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IL CAMMINO SPIRITUALE NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT IL CAMMINO SPIRITUALE NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT 100 II 2009 PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” c/o Adria Maffei Nazzaro, Via Antonio Cesare Carelli, 15/i - 71100 Foggia - una copia 4,50 Euro. Periodico - Poste Italiane Sped. in Abb. Post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 Foggia CPO “La Tua Parola mi incanta” “La Tua Parola mi incanta”

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IL CAMMINO SPIRITUALE NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

PERIODICO UFFICIALE DELRINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNSA CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

IL CAMMINO SPIRITUALE NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

100•II •2009

PERIODICO UFFICIALE DELRINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNSA CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

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“La Tua Parola mi incanta”“La Tua Parola mi incanta”

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PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità,non vuol essere una rivista riservataad una cerchia ristretta di lettori,ma si propone di essere:

una voce profetica per annunciare ciò che il Signoresuggerisce alle Comunità del RnS,che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;

un servo fedele della specifica vocazionecomunitaria carismatica,attento ad approfondire i contenutispecifici del RnS;

un ricercatore scrupoloso delle ricchezzedella spiritualità della Chiesa:dai Padri al recente Magistero;

un agile mezzo spirituale di collegamentoed uno strumento di unità per presentarevita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnSal fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima;

una finestra perennemente apertasulle realtà comunitarie carismatichedi tutto il mondo per ammiraree far conoscere le meraviglie che il Signorecontinua a compiere in mezzo al suo popolo.

Direttore responsabileOreste Pesare

CaporedattoreDon Davide Maloberti

Collaboratori di redazioneFrancesca Acito

Maria Rita CastellaniFrancesca Tura Menghini

Comunità CorrispondentiLe Comunità

del Rinnovamento nello Spirito Santo

Direzione Via Londra, 50 - 00142 Roma

Tel. e Fax 06.5042847

RedazioneVia Vescovado, 5 - 29100 Piacenza

Tel. 0523.325995 - Fax 0523.384567email: [email protected]

Segreteria e servizio diffusionec/o Adria Maffei e Giuseppe A. Nazzaro

Via Antonio Cesare Carelli, 15/i - 71100 Foggiatel. 0881.613713 - Fax 0881.561723

Resp. AmministrativoFederica De Angelis

IconografiaArchivio Venite e VedreteArchivio Il Nuovo Giornale

Progetto grafico e StampaGrafiche Grilli

ProprietàRivista trimestrale di proprietà

dell’Associazione Venite e VedreteAut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998

QUOTE ABBONAMENTO 2006(diritto a quattro numeri)

Ordinario 15,00Straordinario 30,00Sostenitore 60,00Estero (Europa) 20,00Estero (altri Paesi) 28,00

Vanno inviate a:

C/C postale 16925711 intestato a:Associazione “Venite e Vedrete”c.p. - 71016 San Severo - FoggiaIn copertina: Kiko Argüello, particolare della Deesis, quadro dell’affre-

sco absidale della chiesa della SS. Trinità, Piacenza.

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1Venite e Vedrete 100 - II - 09

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EDITORIALE

ESSERE DISCEPOLI “CONTEMPL-ATTIVI”Oreste Pesare

“LA TUA PAROLA MI INCANTA”QUANDO LO SPOSO PARLA ALLA SPOSA

Daniela Saetta

LA LECTIO DIVINA: COME LA VIVE UN MONACO EREMITApadre Valter Maria Arrigoni

Il Magistero del PapaLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA

don Davide Maloberti

Il cammino della Comunità e la Parola di DioDIO DISSE: “SIA LA LUCE!”. E LA LUCE FU

Luigi Montesi

LA MISSIONE DEL PROFETA NELLA CHIESA E NEL MONDOdi Susanna Bettelli e Agnese Mezzetti, a cura di Francesca Menghini

UN ANNO GIUBILARE SULLE ORME DI SAN PAOLOa cura di Francesca Acito

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

SAN BARNABA A PERUGIAMarisa Rossi Castellani, Roberta Marcelli, Emanuela Biancalana

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ DI ALLEANZAFrancesca Acito

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

COME VIVERE IL DISCERNIMENTO SPIRITUALEa cura di Francesca Acito

NOTIZIE DALLA COMUNITÀ

PREGHIAMO PER...

COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA

SOMMARIO

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Vergine Maria,visitata da Dio che in te ha compiuto grandi cose,

visita la nostra Chiesa,benedicila e abbracciala

come hai abbracciato Elisabetta.Imitando te che sei figura e modello della Chiesa,

la nostra comunità ecclesialesarà sempre più madre che precede e accompagna il popolo dei suoi figli

perché possano raggiungerela pienezza della vita nel giorno del Signore.

Tu, Madre della Chiesa,che ti sei messa in viaggio verso le alture di Giudea

portando Cristo nel tuo grembo,ravviva nella nostra Chiesa il desiderio

di accogliere l’invito del tuo Figlio, il Signore Gesù,di prendere il largo

per donare ai fratelli la gioia di incontrarlocome salvatore e redentore.

Tu che nella casa di Elisabettapronunciasti il bel canto del Magnificat,

aiuta anche noi ad esultare in Dio nostro Salvatoree a riconoscere la grazia di avere Cristo

presente in mezzo a noi:nel nostro cuore vi sia la gratitudine e la lode,

sulle nostre labbra vi siano parole di vita e di speranza,nelle nostre mani aperte vi sia l’amicizia.

Sostieni tutti noi nella fatica e nella stanchezza,infondi nel nostro cuore l’entusiasmo della fede,

rendi le nostre comunità cristianeliete nel loro fedele servizio.

Allevia la sofferenza dei malati e la solitudine degli anziani,dona luce ai giovani che cercano il senso dell’esistenza,

aiuta tutti gli uomini ad elevare gli orizzonti della speranza.Concedi a tutti noi battezzati in Gesù Cristo

di riscoprire la nostra vocazione di donne e uominichiamati e mandati ad annunciare e a testimoniare

colui che è “la luce delle genti”.Aiutaci ad essere docili allo Spirito

per essere capaci di lodare il Signoree di servire i fratelli.

† Gianni Ambrosio,vescovo di Piacenza-Bobbio

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“La Tua Parola m’incanta”

PREGHIAMO

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Essere discepoli“CONTEMPL-ATTIVI”

Wow! Cari fratelli e sorelle, questo è il numero “100”della nostra rivista Venite e Vedrete. Auguri – dunque – al-la Comunità Magnificat per il dono ricevuto da Dio della“fedeltà” e della “perseveranza”… Iniziare qualcosa, in-fatti, è sempre facile… portarlo avanti con costanza e perlungo tempo è certamente dono dello Spirito Santo!

Un augurio va anche a tutti i nostri lettori…. Non so-lo voi siete usufruttuari di questo bel servizio…: nellamaniera in cui dalle pagine della nostra rivista voi suc-chiate alla spiritualità della Comunità Magnificat e con lavostra vita testimoniate la freschezza e la vitalità della Pa-rola di Dio, insieme a noi voi diventate sempre di più di-scepoli “contempl-attivi” di Gesù Cristo.

Questa definizione di discepolo, coniata dall’amatoMons. Tonino Bello, la prendo dall’articolo di aperturadi questo numero della rivista, a firma di Daniela Saetta,che parla dell’incanto che suscita la Parola di Dio in co-loro che se ne nutrono con costanza… Un incanto, unostupore che spingono il discepolo a testimoniare con lavita quanto contemplato nel volto di Cristo, nella suaParola… proprio come ci invita a vivere la nostra rego-la di vita: “unire come Maria la contemplazione allaazione”.

Non poteva – dunque – avere titolo migliore il cente-simo numero della rivista: La tua Parola mi incanta. Èquesto l’obiettivo di tutto il cammino spirituale della Co-munità ed anche il fine stesso della nostra rivista… ac-compagnare i nostri fratelli davanti alla maestà divina delPadre celeste per contemplare il suo amore in Cristo Ge-sù attraverso l’opera dello Spirito Santo ed essere di con-seguenza trasformati in nuove creature che testimonianocon la vita che il Signore è vivente ed è Amore.

All’interno di questo numero vengono presentate lecondizioni interiori per accogliere la Parola (silenzio, en-trare nella Parola, …) per poi passare all’azione. Abbia-mo già detto che l’azione è un aspetto fondamentale del-la nostra fede. Mettere in azione la Parola di Dio, attua-lizzarla oggi nella nostra vita, significa diventare profetiper il mondo d’oggi, avendo lo sguardo di Dio nellarealtà che ci circonda e sui fratelli.

Un così importante anniversario, poi, non poteva nonportare con sé un nuovo stile della rivista, la quale, purrimanendo sostanzialmente monotematica, si apre d’orain poi anche ad alcuni approfondimenti specifici. Neltempo si vorrà dare anche sempre più spazio alle notizieed alle testimonianze, recuperare la ricchezza della pro-duzione editoriale carismatica contemporanea, come an-che l’esperienza della Fraternità Cattolica delle Comu-nità di Alleanza e delle comunità che ne fanno parte.

Siamo certi che questa nuova veste della rivista vi pia-cerà… Da parte vostra, inviateci i vostri commenti e –perché no – i vostri suggerimenti. Questi saranno mate-riale prezioso per la nostra riflessione al fine di avere Ve-nite e Vedrete sempre più strumento efficace per partori-re Cristo al mondo.

Infine un caloroso benvenuto ai nuovi membri dellaredazione che collaboreranno con me e don Davide allarealizzazione della rivista per i prossimi anni: FrancescaAcito, Maria Rita Castellani e Francesca Tura Menghini, laquale è stata una delle colonne della prima redazione diVenite e Vedrete nei lontani anni ’80. A tutte loro un au-gurio ed una benedizione: il Signore vi riempia del SuoSpirito per essere strumenti adatti per il suo progetto.

Oreste Pesare

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EDITORIALE

Venite e Vedrete 100 - II - 09

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Quando lo Sposo“Dio ci ha parlato

per mezzo del Figlio” (Eb 1,1)

“Preghi? sei tu che parli allo Sposo- Leggi? è Lui che ti parla” (S. Girola-mo)

La parola è nella esperienza uma-na uno strumento efficace di comu-nicazione. Rivolgere la parola a qual-cuno può essere molto più che dareun avviso, o un’informazione: le pa-role fanno parte del linguaggio ecreano comunicazione, contatto, rap-porto; sono fondamento di ogni rela-zione e dialogo e quindi di confron-to, condivisione, crescita.

Questo è vero anche per la Paro-la di Dio: spinto dal desiderio di co-municare, relazionarsi con la creatu-ra fatta a sua immagine e somiglian-za, Dio ha voluto parlare di personacon l’uomo e l’ha fatto attraverso suoFiglio, il Verbo.

Un Dio in cerca di una relazione personale

con me

“Da quando ho scoperto che Dioesiste non ho potuto più fare a menodi Lui” (Charles de Faucauld)

San Gregorio definisce la Bibbiauna “lettera d’amore” scritta da Dio

stesso al suo popolo, alla Chiesa maanche a ciascuno dei suoi figli, a noi,a me: Egli mi ama e quindi mi parlaperché desidera una relazione perso-nale con me.

Per entrare in questa relazionenon devo far altro che permettere al-la Parola di parlarmi, prendere in ma-no il Libro e dire “Parla, Signore, iltuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,10); ilresto è opera dello Spirito Santo cheabita la Scrittura, che l’ha ispirata, chesoffia nel mio cuore e mi rende capa-ce di comprenderla aprendo la miamente ai misteri di Dio. E’ Lui, lo Spi-

rito, che mi attira al Verbo per svelar-mi il cuore di Dio (“conosci il cuoredi Dio nella Parola di Dio” - S. Gre-gorio); ecco allora che la Parola miincanta, appassiona, innamora e,parafrasando Charles de Faucauld,anch’io dico: “da quando ho scopertola voce di Dio che mi parla non hopotuto più fare a meno di ascoltarla!”

La tua Parola mi incantaquando…

scopro che solo la Bibbia sa parlare bene di Dio

“Se ad essa ci uniamo con assi-dua frequentazione, penetriamo ilsuo pensiero come in un familiarecolloquio” (S. Gregorio Magno)

Non si tratta per me, per te, perogni lettore, di leggere un libro quan-to di cercare Qualcuno in esso, in-contrarlo e fermarsi a colloquiarecon Lui. Perché il Verbo di Dio è unaPersona: Gesù Cristo!

