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comunità PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINO VESCOVO OTTOBRE Un tempo era d'estate, era a quel fuoco, a quegli ardori, che si destava la mia fantasia. Inclino adesso all'autunno dal colore che inebria; amo la stanca stagione che ha già vendemmiato. Nulla più mi consola, di questo vecchio sole ottobrino che splende nelle vigne saccheggiate. (V. Cardarelli) ottobre 2012 SGUARDO SUL MONDO Ottobre, il mese missionario. In comunione con la Chiesa che annuncia il Vangelo e opera per il be- ne dell’uomo in ogni angolo della terra. Per una mensa di fraternità, imbandita da Dio Padre che ama tutti gli uomini. Per una speranza a misura delle attese di ogni uomo. Dentro il grande fiume della storia che fa vela verso il Regno di Dio.

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PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINO VESCOVO

OTTOBRE

Un tempoera d'estate,

era a quel fuoco, a quegli ardori,che si destava

la mia fantasia.Inclino adesso

all'autunnodal colore

che inebria;amo la stanca

stagioneche ha già

vendemmiato.Nulla più

mi consola,di questo vecchio

sole ottobrinoche splende nelle vigne

saccheggiate.

(V. Cardarelli)

ottobre 2012

SGUARDO SUL MONDO

Ottobre, il mese missionario. In comunione con laChiesa che annuncia il Vangelo e opera per il be-ne dell’uomo in ogni angolo della terra. Per unamensa di fraternità, imbandita da Dio Padre cheama tutti gli uomini. Per una speranza a misuradelle attese di ogni uomo. Dentro il grande fiumedella storia che fa vela verso il Regno di Dio.

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a prima affermazione della nostra profes-sione di fede riguarda il rapporto di Diocon noi, e di conseguenza il nostro conLui. Affermiamo che Dio è nostro Padre.

Lo diciamo con la bocca, e dovremmo ogni volta dirlocol cuore pieno di amore e di riconoscenza.

Ma perché possiamo credere che Dio è nostro Pa-dre? Semplicemente perché ce l’ha detto Gesù, e piùvolte; tanto è vero che ci ha anche insegnato a parla-re con Lui, a rivolgerci a Lui proprio chiamandolo“Padre nostro”.

E se credere significa fidarsi, perché dobbiamofidarci di Dio, Padre? Riflettiamo: Dio è la fonte unicadi ogni cosa. Non c’è nul-la che Dio sia obbligato afare. Nulla accanto a Dioo al di là di Dio.

Se non c’è nulla che siaobbligato a fare, vuol direche se fa qualcosa, lo faperché è nella sua natura;e la sua natura è, chiara-mente, puro amore, senzaalcuna traccia di egoi-smo. “Dio vuol dare ciòche egli è a ciò che non èlui”.

Per noi uomini – chemettiamo noi stessi alcentro – è impossibile dacomprendere, ma dob-biamo credere che Diosarebbe lo stesso anchese noi non esistessimo.Non era obbligato acrearci, l’ha fatto per pu-ro amore. “Non ci deve

nulla, quindi ha scelto di crearci e di trattarci comecreature degne di questo amore”. Non solo, ma “hapensato che valeva la pena morire per noi”.

Siamo abituati a pensare che il Dio della Bibbia siaun Dio severo, facile all’ira e ai castighi. In parte è ve-ro, ma nella stessa Bibbia troviamo un Dio che rag-giunge ciò che vuole impiegando tempo ed energieper farsi comprendere dagli uomini, per mostrare lo-ro il suo amore, soprattutto quando essi sembrano ri-fiutarlo.

In fondo, è quello che fa ogni papà coi suoi figli, maportato a livelli altissimi.

Sempre nella Bibbia, troviamo un Dio che discutecoi suoi figli, arrivando adaccettare di mercanteg-giare con essi, come Mo-sè, come Abramo chevuole salvare gli abitantidi Sodoma, almeno 50, al-meno 10, almeno 5… Ecosì Abramo scopre unDio di cui ci si può fidare,un Dio giusto; lo stessoDio che, stanco del suopopolo traditore, decidedi lascarlo perdere, ma siferma davanti a Mosè chegli dice “non puoi! Haipromesso di essere fedelea questo popolo!” . E Dio,davanti all’appassionata,veemente difesa di Mosè,acconsente a dare un’altrapossibilità, l’ennesima, alsuo popolo. E con ogniprobabilità cede sorriden-do – se non addirittura ri-

■ Rubrica a cura di Rosella Ferrari

DIO, PADRE

Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede, che è iniziato lo scorso 11 ottobre e terminerà il 24 novembre 2013. «Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l'aspirazione a professarela fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Auspichiamo che la testimo-nianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, ce-lebrata, vissuta e pregata è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo An-no» (dal documento ‘Porta Fidei’). Nella nostra Comunità sono offerte molte occasioni per riflettere sulsenso del credere, sui contenuti della fede cristiana e sull’essenziale rapporto tra la fede e la vita. Tradi esse questa rubrica del Notiziario.

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COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

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dacchiando divertito – per aver portato Mosè a sentir-si davvero responsabile dei suoi.

Abramo e Mosè hanno fatto la scoperta di un Dioche non esaurisce mai la fedeltà, l’amore e la libertà.

Questo fa la grande differenza tra Dio Padre e i falsidei: Egli sa perdonare, sa spingere il suo amore gratui-to e generoso fino a livelli inimmaginabili per noi.

Così, sappiamo che possiamo fidarci, che possiamocredere in Dio, Padre.

Come possiamo fidarci di un papà che ci ama, chesi occupa di noi con assiduità e amore immenso, chevuole ogni cosa buona per noi, ma ci ama al punto dalasciarci la libertà anche di scegliere il male, anche dirivoltarci contro di lui. E che ci garantisce che per noic’è sempre un posto pieno d’amore dove potremo an-dare: la sua stessa casa.

E scopriamo che la “potenza”, anzi, l’onnipotenzadi questo Dio Padre, non sta nella sua forza ma nellapazienza infinita, e nella volontà di continuare a mo-strarsi a noi in ogni situazione della nostra vita. Da ciòcomprendiamo che solo la sua presenza ha potuto farcomprendere ai primi cristiani che la morte di Gesùnon era una sconfitta, ma un momento decisivo dellaSua potenza.

Ma attenzione: nella Bibbia non ci sono prove rea-li dell’esistenza di Dio, prove inconfutabili; perfino S.Ambrogio dice che “Dio non si è compiaciuto di sal-vare il suo popolo con la dialettica”. Quindi, forse, inmodo paradossale la prova dell’esistenza di Dio staproprio nello smarrimento, nel senso di vuoto che civiene quando non sentiamo la sua presenza.

Coloro che stavano vivendo un periodo incredibil-mente terribile nei campi di sterminio nazisti non nega-vano Dio. Si arrabbiavano con Lui, lo interrogavanocon loro dolentissimi “perché?” urlati al cielo. E questeurla, con le preghiere e le lacrime di ogni uomo e diogni donna che soffrono e piangono, sono forse unadelle prove più grandi dell’esistenza di Dio.

E se non possiamo argomentare con certezza circal’esistenza di Dio Padre, allora egli ci mostra ancorauna volta il suo amore infinito: ci chiede di essere te-stimoni credibili della sua esistenza presso gli altri.

Struggenti le parole che EttyHillesum, a 29 anni,scrisse dal campo di Auschwitz dove sarebbe mortapoco tempo dopo: “Ci deve essere qualcuno che vivequi dentro e dia testimonianza al fatto che Dio vive,anche in questi tempi. Perché non potrei essere io,questa testimone?”

E perché non io, non tu?

❊ ❊ ❊

Nel 1525 Lorenzo Lotto venne chiamato ad affre-scare una cappella, dedicata alla Vergine, presso lachiesa di S. Michele al Pozzo Bianco, in città alta. Ilrisultato è un capolavoro straordinario, non solo dalpunto di vista squisitamente artistico, ma anche daquello teologico e simbolico. Vi sono raffigurati la na-scita di Maria, la presentazione al tempio, l’annun-ciazione, il matrimonio con Giuseppe. Nella volta ve-diamo la scena che illustra questa pagina.

Dio Padre è raffigurato, tradizionalmente, come un

COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

COMUNITÀ TORRE BOLDONE

Redazione: Parrocchia di S. Martino vescovopiazza della Chiesa, 2 - 24020 Torre Boldone (BG)

Conto Corrente Postale: 16345241Direttore responsabile: Paolo Aresi

Autoriz. Tribunale di Bergamo, n. 34 del 10 ottobre 1998Composizione e stampa: Quadrifolio-Signum srl

via Emilia, 17 - 24052 Azzano san Paolo (Bergamo)

TELEFONI UTILI

Ufficio parrocchiale 035 34 04 46don Leone Lussana, parroco 035 34 00 26don Giuseppe Castellani 035 34 23 11don Angelo Scotti, oratorio 035 34 10 50don Angelo Ferrari 035 34 32 90

Informazioni: www.parrocchiaditorreboldone.it

Di questo numero si sono stampate 1.900 copie.

uomo maturo, con barba e capelli bianchi che lo fan-no sembrare un profeta. Indossa una tunica rossa eun mantello verde-acqua (accostamento azzardato,ma Lorenzo Lotto ci ha abituato a questi accosta-menti, che solo lui riesce a rendere straordinaria-mente armonici).

Sembra appena uscito dallo squarcio nelle nuvoleche si intravede proprio dietro di lui, da cui filtra unchiarore unico.

E pare quasi che voglia scendere, verso di noi, sul-la terra.

Ma gli angioletti che lo sostengono – o meglio chelo trattengono – sembrano fare uno sforzo notevoleper riportarlo in cielo.

Dio guarda in basso con sguardo intenso, quasicorrucciato. Proprio sotto di lui si svolge la scenadella nascita di Maria e la piccola, a sua volta, guar-da verso l’alto, in un incontro di sguardi davveroemozionante.

Dio, nel suo immenso amore, ha deciso di dareun’ennesima possibilità di salvezza al suo popolo,quella definitiva. E lo fa con una scelta immensa:quella di mandare sulla terra suo Figlio per mo-strarci come vivere e come morire. E come morire peramore.

Ma per far questo immenso dono all’umanità, Dio– l’onnipotente – accetta di dover dipendere da un“sì”, quello di Maria.

E vogliamo pensare che il movimento, quasi il sob-balzo di Dio tra le braccia dei suoi angeli, sia la rea-zione, gioiosa e dolorosa insieme, a quel “sì”, chesalverà il suo popolo ma solo attraverso la passionee la morte del Figlio.

E allora, guardando per l’ultima volta questasplendida immagine, puntiamo lo sguardo sul brac-cio di Dio, sollevato ad indicare, al di là delle nuvo-le, il chiarore del Paradiso.

Perché Dio, il nostro Padre, ci vuole tutti lassù, conlui.

Aspetta solo, ancora una volta, come sempre, il no-stro “Sì”.

