Periodico di informazione culturale curato dall ... · Il paese di Camairago è la prima sosta....

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Oltre il Confine n.4 rivista a cura dell’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba 1 Periodico di informazione culturale curato dall’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba Oltre il confine n4. Rivista telematica a cura dell ’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba

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Oltre il Confine n.4 rivista a cura dell’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba1

Periodico di informazione culturale curato dall’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba

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EditorialeEditoriale

Sommario

Lo Staff di Dal Tramonto all’Alba declina ogni respon-sabilità, sul contenuto degli articoli redatti dai colla-boratori o sulle foto inviate.

Copertina: Massimiliano Lo Cicero

OLTRE IL CONFINERivista telematica a cura dell’Associa-zione Cuturale Dal Tramonto all’Alba

Anno II° N.ro 4

Direttore testata: Massimiliano Lo Cicero

Progetto grafico: Massimiliano Lo Cicero

Collaboratori n.4: Stefano Tansini,Stefani Ferrari, Paolo Poli

Pubblicità: [email protected]

Questa rivista telematica non rappresenta una testatagiornalistica in quanto viene aggiornata senza alcunaperiodicità. Non può pertanto considerarsi un prodottoeditoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

- REPORTAGE SULL’EVENTO CULTU-RALE “IL BASSO LODIGIANO TRASTORIA E LEGGENDA a cura di StefanoTansini

- REPORTAGE SUL 4° MEETING “DAL-TRAMONTOALLALBA.IT” a cura di Ste-fania Ferrari

- INDAGINE “CROP CIRCLE DI RAN-ZANO” a cura di Paolo Poli

Per non appesantire troppo il file, la qualità delleimmagini è stata abbassata, per cui si consiglia unavisualizzazione non oltre al 100%

Siamo arrivati al quarto capito di que-sto importante veicolo divulgativo,prodotto e curato dalla nostra Associa-zione. “Oltre il Confine”, oramai dadue numeri a questo parte è cambiatounicamente nei contenuti ma non nel-la sua forma: infatti non pubblichere-mo più gli articoli redatti dai nostriSoci, materiale consultabile all’interodelle pagine e delle sezioni di“Daltramontoallalba.it; la rivista tele-matica sarà il mezzo con cui l’Asso-ciazione intende promuovere l’infor-mazione sulle indagini intraprese e glieventi culturali realizzati. Un connubiodi informazione a cui la DirezioneEditoriale punta oramai da parecchiotempo. Un’altra decisione molto im-portante è stata quella di lasciare laconsultazione della rivista fruibile atutta l’utenza web, rinunciandoall’esclusività indirizzata unicamenteagli Associati. Questo perché abbiamocompreso l’importanza e l’efficacia diquesto nuovo metodo di informazio-ne, da subito molto gradito dal grandepubblico. La rivista in questo numeropropone una delle più imponenti in-dagini mai realizzate dall’Associazio-ne, indagine durata quasi un anno.Condotta in prima persona dal nostroSocio Paolo Poli, con la collaborazio-ne del ricercatore Fabio Benedet, essadocumenta in maniera esaustiva emeticolosa il caso di “Crop Circe” ri-scontrato in un campo di Ranzano(PN) il 1 giugno 2005. Il documentorealizzato vede la stesura di una gene-rale panoramica sul fenomeno

ufologico dei Crop Circle e l’analisidettagliata del caso in questione. Sonostati effettuati rilievi sul campo, foto-grafie e planimetrie del crop ma an-che analisi chimiche condotte in labo-ratorio sui terreni e i campioni di spi-ghe raccolte e conservate. La secondaparte della rivista è dedicata aireportage riguardanti gli eventi cultu-rali condotti nell’appena trascorsa sta-gione invernale dall’Associazione,eventi molto importanti che hannoconfermato ancora una volta il note-vole gradimento e l’elevata partecipa-zione dei nostri Soci ed utenti. Il pri-mo è stato una sorta di viaggio a tappealla scoperta dei luoghi e delle leggen-de del Basso Lodigiano; coordinato dalnostro Socio Stefano Tansini e tenuto-si il 18 dicembre 2005, ha visto la par-tecipazione di molti interessati, con-dotti, in un’assolata domenica inver-nale, nei posti più magici e misteriosidel basso logidiano. Il secondoreportage, curato da Stefania Ferrari,documenta il 4° Meeting “Daltra-montoallalba.it”. Sicuramente il mi-glior meeting mai realizzato, effettua-to il 22 Aprile al Castello diGropparello (Gropparello – Piacenza);di questo non vi svelo nulla ma vi in-vito a leggere con attenzione ilreportage, forte di moltissimi scattieffettuati in quella favolosa serata. Nonposso che elogiare il lavoro svolto e itraguardi raggiunti dall’Associazionein questi ultimi mesi, obiettivi a cuinon saremo sicuramente giunti senzal’instancabile lavoro di squadra deinostri Associati: “Lunga vita all’As-sociazione Culturale Dal Tramontoall’Alba!”

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a cura di Stefano Tansini“Eventi Culturali”

a nebbiosa campagna del Basso Lodigiano è un fertile terreno perl’immaginazione. L’atmosfera impareggiabile creata da una foschia on-

nipresente, capace di permeare la pianura anche nelle afose giornate estive, hail dono di evocare incessantemente, incubi e visioni oniriche, paure ancestrali epiacevoli ricordi. A suo modo, è un luogo magico, una sorta di camera dellemeraviglie dove eventi, persone, vestigia del passato e aneliti del presente sitramutano in mito.Quelle che ancora oggi si tramandano sono favole d’altri tempi, affascinanti eterribili, popolate di fantasmi e indefinite paure, dettate da un profondo senti-mento religioso, legittimate dalla memoria di eventi storici plasmati dalloscorrere del tempo e dall’immaginazione. Alcuni racconti sono così radicatinelle terre della Bassa e tanto cari alla sua gente da riuscire a valicare l’effimeroconfine che separa l’immaginazione dalla fantasia, generando un vago senso diattesa e un indefinito desiderio di vedere concretizzati gli aspetti più poetici e“magici” delle memorie di cui si fanno portatori.Una giornata riscaldata dal pallido sole di dicembre, un gruppo di personeaffascinate dalla seduzione del mistero, la curiosità alimentata da sconosciutiscampoli di storia lodigiana e il viaggio attraverso i borghi della Bassa,

percorrendo strade che spingono oltre quel confine sottile che separa larazionalità dall’inspiegabile, si innalza da una dimensione puramente

materiale, sconfinando nei distesi campi dell’ignoto e dell’accat-tivante fascino di tutto ciò che è mistero.

Il paese di Camairago è la primasosta.

