PERIODICO LUGLIO-SETTEMBRE 2006 - N° 91 - POSTE ITALIANE … · Considerazioni e osservazioni sul...

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2006 3 PERIODICO LUGLIO-SETTEMBRE 2006 - N° 91 - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB VERONA

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Sommario

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Luglio - settembre 2006

N° 91

Periodico TrimestraleAut. Tribunale Verona n. 565 del 7.3.1983

AttualitàI viadotti e i cavalcavia del “Nuovo passante autostradale di Mestre”Luigino Dezi – Massimo Raccosta

AttualitàIl viadotto Serra Cazzola sulla SS 640 “di Porto Empedocle”Luigino Dezi – Massimo Raccosta

AttualitàI ponti di Verona fra ingegneria e storiaGiuseppe Puglisi Guerra

Informazioni TecnicheSuperamento barriere architettoniche e sensoriali

AttualitàGru su autocarro - Proposta di schema semplificato di verifica delle sezioni del telaio-controtelaioAntonio Luigi Di Renzo

Storia e cultura scientificaDai Quasar ai Quark - Astronomia di posizioneMario Camerin

Tesi di LaureaValutazione di un Credit Default Swap nell’ambito di un modello con salti

AttualitàL’innovazione come Cultura IngegneristicaNello Ceccon

Commissione UrbanisticaConsiderazioni e osservazioni sul piano di assetto del territorio del Comune di VeronaMario Dell’Acqua, Enrico Lorenzetti, Giovanni Montresor,Ilaria Segala.

Consiglio dell’OrdineElenco terne e collaudiElenco segnalazioni a Regione, Comuni e PrivatiMovimenti Albo

Corsi, convegni, concorsiInarcassa

Commissione DocentiConvegno Regionale Ingegneri-Docenti di VeronaMarino Zanardo

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Attualità

Sommario

La memoria presenta il progetto deiviadotti previsti nei lavori del “NuovoPassante Autostradale di Mestre”,aventi impalcato a due travi a sezionecomposta acciaio-calcestruzzo eschema statico di travi continue supiù campate di luci variabili da 40 a60 m. Si illustrano i criteri generali diprogetto e le soluzioni tecniche adot-tate per le sottostrutture e l’impalca-to.

1. Introduzione

La tangenziale di Mestre, asse di col-legamento fra i due segmenti dellaA4, è il “polo attrattore” del trafficodell’area centrale veneta, dove con-vergono la S.S. 309 Romea, la S.S.11 dalla Riviera del Brenta, la S.P. 43Miranese, la S.S. 245 Castellana, laS.S. 13 del Terraglio e la S.S. 14 Trie-stina. Il Passante Autostradale di Me-stre, che costituisce l’anello mancan-te della continuità autostradale, hainizio all’altezza del sovrappasso esi-stente sull’A4 della viabilità ordinariache collega Dolo con Ballò e si rinne-sta sulla A4, poco prima dello svinco-lo di Quarto d’Altino. Il progetto pre-

vede inoltre la realizzazione di 3 bar-riere di esazione (barriera di VeneziaOvest sulla A4 Venezia-Padova in lo-calità Pianiga, barriera di Moglianosulla A27 Mestre-Belluno a MoglianoVeneto, barriera di Venezia Est sullaA4 Venezia-Trieste a Quarto d’Altino),3 caselli intermedi (Spinea, Martella-go e Preganziol) e una serie di nuovearterie della viabilità ordinaria cherappresentano significativi tasselli nelriordino complessivo della mobilitàdell’area di studio, necessari per uninserimento efficace dell’opera nelcontesto viabilistico locale.Le opere d’arte principali, ponti, via-dotti e cavalcavia, sono realizzatecon un’unica tipologia strutturale: im-palcato bitrave a sezione compostaacciaio-calcestruzzo, sostenuto dacoppie di pile poste in corrisponden-za delle due travi. I ponti e viadottipresenti lungo l’asse principale sonorealizzati a carreggiate separate concampate di luce variabile da 25 a 60m. Le travi sono interamente saldatee verniciate e nei tratti in curva sonorealizzate con la stessa curvatura del-l’asse stradale. I traversi sono di tipoestradossato e sono collegati alle tra-vi con giunto bullonato. Una voltarealizzata la soletta, tutti i controventi

utilizzati per il montaggio della car-penteria e il getto della soletta saran-no smontati, lasciando all’intradossodell’impalcato i soli elementi struttu-rali essenziali (travi e traversi).Nel caso dei cavalcavia, per larghez-ze d’impalcato superiori a 12 m, lasoluzione bitrave presenta la stessatipologia strutturale dei viadotti, men-tre per larghezze inferiori la tipologiautilizzata differisce dalla prima soloper la posizione dei traversi e l’orditu-ra della soletta.Il progetto dei viadotti e dei cavalca-via ha avuto come obiettivo primariola definizione di una soluzione unitariaper entrambe le tipologie strutturali,in grado di realizzare un corretto inse-rimento ambientale e contenere i co-sti di costruzione. La soluzione pre-scelta con impalcato a due sole travi,traversi portanti ed eliminazione deicontroventi, è semplice ed essenzia-le, mentre il disegno delle sottostrut-ture, la curvatura delle travi e le finitu-re superficiali assicurano un efficaceinserimento ambientale delle opere.

2. Ponti e viadotti dell’asse principaleLungo l’asse principale sono presenti4 ponti a una campata di luce variabi-

I viadotti e i cavalcavia del “Nuovo passante autostradale di Mestre”Luigino Dezi – (Università Politecnica delle Marche Dip.to di Architettura Costruzioni Strutture)

Massimo Raccosta – (Amministratore Delegato della Technital SpA Verona)

Figura 1 - Vista dal basso (rendering)

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le da 25 a 35 m e 3 viadotti con impal-cato continuo su più campate, di lucivariabili da 35 a 60 m, aventi lunghez-ze complessive di 280 m (viadotti Pre-ganziol e Casello di Spinea), e 640 m(viadotto sulla linea ferroviaria VE-TN). I viadotti hanno tutti impalcato conti-nuo su più campate, di larghezza va-riabile da 18 a 19.70 m, realizzatocon due travi a doppio T a altezzacostante poste a distanza variabileda 12.00 a 13.70 m, traversi portantia doppio T ad interasse di 4.00 m euna soletta collaborante in c.a. di0.31 m di spessore. Le travi hanno al-tezza variabile da viadotto a viadottoe pari a circa 1/20 della luce, mentre itraversi hanno altezza costante di1,0-1,10 m. La pendenza trasversaledell’impalcato è realizzata differen-ziando la quota di imposta delle duetravi principali.La soletta è realizzata su predalle di 6cm di spessore: sulle due fasce ester-ne di circa 6 m di larghezza sono pre-

viste predalle ordite trasversalmentee appoggiate sulle travi principali e suuna trave rompitratta sostenuta daitraversi; sulla fascia centrale di 6-7.70m le predalle sono ordite longitudinal-mente e direttamente appoggiate suitraversi. La doppia orditura delle pre-dalle consente di ridurre le dimensionidelle travi longitudinali, che, a gettoavvenuto, potrebbero essere anchesmontate, oltre a contenere il quanti-tativo di armatura longitudinale nel

tratto centrale di soletta in quanto laflessione è in gran parte fronteggiatadalle armature contenute nelle pre-dalle.

Gli impalcatati sono collegati alla pilacentrale con un appoggio fisso e allealtre con appoggi unidirezionali equi-paggiati con “shock transmitter”, ingrado di consentire le dilatazioni ter-miche dell’impalcato e trasferire leazioni orizzontali longitudinali di tipoimpulsivo. In questo modo l’azione si-smica longitudinale è completamenteaffidata alle pile.La singola pila è costituita da unacoppia di piedritti a sezione costantea forma di croce, inscrivibile in un ret-tangolo di 1.85x2.10 m, dotati di unpulvino realizzato con un raccordocurvo che consente un allargamentodella sommità degli stessi in grado diospitare gli shock transmitter e nelcontempo realizzare le sedi per il sol-levamento degli impalcati in caso disostituzione degli apparecchi di ap-poggio. Le spalle hanno un’altezza dicirca 10 m, una parete paraghiaia ar-retrata per consentire la manutenzio-ne degli appoggi e delle testate delletravi e le pareti laterali disegnate conun raccordo curvo per migliorarne l’a-spetto estetico.Le fondazioni delle pile e delle spallesono su pali di grande diametro.

3. Cavalcavia

I cavalcavia hanno una larghezza va-riabile da 10 a 16.50 m, attraversano

Figura 2 - a) Sezione corrente impalcato; b) pile

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 9

l’asse principale con differenti angolidi obliquità e presentano di normauno schema statico di trave continuaa tre campate. Il cavalcavia tipo è riportato in fig. 3,con luci laterali di 17 m e luce centra-le di 42.50 m. Le campate esterne sono a sezionevariabile in modo tale da contenere ledimensioni delle travi sulle spalle. Per larghezze superiori a 12 m, l’im-palcato presenta la stessa tipologia

strutturale dei viadotti (bitrave contraversi portanti), mentre per larghez-ze inferiori i traversi sono posti a metàaltezza delle travi e la soletta è orditasulle travi principali (fig. 3). In quest’ultimo caso i traversi a dop-pio T sono posti ad interasse di circa6 m e la soletta ha uno spessore di0.31 m compresa la predalle di 6 cm. Le travi sono interamente saldate,mentre i traversi sono uniti alle travicon giunto bullonato.

L’impalcato è sostenuto da coppie dipile simili a quelle dei viadotti. Le spalle, impostate sopra i rilevati,hanno dimensioni molto contenute,sia per contenere i costi delle fonda-zioni, sia per realizzare un raccordopiù gradevole con i rilevati stessi.

Keywords: Viaduct, flyover, steel-concrete composite deck, compositecrossbeams, shock transmitter, shearconnectors. ❑

Figura 3 - Cavalcavia tipo: sezione, prospetto e viste

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 11

Attualità

Sommario

La memoria presenta il progetto di un viadotto a sezionecomposta acciaio-calcestruzzo, previsto nei lavori di ade-guamento della SS 640 “di Porto Empedocle” in provinciadi Agrigento, avente sviluppo complessivo di 980 m concampata centrale di 120 m, larghezza di 26.50 m e altezzamassima da fondovalle di 70 m. Si illustrano i criteri genera-li di progetto e le soluzioni tecniche adottate per le sotto-strutture, l’impalcato metallico e la soletta di calcestruzzo.

1. Introduzione

La riqualificazione della SS 640 “di Porto Empedocle”, checollega Porto Empedocle alla SS 626 Caltanissetta-Gela at-traversando la Valle dei Templi e i territori di numerosi comu-ni delle province di Agrigento e Caltanisetta, prevede il mi-glioramento delle condizioni plano-altimetriche di tracciatoe il raddoppio della carreggiata, secondo le caratteristichedel tipo III delle norme CNR 78/80. L’intervento ha per obiet-tivo il riassetto del sistema viario in ambito regionale ed è fi-nalizzato al sostegno dello sviluppo economico-territorialedell’Isola. I numerosi importanti centri di attrazione turisticaed in particolare la Valle dei Templi, di recente riconosciutadall’UNESCO bene di interesse mondiale, costituiscono po-li di attrazione di cospicui flussi turistici sui quali l’economialocale e regionale intendono puntare con particolare deter-minazione.

La nuova SS 640 attraversa un’area molto sensibile dal pun-to di vista ambientale, per la presenza di territori agricoli dinotevole interesse e di altri pregi di tipo paesaggistico, cherichiede un’attenzione particolare nella progettazione del-l’infrastruttura al fine di garantirne le migliori condizioni di in-tegrazione e di inserimento nel territorio e nell’ambiente. Laqualità architettonica delle principali opere d’arte in relazio-ne all’ambiente, unitamente alla scelta dei più opportuni in-terventi di mitigazione e/o compensazione degli impatti am-bientali, costituisce obiettivo fondamentale del progetto.Il viadotto Serra Cazzola, ubicato tra le progressive km19+272 e 20+252, è l’opera principale del tratto stradale inprovincia di Agrigento. L’interesse ambientale della vallataattraversata, la lunghezza complessiva del viadotto (980 m)e l’altezza massima da fondovalle (circa 70 m), sono ele-menti che hanno richiesto una particolare cura, sia nella de-finizione della tipologia strutturale, sia nella scelta delle tec-niche costruttive. L’altezza delle pile, in particolare, ha im-posto la ricerca di una soluzione a grandi luci con un unicoimpalcato contenente le due carreggiate stradali, al fine diconferire all’opera carattere di unitarietà, leggerezza e tra-sparenza (fig. 1). La scansione delle campate è stata previ-sta a luci crescenti con l’altezza da fondovalle da 55 a 120m. Parallelamente ai suddetti elementi di carattere “compo-sitivo”, particolare attenzione è stata dedicata allo studioformale delle pile ed alla loro armonizzazione con l’impalca-to soprastante, al fine di pervenire a una soluzione architet-tonicamente corretta. L’impalcato metallico è interamentesaldato e verniciato.

Il viadotto Serra Cazzola sulla SS 640 “di Porto Empedocle”Luigino Dezi – Università Politecnica delle Marche Dip.to di Architettura Costruzioni Strutture

Massimo Raccosta – Amministratore Delegato della Technital SpA Verona

Figura 1 - Campata centraledel viadotto (rendering)

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2. Descrizione dell’opera2.1 Impalcato

Il viadotto presenta 12 campate di luci55 m, 70 m, 3x90 m, 120 m, 3x90 m,2x70 m e 55 m per uno sviluppo com-plessivo di 980 m. La larghezza com-plessiva dell’impalcato è pari a 26.50 me contiene entrambe le carreggiatestradali. L’impalcato è a sezione com-posta acciaio-calcestruzzo ed è costi-tuito da due travi metalliche (bi-trave) adoppio T poste a distanza di 12.50 m eda traversi a doppio T estradossati eaggettanti a interasse di 4 m, sui quali èordita una soletta di 25 cm di spessore.Le travi hanno altezza costante di 2.90m sulle campate esterne da 55 e 70 me variabile con legge parabolica sullecampate da 90 m e su quella centrale da 120 m. Sullacampata centrale l’altezza varia da 3.00 m (L/40) in mezze-ria a 5.50 m (L/22) sugli appoggi. I traversi correnti hannoaltezza variabile da 1.60 a 1.79 m nella parte centrale e da0.40 a 1.60 m nella parte a sbalzo.In corrispondenza dei traversi le travi sono irrigidite damontanti a T saldati alle anime e alle piattabande. Il parti-colare di attacco del montante alle piattabande delle traviè suggerito dalla verifica a fatica (fig. 2).Il telaio costituito dal traverso e dai montanti ha anche lafunzione di stabilizzare le piattabande sia nelle fasi di varoche in esercizio. Per garantire la stabilità nelle fasi di mon-taggio e getto della soletta l’impalcato sarà irrigidito da uncontrovento provvisorio. In esercizio, la presenza della so-letta rende inutile il ricorso ai controventi che saranno per-

tanto smontati.I traversi e montanti presenti in corrispondenza degli ap-poggi hanno l’ulteriore funzione di trasferire le azioni oriz-zontali del vento e del sisma agli appoggi e quindi alle sot-tostrutture. I montanti di pila sono realizzati con 3+3 piattidisposti simmetricamente rispetto all’anima, a un interassedi 0.40 m, in modo da garantire il corretto trasferimentodelle reazioni vincolari all’impalcato anche in presenza diescursioni termiche longitudinali.La larghezza complessiva di 26.5 m è composta dalle duecarreggiate stradali di 10.50 m (ciascuna suddivisa in duecorsie di marcia da 3.75 m e due banchine, rispettivamen-te da 1.75 e 1.25 m), due marciapiedi laterali da 1.50 m e2.5 m di spartitraffico centrale. La pendenza trasversale dell’impalcato è realizzata incli-

Figura 3 - Vista impalcato metallico

980.00

1 2S1 3 4 5 6 7 8 9 10 11 S2

55.00 70.00 90.00 90.00 90.00 120.00 90.00 90.00 90.00 70.00 70.00 55.00

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Figura 2 - Prospetto e sezione trasversale del viadotto

Figura 4 - Pila e intradosso impalcato (rendering)

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nando i traversi e mantenendo costante lo spessore dellasoletta. Per la raccolta e l’allontanamento delle acque pro-venienti dalla piattaforma stradale sono previsti due canalidi alluminio rivestiti da un fascione di alluminio verniciato.La soletta è realizzata in opera su casseri mobili, con se-quenze ottimizzate di getto che prevedono l’esecuzionedei conci di campata prima di quelli a cavallo degli appog-gi, in modo da prevenire la fessurazione della soletta du-rante le fasi costruttive. Con questa tecnologia è possibilerealizzare conci di 10-12 m di lunghezza con frequenza didue conci per settimana per ogni attrezzatura di getto im-piegata; l’impiego di due attrezzature su uno stesso impal-cato consente di ottimizzare le operazioni di preparazionee di getto. La connessione della soletta alla carpenteria metallica èrealizzata con pioli tipo “Nelson” di diametro 22 mm sulletravi e 19 mm sui traversi.

2.2 Sottostrutture

Le pile hanno un’altezza variabile da 13 a 58 m e sono co-stituite da un fusto a sezione cava, variabile linearmentenella direzione trasversale, e da un pulvino a sezione varia-bile con raccordo curvo. Le fondazioni sono costituite dazattere su 16-20-25 pali φ1500 mm di lunghezza 30-35-40 m.Le spalle hanno sezione a C e sono sedi dei ritegni sismici;nella spalla S1, sede degli appoggi fissi, sono stati posizio-nati 4 dispositivi di ritegno elastico a doppio effetto da

4000 kN , mentrenella spalla S2,sede degli appog-gi scorrevoli, sonostati posizionati 4dispositivi di tipoelastico a doppioeffetto da 4000 kNaccoppiati conshock transmitterche permettono ledeformazioni “len-te” dell’impalcato(ritiro, escursionitermiche) ma non imovimenti “velo-ci” indotti dal si-sma. I ritegni sonocollegati alla pare-te paraghiaia me-diante barre di ac-ciaio fissate a duepiastre contrap-poste alla parete

stessa. Le fondazioni sono costituite da zattere su 40 paliφ1200 mm profondi 20 m su S1 e 25 m su S2.

3. Criteri di verifica3.1 Impalcato

Le analisi strutturali sono state condotte con modelli sem-plificati a trave continua e modelli agli elementi finiti.Con i modelli a trave sono state sviluppate le analisi nellevarie fasi costruttive dell’impalcato metallico e della solet-ta, valutati gli effetti della viscosità e del ritiro e l’inviluppodei momenti massimi e minimi prodotti dai carichi mobili. Per le analisi a lungo termine sono stati utilizzati i coefficien-ti di omogeneizzazione suggeriti dalle ENV 1994-2:• n = (1+1.1 φ)Ea/Ec, per le azioni statiche, con coefficiente

di viscosità calcolato per un istante di applicazione delcarico to= 28 gg

• n = (1+0.55 φ)Ea/Ec, per il ritiro, con un coefficiente di vi-scosità valutato a to= 1 gg.

Per tener conto della fessurazione della soletta, nel model-lo di trave continua è stato trascurata la presenza del cal-cestruzzo in un tratto a cavallo degli appoggi pari al 15%delle due campate interessate. Per quanto riguarda invece la valutazione degli effetti delritiro, si è tenuto conto della fessurazione solo per l’effettoprimario (isostatico), mentre per l’effetto secondario (iper-statico) si è proceduto a vantaggio della statica con la so-letta non fessurata.Le proprietà inerziali della sezione composta sono statevalutate con la larghezza efficace suggerita dalle ENV1994-2. L’impalcato in esame, considerata la notevole larghezza ela dimensione degli sbalzi laterali, risulta molto sensibile al-l’effetto Shear Lag.I modelli agli elementi finiti sono stati utilizzati per la verifica distabilità delle piattabande compresse nelle fasi transitorie eper l’analisi a lungo termine del frazionamento dei getti. Il primo modello utilizza elementi shell per le anime delletravi ed elementi beam per le piattabande, per i traversi,per gli irrigidimenti verticali, i controventi e la soletta (gri-gliato di travi) (fig. 6a). Nel calcolo dell’inerzia dei montantiè stata considerata una porzione di anima collaborantepari a 2c, essendo (fig. 6b)

La parte di anima vicina alle piattabande contribuisce adaumentare l’area compressa e dunque la forza assiale dicompressione senza aumentare l’inerzia. Per tener contodi questo effetto l’area della flangia Af è valutata mediantela

Af* = Af + 1/3 Awc

Figura 5 - Posa delle vasche

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200614

con Awc = area della parte di anima compressa (fig. 6c).In questo modello lo spessore dell’anima deve essere op-portunamente ridotto per ottenere la rigidezza flessionaleeffettiva delle travi, tenendo conto che una parte dell’ani-ma è gia presente nella sezione a T delle piattabande.L’analisi di lungo termine dello stato tensionale in solettaper effetto dei getti frazionati è stata condotta con un mo-dello agli elementi finiti dedicato a questo tipo di analisi,tenendo conto del ritiro alle brevi stagionature e della vi-scosità in trazione [2].

3.2 Verifica di stabilità delle piattabande

Nel progetto degli impalcati a sezione aperta con traversiflessibili, la verifica della stabilità delle piattabande, duran-te le fasi di varo e getto della soletta e in esercizio, assumeun ruolo importante [1], [4].Nella situazione di esercizio il rischio di sbandamento è li-mitato alle sole piattabande inferiori nelle zone di momen-to negativo. La presenza della soletta consente inoltre ditrascurare la deformabilità globale della struttura nel pianoorizzontale e la verifica delle piattabande può essere con-dotta con un metodo semplificato. I telai trasversali, costi-tuiti dai traversi, dai montanti e da un tratto collaborante disoletta, si oppongono con la loro rigidezza alla traslazione,allo sbandamento dell’ala inferiore della trave e possonoessere considerati come vincoli elastici discreti di una tra-

ve compressa. La verifica neiconfronti dell’instabilità dellapiattabanda compressa puòessere quindi condotta conun modello di trave su appog-gi elastici discreti sottopostaad una forza di compressionevariabile (fig. 7). La rigidezza(ki) della molla, valutata su unsemplice schema a telaio, èpari al minore dei due valoritrovati per le modalità disbandamento simmetrico edantisimmetrico (fig. 7).Durante le fasi costruttive, va-ro e getto della soletta, i pro-blemi di stabilità riguardanoentrambe le piattabande. Inquesto caso, contrariamentealla situazione di esercizio, ladeformabilità globale dell’im-palcato metallico influenza inmaniera sostanziale la verificadelle piattabande. L’insiemetravi principali, telai trasversalie controvento orizzontale de-

ve fare fronte sia ai carichi verticali sia a quelli orizzontali. Per cogliere questo comportamento non è sufficienteun’analisi semplificata condotta per la singola piattabandacompressa (trave su appoggi elastici); in questo caso la sti-ma del moltiplicatore critico è effettuata con il modello aglielementi finiti precedentemente descritto.La verifica di stabilità viene condotta con le procedure sugge-rite dalle ENV 1993-2, che prevedono la riduzione del mo-mento resistente di progetto attraverso il coefficiente χLT :(design buckling resistance moment).

dove:• χLT è il coefficiente di riduzione per l’instabilità flesso-tor-

sionale;• =1,1 è il coefficiente parziale di sicurezza allo stato li-

mite ultimo;• βw =1 per sezioni trasversali di classe 1 o 2; βw = Wel,y /

Wpl,y per sezioni di classe 3 e βw= Weff,y / Wpl,y per sezionidi classe 4.

(Wpl,y è il modulo di resistenza plastico della sezione, Wel,y èil modulo di resistenza elastico e Weff,y è il modulo di resi-stenza efficace).Il valore di χLT è determinato con i metodi sopra definiti e lacurva di stabilità da utilizzare è quella per la stabilità fles-so-torsionale.

Figura 7 - Schemi a telaio per il calcolo della rigidezza ki e trave su appoggi elastici discreti

Figura 6 - a) Modellazione agli elementi finiti delle parti metalliche, b) sezione del montante, c) sezione della piattabanda

a)b) c)

a)

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 15

Il coefficiente χLT vale 1 per

Gli elementi trasversali, inoltre, debbono essere verificaticon una forza di progetto Fsd pari a

oppure a

ed l passo dei traversi correnti.

Per valori della snellezza adimensionalizzatanon è necessario considerare gli effetti dell’instabilità flesso-torsionale e può essere usato il coefficiente parziale di sicu-rezza γM0 (la stabilità non pregiudica la resistenza).

3.3 Verifica di patch-loading

Le verifiche di interazione tra le tensioni (trasversali) gene-rate dalle reazioni delle rulliere e quelle longitudinali dovutealla flessione, sono state condotte con le procedure sug-gerite dalle prEN 1993-1-5 (2003) [6], che prevedono la va-lutazione dei parametri η1 ed η2, e della loro interazione,mediante le

I valori Aeff e Weff si riferiscono alla sezione lorda tenendoconto del livello tensionale per la fase transitoria. Il coeffi-ciente moltiplicativo delle sollecitazioni è pari a 1,35. Lalunghezza effettiva per la verifica di resistenza rispetto alcarico trasversale sull’anima vale

4. Aspetti costruttivi

Per il montaggio dell’impalcato metallico è stato previsto ilvaro a spinta delle due porzioni centrali di 390 m e la salda-tura dei due tronconi nella mezzeria della campata di 120 m,fino a completare il tratto centrale di 780 m sostenuto dallepile P2-P9. Il varo a spinta richiede un avambecco e un re-trobecco di 37.5 m di lunghezza, una pila provvisoria P1*,posta a 90 m di distanza dalla pila P2, sul lato della spallaS1 e due pile provvisorie P10* e P11*, poste a 90 m e 180 mdalla pila P9, sul lato S2. Le pile provvisorie hanno lo stessopasso di 90 m delle pile P2-P5 e P6-P9 e quindi consentonoil varo a spinta dei due tratti di impalcato a sezione variabilecon sezioni di altezza massima ad interasse di 90 m. Unavolta completato il varo, si realizzano le pile P1, P10 e P11 esi completa il montaggio con un ulteriore varo a spinta delleparti terminali. Le fasi principali del varo del tratto di impal-cato che va dalla spalla S2 alla mezzeria della campata cen-trale sono sintetizzate in fig. 8.

con

Figura 8 - Modalità e fasi di varo

BIBLIOGRAFIA

[1] Dezi L., Formica M., Niccolini S. - Verifica di stabilità delle piatta-

bande negli impalcati bitrave composti con traversi flessibili. III

Settimana delle Costruzioni in Acciaio – Genova, Settembre 2003

[2] Dezi L., Gara F., Leoni G. - Il controllo della fessurazione negli im-

palcati continui composti. III Settimana delle Costruzioni in Acciaio

– Genova, Settembre 2003

[3] Dezi L., Niccolini S. - Les Viaducs de la Bretelle d’Urbino. Italie.

Ponts Métalliques Bulletin n° 22 - OTUA, 2003

[4] Dezi L., Formica M.- La stabilità delle piattabande negli impalcati

bitrave continui con traversi portanti - VI Workshop Italiano sulle

Strutture Composte Trieste, Novembre 2005.