Scrive San Girolamo che “non co-noscere le Scritture significa non co-noscere Cristo” e gli fa eco Pascal af-fermando che nulla ci rivela Dioquanto la Parola di Dio perché “soloDio sa parlare bene di Dio”.

Se infatti il messaggio non si puòmai separare dalla persona concreta,ciò è ancor più vero per la Parola di

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“La Tua Parola m’incanta”

PARLA ALLA SPOSA

> Daniela Saetta

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IN COPERTINA

Dio che è il Verbo fatto carne perchécon l’Incarnazione la Parola non èpiù solamente udibile, ma si è resavisibile, palpabile e posso farne espe-rienza.

La tua Parola mi incantaquando…

le permetto di camminare con me

“il Libro respira” (Claudel)

La Bibbia è il Libro che “respira”non solo perché è densa di Spirito operché “spira”, “alita” in chi la leggeil Soffio di Dio, ma anche perché èParola vivente, è Dio vivo che donavita, che vuole accostarsi a me perfare, come con i discepoli di Em-maus, la strada con me, dissipare imiei dubbi, riempire di speranza, diconsolazione, di pace, di gioia il miocuore.

Permettere a Dio di fare la stradacon me significa prendere confiden-za, familiarità con la Scrittura, diven-tare “frequentatore” di Dio nella suaParola per scoprire che Gesù in per-sona, come un viandante, camminaogni giorno al mio fianco e mi rivol-

ge parole in grado di far ardere ilcuore.

La tua Parola mi incantaquando…

in essa trovo il Diletto

“La Chiesa con tutto il suo ardorecerca nelle Scritture Colui che ama”(S. Onorio)

Scrutando le Scritture, addentran-domi nel Testo sacro attraverso lostudio esegetico e con il sostegno delMagistero della Chiesa, non compiouno studio sterile, al contrario secon-do i Padri, sono come la sposa delCantico dei Cantici che si mette allaricerca del suo Diletto. “L’esegesi nonè una tecnica, ma una mistica. Ilsenso della Scrittura non è una veritàimpersonale ma è la figura fascinosadi Cristo” (Mariano Magrassi)

Leggendo la “lettera d’amore”che Dio ha scritto a me, trovo il mioDiletto, il mio Amato e questo incon-tro sigilla la mia appartenenza a Luicosì che sono mie le parole del Can-tico: “Trovai l’amato del mio cuore.Lo strinsi fortemente e non lo lascerò”(Ct 3,4)

La tua Parola mi incantaquando…

lascio che risuoni in me

“Ho gettato l’ancora nel golfo del-le tue parole” (Novalis)

La dimensione dell’incanto la vi-ve chi ha lasciato risuonare dentro disé la Parola.

Cosa è questo risuonare?Ecco un esempio semplice: se

una canzone, un motivo musicale miha colpito, mi è piaciuto, continua arisuonare in me con dolce insistenza.Desidero riascoltare quella canzone,ripeterla, imparare le parole, cantarlao sentirla cantare ancora. E la Paroladi Dio è ben più che un motivo mu-sicale!!!

Anche solo un versetto che micolpisce va ripetuto, riascoltato, infi-nite volte fino a impararlo a memoriaper poterlo trattenere, per farlo “abi-tare” in me. Allora lo Spirito porta al-la comprensione profonda e poi an-che alla contemplazione di Dio, sve-landomi il suo Volto, rivelandomi lasua gloria e facendomi dire: “Maestroè bello per noi stare qui, facciamo tretende” (Mc 9,5)

Ciò non è riservato a pochi elettima è per tutti noi, per me; Maria, co-me una mamma, ci insegna che lavia è molto semplice, lei che “custo-diva in sé tutte queste cose e le medi-tava nel suo cuore” (Lc 2,19)

Come Maria posso ascoltare,conservare e meditare la Parola la-sciandola risuonare; fermarmi con la

La dimensione dell’«incanto»

la vive chi ha lasciato

risuonare dentrodi sé la Parola

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Parola e nella Parola facendola dive-nire un rifugio, un porto sicuro alquale approdare con la mia vita.

La tua Parola mi incantaquando…

il mio cuore è un piccolo monastero

“O Verbo eterno, Parola del mioDio, voglio passare la mia vita adascoltarti… per imparare tutto da Te,fissarti e starmene sotto il tuo grandesplendore” (Elisabetta della Trinità)

Chi si ferma in una prolungatalettura orante della Bibbia è comeGiovanni che si appoggia sul pettodi Gesù.

Occorre però creare nel propriocuore un piccolo monastero, conuna regola. Gesù stesso chiede di ri-cavare per la lettura spirituale dellaBibbia uno spazio temporale eun luogo appartato in cui pos-so far silenzio, stare in dispartee mettermi in ascolto: “venitein disparte in un luogo appar-tato e riposatevi un poco” (Mc6,30)

In questo monastero inte-riore non faccio altro che se-dere ai piedi di Gesù e, comeMaria di Betania, “bere” le pa-role del Maestro, mettendo daparte tutto il resto. Allora ilpasso della Scrittura posso sen-tirlo parlare dentro di me per-ché “quelle parole non sonofuori di noi ma sono di noi stes-si” (Claudel).

L’incanto non è favola ma realtà perché… la Parola mi plasma

“Aderisci totalmente al te-sto” (Claudel)

Tutto ciò non è solo senti-mento! Al contrario: lo Spiritovuol portarmi non solo a leg-

gere il testo ma a desiderare di entra-re in esso e poi a conformarmi ad es-so.

Scrive S. Paolo, che “il vangelonon è modellato sull’uomo” (Gal1,11): sono io piuttosto che devomodellare me stesso, la mia vita, sulLibro, accettando la sfida: “aderiscitotalmente al testo” (Claudel)

Il Verbo è la Parola che “ nel rive-larsi illumina” (Sl 119,130), che mi

indica la strada di Dio, che mi vuolecondurre alle scelte di Dio; quando ilMaestro parla al mio cuore, mi feri-sce, mi trafigge come fa “una spadaa doppio taglio” (Eb 4, 12) perché miinterpella, mi mette in crisi, mi chie-de passi concreti da compiere.

L’incanto non è favola ma realtà perché…

la Parola esige azione

“il Vangelo bisogna gridarlo conla vita” (Charles de Faucauld)

Lo stesso Spirito è contemplazio-ne e azione! Egli mi fa sedere in pre-ghiera a gustare, a inebriarmi dellaParola, ma poi mi fa alzare a procla-mare con l’esempio, con il servizio, a“gridare con la vita” il Vangelo. LoSpirito ci vuole, “CONTEMPL-ATTI-VI” (Tonino Bello), persone di con-

templazione e azione, comepure dice la Regola di vita del-la Comunità Magnificat: “ilmembro della Comunità Ma-gnificat desidera come Maria eunire la contemplazione all’a-zione”.

L’incanto non è sentimenta-lismo, non è favola solo se,oltre che al fascino della Paro-la cedo all’esigenza della Paro-la che mi chiama, che vuoleobbedienza, cambiamento divita; che mi chiede di lavare ipiedi ai fratelli; che è Amore diun Dio geloso e mi dice: “La-scia tutto, vieni e seguimi”;che mi mette sulla bocca unannuncio spesso scomodo econ me condivide l’ansia diDio di poter arrivare a ogniuomo: “Chi manderò, e chiandrà per noi?”; che da me,da noi, aspetta fiducioso la ri-sposta: “Eccomi, Signore,manda me” (Is 6,8) perché“Tutto ciò che il Signore hadetto noi lo faremo e ubbidire-mo” (Es 24,7)

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“La Tua Parola m’incanta”

Gesù stesso chiede di ricavare

per la lettura spiritualedella Bibbia

uno spazio temporale e un luogo appartato

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La Lectio divina:i è stato chiesto discrivere qualcosasulla Lectio divinaproprio nel tempo

che dedico ogni anno alla vita dell’e-remo. Non c’è tempo, spazio, perio-do dell’anno nel quale poteva acca-dere meglio che ora e qui una richie-sta simile. E’ come se lo Spirito stes-so mi chiedesse di rendere partecipii fratelli, per i quali vivo nella solitu-dine dello stare accoccolato nel cuo-re silenzioso di Dio, la carezza dell’a-scolto nel silenzio della sua “qol de-mamah daqqah”, la voce del silenziosottile come la chiama Elia. Si perchéla Lectio è anzitutto un ascolto nel si-lenzio della potente voce di JHWH.Voce, Parola che nasce dall’infinitoed eterno silenzio della Trinità, silen-zio fatto d’amore, silenzio che diven-ta Parola che crea e poi, nella storia,entra come Parola fatta carne nellacarne del Figlio, Gesù nostro fratello.E questo silenzio deve essere ancheil silenzio della vita e del cuore, oltreche delle labbra, nel quale, in me,questa Parola cade, avviene, si incar-na. La Parola diventa allora, e solo inquesta condizione “luce per i mieipassi, lampada che illumina il miocammino”.

Sulla Lectio sono state scritte mi-gliaia di pagine, sono stati fatti infi-niti approfondimenti così che io inqueste poche battute non posso dire

se non dei balbettii da bambino. Po-che cose. Qualche spunto, suggeri-mento, suggestione che vi offro.

Il silenzio

È la condizione essenziale chedobbiamo vivere, essere, quando cimettiamo di fronte a Dio che parla.La Lectio si arricchisce dell’aggettivoDivina perché deve risultare da subi-to chiaro Chi parla e a chi. Parla Dio.Il silenzio non è solo quello della lab-bra ma anzitutto quello del cuore edella nostra intelligenza superba che

più che ascoltare e lasciarsi plasmarecerte volte vuole solo capire e piega-re a sé la Parola. Anzitutto occorreascoltare. Tacere ed ascoltare. La-sciarsi penetrare dal suono delle pa-role e fermarsi per lasciarsi stupiredal fatto che Dio si piega su di me, siprende cura di me, illumina il miocammino, la mia vita, il mio tempoche in quel tempo gli dedico. Io stes-so divento per Lui la questione piùimportante. Si racconta che san Fran-cesco d’Assisi quando nominava ilNome di Gesù si leccava le labbra“per l’indicibile dolcezza che gli pro-

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PER RIFLETTERE

COME LA VIVE UN MONACO EREMITA

> Padre Valter Maria Arrigoni*

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curava quel Nome”. Anche per ognu-no di noi il tempo dedicato alla Lec-tio deve essere ricolmo di dolcezzaper la Sua Presenza, di stupore, dicontemplazione.

Vedere

Insegna sant’Ignazio di Lojolache dopo aver letto la Parola occor-re fare la “compositio loci” cioè ve-dere con gli occhi del cuore Gesùche parla, il luogo, la gente, gli apo-stoli. Oppure ricostruire la situazio-ne del profeta, del popolo di Israele.Per questo dico sempre a chi michiede come si fa la Lectio che pri-ma del silenzio, della preghiera,dobbiamo raccogliere tutti i dati, lespiegazioni, i commenti che ci aiuta-no a capire il senso di ciò che stia-mo per far entrare nella nostra ani-ma. Per capire cosa significano leparole che Dio usa nella sua Bibbia,in quel passo. Dico sempre che laLectio inizia nello studio. Non perfare nostra la Parola, non per farledire ciò che noi vogliamo ma pro-prio, al contrario, per capire cosa si-gnificano le parole che leggiamo,che preghiamo, alle quali diamo im-portanza per il giudizio e le decisio-ni. Il vedere la situazione, il compe-netrarsi nella storia, il cogliere lesfumature delle parole, il coglierneil significato intimo è conseguenzadel conoscere. Le note della Bibbia,le introduzioni ai libri, un buon com-mentario ci danno le “istruzioni perl’uso”.

La statio

Ci insegnano i monaci, anche nel-l’architettura dei monasteri, che pri-ma di entrare nella preghiera - inogni preghiera perché la Lectio è unaforma di preghiera - occorre calmar-si, lasciar cadere ansia e preoccupa-zioni, uscire da se stessi per compie-re il pellegrinaggio in Dio. Per que-sto esistono i chiostri. Prima di entra-re in Chiesa a pregare, i monaci pas-seggiano nel chiostro, entrano nel si-lenzio, lasciano le preoccupazioni edi pensieri del lavoro svolto fino aquel momento per lasciar entrareDio e per entrare in Dio.