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SABATO 3ore 19,30 trasporto della statua del patrono alla chiesa

di s. Martino vecchio

DOMENICA 4Festa alla chiesa di s. Martino vecchioore 10,30 s. messa solenneore 12,00 arrivo dei pellegrini in camminoore 12,30 pranzo condiviso, aperto a tuttiore 14,30 preghiera e benedizione festa insiemeore 17,30 processione con la statua di s. Martino • Fiera della Solidarietà con i gruppi di volontariato• Partecipano un ‘madonnaro’ e i ‘campanari di Bergamo’• Laboratorio per bambiniore 20,45 in auditorium. ‘Big Bang’ con Lucilla Giagnoniper l’inizio della storia e della vitaMARTEDÌ 6Incontro con mons. Vittorio Nozzagià Direttore nazionale della Caritas italiana“s. Martino: la solidarietà salva il mondo”(nel 10° anniversario del Gruppo ‘ … ti ascolto’)ore 20,45 in auditorium - Sala Gamma

MERCOLEDÌ 7ore 20,45 Incontro di calcio in oratorio tra tifosi e vec-

chie glorie dell’Atalanta

GIOVEDÌ 8ore 20,45 Film di Qualità (in auditorium)Invito a cena per le comunità di accoglienza

VENERDÌ 9ore 16,30 spettacolo dei burattini(in auditorium - per i ragazzi delle elementari)

SABATO 10Pomeriggio: manifestazioni sportivenei campi dell’oratorioRappresentazione teatrale dialettaleore 20,45 in auditorium - Sala gamma

a cura del Gruppo Teatro 2000

DOMENICA 11festa liturgica di s. Martinoore 10,00 s. messa solenne con il Coro dei Ragazziore 18,30 s. messa solenne con i sacerdoti nativi e amici della comunità – con il Coro parrocchialeore 15-17 visite guidate in gruppi al campanile ore 11,00 “Storie e tradizioni di s. Martino”

sagrato della chiesa parrocchiale ore 15,30 cortile della Casa di Riposo

a cura del Gruppo Teatro 2000 e volontari

* Giornata di manifestazioni varie a cura della associazione Artigiani e Commercianti

DENTRO I GIORNI DI FESTA❖ Microprogetto di solidarietà ‘Ora et labora’

Per chi è stato colpito dal terremoto in Emilia

❖ Fiera della solidarietà – nel cortile dell’oratoriocon la partecipazione dei gruppi di volontariatosabato 10 e domenica 11

❖ “Sagra del foiolo” – in oratorio –Stand enogastronomico a pranzo e cenada mercoledì 7 sera a domenica 11a cura del Gruppo Alpini,degli Amici del Cuore e volontari

❖ Il dolce di s. Martino – ricetta anticaallo stand del Gruppo ‘Caritas’

I GIORNI DI S. MARTINO

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Arte, fede e vita (1ª parte)

martedì 9 ottobre ore 20.45LA FEDE TRA RICERCA E INDIFFERENZAcon il prof. Giangabriele Vertovadella Fondazione Serughetti - La Porta

martedì 23 ottobre ore 20.45LE RAGIONI E IL SENSO DEL CREDEREcon il prof. don Massimo Epis, preside in Seminarioe docente alla Facoltà teologica di Milano

domenica 4 novembre ore 20.45ALL’INIZIO DELLA STORIABig bang con Lucilla Giagnoni (prenotarsi)

martedì 20 novembre ore 20.45ALLA RICERCA DEL VOLTO DI DIOcon il prof. don Paolo Mascilongodocente al Collegio Alberoni di Piacenza

martedì 4 dicembre ore 20.45IL PADRE TRA ARTE E VITAcon la prof. Rosella Ferrari, guida d’artee la partecipazione del Coro della parrocchia

martedì 11 dicembre ore 20.45GESU’ CRISTO: VIA, VERITA’ E VITAcon il prof. don Patrizio Rota Scalabrinidocente alla Facoltà teologica di Milano

martedì 18 dicembre ore 20.45COINVOLTI NEL MISTERO CON LA MUSICACappella polifonica di Locate con il m° D. Gualandris

– Gli incontri si tengono in Auditorium - Sala Gamma in via s. Margherita a Torre Boldone

– La seconda parte verrà proposta nei mesi di gennaio - febbraio - marzo

Anno della fedeMi sta a cuore la fede,perché mi sta a cuore la vita

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i sorprendo a ralle-grarmi per il pre-zioso manoscritto,casualmente uscito

dalla possibile oscurità deltempo.

Da alcuni anni mons. AndreaSpada, storico direttore de L’Ecodi Bergamo si era volontaria-mente confinato nel suo paesenatale, tra i monti dolomitici e ilverde intessuto di prati e immen-se pinete.

La gioia di tornare a casa, disentirsi come protetto tra le cosefamiliari, quando l’età rende tut-ti inevitabilmente più fragili equasi timorosi di un mondo chepure si è abitato con determina-zione e coinvolgimento. Lui, ildon Andrea direttore, già cap-pellano di marina in momentitempestosi, alla barra del suogiornale. In quella stanza in fon-do al vecchio corridoio, lungo ilquale si affacciavano un tempole poche ma ferventi porte dellaredazione, sovrastanti l’anticastamperia dai caratteri mobili edal profumo d’inchiostro.

Tornare a casa, tornare a tes-sere finalmente senza più frettale relazioni familiari e amicali.

Si raccoglieva nella liturgiamattutina feriale nella chiesettadi s. Elisabetta ad caput nemo-rum, considerata un po’ la suacattedrale; la domenica era al-l’altare e all’organo della chiesaparrocchiale.

Don Andrea conosciuto per ichiarificanti editoriali, spessofirmati Gladius, e per i piccoligesti quotidiani, di cui abbiamo sentito dai suoi colla-boratori al giornale, il tratto a volte impulsivo e insie-me profondamente umano da buon montanaro, forgia-to a immagine della stupenda roccia dei Campelli odel Pizzo Camino.

Il prete che negli ultimi anni ha dovuto misurarsicon la fragilità che manifesta anche le pieghe più na-scoste del carattere e che porta a una più marcata sem-plicità per quel vincolo che fa vicini, nel sentirsi e piùancora nel sapersi dipendenti dalla presenza, dal so-stegno, dalla cura di altri.

E al chiudersi ormai del lungo cammino, con lamessa spesso celebrata in casa e i tratti di strada sem-pre più brevi, quegli scatoloni consegnati personal-mente al bibliotecario che li mette rispettosamentenell’angolo dell’attesa, per darsi tempo di soppesarneil contenuto.

E quando è tempo, dopo i giorni che accompagna-

no don Andrea al riposo cheprelude al risveglio eterno, ci sidedica a mettere in bella evi-denza sugli scaffali i libri cari-chi di studi e forse un po’ anchedi polvere. Ed ecco quel paccodi fogli, senza pretese in mezzoa tomi massicci, un manoscrittoche si offre alla sguardo primanegligente, e forse tentato dalcesto della carta straccia, e poisempre più meravigliato al ca-suale e a questo punto incurio-sito soffermarsi sul testo. Dallainconfondibile grafia, dallo sti-le singolare, dalla maestositàdell’argomento che apre squar-ci da arcobaleno ecclesiale sul-l’avvenimento che ha segnato lastoria, il Concilio ecumenicoVaticano II. Emozione e sor-presa!

Così da un angolo appartatodella biblioteca del più lontanopaese della terra bergamascaspunta, dopo decenni di assolu-to riposo, il singolare diario diquello straordinario evento diChiesa.

Un prezioso documento pas-sato in prima battuta tra le manidegli amici della Associazioneche in Valle di Scalve è sorta pertener viva la memoria dell’illu-stre concittadino. E questo pro-prio nel 50° anniversario diquella sessione del Concilio acui don Andrea aveva dedicatola sua penna elegante e il suocuore ardente. Con il suo affet-to per Papa Giovanni che allaChiesa intera aveva regalato,per impulso evidente dello Spi-

rito, questa intuizione di portata storica. Il Papa che lasera stessa della sua elezione aveva preso la cornettadel telefono per chiamare un sorpreso don Andrea, acui era legato da tempo, e inviare così la prima bene-dizione alla sua terra di Bergamo. Il Papa che, chia-mando don Andrea al Concilio, come esperto nel cam-po dei mezzi di comunicazione sociale, gli aveva of-ferto l’opportunità impagabile di parteciparvi dal vi-vo. E di stendere le stupende, scoppiettanti note deldiario che in queste settimane viene pubblicato. E chepotete trovare in libreria in elegante edizione, annota-to con competenza nonché introdotto in modo oppor-tuno.

Dalla Valle lontana di Scalve è così messo nelle vo-stre mani un documento singolare sul Concilio Vati-cano II. Che auguriamo di gustare nelle sue valenzeumane e di fede.

don Leone, parroco

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M UNO SQUARCIO SUL CONCILIO

Cinquant’anni sono tanti e sono po-chi, dipende. L’11 ottobre del 1962 Pa-pa Giovanni raccoglieva in Conciliotutti i Vescovi del mondo. Un eventoche percorre la storia della Chiesa e necontinua a sollecitare il rinnovamentodentro il suo secolare cammino e sem-pre nello spirito del Vangelo. Noi a di-cembre presenteremo in fascicolo ilfresco commento ai documenti delConcilio, già apparso sul nostro Noti-ziario. Ora accenniamo al diario chescrisse don Andrea Spada, storico di-rettore del quotidiano locale, nel pri-mo periodo del Concilio stesso. E cheè pubblicato in questi giorni.

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opo il sentiero sassoso fra il verdeacceso dei prati e le ombre dei bo-schi sopra Dezzo di Scalve c’è la ca-sa dove i lupetti hanno vissuto insie-

me per una settimana.Il Campo Estivo è il momento culminante del-

l’anno scout, una settimana insieme distillato diesperienze condivise e ricca di “spirito scout”. Ilupetti lo vivono in un atmosfera di gioco, chepermea ogni momento della giornata insieme,dalla (sempre traumatica) sveglia, fino ai bivac-chi intorno al fuoco la sera.

Quest’anno il Branco ha fatto “il giro del mon-do in ottanta giorni”, conoscendo le popolazioniche vivono intorno al globo e imparando qual-cosa di utile anche per noi.

Il campo si è aperto realizzan-do insieme una teleferica e altrepiccole costruzioni, con cui i ra-gazzi hanno giocato e si sonosvagati per tutta la settimana, co-me è avvenuto con le semplicicapanne fatte con frasche e raminel bosco.

Ovviamente a noi non piacepassare come acqua nei posti cheattraversiamo: per questo ci sia-mo intrattenuti a parlare con lagente di Dezzo per conoscerne lastoria e le tradizioni. I lupi hannocosì appreso del disastro del Gle-no, che nel 1923 causò tanta sof-ferenza nella valle.

