Petrolio su tela

36
numero 7 Il Serale 23 aprile 2012 Petrolio su tela Settimanale quotidiano Benzina: i tratti di un quadro costoso e incompreso.

description

Benzina: un quadro costoso e incompreso

Transcript of Petrolio su tela

Page 1: Petrolio su tela

numero 7

Il Serale 23 aprile 2012

Petrolio su tela

Settimanale quotidiano

Benzina: i tratti di un quadro costoso e incompreso.

Page 2: Petrolio su tela
Page 3: Petrolio su tela

Un serbatoio di proteste

Èla “tassa indiretta” per ec-cellenza. È il primo e più

importante indice di quanto siacostoso vivere. è la soluzione dacui tanti vorrebbero sdoganarsi,ma che in realtà guida ancoral’attività produttiva del Paese, seè vero che l’88% delle merci inItalia viaggia su gomma.La benzina è una della spese

maggiori dei cittadini-consuma-tori, e il suo prezzo continua adaumentare, indisturbato: a marzo2012 la percentuale di crescita subase annua è stata del 18,6. E ildato pare non sorprendere più, oquasi. Ad esempio la procura diVarese ha aperto un’indagine perverificare che le dieci compagniepetrolifere più importanti d’Italianon stiano speculando sul pas-saggio che intercorre tra l’acqui-sto del barile di greggio e lapompa di benzina. Si vuole ca-pire insomma com’è deciso ilprezzo finale del carburante: uninterrogativo che accomuna sia illavoro della Guardia di Finanza,sia l’interesse generale della co-munità, desiderosa di saperedove va a finire il proprio denaronel circuito che lega gestori,compagnie petrolifere e Stato.

Sì, perché anche lo Stato fa lasua parte, attraverso le accise:impercettibili imposte sui pro-dotti di consumo applicate daigoverni dell’ultimo secolo per fi-nanziare situazioni di “emer-genza”. Per i dati di marzo delMinistero dello sviluppo econo-mico, il loro valore è in media di704,20 euro per mille litri dibenzina. Il cui ultimo picco, in-tanto, segna 1,918 euro al litro. Iconsumatori non ci stanno: dal-l’anno scorso l’uso è calato del9,5%. Ma protestano anche iproprietari degli impianti: au-mento dei prezzi, concorrenzaper la liberalizzazione del settoree nuove forme di contratto met-tono a rischio la loro sopravvi-venza. E poi alza la voce pure chil’oro nero lo ha sotto i piedi,come il popolo della Basilicata. Anessuno sta più bene questa si-tuazione: forse c’è qualcosa chenon torna.

Si lamentano i consumatori come si lamentano anche iproprietari dei distributori: il prezzo della benzinaintanto aumenta indisturbato di Nicola Chiappinelli

Page 4: Petrolio su tela

Sognando il pienoIl calcolo del prezzo della benzina come

la fiaba più indigesta per gli italiani

La decisione con cui si faceva scattare lafreccia per svoltare verso le pompe di

benzina è ormai un ricordo lontano per la grandemaggioranza degli italiani, avere il serbatoiopieno quasi un lusso, con i prezzi della benzinache hanno raggiunto una media di 1,90 euro allitro. Meglio illudersi del risparmio, centellinandoil carburante a forza di venti euro, nella speranza diun calo del prezzo – anche solo di pochi millesimi –prima che la spia sul lunotto torni a segnare rosso.Scene di vita quotidiana del popolo italiano, quelloche in Europa preferisce più di tutti gli altril’indipendenza del proprio mezzo a motore allascomoda promiscuità dei trasporti pubblici o allefatiche dei più lenti e naturali spostamenti su gambe– anche se è un dovere di cronaca riconoscere, nellegrandi città come in provincia, il ritorno di tendenzadella bici, nella versione modernizzata elettrica osharing. Scene di vita confermate dai numeri

incontrovertibili del Dipartimento per l’energia delMinistero dello sviluppo economico, che segnanoun calo nei consumi di benzina del 9,5% nel mesedi marzo – e del 20,3% in febbraio – in rapporto adodici mesi prima. Impossibile non collegarequesta tendenza all’aumento del costo dellabenzina, già a 35-40 centesimi in più dalla finedel 2011.

Il prezzo incide: i dati del Ministero per lo sviluppoeconomico segnano un calo nei consumi di benzina del

9,5% solo nel mese di marzo

di Elisa Gianni

Page 5: Petrolio su tela

Il prezzo del carburante ai distributori è lasomma del prezzo del combustibile, l’accisa el’Iva. Il prezzo del combustibile è a sua voltal’ammontare dei costi della filiera dellabenzina: dal petrolio – il cui prezzo è stabilitoin base soprattutto alle quotazioni del Wti (aNew York) e del Brent (nella City londinese),sulle quali poi si basa l’indice Platt’s chesuggerisce la cifra a cui le raffinerie vendono ilprodotto lavorato alle compagnie – al guadagnodelle stesse e dei gestori dei distributori. Cerchiamo di fare chiarezza su questa filiera,

partendo dal presupposto che non tutto ilgreggio è ugualmente pregiato. In base a doveavviene la sua estrazione, il petrolio risultainfatti più o meno sporco per la presenza dicomponenti che, in fase di lavorazione – lacosiddetta raffinazione, dovranno essereallontanate: la percentuale di queste componenti– tra cui lo zolfo – deciderà la qualità delprodotto grezzo. Non esiste quindi un solo oronero, ma tanti diversi, ognuno quotato nei piùimportanti mercati di scambio internazionali,sempre in dollari e al barile (pari a 158,98 litri).Tuttavia sono due le tipologie di petrolio piùpregiate e quindi più determinanti sui prezzimondiali di qualunque genere: il Light Crude e ilBrent. Il primo è fondamentalmentericonducibile al West Texas Intermediate-

Non tutto il greggio èugualmente pregiato: Light

Crude e Brent sono i migliori

Il nostro portafogliosborsa la somma dei

prezzi di combustibile,accisa e Iva

Page 6: Petrolio su tela

Midland (Wti), un greggio particolarmentepovero di zolfo e quotato al Nymex, la borsanewyorkese che si occupa esclusivamente diprodotti energetici e metalli; il Brent invece èestratto principalmente dal Mare del Nord, conpercentuali di zolfo leggermente più alte – equindi un po’ meno pregiato rispetto al Wti – equotato all’ International Petroleum Exchangedi Londra, equivalente europeo del Nymex.

Basandosi su queste quotazioni – e inparticolare sul Brent, l’agenzia Platt’ssuggerisce il prezzo internazionale dei prodottiraffinati e i costi di importazione per l’areamediterranea. Sezione del gruppo editorialeMcGraw-Hill – lo stesso al quale è affiliatal’agenzia di ratingStandard&Poor’s – la Platt’ssi occupa di monitorare ilgioco antico di domanda eofferta dei carburanti erilevarne così i prezzi.