La Lectio Divina

Dopo aver raccolto nella letturadelle note, delle introduzioni, deicommenti, nella lettura dei passi pa-ralleli il materiale per comprendereil significato delle parole che Dio cirivolge e che leggiamo; dopo esser-ci fermati per un poco a fare la sta-tio, entriamo nella preghiera dellaLectio vera e propria. Invochiamo loSpirito Santo che ha scritto, ispirato

quelle parole, perché ci illumini nel-la comprensione di quello che Luivuole dire a noi attraverso quellalettura, quell’ascolto. Di tutte leinformazioni raccolte, dei significatiche possono avere OGGETTIVA-MENTE quelle parole lasciamo chealcune, o solo una, risuonino nelnostro cuore e lasciamo cantare loSpirito. Ascoltiamo in silenzio. Qua-si danziamo al suono dell’arpa delloSpirito. Facciamo danzare la nostravita, la nostra situazione esistenzia-le. Lasciamoci illuminare dalla luce,dal canto, dalla Parola che in questomomento viene ridetta, dopo mi-gliaia di anni per me, qui e ora. Nonè più una lettura come quella delgiornale, di un libro, ma un vero eproprio pellegrinaggio in Dio, uncamminare nello Spirito. Non sonoio che possiedo le parole che mivengono dette ma io che mi lasciopossedere, impregnare dalla Parola.E’ l’aggettivo Divina che caratterizzail mio leggere. La Parola che mi stasotto gli occhi, che colpisce l’orec-chio del mio cuore, che con la miaintelligenza e cultura posso com-

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“La Tua Parola m’incanta”

Dopo aver letto la Parola,

occorre fare la «compositio loci»,

cioè vedere con gli occhi del cuoreGesù che parla

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PER RIFLETTERE

prendere, viene direttamente detta ame da Dio stesso. E’ la lettura di pa-role divine. Anche la posizione delmio corpo deve significare la com-prensione del momento di preghie-ra che sto vivendo. Santa Teresa d’A-vila ci insegna che il corpo deve sta-re in una posizione comoda perchéio non venga distratto dal disagio,dalla scomodità, dal malessere dellaposizione ma non deve neppure es-sere una posizione che facilita ilsonno, la rilassatezza. Seduto, in gi-nocchio, su una sedia, su una pan-ca, su un sgabello di quelli che per-mettono di stare in ginocchio e alcontempo quasi seduti, l’importanteè che sia al tempo stesso comodo,vigile, e che la posizione del corpomanifesti la mia coscienza di esseredi fronte a Dio.

Le “operazioni”

Ci sono molti testi sui momentidella Lectio e qui mi limito a metterein successione solo i vari nomi:

Statio: fermarsi per entrare nelclima dell’ascolto, della preghiera;

Lectio: leggere con calma, profon-damente coscienti che è Dio che ciparla;

Meditatio: lasciare che alcune pa-role o una sola di quelle lette illumi-nino la mia vita;

Ruminatio: tempo nel quale ri-penso alle parole che mi hanno col-pito. Questo tempo si può svolgereanche durante il lavoro o le altre atti-vità della giornata. La Parola diventacome una giaculatoria che io mi ri-peto spesso;

Collatio: se vivo in comunità, ocon mia moglie in famiglia, metto incomune quello che ho meditato;

Oratio: alla fine faccio diventareparole di una preghiera personale laParola che mi è stata detta, quelloche ho pensato, quello che ho deci-so. Preghiera di lode perché Dio miparla, richiesta di perdono perché hoscoperto la mia infedeltà, intercessio-ne, invocazione;

Actio: in base a quanto ascoltato,meditato, pregato, confrontato, pren-do una decisione che sia verificabile.Un modo di agire che devo converti-re e che vedo cambiato in me (solo

nel vedere il cambiamento, la con-versione, posso dire di aver fatto be-ne la Lectio).

Ogni preghiera deve diventare azione, cioè modo di essere

Finisco questa mia breve riflessio-ne richiamando ad un fatto essenzia-le: ogni preghiera finisce con una de-cisione di conversione. Nella Lectioho incontrato una Parola, quella chemi viene detta da Dio stesso per illu-minare e dirigere i miei passi, la miavita, il mio modo di agire. Ogni Lec-tio deve allora concludersi con unadecisione che riguarda un aspettoconcreto del mio agire, del mio mo-do di pensare. Ogni Lectio mi deveimpregnare di Dio, del suo modo diagire, di essere, di pensare. Alla finedi ogni Lectio devo diventare piùsanto perché Dio è santo, ed è di Luiche mi sono riempito. La conclusio-ne della mia Lectio non avviene nelmomento della preghiera, con l’A-men della preghiera finale ma conti-nua nella mia azione fuori dalla Chie-sa o dalla stanza. L’Amen della miapreghiera è nella voce dei fratelli chevedono il mio cammino, il mio cam-biamento, la mia conversione, il miofarmi giorno per giorno più simile aDio. Giorno per giorno perché laLectio è preghiera quotidiana e nonsettimanale o peggio ancora periodi-ca. Come ogni giorno ho bisogno diaria, acqua, sangue che circola nellemie vene, ossigeno che dona vita almio respiro, così è della sua Parola.

* monaco eremita diocesano

Padre Valter Maria Arrigoni è autoredi due testi nel settore della spiritualità.“Essere preghiera” vedrà tra poco la ter-za ristampa, mentre è in uscita “Essereamici di Gesù” (Edizioni di Padre Pio)che offre una rilettura del “Padre no-stro” e delle “Beatitudini” alla luce dellatradizione ebraica: Gesù era ebreo, par-lava aramaico e pensava da ebreo.

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La Parola di DioNella Costituzione dogmatica del

Concilio Vaticano II Dei Verbum silegge: “La Chiesa ha sempre veneratole divine Scritture come ha fatto per ilCorpo stesso di Cristo, non mancan-do mai, soprattutto nella sacra litur-gia, di nutrirsi del pane di vita dallamensa sia della parola di Dio che delCorpo di Cristo, e di porgerlo ai fede-li. Insieme con la sacra Tradizione,ha sempre considerato e considera ledivine Scritture come la regola supre-ma della propria fede; esse infatti,ispirate come sono da Dio e redatteuna volta per sempre, comunicanoimmutabilmente la parola di Diostesso e fanno risuonare nelle paroledei profeti e degli apostoli la voce del-lo Spirito Santo. È necessario dunqueche la predicazione ecclesiastica, co-me la stessa religione cristiana, sianutrita e regolata dalla sacra Scrittu-ra”. Benedetto XVI sottolinea spessola necessità per ogni cristiano di ave-re “come bussola” la Parola di Dio, iltesoro prezioso che nella Chiesa vienetrasmesso. Proprio durante il pontifi-cato di Benedetto XVI, nell’ottobredel 2008, si è svolta una assembleadel Sinodo dei Vescovi che ha avutocome tema “La parola di Dio nella vi-ta e nella missione della Chiesa”.Proprio in quella occasione, com-mentando il Salmo 118, che è pro-prio un salmo sulla Parola, il Papa

indicava nella Parola di Dio l’unicovero e solido fondamento per la vita.

La solidità della Parola. Essa èsolida, è la vera realtà sulla quale ba-sare la propria vita. Ricordiamocidella parola di Gesù che continuaquesta parola del Salmo: «Cieli e ter-ra passeranno, la mia parola nonpasserà mai». Umanamente parlando,la parola, la nostra parola umana, è

quasi un niente nella realtà, un alito.Appena pronunciata, scompare.Sembra essere niente. Ma già la pa-rola umana ha un forza incredibile.Sono le parole che creano poi la sto-ria, sono le parole che danno formaai pensieri, i pensieri dai quali vienela parola. È la parola che forma lastoria, la realtà. Ancor più la Paroladi Dio è il fondamento di tutto, è la

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“La Tua Parola m’incanta”

NELLA VITA DELLA CHIESA> Davide Maloberti

IL MAGISTERO DEL PAPA

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PER RIFLETTERE

vera realtà. E per essere realisti, dob-biamo proprio contare su questarealtà. Dobbiamo cambiare la nostraidea che la materia, le cose solide, datoccare, sarebbero la realtà più soli-da, più sicura. (Meditazione, 6 otto-bre 2008)

Nelle parole della Scrittura è cela-ta la Parola che si è fatta carne, Cri-sto stesso.

La scala verso Cristo. La paroladi Dio è come una scala sulla qualepossiamo salire e, con Cristo, anchescendere nella profondità del suoamore. È una scala per arrivare allaParola nelle parole. «Io sono tuo». Laparola ha un volto, è persona, Cristo.Prima che noi possiamo dire «Io sonotuo», Egli ci ha già detto «Io sonotuo». La Lettera agli Ebrei, citando ilSalmo 39, dice: «Un corpo invece mihai preparato... Allora ho detto: Ec-co, io vengo». Il Signore si è fattopreparare un corpo per venire. Conla sua incarnazione ha detto: io sonotuo. E nel Battesimo ha detto a me:io sono tuo. Nella sacra Eucaristia lodice sempre di nuovo: io sono tuo,perché noi possiamo rispondere: Si-gnore, io sono tuo. Nel camminodella Parola, entrando nel mistero

della sua incarnazione, del suo esse-re con noi, vogliamo appropriarcidel suo essere, vogliamo espropriar-ci della nostra esistenza, dandoci aLui che si è dato a noi. (idem)

Cristo vive dunque nelle SacreScritture.

Cristo vivo. La Chiesa sa beneche Cristo vive nelle Sacre Scritture.Proprio per questo essa ha sempretributato alle Divine Scritture una ve-nerazione simile a quella riservataper il Corpo stesso del Signore. Pro-prio in considerazione di questo,giustamente asseriva san Girolamoche l’ignoranza delle Scritture è igno-ranza di Cristo. Chiesa e Parola diDio sono tra loro inscindibilmentelegate. La Chiesa vive della Parola diDio e la Parola di Dio risuona nellaChiesa, nel suo insegnamento e intutta la sua vita. (Discorso, 16 set-tembre 2005)

È quindi nella Chiesa che la Pa-rola di Dio risuona: è nella liturgiavissuta dalla comunità cristiana chela Scrittura prende vita.

La liturgia. Il luogo privilegiatoin cui risuona la Parola di Dio, che

edifica la Chiesa è senza dubbio la li-turgia. In essa appare che la Bibbia èil libro di un popolo e per un popo-lo; un’eredità, un testamento conse-gnato a lettori, perché attualizzinonella loro vita la storia di salvezza te-stimoniata nello scritto. Vi è pertantoun rapporto di reciproca vitale ap-partenenza tra popolo e Libro: laBibbia rimane un Libro vivo con ilpopolo, suo soggetto, che lo legge; ilpopolo non sussiste senza il Libro,perché in esso trova la sua ragiond’essere, la sua vocazione, la suaidentità. Questa mutua appartenenzafra popolo e Sacra Scrittura è cele-brata in ogni assemblea liturgica, laquale, grazie allo Spirito Santo, ascol-ta Cristo, poiché è Lui che parlaquando nella Chiesa si legge la Scrit-tura e si accoglie l’alleanza che Diorinnova con il suo popolo. Scrittura eliturgia convergono, dunque, nell’u-nico fine di portare il popolo al dia-logo con il Signore e all’obbedienzaalla volontà del Signore. (Omelia, 26ottobre 2008)

In questo senso è nell’ascolto dellaParola il punto di partenza del cam-mino dell’ecumenismo verso l’unità.

Il cammino dell’unità. L’ascoltodella parola di Dio è prioritario per ilnostro impegno ecumenico. Non sia-mo infatti noi a fare o ad organizzarel’unità della Chiesa. La Chiesanon fa se stessa e non vive di se stes-sa, ma della parola creatrice che vie-ne dalla bocca di Dio. Ascoltare in-sieme la parola di Dio; praticare la

Il luogo privilegiato in cui risuona

la Parola di Dio che edifica la Chiesa

è senza dubbio la liturgia

Una celebrazione presieduta da Papa Benedetto XVI nella basilica di San Pietro.

