individuarne il

possibile rischio in chiave sismica.

Dal punto di vista geosismico, le condizioni geologiche locali rappresentano alcuni dei

numerosi parametri che intervengono nel determinare le caratteristiche e l'intensità del movimento

causato da un sisma in corrispondenza di un dato punto della superficie terrestre.

Per quanto riguarda la geologia, all’interno del territorio in esame numerose osservazioni

hanno evidenziato che l'intensità sismica varia in funzione della:

a) litologia, profondità e giacitura del substrato;

b) morfologia superficiale e del substrato;

c) litologia dei depositi superficiali, loro spessore, estensione e giacitura;

d) profondità della falda freatica.

La concomitanza dei fattori più sfavorevoli può far incrementare l’intensità fino a 4 volte

rispetto ad un corpo roccioso di riferimento (es. roccia cristallina compatta).

Particolare importanza assume la profondità della falda. E’ noto, infatti, che le scosse

sismiche influiscono sulle caratteristiche tecniche dei terreni incoerenti, specialmente se interessati

da falda acquifera. A tal proposito è quindi importante determinare il coefficiente sismico del

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sottosuolo con un buon grado di approssimazione, al fine di scongiurare errori di valutazione

dell’intensità sismica che possono ripercuotersi, in modo determinante, sulle previsioni progettuali.

1.15. Elenco degli scenari di rischio esistenti

Nel presente piano sono stati analizzati i seguenti scenari di rischio atteso:

- Rischio sismico (su tutto il territorio)

- Rischio frane (nelle aree sottoposte a rischio elevato o molto elevato)

- Rischio idraulico (nelle aree sottoposte a rischio elevato o molto elevato)

- Rischio incendio d’interfaccia (nelle aree boschive)

- Rischi derivanti da piovaschi violenti con allagamenti

- Rischi per nevicate a bassa quota, gelate (sul territorio montano)

- Rischi per trombe d’aria o venti forti (su tutto il territorio)

- Rischi derivanti da incidenti ferroviari (in prossimità dei tratti ferroviari)

- Rischio relativi ad incendi di singoli edifici (su tutto il territorio)

- Rischi relativi a crolli di edifici singoli od accorpati (su tutto il territorio)

Nelle pagine che seguono sono riportate le principali informazioni riguardanti i singoli rischi.

1.16 RISCHIO SISMICO

1.16.1. Sismicità del territorio

Ai sensi dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003,

n. 3274, il territorio comunale di Soveria Mannelli è classificato in zona sismica 1 ad elevata sismicità.

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L’elevata sismicità del territorio è funzione di una lunga serie storica di eventi succedutisi e

aggiornata di continuo negli elenchi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Bologna,

come si rileva dalla serie riportata di seguito, relativa ai sismi di magnitudo superiore a 4,50, con

epicentro nel territorio calabrese negli ultimi cinquecento anni.

ELENCO TERREMOTI IN CALABRIA NEGLI ULTIMI 500 ANNI

(estratto dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, versione 2004 - CPTI04 - INGV, Bologna)

N.ro Anno Mese Giorno LOCALITA' Lat Lon MAGNITUDO 246 1549 5 31 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 4,83 251 1556 11 17 COSENZA 39,303 16,251 5,17 299 1601 8 10 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 4,83 305 1609 7 20 NICASTRO 38,968 16,353 5,57 316 1619 1 5 CALABRIA 39,000 16,500 5,17 319 1621 8 9 CALABRIA 39,417 16,083 5,17 327 1626 4 4 Girifalco 38,820 16,420 6,08 341 1638 3 27 Calabria 39,030 16,280 7,00 342 1638 6 8 Crotonese 39,280 16,820 6,60 361 1659 11 5 Calabria centrale 38,700 16,250 6,50 391 1687 10 2 TROPEA 38,674 15,898 5,17 443 1706 3 19 REGGIO CALABRIA 38,204 15,640 4,63 447 1707 3 3 CALABRIA 38,500 16,250 5,17 453 1712 7 16 CALABRIA MER. 38,203 16,032 4,65 458 1715 2 21 REGGIO CALABRIA 38,234 15,812 4,68 474 1720 9 12 GERACE 38,229 15,885 5,03 479 1724 8 3 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 5,17 490 1728 5 NICASTRO 39,000 16,250 4,83 506 1735 9 6 VIBO VALENTIA 38,677 16,129 4,83 522 1743 12 7 CALABRIA MERID. 38,580 16,139 5,79 529 1747 9 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,667 4,83 573 1767 7 14 Cosentino 39,380 16,280 5,83 577 1770 6 8 REGGIO CALABRIA 38,108 15,647 5,03 598 1777 6 6 CALABRIA 38,981 15,616 5,53 626 1783 2 5 Calabria 38,300 15,970 6,91 627 1783 2 6 Calabria meridionale 38,220 15,630 5,94 628 1783 2 7 Calabria 38,580 16,200 6,59 629 1783 3 1 Calabria centrale 38,770 16,300 5,92 630 1783 3 28 Calabria 38,780 16,470 6,94 637 1784 10 14 GERACE 38,293 16,210 5,09 639 1785 3 17 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,03 668 1791 10 13 Calabria centrale 38,630 16,270 5,92 749 1821 8 2 CATANZARO 38,944 16,452 5,37 755 1824 12 11 ROSSANO 39,540 16,588 5,53 771 1828 3 12 PALMI 38,526 15,996 5,33 789 1831 4 9 STILO 38,500 16,500 5,03 797 1832 3 8 Crotonese 39,070 16,900 6,48 808 1835 10 12 Cosentino 39,330 16,300 5,91 811 1836 4 25 Calabria settent. 39,570 16,730 6,16 812 1836 5 4 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 829 1839 8 18 COSENZA 39,300 16,250 4,83 830 1839 8 27 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83

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831 1840 4 24 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 835 1841 3 20 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 838 1841 8 15 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 857 1846 9 11 ROSSANO 39,583 16,667 4,83 865 1848 10 7 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 875 1851 2 15 CATANZARO 38,900 16,600 4,63 876 1851 4 11 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83 879 1852 1 23 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 881 1852 5 13 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 893 1854 2 12 Cosentino 39,250 16,300 6,15 900 1855 9 20 COSENZA 39,300 16,250 5,17 970 1870 10 4 Cosentino 39,220 16,330 6,16 979 1872 10 8 COSENZA 39,300 16,250 5,17 987 1873 9 11 COSENZA 39,300 16,250 5,17

1009 1876 9 13 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 1087 1883 7 25 COSENZA 39,300 16,267 4,83 1117 1886 3 6 COSENTINO 39,338 16,191 5,56 1136 1887 12 3 Calabria settent. 39,570 16,220 5,52 1153 1889 10 5 TROPEA 38,683 15,900 4,63 1216 1894 11 16 Calabria meridionale 38,280 15,870 6,05 1240 1895 9 15 SERRA S.BRUNO 38,583 16,383 4,83 1251 1896 4 1 S.EUFEMIA 38,267 15,883 4,83 1285 1897 12 6 LAGO AMPOLLINO 39,250 16,700 4,83 1346 1901 6 20 CATANZARO 38,900 16,600 4,83 1420 1905 9 8 Calabria 38,670 16,070 7,06 1463 1907 10 23 Calabria meridionale 38,130 16,020 5,93 1472 1908 3 1 NICASTRO 39,128 16,313 4,81 1495 1908 12 28 Calabria meridionale 38,150 15,680 7,24 1509 1909 7 1 CALABRO MESSINESE 38,147 15,598 5,55 1519 1909 11 20 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 5,17 1522 1909 12 8 CITTANOVA 38,367 16,083 4,63 1529 1910 3 31 CARAFFA 38,867 16,517 4,63 1535 1910 6 13 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83 1539 1910 11 18 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 5,17 1540 1910 12 12 MILETO 38,600 16,033 4,63 1551 1911 6 18 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83 1570 1912 11 7 FILADELFIA 38,800 16,267 4,63 1579 1913 6 27 NICASTRO 38,983 16,267 4,83 1580 1913 6 28 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,63 1581 1913 6 28 Calabria settentrion 39,530 16,230 5,65 1619 1915 9 11 REGGIO CALABRIA 38,100 15,700 4,83 1699 1920 1 27 COSENZA 39,300 16,300 4,83 1804 1928 3 7 CAPO VATICANO 38,544 16,037 5,90 1819 1929 2 22 VILLA S.GIOVANNI 38,200 15,600 4,63 1871 1932 1 2 CROTONESE 39,096 16,958 5,62 1913 1936 4 7 VIBO VALENTIA 38,717 16,200 4,70 1972 1941 5 28 S.EUFEMIA 38,267 15,867 4,83 1999 1946 3 15 VILLA S.GIOVANNI 38,200 15,600 4,83 2007 1947 5 11 Calabria centrale 38,650 16,520 5,71 2008 1947 6 29 COSENZA 39,300 16,250 4,83 2039 1949 12 9 REGGIO CALABRIA 38,117 15,583 4,83 2069 1953 2 25 VIBO VALENTIA 38,700 16,100 4,63

2126 1958 7 13 SERSALE 39,083 16,800 4,83 2129 1958 10 27 PIANOPOLI 38,983 16,433 5,03 2199 1963 11 12 LUZZI 39,500 16,317 4,63

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2216 1965 10 1 ROGLIANO 39,250 16,250 4,63 2257 1968 7 17 VIBO VALENTIA 38,700 16,200 4,63 2283 1970 6 29 ISOLA CAPO RIZZUTO 39,000 17,100 4,90 2319 1973 4 13 SCANDALE 39,100 16,983 4,89 2384 1978 3 11 Calabria meridionale 37,967 16,183 5,36 2416 1980 12 9 VIBO VALENTIA 38,733 16,167 4,90 2453 1986 9 19 COSTA CALABRA OCC. 39,393 15,866 4,72 2465 1988 4 13 POLLINO 39,764 16,275 4,98 2504 1996 2 25 COSTA CALABRA OCC. 38,734 15,792 4,85 2538 2001 5 17 GOLFO DI S.EUFEMIA 38,808 15,864 5,60 2545 2002 4 17 COSTA CALABRA OR. 39,684 16,880 4,92

L’estratto del Catalogo parametrico dei terremoti italiani dell’INGV di Bologna e riferiti al

solo territorio calabrese negli ultimi 5 secoli, riporta un numero veramente alto (maggiore di 100

episodi registrati) di eventi con magnitudo Richter superiore a 4,50. Tra questi, sono numerosi i

terremoti di una certa significatività. Il secolo appena trascorso ha fatto registrare terremoti fra i più

catastrofici in Calabria: il terremoto del Golfo di Sant’Eufemia del 1905 (XI MCS), il terremoto di

Reggio Calabria e Messina del 1908 (XI MCS), ed altri ancora, con epicentri molto vicini al territorio

in interesse.

Nonostante tali terremoti distruttivi abbiano interessato vasti territori della regione e siano

stati numerosi e anche molto recenti, quelli che hanno contrassegnato la storia sismica del comune

di Soveria Mannelli e che a memoria d’uomo vanno ricordati come i più distruttivi e rovinosi sono

accaduti nel 1638 e nel 1783.

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1.16.2. La vulnerabilità sismica del territorio

La legge 100/2012 ha introdotto la necessità di definire gli scenari di rischio sulla base della

vulnerabilità sismica del territorio interessato.

Lo studio della vulnerabilità sismica implica un’analisi sugli impatti al suolo dell’evento,

sull’esposizione della popolazione, sulla propensione delle strutture a subire danni, sulle concause

che generano effetti combinati ed a catena.

Questa ricerca è finalizzata all’acquisizione di un quadro globale ed attendibile relativo

all'evento atteso ed alla conoscenza preventiva della risposta operativa necessaria al superamento

della calamità, con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana.

La trattazione della vulnerabilità sismica del territorio comunale di Soveria Mannelli e la

conseguente valutazione dei possibili effetti locali indotti dal sisma, ha interessato:

- il suolo, attraverso i fattori intrinseci che, in presenza di evento sismico, amplificano gli effetti

di danno e determinano la risposta sismica locale;

- il patrimonio edilizio, ovvero l’insieme dei parametri indicatori quali i requisiti strutturali, la

configurazione planoaltimetrica, l’epoca di costruzione, la destinazione d’uso e la norma

antisismica di riferimento;

- la popolazione residente e quella presente nel territorio esposto all’evento;

- il sistema di infrastrutture, in termini di capacità, accessibilità e collegamento dall’esterno.

La trattazione della vulnerabilità sismica del territorio comunale di Soveria Mannelli è

desumibile dalla “Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica”, nell’ambito dello

“Studio di microzonizzazione sismica” approntato dal medesimo comune, i cui esiti sono

riportati graficamente nello stralcio cartografico di seguito riportato.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Tavola sopra richiamata.

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1.17. RISCHIO FRANE

1.17.1 Il contesto di riferimento (Fonti: Relazione Generale PAI Regione Calabria e Relazione Piano

Emergenza Soveria Mannelli 2008)

Le poche frane riconosciute sono di tipo misto (scorrimento e rototraslazione) con grado di attività

attualmente ridotto. Nel complesso il rischio da frane per il territorio di Soveria Mannelli assume

valori molto bassi, al disotto della media relativa all’intero territorio della regione Calabria.

1.17.2. Il PAI – Piano di Assetto Idrogeologico

Come sancito dall’art. 1 bis comma 5 della Legge 11 dicembre 2000, n. 365, il Piano stralcio di

bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI), previsto dal D.Lgs. 180/1998, ha valore sovraordinatorio

sulla strumentazione urbanistica locale. Pertanto, ogni Comune, nell’aggiornamento della propria

programmazione urbanistica, deve adeguarsi ai suoi contenuti.

Il PAI persegue le finalità del D. Lgs. 180/1998 emanato per accelerare quanto già previsto dalla

legge organica ed ordinaria sulla difesa del suolo n. 183/1989. Il Piano è finalizzato alla valutazione

del rischio di frana ed alluvione, con l’aggiunta del rischio erosione costiera.

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In conformità al DPCM 20 settembre 1998, sono definiti quattro livelli di rischio:

R4 – rischio molto elevato: quando esistono condizioni che determinano la possibilità di perdite di

vite umane o gravi lesioni alle persone; danni gravi agli edifici ed alle infrastrutture; danni gravi alle

attività socio-economiche;

R3 – rischio elevato: quando esiste la possibilità di danni a persone o beni; danni funzionali ad edifici

ed infrastrutture che ne comportino l’inagibilità; interruzione di attività socio-economiche;

R2 – rischio medio: quando esistono condizioni che determinano la possibilità di danni minori agli

edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale senza pregiudizio diretto per l’incolumità

delle persone e senza compromettere l’agibilità e la funzionalità delle attività economiche;

R1 – rischio basso: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono limitati.

L’individuazione delle aree a diversa pericolosità per rischio farne di cui al presente piano fa

riferimento a questi livelli di rischio ed alla metodologia per la valutazione del rischio medesimo

introdotti dal Piano per l’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria.

1.17.3. Metodologie e criteri per la valutazione del rischio

Le priorità di analisi nella prima fase di elaborazione del PAI sono state riferite a livello di

comune con indicatori di rischio di frana da elevato a molto elevato di cui al Piano straordinario

adottato ai sensi dell’art. 1 del D.L. 180/1998; alle aree di accertata pericolosità sulla base

dell’elevato indice di franosità (aree programma 3, 9, 10); ai centri abitati soggetti a misure di

salvaguardia adottate ai sensi della legge 225/1992.

In coerenza al disposto del D.L. 180/1998, sono state prese in considerazione le frane già

presenti mentre è stata rinviata alla fase successiva all’adozione del PAI l’analisi di quelle di prima

generazione.

Gli standard di lavoro e le specifiche adottate sono stati elaborati, sulla base delle

disposizioni normative vigenti, in modo da pervenire alla definizione, sia pure qualitativa, dei fattori

di rischio in maniera che essi risultino univoci, accurati ed uniformi.

La definizione dei parametri di valutazione è riferita al Rapporto UNESCO di VARNES & IAEG

(1984) rielaborato dal CNR GNDCI (1994) oltre che alle metodologie utilizzate e calibrate in altre

Regioni (Prestininzi, 2000).

I parametri di rischio sono definiti nel modo seguente:

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INTENSITA’: (I) = magnitudo del fenomeno distruttivo espressa in scala relativa od in funzione di

grandezze caratterizzanti il fenomeno (velocità, volume, energia, ecc.)

PERICOLOSITA’: (H) = probabilità che il fenomeno si verifichi in una data area entro un dato periodo

temporale.

ELEMENTI A RISCHIO: (E) = persone, attività economiche, reti, beni ambientali e culturali ubicati in

una data area esposta a rischio che possono subire danno.

VALORE DEGLI ELEMENTI A RISCHIO: (W) = espresso in termini monetari od in unità degli elementi

esposti.

VULNERABILITA’: (V) = perdita di valore prodotta dal verificarsi di un evento di data pericolosità ed

intensità su uno o più elementi esposti.

DANNO POTENZIALE: (Wl) = perdite potenziali prodotte dal verificarsi di un evento di data intensità.

WL = W(E) V(I,E)

RISCHIO SPECIFICO: (Rs) = grado di perdite atteso in conseguenza di un dato evento di nota intensità

(I) e con probabilità annua per un dato elemento a rischio (E). Rs(E,I)=H(I) V(I;E).

RISCHIO TOTALE: (R) = valore atteso del danno (espresso in costo annuo) sul complesso degli

elementi a rischio in conseguenza di un dato evento:

R(I;E) = H(I) V(I;E) W(E) = Rs (I;E) W(E) = H(I) WL (I;E).

L’atto di indirizzo e coordinamento di cui al DPCM 11 settembre 1998 prevede che gli

elementi a rischio da considerare sono in ordine prioritario:

1. l’incolumità delle persone,

2. gli abitati,

3. le aree degli insediamenti produttivi, degli impianti tecnologici di rilievo,

4. le infrastrutture a rete e le vie di comunicazione strategiche,

5. il patrimonio ambientale ed i beni culturali di interesse rilevante,

6. le aree sede dei servizi pubblici e privati, di impianti sportivi e ricreativi, le strutture ricettive e le

infrastrutture primarie.

L’ordine di priorità adottato ha consentito la valutazione del rischio di frana per 837 centri

abitati della Calabria e di alcuni Comuni della Basilicata (Comuni ricadenti nel Bacino interregionale

del Lao, L.R. 34/96) e la valutazione della pericolosità per le reti infrastrutturali fondamentali.

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Alla successiva fase post adozione, sono demandate le valutazioni a carattere preventivo del

rischio correlabile alle frane di prima generazione, mediante sperimentazione e standardizzazione

della metodologia su aree campione.

Il DPCM 11 settembre 1998 definisce due fasi di sviluppo dell’analisi di rischio che sono state

appositamente pianificate per la Regione Calabria in funzione delle priorità e degli obiettivi oltre che

della disponibilità degli elementi conoscitivi, dei supporti di base e dei tempi assegnati:

FASE 1 – individuazione delle aree in frana attraverso le informazioni disponibili;

FASE 2 – valutazione dei livelli di rischio e perimetrazione delle aree.

1.17.4. Individuazione delle aree in frana

L’organizzazione della prima fase di raccolta di documentazione, in ordine alla pericolosità

nelle aree da esaminare prioritariamente, ha riguardato fonti per loro natura eterogenee e

diacroniche, alle quali, di conseguenza, è stata attribuita una valenza di sola segnalazione e/o

localizzazione o di individuazione, perimetrazione e catalogazione di evento. Basti, al riguardo,

considerare che sono state esaminate fonti storiche, giornalistiche, corrispondenze epistolari e

pubblicazioni scientifiche.

Si è trattato dunque di raccogliere, sistematizzare e organizzare i dati in database

alfanumerici e cartografici. Tra le attività di raccolta di informazioni svolte in tale ambito rientra

l’invio e la compilazione di una SCHEDA INFORMAZIONE da parte dei Comuni che, quasi tutti (380

su 409), hanno fornito utili informazioni e documentazione.

Successivamente, si è proceduto all’analisi fotointerpretativa dei fenomeni franosi

utilizzando le seguenti levate aeree: 1) IGM 1956 a scala nominale 1:33.000; 2) SCAME, 1978, scale

nominali 1:18.000 ed 1:9000; 3) IGM 1992-94, scala nominale 1:33.000. I dati rilevati mediante l’uso

della SCHEDA DI FOTOINTERPRETAZIONE, elaborata dal CNR IRPI, sono stati rappresentati su

ortofotopiano 1:10.000 derivato dalla sovrapposizione delle ortoimmagini digitali a colori 1998/99

(riprese aerofotogrammetriche e produzione CGR s.p.a. per conto di Telcal) con la Carta 1:10.000

Casmez 1956 o carte locali a scala più grande.