Meta preferita di passeggiate dome-nicali e scampagnate in bicicletta,l’intera zona dove sorgeva l’anticofeudo dei Borromeo è un suggestivo etranquillo scorcio di Pianura Padana,tipico spaccato della valle dell’Addadove silenzio ed incantevoli scorci siimpongono dominatori.La rilassante atmosfera di questi siti èperò bugiarda dei trascorsi storici siadel paese che del suo territorio e unpassato nobile e nobilitante si celaall’ombra delle antiche mura del bor-go, mentre una strana ed indefinibileatmosfera sembra pervaderne le stradeed i campi.A Camairago, la percezione di eventimiracolosi risale ad ere lontane e giànel ‘200 era vivo il ricordo di unoscomparso edificio di culto ubicatonelle vicinanze del centro abitato, unaprimitiva chiesa presso la qualesgorgava un’antica fonte alla qualeaccorrevano i fedeli per implorare allaMadonna la guarigione dei propri mali.Relegato ad una sorta di passato senzatempo, questo scomparso luogo di

devozione vennerivestito di con-

Il Basso Lodigiano trastoria e leggenda

L

Il Basso Lodigiano trastoria e leggenda

Castiglione d'Adda

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“Eventi Culturali”notati quasi mitici e lo stesso veri-ficarsi di “miracoli” per intercessionemariana assunse un’aurea quasi favo-listica. Tuttavia, un vago sentore direverenziale rispetto non abbandonòmai chi si trovava a transitare in queiluoghi... Poi, nell’agosto del 1861, leantiche leggende tornarono a vivere:una nuova fonte iniziò a sgorgare inprossimità dell’antica pieve e nuovemiracolose guarigioni ripresero adavvenire.Difficile crederlo, ma, abbandonandoil Santuario della Madonna dellaFontana, l’improbabile possibilità cheeventi inspiegabili, suffragati anchedalla testimonianza offerta dallacronaca, si siano realmente verificati,è idea che solo con fatica abbandonala mente, vanamente ricacciata dalricorso alla ragione, e l’immagine dellapiccola cappella mariana non riesce afuggire il suo status di ammonimentoreale del mistero racchiuso in queiluoghi.Un mistero accresciuto, piuttosto chefuggito, dalla consapevolezza che altree ancor più inimmaginabili testimo-nianze di fede – l’impronta del piededel Cristo conservata nella chiesaparrocchiale di Cavacurta e il sacro re-liquiario di Meleti – sono gelosamentecustodite nel seno di una terra moltopiù oscura e suggestiva di quanto ilsonnolento aspetto esteriore potrebbefar trasparire.Le terre del Basso Lodigiano costi-tuiscono un territorio pianeggiantedove solo rari fazzoletti di terrenorialzato contribuiscono a spezzare la

piacevole monotonia di una terra dallaquale le alture sono bandite. Un luogodi grandi spazi, dove difficilmenteostacoli naturali costituiscono unintralcio alla vista e dove nessun luogoè segreto. A ridosso del vicino ter-ritorio cremonese, in prossimità dellasponda occidentale dell’Adda, esisteperò una località che, posta ai marginidelle più trafficate arterie di comu-nicazione, protetta da un impene-trabile scudo di alberi e dal lentoincedere del fiume, ha fatto del proprioisolamento lo strumento principe conil quale serbare all’interno delle sueataviche mura una favolosa leggenda.Maccastorna è un piccolo paese le cuivicende storiche trovano la loroestrema sintesi nell’antico castello cheancora troneggia sull’abitato circo-stante, un monumento carico di inde-scrivibile fascino, catalizzatore capacedi alimentare incessantemente unindefinibile senso di mistero e reveren-ziale timore, la cui mole e il senso disacra vetustà che trasuda dalle murasecolari, da sole, bastano ad essere pre-testo per antiche storie, a far ger-mogliare spettrali racconti e adarricchire le dicerie del luogo conconnotati misteriosi e sovrumani.Tra le ombre della rocca è nascostaun’antica cavità, ora chiusa, nellaquale trovavano “sepoltura” i cadaveridelle vittime di sanguinosi ed este-nuanti assedi, un cunicolo ricoperto dispade e lame taglienti, tali da straziareorrendamente le carni degli uomini.Tra gli anziani contadini del luogo c’èchi giura che lugubri e lamentose voci

provengano ancora dai bui recessi delcastello, da quella cavità un tempo notacome “Pozzo delle Spade”…Forse la leggenda dei macabri ululatidei dannati è però racconto che nonimpressiona più al giorno d’oggi, forsesi tratta di null’altro che una particolareforma di folklore locale, ma una benpiù terribile, reale leggenda aleggia sulcastello di Maccastorna e sfida aperta-mente l’umana comprensione.E’ una storia che affonda le proprieradici in un passato lontano, fascinosoed inquietante, una storia formata daelementi vari ed eterogenei: fiduciatradita, il sacro vincolo dell’ospitalitàvilmente calpestato, anime inquietedesiderose di vendetta, lugubri rumorinotturni che interrompono il sonno dei

San Fiorano

Madonna della Fontana

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vivi. Una storia che nessuno, pur sfidando apertamente la realtà dei fatti, ammettecome possibile. Una storia che si insinua subdola nella coscienza di chi sisofferma ad osservare, anche per un solo istante, l’imponente mole del castello…Immersi nella placida quiete dei campi lodigiani – ormai distanti sonoMaccastorna ed il suo castello – ancora persiste la fioca immagine mentale diuno spirito dannato, dello spettrale ululato del vento e degli spasmi disperati dicoloro che nella rocca del Belpavone hanno trovato la morte. Ma osservando ilpanorama di una campagna silenziosa, immagine visibile di una ben più nascostadimensione, altre ed incalzanti leggende si rincorrono nella mente di chi, estraneoa questi luoghi, entra, a poco a poco, in armonia con questa terra e la sua anima.Il mistero di un bambino scomparso, inghiottito dalle acque melmose di uncanale irriguo e mai più ritrovato, la favolosa Cerva d’Oro, mitica creaturaemblema di una natura primigenia ora scomparsa, gli echi lontani di un paesesommerso dalla furia del vecchio Eridano, la favolosa tradizione di tesori sepolti,il fascino di cimiteri abbandonati, perduti, riscoperti e, soprattutto, il malsano epaludoso regno del drago Tarantasio sono un retaggio culturale imponente,capace di permeare l’animo anche di coloro che non sono originari del BassoLodigiano.Persi tra questi pensieri si avvicina la penultima tappa del viaggio…San Fiorano è un tranquillo paese. Immerso nella placida campagna padana èun luogo ai margini della grande urbanizzazione, dove è ancora possibile trovarescorci di verde e luoghi di piacevole riposo, ma il tranquillo paesaggio di oggiè radicalmente diverso dall’aspetto severo, a tratti selvaggio, che l’intera zonaaveva sul finire del Settecento, uno scenario aspro e carico di decadenza di unaSan Fiorano ormai scomparsa.Il semplice dato naturale e paesaggistico non è però sufficiente, da solo, a dareragione della leggenda di un misterioso demone difensore del paese. Come lagran parte delle storie e dei racconti che si tramandano nelle terre del BassoLodigiano, il fumoso racconto di un fantasmaeroe si pone sulla sottile linea diconfine che separa l’immaginario dal reale ed i trascorsi storici di questi luoghisono imprescindibili supporti per meglio calarsi nella realtà degli eventitramandati…Con toni forse eccessivamente eroici, è ancora ricordata tra le genti della Bassa,una battaglia che vide fronteggiarsi quattromila granatieri francesi ed unmanipolo di austriaci. L’immaginazione popolare ha da subito arricchito questoscampolo di storia quasi sconosciuto con aneddoti ed episodi che, col tempo,hanno saputo mutarsi a tal punto da assurgere al rango di vere e proprie cronacheleggendarie: sconfitti gli austriaci, una manciata di francesi sbandati si diresse