[5] Dezi L., Formica M.– Verifica di Patch Loading negli impalcati me-

tallici varati a spinta. XX Congresso CTA, Ischia 2005

[6] prEN 1993-1-5 – Eurocode 3: Design of steel structures, Part 1.5:

Plated structural elements, stage 34 draft, 19 September 2003

KEYWORDS

Steel-concrete composite deck, composite crossbeams, shear con-

nectors, bridge launching, patch loading, shrinkage, creep, craking. ❑

• αLT (coeff. di imperfezione) vale 0,49 per sezioni saldate.

e

se

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Attualità

È sempre senz’altro interessante estimolante per un ingegnere civileanalizzare una delle più straordinariee, per certi versi, sbalorditive tipolo-gie strutturali che l’uomo abbia potu-to mai concepire: il ponte. L’idea dicongiungere con una costruzione duerive, in effetti, è una delle più audaci ecariche di conseguenze per lo svilup-po antropico: fin dall’antichità (si pen-si ai nostri antenati romani) l’attraver-samento posto su un ostacolo è statola chiave di volta per il transito dellemerci, per gli scambi culturali, perl’accadimento di quegli avvenimentistorici i quali hanno cambiato persempre il corso degli eventi delle so-cietà (basta ricordare, a esempio, leinvasioni di popoli succedutesi in Eu-ropa).In questo articolo si intende focalizza-re l’attenzione sui ponti di Verona, inquanto questi sono stati oggetto diuna tesi di laurea presentata all’Uni-versità di Padova per l’anno accade-mico 2003 - 2004. I motivi che hannospinto l’allora laureando ad affrontareil tema indicato sono, oltre a quelli so-pra citati, la consapevolezza dell’im-portanza che hanno avuto, rivestonoe assumeranno le strutture sull’Adigesullo sviluppo urbanistico della cittàscaligera e la certezza di aver svoltoun’analisi molto più generale di quan-to si creda, poiché il rapporto sussi-stente fra il centro urbano veronese ei suoi ponti è molto simile a quelloesistente fra le altre città e gli attra-versamenti eretti sui corsi d’acquache le interessano (a esempio, si fo-calizzi l’attenzione su altre città italia-ne come Firenze, Roma o Torino).

I ponti di Verona dal punto di vista geometrico-strutturale

Innanzitutto, i ponti all’interno del ter-ritorio del Comune di Verona sonoquattordici; seguendo il fluire delleacque dell’Adige, essi sono: la traver-sa di Chievo, il ponte del Saval (deno-minato così perché sorge in tale ri-one, ma non ha un nome specifico), il

ponte della Catena, del Risorgimento,Scaligero, della Vittoria, Garibaldi,della Pietra, Nuovo del Popolo (exUmberto), delle Navi, Aleardi, il SanFrancesco (ex Cappuccini), della Fer-rovia, il ponte di San Pancrazio o delPestrino, ricostruito recentemente insostituzione di un vecchio manufattodegli anni ’50 in calcestruzzo armatoormai fortemente fessurato, aggredi-to pesantemente dalla corrosione einadeguato ai moderni carichi strada-li.Per quanto riguarda la lunghezza, lastruttura più lunga in assoluto è ilvecchio ponte della Ferrovia, checopre ben 152.00 m, non compren-sivi delle pile ed inclusivi dei due sot-topassaggi di estremità, misurati fra ivivi controterra delle spalle, seguitodal nuovissimo attraversamento delPestrino, all’estrema periferia sud diVerona, il quale è ben 150.60 m fra gliassi degli appoggi delle spalle; inve-ce, il manufatto più lungo sorgentenel vero e proprio centro cittadino èquello del Risorgimento, posto incli-nato rispetto alle rive di 10°20’, checonsta di 131.00 m, valutati fra gli as-

si degli appoggi delle spalle, comun-que non molto distanti dai 128.00 mdel ponte del Saval (sempre fra gli as-si degli appoggi delle spalle). Vengo-no, poi, il glorioso ponte Scaligero l’u-nico a resistere alle piene del fiumenei secoli, solo l’esplosivo nazista èriuscito ad abbatterlo), con i suoi119.44 m fra i vivi controterra dellespalle e al netto delle pile; la traversadi Chievo, con 114.00 m fra i vivi con-troterra delle spalle, includenti le pile,ma escludenti le spalle; il ponte SanFrancesco, con 113.60 m determinaticome il precedente, il ponte della Ca-tena con 112.50 m, il ponte della Vit-toria, con 108.60 m, il ponte delle Na-vi, con 91.50 m misurati fra gli assidegli appoggi delle spalle, il ponteAleardi, con 91.30 m, il ponte Garibal-di, con 89.00 m, il ponte Nuovo, con88.04 m e infine, il ponte della Pietra,con 78.00 m valutati al netto di pile espalle. Come si può dedurre da talinumeri, il corso dell’Adige è più largoal di fuori del centro cittadino per re-stringersi giocoforza nella zona stori-ca di Verona, anche a causa dei mu-raglioni eretti, dopo la piena atesina

I ponti di Verona fra ingegneria e storiaGiuseppe Puglisi Guerra – ingegnere in Verona

Mappa dei ponti di Verona: 1 - Traversa di Chievo, 2 - Ponte del Saval, 3 - Ponte della Catena, 4 - Ponte del Risorgimento, 5 - Ponte Scaligero, 6 - Ponte della Vittoria, 7 - Ponte Garibaldi, 8 - Ponte della Pietra, 9 - Ponte Nuovo, 10 - Ponte delle Navi, 11 - Ponte Aleardi, 12 - Ponte San Francesco, 13 - Ponte della Ferrovia, 14 - Ponte di San Pancrazio.

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del 1882, in due periodi distinti: alla fi-ne dell’Ottocento (con inaugurazionenel 1895 alla presenza dell’allora prin-cipe ereditario Vittorio Emanuele) enegli anni ’30, nel quadro dei lavoripubblici allestiti dal regime fascista.Dal punto di vista dei materiali dellastruttura portante, i ponti della cittàscaligera sono suddivisibili in tre ca-tegorie: quella delle realizzazioni incalcestruzzo armato normale o pre-compresso, quella delle costruzionimiste acciaio-calcestruzzo e quelladelle opere in materiale litico ed in la-terizio. Appartengono al primo grup-po e sono in calcestruzzo armato nor-male, la traversa di Chievo e il pontedelle Navi, rivestiti con mattoni in cot-to, della Catena e San Francesco incemento-granito, del Risorgimento incalcestruzzo faccia a vista, della Vit-toria, Garibaldi, Nuovo e Aleardi, rico-perti con calcari bianchi-rosei e grigicompatti e vivi del Veronese e contrachite grigia dei Colli Euganei; è delprimo raggruppamento pure l’attra-versamento del Saval, in calcestruzzoarmato precompresso, con finitura dicalcestruzzo faccia a vista. Della se-conda tipologia è il ponte di San Pan-crazio o del Pestrino, mentre sono inblocchi di pietra veronese e in lateri-zio il Pietra e lo Scaligero (il primopresenta due campate in blocchi litici

e tre in laterizio, il secondo ha la strut-tura superiore in mattoni e i basa-menti di piloni e spalle in pietra); infi-ne, è totalmente in grossi elementi dicalcare il ponte Francesco GiuseppeI, molto meglio conosciuto comeponte della Ferrovia.Per ciò che concerne invece lo sche-ma statico, si hanno, anche in questocaso, tre partizioni: le travi continue(in netta maggioranza), i ponti ad ar-cate e le travi Gerber; del primo insie-me sono parte i ponti della Catena,del Risorgimento, della Vittoria, Gari-baldi, Nuovo del Popolo, delle Navi,Aleardi, San Francesco e di San Pan-crazio, del secondo la traversa diChievo, lo Scaligero (o di Castelvec-chio), della Pietra e della Ferrovia, delterzo la sola opera del Saval.In particolare, l’attraversamento delCatena si articola su tre campate del-le quali le due laterali di luce 35.50 me quella centrale di 41.50 m (le misuresono da intendersi comprese le mu-rature, non nette), quello del Risorgi-mento si sviluppa pure su tre campa-te delle quali le due laterali di 34.50 me quella centrale di 62.00 m, quellodella Vittoria ha tre campate rispetti-vamente, da sinistra a destra, di34.75 m, 38.85 m e 35.00 m, il Gari-baldi possiede tre campate di cui ledue laterali di 27.50 m e quella cen-

trale di 34.00 m, quello Nuovo del Po-polo consta sempre di due campatelaterali di 26.27 m e quella centrale di35.50 m, il ponte delle Navi è costitui-to da tre campate uguali di 30.50 m,l’Aleardi ha le due campate laterali di28.65 m e quella centrale di 34.00 m,il San Francesco risulta di due cam-pate laterali uguali di 36.05 m e quellacentrale di 41.50 m, infine la strutturadel Pestrino presenta ben sei campa-te delle quali le quattro centrali hannolunghezza di 26.60 m, quella di sini-stra è di 17.90 m e quella verso SanPancrazio è di 26.30 m.Per quel che attiene le opere d’artead arcate, la traversa fluviale di Chie-vo (chiamata erroneamente dai vero-nesi la ‘diga’) ha ben otto campateognuna di luce libera (cioè netta) paria 12.50 m con sette pile in alveo dilunghezza 2.00 m ciascuna, il ponteScaligero si compone di tre arcate lequali, dal castello verso la Campa-gnola, possiedono luce libera rispetti-vamente di 48.70 m, 28.54 m e 24.00m e due piloni di 12.00 m e 6.20 m dilunghezza, il ponte della Pietra si arti-cola su cinque campate delle quali ledue laterali hanno luce libera uguale a15.00 m ognuna e le tre centrali lucelibera pari a 16.00 m ciascuna ed, in-fine, il ponte della Ferrovia ha settecampate di cui le cinque centrali han-

Ponte del Saval

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no luce netta di 28.80 m ognuna e ledue laterali, poste sopra a due sotto-passaggi, hanno luce netta pari a4.00 m ciascuna.Come già accennato, per il ponte delSaval bisogna, invece, effettuare del-le considerazioni a parte: è vero cheesso si sviluppa su tre campate dellequali le laterali hanno luce di 39.00 me la centrale di 50.00 m, ma, in realtà,vi è, all’interno di questa, una travatasita fra due giunti Gerber di luceuguale a 35.00 m; in questo modo, siviene ad avere una trave isostaticaformata da due travi semplicementeappoggiate laterali con sbalzo piùuna trave semplicemente appoggiatacentrale. Logico, allora, per una strut-tura di questo tipo il ricorso alla pre-compressione, eseguito mediante ilsistema “Tensacciai” con cavi com-posti da trefoli del diametro di 0.6” inacciaio ad alta resistenza in guainametallica; in particolare, per zone la-terali dell’impalcato si sono adoperati5 cavi da 11 trefoli nelle due nervaturedi bordo e 6 cavi da 8 trefoli nelle duenervature intermedie e nelle due in-terne, mentre per la travata centralesita fra le selle Gerber si sono impie-gati 4 cavi per ogni nervatura costitui-ti da 11 trefoli per le due nervature dibordo, 2 da 7 trefoli e 2 da 8 trefoliper le nervature intermedie e da 7 tre-foli per le due nervature interne.A proposito della realizzazione deivincoli, c’è da osservare come sola-mente gli attraversamenti del Saval,quello del Risorgimento e quello diSan Pancrazio siano dotati di appa-recchi d’appoggio veri e propri (guar-da caso, sono le costruzioni più re-centi in ordine cronologico); in speci-fico, i primi due mostrano la materia-lizzazione del vincolo attraverso l’uti-lizzo di cerniere, con tanto di piastresuperiore e inferiore forate con inter-posizione di perni (in particolare, il se-condo ha piastre in acciaio Fe 52 UNI3158 fuso e ricotto e perni in acciaioFe 52 UNI 743 fuso), il terzo, invece,poiché è stato ricostruito completa-mente fra il 2004 ed il 2005 (l’inaugu-

razione è avvenuta nell’ottobre del2005), impiega moderni ‘pani’ ingomma armata. Tutti gli altri manufat-ti precedentemente definiti ‘a travecontinua’ presentano un’effettiva for-mazione dei vincoli ben più rozza, inquanto si tratta di strutture erette trala fine degli anni Quaranta e l’iniziodegli anni Cinquanta: per quasi tutti visono armature di ripresa fra le pile ole spalle e l’impalcato tali da configu-rare un vero e proprio vincolo di inca-stro, anche se, chiaramente, non per-fetto, per i ponti delle Navi e Nuovo,invece, queste armature sono assentie si ha la diretta impostazione dellaparte superiore dell’opera sulle pile,in modo da determinare un vincolo diappoggio semplice, anche questo,comunque, lontano dall’idealità poi-ché esiste attrito fra la struttura supe-riore e quelle inferiori dell’opera, ed,infine, per i ponti ‘gemelli’ della Cate-na e San Francesco si è pensato algetto di ‘cuscini’ in calcestruzzo so-pra le pile per la connessione conl’impalcato. Come si può notare, sitratta sempre di vincoli a metà fral’appoggio e l’incastro ideali; sicura-mente, le soluzioni che si avvicinanodi più al vincolo perfetto di appoggio,il più favorevole per un ponte in gene-rale per qualsiasi tipo di carico e, inparticolare, per la sollecitazione si-smica, sono le due ultime citate, lequali riducono al massimo la trasmis-sione di momenti flettenti fra l’impal-cato e le pile. È interessante, inoltre,segnalare l’innovativa, per l’epoca,realizzazione degli appoggi sullespalle creata dall’ingegner UmbertoZanolini per il ponte delle Navi tramitedadi (chiamati dal progettista ‘pendo-li’) in calcestruzzo cementizio armatoeseguiti con 6 quintali di cementoPortland ad alta resistenza per me-tro cubo di miscela con sommità ebase munite di piastre d’acciaio fusosagomato secondo superfici cilindri-che combacianti con altre due pia-stre, pure in acciaio fuso, a superficiepiana.Per quanto concerne, invece, il tipo di

struttura portante dell’impalcato lecostruzioni sull’Adige si classificanoin sei famiglie: quella dei cassoni,quella dei ponti a travata senza solet-ta inferiore, quella dei ponti a travatacon la soletta inferiore, quella deiponti a sezione prismatica piena,quella delle opere con sezione a π equella dei ponti misti aventi parte del-le luci a travata senza la soletta infe-riore e parte a travata con la solettainferiore. Appartengono alla primasorte il ponte del Risorgimento, ilquale ha un unico cassone pluricellu-lare (esattamente a 5 celle quadran-golari centrali e 2 laterali triangolari) equello di San Pancrazio, il quale ha lasezione trasversale costituita da 2cassoni monocellulari in lamiera d’ac-ciaio connessi fra loro da traversi reti-colari posti in corrispondenza dellespalle e delle pile e composti da profi-lati a C formati a freddo pressopiega-ti. Del secondo raggruppamento èparte solamente il ponte del Saval, ilcui impalcato è formato da una solet-ta superiore di spessore 18 cm, 6 ner-vature, collocate a interasse di 2.80m, aventi lo spessore variabile longi-tudinalmente da un minimo di 18 cma un massimo di 55 cm e ringrossoinferiore di larghezza 55 cm, 2 velettedi chiusura laterale di spessore 15cm. Fra i ponti a travata con solettainferiore, la quale ha sempre confor-mazione, nelle campate, ad anda-mento curvilineo (circolare, come ne-gli attraversamenti della Catena eSan Francesco, circolare policentrico,come nel ponte della Vittoria, o para-bolico, come per l’opera delle Navi),si hanno due categorie: quella deimanufatti con pilastrini di collega-mento fra le due solette e quella dellecostruzioni senza pilastrini, ma connervature longitudinali e setti trasver-sali d’irrigidimento. Sono della primatipologia i ponti ‘gemelli’ della Catenae San Francesco, che possiedono glielementi verticali di sezione 30 x 30cm siti su campi di lunghezza 1.95 me larghezza 2.00 m all’incrocio di ner-vature di sezione 25 x 39 cm d’irrigi-

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dimento della soletta d’estradosso (dispessore 14 cm), mentre sono del se-condo gruppo i ponti della Vittoria,Garibaldi, delle Navi ed Aleardi, i qua-li sono caratterizzati da una solettad’estradosso, di spessore pari a 0.18÷ 0.22 m per il primo, uguale a 0.18 mper il secondo, pari a 0.16 m ed ugua-le a 0.15 m per il quarto, da un siste-ma di nervature longitudinali e settitrasversali, aventi spessore semprevariabile fra un minimo di 20 ÷ 25 cma un massimo di 50 cm ed interassesempre orientativamente compresofra 2 e 3 m, che trasmette i carichi su-perficiali alla soletta d’intradosso, dispessore variabile fra 40 e 115 cmper il ponte della Vittoria, di spessore40 cm per le campate laterali e di 45cm per la campata centrale per ilponte Garibaldi, di spessore compre-so da un minimo di 8.5 cm in corri-spondenza della mezzeria della cam-pata centrale ad un massimo di 25cm alle pile per l’attraversamento del-le Navi e di spessore costante, perognuna delle tre campate, pari a 0.40m per il ponte Aleardi. I ponti a sezio-ne prismatica piena sono, ovviamen-te, quelli in muratura, di pietra o di la-terizio, ovvero lo Scaligero, con lar-ghezza totale variabile fra 6.80 m inchiave alle arcate e 7.35 m alle impo-ste delle stesse (queste sono le misu-re indicate dall’ingegner Gian BattistaBiadego, Giuseppe Casarotto, nelsuo libro “I ponti di Verona – immaginie storia”, fornisce i valori rispettiva-mente di 6.85 m e 7.54 m), quello del-la Pietra e quello della Ferrovia, di lar-ghezza totale pari a 10.72 m per lecinque arcate laterali. Esiste, invece,un solo ponte con sezione trasversalea π ed è quello della traversa di Chie-vo, di larghezza totale uguale a 3.34m e altezza variabile fra un massimodi 1.70 m all’imposta della singola ar-cata su ciascuna pila ad un minimo di0.38 m in corrispondenza della mez-zeria della singola campata con solet-ta d’estradosso di spessore costantedi 0.15 m e le 2 nervature laterali dispessore che è di 0.53 m all’imposta

sulle pile o le spalle e di 0.35 m inmezzeria ad ogni singola campata.Infine, un unico manufatto è a travatain parte con soletta inferiore ed inparte senza il ponte Nuovo. Esso, in-fatti, ha tre campate, ognuna con in-tradosso a sviluppo parabolico,aventi, per 8.84 m sia a sinistra chea destra dell’asse d’ogni pila, unasoletta inferiore di spessore variabilelinearmente da 30 cm in corrispon-denza delle pile fino a 15 cm alla suafine, oltre ad una soletta di estrados-so di spessore uguale a 18 cm nella

parte centrale della sezione trasver-sale ed a 12 cm sotto i marciapiedi eda 7 nervature longitudinali di cui le 5interne di spessore 40 cm e le 2esterne di spessore 50 cm ad interas-si, a partire dalla mezzeria della sezio-ne trasversale verso l’esterno, di 2.60m, 2.60 m e 1.85 m (per quanto con-cerne gli interassi delle altre nervatu-re, c’è da osservare che la sezione èsimmetrica); al di fuori della zona se-gnalata, le caratteristiche geometri-che indicate permangono, però è as-sente la soletta di intradosso.

La tessitura in mattoncini del rivestimento dell’impalcato del ponte delle Navi progettato dall’ingegnere veronese Umberto Zanolini.

Una suggestiva immagine odierna del ponte della Pietra: si notano le parti di esso relative alle diverse epoche.

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I ponti di Verona sotto l’aspettostorico-urbanistico

Per quanto riguarda la funzione dellevarie strutture, si identificano tregruppi: le permanenze storico-am-bientali, cioè quelle costruzioni lequali rivestono un ruolo significativodal punto di vista della storia di undeterminato luogo e che, quindi, so-no importanti se non, addirittura, fon-damentali per spiegare lo sviluppo ur-banistico ed umano di una certa zo-na, le opere con funzioni urbanistico-viarie (da suddividersi, a loro volta, inquelle stradali ed in quelle ferroviarie),le quali, pur non avendo un passatoillustre come le precedenti, assumo-no, nella città moderna, una valenzaprimaria per il collegamento di essacon altre realtà geografiche e com-merciali ed un’importanza altrettantonotevole per la formazione di nuovestrade e nuovi quartieri e, infine, i ma-nufatti con mansioni esclusivamenteidrauliche, ovvero quelli che assolvo-no il compito di regolazione del livellodelle acque del fiume e di captazionedi determinati volumi liquidi per variscopi antropici. Al primo gruppo ap-partengono i ponti della Pietra e Sca-ligero. È il caso di soffermarsi un po’sulle vicende che nel corso dei secolihanno visto come protagonisti i dueattraversamenti in questione. Il primoaffonda le proprie origini nella nottedei tempi; fu eretto, con la famosatecnica romana dell’opus quadratume con l’utilizzo della pietra della Val-policella (quest’ultimo fatto porta apresumere che nella sua costruzionesiano stati impegnati lavoratori autoc-toni oltre a ingegneri e maestranze ro-mane), per la prima volta in un lassodi tempo compreso fra l’89 a.C. ed il66 a.C. o in sostituzione di una vec-chia e pericolante opera lignea euga-nea sulla quale si svolgevano i famosiagoni popolari, cioè quelle lotte suiponti nelle quali chi soccombeva pre-cipitava in acqua, cantata, nel suo di-ciassettesimo carme, dal celeberrimopoeta Caio Valerio Catullo od in occa-

sione della elezione di Verona a colo-nia latina in periodo repubblicano,quando i Romani, consapevoli delragguardevole valore strategico delNord Italia, vi estesero il loro dominio.I blocchi, disposti in linea orizzontale,furono uniti tra loro con grappe di fer-ro annegate nel piombo, quindi conuna modalità di connessione dei varielementi usuale presso i nostri inge-gnosi antenati. È nella procedura edi-ficatoria, però, che essi, perfetti assi-milatori di ogni precedente esperien-za, dimostrarono la loro accorta ge-nialità, preferendo, piuttosto chel’architrave, di origine greca, l’arco, diderivazione etrusca. Infatti, a queitempi, i moderni materiali (quali cal-cestruzzo armato e acciaio) non esi-stevano, c’erano solamente la pietrae il laterizio che non resistevano aflessione, ma solo a compressione,quindi i Romani ne ottimizzarono l’im-piego. Essi, però e qui sta la lorograndezza, dall’arco ricavarono lavolta, passarono, cioè, da un sempli-ce elemento di sostegno curvilineoad un ben più complesso sistema disopportazione dei carichi curvo.Giunsero, così, all’arcata, ovvero al-l’allungamento d’un arco a tutto sestopoggiante su due pilastri laterali, sullaquale veniva scaricato il peso dellamole.L’antica fattura della realizzazione ra-pidamente e sommariamente descrit-ta ancora sopravvive nelle due arcatedi sinistra, quelle verso il colle di SanPietro, le quali sono caratterizzate daun foro ‘a finestra’ stretto e lungo ter-minante con una ghiera circolare sitoin corrispondenza della prima pila eda un piccolo rilievo rappresentanteuna divinità fluviale, un putto nudocon le mani legate, posta dai Romania protezione del ponte in chiave dellaseconda arcata da destra del pro-spetto sud. Il resto dell’attraversa-mento risulta essere in muratura dimattoni d’argilla cotta con le armilledelle arcate costituite da un’alternan-za di mattoni di cotto e di elementi dipietra ed è stato eseguito in due mo-

menti storici differenti. Il primo inter-vento è del 1298, quando Alberto Idella Scala ordinò la ricostruzionedella prima arcata di destra con lacontemporanea erezione della torre(tuttora esistente) che immette nelcentro cittadino la quale, secondo leantiche cronache, era chiamata ca-stello ed era custodita dalle milizie;alla sommità dell’arco a tutto sesto diessa, ricco di una fine decorazione, loscaligero vi fece scolpire lo stemmadella sua casata raffigurante un canee una scala. La seconda variazionenell’aspetto e nei materiali avvennenel primo quarto del Cinquecento,quando, alla fine di ottobre del 1508,il Consiglio della Magnifica Città ri-chiese all’architetto Fra Giocondo disovraintendere ai lavori di riedificazio-ne in pietra della precedente partestrutturale in legno, ormai “mal condi-cionata”. I lavori, però, ebbero esecu-zione solamente fra il 1520 ed il 1521,sotto il governo dei dogi LonardoEmo e Antonio Grimani e sotto la di-rezione di Antonio Protho da Veneziae Francesco Furano o Jurano da Ca-stellion di Cremona. In tale occasio-ne, furono costruite ex-novo la se-conda e la terza arcata a partire dallariva destra. Questa zona ‘veneziana’dell’opera d’arte si caratterizza per lapresenza di un foro circolare per losfogo delle acque, posto in corri-spondenza della seconda pila da de-stra e per un leone di San Marco conlo stemma di Verona in pietra, situatoaccanto alla cavità appena citata sulprospetto nord. Il ponte Scaligero, invece, deve la suaerezione a un avvenimento della sto-ria di Verona: nel 1354 l’allora Signoredella città, Cangrande II della Scala,soprannominato Canrabbioso daiconcittadini, si trovava presso il co-gnato Lodovico il Bavaro, marchesedel Brandeburgo, il quale, avendo ilpossesso della contea del Tirolo, ri-siedeva in quel di Bolzano. Il verone-se era in viaggio per la Baviera perpartecipare a una Dieta imperiale, mafu raggiunto dalla notizia che il fratel-

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lastro Fregnano si era impadronito diVerona servendosi dell’aiuto dei Gon-zaga. Allora egli decise di invertire lamarcia e, attraverso la via trentina,giunse a Vicenza tramite la Val diChiampo. Qui, nella città fedele, riunìforze fresche provenienti dalla stessa,da Padova e da Venezia e con esseraggiunse in fretta Verona entrandosenza difficoltà al Campo Marzo. Loscontro con i sostenitori e i soldati deltraditore avvenne al ponte delle Navi.Cangrande II combatté valorosamen-te e il popolo, chiamato alle armi dallacampana grossa di San Fermo, non-ostante non lo amasse, dimostrò fe-deltà nei confronti del legittimo erededi Mastino II. L’usurpatore, tentandodi fuggire in barca, perì annegato.Dopo questi avvenimenti, l’esponentedella famiglia scaligera, non ritenen-dosi ormai più sicuro in città, in quan-to odiato perfino dai veronesi, diedeinizio all’erezione del castello conl’annesso ponte con un duplice sco-po: di ricevere, in caso di necessità,aiuti dal cognato e di fuga, sempreverso questi, in occorrenza estrema.Nel maniero fu inglobata l’antica chie-setta di San Martino in Aquaro, dalla

quale esso prende il nome. Secondola tradizione, colui che sovraintese al-l’opera, per via della sua vasta espe-rienza militare, fu Guglielmo Bevilac-qua, fedele alleato degli Scaligeri. Larealizzazione della fortezza non bastòa salvare la vita del Signore in quantoil pericolo si annidava fra i suoi stessiparenti stretti ed era rappresentatodal fratello Cansignorio, il quale gli te-se un agguato presso la chiesa diSant’Eufemia e lo uccise personal-mente la notte del 14 dicembre 1359.Fu proprio il fratricida a terminare ilfortilizio.Dal punto di vista costruttivo, l’attra-versamento costituì il manufatto piùaudace e mirabile del Medio Evo ve-ronese e ancor oggi è uno dei simbolidella città veneta. Iniziato nel 1355(per la precisione, la prima pietra fuposta il 28 aprile), contemporanea-mente al castello e al quale served’accesso dalla parte del fiume, sem-bra che la sua edificazione richiesedue anni. Tempo quasi da primato perl’epoca, in relazione ai mezzi tecnolo-gici impiegati, all’importanza e alledifficoltà del lavoro (sia rispetto all’ar-cata di maggior luce, sia per quanto

riguarda le fondazioni) e se si osservaanche la costruzione del ponte delleNavi si procrastinò pure per due anni(1373 - 1375). Non c’è rimasto concertezza il nome di colui o di coloroche idearono con tanta maestriaun’opera d’arte colossale per il perio-do storico in cui venne realizzata.Qualcuno ha espresso la congetturache autori del ponte siano stati i duearchitetti Giovanni da Ferrara e Jaco-po da Gozzo, i quali, per ordine diCansignorio, avrebbero progettato ilponte delle Navi. A sostegno di que-sta affermazione c’è il fatto della qua-si contemporanea esecuzione, fra il1354 ed il 1356, da parte dei due tec-nici sopraccitati, del Ponte Vecchiosul Ticino a Pavia, di luci simili al ma-nufatto oggetto d’analisi, come riferi-sce l’erudito veronese Torello Sarainanelle sue Historie e fatti dei Veronesisotto la dominazione Scaligera del1549. Altri studiosi, invece, hannoformulato l’ipotesi che l’attraversa-mento sia stato concepito dall’archi-tetto indigeno Giovanni Bevilacqua.Comunque sia, il ponte appare comerealizzato tutto in una sola volta. Nellazona basale dei piloni, per una altez-

Il ponte Scaligero al giorno d’oggi, uno degli emblemi di Verona. Il pilone più grande del ponte Scaligero.