I fattori litologici e tettonici sono stati dedotti dalla Carta Geologica a scala 1:25.000 acquisita

in formato raster. L’analisi aerofotografica è stata integrata e completata da rilevazioni in situ e dalla

compilazione della SCHEDA DI RILEVAMENTO, elaborata dal CNR IRPI e dai tecnici regionali, sulla

base della scheda IFFI (Inventario dei fenomeni franosi italiani) dei SS.TT.NN. adattata alla Calabria.

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Lo sviluppo delle attività sopra elencate ha condotto alla costruzione della “Carta Inventario

dei fenomeni franosi” a scala 1:10.000 e del relativo database. Si riportano di seguito gli stralci delle

principali Tavole di analisi dei fenomeni franosi registrati nel territorio di Soveria Mannelli.

STRALCIO CARTA INVENTARIO DEI CENTRI ABITATI INSTABILI Elaborato 15.1 – Tav. 079-138 PAI – Cartografazione e classificazione dei fenomeni franosi – Soveria Mannelli

1.17.5. Valutazione dei livelli di rischio e perimetrazione delle aree

Tenuto conto delle metodologie sancite dal DPCM del 29.9.1998, si è giunti

alla perimetrazione e quindi alla valutazione del rischio attraverso un percorso

incrociato su cui convergono diversi fattori:

- dati di archivio;

- analisi degli strumenti urbanistici;

- scheda di rilevamento a cura degli uffici tecnici comunali;

- fotointerpretrazione in scala 1:10.000;

- sopralluogo di verifica;

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- confronto diretto con gli Enti Locali in sede di osservazioni.

Nello specifico il territorio di Soveria Mannelli presenta la seguente zonizzazione del

rischio frane.

STRALCIO CARTA INVENTARIO DELLE FRANE E DELLE RELATIVE AREE A RISCHIO Elaborato 15.2 - Tav. 079-138 del PAI – Perimetrazione delle aree a rischio e/o pericolo di frana - Soveria Mannelli

LEGENDA

Aree a rischio

Come si desume dalle carte del rischio frane, il territorio comunale non presenta aree a rischio

elevato o molto elevato.

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Tuttavia viene segnalato un movimento franoso attivo nella frazione Colla. Tale dissesto

attualmente risulta essere ridotto, ma non si esclude l’eventuale riattivazione a seguito di

eventi critici meteorici sismici. Il dissesto in esame è caratterizzato da una cinematica lenta e

intermittente che ne riduce la pericolosità.

Nell’archivio del GNGCI nell’ambito del progetto AVI - Aree Vulnerate Italiane, della cui

scheda di censimento si riporta una sintesi nella tabella seguente, sono registrati 2 eventi:

Scheda di

censimento Località Informazioni

generali sull’evento Informazioni geologiche

Note su danni e provvedimenti

2000021

Fraz. Colla di Soveria Mannelli

Movimento Attivo

Età: recente Connesso ad

eventi precedenti

La zona interessata dai dissesti è costituita da rocce metamorfiche molto fratturate con la giacitura della scistosita a frana poggio. Il movimento interessa la coltre di alterazione e localmente anche i terreni di basamento.

Emessa in data 11/03/1988 Ordinanza di sgombero di alcune famiglie e dell‟Ufficio Postale.

Scheda di censimento

Località Informazioni generali sull’evento

Ambiente fisiografico

Note su danni e provvedimenti

4300432

Soveria Mannelli Nei pressi della galleria della SS Cosenza – Catanzaro

Fuso 33 Coordinate UTM - Nord: 4329117 Est: 619424

Montagna Infrastrutture di comunicazione - Strada statale (Grave)

Cause innescanti:

Precipitazioni

1.17.6. Breve descrizione dello scenario atteso

L’evento massimo atteso corrisponde all’attivazione o alla riattivazione di più movimenti

franosi fra quelli cui è associato un rischio molto elevato ed elevato. In seguito al verificarsi della

calamità lo scenario che si potrebbe verificare, in progressione alla evoluzione dell’evento, è il

seguente:

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1. agitazione delle persone presenti sul luogo, ove il terreno mostri i principali segni

premonitori dell’evento, e nelle immediate vicinanze;

2. agitazione degli animali da allevamento;

3. danni alle infrastrutture stradali, condotte fognarie, condotte d’adduzione idrica o del

metano eventualmente presenti;

4. danni strutturali e non strutturali ad edifici in muratura ed intelaiate;

5. danni alle coltivazioni eventualmente presenti nelle zone di distacco o di piede;

6. coinvolgimento di persone, vista il carattere improvviso dell’evento, con rischio per

l’incolumità per gli occupanti gli edifici e/o per gli automobilisti in transito;

7. interramento delle acque di falda.

In presenza di uno o più segni evolutivi del fenomeno, devono essere messi in pratica le procedure

previste nella sezione del presente piano denominata “Modello d’intervento”, ai cui dettagli si

rimanda fin d’ora.

1.18 RISCHIO IDRAULICO

1.18.1 Il contesto di riferimento (Fonte Relazione Generale PAI Regione Calabria)

Anche per la trattazione del rischio idraulico, così come il rischio frane, ai fini del presente piano

ci si avvale dello studio idrologico – idraulico con riferimento ai fenomeni di piena, contenuto nel

Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) prodotto dall’Autorità di Bacino Regionale (ABR) della Calabria.

Il PAI si conforma a quanto espresso nell’«Atto di indirizzo e coordinamento», approvato con

D.P.C.M. 29/09/98, relativo all’adozione, da parte delle Autorità di Bacino e delle Regioni, di Piani

Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico, che contengano in particolare l’individuazione e

perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, e all’adozione in tali aree di misure di

salvaguardia.

Nell’atto suddetto si premette che, visto il carattere emergenziale del D.L. n.180/1998,

l’individuazione e perimetrazione sia delle aree a rischio, sia di quelle dove la maggiore vulnerabilità

del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose e il patrimonio ambientale, vanno

perciò intese come suscettibili di perfezionamento, non solo dal punto di vista delle metodologie di

individuazione e perimetrazione, ma anche, conseguentemente, nella stessa scelta sia delle aree

collocate nella categoria di prioritaria urgenza, sia delle altre.

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L’individuazione esaustiva delle possibili situazioni di pericolosità dipendenti dalle condizioni

idrogeologiche del territorio può essere realizzata attraverso metodologie complesse, capaci di

calcolare la probabilità di accadimento in aree mai interessate in epoca storica da tali fenomeni.

Tuttavia, i limiti temporali imposti dalla norma per realizzare la perimetrazione delle aree a rischio

consentono, in generale, di poter assumere, quale elemento essenziale per la individuazione del

livello di pericolosità, la localizzazione e la caratterizzazione di eventi avvenuti nel passato

riconoscibili o dei quali si ha al momento presente cognizione.

Per quanto attiene la valutazione del rischio dipendente da tali fenomeni di carattere naturale,

si fa riferimento alla sua formulazione ormai consolidata in termini di rischio totale,

considerando il prodotto di tre fattori:

1) pericolosità o probabilità di accadimento dell’evento calamitoso;

2) valore degli elementi a rischio (intesi come persone, beni localizzati, patrimonio ambientale);

3) vulnerabilità degli elementi a rischio (che dipende sia dalla loro capacità di sopportare le

sollecitazioni esercitate dall’evento, sia dall’intensità dell’evento stesso).

Si dovrà far riferimento a tale formula solo per la individuazione dei fattori che lo determinano,

senza tuttavia porsi come obiettivo quello di giungere a una valutazione di tipo strettamente

quantitativo.

In assenza di adeguati studi idraulici e idrogeologici, la individuazione delle aree potrà essere

condotta con metodi speditivi, anche estrapolando da informazioni storiche oppure con criteri

geomorfologici e ambientali, ove non esistano studi di maggiore dettaglio.

Pertanto, la valutazione del rischio è stata conseguita utilizzando:

1) i risultati di modelli idrologico-idraulici, che hanno permesso di individuare le sezioni di

esondazione per portate di piena con assegnati tempi di ritorno, usualmente pari a T=20÷50,

100÷200 e 300÷500 anni;

2) criteri geomorfologici, per tener conto dell’andamento plano-altimetrico degli alvei fluviali e

delle evidenze relative ai depositi alluvionali conseguenti a fenomeni di trasporto dei

materiali solidi;

3) le informazioni storiche, da cui si è dedotto per i vari eventi alluvionali in quali località si siano

verificate le inondazioni;

4) le aerofotogrammetrie, utili per l’osservazione delle tracce di piena.

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1.18.2 Il modello idrologico-idraulico

Nei bacini in cui si disponeva della necessaria mole di dati (rilievi topografici di dettaglio,

altezze di precipitazione registrate, etc.), si è proceduto alla caratterizzazione morfometrica del

bacino e del reticolo idrografico (area, perimetro, curva ipsografica e altitudine media, profilo

longitudinale con lunghezza e pendenza media dell’asta principale, fattori di forma), al calcolo del

tempo di corrivazione del bacino, all’adozione di un modello idrologico per la stima della massima

portata al colmo di piena con assegnato tempo di ritorno e di un modello idraulico per la

localizzazione delle sezioni trasversali degli alvei fluviali insufficienti al convogliamento della

suddetta portata e per la delimitazione delle aree inondabili.

Il modello idrologico utilizzato per la definizione delle massime portate al colmo di piena con

assegnato tempo di ritorno parte dalla procedura di Valutazione delle Piene (VAPI) per quanto

riguarda l’inferenza statistica relativa alle piogge, in modo da risalire alle portate attraverso un

metodo di trasformazione degli afflussi meteorici in deflussi superficiali. Tale scelta si è resa

necessaria in quanto, allo stato attuale delle conoscenze, l’informazione idrologica disponibile per

le piene in Calabria risulta fortemente carente e, di conseguenza, l’inferenza statistica delle portate,

pur teoricamente raccomandabile, fornisce risultati giocoforza meno attendibili rispetto all’analisi

delle precipitazioni.

Per quanto riguarda il modello idraulico, nella maggior parte dei casi si è ricorsi a un modello

monodimensionale, le cui approssimazioni sono risultate largamente accettabili in alvei incassati e

con pendenze significative, in cui la componente longitudinale del vettore velocità prevale su quelle

trasversali. Infatti, nella realtà calabrese, l’organizzazione dei reticoli idrografici è fortemente

condizionata dall’orografia, per cui si riscontra un elevato numero di piccoli bacini in cui piene

improvvise si propagano rapidamente a valle, interessando aree golenali solitamente ben definite.

Nei casi in cui non è stato possibile, per carenza di dati (in particolare di rilievi topografici),

procedere con la metodologia sopra descritta e in assenza di documentazioni storico cronachistiche

relative a eventi di piena, si è adottato il criterio geomorfologici di seguito esposto.

1) Sono state considerate a rischio le aree alluvionali, comprendenti l’intero alveo di magra dei

tronchi pedemontani e terminali, in quanto la presenza dei depositi alluvionali stessi induce a

ritenere tali aree soggette al passaggio di piene non contenibili nell’alveo di magra, anche con

concomitanti fenomeni di trasporto solido. Sono state escluse da questa categoria, qualora

perimetrate, le aree esterne ad argini ritenuti insormontabili rispetto a piene con T=200 anni.

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2) Sono state considerate aree a rischio le aree di conoidi pedemontane attive o di recente

formazione, ove è manifesta la presenza di un alveo fluviale. Sono state escluse da questa categoria,

qualora perimetrate, le aree protette da opere di sistemazione idraulica ritenute insormontabili

rispetto a piene con T=200 anni.

3) Sono state considerate a rischio le aree individuate sulla base di analisi aerofotointerpretativa,

dalla quale sono risultati riconoscibili i fenomeni di inondazione causati dal corso d’acqua. Sono

state escluse le aree ove sono stati effettuati interventi di sistemazione successivi alla data del volo

aereo analizzato e interpretato, tali da garantire il contenimento di una piena con T=200 anni.

Sulla base della documentazione storico-cronachistica disponibile negli archivi AVI del GNDCI

e SIRICA dell’Autorità di Bacino Regionale, nonché contenuta nelle informative dei Comuni, sono

stati individuati tratti fluviali interessati in passato da eventi alluvionali, che hanno causato danni a

persone o cose. In mancanza di calcoli idraulici, per tali tronchi si è stabilito un criterio di

delimitazione delle aree a rischio, secondo che essi siano privi o dotati di argini o attraversamenti.

1) Esondazione in caso di alvei privi di argini e attraversamenti.

Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitata dall’intersezione

tra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 7 metri a quella del punto più

depresso della sezione trasversale. L’area a rischio non sarà in ogni caso estesa per più di L metri,

essendo L il prodotto dell’ordine di Horton dell’asta considerata (desumibile dal CD del Catasto dei

reticoli fluviali) per 15, a destra e a sinistra delle sponde dell’alveo ordinario.

2) Esondazione in caso di presenza di argini.

Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitata dall’intersezione

tra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 1 metro a quella del punto

più elevato delle arginature. L’area a rischio non sarà in ogni caso estesa per più di L metri, essendo

L il prodotto dell’ordine di Horton dell’asta considerata (desumibile dal CD del Catasto dei reticoli

fluviali) per 10, a destra e a sinistra delle sponde dell’alveo ordinario. Sono state escluse da questa

categoria le aree esterne ad argini, ritenuti insormontabili rispetto a piene con tempo di ritorno

T=200 anni.

3) Esondazioni causate dalla presenza di attraversamenti.

Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitata dall’intersezione

tra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 1 metro a quella del punto

più elevato dell’estradosso dell’impalcato dell’attraversamento. L’area a rischio non sarà in ogni

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caso estesa per più di L metri, essendo L il prodotto dell’ordine di Horton dell’asta considerata

(desumibile dal CD del Catasto dei reticoli fluviali) per 10, a destra e a sinistra delle sponde dell’alveo

o delle spalle del ponte, qualora questa condizione risulti più cautelativa. Sono state escluse da

questa categoria le aree esterne a tratti d’alveo in cui siano presenti attraversamenti ritenuti

insormontabili rispetto a piene con tempo di ritorno T=200 anni. Restano valide le prescrizioni di cui

al precedente punto in presenza di arginature.

4) Criteri generali per l’assegnazione delle classi di rischio

Nella scelta delle classi di rischio, si è tenuto conto dei seguenti elementi:

a) se il calcolo idraulico ha mostrato esondazioni in specifiche sezioni trasversali, in sponda destra o

in sponda sinistra o in entrambe, il livello di rischio è stato valutato in maniera inversamente

proporzionale al tempo di ritorno e proporzionale all’importanza degli elementi esposti. Nelle

sezioni risultate critiche per T=20÷50 anni, e in presenza di edifici, strutture viarie principali e

aree industriali, si è stabilito un livello di rischio R4. Analogamente, nel caso di esondazioni per

T=100÷200 anni, si è scelto il livello di rischio R3. Infine, per T=500 anni, il rischio è stato valutato

come R2 o R1;

b) nelle sezioni in cui il calcolo idraulico non ha mostrato esondazioni, ma per le quali risulta dalle

informazioni storiche e aerofotogrammetriche che le stesse esondazioni sono occorse, per

rotture di argini o sormonti, si è preferito operare delle scelte di classi di rischio cautelative. Ciò

tiene in considerazione i limiti del calcolo idraulico.

Pertanto, nel caso di informazioni tratte da documentazione storico-cronachistica riguardante

località soggette a inondazioni negli eventi del passato, il livello di rischio adottato varia da R1 (aree

allagate o allagabili in base all’andamento altimetrico della zona) a R2 (aree inondate con danni

economici meno rilevanti) a R3 (aree inondate con danni economici più rilevanti).

Nel caso in cui la perimetrazione effettuata secondo i criteri sopra esposti abbia condotto alla

delimitazione di aree a rischio di notevole estensione, non si può escludere, comunque, che

all’interno di queste vi siano delle sub-aree con livello di rischio differente da quello adottato. Il

perfezionamento della procedura di classificazione del rischio, secondo il dettato della legge, potrà

avvenire con studi idraulici più approfonditi, basati su rilievi topografici areali di dettaglio, in

particolare per le zone ritenute allagabili con l’utilizzo di modelli bidimensionali.

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AREE VULNERATE ED ELEMENTI A RISCHIO Tav. AV 79138 del PAI – Comune di Soveria Mannelli

LEGENDA

Inondazioni Allagamenti

1.18.3. Valutazione dei livelli di rischio e perimetrazione delle aree

Tenuto conto delle metodologie sancite dal DPCM del 29.9.1998, si è giunti alla

perimetrazione e quindi alla valutazione del rischio attraverso un percorso incrociato su cui

convergono diversi fattori:

- dati di archivio;

- analisi degli strumenti urbanistici;

- scheda di rilevamento a cura degli uffici tecnici comunali;

- fotointerpretrazione in scala 1:10.000;

- sopralluogo di verifica;

- confronto diretto con gli Enti Locali in sede di osservazioni.

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PERIMETRAZIONE AREE A RISCHIO IDRAULICO Tav. RI 79138 del PAI – Comune di Soveria Mannelli

Legenda Aree a rischio Aree, punti e zone di attenzione

RISCHIO R1 AREE DI ATTENZIONE

RISCHIO R2 PUNTI DI ATTENZIONE

RISCHIO R3 ZONE DI ATTENZIONE

RISCHIO R4

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Dall’esame delle carte del rischio Idraulico, pubblicate nel Piano Stralcio di Bacino per

l’Assetto Idrogeologico della Calabria , il territorio comunale di Soveria Mannelli presenta:

DATI RISCHIO IDRAULICO TERRITORIO COMUNALE DI SOVERIA MANNELLI

AREE IN CLASSE DI RISCHIO R1 0,00 kmq

AREE IN CLASSE DI RISCHIO R2 0,00 kmq

AREE IN CLASSE DI RISCHIO R3 0,00 kmq

AREE IN CLASSE DI RISCHIO R4 0,00 kmq

AREE DI ATTENZIONE 1,485 kmq

ZONE DI ATTENZIONE 0,00 km

PUNTI DI ATTENZIONE 0

1.18.4. Breve descrizione dello scenario atteso Al verificarsi e al progredire dell’evento si ha:

1. agitazione delle persone coinvolte;

2. allagamento ed inagibilità delle strade di collegamento nelle immediate vicinanze dei corsi

d’acqua;

3. allagamento con conseguenti lesioni sulle infrastrutture stradali (ponti, ecc…);

4. intasamento delle caditoie stradali;

5. allagamento di tutti i piani terra delle abitazioni ricadenti nelle aree soggette ad inondazione

generalmente destinati ad esercizi commerciali;

6. allagamenti ed eventuali travolgimenti di mezzi presenti.

Le procedure operative da mettere in atto all’accadere dell’emergenza sono descritte in

dettaglio alla parte dedicata al modello d’intervento, alla quale si rimanda per ogni maggiore

approfondimento.

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1.19. RISCHIO INCENDIO D’INTERFACCIA

1.19.1. Analisi del rischio incendio d’interfaccia (Fonte “Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano Comunale o Intercomunale di P.C. – Dipartimento Nazionale di Protezione Civile – Roma – Ottobre 2007)

Per interfaccia urbano-rurale si definiscono quelle zone, aree o fasce, nelle quali

l‘interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; cioè sono quei luoghi

geografici dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono, così da considerarsi

a rischio d‘incendio di interfaccia, potendo venire rapidamente in contatto con la possibile

propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile. Tale incendio, infatti, può avere

origine sia in prossimità dell‘insediamento, sia come incendio propriamente boschivo per poi

interessare le zone di interfaccia. Nel presente documento, l‘attenzione sarà focalizzata sugli incendi

di interfaccia, per pianificare sia i possibili scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, sia

il corrispondente modello di intervento per fronteggiarne la pericolosità e controllarne le

conseguenze sull‘integrità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture esposte. Gli obiettivi

specifici di questo settore sono quindi quelli di definire ed accompagnare i diversi soggetti per la

predisposizione di strumenti speditivi e procedure per:

a) applicare alla scala comunale il sistema preposto alla previsione della suscettività all‘innesco

e della pericolosità degli incendi boschivi ed al conseguente allertamento;

b) individuare e comunicare il momento e le condizioni per cui l‘incendio boschivo potrebbe

trasformarsi e/o manifestarsi quale incendio di interfaccia determinando situazioni di rischio

elevato, e molto elevato, da affrontare come emergenza di protezione civile;

c) fornire al responsabile di tali attività emergenziali un quadro chiaro ed univoco dell‘evolversi

delle situazioni al fine di poter perseguire una tempestiva e coordinata attivazione e

progressivo coinvolgimento di tutte le componenti di protezione civile, istituzionalmente

preposte e necessarie all‘intervento;

d) determinare sinergie e coordinamento tra le funzioni:

i) di controllo, contrasto e spegnimento dell‘incendio boschivo prioritariamente in capo al

Corpo Forestale dello Stato ed ai Corpi Forestali Regionali;

ii) di pianificazione preventiva, controllo, contrasto e spegnimento dell‘incendio nelle strette

vicinanze di strutture abitative, sociali ed industriali, nonché di infrastrutture strategiche e

critiche, prioritariamente in capo al C.N.VV.F.;

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iii) di Protezione Civile per la gestione dell‘emergenza in capo prioritariamente all‘autorità

comunale.