Una volta acquistata labenzina dalle raffinerie, le compagniepetrolifere riforniscono i distributori della lorodivisa. L’accordo aziendale tra il gestore e lacompagnia petrolifera regola i rapportieconomici tra queste due parti: il primo ha incomodato d’uso l’impianto relativo aicarburanti – non però tutto il settore cosiddettonon-oil, ossia eventuale lavaggio, accessori, bar,officine eccetera; il suo guadagno suirifornimenti è però fisso e si aggira – a secondadella compagnia stessa – tra i 35 e i 40 euroogni mille litri. Ipotizzando che un benzinaiodistribuisca mille litri al giorno di benzina,l’incasso del distributore si aggirerà attorno ai1900euro. Ma non è affatto il caso di farsivenire le pupille a forma di dollaro: se il vostrobenzinaio di fiducia vi propone il cambio di

Una volta acquistata labenzina, le compagnieriforniscono i gestoridella stessa bandiera

Page 7: Petrolio su tela

gomme un giorno sì e uno no, o cerca divendervi le catene da neve in pieno aprile èprobabilmente perché arrivare alla fine delmese non è uno spasso neppure per lui. La percentuale più importante nel conto

totale delle voci che compongono il prezzodella benzina fa infatti capo allo Stato. La tantotemuta accisa – o accise, se si considerano cometante piccole gocce che vanno a riempire lastessa bacinella ormai dal 1935 – è stata spintadal decreto “salva-Italia” dello scorso dicembreoltre la quota dei 70 centesimi al litro, andandocosì a incidere per più del 36% sul costo dellabenzina. Ma l’accisa è una tassa sul consumo –in questo caso di carburanti – e perciò nonvaria in rapporto al prezzo, ma alla quantità.Ciò significa che non scampa alla tassazione sulvalore aggiunto, l’Iva dallo stesso “salva-Italia”portata dal 20 al 21% con la promessa di unulteriore balzo di due punti percentuali apartire dal prossimo autunno. Un salasso ancheper i benzinai allora ai quali non resta cheattirare i clienti con sconti infinitesimali nellasperanza di un arrotondamento con gli extra. Chi ci guadagna alla fine è presto detto: da

una parte le sorelle petrolifere che operano inun mercato di fatto oligopolistico, con uncolosso multinazionale a illuminare il lorocammino; dall’altra le casse affamate di unoStato indebitato, che mangiano da sole più dellametà della torta. In mezzo i benzinai a spartirsile briciole e gli automobilisti con l’incubo dellaspia sul lunotto che si fa rossa sempre più infretta.

Sul totale del prezzodel carburante sono 70

i centesimi al litroderivanti dall’accisa

Page 8: Petrolio su tela

La tassa divenuta tradizioneCambiano i governi, ma le accise sulla benzina sono uno

degli strumenti preferiti per fare cassa senza scrupoli

Nomadi per scelta, pionieriper necessità. Il rumore

dei passi speronati in corsa sulsuolo americano dietro a fila-menti gialli risuona ancora oggi.Una linea immaginaria pone ilsuo tratto indelebile dall’Abissi-nia alla Libia, imbrattando il ter-ritorio italiano. Il 1848 segnavala corsa all’oro. Il 2012 registra ilsibilo fulmineo di tante ghigliot-

tine. A gravare sulle teste degliitaliani sono le accise sul prezzodel carburante, che con il de-creto Salva Italia del governoMonti, ha raggiunto un recordstorico. Si svuotano le tasche deicittadini e si rimpinguano i por-tafogli statali. L’indice nero an-

novera, tra i finanziamenti perla politica estera e gli interventiregionali, anche molte sovven-zioni per conflitti ed eventi rin-tracciabili ormai solo tra lepagine dei libri di storia. Se sipensa alla possibile reintrodu-zione della tasse sulle “disgra-zie”, ossia la facoltà per leregioni di aumentare le accisesulla benzina nel caso di cala-mità naturali e di eventi ecce-zionali, come nevicate efenomeni metereologici fuoridal comune, si allunga l’elencodelle imposte aggiuntive che si ècostretti a pagare. I quattro au-menti del solo 2011 non ten-gono il confronto con il passato,quando dalla famosa accisa perla guerra in Abissinia del lon-tano 1935 si registrava al mas-simo una nuova accisa all’anno.Dopo vent’anni la macchiadell’oro nero torna a inglobarenuove monete. Risale al 1956l’accisa per finanziare la crisi diSuez e al 1963 quella per il disa-stro del Vajont. Alle catastrofinaturali si aggiungono l’allu-vione di Firenze nel 1966, ilsisma del Belice del 1968, quellodel Friuli nel 1976 e il terremotodi Irpinia nel 1980. Nel decen-

di Marta Gasparroni

Page 9: Petrolio su tela

nio 80-90 si assiste alla reintro-durre delle accise sui carburantiper motivi legati ai cosiddetti“interventi umanitari”, tra cuiricordiamo la missione in Li-bano nel 1983 e quella in Bosnianel 1996. Si arriva così al ventu-nesimo secolo, quando le accisesono così numerose da sfiorarel’assurdità, considerato il rischiorecessione dietro l’angolo e lacontinua ascesa dei prezzi. Nonsi può tralasciare allora l’au-mento di 0,02 cent nel 2004 peril rinnovo del contratto degli au-toferrotranvieri e un’ulterioreaccisa per l’acquisto di autobusecologici l’anno successivo: seianni e quattro manovre hannospinto il prezzo del carburantesulla soglia dei 2 euro (conun’IVA del 23%, che oltretuttosi calcola proprio sul prezzomaggiorato dalle accise). Dopole operazioni militari in nordAfrica, con la “tassa di guerra”prevista dal decreto Legge 107del 12 luglio 2011 per il rifinan-ziamento delle missioni all’e-stero e il termine dell’intervento

italiano in Libia, si annuncianonuovi rincari per le spese extradelle otto basi italiane impiegatein Africa. L’aumento dei prezzisul carburante rattrappisce lemani degli italiani, già anchilo-sate dall’eco di oneri defunti, eporta a storcere il naso al pen-siero delle ultime accise, consi-derato ad esempio il decretoLegge 34/2011 per le sovven-

zioni alla cultura, un finanzia-mento che dovrebbe risponderea fondi indipendenti e invecepesa sulle tasche di tutti. Il go-verno Monti sta tentando di ri-sanare le casse stataliinnescando un circolo viziosoche vuole rifuggire la crisi, con

L’ultima delle accise: il decreto Legge 34/2011 per lesovvenzioni alla cultura dovrebbe rispondere a fondiindipendenti. Invece grava sulle tasche dei cittadini

La prima fu proposta nel lontano 1935,l’ultima proprio qualche giorno fa: dietro ilvelo delle “emergenze”, le accise sono tra letasse peggio vissute dai consumatori

Page 10: Petrolio su tela

Il governo Berlusconi nell’a-prile 2011 introduceva 0,007cent per aiutare il cinema, cuiseguivano i 4 centesimi dell’ac-cisa “temporanea” per l’emer-genza immigrazione dalla Libia,

non ancora revocata; quindi an-cora un centesimo in più per idanni delle alluvioni in Toscanae in Liguria dello scorso novem-bre.