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za di circa 4 m sopra il pelo dell’ac-qua ordinario, si ha un rivestimento inblocchi di marmo bianco e rosso(broccatello) delle cave della Provin-cia, ciascuno di lunghezza variabilefra 1.50 e 2.00 m e di altezza pari acirca 50 cm, prelevati da antichi edifi-ci romani rovinati. Tutto il resto dellastruttura è realizzato in cotto; le di-mensioni dei mattoni, verificate in di-versi punti dal Biadego, sono22x13.5x6.5 cm e 27x13.5x5.5 cm.Le armille delle arcate, invece, sonoin pietra, formate da pezzi larghi da53 cm fino a 1.30 m e spessore alter-nato di 25 e 35 cm. Le armille sonocollegate alla zona interna dei volticon chiavi, anch’esse in pietra. Quan-to alla conformazione del manufatto,esso risulta avere tre arcate, dellequali la prima, quella verso il castello,di luce netta pari a 142 piedi veronesi(48.70 m), quella centrale di 82 piediveronesi (28.54 m) e la terza di 70 pie-di veronesi (24.00 m), aventi tutte unamonta pari a circa un quarto dellacorda e due piloni di forma pentago-na (più dettagliatamente, sono semie-sagonali verso monte e semi-qua-drangolari verso valle), di larghezza19.40 m il maggiore e 17.30 m il mi-nore e angolo del partiacqua di 98° ilprimo e 90° il secondo. Tra l’altro, vi èda segnalare che il pilone più massic-cio, il quale fiancheggia l’arcata piùlunga, può resistere, grazie alla suaenorme massa inerziale, da solo allaspinta dell’arco maggiore senza lacontrospinta degli archi laterali, ovve-ro esso, all’occorrenza, svolge il com-pito di pilaspalla. Inoltre, c’è da rileva-re un’altra particolarità: la campatacentrale in pianta è incurvata contro ilflusso dell’acqua con valore massimodi 78 cm. La causa di tale anomaliapare che si possa attribuire ad un mo-vimento delle centine. All’insieme degli attraversamenti confunzioni urbanistico-viarie apparten-gono, invece, tutti gli altri manufatti,tranne la ‘diga’. Alcuni di essi risulta-no o dovevano essere fondamentaliper il collegamento di Verona con la

viabilità extraurbana: si citano, al pro-posito, il ponte della Catena, inaugu-rato per la prima volta nel 1929, co-struito per servire l’Ospedale Maggio-re e per connettere Verona con ilnord, il ponte San Francesco dellostesso periodo del precedente, in as-soluto forse la struttura più praticatadella città, edificato per liberare dal

traffico la Circonvallazione Raggio diSole e per offrire uno sbocco direttoverso le grandi arterie di comunica-zione alle Officine Galtarossa, il pontedel Risorgimento e quello del Saval,realizzati tra la fine degli anni Sessan-ta e l’inizio dei Settanta. Il primo con-cepito per essere inserito nell’ambitodi un ambizioso progetto di collega-

Una suggestiva immagine del ponte della Ferrovia; si può notare il suo aspetto massiccio fornito daigrandi blocchi di pietra dai quali è composto.

La traversa di Chievo.

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mento del centro storico con la zonadi San Zeno e quindi, con la stataleVerona-Peschiera-Brescia attraversouna strada ad alta percorrenza, inten-zioni fallite miseramente di fronte a unvincolo di carattere storico-ambienta-le; il secondo ideato per smistare ilflusso veicolare da Milano, Modena eRovigo verso il Brennero senza averlonel centro urbano. Le altre opere d’ar-te svolgono un ruolo più ristretto, maugualmente indispensabile, all’inter-no della rete carrabile cittadina: è ilcaso dei ponti delle Navi e Nuovo,nati nel Medio Evo, il primo nell’895per volere del re Berengario I per por-re in comunicazione l’Isolo di San To-maso con il borgo intorno all’anticachiesa di San Vitale e con il rione diSan Fermo, il secondo (citato per laprima volta nel 1179) per collegare ilquartiere di Santa Maria Antica sem-pre con l’Isolo di San Tomaso, delponte Garibaldi, sorto nel 1864 percollegare la zona della Campagnolacon il centro cittadino in modo conti-nuo senza l’utilizzo di battelli e sner-vanti attese sulle rive dell’Adige, delponte Aleardi, eretto nel 1879 per uni-re direttamente la città con l’alloraesterno Cimitero Monumentale, delponte della Vittoria, costruito per con-nettere il nucleo storico ancora con laCampagnola oltre che per comme-morare le vittime della Grande Guerrae del ponte di San Pancrazio, realiz-zato nel secondo dopoguerra all’e-strema periferia sud di Verona percollegare la zona del Pestrino col bor-go di San Pancrazio. Oggi quasi tutti i manufatti menzionatisono molto congestionati per moltaparte del giorno dalle automobili, maanche da autocarri e mezzi pesanti,denunciando l’assoluta inadeguatezzadimensionale e strutturale, in quantosono stati progettati per una realtàumana e urbanistica ormai superata.Si sollecitano, allora, interventi urgentiper fornire un po’ di respiro ad unadelle città del nord Italia più esaspera-te e inquinate dal traffico veicolare.Per quanto riguarda il compito urba-

nistico assolto dagli attraversamentifluviali veronesi, c’è da rilevare comeessi lo abbiano eseguito appieno, di-ventando, dopo la loro edificazione,dei veri e propri scardinatori del terri-torio. Infatti, laddove c’è un ponte c’èuna strada la quale, a sua volta, ri-chiama la costituzione di attività lavo-rative e di servizi e conseguentemen-te di abitazioni. Del resto, tale risulta-to è sotto gli occhi di tutti, soprattuttoper i quartieri sviluppatisi rapidamen-te dopo la conclusione dell’ultimoconflitto mondiale; basti focalizzarel’attenzione sui ponti delle Navi eNuovo, i primi che, fin da tempi anti-chi, hanno indirizzato l’espansionedel centro urbano oltre il fiume, inquesto caso prediligendo la direzioneest per motivi commerciali (sono noti irapporti commerciali di Verona con lafiorente repubblica marinara di Vene-zia, a sua volta in contatto col mondoorientale, suggellati da un patto sot-toscritto nel 1107), sui ponti Garibaldie della Vittoria, i quali hanno compor-tato l’inurbamento della zona dellaCampagnola fra la seconda metà del-l’Ottocento e la prima metà del Nove-cento, situazione testimoniata dallapresenza, nelle vicinanze del primo,di villini in stile liberty e dall’esistenza,in posizione limitrofa al secondo, diedifici di periodo fascista, e sul pontedel Saval, responsabile della forma-zione di quello che è divenuto ungrande quartiere con palazzi molto al-ti. Non sempre, naturalmente, la cita-ta espansione della città è avvenutain modo corretto, però è da rilevarsicome, nel complesso, sia notevol-mente migliorata la vita dei veronesigrazie allo sviluppo della rete dei ser-vizi, necessari e non, che Verona offreai suoi residenti ed anche ai numerosituristi.Proprio per motivi di comunicazionegli Austriaci nel 1850, esattamente il 6marzo, iniziarono i lavori per la co-struzione di quello che da tutti è co-nosciuto come “il ponte della Ferro-via”. Essi furono terminati il 10 dicem-bre 1852 con una spesa di quattro

milioni di lire austriache ed il 30 dellostesso mese, alla presenza del mare-sciallo Radetzky e del progettista Lui-gi Negrelli, l’opera d’arte fu inaugura-ta. Essa si inserì nell’esecuzione del-l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdi-nandea, connettente Venezia con Mi-lano, prima delle grandi tratte ferro-viarie del Regno Lombardo-Veneto.Dal punto di vista architettonico estrutturale, c’è da rilevare come ilponte sia l’unico a Verona completa-mente in pietra e, precisamente, inmarmo bianco. Ciò contribuisce atrasmettere un’idea di imponenza estraordinaria solidità tipica degli anti-chi monumenti in materiale lapideoche è confermata da un tremendo ac-cadimento: la notte fra il 25 ed il 26aprile 1945 le mine dell’esercito nazi-sta, che colpirono seriamente tutti glialtri manufatti sull’Adige, indusserosolamente il crollo delle arcate estre-me, cosicché, per qualche giorno, ar-rampicandosi sulle macerie, si potétransitare sulla costruzione, unicopassaggio dalla riva destra a quellasinistra del fiume.L’unico attraversamento di Veronacon funzioni idrauliche è la traversa diChievo, la quale fu iniziata nel gen-naio del 1920 seguendo il progetto diGaetano Rubinelli ed inaugurata il 29marzo 1923 con lo scopo di innalzareil livello dell’acqua fluviale per poterimmettere un maggior volume liquidonell’attiguo canale industriale GiulioCamuzzoni, compiuto alla fine del XIXsecolo per alimentare le centraliidroelettriche di Tombetta, in BassoAcquar, in quanto occorrevano milionidi metri cubi d’acqua per produrresempre più energia da destinare alleprime grosse industrie veronesi (co-me le cartiere Fedrigoni, ancora esi-stenti, i mulini Consolaro ed il Cotoni-ficio veneziano) le quali, sempre piùnumerose, sorgevano nella parte Suddella città.Oltre a questa funzione, la ‘diga’ svol-ge anche quella di protezione del cen-tro urbano scaligero dalle piene dell’A-dige. Infatti, proprio la sua esistenza

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impedì, nei primi giorni di novembredel 1966, che la piena, la quale portòdal Trentino una gran quantità di tron-chi sradicati, di carogne d’animali, ditetti divelti, di automobili fracassate edi ratti, inondasse Verona. La portatadel corso d’acqua salì a 2.5 milioni dilitri al secondo e la massa liquida fan-gosa sfiorò le volte più alte dei ponti,giorno e notte, inarrestabile e minac-ciosa, ma la ‘diga del Ceo’ salvò la cit-tà con il suo immenso patrimonioumano ed artistico.Oggi l’opera d’arte, dopo l’interventodi ripristino strutturale, idraulico egeotecnico effettuato fra il maggio ed

il dicembre del 1993 in seguito al crol-lo della testata di valle dell’ex concadi navigazione, consolidamento avve-nuto con il fondamentale apporto deiProfessori Ingegneri dell’Università diPadova Francesco Colleselli, Luigi DaDeppo e Claudio Modena, quest’ulti-mo veronese e relatore della tesi suc-citata, si presenta all’osservatore rive-stita quasi interamente con mattoni inlaterizio, i quali le conferiscono quel-l’aspetto caldo e familiare che contri-buiscono a renderla ‘simpatica’ pres-so i veronesi, tranne che per gli spigo-li delle pile e delle arcate, posti in risal-to attraverso l’impiego di pietra bian-

ca, con le sue 8 ‘torrette’, di cui 4 ter-minanti con casotti in lamiera in som-mità, collegate fra di loro da strutturetralicciate in acciaio sostenenti uncamminamento, e con le paratoie me-talliche, le quali ostruiscono, parzial-mente o totalmente, il passaggio del-l’acqua, creando il dislivello necessa-rio per l’espletamento delle funzioniadempite dalla traversa.Inoltre, va ricordata quella che, nelleintenzioni del progettista, doveva es-sere una conca di navigazione utile altrasporto delle imbarcazioni ligneefabbricate a Pescantina e vendute aipescatori veneziani. ❑

Foto: Riccardo Marrella

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All'inizio del 2006 è nato un laborato-rio con la partecipazione della Provin-cia di Verona, Ordini Ingegneri e Archi-tetti, i Collegi Geometri e Costruttori,Istituto tecnico Cangrande e Associa-zione Nazionale mutilati e invalidi civili.Gli obiettivi principali del laboratoriosono:• creare una rete informativa dei pro-

getti architettonici sul territorio pro-vinciale;

• incoraggiare la diffusione delle“buone pratiche” tramite azioni diinformazione e formazione per l'eli-minazione delle barriere architetto-niche;

• monitoraggio e verifica dei progetti. Il laboratorio è dunque uno strumento

tecnico, in stretto legame con le altrerealtà della rete ANMIC. Grazie ad es-so, ogni professionista che si occupadelle barriere architettoniche nellasua attività potrà mettere a disposi-zione di ogni soggetto, privato o isti-tuzionale, il materiale informativo eogni successiva elaborazione dei variprogetti. Un'opportunità per gli utentidi essere informati in tempo reale sul-le idee che cambiano la città per ren-derla davvero a portata di tutti. Il la-boratorio sta seguendo la costruzio-ne di un sito internet al servizio deicittadini e dei professionisti che si tro-vano a risolvere casi di superamentobarriere: proprio per aiutare questi ul-timi è nato anche lo sportello SEBA

già attivo ed efficace.Lo sportello SEBA è istituito presso lasede Provinciale Anmic (Associazionenazionale mutilati e invalidi civili) di Ve-rona.Il suo scopo è dare risposte concretein materia di barriere architettoniche achiunque ne abbia bisogno.Per questo è attivo un servizio di con-sulenza gratuita rivolto agli invalidi, maanche agli altri cittadini che ne abbia-no necessità, compresi i tecnici pro-fessionisti addetti alla progettazione egli addetti al controllo del rispetto del-le leggi sulle barriere architettoniche. Lo sportello è aperto agli utenti duevolte la settimana presso la sede AN-MIC di Verona con i seguenti orari:

martedì 15.30 - 19.00giovedi 9.30 - 12.30

Via S. Maria Rocca Maggiore, 13/B Tel. 045 8013347

Informazioni Tecniche

Superamento barriere architettoniche e sensoriali

Nuove iniziative nella Provincia di VeronaIlaria Segala - ingegnere in Verona

Si espone di seguito una sintesi uni-taria delle osservazioni, dei commentie delle proposte formulate dagli inge-gneri iscritti agli Ordini Professionaliaderenti alla Federazione degli Ordinidegli Ingegneri del Veneto (FOIV), re-lativa ai contenuti degli articoli delprogetto di legge in oggetto. Si evi-denzia facilmente come gli articolianalizzati siano fondamentalmentequelli più specialistici a contenutotecnico in materia di edilizia ed anchequelli a carattere più generale chemaggiormente interessano gli inge-gneri nello svolgimento della propriaattività professionale.

ART. 1 - FinalitàDavvero fondamentale è l'introduzio-ne del termine “fruibilità”, il quale, su-perando ed estendendo i limiti delledefinizioni di “accessibilità, adattabili-tà e visitabilità” presenti nella leggeda abrogare (Legge Regionale 30

agosto 1993, n. 41), sintetizza e raf-forza con efficacia l'importante con-cetto di possibilità per chiunque dipoter utilizzare con pieno godimento,in sicurezza e autonomia, spazi, arre-di, servizi e attrezzature messi a di-sposizione in edifici pubblici, privati eluoghi aperti al pubblico.Opportuna anche la sostituzione deltermine “handicap” con “disabilità”,poiché con quest'ultimo si vuole giu-stamente superare il limitato concettodi “ridotta o impedita capacità moto-ria”, per estenderlo e generalizzarloinvece a tutte le forme di disabilità,non solo a quelle fisiche. Disabili eanziani in primo luogo, ma anche di-sabili temporanei e persino i cittadininormodotati e in buona salute. È in-fatti importante sottolineare che unaprogettazione mirata e finalizzata atenere conto delle particolari necessi-tà dei cittadini disabili consente di ot-tenere una migliore “fruibilità” degli

spazi d'uso anche per tutti gli altri cit-tadini.

ART. 6 - Progetti relativi alla costru-zione di nuovi edifici ovvero alla ri-strutturazione di edifici esistenti.Comma 1

Questo comma dell'articolo, preve-dendo l'osservanza delle prescrizionitecniche anche nei casi di ristruttura-zione di interi edifici, se da un lato tu-tela giustamente il concetto di fruibili-tà di cui all'art. 1, da un altro sollevatuttavia legittime interrogazioni sullemodalità di applicazione delle citateprescrizioni in situazioni ricorrenti nel-la pratica professionale. In altri termi-ni si vuole richiamare l'attenzione dellegislatore sul fatto che esistono casiconcreti di intervento nei quali risultaassai difficoltoso da un punto di vistatecnico poter applicare la norma al fi-ne di rispettare i citati criteri di fruibili-tà degli edifici.Concretamente, un edificio che deb-ba essere ristrutturato con destina-zione d'uso aperta al pubblico, chenon disponga fisicamente dello spa-zio per l'installazione dell'impianto di

Progetto di Legge n. 120. Disposizioni generali in materia di eliminazione delle barriere architettoniche. Osservazioni FOIV

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sollevamento (ascensore), pone serieproblematiche al rispetto dell'acces-sibilità ai piani superiori da parte dellepersone con disabilità. Ancora, nonviene espressamente specificato se ilrispetto della norma vale comunqueanche per gli edifici privati di modestedimensioni come le abitazioni unifa-miliari.Questi appena citati indicano esempipossibili di casi molto ricorrenti nell'e-sercizio della professione che questocomma dell'articolo non compendiaadeguatamente. Questo vuoto nor-mativo indurrebbe il progettista o anon eseguire l'opera o a violare, perassurdo, la legge quando non è nellecondizioni di poter rispettare le pre-scrizioni normative per i necessariadeguamenti tecnico/strutturali (pri-mo esempio), ovvero a rispettare leprescrizioni, ma con costi d'interventomolto onerosi a carico di ogni com-mittente anche per edifici privati dipiccole dimensioni (secondo esem-pio).Questo articolo, infine, specifica chel'emanazione delle prescrizioni tecni-che sono stabilite con provvedimentidella Giunta Regionale, giustamentepiù flessibili, su temi che hanno peroggetto situazioni in rapida evoluzio-ne rispetto alla legislazione statale,che invece ne indica i principi fonda-mentali di carattere generale.Comma 2È opportuno che questo comma del-l'articolo elenchi le “normative tecni-che specifiche” il cui rispetto, nel ca-so di singole parti di edifici, non ob-bliga ad applicare le prescrizioni tec-niche di cui al comma 1.

ART. 7 - Coordinamento con le normeedilizieComma 2 e comma 3

Se nelle indicazioni generali date dal-la norma c'è il pregio di riunire inun'unica figura le competenze di cuial comma 3, l'istituzione del tecnicoesperto in materia di barriere architet-toniche da un punto di vista operati-vo/funzionale implica una serie di le-

gittime interrogazioni ed osservazioniche a nostro giudizio potrebberocomprometterne l'opportunità dell'e-sistenza stessa.Innanzitutto la norma specifica che laGiunta Regionale stabilisce solamen-te i criteri per l'attribuzione della qua-lifica, di cui al comma 4, ma nulla pre-cisa a riguardo di chi ha poi l'autoritàper conferire questa qualifica.Ma per i suddetti criteri non vengonoelencate neppure le linee guida gene-rali che ne dovrebbero essere a fon-damento: sono da citare, ad esem-pio, l'esperienza maturata nel settoreedilizio, i corsi di formazione speciali-stici svolti nell'ambito specifico o chedovranno essere sostenuti, ecc.La norma è poi carente su un punto difondamentale importanza: non vienespecificato se il tecnico esperto è unafigura che dovrà svolgere la propriaattività all'interno dell'Amministrazio-ne Pubblica, ovvero debba essere unprofessionista esterno incaricato sunomina da parte di qualche Ente pre-posto allo scopo (Ordine Professio-nale, Amministrazione Comunale,ecc.).L'ipotesi di una figura interna all'Am-ministrazione Pubblica rischia di ap-pesantire la burocrazia del processoprogettuale, di per sé già aggravatodai molti adempimenti legislativi, poi-ché introdurrebbe nuove procedureper ottenere la richiesta di parere ob-bligatorio per tutti i progetti, quellipubblici da approvare e quelli privatida autorizzare. La conseguenza più ri-levante sarebbe costituita da un signi-ficativo allungamento dei tempi perl'ottenimento di tutti i permessi e leconcessioni necessarie per l'inizio deilavori, sia pubblici che privati. Inoltrel'introduzione di questa figura tecnicarappresenterebbe un costo economi-co aggiuntivo per le casse degli EntiPubblici, come noto, sempre in diffi-coltà per le limitate risorse disponibili.Anche l'ipotesi di un professionistaesterno sembra una soluzione pocoagevole da perseguire nella praticaprofessionale. Si ritiene infatti che es-

sa, oltre a non contribuire a semplifi-care l'applicazione della norma in og-getto nel contesto complessivo delprogetto/lavoro, aggiunge un ulteriorelivello esterno di “controllo superiore”con il quale il professionista dovrà co-munque interagire e confrontarsi perottenerne il parere di approvazio-ne/autorizzazione. Se l'istituzione di questa figura do-vesse comunque concretizzarsi, sispera che ciò comporti un effettivomiglioramento nella cultura tecnicaper tutti e non solo un'occasione dilavoro “burocratico” e/o di assunzio-ni/incarichi più o meno clientelari ne-gli/dagli uffici tecnici comunali. Sem-bra infatti molto concreto il rischioche l'adozione di questa soluzionepossa portare all'instaurarsi di un si-stema di clientelismo che, non gio-vando a nessuno, contrasterebbe siacon le finalità della norma di cui al-l'art. 1, sia con i principi deontologicidella nostra categoria.Visto comunque che la norma nonsembra presentare particolare diffi-coltà, nè nell'interpretazione degli ar-ticoli e neppure nella loro applicazio-ne nell'ambito professionale, appareeventualmente più ragionevole chequesta mansione di tecnico espertopossa essere integrata a quelle di unafigura già esistente nel processo pro-gettuale. Per i lavori privati potrebbecoincidere con il professionista stes-so, in possesso dei requisiti necessarida definire, mentre per i lavori pubbliciil parere obbligatorio di cui al comma2 potrebbe essere di competenza delResponsabile Unico del Procedimen-to (RUP), di cui agli Artt. 4, 5, 6, Legge7 agosto 1990, n. 241 e Art. 7, Legge11 febbraio 1994, n. 109.Il RUP, che in ogni caso è un tecnicodi cui all'Art. 7, comma 5, Legge 11febbraio 1994, n. 109, tra gli altricompiti ha infatti anche quello di co-ordinare le attività necessarie alla re-dazione del progetto definitivo edesecutivo, verificando o facendo veri-ficare che, nel rispetto del contenutodel documento preliminare alla pro-

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gettazione, siano indicati gli indirizziche devono essere seguiti nei suc-cessivi livelli di progettazione ed i di-versi gradi di approfondimento delleverifiche, delle rilevazioni e degli ela-borati richiesti. Per facilitare lo svolgi-mento di questo compito, il RUP po-trebbe accedere ai dati archiviati nelcentro regionale di documentazionedi cui all'Art. 18.Comma 4Si ritiene opportuno che il testo delcomma in oggetto venga modificatocome segue:“La Giunta Regionale, sentito il pareredella Federazione Regionale degli Or-dini degli Ingegneri, della FederazioneRegionale degli Ordini degli Architettie del Comitato Veneto del Collegiodei Geometri stabilisce mediante ap-posita delibera i criteri per l'attribu-zione della qualifica di esperto in ma-teria di abbattimento delle barriere ar-chitettoniche di cui al comma 2.”

ART. 8 - Piani per l'eliminazionedelle barriere architettoniche

L'articolo non indica esplicitamentese l'attuazione dei piani di eliminazio-ne delle barriere architettoniche di cuiall'art. 8, mediante interventi di ade-guamento, riguarda solo gli edificipubblici ovvero anche quelli privati.Più precisamente esso rimanda co-munque all'art. 32, comma 21, Legge28 febbraio 1986, n. 41 e all'art. 24,comma 9, Legge 5 febbraio 1992, n.104, che fanno riferimento solo agliedifici pubblici già esistenti. Poiché aquesti interventi di adeguamento so-no riservati parte dei proventi comu-nali (art. 9), per una maggiore com-prensione si ritiene opportuno inte-grare nel testo i citati articoli.

ART. 9 - Risorse per interventi destinati all'eliminazione delle barriere architettoniche

Si ritiene importante sottolineare chel'articolo precisi che il ricavato dellerisorse da stanziare annualmente afavore degli interventi per l'elimina-zione delle barriere architettoniche

non possa essere destinato a diversaspesa.A garanzia di questo obiettivo potreb-be introdursi l'obbligo da parte deiComuni di trasmettere annualmentealla Regione (centro regionale di do-cumentazione di cui all'art. 18) appo-sita dichiarazione sulle spese stanzia-te/sostenute in ottemperanza al di-sposto della legge, sottoscritta dai re-sponsabili del Servizio Finanziario edal Responsabile Unico del Procedi-mento (RUP).

ART. 10 - Facilitazioni per interventi su immobili abitati da persone con disabilitàComma 1

Si ritiene alquanto difficile poterquantificare gli incrementi volumetricio di superficie utile abitabile per la so-la quota parte funzionale alla elimina-zione delle barriere architettoniche. Atal fine sarebbe invece opportuno chela norma definisca una qualche pro-cedura operativa che agevoli questastima.Si ritiene altresì che la riduzione del30% del solo costo di costruzionedovuto in relazione all'intervento co-stituisca comunque un'agevolazioneabbastanza limitata.

Comma 2Si fa notare che la proposta contenu-ta nel disegno di legge, di consentirecioè interventi di ampliamento dellavolumetria realizzati in aderenza agliedifici esistenti, in deroga agli indici dizona previsti dagli strumenti urbani-stici vigenti di cui al Decreto Ministe-riale 2 aprile 1968, n. 1444, può farscaturire un conflitto di competenzacon lo Stato.Rimanendo comunque nell'ambitodelle intenzioni dell'articolo, ad inte-grazione di questo comma, si sotto-pone al relatore la proposta di poterconsentire particolari e speciali dero-ghe per piccoli ampliamenti ancheper le abitazioni ubicate nel centrostorico (zona A), qualora si dimostriche, sussistendo circostanziate e va-lide ragioni, gli ampliamenti medesimi

favoriscano significativamente la vitadi relazione del disabile e costituisca-no un intervento essenziale per lafruibilità dell'edificio da parte dellostesso. Questa proposta trova fonda-mento sulla considerazione che inmolti piccoli comuni alcuni edifici delcentro storico hanno un modesto va-lore storico-architettonico e per essi èpossibile eseguire interventi checomportino piccoli aumenti di volumesenza compromettere significativa-mente il valore del centro storicostesso. La competenza in materia perl'approvazione della deroga all'am-pliamento in centro storico potrebbespettare alla Commissione Ediliziae/o alla Giunta Comunale.

Comma 5Si fa notare come a fronte dei vantag-gi di cui ai commi 1 e 2 (già presentinella Legge Regionale 4 aprile 2003.n. 7, che viene quindi abrogata), il di-sabile sia tuttavia tenuto a produrreuna certificazione progettuale e me-dica adeguata, vincolandosi, con attonotarile trascritto per i nuovi volumirealizzati, a non variarne l'uso, a nonalienarli, né locarli se non ad altri sog-getti disabili. Il vincolo però rimanesolo triennale. Considerati i favori checomporta e la nuova riduzione delcontributo “Bucalossi”, a nostro pa-rere il vincolo dovrebbe essere benpiù duraturo: a esempio decennale,come in altri casi analoghi.

ART. 13 - Edifici privatiRiteniamo importante sottolineareche l'articolo non giustifica sufficien-temente le motivazioni che estendo-no la possibilità di poter cumulare icontributi di cui al comma 1 anche al-la seconda abitazione.

ART. 17 - Piano annuale di intervento

Tra le varie competenze della GiuntaRegionale, condividiamo e conside-riamo di particolare interesse l'ado-zione del piano annuale di intervento,che pensiamo dovrebbe ricadere “acascata” su Province e Comuni.