con nemiche intenzioni verso l’abitatodi San Fiorano, ma un “qualcosa” dispaventoso e spettrale li terrorizzò atal punto da indurli ad una precipitosafuga: il fantasma di un soldato romano,con gladio sguainato e ghigno demo-niaco, si frappose tra le truppe straniereed il borgo, salvandolo.Racconto improbabile, certo.Ma abbandonando il paese, il fascinodi una favola senza tempo, di un aned-doto reale che, rivestito di una compo-nente soprannaturale, trasporta informa mitica piccoli scampoli di unastoria locale altrimenti condannati ascomparire nel nulla, è piacevolecompagno di strada mentre il pallidosole invernale inizia a scomparireall’orizzonte.Il viaggio sta giungendo a termine, maancora una storia merita di essereraccontata.La storia di una semplice contadinache, deposti gli i poveri abiti dellagente del borgo ed ingentilitasi con-volando a nozze con un nobile signore,mai tentò di celare le proprie umiliorigini, esaltando i propri umili natalinel momento di congedarsi dall’esi-stenza materiale.L’imponente scenario della sua vita,passata e attuale, è il maestoso castellorinascimentale di Castiglione d’Adda.Lei, Eleonora, è spirito benevolo chepacificamente convive con chi ancoradimora su questa terra unito allespoglie mortali, presenza appenaavvertibile tra il frusciare del vento, leombre della notte ed il maestososilenzio di una struttura secolare.Maccastorna

Dr. Stefao Tansini

“Eventi Culturali”

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d anche un altro meeting è andato, e ormai di controfiletti e quaglie rimanesolo il ricordo.

Rimane il ricordo di una giornata passata in allegria, insieme a persone magnifiche.Rimane il ricordo di un posto splendido in cui l’arte e la storia ancora la fanno dapadrone e non sono stati sopraffatti dal mondo moderno.E per tenere vivo in noi questo ricordo vi scrivo una bella favolina, che già miimmagino, in vecchiaia, raccontare ai miei nipotini prima di dormire.C’era una volta, un’associazione che si chiamava Dal Tramonto All’Alba, il cuiconsiglio direttivo, formato da Michele, presidente, Maxim, vice presidente, Laura,segretaria, e Valeria, consigliere, organizzava di tanto in tanto, con grande impegnoe passione, delle gite in luoghi magici, castelli che attraverso i secoli avevanomantenuto il loro splendore, che ancora raccontavano la loro storia…spessoattraverso i loro inquilini millenari.Oggi vi racconterò di Gropparello, di quello che fu il quarto meeting.La giornata era perfetta, il sole splendeva accompagnato ogni tanto da una leggerabrezza che completava lo splendido quadretto di questo paesino collinare.Le prime ad arrivare, in largo anticipo lo ammetto, fummo io, Nakta, Fait e Lorenae già da parecchio tempo in noi era forte l’emozione per il pensiero di rincontrarevecchi amici e di conoscerne di nuovi. In attesa del grande evento quindi ci

4° Meeting Dal tramonto all’Alba“Sabato 22 Aprile 2006 Gropparello - Sulle tracce del fantasma di Rosania”

soffermammo al bar del castello, omeglio al loco di ristoro (da nonconfondere con il loco di decenza) doveuna gentilissima signora ci propose unitinerario dei castelli adiacenti peroccupare il tempo che ci separavadall‘ora x. Ma noi no: volevamogodercela a pieno questa attesa, conl’adrenalina che cresceva sempre di piùcon il passare del tempo.E finalmente in lontananza, tra lefrasche, apparirono i primi due volti noti:DaKaron e Uriel. E questo ruppe ilghiaccio: le emozioni fluirono ecrearono la giusta atmosfera per lagiornata. Poi, come si dice, quando si èfelici il tempo passa in fretta, e conl’arrivo di Alpnu, P.P. e P.F. si stavacreando già un bel gruppetto, e le

a cura di Stefania Ferrari

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“Eventi Culturali”

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discussioni si facevano sempre più interessanti. Una tra le tante la spiegazione daparte del caro P.P. dello spiritismo kardeciano, che prese quasi la forma di unalezione universitaria da come eravamo tutti presi dalle parole dell’uomo con ilnome cacofonico.A distrarci ogni tanto solamente urla di bambini. All’inizio non capivamo da dovequeste potevano arrivare, ma soprattutto non capivamo cosa tormentava questepovere creature. Poi, seguendo il suono, ci affacciammo alla staccionata che davasul dirupo che circonda il castello, ed in mezzo ai campi collinari notammo unfolto gruppo di bambini vestiti con casacche ed elmetti in stile medioevale chesimulavano una battaglia di altri tempi, guidati da due uomini, anch’essi in vestida combattimento, che con questo pretesto insegnavano ai piccoli visitatori lastoria dell’assedio al castello. Risolto il mistero delle urla, e mentre si continuavanodiscorsi degni di alte cattedre universitarie, arrivò anche il consiglio direttivo: èora di mettersi al lavoro.Mentre Laura e Valeria accoglievano i partecipanti fornendoli di badge, e mentreMichele e Maxim si occupavano degli ultimi dettagli, io e P.P., attrezzati di walkietalkie, ci posizionammo davanti al castello per dirigere le persone al puntod’incontro.In poco tempo la lista è al completo: 49 baldi giovani pronti all’avventura.Il nostro viaggio verso altri tempi questa volta iniziò con un aperitivo a base di unbianco frizzante dei colli piacentini e grana padano, per cercare di calmare l’esigenteborbottio dei nostri pancini. Arrivati al ristorante però ci rendemmo subito contoche quel minimo di attesa aveva un suo perché. Enormi tavolate illuminate quasiesclusivamente da candele riempivano la loggia dove su un lato padroneggiavaun bellissimo camino, e sparsi qua e là per le pareti si trovavano plafoniere aforma di scudo e ricoperte di foglie da cui uscivano rumori e suoni di vita d’altritempi. Sul tavolo, oltre a candelabri rotanti e posate agevoli, la cosa che più micolpì furono i bicchieri in ferro, che insieme alle cameriere in stile medievale, coni loro vestiti bordeaux e i grembiuli e i cappellini bianchi, creavano la giustaatmosfera del passato. Ma veniamo al menù: chi mai potrà scordarsi quelcontrofiletto di manzo lardellato in guisa di quaglia! Ma anche il restoammettiamolo era tutto molto buono: una vera cena da signori del castello. Finitila buona carne e il buon vino, calate le tenebre ed apparso il cielo stellato, arrivòfinalmente il momento della visita al castello e ai suoi misteri. Imboccammo alloratutti insieme lo stradellino illuminato da fiaccole che conduce direttamente davantial castello, guidati dal proprietario ed abitante (diciamo quello in carne ed ossa)del castello di Gropparello. Davanti alla facciata illuminata della struttura il silenzioscese tra di noi, mentre attendevamo che il signor Gianfranco Giorgio Gibelliilluminasse le nostri menti con storie e misteri. E già dalla facciata il castellocomincia a raccontare la sua storia. Infatti sopra il ponte levatoio vi è un bassorilievocon una rappresentazione che a prima vista può sembrare semplice ma che inrealtà cela il primo mistero della nostra serata. La raffigurazione mostra un cavaliereche vince su un drago che, letta in chiave cristiana, potrebbe rappresentare SanGiorgio, quindi la vittoria dell’uomo sulla bestia. Ma ci sono alcuni particolariche magari alla prima occhiata non risaltano e che celano un significato nascosto,come per esempio i 7 spettatori in alto a destra e gli uomini con lo scudo che,come spiegò il signor Gibelli, rilevano radici templari del bassorilievo.Già affascinati da questa prima spiegazione superammo il ponte e ci trovammoall’interno del cortile, dove, come spiegò sempre la nostra guida speciale, scorrendo

