Peter belluno

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[email protected] “Peter Pan non abita più qui” Belluno 30 marzo 2012

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I vostri figli non sono i vostri figliEssi non vengono da voi ma attraverso voiEssi non vi appartengono benché viviate insiemePotete amarli ma non costringerli ai vostri pensieriPoiché essi hanno i loro pensieriPotete custodire i loro corpi ma non le anime loroPoiché abitano case future, che neppure in sogno potete visitareVoi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano(Gibran Kahil Gibran )

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“Peter Pan non abita più qui”

Belluno 30 marzo 2012

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Un dato di partenza:

“Le persone con disabilità sono state, e spesso continuano ad essere mantenute in una condizione di infantilizzazione ben al di là di quanto sia naturale e necessario.Questa condizione limita le loro potenzialità, il sentimento della loro propria dignità, la loro autostima e il loro apporto alla crescita della società.”

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Infatti la rappresentazione sociale prevalente della persona con disabilità si basa ancora oggi su due immagini:

MALATO (paradigma della cultura medica) �

BAMBINO (paradigma della cultura genitoriale) �

L'immagine prevalente come sintesi delle dueMALATO + BAMBINO = Cura + Protezione

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Tre domande:

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Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità ?

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Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità?

B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia,la scuola, gli operatori e,in generale, la società incontrano in questo percorso?

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Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità?

B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la scuola, gli operatori e,in generale, la società incontrano in questo percorso?

C) A quali “bisogni di normalità” ènecessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

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A chi ci riferiamo quando parliamodi persona “adulta”?

“Chi è nella piena maturità fisica, psichica, sessuale”

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In realtà gli adulti non amano parlare di sè:

“L'adulto non sa o non vuole esaminarsi perchè ciò gli richiederebbe di aprire capitoli della propria esistenza le cui dinamiche, vissute nell'intimità del sé, preferisce rimuovere o tenere celate agli altri”

D. Demetrio

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La Rappresentazione sociale dell'adulto (ancora prevalente) tende a definirlo come impegnato ad assolvere alcuni compiti:

uscire dalla scuolainiziare a lavorare lasciare la famiglia di origineselezionare il compagno o la compagnatrovare casasposarsidefinire l'attività professionalediventare genitoriprogredire nella carrieraassumersi responsabilità verso i figli e i genitori.............

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In realtà si può parlare oggi non di “una”adultità ma di “tante” adultità possibili.

Si potrebbe affermare che diventare adulti significa, in continuità con le età precedenti,

aumentare e migliorare i processi di individuazione (cioè di conoscenza di sè, di incontro con le proprie potenzialità e i propri

limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di indipendenza e di distanziamento dalle

figure genitoriali) �

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A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità?

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A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità?

“La possibilità di diventare adulto e la conseguente capacità di riconoscersi come tale, rispetto ai diritti e ai doveri di questa posizione, necessita di un riconoscimento e di una legittimazione che, in larga parte, solo “gli altri” possono concedere.”

In altri termini:

“L'identità si struttura nel corso dell'interazione sociale e in base all'immagine di sé percepita negli altri”

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Noi “siamo”, anche e soprattutto, cosìcome siamo pensati e immaginati dagli

altri

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“L'individuo ha esperienza di sé stesso in quanto tale non direttamente bensì solo in modo indiretto, in base alle particolari opinioni degli altri individui dello stesso gruppo sociale, o in base alla opinione generale del gruppo sociale alla quale appartiene”

G.H. Mead

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“L'individuo ha esperienza di sé stesso in quanto tale non direttamente bensì solo in modo indiretto, in base alle particolari opinioni degli altri individui dello stesso gruppo sociale, o in base alla opinione generale del gruppo sociale alla quale appartiene”

G.H. Mead

“Per ottenere una verità qualunque sul mio conto bisogna che la ricavi tramite l'altro . L'altro è indispensabile alla mia esistenza cosìcome la conoscenza che io ho di me.

J.P.Sartre

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Se noi siamo indispensabili per la costruzione dell’identità altrui lo siamo anche e soprattutto per la costruzione della identità adulta delle

persone disabili

Allora potremmo farci qualche domanda:

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1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta?

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1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta?

2) Siamo in grado di consentire ad una persona disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e comportamenti?

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1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta?

2) Siamo in grado di consentire ad una persona disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e comportamenti?

3) Siamo pronti ad immaginare adulto un bambino con disabilità e fare in modo che questa immagine si realizzi con il tempo?

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4) Siamo disposti ad accettare l'idea che l'adultità di una persona con disabilità possa realizzarsi solo parzialmente e magari in modi diversi da come l'avevamo immaginata?

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4) Siamo disposti ad accettare l'idea che l'adultità di una persona con disabilità possa realizzarsi solo parzialmente e magari in modi diversi da come l'avevamo immaginata?

5) Siamo d'accordo che vale la pena di accompagnare verso il non facile mondo degli adulti le persone con disabilità piuttosto che mantenerle nel mondo protetto dei bambini?

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Ciascuno di noi può rispondere a queste domande come crede e come può sapendo

però che nessuno può tirarsi indietro visto che siamo tutti parte in causa poichè ogni nostro singolo atteggiamento e ogni comportamento offrirà ad una persona

con disabilitàuno specchio che rifletterà l'immagine che noi

abbiamo di lei

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B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la scuola, gli operatori incontrano nel percorso verso l'adultità delle persone con disabilità?

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• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO

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• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO

• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI

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• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO) �

• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI

• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”

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• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO) �

• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI

• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”

• LA SCARSITA’ DI RUOLI SOCIALI NEL MONDO DEGLI ADULTI

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C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

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C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

• IMMAGINARIO

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C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

• IMMAGINARIO

• PROGETTO (DI VITA) �

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C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

• IMMAGINARIO

• PROGETTO (DI VITA) �

• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO

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C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?

• IMMAGINARIO

• PROGETTO (DI VITA) �

• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO

• RUOLI SOCIALI VALORIZZATI

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….....

I vostri figli non sono i vostri figli

Essi non vengono da voi ma attraverso voi

Essi non vi appartengono benché viviate insieme

Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri

Poiché essi hanno i loro pensieri

Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro

Poiché abitano case future, che neppure in sogno potete visitare

Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano.

Gibran Kahil Gibran