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Questo in osservanza alla giusta ne-cessità di conferire maggiore funzio-nalità alla legge di spesa per quanto ri-guarda le modalità mediante le quali laRegione destina risorse del proprio bi-lancio a favore di interventi mirati inmateria di eliminazione delle barrierearchitettoniche.

ART. 18 - Centro di documentazioneComma 1

Sebbene si condividano nelle lineegenerali le finalità indicate per l'istitu-zione di un centro regionale di docu-mentazione, riteniamo tuttavia impor-tante sottolineare alcune osservazioniin proposito.Le soluzioni di cui al punto a) posso-no essere il risultato complessivo diuna attenta ricerca/analisi concepitae perfezionata a titolo personale daprofessionisti che per questo potreb-bero ritenere di non condividerla a fa-vore di altri. Nell'ipotesi del punto a)alcuni, o addirittura molti, professio-nisti gioverebbero gratuitamente dellavoro intellettuale già svolto da altricolleghi, risparmiando, rispetto aquesti, tempo e quindi denaro. Poi-ché viviamo in una società caratteriz-zata da un'economia globalizzata, ilcui motore principale è la competitivi-tà tra i vari soggetti economici, cichiediamo quindi se sia eticamente eprofessionalmente corretto renderedisponibile a“tutti” queste proprietàintellettuali di “pochi”, e, in merito aquesto, se sia sufficiente per le finali-tà della norma di cui all'art.1 il richia-mo al principio di sussidiarietà.Considerando le finalità dell'art. 1, siritiene comunque utile che il centro re-gionale di documentazione si avvalgadi un “sistema qualità” che, gestendomediante un approccio per processi ipunti a) e b), abbia per obiettivo la ve-rifica e il miglioramento continuo del-l'efficacia delle iniziative promosse edelle prestazioni dei servizi forniti.

Comma 2Nello svolgimento dei compiti di cui alcomma 1 punto a) dell'articolo si ritie-ne che la Federazione degli Ordini

degli Ingegneri del Veneto (FOIV) pos-sa e debba dare un significativo con-tributo in materia di soluzioni ediliziee tecniche, sia in termini di qualitàche di servizi forniti, al fine di miglio-rare la fruibilità, da parte delle perso-ne con disabilità, degli edifici pubblicie privati.Si suggerisce pertanto al relatore deldisegno di legge che, accanto alleunità sanitarie locali e agli istituti uni-versitari del Veneto, il centro di docu-mentazione si avvalga anche dellacollaborazione della FOIV, quale entegarante delle competenze ingegneri-stiche dei professionisti che vi sareb-bero coinvolti.

Comma 3Il comma prevede che la Giunta Re-gionale, tra le altre specifiche, possaaffidare la gestione del centro di do-cumentazione anche a soggetti priva-ti, mediante la stipula di un'appositaconvenzione. Considerata l'importan-za di questa funzione, si ritiene op-portuno che dalla tipologia dei sog-

getti potenzialmente idonei a talescopo siano escluse le società a finedi lucro. Questo al fine di garantireche le prestazioni fornite siano essen-zialmente finalizzate ad un serviziopubblico effettivamente a favore dellacollettività e non viziate da interessiparticolari.

ART. 20 - Domande di contributodegli enti pubblici

Ci sembra opportuno che la normaprecisi il “congruo periodo” a cui si fariferimento nell'articolo, al fine di spe-cificare agli enti pubblici, che hannola proprietà o la disponibilità degliedifici e degli spazi interessati agli in-terventi, le condizioni temporali chedanno diritto a presentare domandaper l'ottenimento dei contributi perl'esecuzione degli interventi stessi.

Documentazione presentata il giorno7 giugno 2006 alla VII CommissioneConsiliare della Regione.

Contributi regionali per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’adattamento dei veicoli

Giancarlo Favalli - geometra sportello Seba

La norma di riferimento è la legge re-gionale n. 41 del 30 agosto 1993, aquesta legge tra l'altro vengono asse-gnati fondi in misura maggiore rispet-to alla legge nazionale 13/89. Nel2003 ad esempio sono stati stanziatioltre tre milioni di euro. Si tratta di ri-sorse completamente regionali vistoche da anni, a livello nazionale, non sirifinanzia più il fondo di settore.

Illustriamo di seguito le modalità peraccedere ai contributi ai sensi dellalegge regionale n. 41 del 30 agosto1993.

Chi può chiedere il contributo?Possono beneficiare delle agevola-zioni previste dalla presente legge:1. gli enti pubblici;

2. gli enti privati, incluse le imprese;3. le persone con ridotta o impedita

capacità motoria o sensoriale o iloro familiari cui essi siano fiscal-mente a carico.

Questo significa che i contributi pos-sono essere richiesti non solo permodificare l'abitazione del disabile,ma anche per eliminare barriere ar-chitettoniche negli edifici pubblici oprivati aperti al pubblico, o per adat-tare il posto di lavoro. Quindi anche iproprietari o i locatari di edifici privatiaperti al pubblico o di sedi di aziendepossono richiedere i contributi.

Quali sono gli interventi previsti?Il contributo può essere richiesto:a) per opere murarie o di ristruttura-

zione;

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 31

b) per l'acquisto di ausili ed attrezza-ture idonei al superamento dellebarriere architettoniche interne edesterne agli edifici e dispositivi attia favorire l'accesso e la mobilità in-terna agli stessi, quali montascale,pedane mobili, elevatori e simili.

E se richiesti dai disabili o loro fami-liari, anche per:c) adattamenti dei veicoli destinati al-

la guida dei titolari di patente spe-ciale;

d) adattamenti di veicoli destinati altrasporto di persone con ridotta oimpedita capacità motoria anchese sprovvisti di patente.

Tutti i contributi sono cumulabili conaltri erogati per le medesime opere oausili o adattamenti, comunque solofino alla copertura della spesa soste-nuta.

Come e dove presentare la doman-da di contributo?La domanda di contributo (indirizzataal Sindaco), con marca da bollo, vapresentata entro il 31 marzo di ognianno per rientrare nell'assegnazionedi fondi dell'anno in corso; se presen-tata dopo tale data si passa diretta-mente all'anno successivo. Importan-te: c'è l'obbligo di presentare la do-manda prima di avere eseguito i lavo-ri o acquistato gli apparecchi altri-menti si perde ogni diritto ai finanzia-menti. La domanda deve essere con-segnata all'ufficio servizi sociali pres-so il Comune in cui si risiede, allaquale và allegata documentazione at-testante le condizioni di disabilità delrichiedente o del componente il nu-cleo familiare.Le domande devono essere relativeall'immobile dove ha abituale dimorail disabile; non sono ammessi contri-buti sulle «seconde case».

Con quali modalità viene erogato ilcontributo?La liquidazione viene effettuata dopoaver accertato la regolare effettuazio-ne delle opere per le quali si è richie-

sto il contributo, o dell'effettivo acqui-sto degli ausili.Il richiedente, a lavori ultimati, dovràquindi produrre la seguente docu-mentazione:1. il certificato di regolare esecuzione

redatto dal direttore dei lavori peropere che comportano, a termini dilegge, la necessaria assistenza diun tecnico abilitato, ovvero sotto-scritto dalla ditta che ha effettuatola fornitura o l'installazione;

2. fatture quietanzate attestanti laspesa sostenuta.

Entità del contributo:• Contributi previsti: per gli interventi

sugli edifici sono ammessi contri-buti fino al 50% della spesa soste-nuta con contributo massimo di 15milioni.

• Per l'acquisto di ausili e di attrezza-ture: i contributi sono compresi fra il25% e il 50% della spesa sostenutacon contributo massimo di 20 mi-lioni.

• Infine per l'adattamento di auto-mezzi il finanziamento può raggiun-gere il 50% della spesa sostenuta.

Normativa di riferimentoLegge regionale - Regione Veneto - 30 agosto1993, n. 41“Norme per l'eliminazione delle barriere architetto-niche e per favorire la vita di relazione”.(Pubblicata in B.U.R. 31 settembre 1993, n. 73)

Circolare Regione Veneto 19 dicembre 1994, n. 37“Norme per l'eliminazione delle barriere architetto-niche e per favorire la vita di relazione”. (Legge Re-gionale 30.08.93 n.41). Disposizioni applicative”.(Pubblicata nel B.U.R. 20 gennaio 1995, n. 6).Legge regionale - Regione Veneto- 30 gennaio1997, n. 6 “Provvedimento generale di rifinanziamento e dimodifica di leggi regionali per la formazione del bi-lancio annuale e pluriennale della Regione (leggefinanziaria 1997). Si veda l'articolo 75 "Modifiche alla legge regionale30 agosto 1993, n. 41 Norme per l'eliminazionedelle barriere architettoniche e per favorire la vita direlazione”. (BUR 4 febbraio 1997, n. 11).

Concorso di idee Città di Urbino

L'Ordine degli Ingegneri della Provin-cia di Pesaro e Urbino, con il patroci-nio del Comune di Urbino e dell'AN-MIC locale si è reso promotore dell'e-manazione di un bando per concorsodi idee per favorire la mobilità dei di-versamente abili nella città di Urbino.Nell'individuare la "Città ideale", si èoperata una scelta precisa: Urbino èconosciuta a livello internazionale perla sua storia, per le sue opere d'arte,per la sua antica e libera Università,per la sua conformazione urbanisticacaratterizzata dalle ripide pendenzedelle vie interne al centro storico; stu-denti provenienti da ogni parte di Ita-lia e dal mondo vi soggiornano per iperiodi legati alloro corso di studi, tu-risti la frequentano giornalmente.

Con il bando si vuole evidenziare co-me sia possibile che ogni abitante,studente e turista, possa essere mes-so in grado di godere della vita e delpatrimonio artistico e culturale di Ur-bino, nel rispetto dei luoghi e dell'estetica di una città così speciale.Come Progettisti siamo spesso impe-gnati a risolvere problemi legati al-l'abbattimento delle barriere architet-toniche all'interno degli edifici o inambiti comunque legati all'Ingegneriacivile.Al fine di raggiungere tutti gli iscrittiagli Ordini degli Ingegneri, il bandoviene trasmesso a tutti gli Ordini d'I-talia ed al C.N.I., ed è disponibile sulsito www.ingegneripesarourbino.it ,scadenza 31 ottobre 2006. ❑

Attualità

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200634

Gru su autocarro - Proposta di schema semplificato di verifica delle sezionidel telaio-controtelaio

Antonio Luigi Di Renzo - Ingegnere Direzione Generale ISPESL Roma

Premessa

Il presente studio riporta un metodo di verifica della tra-ve telaio-controtelaio di una gru su autocarro sviluppatoin modo semplificato, ma rispettoso delle reali condizio-ni di installazione e di lavoro della gru, qualora non sia-no adottati metodi di calcolo più rigorosi.È noto infatti che nell’attuale versione della EN 12299 èstato proposto un tipo di verifica della trave telaio–con-trotelaio che porta in conto il solo valore del momentomassimo dinamico della gru (Md): Me =ß·Mdim appendi-ce M 4.4.1, pag. 80 della norma citata).Il metodo riportato nella EN 12999 è un retaggio dellanorma CUNA NC 034-05 risalente a circa 20 anni fa enella sua stesura risulta, inoltre, incompleto nei riguardidello stesso metodo CUNA che, oltre a riportare le ne-cessarie prescrizioni ed ipotesi, prevedeva anche altritipi di verifiche e limitazioni come quelle dei carichimassimi sugli assali e la condizione necessaria per l’in-stallazione degli stabilizzatori supplementari.In ogni caso tra i molti limiti che presentava il metodoCUNA e, di conseguenza, anche del metodo riportatodalla EN 12999, il limite più marcato e importante era edè quello di considerare la gru avulsa dall’autocarro sucui è montata, in quanto per la verifica della sezionedella trave telaio-controtelaio si faceva riferimento alsolo momento dinamico della gru Md.

In questo studio, invece, viene dimostrato chiaramenteche, considerando la macchina come unico complessocostituito dalla gru e dall’autocarro, le interazioni tra lagru e l’autocarro possono portare, in certi casi, a valoridi momento flettente massimo nettamente superiori alvalore del momento dinamico - Md -riportato nella nor-ma Cuna e nel EN 12999.Pertanto, la conseguenza di una verifica fatta secondo ilmetodo riportato nella EN 12999 è rappresentata dallaconcreta possibilità di un sottodimensionamento dellatrave del controtelaio.

2. Ipotesi

Si ipotizza:• il telaio-controtelaio come una trave rigida essendomolto meno deformabile delle sospensioni dell’autocar-ro, il cui comportamento elastico è definito dalle freccedelle sospensioni δA e δP;• il telaio-controtelaio come una trave su due appoggielastici e uno rigido, identificabili, rispettivamente, nellesospensioni anteriore, posteriore e negli stabilizzatori;• che la stabilizzazione della gru, prima del sollevamentodel carico, avvenga con i puntelli degli stabilizzatori ap-poggiati sul terreno ma praticamente scarichi (RS = 0);• il momento dinamico massimo della gru - Md – sia co-stante e agente nel piano mediano dell'autoveicolo;

Q carico massimo trasportabile dall’autocarro.Q1 quota parte del carico Q.G peso della gru.TA tara dell'autocarroT (TA + G): tara dell’autocarro comprensiva

della massa della gru.Md momento massimo dinamico della gru.Pmax portata massima della gru.Pmin portata minima della gru.P carico generico sollevato.F°A reazione sull’asse anteriore dell’autocarro

dovuta a T o a (T + Q) prima del sollevamento del carico.

F°P reazione sull’asse posteriore dell’autocarro dovuta a T o a (T + Q) prima del sollevamento del carico.

FA reazione sull’asse anteriore nella generica condizione di sollevamento del carico.

Fp reazione sull’asse posteriore nella generica condizione di sollevamento del carico.

Rs reazione sullo stabilizzatore.kea e kep costanti elastiche delle sospensioni anteriore

e posteriore.

δA e δP variazione della freccia della sospensione anteriore e posteriore.

∆FA= kea δA incremento/decremento di F°A nel sollevamento della generica portata.

∆FP= kep δP incremento/decremento di F°P

nel sollevamento della generica portata.γ= kep / kea rapporto tra le rigidezze delle sospensioni.p passo dell’autocarro.p1 distanza di T dall’asse anteriore.p2 distanza di T dall’asse posteriore.a distanza tra asse anteriore e asse

stabilizzatore. b distanza tra asse posteriore

e asse stabilizzatore. e distanza di T dall’asse stabilizzatore.sa sbalzo anteriore.sp sbalzo posteriore.c distanza tra bordo cassone e asse gru.d lunghezza cassone.C punto di intersezione tra l’asse trave

porta stabilizzatore e l’asse della trave telaio-controtelaio

1. Simbologia

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 35

• che sia rispettata la compatibilità dell'installazionegru-autocarro (Pmax <= Q) non essendo ammissibile chesul cassone dell’autocarro venga caricata una massamaggiore di quella consentita dall’omologazioneM.C.T.C.

3. Fase A: Carico del cassone

3.1 Stabilizzazione della gru. ( RS = 0)

La stabilizzazione della gru può avvenire a cassonevuoto (Q1= 0) o a cassone parzialmente carico ( 0<Q1

<Q). Gli stabilizzatori sono a contatto del terreno mapraticamente scarichi (RS = 0). (vedi fig. 1)

Le reazioni valgono:

3.2 Sollevamento della portata P e carico sul cassone.

Con il sollevamento si verifica una variazione di FA e FB

proporzionali alle deformazioni elastiche delle sospen-sioni, per cui si ha

Inoltre,

e poiché (v. fig. 3) ne deriva che

e pertanto si ha:

4. Calcolo delle reazioni

4.1. Calcolo di Rs

Con riferimento alla fig (2) per l’equilibrio della trave alleforze verticali si ha

4.1.1 Calcolo di

Dalle formule (3) si ha

e sostituendo in (4) si ha

(1)

(2)

(3)

(4) 1 F(FQR PAS TP +−++= )

aabkT AeaPA QFF −⋅++=+ γ

δ1

(5)

( )PA FF +

(41)

aabkP AeaSR

−⋅−= γδ

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200636

4.2 Calcolo di

Per l’equilibrio della trave rispetto al punto C si ha:

da cui si ha:

4.3 Formule delle reazioni

Sostituendo nella (3) la formula di trovata in (7), siha:

5. Fase B: scarico del cassone

5.1 Stabilizzazione della gru

La stabilizzazione della gru può avvenire a cassone par-zialmente carico 0<Q1≤Q oppure a cassone a pieno ca-rico (Q1=Q). Gli stabilizzatori sono a contatto col terrenoma praticamente scarichi.

Valgono le formule del punto 3.1 )

5.2 Sollevamento e scarico di P

Carico sul cassone

Momento

Valgono le formule (3) del precedente punto 3.2

5.2.1 Calcolo delle reazioni

Con riferimento alla fig. 5 si ha

da cui

Essendo, per la (41 ),

e sostituendo in (10)

5.2.2 Calcolo di

Operando analogamente al precedentemente punto 4)e facendo l’equilibrio della trave rispetto al punto C (in-tersezione dell’asse stabilizzatori con il telaio-controte-laio), si perviene alla seguente formula

5.2.3 Formule delle reazioni

Sostituendo nella (10) l’espressione trovata in (13), si ha

Analizzando le formule (14) si hanno due casi

1° caso

δAeak

MC∑ = 0

( ) 0)()2

(1

0 =⋅⋅+−++⋅++⋅− babdceTaF Aea

oPdAeaA kFQM δγδκ

MbaK dAea

a

γδ 22 +=

(6)

(7)

δAeak

MFF doAA ba

a⋅

+−= 22 γ

MFF doPP ba

a⋅

++= 22 γ

dS MbaabPR ⋅

+−

−= 22 γγ (8)

(9)0=RS

P

RA

1

F

Sa

ap

e

P

Md

F

Sp

p 2

b0s >=

p

= = P

1QTc

d

-P

Fig. 5

PQQ −= 111

MM d=

δAeaoAA kFF −=

δγ AeaoPP kFF a

b+=

0>RS(10)

0=∑FV QQFRF TPTPPSA 11)( +=−++=++

)(1 FFQR PAS T +−+=

aabT AeaPA kQFF −⋅++=+ γ

δ1)(

aab

AeaS kR −γ−= δ0

(11)

(12)

(13)

δ Aeak

(14)

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 37

In questo caso la RS è positiva (>0) e pertanto si ap-plicano le formule 14).

2° Caso

In questo caso se nella disuguaglianza vale il segno di>, la RS risulta negativa, ma ciò è assurdo in quanto ilvincolo in S non reagisce verso il basso, e pertanto, RS

= 0; analogamente se vale il segno di uguale di =, si hadalle formule (14) RS = 0. In ambedue casi, quindi, glistabilizzatori sono scarichi per tutte le portate scari-cate dal cassone.La trave telaio-controtelaio si comporta, pertanto, comeuna trave semplicemente appoggiata sulle sospensioniA e P, soggetta alle forze, P, T, Q1 e al momento Md; Ilcalcolo delle reazioni FA, FP deve essere fatto con leformule (16) del p.to 6.1.

6. Casi particolari

6.1 Caso in cui RS = 0

Dalla formula (5) si ha che RS = 0 quando

Essendo RS = 0, gli stabilizzatori non reagiscono e,quindi, sono scarichi. Ne deriva, che per tutte le portateP* il telaio si comporta come una trave appoggiata sullesospensioni anteriore e posteriore, caricata con le forzeP*, T, Q e con il momento dinamico Md

Le reazioni in questo caso sono:

6.2 Caso in cui RS è massima

Dalla formula (5),

si ha che la RS

è max quando la differenza

è massima.

Ricavando dalla (7)

e sostituendolo in (15), si ha

ed essendo si può notare che RS è massimaquando la gru, dopo essere stata stabilizzata a cassonevuoto, solleva la portata massima al minimo sbraccio (cminimo)Si ha, quindi,

6.3 Fase di ultimo sollevamento con portata minimaPmin e cassone già caricato con (Q – Pmin)-(Q = caricomassimo trasportabile dall’autocarro.)

(Stabilizzazione iniziale a cassone vuoto)

Si ha inoltre

6.3.1 Calcolo di RS

cioè

(15)

(16)

(17)

(18)

(19)

(20)

(21)

δAeaoAA kFF −=

Aaeo

PP kabFF δ⋅γ+=

0=∑ VF QTQT PPFRF PSA +=−++=++ minmin

( )FFR PAS QT +−+=

= P·c

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200638

Usando la formula (41) e tenendo conto che Q1=0, inquanto la macchina è stata stabilizzata senza carico, siha

e sostituendo in (21) si ha

N.B: Dalla (22) si nota che la formula di RS è simile alla(5) con la differenza che al posto di Pmax c’è Q cioè cari-co massimo trasportabile dall’autocarro. Viene quindidimostrato che la reazione massima sullo stabilizzatore,espressa dalla formula (22), risulta funzione di Q e ciò agiustificazione della limitazione riportata nelle ipotesi ini-ziali al punto 2 – quinto punto, cioè Viene dimostrato, quindi, che la scelta del tipo di auto-carro su cui montare la gru va sempre fatta anche infunzione della resistenza degli stabilizzatori in rapportoalla massa trasportabile dell’autocarro, e non solo ai finidella Pmax della gru e della stabilità al ribaltamento.

6.3.2 Calcolo di

Imponendo si ha

Da cui, ricordando chesi ha

sostituendo nelle (16) e (18), si ha

6.4 Termine dell’operazione di carico del cassoneprima del ritiro degli stabilizzatori(Stabilizzazione iniziale a cassone scarico Q = 0)

Momento dinamico Md = 0 e Q1 = Q.

Procedendo in maniera analoga al punto 6.3, si calcola

la nuova grandezza

Imponendo , si ha

Sviluppando si ha

Sostituendo questo valore nelle (20) e nella (22) si ha

Commento

Dalla relazione precedente emergono aspetti tecnici econclusioni abbastanza interessanti che di seguito ven-gono riassunte brevemente:• le ipotesi di carico e di vincolo sono conformi al realee comune uso della macchina e, comunque, nella lorosemplificazione, sempre a favore della sicurezza;• viene affrontata, per la prima volta, la compatibilitàdell’installazione della gru con l’autocarro correlando laportata massima della gru Pmax con la massa trasporta-bile Q dell’autocarro;• viene assunto a base dei calcoli il momento massimoeffettivo derivante dalla schematizzazione reale dellaconfigurazione di lavoro della gru su autocarro e cioètrave del telaio-controtelaio appoggiata su stabilizzatorie sugli assi anteriore e posteriore; • vengono evidenziate situazioni non facilmente preve-dili, che, pur sembrando anomale, sono senz’altro giu-stificate dai calcoli e che hanno come conseguenzacondizioni di verifica più gravose per la trave del telaio-controtelaio. Sono i casi in cui si dimostra che, in fase discarico del cassone dell’autocarro, gli stabilizzatori del-la gru possono essere scarichi, cosa che accade an-che, nella fase di carico del cassone, quando si solleva-no portate inferiori ad una certa portata P*; • possono essere introdotti nuovi tipi di verifica per gliassali anteriore e posteriore ed anche le condizioni perl’installazione degli stabilizzatori supplementari.

(22)

(23)

(24)

(25)

(26)

(27)

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 39

Proposte

Ciò premesso, si propone di apportare sulla nuova ver-sione della EN 12999 le seguenti modifiche:

1) Sostituzione del valore momento dinamico mas-simo della gru Mdin con il valore del Mmax ai fini dellaverifica della sezione più sollecitata (C-C) della trave te-laio-controtelaio.

Commento: Confrontando il MC-C della (24) nella sezio-ne C-C con il momento adottato dalla EN 12999 pari alMdin si può notare che il momento della formula (28) èsempre maggiore di Mdin usato dalla EN 12999 in quan-to la quantità ( ) è sempre positiva. Dividendo il MCmax della (28) per il Mdin si ha

ove la quantità

rappresenta l’errore percentuale che si commette usan-do il valore Mdin al posto del vero valore del momento inC dato dalla (24) e che potrebbe portare ad un sottodi-mensionamento del controtelaio.

2) Obbligo di installazione degli stabilizzatori supplementari

È obbligatorio installare gli stabilizzatori supplementariquando, nelle condizioni peggiori, si ha:

per l’assale posteriore

per l’assale anteriore

con

i valori di (kea e δA) da usare sono quelli riportati nella suesposta relazione per le condizioni di carico peggiori e FA lim

e FP lim* sono le masse limiti per l’asse anteriore e posterio-re.

3) Verifica di compatibilità degli stabilizzatori supplementari

La verifica di compatibilità degli stabilizzatori supple-mentari deve essere riferita agli effettivi carichi che gra-vano sugli stessi nelle peggiori condizioni. La formula proposta nell’attuale versione della EN pren-de in considerazione solo l'effetto dovuto al momentodinamico Md, mentre è evidente che una delle condizio-

ni peggiori è quella che si verifica quando una macchi-na, dotata di stabilizzatori supplementari, sta compien-do l'ultimo sollevamento con il cassone quasi carico. Inquesto caso sembra proponibile e giustificata la formu-la seguente

ove Mdin è il momento dinamico massimo della gru; b èla distanza asse di rotazione della gru da asse martinet-to stabilizzatore supplementare; Q/4 è la quota partedella portata dell'autocarro che compete ad uno stabi-lizzatore supplementare.

4) Verifica delle gomme.

Si ritiene opportuno introdurre anche la verifica dellegomme nella condizione peggiore che può identificarsicon la condizione peggiore o con il valore della formulariportata nel punto precedente oppure con la reazioni ri-portate nella formula dei vari casi trattati.

5) Verifica di compatibilità dell’installazione gru-autocarro

Introdurre il concetto di interdipendenza tra portatamassima Pmax della gru e carico massimo trasportabiledall’autocarro Q.

Conclusione

• Per quanto sopra scritto, sarebbe opportuno che ilmetodo di calcolo attualmente riportato dalla EN 12999fosse sostituito dal presente metodo; ciò permettereb-be di raggiungere quantomeno le due seguenti finalità:1. permetterebbe di affrontare la progettazione corretta

del telaio/controtelaio per tutti quegli elementi prece-dentemente descritti (ad esempio stabilizzatori sup-plementari, verifica di compatibilità gru - autocarroecc.), che con il metodo attuale non sono normati; ca-renza, questa, che una norma armonizzata non do-vrebbe avere in quanto viene permesso, in tale ma-niera, troppa libertà ed incertezza di applicazione daparte di costruttori.

2. verrebbe introdotto e messo a disposizione dei co-struttori un metodo di calcolo semplice ma non sem-plicistico come l’attuale metodo riportato sulla EN12999, che non solo non aderisce alle reali condizio-ni di lavoro della macchina, con probabile pericolo disottodimensionamento della struttura, ma contrav-viene anche ai più elementari principi della Scienzadelle costruzioni.

(28)

(30)

(31)

e

42 Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006

La prima parte “I due secoli d'orodell'astronomia”, data nel “Notizia-rio 4-2004” dell'Ordine degli Inge-gneri di Verona e Provincia qui trovail completamento per tener contodelle più recenti scoperte, espo-nendo i concetti base della Astro-fisica e della Radioastronomiaseconda parte.