Page 11: Petrolio su tela

il risultato di restringere l’uti-lizzo dei motori a situazioni diprima necessità. Sintomo di unritorno allo stadio precedente al-l’avvento dell’auto, che si puòvalutare in termini ecologici ocatastrofici. In ogni caso, le di-chiarazioni di Corrado Passera,ministro per lo Sviluppo econo-mico, vogliono calmare glianimi valutando un eventuale –e parziale – abbassamento delleaccise. Una smorfia ironica di-pinge la bocca di tutti al pen-siero che il piccolo passoindietro dipenderà dal recuperodelle risorse dall’evasione fi-scale. Si affaccia la possibilità diun ribasso, ancora più remotaperò se si pensa all’ultima inten-zione del governo di finanziarela riforma la Protezione Civileaumentando le imposte del car-burante (10 centesimi, di cui 5statali e 5 regionali); propostache ha contribuito a riaccenderele proteste – mai troppo sopite –degli automobilisti. Senza consi-derare poi che era stata al vagliol’ipotesi di ulteriori 0,02 centcon cui tassare ogni SMS in-viato. Forse il sorriso può adessoritrarsi di fronte a un quesito:non sarà forse un controsensoalzare le tasse sui consumi, echiedere nello stesso tempo aicittadini di continuare a consu-mare?.

Page 12: Petrolio su tela

Parenti serpenti

Prima erano “sette so-relle”, come le aveva

chiamate Enrico Mattei. Poiqualcuno ne ha fatto scen-dere il numero a cinque,mentre per altri il mercato èdominato dalle cosiddette“big four”. In realtà il loronumero è cresciuto parec-chio, e forse sorelle non losono neanche più così tanto.Si tratta delle compagniepetrolifere, i gestori diquella risorsa energetica co-munemente nota come “oronero”, che all’inizio del ven-tunesimo secolo copre an-cora circa il 90% delfabbisogno di combustibilea livello mondiale.Nella classifica “Global

2000”, l’annuale graduatoriastilata dalla rivista ameri-

cana Forbes per ordinare leduemila aziende più ricchedel mondo, addirittura 9delle prime ventiquattro ri-sultano appartenenti al do-rato mondo dell’industriadel petrolio. Come ad esem-pio la prima nella classificagenerale, la Exxon MobilCorporation, nata nel 1999dalla fusione delle due com-pagnie petrolifere ameri-cane Exxon e Mobil,entrambe discendenti dalla

Standard Oil, il grande trustfondato da John D. Rockfel-ler nel 1870 e scorporato nel1911 dalla Corte Suprema in34 imprese indipendenti,delle quali due, la StandardOil Company of New Jerseye la Standard Oil Companyof New York, sono riuscitepoi a riunirsi in un colossodalle dimensioni simili aquello che negli anni ’30l’Antitrust americana avevadeciso di smembrare. LaExxon Mobil nel 2011 hafatto profitti per 41,1 mi-liardi di dollari, ma soprat-tutto ha un valore dimercato che supera i 400miliardi di dollari. Più ditutti, semplicemente.In quarta posizione nella

graduatoria di Forbes, se-

Erano “sette sorelle”, poi sono diventate cinque,poi ancora big four: ma le compagnie petroliferesono molte di più e nemmeno più sorelle di Nicola Chiappinelli

Tra le 24 aziende piùricche al mondo 9sono petrolifere: leprime 4 sono Mobil,Shell, Petrochina e Petrobras

Page 13: Petrolio su tela

conda tra le imprese del-l’oro nero, c’è poi la RoyalDutch Shell, la multinazio-nale anglo-olandese che dal2005 ha assunto una strut-tura di proprietà unica conl’unione delle due societàpartner, appunto la RealeCompagnia PetroliferaOlandese e il gruppo britan-nico Shell, fondato nel 1897dai fratelli Samuel. Nel 2011la società ha venduto il suoprodotto per un guadagnomolto più alto di quellodella Exxon, circa 470 mi-

liardi di dollari, ma con deiricavi netti che si sono atte-stati “solo” a 30,9 miliardi.Simpatica nota di curiosità:la Shell Italia è stata laprima azienda ad esserepubblicizzata nel pro-gramma “Carosello”.

La nostra breve incur-sione nella classifica dellarivista americana proseguecon la settima società piùpotente del panorama eco-nomico mondiale, manco adirlo ancora nel settore pe-trolifero: è la PetroChinaCompany Limited, a mag-gioranza di proprietà del go-verno della RepubblicaPopolare Cinese e facenteparte del colosso China Na-tional Petroleum Corpora-tion. La PetroChina ha unvalore di mercato di circa295 miliardi di dollari, e so-prattutto, come ha ricordatodi recente l’amministratoredelegato dell’Eni Paolo Sca-

roni in un discorso tenutopresso l’Energy Institute diLondra, gode del sostegnodel peso politico di un go-verno ricco di cassa, chepermette alla propria com-pagnia di dimostrarsi parti-colarmente aggressiva,«cogliendo opportunità diinvestimento nelle riservein qualsiasi parte del mondo(Kazakhistan, Libia, Alge-

La Royal Dutch Shell è una multinazionale anglo olandese chedal 2005 ha radunato sotto un’unica proprietà la Reale compagniapetrolifera olandese e il gruppo inglese Shell, fondato nel 1897

La Petrochina ha unvalore di 295 miliardidi dollari: sul mercatopuò permettersi diessere aggressiva

Page 14: Petrolio su tela

ria, Arabia Saudita, Iran,Venezuela e persino Ciad eSudan)».La società si è affermata

come la più proficua dellaCina, agevolata dal duopo-lio, condiviso con la Sinopec(24a impresa più forte delpianeta, controllata al 75%dal governo cinese), nellacommercializzazione e di-stribuzione dei prodotti pe-troliferi. Se i prezzi delgreggio continueranno adaumentare nella RepubblicaPopolare, Petrochina potràcontinuare ad accumulareingenti ricchezze e a conso-lidare il suo successo.

