PERSONALE - Mario Negri - Istituto di Ricerche ...€¢ Cheroni C., Peviani M., Cascio P., Debiasi...
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IRFMN
1 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE
PERSONALE
Capo Dipartimento Gianluigi FORLONI, Dr.Sci.Biol.
Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative
Capo Laboratorio Gianluigi FORLONI, Dr.Sci.Biol.
Laboratorio di Infiammazione e Malattie del Sistema Nervoso
Capo Laboratorio Maria Grazia DE SIMONI, Dr.Sci.Biol.
Laboratorio di Malattie Neurologiche
Capo Laboratorio Ettore BEGHI, Dr.Med.Chir.
Laboratorio del Metabolismo dei Farmaci
Capo Laboratorio Silvio CACCIA, Dr.Farm.
Laboratorio di Neurobiologia Molecolare
Capo Laboratorio Caterina BENDOTTI, Dr.Farm.
Laboratorio di Neurochimica e Comportamento Capo Laboratorio Roberto W. INVERNIZZI, Dr. Sci Biol Unita' di Farmacologia del Comportamento Cognitivo: Capo Unità Mirjana CARLI, PhD
Laboratorio di Neurologia Sperimentale
Capo Laboratorio Annamaria VEZZANI, Dr.Sci.Biol.
Laboratorio di Neuropsichiatria Geriatrica
Capo Laboratorio Ugo LUCCA, MSc Unità di Epidemiologia e Psichiatria Sociale Capo Unità Barbara D’AVANZO, Dr.Filo. Unità di Epidemiologia Geriatrica Capo Unità Mauro TETTAMANTI, Dr.Sci.Biol.
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2 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Unità di Farmacologia Geriatrica Capo Unità Emma RIVA, Dr.Med.Chir.
Unità di Valutazione della Qualità dei Servizi per l’Anziano Capo Unità Alessandro NOBILI, Dr.Med.Chir.
Laboratorio di Psicofarmacologia Sperimentale
Capo Laboratorio Luigi CERVO, PhD
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3 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
CURRICULA
Gianluigi Forloni si è laureato in Scienze Biologiche all'Università di Milano.nel 1985. Dal 1986 al 1988
è stato ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università Johns Hopkins di Baltimora
(USA). All’Istituto Mario Negri dal 1992 al 1995 è stato capo dell’Unità di Neurobiologia
dell’Alzheimer, dal 1996 è responsabile del Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative e
dal 2002 è Capo del Dipartimento di Neuroscienze. Gli interessi di ricerca riguardano le basi genetiche e
biologiche delle malattie neurodegenerative associate all’invecchiamento, e in particolare alla malattia di
Alzheimer, alle encefalopatie spongiformi e al morbo di Parkinson. E’ stato membro diverse commissioni
europee per la valutazioni di progetti nell’ambito delle malattie neurodegenerative e attualmente è
membro del gruppo di coordinamento del Network d’Eccellenza Europeo “Neuroprion”. E’ Presidente
dell'Associazione Italiana per la Ricerca sull'Invecchiamento Cerebrale (AIRIC) e membro dell’European
Accademy of Science. E' autore di oltre 140 pubblicazioni su riviste internazionali, e di circa 30 tra
review e capitoli di libri.
Principali pubblicazioni
• Forloni G., Angeretti N., Chiesa R., Monzani E., Salmona M., Bugiani O.,Tagliavini F. Neurotoxicity of a prion protein
fragment. Nature 362: 543-546 (1993)
• Forloni, G., Tagliavini, F.,Bugiani, O. and Salmona, M. Amyloid in Alzheimer’s disease and prion-related encephalopathies: Studies with synthetic peptides. Progr. Neurobiol. 49: 287- 315 (1996)
• Forloni, G., Bertani, I. Calella, AM., Thaler, F.Invernizzi. R. Alpha-synuclein and Parkinson's disease selective
neurodegeneration effect of alpha synuclein fragment on dopaminergic neurons in vitro. Ann. Neurol. 47: 632-640
(2000)
• Forloni G. Iussich, S. Awan T. Colombo L. Angeretti, N. Girola, L. Bertani, I. Poli, G. Caramelli, M. Bruzzone,
MG.Farina, L. Limido, L. Rossi, G. Giaccone G. Ironside, JW. Bugiani, O.Salmona M. and Tagliavini, F. Tetracyclines affect prion infectivity Proc. Natl. Acad. Sci . New York 99: 10849-10854 (2002)
• Albani D., Peverelli, E., Zametta, R., Veschini, L. Negro, A. Forloni G. Protective effect of TAT-delivered alpha
synuclein: relevance of the C-terminal domain and involvement of HSP70. FASEB J. 18:1713-5 (2004)
• Pesaresi M, Lovati C, Bertora P, Mailland E, Galimberti D, Scarpini E, Quadri P, Forloni G, Mariani C. Plasma levels of
beta-amyloid (1-42) in Alzheimer's disease and mild cognitive impairment.Neurobiol Aging. 2006, 27:904-5.
Ettore Beghi si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1972 e si è specializzato in Neurologia nel 1976
presso l’Università degli Studi di Milano. Ha svolto un periodo formativo nel Dipartimento di
Epidemiologia e Statistica della Mayo Clinic di Rochester, MN (USA). E’ capo del Laboratorio di
Malattie Neurologiche dell’Istituto Mario Negri, Direttore dell’Unità di Neurofisiopatologia/Centro per
l’Epilessia e Professore a Contratto di Neuroepidemiologia dell’Università di Milano-Bicocca a Monza.
E’ membro del comitato editoriale delle riviste Epilepsia, Neuroepidemiology, Inpharma, Drugs in R &
D, Clinical Drug Investigation, Neurological Sciences ed è revisore di numerose riviste nazionali e
internazionali. Le sue principali aree di interesse e di ricerca riguardano studi di epidemiologia
descrittiva, analitica e sperimentale nel settore dell’epilessia, delle neuropatie periferiche, delle cefalee e
della sclerosi laterale amiotrofica.
Principali pubblicazioni:
• Leone, MA. Solari, A.,Beghi, E. for the FIRST Group. Treatment of the first tonic-clonic seizure does not affect long-term remission of epilepsy. Neurology 2006; 67: 2227-2229
• Millul, A., E. Beghi, G. Logroscino, A. Micheli, E. Vitelli, A. Zardi, for the “Registro Lombardo SLA”(SLALOM).
Survival of patients with amyotrophic lateral sclerosis in a population-based registry. Neuroepidemiology 2005; 25: 114-
119.
• Tonini, C., E. Beghi, A.T. Berg, G. Bogliun, L. Giordano, R.W. Newton, A. Tetto, E. Vitelli, D. Vitezic, S. Wiebe. Predictors of epilepsy surgery outcome: a meta-anaysis. Epilepsy Res 2004; 62: 75-87.
• Van den Broek, M., and Beghi E., for the RESt-1 Group. Morbidity in patients with epilepsy: type and complications. A European Cohort Study. Epilepsia 2004; 45: 71-76.
• Van den Broek, M. and Beghi E. for the RESt-1 Group. Accidents in patients with epilepsy: type and complications. A European Cohort Study. Epilepsia 2004; 45: 667-672.
• Musico, M., E. Beghi, A. Solari, F. Viani for the First Seizure Trial Group. Treatment of the first tonic-clonic seizure does not improve the prognosis of epilepsy. Neurology 1997; 49: 991-998
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4 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Caterina Bendotti, laureata in Farmacia all’Università di Milano nel 1984; negli anni 1986-1988 è stata
ricercatrice presso il Dipartimento di Fisiologia della Johns Hopkins University di Baltimora, USA. Tra il
1984 e il 1992 è stata ricercatrice nel laboratorio di Neurofarmacologia e nel 1992 è diventata
responsabile dell’Unità di Neurobiologia Molecolare Dal 1998 è capo laboratorio e l’area di ricerca
principale è lo studio dei meccanismi patogenetici della Sclerosi Laterale Amiotrofica familiare. Dal 2002
è membro dell’Editorial Board del Journal of Neurochemistry. Nel 2003 è stata membro del Comitato di
organizzazione e responsabile scientifico del 14mo “International Symposium on ALS/MND” Milano,
17-19 Novembre. Nel 2003-2004 è stata membro delle commissioni ministeriali per lo studio delle
problematiche concernenti la diagnosi, la cura e l’assistenza dei pazienti affetti da sclerosi laterale
amiotrofica (DM 10.4.2003, DM 10.09.2004). E’ revisore scientifico di 11 riviste scientifiche
internazionali. Autrice e coautrice di oltre 100 pubblicazioni di cui 92 con peer-review e relatrice di
numerose comunicazioni a congressi nazionali e internazionali.
Principali pubblicazioni
• Casoni F, Basso M, Massignan T, Gianazza E, Cheroni C, Salmona M, Bendotti C, Bonetto V. Protein nitration in a mouse model of familial amyotrophic lateral sclerosis: Possible multifunctional role in the pathogenesis. J Biol Chem.
280(16):16295-304, 2005
• Cheroni C., Peviani M., Cascio P., Debiasi S., Monti C. and Bendotti C. Accumulation of human SOD1 and
ubiquitinated deposits in the spinal cord of SOD1G93A mice during motor neuron disease progression correlates with a
decrease of proteasome. Neurobiol. Disease. 18(3): 509-522, 2005
• Bendotti C and MT Carri. Lessons from models of SOD1-linked familial ALS. Trends Mol Med. 10(8):393-400, 2004
• Bendotti, C. Atzori, R. Piva, M. Tortarolo, M.J. Strong, S. DeBiasi and A. Migheli. Activated p38MAPK is a novel
component of the intracellular inclusions found in human amyotrophic lateral sclerosis and mutant SOD1 transgenic
mice. J. Neuropathod Exp Neurology: 63 , 113–119, 2004.
• Bendotti C., Tortarolo M., Suchak S.K., Calvaresi N., Carvelli L., Bastone A., Rizzi M., Rattray M. and Mennini T. Transgenic SOD1 G93A mice develop reduced GLT-1 in spinal cord without alterations in cerebrospinal fluid glutamate
levels. J. Neurochem.,79, 737-746, 2001
• Migheli A., Atzori C., Piva R., Tortarolo M., Girelli M., Schiffer D. and Bendotti C. Lack of apoptosis in mice with ALS. Nature Medicine: 5, 966-967, 1999.
Silvio Caccia; diplomato in Chimica Industriale (L. Cobianchi, Verbania. NO) e laureato in Farmacia
(Università Statale di Milano, 1976). Dal 1970 al 1973 è stato borsista presso il Laboratorio di
Farmacologia Generale dell’Istitituto Mario Negri (MI) e nello stesso periodo ha frequentato il "Corso per
Tecnici di Ricerca Biochimica". Nel 1976 è entrato a far parte dello staff permanente dell'Istituto,
diventando poi responsabile dell’Unità di Farmacocinetica. Dal 1988 è responsabile del Laboratorio del
Metabolismo dei Farmaci, svolgendo attività di ricerca in campo farmacologico con particolare
riferimento alla farmacocinetica e al metabolismo dei farmaci psicotropi, sia a livello sperimentale che
clinico. Fa parte, in qualità di esperto, dei team scientifici per la valutazione dei dossier registrativi per
l’autorizzazione al commercio dei farmaci sottoposti alle autorità regolatorie nazionale (AIFA) e centrale
(EMEA). E' autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche, includendo rassegne e capitoli di libri.
Principali pubblicazioni
• Caccia S. Main active components of St. John's Wort (Hypericum Perforatum) extracts: current analytical procedures for
pharmacokinetics and concentration-response studies. Curr Pharm Anal 2006; 2: 59-68
• Caccia S. Antidepressant-like components of Hypericum perforatum extracts: An overview of their pharmacokinetics
and metabolism. Curr Drug Metab 2005; 6: 531-543
• Caccia S. Metabolism of the newest antidepressants: Comparisons with related predecessors. IDrugs 2004; 7: 143-150
• Caccia S. New antipsychotic agents for schizophrenia: Pharmacokinetics and metabolism update. Curr Opin Invest Drugs 2002; 3: 1073-1080
• Caccia S. Biotransformation of post-clozapine antipsychotics. Pharmacological implications. Clin Pharmacokinet 2000; 38: 39
• Caccia S. Metabolism of the newer antidepressants. An overview of the pharmacological and pharmacokinetic
implications. Clin Pharmacokinet 1998; 34: 281-302
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5 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Luigi Cervo ha conseguito il titolo di Doctor of Phylosophy (Ph.D.) nel 2005 presso la Open University,
MIlton Keynes, U.K.. Dal 2006 è responsabile del Laboratorio di Psicofarmacologia Sperimentale. Tra il
1978 ed 2001 è stato prima ricercatore poi Capo dell’Unità di Farmacologia Comportamentale presso il
Laboratorio di Neurofarmacologia dell’Istituto “Mario Negri” dove ha conseguito il Diploma in Ricerca
Biochimica nel 1981. Tra il 1981 ed 1983 ha trascorso due anni come ricercatore presso il Dipartimento
di Psichiatria dell'Università di Chicago. Le sue aree di interesse scientifico riguardano la
Neuropsicofarmacologia ed il meccanismo d’azione delle sostanze psicotrope. In particolare, è impegnato
nello studio del ruolo dei diversi recettori della serotonina, dopamina, noradrenalina e glutammato nei
fenomeni di dipendenza e di “craving”. E’ inoltre interessato allo studio sperimentale di patologie quali
l’ansia e la depressione. Autore e coautore di molte pubblicazioni scientifiche peer-reviewed, relatore di
numerose comunicazioni a congressi internazionali, è revisore scientifico di diverse riviste scientifiche
internazionali. Principali pubblicazioni
• Cervo L, Carnovali, F, Stark JA, Mennini T. Cocaine-seeking behavior in response to drug-associated stimuli in rats:
involvement of D3 and D2 dopamine receptors. Neuropsychopharmacology 2003; 28: 1150-1159
• Cervo L, Cocco A, Carnovali F. Effects on cocaine and food self-administration of (+)-HA-966, a partial agonist at the glycine/NMDA modulatory. Psychopharmacology (Berl) 2004; 173: 124-131
• Grignaschi G, Burbassi S, Zennaro E, Bendotti C, Cervo L. A single high dose of cocaine induces behavioural
sensitization and modifies mRNA encoding GluR1 and GAP-43 in rats. Eur J Neurosci 2004; 20:2833-2837
• Cervo L, Canetta A, Calcagno E, Burbassi S, Sacchetti G, Caccia S, Fracasso C, Albani D, Forloni G, Invernizzi R. Deficits of serotonin synthesis cause resistance to antidepressants, J Neuroscience 2005; 25: 8165-8172
• Cervo L, Burbassi S, Colovic M, Caccia S. Selective antagonist at D3 receptors, but not non-selective partial agonists, influences the expression of cocaine-induced conditioned place preference in free-feeding rats.
Pharmacol Biochem Behav. 2005; 82(4):727-34..
• Cervo L, Cocco A, Putrella C, Heidbreder CA. Selective antagonism at dopamine D3 receptors attenuates cocaine-
seeking behaviour in the rat. Int J Neuropsychopharmacol. 2006 Jan 23:1-15 [Epub ahead of print].
Maria Grazia De Simoni si è laureata nel 1977 in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di
Milano; nel 1981 si è specializzata in Ricerche Farmacologiche presso l’Istituto Mario Negri. Negli anni 1981-
1982 ha trascorso un periodo di post-dottorato presso l'INSERM, U 171-CNRS UA 1195, di Lione in Francia e
nel 1984 presso il Dipartimento di Istologia dell’Istituto Karolinska di Stoccolma. Dal 1987 al 1997 è stata
responsabile dell’Unità di Neurochimica dell’Istituto Mario Negri; dal 1998 è Capo del Laboratorio di
Infiammazione e Malattie del Sistema Nervoso. Le aree di ricerca riguardano la patogenesi del danno cerebrale
da ischemia e riperfusione e del danno da trauma cranico; la risposta infiammatoria e i meccanismi apoptotici
come target terapeutici nelle patologie neurodegenerative acute a croniche; modelli animali e studi clinici. E’
membro del Comitato Ordinatore del Master in Tecnologie Avanzate Applicate alle Patologie
Neurodegenerative", Università di Milano e membro del Comitato Direttivo dell’Associazione Italiana per la
Ricerca sull’Invecchiamento Cerebrale (AIRIC).
Principali pubblicazioni
• Vezzani A, Moneta D, Conti M, Richichi C, Ravizza T, De Luigi A, De Simoni MG, Sperk G, Andell-Jonsson S, Lundkvist J, Iverfeldt K and Bartfai T. Powerful anticonvulsant action of IL-1 receptor antagonist on intracerebral
injection and astrocytic overexpression in mice. Proc Natl Acad Sci U S A, 97: 11534-11539, 2000.
• De Simoni MG, Storini C, Barba M, Catapano L, Arabia AM, Rossi E, Bergamaschini L. Neuroprotection by
complement (C1)-inhibitor in mouse transient brain ischemia. J Cereb Blood Flow Metab, 23: 232-239, 2003.
• De Simoni M G, Rossi E, Storini C, Pizzimenti S, Echart C, Bergamaschini L. The powerful neuroprotective action of
C1-inhibitor on brain ischemia-reperfusion injury does not require C1q. Am J Pathol., 164: 1857-1863, 2004.
• Bergamaschini L, Rossi E, Storini C, Pizzimenti S, Distaso M, Perego C, De Luigi A, Vergani C and De Simoni MG.
Peripheral treatment with enoxaparin, a low-molecular weight heparin, reduces plaques and β-amyloid accumulation in a
mouse model of Alzheimer’s disease. J. Neurosci. 24: 4181-4186, 2004
• Troglio F, Echart C, Gobbi A, Pawson T, Pelicci PG, De Simoni MG & Pelicci G. The neuron-specific Rai (Shc C)
adaptor regulates the PI3K-Akt pathway in vivo and protects against cerebral ischemia. Proc Natl Acad Sci U S A
101(43): 15476-15481, 2004.
• Capone C, Fabrizi C, Piovesan P, Principato MC, Marzorati C, Ghirardi O, Fumagalli L, Carminati P and De Simoni MG. 2-Aminotetraline derivative protects from ischemia/reperfusion brain injury with a broad therapeutic window,
Neuropsychopharmacology Nov 22;2006 (Epub ahead of print).