Il sole ci ha salutati la mattinain cui ci siamo incamminati lun-go i boschi del parco GiovettoPaline. Accompagnati dalla fati-ca, ma anche dall’armonia dellanatura, siamo arrivati ad un bel-lissimo spiazzo, ampio e ben om-breggiato dove abbiamo mangia-to e ci siamo ripresi. Circondatida montagne abbiamo ammirato

COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

L’ESTATE DEGLI SCOUT DI TORRE

IL GIRO DEL MONDOCamminiamo, verso un lungo viaggio. Camminiamo come altri hanno fatto prima di noi: Israele lasciòl’Egitto, Maria e Giuseppe verso Betlemme, i re magi seguendo una stella, San Paolo per portare unabuona notizia. Cosa portiamo con noi? Siamo viaggiatori leggeri, lasciamo tutto ciò che non serve eportiamo l’essenziale. Siamo preparati al cammino? Partire per un lungo viaggio fa sempre un po’ pau-ra, ma la gioia nascerà ad ogni incontro.

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il profilo roccioso e acuminato della Presolana e ilpaesaggio sottostante.

Con un sole stupendo, nessuno sarebbe riuscito adimmaginare che il giorno dopo saremmo stati sor-presi dalla pioggia. Si dice che “non esiste buono ocattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamen-to”; quindi sebbene rinchiusi in casa abbiamo co-munque svolto le nostre attività (che consistevanonel fabbricare delle maschere di cartone).

Alla sera i ragazzi si sono mostrati abili nell’in-scenare con le ombre cinesi le storie delle QuattroMatte, della Corna Busa, della Minestra Miracolosae dei Ladri Redenti. Abbiamo salutato la nostra casacon un bivacco in allegria.

L’ultimo giorno ci è stato concesso uno sprazzo di

cielo azzurro per mostrare ai genitori la nostra casae per ripulire ogni stanza prima dell’ultimo saluto edell’arrivederci.

Così si è concluso l’apice di un anno vissuto in-sieme, un anno di gioco e di crescita.

Durante il nostro viaggio, nei giochi, svolgendo i la-vori domestici, camminando, cantando, abbiamo vis-suto il messaggio educativo dello scoutismo che nonmantiene le cose come stanno, ma propone di “lascia-re il mondo migliore di come lo si è trovato”, inse-gnando a compiere gesti semplici e significativi, masoprattutto a riconoscere i propri difetti e a migliorar-si. Per questo ci piace sapere che molti bambini e ra-gazzi sono scout: è un modo di crescere insieme.

Ivo Leidi

COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

CICLO AUTUNNALE DI FILMAuditorium Sala Gamma ore 21

Il movimento scout, nato in Inghilterra nel 1907per opera di un ex generale inglese, Robert BadenPowell, e approdato in Italia, nel 1910, è aperto atutti senza distinzione di origine, etnia e fede reli-giosa, e si propone l'educazione dei giovani a uncivismo responsabile mediante lo sviluppo delleproprie attitudini fisiche, morali, sociali e spiritua-li. Il metodo educativo si basa sull'imparare fa-cendo attraverso attività all'aria aperta e in piccoligruppi. Oggi lo scoutismo raccoglie 38 milioni digiovani al mondo, in Italia più di duecentomila fraragazzi e ragazze, principalmente iscritti all’AGE-SCI, Associazione Guide e Scout Cattolici Italianiche si propone di contribuire, nel tempo libero enelle attività extra-scolastiche, alla formazionedella persona secondo i principi ed il metodo del-

lo scoutismo, adattato ai ragazzi e alle ragazze nel-la realtà sociale italiana di oggi. A Torre Boldone,dal 1978 ad oggi, nel corso degli anni sono passa-ti nelle file del gruppo diverse centinaia di ragazzie ragazze, oggi adulti responsabili che contribui-scono fattivamente in famiglia, al lavoro, in ambi-to sociale e politico, a migliorare il nostro mondo.

La proposta scout è aperta a bambini e bambinedagli 8 anni in poi, fino ai giovani uomini e donne di21 anni e, perché no, agli adulti che intendono met-tersi a disposizione e al servizio dei più piccoli.

Per informazioni, telefonate a Francesca allo 035-515318, oppure inviate una mail [email protected], oppure... chiedete al Don!

25/10/2012 Marigold Hotel John Madden 124 min. Commedia

01/11/2012 Dark shadows Tim Burton 113 min. Fantastico

08/11/2012 Diaz Daniele Vicari 120 min. Drammatico

15/11/2012 Paradiso amaro Alexander Payne 115 min. Commedia

22/11/2012 The help Tate Taylor 146 min. Storico

29/11/2012 Molto forte, Stephen Daldry 129 min. Drammaticoincredibilmente vicino

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COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

■ Rubrica a cura di Filippo Pizzolato e Rocco Artifoni

L’INFORMAZIONE

utti hanno diritto di manifestare libera-mente il proprio pensiero con la parola, loscritto e ogni altro mezzo di diffusione”:inizia così l’art. 21 della Costituzione. Si

tratta di una frase che a noi pare ovvia, ma certo non lo era perchi ha scritto la Costituzione e aveva vissuto durante il ven-tennio fascista. È il caso di ricordare che nel periodo delladittatura l’unica verità era quella stabilita dal regime, i gior-nali , la radio e il cinema erano rigorosamente controllati dal-la censura. Chi aveva il coraggio di esprimere opinioni diver-se finiva al confino o pagava con la vita la sfida alla macchinadella propaganda del duce. Per questa ragione nella Costitu-zione si cerca di porre un forte argine nei confronti della cen-sura, del controllo della corrispondenza, del sequestro dellastampa, ecc. La Costituzione tutela la libertà di comunica-zione come diritto fondamentale delle persone. Un limite sipone soltanto “nel caso di delitti” eper “manifestazioni contrarie albuon costume”.

Dal dopoguerra il panoramadell’informazione è molto cam-biato. Nel 1947 non esisteva la te-levisione, internet, la posta elet-tronica, il telefono cellulare e l’i-Pad. In particolare, la televisionenegli ultimi decenni è diventata unfortissimo strumento di comuni-cazione. La sua rilevanza (cultu-rale, sociale e politica) è dimo-strata dalle lotte di potere che an-cora oggi si svolgono in relazione alle concessioni tele-visive o al controllo della RAI. Ma non si pensi che in tut-to ciò la Costituzione non abbia giocato un ruolo impor-tante. In assenza di indicazioni costituzionali specificheè stata la Corte Costituzionale ad intervenire in più occa-sioni per valutare la costituzionalità di alcune norme.Forse il più rilevante intervento è stata la sentenza del 5dicembre 1994 che ha dichiarato l’illegittimità di alcuneparti della legge n. 223 del 1990 sulle telecomunicazio-ni. In particolare la Corte ha stabilito che un singolo ope-ratore privato non potesse avere una posizione dominan-te nel campo televisivo con la concessione di frequenzefino a 3 reti televisive nazionali. Il Parlamento – al qualeerano stati concessi 20 mesi per intervenire – non è maiintervenuto in modo adeguato, ignorando di fatto la pre-scrizione della Corte Suprema.

Proprio in questa vicenda si è manifestato un evidenteconflitto di interessi tra il proprietario di alcune reti televi-sive, diventato leader di una forza politica, e il ruolo di Pre-sidente del consiglio dei ministri. Questa situazione hacreato un corto circuito e soprattutto ha limitato i diritti deicittadini, poiché non è stato garantito il pluralismo (cioè lapari opportunità per tutti di manifestare le proprie idee) e di

conseguenza il diritto dei cittadini ad una informazione pie-namente libera.

Nell’ottica della Costituzione il pluralismo è un valoreda tutelare in ogni ambito, in particolare nel settore del-l’informazione che dovrebbe contribuire alla formazione diuna cittadinanza consapevole e di una democrazia parteci-pata. Tra l’altro l’Italia è stata più volte richiamata e san-zionata dall’Unione europea per la violazione delle normea tutela della concorrenza (per evitare situazioni di mono-polio), ma il legislatore italiano ha quasi sempre ignoratoquesti autorevoli richiami.

In molti Paesi a chi detiene importanti concessioni daparte dello Stato è vietato impegnarsi in politica. In teorialo sarebbe anche in Italia, ma finora questo divieto è statoaggirato palesemente e non soltanto da Silvio Berlusconi.In Italia, inoltre, nel settore dell’informazione non c’è sol-

tanto il problema della salvaguardia delpluralismo rispetto all’invadenza di po-teri privati, ma anche da parte dei parti-ti politici. Per questa ragione la CorteCostituzionale ha sempre cercato di di-fendere lo spazio della TV pubblica, co-niugato con un effettivo pluralismo in-terno e integrato in un sistema pubblico-privato equilibrato.

Oggi, con lo sviluppo di internet edelle tv satellitari, con la globalizzazio-ne dell’informazione il rischio di posi-zioni dominante è oggettivamente dimi-nuito. Si pone invece un problema di-

verso: viviamo in un mondo che si basa sulle informazionie ne vengono prodotte in quantità persino eccessiva. Adesempio oggi è difficile orientarsi nello sterminato campodel web. I cittadini con una formazione più limitata posso-no diventare vittime della disinformazione. Pensiamo aiminori e alle chat, alle e-mail indesiderate, ecc.

Che cosa può dire una Costituzione oggi in queste mate-rie? Forse un adeguamento dell’art. 21 sarebbe opportuno,poiché i mezzi di comunicazione sono radicalmente cambia-ti. Si potrebbe introdurre in modo esplicito il diritto del citta-dino ad essere informato in modo adeguato e non ingannevo-le. Anche l’informazione può essere considerata un “benecomune” da tutelare. Però, al di là del giusto principio, toccapoi al legislatore e alle authority disciplinare e controllare lamateria, che per sua natura è in continua evoluzione.

Comunque, anche nel settore dell’informazione, restanovalidi (e da applicare) alcuni principi costituzionali fonda-mentali: la libertà e la dignità sociale di ogni cittadino, lo svi-luppo della cultura, il diritto di manifestare, il dovere di soli-darietà sociale. Anche l’informazione non può essere consi-derata una funzione separata e indifferente al contesto civile,ma è uno strumento indispensabili per costruire maggioreciviltà e consapevolezza nei rapporti tra le persone.

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ubblicate lo scorso anno, lenote sottostanti, forse non so-no state ben recepite. Le pro-poniamo con l’invito a met-

tersi ‘nei panni’ dei defunti, nel legger-le: le cose di là si vedono in modo di-verso e più obiettivo. 1. La celebrazione della s. Mes-sa in suffragio dei defunti è ottima co-sa. Nella memoria di tutti, ma nel ri-cordo particolare per alcuni. L’offertastessa che si fa è un segno di parteci-pazione. Chiede però di prendereparte alla celebrazione in modo com-piuto, con la preghiera, l’ascolto della Parola e conla Comunione al Corpo di Cristo offerto nel segnosacramentale. Cosa che spesso non avviene, ren-dendo meno significativa la preghiera per i nostrimorti. E la nostra unione con loro.2. La liturgia di suffragio. I funerali eviden-ziano la solidale partecipazione di tanti alla pre-ghiera di suffragio, ma spesso dicono anche che iprimi a non partecipare in modo compiuto alla s.Messa con la Comunione sono proprio i parentidel defunto. Per essere ben disposti si suggeriscedi ritagliarsi un momento per confessarsi. I nostrimorti più che fiori chiedono spirituale solidarietà!