Il quadro delle rappresen-tanze mondiali proseguecon la Petrobras-Petrolèo

Brasileiro S.A, decima ingraduatoria con un fatturatostimato in quasi 146 mi-liardi di dollari, e che nel-l’ultimo anno ha raccoltoprofitti per più di 20 mi-liardi. La compagnia brasi-liana, fondata nel 1953 perimpulso dell’allora presi-dente Getùlio Vargas, non è

più però di proprietà esclu-sivamente statale visto cheil governo adesso controllasolo un terzo del pacchettoazionario. La Petrobras è laleader mondiale della perfo-razione in acqua profonde eultra profonde, con una tec-nologia avanzata che per-mette di arrivare fino a 2km sotto il livello del mare.Nel 2006 la società, come

spesso sta accadendo negliultimi anni alle compagniepetrolifere, si era ritrovatabersaglio e obiettivo dellapolitica nazionalista delpresidente boliviano EvoMorales, che aveva deciso didichiarare illegali i contrattifirmati dallo Stato con leimprese straniere e definito«traditori della patria coloroche hanno consegnato que-sto settore strategico, vio-lando la sovranità e ladignità nazionale». Il de-

La compagnia brasiliana Petrobras, fondata nel1953 da GetulioVargas è la decima azienda in

graduatoria con un fatturato di 146 miliardi: solonel 2011 ne ha raccolti 20

Nel 2006 la Petrobras è bersaglio e obiettivo della politicanazionalista del presidente boliviano Morales, che aveva decisodi dichiarare illegali i contratti firmati con le imprese straniere

Page 15: Petrolio su tela

creto presidenziale stabilivache tutta la produzione pe-trolifera delle compagniestraniere, tra cui appuntoanche la Petrobras, dovesseessere consegnata all’im-presa statale boliviana Ypfbche avrebbe poi deciso au-tonomamente sia dove checome commercializzare, siai prezzi di vendita del pro-dotto. La contesa si risolsepoi in modo positivo per lasocietà brasiliana, che tornòad annunciare investimentiin Bolivia nel maggio 2007dopo un accordo con cuil’ex presidente Inacio Lulaimpegnava il suo governoad accettare il rialzo delprezzo del gas naturale bo-liviano.

L’episodio è però sintoma-tico del rapporto che puòinstaurarsi tra le compagniepetrolifere e i paesi in cuiqueste vanno ad alimen-tarsi. Ed è infatti notizia dipochi giorni fa la decisionedel presidente Cristina Kir-chner di nazionalizzare lafiliale argentina della so-

cietà spagnola Repsol (fattu-rato calcolato in 72,8 mi-liardi di dollari). Con questocontestato decreto di espro-prio, che ha visto funzionarigovernativi inviati nei localidella società per espellere idirigenti spagnoli, lo Statocontrollerà il 51 per centodella compagnia mentre ilrestante 49 percento verràdiviso tra i governatori delleregioni argentine che pos-siedono greggio. Oltre allemotivazioni politiche dellavicenda, c’è sullo sfondo l’e-sigenza del paese del fabbi-sogno energetico necessarioa sostenere la sua crescita,ma anche la scoperta dinuovi giacimenti, in un’areachiamata Vaca Muerta, cheil governo vuole controllaredirettamente. Come d’al-tronde ha spiegato la stessaKirchner ricordando chel’Argentina era ormai l’u-

Gli interessi delle compagnie o convivono conquelli degli Stati o si sovrappongono: il

presidente argentino Christine Kirchkner hanazionalizzato l’Ypf , filiale dell’iberica Repsol

La contesa tra La Paz e governo brasiliano sull’Ypfb si risolse poipositivamente per la compagnia, che nel maggio 2007 haannunciato la ripresa degli investimenti in Bolivia

Page 16: Petrolio su tela

Christine Kirchner hagiustificato il tutto soste-nendo in tv, a reti unificate,che «il petrolio è un inte-resse pubblico strategico eprioritario», e non può starequindi in mani straniere;aggiungendo poi che Repsolnon ha rispettato gli accordiinvestendo poco o nientenello sfruttamento dei gia-cimenti locali, tanto chequest'anno l'Argentina hadovuto importare petrolio egas per 10 miliardi di dollari

Page 17: Petrolio su tela

nico Paese latinoamericanoproduttore di gas e petrolioche non gestiva attraversocompagnie statali e pubbli-che le sue fonti di energia.La questione è di quelle

che scottano, e si unisce aglialtri nodi di questa compli-cata matassa come i prezzidel petrolio e delle altre ri-sorse saliti alle stelle; o lecresciute preoccupazioniper la capacità del pianeta disostenere l'apparentementeinsaziabile domanda dienergia proveniente da StatiUniti, Cina, India e da altripaesi in via di sviluppo; op-pure la riemersa preoccupa-zione per la dimensionepolitica della sicurezza degliapprovvigionamenti petro-liferi a fronte delle ambi-zioni nucleari dell'Iran.In questo contesto si inse-

risce poi anche la semprepiù pressante concorrenzadelle società petrolifere na-zionali (come le già citatePetrobras e PetroChina, lamalesiana Petronas o la ve-nezuelana Pdvsa) alle vec-chie società internazionali(guidate dalle “big four”,ossia le già citate ExxonMobil e Shell, la britannicaBP e la francese Total). Ciòha aggravato il problemadella copertura delle ri-serve, con le grandi compa-

gnie internazionali che de-vono trovare in media 1,5miliardi di barili di petrolioe gas naturale all’anno persostituire ciò che produ-cono durante lo stesso pe-riodo, come ricorda nel suodiscorso Scaroni. Il qualeaggiunge poi che, oltre alleriserve limitate, vi è ancheil problema delle nuoveforme d’energia sempre piùcostose e difficili da lavoraree da commercializzare inquesti paesi in via di svi-luppo, sia per restrizioniambientali, sia per le vasteriserve di petrolio e gas da

loro possedute.Insomma nessuno vuole

mollare la presa sull’oronero, e anzi si cerca il mi-glior modo per avvicinare lediverse tensioni al profitto eall’autonomia energetica,tra sovraregolamentazione eipercompetizione. Tutto,naturalmente, con un re-motissimo interesse per ilcittadino consumatore, ilquale, paradossalmente,sembra l’unico a non guada-gnarci nulla da questaenorme concorrenza.

La concorrenza tra le compagnia è inasprita nonsolo dalla limitatezza delle riserve, ma anche

dalle nuove forme di energia, Gnl e Gpl su tutte,costose da lavorare e non sempre accessibili

Page 18: Petrolio su tela

Basilicata, promesse raffinateLa Val d’Agri è terra di conquista per aziende petrolifere.Per gli abitanti è invece una ”Lucania Saudita”, fatta di

royalties e promesse non mantenute

Quando Luigi Carlo Forinidisse che i meridionali

erano peggio dei beduini, nonaveva poi tutti i torti; specie seadattiamo quell’infelice defini-zione al modo in cui vengonotrattati i lucani per quanto ri-guarda l’estrazione del petrolio.Una risorsa così rilevante per unPaese che dipende completa-mente dal greggio dovrebbe ga-rantire un minimo di sviluppoper una delle regioni più povered’Italia. L’unico profitto a cui siassiste è quello per le compagniepetrolifere che si fregano felice-mente le mani se si calcola che ibeduini lucani ricevono solo il10% delle royalties sull’estra-zione del greggio, rispetto ai be-duini libici con ben il 90%.La ricchezza della Lucania ri-

siede nelle aree interne. In par-

ticolare il giacimento della Vald'Agri è il più grande dell'Europacontinentale e garantisce all'Ita-lia oltre l'80% della produzionenazionale di greggio, coprendocirca il 6% del fabbisogno. L'en-trata in esercizio del secondo gia-cimento, quello di Tempa Rossa,a regime dal 2015, porterà un in-cremento del 40% della produ-