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6 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Roberto W. Invernizzi ha iniziato la sua carriera scientifica nel 1976 nel laboratorio di Neurofarmacologia
dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano dove è attualmente responsabile del
Laboratorio di Neurochimica e Comportamento. Nel 1986 si è laureato in Scienze Biologiche, presso
l’Università Statale di Milano e nel 1996 è stato nominato capo dell’Unità di Microdialisi Intracerebrale. Lo
studio dei meccanismi neurochimici e dei circuiti nervosi coinvolti nella patogenesi delle principali malattie
psichiatriche quali schizofrenia e depressione e del meccanismo d’azione dei farmaci psicotropi costituiscono i
principali interessi del laboratorio. Dal 1987, si è dedicato allo sviluppo della tecnica della microdialisi
intracerebrale per lo studio in vivo del rilascio di monoammine. Utilizzando questa tecnica, il gruppo di
Invernizzi ha contribuito tra i primi a chiarire il ruolo degli autorecettori presinaptici della serotonina e della
noradrenalina negli effetti dei farmaci antidepressivi, suggerendo una nuova ipotesi sul loro meccanismo
d’azione. Attualmente, gli interessi del laboratorio sono rivolti all studio dei meccanismi neurochimici coinvolti
nella “resistenza” ai farmaci antidepressivi e al ruolo della trasmissione glutammatergica e serotoninergica
corticale nei processi attenzionali. Revisore per varie riviste internazionali, nel campo della farmacologia e della
neurochimica. Autore e co-autore di più di 60 articoli con peer-review. Membro della Società Italiana di
Neuroscienze e della Società Italiana di Farmacologia.
Principali pubblicazioni
• Carli M, Baviera M, Invernizzi R, Balducci C Dissociable contribution of 5-HT1A and 5-HT2A receptors in the medial prefrontal cortex to different aspects of executive control such as impulsivity and compulsive perseveration in rats
Neuropsychopharmacology 2006; 31: 757-767
• Calcagno E, Carli M, Invernizzi R The 5-HT1A receptor agonist 8-OH-DPAT prevents prefrontocortical glutamate and
serotonin release in response to blockade of cortical NMDA receptors J Neurochem 2006; 96: 853-860
• Renoldi G, Invernizzi R Blockade of tachykinin NK1 receptors attenuates stress-induced rise of extracellular noradrenaline and
dopamine in the rat and gerbil medial prefrontal cortex J Neurosci Res 2006; 84: 961-968
• Cervo L, Canetta A, Calcagno E, Burbassi S, Sacchetti G, Caccia S, Fracasso C, Albani D, Forloni G, Invernizzi R
• Genotype-dependent activity of tryptophan hydroxylase-2 determines the response to citalopram in a mouse model of depression J Neurosci 2005; 25: 8165-8172
• Greco B, Invernizzi R, Carli M Phencyclidine-induced impairment in attention and response control depends on the
background genotype of mice: reversal by the mGLU2/3 receptor agonist, LY379268 Psychopharmacology (Berl) 2005;
179: 68-76
• Parini S, Renoldi G, Battaglia A, Invernizzi R Chronic reboxetine desensitizes terminal but not somatodendritic alfa2-adrenoceptors controlling noradrenaline release in the rat dorsal hippocampus Neuropsychopharmacology 2005; 30: 1048-
1055
Ugo Lucca ha conseguito il Master of Science presso l'Università di Aberdeen (UK) nel 1999. Presso
l'Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” è stato ricercatore (1986-1994), poi responsabile
dell'"Unità di valutazione Clinica dei Farmaci Antidemenza" (1995-1996) e, dal 1996, è responsabile
del "Laboratorio di Neuropsichiatria Geriatrica". Le sue maggiori aree di interesse riguardano
l’epidemiologia e gli aspetti clinici della demenza, la storia naturale delle demenze, le malattie
neuropsichiatriche dell’anziano, l’elaborazione di strumenti metodologici per lo screening diagnostico
e la valutazione dello sviluppo clinico della demenza, la valutazione clinica dei trattamenti anti-
demenza e di farmaci attivi a livello del sistema nervoso centrale (fase I, II, III e IV e studi
osservazionali).
Principali pubblicazioni
• Spagnoli A, Lucca U, Menasce G, Bandera L, Cizza G, Forloni G, Tettamanti M, et al. Long-term acetyl-L-carnitine
treatment in Alzheimer's disease. Neurology 1991; 41:1726-1732
• Lucca U, Comelli M, Tettamanti M, Tiraboschi P, Spagnoli A. Rate of progression and prognostic factors in Alzheimer’s
disease: a prospective study. J Am Geriats Society 1993; 41: 45-49.
• Lucca U, Tettamanti M, Forloni G, Spagnoli A. Nonsteroidal antiinflammatory drug use in Alzheimer’s disease.
Biological Psychiatry 1994; 36: 854-856.
• Imbimbo BP, Martelli P, Troetel WM, Lucchelli F, Lucca U, Thal LJ, and the Eptastigmine Study Group. Efficacy and
safety of eptastigmine for the treatment of patients with Alzheimer’s disease. Neurology 1999; 52: 700-708.
• Quadri P, Fragiacomo C, Pezzati R, Zanda E, Forloni G, Tettamanti M, Lucca U. Homocysteine, folate, and vitamin B-
12 in mild cognitive impairment, Alzheimer’s disease and Vascular Dementia. Am J Clinical Nutr 2004; 80: 114-122.
• Lucca U, Tettamanti M, Quadri P. Homocysteine lowering and cognitive performance. New England Journal of
Medicine 2006; 355: 1390.
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7 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Annamaria Vezzani si è laureata in Scienze Biologiche nel 1978 all’Università di Milano e specializzata in
Neurofarmacologia all’Istituto Mario Negri nel 1982, ha quindi trascorso un periodo di post-dottorato
all’Università del Maryland a Baltimora nel 1983-1984 studiando i meccanismi di epilettogenesi in modelli
sperimentali di epilessia. Ha trascorso ulteriori periodi di post-dottorato all’Universita di Stoccolma e
all’Istituto Karolinska tra il 1985 e il 1999. Si occupa dello studio dei meccanismi biochimico-molecolari
coinvolti nella eziopatogenesi delle convulsioni e del danno neuronale a esse associato utilizzando modelli
sperimentali di epilessia. La ricerca corrente è focalizzata sul ruolo dei neuropeptidi e delle molecole
infiammatorie nella modulazione dell’eccitabiltà neuronale e della neurodegenerazione. Focus della ricerca è
inoltre lo studio dei meccanismi di farmacoresistenza.
Dal 1997 è a capo del Laboratorio di Neurologia Sperimentale nel Dipartimento di Neuroscienze dell’Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri a Milano. E’ membro del Board Editoriale di Epilepsy Currents e
Neuroscience e Editore Associato per i modelli sperimentali di Epilepsia. E’ a capo della Commission on
Neurobiology della International League Against Epilepsy che si occupa dello sviluppo della ricerca
translazionale nell’epilessia.
Principali pubblicazioni
• Balosso S, Ravizza T, Perego C, Peschon J, Campbell I, De Simoni MG, Vezzani A. TNF-alpha inhibits kainic acid-induced
• seizures in mice via p75 receptors (2005) Ann Neurol, 57, 804
• Dube’ C., Vezzani A., Behrens M., Bartfai T., Baram TZ. (2005) Interleukin-1beta contributes to the generation of
experimental febrile seizures. Ann Neurol, 57,152.
• Richichi C, E-J. D. Lin, D. Stefanin, D. Colella, T. Ravizza,G. Grignaschi, G. Sperk, M. J. During and A. Vezzani “ Anticonvulsant and antiepileptogenic effects mediated by adeno-associated virus vector neuropeptide Y expression in the
rat hippocampus” (2004) J Neurosci, 24,3051
• Rizzi M, Caccia S, Guiso G, Richichi C, Gorter JA, Aronica E, Aliprandi M, Bagnati R, Fanelli R, D'Incalci M, Samanin R, Vezzani A.“Limbic seizures induce P-glycoprotein in rodent brain: functional implications for pharmacoresistance”
(2002) J Neurosci, 22, 5833
• Vezzani A., Moneta D., Conti M., Richichi C., Ravizza T., De Luigi A., De Simoni M.G., Sperk, Andell-Jonsson S.,
Lundkvist J., Iverfeldt K. and Bartfai T. (2000) "Powerful anticonvulsant action of IL-1 receptor antagonist upon
intracerebral injection and astrocytic overexpression in mice" Proc. Natl. Acad. Sci. USA, 97, 11534.
• Vezzani A, Conti M, De Luigi A, Ravizza T, Moneta D, Marchesi F, De Simoni MG. Interleukin-1beta
immunoreactivity and microglia are enhanced in the rat hippocampus by focal kainate application: functional evidence for enhancement of electrographic seizures. J Neurosci. 1999; 19:5054-65.
Mirjana Carli ha iniziato la sua carriera scientifica nel 1977 nel laboratorio di Neurofarmacologia dell’Istituto
di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano. Ha passato il periodo dal 1981 al 1986 nel laboratorio
di Neuroscienze Cognitive del Dipartimento di Psicologia Sperimentale dell’Università di Cambridge (UK)
diretto dal Prof. Trevor W Robbins. Qui si è occupata dello studio del ruolo delle monoamine cerebrali nei
processi cognitivi, mettendo a punto diversi test comportamentali nel ratto. Dal 1986 è nell’Istituto di Ricerche
Farmacologiche “Mario Negri”, prima nel laboratorio di Neurofarmacologia e dal 2006 nel laboratorio di
Neurochimica e Comportamento come responsabile dell’Unità di Farmacologia del Comportamento Cognitivo.
La sua attività scientifica è orientata allo studio dei mechanismi neuronali che controllano i processi cognitivi
quali memoria, attenzione e le funzioni esecutive, contribuendo a delineare il ruolo di alcuni recettori della
serotonina in questi processi. L’interesse recente della sua unità si è anche focalizzato sui meccanismi genetici
coinvolti nei processi cognitivi. Principali pubblicazioni
• Carli M, Baviera M, Invernizzi R, Balducci C Dissociable contribution of 5-HT1A and 5-HT2A receptors in the medial
prefrontal cortex to different aspects of executive control such as impulsivity and compulsive perseveration in rats
• Neuropsychopharmacology 2006; 31: 757-767
• Greco B, Carli M Reduced attention and increased impulsivity in mice lacking NPY Y2 receptors: Relation to anxiolytic-
like phenotype Behav Brain Res 2006; 169: 325-334
• Carli M, Baviera M, Invernizzi R, Balducci C The serotonin 5-HT2A receptors antagonist MI00907 prevents impairment
in attentional performance by NMDA receptor blockade in the rat prefrontal cortex Neuropsychopharmacology 2004;
29: 1637-1647
• Balducci C, Nurra M, Pietropoli A, Samanin R, Carli M Reversal of visual attention dysfunction after AMPA lesions of
the nucleus basalis magnocellularis (NBM) by the cholinesterase inhibitor donepezil and by a 5-HT(1A) receptor antagonist WAY 100635 Psychopharmacology (Berl) 2003; 167: 28-36
• Carli M, Balducci C, Samanin R. Stimulation of 5-HT1A receptors in the dorsal raphe ameliorates the impairment of
spatial learning caused by intrahippocampal 7-chloro-kynurenic acid in naive and pretrained rats Psychopharmacology
(Berl) 2000; 158: 39-47
• Carli M, Samanin R The 5-HT1A receptor agonist 8-OH-DPAT reduces rats' accuracy of attentional performance and enhances impulsive responding in a five-choice serial reaction time task: Role of presynaptic 5-HT1A receptors
Psychopharmacology (Berl) 2000; 149: 259-268
IRFMN
8 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Barbara D’Avanzo si è laureata in filosofia nel 1989 presso l’Università degli Studi di Milano. Ha
seguito il corso della Regione Lombardia “Tecniche di ricerca in campo biomedico” presso il Laboratorio
di Epidemiologia Generale nel 1988. Dal 1991 al 1996 ha lavorato come ricercatrice nel Laboratorio di
Epidemiologia Generale e dal 2002 è capo dell’Unità di Epidemiologia e Psichiatria Sociale.
Le aree di interesse principali sono rappresentate dall’applicazione dei metodi di ricerca epidemiologica
alla salute mentale. Ha lavorato all’analisi e quantificazione delle modalità di attuazione e degli effetti
della riforma psichiatrica in Italia, alla valutazione della qualità dei servizi e della loro trasformazione con
particolare attenzione all’utilizzo dei servizi residenziali per pazienti gravi, alla valutazione del profilo
rischio-beneficio degli antipsicotici, dell’efficacia degli interventi psicosociali, al monitoraggio dei suicidi
e allo studio dei programmi di prevenzione del suicidio. E’ ora attiva sul tema della partecipazione e della
produzione di conoscenze utili al miglioramento della gestione dei servizi di salute mentale da parte degli
utenti e alla valorizzazione del loro punto di vista.
Membro del direttivo nazionale della World Association for Psychosocial Rehabilitation Italia e
dell’Ufficio di Presidenza della World Association for Psychosocial Rehabilitation Mondiale. Svolge
attività di referee per Epidemiologia e Psichiatria Sociale e per l’European Journal of Public Health.
Principali pubblicazioni
• Barbato A, D'Avanzo B. Marital therapy for depression. Cochrane Database Systematic Reviews 2006; Issue 2.
• Parabiaghi A, Barbato A, D'Avanzo B, Erlicher A, Lora A. Assessing reliable and clinically significant change on Health
of the Nation Outcome Scales: method for displaying longitudinal data. Aust N Z J Psychiatry 2005; 39: 719-725.
• Barbato A, D'Avanzo B. Involuntary placement in Italy. Br J Psychiatry 2005; 186: 542-543.
• Guaiana G, Andretta M, Corbari L, Mirandola M, Sorio A, D'Avanzo B, Barbui C. Antidepressant drug consumption and
public health indicators in Italy, 1955-2000. J Clinical Psychiatry 2005; 66: 750-755.
• D'Avanzo B, Battino R N, Gallus S, Barbato A. Factors predicting discharge of patients from community residential
facilities: A longitudinal study from Italy. Aust N Z J Psychiatry 2004; 38: 619-628.
• D'Avanzo B, Barbato A, Barbui C, Battino N, Civenti G, Frattura L. Discharges of patients from public psychiatric
hospitals in Italy between 1994 and 2000. Int J Social Psychiatry 2003; 49: 27-3
Alessandro Nobili si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1990 presso l’Università Statale di Milano.
Attività formative: Corso di specializzazione nella Ricerca Biotecnologica RegioneLombardia, Milano
1988; Scuola Internazionale di Farmacologia; 31° Corso su: Drug Epidemiology and Post-marketing
Surveillance, Erice, settembre 1990; Corso: Metodi di Studio nella Ricerca Epidemiologica, Milano,
ottobre 1990. Corso: Long Term Clinical Trials, Cogne gennaio1991. Aree di interesse: Metodologia
della sperimentazione clinica controllata, farmacoepidemiologia e post-marketing surveillance.
Metodologia della valutazione e verifica della qualità degli interventi sanitario-assistenziali e dei servizi
per gli anziani. Strategie di valutazione dell'impatto della demenza sulla famiglia e sugli operatori delle
istituzioni geriatriche. Epidemiologia e programmazione dei servizi sul territorio. Metodologia
dell'informazione sul farmaco.Dal 1996 Responsabile “Servizio Informazione sui Farmaci per l’anziano”,
Esperto Nazionale, accreditato dall’AIFA, per l’EMEA, Editor per la Micromedex® Thompson Health
Care, Colorado, USA. Consulente Scientifico "Federazione Alzheimer Italia".
Dal 2007 Capo del Laboratorio di Valutazione della Qualità delle Cure e dei Servizi per l’Anziano.
Principali pubblicazioni
• Nobili A, Tettamanti M, Frattura L, et al. Drug use in the elderly in Italy. Ann Pharmacother 1997; 31:416-422.
• Nobili A, Gebru F, Rossetti A, et al. Doctorline a private toll-free telephone medical information service. Ann
Pharmacother 1998; 32:120-5.
• Nobili A, Riva E, Tettamanti M, et al. The effect of a structured intervention on cergivers of patients with dementia and
problem behaviour: a randomized controlled pilot study. Alzheimer Dis Assoc Disord 2004; 18: 75-82.
• Lucca U, Nobili A, Riva E, Tettamanti M. Low level of B vitamins and the risk of cognitive and functional decline in the
very-old: results from the Monzino 80-Plus Study. Neurobiol Aging 2004; 25: 31.
• Lucca U, Nobili A, Riva E, Tettamanti M Cholinesterase inhibitor use and age in the general population Arch Neurol
2006; 63: 154-155.
• Tettamanti M, Garri' M T, Nobili A, Riva E, Lucca U Low folate and the risk of cognitive and functional deficits in the
very old: The Monzino 80-plus study J Am Coll Nutr 2006; 25: 502-508
IRFMN
9 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Emma Riva si è laureata in Medicina e Chirurgia nel 1984 presso l’Università di Milano e ha ottenuto il
dottorato di ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare (PhD) nel 1990 presso l’Università di Londra (UK)
Attività formative: Research Assistant presso il Dipartimento di Farmacologia, Facoltà di Medicina,
Università di Ottawa, Canada; Internato in Medicina Interna; Cardiac Fellow, St Thomas' Hospital,
London, UK Aree di interesse: Aspetti cognitivi delle anemie negli anziani; disturbi comportamentali nei
pazienti con demenza; Valutazione dello stress nel care-giver di soggetti con demenza; cure palliative, il
malato oncologico terminale. Ruoli attuali e passati in istituto: Capo dell’Unità di Farmacologia
Geriatrica Istituto "Mario Negri", Milano; Direttore Scientifico dell’Hospice “via di Natale”, Aviano
(PN); Consulente presso l’Istituto Geriatrico “Pio Albergo Trivulzio”, Milano: Membro del progetto
PREDICT (Policy Review and Evaluation of Dementia and Institutional Care Trends): a Transnational
Comparison.
Principali pubblicazioni
• Tettamanti M, Garrì MT, Nobili A, Riva E, Lucca U. Low folate and risk of cognitive and functional deficits in the very
old: The Monzino 80-plus study. J Am Coll Nutr 2006;25:502-508
• Lucca U, Nobili A, Riva E, Tettamanti M. Cholinesterase inhibitor use and age in the general population. Arch Neurol
2006;63:154-155
• Nobili A, Riva E, Tettamanti M, Lucca U, Liscio MR, Petrucci B, Salvini Porro G. The effect of a structured intervention on caregivers of patients with dementia. Results of a Randomized Controlled Study. Alzheimer Dis and Associated
Disorders 2004;18:75-82
• Il malato terminale oncologico. Esperienze dall’hospice. Ed. Emma Riva. Il pensiero Scientifico, 2001
• Riva E, Tettamanti M, Gallini C. Il ruolo del medico di medicina generale nella gestione dei malati terminali oncologici. Indagine svolta tra i medici di medicina generale in Friuli Venezia Giulia. Ricerca & Pratica 2001
• Riva E, Nobili A, Trecate F. Per un impiego "ragionato" dei neurolettici, per la gestione dei disturbi del comportamento in corso di Malattia di Alzheimer. Rec Prog Med 1998;89:598-603
Mauro Tettamanti si è laureato in Biologia nel 1986 presso l’Università degli Studi di Milano e si è
specializzato nel 1993 in Epidemiologia e Statistica Medica presso l’Università degli Studi di Pavia. Dal
1989 borsista presso l’Istituto Mario Negri; dal 1999 Ricercatore e dal 2001 Capo dell’Unità di
Epidemiologia Geriatrica. Attività formative: Corso di valutazione critica della letteratura di settore
Scuola Superiore di Fisioterapia di Mendrisio; Corso di Introduzione alla Statistica per il Master in
Ergonomia del Politecnico di Milano (2001-2004); Corso di Statistica Medica e Metodologia Clinica per
la Drug Evaluation School presso l’Istituto Mario Negri.Aree di interesse: Ideazione, stesura del
protocollo, messa in atto e analisi di studi epidemiologici e di clinical trial in campo geriatrico, in
particolare nel campo delle demenze, compresa la gestione dei dati; studi di fase I, II, III e osservazionali
a lungo termine di farmaci per la demenza e la sindrome ansioso depressiva; epidemiologia, fattori di
rischio e correlati della demenza; morbilità, disabilità e stato cognitivo degli anziani e dei grandi anziani;
trattamento di pazienti terminali.