L’astrofisica ha lo scopo di accerta-re la presenza delle sostanze chimi-che presenti negli astri e la mecca-nica di dare forma e dimensioni, inaccordo con le leggi di Galileo-Co-pernico-Keplero-Newton, integrateda A. Einstein che nel II Volume pro-pone una nuova fisica, aprendo leporte al mondo scientifico del XXsec. verso nuovi orizzonti.In questo contesto le scienze cheintegrano la conoscenza mediante isistemi operativi delle varie tecni-che strumentali (telescopi rifrattori eriflettori - sistemi fotometrici per ilrilevamento di corpi, a partire dal si-stema solare e via via ampliato atutta la via lattea (contenente miliar-di di soli). La nostra galassia non è la sola adoccupare lo spazio-tempo. Infattitre miliardi circa di anni fa secondouna teoria astrofisica, esisteva unpiccolo grumo di materia tantocompatta da superare di un milionedi volte quella dell'acqua. Improvvi-samente poiché questo grumo con-tinuava a restringersi, per effettodella gravitazione, la sua tempera-tura giunse alla fase critica per cuiesplose e quindi raffreddandosi. Gli ingegneri ben sanno che un cor-po solido possiede due possibilimoti rispetto ad un riferimento fis-so. Per questo, allo scopo di evitare latraslazione delle componenti di unedificio ne curano le condizioni distabilità. Ma sanno che, superatauna certa quantità di energia elasti-ca, che la struttura può tollerare,avviene il collasso. Le parti colassate assumono non

solo un moto di traslazione, ma an-che di rotazione. La rotazione è ap-punto un moto d'assieme inerzialeintrinseco. La nostra galassia è l'e-sito di un collasso cosmico avvenu-to tre miliardi di anni fa, le cui particomponenti hanno assunto energiadi traslazione e di rotazione. Infattiogni corpo del sistema solare pos-siede il moto di rivoluzione attornoal sole e di rotazione su se stesso.Gli astrofisici hanno poi scopertoche anche il sole si muove. Anzi tut-ti i numerosissimi soli, con i loropianeti si muovono. In breve tutta la galassia possiedeun moto di rotazione che si compiein un periodo di 200 anni. Dal canto loro i radioastronomi san-no che, all'interno dei soli e dei pia-neti la materia (esplosa tre miliardidi anni or sono) non si è raffreddatainternamente. Ed è il calore chemette in movimento gli atomi ioniz-zati, per cui si formano correnti dielettroni che, muovendosi (legge diFaraday) generano un campo ma-gnetico. Ogni corpo della creazione; in basea questo principio, possiede uncampo magnetico o, come si dice,una magnetosfera.Di questi fatti daremo qualche cen-no. Occupiamoci ora di un altro nonmeno importante problema.Abbiamo dedicato l’introduzionedei principi generali delle applica-

zioni di circuiti elettrici dei sistemianalogici TV in frequenze audio-vi-deo operanti terra-terra e terra-sa-tellite-terra, in banda audio, intornoai 20 kHz e video in banda bassa(filtri passa basso (Tab X) e sistemiCCD (Tab VI-VII-VIII) del Vol.III, 2a

parte.Questa materia specialistica vienetrattata allo scopo di dare una ideadella importanza delle realizzazionitecnologiche che, supportano i limi-tati sensi dell'uomo (visivo e auditi-vo) con sensori a memoria di un mixdi fotometria e radiometria. Il gigantesco radiotelescopio Keck1e Keck2, fig. 24, è un esempio del-l'interesse che l'uomo attribuiscealla conoscenza del mondo che locirconda. Con questo osservatorio è statascoperta la stella HD61294. Questobinocolo, posto a 4150 m di altitu-dine a Maua Kea (Haway) con untunnel per i sistemi CCD è compo-sto da 36 specchi attuatori esagonidel primario e un secondario, di-stante m 15,41 dal primario a formadi iperboloide, con la funzione di farconvergere i segnali ottici su un si-stema CCD (rivelatori-analizzatorispettrometri- fotometri) nel tunneldi controllo sotterraneo con fisici,ingegneri, elettronici a controllarnel'esito operativo. Un successo è la scoperta del pia-neta solare Sedna.

Storia e cultura scientifica

Dai Quasar ai Quark - Astronomia di posizione

Mario Camerin - ingegnere in Verona

Testo di riferimento: “VOL. III Astronomia-Astrofisica-Radioastronomia” Autore editore: Camerin Mario - Vicolo Circolo 4 - 37122 Verona - Tel. 045 8032609

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 43

La storia del supertelescopio Keck

Al primo Keck1 del 1998 è stato af-fiancato il Keck 2, gemello del pre-cedente e collegati fra loro in seriein modo tale che l'area collettricepassa da 75,76 m2 a 151,52 m2; co-me dire l'array (campo) esplorato èraddoppiato. Questi imponenti tralicci con l'ordi-tura di sostegno è opera fatta contutte le regole della scienza dellecostruzioni; con un tunnel sotto-stante la cupola a rientrare perconsentire di puntare il telescopio atraliccio nella direzione da esplora-re. Quanto agli specchi è faccenda diottica con funzioni dipendenti dallariflessività speculari R (λ) in estin-zione extra atmosferica, il tutto allaaltezza di 4.150 m con una minimaattenuazione.La parte avanzata è il sistema di re-gistrazione fotometrica legata ai fil-tri delle bande U-B-V (Vol. III - pag.104) filtri passa alto e basso K(λ). Lo specchio primario poi riceve iraggi provenienti dall'astro (paralle-li) incidenti sul collettore. Per inviarli dal collettore primario di75,76 m2, diametro equivalente dicirca 800 cm, sono dotati di 36 at-tuatori, fissati su un iperboloideconcavo, allo scopo di inviare i se-gnali sul secondario a 15,41 m, si

dispone di 168 sensori di sposta-mento. Il sistema di cofocalizzazione degliattuatori è un capolavoro di inge-gneria elettronica in modalità digita-le. Insomma la immagine dell'astroè di 0,7 mm-1 che gli analizzatoriquali gli spettrometri e i fotometrifissano nella memoria del supportomagnetico del sistema dei CCD.

La corsa al gigantismo dei mezzi di osservazione

Il radiotelescopio. Riportiamo idealizzato un sistema diiperboloidi, attrezzati per la ricercadi astri che sono dotati di un campoottico rilevabile con il bolometro e ilcampo elettromagnetico. Sappiamoche lo spazio delle radionde operacon λ>λr , f<fr dell'infrarosso. È realizzato con l'ACS (AdvancedCamera Survey = Camera foto avan-zata):Lo spazio elettromagnetico delleonde; dalle cortissime dell'ordinedei millimetri e lunghe dell'ordinedei metri, a frequenze dei kHz,men-tre lo spazio ottico è dei GHz di fre-quenza (109 Hz). Questi costosi "occhi elettromagne-tici" hanno diverse funzioni ope-rative allo scopo di sapere dove sia-mo e gli oggetti mirati dove sono ascopi anche militare.

Un po di storia Un sistema ottico che tutti i fortuna-ti mortali posseggono è l'occhio.Non solo è alla base della cono-scenza scientifica, ma è anche unperfetto congegno capace di avver-tire sulla retina una decina di pixel alsecondo (pixel=grafi luce elementa-ri riconducibili ai fotoni di Planck-Einstein). Fino al XV secolo, cioè fino alla sco-perta delle lenti, l'unico mezzo persapere era quello dell'occhio, poiquello dei telescopi. Infine l'uomo hascoperto la magnetosfera degli astri.In Jodrell Banck è stato costruito ilprimo sistema radiotelescopico.In Italia il radiotelescopio della Crocedel Nord di Medicina (BO) che lavoraa 408 Mhz la cui forma a T è un iper-boloide il cui braccio E-O è di 560 me N-S di 317 m. Il radiotelescopio diJodrell Bank (England) è del 1957,all'epoca il più grande, ha il diametroequivalente di 76 m. A seguire il RT di Parkes (1961-Au-stralia) apertura di 64 m. Nel 1970 i RT del Giappone di m 45.Nel 1972 il RT di Efieldsberg (Ger-mania) di m 100.Questi RT sono tutti orientabili elet-tronicamente e sono provvisti dimontatura Alt-Azimutale adatta alrilevamento delle coordinate astro-nomiche (η, Α; α, δ), degli astri dalsensore parabolico delle magneto-sfere.

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200644

L’acustica è completamente definitase si conoscano i parametri: ka coef-ficiente di trasmissione, ua velocitàpropagazionale dell'onda acustica,λa = lunghezza d'onda acustica. Si formalizza in:I-Ipotesi. Si supponga la sorgenteattiva ferma rispetto al sensore e ilcoefficiente di trasmissibilità dell'at-mosfera sia ka =1. La fisica elementare propone la leg-ge: fa = ua / λα (1)Come dire che, il sensore O avvertela stessa frequenza della sorgenteacustica A. L’energia della sorgentein realtà subisce attenuazione nelmezzo. Se ka=1, essendo ua 330 ms-1 la velo-cità media u con cui si propaga ilsuono); avendo posto:u = dx/dt = (x - xo) ∆t = cost (1')

II- Ipotesi. La sorgente sia in moto avelocità costante u. Questo è un ef-fetto meccanico del tutto indipen-dente dall'effetto acustico. Con ilverso di fig. 15 la (1) diventa:

fo = (uau0 - faλo) / λa (2), essendo u la velocità con cui la A simuove verso O. Sostituendo nella(1) le velocità con le rispettive lun-ghezze d'onda si trova:fo = (faλa - faλo) / λa = (λa - λo) =

(3)Ne segue che la frequenza pervenu-ta a O è maggiore di quella emessadalla sorgente acustica A, nella ipo-tesi che questa si muova verso O.Se invece superato O se ne allonta-na risulta

fo = fa (1λa - λo) (4)Ossia la frequenza pervenuta al sen-sore O è minore della sorgente.

b - La propagazione dalle ondesonore a quelle elettromagneticheL'effetto Doppler è verificabile. Infatti se si ha: ua - uo = 0 f0 = 0. Quindi la energia cinetica u2

o corri-sponde al muro del suono (1 Mackper gli aerei supersonici) o nell'econel caso di una parete rigida. Ma tutto ciò senza trasformazione dienergia meccanica dei diapason inenergia ottica del raggio di luce nonpermetterebbe di applicare la (3) ola (4) nel caso della luce da e per laterra agli astri. È stato A. Einstein a stabilire un nes-so diretto con la relatività ristretta frala luce ed il tempo di un segnale frafotoni e lo spazio euclideo. Infine sarà Hubble che stabilirà unnesso fra il segnale luce e il tempocon il quale, come vedremo, i Qua-sar fuggono da noi a grande veloci-tà.

Dai Quasar ai Quark

La più accanita disputa religiosa-fi-losofica-scientifica comparsa all'al-ba dell'apparizione,circa dieci milio-ni di anni fa, dell'homo sapiens incoabitazione con l'homo criminis, siriassume in due semplicissime do-mande:L'universo è infinito o finito? In chemisura l'uomo partecipa ai destinidell'universo? La caccia ai Quasar gli appartiene;con la ricerca delle distanze, le ma-gnitudini degli astri quali ci appaio-no mv e quella assoluta o bolome-trica Mbol,la temperatura Teff e deicolori dei Tsp (termospettri Vol.III-pag. 87), misura il faticoso cammi-no.

La storia del Quasar 3C 273

Non possiamo in queste brevi noteentrare nel merito dei procedimentipratici relativi al legame fra la ma-gnitudine assoluta Mbol e la Teff.

fa (1+λ o)

EFFETTO DOPPLER ACUSTICO

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 45

Che significa?A. Einstein aveva dimostrato chel'interferometro poteva stabilire solola velocità radiale di una sorgenteluminosa, (fig 49), e che doveva es-sere ∆λ= 0, mentre in realtà lo stes-so Ca+, con il bolometro, verificavala condizione Αλ= 8,5 della NGC.Si doveva dunque ammettere cherelativisticamente la nebulosa fug-giva dalla terra. Sappiamo che F.W.Bessel (Vol.I -pag. 66) inventò il metodo dellaparallasse p” per le distanze astrali: d=1/p” (1) delle stelle ma che oltre i200pc (1pc = 3.35 a.l = 206.265 U.A= 2,26.1013 km). Con i telescopi nonera possibile misurare l'angolo p”.Ora la nostra galassia (via lattea) hail centro nella costellazione Cygni,che dista 80 a.l. e l'equatore di circa50 a.l., centro la Daneb 61 Cygni, lacui distanza misurata da Bessel(1838) risultò: d=11 a.l. E. P. Hubble nel 1924 propose la: d = (L/l 4π) (2), essendo L = la ma-gnitudine assoluta o bolemetricaMbol dell'astro, l = magnitudine vi-suale della stella. La Wega è appena visibile ad oc-chio nudo con mv=0,2, secondoPogson. Per il sole:

mv =- 27,13 = -2,5 Log (Ss/Sw).La (2) consente di valutare distanzeextragalattiche maggiori della (1).Nel 1929 applicando l'effetto Dopplerad altri quasar dette la sua costante:Hubble H0=1Mpc 50 km.s-1 (a).Infine combinando il redshift:z = λ0-λs/λ0 (b) con la (a) la formulamagica: d=zc/Ho (3). Calcolò la z di alcuni quasar anchese è necessaria una correzione di zquando la (b) fosse maggiore di 1.In questo caso si porrà la:

Zc = [(z2+2z)/(z2+2z2)]<1 (4). La (3) ha enorme importanza per lacaccia ai quasar sparsi nell'univer-so.Questo aspetto del problema ha po-larizzato il pensiero scientifico e del-la filosofia in generale, come vedre-mo.

Alla scoperta dei Quasar

I Quasar (quasi stelle) sono ammassidi astri collocati nelle estreme regio-ni dell'universo. Da un punto di vistafisico quando si parla di universo siconviene di attribuirgli una formasferoide (Einstein: Es. II Vol-pg18).La materia dell'universo secondoA.E. causa la gravitazione effettodella interazione luce-massa pesan-te. In ogni punto in cui è concentratadetermina un punto singolare ricon-ducibile ad una sfera inseparabilemassa-carica, generando una sferaideale capace di condizionare la for-ma dello spazio vuoto. L'universoquindi secondo tale ipotesi sarebbe

un gigantesco sferoide contenentemiliardi di galassie, ciascuna dellequali capace di contenere miliardi distelle, nebulose, polveri, Quasar.Questi sono individuati da un siste-ma di coordinate galattiche X-Y delpiano, materializzato da tre radio-stelle fisse (fig. 18).a- Il sistema planetario. Si tratta dei nove pianeti del siste-ma solare disposti su orbite circola-ri e complanari mentre in realtà perle leggi di Keplero non sono necomplanari nè circolari con riferi-mento al sistema F4 riferito al cen-tro del sole.b- Il sistema astronomico. Con ori-gine O e la terra ridotta a un punto.

RAPPRESENTAZIONE PIANA ELIOCENTRICA E GEOCENTRICA COSMICA

PRINCIPALI SISTEMI ASTRONOMICI

Notiziario Ingegneri Verona 2 - 2006 47

Dall'Atomo ai Quasar

Ci poniamo ora la domanda: a qualedistanza si trovano i Quasar? Anche in questo caso dobbiamo por-ci una ulteriore domanda: quale è laorigine della luce? Allora se in luogodella sorgente sonora poniamo,(fig.16), un atomo eccitato, questo sa-rà identificato dalla lunghezza d'ondarelativa agli atomi nel loro insieme equindi è lo spettro a dare “L'identifi-cazione della costituzione fisica”.È con questo mezzo di indagine cheFraunhofer (Vol.I - pag. 69) potè pre-dire a Kirchhoff che il sole aveva ele-menti costitutivi comuni alla terra.Ma questo è un problema di astrofi-sica mentre noi siamo ora alla cac-cia delle distanze, a cui si trovano iquasar, inaccessibili con i mezzi ot-tici telescopici. È stato l'avvento delradiotelescopio, (fig. 17) a spalan-care la porta alla esplorazione. L'a-stronomo T. Mathews rilevò una ra-diosorgente nel 1960, la 3C-48 nelcatalogo di Cambridge. Su questooggetto A. Sondage dal M. Palomarriuscì a risolvere l'ammasso di colo-re blu e ne registrò lo spettro. La suasorpresa fu enorme. Nessuna dellemigliaia di stelle spettrografate daltelescopio riflettore di Halle (il piùgrande allora esistente e della aper-tura 508 cm) somigliava a quella del3C-.48. Gli astrofisici pensaronofossero degli oggetti QSR quasistelle (Quasar). Questo mistero durò fino alla nottedel 27/12/1962. M. Schmidt identifi-cò un nuovo Quasar denominato3C-273, nella costellazione dellaVergine, della quale prese uno spet-tro con righe che non corrisponde-vano a nulla di noto. Ma quattro ri-ghe, collocate a certi intervalli atti-rarono la sua attenzione. Quasi ca-sualmente sovrappose lo spettro3C-273 a quello della serie spettra-le dell'idrogeno della serie di Bal-mer. Dunque il quasar 3C-273 rive-lava la presenza di idrogeno trasla-to “Redshift”.

RADIO TELESCOPIO PER L’OSSERVAZIONE DELLE RADIOSTELLE IN CONNESSIONE AI CCD PERIFERICI

Notiziario Ingegneri Verona 2 - 200648

PCN

Principali sistemi astronomiciScelta del'orizzonte celste come cerchio base

Scelta dell'equatore celeste come base

vert

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equatore

celeste

Principali sistemi astronomici

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Un sistema Teleradio Telescopio (fig. 26).Questa idealizzazione in concretosi può riassumere in un sistema dicoordinate altazimutali (A,h) e lecomplementari astronomiche (α,δ).Sia queste che quelle sono misura-bili con cannocchiali in montaturaaltazimutale dotati di cerchio verti-cale. Abbiamo riportato (pag. 9-10Vol. III) un esiguo numero di stelletratte dal catalogo del Messier rife-rite all'anno 1950. Però esistono cataloghi che rag-gruppano il posizionamento di mi-lioni di stelle di cui, per ciascuna diesse, è possibile osservare il pas-saggio in meridiano misurando laposizione (α,δ). Gli osservatori astronomici, collo-cati di preferenza sulle vette mon-tagnose (elisione aberrazione at-mosferica) sono dotati di camerefotografica e spettrometri capaci diinformazioni preziose.c- Il sistema ICR. Sorto recentemente con lo sviluppodella astrofisica attuato a mezzo ra-diotelescopi, operanti nello spazioherztiano e quindi le onde elettro-magnetiche secondo l'ideogrammadella pagina precedente e che rea-lizza il riferimento radiostellare difig. 18. Con questo mezzo atto ad

individuare le magnetosfere degliastri si sono riportati nel catalogoHipparcos moltissime radiostellecollegate ai precedenti sistemi.

L'unione fa la forza

Allo scopo abbiamo idealizzato ilmodello capace di estendere le co-noscenze sugli oggetti che vannosotto il nome di QUASAR (fig. 26). Come faremo vedere con questecombinazioni di mezzi,ottici infor-matici, astronomici, fotometrici èiniziata la caccia grossa.

Alla scoperta dei Quasar

Dopo quanto precede non sarà dif-ficile capire le modalità di questacaccia. Anzitutto per la distanza acui si trovano dalla terra o, se sivuole, dalla eclittica. Ma non solo;poiché conosciamo pure la loro na-tura e la configurazione con la qua-le si presentano nella loro strutturainterna e la loro composizione chi-mica. Andiamo per ordine:a- A quale distanza si trovano iQuasar? Si fa riferimento all'effettoDoppler(1803-1853) dell'onda acu-stica.Si sa che l'onda sonora è per sua

natura periodica. Consistente inuna emissione di energia acusticadi lunghezza d'onda λ variabile mache rispetto a un sensore (ad es.l'orecchio) può presentarsi con unvalore λ0 se la sorgente è ferma ri-spetto al sensore. Non entriamo nelmerito dell'atmosfera in cui l'ondasonora si propaga (fig. 15). Una premessa. È stato Fizeau astabilire un legame fra le onde so-nore nei mezzi fluidi e quella delcampo elettromagnetico, noto co-me metodo stroboscopico. Ci si proponeva di calcolare la velo-cità della luce c. (fig. 14).Consiste in una ruota dentata, ro-tante alla velocità angolare ωe quin-di di frequenza f=2π/ω. Il raggio diluce incide su una coppia di diapa-son e che viene soppresso quandoil dente opaco ne impedisce la pro-pa gazione.In questa fase intervengono i rebbiche creano una interferenza conl'onda sonora, che abbiamo cercatodi materializzare nella fig. 14. Nasce quindi la necessità di appro-fondire.b- La propagazione dell'onda acu-stica. Si tratta di un fenomeno oscil-latorio delle molecole fluide (aria),fig. 15.

Notiziario Ingegneri Verona 2 - 2006 49

La storia del Quasar 3C 273

Non possiamo in queste brevi noteentrare nel merito dei procedimentipratici relativi al legame fra la ma-gnitudine assoluta Mbol e la Teff di unquasar, lontano d da noi di raggio Rrispetto a Rs del sole, in cui le lun-ghezze sono espresse in pc, Teff in°K e la magnitudine visuale in riferi-mento alla max solare di -27,13. La Mbol, misurata dal bolometro intermini di indice di colore, dal bluper temperature dai 25.000, ai50.000°K (pag. 87- Vol. III), azzurrodai 12.000 ai 25.000°K, bianco sui9000°K della serie di Balmer e cosìvia per il Sole 5.500°K ed infine ilrosso a 3000°K per α Scorpi. Hertzsprung-Russel stabilirono fra ilcolore e la Teff una legge della etàdegli astri (Teff = T efficace).

Nel caso delle blu si tratta di astrigiovani e via via fino al rosso per ipiù vecchi (Il catalogo Hyparcos necontiene circa 118.000 al 1996 dimagnitudine superiore a 12) fra lequali le radiostelle, sistema ICRS, ri-porto in fig 18 a pagina precedente. Nella fig. 26 è riportata una stellinadella costellazione della Verginenell'emisfero australe. Hazard-Ma-chey-Shmis avvertirono dei debolisegnali di una magnetosfera. Daquale stella partivano quei segnali?Per scoprirlo attesero che la luna sitrovasse in congiunzione alla radio-sorgente responsabile. Dal silenzioradio poterono individuare due puntiA e B della radiostella 3C 273 che, icolleghi di Yerkes con il potente ri-flettore, di apertura 5 m, riuscirono arisolvere come una doppia stella,ri-portate a lato della fig. 12.

La distanza calcolata risul-tò:d=cz/Ho=513.000 pc e, ri-spetto alla eclittica recedealla velocità di 48.000 km s-1. Il Quasar PKS2000-300.Questo ammasso di stelleè il più lontano che si siaindividuato. La riga di Lyman dell'idro-geno bolometrica è statamisurata di λa = 582,5 nm

mentre in laboratorio λ0 =121,6 nmper cui Z>1 che deve essere ridottocon Zc = 0,9. In conclusione la velocità di fuga èprossima a quella della luce. Possiamo rispondere alla domandadi un universo finito e delle dimen-sioni dato che dPKS = 0,9.c/Ho = 16miliardi di anni luce. Inoltre tanto piùlontani i quasar tanto più veloce-mente si allontanano. A. Einstein va-lutò l'età dell'universo in ~1,5 miliardidi anni.Gli astrofisici ritengono dipenda dalfatto che Egli non aveva previsto laespansione, ma tuttavia concluseche è estremamente improbabileche l'universo possa essere infinito.Resta in sospeso se possegga unaevoluzione periodica.

Dall'estremamente grande all'estremamente piccolo

L'oggetto più piccolo che oggi siconosca è l'elettrone esterno al nu-cleo, ma neppure di ciò esiste cer-tezza. Alla domanda se l'universo sia finitoo infinito non sappiamo dire. Conosciamo soltanto che la massaM contenuta nell'universo, quale ri-sulta dalla statistica e usata da A.Einstein per valutare l'età dellacreazione, è fallita per l'avvento del-l'universo dinamico di Hubble. Infatti M è costituito da circa 500galassie (γαλατικο =latte) ciascunacon miliardi di stelle. Un approfondito del microcosmosull'atomo,10-10 m, e sopratutto delnucleo, 10-14 m (fig. 12), ha condottoalla scoperta di una interazione di fo-toni con due particelle quark e anti-quark, di ultima generazione e nume-rose altre particelle del nucleo (Vol. II-pag. 81-82) e concludere che più lascienza avanza più il mistero si infitti-sce! Il quark e l’antiquark si respingo-no come dire che, un quark fisso suun tavolo, l’antiquark lasciato liberocade nel soffitto! e non sul tavolo.

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 51

Politecnico di MilanoFacoltà di Ingegneria dei SistemiCorso di Laurea Specialistica in Inge-gneria Gestionale - Indirizzo Finanza

Anno Accademico 2004-2005Relatore: Prof. Carlo SgarraLaureando: Francesco Vicentini

Sintesi e presentazione

Il lavoro descritto nell’elaborato dilaurea prende spunto da un articolocomparso su “UCS-report, K.U. Leu-ven” ad opera di Wim Schoutens, do-cente presso la Katholieke Universi-teit di Leuven, Belgio, e di JessicaCariboni, membro del Joint ResearchCentre presso la Commissione Euro-pea.L’articolo, intitolato Pricing Credit De-fault Swaps under Lévy Models, af-fronta una tematica molto attuale nel-l’ambito del Credit Risk: presenta unmodello per la valutazione di CreditDefault Swap (CDS) dove l’evoluzioneche determina il valore degli assetdell’impresa è guidata da un partico-lare processo di Lévy chiamato Va-riance Gamma. Un CDS è un popolare derivato dicredito che fornisce al compratoreuna sorta di assicurazione contro ilfallimento di un’impresa; il comprato-re di questa protezione versa dei pa-gamenti periodici prefissati al vendi-tore; il pagamento continua fino allascadenza del contratto o fino al falli-mento, nel cui caso il venditore coprela perdita patita dal compratore.L’obiettivo della Tesi consiste, in unaprima parte, nell’analizzare nel detta-glio il contenuto dell’articolo-spunto;questo ha offerto la possibilità a chiscrive di scoprire un argomento cheattira su di sé un notevole interesseda parte di molti “addetti ai lavori” nelcampo della finanza quantitativa.L’idea originale che viene studiata èstata presentata da Black-Scholes-Merton nel 1974 e poi ripresa daBlack-Cox nel 1976; essi hanno os-

servato che sia l’equity che i debitipossono essere considerati comeopzioni sul valore degli asset diun’impresa. Nella pubblicazione del’74 il default è legato dalla responsa-bilità limitata degli azionisti, per cui,quando il valore dell’equity va a zero,chi possiede azioni viene allontanatoe l’impresa fallisce. Nella pubblicazio-ne del ’76, invece, l’evento di defaultsi verifica se il valore degli assetscende sotto un livello di soglia pre-stabilito, detto anche barriera di de-fault. La ratio dietro questo secondoapproccio sta nel fatto che moltospesso esistono clausole di protezio-ne a favore degli obbligazionisti percui il default avviene prima che il valo-re dell’equity sia sceso a zero.Questi modelli monitorano l’evento didefault utilizzando il moto BrownianoGeometrico per descrivere il compor-tamento del valore degli asset neltempo, con una conseguente distribu-zione log-Normale dei rendimenti. L’e-videnza empirica suggerisce che que-ste ipotesi non ricalcano in manieraaccurata il vero andamento degli as-set. Contrariamente alla distribuzioneNormale, la distribuzione dei rendi-menti reali prevede asimmetrie (feno-meno di skewness) e code spesse (fe-nomeno di curtosi). Inoltre, gli eventi didefault sono causati da shock improv-visi, che non possono essere catturatida modelli in cui la traiettoria dell’evo-luzione del valore degli asset segue unpercorso continuo, come quello delmoto Browniano.La soluzione a questo problema èdunque l’introduzione di un nuovomodello in cui si assume che il pro-cesso, che spiega il valore degli as-set, è l’esponenziale di un processonon più Browniano, ma di Lévy, carat-terizzato da una traiettoria con salti. La nuova distribuzione risulta più fles-sibile, tiene in considerazione asim-metrie e code spesse. Un altro van-taggio consiste nel fatto che la pre-senza di salti nel processo consentedefault istantanei. Nella seconda parte dell’elaborato, lo

scopo finale diventa quello di propor-re un percorso alternativo a quello diSchoutens per la determinazione delprezzo del CDS; questo ha consenti-to di mettere in pratica le nozioni teo-riche acquisite e di ottenere un risul-tato originale.In questa fase è stato formulato unmodello per la valutazione di un Cre-dit Default Swap (CDS), basato su unaltro processo di Lévy chiamato Nor-mal Inverse Gaussian, tramite simula-zione Monte Carlo in linguaggio Mat-lab. La simulazione Monte Carlo ha per-messo di calcolare le probabilità disopravvivenza, ovvero di non default,e il par spread del CDS, ovvero quel-l’extra valore che, aggiunto al tasso diinteresse privo di rischio, annulla ilcontratto. In questo modo il premiopagato sul CDS è uguale alla perditaattesa in caso di default.