zione petrolifera nazionale conun'ulteriore riduzione della di-pendenza dall'estero per l'ap-provvigionamento energetico. LaBasilicata è in grado di coprirefino al 10% del fabbisogno ener-

di Teresa Olivieri

La ricchezza della Lucania risiedenelle aree interne: il giacimentodella Val d’Agri è il più grande

dell’Europa continentale

Page 19: Petrolio su tela

getico nazionale e di offrire a re-gime una produzione di più di150 mila barili al giorno. Attual-mente sono operativi 68 pozzicon le concessioni vigenti e 8centri di raccolta e trattamento.Un numero destinato a crescerese andranno in porto le 18istanze per permessi di ricerca interraferma (non tutte perché dialcune l'iter si è fermato). L’in-cremento della produzionespiega quindi l’aumento delleroyalties dal misero 7% del ‘96con il memorandum d’intesa traRegione, Stato e Compagnie pe-trolifere al 10% attuale (di cui il7% va alla Regione Basilicata e il3% allo Stato). Trattandosi poi diuna risorsa destinata a finire,l’incremento si concluderà tra unpaio di decenni ma i suoi effettinocivi sono già visibili sulla po-polazione, che ha visto oltre l’au-mento notevole di tumori,l’inquinamento da acidi estrattividelle falde acquifere e infine ildeterioramento delle zone colti-vabili. Dopo promesse millantateper decenni si è passati ad unacampagna populista che preve-deva inizialmente per i lucani lariduzione del costo del carbu-rante al 50% per poi stabilire l’at-

tuale bonus benzina. Una ''card''pro capite da 100,70 euro perogni lucano residente e munitodi patente. Ma anche questo con-tentino ha rischiato di essere se-polto insieme a tutte le altrepassate promesse, infatti è già dal2011 che i lucani attendevano ilbonus annuale, ma lo Stato haprovveduto con la farsa dell’op-posizione leghista: il ricorso delveneto contro il bonus idrocar-buri. Il Veneto, guidato dal go-vernatore leghista Zaia, haeseguito gli ordini dettatigli dalpartito. Il ricorso ha bloccato l’e-rogazione dei fondi per il 2011 ela vicenda è stato rinviata amarzo 2012. Il tutto è stato ar-chitettato dal ministro Tremontiper evitare voci di spesa inutili,come appunto il bonus carbu-ranti, in un bilancio statale già

Sul territorio ci sono 68 pozzi petroliferi e 8centri di raccolta per 150mila barili al giorno.

Ma le royalties sono passate solo dal 7% al 10%

Riduzione del costo della benzinafino al 50% e una “card” pro capiteda 100,70 euro per ogni residente: ilpetrolio ha portato solo promesse

Page 20: Petrolio su tela

dissestato. È stato tutto architet-tato, all’insaputa di senatori e de-putati lucani oramai tenuti alloscuro delle vere operazioni di pa-lazzo. Ad ogni modo l’opera-zione ha fruttato un ulterioreguadagno sopra le teste lucane.Infatti come è avvenuto con lasocial card, i soldi dello Stato nonsono stati spesi per dare maggioriservizi ai cittadini, ma per farguadagnare enti privati come lePoste e Mastercard. Queste duesocietà guadagneranno 5 milionidi euro, il 13% dell’intero am-montare di fondi. Oltre la beffa,rimane poi da calcolare quanto

in effetti sia incisivo il bonus. Aconti fatti, l’aumento ultimodella benzina neutralizza abbon-dantemente il misero beneficiodel bonus-benzina e lo rende unabeffarda parodia del malesseresociale ed economico della po-polazione lucana. Infatti, mentresi elargiscono i 100,70 euro a pa-tentato nella card-carburante, si

assiste ad un aumento medioannuo per il rifornimento dibenzina che si calcola in 300euro/annuo ad automobilista.Con l’aggravante che in questaregione che vanta il primato dipetrolio nazionale il costo allepompe di benzina è anche supe-riore a qualsiasi altra regione. Econ la consapevolezza che serealmente fossero riconosciute leroyalties equiparate alla mediavigente in tutto il resto delmondo – che vanno dall’85% al50% -, spetterebbe a ciascunadelle 230.607 famiglie lucane unaccredito sulla card, di 13.680,00a famiglia.Un altro amaro lucano si ha

nell’ apprendere che nel proto-collo d’intesa firmato fra Stato eregione Basilicata, si legge l’im-pegno del Governo a sostenerel’iniziativa parlamentare per l’at-tribuzione alle regioni dell’O-biettivo 1, l’attuazione di questoprogetto porterebbe l’intero am-montare delle royalties all’in-terno della regione. Sappiamoinvece che lo Stato continua a

Guadagni alle spalle dei lucani:dall’operazione della “bonus card”Poste Italiane e Mastercardincasseranno 5 milioni di euro

Mentre si elargiscono i 100,70 euro a patentato,si assiste a un aumento medio annuo per il

rifornimento di benzina (ora 300 euro all’anno)

Page 21: Petrolio su tela

beneficiare di una buona fettanelle percentuali delle royalties.

Riguardo all’utilizzo delle ri-sorse finanziarie rappresentatedalle royalties, poi, venne ema-nata la legge regionale n.40/95che prevedeva la destinazioneallo sviluppo delle aree interes-sate all’attività petrolifera. Leggeconcepita in modo da assicurareun ritorno economico all’area in-terna su cui maggiormente pesa

l’inquinamento dovuto all’estra-zione del greggio.

Le royalties, quindi, dovreb-bero essere destinate allo svi-luppo economico edoccupazionale lucano e, princi-

palmente, della Val D'Agri.Succede invece che le royalties

vengono utilizzate nella quasi to-talità, per ripianare la spesa cor-rente della Regione Basilicataconsistente per il 93% in spesasanitaria, che, tra l'altro, è anchela spesa pro-capite più alta d'Ita-lia. Insomma risorse che dovreb-bero essere destinate allosviluppo finiscono con il ripia-nare debiti dovuti ad una cattivae clientelare gestione della sanitàpubblica.

Si continua quindi a trattare ilterritorio lucano come se fosseuna riserva del terzo mondo.

Una Lucania Saudita con l’in-quinamento galoppante, pro-

messe fatte e ritrattate e con uncontentino di 100 euro di ben-zina...con cui forse darsifuoco.