Principali pubblicazioni
• Spagnoli A, Lucca U, Menasce G, Bandera L, Cizza G, Forloni G, Tettamanti M, et al. Long-term acetyl-L-carnitine
treatment in Alzheimer's disease. Neurology 1991; 41:1726-1732.
• Lucca U, Comelli M, Tettamanti M, Tiraboschi P, Spagnoli A. Rate of progression and prognostic factors in Alzheimer's disease: A prospective study. J Am Geriatr Soc 1993; 41:45-49
• Quadri P, Fragiacomo C, Pezzati R, Zanda E, Forloni G, Tettamanti M, Lucca U. Homocysteine, folate, and vitamin B-12 in mild cognitive impairment, Alzheimer disease, and vascular dementia. Am J Clin Nutr 2004; 80: 114-122
• Lucca U, Nobili A, Riva E, Tettamanti M. Cholinesterase inhibitor use and age in the general population. Arch Neurol
2006; 63:154-155
• Lucca U, Tettamanti M, Quadri P. Homocysteine lowering and cognitive performance. N Engl J Med 2006; 355:1390
• Tettamanti M, Garri' M T, Nobili A, Riva E, Lucca U. Low folate and the risk of cognitive and functional deficits in
the very old: The Monzino 80-plus study. J Am Coll Nutr 2006; 25: 502-508
IRFMN
10 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
INTRODUZIONE ALLE ATTIVITA' DEL DIPARTIMENTO
Il Dipartimento di Neuroscienze è strutturato in nove Laboratori, le attività di ricerca riguardano
lo studio delle malattie neurologiche e psichiatriche affrontato dal punto di vista delle basi
biologiche, di alcuni aspetti clinici e della valutazione dei servizi sanitari. Accanto a queste
attività, nel Dipartimento sono presenti competenze più generali, non riconducibili
esclusivamente all'ambito neurologico, che riguardano la farmacocinetica, l'informazione
sull'uso dei farmaci e l'elaborazione di trial clinici e di studi epidemiologici. Tradizionalmente
una parte del Dipartimento si è dedicata alla creazione di modelli sperimentali per lo studio dei
meccanismi patogenetici e dei possibili interventi terapeutici che riguardino le malattie
neurodegenerative, come Alzheimer e malattie da prioni, neurologiche come l'epilessia o
psichiatriche come la depressione. Più recentemente si sono sviluppati e consolidati progetti di
ricerca per lo studio della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), l'ictus cerebrale e le sostanze
d'abuso. Per quanto riguarda gli aspetti clinici diverse di queste patologie sono oggetto di studi
epidemiologici come epilessia, SLA e Alzheimer e di clinical trial per la valutazione
dell'efficacia di trattamenti farmacologici. Le attività del Dipartimento mirano a un'integrazione
delle diverse competenze per lo sviluppo di progetti multidisciplinari. L'obiettivo è di dare
risposte integrate sul piano della conoscenza, della terapia e della pratica clinica alle complesse
tematiche, in gran parte irrisolte, proposte dalle malattie del sistema nervoso.
SCOPERTE/RISULTATI PRINCIPALI
Una nuova mutazione del gene che codifica per la proteina PEN-2 è stata identificata in un
soggetto con lieve deficit cognitivo (MCI) appartenente ad una famiglia con diversi casi di
Alzheimer.
In un’ampia popolazione di soggetti Alzheimer è stato possibile dimostrare che i livelli
plasmatici di beta amiloide 1-42 non sono influenzati da polimorfismi sul gene che codifica per
la proteina PLAU_1 come precedentemente indicato.
In modelli animali geneticamente modificati che sovraesprimono la proteina precursore
dell’amiloide (APP) in forma mutata c’è un deficit cognitivo associato a un’alterazione della
funzione glutamatergica e indipendente dalla presenza di depositi cerebrali di beta amiloide
Utilizzando peptidi sintetici omologhi ad ampie porzioni di proteina prion (PrP 82-146) è stato
possibile dimostrare un effetto neurotossico e gliotrofico dipendente in parte dalla proteina
prioniva endogena
In modelli cellulari in vitro è stato identifcato il pathway biochimico attraverso cui il peptide D-
JNK-TAT esercita un effetto neuroprotettivo nei confronti degli stimoli eccitotossici. D-JNK-
TAT si è dimostrato neuroprotettivo in modelli sperimentali di ischemia
La proteina DJ-1, le cui mutazioni sono associate al Morbo di Parkinson è coinvolta nell'effetto
neuroprotettivo indotto da alfa-sinucleina in linee cellulari umane
Circa il 60% di una popolazione iniziale di pazienti affetti da malattia di Alzheimer era ancora
in terapia con donepezil dopo un periodo di tre anni di follow-up. Dopo un’iniziale
miglioramento, i pazienti sono deteriorati linearmente in tutte le misure d’outcome. Il donepezil
IRFMN
11 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
ha mostrato un buon profilo di sicurezza.
In uno studio trasversale di popolazione (Monzino 80-plus Study), l’anemia o la concentrazione
di emoglobina nel sangue non sono risultate associate con la presenza di demenza nei grandi
anziani.
Nello stesso studio di popolazione nel grande anziano (Monzino 80-plus Study), alte
concentrazioni di colesterolo totale non sono risultate associate con un maggior rischio di
demenza, mentre alte concentrazioni di colesterolo HDL hanno mostrato un effetto protettivo.
Un peggioramento progressivo della memoria esplicita sembra caratterizzare i primissimi
cambiamenti accertabili in corso di demenza e precedere il più esteso deterioramento cognitivo.
Le prove di rievocazione si sono mostrate misure sensibili, sebbene poco specifiche, in grado di
discriminare pazienti con deterioramenti cognitivi minimi dagli anziani normali.
Fra gli anziani ricoverati in ospedale per un problema acuto, una ridotta mobilità è predittiva di
una più alta probabilità di caduta o di morte.
L’anemia è presente in un anziano (età: 65-84 anni) su 10 residenti a Biella. Nell'89% dei
soggetti si tratta di un’anemia di grado lieve. Questa condizione è relativamente stabile nel
tempo ed è associata a una più alta mortalita.
Nei Nuclei Alzheimer il 60% dei pazienti con demenza è in trattamento con antispicotici (49%
tradizionale e 51% atipici). Il 45% assume un solo antipsicotico, il 14% ne assume due
contemporaneamente e l’1% tre.
Ne corso del 2003 nella ASL di Lecco, il 15.5% degli anziani (età ≥ 65 anni) era esposto ad
associazioni di farmaci potenzialmente a rischio di interazioni farmacologiche (60.8% erano
donne).
Marcata disomogneità dell’offerta di trattamento per acuti nei servizi pubblici e privati. Si sono
rilevate carenze strutturali e indicatori di qualità ambientale e di processo sfavorevoli nelle
strutture per acuti private. Modesta la soddisfazione dei pazienti rispetto alla qualità della cura e
del servizio, discreti i valori degli indicatori relativi all’impatto clinico sulla crisi.
I pazienti del Progetto Reti Sociali Naturali seguiti e valutati con un disegno naturalistico hanno
mostrato un significativo miglioramento della qualità della vita e della soddisfazione dei
bisogni, oltre che il miglioramento del funzionamento sociale.
Nei motoneuroni spinali di pazienti affetti da SLA sporadica vi è un’attivazione della cascata di
segnali che comprendono il TNF alfa e le MAP chinasi, analogamente a quanto osservato nel
topo modello di SLA familiare. Questa scoperta avvalora l’uso dei topi transgenici per la
SOD1mutata come modelli animali su cui sviluppare nuove strategie terapeutiche.
I motoneuroni dei topi con SOD1 mutata non sono in grado di attivare i segnali di
sopravvivenza della cellula mediati da PI3K/Akt.
Nei motoneuroni dei topi con SOD1 mutata si evidenzia una chiara disfunzione del proteasoma
che potrebbe contribuire alla formazione di aggregati proteici intracellulari.
Nei topi con SOD1 mutata, la SOD1 forma degli aggregati insolubili che vengono in seguito
oligoubiquitinati ma non poliubiquitinati. Questo potrebbe essere la causa del loro accumulo.
IRFMN
12 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
L’eritropoietina carbamoilata, analogamente alla EPO ricombinante umana, non rallenta la
progressione della malattia nei topi con SOD1 mutata.
Specifici recettori di peptidi neuroattivi come il neuropeptide Y e la somatostatina mediano una
significativa attività anticonvulsivante. Questa evidenza suggerisce nuovi targets per lo sviluppo
di farmaci anticonvulsivanti completamente diversi da quelli attualmente disponibili
E’ stato dimostrato il ruolo di alcune citochine proinfiammatorie nella modulazione dell'attività
epilettica evidenziando e descrivendo quindi un meccanismo coinvolto nell'eziopatogenesi delle
convulsioni fino ad ora sconosciuto
Le proteine di trasporto dei farmaci anticonvulsivanti sono funzionalmente attivitate nel tessuto
epilettico e hanno un ruolo significativo nel diminuire le concentrazioni cerebrali dei farmaci
antiepilettici nei modelli sperimentali. Un intervento farmacologico sull'attività di queste
proteine potrebbe rappresentare una strategia per revertire la resistanza ai farmaci antiepilettici.
Il C1-INH, inibitore del complemento e del sistema delle chinine, ha un potente effetto
neuroprotettivo nel danno cerebrale da ischemia/riperfusione
La somministrazione per via sistemica di enossieparina, un’eparina a basso peso molecolare,
riduce le placche e l’accumulo di beta-amiloide in modelli murini di malattia di Alzheimer
Le cellule staminali neurali originate da neurosfere riducono il danno ischemico promuovendo
un ambiente neuroprotettivo
La microglia attivata contribuisce all’effetto protettivo delle cellule staminali nell’ambinete
ischemico
Molecole con attività agonista parziale o antagonista sui recettori dopaminergici D3 modulano
selettivamente, negli animali da esperimento, il comportamento di ricerca della sostanza d'abuso
scatenato da stimoli ambientali associati all'assunzione di cocaina
I ceppi di topo DBA/2J e BALB/c rappresentano un modello di farmaco-resistenza ai bloccanti
della ricaptazione della serotonina in un modello animale predittivo dell'attività antidepressiva
Differenze genetiche nella sintesi di serotonina contribuiscono all’efficacia degli SSRI nel topo
L’ipofunzione dei recettori NMDA è deleteria per le funzioni cognitive dipendenti dalla
corteccia prefrontale ed è associato a un aumento del rilascio di glutammato corticale.
Il rilascio di glutammato corticale è controllato dalla serotonina attraverso i recettori 5-HT1A e
5-HT2A
Gli antagonisti dei recettori 5-HT2A e la stimolazione dei recettori 5-HT1A revertono I deficit di
attenzione causati dagli antagonisti del recettore NMDA
Gli antipsicotici tipici possono essere differenziati da quelli atipici sulla base del pattern di
effetti nel modello di deficit cognitivo indotto da blocco dei recettori NMDA nella corteccia
prefrontale.
IRFMN
13 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
COLLABORAZIONI NAZIONALI
Associazione Familiari Insonnia Familiare Fatale malattie da prioni, Treviso
Associazione per la Ricerca Neurogenetica, Lamezia Terme (CS) e ASL 6, Regione Calabria
Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, Regione Lazio
Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo
Azienda Sanitaria Locale di Bergamo CEND, Centro Eccellenza per le Malattie Neurodegenerative, Università di Milano Centro Fatebenefratelli San Giovanni di Dio, Cernusco sul Naviglio
Centro Studi in Psichiatra, ASL 2, Torino Centro Parkinson-Istituti Clinici di Perfezionamento
Clinica IRCSS S. Maria Nascente, Milano
Clinica Neurologica III Università di Milano, Azienda Ospedaliera S. Paolo, Milano
Clinica Psichiatrica, Università Milano Bicocca Consorzio Ricerche Luigi Amaducci, CRIC, Arcugnano (Vc)
Consorzio MIA, Milano
DIBIT, San Raffaele Scientific Insitute, Milano.
Dipartimento di Chimica Biologica, Università di Padova
Dipartimento di Chimica, Università egli Studi di Firenze
Dipartimento Endicronologia, Università di Milano
Dipartimento Farmaco Chimico Tecnologico, Università di Siena
Dipartimento di Farmacologia Medica, Università di Milano
Dipartimento di Fisiologia Umana, Facoltà di Medicina, Università di Milano
Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica,
Università di Verona
Dip. di Morfofisiologia, Scuola di medicina Veterinaria, Università di Torino, Grugliasco (TO).
Dipartimento Neurologia, Ospedale Molinette, Torino
Dipartimento di Neurologia Università di Milano, Ospedale Luigi Sacco.
Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione, Azienda Ospedaliera “Santa Maria della
Misericordia”, Udine
Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma, Parma
Dipartimento di Salute Mentale di Niguarda, Milano
Dipartimento di Salute Mentale ASL 3 ”Genovese”, Genova
Dipartimento di Salute Mentale ASL 4, Torino
Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, Mantova
Dipartimento di Salute Mentale San Carlo, Milano
Dip. di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie, Università di Milano
Dipartimento Scienze Neurologiche, Università di Genova, Genova
Dipartimento Scienze Neurologiche, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale, Regione Lombardia, Milano
Direzione Generale Sanità, Regione Lombardia, Milano
Direzione Regionale Sanità e Servizi Sociali, Regione Umbria
Divisione Neurologica, Università di Bologna
Federazione Alzheimer Italia, Milano
Franco Calori Cell Factory, Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti, IRCCS
Ospedale Maggiore, Milano
Fondazione Clelio Angelino
Fondazione Floriani, Milano
Fondo Edo Tempia
Hospice “Via di Natale Franco Gallini”, Aviano (PN)
IRFMN
14 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
IRCSS "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo
IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano
IRCSS Neuromed, Pozzilli, Isernia
IRCSS "San Raffaele", Milano
Istituto Europeo di Oncologia, IRCCS, Milano
Istituto di Farmacologia e Farmacognosia, Università di Urbino
Istituto di Farmacologia, Università di Milano
Istituto “G. Ronzoni”, Milano
Istituto Nazionale Neurologico “Carlo Besta”, Milano
Istituto Neurologico "Casimiro Mondino", Pavia
Istituto Scientifico Humanitas
Istituto "Stella Maris", IRCCS, Calambrone (PI)
Istituto Superiore di Sanità, Roma
Istituto Zooprofilattico Piemonte Liguria Val D'Aosta,Torino
Laboratorio di Immunopatologia Renale, Ospedale San Carlo, Milano
Laboratorio di Neuroscienze, Centro Dino Ferrari, Università di Milano
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
Ospedale Regionale Ca Fondello, Treviso
Ospedale "Molinette", Torino
Polo Oncologico, ASL 12, Biella
Provincia Lombardo-Veneta Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio, Fatebenefratelli di
Cernusco sul Naviglio
Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (UNASAM), Milano
Unità di Geriatria, Ospedale Maggiore IRCCS, Università di Milano
Unità Operativa di Psichiatria, Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano, Milano
Unità Operativa di Psichiatria, Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, Monza
Unità Operativa di Psichiatria di Garbagnate, Azienda Ospedaliere Salvini di Garbagnate,
Garbagnate Milanese
Unità Operativa di Psichiatria, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli
e Regina Elena di Milano, Milano
Università degli Studi di Foggia
Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Università del Piemonte Orientale, Novara
Università di Milano, IRCCS Ospedale Maggiore, Milano
Università Milano-Bicocca, Monza
Università La Sapienza, Roma
U.O. Neurologia, Clinica S. Maria, IRCCS, Castellanza (VA).