1.19.2. Scenari di rischio

Di seguito si propone una metodologia generale per poter individuare le aree a rischio incendi

di interfaccia ed essere di supporto nell‘individuazione dei possibili scenari di evento sia in fase di

pianificazione che in fase di gestione dell‘emergenza.

In generale è possibile distinguere tre differenti configurazioni di contiguità e contatto tra aree

con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate:

• interfaccia classica: frammistione fra strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione;

• interfaccia mista: presenza di molte strutture isolate e sparse nell‘ambito di territorio

ricoperto da vegetazione combustibile;

• interfaccia occlusa: zone con vegetazione combustibile limitate e circondate da strutture

prevalentemente urbane (come ad esempio parchi o aree verdi o giardini nei centri urbani).

1.19.3. Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia

Per interfaccia in senso stretto si intende quindi una fascia di contiguità tra le strutture

antropiche e la vegetazione ad essa adiacente esposte al contatto con i sopravvenienti fronti di

fuoco. In via di approssimazione la larghezza di tale fascia è stimabile tra i 25-50 metri e comunque

estremamente variabile in considerazione delle caratteristiche fisiche del territorio, nonché della

configurazione della tipologia degli insediamenti. Tra i diversi esposti particolare attenzione andrà

rivolta alle seguenti tipologie:

• strutture ospedaliere

• insediamenti abitativi (sia agglomerati che sparsi)

• scuole

• insediamenti produttivi ed impianti industriali particolarmente critici;

• luoghi di ritrovo (stadi, teatri, aree picnic, luoghi di balneazione)

• infrastrutture ed opere relative alla viabilità ed ai servizi essenziali e strategici.

Per valutare il rischio conseguente agli incendi di interfaccia è prioritariamente necessario definire

la pericolosità nella porzione di territorio ritenuta potenzialmente interessata dai possibili eventi

calamitosi ed esterna al perimetro della fascia di interfaccia in senso stretto e la vulnerabilità degli

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esposti presenti in tale fascia. Nel seguito la fascia di interfaccia in senso stretto“ sarà denominata

di interfaccia“. Sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), ed ove accessibile, sulla

carta forestale e sulle ortofoto disponibili nel Sistema Informativo della Montagna, dovranno essere

individuate le aree antropizzate considerate interne al perimetro dell‘interfaccia. Per la

perimetrazione delle predette aree, rappresentate da insediamenti ed infrastrutture, si dovranno

creare delle aggregazioni degli esposti finalizzate alla riduzione della discontinuità fra gli elementi

presenti, raggruppando tutte le strutture la cui distanza relativa non sia superiore a 50 metri.

Successivamente si traccerà intorno a tali aree perimetrate una fascia di contorno (fascia

perimetrale) di larghezza pari a circa 200 m. Tale fascia sarà utilizzata per la valutazione sia della

pericolosità che delle fasi di allerta da porre in essere così come successivamente descritto nelle

procedure di allertamento.

1.19.4. Valutazione della pericolosità

La metodologia che si propone è basata sulla valutazione anche speditiva delle diverse

caratteristiche vegetazionali predominanti presenti nella fascia perimetrale, individuando così delle

sotto-aree della fascia perimetrale il più possibile omogenee sia con presenza e diverso tipo di

vegetazione, nonché sull‘analisi comparata nell‘ambito di tali sotto-aree di sei fattori, cui è stato

attribuito un peso diverso a seconda dell‘incidenza che ognuno di questi ha sulla dinamica

dell‘incendio. Tale analisi speditiva e relativa a ciascuna delle sotto-aree identificate potrà essere

predisposta quantomeno sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), e di rilevamenti

in situ, ma ove possibile potrà essere sostenuta da carte quali quelle forestali e dell‘uso del suolo,

delle ortofoto ecc., rese disponibili attraverso il Sistema Informativo della Montagna, in formato

cartaceo o su base GIS.

I fattori da prendere in considerazione sono i seguenti:

Tipo di vegetazione: le formazioni vegetali hanno comportamenti diversi nei confronti

dell‘evoluzione degli incendi a seconda del tipo di specie presenti, della loro mescolanza, della

stratificazione verticale dei popolamenti e delle condizioni fitosanitarie. Partendo dalla carta tecnica

regionale, è da individuare il tipo di vegetazione tramite carta forestale, o carta uso del suolo o

ortofoto o tramite rilevamenti in situ. Densità della vegetazione: rappresenta il carico di

combustibile presente che contribuisce a determinare l‘intensità e la velocità dei fronti di fiamma.

Partendo dalla carta tecnica regionale è da individuare tramite ortofoto o rilevamenti in situ.

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Pendenza: la pendenza del terreno ha effetti sulla velocità di propagazione dell‘incendio: il calore

salendo preriscalda la vegetazione sovrastante, favorisce la perdita di umidità dei tessuti, facilita in

pratica l‘avanzamento dell‘incendio verso le zone più alte. Ê da individuare attraverso l‘analisi delle

curve di livello della carta topografica o dai rilevamenti in situ. Per la valutazione di questo

parametro, qualora la zona presentasse una complessa orografia, si dovrà considerare all‘interno

della sotto-area la parte più vicina agli insediamenti perimetrati. Incendi pregressi: particolare

attenzione è stata posta alla serie storica degli incendi pregressi che hanno interessato il nucleo

insediativo e la relativa distanza a cui sono stati fermati. Dalla sovrapposizione dei dati è possibile

identificare gli eventi che hanno interessato la zona e valutarne la distanza dagli insediamenti

perimetrati. Maggior peso sarà attribuito a quegli incendi che si sono avvicinati con una distanza

inferiore ai 100 metri dagli insediamenti. L‘assenza di informazioni sarà assunta equivalente ad

assenza di incendi pregressi. Sulla base delle risultanze delle informazioni a sua disposizione il

sindaco dovrà svolgere delle azioni che garantiscono una pronta risposta del sistema di protezione

civile al verificarsi degli eventi. I livelli e la fasi di allertamento sono:

- nessuno: alla previsione di una pericolosità bassa riportata dal Bollettino giornaliero;

- pre-allerta: la fase viene attivata per tutta la durata del periodo della campagna A.I.B. (dichiarato

dal Presidente del Consiglio dei Ministri); oppure al di fuori di questo periodo alla previsione di una

pericolosità media, riportata dal Bollettino; oppure al verificarsi di un incendio boschivo sul

territorio comunale;

- attenzione: la fase si attiva alla previsione di una pericolosità alta riportata dal Bollettino;

- preallarme: la fase si attiva quando l‘incendio boschivo in atto è prossimo alla fascia perimetrale

e, secondo le valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia;

- allarme: la fase si attiva con un incendio in atto che ormai è interno alla fascia perimetrale.

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1.19.5. Breve descrizione dello scenario atteso

L’evento massimo atteso corrisponde al verificarsi di più focolai contemporanei su tutte le

zone boschive. Qualora ciò dovesse verificarsi lo scenario prevedibile sarebbe:

1. formazione di fiamme più o meno alte in funzione del tipo di vegetazione presente;

2. generazione di fumi più o meno densi che tendono a saturare l’aria circostante e che possono

interessare le aree adiacenti in funzione delle condizioni dei venti;

3. estensione dei focolai in funzione della direzione ed entità dei venti;

4. agitazione di eventuali persone ed animali coinvolti;

5. impraticabilità di eventuali strade e/o sentieri;

6. distruzione di eventuali case, infrastrutture presenti e naturalmente della vegetazione.

Per ogni maggio re dettaglio si rimanda alla cartografia specifica relativa al rischio incendio

d’interfaccia.

1.20. ANALISI DI ULTERIORI RISCHI Accanto ai rischi di origine sismica, geomorfologia e d’incendio, il presente piano considera

anche alcune emergenze che, in ogni caso, richiedono l’attivazione delle competenze di Protezione

Civile, in modo da limitare il disagio ed eventuali danni a persone ed infrastrutture.

Tra i rischi di micro emergenza si sono considerati:

- RISCHI DERIVANTI DA PIOVASCHI VIOLENTI CON ALLAGAMENTI;

- RISCHI PER NEVICATE A BASSA QUOTA, GELATE;

- RISCHI PER TROMBE D’ARIA O VENTI FORTI;

- RISCHI DERIVANTI DA INCIDENTI FERROVIARI;

- RISCHI RELATIVI AD INCENDI DI SINGOLI EDIFICI;

- RISCHI RELATIVI A CROLLI DI EDIFICI SINGOLI OD ACCORPATI;

- RISCHI DERIVANTI DALLA FUGA DI SOSTANZE TOSSICHE.

Ovviamente non tutti gli eventi meteorologici previsti o incidenti umani si trasformano

necessariamente in interventi di protezione civile.

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La maggior parte degli eventi causati da fenomeni meteorologici avversi si limitano infatti ad

una fase di attenzione, nei confronti della quale viene comunque esercitata dalla struttura comunale

un’attività di preallerta e, in alcuni casi, di monitoraggio dell’evolversi dello scenario atteso.

Parimenti, anche la maggior parte degli eventi improvvisi, ossia non preceduti da preventive

segnalazioni, al loro manifestarsi non richiedono di essere trattati con le procedure e le modalità di

protezione civile. In effetti, i più ricorrenti casi di distacchi di parti di intonaci dai prospetti dei

fabbricati, o gli incendi più frequenti, ovvero i limitati casi di allagamento di piani seminterrati a

seguito di forti piogge, vengono affrontati ordinariamente dai Vigili del Fuoco e/o dalla Polizia

Municipale e da altre strutture comunali e non configurano operazione da coordinare in ambito di

protezione civile.

Nei casi in cui, invece, l’evento presenta:

- pericolo concreto, immediato ed attuale per la pubblica incolumità di persone e cose;

- necessità di intervenire sulla modifica della viabilità pubblica per evitare l’esposizione al

rischio;

- necessità di evacuare la popolazione coinvolta e verificare ipotesi di sistemazione

alloggiativa temporanea presso familiari e/o strutture ricettive;

- necessità di effettuare interventi di transennamento e/o di messa in scurezza nei confronti

della pubblica incolumità;

- necessità di effettuare lavorazioni intese al ripristino delle condizioni di sicurezza in

condizioni di emergenza;

- necessità di interventi sanitari per presenza di persone disabili e/o non autosufficienti;

- altre eventuali implicazioni che richiedono interventi di uno o più funzioni di supporto

allora il Responsabile della Protezione Civile è autorizzato ad agire in regime di evento di protezione

civile, adottando i modelli d’intervento previsti dal presente piano.

Si riportano in forma schematica le principali informazioni relative ai singoli scenari di rischio atteso:

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Scheda

N. 1

Scenario di rischio proveniente da:

PIOVASCHI VIOLENTI CON ALLAGAMENTI

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per eventi meteorologici

Fonte di allerta Allerta Meteo diramata da Protezione Civile Regionale e/o Prefettura

Elementi a rischio Strade di comunicazione Abitazioni (piani bassi e/o poste in zone ortograficamente depresse)

Breve descrizione dello scenario atteso

L’evento massimo atteso è una pioggia di elevata intensità che genera allagamenti in tutti i punti di depressione, a volte associati all’attivazione di fenomeni di dissesto diffuso. Al verificarsi e all’evolvere dell’evento, lo scenario è: 1. intasamento degli elementi di scolo delle strade presenti; 2. trasporto di materiale solido (vegetazione, fango, sassi, ecc…); 3. allagamento parziale di strade o di spiazzi; 4. disagio alla circolazione per impraticabilità delle aree coinvolte; 5. allagamenti di magazzini o piani terra di abitazioni

eventualmente presenti nelle aree a rischio; 6. trasporto di fango sulle vie di comunicazione; 7. danni alle colture; 8. rottura di arbusti e alberi.

Modello d’intervento Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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Scheda

N. 2

Scenario di rischio proveniente da:

NEVICATE A BASSA QUOTA E GELATE

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per eventi meteorologici

Fonte di allerta Allerta Meteo diramata da Protezione Civile Regionale e/o Prefettura

Elementi a rischio Strade di comunicazione Abitazioni con tetti vetusti Adduzione idrica e linee telefoniche Colture

Breve descrizione dello scenario atteso

Al verificarsi e al progredire dell’evento si ha: 1. disagio alla circolazione sulle vie principali e secondarie, 2. blocchi alla circolazione con isolamento temporaneo di alcune località; 3. interruzione di linee elettriche e telefoniche per la caduta di rami e/o alberi; 4. inutilizzo di acquedotti per possibili formazioni di ghiaccio; 5. crolli di vecchie coperture per le azioni di sovraccarico della neve; 6. danni alle colture.

Modello d’Intervento Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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Scheda

N. 3

Scenario di rischio proveniente da:

TROMBE D’ARIA E VENTI FORTI

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per eventi meteorologici

Fonte di allerta Allerta Meteo diramata da Protezione Civile Regionale e/o Prefettura

Elementi a rischio Strade di comunicazione Abitazioni con tetti vetusti Adduzione idrica e linee telefoniche Colture

Breve descrizione dello scenario atteso

Al verificarsi e al progredire dell’evento si ha: 1. disagio alla circolazione sulle vie principali e secondarie, specie ai mezzi telonati, 2. sradicamento di alberi; 3. scoperchiamento delle coperture di edifici, soprattutto quelli vetusti 4. danneggiamento di strutture esili 5. danni a persone e cose per oggetti consistenti trasportati dal vento 6. interruzione di linee elettriche e telefoniche per caduta di tralicci o alberi

Modello d’Intervento

Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

Scheda

N. 4

Scenario di rischio proveniente da:

RISCHIO DA INCIDENTE FERROVIARIO

Località Territorio prossimo alla linea ferrata

Tipo di scenario Scenario di rischio per errore umano o accidentale e/o naturale indotto

Fonte di allerta Nessuna (percezione diretta da parte della popolazione coinvolta)

Elementi a rischio Strade di comunicazione adiacenti la ferrovia Abitazioni adiacenti la ferrovia

Breve descrizione dello scenario atteso

Al verificarsi e al progredire dell’evento si ha: 1. agitazione delle persone coinvolte in prima persona ed eventuali danni; 2. agitazione delle persone presenti nelle immediate vicinanze; 3. blocco della circolazione ferroviaria e delle aree adiacenti qualora l’evento si estenda oltre il rilevato ferroviario; 4. danneggiamento di infrastrutture; 5. sviluppo di incendi, esalazione di fumi o vapori.

Modello d’Intervento

Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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Scheda

N. 5

Scenario di rischio proveniente da:

INCENDI DI SINGOLI EDIFICI

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per incendi di singoli edifici

Fonte di allerta Nessuna (percezione diretta da parte della popolazione coinvolta)

Elementi a rischio Abitazioni e/o sedi di attività produttive

Breve descrizione dello scenario atteso

L’evento massimo che ci si può attendere è il verificarsi di eventi simultanei in una o più zone del territorio comunale. 1. agitazione delle persone coinvolte in prima persona; 2. agitazione della folla presente nelle immediate vicinanze del luogo oggetto del sinistro; 3. danneggiamento dei mezzi presenti nelle immediate vicinanze dei luoghi interessati; 4. danneggiamento delle vie di comunicazioni dell’area; 5. blocco della circolazione nelle aree interessate; 6. danneggiamento delle strutture adiacenti con il perdurare delle condizioni.

Modello d’Intervento

Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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Scheda

N. 6

Scenario di rischio proveniente da:

CROLLI DI EDIFICI SINGOLI E/O ACCORPATI

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per collassi parziali o totali di edifici fatiscenti Va precisato che rientrano in problematiche da trattare con il presente piano di emergenza esclusivamente i casi in cui si registrano crolli di parti strutturali o rovine totali di edifici, richiedendosi in tale evenienze interventi da parte dei responsabili delle funzioni di supporto.

Fonte di allerta Nessuna (percezione diretta da parte della popolazione coinvolta)

Elementi a rischio Abitazioni fatiscenti e/o degradate Strade urbane tra fronti vicini

Breve descrizione dello scenario atteso

L’evento massimo che ci si può attendere è il verificarsi di eventi simultanei in una o più zone del territorio comunale. 1. Peggioramento del quadro fessurativo nel periodo prossimo al verificarsi dell’evento (non sempre avvertibile con congruo anticipo) 2. agitazione delle persone coinvolte in prima persona; 2. agitazione della folla presente nelle immediate vicinanze del luogo oggetto del sinistro; 3. danneggiamento dei mezzi presenti nelle immediate vicinanze dei luoghi interessati; 4. danneggiamento delle vie di comunicazioni dell’area; 5. blocco della circolazione nelle aree interessate; 6. danneggiamento delle strutture adiacenti con il perdurare delle condizioni; 7. evacuazione e sgombero della popolazione a rischio.

Modello d’Intervento Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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Scheda

N. 7

Scenario di rischio proveniente da:

FUGHE DI SOSTANZE TOSSICHE

Località Intero territorio

Tipo di scenario Scenario di rischio per incendi e/o collassi parziali o totali di singoli edifici

Fonte di allerta Nessuna (percezione diretta da parte della popolazione coinvolta)

Elementi a rischio Strade Abitazioni – Fabbriche – Opifici vari Popolazione

Breve descrizione dello scenario atteso

Al verificarsi e al progredire dell’evento si ha: 1. dispersione di sostanze nell’ambiente per sversamento e/o spargimento e/o altre modalità di fughe; 2. agitazione delle persone coinvolte e presenti (in strada o nelle abitazioni vicine) nei pressi dell’incidente; 3. blocco della circolazione nelle vie sede dell’evento; 4. intossicazione delle persone presenti e vicini il luogo dell’evento.

Modello d’Intervento

Ved. Capitolo 3 - Modello d’Intervento

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2. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

2.1. Il Centro Operativo Comunale - COC

Il metodo Augustus, strumento di pianificazione dell’emergenza di riferimento per la Protezione

Civile Italiana, attraverso l’istituzione delle nove funzioni di supporto, si prefigge di raggiungere i

due obiettivi primari per rendere efficace ed efficiente il piano di emergenza, e cioè:

1) avere per ogni funzione di supporto una disponibilità di risorse;

2) affidare ad un responsabile della funzione di supporto sia il controllo della specifica

operatività, sia l’aggiornamento di questi dati nell’ambito del piano di emergenza.

Inoltre far lavorare in “tempo di pace” i vari responsabili delle funzioni di supporto per

l’aggiornamento del piano di emergenza, favorisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni di

emergenza, dando immediatezza alle risposte di protezione civile che vengono coordinate nella Sala

Operativa.

Con l’approvazione del presente Piano di Protezione Civile diventa a tutti gli effetti attivo il

Centro Operativo Comunale (COC), ossia la struttura di cui si avvale il Sindaco per coordinare

interventi di emergenza che accadono sul territorio di competenza.

Responsabile del C.O.C. è il responsabile dell’Ufficio Polizia Municipale in servizio.

Il COC sarà organizzato in nove funzioni di supporto, ossia in altrettanti specifici ambiti di

attività che richiedono l‘azione congiunta e coordinata di soggetti diversi. Tali funzioni sono

opportunamente stabilite nel Metodo Augustus e nel piano di emergenza, sulla base degli obiettivi

previsti, nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio comunale.

Per ciascuna di esse il Sindaco, Autorità Comunale di Protezione Civile, con proprio decreto, nomina

i soggetti responsabili delle funzioni di Protezione Civile.

Il Centro Operativo Comunale di Soveria Mannelli sarà ubicato presso la sede del Palazzo

Municipale di via Dott. Cimino. Sono di seguito riportate le principali specifiche.

Indirizzo Via Dott. Cimino, snc

Numero di telefono 0968.662006

Fax 0968.662004

Sito www.soveria.it

Email pec [email protected]

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2.2. Le Funzioni di supporto

Di seguito vengono elencate le funzioni di supporto da attivare per la gestione di emergenze

connesse alle diverse tipologie di rischio; per ciascuna funzione vengono indicati, tra parentesi, i

soggetti e gli enti che generalmente ne fanno parte, con i relativi principali compiti in emergenza.

FUNZIONE 1 - TECNICO SCIENTIFICA E DI PIANIFICAZIONE

Il referente sarà il rappresentante della Protezione Civile Comunale, colui che dovrà

mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche. Tenuto conto

della pianta organica comunale attuale, la titolarità della funzione 1 – Tecnico scientifica e di

pianificazione sarà assegnata al responsabile pro tepore dell’Area Tecnica, nonché responsabile

della Protezione Civile Comunale.

FUNZIONE 2 - SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

Il titolare della funzione 2 – Sanità, Assistenza sociale e veterinaria, individutao dal Sindaco

come delegato esperto della materia, curerà i rapporti con i responsabili della Sanità locale, le

Organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario.