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lectio divina della Bibbia, cioè la let-tura legata alla preghiera; lasciarsisorprendere dalla novità, che mai in-vecchia e mai si esaurisce, della pa-rola di Dio; superare la nostra sorditàper quelle parole che non si accor-dano con i nostri pregiudizi e le no-stre opinioni; ascoltare e studiare,nella comunione dei credenti di tuttii tempi; tutto ciò costituisce un cam-mino da percorrere per raggiungerel’unità nella fede, come risposta all’a-scolto della Parola. (Omelia, 25 gen-naio 2007)

La riscoperta della importanzadelle Scritture promossa dal ConcilioVaticano II è stata uno dei fonda-menti del rinnovamento della vitadella Chiesa.

Un farmaco contro l’invec-chiamento. Siamo grati a Dio chein questi ultimi tempi, grazie ancheall’impulso impresso dalla Costitu-zione dogmatica Dei Verbum, è sta-ta più profondamente rivalutata l’im-portanza fondamentale della Paroladi Dio. È derivato da ciò un rinnova-mento nella vita della Chiesa, so-prattutto nella predicazione, nellacatechesi, nella teologia, nella spiri-tualità e nello stesso cammino ecu-menico. La Chiesa deve sempre rin-novarsi e ringiovanire e la Parola diDio, che non invecchia mai né maisi esaurisce, è mezzo privilegiato atale scopo. È infatti la Parola di Dioche, per il tramite dello Spirito San-to, ci guida sempre di nuovo alla ve-rità tutta intera. (Discorso, 16 settem-bre 2007)

Per questo, ai giovani che cerca-no il cammino della verità, Benedet-to XVI ha indicato la Parola di Diocome lampada per i passi da compie-re nella vita.

Ai giovani. Gli Apostoli hannoaccolto la parola di salvezza e l’han-no tramandata ai loro successori co-me un gioiello prezioso custodito nelsicuro scrigno della Chiesa: senza laChiesa questa perla rischia di perder-si o di frantumarsi. Cari giovani, ama-te la parola di Dio e amate la Chiesa,che vi permette di accedere a un te-soro di così alto valore introducendo-vi ad apprezzarne la ricchezza. Ama-te e seguite la Chiesa, che ha ricevu-to dal suo Fondatore la missione diindicare agli uomini il cammino dellavera felicità. Non è facile riconoscereed incontrare l’autentica felicità nelmondo in cui viviamo, in cui l’uomoè spesso ostaggio di correnti di pen-siero, che lo conducono, pur creden-dosi “libero”, a perdersi negli errori onelle illusioni di ideologie aberranti.È urgente “liberare la libertà”, rischia-rare l’oscurità in cui l’umanità stabrancolando. Gesù ha indicato comeciò possa avvenire: “Se rimanete fe-deli alla mia parola, sarete davveromiei discepoli; conoscerete la verità e

la verità vi farà liberi”. Il Verbo incar-nato, Parola di Verità, ci rende liberi edirige la nostra libertà verso il bene.(9 aprile 2006, Messaggio ai giovani)

Anche nei momenti più difficili ciè data una lampada che rischiara inostri passi.

Lampada che illumina. Carigiovani, meditate spesso la parola diDio, e lasciate che lo Spirito Santo siail vostro maestro. Scoprirete allorache i pensieri di Dio non sono quel-li degli uomini; sarete portati a con-templare il vero Dio e a leggere gliavvenimenti della storia con i suoiocchi; gusterete in pienezza la gioiache nasce dalla verità. Sul camminodella vita, non facile né privo di insi-die, potrete incontrare difficoltà esofferenze e a volte sarete tentati diesclamare con il Salmista: “Sono stan-co di soffrire”. Non dimenticate diaggiungere insieme con lui: “Signo-re, dammi vita secondo la tua paro-la... La mia vita è sempre in pericolo,ma non dimentico la tua legge”. Lapresenza amorevole di Dio, attraver-so la sua parola, è lampada che dis-sipa le tenebre della paura e rischia-ra il cammino anche nei momentipiù difficili. (idem)

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“La Tua Parola m’incanta”

Gli Apostoli hanno accolto

la parola di salvezza e l’hanno tramandata

come un gioielloprezioso

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Dio disse: «Sia la luce!». E la lucefu (Gn 1, 3). Se ci soffermiamo anchesolo per un attimo su queste pocheparole non possiamo non accorgercidell’eccezionale potenza della Paroladi Dio a cui sono sufficienti pochesillabe per creare dal nulla una cosastraordinaria e vitale come le luce.

Del resto in Comunità sappiamobene come anche per noi è accadutauna cosa simile; Dio disse: «Con Ge-sù, su Gesù costruisci!» E la Comunitàfu.

Noi stessi, come persone, se esi-stiamo alla vita è perché la sua Parolaci ha creati e se esistiamo alla vitaeterna è perché una sua Parola ci haraggiunto un giorno e ha trasformatola nostra esistenza in eternità.

È dunque impossibile non ricono-scere questa potenza creatrice alla Pa-rola di Dio; è Gesù, infatti, Verbo eter-no del Padre, che è per noi Via, Veritàe Vita.

In realtà tutti noi sappiamo anchemolto bene come tale potenza creatri-ce sia limitata, per così dire, dalla no-stra umanità. Per lo stesso Dio i pro-blemi sono cominciati dopo la crea-zione dell’uomo. Fino ad allora il crea-to obbediva a lui; a disobbedire, ov-vero a disattendere la sua Parola, èstato proprio l’uomo. Nella sua sceltadi creare l’uomo a sua immagine, Dio,per così dire, si è complicato la vita

scegliendo di sottostare al libero arbi-trio della sua creatura.

Quale straordinario dono di gra-zia: pur dipendendo noi in tutto eper tutto da Dio, per sua volontà luistesso si rende “limitato” dalla nostravolontà! E quale grande responsabi-lità!

Qual è infatti il pericolo? Qui nonfa certo difetto una diminuita efficaciadella sua Parola, bensì ciò che difettaè la nostra capacità di lasciarci pla-smare da essa. Noi, che per grazia inogni nostro incontro “mastichiamo”Parola di Dio, possiamo correre il se-

rio rischio di non “lasciarci masticare”da essa come lui vorrebbe.

Allora, le tante occasioni che ab-biamo ogni giorno nella preghierapersonale e nei momenti comunitari,rischiano di essere vissuti in manieranon consapevole della potenza crea-trice e vitale che la Parola in realtà hae continuerà ad avere sempre. OgniParola letta, così come tutto il cammi-no che oramai da anni contraddistin-gue il nostro crescere e crescere insie-me – cammino che è già di per sé unaprofezia per noi e impregnato essostesso di Parola di Dio –, rischiano di

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PER RIFLETTERE

MICHELANGELO BUONARROTI, “La separazione della luce e delle tenebre” (Cappella Sistina)

Venite e Vedrete 100 - II - 09

Dio disse:“Sia la luce!”E LA LUCE FU

> Luigi Montesi*

IL CAMMINO DELLA COMUNITÀ E LA PAROLA DI DIO

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passare come sovrabbondanza di gra-zia alla quale noi possiamo attingere,ma che spesso, forse, non sappiamosfruttare appieno perché superficial-mente distratti. È come se andassimoad attingere acqua ad un’immensasorgente, ben più grande delle piùgrandi cascate della terra, con un di-tale.

Anche gli antichi padri conosceva-no bene questa pericolosa limitatezzadell’uomo, tanto che dicevano: “I pro-feti hanno scritto i libri, sono venuti inostri padri e li hanno messi in opera,quelli dopo di loro li hanno imparatia memoria, ma è venuta questa gene-razione, li ha copiati e li ha posti ne-gli scaffali”. E di Abba Pambo si rac-conta che andò a trovare un anzianoe lo supplicò di insegnargli la Paroladi Dio; come ebbe udito il primo ver-setto del Salmo 39: «Ho detto: Veglieròsulla mia condotta per non peccarecon la mia lingua», non volle sentirealtro e disse: «Questo solo versetto miè sufficiente se ho la forza di impara-re a metterlo in pratica»; e quando do-po lungo tempo ricomparve davantiall’anziano che lo rimproverava dinon essersi più fatto vedere, rispose:«Non ho ancora imparato a mettere inpratica il primo versetto».

Questa radicalità aiuti a trovare unequilibrio maggiore a noi che, pergrazia, ci è dato di accostarci così tan-to ordinariamente a tanta abbondanzadi Parola di Dio.

Non si tratta infatti di “diminuire”la Parola letta, bensì di “sfruttarla” al

meglio (mi si passi il termine) permetterla a frutto; “dai loro frutti”, in-fatti, “li riconoscerete” (Mt 7,16) ci ri-corda il Signore.

Non si tratta di diminuire la Paro-la, bensì di crescere nella responsabi-lità di renderla operosa dentro di noi;«guai all’uomo», diceva un anzianomonaco, «il cui nome è più grandedella sua opera».

E ancora, non si tratta di diminui-re la Parola, bensì di crescere nellagratitudine a Dio di un dono che lui ciha voluto elargire e che certo – lo ab-biamo già detto – dobbiamo far frutti-ficare, ma che anzitutto è dono e co-me tale va accolto con riconoscenza erendimento di grazie.

Dio aveva già stabilito per noi talesovrabbondanza di grazia; egli, percosì dire, già sapeva che noi saremmoandati con un ditale a dissetarci allacopiosa abbondanza della sua Parola;ed anche se spera che quel ditale di-venti prima bicchiere e poi semprepiù un capace recipiente, ciò non si-gnifica che lui voglia diminuire la ric-chezza della sua grazia.

La parabola del seminatore ce loinsegna: l’abbondanza della Parola diDio seminata e, apparentemente,quasi “sprecata” è grande, tanto dasapere in partenza che una parte co-

spicua non porterà frutto perché ru-bata dal maligno o seccata dalla no-stra incapacità di farla radicare in noio, ancora, soffocata dalle spine. Tut-tavia al Signore basta quel poco semecaduto sulla terra buona capace, dasolo, di fruttificare così abbondante-mente da compensare ciò che è an-dato perduto.

Nei detti dei padri del deserto siracconta di un fratello che, per vede-re se un giovane monaco avevaascoltato con attenzione l’omelia del-l’abba, si avvicinò a lui mentre eraintento a pulire dell’insalata e glichiese: «Mi sapresti dire che cosa hadetto l’anziano nell’omelia di questamattina?». «Non lo ricordo più» con-fessò il giovane. «Allora», riprese l’al-tro, «perché ascolti l’omelia se poinon la ricordi?». «Vedi, fratello», disseil giovane, «l’acqua che lava la miainsalata, passa quasi con spreco so-pra di essa e, tuttavia, non resta nelpaniere; eppure la mia insalata ècompletamente pulita. Così speroche abbia fatto l’omelia dell’abba:anche se non è restata nel panieredella mia mente, ho fiducia che ab-bia pulito la mia anima».

* Anziano della Fraternità di Cortona

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“La Tua Parola m’incanta”

«L’omelia dell’Abba,anche se non è

restata nel panieredella mia mente,

ho fiducia che abbiapulito la mia anima»

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La missione del profetaesperienza più forteche lo Spirito Santo hadonato al Rinnova-mento ed in esso allaComunità Magnificat

è stata certamente scoprire la vitalitàe l’efficacia della Parola di Dio che tiraggiunge nel profondo, ti interpella eti provoca attraverso il dono dellaprofezia.

Il tesoro che Dio mette a disposi-zione di ognuno attraverso un corpoche prega si sviluppa e matura nellavita comunitaria, nella somma delleesperienze e nella condivisione.

Il carisma della profezia è certa-mente uno dei carismi più grandi, maanche delicati, su cui discernere perpoterlo esercitare con spontaneità maanche con sano discernimento.

A questo proposito ci sembra signi-ficativo riproporvi un articolo sull’ar-gomento che fu pubblicato nel nume-ro 13 di questa stessa rivista, ad operadi due nostre sorelle anziane di Co-munità. Gli anni trascorsi non nehanno indebolito l’attualità, né tanto-meno l’efficacia.