COLLABORAZIONI INTERNAZIONALI
Albert Eistein College of Medicine, Bronx, NY, USA
Atomic Energy Commission, Service de Neurovirologie, Fontenay-aux-Roses, France
Beaumont Hospital, Dublin, Ireland
Cambridge Centre for Brain Repair, University of Cambridge, UK
Centre for Neuroscience Research and Division of Biomolecular Sciences, GKT School, King’s
College, London, UK
Chorley & South Ribble General Hospital, Chorley, UK
Cochrane Collaboration Depression, Anxiety and Neurosis Group (CCDAN), UK
Columbia Univ, Haverstraw, NY, USA
Department of Anatomy and Physiology, Laval University, Quebec
IRFMN
15 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Department of Cell Biology, Washington University, St Louis, USA
Department of Chemistry,The Australian National University, Canberra City, Australia
Department of Experimental Psychology, University of Cambridge, UK
Department of Pathology and Infectious Diseases Royal Veterinary College, Herts, UK
Department of Psychiatry, Medical Center University of Mississippi, Jackson, USA
Directorate General for the Health and Consumer Protection, European Commission,
Luxembourg
Division of Medical Genetics, CHUV Lausanne, Switzerland
European Union of Family Associations of People with Mental Illness (EUFAMI)
Geriatric Division and Department of Metabolic Diseases, Ospedali Regionali of Lugano and
Mendrisio, Switzerland
HSPH Harvard University, Boston, USA
IBCM, University of Lausanne, Lausanne, Switzerland
Institut de Génétique Humaine du CNRS, Montpellier, France
Jefferson Med Coll, Philadelphia, USA
Karolinska Institutet, Stockholm, Sweden
King’s College Hospital, London, UK
Max-Delbrück-Center for Molecular Medicine, Berlin, Germany
National Insitute on Aging, NIH, Baltimore, USA
National Research and Development Centre for Welfare and Health (STAKES), Finland
Neuroprion, Network of Excellence, WP VI, EC
Neurological Department of the University of Tirana, Albania
Ninewells Hospital and Medical School, Dundee, Scotland UK
Northern Illinois University, DeKalb, IL, USA
Novartis Pharma, Basel, Switzerland
Robarts Research Institute, London, Ontario, Canada
Royal Manchester Children's Hospital, Manchester, UK
Royal Preston Hospital, Preston, UK
Sergievsky Center, Columbia University, New York, NY, USA
Servizio di Geriatria, Ospedale della Beata Vergine, Mendrisio, Switzerland
The Scripps Research Institute, La Jolla, California, USA
University of Alberta, Canada
Univ of California at Irvine, Irvine, CA, USA
University of Cardiff, United Kingdom
Univ of Colorado, Denver, USA
University Hospital, London, ON, Canada
Univ of Innsbruck, Innsbruck, Austria
Univ of Maryland, Baltimore, USA
University of Maastricht, the Netherlands
University of Rijeka Medical School, Rijeka, Croatia
Université Victor Segalen, Bordeaux, France
Virtanen Institute for Molecular Sciences, University of Kuopio, Finland
Vrije Universiteit Medical Center, Amsterdam, The Netherlands Walton Hospital, Liverpool, UK
WAPR (World Association for Psychosocial Rehabilitation)
Weill Cornell Medical College, New York, USA
World Mental Health, Department of Mental Health and Substance Abuse, Geneva,
Switzerland
IRFMN
16 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
PRESENZA IN COMITATI EDITORIALI
Biochemical Journal (Chiesa, Forloni)
Brain Aging (Forloni)
Clinical Drug Investigation (Beghi)
Clinical Neurology and Neurosurgery (Beghi)
Cochrane Collaboration, Epilessia (Beghi)
Drugs in the R&D (Beghi)
Epidemiologia e Prevenzione (Lucca)
Epilepsia (Beghi, Vezzani Assistant editor)
Epilepsy Current (Vezzani)
Epilepsy Research (Vezzani)
Inpharma (Beghi)
International Journal of Mental Health (Barbato)
Journal of Neurochemistry (Bendotti)
Neurological Sciences (Beghi)
Neuroepidemiology (Beghi)
Neuroscience (Vezzani)
Psichiatria di Comunità (Barbato)
Ricerca & Pratica (Nobili)
ATTIVITA' DI REVISIONE
Acta Neurologica Scandinavica
Acta Psychiatrica Scandinava
Alzheimer Disease and Associated Disorders
American Journal of Human Genetics
American Journal of Pathology
American Journal of Physiology
Annals of Neurology
Annals of Pharmacotherapy
Behavioural Brain Research
Biochemical Journal
Biochemistry
Biological Psychiatry
Brain Research
Brain Research Review
Clinical Drug Investigation
Clinical Neurology and Neurosurgery
Clinical Pharmacokinetics
Clin Pharm Therapy
CNS Drugs
Dialogo sui farmaci
Drugs
Epidemiologia e Psichiatria Sociale
Epilepsia
Epilepsy & Behavior
European Journal of Immunology
European Journal of Neuroscience
IRFMN
17 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
European Journal of Pharmacology
European Journal of Public Health
Experimental Neurology
European Neuropsychopharmacology
Expert Opinion on Pharmacotherapy
FASEB Journal
FEBS letters
Fundamental Clinical Psychopharmacology
Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva
Glia
International Journal of Neuropsychopharmacology
Journal of the American Board of Family Practice
Journal of Biological Chemistry
Journal of Cell. Biology
Journal of Chemical Neuroanatomy
Journal of Chromatography B: Analytical Technologies in the Biomedical and Life Science
Journal of Headache and Pain
Journal of Histochemistry and Cytochemistry
Journal of Immunology
Journal of Neurochemistry
Journal of Neuroimmunology
Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry
Journal of Neuroscience
Journal of Pharmacy and Pharmacology
Journal of Psychopharmacology
Journal of Psychosomatic Research
Journal of Structural Biology
Life Sciences
Lancet
Lancet Neurology
Molecular Brain Research
Molecular and Cellular Neuroscience
Neuroepidemiology
Neurology
Neurological Sciences
Nerobiology of Aging
Neurobiology of Diseases
Neuropharmacology
Neuropsychopharmacology
Neuroscience
Neuroscience Letters
N.S. Archives Pharmacology
Parkinsonism & Related Disorders
Pharmacological Research
Pharmacoepidemiology and Drug Safety
Pharmacology Biochemistry & Behavior
Proc Natl Acad Sci, USA
Psychopharmacology
Synapse
Trends Molecular Medicine
IRFMN
18 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
PRESENZA IN COMMISSIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALI
Agenzia Europea di Valutazione dei Medicinali (EMEA)
Associazione Italiana di Neuroepidemiologia
Associazione Italiana per la Ricerca sull’Invecchiamento Cerebrale (AIRIC, Presidenza)
Board of "Master in Advanced Technologies for the Study of Neurodegenerative Diseases",
Milan University
Commissione sulla Health Care Policy della Lega Internazionale contro l’Epilessia (ILAE)
Comitato Ordinatore del Master in "Tecnologie Avanzate Appicate alle Patologie
Neurodegenerative", Università di Milano
Committee for Proprietary Medicinal Products (CPMP) presso L’EMEA
Consiglio Direttivo AIRIC
Consiglio Direttivo della Società Italiana di Neuroscienze (SINS)
Direttivo della Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE)
Esperto Nazionale, accreditato dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), per l’EMEA (The
European Agency for the Evaluation of Medical Products)
Esperto per il Medical Research Council (MRC), UK
Gruppo di lavoro sull'epilessia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
Gruppo di Studio sull’Epilessia della Società Italiana di Neurologia (SIN)
Gruppo di Studio sulla Qualità della Vita della Società Italiana di Neurologia (SIN)
Gruppo di Studio sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica della Società Italiana di Neurologia (SIN)
Mental Health Working Party, gruppo di lavoro nominato dal Direttorato Generale per la
Protezione del Consumatore della Commissione Europea (DG-SANCO), Bruxelles.
Gruppo di coordinamento Neuroprion NoE, EU
International Committee su “Epilepsy and the Law”
International Subcommittee della American Academy of Neurology
Research Advisory Panel, MND Association, UK
Scientific Advisory Board of Sheffield Institute Foundation for MND
Standing committee of global forum for mental health”. Dipartimento di Salute Mentale e
Abuso di Sostanze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ginevra.
Task Force "Evidence-based psychosocial interventions in mental disorders" - Organizzazione
Mondiale della Sanità, Ginevra
Task Force “Atlas project on consumers’ role in mental health” Dipartimento di Salute Mentale
e Abuso di Sostanze dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità, Ginevra.
IRFMN
19 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
ORGANIZZAZIONE DI EVENTI
Corso sull’epidemiolgia e metodologia della ricerca. Gennaio-dicembre 2006, Calabrone (PI).
4a Giornata di studio sulla malattia di Alzheimer
Le cadute nel paziente demente. Fattori nutrizionali e deficit cognitivi nel paziente demente.1
aprile 2006, Ateneo Veneto, Venezia
58th Annual Meeting of American Academy of Neurology – Breakfast Seminar – How to
manage a patient with a first epileptic seizure: An evidence-based approach - April 8, 2006 San
Diego, California
Corso sulla Metodologia della Ricerca Biomedica. Fondazione Don Gnocchi, Milano 15 e 22
maggio, 12 e 26 giugno, 3 luglio 2006.
Movimenti in Movimento. Salute mentale: la parola agli utenti
16-17 maggio 2006, Ospedale Niguarda, Milano
Riunione congiunta AIM-AINP-AIRIC, Workshop Tissue and Brain Banking, Roma 25 maggio
2006
NEP Associazione Italiana di Neuroepidemiologia - Corso di Introduzione alla Evidence Based
Neurology. Novara 19-21 giugno 2006.
2° Corso di formazione e aggiornamento per operatori socio-sanitari:
La malattia di Alzheimer e le altre demenze (10 giornate)
17 ottobre - 30 novembre 2006, IRE Venezia, Venezia
Prion 2006, Third International Neuroprion Meeting. Torino 3-6 Ottobre, 2006
I disturbi del comportamento nel malato di demenza: dall’individuazione alla cura. Educazione
Medica Continua per medici e infermieri 21 e 28 ottobre 2006, Lecco
IRFMN
20 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
CONTRIBUTI E CONTRATTI
Abbott GmbH & Co. KG
Amgen, Milano
Bristol-Myers Squibb
Boehringer Ingelheim
CURE Epilepsy
Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, Milano
Dana Foundation
Dyax
Federazione Alzheimer, Milano
Fondazione Cariplo
Fondazione Mariani, Milano
Fondazione Monzino, Milano
FP6, European Union
Glaxo-SmithKline, Italy
Hospice "via di Natale Franco gallini", Aviano (PN)
Human Frontiers Scientific Programme
IMPHA II, DG-SANCO, Public Health and Consumers' Protection (Directorate General
Istituto Comprensivo Statale "G.D. Romagnosi", Carate Brianza (MI)
I.R.I.S
Istituto Superiore di Sanità
Janssen-Cilag
H. Lundbeck A/S, Danimark
Ministero della Ricerca Scientifica
Ministero della Salute
Newron
Nikem Research
Ospedale “Casa Sollievo” di San Giovanni Rotondo
Ordine Ospedaliero Fatebefratelli San Giovanni di Dio
Pfizer Italia
Pharming
Regione Lombardia, Assessorato alla Famiglia e Solidarietà Sociale e Assessorato alla Sanità,
Milano
Rimoldi e Bergamini
Rottapharm
Sanofi-Aventis
SELECTA MEDICA, Pavia
Sigma-Tau
Telethon Vertex
IRFMN
21 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
SELEZIONE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE APPARSE
NELL'ANNO 2006
Acutis, PL, A. Bossers, J. Priem, M.V. Riina, S. Peletto, M. Mazza, C. Casalone, G. Forloni,G. Ru, M. Caramelli.
Identification of prion protein gene polymorphisms in goats from Italia scrapie outbreaks J. Gen Virol., 2006,
87:1029-1038
Barbato A, D'Avanzo B. Marital therapy for depression. Cochrane Database Systematic Reviews 2006; Issue 2.
Barbato A. Psychosocial rehabilitation and severe mental disorders: A public health approach. World Psychiatry
2006; 5: 162-163.
Basso M, Massignan T, Samengo G, Cheroni C, De Biasi S, Salmona M, Bendotti C, Bonetto V. Insoluble mutant
SOD1 is partly oligoubiquitinated in amyotrophic lateral sclerosis mice. J Biol Chem. 2006 281:33325-35.
Bauer, M., Langer, O., Dal-Bianco, P., Karch, R., Brunner, M., Abrahim1, A., Lanzenberger, R.,
Hofmann,A.,Joukhadar, C., Carminati, P., Ghirardi, O., Piovesan, P., Forloni, G., Corrado, ME., Lods, N., Dudczak,
R., Auff, E., Kletter, K., Müller, M. A PET microdosing study with a potential anti-amyloid drug in healthy
volunteers and Alzheimer’s disease patients Clin Pharmacol Ther. 2006, 80: 216-27.
Beghi, E. and Tonini.C Surgery for epilepsy: assessing evidence from observational studies. Epilepsy Research
2006: 70; 97-102
Beghi, M. Beghi, E. Cornaggia, CM., Gobbi.G. Idiopathic generalized epilepsies of adolescence. Epilepsia 2006; 47
(suppl.2): 107-110.
Beghi, M., Cornaggia, CM., Frigeni, L. Beghi, E. Learning disorders in epilepsy. Epilepsia 2006; 47 (suppl.2): 14-18.
Beghi,, E.,De Maria,G., Gobbi, G. Veneselli. E. Diagnosis and treatment of the first epileptic seizure: guidelines of
the Italian League Against Epilepsy. Epilepsia 2006; 47(Suppl. 5): 2-8.
Beghi, E., Logroscino, A. Chiò, O. Hardiman, D. Mitchell, R. Swingler, B.J. Tarynor on behalf of the EURALS
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2006; 1762: 1150-1157.
Beghi E, Bendotti C, Mennini T. New ideas for therapy in ALS: critical considerations. Amyotroph Lateral Scler.
2006 7:126-7
Bendotti C., Toratrolo M., Borsello T. Targeting stress activated protein kinases, JNK and p38, as new therapeutic
approach for neurodegenertaive disease Central Nervous System Agents in Medicinal Chemistry 2006, 6:109-117
Biasini, E., V. Rossi, Massignan T., Fioriti, L., Harris, D. Forloni, G. Bonetto, V. Chiesa, R. Proteomic analysis of a
transgenic mouse model of inherited prion disease reveals preclinical alteration of calcineurin activity. Proteomics.
2006, 6: 2823-34
Caccia S
Main active components of St. John's Wort (Hypericum Perforatum) extracts: current analytical procedures for
pharmacokinetics and concentration-response studies. Current Pharmaceutical Analysis 2006; 2: 59-68
Calcagno E., Carli M. and Invernizzi R. W. The 5-HT1A receptor agonist 8-OH-DPAT prevents prefrontocortical
glutamate and serotonin release in response to blockade of cortical NMDA receptors. J. Neurochem. 2006, 96: 853-
860
Capone C, Fabrizi C, Piovesan P, Principato MC, Marzorati C, Ghirardi O, Fumagalli L, Carminati P and De Simoni
MG. 2-Aminotetraline derivative protects from ischemia/reperfusion brain injury with a broad therapeutic window,
Neuropsychopharmacology, Nov 2006 (epub ahead of print).
Caramelli, M. Acutis, G., Ru, G., Forloni, G. Prion Diseases: current understanding and research
CNS Drugs 2006, 20: 15-28.
IRFMN
22 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Carloni S, Mazzoni E, Cimino M, De Simoni MG, Perego C, Scopa C and Balduini W. Simvastatin reduces caspase-3
activation and inflammatory markers induced by hypoxia-ischemia in the newborn rat. Neurobiol Dis, 2006, 21: 119-
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Carri MT, Grignaschi G, Bendotti C. Targets in ALS: designing multidrug therapies. Trends Pharmacol Sci. 2006,
27:267-73
Cervo L, Cocco A, Petrella C, Heidbreder CA. Selective antagonism at dopamine D3 receptors attenuates cocaine-
seeking behaviour in the rat. Int J Neuropsychopharmacol. 2006 Jan 23:1-15 [Epub ahead of print]
Cervo L, Burbassi S, Colovic M, Caccia S.Selective antagonist at D3 receptors, but not non-selective partial agonists,
influences the expression of cocaine-induced conditioned place preference in free-feeding rats. Pharmacol Biochem
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Colovic M, Campiani G, Butini S, Parabiaghi A, Caccia S. The 1-(2,3-dichlorophenyl)-piperazine-to-aripiprazole
ratio at steady state in rats and man Pharmacologyonline 2006; 2: 252-260.
Cornaggia, CM. Beghi, M. Moltrasio, L. Beghi, E. and the RESt-1 Group. Accidents at work among people with
epilepsy. Results of a European prospective cohort study. Seizure 2006; 15: 313-319.
Cornaggia, CM., Beghi, M. Provenzi, M., Beghi, E. Correlation between cognition and behavior in epilepsy.
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Carli M, Baviera M, Invernizzi R. W. and Balducci C. Dissociable contribution of 5-HT1A and 5-HT2A receptors in
the mPFC to differenent aspects of executive control such as impulsivity and compulsive perseveration in rats.
Neuropsychopharmacology 2006, 31:757-767
Colovic M, Campiani G, Butini S, Parabiaghi A, Caccia S The 1-(2,3-dichlorophenyl)-piperazine-to-aripiprazole ratio
at steady state in rats and man. Pharmacologyonline 2006; 2: 252-260
Elger B, Schneider H, Winter E, Carvelli L, Bonomi M, Fracasso C, Guiso G, Colovic M, Caccia S, Mennini T
Optimized synthesis of AMPA receptor antagonist ZK 187638 and neurobehavioral activity in a mouse model of
neuronal ceroid lipofuscinosis. Chem Med Chem 2006; 1: 1142-1148.
Furlan R, Bergami A, Brambilla E, Butti E, De Simoni MG, Campagnoli M, Marconi P, Comi G, Martino G. HSV-1
mediated IL-1 receptor antagonist gene therapy ameliorates MOG35-55-induced experimental autoimmune
encephalomyelitis in C57BL/6 mice. 2006; Gene Ther 1-6,
Gobbi, M.Colombo L., Morbin, M., Mazzoleni, G., Accordo, E., Vanoni, M., Del Favero, E., Cantù L. . Kirschner,
DA., Canzoni, C., Ceci, P., Ubezio, P., Forloni, G., Tagliavini, F., Salmona, M. Gerstmann-Sträussler-Scheinker
disease amyloid protein polymerizes according to the “dock-and-lock “ model. J. Biol. Chem. 2006; 281: 843-9
Greco B, Carli M.Reduced attention and increased impulsivity in mice lacking NPY Y2 receptors: relation to
anxiolytic-like phenotype. Behav Brain Res. 2006; 169:325-34.
Lanzi, S. D’Arrigo, C. Termine, C., Rossi, M., Ferrari Ginevra, O., Mongelli, A., Millul, A. Beghi, E. The
effectiveness of hospitalization in the treatment of paedriatric idiopathic headache patients. Psychopathology 2006;
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Leone, MA. Solari, A.,Beghi, E. for the FIRST Group. Treatment of the first tonic-clonic seizure does not affect
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Marchi N, Guiso G, Caccia S, Rizzi M, Gagliardi B, Noè F, Ravizza T, Bassanini S, Chimenti S, Battaglia G and
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development. Neurobiol Dis, 2006; 24: 429-42.
IRFMN
23 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Noe’ F, Nissinene J, Pitkanen A, Gobbi M, Sperk G, During MJ, Vezzani A. Gene therapy in epilepsy: The focus on
NPY. Peptides. 2006 Dec 27; [Epub ahead of print)
Oby E, Caccia S, Vezzani A, Moeddel G, Hallene K, Guiso G, Said T, Bingaman W, Marchi N, Baumgartner C,
Pirker S, Czech T, Lo Russo G, Janigro D In vitro responsiveness of human-drug-resistant tissue to antiepileptic
drugs: Insights into the mechanisms of pharmacoresistance. Brain Res 2006; 1086: 201-213
Orsi, A., Fioriti, L., Chiesa, R. and Sitia, R. Conditions of Endoplasmic Reticulum Stress Favor the Accumulation of
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Pappadà, G., Beghi, E.,Marina, R., Agostoni, E., Cesana, C., Legnani, F., Parolin, M., Petri, D., Sganzerla.EP.
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Pesaresi, M. Lovati, c. Bertora, P., Mailland, E., Galimberti, D., Scarpini, E. Quadri, P., Forloni, G. Mariani, C.
Plasma levels of beta-amyloid (1-42) in Alzheimer and mild cognitive impairment Neurobiol Aging 2006; 27: 904-
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Pohlmann-Eden, B., Beghi, E., Camfield, C., Camfield. P. The first seizure and its management in adults and
children. BMJ 2006; 332: 339-342.