Il referente curerà altresì le relazioni tra la struttura e l’organizzazione dell’emergenza.

FUNZIONE 3 - VOLONTARIATO

I compiti delle organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di

protezione civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla tipologia delle

attività esplicate dall’organizzazione e dai mezzi a disposizione.

Il delegato del Sindaco con funzioni di coordinatore, provvederà, in “tempo di pace”, ad

organizzare esercitazioni congiunte con le altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare le

capacità organizzative ed operative delle organizzazioni.

FUNZIONE 4 – MATERIALI E MEZZI

La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una emergenza

di qualunque tipo. Questa funzione, attraverso il censimento dei materiali e mezzi comunque

disponibili e normalmente appartenenti ad enti locali, volontariato etc., deve avere un quadro

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costantemente aggiornato delle risorse disponibili. Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di

trasporto ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento. Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o

mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il Sindaco rivolgerà richiesta al Prefetto

competente.

Il Sindaco delegherà, con proprio decreto, a questa funzione un dipendente in organico alla

Polizia Locale.

FUNZIONE 5 – SERVIZI ESSENZIALI

A questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul

territorio coinvolto. Mediante i Compartimenti Territoriali deve essere mantenuta costantemente

aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete. L’utilizzazione del personale

addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque diretta dal rappresentante dell’Ente di

gestione nel Centro operativo. Tutte queste attività devono essere coordinate da un unico

funzionario comunale.

FUNZIONE 6 – CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE

Il censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare

la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso e per stabilire gli interventi

d’emergenza. Il responsabile della funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare

un censimento dei danni riferito a:

• persone

• edifici pubblici

• edifici privati

• impianti industriali

• servizi essenziali

• attività produttive

• opere di interesse culturale

• infrastrutture pubbliche

• agricoltura e zootecnia

La scelta per la responsabilità di tale funzione dovrà necessariamente ricadere sul

Responsabile dell’Area Tecnica del Comune, che si avvarrà, eventualmente, di tecnici esterni di

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fiducia dell’Ente e/o di personale del Genio Civile regionale e di esperti del settore sanitario,

industriale e commerciale. E’ altresì ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici dei vari Enti

per le verifiche speditive di stabilità che dovranno essere effettuate in tempi necessariamente

ristretti.

FUNZIONE 7 – STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

Il responsabile della funzione dovrà coordinare le varie componenti locali istituzionalmente

preposte alla viabilità.

Il Sindaco delegherà, con proprio decreto, a questa funzione un dipendente in organico alla

Polizia Locale.

FUNZIONE 8 – TELECOMUNICAZIONI

Il coordinatore di questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale della

Telecom, con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante dell’organizzazione dei

radioamatori presenti sul territorio, predisporre una rete di telecomunicazione non vulnerabile.

Il Sindaco delegherà, con proprio decreto, a questa funzione un esperto abilitato in

telecomunicazioni in fase di emergenza.

FUNZIONE 9 – ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

Per fronteggiare le esigenze della popolazione dovrà presiedere questa funzione un

funzionario dell’Ente locale in possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio

abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private

da utilizzare come “zone di attesa e/o ospitanti”. Il funzionario dovrà fornire un quadro delle

disponibilità di alloggiamento e dialogare con le autorità preposte alla emanazione degli atti

necessari per la messa a disposizione degli immobili o delle aree.

Attraverso l’attivazione delle funzioni e l’attività dei responsabili si avrà quindi la possibilità

di tenere sempre efficiente ed aggiornato il piano di emergenza.

Le funzioni di supporto, così come precedentemente elencate, possono essere accorpate,

ridotte o implementate secondo le necessità operative connesse alla gestione dell‘emergenza e

sulla base delle caratteristiche e disponibilità del comune. Si ritiene, tuttavia, che per garantire il

funzionamento del Centro Operativo in una qualsiasi situazione di emergenza è almeno necessaria

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l‘attivazione delle seguenti funzioni:

Tecnica e di pianificazione

Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria

Volontariato

Assistenza alla popolazione

Strutture operative locali e viabilità

In “tempo di pace“ è compito delle funzioni predisporre tutti gli elementi ed adottare tutte

le iniziative necessarie per garantire al funzionalità e l‘efficienza del Centro Operativo in situazione

di emergenza, anche attraverso la definizione di specifici “piani speditivi di settore“.

2.3. Designazione dei Responsabili delle funzioni di supporto

Funzioni di supporto Responsabile

Funzione 1 - Tecnica e pianificazione Responsabile Area Tecnica

Funzione 2 - Sanità, veterinaria, assistenza psicologica, assistenza sociale

Consigliere delegato dal Sindaco

Funzione 3 - Volontariato, Segreteria, amministrazione contabile

Consigliere delegato dal Sindaco

Funzione 4 - Materiali e mezzi - Dipendente Polizia Locale

Funzione 5 - Servizi essenziali e attività scolastica

Dipendente Area Tecnica

Funzione 6 - Censimento danni a persone e cose

Responsabile Area Tecnica

Funzione 7 - Strutture operative locali, viabilità

Dipendente Polizia locale

Funzione 8 - Telecomunicazioni Esperto delegato dal Sindaco

Funzione 9 - Logistica per la popolazione Dipendente Uff. Amministrativo

2.4. Attività dei Responsabili delle Funzioni di Supporto

Funzione 1 - Tecnica e di pianificazione

In condizioni ordinarie

- rilevare i dati territoriali e mantenere aggiornato il quadro conoscitivo dei rischi e degli scenari

di evento

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- aggiornare la cartografia tecnica comunale

- verificare ed aggiornare la disponibilità e le condizioni delle aree di emergenza

In caso di evento

- coordinare i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche, cui é richiesta un'analisi

conoscitiva del fenomeno ed un'interpretazione dei dati provenienti dal monitoraggio

Funzione 2 - Sanità, veterinaria, assistenza psicologica e assistenza sociale

In condizioni ordinarie

- verificare ed aggiornare i dati di competenza

- mantenere elenchi aggiornati dei disabili e delle persone con particolari esigenze

In caso di evento

- gestire tutti gli aspetti sanitari e psicologici della popolazione legati all'emergenza

- coordinare le attività svolte dai responsabili della sanità locale e delle Organizzazioni di

volontariato che operano nel settore sanitario

- gestire la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico

- gestire gli aspetti sociali della popolazione connessi all'emergenza

- assicurare l'assistenza ai disabili

Funzione 3 - Volontariato, segreteria e amministrazione contabile

In condizioni ordinarie

- mantenere aggiornato il quadro delle risorse afferenti al volontariato disponibili sul territorio

comunale (uomini, specializzazioni, mezzi)

- mantiene la contabilità del servizio

In caso di evento

- gestire e coordinare i volontari, destinando uomini e mezzi al supporto delle operazioni di

presidio, salvaguardia, soccorso ed assistenza.

- gestire il protocollo delle comunicazione.

- registrerà ogni atto facente capo a spesa, in modo da tenere aggiornata la situazione contabile

di ogni spesa pubblica.

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Funzione 4 - Materiali e mezzi, Funzione 5 - Servizi essenziali, attività scolastica e Funzione 6

- Censimento danni a persone cose

In condizioni ordinarie

- censire materiali e mezzi appartenenti ad enti locali, volontariato, privati (elenchi detentori di

risorse) che potrebbero essere utili in caso di emergenza

- mantenere i contatti con le Società erogatrici dei sei-vizi (Enel, Gas, Telecomunicazioni,

smaltimento rifiuti, Acquedotti, Provveditorato agli studi)

- aggiornare costantemente la situazione circa l'efficienza delle reti di distribuzione per garantire

la continuità nell'erogazione e la sicurezza delle reti

- verificare l'esistenza di piani di evacuazione delle scuole

- organizzare le squadre di tecnici delle UTMC e fornire loro idoneo materiale per effettuare il

monitoraggio a vista delle situazioni di possibile crisi

- predisporre le squadre e la modulistica per il rilevamento tempestivo dei danni

In caso di evento

- gestire le risorse disponibili in ambito comunale, fornendo un quadro aggiornato delle

disponibilità

- garantire la funzionalità dei servizi essenziali coordinando i rappresentanti di tutti i servizi

essenziali erogati sul territorio

- gestire il censimento dei danni a persone e cose

- indicare gli interventi urgenti per eliminare situazioni di pericolo

Funzione 7 - Strutture operative locali, viabilità e Funzione 8 - Telecomunicazioni

In condizioni ordinarie

- acquisire i dati relativi alle comunicazioni utili ai fini dell'attività di soccorso

- predispone una rete di telecomunicazioni alternativa affidabile

- redigere il piano di viabilità, individuando cancelli e vie di fuga e quanto necessario per il

deflusso della popolazione da evacuare ed il trasferimento nei centri di accoglienza

In caso di evento

- garantire le telecomunicazioni

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- coordinare le varie strutture operative preposte alla viabilità, alla circolazione, al presidio dei

cancelli di accesso alle zone interessate, alla sorveglianza degli edifici evacuati

Funzione 9 - Logistica per la popolazione

In condizioni ordinarie

- verificare la disponibilità delle risorse necessarie per l'assistenza alla popolazione

In caso di evento

- garantire l'assistenza logistica alla popolazione, fornendo risorse e promuovendo la

realizzazione e la gestione di aree attrezzate per fornire i servizi necessari

- coordina i messaggi d'allarme alla popolazione

La seguente scheda dovrà essere compilata, aggiornata periodicamente ed inviata alla Sala

Operativa Regione Calabria e Prefettura.

COMUNE DI SOVERIA MANNELLI (CZ)

DATI RIEPILOGATIVI ESSENZIALI AGGIORNATI AL 28/08/2017

Sede Municipale

Indirizzo Via Dott. Cimino, snc

Telefono 0968.662006

Fax 0968.662004

Email [email protected]

Sala Operativa C.O.C.

Indirizzo Via Dott. Cimino, snc

Telefono 0968.662006

Cellulare 3204349145 (Paola) 3204349187 (Talarico)

Fax 0968.662004

Email [email protected]

Sindaco

Nome e Cognome Dott. Leonardo Sirianni

Recapiti telefonici 3204349238

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Responsabile C.O.C.

Nome e Cognome Istr. Dir. Gaspare Paola

Qualifica Responsabile Polizia Municipale

Recapiti telefonici 3203439145

Responsabile Comunale di Protezione Civile

Nome e Cognome Ing. Pasqualino Nicotera

Qualifica Responsabile Area Tecnica

Recapiti telefonici 3356585135

SCHEDA 4: SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO

CENTRO OPERATIVO COMUNALE DI SOVERIA MANNELLI UBICAZIONE: C/o Sede Municipale

N° TELEFONO / CELLULARE REPERIBILE H24: 3204349238

FUNZIONI DI SUPPORTO E RELATIVI REFERENTI

FUNZIONE NOMINATIVO RECAPITO TELEFONICO

SINDACO Dott. Leonardo SIRIANNI 3204349238

1 - TECNICO SCIENTIFICA Ing. Pasqualino NICOTERA 3356585135

2 – SANITA’ da nominare con decreto

3 – VOLONTARIATO da nominare con decreto

4 - MATERIALI E MEZZI da nominare con decreto

5 - SERVIZI ESSENZIALE ED ATTIVITA’ SCOLASTICHE

da nominare con decreto

6 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE

Ing. Pasqualino NICOTERA 3356585135

7 - STRUTTURE OPERATIVE E LOCALI da nominare con decreto

8 - TELECOMUNICAZIONI da nominare con decreto

9 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE da nominare con decreto

SQUADRA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

QUALIFICA NOMINATIVO RECAPITO TELEFONICO

Tecnico Comunale Ing. Pasqualino Nicotera 3356585135

Operaio comunale Idr. Michele Colosimo 3204349259

Responsabile Polizia Locale Istr. Dir. Gaspare Paola 3204349145

Agente Polizia locale Ag. Antonio Talarico 3204349187

Agente Polizia locale Ag. Guglielmo Bonacci 3204349220

CITTA’ DI SOVERIA MANNELLI PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

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MEZZI ED ATTREZZATURE COMUNALI

N. TIPO AUTOMEZZO TARGA o Telaio

1 Fiat Punto (Polizia locale) CP086NH

2 Fiat Uno (Uff. Tecnico) AE419NS

3 Autocarro FIAT OM 50 ED242ZN

4 Motocarro Ape Piaggio DB17740

5 Autocarro AD A897

6 Motocarro Ape Piaggio X25GKL

7 Scuolabus DE042SL

SCHEDA 5: UNITA’ TECNICHE MOBILI COMUNALI ( UTMC )

COMPOSIZIONE UTMC

COGNOME NOME QUALIFICA ENTE TELEFONO Colosimo Michele Op. idraulico Comune Soveria M 3204349259 Pascuzzi Santo Operatore Comune Soveria M Caligiuri Saverio Operatore Comune Soveria M

ATTREZZATURA IN DOTAZIONE UTMC

AUTOVEICOLO: Fiat Uno - Targa AE 419 NS

TELEFONI: SI

RICETRASMITTENTI: NO

DETENTORI DI SERVIZI

PANIFICI

Panificio di Caligiuri M.

via Colicella

Panificio di Cardamone A.

via Tatarella

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DIVERSI

INTESTAZIONE TIPO ATTIVITA' UBICAZIONE

Cerra produzione farina

via Tatarella

Cimino International

produzione generi alimentari

loc Colicella

Ci.Mai

produzione generi alimentari

loc Colicella

Arnoni

produzione generi alimentari

loc Colicella

Tesori in tavola

produzione generi alimentari

Pirillo

Luna funghi

produzione generi alimentari

area P.I.P.

Belmonte

produzione generi alimentari

Contrada Scaglioni

Bonacci

produzione generi alimentari

Colla

Pick up supermercato viale Rubbettino

Contè supermercato area P.I.P.

Supermariomarket supermercato san Tommaso

FARMACIE VETERINARIA

DOTT. Scavelli

corso Garibaldi

ospedale Civile

viale Rubbettino

Artese (parafarmacia)

corso Garibaldi

Dott: A. Ferragina

corso Garibaldi

DISTRIBUTORI CARBURANTI

Colosimo Maria Giulia viale rubbettino

Costanzo Massimo

Area P.I.P.

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FORNITURE

Scai

Via Longanesi

Edil Bianco

Via Indro Montanelli

MOVIMENTO TERRA

MPA s.r.l.

Colla

Caligiuri Group

via dei Vespri

IMPRESE EDILI

Silipo costruzioni

via Cardamonelli

COGEI Colla

SilCantieri

Via dei Vespri

POMPE FUNEBRI

Chiodo Emilio Via Provinciale

2.5. Le aree di emergenza

2.5.1. Area di ammassamento Soccorritori e Risorse

Nel presente piano sono state individuate tre aree di ammassamento soccorritori e risorse,

al fine di garantire un razionale impiego dei soccorritori e delle risorse nelle zone di intervento.

Le prime due, contigue ma separate dalla viabilità di collegamento verso sud, possono essere

considerate un’unica localizzazione, da utilizzarsi a seconda delle necessità di spazi occorrente per

la sistemazione logistica dei mezzi di soccorso.

La localizzazione individuata rappresenta un’area strategica per centralità e connessione con

le maggiori infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e stradali regionali, è lontana da ogni tipo di

rischio geomorfologico e garantisce un ottimo collegamento con i centri urbani del C.O.M.

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La terza area AS rappresenta un’utile localizzazione in funzione della sede C.O.M., essendo contigua

con quest’ultima.

Nelle tre schede che seguono sono sintetizzate le principali caratteristiche relative alle tre aree di

ammassamento soccorritori e risorse, viste anche in chiave di emergenza a livello sovracomunale o

di C.O.M.

Aree di Ammassamento Soccorritori e risorse

Individuazione AS

AS.01 Parcheggi Area PIP di loc. Scaglioni

AS.02 Parcheggi piscina comunale loc. Scaglioni

AS.03 Parcheggi sede C.O.M. loc. bivio Bonacci

SCHEDA 6 AREA DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE – AS.01

PARCHEGGI AREA PIP

Individuazione

Ubicazione Zona industriale, Località Scaglioni

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.074059, 16.376584

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Area destinata alla viabilità interna della Zona PIP

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 67

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 10.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 7 AREA DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE – AS.02

PARCHEGGI PISCINA COMUNALE

Individuazione

Ubicazione Piscina Comunale, Località Scaglioni

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.072730, 16.375298

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Area destinata ai parcheggi di pertinenza della piscina Comunale

Larghezza Viabilità accesso

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 67

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 10.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 8 AREA DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE – AS.03

PARCHEGGI SEDE COM

Individuazione

Ubicazione Ex Ostello della Gioventù, località Bivio Bonacci

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.061607, 16.40879

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Area destinata ai parcheggi di pertinenza della sede COM

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 800 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Collaudo statico

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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2.5.2. Le aree di attesa della popolazione Le Aree di Attesa della Popolazione (AP) sono i luoghi dove potrà confluire la popolazione

residente nelle aree colpite da calamità, ricevendo le dovute informazioni ed in cui le persone

evacuate e/o bisognose di sistemazione saranno accolte per essere poi trasferite alle Aree di

Ricovero della Popolazione (RP).

Le AP sono i luoghi di ricongiungimento dei nuclei familiari e di prima accoglienza. In tali aree

la popolazione potrà ricevere, oltre alle prime informazioni sull’evento, i primi generi di conforto.

Le AP previste dal piano sono essenzialmente degli spazi pubblici non soggetti a rischio

(frane, alluvioni, crollo di strutture attigue, etc.), raggiungibili attraverso un percorso sicuro. Le AP

saranno utilizzate per un periodo di tempo contenute nella prima giornata (poche ore) di

emergenza.

Nel piano sono state rilevate 4 AAP indicate nella tabella seguente.

Aree di Attesa della Popolazione - AP Area di attesa di riferimento per la popolazione di

Individuazione AP

San Tommaso AP.01 Arena Comunale San Tommaso

Soveria centro AP.02 Parcheggi comunali via A. Campanile

AP.03 Area ludica via Longanesi

AP.04 Campi da tennis Soveria Mannelli

Colla, Cuozzi, bivio Bonacci AP.05 Campi da tennis Colla

S. Margherita AP.06 Area scoperta su S.P. 67

Si riportano di seguito le schede delle Aree di Attesa

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SCHEDA 1 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.01

ARENA COMUNALE SAN TOMMASO

Individuazione

Ubicazione Via Falbarelli, Frazione San Tommaso

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.086681, 16.378386

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Area destinata ad Arena Comunale

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 69

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 4.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Collaudo statico

Presenza vincoli Sull’area insiste un vincolo idrogeologico

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SCHEDA 2 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.02

PARCHEGGI COMUNALI IN VIA ACHILLE CAMPANILE

Individuazione

Ubicazione Via A. Campanile, nei pressi dell’Ufficio Postale

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.083192, 16.370231

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Area destinata a parcheggi

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 159/1

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 7.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 3 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.03

AREA LUDICA VIA LONGANESI

Individuazione

Ubicazione Via Leo Longanesi

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.079930, 16.375149

Caratt. generali Area scoperta pubblica ad uso sportivo

Destinazione Area destinata al gioco del basket/pallavolo

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

A cento metri dalla Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 800 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Collaudo statico

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 4 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.04

CAMPI DA TENNIS – SOVERIA MANNELLI

Individuazione

Ubicazione Via Rubbettino

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.077993, 16.380679

Caratt. generali Area scoperta pubblica ad uso sportivo

Destinazione Area destinata al gioco del tennis

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 1225 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Collaudo statico

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 5 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.05

CAMPI DA TENNIS – COLLA

Individuazione

Ubicazione Frazione Colla

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.077993, 16.380679

Caratt. generali Area scoperta pubblica ad uso sportivo

Destinazione Area destinata al gioco del tennis

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

A duecento metri dalla Strada Provinciale 165 A cinquanta metri dalla Strada Provinciale 68

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 700 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Collaudo statico

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 18 AREA DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE – AP.06

AREA SCOPERTA SU S.P. 67

Individuazione

Ubicazione Loc. S. Margherita

Proprietà privata

Coordinate 39.048226, 16.400415

Caratt. generali Area scoperta

Destinazione

Larghezza Viabilità accesso

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 67

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 2.000 circa

Fornitura servizi Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli nessuno

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2.5.3. Le Aree (strutture) di ricovero della popolazione RP

Le aree o strutture di Ricovero della Popolazione (RP) sono localizzazioni in grado di

soddisfare le esigenze di alloggiamento temporaneo della popolazione colpita da un evento

calamitoso. Si tratta di strutture ed aree pubbliche generalmente edifici scolastici e/o impianti

sportivi posti in "luogo sicuro", dotate dei servizi essenziali (energia elettrica, rete idrica,

riscaldamento, servizi igienici, rete telefonica ecc).

Al verificarsi dell’evento, saranno le condizioni ambientali generali a determinare scelte

alloggiative al coperto ovvero mediante tendopoli.