L’elaborato è articolato nei seguentipassaggi:

1. si offre una panoramica d’insiemesull’argomento Credit Risk e in parti-colar modo sul Default Risk. Questoconsente di introdurre il concetto di“fallimento d’impresa” e quello di“Derivati di credito”. Dopo una di-gressione sui Credit Default Swap sirichiamano alcuni aspetti della mate-matica applicata alla finanza;

2. si introducono i modelli strutturalidi Black-Scholes-Merton e di Black-Cox; i ricercatori di tutto il mondo stu-diano in continuazione le formulazionioriginali del 1974-76, apportandopersonali modifiche per superare i li-miti che modelli abbastanza dataticome questi comportano inevitabil-mente. Si introducono le nozioni dimoto Browniano e di log-Normalitàdei rendimenti, e si confrontano i duediversi approcci dei modelli, quelloclassico e quello first-passage;

3. si evidenziano le imperfezioni deimodelli strutturali: si dimostra che le

Tesi di Laurea

Valutazione di un Credit Default Swap nell’ambito di un modello con salti

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200652

loro ipotesi di base si scontrano conl’evidenza dei mercati reali. In genera-le viene a mancare una componentedi imprevedibilità legata all’evento didefault che è invece sempre presentequando si opera in ambienti rischiosicome è quello creditizio;

4. si introducono i processi di Lévycome soluzione ai limiti enunciati inprecedenza. Questi processi preve-dono nella loro evoluzione salti puriche determinano una maggiore varia-bilità nel tempo del valore degli assetd’impresa e quindi aprono nuovi sce-nari in cui il fallimento non è più “pre-vedibile”;

5. si descrive il processo VarianceGamma (VG) proposto da Schoutens.Si mostra prima quale sia la sua origi-ne e poi la sua applicazione nel mo-dello per il calcolo della probabilità disopravvivenza, ovvero di non default,della generica impresa. Si riporta poila relativa formula per la valutazionedel Credit Default Swap e se ne illu-strano le componenti;

6. si introduce il processo Normal In-verse Gaussian (NIG), anch’esso fa-cente parte della famiglia dei processidi Lévy, come alternativa al modelloriportato nell’articolo. Esso presentasia analogie che differenze con la VG.Ne segue la modifica del modello dipartenza con i nuovi valori di probabi-lità di sopravvivenza. Si riporta unconfronto tecnico tra le due distribu-zioni, VG e NIG;

7. si interrompe la parte descrittiva esi passa all’implementazione vera epropria del nuovo modello. Si propo-ne un excursus introduttivo sulla si-mulazione Monte Carlo e sulla pro-grammazione in linguaggio Matlab,facendo sempre riferimento al proce-dimento adottato nell’elaborato. Si il-lustra inoltre la provenienza dei dati diinput della simulazione e la modalitàdi stesura del codice di programma-zione;

Definizione dell’evento di default nei modelli strutturali

Esempio di evoluzione del valore degli asset secondo il moto Browniano

Esempio di evoluzione del valore degli asset secondo un processo di Lévy

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 53

8. si osservano i risultati ottenuti conl’implementazione del nuovo modelloNIG e si confrontano con quelli delmodello VG riportati nell’articolo diSchoutens. L’analisi di sensitività suiparametri caratteristici mostra comeun intervento sulla conformazionedelle due distribuzioni incida modifi-cando i valori di probabilità di soprav-vivenza e di par spread;

9. si riassumono le conclusioni e sidelineano prospettive future per unulteriore approfondimento della te-matica affrontata.

Traguardi raggiunti e possibili sviluppi futuri

In questa tesi, dopo aver introdotto iltema del rischio di default nell’ambitodella finanza quantitativa, si mostracome i modelli strutturali della gene-razione Black-Scholes-Merton eBlack-Cox per il rischio di default pre-sentino delle discrepanze con la real-tà dei mercati. Queste differenze ri-siedono sostanzialmente nell’errataipotesi di partenza di modellizzare l’e-voluzione degli asset tramite il motoBrowniano continuo, con una conse-guente log-Normalità dei rendimenti.Nella ricerca di processi con salti si èesaminato il modello Variance Gam-ma, introducendo una modellizzazio-ne mediante processi di Lévy. Essa presenta una distribuzioneasimmetrica e con code spesse, di-versa da quella della Normale; purcon qualche minima differenza rispet-to alla distribuzione dei rendimentireali degli asset, si avverte un miglio-ramento del modello in fase di fittingcon la realtà.Allo scopo di migliorare ulteriormentedetto modello si è poi introdotta laNormal Inverse Gaussian. Tale distribuzione infatti, grazie allospessore ancora maggiore delle co-de, presenta una capacità superioredi prevedere eventi “estremi” rispettoalla Variance Gamma. D’altra parte, la

notevole difficoltà computazionaleche il modello comporta ha richiestol’elaborazione di un algoritmo specifi-co per il calcolo del Credit DefaultSwap.Con l’obiettivo di valutare questoCredit Default Swap tramite la quanti-ficazione del suo par spread, si è mo-strato operativamente come si co-struisce una simulazione Monte Carloprogrammando in linguaggio Matlab,evidenziando come diverse scelte ini-ziali e diversi parametri di input pos-sano condizionare i risultati finali. Le limitate prestazioni dei calcolatoria disposizione sono state un frenoper questa analisi; il comportamentodelle due distribuzioni in esame si ècomunque rivelato molto simile. Resta tuttavia da verificare se, in unasimulazione professionale, il valore

del par spread nel modello NIG tendaa quello del modello VG. Gli indizi raccolti fanno pensare aduna certa omogeneità dei risultati. Per un più corretto confronto dei va-lori numerici sarebbero state neces-sarie macchine con una maggiore ve-locità di calcolo. È previsto in un prossimo futuro unprogetto di collaborazione con ilCNR-IMATI di Milano per approfondi-re la ricerca. Con una struttura dedicata di quelledimensioni risulterebbe più agevolel’accesso a sofisticati calcolatori, perl’utilizzo dei quali sono normalmenterichiesti finanziamenti e lunghi tempidi attesa.Sono previsti sviluppi in materia.

Variabilità della P(s) al variare della dimensione del vettore di numeri casuali estratti dalla simulazione

Variabilità del par spread al variare della dimensione del vettore di numeri casuali estratti dalla simu-lazione e al variare del numero di istanti temporali in cui è diviso l’orizzonte temporale (un anno).

Analisi di sensitività su P (s)con 6 Intervalli Temporali

Analisi di sensitività sul Par Spreadal variare delle caratteristiche della simulazione (3)

Dimensione vettori; intervalli temporali

Probabilità di sopravvivenza

Tempo(anno)

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 55

Attualità

C’è un grande fermento intorno al-l’innovazione tecnologica, se ne par-la a livello politico e tutti i grandi eco-nomisti indicano l’innovazione comela strada maestra per il mantenimen-to del vantaggio competitivo del no-stro paese.Ci sono molte sfaccettature intornoal concetto di innovazione.Per prima cosa dobbiamo conside-rare bene che cosa si intende per in-novazione: la definizione secondo ildocumento della Comunità Europea“Innovation and the Lisbon Strategy”è la seguente “Innovazione consistenel produrre, assimilare e utilizzarecon successo le novità nelle sfereeconomiche e sociali”.Questa definizione è molto ampia eva oltre il paradigma che l’innovazio-ne si fa solo con le nuove tecnologie,con le nanotecnologie o con le bio-tecnologie, come sembra che gli at-tuali consorzi per l’innovazione sistiano invece orientando.Nella vasta accezione che viene dataal concetto di innovazione, il compi-to dell’ingegnere può diventare note-vole perché, a differenza dei ricerca-tori delle università e dei laboratoriprivati, l’ingegnere è perfettamentecollegato al mondo economico e so-ciale, pur avendo conoscenze tecno-logico-scientifiche di altissimo livel-lo.Ha la possibilità di influire diretta-mente nella cultura sociale e soprat-tutto nella cultura d’impresa.Si sente molto il bisogno di crearenuovi prodotti e nuovi servizi, di apri-re nuovi mercati e spesso in questicontesti il ruolo dell’ingegnere è rile-vante: ma quanti conoscono bene iprincipi che sono alla base di un pro-cesso d’innovazione, le metodologieche sono utilizzate, gli aspetti dellacreatività e soprattutto le implicazio-ni finanziarie, economiche che sonoconseguenti a tutto questo?

L’ingegnere, come detentore e ge-store delle conoscenze, diventa unafigura da valorizzare nelle imprese, e

può diventare il perno su cui ruotanotutti i progetti necessari per rilanciarela competitività di prodotto e di mer-cato del tessuto produttivo italiano.Per acquisire questa leadership ènecessario che le competenze tecni-che siano sinergicamente congloba-te con quelle competenze che sonoalla base dei processi innovativi ecioè:- spirito di imprenditorialità;- pianificazione strategica;- benchmarking e presidio tecnolo-

gico;- creatività, generazione di idee e

gestione delle conoscenze (kno-wledge management);

- spirito di collaborazione con clientie fornitori,

- pianificazione finanziaria: privateequity, venture capital, businessangels,…;

- project management.

Come fare innovazione in aziendaLa competitività delle imprese si puòottenere con il continuo migliora-mento dei prodotti e servizi (innova-zione incrementale), nonché con l’u-tilizzo nuovo e creativo delle tecno-logie che vengono messe a disposi-zione dal mercato o dai settori di ri-cerca (innovazione radicale).Consideriamo per esempio le com-pagnie di volo low cost, che, insiemea un nuovo concetto di fornire servizia bordo degli aerei, sono riuscite autilizzare la tecnologia di internet perridurre drasticamente i costi e mi-gliorare i servizi, hanno cioè introdot-to una innovazione radicale, utiliz-zando nuove idee e tecnologie nuo-ve ma già note.Questo è il modello d’innovazioneche potrà essere facilmente applica-to in Italia, dove non sono diffusi icentri di ricerca per lo sviluppo dinuove tecnologie, dove non ci sonograndi imprese disposte a investirein maniera massiccia sulla ricerca,dove però ci sono le potenzialità perlo sviluppo di idee creative ed inno-vative.

L’aspetto metodologico e di sistemadiventa perciò vitale per poter avvia-re qualunque progetto di innovazio-ne efficace.Per questo motivo vorremmo analiz-zare alcuni passi che sono necessariper garantire il processo di innova-zione nelle imprese.

A. Inquadramento strategico condefinizione dei bisogni e degliobiettivi

La generazione di progetti innovativinon può essere un evento sponta-neo, lasciato all’iniziativa di singolepersone o di un singolo dipartimen-to, indipendentemente dal ruolo edal peso che hanno nell’organizza-zione.Per avere successo l’innovazionedeve fondare su basi chiare, diffusee inquadrabili in quelle che sono lestrategie generali dell’impresa. Per poter scegliere la direzione concui si vuole intraprendere l’innova-zione, devono essere considerati ifattori di mercato, le sue dimensionied i prodotti già esistenti. Solo inquesto modo è possibile ipotizzarel’impatto che si può avere nel caso disuccesso o di insuccesso dell’ideainnovativa.Anche il posizionamento attuale nel-la catena del valore dei prodotti/ser-vizi fino al momento offerti può esse-re d’aiuto per avere un riferimentostrategico. È molto probabile che sel’impresa è posizionata a monte del-la catena del valore, sia più efficienteutilizzare i metodi tradizionali di svi-luppo dei nuovi prodotti, mentre perchi si trova posizionato a valle dellacatena, sarà più facile considerareprocessi meno ortodossi per lo svi-luppo delle novità.Queste considerazioni devono esse-re inquadrate nel contesto generale,tenendo ben presente quale è la cul-tura aziendale e quali sono i valoriveramente presenti.Alla fine, attraverso una mappatura euna valutazione d’insieme potrà es-ser possibile scegliere quale strate-

L’innovazione come cultura ingegneristicaNello Ceccon - Ingegnere

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200656

gia seguire per innovare. Diventa poirilevante la necessità di condivideree di comunicare a tutti i livelli dell’im-presa le linee guida che saranno se-guite.

B. Focalizzazione delle aree su dove agire (identificazione delle opportunità)

Il presidio tecnologico è una delle at-tività più importanti che una modernaorganizzazione deve svolgere, pergarantire che le energie impiegatenella ricerca e sviluppo di nuovi pro-dotti siano utilizzate nel modo più ef-ficace.La conoscenza del mercato, attraver-so il continuo presidio dei bisogni del-la clientela e l’attenzione verso i nuoviprodotti, servizi, tecnologie che ven-gono messe a disposizione dai forni-tori, risulta essere uno dei componen-ti più importanti per garantire il conti-nuo flusso generatore di nuove propo-ste. L’attenzione verso i fabbisogni deiclienti e le opportunità del parco forni-tori può diventare una fucina di idee edi soluzioni molto efficace. Diventa critica la scelta dei clienti in-novatori (leader user), che possonoessere di stimolo nella fase di identifi-cazione dei bisogni ed anche per losviluppo delle soluzioni.Altrettanto si può dire per i fornitori,coloro che sono collaborativi e chesono anche detentori di soluzioni aelevato contenuto tecnologico, pos-sono diventare una fonte inesauribileper sviluppare innovazione.Da qui si possono individuare miglioriopportunità che il mercato offre, sipossono orientare i progetti verso l’u-tilizzo delle nuove tecnologie che lostato dell’arte sta mettendo a dispo-sizione, si possono creare nuovi ser-vizi ed individuare azioni di comple-mentarietà che vanno ad ampliarel’offerta.

C. Generazione, gestione delleidee e risoluzione dei problemi

Questo aspetto deve essere valoriz-zato al massimo, in ogni organizza-

zione. Le grandi idee spesso derivanoda approcci sistematici, e questo lohanno compreso molto bene i paesiscandinavi, Finlandia in testa, doveesistono network e distretti virtuali in-teramente dedicati alla generazionedi nuove idee. Questo non vuol direche non viene dato spazio alla creati-vità, significa che i processi creatividevono in qualche modo essere si-stematizzati, acquisiti e poi diffusi adogni livello dell’impresa.La conoscenza dei singoli individui,se è ben gestita, acquisisce un enor-me valore, soprattutto se poi viene in-crociata con altre conoscenze. Il pro-cesso di Knowledge Management ela Learning Organization sono dei fat-tori critichi, che anche le piccole emedie aziende devono considerare.Qui di seguito elenchiamo alcuni stru-menti che possono essere utili pergenerare e gestire le idee:• tecniche creative, divergenza e

convergenza;• sistemi creativi iterattivi;• tecniche di problem solving;• cross fertilization;• tecniche di Gestione delle Idee;• triz.

Questa è la fase che va effettivamen-te a caratterizzare un buon processodi innovazione. È di fondamentale im-portanza il coinvolgimento di più atto-ri possibili, perché è solo dall’incrociodi diverse esperienze, dalla condivi-sione di problemi e possibili soluzio-ne, dall’apertura verso il cambiamen-to e verso la diversità, che è possibileottenere risultati di elevata originalitàed efficacia.La cultura della creatività va coltivatae diffusa anche nelle aziende di pic-cole dimensioni, perché, opportuna-mente gestita e metodicizzata, è ingrado di fornire risultati tangibili adelevato ROI.

D. Primo sviluppo e selezione dei concetti

La valutazione e la selezione delleidee innovative è una delle fasi più

critiche, perché si deve prendere ladecisione, in conformità con le strate-gie e le politiche aziendali, quale ideadeve essere sostenuta in termini di ri-sorse umane, finanziarie ed organiz-zative.Per tale ragione un buon sistema digestione dell’innovazione deve preve-dere modalità di valutazione, che pos-sano essere incrociate, per definire labontà di una idea, considerando lostato attuale dell’azienda in termini di:• posizionamento di mercato e fabbi-

sogno dei clienti;• know how interno;• congruenza con le politiche e gli

obiettivi strategici;• potenziali disponibilità finanziarie;• impatto tecnologico interno ed

esterno;• proprietà del patrimonio

intellettuale.

E. Pianificazione economica e finanziaria

Per propria natura, qualunque pro-getto di innovazione presenta un ele-vato rischio economico e finanziario.Più l’innovazione è di tipo radicale,più elevati sono i rischi. La progetta-zione finanziaria di questi progetti de-ve essere effettuata con molta atten-zione, considerando anche che ci so-no molti attori, anche esterni, chepossono essere chiamati in gioco.L’autofinanziamento è la strada chemolti imprenditori percorrono, soprat-tutto in Italia, dove non esiste una ve-ra e propria cultura del rischio di capi-tale. Attingere alle risorse interne asua volta può generare rischi moltogravi, (a esempio una apparente per-dita di redditività dell’impresa), inquanto la ricerca e sviluppo sonoquasi sempre beni intangibili. Nel ca-so in cui il progetto si debba fermareper vari motivi, la piena e solida re-sponsabilità finanziaria dell’eventopuò essere causa di fallimenti e chiu-sure inaspettate.Per queste ed altre ragioni che vedre-mo più avanti, andiamo a descriverequali altri attori possono essere messi

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 57

in gioco nei progetti di Innovazione.Le fonti esterne per l’approvvigiona-mento del capitale di rischio possonoessere raccolte in due grandi tipolo-gie: Venture Capital e Private Equity.Può essere utile andare a vedere qua-li sono nel dettaglio gli strumenti chepossono mettere a disposizione que-sti tipi di finanziatori.

Venture CapitalÈ il tipo di finanziamento da ricercareper l’avvio di un nuovo progetto. Cipossono essere degli interventi mira-ti, secondo lo stato di sviluppo delprogetto. All’inizio si parla di “seed fi-nancing”, quando l’investitore inter-viene nella prima fase di avvio, du-rante la prototipazione e sperimenta-zione del progetto. Questo tipo di fi-nanziamento è ad alto rischio, inquanto bisogna prevedere una ele-vata mortalità, ma anche dei risultatiattesi elevati.Lo “start up financing” avviene quan-do il prodotto o servizio è già statosperimentato e comprovata la suafunzionalità, ma non sono ancorastate verificate le risposte del merca-to. In questa fase si finanzia la strut-tura e la prima organizzazione.Nel “first stage financing” vengonofinanziate le aperture a operatori nonspecialisti e viene focalizzata l’analisidi mercato e delle potenzialità com-merciali. In questa fase anche le atti-

vità produttive sono state completa-te, perciò il focus è più nel mercato enella rete commerciale da avviare.

Il Venture Capital è uno strumentoche può essere utilizzato anche dalleaziende già presenti nel mercato, mache richiedono dei cambiamentistrutturali legati alle loro capacitàproduttive o altri sviluppi di cambia-mento interni.In tutti i casi un vero Venture Capita-list è in grado di mettere a disposi-zione esperti nel campo della gestio-ne dell’innovazione, in termini di or-ganizzazione e di sostegno dell’inte-ro processo, dalla pianificazionestrategica al lancio di mercato.

Private EquityIl private equity interviene con inve-stimenti in imprese che hanno già su-perato la fase iniziale di start up, mache necessitano di investimenti peruna maggiore integrazione con i mer-cati, con i fornitori oppure per forma-re una aggregazione di aziende spe-cializzate in un settore. Il private equity viene chiamato an-che quando è necessario avere uncambiamento dell’azionariato, aesempio per sostituire piccoli azioni-sti non più interessati allo sviluppodell’impresa, oppure per operazionidi buy out da parte del managementinterno.

In Italia gli investimenti di VentureCapital, dopo un iniziale incrementoin concomitanza con la bolla specu-lativa delle compagnie dot-com, so-no in continuo calo e l’attrattivitàverso capitali stranieri è diminuitanegli ultimi cinque anni. Probabil-mente questo è dovuto proprio allascarsa diffusione della cultura inno-vativa, che non è in grado di propor-re progetti ed iniziative competenti,tali da ricevere finanziamenti dallesocietà specializzate nel capitale dirischio.

F. Sviluppo & Ricerca come atti-vità tradizionale (progettazio-ne, dettagli e prototipazione)

La fase di sviluppo di un nuovo pro-dotto è ovviamente una parte topicadel processo di innovazione. È im-portante che la progettazione avven-ga in modo flessibile e che coinvolgail numero di attori più ampio possibi-le. La cultura dell’innovazione partedall’acquisire una certa integrazionedella progettazione e sviluppo con glialtri settori dell’impresa.Da una indagine fatta recentementenegli Usa dal Council on Competiti-veness National Innovation Initiative,gli intervistati ritengono che l’innova-zione derivi dalle opportunità offertedalla collaborazione con i propriclienti e fornitori con una frequenzadel 78%, contro ad esempio il 32%

Fonte Council on Competitiveness-2005 National Innovation Survey

100 Dollari allocati su queste risorse, in accordo al livello di innovazionedei prossimi tre anni relativi della vostra impresa

Con quale frequenza la vostra azienda collabora con i seguenti gruppi nelprocesso innovativo % che ha risposto molto frequentemente o frequente-mente.

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200658

dalle Università e 17% dai Laborato-ri Federali, e dalla presenza in azien-da di persone con eccellenti compe-tenze tecniche e scientifiche (70%).

Sempre da questa indagine è emer-so che l’innovazione si gioca su di-verse fondamenta, che secondo gliintervistati sono state valutate in or-dine d’importanza: avere disponibili imigliori scienziati-tecnici, avere rela-zioni con un ampio parco di clienti efornitori, avere a disposizione diri-genti intraprendenti e robuste infra-strutture di comunicazione.

All’interno di un processo di proget-tazione di prodotto con elementi in-novativi, ci deve essere un approccioche comprenda gli aspetti integralidell’argomento che si vuole affronta-re, che sia d’unione tra i bisogni deiclienti, le opportunità che vengonoofferte dai fornitori e le competenzee capacità realizzative all’interno del-l’impresa.Andiamo ad accennare brevementealcune di queste metodologie.

- Quality Function DeploymentÈ un sistema per tradurre i bisognidel cliente in una appropriata richie-sta per l’impresa, in ogni stadio, dal-la ricerca e sviluppo del prodotto, al-l’ingegnerizzazione e produzione,dalle vendite e marketing alla distri-buzione.Questo richiede una modalità di ope-rare molto diversa da quella usuale.In questa tabella possiamo comparel’approccio usuale nello sviluppo di

un nuovo prodotto e quello che pro-pone la metodologia del QFD.

Nell’approccio consueto viene datamassima fiducia alla parte tecnica,tralasciando in effetti i reali bisognied obiettivi che il mercato richiede,rincorrendo anzichè prevenendoeventuali problemi che sorgono nellosviluppo.Il QFD è una metodologia integratadi progettazione e sviluppo di nuoviprodotti in cui tutte le funzioni azien-dali assumono una parte attiva nelladefinizione delle specifiche del pro-dotto, focalizzandosi sui risultati cheeffettivamente si vogliono ottenere,quantificati ed espliciti, anziché su“quello che si pensa di riuscire a fa-re”.

- Progettazione per l‘industrializza-zione e l’assemblaggio

L’attenzione alla fase produttiva findalla progettazione è un fattore chia-ve per semplificare il prodotto e di-venta uno stimolo per integrare lenuove tecnologie e i nuovi compo-nenti che vengono offerti nel merca-to, con l’obiettivo di ridurre i costi emigliorare la qualità e le prestazionidel prodotto.La metodologia permette di ridurrenotevolmente il numero di compo-nenti o di processi, nel caso in cui ilprodotto sia un servizio. Anche in questo approccio viene da-ta enfasi all’intreccio funzionale cheè necessario tra progettazione e svi-luppo prodotto con le altre funzioniaziendali, come la produzione, la lo-

gistica e l’approvvigionamento deimateriali e/o servizi.Altre metodologie che qui solo ac-cenniamo sono da considerare già infase di sviluppo prodotto, quali adesempio il benchmarking, il Concur-rent Engineering e il Co-Design. Èinoltre auspicabile che ogni impresaabbia formalizzati i passi per lo svi-luppo di nuovi prodotti, consideran-do il Project Management uno stru-mento utile per la gestione globale ditutte le attività da svolgere.

G. Preproduzione o lancio pilotaOgni processo innovativo di tipo ra-dicale ha alcune fasi che, sebbenepossano sembrare solo ipotetiche,alla fine si manifestano con sistema-ticità.La fase della produzione pilota serveper comprendere se l’innovazione èin grado di superare quella fase chesecondo le teorie della Disruptive In-novation viene chiamata dell’abisso(chasm). Alcuni prodotti o servizi possonoesplodere nel mercato, arrivando a li-velli di diffusione notevoli, altri invecepossono stabilizzarsi in un’area dinicchia, molto più limitata, oppurepossono rivelarsi dei veri e propri flopdi mercato. Per comprendere tuttoquesto e per non fare investimentiche poi potrebbero risultare azzarda-ti, è ragionevole pianificare una fasein cui si andrà a coprire una ben defi-nita e limitata fetta del potenziale ba-cino di mercato, utilizzando linee diproduzione limitate, con ridotti inve-stimenti industriali.Questo diventa utile per affinare an-che i processi produttivi e logistici,apprendere dall’esperienza, senzaandare a intaccare un esteso numerodi utilizzatori del prodotto e/o servi-zio.È perciò una fase distinta di riflessio-ne, per vedere se quello che si ècreato può veramente funzionare nelmercato, prima di affrontare i notevo-li investimenti richiesti dalla produ-zione estesa.

Approccio consueto Approccio QFD

Specifica delle richieste interne Diffusione della “voce del cliente”

(ogni cosa è importante), (che decide che cosa è importante

spesso fornita da Tecnici e Dirigenti.

Progettazione e costruzione con tolleranze specifiche Progettazione e costruzione verso valori

obiettivo (ridotte variazione e dispersioni)

Reazione ai problemi del cliente Ottimizzazione del prodotto e del processo

di progettazione

Fonte Applying QFD in Various Industries Kurt R. Hofmeister, America Supplier Institute.

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 59

H. Iterazioni e miglioramentiI primi contatti con il mercato diven-tano importanti per avviare il proces-so di miglioramento continuo cheogni nuovo prodotto e/o servizio ri-chiede. La fase del lancio pilota è lamigliore per andare ad aggiustarequegli elementi che sono sfuggiti, perfornire un prodotto eccellente e com-pletamente appetibile al mercato. Ilcontinuo monitoraggio di alcuni indi-catori chiave della fase pilota, serveper avere un immediato ritorno delleinformazioni e delle percezioni che ilmercato sta offrendo dall’immissionedel nuovo prodotto/servizio. Conquesta fase, ben distinta, si intendeaffermare che è necessario avviareda subito dei cicli di apprendimentodall’esperienza, che sono necessarinelle prime fasi di vita di un nuovoprogetto, ma sono anche auspicabilinel periodo di maturità di un prodot-to.

I. Lancio definitivoSolo quando sono state completatetutte le precedenti fasi, è possibilerealizzare una produzione di massa,effettuare costosi investimenti nellaproduzione e logistica, nella comuni-cazione e nel marketing. Questa fa-se, pianificata, potrà ricevere finan-ziamenti da attori diversi rispetto aquelli che hanno operato nelle fasiprecedenti.

Le risorse umaneA livello trasversale uno degli ele-menti più critici da considerare nellagestione del processo di innovazionein azienda, è la gestione delle risorseumane. Come in tutti gli altri campiaziendali, è l’elemento che fa la diffe-renza, e per facilitare i processi inno-vativi, richiede delle particolari atten-zioni. Ne elenchiamo brevemente al-cune, che possono essere d’ispira-zione:- il sovradimensionamento del poten-

ziale professionale (esteso uso dilaureati);

- la motivazione e la visione indivi-

duale;- l’empowerment (la crescita del va-

lore personale);- la rotazione periodica dei compiti e

delle mansioni (job rotation);- l’utilizzo di competenze non proprie

di un certo settore (laureato umani-stico in mansioni tecniche);

- la comunicazione e la condivisionedei valori dell’innovazione;

- l’apprendimento continuo.