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Pietrini G. Cell culture models to investigate the selective vulnerability of motoneuronal mitochondria to familial
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Rastaldi, MP. Armelloni, S., Berra S., Calvaresi, N., Corbelli, A., Giardino LA., Li, m., Pesaresi, M. Wang, GQ.,
Fornasieri, A., Villa, A., Heikkila E., Soliymani, R., Boucherot, A., Cohen, CD., Kretzler, M., Nitsche, M., Koller,
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noradrenealine and dopamine in the rat and gerbil medial prefrontal cortex. J. Neurosci Res. 2006, 84: 961-968
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Aggregation/fibrillogenesis of recombinant human prion protein and gerstmann-sträussler-scheinker disease peptides
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Repici M, Borsello T. JNK pathway as therapeutic target to prevent degeneration in the central nervous system. Adv
Exp Med Biol. 2006; 588:145-55
Ruffmann, C. Bogliun,G. Beghi, E. Epileptogenic drugs: a systematic review. Expert Rev Neurother 2006; 6: 575-
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Santilli, V.. Beghi, E. Finucci. S. Chiropractic manipulation in the treatment of acute back pain and sciatica with disc
protrusion: a randomized double-blind clinical trial of active and simulated spinal manipulations. Spine Journal 2006;
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Santoro, L.Manganelli, F., Briani, C., Giannini, F., Benedett, L.,Vitelli, E.,Mazzeo,A., Beghi, E. for HCV Peripheral
Nerve Study Group. Prevalence and characteristics of peripheral neuropathy in hepatitis C virus population. J Neurol
Neurosurg Psychiatry 2006; 77: 626-629.
Savino C, Pedotti R, Baggi F, Ubiali F, Gallo B, Nava S, Bigini P, Barbera S, Fumagalli E, Mennini T, Vezzani A,
Rizzi M, Coleman T, Cerami A, Brines M, Ghezzi P, Bianchi R. Delayed administration of erythropoietin and its
non-erythropoietic derivatives ameliorates chronic murine autoimmune encephalomyelitis. J Neuroimmunol. 2006;
172: :27-37
IRFMN
24 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Specchio, LM., Boero, G. Specchio, N., De Agazio, G., De Palo,A. de Tommaso, S, Beghi, E., La Neve A.
Evidence for a rapid action of levetiracetam compared to topiramate in refractory partial epilepsy. Seizure 2006; 15:
112-116.
Storini C, Bergamaschini L, Gesuete R, Rossi E, Maiocchi D, De Simoni MG. Selective inhibition of plasma
kallikrein protects brain from reperfusion injury. JPET, 2006; 318:849-854,
Tettamanti M, Garrì MT, Nobili A, Riva E, Lucca U. Low folate and risk of cognitive and functional deficits in the
very old: The Monzino 80-plus study. J. Amer Coll Nutr 2006; 25: 502-508.
Tortarolo M, Grignaschi G, Calvaresi N, Zennaro E, Spaltro G, Colovic M, Fracasso C, Guiso G, Elger B, Schneider
H, Seilheimer B, Caccia S, Bendotti C. Glutamate AMPA receptors change in motor neurons of SOD1G93A
transgenic mice and their inhibition by a noncompetitive antagonist ameliorates the progression of amytrophic lateral
sclerosis-like disease. J Neurosci Res. 2006; 83:134-46.
van Vliet EA, van Schaik R, Edelbroek PM, Redeker S, Aronica E, Wadman WJ, Marchi N, Vezzani A, Gorter JA.
Inhibition of the multidrug transporter P-glycoprotein improves seizure control in phenytoin-treated chronic epileptic
rats. Epilepsia, 2006, 4: 672-80
Veglianese P, Lo Coco D, Bao Cutrona M, Magnoni R, Pennacchini D, Pozzi B, Gowing G, Julien JP, Tortarolo M,
Bendotti C. Activation of the p38MAPK cascade is associated with upregulation of TNF alpha receptors in the spinal
motor neurons of mouse models of familial ALS. Mol Cell Neurosci. 2006; 31:218-31
Venturelli E, Galimberti D, Fenoglio C, Lovati C, Finazzi D, Guidi I, Corra B, Scalabrini D, Clerici F, Mariani C,
Forloni G, Bresolin N, Scarpini E. Candidate gene analysis of IP-10 gene in patients with Alzheimer's disease.
Neurosci Lett. 2006; 404: 217-21
Vezzani A. The toll receptor family: from microbial recognition to seizures.
Epilepsy Curr; 2006; 6:11-3.
Zoccolella, S. Beghi, E. Palagano, G., et al. Signs and symptoms at diagnosis of amyotrophic lateral sclerosis: a
population-based study in southern Italy. Eur J Neurol 2006; 13: 789-792.
IRFMN
25 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
SELEZIONE PUBBLICAZIONI DIVULGATIVE APPARSE
NELL'ANNO 2006
Bonati M, Clavenna A, Maschi S, Biasini G C, Campi R, Labate L, Longoni P, Miselli M, Narducci M, Nobili A,
Zanfi D.Le inserzioni pubblicitarie pubblicate sulle riviste del medico di famiglia. Ricerca & Pratica 2006; 22: 65-
78.
Caccia S, Garattini S. Benzodiazepine. In: Enciclopedia Medica Italiana, Tomo I, Aggiormamento III. USES,
Firenze; 2006.
Cerzani M, Pasina L, Clavenna A, Nobili A, Garattini L. Uso dei nuovi farmaci antinfiammatori non steroidei in
medicina generale. Revisione critica degli studi italiani di farmacoeconomia. Ricerca & Pratica 2006; n.130: 152-
167.
Chieroni C. L’ultima base di Lou Gehrig. Darwin marzo-aprile 2006 52-57
Forloni, G. Il Vaccino per l’Alzheimer: le speranze e la realtà. Rivista AGE 2006
Nobili A, Garattini S. La glicoproteina-P. Aggiornamento Medico 2006; 30: 69-74.
Nobili A, Garattini S. Latte e prodotti caseari Aggiornamento Medico 2006; 30: 24-29.
Nobili A, Garattini S. Gli antipsicotici. Aggiornamento Medico 2006; 30: 188-193.
Nobili A, Garattini S. Il paziente asmatico. Aggiornamento Medico 2006; 30: 266-273.
Nobili A, Garattini S. I lassativi. Aggiornamento Medico 2006; 30: 344-350.
Nobili A, Piana I, Balossi L, Tettamanti M, Trevisan S, Lucca U, Matucci M, Tarantola M. Pazienti con demenza.
Studio di confronto tra pazienti con demenza degenti in reparti di Residenze Sanitario-Assistenziali e in "Nuclei
Alzheimer" della Regione Lombardia: differenze ed evoluzione dei principali outcome clinici. Ricerca & Pratica
2006; n. 131: 196-215.
Spagnoli A, Nobili A. Avviato il progetto "Call Center Regionale per le situazioni psichiatriche di confine". Ricerca
& Pratica 2006; 22: 98-99.
IRFMN
26 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
ATTIVITA' DI RICERCA
Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative
Malattia di Alzheimer: studi genetici In collaborazione con diversi centri neurologici ed il laboratorio di Neuropsichiatria Geriatrica è
stata creata una banca di campioni di sangue, da cui si estrae il DNA, di pazienti Alzheimer
(AD) in forma sporadica (SAD) o familiare (FAD) o con demenza di tipo vascolare,
diagnosticati secondo criteri riconosciuti a livello internazionale. Dal 2005 è iniziata anche la
raccolta di campioni di sangue di soggetti con demenza fronto-temporale Gli studi genetici sono
finalizzati all'identificazione di fattori causali nelle forma familiari o fattori di rischio nelle
forma sporadiche. In entrambe le popolazioni sono stati effettuati studi su geni che codificano
per proteine, coinvolte nella fisiopatologia di AD. Nei fibroblasti provenienti dai pazienti e
coltivati in vitro vengono analizzati fattori potenzialmente coinvolti nella patogenesi della
malattia. E’ inoltre proseguito lo screening dei campioni FAD per i geni che codificano per
presenilina 1 e 2 (PS-1 e PS-2) e APP, i tre geni identificati fino ad ora con mutazioni missenso
associate ad AD.
Malattia di Alzheimer: studi preclinici L'accumulo di beta proteina (Ab ) nel parenchima cerebrale e sulle pareti vascolari è il
fenomeno patologico più precoce in AD, ad esso numerosi studi hanno attribuito un ruolo
causale nello sviluppo della malattia. L'eliminazione di Ab è diventata quindi un obiettivo
terapeutico fortemente perseguito attraverso molteplici approcci: gli interventi a livello degli
enzimi di sintesi e di degradazione del peptide, quelli in grado di regolare l'espressione del
precursore o il suo metabolismo ecc. Nel laboratorio da diversi anni si persegue l'idea di poter
aggredire i depositi di Ab attraverso un intervento diretto di tipo anti-amiloidogenic sugli
aggregati, capace di impedirne la formazione o di eliminarli una volta formati. Gli studi
sperimentali hanno messo in luce il potenziale ruolo curativo di queste molecole che dovrà ora
essere testato in ambito clinico. In collaborazione con il Dipartimento di Biochimica e
Farmacologia Molecolare, nel 2006 sono state testate nuove molecole capaci di legare gli
aggregati di amiloide, con la doppia finalità di individuare molecole anti-demenza e possibili
markers diagnostici. Utilizzando modelli in vitro e in vivo si stanno inoltre studiando approcci
di vario tipo, capaci di ridurre la produzione di beta amiloide sia agendo direttamente
sull’enzima di sintesi, beta secretasi, sia attraverso la modulazione delle chinasi di tipo JNK.
Genetica dell’invecchiamento In collaborazione con il Laboratorio di Neuropsichiatria Geriatrica per lo studio Monzino e con
il dr. Maurizo Gallucci dell’associazione ARGel di Treviso per lo studio Trelong, abbiamo
raccolto un numero importante di campioni ematici di soggetti anziani ultrasettantenni. In questi
campioni si sta effettuando un’analisi genetica molto accurata per identificare possibili
alterazioni geniche associabili alla longevità e/o a patologie legate all’invecchiamento con
particolare riferimento alle demenze. L’obiettivo è di incrociare il genotipo/fenotipo con aspetti
ambientali, lo stile di vita, la dieta, le condizioni socio economiche e le patologie più diffuse
nell’età avanzata, alla ricerca di fattori di rischio e protettivi. Ad oggi i soggetti sono stati
genotipizzati per ApoE, il cui allele E4 è un fattore di rischio per le demenze ma anche per altre
patologie e per sirt-1, un gene che codifica per un componente della famiglia delle sirtuine
associato alla longevità in diversi modelli sperimentali. Sono emerse indicazioni interessanti ma
è necessario incrociare i dati ottenuti con i diversi parametri a disposizione per elaborare delle
ipotesi utili per futuri approfondimenti.
IRFMN
27 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Malattie da prioni: studi in vitro
Le encefalopatie spongiformi (ES) sono malattie neurodegenerative di origine sporadica o
genetica ma anche trasmissibili, hanno manifestazioni cliniche e neuropatologiche differenti ma
invariabilmente caratterizzate dall’accumulo cerebrale di una forma alterata della proteina prion
(PrPsc). ES sono malattie rare ma la possibile trasmissione di una forma bovina della malattia
(BSE) all'uomo ha creato grande allarme sanitario prima in Inghilterra e poi in tutta Europa.
Come è noto PrPsc oltre ad essere coinvolta nella patogenesi della malattia è anche componente
essenziale dell’agente infettivo. Nel laboratorio si sono sviluppati diversi progetti per
comprendere il meccanismo molecolare che associa la presenza della PrPsc allo sviluppo del
processo neurodegenerativo. Sono stati studiati gli effetti biologici di peptidi omologhi a larghe
porzioni della proteina prion e in particolare del peptide PrP 82-146 sintetizzato originariamente
nel Laboratorio di Biochimica e Chimica delle Proteine. Questo peptide, omologo ad un
frammento di PrP ritrovato nei depositi cerebrali in pazienti con ES, si struttura in foglietti beta
e ha attività neurotossica. Oltre agli effetti indotti dall’applicazione di peptidi alle cellule si sono
indagati i meccanismi intracellulari potenzialmente coinvolti nei fenomeni neurodegenerativi
associati alle ES di produrre PrP nelle forme native o con mutazioni associate alle forme
familiari di ES
Malattie da prioni: studi in vivo
Da qualche anno il laboratorio è dotato delle strutture necessarie per lo scrapie sperimentale, gli
animali da esperimento, topi e criceti, sono inoculati con omogenato di tessuto cerebrale infetto.
I criceti, dopo l’inoculo cerebrale, sviluppano la malattia entro 60-70 giorni e muoiono entro 90-
100 giorni. L’analisi istopatologica dell’encefalo di questi animali mette in evidenza i depositi
di PrPsc, il danno neuronale, la gliosi e la caratteristica spongiosi a livello corticale e talamico.
L’attività anti-amiloidogenica delle tetracicline è stata testata anche in questo contesto
sperimentale. Dopo gli esperimenti ex.vivo in cui l’inoculo veniva trattato con tetracicline prima
di essere inoculato, in collaborazione con il Laboratorio di Biochimica e Chimica delle Proteine
sono stati trattati criceti inoculati con doxiciclina intramuscolo ottenendo degli effetti sulla
sopravvivenza degli animali. Nello stesso modello sperimentale altre molecole sono attualmente
allo studio per verificarne la capacità curativa.
Oltre allo scrapie sperimentale nel laboratorio sono presenti diverse linee transgeniche
sviluppate dal dr. Chiesa che esprimono sequenze mutate di proteina prion associate a forme
familiari di TSE. Questi animali, nella forma omozigote, sviluppano con diversi gradi di gravità
aspetti clinici riconducibili alle patologie a cui le mutazioni sono associate. Da un punto di vista
neuropatologico alcune linee presentano un danno cerebellare molto evidente a carico delle
cellule granulari, mentre nelle altre aree cerebrali non ci sono evidenti alterazioni. Nel tessuto
cerebrale è presente una forma di proteina scrapie parzialmente resistente alla digestione con
proteasi K e insolubile, con caratteristiche simili a PrPsc. Le caratteristiche di queste forme
proteiche sono intermedie tra la forma patologica e quella fisiologica noralmente presente nel
tessuto cerebrale.
Morbo di Parkinson: studi genetici Il Morbo di Parkinson è la seconda più diffusa malattia neurodegenerativa, anche in questo caso
la patogenesi è ancora ignota, tuttavia le terapie a disposizione, pur rimanendo in un contesto
sintomatologico, sono diversamente articolate e con un buon livello di efficacia. La valutazione
dell'influenza genetica è sempre stata tenuta ai margini degli studi sull'eziologia di PD che
hanno tradizionalmente privilegiato la componente ambientale per la presenza di tossine la cui
esposizione era in grado di indurre un quadro clinico simile a PD. Gli studi di genetica
molecolare, svolti negli ultimi anni, hanno invece aperto una nuova prospettiva identificando
mutazioni di due geni che codificano per alfa-sinucleina e parkina associate in entrambi i casi a
forme giovanili di PD. Sempre in collaborazione con diversi centri neurologici, è stata attivata la
raccolta di campioni di sangue provenienti da soggetti PD di origine sporadica o famigliare.
IRFMN
28 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Mentre le mutazioni associate a PD del gene che codifica per alfa-sinucleina sono un evento
raro, solo tre (A30P e A53T E46K) fino ad ora identificate, le mutazioni di parkina sono molto
numerose sia in forma puntiforme che di delezione. Anche nella nostra popolazione abbiamo
identificato mutazioni di parkina associata a PD in omozigosi, confermando l’associazione con
PD in forma recessiva. Il nostro screening genetico coinvolge alfa-sinucleina, parkina, DJ-1 e
altri fattori potenzialmente coinvolti in PD.
Morbo di Parkinson: studi in vitro
L’identificazione di mutazioni specifiche associate al morbo di Parkinson (PD) hanno fornito
informazioni fondamentali per la comprensione della malattia e hanno permesso lo sviluppo di
modelli cellulari per lo studio della sua patogenesi. In passato, nel laboratorio, è stato dimostrato
il potenziale effetto tossico di alfa-sinucleina utilizzando un peptide sintetico omologo al
frammento fibrillogenico 61-95 di alfa-sinucleina (NAC). Successivamente, grazie alla
collaborazione con il Dipartimento di Biochimica dell’Università di Padova (dr. Negro) sono
stati realizzati dei vettori contenenti cDNA codificanti le sequenze mutate e native di alfa-
sinucleina. La transfezione di queste sequenze in cellule PC12 si è dimostrata, in particolari
condizioni, dannosa per le cellule ospiti. Più recentemente è stata messa a punto una nuova
tecnica che prevede il legame alfa-sinucleina con un sequenza aminoacidica TAT capace di
veicolare all’interno della cellula la proteina. In questo modo è possibile controllare meglio la
concentrazione intracellulare della proteina. A dosi alte, in un range micromolare alfa-sinucleina
si conferma tossica, ma a basse dosi, in un range nanomolare, risulta neuroprotettiva nei
confronti di stress ossidativo provocato alle cellule con acqua ossigenata. Il doppio effetto,
protettivo – tossico, a secondo della concentrazione, è stato confermato anche in un modello
cellulare “inducibile”. Questo fenomeno appare indipendente dalla presenza di mutazioni nella
sequenza di alfa-sinucleina. Più recentemente sempre grazie alla collaborazione con il dr. Negro
è stato possibile ottenere la proteina DJ-1 in forma ricombinante legata a TAT (DJ-TAT).
Questa proteina ha caratteristiche simili alla alfa-sinucleina, anche le sue mutazioni sono
associate a PD. DJ-1-TAT e la tecnica di silenziamento siRNAi (small interferenec RNA) sono
state utilizzate per lo studio dell’interazione fra DJ-1 e alfa-sinucleina
Laboratorio di Malattie Neurologiche
Studi epidemiologici sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) Vi sono inclusi studi su incidenza, fattori di rischio e mortalità della SLA. Le informazioni sono
derivate da un registro regionale di malattia istituito nel 1998 e comprendente tutti i pazienti con
nuova diagnosi di SLA identificati in 8 province lombarde. Utilizzando simili protocolli di
indagine, informazioni analoghe sono raccolte in due altri registri regionali (piemontese e
pugliese) ai quali il registro lombardo è associato. I dati provenienti dal registro lombardo e da
pazienti esaminati nel contesto di collaborazioni con il Gruppo Italiano della SLA sono stati
anche utilizzati per una verifica della validità e della riproducibilità dei criteri diagnostici della
SLA e di alcune scale funzionali. Sulla base dei dati acquisiti, l’incidenza annua della SLA è
risultata sovrapponibile a quanto documentato in altri paesi occidentali in cui sono stati attivati
registri di malattia, attestandosi intorno ai valori più elevati della letteratura (1,9 casi per
100.000). Anche la mortalità è risultata comparabile ai risultati degli studi di popolazioni
analoghe condotti con metodi più rigorosi. La validazione dei criteri diagnostici per la SLA
attualmente in uso (classificazione di El Escorial) ha permesso di affermare che tali criteri sono
validi e riproducibili solo dopo opportuno addestramento degli esaminatori.
Il Laboratorio di Malattie Neurologiche ha istituito nell’ottobre 2004 un gruppo collaborativo
europeo sui registri della SLA (EURALS) al quale partecipano i titolari di registri regionali e
nazionali della malattia ed altri ricercatori impegnati nello studio della SLA, per la creazione di
un database comune, completato nel corso dell’anno 2005. Con la collaborazione di gruppi
IRFMN
29 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Inglesi ed Irlandesi (titolari di registri di popolazione), sono stati elaborati protocolli comuni per
l’esecuzione di: 1. Uno studio comparativo delle caratteristiche cliniche dei pazienti con SLA
afferenti ai registri di popolazione e pazienti esaminati in strutture sanitarie di 2° e 3° livello; 2.