Il presente Piano individua una serie di strutture per il ricovero temporaneo della

cittadinanza, di facile accesso, facilmente collegabili con i servizi essenziali e ovviamente, non

soggette a rischi incombenti.

Le Aree di Ricovero Popolazione previste nel Piano sono di seguito elencate:

Aree di Ricovero della Popolazione

N.

Area

Indirizzo

RP.01 Palestra Comunale Scuola Elementare Via S. Francesco

RP.02 Complesso ex Carcere Loc. Scaglioni

RP.03 Campo Sportivo A. Leo Via col vento

RP.04 Terreno comunale in loc. Scaglioni (zona per tendopoli)

Loc. Scaglioni

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SCHEDA 9 AREA DI ACCOGLIENZA O RICOVERO DELLA POPOLAZIONE– RP.01

PALESTRA COMUNALE

Individuazione

Ubicazione Palestra Comunale Scuola Elementare via S. Francesco

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.083664, 16.373055

Caratt. generali Area coperta pubblica

Destinazione Immobile destinato a palestra ad uso scolastico

Larghezza Viabilità accesso

L > 2,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 69

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 450 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 10 AREA DI ACCOGLIENZA O RICOVERO DELLA POPOLAZIONE – RP.02

COMPLESSO EX CARCERE

Individuazione

Ubicazione Ex Carcere, Località Scaglioni

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.072934, 16.375288

Caratt. generali Area coperta pubblica

Destinazione Immobile destinato ad Istituto penitenziario mai entrato in funzione

Larghezza Viabilità accesso

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 67

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 2.700 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 11 AREA DI ACCOGLIENZA O RICOVERO DELLA POPOLAZIONE– RP.03

CAMPO SPORTIVO A. LEO

Individuazione

Ubicazione Campo Sportivo, via Col Vento

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.079392, 16.372532

Caratt. generali Area scoperta pubblica

Destinazione Immobile destinato a struttura sportiva

Larghezza Viabilità accesso

L > 6,00 ml

Collegamenti diretti

A duecento metri dalla Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 6.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 12 AREA DI ACCOGLIENZA O RICOVERO DELLA POPOLAZIONE– RP.04

TERRENO INCOLTO IN LOCALITA’ SCAGLIONI

Individuazione

Ubicazione Località Scaglioni

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.073127, 16.375751

Caratt. generali Area scoperta

Destinazione Immobile destinato ad uso agricolo

Larghezza Viabilità accesso

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 67

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 5.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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2.5.4. Gli Edifici Strategici (ES) per la Protezione Civile

Il presente Piano individua gli edifici strategici per le operazioni di protezione

civile, ossia quelle strutture che sono dedite alla gestione dell’emergenza ad evento

in atto.

Si tratta delle strutture che devono ospitare i centri di comando delle

operazioni, ovvero quelle tradizionalmente vocate a contenere le funzioni di

collegamento (telecomunicazioni in emergenza), ovvero di assistenza sanitaria alla

popolazione colpita.

Gli edifici strategici previsti nel Piano sono di seguito elencati:

Edifici strategici di Protezione Civile

N.

Edificio

Indirizzo

ES.01 Palazzo Municipale Via Dott. Cimino

ES.02 Ufficio Tecnico ed Archivio Via Dott. Cimino

ES.03 Caserma Compagnia Carabinieri Viale R. Rubbettino

ES.04 Ospedale Civile Viale R. Rubbettino

Es.05 Sede C.O.M. (Centro di P.C.) Bivio Bonacci

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SCHEDA 13 EDIFICI STRATEGICI – ES.01

PALAZZO MUNICIPALE

Individuazione

Ubicazione Via Dottor Cimino

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.084005, 16.373410

Caratt. generali Area coperta pubblica

Destinazione Casa Comunale Larghezza Viabilità accesso esterno

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 69

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 500 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 14 EDIFICI STRATEGICI – ES.02

UFFICIO TECNICO ED ARCHIVIO COMUNALE

Individuazione

Ubicazione Via Dottor Cimino

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.083953, 16.373769

Caratt. generali Area coperta pubblica

Destinazione Ufficio Tecnico Comunale Larghezza Viabilità accesso esterno

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 69

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 250 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 15 EDIFICI STRATEGICI – ES.03

CASERMA COMPAGNIA CARABINIERI

Individuazione

Ubicazione Viale Rubbettino

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.079200, 16.378320

Caratt. generali Area coperta ad uso militare

Destinazione Caserma Carabinieri Larghezza Viabilità accesso esterno

L > 4,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 1.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 16 EDIFICI STRATEGICI – ES.04

OSPEDALE CIVILE

Individuazione

Ubicazione Via Guido Pellico

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.078592, 16.380574

Caratt. generali Area coperta ad uso sanitario

Destinazione Ospedale Civile Larghezza Viabilità accesso esterno

L > 6,00 ml

Collegamenti diretti

A duecento metri dalla Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 8.000 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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SCHEDA 17 EDIFICI STRATEGICI – ES.05

SEDE COM

Individuazione

Ubicazione Immobile ex Ostello della Gioventù

Proprietà Comune di Soveria Mannelli

Coordinate 39.061642, 16.408813

Caratt. generali Area coperta pubblica

Destinazione Sede COM (a seguito dei lavori di adeguamento) Larghezza Viabilità accesso esterno

L > 5,00 ml

Collegamenti diretti

Strada Provinciale 165

Requisiti

Estensione Sup. complessiva mq 1.500 circa

Fornitura servizi Rete elettrica, Rete idrica, Rete fognaria, Rete illuminazione pubblica da attingere su attigua Strada Provinciale

Presenza vincoli Sull’area non insiste alcun vincolo

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3. IL MODELLO D’INTERVENTO

3.1. L’organizzazione dell’emergenza: Il metodo Augustus

“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose”. Così

duemila anni fa, l’imperatore Ottaviano Augusto coglieva pienamente l’essenza dei concetti che oggi

indirizzano la moderna pianificazione di emergenza, che si impernia proprio su concetti come

semplicità e flessibilità. In sostanza: non si può pianificare nei minimi particolari, perché l’evento -

per quanto previsto sulla carta - al suo “esplodere” è sempre diverso.

Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà negli indirizzi della pianificazione di

emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade di proposte spesso in contraddizione

fra loro perché formulate dalle varie amministrazioni locali e centrali in maniera tale da far emergere

solamente il proprio “particolare”. Tale tendenza ha ritardato di molto il progetto per rendere più

efficaci i soccorsi che si muovono in un sistema complesso tipico di un paese come il nostro.

Le linee guida del metodo Augustus, oltre a fornire un indirizzo per la pianificazione di

emergenza, flessibile secondo i rischi presenti nel territorio, delineano con chiarezza un metodo di

lavoro semplificato nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure per coordinare con

efficacia la risposta di protezione civile. Nel nostro paese non mancano (o, comunque, non mancano

sempre) i materiali ed i mezzi: mancano soprattutto gli indirizzi sul come attivare queste risorse in

modo sinergico. Per realizzare questo obiettivo è necessario che già in fase di pianificazione

dell’emergenza siano introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili in modo da tenere

“vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti.

Nel metodo Augustus sono ben sviluppati questi concetti per le competenze degli Enti

territoriali proposte alla pianificazione (per gli eventi di tipo a) e b) art. 2 L.225/92), ove viene

evidenziato che attraverso l’istituzione delle funzioni di supporto nelle rispettive sale operative (9

funzioni per i comuni e 14 per le provincie e regioni) si raggiungono due obiettivi primari per rendere

efficace ed efficiente il piano di emergenza:

a) avere per ogni funzione di supporto la disponibilità delle risorse fornite da tutte le

amministrazioni pubbliche e private che vi concorrono;

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b) affidare ad un responsabile della funzione di supporto sia il controllo della specifica

operatività, sia l’aggiornamento di questi dati nell’ambito del piano di emergenza.

Inoltre far lavorare in “tempo di pace” i vari responsabili delle funzioni di supporto per

l’aggiornamento del piano di emergenza fornisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni di

emergenza, dando immediatezza alle risposte di protezione civile che vengono coordinate nelle Sale

Operative.

Per coloro che non sono proprio tecnici dell’emergenza è opportuno sapere che esistono

due livelli di intervento, ognuno con specifiche funzioni: il modello di intervento provinciale, con a

capo l’Autorità di Protezione Civile rappresentata dal Prefetto, nel quale operano il Centro

Coordinamento Soccorsi (CCS) e la Sala Operativa Provinciale, ed il modello comunale, con a capo

l’Autorità Locale di Protezione Civile, costituita dal Sindaco, nel quale operano i Centri Operativi

Comunali (COC), coordinati dalla struttura decentrata del coordinamento Provinciale: il Centro

Operativo Misto (COM) ove si individuano le strategie generali d’intervento.

Il presente piano si riferisce ovviamente nel dettaglio esclusivamente al modello d’intervento

comunale: nelle pagine che seguono sono riportate le principali informazioni su procedure, modalità

operative e struttura organizzativa che fanno capo al Sindaco.

Prima di passare all’approfondimento del modello d’intervento comunale si ritiene

opportuno accennare alle funzioni affidate ai Centri Operativi Misti (COM), vere e proprie strutture

decentrate del coordinamento provinciale, che fanno da collegamento tra le due dimensioni

territoriali e sono finalizzate a realizzare, con efficacia, la direzione unitaria dei servizi di emergenza

coordinata direttamente dal CCS a livello provinciale con gli interventi dei Sindaci dei Comuni

afferenti al COM stesso.

Nella pianificazione dell’emergenza a livello della provincia di Catanzaro, il territorio di

Soveria Mannelli fa riferimento al COM 10, unitamente ai Comuni di Decollatura, Carlopoli, Cicala e

San Pietro Apostolo. Nella tabella che segue sono riportati i principali dati territoriali riferiti ad i

comuni del COM 10:

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COMUNI AFFERENTI AL COM 10

Comune Abitanti Altitudine (m s.l.m.)

Superficie (kmq)

SOVERIA MANNELLI (sede COM) 3.076 774 20,50

DECOLLATURA 3.159 765 50,35

CARLOPOLI 1.866 924 16,41

CICALA 968 829 9,28

SAN PIETRO APOSTOLO 1.694 750 11,72 Totale 10.763 108,26

La sede del Centro Operativo Misto – COM n. 10 - è attualmente allocata nei locali della

Piscina Comunale, siti in loc. Scaglioni.

A seguito dell’esecuzione dei lavori di adeguamento della struttura comunale dell’ex Ostello

della Gioventù, trasformata in sede C.O.M. con delibera di Consiglio Comunale n. 1 del 19/02/2017,

le funzioni di Centro Operativo Misto saranno trasferite nella nuova sede di Bivio Bonacci, deputata

a diventare “Centro operativo sovracomunale di Protezione Civile” e ad ospitare anche la sede del

costituendo C.O.I. (Centro Operativo Intercomunale), di riferimento per le attività della funzione

associata di protezione civile dell’aggregazione di Comuni denominata Area Interna Reventino-

Savuto, composta da 14 Comuni (7 della provincia di Catanzaro e 7 della provincia di Cosenza).

Ai fini del modello di intervento, il C.O.M. si insedia ogni qualvolta l’evento interessa un’area

sovracomunale che necessita un impiego consistente di interforze e l’assunzione di una direzione

unitaria con il coinvolgimento delle Autorità comunali, provinciali e regionali di Protezione Civile.

Anche se l’ambito di applicazione del presente Piano di Protezione Civile si limita al solo

territorio comunale di competenza, si evidenzia in questa sede la necessità di estendere la

pianificazione dell’emergenza a livello sovracomunale, con il coinvolgimento degli altri comuni del

C.O.M. (e del costituendo C.O.I.). Questa esigenza nasce dalla consapevolezza che solo attraverso la

condivisione di azioni di programmazione coordinate tra i Comuni aderenti potranno raggiungersi

livelli adeguati di efficienza ed efficacia dell’azione di coordinamento in fase di emergenza.

E’ pertanto necessario sperimentare a breve una fase comune di programmazione

coordinata, finalizzata:

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- alla stesura di un piano di emergenza quadro, a livello sovracomunale, in grado di

collezionare i singoli piani comunali ed assumere informazioni unitarie su eventi attesi, rischi,

risorse a disposizione per tutto il territorio dei comuni interessati;

- alla raccolta delle singole procedure operative a livello di Responsabili di funzione;

- alla realizzazione sull’intero territorio sovracomunale di azioni di informazione della

popolazione e campagne di simulazione per apprendere i corretti comportamenti da

assumere in fase di emergenza.

Il coordinamento potrà essere attivato nell’ambito della collaborazione tra le singole

Autorità locali e le relative strutture tecnico-operative, sperimentata in occasione delle operazioni

di prevenzione dell’emergenza a livello regionale o sub regionale.

3.2. Il modello d’intervento comunale

Adattando al territorio comunale i lineamenti di pianificazione del metodo Augustus è stato

possibile realizzare un sistema complesso di procedure da attuare all’accadere degli eventi di

protezione civile, tenendo conto di specificità, compiti e livelli di responsabilità da assegnare ai

soggetti responsabili delle funzioni di supporto.

3.3. Tipologie di eventi attesi

L’articolo 2 della Legge 225/1992 individua la seguente tipologia degli eventi, in relazione

agli ambiti di competenze:

eventi tipo A: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono

essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e

amministrazioni competenti in via ordinaria;

eventi tipo B: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro

natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o

amministrazioni competenti in via ordinaria;

eventi tipo C: calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità

ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

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3.4. Il Sindaco

Il Sindaco, quale Autorità di protezione civile, è ente esponenziale degli interessi della collettività

che rappresenta. Di conseguenza ha il compito prioritario della salvaguardia della popolazione e la

tutela del proprio territorio.

Il Sindaco, attraverso l’attuazione dei contenuti del presente piano, organizza la risposta di

protezione civile sul proprio territorio ed opera con le funzioni dirette conferite dal D. Lgs 31 marzo

1998, n. 112, più noto come «Decreto Bassanini», sia in fase di pianificazione che di attuazione di

interventi urgenti in caso di crisi per eventi classificati A e B di cui all’art. 2, L. 225/92. Al verificarsi

dell’emergenza il Sindaco, o suo Delegato, assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di

soccorso in ambito comunale e ne dà comunicazione al Prefetto al Presidente della Giunta Regionale

e al Presidente della Provincia. Il Sindaco per l’espletamento delle proprie funzioni deve avvalersi di

un Centro Operativo Comunale (C.O.C.).

3.5. La salvaguardia della popolazione

Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate

all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve essere dato

alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).

Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza alla popolazione (aree di accoglienza,

etc.)

Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza

organizzare il primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.

3.6. Rapporti con le istituzioni locali per la continuità amministrativa

Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del

proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, servizi sociali etc.) provvedendo, con immediatezza, ad

assicurare i collegamenti con la Regione, la Prefettura, la Provincia.

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Ogni Amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla Legge, dovrà

supportare il Sindaco nell’attività di emergenza.

3.7. Informazione alla popolazione

E’ fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate all’evento

conosca preventivamente:

• le caratteristiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio territorio;

• le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;

• come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;

• con quale mezzo ed in quale modo verranno diffusi informazioni ed allarmi.

3.8. Ripristino della viabilità e dei trasporti

Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la

riattivazione dei trasporti; del trasporto delle materie prime e di quelle strategiche; l’ottimizzazione

dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di soccorso nell’area colpita.

3.9. Funzionalità delle telecomunicazioni

La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gli uffici

pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso l’impiego necessario di ogni

mezzo o sistema TLC.

Si dovrà mantenere la funzionalità delle reti radio delle varie strutture operative per

garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare comunicati, allarmi,

etc.

In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto la

quale garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi mirati per ridare piena

funzionalità alle telecomunicazioni.

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3.10. Funzionalità dei servizi essenziali

La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al

verificarsi di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo specifici piani

particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.

La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti, dovrà prevedere l’impiego degli addetti

agli impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato, prevedendo per

tale settore una specifica funzione di supporto, al fine di garantire le massime condizioni di

sicurezza.

3.11. Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali

Nel confermare che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in salvo

la popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”, messo in crisi

da una situazione di grandi disagi fisici e psicologici, è comunque da considerare fondamentale la

salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio. Si dovranno perciò organizzare specifici

interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo specifiche squadre di tecnici

per la messa in sicurezza dei reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.

3.12. Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose

L’adozione di una modulistica unica è funzionale al ruolo di coordinamento e indirizzo che il

Sindaco è chiamato a svolgere in caso di emergenza.

La raccolta dei dati, prevista da tale modulistica, è suddivisa secondo le funzioni comunali

previste per la costituzione del Centro Operativo Comunale.

Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare la raccolta dei dati che risultano

omogenei e di facile interpretazione.

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3.13. Compiti dei responsabili di funzione

Il Sindaco, con proprio provvedimento, incarica il responsabile di ogni funzione di supporto

individuata nel presente Piano, oltre che il suo sostituto. L’incarico ha una durata massima riferita

alla consiliatura in carica.

Ciascun responsabile incaricato curerà a sua volta la gestione delle procedure d’emergenza,

secondo le previsioni dettagliate in un proprio piano particolareggiato, che diventa in tal senso

strumento di dettaglio del presente piano di protezione civile per la specifica funzione di supporto.

Il piano particolareggiato è un elenco di dati conoscitivi utili ad esercitare nel concreto la

specifica funzione in caso di emergenza e viene mantenuto costantemente aggiornato dal

responsabile di funzione o suo delegato. Oltre ai suddetti dati, il piano particolareggiato contiene il

dettaglio delle singole operazioni e le modalità di impiego assegnate alle risorse umane interne

all’ente.

3.14 Struttura dinamica del piano: aggiornamento dello scenario, delle procedure

Attraverso l’aggiornamento dei piani particolareggiati si mantiene attuale il presente Piano di

Protezione Civile. L’aggiornamento del presente Piano è previsto in caso di mutamento di uno

scenario di rischio, ovvero di modifiche sostanziali nelle schede costitutive il piano medesimo.

Poiché la pianificazione di emergenza risente fortemente della dinamicità dell’assetto del territorio,

sia dal punto di vista fisico che antropico, occorre tenere costantemente aggiornati i seguenti

parametri:

• evoluzione dell’assetto del territorio;

• aggiornamento delle tecnologie scientifiche per il monitoraggio;

• progresso della ricerca scientifica per l’aggiornamento dello scenario dell’evento massimo atteso.

In ogni caso, a cadenza biennale dalla sua approvazione, si procederà a verifica generale del

Piano e/o riallineamento dei suoi contenuti per una migliore efficienza organizzativa.

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3.15. Le esercitazioni

Le esercitazioni rivestono un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del

piano di emergenza. Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le

competenze attribuite alle singole strutture operative previste dal piano di emergenza; sarà quindi

necessario ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza comunale, redatto su

uno specifico scenario di un evento atteso, in una determinata porzione di territorio. Per far

assumere al piano stesso sempre più le caratteristiche di un documento vissuto e continuamente

aggiornato, sarà fondamentale organizzare le esercitazioni secondo diverse tipologie:

• esercitazioni, anche senza preavviso, per le strutture operative previste nel piano;

• esercitazioni congiunte tra le strutture operative e la popolazione interessata all’evento atteso (la

popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso

di calamità);

• esercitazioni periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso,

per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e

dell’efficienza dei collegamenti.

Ad una esercitazione a livello comunale devono partecipare tutte le strutture operanti sul territorio

coordinate dal Sindaco.

La popolazione, qualora non coinvolta direttamente, deve essere informata dello svolgimento

dell’esercitazione.

3.16. L’informazione preventiva alla popolazione

Particolare attenzione sarà posta nell’utilizzo quanto più diffuso dei moderni sistemi di

raggiungimento della cittadinanza con mezzi a costo ridotto, ossia il portale istituzionale

www.soveria.it, i servizi di rete sociale (social network), ovvero le applicazioni di messaggistica

istantanea multipiattaforma per smartphone.

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In tutti i casi possono essere messi a disposizione della cittadinanza sia le informazioni dettagliate e

di approfondimento sulla tematica dell’esposizione ai rischi e sui modelli di comportamento, sia gli

avvisi di preallerta, allerta e/o pericolo in atto.

3.17. Sistema di comando e controllo

Il Sindaco per assicurare nell’ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il

coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita, provvede ad

organizzare gli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto, Presidente della

Giunta Regionale e il Presidente della Giunta Provinciale che lo supporteranno nelle forme e nei

modi secondo quanto previsto dalla norma.

Il Sindaco o suo delegato, al verificarsi dell’emergenza, nell’ambito del territorio comunale,

si avvale del Centro Operativo Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso

e di assistenza alla popolazione colpita.

Il Centro Operativo Comunale è ubicato nella sede del Palazzo Municipale di via Dott. Cimino.