I profeti. Le sentinelle di Dio

di Susanna Bettelli e Agnese Mezzetti

“Ma Mosè rispose: ‘Fossero tuttiprofeti nel popolo del Signore e voles-

se il Signore dare loro il suo Spirito!’”(Nm. 11,29).

“Aspirate pure ai doni dello Spiri-to, soprattutto alla profezia... chi pro-fetizza parla agli uomini per loro

edificazione, esortazione e conforto”(1Cor. 14,1-5).

Queste parole pronunciate daMosè e da San Paolo ci dicono chia-ramente quanto sia importante il ca-risma della profezia.

Attraverso i profeti dell’Antico Te-stamento Dio ha rivelato se stesso, ilsuo amore e il suo progetto sul suopopolo; lo ha ammaestrato e conti-nuamente richiamato alla fedeltà alpatto di alleanza che aveva strettocon lui. Ha annunciato il Salvatore ene ha preparato e mantenuto l’attesa.

Il profeta è costituito per vocazio-ne e non può sottrarsi al compito diparlare per conto di Dio perché tutta

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FORMAZIONE

NELLA CHIESA E NEL MONDO

> di Susanna Bettelli e Agnese Mezzetti - a cura di Francesca Tura Menghini

Dio ha semprerichiamato

il suo popolo alla fedeltà al patto

di alleanza cheaveva stretto con lui

Venite e Vedrete 100 - II - 09

L’

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la sua persona è dominata dalla po-tenza di Dio. Amos domanda: “Il Si-gnore Dio ha parlato: chi può nonprofetare?” (Am. 3,8b) e Geremia di-chiara: “Mi hai sedotto, Signore, e iomi sono lasciato sedurre, mi hai fattoforza e hai prevalso” (Ger. 20,7a).

La missione del profeta è quelladi manifestare lo sguardo di Dio sul-la sua creatura nella realtà del mo-mento presente. Il messaggio che an-nuncia contiene il giudizio di Dio ela salvezza. Per questo il profeta ècostituito “sentinella”, come è detto aEzechiele: “Figlio dell’uomo, ti ho po-sto per sentinella alla casa d’Israele.Quando sentirai dalla mia boccauna parola, tu dovrai avvertirli daparte mia” (Ez. 3,16b-17).

Per mezzo del profeta Dio guida,istruisce, rimprovera, corregge, inco-raggia e consola il suo popolo.

Con la venuta di Gesù - il Profetaper eccellenza - non è cessata la pro-fezia, ma si è estesa ad ogni battez-zato come partecipe della missionedi Cristo. Se però con il Battesimotutti partecipiamo del ministero pro-fetico di Gesù, è pur vero che nontutti lo possiamo fare in ugualmisura.

Tale diversità evidenzia il ca-risma della profezia.

Questo dono dello SpiritoSanto è manifestazione, ad untempo, della potenza e dell’a-more di Dio. Infatti, quando inassemblea di preghiera Dio dia-loga con il suo popolo si servedel “profeta” e del carisma dellaprofezia.

Il profeta è colui che postosiin ascolto di Dio, pronuncia perconto di Lui le parole che Diovuole rivolgere ai singoli e al-l’assemblea tutta.

Queste parole possono esse-re “nuove” o la stessa parola del-la Sacra Scrittura, ma vengonopronunciate nello Spirito Santoche svolge un’azione di graziaper cui, anche se sono già cono-

sciute, producono un effetto efficacenel cuore di colui o coloro a cui sonodirette. Anche le parole che il profetapuò sentire nascere dentro di sé inmodo spontaneo, “nuove”, sono ade-renti, nel loro significato, alla SacraScrittura. Quindi li profeta non potràmai pronunciare una profezia che siain contrasto con la Sacra Scrittura el’insegnamento della Chiesa.

Precisato ciò, riconosciamo facil-mente il valore di tale carisma cheSan Paolo non esita a privilegiare frai doni dello Spirito. “Aspirate pureanche ai doni dello Spirito, soprattut-to alla profezia” (1Cor 14,1).

È buona cosa accogliere nel no-

stro cuore questo invito del grandeapostolo Paolo, ma senza separarlodal contesto di tutto il suo insegna-mento. Consideriamo perciò attenta-mente l’esortazione alla santità verache è rivolta ad ogni cristiano, tantopiù a colui che proferisce parole anome di Dio.

Il profeta che vuole esercitare ilsuo ministero, si deve impegnare se-riamente con Dio.

“Mi metterò di sentinella, in piedisulla fortezza, a spiare, per vedereche cosa mi dirà, che cosa rispon-derà ai miei lamenti” (Ab. 2,1).

Il profeta è la sentinella del po-polo di Dio e come tale sta “in pie-di”; vigila su se stesso per non cade-re nel torpore del sonno.

Tale vigilanza deve continuamen-te purificarlo dai suoi peccati e pro-durre un serio e costante cammino diconversione.

Il profeta ha una particolare capa-cità di penetrare i fatti e gli avveni-menti con lo sguardo di Dio e vigilaper saper cogliere le indicazioni diDio. Attraverso questo carisma Dioconduce la Comunità verso la realiz-

zazione del suo piano, annullan-do gli eventuali progetti umani.

La vigilanza del profeta comesentinella permette anche discorgere le insidie e gli attacchidel nemico dai quali, individual-mente e comunitariamente, ci sipotrà e dovrà difendere.

La funzione del profeta èquindi necessaria per procederenella realizzazione del piano diDio e, al tempo stesso, per met-terci al riparo dal nemico.

“Per vedere che cosa rispon-derà ai miei lamenti” (Ab. 2,1b).

Il profeta è l’uomo dei lamen-ti con Dio. È, dunque, un uomodi preghiera. La sua preghierapresenta a Dio le necessità delsuo popolo. È per eccellenza unintercessore, che dopo aver sup-plicato sta in ascolto per sentirela risposta del Signore.

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“La Tua Parola m’incanta”

La missione del profeta è quella

di manifestare lo sguardo

di Dio sulla suacreatura

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Un anno giubilareduemila anni dalla na-scita di san Paolo, cosaha da dire a noi l’“Apo-stolo delle genti”? Per

rispondere a questa domanda, e perriscoprire questa “colonna dellaChiesa”, il Santo Padre ha voluto in-dire, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno2009, un “anno paolino”, uno specia-le tempo di grazia (un giubileo) nelbimillenario della nascita di Paolo diTarso. Un anno in cui la Chiesa si èchiesta «chi è Paolo – ha detto Bene-detto XVI all’apertura dell’anno –,che cosa dice a me», a noi tutti cheviviamo in questo tempo.

Sono state molte le iniziative a li-vello internazionale e locale organiz-zate in questo anno di grazia: incon-tri, seminari di studio sugli scritti dicolui che è ritenuto il “teorico” del-l’esperienza cristiana, colloqui conaltre comunità cristiane (l’aspetto“ecumenico” dell’anno paolino è sta-to spesso sottolineato dal Papa); masoprattutto pellegrinaggi sulle ormedi san Paolo e – qui in Italia – ai luo-ghi del martirio e della memoria aRoma.

All’inizio di questo anno il Papaha chiesto l’aiuto di Paolo affinché icristiani possano progredire nel cam-mino e trovare, così, anche oggi «te-stimoni della risurrezione… capaci diportare la luce del Vangelo nel no-stro tempo». Per chiedere per i mem-

bri della Comunità Magnificat questaparticolare grazia, sono state orga-nizzate due particolari iniziative – si-mili nei contenuti, distinte nei tempi– che in queste pagine vogliamo rac-contare.

Una prima iniziativa è stata orga-nizzata dalla Zona di Perugia, il 5febbraio 2009, per le sei Fraternità.Circa duecento persone sono giuntea Roma, per un’esperienza spirituale

sul luogo del martirio e alla tombadell’Apostolo. Altro momento è statoquello organizzato dalla stessa Fra-ternità di Roma – che ha coinvoltoanche le Fraternità di Foggia, Salernoe Cassano Ionio – il 20 giugno, la set-timana prima della chiusura dell’an-no giubilare. Oltre un centinaio dipersone si sono messe in ascolto del-l’esperienza di san Paolo alle TreFontane e a San Paolo fuori le Mura.

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IN CAMMINO CON LA CHIESA

SULLE ORME DI SAN PAOLO

> a cura di Francesca Acito

Venite e Vedrete 100 - II - 09

La basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma.

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LLEE TTEESSTTIIMMOONNIIAANNZZEE

A Roma sulle orme dell’Apostolo

Era un giorno come tanti altri, manon per la Comunità Magnificat dellazona di Perugia.

Partivamo tutti alla volta dellagrande città non per un viaggio turi-stico, ma per seguire le orme dell’A-postolo delle genti, per ripercorrerecon san Paolo i luoghi della predica-zione e del martirio.

Avevamo la guida spirituale didon Nazzareno Marconi, don LivioTacchini e don Luca Bartoccini.

Arrivati a Roma ci siamo direttiall’Abbazia delle Tre Fontane; entra-ti nel complesso abbaziale, oltrepas-sate le mura per l’arco di Carlo Ma-gno siamo entrati nel silenzio dell’a-scolto per accogliere nel cuore laparola.

Entrati nella imponente abbaziafortificata abbiamo sostato nella

Chiesa dei santi Anastasio e Vincen-zo dove don Nazzareno ci ha ripor-tato al cuore della predicazione pao-lina, siamo stati assorbiti nella suaprigionia, che anziché legare il suospirito e la sua parola ha proiettatosui pagani la luce del messaggio diCristo e la forza della sua grazia.

Anche su di noi, pur nella pe-nombra della grande navata, questaluce si è diffusa, nella commozionedi vivere una realtà non legata al ri-cordo di un tempo passato, ma pre-sente e viva nella vitalità della Chie-

sa. Mentre il nostro canto di lode sa-liva, il nostro cuore vibrava di com-mozione implorando da Dio la suaforza e determinazione per diventaretestimoni autentici con l’intercessio-ne del martire Paolo: gli occhi lucididi ognuno ne rendevano testimo-nianza.

Usciti nel portico imponente donLivio ci ha preparato ad entrare nellaChiesa della decapitazione di S. Pao-lo dove secondo la tradizione cristia-na la testa del santo, rotolando trevolte sul terreno, fece scaturire le trefontane dette delle Acque Salvie.

Ciò che la tradizione trasmette eciò che l’archeologia può testimonia-re diventano spesso una prova fortealla fede dei credenti quando la se-conda conferma la prima.

Gli anonimi atti greci dati in lucedal Tischendorff narrano che sanPaolo fu decapitato ad Aquas salviassotto un pino, ora uno scavo fattodai padri trappisti, ordine cistercensecui è affidata l’abbazia, ha rinvenuto

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“La Tua Parola m’incanta”

Il nostro cuorevibrava

di commozioneimplorando da Dio la sua forza per

diventare testimoni

L'adorazione eucaristica dei pellegrini del 20 giugno alle Tre Fontane, luogo del martirio di san Paolo.

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a grande profondità del suolo ungrande ripostiglio di monete antichedell’età di Nerone (sotto il quale av-venne il martirio di san Paolo) non-ché frutti di pino (cioè pigne) chel’azione del tempo aveva quasi fossi-lizzato.

Ci sentivamo, credo, come Mosèdavanti al roveto ardente, non ci sia-mo potuti togliere i sandali, poichémeteorologicamente pioveva, ma nelnostro cuore splendeva il sole.

Davanti a Gesù Eucaristia espostonel Santissimo sacramento abbiamosostato a lungo in preghiera, sotto laguida di don Luca e di don Livio, checi ha lasciato copia di una lettera diPaolo come rivolta a ciascuno di noiperché potessimo far tesoro della suaparola ed imprimerla nel cuore informa indelebile.

Trascrivo solo l’ultimo periodoche ci ricollega fortemente al luogoche abbiamo visitato: “Quanto a me,il mio sangue sta per essere versato inlibagione ed è giunto il momento disciogliere le vele. Ho combattuto labuona battaglia, ho terminato la miacorsa, ho conservato la fede. Ora miresta solo la corona di giustizia che ilSignore, giusto giudice, mi conse-gnerà in quel giorno e non solo a me,ma anche a tutti coloro che attendonocon amore la sua manifestazione”.

Potrò anch’io dire lo stesso alla fi-ne dei miei giorni? Dio lo voglia!