Una meta-analisi dell’incidenza della SLA nel biennio 1998-99 utilizzando i dati di pazienti
inseriti nei registri di popolazione; 3. Uno studio sulla validità e la riproducibilità della diagnosi
di SLA secondo i criteri di El Escorial, effettuato con i referenti del gruppo EURALS; 4. Uno
studio caso-controllo per la valutazione del ruolo dell’attività fisica, dei traumi e degli sport
professionistici nella genesi della SLA. In aggiunta, sono stati completati uno studio sulla
incidenza della SLA in Lombardia nel periodo 1998-2002 ed uno studio sulla progressione dei
sintomi nella SLA (marcata dalla perdita della capacità di deambulare e dal ricorso alla
gastrostomia per cutanea e alla ventilazione assistita non invasiva) e dei predittori di
progressione.
Complicazioni dell’epilessia e del suo trattamento Nel contesto di uno studio prospettico di coorte europeo sui rischi quotidiani dell’epilessia, è
stata completata un’nalisi di sottogruppo volta a verificare il rischio di complicanze
psichiatriche nell’epilessia. Erano risultati arruolati nello studio 951 pazienti con epilessia in età
pediatrica e adulta e 909 controlli appaiati per sesso ed età. Nel corso di un periodo di
osservazione di 1-2 anni, 58 eventi psichiatrici sono stati riportati da 25 casi (88 da 19
controlli). Casalinghe (9,3%) e disoccupati (4,1%) erano le categorie professionali più
rappresentate. I sintomi psichici sono risultati in genere di lieve entità, con predominanza di
disturbi di ansia e depressivo.
Strategie terapeutiche innovative in pazienti con epilessia Nel contesto di uno studio multicentrico nazionale, una coorte di pazienti con una prima crisi
epilettica non provocata, randomizzati a decorrere dal 1988 a trattamento immediato o ad attesa
della ricorrenza di crisi per l’inizio del trattamento, è stata riesaminata dopo prolungamento del
follow-up per verificare l’impatto delle due strategie terapeutiche sulla prognosi a lungo termine
dell’epilessia (definita dalla probabilità di remissione delle crisi per almeno 5 anni).
Per stabilire se la mancata risposta a due farmaci antiepilettici sia sufficiente per indicare una
condizione di farmacoresistenza nel bambino, soggetti in età pediatrica giudicati refrattari a due
farmaci antiepilettici sono stati randomizzati a introdurre un terzo farmaco oppure ad
ottimizzare il trattamento assegnato e seguiti per un massimo di 3 anni. Il beneficio terapeutico è
definito dal raggiungimento di almeno sei mesi consecutivi di completo controllo delle crisi. Lo
studio è stato condotto in collaborazione con l’IRCCS “Stella Maris” di Calabrone (PI).
Strategie terapeutiche in bambini con cefalea cronica primaria In collaborazione con la Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pavia è stato condotto uno
studio randomizzato pragmatico sulla utilità di un breve ricovero ospedaliero rispetto alla
gestione ambulatoriale di bambini con cefalea cronica primaria. Il successo delle due modalità
di gestione è stato misurando verificandone l’impatto sulle crisi cefalalgiche nel follow-up e su
altri misuratori indiretti di beneficio assistenziale (consumo di farmaci, soddisfazione della
famiglia e del curante). Un altro studio randomizzato, promosso dalla Neuropsichiatria Infantile
dell’Università di Pavia e condotto in collaborazione con altri gruppi nazionali, in corso allo
scopo di verificare l’impatto della presa in carico psicologica rispetto ad un trattamento
convenzionale di bambini con cefalea cronica primaria.
Epidemiologia delle malattie neurologiche in Albania Con la collaborazione della Fondazione Mariani e della Clinica Neurologica dell’Università di
Tirana, è in corso uno studio sulla prevalenza e sull’incidenza di alcune malattie neurologiche
(ictus cerebrale, epilessia, cefalea, demenza, neuropatie periferiche, sclerosi multipla) in una
IRFMN
30 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
comunità urbana (Tirana) ed una comunità rurale (Saranda) dove sarà effettuata un’indagine
porta a porta. Nel 2005 è stato iniziato uno studio di validazione dei criteri diagnostici delle
malattie in oggetto, tuttora in corso.
Qualità di vita in bambini con malattie neuromuscolari Con un contributo di Telethon è stato iniziato uno studio di validazione di un questionario per la
valutazione della qualità di vita in soggetti in età evolutiva affetti da diverse malattie
neuromuscolari. Lo studio è un’indagine multicentrica nazionale coordinata dalla Clinica di
Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pavia.
Fattori di rischio neoplastico e comorbidità nella miastenia grave Uno studio caso-controllo è stato eseguito in collaborazione con la clinica neurologica
dell’università di Pavia per la ricerca di fattori di rischio neoplastico in pazienti con miastenia
grave. La popolazione in esame è rappresentata da 2479 soggetti assistiti da centri di terzo
livello disseminati sul territorio nazionale e seguiti per un periodo medio di 9 anni. Una o più
neoplasie erano presenti in 221 casi (9%). Se confrontati con i pazienti senza neoplasie
(controlli), i casi di neoplasia presentavano più frequentemente un timoma o un trattamento
pregresso o attuale con immunoglobuline, e meno frequentemente un’esposizione alla
ciclofosfamide.
Il materiale raccolto per l'esecuzione dello studio è stato utilizzato per la elaborazione di
progetti volti al confronto con altre banche-dati per verificare se la mortalità nei pazienti con
miastenia grave associata a neoplasie sia superiore a quella della popolazione generale e se
l'incidenza delle neoplasie nella coorte in esame sia superiore a quella della popolazione
generale, con ricerca dei predittori principali di mortalità all'interno della coorte.
Diagnosi e prevalenza della distonia Nel contesto di una collaborazione con l’istituto “San Raffaele” di Milano è stato
completato uno studio sulla prevalenza della distonia focale nell’adulto nella provincia di
Foggia. I casi sono reperiti da fonti molteplici (ricoveri ospedalieri, visite presso gli
ambulatori di neurologia, ORL, oculistica, ortopedia) presso i due principali ospedali
della provincia. Per la verifica della qualità della diagnosi di distonia, è stato effettuato
nel 2002 uno studio di validazione che ha coinvolto 4 neurologi e 14 specializzandi in
neurologia i quali hanno esaminato 29 videoregistrazioni di casi con distonia o con
malattie considerate nella diagnosi differenziale. L’accordo tra esaminatori è stato
giudicato insoddisfacente nel 26% delle coppie, era migliore tra i neurologi che tra gli
specializzandi, e predominava per il blefarospasmo, la distonia cervicale e dell’arto
superiore, e la disfonia spasmodica.
Laboratorio di Metabolismo dei Farmaci
Meccanismi di resistenza ai farmaci antiepilettici Precedenti studi hanno dimostrato che la P-glicoproteina, una proteina di transmembrana
codificata nell’uomo dal gene MDR1, è funzionalmente attivata dalle convulsioni ed ha
un ruolo rilevante nel diminuire le concentrazioni cerebrali di alcuni farmaci antiepilettici
nei modelli sperimentali. Negli studi più recenti abbiamo valutato l’espressione della P-
glicoproteina, lo stato di permeabilità della barriera ematoencefalica e il grado di uptake
cerebrale di substrati della proteina di trasporto in un modello animale di malformazioni
dello sviluppo corticale. Questo perché nell’uomo questa patologia è spesso associata ad
epilessia farmacoresistente, ma rimane da delucidare come i sopradescritti parametri
siano influenzati dalla presenza della displasia corticale, dalle convulsioni e dalla loro
combinazione. Gli studi sono stati svolti in collaborazione con il Laboratorio di
IRFMN
31 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Neurologia Sperimentale (A. Vezzani), al quale si rimanda per una breve descrizione dei
risultati ottenuti.
Componenti attivi degli estratti di Hypericum perforatum: ruolo negli effetti di tipo antidepressivo La composizione chimica degli estratti di Hypericum perforatum (erba di S. Giovanni) è
ben conosciuta ma rimangono incertezze sui componenti “antidepressivi” e sui
meccanismi attraverso i quali questi esplicano la loro azione farmacologica. Anche se
l’iperforina, il principale derivato acilfloroglucinolico, è particolarmente attivo nei test
predittivi di attività antidepressiva e nell’interagire con sistemi neurochimici implicati
nella fisiopatologia della depressione, molti altri componenti sono dotati di attività
farmacologica in vitro e in vivo nei modelli animali. Tra questi sono i biflavoni
biapigenina e in particolare amentoflavone che, sebbene presente in minore quantità
negli estratti, è caratterizzato da una spiccata attività nei confronti di diversi sistemi
neurochimici. Tuttavia, poco è conosciuto sul profilo farmacocinetico dei due biflavoni
nell’uomo e nei modelli animali. Gli studi in corso si propongono pertanto di verificare se
questi derivati si rendono biodisponibili e penetrano la barriera emotoencefalica dopo
somministrazione degli estratti di Hypericum perforatum negli animali.
Lo sviluppo di una specifica e sensibile metodica di cromatografia liquida abbinata alla
spettrometria di massa permetterà di determinare le concentrazioni raggiunte dai due
composti nel supposto sito d’azione alle dosi farmacologiche e di confrontarle con le
concentrazioni dei composti necessarie per interagire in vitro con determinati meccanismi
monoaminergici o specifici sistemi recettoriali. Questo consentirà da un lato di
identificare gli effetti biochimici farmacologicamente rilevanti dei due composti,
escludendone contemporaneamente altri, e dall'altro di capire il ruolo dei due componenti
nell'attività antidepressivo-simile degli estratti.
1-Aril-piperazine come metaboliti attivi di farmaci psicotropi L’interesse per questa problematica nasce dal fatto che il metabolismo dei farmaci a
struttura aril-piperazinica include la formazione di derivati 1-aril-piperazinici. Questi
metaboliti tendono a concentrarsi nel sistema nervoso centrale e possono pertanto
contribuire o anche essere responsabili di particolari effetti farmacologici dei farmaci
somministrati. La loro formazione assume particolare rilevanza anche in considerazione
del fatto che alcune 1-aril-piperazine sono considerate composti “psicoattivi” e come tali
sono oggetto di abuso.
I farmaci studiati recentemente hanno incluso l’aripiprazolo, un nuovo antipsicotico
contenente nella struttura la 1-(2,3-dichlorophenyl)-piperazine (2,3-ClPP). Questo
potenziale metabolita è strutturalmente simile alla 1-(3-clorophenyl)-piperazine, ben nota
per le sue numerose attività farmacologiche, attribuibili a meccanismi serotoninergici
includendo un’azione agonista nei confronti dei recettori post-sinaptici 5-HT2C. Dopo
aver sviluppato una metodica di cromatografia liquida abbinata alla spettrometria di
massa, abbiamo pertanto studiato la cinetica del metabolita e del suo precursore
evidenziando che il composto 2,3-ClPP si concentra più dell’aripiprazolo nel tessuto
cerebrale del ratto. Conseguentemente il rapporto metabolita/farmaco allo steady state era
più elevato nel cervello che nel plasma. In ogni modo, alle dosi terapeutiche la 2,3-ClPP
era presente come metabolita minore nel sangue dei pazienti. Anche considerando il
differente grado di uptake cerebrale dei due composti questo portava alla conclusione che
le concentrazioni del metabolita nel sito d’azione erano una frazione di quelle del farmaco
precursore. Conseguentemente è ragionevole supporre che il metabolita 2,3-ClPP
contribuisce agli effetti farmacologici dell’ariprazolo nel ratto ma è probabilmente di
minor importanza per gli effetti clinici nel paziente, pur considerando che questo
IRFMN
32 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
richiederà altri studi farmacocinetici e farmacodinamici anche in considerazione del fatto
che numerosi fattori fisiologici e patologici potrebbero alterare il rapporto
metabolita/farmaco nel sito d’azione.
Resistenza ai farmaci antidepressivi: studi in modelli animali Il problema della resistenza ai farmaci antidepressivi coinvolge il 10-30% dei pazienti
depressi, nonostante la moltitudine di farmaci oggi disponibili. Studi di farmacogenetica
hanno evidenziato la possibile relazione tra la risposta al trattamento con i farmaci
antidepressivi più comunemente utilizzati, gli inibitori selettivi della ricaptazione della
serotonina, e il polimorfismo dei diversi geni che regolano la ricaptazione, la sintesi e il
metabolismo della serotonina.
In questo quadro, gli studi sperimentali condotti fino ad oggi nei nostri laboratori hanno
avuto fondamentalmente lo scopo di sviluppare un modello animale di “depressione
resistente”, potenzialmente in grado di studiare i fattori neurobiologici che determinano la
risposta ai farmaci antidepressivi. Questo al fine di sviluppare strategie farmacologiche
utili al potenziamento della risposta agli attuali farmaci antidepressivi.
Gli studi sperimentali sono condotti in collaborazione con il Laboratorio di Neurochimica
e Comportamento (R.W. Invernizzi), e il laboratorio di Psicofarmacologia sperimentale
(L. Cervo), ai quali si rimanda per la descrizione dei risultati preliminari.
Laboratorio di Neurochimica e Comportamento
La “resistenza” ai farmaci antidepressivi Nonostante l’ampia gamma di farmaci disponibili per la terapia della depressione, restano
ancora insoluti il problema del ritardo con cui si instaura l’effetto antidepressivo e la scarsa o
nulla risposta che si riscontra in un numero non trascurabile di pazienti. I meccanismi biologici
della “resistenza” ai farmaci antidepressivi sono stati studiati nel topo in collaborazione con i
Laboratori di Psicofarmacologia Sperimentale (L. Cervo), Metabolismo dei Farmaci e Biologia
delle Malattie Neurodegenerative. I topi del ceppo DBA/2J e BALB/c non rispondono agli SSRI
nel “forced swimming test”, un test sensibile all’azione dei farmaci antidepressivi. Le
differenze di risposta tra ceppi di topo sono probabilmente riconducibili alla mutazione
dell’enzima di sintesi della serotonina, la triptofano idrossilasi-2, che comporta una ridotta
capacità di sintetizzare il neurotrasmettitore. Indagini biochimiche hanno messo in luce che gli
SSRI hanno un effetto modesto o addirittura nullo sulla sintesi di serotonina e sulla disponibilità
sinaptica del neurotrasmettitore nei topi portatori della mutazione. Questi risultati suggeriscono
che differenze genetiche nella sintesi di serotonina contribuiscono all’efficacia degli SSRI. Sono
in corso studi nel modello animale e in pazienti (in collaborazione con l’Unità di Psichiatria)
tendenti a chiarire il ruolo del “brain derived neurotrophic factor” nella risposta antidepressiva.
Nuovi bersagli nell’azione antidepressiva La microdialisi intracerebrale è una tecnica che consente di valutare il rilascio dei
neurotrasmettitori dalle sinapsi centrali dei roditori. La tecnica è stata recentemente messa a
punto per il gerbillo e utilizzata per studiare gli effetti degli antagonisti dei recettori NK1 della
Sostanza P, un neurotrasmettitore peptidico, bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci
antidepressivi. Antagonisti selettivi dei recettori NK1, prevengono gli effetti dello stress sul
rilascio di noradrenalina e dopamina corticale senza alterare la neurotrasmissione basale. Un
progetto avviato di recente riguarda la relazione tra la capacità dei farmaci antidepressivi di
attivare fattori trascrizionali e kinasi specifiche e la risposta al trattamento antidepressivo nel
topo.
IRFMN
33 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Modello animale di deficit cognitivo della schizofrenia: antipsicotici tipici e atipici Il deficit cognitivo è uno dei sintomi principali della schizofrenia. Questo deficit sembra essere
indipendente dai sintomi positivi, quali il delirio, le allucinazioni e la paranoia e condiziona
l’outcome funzionale dei pazienti. Gli antipsicotici tipici ed atipici sono in grado di controllare
i sintomi positivi, ma gli antipsicotici atipici risultano più efficaci di quelli convenzionali sui
deficit cognitivi dei pazienti schizofrenici.
Noi abbiamo messo a punto un modello sperimentale di deficit cognitivo della schizofrenia nel
ratto. A questo scopo abbiamo usato tecniche comportamentali con un alto grado di omologia a
quelle utilizzate nei pazienti schizofrenici per determinare i deficit cognitivi. Inoltre, gli
interventi farmacologici erano mirati a indurre disfunzioni glutammatergiche localizzate ad aree
cerebrali presumibilmente coinvolte nei deficit cognitivi dei pazienti schizofrenici.
Precisamente abbiamo iniettato intracerebralmente (nella parte mediale della corteccia
prefrontale) un antagonista competitivo dei recettori NMDA del glutammato. Il deficit
cognitivo indotto da questo trattamento era valutato usando un test di attenzione e delle funzioni
esecutive quale il 5-choice serial reaction time task (5-CSRTT, test di scelte multiple
continuative) ed era costituito da deficit di attenzione, impulsività e dalla compulsione alla
ripetizione delle risposte. Questo profilo comportamentale nel 5-CSRTT è analogo a quello che
si osserva nei pazienti schizofrenici. Questo modello è stato utilizzato per testare una serie di
farmaci antipsicotici con differenti profili di affinità ai recettori dopaminergici D2 e
serotoninergici 5-HT2A, 5-HT2C e 5-HT1A.
I risultati dimostrano che questo modello di deficit cognitivo, è in grado di differenziare gli
antipsicotici tipici da quelli atipici sulla base dei loro effetti su aspetti diversi di deficit
comportamentale nel 5-CSRTT. Gli antipsicotici tipici (rapporto d’affinità 5-HT2A/D2 < 1)
diminuiscono in modo selettivo le risposte compulsive, mentre gli atipici (5-HT2A/D2 > 1)
diminuiscono l’impulsività senza alterare le risposte compulsive.
Laboratorio di Neurologia Sperimentale
Meccanismi biochimico-molecolari coinvolti nelle genesi e propagazione delle convulsioni e del danno neuronale ad esse associato: Ruolo delle molecole dell’infiammazione Stiamo studiando il ruolo di alcune citochine proinfiammatorie quali IL-1beta e TNF-alfa nella
genesi e propagazione delle convulsioni e nei fenomeni neurodegenerativi ad esse associati. I
nostri risultati sperimentali hanno fino ad ora dimostrato che l’attività epilettica induce la sintesi
di varie molecole coinvolte nei processi infiammatori. IL-1beta ha proprietà proconvulsivanti
mentre l’antagonista recettoriale di IL-1 e il TNF-alfa hanno proprietà anticonvulsivanti. Stiamo
studiando quali di queste molecole oltre a modulare l’attività epilettica contribuiscono
all’insorgenza del danno neuronale indotto dall’attività convulsiva. Stiamo inoltre studiando con
approcci genetici e farmacologici quali siano i segnali intracellulari attivati da IL-1beta che
mediano i suoi effetti proconvulsivanti e proneurotossici.