Imprenditorialità, Knowledge Management, Network di Compe-tenze e Ordine degli Ingegneri

La cultura imprenditoriale orientataall’innovazione è una opportunità cuipossono disporre anche singoli sog-getti detentori di elevata conoscenzatecnico-scientifica. È una nuova for-ma di Knowledge Management, incui il singolo ha la determinazione,l’energia e la visione di proseguire eprovare a stabilire come materia divendita la propria competenza. Unavolta questo era inquadrabile nella“Professione”, e gli Ordini Professio-nali, in un certo modo, hanno contri-buito a diffondere la cultura tecnica eprofessionale nel nostro paese. Oraperò le nuove conoscenze sono diffi-cilmente inquadrabili nell’ambito de-gli Ordini esistenti, e questi nuovi in-dividui con forti competenze innova-tive, non hanno strutture da cui trarresostegno imprenditoriale.È necessario creare dei network chepossano sostenere queste nuovecompetenze, che generalmente sonostate acquisite in grandi società o incentri universitari. Creare cioè un si-stema che possa facilitare lo scam-bio di esperienze di management, ilsuperamento dei nodi burocratici, loscambio di competenze in termini dicontratti, accordi, relazioni con laclientela e la condivisione di spazivirtuali di mercato. Queste strutturepossono anche essere un motoredell’innovazione, facilitando lo scam-bio e gli aggiornamenti delle compe-tenze professionali, la possibilità di

interscambio di consulenze ultraspe-cializzate. Il focus nell’innovazione e nel kno-wledge management potrebbero es-sere leve significative per ammoder-nare gli Ordini Professionali e farli di-ventare strumento di sostegno deinuovi professionisti, che potranno aloro volta contribuire allo sviluppo in-novativo in Italia.L’Ordine degli Ingegneri per sua na-tura potrebbe facilmente conseguirequesto obiettivo, con il vantaggio dicoinvolgere fasce di professionisti,soprattutto coloro che operano nelleindustrie ed imprese di servizio, cheal momento non sono molto partecipialle attività dell’Ordine.

ConclusioniParlare di innovazione richiede com-petenze a 360° della sfera aziendale eper questo c’è bisogno, da parte ditutti, di un profondo sforzo di flessibi-lità e fluidità. L’ingegnere detiene lemaggiori conoscenze e competenzedell’impresa in cui opera, perciò puòdiventare uno dei principali attori delprocesso di innovazione. Con le suecapacità di gestione e di managementè in grado di sistemizzare quello chefino a ora viene svolto spesso in mo-do convulso, allacciandosi a cono-scenze e metodologie che sono con-solidate ma anche poco diffuse, so-prattutto nelle piccole e medie impre-se. Da qui svolge anche un ruolo so-ciale, che è quello di mantenere la lea-dership di prodotti innovativi del pae-se Italia acquisita nei passati decenni,e che ora è seriamente minacciata dainuovi attori del mercato globale.Gli Ordini degli Ingegneri possonoavere un ruolo di spinta dell’Innova-zione, portando rigore e pragmaticitàin un processo che deve ancora es-sere chiarito e ben diffuso nel paese,soprattutto nell’ambito delle piccole emedie industrie, che hanno svolto eche potranno svolgere un ruolo sem-pre più importante nella nostra socie-tà.

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 61

Premessa

Si riportano nel seguito alcune consi-derazioni di carattere generale unitead osservazioni e proposte migliorati-ve e di tipo puntuale su alcune specifi-che tematiche trattate nel PAT, senzaevidentemente alcuna pretesa di esse-re esaustivi su uno strumento urbani-stico di nuova concezione e per suanatura alquanto complesso e articola-to. Non si può non evidenziare come,a fronte di obiettivi generalmente con-divisibili sull’assetto territoriale futurodella città e sulle modalità di utilizzo edi funzionamento dei diversi brani delterritorio comunale, non sempre ap-paiono immediate e coerenti le azionidi piano conseguenti riportate neglielaborati grafici più propriamente“progettuali” (carta delle invarianti,delle fragilità e della trasformabilità). Inparticolare talune scelte progettuali,come ad esempio la suddivisione delterritorio comunale in soli 10 ATO, ap-paiono piuttosto forzate e non sempreapparentemente in linea con la varietàe articolazione sia del tessuto urbanosia della morfologia ambientale deglispazi aperti.Relativamente agli obiettivi di piano sicondivide l’attenzione alla tutela e va-lorizzazione ambientali che sono oramaggiormente normati e indicati nelletavole di piano e nelle norme tecniche.Il concetto di rifunzionalizzazioneespresso sia relativamente al sistemaurbano residenziale sia a quello indu-striale può essere l’unica via praticabi-le se si vuole salvaguardare il patrimo-nio di aree verdi e superficie agricolaattuale senza attingere ancora a taliaree per rispondere alle richieste dinuove residenze e sviluppo. La com-plessità della situazione di attuale crisidella mobilità del Comune di Veronaavrebbe auspicato un piano di assettointercomunale che coinvolgesse an-che i Comuni limitrofi come si accennanella relazione generale relativamenteagli obiettivi di piano (p.5) almeno perquanto concerne le tematiche relativealla mobilità; sarà necessaria una poli-

tica comune che permetta di risolvereil tema della mobilità realizzando un si-stema di trasporto pubblico estesoche permetta di salvaguardare il cen-tro di Verona e creare una corona in-torno di accesso dove sia possibile loscambio del mezzo di trasporto da pri-vato a pubblico possibilmente ri-uscendo a raggiungere già i centri me-tropolitani più vicini con un velocemezzo pubblico.

Vincoli ambientali

Una delle caratteristiche essenziali delPiano di Assetto di Verona è la raccol-ta, la definizione e la trattazione del si-stema dei vincoli che caratterizzano ilterritorio Comunale di Verona.In particolare alcuni di questi vincoli,aventi una natura ambientale, sonostati formulati al fine di tutelare il terri-torio veronese e pertanto caratterizza-no specifici aspetti strettamente colle-gati con il territorio esistente.Per quanto attiene alle fragilità e preci-samente l’art. 38 delle NTA del PAT sifa riferimento all’art. 51 e 52 del PAQErelativo agli ambiti prioritari per la pro-tezione del suolo. Il PAQE nella tavola2 individua un preciso ambito che lam-bisce buona parte del territorio di Ve-rona. Inoltre l’art. 50 relativo alle caveimpone che in tale ambito non sianoconsentite aperture di nuove cave. Il PAT individua le unità geoambientalirelative alla vulnerabilità degli acquife-ri ma non entra in merito di quali vin-coli o limitazioni comportino le diverseunità. Inoltre l’ambito del PAQE ricadein parte nell’unità E in parte nell’unitàA: si rimanda quindi al piano di inter-venti una scelta che forse ha più uncarattere strategico. Invece l’art. 9dell’NTA del PAT relativo agli ambiti diinteresse paesaggistico ambientaledel PAQE individua esattamente learee riportate nelle tavole del PAQE aisensi dell’art. 61 del PAQE e in talezone specifica che non sono ammes-se aperture di nuove cave.Per quanto riguarda gli impianti ad al-

to rischio (art. 42 PAT e in riferimentoall’art. 48 del PAQE) viene demandatoal PI di disciplinare gli interventi e i li-miti di edificabilità.

Tempistica e priorità

La relazione generale del PAT al pun-to 2 definisce gli obiettivi del PAT sud-dividendoli in alcune categorie (parte-cipazione e trasparenza, mobilità so-stenibile, settore produttivo, Veronasud, centro storico, quartieri e frazio-ni, sistema delle fortificazioni, princi-pali servizi della città, paesaggio everde), descrivendo gli indirizzi in mo-do generale senza definire temporal-mente le priorità di scelta strategiche.

All. B. Prontuario per gli interventi edilizi e corti rurali

Il documento NTA All. B – “Prontuarioper gli interventi edilizi nel territorioagricolo” definisce gli aspetti tecnico-architettonici da rispettare negli inter-venti volti al recupero del patrimonioedilizio rurale e alla nuova edificazionenel territorio agricolo. Si può com-prendere la ratio che guida la stesuradi questo documento, tuttavia appareestremamente rigido forse potrà evi-tare alcune brutture realizzate in zonaagricola senza alcun rispetto del con-testo, ma rischia nello stesso tempodi rendere impossibili interventi cheleggano il contesto rurale e nello stes-so tempo tengano conto delle nuoveesigenze. Inoltre per quanto riguarda ilpatrimonio rurale, che viene individua-to e perimetrato con precisione nelPAT, non si può non evidenziare lamancanza di tempismo dell’Ammini-strazione: con il PAT si vincolano tuttele corti al solo restauro fino all’appro-vazione del PI e delle relative schedeche andranno ad individuare i gradi diprotezione delle singole unità immobi-liari. La schedatura dei centri storiciminori e delle corti sparse nel territoriosono di fatto già esistenti, ma non an-

Commissione Urbanistica

Considerazioni e osservazioni sul piano di assetto del territorio del Comune di VeronaIl testo delle osservazioni è stato redatto dalla Commissione urbanistica dell’Ordine con i contributi dei colleghi Mario Dell’Acqua, Enrico Lorenzetti, Giovanni Montresor, Ilaria Segala.

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cora approvate. Si concorda invececon la scelta di riconvertire le corti e ilpatrimonio edilizio rurale, ove abbiaperso la sua vocazione agricola, anuove funzioni residenziali e ricettivecompatibili con tali edifici e utili ad unloro mantenimento altrimenti difficile.In buona sostanza si ritiene che, in at-tesa dell’approvazione definitiva delPiano degli Interventi, possano esse-re ammessi, nelle corti rurali perime-trate ex art. 10 della L.R. 24/1985, an-che interventi meno vincolanti del so-lo restauro, quanto meno introducen-do la ristrutturazione di cui al punto d)dell’art. 3 del DPR 380/2001; tale fat-tispecie potrebbe essere “mediata” eresa più restrittiva esplicitando il di-vieto di assimilare tale intervento alla“demolizione con ricostruzione” dele-gando all’Ufficio Tecnico Comunale ealla Commissione edilizia un giudiziodi compatibilità dell’intervento propo-sto, quest’ultimo anche con l’ausiliodel confronto con la schedatura delleCorti Rurali già elaborata dall’UfficioUrbanistica, ancorché non ancoraapprovate formalmente.Analogo ragionamento potrebbe esse-re fatto per consentire il mutamento didestinazione almeno da rustico a resi-denza per le unità edilizie all’internodelle Corti non più funzionali all’usoagricolo, ovviamente nel rispetto dellecaratteristiche storico-architettonichedei singoli immobili. La procedura dicui sopra potrebbe valere anche pergli edifici dei centri storici minori.

Destinazione ricettivacentri culturali ed espositivi

Visti i carichi aggiuntivi relativamentealla destinazione turistica delle ATO04 – 151.050 mc, ATO 04 – 57.400mc, si ritiene che la città di Verona, siaper le sue caratteristiche archeologi-che, sia per la vicinanza al lago di Gar-da e non dimentichiamo alla città diVenezia, sia per gli spettacoli all’Arenasia per le manifestazioni fieristiche esportive, potrebbe ulteriormente svi-

luppare il turismo con una maggioredisponibilità di insediamenti aventidestinazione ricettiva con alberghi aprezzo conveniente e ostelli per i gio-vani ed universitari. Potrebbero inoltre essere recuperatealcune volumetrie in tal senso ricon-vertendo alcune corti rurali ora attual-mente degradate site nelle zone colli-nari e nelle periferie di Verona. La città di Verona intesa quale moder-no centro di aggregazione culturalepotrebbe ulteriormente richiamarel’attenzione del turismo a partire da unlivello di interesse internazionale finoad uno locale più provinciale.Verona necessita pertanto di nuovispazi che possano essere utilizzatidalla collettività per la cultura, per l’e-sposizione di mostre d’arte e musicadi interesse pubblico.

Valutazione ambientale strategica

Relativamente alla VAS, che è parteintegrante del PAT, sembrano oppor-tune alcune considerazioni che miranoa suggerire approfondimenti e inte-grazioni che rendano tale documentodi effettiva efficacia rispetto alle sceltestrutturali del PAT.

• Quadro conoscitivoLo stesso Documento VAS (p. 42) ri-conosce che:”Il quadro conoscitivo che si è deli-

neato nel novembre 2004 all’inizio delpercorso di VAS, sulla base della con-sultazione dei documenti di diffusionepubblica e di una prima serie di inter-viste agli uffici comunali operanti inmateria ambientale, ha evidenziatouna situazione di marcata insufficien-za delle basi informative disponibili… ...In particolare, in questa fase sonostati segnalati:- la carenza di informazione sul siste-ma idrogeologico, soprattutto in ter-mini di vulnerabilità, rischio idraulicoe qualità/quantità della risorsa idrica;- la mancanza di indicazioni riguardo

al tema delle reti ecologiche;- la inadeguatezza delle analisi e valu-tazioni sul clima acustico e sulla qua-lità dell’aria;- la scarsa affidabilità delle informa-zioni relative alle infrastrutturazioniecologiche, in particolare per quantoattiene il sistema fognario;- la mancanza di una carta dell’usodel suolo con taglio vegetazionale,adeguata alle necessità di riconosce-re e progettare la rete ecologica vero-nese e non solo;….”In queste condizioni è difficile portareavanti la VAS.

• Incremento demografico di 20.000 unitàL’esame dei dati sul movimento de-mografico della città dimostra unatendenza costante alla diminuzione: ildocumento VAS dice chiaramenteche si devono porre in atto degli stru-menti per invertire questa tendenza(pg.42 Relazione Generale PAT: “arre-sto dell’emigrazione verso aree limi-trofe; attrazione di forza lavoro qualifi-cata”). Ma, a parte il tempo e le risor-se necessarie a produrre questiobiettivi, non si vede la ragione per ri-cercare questo scopo: nello stessodocumento di programma del PianoStrategico, p. 13, si dice “L’asse stra-tegico Ambiente e Territorio del PianoStrategico di Verona 2020, quindi,punta alla creazione di un’area metro-politana di nuova generazione, nonpiù basata su dinamiche centro-peri-feria, ma sull’idea di una rete che uni-sce nodi urbani di diverse dimensionitra loro complementari. Lo svilupposostenibile dell’area è una scelta stra-tegica che valorizza il territorio e lesue risorse ambientali.”

• Consumo di suoloIl dato può essere letto da due punti divista: positività della riduzione da 185a 177 mq/abitante (città compatta) onegatività del discostarsi dal dato me-dio (valore di 225 mq/abitante ritenutomedio dal confronto con le città lom-barde, p. 75). Dovrebbe essere definita

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200664

la composizione interna del consumodi suolo ripartendola tra aree edificate,strade e piazze, aree verdi, ecc.Si ritiene che sarebbe utile per l’Ammi-nistrazione far conoscere questi nu-meri evidenziando il miglioramentoqualitativo e quantitativo degli indiciparziali.

• Rete fognariaSi ammette che non si è in grado diverificare la rete fognaria: (p.145)“…… i principali fattori di sostenibili-

tà “locale” per i nuovi insediamenti eper le trasformazioni sono riconduci-bili per un verso alla rete fognaria, peraltro verso alla accessibilità su mezzopubblico.…Per il primo fattore lo stato dell’artedel GIS comunale sembrerebbeescludere la possibilità di individuareora le aree servibili in condizioni di ef-ficienza della rete fognaria.….”Quindi la verifica della sostenibilitàdella rete fognaria non c’è e si rimandaal Piano degli interventi (P.I.) (p. 146)“che stabilisca che il 100% delle previ-sioni insediative deve essere postonelle aree dotate di condizioni di so-stenibilità in relazione all’assetto dellarete fognaria (condizioni definite dalPAT e poi riconosciute cartografica-mente dal P.I.), mentre almeno il 90%delle stesse previsioni insediative deveessere localizzato entro aree dotate dicondizioni di adeguata accessibilità al-la rete del trasporto pubblico (così co-me definite dal PAT e verificate e ag-giornate cartograficamente dal P.I.)”.

• Fabbisogno idricoSi deve segnalare che verificando letabelle riportate nel Documento VAS(pg. 64, il grafico non è credibile), èemerso un errore di calcolo del consu-mo idrico, che sembrerebbe doppio ri-spetto a quello riportato, tale da com-portare (con un consumo pro capiteoltre 400 lt/giorno per abitante) un fab-bisogno idrico doppio globale per ri-spondere all’ipotizzato incremento de-mografico (p. 71, 3 milioni di mc./annoanziché 1,5 milioni di mc./anno). Inol-

tre il valore assoluto del dato, se con-fermato, sarebbe preoccupante.

• Fabbisogno energetico Secondo quanto si riporta nel Docu-mento VAS (pg.58), dell’Energia elettri-ca commercializzata dall’AGSM, circail 50% è prodotto, il 50% acquistatodal mercato esterno: questa quota do-vrà essere notevolmente incrementata(di un 15%?) per fare fronte all’incre-mento demografico proposto.

• CriticitàIl Documento VAS riscontra una seriedi criticità nel territorio (p. 46 e altre):“- il grave stato carenziale della retefognaria che risulta essere assente perporzioni significative dell’area di Vero-na sud (da verificare quali e a che tito-lo sono interessate dalle ipotesi di ri-qualificazione del PAT); questa situa-zione interessa anche porzioni signifi-cative del territorio periurbano; risulta-no inoltre non ancora connessi ai col-lettori principali e agli impianti di depu-razione urbana gli insediamenti spe-cialistici dell’interporto e del mercatoortofrutticolo che dovrebbero esserecollegati nel corso del prossimo anno;- si è evidenziato che il valore deglioneri di urbanizzazione attualmente invigore in conformità alle tabelle regio-nali, appare visibilmente al di sottodella soglia equilibrio tra valore delleopere edilizie e esternalità indottesull’entità urbana, dato evidente nelconfronto con altre realtà regionali;- la insufficiente dotazione di areeverdi e in particolare l’assenza di par-chi urbani propriamente detti;- la situazione, le tendenze e le pro-spettive di congestione della rete via-ria urbana con conseguenti effetti intermini di esposizione della popola-zione al rumore e alle emissioni inqui-nanti, oltre ché in termini di sicurezza;- l’esigenza di sottoporre a operazionidi bonifica una vasta porzione di suo-li interessati da previsioni di trasfor-mazione su ambiti a precedente ma-trice industriale, (Verona sud, Galta-rossa, Scalo FS);

- situazioni di criticità biologica ri-scontrabili negli ambienti acquaticidell’Adige, legate anche alla presenzadi scarichi di acque reflue;- le pressioni della crescita urbanasull’agricoltura, da considerare comerisorsa da valorizzare, soprattutto nelterritorio collinare e vallivo, con parti-colare riferimento ai temi di naturapaesaggistica e alle reti ecologiche.”di cui di fatto non tiene conto nell’ac-cettare l’aumento demografico comedato di fatto e non esamina l’opzionezero né tanto meno l’opzione decre-mento.

• Mobilità In quanto alla Mobilità, si ammette che(p .6) “la nuova configurazione dellacittà comporta ugualmente un aumen-to degli spostamenti interni” e non sene discute l’impostazione dalla base(peraltro vecchia di decenni).Si osserva, d’altra parte, che nel 2020nella migliore delle ipotesi cioè contutte le infrastrutture realizzate (strada“Mediana”, metrotramvia, forse la gal-leria delle Torricelle), e quindi dopo 10anni di lavori, cantieri, soldi spesi, di-sagi vari per la popolazione, i tempi dispostamento sono gli stessi di oggi,quindi non c’è alcun progresso. Comesi concilia questo con il fatto che si vo-glia incrementare il costruito con 5 mi-lioni di m3 e 20.000 abitanti quando ilnumero di abitanti è probabilmente laprima causa dei problemi della città?***Si allegano in ogni caso alle presentiosservazioni le considerazioni già in-viate da quest’Ordine nel maggio 2003(a commento dell’allora DocumentoPreliminare per la Variante Generale alPRG); numerosi dei contenuti alloraesposti sono stati recepiti quantome-no a livello di obiettivi dal PAT; alcunetematiche sono state superate daglieventi (vedasi ad esempio il consolida-mento della scelta dell’Ospedale diBorgo Trento); altri elementi infine ap-paiono tuttora validi e potrebbero tro-vare più precisa definizione almeno nelprossimo Piano degli Interventi. ❑

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Elenco terne collaudi statici

(Periodo aprile - giugno 2006)

39. Ditta Guarnieri srl Albaro di Ronco all'Adige1) Gasparini Paolo2) Priori Antonio3) Sedda Domenico

40. Soc. Cooperativa San Michele - Verona1) Comencini Angelo2) Maccachero Giuseppe3) Melchiori Alessandro

41. Impr. Edile Rossini Costruzionisnc - S.Pietro di Legnago1) Ferrarese Nereo2) Marchetti Giampiero3) Travenzolo Giampietro

42. Impr. Edile De Bianchi P. e Rebonato L. - Casaleone1) Medici Mario2) Morin Giovanni3) Rampo Manuela

43. Impr. Edile Antolini OrazioFane di Negrar1) Albertini Alberto (n°1271)2) Chiapparo Paolo3) Padovani Pietro

44. Ditta Sperandio geom. Ivan srlLegnago1) Mancassola Franco2) Mantovani Sergio3) Molinaro Paolo

45. Impr. Edil Pasquali srl - Zevio1) Antolini Luigi2) Binosi Loris3) Castagnetti Paolo

46. Impr. Edil Pasquali srlZevio1) Caviasca Francesco S.2) Grazioli Alberto3) Moscardo Claudio

47. Impr. Vighini e Pietropoli snc Caselle di Sommacampagna1) Ambrogi Luca2) Ruffo Enrico3) Venturini Giampaolo

48. Ditta Tommasi Incoming srl Sona1) Barbieri Riccardo2) Brunelli Giacomo3) De Masi Maurizio

49. Impr. Edile Elponti sncSoave1) Bonagiunti Bruno2) Lovato Massimo3) Pippa Andrea

50. Ditta Edilcostrulegno snc Caprino V.se1) Castellani Attilio2) Giacomazzi Pierluigi3) Lavarini Leonello

51. Cooperativa San Michele Verona1) Montresor Giovanni (n°1684)2) Ongarelli Pierluigi3) Romano Giovanni

52. Cooperativa San MicheleVerona1) Dal Corso Tiziano2) De Grandis Franco3) Moratello Ines

53. Ditta Valdadige Costruzioni spa Verona1) Soardo Paolo2) Trevisiol Pierluigi3) Zorzin Claudio

54. Ditta Brighenti Giacomo e Figlio snc - Brenzone1) Biasi Paolo2) Boscato Carlo3) Zanaglia Renato

55. Impr. Edile F.lli Bazzani sncBovolone1) Guerra Giovanni2) Mirandola Leonardo3) Patuzzo Gianfranco

56. Impr. Edile Edilnogara snc Nogara1) Benati Antonino2) Buio Tiziano3) Laita Luciano

57. Ditta Miele Manlio - Costermano1) Laudanna Giovanni

2) Rubinelli Giorgio3) Tartaglia Sandro

58. Ditta F.lli Simoncelli sncGarda1) Barbessi Ernesto2) Mazzola Massenzio3) Righetti Fiorenzo

59. Impr. Ed. Artigiana Andreoli LuigiLazise1) Barmettler Giuseppe2) Marconi Gian Basilio3) Meneghelli Giuseppe

60. Impr. Costruzioni Settimo srlSettimo di Pescantina1) Faccioli Mirko2) Ludovici Giorgio3) Marini Giovanni

61. Impr. Righetti Costruzioni srlSan Bonifacio1) Dall'Ora Dionigio2) Pippa Sandro3) Zambaldi Antonio

61. Impr. Loatelli Stefano Villimpenta (Mn)1) Biasco Gianluigi2) Marcanti Alberto3) Meneghini Galdino

62. Ditta Bellomi srl San Bonifacio1) Mazza Giuseppe2) Ortolani Luciano3) Puleo Enzo

63. Impr. Ed. Debattisti R. e Nobis G. snc - Vigasio1) Montagnoli Luciano2) Piccoli Carlo3) Trevisani Enrico

64. Ditta IM.PO. srl - San Bonifacio1) Barbazeni Franco2) Cenzon Francesco3) Dusi Enzo

65. Impr. Ed. Garbin Giovanni Enrico - Nogara1) Castelar Piergiorgio2) Mazzali Roberto3) Saccardi Lorenzo

Consiglio dell’Ordine

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66. Impr. Ed. Casari Costruzioni srlGazzo V/se1) Da Vià Claudio2) Rossato Silvano3) Sordo Gabriele

67. Ditta M.B. Costruzioni sncVillafranca1) Menon Sergio2) Migliorini Giorgio3) Ottoboni Edoardo

68. Impr. Ed. Momentè GianlucaOppeano1) Bozzola Riccardo2) Clemente Loris3) Scola Ignazio

69. Ditta Edilcavour srl - Salizzole1) Casagrande Giuseppe2) Scarlini Vittorio3) Tornasi Giorgio

70. Ditta Edilcavour srl - Salizzole1) Bisighin Loris2) Castiglioni Giovanni3) De Berti Giovanni

71. Ditta Edilcavour srl - Salizzole1) Turco Paolo2) Viviani Ernesto3) Zanetti Pietro

72. Ditta Habitema Costruzioni srl Isola della Scala1) Pivetta Antonio2) Scarpa Marco3) Vesentini Ivano

73. Ditta Baldini Salvatore Domegliara1) Rinaldi Roberto2) Sandri Claudio3) Zanetti Fabrizio

74. Ditta La Nuova Edil Penta srlVillafranca1) Coltri Silvino2) De Antoni Gian Carlo3) Geremia Gian Paolo

75. Impr. Edile F.lli Lovato sncRoncà1) Fietta Gianni2) Oltramari Gianni3) Pasini Tullio

76. Ditta Cos.Ed. sncLegnago1) Cristanini Lucio2) Favalli Francesco3) Franceschini Francesco

77. Ditta La Primavera Costruz. srlLegnago1) Breoni Michele2) Carli Silvano3) Modena Claudio

78. Ditta Finedil srlVerona1) Bonamini Lino2) Sterzi Giorgio3) Tessari Giuliano

Elenco segnalazioni a Regione,Comuni, Enti e Privati(Periodo aprile - giugno 2006)

6. Tribunale di VeronaSicurezza sul lavoro - D.lgs. 626/94 esuccessive modificheSegnalazione nominativi 02/05/061) Confente Pier Giorgio2) Laudanna Giovanni3) Tezzon Raffaello

7. Richiesta da privato - VeronaNominativi esperti in perizie estimativeedilizie1) Bonagiunti Bruno2) Breoni Michele3) Castelar Piergiorgio4) Ferrarese Nereo5) Zanetti Pietro

8. Comune di Colognola ai ColliNominativi per collaudo tecnico-amm.vo opere di urbanizzazione delpiano di lottizzazione “Europa Due”1) Brunelli Stefano2) Clemente Loris3) Sterzi Giorgio

9. Comune di San BonifacioIntervento di ristrutturazione dell'edi-ficio municipale.Nominativi esperti in ristrutturazioni1) Mosconi Alessandro2) Rubinelli Gaetano3) Sartori Alberto Maria

10.Tribunale di VeronaSegnalazione nominativo esperto inAeraulica1) Garavaso Giampaolo

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 69

Movimenti Albo(periodo aprile - giugno 2006)

Consiglio del 5 aprile 2006

Nuove iscrizioni - Sez. AAntonini Chiara Santina, Beghini Luca(reiscrizione), Comerlati Luca, Feo Ni-cola, Linzalone Riccardo, PacheraPaolo.