La struttura del Centro Operativo Comunale si configura secondo nove funzioni di supporto: – Tecnica e di Pianificazione

– Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria

– Volontariato

– Materiali e mezzi

– Servizi essenziali e attività scolastica

– Censimento danni a persone e cose

– Strutture operative locali

– Telecomunicazioni

– Assistenza alla popolazione

Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in, “tempo di pace”, aggiornerà i dati relativi

alla propria funzione e, in caso di emergenza, nell’ambito del territorio comunale, affiancherà il

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Sindaco nelle operazioni di soccorso. Per maggiori dettagli sulle funzioni di supporto si rimanda alla

specifica parte del piano ad essa dedicata.

3.18. Attivazioni in emergenza

Rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal Sindaco e si

articolano come di seguito riportato:

• reperibilità dei titolari di funzione del Centro Operativo Comunale;

• delimitazione delle aree a rischio;

• predisposizione delle aree di ammassamento dei soccorritori;

• allestimento delle aree di ricovero della popolazione.

3.19. Reperibilità dei Titolari di funzione del Centro Operativo Comunale

Il Centro Operativo del Comune è composto dai responsabili delle 9 funzioni di supporto che saranno

convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti in aree sicure e facilmente accessibili.

In caso di evento la cui percezione è diretta (tipo un evento sismico), il responsabile di

funzione raggiunge il COC per autoconvocazione. Negli altri casi il responsabile di funzione è

convocato dal Responsabile della Protezione Civile Comunale, su disposizione del Sindaco.

3.20. Delimitazione delle aree a rischio

Tale operazione avviene tramite l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti

di viabilità che hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita nell’area a

rischio. La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde

favorire manovre e deviazioni.

3.21. Gestione dell’emergenza in caso di evento sismico

La gestione dell’emergenza in caso di evento sismico si esplica in due compiti fondamentali:

1. assicurare condizioni di vita dignitose alla popolazione colpita da calamità;

2. verificare l’entità dei danni a case, strutture e/o persone.

In particolare si dovrà dare priorità alle seguenti operazioni:

• individuazione delle aree urbane più colpite e/o degli edifici pericolanti e/o pericolosamente

lesionati, con particolare riguardo alle strutture di pubblica utilità. In tal senso si procederà, oltre

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a rispondere alle segnalazioni della popolazione, ad ispezioni che partiranno dalle aree

potenzialmente più vulnerabili (Aree di centro storico) estendendosi progressivamente verso le

aree meno vulnerabili (Aree periferiche e/o di recente costruzione);

• ispezione e verifica dell’agibilità delle strade per consentire, nell'immediato, l'organizzazione dei

soccorsi;

• assistenza alla popolazione confluita nelle Aree di Attesa della Popolazione (AP) attraverso l’invio

immediato in queste aree di un primo gruppo di volontari, polizia municipale, personale medico,

per focalizzare la situazione ed impostare i primi interventi;

• predisposizione di gruppi S.A.R. per interventi di soccorso e per accertamento o meno di persone

sepolte. In caso di persone ferite prigioniere delle macerie saranno fatte intervenire squadre di

volontari per sgombero macerie e detriti. Questi interventi dovranno essere eseguiti con

escavatori leggeri e/o meglio manualmente;

• assistenza ai feriti gravi o comunque con necessità di interventi di urgenza medico - infermieristica

che si può realizzare attraverso il preliminare passaggio per il P.M.A. (Presidio Medico Avanzato),

ove saranno operanti medici ed infermieri professionali;

• assistenza a persone anziane, bambini e soggetti portatori di handicap. Tali soggetti troveranno

ospitalità e prima accoglienza presso le Aree di Ricovero della Popolazione (RP) predisposte;

• evacuazione della popolazione colpita in zone in cui non vi sono edifici pericolanti e/o nei centri

di emergenza appositamente predisposti (RP);

• ripristino della viabilità ed attivazione dei blocchi e controllo della circolazione;

• riattivazione delle telecomunicazioni e/o installazione di una rete alternativa;

Successivamente, superata la fase iniziale dell’emergenza, si potrà provvedere a:

• ispezione degli edifici al fine di appurare l'agibilità e quindi accelerare, ove possibile, il rientro della

popolazione;

• ispezione e verifica delle condizioni delle principali opere d’arte stradale (cavalcavia, sottopassi,

ponti) e fluviale (argini). In caso di necessità dovranno essere eseguiti gli interventi urgenti

(eventualmente provvisori) atti ad evitare danni a persone e a cose o a ridurre il progredire dei

dissesti;

• ripristino della funzionalità dei Servizi Essenziali, al fine di assicurare l’erogazione di acqua,

elettricità, gas e servizi telefonici, oltre a garantire lo smaltimento dei rifiuti, sia provvedendo a

riparazioni urgenti e provvisorie, ovvero all’occorrenza utilizzo di apparecchiature di emergenza

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(per es. gruppi elettrogeni, autoclavi, etc.), sia provvedendo con mezzi alternativi di erogazione

(per es. autobotti, etc.) avvalendosi per questo di personale specializzato addetto alle reti di servizi

secondo i piani d’emergenza predisposti da ciascun Ente/Gestore;

• mantenimento della continuità dell’ordinaria amministrazione del Comune (anagrafe, ufficio

tecnico, etc.) provvedendo, prima possibile, ad assicurare i collegamenti con la Prefettura, La

Provincia e la Regione;

• per la messa in sicurezza di reperti e altri beni artistici.

Per il dettaglio delle varie attività previste e competenti ogni funzione di supporto e di quelle

correlate, si rimanda alle schede relative all’emergenza sismica di cui alla presente appendice.

NORME DI COMPORTAMENTO PER LA POPOLAZIONE

I cittadini dovranno essere in grado di reagire nel modo corretto allo stato di emergenza seguente

l’evento sismico. Pertanto sarà necessario che la popolazione sia preventivamente coinvolta con

procedure educative indispensabili per affrontare con ordine la fase d’emergenza. A tale fine

saranno organizzati, in “tempo di pace”, incontri preventivi con la cittadinanza durante i quali

illustrare i contenuti del piano, i rischi in esso esplicati e le procedure comportamentali in caso di

emergenza.

In particolare, per quanto concerne il rischio sismico, la popolazione dovrà essere edotta almeno

dei contenuti del seguente decalogo:

Prevenzione

• Avere scorta di cibo ed acqua potabile per le emergenze, tenere una borsa con i

medicinali più frequenti, tenere una radio con batterie di scorta.

• Conoscere la posizione delle utenze domestiche ed avere conoscenza sulle manovre

necessarie per poterle escludere.

• Tenere un elenco aggiornato dei numeri telefonici di soccorso corredato da una cartina

stradale della città.

• Avere a disposizione in casa almeno un estintore.

• Discutere in famiglia dei comportamenti da tenere in caso di emergenza (scossa e dopo

scossa).

• Partecipare, se possibile, alle esercitazioni e/o alle campagne informative promosse

dalla Protezione Civile Comunale.

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Durante la scossa

• Non farsi prendere dal panico, restare calmi e tranquillizzare gli altri familiari.

• Non uscire di casa se si abita in palazzine a più piani per non rischiare di rimanere

bloccati lungo le scale. Uscire solo se la porta immette sul pianerottolo o su giardino

e in ogni caso abbandonare l’edificio con calma, facendo uscire prima donne, bambini

, anziani e malati. Una volta usciti non sostare mai nelle vicinanze dell’edificio.

• Non utilizzare mai ascensori né montacarichi onde evitare di rimanere bloccati dentro.

• In caso di permanenza nell’edificio, trovare riparo sotto le strutture portanti quali

architravi e muri maestri, angoli delle pareti e vani porte. Una valida protezione è

offerta dai letti e dai tavoli, sotto i quali ripararsi in posizione distesa o inginocchiata.

Se possibile proteggersi il capo con cuscini e/o altro.

• Non sostare in vicinanza di finestre e vetrate che potrebbero frantumarsi.

• Non sostare in vicinanza di linee elettriche.

Dopo la scossa

• Verificare che non vi siano feriti, restare calmi e tranquillizzare gli altri familiari.

• Verificare che non vi siano fughe di gas e/o rotture all’impianto idrico. In ogni caso non

accendere luce, non usare candele e/o qualsiasi altra fiamma. Usare solo lampade a

batteria. Gli impianti elettrici devono comunque ritenersi sempre in tensione, quindi

prima di accedere ad essi deve essere richiesto l’intervento di ENEL.

• In caso di abbandono dell’edificio chiudere gas, acqua e corrente elettrica.

• Verificare gli eventuali danni subiti dall’abitazione e in caso si ravvedano situazioni

pericolose chiedere il parere di un tecnico (contattare il Comune o la Polizia

Municipale) e nel dubbio abbandonare la casa; chiudere la casa prima di uscire.

• Se l’erogazione dell’energia elettrica lo rende possibile, sintonizzarsi su RAI 3 e/o altre

Reti televisive locali e sulle radio nazionali e locali per conoscere in continuo le notizie

diramate dalla Protezione Civile in merito all’evolversi della situazione. Altrimenti

accendere radio portatili e sintonizzarsi su reti nazionali e/o locali.

• Non usare il telefono, se non è strettamente necessario. Lasciare libere le linee per le

comunicazioni d’emergenza.

• Non avvicinatevi ad animali visibilmente spaventati.

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• Non usare l’automobile, lasciare le strade libere per i soccorsi. Se vi trovate a bordo (in

viaggio) evitate di percorrere ponti, gallerie, sottopassi e/o strade franate (con edifici

pericolanti ai bordi).

• Evitare strade strette o ingombrate.

• Non sostare sotto cornicioni o muri pericolanti, ma solo in luoghi aperti. Restare

lontano dai muri e dagli edifici pericolanti. Non rifugiarsi in cantine, nei sottopassi.

• Pulire subito eventuali fuoriuscite di liquidi infiammabili o comunque pericolosi.

• Restare lontano da eventuali linee elettriche danneggiate.

• Raggruppare gli altri componenti della famiglia e se necessario abbandonare la casa,

raggiungendo l’area di attesa e/o ricovero popolazione stabilito dal Piano di

Emergenza comunale e segnalato dalle Autorità.

Si riportano di seguito in APPENDICE 1 le richiamate schede da utilizzarsi in caso di emergenza

sismica.

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APPENDICE 1

MODELLO D’INTERVENTO

PROCEDURE GESTIONE EMERGENZA

Modello valido per:

RISCHIO SISMICO

Tenuto conto che non è possibile prevedere data, luogo ed intensità di un evento

sismico, ne discende che fasi fondamentali per l’attivazione del C.O.C. e per l’organizzazione dei

soccorsi, quali quella di attenzione e di preallarme, possibili nel caso di rischio idrogeologico,

per questa tipologia di evento calamitoso non sono invece attuabili.

In caso di terremoto è attivabile esclusivamente un’unica fase in cui parallelamente

si sviluppano attività di emergenza e di soccorso.

In considerazione della complessità dell’unica fase di allarme e soccorso, diventa fondamentale

l’organizzazione ed il coordinamento delle modalità d’intervento.

Al manifestarsi dell’evento, qualora l’intensità della scossa fosse tale da ritenere che

sul territorio siano potuti verificare danni anche di lieve entità, si attiva il Centro Operativo

Comunale presso il palazzo comunale sito in Via Dott. Cimino o in caso di danni alla struttura,

presso l ’Ufficio Tecnico adiacente, ovvero ancora pre sso la sede di C.O.M. al

momento attrezzata. Tutti i responsabili delle funzioni di supporto che compongono il

C.O.C., vista la possibilità che si presentino problemi per le comunicazioni telefoniche,

dovranno recarsi senza attendere convocazioni presso la sede del C.O.C.

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Emergenza Sismica Operazione:

ATTIVAZIONE SALA OPERATIVA C.O.C.

Scheda

1

Operatore: Responsabile del C.O.C. o Agente di P.M.

(presente in servizio ovvero allertato)

AZIONI

Azione 1 1.1 All’accadere dell’evento, raggiunge la Sala Operativa del

C.O.C. 1.2 Verifica insieme al personale presente le condizioni

generali della Sala Operativa, in particolare le condizioni di agibilità e lo stato di funzionamento delle apparecchiature.

1.3 Se la Sala Operativa presenta problemi di inagibilità, ovvero se le apparecchiature presenti nella Sala Operativa non sono funzionanti, dispone il temporaneo trasferimento delle funzioni in locale sicuro, fin d’ora fissato, in subordine, presso l’adiacente Ufficio Tecnico di via Dott, Cimino ovvero presso la sede C.O.M. funzionante.

1.4 Coordina le operazioni di attivazione e funzionamento della Sala Operativa.

Azione 2

2.1 Ripristina il contatto radio con il C.O.M. ed eventualmente

con la Prefettura e la Protezione Civile Regionale attraverso l’apparato radio in dotazione.

2.2 Attiva una seppur minima rete di collegamento radio con il personale in servizio dislocato sul territorio.

2.3 Si collega con le Autorità Comunali di Protezione Civile degli altri Comuni del C.O.M. 10, che dispongono di radio alimentata a 12 Volt, collegata nella frequenza di emergenza

2.4 Ovemai non si riuscisse a raggiungere uno o più comuni del C.O.M., dispone ad autopattuglia di PM il raggiungimento della Stazione dei CC.

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

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Emergenza Sismica Operazione:

ATTIVAZIONE UNITA’ DI CRISI

Scheda

2

Operatore: Sindaco

o Assessore Delegato o V.Sindaco

AZIONI

Azione 1

A seguito dell’evento sismico, tenendo conto dei tempi di percorrenza in condizioni di emergenza, il Sindaco raggiunge la sede del Palazzo Municipale e convoca l’Unità Comunale di Crisi. In ogni caso, all’accadere dell’evento, ciascun responsabile delle seguenti funzioni: 1.-Tecnico scientifica/pianificazione 2.- Sanità, Ass. Sociale e Veterinaria 3.- Volontariato 4.- Materiali e mezzi 5.- Servizi essenziali 6.- Censimento danni a persone e cose 7.- Strutture Operative locali e Viabilità 8.- Telecomunicazioni 9.- Assistenza popolazione è da ritenersi autoconvocato all’Unità Comunale di Crisi ed è tenuto ad attivare la funzione di competenza, secondo la propria organizzazione interna.

Azione 2

Dell’attivazione dell’Unità di Crisi il Sindaco ne dà comunicazione a − Prefettura − Provincia − Regione

Azione 3

Il Sindaco mantiene, attraverso un addetto stampa, i contatti con gli organi d’informazione

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

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Emergenza Sismica Operazione:

MONITORAGGIO EVENTO/INTERVENTI

Scheda

3

Operatore: Resp. Funzione 1

(Tecnico Scientifica/pianificazione) o suo delegato

AZIONI

Azione 1 1.1 All’accadere dell’evento è

autoconvocato all’Unità Comunale di Crisi e pertanto raggiunge il centro di telecomunicazione attivo collegato con il C.O.M., la Protezione Civile Regionale e la Prefettura

1.2 Attiva il monitoraggio dell’evento,

tenendo i contatti con i vari Enti, componenti scientifiche e tecniche cui è richiesta un’analisi conoscitiva sull’evento verificatosi e sul rischio associato

1.3 Mantiene un quadro aggiornato dello

scenario dei danni subiti dal territorio e degli interventi eseguiti e/o in corso, avendo egli stesso responsabilità della Funzione Censimento danni

Azione 2 2.1 Attiva il coordinamento del personale

dell’Ufficio Tecnico per la verifica a vista dell’agibilità:

- degli edifici strategici

- delle aree di attesa della popolazione

- delle aree di ammassamento soccorsi e risorse

- delle aree di ricovero popolazione

2.2 Ad ogni esito positivo di verifica comunica la disponibilità della struttura al Resp. di Funzione 2 Sanità – Assistenza Sociale

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

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Emergenza Sismica Operazione: INTERVENTI SANITARI E DI ASSISTENZA

SOCIALE

Scheda

4

Operatore: Resp. Funzione 2

(Sanità - Assistenza Sociale-Veterinaria)

AZIONI

Azione 1 1.1 All’accadere dell’evento è autoconvocato all’Unità

Comunale di Crisi, cerca il collegamento con l’Autorità di P.C. e raggiunge la sede C.O.C.

1.2 Cerca il collegamento con le strutture sanitarie

presenti sul territorio (primo fra tutti l’Ospedale Civile di Soveria Mannelli) anche avvalendosi di pattuglia di P.M., al fine di assumere informazioni di massima su eventuali danni subiti

Azione 2

2.1 Mantiene costanti contatti con le strutture sanitarie accertandosi che le stesse abbiano attivato i piani interni di sicurezza. Predispone eventuali operazioni di supporto urgente (se necessario coordinandosi con la Funzione 3- Volontariato).

2.2 Rintraccia le famiglie dei disabili e non

autosufficienti e/o bisognose di assistenza, per un loro possibile prelievo e trasferimento nelle aree di ricovero (RP) e/o soccorso.

2.3 Allerta il Volontariato con funzioni sanitarie per la

predisposizione di eventuale P.M.A. 2.4 Effettua il censimento dei feriti, dei dispersi, dei

senza tetto e delle eventuali vittime 2.5 invia personale per l’attivazione delle Aree di

Attesa della popolazione (AP) e squadre di sanitari per le Aree di Ricovero della popolazione (RP) (su richiesta Funzione 9-Assistenza alla popolazione)

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

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Emergenza Sismica Operazione: SUPPORTO PER INTERVENTI DI

ASSISTENZA SANITARIA URGENTI, ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE,

RIMOZIONE MACERIE

Scheda 5

Operatore: Resp. Funzione 3

(Coordinamento Volontari di Protezione Civile)

AZIONI

Azione 1 1.1. All’accadere dell’evento è autoconvocato

all’Unità Comunale di Crisi, si mette in contatto con l’Autorità di P.C. e con la Sala Operativa del C.O.C.

1.2. Avvalendosi della rete di telecomunicazione

d’emergenza, mantiene costanti contatti con i Responsabili delle strutture di Volontariato attivando il coordinamento della specifica funzione, al fine di fornire supporti per interventi di assistenza sanitaria, assistenza alla popolazione, rimozione macerie, allestimento aree di emergenza, rintraccio persone disabili, assistenza alle operazioni di viabilità, ecc.

Azione 2 2.1 Coordina le squadre di volontari per il

presidio delle aree AP e RP

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

in continuo per tutta la fase dell’emergenza

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Emergenza Sismica Operazione:

PRIMI INTERVENTI

Scheda 6

Operatore: Resp. Funzione 4

(Materiali e mezzi)

AZIONI

Azione 1

1.1 All’accadere dell’evento sismico è autoconvocato quale componente dell’Unità Comunale di Crisi e pertanto cerca il collegamento con la Sala Operativa Comunale per i primi interventi

1.2 Avvia la propria struttura secondo la prevista

organizzazione interna, finalizzata a dare assistenza alla logistica dell’emergenza

Azione 2

2.1 Dispone il trasporto dei materiali necessari

(transenne, cartelli) presso i luoghi ove necessitano, consegnandoli al personale dei volontari per il loro presidio

2.2 Avvisa le ditte private dello stato di emergenza in

atto affinché forniscano la necessaria reperibilità di personale e mezzi d’opera per gli interventi rimozione macerie, di demolizione ecc

2.3 Predispone mezzi per il ritiro dalle ditte/magazzini

e trasporto di generi di primo conforto (acqua, generi alimentari, coperte, teli impermeabili ecc.) alle Area di Attesa della Popolazione AP e/o alle Aree di Ricovero della Popolazione RP (su richiesta Funzione 9 - Assistenza popolazione)

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

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Emergenza Sismica Operazione:

VERIFICA e RIPRISTINO SERVIZI ESSENZIALI

Scheda 7

Operatore: Resp. Funzione 5

(Servizi essenziali)

AZIONI

Azione 1

a. All’accadere dell’evento sismico è autoconvocato quale componente dell’Unità Comunale di Crisi e pertanto cerca il collegamento con la Sala Operativa Comunale per le prime verifiche

b. Verifica lo stato dei servizi essenziali sul

territorio (rete idrica, fognaria, elettrica, gas metano), coordinandosi con gli Enti erogatori per eventuali interventi di ripristino e/o riparazione provvisoria.

c. Verifica i danni subiti dalle reti di telecomunicazione fissa e mobile e mantiene i contatti con le aziende erogatrici del servizio

d. Cura un registro con i dati relativi all’ubicazione dell’interruzione del servizio, le cause dell’interruzione, la gravità (se riattivabile o meno nelle 24 ore successive) e una valutazione sui danni indotti.

e. Si coordina con LAMEZIA MULTISERVIZI S.p.A. per la raccolta e per lo smaltimento dei rifiuti (compresi gli RSU se non raccolti antecedentemente all’evento).