Dopo un pranzo al sacco consu-mato fraternamente insieme ci siamospostati alla basilica di S. Paolo fuorile Mura, dove abbiamo ascoltato unesperto che ce ne ha tracciato la sto-ria.

Nella basilica imponente davantiall’abside sorge il Ciborio e davanti aquesto su un livello più basso la tom-ba di san Paolo, dove secondo la tra-dizione Timoteo face seppellire lespoglie del maestro decapitato pocolontano, appunto alle Tre Fontane.

Scendendo singolarmente ci sia-mo inginocchiati per chiedere al San-to un po’ della sua forza e del suo

coraggio insieme ad una benedizio-ne e rafforzamento della nostra fede.

La liturgia Eucaristica è stato il de-gno coronamento di questo nostropellegrinaggio e io porto stampatonel cuore un passaggio dell’omelia didon Livio.

“San Paolo, ha rinunciato allapropria libertà per farsi servo, anzischiavo di Cristo, perché solo cosìsentiva di avere guadagnato libertàautentica e poterla insegnare e tra-smettere anche ad altri”.

Davanti a questa verità, che mipenetra nel profondo, io sento quan-to ancora mi manca per poter viverequesta fase della mia fede e quindipoter sperimentare quell’abbandonototale che ha permesso a san Paolodi fare un dono autentico e definitivodella sua vita con la predicazione, idisagi subiti per essa, l’amore per i“gentili” cui donare l’annuncio di sal-vezza e per i discepoli ed infine ilmartirio.

Francesca Tura Menghini

Le due conversioni di san Paolo

Nella giornata di sabato 20 giu-gno, ad appena nove giorni dallachiusura dell’anno paolino, anche laFraternità di Roma si è fatta pellegri-na sulle orme dell’Apostolo, patronoe custode con Pietro della “città eter-na”. Insieme ai fratelli della Comu-nità provenienti da Pompei, Salernoe Cassano Ionio, e a quelli che inpullman sono arrivati da Foggia, San

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IN CAMMINO CON LA CHIESA

Sopra, alcuni dei pellegrini di Roma all'inizio della giornata. A lato, la tomba dell'apostolo Paolo nella Basilica Fuori le Mura.

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Severo e Campobasso, è stata vissutauna intensa giornata di ascolto e dipreghiera, ma anche di gioiosa fra-ternità. Molti dei partecipanti – an-che romani! – non avevano mai visi-tato la Basilica di San Paolo o l’areadelle Tre Fontane con le sue chiese.Sostare in quei luoghi, guidati dall’in-segnamento di padre Jean-JacquesBoeglin di Roma e di don Valter Arri-goni di Foggia, è stata un’occasionepreziosa per accogliere la grazia del-l’anno giubilare e fare un po’ di espe-rienza di quello stesso Spirito Santoche sconvolse e trasformò la vita diun persecutore di cristiani da farneun audace testimone di Cristo, finoallo spargimento del sangue che ver-sò proprio in quei luoghi sacri.

Sostare davanti alla confessio, latomba dell’Apostolo nella Basilica diSan Paolo fuori le Mura, e pensareche nel corso dei secoli processionidi cristiani si sono mosse verso que-sto luogo per onorare e chiedere

l’intercessione di un tale campionedi santità, è una di quelle esperienzedi Chiesa che superano lo spazio e iltempo e ti fanno sentire davveroparte di un progetto di salvezza cheva al di là delle nostre piccole vite.La lode innalzata a Dio con la cele-brazione dell’Eucaristia presiedutada padre Jean-Jacques è nata spon-tanea!

Il pomeriggio, alle Tre Fontane,don Valter, biblista appassionato del-la Parola di Dio, ci ha aiutato a com-prendere le due conversioni accadu-te a Paolo di Tarso. Tutti conosconola prima, la caduta a terra sulla via diDamasco, ma non sempre ci si sof-ferma su un altro profondo cambia-mento di mentalità (metànoia) acca-duto all’apostolo dopo il discorso al-l’aeropago di Atene.

“Il discorso che Paolo tiene all’A-reopago è un capolavoro di arte reto-rica”, ha detto don Valter, ma “alla fi-ne del discorso, quando arriva al

kerygma, a ciò che più gli stava acuore comunicare agli ateniesi che loascoltavano, la reazione del ‘pubbli-co’ è diversa da quella che si aspetta-va. Non sono più disposti a seguirlonel ragionamento, ad ascoltarlo”. ACorinto, dove Paolo si fermerà per treanni dopo il “fallimento” della predi-cazione di Atene, “la sicurezza cheaveva ad Atene ha lasciato il posto al-la coscienza del proprio limite, al ri-conoscimento che tutto ci viene daDio, anche il successo della predica-zione”. Così, se sulla via di Damascoè avvenuta la “conversione religiosa”di Paolo che ha riconosciuto che Ge-sù è Dio, all’Areopago di Atene, av-viene quella che si potrebbe definirela “conversione umana”, “la conver-sione dell’uomo Paolo”. Solo ora l’a-postolo potrà parlare di Cristo e diCristo crocifisso, della stoltezza dellapredicazione, della debolezza nellaquale si manifesta la forza di Dio!

Francesca Acito

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“La Tua Parola m’incanta”

Il gruppo dei pellegrini di Roma, Pompei, Cassano e San Severo-Foggia.

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VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

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San Barnabaa Comunità Magnificatentra a far parte dellaparrocchia di San Barna-ba nell’ottobre del 1978.

Il parroco don Nello Palloni(1935/ 2008) permise che si iniziasseuna preghiera comunitaria settima-nale ed una catechesi sul Vangelo diMarco tenuta da Tarcisio Mezzetti al-lora membro della Comunità Magni-ficat di Elce.

La catechesi settimanale divenneun punto di riferimento e di forma-zione per tutti i fratelli e le sorelledella Comunità Magnificat, allora di-visa in più comunità parrocchiali coni loro pastorali. Solo con l’eventodella Comunità Una e precisamentel’8 dicembre 1994 nasce la primafraternità di Perugia con l’elezionedi quattro responsabili: due alleatiprovenienti da San Barnaba e due al-leati provenienti da Elce che rimase-

ro in carica fino alla definitiva diffe-renziazione in due fraternità, tuttoraesistenti nella zona di Perugia.

Alla fine del 2007 San Barnabacontava 68 alleati, 21 novizi, 28 di-scepoli e 16 giovani in cammino.Gli alleati sono oggi suddivisi in set-te cenacoli, chiamati rispettivamen-te: cenacolo di San Benedetto da Nor-cia, beata Colomba, Santa VeronicaGiuliani, San Francesco d’Assisi, San-ta Chiara d’Assisi, Santa Rita da Ca-scia, Santa Chiara da Montefalco.

Fu il nostro caro fratello MorenoTini (responsabile dal 2004 al 2007) asuggerire questa denominazione deigruppi di cenacolo perché gli alleatidella comunità potessero disporre diuna protezione speciale dai nostrisanti umbri.

Il nuovo parroco, Don Saulo Sca-rabattoli, ha continuato l’opera di ac-coglienza iniziata dal caro don Nelloe la fraternità può disporre con li-bertà della chiesa, delle sale parroc-chiali e del teatro, per i suoi incontriinterni e per i vari servizi di evange-lizzazione. Infatti, oltre ai ministerizonali della comunità (Liturgia, Di-scepolato, giovani, Noviziato, Ani-mazione del Canto e della Preghiera,ecc.) i membri della fraternità servo-no attivamente nei vari ministeri par-rocchiali.

Il Ministero dell’Intercessionedella fraternità, al quale appartengo-no anche membri della Zona di Pe-rugia, prepara ogni mese una Messad’intercessione per tutti i nostri figli.Sorta come una proposta rivolta es-

A PERUGIA> Marisa Rossi Castellani, Roberta Marcelli, Emanuela Biancalana

Nell’ottobre 1978 il parroco don Nello

permise che si iniziasse la preghieracomunitaria

La facciata della chiesa di San Barnaba a Perugia.

L

CONOSCIAMO LA FRATERNITÀ DI...

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“La Tua Parola m’incanta”

senzialmente ai giovani del Magnifi-cat e della parrocchia di San Barnabaè poi diventata un momento di co-munione che raccoglie genitori eamici da tutta la città di Perugia edintorni.

Questo ministero lavora in strettacollaborazione con il Ministero del-la Consolazione, nato nel 1987 eancora attivo, porta la consolazionedell’Amore fatto Persona agli anziani,ai malati e alle persone sole e de-presse della città, attraverso servizigratuiti di assistenza, conforto e pre-ghiera. I casi vengono spesso segna-lati dal parroco, dalla Caritas e dalCentro Volontari della Sofferenzacon il quale il ministero è in contattoe in collaborazione. Inoltre questidue ministeri sono collegati al Mini-stero della Guarigione che si occu-pa invece, delle sofferenze spiritualidei fratelli, con incontri settimanaliindividuali di ascolto e preghiera.

Alcuni nostri alleati servono nelPastorale Parrocchiale e nelle atti-vità catechistiche per i bambini e peri genitori e i padrini dei battezzandi.

Si è formato quest’anno un nuo-vo Gruppo Giovani/adulti chiama-to TIM e formato da ragazzi e adul-ti insieme (parrocchiani, alleati, di-scepoli e amici della comunità).Aperto a tutti i giovani e non solo aquelli della parrocchia di San Barna-ba, il TIM è collegato alla Compa-gnia Teatrale che offre spettacoli invernacolo di alto livello artistico. IlTeatro dell’Equilibrio dedicato allaMadonna dell’Equilibrio (protettricedella Parrocchia) consta di circa 350posti ed accoglie presentazioni tea-trali di molte compagnie della Re-gione.

La fraternità di San Barnaba sipreoccupa anche di organizzare inparrocchia il Corso di Preparazio-ne al Matrimonio per i fidanzati di

questa Zona Pastorale Diocesana.Un’esperienza di tal genere, realizza-ta non come singoli membri dellafraternità, ma in coppia al proprioconiuge, come sposi della Comu-nità Magnificat, ci sembra aver da-to maggior spessore e risonanza an-che alla nostra specifica chiamata eidentità comunitaria.

La fraternità di San Barnaba dacirca sei anni è impegnata in una pic-cola missione di “preghiera” in unaParrocchia vicina (San Raffaele) e co-pre le ore di adorazione permanente(nei giorni di lunedì e mercoledì) al-la Cappella della Madonna della Lu-ce e a San Manno, interagendo conla fraternità di Elce.

Ringraziamo il Signore per il do-no di questa bella fraternità e chie-diamo preghiere perché la vita di tut-ti noi e il nostro servizio, si purifichi-no sempre più nella volontà di no-stro Signore Gesù Cristo.

La Fraternità di San Barnaba nel giorno dell’Alleanza a Montesilvano nel gennaio scorso.

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Venite e Vedrete 100 - II - 09

La Fraternità Cattolicaell’alveo di quell’ef-fusione di graziache ha dato vita alRinnovamento cari-

smatico e alle sue tante espressioni- gruppi di preghiera, ministeri e ser-vizi, scuole di evangelizzazione… -,negli anni Settanta del secolo scorsosono nate anche diverse comunitàcarismatiche di alleanza, un fiorire diaggregazioni e fraternità i cui fruttioggi sono sotto gli occhi di tutti.

La Catholic Fraternity of Chari-smatic Covenant Communities andFellowships (Fraternità Cattolica del-le Comunità e Associazioni Carisma-tiche di Alleanza), associazione com-posta da più comunità, della qualeanche la Comunità Magnificat èmembro, è nata nel 1990 con lo sco-po di alimentare il dialogo e la colla-borazione tra le varie comunità cari-smatiche del mondo intero, ma so-prattutto con l’intento di approfondi-re la comunione con la Chiesa catto-lica e quindi con il Sommo Pontefi-ce, nonché per dare un rinnovato vi-gore all’espressione cattolica delRinnovamento.

Con il presente numero della ri-vista diamo il via ad un ampio spa-zio che ci permetterà di conoscerequeste comunità nostre sorelle, co-minciando proprio dall’associazioneche le mantiene in contatto tra loro,la Fraternità Cattolica.