“Eventi Culturali”

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con lo sguardo tutt’intorno si notano i vari passaggi del castello, le varie ere in cuiè stato costruito. E dal punto in cui ci trovavamo si vedeva benissimo la torre,l’ultimo rifugio per gli abitanti quando i nemici riuscivano a entrare nel castello.Ed è proprio per colpa di questi attacchi, ma soprattutto delle truppe che in questocastello si rifugiarono durante la seconda guerra mondiale, le quali spesso evolentieri nel lasciare il luogo portavano con sé qualche ricordo, che nel castellonon c’è più nessun mobilio originale, il quale è stato sostituito dallo stesso padronedi casa da mobili con altrettanta storia alle spalle, che però non appartengono aquel luogo.Questo splendido cortile, fece da cornice anche a quello che tutti noi stavamoaspettando: la storia di Rosania.Rosania Fulgosio, nel 1200, era una giovane ragazza che fu costretta a sposarsicon Pietrone da Cagnano, signore dell’omonima rocca, ovvero quello che oggi èconosciuto come il castello di Gropparello. Un giorno successe però che Pietronedovette abbandonare la giovane moglie per seguire il suo esercito sul campo dibattaglia. Privo del suo signore però il castello venne ben presto attaccato danemici capitanati da Lancillotto Anguissola, che tra le mura del castello trovòRosania, sua amata di un tempo negatagli solo dalla diversa estrazione sociale.Solo una notte per coronare quel sogno tanto agognato da entrambi poi Lancillottofu richiamato dai suoi doveri di guerra. Pietrone tornò al suo castello e venne asapere del tradimento, ma non disse nulla: costruì in gran segreto una stanza nelsotterraneo che diventerà la futura “tomba” della sfortunata Rosania. Ancora ogginon è stata trovata quella stanza, è forse è per questo che lo spirito di Rosania ditanto in tanto si fa sentire, e a volte anche vedere. Ma per questo racconto dovemmoattendere ancora un po’.Infatti la nostra visita continuò all’interno del salone delle feste. Già appena entratisi viene avvolti dall’energia di questa stanza dove si consumavano gli sfarzosiballi dei tempi andati, e man mano che il padrone di casa spiegava che il soffittoera puntellato di sferette d’oro così che con il riflesso della luce delle candelecreava l’effetto di un cielo stellato, che quando gli uomini si riunivano a discuteredi affari le donne si ritiravano sui seggiolini di pietra di fianco alle finestre aricamare, si capiva sempre di più la vita di allora e sembrava proprio di esserciimmersi completamente.Quasi a volerci risvegliare da questa magia il signor Gibelli ci invitò a seguirlonella seconda stanza, la sala da pranzo, dove il protagonista assoluto era il caminointeramente di stucco carico di simbologia: l’unica cosa originale rimasta delcastello, l’unica cosa che ci aiuta a capire un po’ di più la storia di questo magicoposto. Ma è già tempo di passare alla terza stanza, quella che una volta era lacamera da letto e che ora è stata trasformata in stanza da musica. Colpisconosicuramente gli antichi strumenti che riempiono questa stanza, come l’arpa e ilmagnifico pianoforte a coda, e anch’essi vibrano ancora, nel vero senso dellaparola, di tutte le emozioni di cui sono stati protagonisti.Passando per varie altre piccole stanze, tornammo nel cortile, dove si trovaval’entrata della cantina, ultima tappa del nostro viaggio. Ed è proprio qui che, dopoaver raccontato di come in quella stanza si consumavano i pranzi dei servitori e dicome lì si conservavano le carni nella ghiacciaia, il padrone di casa cominciò araccontarci delle apparizioni di Rosania.Lui personalmente disse di non averla mai vista, ma raccontò di quando una voltasuo suocero, ospite al castello insieme alla moglie, si alzò all’alba per andare inbagno, e giunto a quella che una volta era la camera da letto di Pietrone e Rosania,vide come l’ombra di una donna accanto alla finestra, che pian piano si dissolse.Raccontata così potrebbe sembrare anche ad un’allucinazione mattutina o ad unoscherzo di luci ed ombre, ma la cosa che più ci sbalordì fu che il suocero descrissela ragazza che aveva intravisto…e la descrizione coincideva perfettamente conquella di Rosania .Un’altra volta una giornalista andò al castello per fare un’intervista proprio con ilsignor Gibelli. Siccome la chiacchierata finì verso l’ora di cena, alla giornalistavenne offerto di rimanere ospite della famiglia. La ragazza si trovava sul balconequando la signora Gibelli la chiamò dicendo che era pronto da mangiare. La ragazzaa quel punto disse: “allora dico a sua figlia di venire in casa!”. Il problema peròera che in quel momento entrambe le figlie del padrone di casa scesero dalle lorocamere. Quando la giornalista tornò a guardare fuori dalla finestra non vide più

“Eventi Culturali”

nessuno: inutile dire che anche questa voltala descrizione della figura combaciava conquella di Rosania.Il signor Gibelli continuò poi raccontandoche pur non avendo mai visto chiaramentela figura della ragazza anche a lui successequalcosa di anomalo. Narrò di una nottein cui lui e sua moglie furono svegliati darumori provenienti dal solaio… come deipassi. Subito pensarono ad un animaleentrato in un qualche modo dal tetto, maper sicurezza il marito si armò di torcia edandò a controllare. Naturalmente non notòniente di anomalo, e quindi tornò adormire. La notte successiva però gli stessirumori tornarono a svegliare la coppia, edil marito di nuovo tornò al piano di sopraa controllare. Nuovamente non trovòniente e nessuno, ma questa volta fece casoad una cosa: essendo il soffitto inutilizzato,il pavimento era pieno di polvere e si reseconto che non vi erano nessun tipo diimpronte, neanche quelle di un animale.Ma ancora le stranezze non sono finite,infatti il signor Gibelli, nel suo giro diperlustrazione, era stato seguito da uno dei