La legge regionale n. 40/95prevede la destinazione delleroyalties alle aree interessatedall’attività petrolifera

Gli incassi delle tassesull’estrazione vanno invece a

ripianare il 93% dei debiti dellasanità lucana: un sistema clientelare

la cui spesa pro capite è la più altad’Italia

Page 22: Petrolio su tela

Le royalties non sono per sempreIntervista a Romualdo Coviello, condottiero di lungo corso della

politica lucana in Val d’Agri, la capitale italiana dell’oro nero

Page 23: Petrolio su tela

In Basilicata la dialettica tra popolazione eindustrie estrattrici è piuttosto infuocata.Ciò che fa parte del sottosuolo è di proprietàdello Stato e per essere utilizzato ha bisogno diuna concessione. È il caso del petrolio: si parladunque di royalties, tasse imposte dallo Stato perconsentire alle imprese l’estrazione.Si parla di quasi 700milioni di royalties: dal

2000 al 2010 la regione, ribattezzata “Texasitaliano” per le ingenti risorse petroliferenascoste, ha incassato 557,5 milioni di dirittiper il petrolio che viene estratto in Val D'Agrida Eni, Shell, Total, Exon Mobil. Solo nel 2011,il gettito delle royalties, (secondo i dati fornitidalla Direzione generale per le risorseminerarie ed energetiche del ministero delloSviluppo), è stato di 100 milioni 480.358,59euro. Nel 2012, secondo le stime, la Basilicatadovrebbe incassarne altri 136.La principale contestazione, che viene fatta

dalla comunità locale, riguarda l’entità el’utilizzazione delle risorse petrolifere. Secondola norma nazionale, il cospicuo patrimonio digreggio dovrebbe agevolare lo sviluppoeconomico delle aree interessate.Ciò è possibile? Con quali modalità? Il Prof.

Romualdo Coviello, già parlamentare e docentedell’università degli studi della Basilicata,chiamato al ruolo di capogruppo dimaggioranza del comune di Viggiano (sede delcentro oli della Val d’Agri) spiega dove va afinire il petroeuro della Regione: «Annualmente lo Stato trasferisce alle regioni

la gran parte delle entrate fiscali (pari all’85%)e ai comuni, in cui sono ubicati i pozzipetroliferi, la restante quota (15%). Tali sommevengono amministrate per le finalità fissate dallalegge, mediante la redazione di un programma

di Silvia Fiorito

Dal 2000 al 2010 siparla di 700 milioni di

introiti. Nel 2012dovrebbero essere 136

Page 24: Petrolio su tela

poliennale che impegna le risorse finanziare neidiversi settori previsti. Tuttavia ci troviamo difronte al dilemma sulle modalità e l’efficaciadell’intervento regionale per lo sviluppo; tantopiù in una fase di scarsa propensionedell’imprenditoria ad avviare nuove attività einiziative produttive industriali in Basilicata. Inmateria di politiche di sviluppo, negli ultimianni, è avvenuto un taglio alla spesa pubblicadella Regione. La Basilicata si ritrova costretta asupplire all’intervento dello Stato nei settoriessenziali dei servizi sanitari, dell’istruzione edel sostegno sociale alla disoccupazione,impiegando le disponibilità rivenientidall’estrazione petrolifera».È necessario, però, essere più chiari. Che fine

fanno concretamente questi soldi? Covielloscende nei particolari ed espone i dati riportatidalla presentazione del “Programma OperativoVal d’Agri” del Presidente Vito De Filippo inConsiglio Regionale.«Il bilancio consuntivo del petrolio copre per2milioni di euro all’anno borse di studiouniversitarie; 20milioni di euro sono stanziatiper programmi di forestazione; e 3,5milioni dieuro di investimenti realizzati dalla SEL(Società Energetica). A seguire, una parteconsistente va al piano delle politiche sociali:per le barriere architettoniche, per il dirittoallo studio (circa 4milioni di euro) e perl’importo di circa 20/30milioni di euro l’annoper ripianare il disavanzo massimo del settoreospedaliero e sanitario lucano. Senza appariretroppo demagogici, il Presidente De Filippo (infoto) aggiunge che il petrolio ha consentito allanostra università di poter resistere e crescereulteriormente in un contesto non facile per gliatenei italiani. Nonostante i tagli, ha garantitorisorse per gli anziani, per i bambini, per i

«Il bilancio delpetrolio copre per 2milioni di euro le borsedi studio universitario»

Ma da 20 a 30 milionicolmeranno il debitodi una dei peggiorisistemi sanitari italiani

Page 25: Petrolio su tela

disabili, per le tossicodipendenze; ha difesobacini sociali sottoposti più di altri a rilevantiproblemi economici così come la crisi haimposto a tutti gli italiani”. Tuttavia la popolazione è insoddisfatta. La

questione della tutela del territorio è riemersacon forza agli onori della cronaca nazionale, aseguito del dissenso degli abitanti della Vald'Agri; contestano la perforazione dei pozzi dipetrolio Agip: sia nei pressi dell'ospedale, chealle porte del centro urbano di Viggiano; maanche l’inquinamento delle acque della diga delPertusillo, attribuendo le responsabilità alleistituzioni pubbliche regionali e nazionali. Sievidenza una questione più generale cheattiene al comportamento di una società apartecipazione pubblica: l'Eni è impegnata asfruttare le risorse del territorio con progettiche incidono sull'ambiente e sulla salute deicittadini della Valle, trascurando del tutto idiritti delle popolazioni locali a esprimersidemocraticamente, impedendo loro diconfrontarsi con le istituzioni e con la Societàriguardo il proprio destino. Come affrontare lequestioni emergenti del territorio? «I cittadini ci chiedono quanto sia utile dare

il consenso all'ampliamento dell'estrazionepetrolifera richiesta dall'Agip e negoziata dallaRegione e dal Governo. È un dibattitoimportante, poiché mette in luce il problemadella tutela dell'ambiente e delle persone. Siaggiunge, inoltre, la debole risposta delleistituzioni ambientali, che non prevedonoadeguate risorse per il controllo e la tutela delterritorio; piuttosto si limitano a imporrevincoli senza produrre investimenti utili allosviluppo sostenibile».È importante però fare luce sul disagio più

«I cittadini ci chiedonoquanto sia utile dare ilconsenso ad ampliarela zona d’estrazione»

I lucani contestano laperforazione nei pressi

dell’ospedale e delcentro di Viggiano

Page 26: Petrolio su tela

pregnante e specifico: la Val d’Agri, purdisponendo di royalties e considerata area dieccellenza per l'ambiente di un vasto territorio,rimane tutt'ora il cuore debole della Regione.L'economia lucana è differenziata: in crescitasono le aree urbane, le aree industriali, quelle adagricoltura intensiva o con turismo in sviluppoaccelerato; mentre residuano le aree interne tracui la Val d’Agri-Lagonegrese che resta arretratapur essendo dotata di consistenti risorsepetrolifere e idriche. «Certamente con questo patrimonio vi

sarebbero le condizioni per trasformarel'economia locale: vi è infatti un progetto in cuisono impegnati istituzioni ed enti pubblici; inquesto modo, le comunità locali potrebberoguardare con meno riserve al petrolio econsiderarlo risorsa utile da monitorarecostantemente; tale progetto parte dalla suddettarichiesta dell’Agip. La Regione, su iniziativa delPresidente della Giunta De Filippo, ha iniziato latrattativa con il Governo Nazionale, interessatoall'ampliamento della estrazione per aumentare ibenefici come azionista e per far fronte allavolatilità del mercato petrolifero e allerestrizioni procurate dalla crisi libica. Con irappresentanti del Governo, il Presidente hasottoscritto un Memorandum in cui sono fissatele linee guida per l'intesa con le aziende