A salvaguardia dell’identità cattolica delle comunità carismatiche

In origine si chiamava IBOC (In-ternational Brotherhood of Communi-

ties). Era un raggruppamento ecume-nico di diverse comunità – australia-ne, statunitensi, francesi, malesi… –tra le quali la larga maggioranza cat-tolica. Tra i membri cattolici dell’IBOCsi fece strada ben presto una crescen-

DELLE COMUNITÀ DI ALLEANZA

> Francesca Acito

Piazza San Pietro durante una solenne liturgia.

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“La Tua Parola m’incanta”

te consapevolezza della necessità diun legame formale con la Chiesa. Ta-le legame avrebbe dato una più chia-ra identità ecclesiale e una direzionedecisiva alla futura missione.

Fu così che negli anni precedentiil 1990, le comunità membro dell’I-BOC cominciarono una riflessione,accompagnata dal Vescovo Josef Cor-des, allora Vice-presidente del Pontifi-cio Consiglio per i Laici, che condussealla costituzione della Fraternità Catto-lica. Racconta Brian Smith, fondatoredella Emmanuel Covenant Commu-nity di Brisbane (Australia) e primoPresidente della Fraternità Cattolica:«Il vescovo Cordes aveva visitato altrecomunità in quel periodo, e aveva an-che notato la natura frammentata deigruppi di preghiera carismatici. Al pri-mo incontro rimase impressionatodalla qualità di vita e dalla missioneportata avanti dalle comunità».1

Con il riconoscimento di questarealtà, il Pontificio Consiglio per i

Laici espresse il desiderio che tutti imembri delle comunità della nuovaassociazione si impegnassero «nel-l’intensificare l’attività apostolica e

nella risposta […] all’invito del SantoPadre alla nuova evangelizzazionedel mondo».2

Per entrare a far parte di questaassociazione, le comunità devono es-sere già riconosciute dall’autorità ec-clesiastica a livello diocesano. Alcunedelle comunità più antiche hanno ot-tenuto, in un secondo momento, il ri-conoscimento della Santa Sede comeassociazioni internazionali di fedeli,in quanto la loro diffusione aveva or-mai interessato diversi Paesi del mon-

Il Consiglio per i laiciha invitato

a rispondere all’invitodel Santo Padre

alla nuovaevangelizzazione

___________________

1 B. SMITH & A. COMMADEUR, Streams of Living Water, Comsoda Communications, Brisbane and Melbourne 2000, 94.2 Dal Decreto di riconoscimento della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships.

• Condividere e consolidare i frutti di vita cristiana cheil Signore ha donato alle singole comunità membrodella Fraternità.

• Promuovere tutte le ricchezze dell’eredità spiritualedella Chiesa nella vita della Fraternità: ascolto assi-duo della Parola di Dio, partecipazione alla liturgia,ai sacramenti…

• Riaffermare e approfondire la consapevolezza del-l’appartenenza alla Chiesa e dell’amore per essa.

• Migliorare la conoscenza della dottrina cattolica e ga-rantire la sua fedele osservanza, particolarmente ri-guardo all’ecclesiologia, alla centralità dei sacramentie alla devozione alla Beata Vergine Maria e ai santi.

• Porre particolare attenzione agli importanti eventinel mondo cattolico e trovare i modi più adatti perpartecipare ad essi o collaborarvi.

• Incoraggiare la condivisione delle specifiche espe-rienze di vita comunitaria con altre comunità, asso-ciazioni o movimenti della Chiesa.

• Intraprendere specifiche iniziative in relazione all’o-pera di evangelizzazione e al rinnovamento dellaChiesa in accordo con le autorità ecclesiali.

• Incoraggiare l’uso dei carismi dati dallo Spirito per lacostruzione e il rinnovamento della Chiesa.

• Perseguire un autentico ecumenismo nella spe-ranza dell’unità perfetta e formare le comunitàmembro della Fraternità sull’ecumenismo in ac-cordo con l’insegnamento e gli orientamenti del-la Chiesa.

• Incoraggiare le comunità membro a partecipare alleiniziative di ecumenismo spirituale sotto la guidadella Chiesa locale.

Gli scopi della Fraternità Cattolica (dallo Statuto)

Matteo Calisi, attuale presidente dellaFraternità Cattolica.

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

do. La loro appartenenza alla Frater-nità Cattolica, tuttavia, non entra inconflitto con l’identità propria di cia-scuna di esse.

Nel 2008 le comunità membro del-la Fraternità sono oltre ottanta, men-tre ce ne sono sempre altre in attesadi ingresso. È il Comitato Esecutivodella Fraternità che decide dell’ingres-so delle comunità nella stessa, convoto di maggioranza di due terzi. Pri-ma della decisione sono gli stessimembri dell’Esecutivo a visitare le va-rie comunità per verificarne lo stile divita e l’impegno. La Comunità Magni-ficat è entrata nella Fraternità nel 1994.

Ogni comunità è rappresentatanella Fraternità Cattolica tramite ilproprio moderatore o responsabile.Tali rappresentanze formano il Consi-glio della Fraternità, ed è da questoorganismo che vengono eletti i mem-bri dell’Esecutivo. L’attuale Presidenteè Matteo Calisi, fondatore della Co-munità di Gesù di Bari.

La Fraternità Cattolica organizzaperiodicamente delle “assemblee

generali” o convegni, dove parteci-pano i membri delle varie comunità.È questo un momento speciale perla conoscenza reciproca e lo scam-bio di esperienze, nonché per mo-menti di formazione o per fare ilpunto sul cammino percorso dall’e-sperienza comunitaria in seno alRinnovamento.

L’ultimo convegno generale si ètenuto ad Assisi nel novembre del2008, e in quell’occasione i parteci-panti sono stati ricevuti in udienza daPapa Benedetto XVI a Roma, comegià accaduto in passato varie voltecon Giovanni Paolo II.

Nella foto, il card. Paul Josef Cordes e Papa Benedetto XVI.

«Ciò che apprendiamo nel Nuovo Testamento sui carismi, che ap-parvero come segni visibili della venuta dello Spirito Santo, non è unevento storico del passato, ma realtà sempre viva: è lo stesso divino Spi-rito, anima della Chiesa, ad agire in essa in ogni epoca, e questi suoi mi-steriosi ed efficaci interventi si manifestano in questo nostro tempo inmaniera provvidenziale.

I movimenti e le nuove comunità sono come delle irruzioni delloSpirito Santo nella Chiesa e nella società contemporanea.

Possiamo allora ben dire che uno degli elementi e degli aspetti po-sitivi delle comunità del Rinnovamento carismatico cattolico è proprio ilrilievo che in esse rivestono i carismi o doni dello Spirito Santo e loromerito è averne richiamato nella Chiesa l’attualità».

Benedetto XVI, Ai partecipanti alla XIII Conferenza Internazionale della

Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and FellowshipsBasilica di San Pietro in Vaticano, 31ottobre 2008

«Quali cenacoli di preghiera, testimonianza evangelica e sensibilitàall’azione dello Spirito Santo, le vostre comunità hanno un ruolo speci-fico da giocare nel rinnovamento del popolo di Dio nella santità controuna crescente mancanza di una percezione della presenza di Dio e laconseguente indifferenza religiosa.

I vostri sforzi di far conoscere agli altri la gioia della vostra fede inCristo non solo contribuiranno a rafforzare la vita delle Chiese locali acui appartenete, ma ispireranno anche una fede più profonda e più ma-tura tra i vostri membri.».

Giovanni Paolo IIai partecipanti all’Assemblea plenaria della

Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowshipsricevuti in udienza il 14 novembre 1994

Le parole del Santo Padrealle comunità della Fraternità Cattolica

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“La Tua Parola m’incanta”

Come viverePadre Robert Faricy,gesuita, tra i precur-sori del Rinnovamen-to in Italia, è autoredi numerosi volumi

di spiritualità e un dotato predi-catore conosciuto in tutto il mon-do. Presentiamo su questo nume-ro la prima parte di un suo re-cente contributo pubblicato dallarivista “Good News” del Rinnova-mento Carismatico Cattolico delRegno Unito (n. 202, July/August2009). La seconda parte verràpubblicata sul prossimo numerodi Venite e Vedrete.

IL DISCERNIMENTO SPIRITUALE parte I

Criteri per discernere gli spiriti e scoprire se una mozione interiore viene da Dio o no

di Robert Faricy, S.I.

Il discernimento spirituale è unprocesso tramite il quale esamino, inpreghiera, nell’amore e nella lucedella fede, la natura della mia espe-rienza; un processo che implica laconoscenza affettiva del Signore, chesi ha con il cuore. Un particolare im-pulso, un’idea, un piano, un proget-to, una parola… viene dal Signore o

da qualche altra fonte? Sapere da do-ve viene mi aiuterà a prendere le de-cisioni, poiché desidero seguire ciòche viene dallo Spirito; mentre re-spingerò ciò che non viene da lui.

Ignazio di Loyola nel suo scritto“Regole per il discernimento deglispiriti” (Esercizi spirituali, sezioni313-336) distingue tra “spiriti buoni” e“spiriti cattivi”. Gli “spiriti buoni” so-no lo Spirito Santo e gli angeli. Ogniidea o impulso interiore che in qual-che modo viene da Dio, Ignazio lo at-tribuisce allo “spirito buono”. Ogniidea o impulso che viene dalle tradi-zionali fonti di tentazione – il mondo,la carne e il diavolo (o gli spiriti catti-vi che sono i suoi servi) – sono iden-

tificate da Ignazio come provenientidallo “spirito cattivo”. Con quali crite-ri posso giudicare tutto ciò? Qualinorme posso usare per giudicare lamia esperienza interiore? Esistononorme oggettive e soggettive. Le nor-me oggettive esistono al di là di me,vanno oltre me. Quelle soggettive so-no la mia coscienza e altri sentimenti,pensieri e sollecitazioni interiori.

NORME OGGETTIVE E DISCER-NIMENTO. Oggettivamente il Signo-re mi parla; tramite la Bibbia, gli in-segnamenti e la dottrina cristiana, etramite l’autorità legittima alla qualesono sottomesso, mi dà delle linee-guida per camminare. Per cui sonochiamato a considerare attentamenteogni impulso o idea che mi verrà inmente, se contraddice le norme og-gettive. Dio non si contraddice di-cendo una cosa nella Bibbia o trami-te la Chiesa, e un’altra nel mio cuore.

IL DISCERNIMENTO SPIRITUALE

> a cura di Francesca Acito

Nel discernimentospirituale esamino

in preghiera la natura

della mia esperienza

Padre Robert Faricy.

P

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DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

Spesso, però, le norme oggetti-ve sono insufficienti. Per esem-pio: un’idea potrebbe essereoggettivamente buona; ma ilproblema è: quest’idea buona èper me in questo momento? Lospirito cattivo potrebbe volermicondurre a fare una cosa ogget-tivamente buona nel tempo sba-gliato, o in circostanze nonadatte, o semplicemente nonsono io la persona chiamata acompiere quella cosa buona.

In molti casi, quindi, dovròfare affidamento a norme sog-gettive. Se la mia coscienza midice che qualcosa è sbagliato,di certo ne terrò conto. Maspesso le nostre scelte non so-no tra ciò che è morale e ciòche è immorale, ma tra due co-se buone. Come posso dire sel’idea che ho ora, o il progetto,o il sentimento – premesso chesia buono, non immorale e og-gettivamente fattibile – vieneveramente dal Signore?

NORME SOGGETTIVE DIDISCERNIMENTO. Le normeinteriori o “soggettive” di cuiparlo, e che servono a valutare se ilpensiero o l’impulso che ho vienedal Signore o no, non sono soggetti-ve nel senso di arbitrarie. Sono nor-me attendibili, fondate sulla Tradi-zione cristiana del discernimento de-gli spiriti. La prima norma che sant’I-gnazio ci dà è questa: se mi allonta-no dal Signore, seguendo una vita dipeccato grave, allora lo spirito catti-vo mi farà sentire bene, mi aiuterà aprovare piacere in ciò che mi portalontano dal Signore. Lo spirito buo-no, invece, mi farà sentire dolore erimorso, inquietudine o persino an-sia o qualche altra sensazione nega-tiva, perché lo spirito buono va con-tro la direzione che la mia vita hapreso.