Epilessia e sviluppo postnatale. E’ noto che la suscettibilità alle convulsioni è maggiore nel bambino rispetto all’adulto e lo
stesso fenomeno si manifesta nel roditore durante lo sviluppo postnatale. Ci prefiggiamo quindi
di studiare quali siano i meccanismi coinvolti in maniera significativa nei cambiamenti di
suscettibilità alle convulsioni ed in particolare alla insorgenza del danno neuronale che si
manifesta significativamente nel ratto solo dopo i primi 15 giorni di vita postnatale. I nostri
studi si stanno focalizzando principalmente sul coinvolgimento delle molecole di
infiammazione, sui processi di angiogenesi e sui cambiamenti di permeabilità della barriera
emato-encefalica.
IRFMN
34 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Meccanismi di resistenza ai farmaci antiepilettici. Lo studio è svolto in collaborazione con il laboratorio di Metabolismo dei Farmaci (Dr Caccia)
e con il Laboratorio di Neurologia Clinica (Dr Beghi) e si prefigge di indagare se il fenomeno
della resistenza ai vari farmaci antiepilettici dipende dall’attività di una famiglia di
glicoproteine di membrana che estrudono i farmaci dal cervello verso il sangue. Queste proteine
(ad es la proteina prodotta dal gene MDR chiamata P-glicoproteina, P-gp) sembrano avere un
ruolo significativo nel determinare la resistenza ad alcuni farmaci antitumorali e hanno la
capacità di estrudere dalle cellule un’ampia gamma di farmaci amfifilici/idrofobici. Abbiamo
dimostrato che la proteina prodotta dal gene MDR viene sintetizzata in maggiori quantità in
specifiche aree cerebrali durante l’attività epilettica ed influenza significativamente la
concentrazione cerebrale di alcuni farmaci anticonvulsiventi. Una aumentata espressione della
Pp-gp e’ stata dimostrata anche nel tessuto cerebrale di pazienti affetti da epilessia
farmacoresistente e potrebbe quindi contribuire alla refrattarietà alla terapia farmacologica
impedendo il raggiungimento di concentrazioni di farmaco clinicamente rilevanti nel tessuto
epilettico. Abbiamo recentemente dimostrato che la inibizione della attività della P-gp in
modelli sperimentali di epilessia, utilizzando bloccanti della funzione della pompa, migliora
significativamente l’efficacia anticonvulsivante della fenitoina in un modello di convulsioni
spontanee. Abbiamo inoltre valutato l’espressione dell P-gp un modello di malformazioni dello
sviluppo corticale dimostrando che la P-gp è intrinsecamente elevata .
Nelle aree di displasia e la sua espressione viene ulteriormente aumentata dall’attività epilettica..
Ruolo della barriera ematoencefalica nell’epilettogenesi Stiamo studiando come modificazioni della permeabilita’ della barriera emato-encefalica e
fenomeni di angiogenesi possano determinare un substrato di ipereccitabiltà neuronale che
risulti in una aumentata suscettibilità alle convulsioni. Questo studio si rivolge particolarmente
ai casi di epilessie sintomatiche che sono spesso associati a un danno di barriera che precede
l’evento convulsivo.
Nuovi approcci terapeutici di gene transfer. Questo studio riguarda l’utilizzo di vettori virali adeno-associati che introducano nel cervello
geni con potenziale terapeutico e quindi risultino in una aumentata produzione di alcune
proteine antiepilettiche in aree cerebrali specifiche. Stiamo utilizzando vettori adenovirali che
veicolano il gene del neuropeptide Y nell’ippocampo del ratto. Abbiamo dimostrato che la
sovraespressione del transgene determina una ridotta attività epilettica nel ratto. Lo sviluppo di
questa linea di ricerca riguarda la possibilita’ di utilizzare vettori virali che possano inibire la
comparsa e la ricorrenza delle convulsioni spontanee che insorgono dopo l’induzione di un
danno acuto cerebrale (ad es. di tipo traumatico, eccitotossico, ischemico).
Laboratorio di Neuropsichiatria Geriatrica
Impatto clinico del donepezil su pazienti Alzheimeriani nella popolazione generale
E’ giunto al termine della raccolta dei dati lo studio osservazionale sull’impatto clinico del
donepezil (5 o 10 mg/die per os), un farmaco anticolinesterasico approvato per il trattamento
della malattia di Alzheimer di grado lieve e moderato. Nello studio, 800 pazienti sono stati
seguiti per una durata di tre anni (anche in caso di sospensione, per qualsiasi motivo,
dell’assunzione del farmaco) e sono stati valutati in maniera prospettica i parametri concernenti
i diversi aspetti della malattia, compresi gli eventuali disturbi del caregiver e i costi legati alla
malattia, oltre agli aspetti legati alla sicurezza del farmaco.
IRFMN
35 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Valutazione dello stato di salute degli anziani residenti in Moltrasio Dei 206 soggetti potenzialmente reclutabili per lo studio, il 95% ha avuto una
valutazione diretta o indiretta: questo tasso di risposta permette di effettuare senza
distorsioni le valutazioni dello stato di salute. Questo importante risultato è stato
possibile grazie soprattutto all’ottimo lavoro dei medici di base. Dal punto di vista
sociodemografico la maggioranza della popolazione è nata nel raggio di 10 km dalla
residenza attuale, formando quindi un gruppo relativamente omogeneo. Le prime analisi
mostrano che le patologie maggiormente prevalenti sono quelle tipiche dell’età
(ipertensione -70%-, artrosi e simili -60%-), ma che la disabilità è relativamente
contenuta: solo 1 soggetto su 20 ha una disabilità maggiore ed 1 su 3 una minore.
Studio di popolazione sulla prevalenza delle demenze nei grandi anziani In parallelo al progressivo aumento degli individui di 80 e più anni all’interno della popolazione
anziana (65+), il numero dei malati di demenza nella fascia di età 80+ rappresenta una frazione
in continua crescita sul totale degli affetti. L’esclusione dagli studi, come quasi sempre avviene,
dei soggetti nelle classi di età più avanzate tende inevitabilmente a sottostimare il numero
complessivo di affetti da demenza presenti nella popolazione. Per ovviare a questa lacuna è
stato dunque avviato uno studio di popolazione (door-to-door) sulla prevalenza, l’incidenza, i
fattori di rischio e la storia naturale delle demenze e dei deficit cognitivi associati
all’invecchiamento in una popolazione di anziani con età maggiore di 80 anni residente in otto
comuni in provincia di Varese. Lo studio beneficia di un grant della Fondazione Monzino.
Prevalenza dell’anemia in una popolazione anziana Si è concluso il follow up dello studio di popolazione Salute e Anemia. Finalità dello studio
erano quelle di valutare la stabilità di questa condizione nell’anziano a distanza di due anni. Si
volevano altresì valutare gli effetti nel tempo dell’anemia di grado lieve su variabili cognitive,
funzionali e di qualità della vita e su outcome clinici di rilievo quali la mortalità e morbidità.
Valutazione di profili di rischio nei soggetti ospedalizzati in reparto geriatrico In collaborazione con il Servizio di Geriatria dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio i
soggetti ospedalizzati o ambulatoriali vengono valutati sotto il profilo neuropsicologico,
funzionale e del movimento al fine di valutare l'impatto di questi fattori sulla salute e la
progressione della malattia.
Studio longitudinale in pazienti affetti da MCI In collaborazione con il Servizio di Geriatria dell'Ospedale della Beata Vergine, Mendrisio,
Svizzera, si è concluso il follow-up dei pazienti giunti consecutivamente all'osservazione in
questi ultimi anni presso la Memory Clinic dell'Ospedale al fine di determinare il tasso di
conversione a demenza di tutti i soggetti con diagnosi di Mild Cognitive Impairment o
Questionable Dementia (CDR 0.5) alla visita basale.
Valutazione della qualità dei servizi per il malato di demenza E’ stato effettuato uno studio per valutare comparativamente in un campione di 70 RSA e IDR
con e senza Nucleo Alzheimer (NA) la qualità e l’impatto delle caratteristiche strutturali,
organizzative ed assistenziali sullo stato cognitivo, funzionale e comportamentale del paziente
con demenza. Sono stati reclutati 600 pazienti con demenza degenti in dette strutture. I pazienti
degenti nei NA erano più giovani, meno compromessi sul piano cognitivo e funzionale, ma con
una maggior frequenza di disturbi del comportamento di quelli delle case di riposo senza NA.
Al follow-up a 18 mesi i pazienti degenti nei NA avevano un minor rischio di essere
IRFMN
36 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
ospedalizzati, di essere sottoposti a contenzione fisica e di andare incontro ad una sospensione
della terapia con antipsicotici. Non è emersa nessuna differenza per quanto concerne la
mortalità e le cadute.
Uso degli antipsicotici nei Nuclei Alzheimer E’ stato condotto uno studio per valutare l’uso degli antipsicotici nei pazienti con demenza. Dei
349 pazienti reclutati, il 60% erano in trattamento con un antipsicotico (49% con un
antipsicotico tradizionale e 51% con un antipsicotico atipico o di nuova generazione). Il 45%
dei pazienti prendeva un solo antipsicotico, il 14% due e l’1% tre antipsicotici
contemporaneamente. Il risperidone era il farmaco più prescritto, seguito da promazina,
olanzapina e aloperidolo. Nel 40% dei casi il paziente assumeva un altro psicofarmaco
(antidepressivo o benzodiazepina). L’uso di antipsicotici era correlato al sesso (maggiore nelle
donne), all’età (maggiore nei soggetti più anziani) e alla presenza di disturbi del
comportamento. Non è emersa nessuna influenza dell’uso di questi farmaci su mortalità, rischio
di ospedalizzazione, cadute e uso di contenzione fisica.
Progetto interazioni Da una analisi relativa ai dati di prescrizione della ASL di Lecco per l’anno 2003, è emerso che
il 15.5% dei pazienti erano esposti ad associazione di farmaci potenzialemnte a rischio di
interazioni (60.8% donne). Sono emerse un totale di 13.520 potenziali interazioni relative
principalmente a farmaci cardiovascolari (56.8% del totale). I principi attivi più frequentemente
coinvolti sono risultati: la digossina, l’enalapril, l’associazione idroclorotiazide+amiloride, la
furosemide e l’acido acetilsalicilico.
Progetto epidemiologia del farmaco nell’anziano In uno studio in collaborazione con la Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia, da
analisi relative all’anno 2003 e alla ASL di Lecco, 50324 anziani (età ≥ 65 anni) avevano avuto
almeno una prescrizione, per un totale di 974.002 prescrizioni. In media ogni paziente aveva
ricevuto 19.2 prescrizioni. I farmaci cardiovascolari erano quelli maggiormente prescritti
(68.5%), seguti dagli antimicrobici (44.6%), muscoloscheletrici (42.8%), gastrointestinali
(42.3%) ed ematologici (37.6%). Per questi farmaci si è registrata una leggera prevalenze di
prescrizioni nelle donne.
Intervento integrato per razionalizzare l’uso dei farmaci da parte del medico di medicina generale (MMG) nella ASL di Bergamo Obiettivo dello studio razionalizzare l’uso dei farmaci da parte del MMG nella ASL di
Bergamo. L’intervento era articolato in azioni di formazione e aggiornamento su 4 aree critiche:
la terapia dell’ipertensione, l’uso dei FANS e dei COXIB, l’uso degli inibitori della pompa
protonica e degli antimicrobici. Per valutare le prescrizioni nelle 4 aree critiche e elaborare
linee guida di comportamento pratico sono stati creati gruppi di lavoro multidisciplinari che
hanno coinvolto oltre ai MMG, i medici ospedalieri, gli specialisti, i farmacisti e i farmacologi.
Servizio di informazione sui farmaci nell’anziano Ogni giorno è disponibile gratuitamente, per gli anziani e per i medici, un servizio telefonico o
via e-mail di informazione sui farmaci. Questo servizio risponde ogni anno a oltre 600 quesiti.
Qualità dell’assistenza ai soggetti oncologici terminali Nel 1999 è stato avviato, in collaborazione con l’hospice “via di Natale Franco Gallini” di
Aviano (PN), un progetto di ricerca che ha come obiettivo quello di valutare la qualità
dell’assistenza durante l’ultimo periodo di vita dei malati accolti in hospice. Sono stati avviati
IRFMN
37 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
uno studio retrospettivo e uno prospettico. Il progetto prevede attualmente la valutazione
dell’attività della struttura e l’addestramento del personale all’utilizzo della banca dati.
Il revolving door nelle strutture residenziali: monitoraggio e prefigurazione di strategie per il controllo E’ stata avviata la terza parte del progetto, consistente in uno studio sugli esiti dei pazienti
inseriti nelle strutture residenziali di quattro Unità Operative di Pisichiatria lombardi, a cui
afferiscono circa 500.000 abitanti, e del Centro Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio. I
pazienti finora reclutati sono stati oltre 50. Lo studio indaga gli esiti clinici e la soddisfazione
del paziente del ricovero in struttura residenziale, monitora il progetto terapeutico definito sia
dalla struttura residenziale che dal servizio territorale e i possibili ostacoli alla dimissione del
paziente.
Studio clinico controllato del Gruppo Italiano per lo Studio degli Antipsicotici di Seconda Generazione - GISAS E’ stato ridefinito il protocollo di ricerca di uno studio clinico controllato, che ha messo al
centro le conseguenze mediche – efficacia e profilo metabolico - dell’utilizzo degli antipsicotici
di prima e di seconda generazione più utilizzati nella pratica clinica italiana (aloperidolo e
olanzapina) e un antipsicotico di recente introduzione in Italia (aripiprazolo), in un’ottica di
salute pubblica. E’ stato identificato il centro coordinatore, sono state avviate le procedure per
l’approvazione del protocollo da parte del comitato etico ed è stato costituito il comitato
scientifico. Si prevede di reclutare 800 pazienti in circa 80 servizi di salute mentale del Nord e
del Centro Italia che verranno seguiti per un anno
Suicidi in Italia E’ stato formulato e sottoposto per un finanziamento al Ministero della Salute uno studio sulla
appropriatezza e la fattibiltà delle strategie di prevenzione in alcune aree italiane, uno studio per
l’implementazione di procedure per un più completo riconoscimento e invio ai servizi
psichiatrici dei casi di tentato suicidio che giungono in Pronto Soccorso, per il monitoraggio
della loro presa in carico da parte dei servizi psichiatrici, e per l’osservazione sperimentale degli
esiti, in termini di riduzione della ripetizione dei tentati suicidi, dell’attuazione di strategie
specifiche per la prevenzione della ripetizione dell’atto suicidario.
Depressione resistente Studio clinico sul valore predittivo dei marker genetici per l’identificazione dei soggetti con
diagnosi di depressione resistenti al trattamento con SSRI e sulla relazione tra livelli serici di
BDNF in un campione di pazienti che non rispondono al trattamento con SSRI. Lo studio ha
proseguito il reclutamento secondo il protocollo originale con l’obiettivo di valutare la relazione
tra differenze genetiche del trasportatore della serotonina e i livelli sierici di BDNF e la risposta
ai farmaci antidepressivi SSRI. Lo studio è stato allargato a un nuovo centro (ASL 2 di Torino).
Nei sei centri attualmente attivi, i soggetti reclutati sono 43, tra cui uno è stato valutato come
non-responder. E’ stato inoltre avviato uno studio retrospettivo allo scopo di individuare
pazienti non-responder già in carico ai servizi che ha portato al reclutamento di 27 pazienti e
alla conservazione dei rispettivi campioni ematici.
Progetto Empowerment Il Dipartimento di Salute Mentale di Milano Niguarda ha avviato un progetto volto a realizzare
attività di sensibilizzazione alle tematiche della partecipazione degli utenti alla valutazione del
servizio di salute mentale e l’istituzione di momenti formali di confronto tra operatori e utenti su
aspetti di organizzazione del servizio stesso. Inoltre, prosegue il progetto Reti Sociali Naturali,
che prevede una sorta di affido di persone con disturbi psichiatrici gravi a persone che
IRFMN
38 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
intrattengono con gli utenti stessi un rapporto di amicizia o conoscenza, basato sul vicinato e su
rapporti di lavoro. E’ stato avviato un progetto di valutazione di entrambe le iniziative, che
richiede, soprattutto nel primo caso, la messa a fuoco di metodi specifici per obiettivi che non
sono traducibili esclusivamente in termini di esiti clinici.
Gruppi di lavoro e organismi tecnici internazionali Partecipazione ai lavori dell’International Steering Committee dell’European Network on
Mental Health Promotion and Mental Disorder Prevention, che raccoglie e censisce la
documentazione su progetti di prevenzione e di politiche relative alla prevenzione e alla
promozione della salute metale, e preparazione di una conferenza di consenso.
Partecipazione come membro dell’International Organizing Committee al Global Forum for
Community Mental Health, istituito dal Department of Mental Health della World Health
Organization per la disseminazione dell’informazione sugli interventi basati sulle evidenze.
Attività di disseminazione e promozione delle tematiche relative al coinvolgimento degli utenti
e del consolidamento del confronto da operatori, amministratori e utenti come come
caratterizzan l’impegno della presidenza della World Association for Psychosocial
Rehabilitation.
Partecipazione ai lavori del Mental Health Working Party, del Directorate General Health and
Consumer Protection, European Union, Luxembourg. Organismo tecnico del Direttorato
Generale per la Salute e la Protezione del Consumatore sui programmi di prevenzione e le
attività di salute pubblica in ambito di salute mentale.
Laboratorio di Infiammazione e Malattie del Sistema Nervoso
Effetto neuroprotettivo del C1-inibitore nel danno da ischemia/riperfusione
Nostri studi precedenti hanno mostrato che il complemento ed i sistemi infiammatori ad esso
relati, quali il sistema di contatto/chinine e quello fibrinolitico possono costituire nuovi target
terapeutici nel trattamento del danno ischemico. Abbiamo dimostrato che il C1-INH, un
inibitore serin-proteasico che agisce da inibitore primario del sistema del complemento e di
quello delle chinine, migliora significativamente i deficit neurologici e il volume d'infarto in
modelli di ischemia cerebrale transiente e permanente. Abbiamo approfondito ulteriormente
questo dato verificando la sua efficacia in diversi ceppi di topi (che hanno un diverso livello di
espressione del complemento) e definendo la dose-risposta e la finestra temporale della sua
efficacia. Dato che C1-INH puo' agire su diversi substrati, abbiamo valutato il coinvolgimento
delle diverse vie di attivazione del complemento e quello di altri sistemi quali il sistema delle
chinine e quello della coagulazione. Per esplorare i meccansimi di neuroprotezione attivati dal
C1-INH abbiamo inoltre studiato l'espressione (mRNA e proteine) di molecole infiammatorie
tra cui citochine, molecole di adesione, isoforme di NO sintasi e markers di apoptosi. I risultati
ottenuti mostrano che: i) il C1-INH esercita un effetto neuroprotettivo molto marcato,
inducendo una diminuzione fino al 90% della lesione ischemica con un’ampia finestra
terapeutica; ii) il C1-INH induce un’inibizione del reclutamento cellulare, dell’infiammazione e
dell’apoptosi; iii) la neuroprotezione indotta dal C1-INH è almeno in parte indipendente
dall’inibizione della via classica del complemento e altre vie di attivazione del complemento,
altri sistemi infiammatori come quello del contatto/chinine, o il controllo dieventi trombotici
associati al danno da ischemia/riperfusione possono essere coinvolti nella sua potente azione
protettiva. Il C1-INH, che e’ attualmente utilizzato in clinica come terapia sostitutiva in pazienti
geneticamente carenti di C1-INH, possiede marcati effetti neuroprotettivi modulando diversi
aspetti della rispost infiammatoria da ischemia/riperfusione (De Simoni et al. 2003; De Simoni
et al. 2004; Storini et al. 2005; Storini et al. 2006).