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suoi gatti, il quale, mentre il padrone si era fermato sulla porta del solaio, questi eraentrato tranquillamente nella stanza, ma, raggiunto un angolo di questa, qualcosa,che solo l’animale percepì, lo spaventò, tanto da farlo fuggire giù per le scaleterrorizzato. Neanche quella notte il padrone di casa trovò qualcosa, ma i rumoricontinuarono ancora per qualche giorno per poi svanire nel nulla come la causa cheli provocava.Un altro episodio inspiegabile avvenne nella torre dove, spiegò il signor Gibelli, sitrova una piccola cappella con un altare e due ceri. Durante un giro di controllodopo la chiusura del castello, il signore si rese conto che proveniva una luce daquesta cappelletta. Arrivato in cima alle scale si accorse che i ceri erano accesi,sebbene la porta della stanza fosse chiusa. Sul momento pensò che qualcuno fosseentrato e avesse acceso le candele, quindi le spense e se ne andò. La sera successivaperò successe la stessa cosa ed allora il padrone, il giorno successivo, decise dimettere un pezzetto di legno appoggiato alla porta della cappella per vedere severamente si trattava di uno scherzo di qualcuno, oppure se c’era sotto qualcos’altro.Ebbene anche quella sera i ceri erano accesi: come al solito salì le scale e, comeormai avrete capito, il pezzettino di legno non si era mosso di un millimetro, equesto era il segno che nessuna persona in carne ed ossa poteva aver acceso queiceri. Dopo questa scoperta niente si accese più “da solo” in quella stanza.L’ultima storia che il signore raccontò, vedeva come protagoniste le sue due figlie.Come prefazione ci disse che le due ragazze avevano una posizione molto diversadi fronte a tutta la storia di Rosania: una diceva che non le sarebbe piaciuto vederla,per vari motivi, mentre l’altra non vedeva l’ora che accadesse…ed è stataaccontentata. Una mattina, mentre erano entrambe davanti allo specchio, videroriflessa, all’interno di questo, una terza figura femminile che, chiaramente,corrispondeva alla descrizione di Rosania che loro bene conoscevano.

Con il sorriso sulle labbra il padreraccontò di come la seconda figlia, quel-la che da tanto attendeva questomomento, scappò spaventata, mentre laprima rimase davanti allo specchioaffascinata dalla visione che, poco dopo,svanì.Dopo questa ultima storia arrivò ilmomento dei saluti, e usciti dalsuggestivo castello tra mormorii ecommenti, naturalmente positivi,ognuno prese la sua strada di ritorno.E così, estasiati da questi racconti, siconcluse la nostra fantastica gitaattraverso un altro mistero.Non possono mancare chiaramente iringraziamenti a Michele, Maxim, Laurae Valeria per il grande lavoro di organiz-zazione senza il quale non avremmopotuto passare una bellissima giornata eun ancor più bella serata, e chiaramenteringrazio tutti coloro che hannopartecipato con la cui presenza hannoreso magico questo meeting…in attesadel prossimo!

“Eventi Culturali”

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Indagine “Crop Circle di Ranzano”ra le pagine dei quotidiani, e, più spesso, nelle notizie proposte da televisione e radionon è raro imbattersi, soprattutto da circa un trentennio ad oggi, nella descrizione di

avvenimenti che riportano l’insorgere di un singolare fenomeno d’origine sconosciuta, sullecui cause, nel tempo, tanto si è studiato quanto dibattuto, e, pur avendo svariati nomi, raggruppafatti che riportano comunque un unico tipo di manifestazione, i cui fattori scatenanti denotanonel tempo una singolare coerenza, pur rimanendo all’oggi, i suoi artefici, ufficialmente ignoti.Ciò, nel tempo recente, ha avuto grande ripercussione in svariati ambiti di ricerca scientifica,per non parlare del continuo aggiornamento di dati che, dai primi anni in cui si iniziarono glistudi, vari ricercatori indipendenti hanno prodotto, analizzando il fenomeno fino ad oggi ;basti citare, primi nel tempo, Busty Taylor, Colin Andrews, George Terence Meaden, PatDelgado, George Wingfield, Michael Hesemann, Eltjo H. Haseloff e numerosissimirappresentanti di vari gruppi ufologici nazionali ed esteri. Chiaramente, come ogni nuovadisciplina, pure quest’ultima ha avuto dapprima le sue incertezze, i suoi periodi altalenanti,ma, nel tempo di poche decine di anni, dalle prime considerazioni che si fecero ad oggi, si èassistito ad una chiara evoluzione sia per ciò che concerne i mezzi usati nella ricerca (con lapredisposizione di diversi laboratori ad essa espressamente dedicati), ed anche, più da vicino,ad una più attenta disamina delle variabili associate, quali, per esempio, la natura geologicadei terreni, la presenza di faglie o sorgenti di radioattività, le eventuali anomalie prodotte daonde elettromagnetiche o da fonti energetiche artificiali d’altro genere, la valenza storica deiluoghi, e così via. Ad indicare il fenomeno che ci proponiamo di descrivere, il termine piùusato e conosciuto è “Crop Circles”, la cui traduzione, “Cerchi nel Grano”, rimanda direttamentealla natura intima dello stesso, nel definire il comporsi di forme particolarmente regolari, dialtissimo pregio artistico e di carattere geometrico, la cui creazione ha carattere del tuttoinusuale, ed avviene di norma in campi riservati a coltivazione estensiva. Dalle primeformazioni rinvenute nel passato, e definite, per la prima volta, col nome di “Nidi di Ufo”,queste presero, a seconda della qualità d’esecuzione e del tema ideografico lì proposto, altritermini atti maggiormente a classificarli ed a contraddistinguerli, quali, ad esempio, “Agroglifi”,“Pittogrammi” e così via ; questo, per maggiormente definir le loro parti d’insieme rispetto auna forma semplice e di base, ed a così fornire, seppur sottintesa, ora una ipotesi interpretativad’insieme, ora un’ altra. La scienza, o disciplina che studia da vicino questi fenomeni nel loroapparire e comporsi è conosciuta come Cerealogia, parola coniata dai primi ricercatori delsettore, poi accolta dalla maggior parte degli altri studiosi ed appassionati, anche facenti partedi ambito di studio differente. In tal senso, le prime manifestazioni del fenomeno, a cui studiparalleli si affiancarono nel loro iniziale apparire, risalgono circa ai primi anni Settanta, dacui seguì una più ampia divulgazione del fenomeno su riviste specializzate, soprattutto dicarattere misterico e ufologico. Si diceva, le formazioni inizialmente scoperte presero ilnomignolo di “Nidi di Ufo”, in quanto che, di norma, la produzione queste strane figure per lopiù di profilo circolare (create col piegamento di spighe, steli o piantine) avvenivaimmediatamente a seguito di avvistamenti di oggetti volanti non identificati nel cielo (nellaclassificazione corrente, più testimoni assistettero all’apparizione di dischi diurni [DD] e diluci notturne [LN] ) al di sopra dei campi che poi venivano direttamente interessati dal fenomenodetto, sul cui suolo c’era poi il rapido prodursi dei primi Cerchi nel grano. Ecco che, nelladisamina delle cause, seppur partendo inizialmente da una mera ipotesi ufologia legata agliavvistamenti (che poi sarà suffragata da numerosi fatti seguenti), queste formazioni furonoimmediatamente associate ad una eventuale discesa a terra di ciò che, dapprima, si era osservatoevoluire poco prima nell’atmosfera, direttamente al di sopra dei luoghi dove avverrà subitodopo la piegatura degli steli: dunque, ecco che da lì nacque, giustamente, il quesito se il pratonon avesse potuto fungere, in quei casi, da “nido”, ossia sede d’appoggio, per l’oggetto volantenon identificato, di qualunque natura fosse quest’ultima cosa. A dir la verità, i primi “Nidi diufo” appaiono, rispetto ai moderni pittogrammi, molto più semplici, e non di rado ivi si nota,nel disegno complessivo, una grande approssimazione della forma e nella modesta precisione