Dall’altro lato, se cerco di con-durre una vita cristiana, avanzando

nelle vie del Signore, lo spirito catti-vo mi causerà tristezza, scompiglio,inquietudine, paura degli ostacoli,tutte cose che impediscono il mioavanzare nella direzione cristiana.Lo spirito buono, invece, mi darà co-raggio, consolazione, pena e persinolacrime per i miei peccati, mi daràbuone ispirazioni, facilità di azionenel servire il Signore e una paceprofonda quando sono con il Signo-re. Ecco, quindi, come posso direcosa viene dallo spirito buono e co-sa da quello cattivo: dai risultati, daimiei sentimenti, con l’intuito.

Molto spesso il miglior criterio inmio possesso per giudicare l’originedi un pensiero, o del proposito diun’azione, o di una mozione interio-re, sarà ciò che Ignazio chiama “con-

solazione”. Cosa vuol dire “con-solazione”? Sperimento la con-solazione quando sono infiam-mato dall’amore per Dio, quan-do non posso amare niente enessuno sulla terra se non nelSignore e Creatore di tutto, oquando piango lacrime di dolo-re per le sofferenze e la mortedel mio Signore o per i mieipeccati, o i peccati del mondo.O, infine, sperimento la conso-lazione ogni volta che sentocrescere la fede, la speranza ela fiducia in Dio, l’amore, maanche la letizia interiore che miattrae verso le cose dello spiri-to e che mi dona riposo e paceinteriore nel Signore.

COS’È LA DESOLAZIONE?Ignazio chiama “desolazione”tutto ciò che mi separa dal Si-gnore: tentazioni di peccato oallontanamento dal Signore inqualunque modo, oscurità dimente e cuore, confusione,qualsiasi cosa mi causa sfiducianel Signore, mancanza di fedee di speranza, freddezza nel-l’amore. Il risultato del mio

processo di discernimento può esse-re la consolazione o la desolazioneo semplicemente nulla di tutto que-sto (nel cui caso avrò un problema,perché solitamente sono attratto aun particolare risultato del processodi discernimento: a un “sì” o a un“no”). In breve, la desolazione è tut-to ciò che è contrario alla consola-zione.

La desolazione è la stessa cosadell’oscurità nella preghiera o dell’a-ridità? No. Nella notte oscura dellapreghiera, posso avere sia desola-zione che consolazione in tempi di-versi. La notte oscura, infatti, è spes-so un tempo di vera pace e riposonel Signore, di contentezza di essereuniti a lui nell’oscurità, per cui ènormalmente un tempo di consola-zione.

Sant’Ignazio di Loyola.

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News

La consacrazionedi Agneza nella ComunitàMagnificat

Chi ha letto nell’ultimo numerodi Venite e Vedrete la sua testimo-nianza, conosce Agneza Timpu, e saanche che dopo il primo impegno dialleanza vissuto a Montesilvano, ilpasso successivo sarebbe stato quel-lo che vi raccontiamo con queste ri-ghe.

Sabato, 21 marzo 2009, nella cap-pella inferiore della Cattedrale di S.Giuseppe a Bucarest, Agneza, Re-sponsabile della Fraternità di Buca-rest della Comunità Magnificat delRinnovamento carismatico cattolico

in Romania, ha emesso la sua pro-messa temporanea di speciale con-sacrazione davanti al Moderatore ge-nerale della Comunità, Stefano Ra-gnacci, e al Consigliere spirituale ge-nerale, don Luca Bartoccini, come ri-chiesto dallo Statuto della Comunità.L’avvenimento si è tenuto durante laS. Messa, presieduta da Mons. Cor-nel Damian, Vescovo ausiliare di Bu-carest.

Agneza si è impegnata così a vi-vere il consiglio evangelico della ca-stità per il Regno “secondo la Regoladi vita della Comunità Magnificat e incomunione fraterna con tutti i suoimembri, seguendo e amando Cristosopra ogni cosa”.

Il vescovo Mons. Damian haespresso la sua gioia per questa pri-ma vocazione alla vita consacratanella Comunità Magnificat in Roma-nia. Al termine della Messa è stato

letto anche il messaggio di benedi-zione dell’Arcivescovo di BucarestIoan Robu. Durante l’omelia, P. Vic-tor-Emilian Dumitrescu, anch’eglineo-alleato della Fraternità di Buca-rest, ha tracciato le linee specifichedi questa vocazione, parlando anchedel Rcc e della Comunità Magnificat.

Alla S. Messa, alla quale hannopreso parte numerosi sacerdoti, sonovenuti appositamente dall’Italia i Re-sponsabili generali della Comunitàinsieme alle loro consorti e alcunesorelle consacrate. La loro presenzaà stata veramente una grande testi-monianza per la Chiesa locale dovela Comunità sta movendo i primipassi. La comunione fraterna espres-sa da tutti ha toccato molto i cuoridei presenti ed à stato un segno bel-lo anche per i sacerdoti, che per laprima volta hanno vissuto una Messain mezzo ai “carismatici”.

Notizie dalla Comunità

Agneza, al centro, nel giorno della sua consacrazione con padre Victor e i fratelli e le sorelle provenienti dall’Italia.

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Preghiamo per....La piccola Francesca di diciotto mesi

non avrebbe dovuto continuare a vivere nelgrembo della madre, per una grave malformazio-ne cardiaca congenita; la determinazione dei ge-nitori l’ha portata alla luce ed ora dopo due seriinterventi chirurgici si appresta ad affrontarne unterzo che è veramente a rischio; nonostante ciò èl’espressione più limpida della gioia di vivere edell’amore dato e ricevuto. Preghiamo per lei per-ché possa superare felicemente l’intervento edavere una qualità di vita degna di questo nome epreghiamo per i suoi genitori e per quanti la ama-no perché possano continuare a credere nell’ope-ra di Dio e far esperienza delle sue meraviglie.

Il piccolo Giovanni Paolo di quindicimesi è un bambino minuto, al di sotto dello svi-

luppo normale della sua età, è vispo e sereno,ma non altrettanto possono esserlo i suoi genito-ri se non viene individuato il problema che ral-lenta la sua crescita per poi approntare le cureadeguate, preghiamo perché il Signore ponga lasua mano su questo piccolino e lo faccia cresce-re sano e buono per annunciare con la propriavita le sue meraviglie.

Preghiamo per tutti i figli di famiglieseparate o in crisi, perché possano ritrovarel’armonia dell’amore, perché non siano tarpate leali della loro speranza e possano crescere senzaaccumulare diffidenze e rancori.

Il Signore vegli con la sua paternità su loro esui loro genitori.

Seminario di guarigioneper giovani a Perugia

Dal 4 all’8 aprile 2009, nel com-plesso di San Manno a Perugia, si ètenuto un seminario di guarigioneorganizzato appositamente per i gio-vani del secondo anno di discepola-to delle Fraternità della Zona di Pe-rugia. Un invito così circoscritto èstato pensato perché durante il cam-mino di discepolato si è avvertito ilbisogno di un momento in cui i ra-gazzi potessero mettersi in verità da-vanti a Dio con le proprie paure,con le zone d’ombra della propriavita e allo stesso tempo con gli “stru-menti” adatti per entrare dentro sestessi. Così è nata l’idea di dare al“solito” seminario di guarigione un

taglio che facesse maggiore attenzio-ne alle situazioni in cui i giovanivengono maggiormente a trovarsi.

I frutti sono stati abbondanti einaspettati!

Racconta Francesca Ragnacci, di19 anni: “Ero convinta che un’espe-rienza del genere non facesse perme, perché nessun particolare pro-blema o evento aveva mai scosso lamia vita. Così, sono arrivata il primogiorno con il cuore completamentechiuso da queste idee.

Subito dopo, però, mi sono accor-ta che dentro di me c’era qualcosa digrosso che doveva uscire: il Signoremi invitava a fare verità su di me. Ecosì, già dal secondo giorno, ho sen-tito che Gesù mi chiamava a farequel passo che non ero mai riuscitaa fare: smettere di provare rancoreverso me stessa, perdonarmi e impa-rare ad amarmi.

La vera svolta avvenne il giornosuccessivo quando durante una pre-ghiera guidata ho avuto l’immagine

di un contenitore di vetro chiuso cheimprovvisamente si stappava e al suointerno c’era un ammasso di putri-dume. Lì per lì, restai disgustata daquesta immagine, perché non ne ca-pivo il significato, ma poi fu tuttochiaro.

Il Signore era passato!! Era final-mente entrato in quella parte di meche nessuno aveva mai visitato, incui era permesso l’accesso solo a mestessa e in cui mi distruggevo con lemie critiche; un terribile mondo incui non smettevo di ripetermi: “Faischifo, non vali niente!”. Queste con-vinzioni non solo mi annientavanocome persona, ma annullavano ilmio rapporto con Dio e frenavano lemie relazioni con gli altri. In quelmomento, però, ho sentito che il Si-gnore era venuto a purificarmi e arinnovarmi, a farmi sentire davveroamata e a darmi una spinta per ri-cominciare la mia vita come unaFrancesca nuova, rinnovata dallamano di Dio!”.

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News

Venite e Vedrete 100 - II - 09

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Comunità Magnificat,gli incontri di preghiera

Fraternità in formazione di BIBBIENA: giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento deiCappuccini (Ponte a Poppi- AR)

Fraternità in formazione di CASSANO ALLO IONIO (CS) :

sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria diLoreto (Cassano allo Ionio-CS)

Fraternità di CORTONA: - giovedì ore 21,30 - Cappella Sacro Cuore

(Pergo di Cortona- AR)- giovedì ore 21,00 - Parrocchia di Sant ’An-

drea Corsini (Montevarchi – AR)- giovedì ore 21,15 - Santa Maria delle Grazie

(Agello)

Fraternità di Foggia “BETANIA”:- lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria

(Foggia)- lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Giuseppe

Artigiano (San Severo, FG)- lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apo-

stolo (Campobasso)

Fraternità in formazione di MARTI (PI):lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa MariaNovella (Marti-PI)

Fraternità di MILANO:- lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signo-

ra di Lourdes (Piacenza)- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Ma-

ria Assunta (Maguzzano – BS)- mercoledì ore 21,00 - Santuario Madonna

di Fatima – Casa Betania (Seveso- MI)

Fraternità di ROMA: martedì ore 19,00 - Parrocchia San Giuseppeal Trionfale (Roma)

Fraternità di SALERNO:- mercoledì ore 20,00 - Chiesa di Santa Croce

(Salerno)- sabato ore 18,00 - Istituto Bartolo Longo

(Pompei-NA)

Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia dei Santi Gio-vanni e Marciano (Siracusa)

Fraternità di TORINO:- mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Ausi-

liatrice (Torino)- giovedè ore 20,30 - Parrocchia San Cristofo-

ro (Vercelli)

Fraternità in formazione di TREVISO: mercoledì ore 21,00 Chiesa di S. Maria delRovere (Treviso)

Fraternità di PERUGIA:- mercoledì ore 21,00 - Chiesa San Giuseppe

alle Graticole (Città di Castello, PG)- mercoledì ore 21,15 - Chiesa di San Felicia-

no (Foligno, PG)- mercoledì ore 21,15 - Oratorio Santa Maria

Assunta (Marsciano, PG)- mercoledì ore 21,00 - Parrocchia di San Bar-

naba (Perugia)- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia di San Do-

nato all’Elce (Perugia)- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte

Felcino “Betania”- Chiesa di San Felicissi-mo, cappella- cripta (Ponte Felino, PG)

ROMANIAFraternità in formazione di BUCAREST:

mercoledì ore 19,30 - Cappella della Catte-drale Romano-Cattolica (Bucarest)

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Campagna Abbonamenti 2009n. 99 - I - 2009

“Ecco la dimora di Dio con gli uomini”I trent’anni della Comunità Magnificat

n. 100 - II - 2009“La tua Parola mi incanta”

Il cammino spirituale della Comunità Magnificat

n. 101 - III - 2009Le Beatitudini.

Il cammino della Comunità Magnificatnel 2008-2009

n. 102 - IV - 2009Eucaristia ed evangelizzazione.

Un popolo in cammino

Per ricevere a casa i quattro numeri tematiciannuali della rivista occorre versarela somma di euro 15 sul c.c. postalen. 16925711intestato a:Associazione “Venite e Vedrete” c.p. 3971016 S. Severo (FG)