NOTA BENE

CHE NE DICONO I MORTI?3. La cremazione. Diversi oggi lascelgono e la Chiesa non ha pregiu-diziali obiezioni, anche se ritiene piùsignificativa la sepoltura in terra. E’importante comunque non perdere divista il valore cristiano del morire el’attesa della risurrezione. Assoluta-mente contraria alla visione cristianadiventa allora la dispersione delleceneri, quasi fine di tutto, e risultabanalmente originale e individuali-sta la scelta di conservare in casa onell’orto le ceneri di un defunto. Il ci-mitero è pur sempre luogo di pre-

ghiera personale e comunitaria nell’attesa soli-dale della chiamata definitiva!4. Il cammino dalla casa alla chiesa e dallachiesa al cimitero. Se accompagnamento orantedeve essere, è bene non fare fiume dietro, ma cam-minare davanti alla bara, nell’opportuno e silen-zioso ascolto della voce della campana e nellapreghiera comune. Insignificante poi diventa il cor-teo al cimitero, che è accompagnamento alla se-poltura, in caso di immediato trasporto al luogodella cremazione. E’ buona cosa in tal caso ac-cordarsi per una preghiera al momento della de-posizione delle ceneri al cimitero. (dielle)

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TEMPO dei SANTI e dei MORTIGiovedì 1 novembre - festa di Tutti i SantiSs. Messe secondo l’orario festivoore 15,00 - preghiera in chiesapellegrinaggio al Cimitero– La sera: un lume alla finestra di casa

Venerdì 2 - Memoria di Tutti i DefuntiSs. Messe alle ore 7,30 - 18ore 15,00 - s. Messa nella cappella del Cimiteroore 20,45 - celebrazione in memoria dei defuntidurante l'anno pastorale 2011 - 2012

Sabato 3ore 9,00 - s. Messa per i caduti nelle guerre nellacappella del cimitero

Lunedì 5, Martedì 6, Mercoledì 7 alle ore 15 - si celebra la s. Messa al Cimitero(non si celebra in chiesa alle ore 16)

CELEBRAZIONE DELLA PENITENZA

Lunedì 29 ottobre alle ore 20,45 - per adolescenti e giovani

Mercoledì 31 dalle ore 9,30 alle ore 11,30 e dalle ore 16 alle ore 18

Venerdì 2 novembre dalle ore 9,30 alle ore 11,30

Sabato 3 dalle ore 16 alle ore 18

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SETTEMBRE

■ Il mattino di mercoledì 5 muore Foresti Elisabetta vedovaPiazzalunga di anni 89. Nativa di Scanzorosciate abitava in viaSimone Elia 11. Nel pomeriggio di giovedì 6 muore Stobbia El-vira, detta Lucia, sposata Zanotti di anni 73. Originaria di Ra-nica, risiedeva in via Giovanni Reich 22. La sera di domenica9 muore Sala Maria vedova Medolago di anni 83. Era nata aTorre e vi risiedeva in via Ranica 4. Per loro in tanti abbiamopregato in comunità.

■ Nella messa vespertina di sabato 8 ricordiamo gli anniver-sari di professione religiosa di alcune Suore. Ringraziamo il Si-gnore per la loro testimonianza, pregando per nuove vocazio-ni. Istituto delle Poverelle: suor Teresilde 70°, suor Pinalberta60°, suor Silviangela, suor Norbertilde e suor Afra 50°, suorDaniela 40°. Istituto della ‘Martinella’: suor Paola 25°.

■ Si susseguono incontri di ambito o di gruppo per dare formaagli impegni all’inizio del nuovo anno pastorale. Lunedì 10 glioperatori della Famiglia; martedì 11 il gruppo Auditorium;mercoledì 12 tutti i gruppi dell’ambito Caritas; giovedì 13 gliimpegnati nell’ambito Annuncio; lunedì 17 i ministri dell’Eu-carestia, gli operatori della pastorale dei Malati, il gruppoAscolto; martedì 18 l’ambito Cultura e comunicazione; mer-coledì 19 coloro che operano per la Missione nella chiesa. C’èda restare piacevolmente stupiti per tanta disponibilità. E ope-rosità.

■ Nella sera di mercoledì 12 muore Besenzoni Gabriele dianni 74. Era nato a Cenate d’Argon e abitava in via GaetanoDonizetti 22. Nel primo mattino di sabato 15 muore Ferrari Ca-terina di anni 82. Originaria di Bratto di Castione della Preso-lana risiedeva in via Imotorre 29. Giovedì 27 muore improvvi-samente Mologni Antonio di anni 53. Originario di Bergamo,abitava in viale Lombardia 19. Ampia è stata la partecipazionealle liturgie di suffragio.

■ Nel pomeriggio di sabato 15 il parroco convoca un incontrodel Consiglio pastorale insieme con i coordinatori di tutti gliambiti e gruppi della parrocchia. Si tracciano le linee del cam-mino dell’Anno della Fede e si fanno annotazioni su momentiforti del percorso comunitario. Si chiede sintonia sui valori por-tanti di ogni azione pastorale e sullo stile evangelico da condi-videre. Si dedica attenzione anche agli aspetti economici estrutturali della comunità.

■ La sera di sabato 15 muore Giulio Maffioletti di anni 82. Ori-ginario di s. Caterina in città, abitava in piazza Papa Giovann 8.La comunità con i suoi preti gli deve gratitudine per la dedizionepluridecennale nel campo della gestione economica. Aveva col-laborato già ai tempi di don Carlo Angeloni e di don Mario Me-relli. Come ne ricordiamo la disponibilità in diversi altri ambiti diservizio. La folta partecipazione alla liturgia di suffragio ha testi-moniato il largo apprezzamento di cui era circondato.

■ Sabato 15 il parroco porta l’augurio di tutta la comunità alnostro parrocchiano Gabusi Aldo, che risiede in via GaetanoDonizetti 5, e che compie 100 anni. Ci si sofferma nel ricordodi una vita intensa che ha ancora un suo buon cammino.

■ La domenica 16 alle varie liturgie viene presentato il pro-getto pastorale dell’anno e avviene il cambio del cartellone

che offre ai piedi del campanile il tema scelto. Siamo grati al-l’artista Giuseppe Rossini e ai familiari per quest’opera che vaad aggiungersi alle 15 precedenti esposte in mostra all’apertoal s. Margherita.

■ Un bel gruppo di persone si raccoglie domenica 16 con leSuore del Bambin Gesù del beato Nicola Barré per ricordare laloro lunga presenza educativa nell’Asilo di via s. Margherita enella parrocchia. In particolare si festeggia suor Cristina nel 60°anniversario di professione religiosa. Il parroco porta il saluto e ilringraziamento per il tanto bene seminato tra di noi. Sono pre-senti anche le suore di questo Istituto originarie di Torre. Unaliturgia e una giornata all’insegna del bel ricordo e della gratitu-dine.

■ Torna don Carlo Tarantini per la Lectio divina mensile. Ve-nerdì 21 in preparazione al Settenario. Da ottobre con un per-corso sulla fede alla luce di alcune pagine del Vangelo di Mar-co. Sempre alle ore 9,30 e ancora alle ore 20,45.

■ Il cammino del Settenario vede il matrimonio di GustinettiGiovanni e Roggiani Elena che si sposano sabato 22. L’au-gurio di tutta la comunità è raccolto nella liturgia, ben prepara-ta e accompagnata con calore da familiari e amici.

■ Domenica 23 si prega per gli alunni e gli operatori dellascuola e nella quale si celebra nella liturgia comunitaria il sa-cramento del Battesimo al quale vengono presentati:Catania Leonardodi GianLuca e Lot Debora, via Torquato Tasso 17Fisichella Alessandrodi Carmine e Maffeis Stefania, via s. Martino vecchio 45 cGabrielli Rachele Mariadi Corrado e Molteni Ilaria, via don Attilio Urbani 12 aGrismondi Eneadi Costante e Bolognani Laura, via della Colombera 8Grismondi Gioeledi Costante e Bolognani Laura, via della Colombera 8Leone Riccardodi Davide e Bertoletti Monica, via G. Marconi 13 (Ranica)Valsecchi Lauradi Paolo e Gennaro Stella, via don Attilio Urbani 12 a

■ Una serata coinvolgente quella di mercoledì 26 con la pre-senza dell’Anghelion Choir di Nembro, diretto da AntonioBarcella. Bello e significativo che una coppia di sposi abbia vo-luto festeggiare il 30° del matrimonio offrendo alla comunitàquesto gioioso momento! E dando l’avvio al progetto solidaledi s. Martino Ora et labora raccogliendo tra i presenti, gli ami-ci e i familiari ben 1.400 euro.

■ Si inaugura giovedì 27 la Mostra del Campanile che pre-senta documenti di archivio e fotografie antiche e recenti perevidenziare il lavoro di restauro. I numerosi visitatori esprimo-no meraviglia per l’iniziativa e apprezzamento per coloro chel’hanno resa possibile. Accolti da Marco che rallegra, cimen-tandosi con un … campanile da tavolo.

■ Venerdì 28 don Angelo Scotti incontra i genitori dei ragaz-zi di 3ª media che stanno per iniziare il percorso formativo of-ferto dall’oratorio. Così sarà venerdì 5 ottobre per quelli degliadolescenti e in vari giorni, con i catechisti, per i genitori dei ra-

IL NOSTRODIARIO TEMPI DI SPERANZA

E DI CROCE NELLE CASE, DI CELEBRAZIONE

E DI VITA NELLA COMUNITÀ.

(continua a pag. 15)

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RIMBOCCARSI IL PENSIERO

11COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

Dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia qualcunoancora una volta ha scomodato Dio, altri han-no parlato di fine del mondo. E’ chiaro che siamofuori rotta. E’ vero però che una simile tragedia,

come quelle quotidiane, hanno un loro linguaggio da inter-pretare. L’autore di questo articolo prova a raccontarci come lui e la suagente vive questo dramma e ne coglie la forte pedagogia.

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STAVOLTA È TOCCATO A NOI

È celebre la novella di Tolstoj La morte diIvan Il’ic˘, il cui protagonista è un giudice cheha sempre saputo, certo, di essere mortale, eha visto non pochi amici, più o menogiovani, abbandonare la vita.Quando si ammala, però, la concreta prospet-tiva di dover morire lo inquieta più di quantoavrebbe mai immaginato: cerca di pensare adaltro, si butta nel lavoro, ma senza risultati,perché il dato inoppugnabile della propria fi-nitezza gli si riaffaccia di continuo alla men-te. Mentre, in passato, riteneva che la cosaavrebbe riguardato sempre altri, e non lui.Qualcosa di simile è capitato a noi emiliani,con i terremoti del 20 e 29 maggio scorso.Un’eventualità – quella di esser colpiti da unsisma importante – che non cre-devamo realistica, che riteneva-mo potesse accadere sì, ma altro-ve: a L’Aquila, in Umbria, in Irpi-nia, in Friuli. Non qui, non inqueste terre che ci siamo abituatia immaginare sin da piccoliappoggiate un po’ magicamentesull’acqua di più o meno antichisedimenti alluvionali.Rassegnàti fatalmente ai fastidilocali – nebbie e freddo pungen-te in inverno, afa umida e zanza-re d’estate – ma non a questo. Per la verità, già una quindicina

d’anni fa, il 15 ottobre 1996, la zona compre-sa fra il Modenese e il Reggiano era stata og-getto discosse non da poco: i danni maggiori, però, liaveva subiti il patrimonio storico-artistico,mentre le case e il tessuto produttivo eranostati sostanzialmente risparmiati.E non c’erano state vittime. Ecco perchéquell’evento ha prodotto una memoria alla fi-ne piuttosto blanda; ed ecco perché lo stupo-re – il sentimento prevalente, accanto all’ov-vio istinto di sopravvivenza che è la concau-sa di una psicosi legata alla paura ancora as-sai diffusa – di fronte a quello che è stato de-finito da più parti un terremoto anomalo. E lacui anomalia, dal nostro punto di vista, ri-guarda soprattutto il fatto che stavolta era toc-cato a noi, e non ad altri.