IRFMN
39 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Le cellule staminali nell’approccio terapeutico dell'ischemia cerebrale Scopo di questo progetto è di valutare l’efficacia dell’infusione di cellule staminali neurali
ottenute da neurosfere (MSC) nel ridurre il danno ischemico istologico e comportamentale e di
indagare i meccanismi alla base di questa protezione. MSC, ottenute da topi neonati (Lab Dr.
Parati, Ist Neurologico C. Besta), vengono infuse in topi singenici in cui l’ischemia cerebrale
focale viene ottenuta mediante occlusione dell’arteria cerebrale media. A diversi tempi e fino a
14 giorni dall’infusione abbiamo studiato la distribuzione e il fenotipo delle cellule infuse, la
neurodegenerazione, i deficit comportamentali, l’espressione di citochine e di fattori trofici,
l’attivazione della microglia. I risultati ottenuti hanno mostrato che: i) le MSC riducono
significativamente il danno da ischemia/riperfusione diminuendo la perdita neuronale e
prevenendo i deficit funzionali relativi al comportamento esploratorio e all’attivtà
sensorimotoria; ii) inducono una risposta rapida: 24h dopo l’infusione sono in grado di attivare
la trascrizione di citochine, fattori trofici e fattori angiogenetici; questi fattori non sono attivati a
tempi più lunghi o se le cellule vengono infuse a 7 giorni dall’ischemia; iii) l’effetto protettivo
delle MSC in questo modello sembra essere dovuto principalmente all’induzione di questi
fattori; iv) l’attivazione delle cellule microgliali contribuisce alla protezione osservata; v) la
persistenza delle MSC nel tessuto cerebrale è favorita dall’ambiente ischemico.
I dati ottenuti dimostrano quindi che l’interazione reciproca tra MSC e ambiente ischemico è
determinante per l’effetto protettivo delle cellule stesse.
Identificazione di mediatori e meccanismi della tolleranza ischemica nell’ischemia cerebrale Studi recenti hanno dimostrato che la morte cellulare indotta da danno ischemico può essere
ridotta se un episodio ischemico di lieve entità precede di alcune ore o alcuni giorni l’insulto
ischemico severo. Questo fenomeno è noto come precondizionamento ischemico (IPC) e la
protezione che si ottiene, tolleranza ischemica (IT). Sono stati descritti diversi modelli di
induzione di IPC ma le basi molecolari di questa neuroprotezione non sono ancora state
identificate e manca tutt’ora un quadro chiaro dei meccanismi necessari all’instaurarsi del IPC.
Il progetto si propone di: i) studiare le caratteristiche di IT indotta da una breve ischemia
transitoria (TIA) in modelli sperimentali di ischemia cerebrale; ii) di chiarire i pathways e i
mediatori conivolti e che possono quindi rappresentare possibili target terapeutici. I dati ottenuti
fino ad ora indicano che un’occulsione di 7 min dell’arteria cerebrale media induce una
diminuzione del 40 % della lesione ischemica effettuata 4 giorni dopo.
Lo studio di IPC rappresenta un’opportunità importante per identificare possibili meccanismi
protettivi con l’obiettivo di indurrne il potenziamento nell’ottica di nuove strategie terapeutiche
per l’ictus.
Eparina e malattia di Alzheimer Abbiamo dimostrato precedentemente che l’eparina in vitro possiede effetti antiinfiammatori e
neuroprotettivi. Abbiamo ora studiato l’effetto di un trattamento periferico a lungo termine con
enossieparina, un’eparina a basso peso molecolare, in topi transgenici che overesprimono
APP751 humana. La somministrazione per via intraperitoneale con enossieparina per sei mesi ha
indotto una diminuzione significativa del numero dei depositi, dell’area occupata dagli stessi e
della concentrazione totale di beta-amiloide. L’analisi immuocitochimica di cellule GFAP-
positive ha mostrato che enossieparina aveva ridotto significativamente la presenza di astrociti
attivati attorno ai depositi di amiloide. In vitro enossieparina è in grado di ridurre l’attivazione
dei sistemi del complemento e di quello di contatto/chinine provocata da beta-amiloide, sistemi
infiammatori che sono attivati nella malattia di Alzheimer. La riduzione del carico di amiloide,
della citotossicita’ e dell’azione proinfiammatoria della beta-amiloide indicano che
enossieparina, un farmaco anticoagulante di comune uso clinico, puo’ essere proposta nel
trattamento della progressione della malattia di Alzheimer. Assieme ad alcuni ricercatori del
IRFMN
40 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
nostro Dipartimento ed in collaborazione con il Policlinico di Milano (Dr. Bergamaschini e Dr.
Scarpini), abbiamo recentemente attivato uno “studio di efficacia” in un gruppo di pazienti con
malattia di Alzheimer al fine di testare l’ipotesi che il trattamento con enossieparina sia in
grado di modificare le concentrazioni plasmatiche e liquorali di beta-amiloide.
Laboratorio di Neurobiologia Molecolare
Studio dei meccanismi patogenetici della Sclerosi Laterale Amiotrofica: Ruolo dell’aggregazione proteica Una delle caratteristiche patologiche della SLA e’ l’accumulo di aggregati proteici nei corpi
cellulari e negli assoni dei motoneuroni. La nostra ipotesi e’ che l’alterazione del sistema
ubiquitina/proteasoma sia responsabile di tale fenomeno, per questo stiamo cercando di capire
se a livello cellulare sono rilevabili alterazioni dell’attività’ del proteasoma. Per questo
utilizziamo dei topi transgenici UbG76V-GFP che esprimono una proteina di fusione che
funziona come reporter per l’attività’ del proteasoma (gentilmente avuti dal Dr. Nico Dantuma
of the Karolinska institute), incrociati con i topi SOD1G93A, un modello di SLA familiare. I
risultati ottenuti sinora dimostrano che nei topi doppi transgenici allo stadio sintomatico, alcuni
motoneuroni con caratteristiche neuropatologiche quali la vacuolizzazione, mostrano un
aumento dell’immunoreatività GFP che indica una disfunzione del proteasoma. Lo studio sta
proseguendo per una caratterizzazione di questo fenomeno a vari stadi della patologia. Inoltre il
nostro intento e’ quello di individuare le proteine che compongono gli aggregati per
caratterizzarne il loro ruolo nella patogenesi della malattia. In collaborazione con l’Unità di
Proteomica del dipartimento di Molecular Biochemistry and Pharmacology abbiamo completato
l’analisi proteomica delle forme insolubili della SOD1 mutata nel midollo spinale dei topi con
SOD1 mutata. Abbiamo osservato che la SOD1 mutata insolubile è parzialmente oligo-ma non
poli-ubiquitinata. Questa potrebbe essere la ragione di un accumulo intracellulare della SOD1
transgenica. Questi dati sono pubblicati su Journal Biological Chemistry. Con la stessa unità
stiamo inoltre completando l’analisi proteomica delle altre proteine solubili e insolubili,
ubiquitinate e non, isolate dal midollo spinale dei topi SOD1G93A a diversi stadi della
malattia.
Ruolo dei recettori AMPA del glutammato. Nell’ambito dello studio di suscettibilità dei motoneuroni all’attivazione dei recettori AMPA
del glutammato, abbiamo indagato il ruolo delle proteine che regolano il traffico di questi
recettori tra la membrana e il citosol. In particolare abbiamo studiato l’espressione e la
distribuzione delle proteine NSF, ABP e PICK 1 nel midollo spinale dei topi fALS a diversi
stadi della patologia. I risultati indicano che la proteina NSF deputata al trasporto della subunità
GluR2 dei recettori AMPA dal citosol alla membrana, è marcatamente aumentata nei
motoneuroni dei topi allo stadio presintomatico. Questo potrebbe essere un tentativo dei
motoneuroni di proteggersi dall’eccitotossicità aumentando la funzione in membrana della
subunità GluR2. Infatti, come dimostrato dai nostri studi precedenti la subunità GluR2 viene
marcatamente degradata nei motoneuroni dei topi fALS ad uno stadio molto precoce di malattia,
favorendo un marcato influsso di calcio.
Studio dei meccanismi infiammatori E’ ormai chiaro che la degenerazione dei motoneuroni nei topi SOD1G93A dipende non solo da
fattori specifici intrinseci ad essi ma anche dalla presenza ed attivazione degli astrociti e della
microglia. Queste popolazioni cellulari sono una delle fonti principali di molecole
infiammatorie nel SNC. Noi abbiamo osservato che nei motoneuroni dei topi SOD1G93A gia’
allo stadio presintomatico, aumentano i recettori per il TNF alfa , una citochina pro-
IRFMN
41 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
infiammatoria, e viene fortemente attivata la cascata delle MAP chinasi (ASK1, MKK3,4,6 ,
p38). I risultati sono pubblicati su Molecular Cellular Neuroscience. Una simile risposta
l’abbiamo osservata anche nei motoneuroni di tessuti post-mortem provenienti da pazienti con
SLA sporadica. ( manoscritto in preparazione).
Nei topi SOD1G93A abbiamo inoltre esaminato l’espressione e la distribuzione della proteina
HMGB1 (high mobility group box protein 1), scoperta recentemente come mediatore
proinfiammatorio in grado di indurre l’espressione di citochine e di attivare cellule
infiammatorie. Abbiamo osservato che nei motoneuroni in fase di degenerazione
l’immunoreattività per HMGB1 era fortemente diminuita, un fenomeno che potrebbe derivare
da un possibile rilascio della proteina. Al contrario nelle cellule gliali reattive HMGB1 era
aumentata nel nucleo, ma non nel citosol, contribuendo probabilmente alla proliferazione e/o
all’ipertrofia di queste cellule. Questi dati sono in stampa nella rivista Neurosci. Letter
Nell’ambito di questo progetto abbiamo inoltre voluto indagare se segnali di sopravvivenza
cellulare quali PI3K/Akt e Rai, anch’essi suscettibili a stimoli infiammatori e/o ossidativi,
fossero modificati nei motoneuroni dei topi SOD1G93A. La fosforilazione di queste molecole,
in particolare Akt, che normalmente viene attivata per favorire la sopravvivenza cellulare non
risultava modificata. Questo indica che i motoneuroni dei topi fALS non sono in grado di
attivare questo segnale di sopravvivenza per controbilanciare i segnali di morte cellulare, come
ad esempio la cascata della p38. Questi risultati sono pubblicati nella rivista Molecular Cellular
Neuroscience.
In generale questi studi suggeriscono che l’attivazione di meccanismi infiammatori che
coinvolgono in modo specifico il TNFalfa in associazione con l’attivazione dei segnali di morte
cellulare mediata da p38MAPK, partecipano al processo degenerativo che avviene nella SLA.
Studi con topi che mancano dei recettori per TNFalfa e con l’utilizzo di strategie per l’inibizione
selettiva della via p38 MAPK (siRNA) sono in corso per verificare questa ipotesi.
Studi in vitro dell’ interazione neuroni-glia Per approfondire lo studio dei meccanismi infiammatori, abbiamo messo a punto un paradigma
in vitro costituito da co-colture di neuroni e astrociti prelevati da midollo spinale dei topi
transgenici SOD1G93A o non transgenici. Stiamo ora caratterizzando il modello in relazione
alle osservazioni fatte in vivo quali ad esempio l’attivazione del pathway TNFalfa-p38MAPK.
Questo modello permetterà di analizzare in modo più rapido l’effetto protettivo di strategie
mirate ad interferire con questo pathway ed inoltre ci consentirà di indagare nuovi meccanismi
patogenici.
Interventi terapeutici nel modello murino di SLA Dopo aver dimostrato che l’eritropoietina umana ricombinante (rhuEPO) somministrata ai topi
SOD1G93A determinava un progressivo aumento dell’ematocrito ma con risultati negativi sia
per quanto riguarda la progressione della malattia che per l’effetto neuroprotettivo (articolo in
uscita su ALS), abbiamo voluto indagare l’effetto della eritropietina carbamoilata umana
(CEPO), una molecola che non aumenta l’ematocrito e che ha mostrato effetti neuroprotettivi in
modelli di stroke e traumi spinali. Anche con la CEPO, non abbiamo osservato alcun
miglioramento della progressione della patologia, ne un aumento della sopravvivenza dei topi
SOD1G93A.
Studi mirati all’identificazione di biomarkers per la diagnosi e la progressione della malattia nell’uomo Attualmente, il tempo di diagnosi della SLA dall’inizio dei sintomi è di circa un anno, un tempo
molto lungo se si considera che la prognosi, invariabilmente infausta, è di circa 2-5 anni. Ciò si
riflette negativamente sulla possibilità di un tempestivo intervento terapeutico. L’identificazione
IRFMN
42 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
di marcatori precoci della malattia rappresenta dunque un importante avanzamento nella
diagnosi e nella cura di questa malattia.
In collaborazione con il dipartimento di neurologia della Fondazione Salvatore Maugeri,
IRCCS, di Pavia abbiamo avviato una serie di studi mirati ad indagare lo stato immunitario e
ossidativo nel sangue periferico dei soggetti affetti da SLA in confronto ad individui sani. Le
premesse a quest’indagine derivano da una serie di studi recenti che fanno ipotizzare che nelle
malattie neurodegenerative, compresa la SLA, l’attivazione dei monociti e macrofagi riscontrata
nelle regioni del sistema nervoso affette dalla patologia potrebbe giocare un ruolo significativo
nella loro patogenesi e progressione. Lo scopo è quello di verificare se tali meccanismi possano
riflettersi in alterazioni a livello sistemico dove è possibile eseguire l’indagine nel corso della
malattia. Abbiamo esaminato sinora oltre 40 pazienti affetti da SLA sporadica e 30 individui
sani dello stesso range di età. I risultati sin qui ottenuti indicano che nei pazienti affetti da SLA
il profilo d’espressione delle cellule immunitarie è leggermente variato rispetto ai controlli sani.
Stiamo ora indagando sul significato fisiopatologico di queste alterazioni e se esse siano
correlabili con lo stato di progressione della malattia.
In parallelo, stiamo inoltre conducendo uno studio mirato all’analisi delle proteine nitrate nelle
cellule del sangue periferico di pazienti affetti da SLA rispetto a quelle di individui sani. La
nitrazione delle proteine a carico della tirosina è considerata un meccanismo di danno ossidativo
che altera la funzione delle proteine determinando la loro inattivazione o l’acquisizione di nuove
funzioni tossiche (gain of function). Attualmente, stiamo esaminando i livelli delle proteine
nitrate e la loro identificazione mediante analisi proteomica nel sangue periferico.
Inoltre, essendo la SLA una malattia che ha come target anche il muscolo scheletrico sul quale è
possibile effettuare biopsie anche nei pazienti, in collaborazione con il dipartimento di
Neurologia dell’ Istituto Auxologico, IRCCS di Milano abbiamo sviluppato un progetto mirato
ad identificare degli indicatori specifici di malattia nel tessuto scheletrico di modelli animali,
mediante analisi genomica e proteomica. Abbiamo eseguito l’analisi a due stadi di progressione
della malattia, presintomatico e sintomatico e stiamo attualmente analizzando i risultati. Il passo
successivo sarà quello di verificare la rilevanza di questi marcatori in biopsie muscolari di
pazienti affetti da SLA.
Laboratorio di Psicofarmacologia Sperimentale
Basi neuronali del consumo, del “drug craving” e del “relapse” nell’assunzione di sostanze d’abuso Il “drug craving”, definito come il desiderio irresistibile di riprovare gli effetti di sostanze
psicoattive precedentemente sperimentate, rimane un problema chiave nella ricerca di agenti
terapeutici in grado di prevenire la ricaduta nel consumo di sostanze d’abuso. Nel tentativo di
individuare i meccanismi neurochimici che possono portare alla ricaduta dopo un periodo di
astinenza, si sono messi a punto alcuni modelli sperimentali di assunzione e di “relapse”
(ricaduta) indotto dalla presentazione di stimoli ambientali associati all’autosomministrazione
della sostanza d’abuso. Studiando la cocaina, Si è dimostrato che agonisti parziali e antagonisti
al recettore dopaminergico del tipo D3 sono in grado di modulare, in ratti disintossicati, i
comportamenti di ricerca della sostanza d’abuso lasciando inalterato il comportamento di
ricerca di rinforzatori nutritivi piacevoli quali lo zucchero. Questa evidenza sperimentale è stata
trasferita in un altro modello sperimentale, la “conditioned place preference”, dove si è
dimostrato che antagonisti ai recettori dopaminergici del tipo 3 riducono la preferenza
condizionata alla cocaina.
Diversi nuovi studi sono stati intrapresi nel tentativo di individuare altri meccanismi
neurochimici in grado di controllare la ricaduta nel consumo di cocaina. Antagonisti ai recettori
degli oppiacei e agonisti ad un particolare sottotipo di recettore per la serotonina sono quelli sui
quali si è sta concentrando la nostra ricerca.
IRFMN
43 RAPPORTO ATTIVITA’ 2006
Resistenza ai farmaci antidepressivi: studi sperimentali e clinici Il progetto svolto in collaborazione con i Laboratori di Neurochimica e Comportamento (R.W.
Invernizzi), Metabolismo dei Farmaci (Silvio Caccia) e Biologia delle Malattie
Neurodegenerative (GianLuigi Forloni) ha come obiettivo lo studio dei meccanismi biologici
alla base della risposta ai farmaci antidepressivi allo scopo di produrre nuove strategie
terapeutiche per i soggetti che non rispondono alla terapia.
Utilizzando il “forced swimming test”, un test predittivo dell’attività antidepressiva, si è
dimostrato che i topi DBA/2J e BALB/c non rispondono ai bloccanti della ricaptazione di
serotonina quali citalopram e paroxetina. La mancata risposta è probabilmente dovuta ad una
mutazione dell’enzima di sintesi della serotonina, la triptofano idrossilasi-2, che comporta una
ridotta capacità di sintetizzare il neurotrasmettitore. Studi sperimentali sono in corso per
determinare se la mancata risposta all’effetto di tipo-antidepressivo sia peculiare per i bloccanti
dell’uptake della serotonina o comune ad altre classi di farmaci antidepressivi. Inoltre si sta
valutando se la mancanza di attività dei bloccanti l’uptake della serotonina sia rilevabile
studiando effetti farmacologici degli SSRI diversi da quelli di tipo antidepressivo