Economia locale datrasformare: «C’è un

progetto che impegnaistituzioni ed enti»

Page 27: Petrolio su tela

estrattrici per il coinvolgimento delle Industriepetrolifere nella questione dell'indotto, nelsettore dell'energie innovative e nella crescitadelle attività produttive anche ai finioccupazionali; pone un forte accento sull'assenzadi impegno dello Stato riguardo la realizzazionedelle infrastrutture, l'apertura del territoriolucano alle grandi direttrici nazionali, la difesa eil rilancio dei grandi investimenti industrialirealizzati nel decennio e oggi in crisi; in questafase ci sono ancora le istituzioni locali che sonoattente alla trattativa e pongono in essere unastrategia, senza farsi allettare dai soldi delpetrolio. Sono consapevoli che fra trent'anni ilpetrolio si esaurirà insieme alle royalties: ed èimportante prevedere quale sarà, a quel punto, ildestino di questi territori».

*Linee guida del Memorandum: 1) Tutela e salvaguardiadell’ambiente e del territorio e mantenimento delle qualitàambientali dell’area. 2) Miglioramento della reteinfrastrutturale e della mobilità. 3) Creazione di una nuova –e qualificata – occupazione mediante la ricerca la ricerca, laformazione e la promozione di nuove iniziative in campoambientale, turistico e industriale. 4) Costituzione di un cluster(area attrezzata) dell’energia di valenza nazionale einternazionale.

Page 28: Petrolio su tela

Liberi tutti?

Lo scorso 22 marzo, la Ca-mera ha licenziato in via

definitiva - 365 si, 61 no e 6astenuti - il decreto liberalizza-zioni faticosamente sospinto dalgoverno Monti (cruciale la do-dicesima fiducia incassata dal-l'esecutivo tecnico a due giorni

dalla scadenza deitermini di conver-sione), consistente inuna serie di provve-dimenti volti – perlo-meno sulla carta – acondurre la nostra

economia verso quella concor-renza nei settori chiave che hasempre rappresentato il “grandeassente” del panorama italianoe che dovrebbe giovare princi-palmente all'acquirente finale,innescando il virtuoso meccani-smo dell'abbattimento dei

prezzi di beni e servizi. Ovvia-mente il decreto ha coinvoltoanche i carburanti, sia perquanto attiene la distribuzione– normata all'articolo 17 – cheper quanto riguarda gli impiantisenza assistenza collocati fuoridai centri abitati – articolo 18 -, per i quali sono annullate tuttele limitazioni precedentementepreviste: quindi, self-service ex-traurbani sempre aperti, anchein assenza di operatori. Trala-sciando considerazioni sullaconsueta levata di scudi dellevarie associazioni di categoriacoinvolte – sciopero paventatodai gestori nel mese di gennaioe allarme rientrato ai primi dimarzo, a seguito di alcune mo-difiche all'articolo ritenute “so-stanziali” da Martino Landi,presidente della federazione

L'articolo 17 del decreto liberalizzazioni apre verso ilmodello europeo accrescendo, sulla carta, concorrenzarisparmio per tante delle categorie coinvolte di Pasquale Raffaele

Il decreto coinvolgeanche i carburanti, sia perla distribuzione che pergli impianti fuori città

Page 29: Petrolio su tela

benzinai di Confesercenti - sipuò azzardare un'interpreta-zione delle nuove norme checonsenta di delineare, se non gliscenari futuri, quantomenoquelli futuribili. Cosa dovrebbecambiare con l'articolo 17?L'UNIONE FA LA FORZA Il primo

comma dell'articolo 17 prevedeper “i gestori degli impianti didistribuzione dei carburanti chesiano anche titolari della relativaautorizzazione petrolifera” lapossibilità di rifornirsi pressoqualunque produttore o rivendi-tore, anche se hanno preceden-temente stipulato un contrattoin esclusiva con uno solo di que-sti ultimi: in tali casi, a partiredal prossimo 30 giugno la clau-sola perderà efficacia per oltre lametà della fornitura pattuita,con conseguente rinegoziazionedi condizioni economiche e usodel marchio da parte dei con-traenti. Inoltre, vengono con-sentiti accordi fra più gestori diimpianti per l'approvvigiona-mento in comune di carburante:in soldoni, il provvedimento do-vrebbe consentire ai benzinail'abbattimento dei costi di ac-quisto, ripercuotendosi positiva-mente sul prezzo del carburantealla pompa.NUOVI TIPI DI CONTRATTO DA

DEFINIRE Altro principio chepare aver incontrato il gradi-mento dei benzinai, seppurenon ancora interamente deli-

neato. Prima del decreto, i con-tratti fra proprietari degli im-pianti e gestori potevano esserestipulati soltanto sotto forma dicomodato, somministrazione efornitura; il secondo comma, in-tervenendo a modifica del de-creto-legge 98 entrato in vigorelo scorso luglio, amplia il venta-glio delle possibili tipologie con-trattuali: tuttavia, il depositodegli accordi sui nuovi contratti

è previsto entro il 31 agosto,ergo anche questo punto, al mo-mento, non può risultare di fa-cile decrittazione. Ad ognimodo, il terzo comma inter-viene a ulteriore tutela dei ge-stori, dal momento che puniscei comportamenti dei titolari

«I gestori degli impianti di distribuzione deicarburanti che siano anche titolari dellarelativa autorizzazione petrolifera». Così

recita il primo comma dell’articolo

Page 30: Petrolio su tela

Le aree di servizio si trasformeranno in areemultiservizio, allineandosi così al panorama

continentale, dove le pompe-minimarketvantano già lungo corso

Page 31: Petrolio su tela

degli impianti o dei fornitori attia “ostacolare, impedire o limi-tare” le nuove facoltà attribuiteai benzinai, sanzionandoli comeabuso di dipendenza economica,con l'auspicata conseguenza diaccrescere il potere contrattualedi categoria.MINIMARKET ALL'EUROPEA Il

quarto comma attiene l'amplia-mento delle attività collateralidei gestori: sarà consentita lavendita di alimenti, bevande,giornali, sigarette e altri beni eservizi, con potenziale accresci-mento del volume di affari deibenzinai, che potranno anchedecidere se gestire in prima per-sona tali attività oppure deman-darle a terzi. Le aree di serviziosi trasformeranno in aree multi-servizio, allineandosi così al pa-norama continentale, dove lepompe-minimarket vantano giàlungo corso. Inoltre, viene limi-tata l'autonomia degli enti localiin materia di rilascio delle auto-rizzazioni per gli impianti in-compatibili, provvedimentomirante a spianare la strada anuovi operatori nel settore: inbuona sostanza, pompe bianchee grande distribuzione organiz-zata (sull'esempio pionieristicodi Conad che, nel novembre2005, ha aperto il primo im-pianto di distribuzione in pro-vincia di Lucca e attualmente neannovera una decina sparsi sulterritorio nazionale), realtà an-

ch'essa assai consolidata su scalaeuropea – basti guardare ol-tralpe, dove Intermarchè e Car-refour fanno la voce grossa,apparentemente con esiti bene-fici per le tasche dei consuma-tori.L'aumento degli operatori ge-

nererà una corsa al ribasso deiprezzi? In linea di principio, lenuove norme sembrano remarepositivamente verso tale meta:

ad ogni modo, in ossequio allafilosofia aquiniana, appare pre-maturo sbilanciarsi almomento.