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il filosso, con annessa o meno tavola im-bandita per aumentare il tasso di convivia-lità, è tornato imperiosamente di moda.Bastava far due passi nel quartiere o nei par-chi pubblici traboccanti di tende e se ne in-contravano a decine: il volto umano deldramma.Un dramma che, in ogni caso, è destinato adurare a lungo, e a incidere sulle strategiesociali ma anche, non da ultimo, ecclesiali.La scommessa sul futuro, infatti, concerne sesapremo coniugare insieme la ricostruzionemateriale con quella spirituale. Sì, perché iltimore che di regola ci invade al tremore del-la terra, nostra madre, dipende in primo luo-

IL VOLTO UMANO DEL DRAMMA

Sono numerose le considerazioni che si po-trebbero fare su quanto è accaduto a un ter-ritorio molto vasto, pur se abbastanza omo-geneo su diversi piani. E sono state fatte, inparte almeno: il sisma ha favorito l’urgenzadi raccontare e di raccontarsi, il bisogno dicondividere e di sentirsi meno soli. Sono sor-ti blog appositi, e la funzione di rete colletti-va degli attuali social network è emersa a tut-to tondo. Un altro esempio: filos, italianizza-bile in filosso, chiamasi dalle nostre partil’antico rito del ritrovarsi assieme la sera daparte dei familiari, per commentare gli even-ti del giorno.Ormai desueto da gran tempo, gli scorsi me-si – complici la bella stagione, la penuriadell’offerta televisiva e la necessità di esor-cizzare il più possibile il timore del sisma –

go dal nostro saperci mortali, finiti, esposti:mentre viviamo in una cultura che imita Pro-meteo e ci educa a vivere cercando di ignora-re la nostra vera natura. E un triplice livellodi fragilità, apparso chiaro sin dai primi gior-ni dopo le scosse: la fragilità del nostro esi-stere come individui, appunto; quella del no-stro vivere civile, messo alla prova soprattut-to nell’individualismo dominante, costretti asperimentare l’interculturalità e l’interreli-giosità non più sui libri o teoricamente, madal vivo; e quella del nostro essere comunitàecclesiale, fragile non solo per l’andamentodello spirito del tempo ma per la carenza dispazi agibili e la fatica di trovare le parolegiuste.

LA CHIESA DELLE OCCHIAIE

Torno per un momento al 3 giugno, quando miè capitato per la prima volta di partecipare adun’eucaristia all’aria aperta nella mia Carpi:

in quel Parco delle Rimem-branze che cono-sco bene, all’epo-ca affollato ditende multicolori.Nulla di strano, sipotrebbe pensare,se non fosse chenella quasi totalitàdelle altre chiesedella piccola dio-cesi stava succe-dendo altrettanto,in cortili o spiazzierbosi: su una cin-quantina di edificisacri sparsi tra Carpie la Bassa modenese,infatti, appena tre

erano risultati agibili ai controlli tecnici do-po i colpi del sisma (mentre scrivo, sono di-ventati sei). Chiusi, fra gli altri, il maestosoduomo cinquecentesco a rischio crollo e SanNicolò a Carpi, le splendide chiese dei Picoa Mirandola, le parrocchiali di Concordia,Novi, Rovereto, San Possidonio, Rolo, e cosìvia; ma ferito anche l’ex campo di concentra-mento di Fossoli, che ha visto negli anni lepresenze di Primo Levi che vi ambientò le pa-gine iniziali di Se questo è un uomo, del pros-simo beato carpigiano Odoardo Focherini e didon Zeno Saltini, che vi collocò l’utopia del-la sua Nomadelfia, dove la fraternità è legge.

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Una chiesa, la nostra, che stava manifestan-do senza pudori, in quel modo, tutta la suapovertà di mezzi, ma anche una prossimitàestrema alla sua gente e alla sua terra, cosìcrudelmente ferite. Ad un tratto, come perun’illuminazione, mi viene in mente che quelgiorno si celebra la memoria liturgica di Gio-vanni XXIII, morto il 3 giugno di quaranta-

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dirci che viviamo un’era di passaggio dalla fi-gura del religioso praticante al nomade, tut-tavia mai come nei mesi scorsi ho raccolto vo-ci di persone che semmai non mettevano pie-de nelle chiesine dei loro borghi, ma stavanosoffrendo per la loro distruzione.Perché ci sono cose che abbiamo sempre sot-to gli occhi, ma il loro valore si rivela solo

quando le perdiamo.

RIMBOCCARSI IL PENSIERO

Del resto,eventi come quello cheabbiamo vissuto (meglio: stiamo vi-vendo) hanno il potere di farci sen-tire come siamo davvero: minusco-li, precari, ma anche incredibil-mente unici e irripetibili. Come hascritto Alessandro Bergonzoni conparole che possono apparire urti-canti, ma con cui dobbiamo fare iconti: non solo le maniche dovre-mo rimboccarci, anche e soprat-tutto il pensiero, riflettere suquanto il pianeta prova a dircicon avvenimenti simili, accom-

nove anni prima. E non posso fare a me-no di immaginare che il papa buonoavrebbe senza dubbio sorriso bonaria-mente di fronte a quell’esperienza diuna diocesi privata dei suoi bei templistorici e artistici ma capace di dire, inmezzo alla confusione dei bimbi chegiocavano poco più in là, la cosa piùimportante di tutte in quel momento:che la parola di Dio non viene meno,che l’amore prevale sulla morte, che occor-re porci – in particolare nei momenti in cuitutte le certezze di sempre sembrano venirmeno – nelle mani di Dio, con le nostre in-congruenze, le timidezze, la voglia caparbiadi ricominciare.Anche se sarà dura. Anche se in quelle set-timane la chiesa carpigiana e diverse altrechiese emiliane sorelle sono state ricche so-lo di inquietudine, di stanchezza e di oc-chiaie.Tuttavia, nello spaesamento e nel dolore del-la mia terra e della mia gente e della miachiesa si può scorgere un racconto di Dio.Tutto da decifrare, ma difficile da negare. E,se ha ragione un’illustre sociologa francese a

pagnare l’esigenza della ricostruzione mate-riale con i primi timidi passi di una ricostru-zione interiore, antropologica, intima. Men-tre il mattone iniziale di una nuova speranzanon potrà che essere l’educazione a un’ideadella terra, dell’economia e del denaro com-pletamente diversa da quella corrente.E se a noi colpiti dal sisma è detto continua-mente di resistere e di tener duro (qui si di-ce tgnir a bota, e lo sapremo fare), forse peròla virtù più adatta in circostanze del genere èquella della resilienza: perché resiliente èpersona o materiale in grado di tornare allacondizione originaria, dopo una prova d’urto.

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se viviamo, costruiamo, abitiamo, lavoriamo,obbediamo in un certo modo? A uccidere nonè il sisma, ma la realtà su cui il sisma gettaluce. A uccidere è l’illusione che si possa tor-nare subito al tran tran di prima, ai ritmi for-sennati di prima. Spesso, nelle città, i movimenti sociali riven-dicano «spazi», ma avere spazi non cambianulla se non si contestano i tempi. Ti riap-propri degli spazi quando i tempi saltano e ri-prendi fiato, grazie allo zoccolo scagliato ne-gli ingranaggi. E’ tragico che a gettare lo zoc-

colo sia stato un terremo-to, ma la tragedia non de-ve renderci ciechi difronte agli esempi.Un amico mi raccontache, dopo l’ordinanza dichiusura delle scuole, iparchi del suo paese sisono riempiti di bande dibambini che giocano inlibertà e a modo loro. Nonaccadeva da anni, nem-meno nei giorni festivi.Oggi i bambini – anche inprovincia – vivono«imbozzolati» in tempiinfernali, con giornatepiene di scadenze e impe-gni incastrati meticolosa-mente: scuola, piscina,lezione di questo e quello. I pochi, intermedi momen-ti del far-niente li passanodavanti a uno schermo.L’Evento ha interrotto la

sequela e fatto riscoprire uno spazio, lo spaziodei giochi per eccellenza.E’ vero, vogliamo «ripartire» (il verbo piùusato nelle interviste). Tuttavia, sarà il casodi cambiare meta e percorso, saltando giù daquesto treno superveloce. Chiediamoci: que-sta velocità dove ci porta? «Lavorare con len-tezza, chi è veloce si fa male», cantava EnzoDel Re. Chiediamoci, soprattutto: questa ve-locità a chi conviene? «Un ladro più veloceruba meglio, e un fesso più veloce non diven-ta meno fesso», diceva un tale.Il tran tran si riaffermerà. Intanto, approfit-tiamo dell’Evento per respirare e pensare.

(M.I.)

Alle pag. 16 e 17 la proposta di progetto soli-dale, in occasione delle feste di s. Martino.

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A un giovane amico ho domandato, giorni fa,cosa avesse pensato, dopo le scosse tremen-de del 29 maggio. Mi ha risposto: «Ho credu-to fosse arrivata l’apocalisse».Ripensando all’etimologia della parola (che,come noto, sta per rivelazione in greco), è dav-vero difficile dargli torto.

Brunetto Salvarani(da La Settimana)

L’OROLOGIO

Quando c’è stato il terre-moto in Emilia, i giornali esiti di informazione (so-prattutto quelli locali)hanno pubblicato foto diorologi. Le torri degli oro-logi di Finale Emilia, SanFelice sul Panaro e Ferra-ra; l’orologio della chiesadi Sant’Agostino, quellodella chiesa di San Roccoa Cento. Quadranti dan-neggiati, spaccati, scom-parsi. Qualcuno è rimastointatto ma fermo, a segna-re l’ora della scossa che loha bloccato. Perché unorologio fermo diventa no-tizia? Perché ne guardia-mo la foto? Forse perché inessa cogliamo qualcosa,un lampo di verità su noistessi.L’Evento che lacera laquotidianità si esprimeper metafore: il terremoto ha «sparato sugli oro-logi». Quale messaggio dovremmo cogliere?Il terremoto ha colpito gli orologi di torri ecampanili, benché da tempo non siano piùquelli a scandire la nostra giornata. L’odiernaforma-orologio è onnipresente, incorporata inogni nostro dispositivo: computer, tablet, te-lefonino, furbofono, cruscotto di auto «intel-ligente»… Oggi, almeno in Occidente, sap-piamo tutti e sempre che ora è. Non era maiaccaduto che la maggioranza dei membri diuna società si percepisse e rappresentasse inogni momento dentro un tempo scandito estrutturato. Il telefonino è una catena di mon-taggio mobile, dalla quale non puoi staccarti. «Siamo in guerra con la terra», ha gridato atutta pagina un quotidiano emiliano, ma nonè la terra il nemico. E’ forse colpa della terra

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gazzi delle elementari e delle altre classi medie. Un bell’ac-cordo tra famiglia e comunità!