CRONOPROGRAMMA (ore) 1I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

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Emergenza Sismica Operazione: ISPEZIONE

EDIFICI E INFRASTRUTTURE

Scheda 8

Operatore: Resp. Funzione 6

(Censimento danni)

AZIONI

Azione 1 1.1 All’accadere dell’evento sismico è autoconvocato

quale componente dell’Unità Comunale di Crisi e pertanto raggiunge il Palazzo Municipale, punto di raccolta per i componenti le squadre dei tecnici comunali

1.2 In ambito di Unità di Crisi, appresa l’entità dell’area

di rischio, viene decisa la priorità di interventi di censimento danni.

Azione 2

2.1 Coordina e organizza squadre per l’ispezione e la verifica dell’agibilità di strade (verifica percorribilità, opere d’arte stradali, edifici pericolanti prospicienti la viabilità etc.), con priorità per la viabilità principale

2.2 Coordina e organizza squadre per l’ispezione e la

verifica dell’agibilità degli edifici di pubblica utilità, delle AP e RP (preventivamente all’attivazione) e/o a seguito di segnalazione di cittadini, al fine di accelerare, se possibile, una ripresa delle funzioni pubbliche ed il rientro in casa della popolazione.

2.3 Coordina e organizza squadre per l’ispezione e la verifica dell’agibilità degli edifici privati all’interno delle aree coinvolte.

2.4 Coordinandosi, se necessario, con la Soprintendenza predispone squadre di tecnici per la messa in sicurezza di reperti e altri beni artistici in aree sicure.

2.5 Tiene aggiornati registri contenenti dati sugli edifici distrutti o fortemente compromessi e loro ubicazione, nonché sugli edifici con danni strutturali e loro ubicazione.

2.6 Valuta i tempi di ripresa delle attività negli edifici pubblici come scuole o altri uffici coinvolti

2.7 Valuta i tempi di ripresa di attività di produzione e vendita

2.8 Compila apposite schede di rilevamento danni e considera l’eventuale necessità di predisporre ordinanze di sgombero

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Emergenza Sismica Operazione:

ORGANIZZAZIONE PRONTO INTERVENTO

Scheda 9

Operatore: Resp. Funzione 7

(Strutture Operative Locali e Viabilità)

AZIONI Azione 1 1.1 All’accadere dell’evento è autoconvocato

all’Unità Comunale di Crisi, cerca il collegamento con l’Autorità di P.C. e raggiunge la Sala Operativa

1.2 Cerca il collegamento con le Strutture Operative presenti sul territorio

1.3 Allerta il personale della Polizia Municipale per l’eventuale invio in punti di monitoraggio e l’attivazione dei cancelli previsti

1.4 Predispone un piano del traffico con una viabilità d’emergenza e ne verifica l’adeguatezza, in base alle condizioni del territorio

Azione 2 2.1 Attua il piano del traffico d’emergenza

precedentemente predisposto ed attiva i cancelli previsti

2.2 Istituisce divieti di sosta, di accesso e blocchi circolazione nei tratti di viabilità interessati da crolli, opere d’arte stradali non agibili, edifici pericolanti. Predisposizione squadre personale e attivazione cancelli e traffico in entrata uscita dalla città e/o zone interessate da evento.

2.3Partecipa al coordinamento delle squadre (gruppi S.A.R.) interforze, per la ricerca e il primo soccorso ai cittadini rimasti bloccati sotto le macerie.

2.4 Allerta le ditte e la funzione tecnica comunale per l’invio dei mezzi necessari per la rimozione di veicoli danneggiati e/o che dovessero ostacolare le operazioni di sgombero da macerie e/o di soccorso.

2.5 Tiene aggiornati registri contenenti dati sull’ubicazione delle interruzioni viarie, sulla causa dell’interruzione ed esprime valutazioni sulla gravità dell’interruzione e sulla necessità di percorsi

alternativi o interventi speciali

2.6 Individua le più vicine piste per l’atterraggio degli elicotteri rispetto alle aree disastrate.

CRONOPROGRAMMA (ore) 1I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

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Emergenza Sismica Operazione: VERIFICA FUNZIONALITA’ RETE

Scheda 10

Operatore: Resp. Funzione 8

(Telecomunicazioni)

AZIONI

Azione 1 1.1 E’ autoconvocato all’Unità Comunale di Crisi, cerca

il collegamento con l’Autorità di P.C. ed attiva, presso la Sala Operativa del C.O.M., la funzione telecomunicazione del C.O.C.

1.2 Verifica ed assicura la funzionalità della

strumentazione radio della Sala Operativa 1.3 Mantiene i contatti con tutte le altre strutture

operative dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia, della Prefettura, della Polizia Municipale e delle Organizzazioni di volontariato con funzioni di TLC

CRONOPROGRAMMA (ore) 1I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

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Emergenza Sismica Operazione:

INTERVENTI URGENTI DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

Scheda 11

Operatore: Resp. Funzione 9

(Assistenza alla Popolazione)

AZIONI

Azione 1 1.3 All’accadere dell’evento è autoconvocato all’Unità

Comunale di Crisi, cerca il collegamento con l’Autorità di P.C. e raggiunge la sede C.O.C.

1.4 Riceve le informazioni sull’agibilità delle Aree di

Attesa della Popolazione AP e ne dispone l’attivazione a seconda dell’estensione e della localizzazione dell’area di crisi

Azione 2

2.1 Individua le esigenze della popolazione e ne fa richiesta al Sindaco, al Prefetto e/o stabilisce convenzioni con ditte di servizi (catering, vestiario, alimenti non deteriorabili, letti, tende, containers)

2.2 Organizza un censimento delle persone senza tetto

ed aggiorna registri in cui sono riportate le destinazioni presso le Aree di Ricovero di ogni famiglia evacuata

2.3 Verifica le condizioni igieniche nei campi e

garantisce la presenza di bagni chimici ed il servizio di periodica pulitura

2.4 Allestisce le Aree d’Accoglienza e tiene i rapporti

con la Regione per eventuali richieste di materiali

CRONOPROGRAMMA (ore) 1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I 8 I 9 I 10 I

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APPENDICE 2

MODELLO D’INTERVENTO

PROCEDURE GESTIONE EMERGENZA

Modello valido per:

RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO O D’INTERFACCIA

RISCHIO FRANE

RISCHIO IDRAULICO

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LE FASI DELL’INTERVENTO

A seconda dell’evento atteso, nell’evolversi di uno scenario di rischio possono o meno ricorrere le

seguenti fasi:

Attenzione;

Preallarme;

Allarme;

Soccorso.

Le principali attività da svolgere sono descritte nelle pagine che seguono in forma tabellare. Una

particolare segnalazione va posta alle due prime fasi (attenzione e preallarme), spesso sottovalutate

perché nella maggioranza dei casi non sono legate all’accadimento di eventi avversi, ma sono

attivate (e poi disattivate per mancato peggioramento delle condizioni) solo per seguirne le

eventuali evoluzioni. Di queste due fasi vanno sempre eseguite le necessarie operazioni, anche se il

quadro fenomenologico non si presenta particolarmente grave.

Fase di attenzione

Per queste tipologie di emergenze la fase di attenzione è gestita negli orari di servizio dal

centralino del Comune e fuori da questo orario attraverso il personale reperibile. La fase di

attenzione in caso di incendi è legata, nei periodi sensibili, agli avvistamenti segnalati direttamente

e/o indirettamente, mentre negli altri casi emergenziali è attivata dal ricevimento del “preavviso

di condizioni meteorologiche avverse” da parte del centro funzionale regionale e/o della

prefettura e/o della provincia di Catanzaro.

Il responsabile del C.O.C. che riceve il preavviso provvederà ad avvisare verbalmente il

Sindaco. Il Sindaco, o suo delegato o anche a mezzo il responsabile del C.O.C., ricevute le

informazioni sulle condizioni meteo avverse, attiva prioritariamente la funzione di supporto 1

(tecnico, scientifica e pianificazioni), che provvederà a monitorare l’evolversi dell’evento

attraverso il sito web del Centro funzioni (Protezione Civile e/o ARPACAL).

Qualora le informazioni sulle condizioni meteo, provenienti dal servizio di sorveglianza o

da altre fonti attendibili, dovessero indicare un evolversi negativo della situazione e tenuto conto

delle valutazioni effettuate in loco, il Sindaco o suo delegato procederà a:

Attivare il C.O.C.;

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Attivare la fase di preallarme.

Viceversa, qualora le informazioni provenienti dal servizio di sorveglianza nonché le valutazioni

effettuate in loco dovessero indicare situazioni di ritorno alla normalità, il sindaco o suo

delegato procederà a disattivare la fase di attenzione.

Fase di preallarme

Si attiva quando il servizio di sorveglianza del centro funzionale della Regione Calabria

e/o il Dipartimento di protezione civile attraverso la Prefettura registrano un aggravamento

delle condizioni generali, dandone diretta comunicazione ai punti di contatto presso il comune.

Può essere inoltre attivata sulla base di osservazioni dirette, compiute secondo valutazioni

relative ad eventi storici o simili.

Il sindaco o suo delegato:

Attiva il C.O.C.;

Informa il prefetto e la provincia chiedendo eventualmente il concorso di ulteriori

uomini e mezzi e di strutture operative;

Attiva il segnale di preallarme alla popolazione;

Mantiene i contatti con gli organi di informazione;

Si coordina con i sindaci dei comuni interessati.

Il Centro Operativo Comunale svolge le seguenti attività:

valutazione dell'evento in base ai precedenti storici ed analisi dei possibili sviluppi;

controllo delle risorse, della loro disponibilità ed efficienza;

registrazione delle comunicazioni relative all'evento.

ATTIVAZIONE E DISATTIVAZIONE

L’attivazione e la disattivazione delle diverse fasi previste dal Piano Comunale di Emergenza sono

disposte dal Sindaco.

Ai sensi della vigente struttura amministrativa dell’Ente, per la gestione dell’emergenza, il Sindaco

è coadiuvato nella gestione dell’emergenza dal Responsabile del C.O.C. (responsabile della Polizia

Locale) e dal Responsabile della Protezione Civile Comunale (responsabile dell’Area Tecnica).

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L’attivazione e la disattivazione sono disposte:

− sulla base dei livelli di allerta attivati o disattivati dalla Protezione Civile Regionale;

− a seguito di segnalazioni, pervenute direttamente al Comune, di eventi in atto sul territorio, previa

verifica dell’attendibilità della segnalazione.

ATTIVITÀ DA SVOLGERE NELLE DIVERSE FASI DELL’EMERGENZA

Nel caso di scenari di rischio incendi e/o idrogeologico di portata tale da attivare le funzioni del COC

e, nell’evolversi, anche del COM, per ciascuna delle fasi del Piano di Emergenza corrispondono le

azioni riportate nelle seguenti tabelle.

LIVELLI DI ALLERTA FASI OPERATIVE

ATTIVITA’ RISCHIO INCENDI DI

INTERFACCIA RISCHIO IDROGEOLOGICO E/O IDRAULICO

- Periodo Campagna AIB - Bollettino pericolosità

media - Incendio boschivo in atto

- messaggio con previsione di criticità moderata conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense

- messaggio per evento in atto con criticità ordinaria

ATTENZIONE

Il Sindaco, direttamente o tramite suo delegato, avvia e mantiene i contatti con le strutture operative locali.

- Messaggio con pericolosità alta

- Possibile propagazione dell’incendio verso la fascia perimetrale

- messaggio con previsione di criticità elevata conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense

- messaggio per evento in atto con criticità moderata

- superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali

PREALLARME

Attivazione del Presidio Operativo, con la convocazione del Responsabile del C.O.C. ed il Responsabile dell’Area Tecnica, titolare della funzione tecnica di valutazione e pianificazione (Funzione 1).

- Evento in atto che sicuramente interesserà la fascia perimetrale

- messaggio per evento in atto con criticità elevata

- superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali

ALLARME

Attivazione del Centro Operativo Comunale

- Incendio in atto interno alla fascia perimetrale

superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali che determinano pericolo per la pubblica incolumità

EMERGENZA

Soccorso ed evacuazione della popolazione

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Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto, in base

al tipo di evento ed a ragion veduta, dal Sindaco anche sulla base delle comunicazioni del Centro

Coordinamento Soccorsi ovvero della Sala Operativa Regionale della Protezione Civile (per eventi di

tipo B o C).

PROCEDURE OPERATIVE

Nel caso di scenari di rischio, a ciascuna delle fasi del Piano di Emergenza, corrispondono le

procedure riportate nelle seguenti tabelle insieme all’indicazione del soggetto che deve sviluppare

l’azione.

FASE DI ATTENZIONE

OBIETTIVO GENERALE

ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Funzionalità del sistema di allerta

locale

Il Sindaco, o suo delegato, proporzionalmente all’intensità dell’evento ed all’estensione dell’area interessata:

- preavvisa i responsabili delle funzioni 1 e 3 (Tecnica e di pianificazione e Volontariato)

- attiva il monitoraggio dei punti critici attraverso le risorse disponibili e/o reperibili (UTMC)

- avvia le comunicazioni con i Sindaci dei Comuni limitrofi, le strutture operative locali presenti sul territorio, la Prefettura-UTG, la Provincia e la Sala Operativa Regionale

FASE DI PREALLARME

OBIETTIVO GENERALE

ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Funzionalità del sistema di allerta

locale

Il Sindaco, o suo delegato: garantisce l’acquisizione delle informazioni attraverso la verifica dei collegamenti radio, telefonici, fax con il Dipartimento di Protezione Civile della Regione Calabria e la Prefettura-UTG, per la ricezione dei bollettini di allerta ed altre comunicazioni provenienti dalle strutture operative. Al verificarsi dell’evento, si costituisce una segreteria operativa che coadiuva il Sindaco e svolge tutte le pratiche del caso, annotando prima manualmente (diario operativo) e successivamente registrando con sistemi informatici il susseguirsi degli interventi dall’apertura alla chiusura del COC. Raccoglie quindi tutte le richieste di aiuto, sopralluogo, ecc. … dalle varie funzioni e relativo movimento di uomini e mezzi. Fa da filtro telefonico indirizzando le varie chiamate alle funzioni preposte con ordine stabilito di priorità.

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Coordinamento Operativo Comunale

ATTIVAZIONE DEL PRESIDIO OPERATIVO

Il Sindaco, o suo delegato: - attiva il responsabile della funzione tecnica di

valutazione e pianificazione, Volontariato e segreteria (Funzione 1, 3)

- preavvisa i referenti delle altre funzioni di supporto e li avvisa dell’avvenuta attivazione del presidio operativo comunale

- invia la squadra UTMC per il controllo dei punti critici o sensibili

- allerta le associazioni socio-sanitarie per probabili trasferimenti di infermi e diversamente abili in aree predefinite

- attiva il presidio territoriale

ATTIVAZIONE DEL SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO

Il Sindaco o delegato: - si mette in comunicazione con la Regione, la

Prefettura-UTG, la Provincia, i Comuni limitrofi, le strutture locali delle forze dell’ordine, Vigili del fuoco e il Corpo Forestale dello Stato, informandoli dell’avvenuta attivazione della struttura operativa comunale

- attiva la Funzione Telecomunicazione

Comunicazioni Funzione - attiva il contatto con i referenti locali degli Enti

gestori dei servizi di telecomunicazione e dei radioamatori; predispone le dotazioni per il mantenimento delle comunicazioni in emergenza con l Presidio territoriale e le squadre di volontari inviate o da inviare sul territorio;

- verifica il funzionamento del sistema di comunicazioni adottato;

- fornisce e verifica gli apparecchi radio in dotazione; - garantisce il funzionamento delle comunicazioni in

allarme.

FASE DI ALLARME

OBIETTIVO GENERALE ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Il Sindaco o delegato: - attiva il Centro Operativo Comunale con la

convocazione delle altre funzioni di supporto e, a ragion veduta, sulla base delle informazioni ricevute dalle UTMC e sulla base di ulteriori sopralluoghi, dispone le azioni di salvaguardia, con la conseguente interdizione delle aree (con predisposizione dei cancelli) a rischio e con l’eventuale sgombero delle persone coinvolte dall’evento.

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Coordinamento Operativo Locale

Attivazione del sistema di comando

e controllo

La Funzione n. 1: - riceve gli allertamenti trasmessi dalla Regione

e/o dalla Prefettura - si accerta della presenza sul luogo dell’evento

della UTMC - stabilisce un contatto con il Responsabile

dell’Intervento Tecnico Urgente (V.V.F. o C.F.S.); in caso di rischio idraulico con il responsabile tecnico del monitoraggio

Monitoraggio e sorveglianza del

territorio

Presidio Territoriale Il Coordinatore del COC in collaborazione della Funzione n. 1:

- organizza le attività delle squadre di presidio territoriale per la ricognizione delle aree esposte a rischio, l’agibilità delle vie di fuga (in collaborazione con la Funzione n. 8) e la valutazione della funzionalità delle aree di emergenza.

- Rinforza l’attività di presidio territoriale che dovrà dare indicazioni precise sullo stato dei luoghi e sull’eventuale progressione dello stato di pericolo

Valutazione scenari di rischio

La Funzione n. 1 - raccorda l’attività delle diverse componenti

tecniche al fine di seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio;

- mantiene costantemente i contatti e valuta le informazioni provenienti dal Presidio territoriale;

- provvede all’aggiornamento dello scenario sulla base delle osservazioni del Presidio Territoriale

Assistenza sanitaria

Censimento Strutture

La Funzione n. 2: - contatta le strutture sanitarie individuate in

fase di pianificazione e vi mantiene contatti costanti;

- verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accogliere i pazienti in trasferimento;

- verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accogliere animali

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Verifica Presidi La Funzione n. 3: - allerta le associazioni di volontariato in fase di

pianificazione per l’utilizzo in caso di peggioramento dell’evoluzione dello scenario per il trasporto, assistenza alla popolazione presente nelle strutture sanitarie e nelle abitazioni in cui sono presenti malati gravi

La Funzione n. 2: - allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse delle strutture sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione

Assistenza alla popolazione

Predisposizione misure di

salvaguardia

La Funzione n. 1: - aggiorna in tempo reale il censimento della

popolazione presente nelle aree di rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;

La Funzione n. 3: - raccorda le attività con i volontari e le

strutture operative per l’attuazione del piano di evacuazione;

La Funzione n. 4: - si assicura della reale disponibilità di alloggio

presso i centri e le aree di accoglienza individuate nel piano;

- effettua un censimento presso le principali strutture ricettive nella zona per accertarne l’effettiva disponibilità;

- predispone l’Ordinanza per la chiusura delle scuole

Informazione alla popolazione

La Funzione n. 9: - verifica la funzionalità dei sistemi di allarme

predisposti per gli avvisi alla popolazione; - allerta le squadre individuate per la

diramazione dei messaggi di allarme alla popolazione con l’indicazione delle misure di evacuazione determinate

Disponibilità di materiali e di mezzi

La Funzione n. 4: - verifica le esigenze e le disponibilità di

materiali e mezzi necessari all’assistenza alla popolazione ed individua le necessità per la predisposizione e l’invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;

- stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento;

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- predispone ed invia i mezzi comunali necessari allo svolgimento delle operazioni di evacuazione

Efficienza delle aree di emergenza

La Funzione n. 4: - richiede se necessario l’invio nelle aree di

ricovero del materiale necessario all’assistenza alla popolazione;

- verifica l’effettiva disponibilità delle aree di emergenza con particolare riguardo alle aree di accoglienza per la popolazione

Elementi a Rischio e Funzionalità dei servizi essenziali

Censimento

La Funzione n. 1: - individua sulla base del censimento effettuato

in fase di pianificazione gli elementi a rischio che possono essere coinvolti nell’evento in corso;

La funzione n. 4: - invia sul territorio i tecnici e le maestranze

per verificare la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali;

- verifica la predisposizione di specifici piani di evacuazione per un coordinamento delle attività.

Contatti con le strutture a rischio

La Funzione n. 4: - mantiene i rapporti con i rappresentanti degli

enti e delle società erogatrici dei servizi primari;

La Funzione n. 1: - allerta i referenti individuati per gli elementi a

rischio che possono essere coinvolti nell’evento in corso e fornisce indicazioni sulle attività intraprese.

Impiego delle strutture operative

Attivazione La Funzione n. 6: - verifica la percorribilità delle infrastrutture

viarie; - assicura il controllo permanente del traffico

da e per le zone interessate dagli eventi previsti o già in atto inviando volontari e/o polizia locale

Predisposizione di uomini e mezzi

La Funzione n. 4: - predispone ed effettua il posizionamento

degli uomini e dei mezzi per il trasporto della popolazione nelle aree di accoglienza,

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La Funzione n. 6: - predispone le squadre per la vigilanza degli

edifici che possono essere evacuati; - predispone ed effettua il posizionamento

degli uomini e dei mezzi presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico.

Impiego del Volontariato

La Funzione n. 3: - predispone ed invia, lungo le vie di fuga e

nelle aree di attesa, gruppi di volontari per l’assistenza alla popolazione;

- insieme alla Funzione n. 2 predispone con le associazioni socio-sanitarie l’evacuazione di persone diversamente abili.