d’esecuzione, dando più, in questo caso,l’aspetto di un’opera fatta non nell’intenzionedi assegnarvi un significato, ma solo, essapotesse essere un effetto secondario di unmoto di discesa al suolo di qualche cosa, siaavente natura fisica o energetica. Dunque, inquest’ultimo caso, quel quid, che, transitandoo passando sopra la zona, ne fosse poi scesoa terra, irrimediabilmente avrebbe potutosegnare le superfici soffici o mobili, come glisteli d’erba e la sabbia, modificando così lanaturale coerenza d’insieme della superficiedei campi o dei prati, con l’appiattimento e lasagomatura di alcune parti d’essi. Taliformazioni, se visti dall’alto, sono del tuttosimili a dei cerchi con un diametro più o menogrande, e presentano più soventel’appiattimento degli steli arborei a partire daun unico moto di rotazione centrale, prodottoda qualche fattore sconosciuto (più facilmentedi origine energetica che non fisico /meccanica - vedremo successivamente ilperché -) capace di appiattire, ma senzaspezzare o rovinare, gli steli d’erba e pure lepiantine dapprima rigide, creando poi unintreccio multistrato dei vari steli, simile allatrama ed all’ordito che si trova nei tessutidegli abiti. Nelle parti interne dei cerchi,questo movimento di rotazione è statoriscontrato dipartirsi da un unico puntocentrale nella forma, od anche, da diversipunti dislocati all’interno della stessa. Questofenomeno non interessò solo i campi coltivatie le zone di prato incolto, giacché, per quantoci è dato sapere, esso fu rinvenuto, sebbeneben più raramente, pure nei campi copertidalla neve, sul ghiaccio dei laghi in inverno epure su alte rocce in montagna, presso lespiagge sabbiose isolate e perfino in zone deltutto disabitate, ma sorvolate da aerei di linea.In questi ultimi casi, però, si comprenderà chegli effetti apprezzabili abbiano avuto minoreimpatto visivo, e, certo, più rischi difraintendimento poiché le superfici interessateal moto rotatorio, se sabbiose o aventi naturaminerale o rigida, non potevano dare, per laloro solidità, un carattere tridimensionaleall’osservatore. E’ in questo spaccato che taliprime formazioni destarono l’interesse dinumerose persone, e, primi fra tutti, gliufologi, che hanno nel tempo potuto studiarne

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

“T

a cura di Paolo Poli

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a cura di Stefano Tansini

accuratamente i dettagli d’insieme. Procedendo nel tempo, da un iniziale interesse sentito persola “curiosità”, o visto al più come “stranezza” paraufologica, si passò, più avanti e soprattuttoverso la metà degli anni Settanta, ad una vera e propria presa di coscienza del fatto che larealizzazione di tale fenomeno presentasse una coerenza riscontrabile nel tempo, di più grandeimportanza di quanto all’inizio supposto, e, da parte del grande pubblico, incominciò uninteresse più attento a seguire i risvolti e le notizie che si producevano a partire da questofenomeno. Quando, poi, alcuni piloti di aerei, a bordo di velivoli leggeri di loro proprietà,sempre più spesso notarono, durante i transiti condotti sulle distese di campi coltivati a granonell’Inghilterra Meridionale, lo stagliarsi di strane formazioni di cerchi, recanti grande bellezzae precisione, questo portò nuovamente alla ribalta questi eventi ed anzi alimentò discussioniche all’oggi non sono mai terminate, anche in sede legale. La simmetria di queste formazioni,poi, non denotava certo casualità né approssimazione di composizione: l’estensione del terrenoinvestito dal fenomeno faceva sorgere il interrogativo su cosa mai avesse potuto creare, e conche modalità, una così grande espressione d’arte. Dal semplice passaparola tra i piloti, siassistette dunque ad una vera e propria presentazione pubblica degli avvenimenti, tali nonriguardarono più solamente gli “addetti ai lavori” nel campo dell’ufologia e delle disciplinecollegate, bensì, ora, gli stessi proprietari terrieri, con maggior forza ora reclamarono allostato diritti di rimborso per i danni ricevuti, ora esigettero da parte delle autorità delle spiegazioniper queste “manomissioni” dei loro campi, opere causate da ignoti; a seguito di un eventoquale l’apparizione di un Crop Circle, infatti, i danni aumentavano ancor di più per la folla dicuriosi che, in ogni momento, si riversava all’interno delle coltivazioni rompendo le spighe eschiacciando a terra per ampi tratti le coltivazioni, rendendo così impossibile portare a terminela seguente mietitura. Si parlò, dapprima, di poche formazioni di tali esemplari, rinvenutioccasionalmente; non tardarono, dopo pochi anni, a presentarsi a dozzine, poi a centinaia:Crop sparpagliati ora non solo nei centri agricoli già conosciuti, ma in tutta Europa, condiversi casi pure oltremanica. Fu qui possibile notare già una sostanziale differenza tral’esecuzione dei primi “Nidi di Ufo”, rispetto ai successivi casi di “Cerchi nel Grano”: inquesti ultimi, una maggior accuratezza d’esecuzione, una più vasta superficie di campointeressato dal fenomeno, un senso geometrico raffinato e spesso perfino inquietante, poiché,esso, più simile ad uno strano sistema alfabetico, o ad un linguaggio ideografico, che nonsolo una forma geometrica presentante disegni e diagrammi. Sebbene il carattere e la formadei Crop fosse ricercata, già gli studi svolti tramite computer evidenziarono che, perl’esecuzione degli stessi, era spesso indispensabile la conoscenza di leggi matematiche divasta portata, altrimenti, non sarebbe stata possibile la creazione delle proporzioni all’internodei cerchi nel grano, e di più, sarebbe stato impossibile mantenere, su tali estensioni, un cosìraffinato stile geometrico, frutto di un grande ingegno. Presenti poi, spesso, al loro interno,chiari rimandi a sistemi matematici come l’Insieme di Mandelbrot o rifacentesi ad altri problemid’algebra conosciuti. Tutto ciò, comunque, sebbene fosse cosa stupefacente, era certosecondaria, rispetto alla sempre ed onnipresente domanda, sempre più pressante nella mentedei ricercatori e dei proprietari terrieri, su chi fosse l’esecutore di tali immense opere, e,appunto nell’ipotesi del “chi” o del “cosa” fosse la causa, non si tardò certo a definire piùaderente al carattere del fenomeno la prima delle due: più che un “qualcosa”, era un“qualcuno”, che stava svolgendo quelle stupende forme. Dal nomignolo “Nidi di Ufo”, eccodunque già la differenziazione con un fenomeno di più ampia portata, sebbene sempre mostrantegli strani fenomeni aerei e luminosi che comunque erano presenti nelle testimonianze relativeai primi fenomeni. Gli studi seguenti, vennero svolti soprattutto grazie a gruppi di ricercatoriche, prodigandosi in approfondimenti a carattere scientifico svolti in laboratori, e tramiteesami sul campo anche con aerofotogrammetrie, hanno potuto così dare maggior corpo d’analisiall’intero svolgersi dei singoli casi. Infine, dall’inizio degli anni ’90, si è verificato un ulterioree sorprendente salto di qualità: allora, non s’assistette più, solamente, all’apparizione di nididi ufo e di cerchi nel grano, bensì, a veri e propri pittogrammi, presentando, questo nome, undiverso significato in cui rientrava una ancor più profonda matrice compositiva degli stessi,con la produzione, nelle nuove formazioni, di particolari unioni di glifi e figure collegate traloro, forme geometriche intrecciate con una raffinatezza estrema, il tutto a presentare un chiarorimando a dei simboli già presenti anticamente nella cultura storica del posto, o, addirittura, adei parallelismi e riferimenti astrali, facilmente riscontrabili nelle figure per il carattere dellefigure ivi presenti. Il tutto, ad infittire ancora di più il mistero, nel significato e nel proporsi ditali opere. Fu nel 1991 che comparvero i primi pittogrammi anche in Germania, poi, a seguire,in tutta Europa e nei paesi degli Stati Uniti. Questa breve disamina presenta dunque il primocomporsi, ed il successivo dispiegarsi di tale importante fenomeno, che, in fatto di anomalia,all’oggi è uno davvero tra i più sorprendenti. Pur essendo, tali studi, più spesso collegati aisettori della paraufologia, è davvero difficile propendere per una ipotesi interpretativa del