■ Il tempo incerto sabato 29 non ha scoraggiato la partecipa-zione alla liturgia per e con i malati. Dalle case e dalle comu-nità di accoglienza sono convenuti, in sintonia con gli operato-ri dei gruppi ‘caritas’ che hanno ben predisposto in chiesa perla celebrazione e in oratorio per un momento di gradita festa.

■ Doveva essere acqua e invece è stato sole domenica 30.Così mentre al mattino si è tenuta, tra le altre, la solenne litur-gia per la celebrazione dell’Addolorata con il nostro Coro,nel pomeriggio si è svolta una partecipata e serena proces-sione che è arrivata fino alla chiesetta di s. Martino vecchio.Chiesa preparata a festa con l’opera dei volontari dei diversiambiti, sagrestia sempre abitata dai giovani collaboratori delsagrista, chierichetti impeccabili, addobbato il tragitto e il luo-go di sosta, canti e preghiere opportuni, anziani con commo-zione alle finestre, il gruppo ‘portatori della statua’ entusiasti econ il sostegno dei … giovani del ’52, l’arma dei Carabinieri co-me sempre presente, servizio vigilanza lungo la strada perfet-to, visita conclusiva e benedicente della Madonna alla Casa dirisposo.

OTTOBRE

■ Continuano gli incontri dei vari gruppi per mettere a fuoco ilcammino dentro il nuovo anno pastorale. Lunedì 1 si trovano ivolontari della Scuola per immigrati e gli impegnati nel servi-zio del Porsi accanto; martedì 2 coloro che operano nella as-sistenza in oratorio e al bar annesso. Lunedì 8 coloro che sidedicano al Sostegno scolastico pomeridiano per i ragazzidelle elementari e medie; mercoledì 10 le coppie di sposi cheaccompagnano i fidanzati verso il matrimonio; giovedì 11 co-loro che si incontrano con i genitori in vista del battesimo deifigli. Un mare di disponibilità!

■ Ormai atteso, martedì 2, l’incontro di preghiera per la benedi-zione dei bambini in occasione della festa degli Angeli Custodi.La chiesa si riempie con piccoli, genitori e nonni. Come è tradi-zione viene consegnato un angioletto che andrà ad arricchire laraccolta che tanti tengono gelosamente in cameretta.

■ Si riunisce mercoledì 3 il Consiglio pastorale. A tema i per-corsi predisposti per l’Anno della Fede in modo che risultino par-tecipati e fruttuosi. Si presentano e si dibattono modalità e signi-ficati delle varie iniziative dentro i giorni del patrono s. Martino.Raccogliendo dalla vita dei vari gruppi ci si sofferma in particola-re sul Convegno che l’ambito Caritas terrà in vicariato a finemese.

■ Inizia giovedì 4 il ciclo autunnale di Film di qualità che ilGruppo Auditorium ha predisposto per ottobre e novembre. Laprima serata, con sala gremita, è ad ingresso gratuito per unfilm di forte valenza spirituale e sociale. L’ambito Cultura e co-municazione, nei suoi vari gruppi, sta facendo un lavoro inten-so in questo settore determinante per la comunità!

■ Nel mattino di sabato 6 muore Buratti Giovanna vedovaAntoniolli di anni 84. Originaria del quartiere s. Tommaso inBergamo aveva abitato in via Donizetti 18, ora ospite dellacasa di Risposo. Ci siamo raccolti in tanti nella liturgia di suf-fragio.

■ La domenica 7, festa della Dedicazione della nostra chiesa,diamo inizio all’Anno della Fede, proposto dal Papa Bene-detto per ”riscoprire la gioia del credere e ritrovare l’entusia-smo nel comunicare la fede”. Come segno viene consegnatoil Credo, traditio symboli. Nel pomeriggio riprende e si terràogni domenica la preghiera liturgica del Vespro che si chiudecon la Benedizione eucaristica.

segue da pag. 10

COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 148 - OTTOBRE 2012

■ Un percorso sostanzioso per la riflessione sulla fede iniziamartedì 9 all’insegna di Fede, arte e vita. Una dozzina di in-contri nell’arco di sei mesi con tipologia diversa: dalla confe-renza alla lettura d’arte, dalla musica al teatro e alla visita diluoghi significativi. Persone di provata competenza ci accom-pagnano in questo sentiero, offerto a credenti e non credenti,praticanti e dubitanti. A tutti sta a cuore la vita… quindi la fede!

■ La mattina di sabato 13 si riunisce il Consiglio per gli Af-fari economici. Si prende nota della situazione dei pagamen-ti per i lavori al campanile. Si raccolgono indicazioni e pareriper i due possibili lavori da mettere in programma: il restaurodell’organo e la sistemazione degli spazi ricreativi e sportividell’oratorio.

■ Domenica 14 si prega in particolare per le famiglie. Per le lo-ro speranze e gioie, per le loro fatiche e croci. Per le famiglieche vivono difficoltà o drammi relazionali ed economici. Nel po-meriggio diverse famiglie presentano i figli per il sacramentodel Battesimo:Cortinovis Diegodi Massimo e Bratelli Francesca, via Gaito 16Covelli Annadi Marco e Maffi Rossana, via Ronchella 3Fiori Morales Isabelladi Guglielmo e Morales Judith, via Cavagnis 14 (Bergamo)Magitteri Giuliadi Luigi e Masper Elisabetta, via Ranica 14Manzotti Elisadi Franco e Salonna Antonella, via Marzanica 7 dMarchetti Caterinadi Luca e Paris Marcella, via Gaetano Donizetti 15Morelli Tommasodi Felice e Zangrandi Tiziana, via G. Marconi 40 (Ranica)Pedone Giovannidi Dario e Gamberoni Donatella, via Provinciale 103 (AlzanoL.)Scarpellini Marziodi Simone e Nicoli AnnaMaria, via Resistenza 10

■ Raccolte le adesioni e predisposto il calendario lunedì 15 siriuniscono i Lettori nella liturgia. Per entusiasmarsi nel compi-to di proclamare la Parola di Dio, per conoscere i modi miglioriper svolgere tale prezioso servizio, per impegnarsi a rivisitare lafede proprio in nome di quanto annunciano nelle assembleeliturgiche.

■ Il grazie a coloro che mettono a disposizione impegno e tem-po nei vari ambiti di animazione e di servizio della comunità. Ilgrazie alle persone e alle famiglie che aiutano la comunità anchenelle sue necessità economiche. Il gruppo che ha attivato l’offer-ta di oggettistica la domenica 23 sett. ha raccolto 850 euro. I por-tatori della statua della Madonna hanno offerto 305 euro. L’Asso-ciazione s. Martino contribuisce con 500 euro. Il Gruppo ‘Missio-ne’, la domenica delle torte, raccoglie per la sua attività 1.150 eu-ro. Il grazie della comunità alla ditta locale che con gesto gene-roso ha dotato il palco del nostro auditorium di un parquet nuovoe funzionale e che dà un tono elegante all’ambiente.

In preparazione al matrimonio“Il sacramento del matrimonio dà senso all’amore,non tanto viceversa”. (D. Bonhoeffer).

La comunità offre la possibilità di un percorso, iniziando dagiovedì 10 gennaio. Si raccolgono le adesioni e a partire dametà novembre si consegna il prospetto del cammino. E’aperto anche a coppie giovani che volessero rivisitare al-cuni motivi della loro scelta. Come anche a chi poi libera-mente decidesse di non sposarsi in chiesa: alcune rifles-sioni sono utili a tutti!

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on l’avrete di certo scordato il terremo-to dell’Emilia dello scorso maggio. An-che perché si è fatto sentire per beninopure qui da noi, con quella scossa che,

alle quattro di mattina, non finiva mai, mentre i pia-ni alti delle case erano tutto uno scricchiolare di mo-bili e un tintinnare di lampadari; e con quell’altra,qualche mattina dopo, quando sembrava strano checon un sole così innocente e bello lei facesse tanto lacattiva. Ricorderete tutti quelle immagini che ci te-nevano incollati al televisore, occhi spalancati e cuo-re stretto: sullo schermo, per una volta, non passa-vano i litigi dei partiti, le tensioni internazionali, mauna densa polvere faceva da sola drammatico spet-tacolo, sfumando crolli di edifici in diretta e metten-do la sordina ai gridi – dignitosi peraltro, e contenu-ti – di disperazione di tan-ti: “Abbiamo perso tut-to… noi anche i familia-ri…”. Quando il dolorelancia messaggi così forti,è difficile non rispondere;e molti, o quasi tutti, pen-so, si sono attivati in mo-di diversi per offrire aquegli sfortunati solida-rietà concreta e, non ulti-ma, la preghiera.

Poi la terra ha smessodi ruggire, è arrivata l’e-state e quella polvere si è depositata definitivamen-te; e non ha più irritato, fino a farli lacrimare, nem-meno i nostri occhi. Alcuni di noi però non hanno ri-mosso il problema; superata l’emozione dei primitempi, hanno metabolizzato questo evento attraver-so gli enzimi della carità e della prossimità genero-sa.

Vi voglio raccontare appunto una di queste storie,quella di Sergio, che lavora nel nostro paese e fa par-te della nostra comunità: lui il terremoto non l’ha di-menticato per niente.

Sergio conduce con i fratelli un’azienda meccani-ca nella zona industriale di Torre e un’altra, comple-mentare a questa, in un paese vicino. Lo fa ormai dadiversi anni; da quando, nel 1978, il padre, manu-tentore e riparatore di macchine tessili per una dittatedesca, aveva deciso di mettersi in proprio. Il terre-no per il capannone era stato individuato qui a Tor-

re; Sergio e il fratello erano già abbastanza cresciu-ti per iniziare a collaborare nell’azienda di famiglia(più tardi vi sarebbe entrata anche la sorella) e i tem-pi prospettavano allora buoni mercati per le macchi-ne tessili. Addirittura ottimi, dall’’80 in poi, quandoil padre brevettò un accessorio che potenziò la qua-lità delle macchine tessili e quando l’azienda non silimitò più a fare assistenza e riparazione, ma iniziòa costruire in proprio macchinari nuovi, su progettioriginali. Il cuore, la mente e l’impegno di Sergioerano tutti lì, da mattina a sera; ma questo non gli im-pedì di formarsi una bella famiglia, allietata da tre fi-gli, e di pensare non solo agli ingranaggi meccanici,ma anche a quelli umani: a quelli del prossimo, chequando si scoprivano un po’ bloccati o arrugginiti bi-sognava oliare, riparare, sostituire.