Nuove iscrizioni - Sez. BOlmari Matteo

CancellazioniVeronese Giorgio (deceduto)

Consiglio del 12 aprile 2006

Nuove iscrizioni - Sez. AFuga Federico (proveniente Ordine diVenezia), Ghiroldi Delia, (provenienteOrdine di Brescia), Massalongo Giulia-no, Rossi Ilaria, Zanotti Daniela.

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

Cancellazioni: Nessuno

Consiglio del 26 aprile 2006

Nuove iscrizioni - Sez. ASterza Simone

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

CancellazioniBellussi Fausto (deceduto)

Consiglio del 3 maggio 2006

Nuove iscrizioni - Sez. AAdami Zeno, Mauroner Simone

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

Cancellazioni: Nessuno

Consiglio del 17 maggio 2006

Nuove iscrizioni - Sez. ACanton Stefano (reiscrizione), Casta-gna Fulvio, Formiga Andrea, MarascaAlberto, Marin Luca, Rigolin Elisa,Sette Matteo,

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

CancellazioniBignotti Guido (deceduto)

Consiglio del 31 maggio 2006

Nuove iscrizioni - Sez. ADal Bosco Elena, Filippi Diego, Fran-chini Simone, Gecchele Alessandro,Lanza Davide, Polo Davide, SolfaMarco

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

CancellazioniGodi Silvia (dimissioni), Viola Roberto(dimissioni)

Consiglio del 14 giugno 2006

Nuove iscrizioni - Sez. ABrognara Michele, Di Rocco Federi-co, Orlandi Sandro, Severi Simone

Nuove iscrizioni - Sez. BDe' Negri Francesco

CancellazioniDe Gerloni Mario (trasferimento al-l'Ordine di Trento), Romagnoli Adria-no (dimissioni)

Consiglio del 28 giugno 2006

Nuove Iscrizioni - Sez. ACatanzaro Maria Caterina, (prove-niente dall'Ordine di Catania), StizzoliMatteo

Nuove iscrizioni - Sez. BNessuno

CancellazioniCarli Giulio (trasferimento all'Ordine diBologna), Sersante Sergio (dimissioni)

È stato pubblicato dall’agenzia giornalistica HPress il volume “Il diritto alvoto delle Persone Disabili” (Guida tecnica per eliminare le barriere ar-chitettoniche nei seggi elettorali).Il volume (disponibile anche su CD-ROM) fa parte della nostra collanaeditoriale dedicata alle problematiche connesse all’handicap e nascedall’esperienza personale dei giornalisti di HPress che, vivendo quotidia-namente le difficoltà di un mondo pensato per i cosiddetti “normali”,hanno deciso di “offrire” questo loro vissuto alle amministrazioni pubbli-che che intendono mettere in campo azioni per favorire l’integrazionesociale.Le consultazioni elettorali dell’anno in corso ci hanno fornito lo spuntoper creare uno strumento che contribuisce in modo determinante al con-creto esercizio del diritto al voto sancito dall’articolo 48 Costituzione pertutti i cittadini, compresi quelli con disabilità.Dall’impegno del gruppo di lavoro dell’agenzia, con l’apporto professio-nale di validi architetti, è scaturito il libro citato, un lavoro al quale tenia-mo particolarmente e che è stato positivamente valutato dalle personeche fino ad ora l’hanno visionato.Chi volesse acquistarne una o più copie può rivolgersi direttamente allanostra Agenzia Giornalistica ([email protected])

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200670

Corsi, convegni, concorsi

Master SchoolF.lli PesentiPolitecnico di Milano

La Master School F.lli Pesenti - Poli-tecnico di Milano - per l'anno acca-demico 2006-2007 attiva i seguentiCorsi di Master di 1 anno ad indirizzoprofessionalizzante:• Master n° 1 in “Progettazione delle

Strutture in Calcestruzzo Armato”;• Master n° 2 in “Aspetti e Tecnologie

Strutturali in Architettura”;• Master n° 3 in “Opere Strutturali per

lo Sviluppo Sostenibile del Territo-rio”;

• Master n° 4 in “Project Manage-ment delle Opere Strutturali e Infra-strutturali”.

I Master iniziano a novembre 2006 eterminano ad ottobre 2007.Il Costo di iscrizione è pari a 4.500,00Euro più 500,00 Euro per contributi diAteneo. Come ogni anno saranno di-sponibili borse di studio a favore degliallievi dei Master e facilitazioni per leresidenze.Per informazioni sui Master rivolgersi a:Segreteria didattica e gestionale:Prof.ssa Paola RoncaPolitecnico di Milano, Dipartimento di Ing. StrutturaleTel.0223994396 e-mail: [email protected]: www.stru.polimi.it/didattica_03.html

Master UniversitarioUniversità di PadovaDipartimento di innovazionemeccanica e gestionale Gestione dell’innovazione e Project Management 2007

Questo Master, giunto alla sua quartaedizione, è organizzato dall'Universitàdegli Studi di Padova, in collaborazio-ne con altri enti e imprese.I candidati sono persone provenientida imprese ed enti della Pubblica Am-ministrazione. Generalmente inseriti inun contesto lavorativo hanno qualcheanno di esperienza. Non si escludonocomunque neolaureati con brillante

curriculum e persone con esperienzanel mondo della ricerca.Il tratto comune dei candidati è l'esi-genza di acquisire strumenti per potermeglio operare in contesti dinamicisotto il profilo organizzativo e gestio-nale.Il Master si svolge nell'arco di 11 mesi(da febbraio a dicembre 2007) con 310ore di didattica in aula, 640 ore di stu-dio individuale, 250 ore dedicate alProject Work e alla relazione finale e300 di stage, per un totale di 1500 ore.Il corso è svolto con lezioni in aula dinorma il venerdì pomeriggio (quattroore) ed il sabato mattina (quattro ore)per consentire la partecipazione a per-sone che lavorano. L'impegno orariosettimanale complessivo è quindi nor-malmente di otto ore.Le domande di iscrizione dovrannopervenire entro il 31 ottobre 2006 e ilMaster avrà inizio venerdì 2 febbraio2007 con un convegno, aperto al pub-blico, sui temi dell'Innovazione, che siterrà presso l'Aula Magna Galileo Ga-lilei del Palazzo del Bo, a Padova.Ulteriori informazioni sono disponibilial sito www.masterinnovazione.org .

Politecnico di MilanoFacoltà del DesignMaster in Design e Tecnologiedella Luce A.A. 2006 - 2007

Questo Master è indirizzato a neo-lau-reati e giovani professionisti - architetti,designer ed ingegneri - interessati adacquisire conoscenze nel campo del-l'illuminazione, come utile complemen-to al proprio bagaglio professionale. Il Master si pone come obiettivo laformazione di figure professionali ingrado di seguir l'iter progettuale eproduttivo dell'illuminazione, nell'ar-chitettura degli interni, negli esterniurbani, nello spettacolo, nell'allesti-mento museale e temporaneo, vol-gendo l'attenzione all'analisi dei pro-cessi metodologici di organizzazionee realizzazione del progetto di illumi-nazione, in relazione con il mondo

produttivo e le innovazioni tecnologi-che di settore.Il Master ha la durata di un anno. L'at-tività didattica avrà inizio nel mese dinovembre 2006 e prevede un impe-gno di tre giorni alla settimana per untotale di 416 ore, il tirocinio avrà iniziodal mese di aprile 2007 con una dura-ta di 312 ore, per un totale di 60 CFU.La quota di partecipazione è pari a5.400,00 Euro + 500 Euro di tassa diiscrizione al Politecnico di Milano. Per l'ammissione è previsto un collo-quio. Potranno essere ammessi mas-simo 25 dei candidati.La documentazione per l'iscrizione almaster deve essere inviata entro il20/10/2006 a:Coordinamento masterDipartimento INDACOVia Durando 38/a - 20158 Milanotel. 0223995966/5627fax. 022399.7230e-mail: [email protected] ulteriori informazioni è possibilevisitare il sito www.luce.polimi.it

Premio Internazionale di Architettura “Il colore: materia per l’architettura”

Faenza Editrice attraverso la propriarivista “Frames - Architettura dei Ser-ramenti”, con la partecipazione ed ilpatrocinio di alcune aziende bandisceun Premio Internazionale di Architet-tura per motivare l'uso del colore nel-le realizzazioni. Saranno quindi am-messi al premio quei progetti chesappiano esprimere un uso esempla-re del colore in architettura.Possono partecipare al premio pro-getti e realizzazioni di pianificazioneurbana del colore, restauri cromatici,realizzazioni di edifici contemporaneidi qualsiasi destinazione, strutture oallestimenti temporanei, scenografiedi eventi, architetture d'interni, studi erealizzazioni sulla percezione del co-lore, sulla comunicazione, sulla cro-moterapia e altre applicazioni in ar-chitettura, realizzazioni di inserimento

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 71

o mitigazione ambientale di manufattiattraverso l'uso del colore.Le realizzazioni proposte possonoprevedere l'impiego del colore attra-verso l'uso di qualsiasi materiale. So-no ammesse realizzazioni attuate o infase di progettazione o esecuzione.Partecipanti:Il premio ha carattere internazionaleed è aperto a tutti i progettisti e si ar-ticola in due sezioni, con graduatoriedi merito separate:• 1a SEZIONE riservata ad architetti,

ingegneri e progettisti in genere,iscritti agli Ordini e Albi professiona-li. In questa sezione partecipano ar-chitetture, realizzare o in fase di pro-gettazione entro la scadenza delbando;

• 2a SEZIONE riservata a studentidelle facoltà di architettura, inge-gneria e agli istituti di progettazionee design. Le opere presentate daglistudenti dovranno essere coordina-te da un Docente.

Per entrambe le sezioni è ammessa lapartecipazioni singola o in gruppo.Pur riconoscendo la paternità dell'o-pera presentata a tutto il gruppo sarànecessario indicare un “Capogrup-po”quale unico referente nei confrontidei rapporti con l'organizzazione delPremio.Per la partecipazione è obbligatoriauna iscrizione che avverrà compilan-do l'apposito modulo reperibile sul si-to www.faenza.com , oppure invian-

do richiesta d'ammissione, con lette-ra o e-mail, presso la segreteria orga-nizzativa:Premio Internazionale “Il Colore: ma-teria per l'architettura” presso:Faenza Editrice - Divisione EditorialeGPP spa - Via Pier de Crescenzi, 4448018 FAENZA (RA)tel. 0546 670411 - fax. 0546 660440e-mail: [email protected](Flavia Gaeta e/o Roberta Ponci) L'iscrizione è gratuita ed è aperta apartire dal 3 aprile 2006; sarà possibi-le candidarsi sino alla scadenza delbando.Schema riassuntivo dei tempi:3 Aprile 2006 apertura iscrizioni1 dicembre 2006 termine consegnaelaborati30 gennaio 2007 verdetto giuriamarzo 2007 mostra, divulgazione deirisultati e premiazioneMontepremi totale: Euro 15.000,00(suddiviso tra i diversi livelli di premio)Per ulteriori più precise informazionial riguardo si rimanda al sito sopra in-dicato www.faenza.com

Convenzione FNAC

Questo Ordine ha stipulato con Fnacuna convenzione a seguito della qualeviene offerta agli iscritti al nostro Ordi-ne la possibilità di acquistare la “CartaFedeltà Fnac” con una riduzione del50% (euro 5,50 la carta annuale, euro

13 triennale). Tale Carta offre ai titolarila possibilità di godere di sconti suiprodotti venduti presso i megastoreFnac e di usufruire di offerte e conven-zioni con teatri o altre associazioni. Per ottenere tale Carta è necessariorivolgersi al Punto Soci Fnac di Vero-na esibendo la propria tessera diiscrizione all'Ordine ed un documentodi identità.

Convegno SATEXPO

Si terrà alla fiera di Vicenza dal 27 al29 Settembre, l’annuale convegnoSatexpo, nel quale il progetto Monitordel programma satellitare europeoGalileo, verrà esposto in dettaglio apartire dalle 9.30 del giorno 28. I 17 Partner del progetto, fra cui Geo-netlab dell’Università di Trieste, l’Uni-versità di Bologna, la società Alcatel,Alenia space, esporranno il ruolo delprogetto nei settori ingegneristici inparticolare per la sicurezza nei cantie-ri edili e delle infrastrutture, per il mo-nitoraggio di ponti sospesi, per le fra-ne specialmente se interessanti edifi-ci e monumenti. Monitor chiede la partecipazione atti-va di Ingegneri, anche per gli aspettinormativi, che sono di speciale inte-resse per la Commissione Europea.Per informazioni e maggiori dettagli:[email protected]

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Inarcassa news n. 6 duemilasei

Prestazioni occasionali di lavoroautonomo

La normativa in vigore (art. 44 Legge326/2003) obbliga all’iscrizione al-l’Inps gestione separata se, con unoo più rapporti a prescindere dalla lorodurata, si consegue un reddito an-nuale superiore a Euro 5.0000.Se sisupera tale soglia, i versamenti van-no fatti solo sulla parte eccedente ecome detto il lavoratore deve iscriver-si all’Inps e informare il committenteche a sua volta provvederà al versa-mento del contributo.

Società d’Ingegneria

La risoluzione n°56 del 4.5.2006 del-l’Agenzia delle entrate avvalora che,ferma restando la natura professiona-le dell’attività svolta dalla Societàd’Ingegneria, il corrispettivo dovutodal soggetto che ha fruito della pre-stazione non si configura per la socie-tà stessa come compenso per presta-zioni di lavoro autonomo da assog-gettare a ritenuta, bensì come ricavo,conseguito nell’ambito dell’attivitàpropria della Società d’Ingegneria,che concorre alla determinazione delreddito d’Impresa. In sostanza se unprofessionista riceve una consulenzada una Società d’Ingegneria in fatturanon è applicata la ritenuta d’acconto.

Mutui iscritti Inarcassa per acquisto, costruzione, ristrutturazione casa e/o studio

Durata: 5,7,10,15 o 20 anni; Erogazio-ne: PopoSondrio; Tassi: Fisso o varia-bile; Fisso: domande giunte entro31.8.06, IRS + 0,40% = 5 anni (4,32%)• 7 (4,43%) • 10 (4,58%) • 15 (4,73%)• 20(4,81%); rate 6 mesi Euro 1.000capitale = 5 anni (Euro 112,26 • 7 (Eu-ro 83,86) • 10 (Euro 62,88) • 15 (Euro46,92) • 20 (Euro 39,80); Variabile: me-dia aritmetica semplice medie mensili

su Sole 24h (rif. Feb-Mar rata scaden-za 31.10 e Ago-Set rata del 30.4) Euri-bor a 6 mesi + 0,7%; tasso entrata so-lo la rata (stipule entro 31.10.06)3,50%; rate 6 mesi Euro 1000 di capi-tale = 5 anni (Euro 109,88) • 7(Euro81,16) • 10 (Euro 59,69) • 15(Euro43,13) • 20 (Euro 35,59):Contatti: attività/[email protected];06.85274333; Fax 06.85274484.

Professionisti non indipendentiaventi carica d’amministratore

Gli Enti locali a seguito del D.L.267/2000 devono provvedere al paga-mento, a titolo di contributi previden-zali, d’una cifra forfettaria annua cui alD.M. 25.5.2001 per i professionistinon dipendenti con cariche ammini-strative: Sindaco, Presidenti, Provin-cia, Comunità Montane, Unioni, co-muni e Consorzi fra Enti locali, Consi-glio Comunale (> a 50.000 ab.), Con-siglio Provinciale in aspettativa nonretribuiti ai sensi del T.U. ConsiglioCircoscrizionale con decentramentofunzioni d’Azienda anche consortile,nelle condizioni previste art. 81 T.U,Assessori: Province o Comuni (> a10.000 ab.).Gli iscritti Inarcassa devono rivolgersiall’Ente interssato per il versamentodelle quote (Contribuito minimo sog-gettivo + integrativo + maternità). [email protected] - linea fax06/85274211.

Call center Inarcassa 06 85274330 trenta linee disponibili

Centralino operativo dalle 8,30 alle13,00 e dalle 14,15 alle 17,00 eccettoil sabato. La durata media di conver-sazione è di circa 5 minuti, secondol’intensità del traffico del periodo, percui se l’operatore è occupato, non ri-agganciate, attendete il messaggio eregistrate il vostro numero, sarete

contattati dal call center. I tempi medid’attesa alla chiamata oscillano fra gli85 secondi (dicembre) e gli 8 secondi;l’attesa max di risposta al quesito èstata registrata a dicembre 05 in 283secondi, a febbraio 06 in 103 secondi.Il servizio è perfettibile, miglioriamolo;mentre la lamentela è fine a se stessa,la segnalazione d’inefficienza è colla-borazione

Associazioni promozione sociale

Prestazioni occasionali di lavoroautonomo

27 dicembre 2005Assessore regionale De Poli: “asse-gnate a 118 APS contributi complessi-vi di 210 mila euro per il 2005”. (Pro-getto sulle ruote della libertà ANMICVerona).A 118 Associazioni di promozione so-ciale che hanno presentato alla Regio-ne domande di contributo per progettiinnovativi, la Giunta veneta, su propo-sta dell’Assessore regionale alle politi-che sociali Antonio De Poli, ha delibe-rato l’assegnazione di 210 mila euro,secondo quanto prevede la legge re-gionale n. 28 del 2002 relativa al soste-gno delle associazioni di promozionesociale. “Il contributo - riferisce - l’As-sessore - è per il 2005 e si riferisce aquelle associazioni che entro il 31maggio di quest’anno hanno fatto per-venire i loro progetti secondo i criteri ele modalità stabilite da una specificadeliberazione del febbraio 2005.Il provvedimento tende a valorizzarel’associazionismo liberamente costi-tuito e si riferisce alla legge 383 del2000 che stabilisce i principi ai qualile Regioni devono attenersi nel disci-plinare i rapporti fra le istituzioni pub-bliche e le associazioni di promozionesociale”. Il provvedimento sarà pub-blicato sul Bollettino Ufficiale dellaRegione Veneto.(Ufficio Stampa Regione Veneto)

Inarcassa

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 2006 73

Commissione Docenti

A seguito di altre riunioni tenute all’Ordine In-gegneri di Padova, il giorno 17 maggio 2006,presso l’Ordine Ingegneri di Verona, si è tenu-to un incontro a livello regionale dello SNID(Associazione Nazionale Ingegneri Docenti)con il seguente Ordine del Giorno: • proposte dell’Associazione Nazionale Inge-

gneri Docenti nella riforma della Scuola, inparticolare per l’Alternanza Scuola-Lavoro ela formazione dei tutor aziendali e scolastici;

• coinvolgimento della FOIV (Federazione Or-dini Ingegneri del Veneto) nel processo ditrasferimento dell’Istruzione Professionaledallo Stato alle Regioni;

• partecipazione degli Ordini nel processo dirinnovamento delle Facoltà di Ingegneriacon collegamento all’Istruzione Tecnica del-le Scuole Superiori.

L’incontro è stato coordinato dagli Ingg. Anto-nino Duca, Carlo Menegatti, Marino Zanardocome proseguimento di precedenti incontri edell’intervento al Congresso Nazionale Inge-gneri di Oristano nel 2005.Lo SNID si propone anche in questa sede co-me elemento di collegamento tra IstituzioniScolastiche e mondo della produzione, inparticolare riguardo alla riforma dell’Istruzioneda attuarsi dall’Anno Scolastico 2007-08.Nella riforma è prevista la trasformazione de-gli attuali Istituti Tecnici e per Geometri in LiceiTecnologici, il passaggio di competenza degliIstituti Professionali dallo Stato alle Regioni, larealizzazione sistematica degli IFTS (IstitutiFormazione Tecnica Superiore).È evidente che nella riforma è indispensabilel’apporto della cultura scientifica e tecnica inquanto:• deve essere conservato e migliorato il livello

degli Istituti Tecnici e per Geometri, alcuni an-che di rilevanza storica a livello regionale enazionale, che tanto hanno contribuito grazieai propri diplomati alla creazione della struttu-ra territoriale della piccola e media impresa;• deve essere considerata la professionalitàdegli ingegneri Docenti nell’aggiornamentodei programmi scolastici, nella gestione deilaboratori, nelle ”nuove” attività previste comealternanza scuola-lavoro e sicurezza per gliutenti didattici;Già attualmente Ingegneri-Docenti stannooperando per corsi sperimentali IFTS e di al-ternanza scuola-lavoro oltre che per la sicu-rezza della Scuola;• si evince dalla stampa, oltre che da incontriavuti ufficialmente con lo SNID, che l’Asso-ciazione Industriali è fortemente interessata alcoinvolgimento degli Ingegneri nella RiformaScolastica;• le Industrie che hanno attivato la delocaliz-zazione della produzione in paesi emergentidal punto di vista industriale, come Bulgaria eRomania, hanno mantenuto lo staff di proget-tazione e di coordinamento nella sede dell’a-zienda.• Appare, anche da una statistica del Cisia(Centro interunivesitario per l’accesso allescuole di Ingegneria e di Architettura) pubbli-cata da “Il sole 24-ore” del 24/4/2006, lo scol-lamento tra preparazione tecnico-scientificadegli Istituti Superiori e quanto minimamenterichiesto dalle Facoltà di Ingegneria. Nellastessa pagina di giornale viene pubblicata an-che una ricerca del Consiglio Nazionale Inge-gneri in cui viene analizzato il proliferare diCorsi di Ingegneria segnalando che non tuttele facoltà riescono a garantire lo stesso livello

formativo. Si rileva che attualmente negli Isti-tuti Tecnici e Professionali viene spesso privi-legiato lo sviluppo della personalità dello stu-dente alle effettive competenze in ambito pro-fessionale.Nella riforma, con la struttura dei Licei Tecno-logici, sono fortemente ridotte le ore dell’areatecnico-scientifica e delle materie professio-nalizzanti.Altre valide associazioni, come l’AssociazioneIndustriali e la Confcommercio, hanno datempo stipulato protocolli di intesa col Mini-stero della Pubblica Istruzione, onde avvicina-re sempre più le istituzioni scolastiche e uni-versitarie al sistema produttivo. Dal momentoche l’Istruzione Professionale passerà dicompetenza dallo Stato alle Regioni si ritienedoveroso mantenere e sviluppare il collega-mento colla FOIV (Federazione Ordini Inge-gneri del Veneto).

Si ritiene inoltre di coinvolgere gli Ordini Inge-gneri in azioni congiunte col Ministero dellaPubblica Istruzione per sviluppare iniziativerelative a:- formazione di tutor aziendali e scolastici;- certificazione di qualità di alternanza scuola-

lavoro da parte degli Ordini;- creazione di protocolli di intesa;- partecipazione degli Ingegneri nelle Scuole

per controllo della L.626 ed in corsi di for-mazione della sicurezza.

Viene stabilito di creare un documento relati-vo alle proposte dello SNID Veneto da tra-smettere al Ministero della Pubblica Istruzio-ne, oltre che a metterlo a conoscenza dei Col-leghi.

Convegno Regionale Ingegneri-Docenti di Verona

Marino Zanardo - ingegnere in Verona - Coordinatore Commissione Docenti

Una realtà industriale dinamica, mossa dauna strategia che si è rivelata vincente,grazie ad una direzione “mista”, dove l'a-spetto imprenditoriale e quello manageria-le procedono di pari passo, in sinergia,con il primo che garantisce decisionismoed il secondo che fornisce un approcciometodologico e scientifico.È questo che caratterizza il successo delGruppo Industriale Tosoni di Villafranca(Verona), guidato dal presidente Bruno To-soni col fondamentale supporto dei fratelliLuca, Massimo e Nicola e l'affiancamentodel management, nella primaria veste del-l'amministratore delegato Andra Rosa, inazienda dal 1995.Una realtà industriale con un fatturatoconsolidato 2005 a quota 113 milioni dieuro che opera a livello mondiale nel set-tore delle grandi costruzioni e del mercatoferroviario, attraverso le controllate: Cor-dioli Costruzioni Metalliche (37mila tonnel-late annue di acciaio per produrre ponti ededilizia industriale, come nel caso dell'ae-roporto di Cagliari o del viadotto Pesio diCuneo e che quest'anno festeggia il 50°della sua fondazione); Tosoni FacciateContinue (60 mila m2 all'anno di facciatecontinue per edifici, con commesse pre-stigiose, vedi la sede IBM a Milano quelladi Max Mara a Reggio Emilia o il CentralPlaza a Bruxelles); Saira Alluminio (produt-trice di circa un migliaio di componenti peril trasporto ferroviario, per “animare” l'Eu-rocity di AnsaldoBreda, le carrozze dellametropolitana di Vienna e Varsavia e il

New Pendolino “targato” Alstom).E al quale, recentemente, si sono aggiun-te Alinco (la newco con sede ad Avellino,nella quale sono precedentemente con-fluite tutte le attività di realizzazione inte-riors della società Cofren, Gruppo Wab-tec, multinazionale americana del com-parto friction (gruppi frenanti per treni) eFar Systems (operante a Rovereto e Vero-na nel campo della progettazione e realiz-zazione di sistemi elettronici per il traspor-to, l'ambiente e le costruzioni). “Negli ulti-mi tre anni - spiega l'amministratore dele-gato Andrea Rosa - abbiamo portatoavanti una strategia riorganizzativi svilup-pata su tre livelli d'azione: integrazione deimodelli, crescita delle aziende del gruppoper linee interne e una filosofia d'impresamolto attenta alle esigenze del territorio.Il nostro modello di crescita e sviluppopromuove l'integrazione di processi e la ri-cerca di ogni possibile lingeria tra le azien-de del nostro gruppo al solo scopo di mi-gliorare la flessibilità e la nostra capacità diessere competitivi.Lo spirito della nostra organizzazione miraa porsi in modo innovativo nei mercati maanche al nostro interno dove ogni giornocerchiamo di cambiare in meglio, avvian-do progetti d'innovazione dei processi,dell'organizzazione, nella ricerca di valoreaggiunto per l'azienda e per i nostri clienti.La responsabilità del vertice è quella di fa-re in modo che tutti i collaboratori si rico-noscano nello spirito dell'azienda che vo-gliamo essere”. Per quanto concerne Alin-

co, porta al gruppo una dote di 30 milionidi euro di portafoglio ordini e ulteriori 30milioni di euro di opzioni su contratti giàacquisiti.Inoltre, una volta che la nuova azienda sa-rà integrata con la controllata Saira - ope-rante nello stesso settore - il valore dellecommesse superre- i 100 milioni di euro,consentendo a Tosoni di diventare il siste-mista in Europa leader del settore inte-riors, con un giro d'affari annuo che pas-serà dagli attuali 25 milioni di euro a 40 mi-lioni di euro. “L'accordo raggiunto con ilGruppo Wabtec - continua Rosa - è partedi una precisa strategia che, ultimata lacrescita per linee interne, ha iniziato a svi-lupparsi attraverso acquisizioni, secondoun piano triennale che interesserà anche lecontrollate Tosoni Facciate Continue eCordioli Costruzioni Metalliche, con l'o-biettivo di raggiungere i 200 milioni di euronei prossimi tre anni”. L'accorpamento diFar Systems, invece, ha comportato un in-vestimento di oltre 2 milioni di euro (equi-valente al 92% della società). “Si tratta diun'operazione di alto valore strategico -aggiunge Rosa - dato il crescente ruolodell'elettronica all'interno di ogni processoproduttivo industriale, grazie alla qualeviene apportato know-how tecnologico dialtissimo livello al nostro gruppo, cheadesso ha un organico di oltre 500 dipen-denti e riporta a prevedere il raggiungi-mento, entro la fine del 2006, di un fattura-to pari a 150 milioni di euro, incrementan-do il fatturato del 30% rispetto al 2005”. ❑

Inserto pubbli-redazionale

Notiziario Ingegneri Verona 3 - 200674

Il Gruppo Tosoni vince con la guida “mista” imprenditore-manager

GRUPPO INDUSTRIALE TOSONI SpA37069 Villafranca (Verona) ItalyViale Postumia Tel. +39.045.6331111 Fax +39.045.6331139e-mail: [email protected] www.tosoni.com