FASE DI FINE EMERGENZA

OBIETTIVO GENERALE ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Funzionalità del sistema di allerta locale

Il Sindaco o delegato: - Sulla base dell’evolversi dell’emergenza,

informa la Prefettura, la Provincia e la Regione Calabria dichiarando cessato lo stato di allerta e chiude il C.O.C.

- Informa la popolazione sull’evolversi degli eventi;

- Cura, successivamente, dalla segreteria, la gestione burocratico-amministrativa del post emergenza (es. richiesta danni, manutenzione strade, ecc….) che sia correttamente demandata agli uffici competenti in ambito comunale ordinario,

- Dispone l’accertamento ed il censimento dei danni che dovrà essere effettuato dagli organi istituzionali a ciò preposti.

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APPENDICE 3

MODELLO D’INTERVENTO PROCEDURE GESTIONE EMERGENZA

ALTRI RISCHI

Modello valido per:

RISCHIO PER PIOVASCHI VIOLENTI CON ALLAGAMENTI;

RISCHIO PER NEVICATE A BASSA QUOTA, GELATE;

RISCHIO PER TROMBE D’ARIA O VENTI FORTI;

RISCHIO DERIVANTE DA INCIDENTI FERROVIARI;

RISCHIO RELATIVO AD INCENDI DI SINGOLI EDIFICI;

RISCHIO PER CROLLI DI EDIFICI SINGOLI OD ACCORPATI;

RISCHIO DERIVANTE DALLA FUGA DI SOSTANZE TOSSICHE.

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LE FASI DELL’INTERVENTO

A seconda dell’evento atteso, nell’evolversi di uno scenario di rischio possono o meno ricorrere le

seguenti fasi:

Attenzione;

Preallarme;

Allarme;

Soccorso.

La fase di attenzione e preallarme è ipotizzabile solo per gli scenari di rischio per eventi meteorologici avversi: - piovaschi violenti con allagamenti; - nevicate a bassa quota, gelate; - venti forti Non avviene negli altri casi trattati: - trombe d’aria (comunque all’interno di un preavviso di condizioni meteo avverse); - incidenti ferroviari; - incendi di singoli edifici; - crolli di edifici singoli od accorpati; - fuga di sostanze tossiche.

ATTIVAZIONE E DISATTIVAZIONE

L’attivazione e la disattivazione delle diverse fasi previste dal Piano Comunale di Emergenza sono

disposte dal Sindaco.

L’attivazione e la disattivazione sono disposte:

− sulla base dei livelli di allerta attivati o disattivati dalla Protezione Civile Regionale;

− a seguito di segnalazioni, pervenute direttamente al Comune, di eventi in atto sul territorio, previa

verifica dell’attendibilità della segnalazione.

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ATTIVITÀ DA SVOLGERE NELLE DIVERSE FASI DELL’EMERGENZA

Nella maggioranza dei casi, gli scenari di rischio si presentano limitati per estensione e per questo

generalmente riconducibili ad una evento di tipo A. Pur non escludendo situazioni in cui lo scenario

possa evolversi in un evento di portata maggiore, nella quasi totalità dei casi il modello di intervento

prevede un’attività esclusivamente a livello di COC. Nel caso in cui l’evolversi dell’evento porta ad

attivare le funzioni del COM, si rimanda al modello d’intervento dettagliato nell’appendice 2.

Nel caso generale in cui l’evento si mantiene quale evento di tipo A, ciascuna delle fasi del Piano di

Emergenza corrispondono le azioni riportate nelle seguenti tabelle.

ATTIVITA’ PER RISCHI LEGATI AD EVENTI METEOROLOGICI AVVERSI

(Piovaschi con allagamenti – nevicate a bassa quota – gelate – venti forti)

AVVISI DI ALLERTA

FASI OPERATIVE

ATTIVITA’

- messaggio con previsione di criticità moderata conseguente alla possibilità di eventi meteorologici avversi

- messaggio per evento in atto con criticità ordinaria

ATTENZIONE

Il Sindaco avvia e mantiene i contatti con le strutture operative locali attraverso il Responsabile del C.O.C.

- messaggio con previsione di criticità elevata - messaggio per evento in atto con criticità moderata

- superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali

PREALLARME

Il Sindaco o suo delegato attiva il Presidio Operativo, con la convocazione del Responsabile del C.O.C. ed il Responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione (Funzione 1).

- messaggio per evento in atto con criticità elevata

- superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali

ALLARME

Il Sindaco o suo delegato attiva il Centro Operativo Comunale

superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, o peggioramento della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali che determinano pericolo per la pubblica incolumità

EMERGENZA

Soccorso ed evacuazione della popolazione

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ATTIVITA’ PER ALTRI RISCHI (Incidenti ferroviari - Incendi di fabbricati – Crolli di fabbricati – Trombe d’aria - Fughe di sostanze tossiche)

AVVISI DI ALLERTA

FASI OPERATIVE

ATTIVITA’

Nessun avviso

ATTENZIONE

Limitata all’ordinario

Nessun avviso

PREALLARME

Limitata all’ordinario

- percezione diretta e/o segnalazione al centralino del Comando di Polizia Municipale e/o direttamente al Sindaco da parte di cittadini e/o Vigili del Fuoco o altre FF.OO.

ALLARME

Il Responsabile della Protezione Civile Comunale valuta l’entità dell’evento, la sua possibile evoluzione ed invia personale comunale per coadiuvare gli interventi di competenza, portando a conoscenza il Sindaco dell’accadimento in corso. Se l’evento lo richiede, il Responsabile della Protezione Civile avvisa uno o più Responsabili di funzione per l’attivazione di specifici interventi di settore. In casi più gravi, avvisa il Sindaco della necessità di attivare il COC

Scenario di danno in atto

EMERGENZA

Il Sindaco e/o il Responsabile della Protezione Civile, ovvero il COC nei casi in cui è costituito, attivano le procedure operative previste dal modello d’intervento, con priorità per il soccorso e l’evacuazione della popolazione interessata dall’evento.

Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto, in base

al tipo di evento ed a ragion veduta, dal Sindaco.

Per eventuali eventi di tipo B o C, il Sindaco si coordinerà sulla base delle comunicazioni del Centro

Coordinamento Soccorsi ovvero della Sala Operativa Regionale della Protezione Civile.

PROCEDURE OPERATIVE

Nel caso di scenari di rischio trattati nella presente appendice, a ciascuna delle fasi del Piano di

Emergenza, corrispondono le procedure riportate nelle seguenti tabelle insieme all’indicazione del

soggetto che deve sviluppare l’azione.

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PROCEDURE DI EMERGENZA (Piovaschi con allagamenti – nevicate a bassa quota – gelate – trombe d’aria – venti forti –

Incidenti ferroviari - Incendi di fabbricati – Crolli di fabbricati – Fughe di sostanze tossiche)

FASE DI EMERGENZA

OBIETTIVO GENERALE ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Coordinamento Operativo Locale

Attivazione del sistema di

comando e controllo

Il Sindaco o delegato: per eventi che riguardano aree di rischio limitate a fabbricati singoli o accorpati (incendi, crolli di parti strutturali):

- attiva il proprio sistema di controllo inviando una squadra di Vigili Urbani per ricevere informazioni dettagliate e, se il caso lo richiede, invia altro personale comunale per un sopralluogo;

- se si rende necessario un intervento di una o più funzioni di supporto previste dal Piano, convoca i relativi Responsabili di funzione;

- se l’evoluzione dello scenario lo richiede, attiva il Centro Operativo Comunale con la convocazione delle altre funzioni di supporto e dispone le azioni di salvaguardia, con la conseguente interdizione delle aree a rischio e con l’eventuale sgombero delle persone coinvolte dall’evento.

per eventi che riguardano vaste aree di territorio (incidenti industriali, incidenti ferroviari, fughe di sostanze tossiche, nevicate a bassa quota, trombe d’aria, venti forti):

- attiva il Centro Operativo Comunale con la convocazione delle altre funzioni di supporto, dispone le azioni di salvaguardia, con la conseguente interdizione delle aree a rischio e con l’eventuale sgombero delle persone coinvolte dall’evento.

Il Responsabile della Protezione Civile: - riceve gli allertamenti ricevuti dalla Sala Operativa del

COC e/o trasmessi dalla Regione e/o dalla Prefettura - si accerta della presenza sul luogo dell’evento di

personale comunale (UTMC) - stabilisce un contatto con il Responsabile degli Enti

e/o FF.OO intervenuti

Monitoraggio e sorveglianza del

territorio

Presidio Territoriale

Il Responsabile della Protezione Civile Comunale, in collaborazione della Funzione n. 1:

- organizza le attività delle squadre di presidio territoriale per la ricognizione delle aree esposte a rischio, l’agibilità delle vie di fuga (in collaborazione con la Funzione n. 8) e la valutazione della funzionalità delle aree di emergenza.

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- Rinforza l’attività di presidio territoriale che dovrà dare indicazioni precise sullo stato dei luoghi e sull’eventuale progressione dello stato di pericolo

Valutazione scenari di

rischio

La Funzione n. 1 - raccorda l’attività delle diverse componenti tecniche al

fine di seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio;

- mantiene costantemente i contatti e valuta le informazioni provenienti dal Presidio territoriale;

- provvede all’aggiornamento dello scenario sulla base delle osservazioni del Presidio Territoriale

Assistenza sanitaria

Censimento Strutture

La Funzione n. 2: - contatta le strutture sanitarie individuate in fase di

pianificazione e vi mantiene contatti costanti; - verifica la disponibilità delle strutture deputate ad

accogliere i pazienti in trasferimento;

Verifica Presidi

La Funzione n. 3: - allerta le associazioni di volontariato per l’utilizzo in

caso di peggioramento dell’evoluzione dello scenario per il trasporto, assistenza alla popolazione presente nelle strutture sanitarie e nelle abitazioni in cui sono presenti malati gravi

La Funzione n. 2: - allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse

delle strutture sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione

Assistenza alla popolazione

Predispo- sizione misure

di salvaguardia

La Funzione n. 1: - aggiorna in tempo reale il censimento della

popolazione presente nelle aree di rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;

La Funzione n. 3: - raccorda le attività con i volontari e le strutture

operative per l’attuazione del piano di evacuazione; La Funzione n. 4:

- si assicura della reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza individuate nel piano ovvero presso alloggi comunali eventualmente disponibili;

- effettua un censimento presso le principali strutture ricettive nella zona per accertarne l’effettiva disponibilità;

- predispone l’Ordinanza per la chiusura delle scuole

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Informazione alla

popolazione

La Funzione n. 6: - verifica la funzionalità dei sistemi di allarme

predisposti per gli avvisi alla popolazione; - allerta le squadre individuate per la diramazione dei

messaggi di allarme alla popolazione con l’indicazione delle misure di evacuazione determinate

Disponibilità di materiali e

di mezzi

La Funzione n. 4: - verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e

mezzi necessari all’assistenza alla popolazione ed individua le necessità per la predisposizione e l’invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;

- stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento;

- predispone ed invia i mezzi comunali necessari allo svolgimento delle operazioni di evacuazione

Efficienza

delle aree di emergenza

La Funzione n. 4: - richiede se necessario l’invio nelle aree di ricovero del

materiale necessario all’assistenza alla popolazione; - verifica l’effettiva disponibilità delle aree di

emergenza con particolare riguardo alle aree di accoglienza per la popolazione

Elementi a Rischio e

Funzionalità dei servizi essenziali

Censimento

La Funzione n. 1: - individua sulla base del censimento effettuato in fase

di pianificazione gli elementi a rischio che possono essere coinvolti nell’evento in corso;

La funzione n. 4: - invia sul territorio i tecnici e le maestranze per

verificare la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali;

- verifica la predisposizione di specifici piani di evacuazione per un coordinamento delle attività.

Contatti con le strutture a

rischio

La Funzione n. 4: - mantiene i rapporti con i rappresentanti degli enti e

delle società erogatrici dei servizi primari; La Funzione n. 1:

- allerta i referenti individuati per gli elementi a rischio che possono essere coinvolti nell’evento in corso e fornisce indicazioni sulle attività intraprese.

Attivazione

La Funzione n. 6: - verifica la percorribilità delle infrastrutture viarie; - assicura il controllo permanente del traffico da e per

le zone interessate dagli eventi previsti o già in atto inviando volontari e/o polizia locale

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Impiego delle strutture operative

Predispo-sizione di uomini e

mezzi

La Funzione n. 4: - predispone ed effettua il posizionamento degli uomini

e dei mezzi per il trasporto della popolazione fuori dall’area di rischio

La Funzione n. 6:

- predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che possono essere evacuati;

- predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico.

Impiego del volontariato

La Funzione n. 3: - predispone ed invia, lungo le vie di fuga e nelle aree di

attesa, gruppi di volontari per l’assistenza alla popolazione;

- insieme alla Funzione n. 2 predispone con le associazioni socio-sanitarie l’evacuazione di persone diversamente abili.

FASE DI FINE EMERGENZA

OBIETTIVO GENERALE ATTIVITA’ DELLA STRUTTURA OPERATIVA COMUNALE

Funzionalità del sistema di allerta locale

Il Sindaco o delegato: - Sulla base dell’evolversi dell’emergenza, informa la Prefettura, la Provincia e la Regione Calabria dichiarando cessato lo stato di allerta e chiude il C.O.C. - Informa la popolazione sull’evolversi degli eventi; - Cura, successivamente, dalla segreteria, la gestione burocratico-amministrativa del post emergenza (es. richiesta danni, manutenzione strade, ecc….) che sia correttamente demandata agli uffici competenti in ambito comunale ordinario; - Dispone l’accertamento ed il censimento dei danni che dovrà essere effettuato dagli organi istituzionali a ciò preposti.

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APPENDICE 4

MODULISTICA UTILE

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ESEMPLIFICAZIONE NOTA INFORMATIVA AL SINDACO

Il giorno ______________________________________ alle ore ______________ è stato segnalato

che nel Comune di ___________________________________________________________

Provincia di __________________________________ si è verificato quanto segue (descrizione

dell’evento):______________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Gravità _________________________________________________________________________

Segnalazione proveniente da ________________________________________________________

Tramite (Tel. – Fax – altro) _________________________________________________________

Abbiamo verificato la veridicità dell’informazione attraverso _______________________________

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Abbiamo verificato che la Prefettura è informata ________________________________________

L’evento ha prodotto:

Danni a persone __________________________________________________________________

Danni alle infrastrutture ____________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Si provvederà nell’immediato ad attivare i settori interessati ed il personale Comunale di servizio.

Verrà inoltrato un rapporto più dettagliato.

FIRMA DEL FUNZIONARIO DI TURNO

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NOTA SEGNALAZIONE EVENTO CALAMITOSO

- Alla Prefettura di Catanzaro

- Al Presidente della Giunta Regionale

e p.c. Al Dipartimento della Protezione Civile

Presidenza del Consiglio dei Ministri

ROMA

Prot. ____________ del __________________

Causa gravissima situazione creatasi in seguito a ________________________________________

che habet interessato il territorio di ___________________________________________________

il giorno ______________________ riscontrata impossibilità fronteggiare evento anomalo con mezzi

e poteri propri, rappresentasi urgente necessità di intervento degli organi in indirizzo.

Sono state avviate le seguenti iniziative ________________________________________________

________________________________________________________________________________

L’intera Struttura di protezione civile è operante con n. ________________________ uomini e con

n. ________________ mezzi.

La sala operativa attivata dispone dei seguenti numeri telefonici e fax ________________________

Restasi in attesa di urgente riscontro.

Data ________________________ Ora __________________

F.to IL SINDACO

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NOTA DIRAMAZIONI STATO DI ALLARME

Prot. ____________ del __________________

Sulla base dell’avvenuta segnalazione _________________________________________________

da parte di ______________________________________ mediante fono-fax-altro _____________

è diramato “lo stato di allarme”, alle componenti sottoelencate, per garantire l’immediata attivazione

delle stesse nella struttura comunale di protezione civile.

La sala operativa è in funzione con i seguenti numeri di tel. E di fax _________________________

- Assessore delegato

- VV.UU.

- C.F.S.

- VV.FF.

- Carabinieri

- Enel

- Telecom

- Polizia stradale

- Guardia di Finanza

- A.N.A.S.

- A.S.P.

- Organizzazioni di volontariato

F.to IL SINDACO

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FACSIMILE MANIFESTO DI AVVISO ALLA POPOLAZIONE

Comune di Soveria Mannelli

Provincia di Catanzaro

IL SINDACO

Rende noto

che, a seguito dell’evento (specificare) ________________________________________________

________________________________________________________________________________

verificatosi alle ore _____________ del giorno ____________________ è stata attivata la Struttura

comunale di protezione civile ubicata in via ____________________________________ n. ______

Allo stato, sono state avviate le seguenti iniziative _______________________________________

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Si rende noto, altresì, che l’area attrezzata per la popolazione è ubicata nella zona di

________________________________________________________________________________

Risulta impegnato, allo stato, sia il personale della struttura comunale di P.C. che (specificare altro

personale impegnato) ______________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Sono stati attivati i seguenti numeri di telefono per le informazioni del caso ___________________

________________________________________________________________________________

La popolazione dovrà porre la massima attenzione ai successivi avvisi diramati da questo Comune e

dalle Autorità competenti, attenendosi scrupolosamente alle norme di comportamento indicate.

F.to IL SINDACO

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FACSIMILE TRACCIA COMUNICATO STAMPA

- At Agenzie stampa

- At redazioni quotidiani locali

Data ______________________ Ora _____________

Sulla scorta delle informazioni e dei dati in nostro possesso, si Comunica che __________________

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

nel territorio di __________________________________________________ alle ore __________

del giorno ______________________ si è verificato (descrivere l’evento) ____________________

________________________________________________________________________________

Le iniziative, allo stato, intraprese riguardano: __________________________________________

________________________________________________________________________________

sono impegnate le forze di seguito indicate _____________________________________________

________________________________________________________________________________

Per le informazioni del caso, sono attivi i seguenti numeri telefonici _________________________

________________________________________________________________________________

eventuali prescrizioni o misure preventive, saranno diramate successivamente in caso di necessità.

Al momento la situazione è sotto controllo.

F.to IL SINDACO

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FACSIMILE SCHEDA VERIFICA STABILITÀ A SEGUITO DI SISMA O DI ALTRO EVENTO CALAMITOSO

NUMERO SCHEDA _____________________

Data ____________________

Tecnico _______________________________ Ente di appartenenza ________________________

Edificio sito in via ___________________________________________________ N. ___________

Comune di _______________________________________________________ Prov. __________

Riferimento cartografico o zona ______________________________________________________

Dati metrici ______________________________________________________________________

Piano dov’è ubicato l’alloggio _______________________________________________________

Numero persone occupanti l’alloggio _________________________________________________

Abitato dalla famiglia ______________________________________________________________

Cognome e nome del proprietario ____________________________________________________

Indirizzo del proprietario ___________________________________________________________

Descrizione del danno _____________________________________________________________

Nessun danno SI NO Puntellamento SI NO

Danno lieve SI NO Danno gravissimo SI NO

Danno medio SI NO Danno totale SI NO

Danno grave SI NO

Provvedimenti adottati: transennature – demolizioni – puntellamento – sgombero edifici adiacenti.

Puntellamento effettuato da _________________________________________________________

Transennatura effettuata da _________________________________________________________

Materiale impiegato per puntellamento ________________________________________________

messo a disposizione da ____________________________________________________________

Materiale per transennatura _________________________________________________________

messo a disposizione da ____________________________________________________________

Si richiede consulto con altro tecnico SI NO

F.to IL TECNICO

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ESEMPIO DI ORDINANZA

Comune di Soveria Mannelli

Provincia di Catanzaro

ORDINANZA n. _________________

Ad oggetto ______________________________________________________________________

IL SINDACO

quale autorità di protezione civile

Vista la legge n. 225 del 14 febbraio 1992 art. 15;

Vista la legge regionale n. 4 del 10 febbraio 1997;

Vista la legge n. 142 dell’8 giugno 1990;

Vista la legge n. 100/2012

Vista la legge n. ______________________

Considerato che gli eventi abbattutisi sul territorio del Comune _____________________________

________________________________________________________________________________

Ravvisata la necessità di disporre l’attuazione immediata dei primi interventi urgenti ed indifferibili

finalizzati al soddisfacimento delle esigenze della popolazione, alla tutela della salute ed igiene

pubblica, al recupero delle condizioni di agibilità e funzionalità delle infrastrutture pubbliche e

private;

ORDINA

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

La mancata ottemperanza della presente ordinanza, comporterà, a carico dei trasgressori, le

conseguenti sanzioni amministrative con Comunicazione alla autorità giudiziaria e ad ogni altra

competente autorità interessata per l’accertamento di altre eventuali responsabilità.

F.to IL SINDACO