Sergio condividevaquesta attenzione agli altricon la sua famiglia d’ori-gine e con sua moglie: unasintonia di cuori, illumina-ti dalle parole del Vangelo,che li aveva resi aperti e at-tenti alla voce del fratellonel bisogno.

Quando accadde il ter-remoto, a Torre ci fu solospavento; ma dopo pochigiorni, mentre la realtàemergeva sempre più

drammatica, Sergio si chiese se mai qualcuno dei suoiclienti, sparsi in varie parti d’Italia, oltre che all’este-ro, ne avesse sofferto. Si ricordò di una certa “Mani-fattura modenese”, azienda di passamanerie vicino aModena, a cui aveva venduto due macchine tessili dinotevole valore; la seconda era stata finita di pagare ilmese prima. Immediatamente prese in mano il telefo-no; ma nessuno, all’altro capo, diede mai risposta.Sempre più preoccupato, non si arrese: cercò scrupo-losamente su Internet e questa volta un canale si aprì:“Siamo chiusi per terremoto, contattateci”; eall’informazione seguiva un numero di cellulare.

In quei giorni Sergio aveva visto tante immaginidrammatiche ai telegiornali e non era impreparato;ma quando udì al telefono, dalla voce emozionata diuno dei due fratelli titolari della ditta, il racconto delterremoto, un’altra specie di sisma s’impadronì delsuo cuore. L’uomo raccontava che la prima scossa

N

UN PROGETTO SOLIDALE PER S. MARTINO

■ di Anna Zenoni

IL SISMA DEL CUORE

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per loro era stata il grande spavento, ma la secondaera stata la grande distruzione. Quella mattina infat-ti gli operai stavano lavorando sotto il capannone,quando un nuovo, forte sussulto della terra aveva mi-nato la stabilità di un grande pilone centrale: venutoa mancare il perno, il tetto si era afflosciato come icastelli delle carte. Miracolosamente, si può ben dir-lo, operai e titolari erano riusciti a mettersi in salvo:chi, vicino all’entrata, schizzando letteralmente fuo-ri dalla porta, chi riparandosi sotto le macchine tes-sili che, fatte di acciaio robusto, avevano sostenuto ilpeso delle travi precipitate. Solo sua moglie, nell’uf-ficio interno, era stata gravemente colpita: una travedi cemento l’aveva ridotta in coma (lo sarebbe stataper due mesi). “Ma, continuava al cellulare quellavoce sempre più alterata dall’emozione, se il Signo-re me la lascia, appena si riprende la risposo una se-conda volta!”. Era solo affetto o anche la disperatarichiesta di un miracolo? Sergio intuì in quel mo-mento, e le telefonate successive gliel’avrebbero re-so ben chiaro (come il sopralluogo che avrebbe fattodopo un paio di settimane), che le grandi disgrazie,se da una parte portano distruzione e morte, dall’al-tra, stranamente, possono far affiorare, dalle faglieaperte del cuore, il magma migliore dell’uomo, qua-si a lui sconosciuto: abissi di generosità e di amore.Quasi un sisma nel sisma. I giorni successivi lo con-fermarono: alcuni parenti prestarono ai due fratelliun capannone, perché l’attività non si interrompesse,altri fornirono un furgone, altri ancora biancheria eoggetti di prima necessità, perché anche l’abitazione,che sorgeva in campagna, era danneggiata e perico-lante e la famiglia dormiva sotto le tende in giardino.

❊ ❊ ❊

Il giorno in cui Sergio giunse sul posto, Iorio e Gi-no, i due fratelli, lo interrogarono: “Una delle mac-chine liberate dalle macerie non è distrutta, come al-tre, anche se molto danneggiata: si potrebbe ripara-re?”. Sergio in apparenza guardò la macchina, inrealtà vide quello che vi era attaccato – possibilità dilavoro, speranza, solidarietà, rinascita – e scommet-tendo in silenzio su se stesso “Portatemela a Torre”,rispose. Qui da noi, fra luglio e agosto, con un lavo-ro lungo, difficile, molto costoso, in tempi normali

dato per impossibile, la macchina tornò finalmente afunzionare, perché i pezzi di ricambio migliori eranousciti dal cuore fiducioso di Sergio e dalle mani al-trettanto motivate dei suoi operai.

Il giorno in cui Iorio giunse con un mezzo a riti-rarla, come la vide deglutì in fretta, per ricacciare in-dietro un nodo improvviso che gli aveva serrato lagola. Poi disse a Sergio: “Grazie, grazie di cuore,avete fatto davvero l’impossibile. Immagino le ore dilavoro che ci saranno volute. Mi dica dunque quantole dobbiamo, le farò avere la somma al più presto”.L’aveva detto con voce calma, ma le occhiaie profon-de parlavano un altro linguaggio. Sergio lo guardò, ein quello sguardo si concentravano anche quelli disua moglie e dei suoi fratelli, con cui s’era consulta-to. “Se la porti a casa in pace, è il nostro aiuto per ilterremoto”. Due lacrimoni solcarono in silenzio leguance di Iorio. “Lo stato non ci ha ancora mandatoniente, qualche avvoltoio ci ronza attorno” aveva det-to qualcuno di quella famiglia durante la visita diSergio, “ma la solidarietà della gente si sente”.

Questa storia ha toccato il nostro paese, ma non in-vano. Perché ora c’è una seconda macchina estrattadalle macerie che pare possa essere aggiustata, e donLeone ha detto che le cose non succedono per caso:sarà la parrocchia a farsene carico. Il progetto di so-lidarietà che da anni segna la festa del nostro patro-no S. Martino quest’anno si chiamerà “Ora et Labo-ra”, prega e lavora, il grande motto di S. Benedetto.“Ora”, preghiera: alle urgenze della parrocchia delnostro imprenditore destineremo la metà di quantoraccolto attraverso varie iniziative, perché siano ri-dati spazi alla preghiera e all’incontro di comunità.“Labora”, lavoro: ci daremo da fare perché, crisi onon crisi, sia raccolta la somma necessaria per farscendere altri due lacrimoni sulle guance di Iorio: al-la sua macchina tessile sarà riservata l’altra metà.

Iorio da giovane correva in bicicletta insieme aMoser e quando questi, dopo il terremoto, è andato afargli visita, pare abbia convenuto con lui che le pe-dalate più dure sono quelle sui tornanti della vita.

A meno che al traguardo non sia in attesa una don-na cara risvegliata all’esistenza, come sta succeden-do alla moglie di Iorio, e che tiene in mano un maz-zolino di fiori d’arancio.

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DONCARLO ANGELONI

IAO!! Siamo Davide e Damiano, i dueseminaristi che da quest’estate sono aservizio nella vostra comunità e ci re-steranno per l’intero anno. Siamo arri-

vati con l’inizio del CRE e siamo stati accolti ca-lorosamente da don Leone, dagli altri sacerdoti edai giovani dell’oratorio.

Approfittiamo di queste righe per presentarci unpo’.

Stiamo frequentando la seconda teologia in unpercorso di discernimento di due anni che ci vedràcoinvolti a scegliere, non senza il parere dellaChiesa, per l’ammissione al sacramento dell’ordi-ne a maggio del prossimo anno.

Noi, come gli altri nostri otto compagni, venia-mo da storie diverse ed uniche che affondano le ra-dici nella famiglia, negli amici e nella parrocchiae in tutte quelle passioni che hanno animato la no-stra adolescenza come la musica, lo sport e tantoaltro.

Le nostre strade si sono incrociate durante gliIncontri Vocazionali dove una volta al mese ci siritrovava in seminario per pregare e lasciarci in-terrogare dalla Parola di Dio guardando all’oriz-

zonte della vocazione sacerdotale. Questo avveni-va per molti di noi in modalità “top secret”, perchésapete, non è così facile mettersi in discussione difronte ai propri amici e familiari che fino a quelmomento non ti avevano mai pensato in questa“veste e cotta”. Ci vuole coraggio, ma la forza vie-ne dal percepire che il Signore vuole realizzare co-sì, per noi, una promessa di felicità.

Avventura stupenda di ogni vocazione cristiana.Qualcuno di noi ha deciso di proseguire il per-

corso vocazionale con la Scuola Vocazioni Giova-nili, un anno di vita comunitaria, di studio e di pre-ghiera per introdurci alla teologia. Un anno di al-lineamento dei nostri cammini di formazione, tragreco, latino, arte, letteratura, teatro, cinema, spi-ritualità, partite di calcio e giornate del seminarioin alcune parrocchie della diocesi.

Qui abbiamo un importante aneddoto... la vitto-ria a calcio della nostra classe contro i giovani del-l’oratorio di Torre, con doppietta dei suddetti pro-prio in occasione di una di queste giornate del se-minario.

E poi l’ingresso ufficiale in teologia, una comu-nità gioiosa composta da 55 giovani divisi in sei

classi, ognuna con il suocammino, ma anche conmolti momenti comunitari.

Siamo molto contenti diessere a Torre a prestare ilnostro servizio, e siamograti a tutte le persone chein ogni momento ci fannosentire accolti, a partire dadon Angelo, che con gioiaci ospita in casa sua, allevolte sconvolgendo un po’la routine casalinga.

Desiderosi di vivere que-sto tempo insieme con voi,vi chiediamo, in comunio-ne con noi, una piccola pre-ghiera quotidiana per i no-stri cammini, per le voca-zioni in germe e per i vostripreti.

Damiano e Davide

CDAL COLLE ALLA TORRE

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■ di Anna Zenoni

LITURGIA DELLA PAROLA: ASCOLTARE

ampada per i miei passi è la tua paro-la,luce sul mio cammino” (Sal118,105).

Dopo il Concilio Vaticano II, non c’èazione liturgica celebrata dalla Chiesa che non com-prenda la liturgia della Parola. Perché questo?

Perché la Chiesa, riflettendo su se stessa, ha ricu-perato il valore originario e fondamentale dell’a-scolto: quando il popolo di Dio si riunisce per cele-brare o pregare, deve essere prima di tutto una co-munità in ascolto, secondo l’invito rivolto da Dio,fin dagli inizi, al suo popolo: “Ascolta, Israele”.Ogni assemblea cristiana, cosciente di questo, sa cheè stato Dio a chiamare, a convocare; sa che la sal-vezza non è una conquista umana, ma un suo donolibero e gratuito, che Egli ogni volta comunica at-traverso le sacre parole della Scrittura. “Dio invisi-bile, nel suo grande amore, parla agli uomini comead amici e si intrattiene conloro, per invitarli e ammet-terli alla comunione consé”, si afferma nell’impor-tante documento conciliare“Dei Verbum”.

I cristiani riconoscono eprofessano la presenza diDio in questa parola: quan-do essa viene proclamatanell’assemblea, ognunodovrebbe essere consapevo-le che non si tratta di semplice memoria sacra. In queimomenti, attraverso parole umane, è Dio stesso cheparla ancora al suo popolo: “è lui che parla, quandonella Chiesa si leggono le Scritture (“SacrosanctumConcilium”, n. 2). Ecco allora l’importanza restituitadalla Chiesa alla liturgia della Parola: che, insiemealla liturgia eucaristica, costituisce una delle due par-ti fondamentali della messa, di uguale importanza:mensa della Parola e mensa del Pane spezzato.