tutto risolutiva al caso, piuttosto che un’altra,a conti fatti. Nei primi anni, gli studiosi delfenomeno si chiesero se mai tali fatti fosserodavvero un esclusivo appannaggio dellanostra éra, e, altresì, se mai si fossero registratinel corso della storia eventi analoghi, odanche, se i popoli avessero mai fatto menzionea simili accadimenti nel corso del tempo, nelleloro opere storiche. Dunque, alla stesura delleconsiderazioni sui fatti contemporanei, siassociò, in parallelo, pure uno studioincentrato sulla ricerca di prove e fattiaccaduti nel passato che potesseroeventualmente dare maggiori ragguagli suquesti casi, in cui magari comparissero eventisimili, o paragonabili a quelli più moderni.Tra le scoperte fatte, ad esempio destòmeraviglia un’antica descrizione registrata nel1678, il 22 Agosto, in un manifesto intitolato“The Mowing Devil”, ossia, “Il DiavoloMietitore”. Il testo, che ha carattere storico,descrive come un possidente terriero avesserespinto una richiesta d’aumento diricompensa del bracciante che gli doveva, inquel periodo, mietere il campo. Dallanegazione ricevuta, quest’ultimo, comerisposta, imprecò al possidente: “Che lo mietail diavolo, allora!”. Accadde così che quellastessa notte il campo d’avena risplendessecome se fosse stato in fiamme ; la mattina, lostesso, si presentò mietuto alla perfezione,sebbene non si sa se proprio per opera deldiavolo, o per qualche altro fattoresconosciuto; da un essere umano, comunque,no di certo. Il proprietario terriero, accortosidel fatto ed avvicinatosi incredulo ai covonid’avena presenti nel campo, si descrive comenon avesse più la forza né per sollevarli dalterreno, né per portarseli via. Sebbene,certamente, si possa notare disparità traquanto presentato e le modernemanifestazioni da cui ha poi pure avutoseguito la comparsa dei Crop Circle, non èpossibile negare una certa somiglianza neglieventi occorsi tra i due casi: sia per l’accennodelle misteriose luci presenti in prossimità delcampo poco prima della miracolosa mietitura,e, di seguito, pure per le considerazioni attualiche si possono fare sulla strana perdita di forzafisica che toccò subire al proprietario terrierocon l’avvicinarsi ai covoni; medesimi effetti,questi, registrati pure in numerose persone dalmomento in cui abbiano sostato più o meno alungo all’interno dei Crop, soprattutto serecenti per produzione. Pur essendo difficiledefinire in ciò qualcosa di sicuramente certo,come già abbiamo notato, c’è stata comunqueuna naturale evoluzione tra i primi “Nidi diUfo” e le seguenti formazioni di “CropCircle”, e, a seguito, con l’avvento dei“Pittogrammi”; così pure, non è certo daescludere la possibilità che lo stesso

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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fenomeno si sia presentato pure nel passato,in forma differente, e, sebbene magariconsiderato “opera del demonio” perl’impossibilità di spiegarlo altrimenti, è pursempre, almeno nell’esempio del “DiavoloMietitore”, stato basato su considerazionivisive e la constatazione delle esperienzevissute. Questi, non è certo un errore dirlo,sono comunque fatti che rivestono importanzastorica. Dunque, come esistono branchedell’ufologia che si occupano di studiare,approfondire e catalogare la tematicadell’apparizione di oggetti volanti nonidentificati nel passato storico umano (qualila paleoufologia o la clipeologia), non è dettoche potrà sorgere, nel tempo odierno, unanuova branca di studi che potrà identificarsicol temine paleocerealogia, o con altro nome,per indicare lo studio di fatti simili, mapresentatisi nel passato.

L’illustrazione dell’antico manifesto illustra, nelcentro della figura, un diavolo che, falce inmano, miete il campo disponendo a cerchi

concentrici le spighe così tagliate. Il foglio è del1678, recante la data del 22 Agosto.