Il terzo comma tutela i gestori, poichépunisce i titolari degli impianti o dei fornitoriche “ostacolano, impediscono o limitano” le

nuove facoltà attribuite ai benzinai

Page 32: Petrolio su tela

Black Fuel: l’oro in neroDa Roma a Padova: distributori manomessi e finte schedecarburanti. Dalle recenti indagini della Guardia di finanziaemergono litri e litri di carburante illegale

Gdf insospettita da un distributore del granderaccordo anulare, ma l’indagine rientranell’ambito della più vasta campagna di controlli

di Michela Mancini

Pistole e colonnine dierogazione mano-messe: oltre 110mila litri,fra benzina e gasolio, ven-duti a “nero”. Questo il ri-sultato di un’operazionedenominata “Black Fuel”condotta dai finanzieri delcomando provinciale diRoma i primi giorni diaprile. L'indagine rientranell'ambito della più vastacampagna di controlli neiconfronti degli impiantistradali di distribuzione dicarburanti che, dall'iniziodell'anno, vede impegnatitutti i reparti del comandoprovinciale di Roma in ac-certamenti volti al riscontrodel rispetto della normativain materia di disciplinaprezzi, del corretto funzio-namento degli strumenti dierogazione nonché della di-sciplina fiscale di settore.

Ad insospettire le fiammegialle era stato uno strano

comportamento tenuto daidipendenti di un grande di-stributore di carburanti delgrande raccordo anulare. Questi indirizzavano gli

automobilisti intenzionati apagare in contanti versouno dei tanti erogatori del-l'impianto che veniva ria-perto e chiuso, a secondadelle richieste di riforni-mento. Nel corso degli ap-postamenti, la Gdf avevanotato che sull'erogatorevenivano eseguiti ripetuta-mente interventi di manu-tenzione tecnica. Una voltaentrati in azione i militarihanno accertato che gli ap-positi sigilli della camera diCommercio erano stati ma-nomessi, al fine di modifi-care i valori del conta litriinstallato nella colonnina.Gli autori della frode ave-

vano ben curato i “dettagli”della truffa: il pagamentodel carburante in contantida parte degli utenti

Page 33: Petrolio su tela

avrebbe evitato di lasciaretracce sospette sui conticorrenti dell'impresa. Lefiamme gialle hanno quindiallargato le indagini ai tabu-lati telefonici delle utenzein uso ai tecnici. Esaminan-doli, sono emerse numerosetelefonate fra costoro e i ge-stori di molteplici puntivendita di carburanti diRoma e di altre province delLazio.

La normativa vigentevieta contatti diretti fra itecnici e i responsabili deidistributori, imponendo chele richieste di interventovengano tutte convogliateverso un apposito consor-zio, che poi ne provvedeallo smistamento alle sin-gole società deputate allamanutenzione.

Sulla base degli elementiraccolti, i finanzieri hannoproceduto ai controlli neiconfronti di settantacinqueimpianti di distribuzionestradali di carburante, all'e-sito dei quali sono stati de-nunciate all'autoritàgiudiziaria otto persone - di

cui sei gestori e due tecnicimanutentori - per i reati diuso di misure o pesi confalsa impronta, frode nell'e-sercizio del commercio eappropriazione indebita,sottoponendo a sequestropenale otto colonnine eventi pistole erogatrici diprodotti petroliferi.

Sono state sequestrate, in-vece, in via amministrativaquattordici colonnine etrentadue pistole erogatrici,per violazioni della proce-dura di verifica del correttofunzionamento da partedella camera di Commercio.Quest’ultima ha emesso otto"ordini di aggiustamento"per altrettante colonnineche - pur presentando sigilliintegri - fornivano quanti-tativi di prodotto difformida quelli contabilizzati sulvisore.

Manomissioni che hannoavuto come risultato ben110mila litri di prodotti pe-troliferi "in nero".

Le truffe sulla benzinanon sono prerogativa dellaCapitale. A Padova sono

Le manomissioni hannoavuto come risultatoben 110mila litri di

prodotti in nero

Page 34: Petrolio su tela

La benzina è un bene diprimissima necessità, il cuicosto è arrivato alle stelle eche è diventato automatica-mente materia di specula-zione. Dove c’è guadagnosicuro aumenta esponen-zialmente la possibilità ditruffa. E l’indagine “BlackFuel” ne offre la prova.

Page 35: Petrolio su tela

ben 400mila i litri di carbu-rante venduto irregolar-mente. Due gestori diimpianti sono stati denun-ciati dalla Guardia di fi-nanza per truffa: facevano la«cresta» sui pagamenti effet-tuati con le carte carburantidai camionisti. Come?Niente di più banale: all'attodel pagamento, approfit-tando di attimi di distra-zione o dell’ingenuità deicamionisti, i gestori addebi-tavano sulla carta carbu-rante del cliente unaquantità di litri superiore aquella effettivamente ero-gata.

Secondo le stime fattedalla Guardia di finanza, so-lamente nel 2011 i due ge-stori hanno così erogato33mila litri di carburante«fantasma» per un valore diquasi 60mila euro. Lefiamme gialle hanno con-dotto negli ultimi mesi oltre200 prove di erogazione se-questrando 24 colonnine dierogazione che, tarate al ri-basso, immettevano nei ser-batoi una quantità dicarburante inferiore ri-spetto a quella indicata suidisplay. Ma non finisce qui.

Ai responsabili di noveimpianti aziendali sono staticontestati 370mila litri dicarburante erogati irrego-

larmente. In questo caso lesuddette aziende eranosprovviste del necessariocertificato di prevenzioneincendi. I nove imprendi-tori sono stati segnalati allaProcura della Repubblicaper violazione delle normeal Testo unico sulla sicu-rezza nei luoghi di lavoro.

Sotto la lente d’ingrandi-mento delle fiamme giallepadovane sono finite anchele schede carburante: nesono state rinvenute centi-naia in possesso di soggettinon aventi titolo, che le uti-lizzavano e le compilavanoillecitamente. Nel dettaglioè stato scoperto un truffa-tore specializzato nella pre-disposizione delle schede.Questi le cedeva successiva-mente ad aziende compia-centi pronte ad inserirle incontabilità per incremen-tare fittiziamente i costi.

Di nero c’è ben altro chepetrolio.

Page 36: Petrolio su tela

*Un tema a settimana,un aggiornamento ogni sera.

Settimanale quotidiano*