Concentriamo ora la nostra attenzione sulla mes-sa domenicale. Qui la liturgia della Parola trova spa-zio nella prima parte della celebrazione, subito dopoi riti d’introduzione, quando ognuno, rimosso quan-to umanamente può appesantirlo o distrarlo, e lietoper quanto di buono può scoprire in sé per offrirlo aDio, cosciente di essere suo popolo, è nelle condi-zioni giuste per predisporsi all’ascolto. Vi è un luo-go specifico verso cui far convergere l’attenzione:

l’ambone, che, a un cuore aperto alla fede, può ri-chiamare le cime del Sinai o le sommità dei montievangelici, quello delle Beatitudini o il Tabor; e pri-ma di tutto il Calvario che, se non era proprio unmonte, aveva però in sé le pietre più importanti perla storia dell’umanità.

La prima ad essere proclamata, in genere, è unalettura tolta dall’Antico Testamento: perché possia-mo riascoltare la voce di quel Dio che, come avevainvitato Abramo ad uscire dalla sua terra per affidar-si al suo progetto, così indica anche a noi la patriaceleste come traguardo del nostro pellegrinare. Laseconda lettura è sempre tolta dal Nuovo Testamen-to: Atti, Lettere apostoliche e Apocalisse sono tuttiuna celebrazione di quel Cristo, che è il fulcro dellanostra vita e della nostra fede. L’ascolto allora di-viene attivo, perché ad entrambe le letture rispon-diamo: “Rendiamo grazie a Dio”, riconoscendo in

quelle parole il luogo dellasua presenza. Il salmo re-sponsoriale, che intervallale due letture ed è letto dalsalmista, è in genere diretta-mente connesso con la pri-ma; anche attraverso il ri-tornello, recitato o cantatodall’assemblea, è la nostrarisposta orante ad essa; cosìcome il successivo Alleluja,prima del Vangelo, può an-

nunciare il brano che sarà proclamato.Il Vangelo è il cuore della liturgia della Parola; in

un ciclo di tre anni si leggono, uno per anno, i treevangelisti sinottici (Matteo, Marco, Luca), mentrea Giovanni sono riservati momenti specifici in ognianno liturgico, in particolare nel tempo pasquale. E’richiesta la massima attenzione all’ascolto del Van-gelo, a cui viene tributato il sommo onore, anche consegni eloquenti come, nelle celebrazioni più solen-ni, l’incensazione dell’evangeliario, i ceri e il baciodel ministro dopo la proclamazione. I fedeli ascolta-no infatti in piedi, tracciando inizialmente tre picco-li segni di croce su fronte, bocca, petto, perché inciascuna di queste tre dimensioni umane entri – a il-luminare, rafforzare, santificare- quella “Parola delSignore”, che, insieme a “Lode a te, o Cristo”, è laforte acclamazione comunitaria di fede al terminedel brano. (Continua)

“L

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IL SENSO E I CONTENUTI DELLA FEDE

LA LIBRERIA CONSIGLIA

■ a cura di Rodolfo De Bona

Pontificio Consiglio per la Promozionedella Nuova Evangelizzazione

L’ANNODELLA FEDE

San PaoloEuro 4,90Piccolo sussidio, natoda una riflessione co-mune che ha impe-gnato teologi, respon-sabili della catechesi eparroci. I suoi cinquecapitoli spiegano consempl ice bel lezza

aspetti diversi della fede, che rischia di inaridirese non diventa preghiera: I. La fede come rispo-sta a Dio che si rivela. II. La fede professata. III.La fede vissuta. IV. La fede pregata. V. Propostadi celebrazioni liturgiche. “Un aiuto per tutti a ce-lebrare l’anno della fede con intensità” (monsi-gnor Rino Fisichella).

Benedetto XVILA GIOIA DELLA FEDESan Paolo Euro 9,90Giuliano Vigini, docente allaCattolica, scrittore ed editoreha curato questa raccolta an-tologica degli scritti di Bene-detto XVI in vista dell’Annodella Fede, che inizierà l’11 ot-tobre prossimo, 50° anniver-sario del Vaticano II, per ter-minare il 24 novembre 2013,

festa di Cristo Re dell’Universo. Scritti ed omelie so-no stati ordinati secondo i seguenti temi: 1.Dio Pa-dre 2. Gesù Cristo 3. Lo Spirito Santo 4. La Chie-sa 5. La Vergine Maria 6.I Sacramenti 7. La vitaeterna. Abbiamo letto attentamente questi scritti eomelie del Papa, come sempre di rara bellezza.

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Vaticana Editrice - Euro 11,90

Redatto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è diviso in 4 parti: Parte prima: la pro-fessione della Fede (il Simbolo) – Parte seconda: la celebrazione del Mistero cristia-no (liturgia e sacramenti) – Parte terza: la vita in Cristo (le virtù, il peccato, i 10comandamenti) – Parte quarta: la preghiera del credente (il “Padre nostro”). “Il suocontenuto, ben articolato e rispondente alle indicazioni dei Padri Sinodali, rispecchiafedelmente l’insegnamento del Concilio Vaticano II e si rivolge all’uomo di oggi pre-sentandogli il messaggio cristiano nella sua integrità e completezza”. (Giovanni Pao-lo II, discorso di approvazione del 25 giugno 1992). E’ un testo fondamentale per lanostra fede, che non dovrebbe mancare in alcuna famiglia.

Anselm Grun, benedettino LA FEDE DEI CRISTIANI

Ybuc San PaoloEuro 7,90Qual è il nocciolo della fe-de cristiana? Che cos’han-no in comune i cristiani conbuddisti, ebrei, indù o mus-sulmani? Che cosa li di-stingue? Alla domandasull’essenza del cristiane-simo Romano Guardini dàquesta risposta: l’essenzanon è una dottrina partico-

lare, ma una persona: Gesù Cristo. Nel suo piccololibro l’autore svolge questo tema con la profondità, lamaestria e la gradevolezza di sempre.

Bruno Forte, teologo, arcivescovometropolita di Chieti-Vasto

PICCOLA INTRODUZIONEALLA FEDE

San PaoloEuro 8,50…”Perciò, volendo parlare diDio raccontando il Suo Amoree, al tempo stesso, volendo ar-gomentare pensando a ciò chequesto racconto dice alla no-stra quotidiana fatica di essere

uomini, il Simbolo si offre come una traccia bre-ve e densa, che evoca la storia trinitaria dell’uni-co Dio, nel quale crediamo, e ci apre a farneesperienza nelle umili e quotidiane storie del no-stro cammino. Seguire il racconto del Simbolo epensarne il significato per la nostra vita e per lastoria del mondo è il compito che l’itinerario di ri-flessione e di preghiera qui proposto vorrebbeassolvere…”

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Concluso il campionato scorso in modo più chesoddisfacente, rischiando perfino i play-off per il

salto di categoria, la squadra di calcio La Torre que-st’anno ha iniziato molto bene. Tant’è che, con unpaio di vittorie in trasferta, ora si trova in alto, nelleprime posizioni della classifica.

Anche nella Coppa Lombardia si è qualificata perle successive eliminatorie. Coraggio! I tifosi sono fi-duciosi e si augurano che continui così per tutto ilcampionato.

Asettembre è stato aperto il nido La Girandola, aTorre Boldone in via Tasso. E’ un servizio educa-

tivo e sociale che concorre con le famiglie alla cre-scita e alla formazione delle bambine e dei bambinidi età compresa tra 3 mesi e 3 anni. Modalità orga-nizzative, orari di apertura e di frequenza diversifi-cati sono definiti in relazione alle esigenze delle fa-miglie e al progetto educativo.

Gli ambienti sono raccolti e pensati per favorire ilbenessere e l’espressione delle potenzialità delbambino e per accogliere l’adulto. Per i bambini piùpiccoli (dai 3 ai 18 mesi) per permettere moltepliciesperienze vi sono l’angolo morbido, l’angolo moto-rio con il mobile primi-passi, il cestino dei tesori, igiochi di scoperta. Gli spazi destinati ai bambini piùgrandi (dai 18 ai 36 mesi) sono pensati per favorirelo sviluppo dell’autonomia, la sperimentazione delleabilità motorie, la promozione dellasocializzazione, l’esplorazione diattività espressive e lo sviluppo del-le competenze simboliche attraver-so il gioco.

(Per informazioni è possibilechiamare nelle ore pomeridiane ilnumero 3426613311).

L’Associazione Infanzia e incontriha organizzato una festa nel

parco di viale delle Rimembranze ilgiorno 29 settembre per evidenzia-re 10 anni nella casetta del parco e16 di impegno vissuto con passio-ne ed entusiasmo. Per questo moti-vo allestimento di spazi, proposte diattività allettanti per i bambini epoi... “sorella pioggia” ha voluto par-tecipare alla festa!... Ma le organiz-zatrici non si sono arrese, così pu-re i genitori e i bambini che e i ra-

gazzi-giocolieri che hanno dato spettacolo nel prato.La consueta atmosfera di cordialità e confidenza hatenuto compagnia ed i buonissimi dolci internazio-nali preparati dalle mamme di tutto il mondo hannodeliziato i presenti. Non sono mancati gesti di gene-rosità per sostenere le attività dell'Associazione, cherivolge un caloroso “grazie” a tutti coloro che ac-compagnano l’impegnativo ma interessante cammi-no che ha come finalità il benessere dei bambini edelle loro famiglie.

Anche quest'anno l'Associazione San Martino or-ganizza le tre settimane dedicate all'Anziano

con un programma molto ricco e promettente. Oltreai vari tornei di bocce e carte, giovedì 15 novembrealle ore 15,30 avrà luogo un’assemblea con la rela-zione del Dott. Giovanni Viganò e il dibattito su: “Sti-li di vita – invecchiare conservando la salute”.

Come da tradizione le tre settimane avranno la lo-ro conclusione sabato 24 novembre con il concertolirico, accompagnato al piano dal Maestro SamuelePala. Durante l'intervallo del concerto le Autorità lo-cali presenti procederanno alla premiazione dei vin-citori dei tornei.

Abbinata alle tre settimane, domenica 16 dicem-bre avrà luogo la tradizionale gita, che quest'annoporterà i partecipanti alla ridente cittadina lacustre diSirmione.

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a cura di don Angelo F., Davoli A. e Renato T.

LA TORRE CALCIO - NUOVO ASILO NIDOINFANZIA E INCONTRIASSOCIAZIONE SAN MARTINO

Serata con “L’Anghelion Choir”

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•La mostra sul campanile

• Incontro con le suore

del Bambin Gesù

•La processione

dell’Addolorata

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Di fronte a una grande folla di testimoni anche noi corriamo decisamente nel sentiero che Dio ci propone

(lettera agli Ebrei 12,1)

I GIORNI DEI SANTI E DEI MORTI

(Ex voto conservato nella Chiesa della Ronchella)