Ritornando al susseguirsi di fatti risalente aglianni ‘90, non tardarono pure a comparire,oltre ai cerchi genuini, cerchi di altra natura,ben più grotteschi e certo meno apprezzabilirispetto all’accuratezza dei primi, da cui, fuchiaro, a seguito, come questi fosserol’operato di buontemponi (in inglese chiamati“Circlemakers”, o “creatori di cerchi”) che,ora per propria iniziativa, ora perchésovvenzionati da debunkers (ossia,“insabbiatori”, persone miranti a screditare intutto il fenomeno dei Crop Circles, per piùcause) non tardarono abusivamente a fareincursioni nei campi privati, armati conbastoni e corde, per creare, soprattutto di

notte, cerchi falsi che, nella loro ottica,avrebbero dovuto così provare che pure tuttigli altri Crop erano per forza stati creati daqualcuno con malafede, insomma,orchestrando una colossale truffa.Emblematico il caso di due pensionati, DaveChorley e Doug Bower, aventi rispet-tivamente, all’epoca dei fatti, età di 62 e 67anni, che raccontarono dapprima in radio epoi in televisione di essere gli autori di tutti icrop circle studiati in quel periodo. A partela risibilità di tale affermazione, gli stessi, piùfacilmente sovvenzionati da qualche entemirante al prodursi dello scandalosensazionalistico, hanno per la prima voltamesso in subbuglio i seri studiosi, poiché,oltre alla difficoltà insita già nella ricerca eper i numerosi permessi da trovare per potercondurre ogni analisi del terreno, si son dovutipure scontrare con emulatori che rovinavanoi crop autentici, o ne facevano di falsi,sebbene, questi ultimi, di qualità talmentebassa da non offrire confronti con quellispontanei veri. A parte il fatto che il fenomenogenuino ha caratteristiche, all’oggi, pressochéirripetibili umanamente nel suo comporsi enella sua realizzazione, appare del tuttotragicomica, se non proprio ridicola, la messain scena a cui sovente, pure odiernamente, datisettori scientistici negatori accampano nelprodurre “cerchi nel grano” falsi, da cui,alzando bandiere di vittoria, si afferma, nonsenza presunzione, che, se loro hannoprodotto un cerchio nel grano fasullo, allora,necessariamente, tutti gli altri Crop devonoessere per forza falsi. A questa assurdità, ifan del telefilm X-Files, potrebbero a ragioneribattere usando le parole dell’agente FoxMulder: <<Proclamata con risolutezza,l’ignoranza diviene accettabile come la verità>>. Con il termine “scientistico”, infatti, sidefinisce un certo ambito che, sebbene nonscientifico, ma appoggiandosi in superficie suquest’ultimo, afferma che nulla, al di là dellamateria e delle leggi scientifiche attualiriconosciute, esista: dunque, se un fenomenosfugge alla comprensione umana econtingente, sarà certo più facile negarlo, cheammettere la propria ignoranza di nonconoscerne le cause e motivi. A parte il viziodi concetto, che, ovunque lo si vogliaapplicare, non permetterebbe di salvare un belnulla in qualsiasi disciplina, neppure inambito scientifico, si diceva, appare poisconclusionata l’ipotesi che tutti i cerchi nelgrano siano falsi e falsificabili, anche per leragioni che qui cercheremo di riassumere inmodo generale, rimandando il lettore ad unaattenta analisi della bibliografia sottoriportata, che, certo, esprime con maggioreaccuratezza e dettaglio ogni singola prova,esperimento ed esperienza prodotta dai

ricercatori in quasi ormai trentacinque annidalle prime ricerche condotte sul caso.Innanzitutto, un autentico Cerchio nel Grano,o Pittogramma, o Agroglifo che sia a secondadelle sue proprietà d’esecuzione, non presentaminime porzioni di terreno calpestato, né, suesso, son presenti orme che indichino laprecedente presenza e sosta di persone oattrezzi, macchine o ordigni che si sianointrattenuti al suo interno o nei pressi dellaformazione, prima del suo rinvenimento; lespighe o gli steli, nelle sue parti interne, sonopiegate al suolo, non sono né spezzate, népresentano danni dovuti a sfregamento, adappiattimenti fatti con bastoni o all’agire diforze meccaniche create da ordigni usaticontro gli stessi steli. Ciò, è poi caratteristicafacilmente rinvenibile nei cerchi falsi, graziealle scansioni eseguite sui gambi delle piantecon i microscopi, ed all’analisi della superficiedel terreno. Le spighe, o gli steli delle piantinenei terreni di coltivo, si presentano tendenti aformare, a strati intrecciati, delle ampiespirali, o raggiere, a partire da un unico centrodi rotazione del crop, o, anche, presentano unappiattimento regolare, coerente e a snodo, apartire dai bordi del Crop fino a raggiungerecon gradualità il suo centro, formando cambidi direzione regolari irriproducibiliumanamente con attrezzi, anche con lapossibilità di adoperare dei dispositivi chepermettano ad una persona di stare inposizione sopraelevata rispetto al suolo senzatoccarlo. Chi abbia infatti presente la naturadelle spighe di grano maturo, o anche soloquella dei comuni steli d’erba grassa dicampo, sa che, al minimo cenno di tentatapiegatura, la piantina si spezza, lo steloessendo rigido e diviso in settori, da cui lefoglie si dispongono a livelli di crescita ; neltentativo di piegarle anche solo di pochi gradi,i fusti irrimediabilmente si rompono, e, seppursi riuscisse a piegarli leggermente perchèbagnati, essi riacquistano la loro naturaletensione ed altezza in poche ore dopol’avvenuta prima tentata curvatura manuale.I crop hanno, nel profilo più esterno, trattiche suddividono le piantine una per una, traquelle che son piegate e quelle invece verticalia formare il muro di bordo degli steli rimastidritti, ciò, senza minima sbavatura o rotturadelle loro foglie ; al più, si riscontrano delletorsioni sulle stesse, a forma di elica. Sono,tali formazioni, se viste da un punto di visualesopraelevato rispetto al terreno, di formatalmente precisa da risultare delle opere diingegno tecnico, recanti una insolita perizia ;anche solo ad una prima analisi aerea, essi,estendendosi a volte su migliaia di metriquadrati, danno l’idea di un lavoro che, sefosse davvero di natura umana e prodotta alsuolo, si sarebbe dovuto svolgere per

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settimane, coordinato da molte persone senza lasciare minime tracce del loro passaggio (ciò,in via teorica, poiché esperimenti condotti in tal senso hanno dimostrato la non fattibilità diuna simile considerazione). Di più, nei crop a carattere spontaneo, una vasta serie di anomaliesi presenta nei tessuti delle piantine; queste anormalità, sembra siano ascrivibili ad un forteirraggiamento di microonde dirette sul campo da una fonte superiore al terreno di parecchimetri, e, lì rivolta sul campo, possa essere causa o mezzo per la creazione di tali forme. Talianomali producono ingrossamenti ed esplosioni interne ai nodi di ogni stelo piegato, durantela formazione del Crop. Le stesse anomalie, sono assenti al di fuori dei cerchi. In parallelo aciò, il fatto che, come detto, sovente si assista a fenomeni del tutto inusuali nei pressi delleadiacenze dei terreni interessati al fenomeno (luci che vorticano sopra i terreni, globi luminosiche stazionano e, discesi dal cielo, risalgono dopo essersi spostati nelle pertinenze dei campilimitrofi, oggetti volanti non identificati notati da passanti, calo delle energie corporee nellepersone che sostano nei Crop, malfunzionamento delle attrezzature elettriche o rottura dellamacchine fotografiche, ecc.; le prove che presentano anomalie luminose nei cieli, sono stateraccolte fotograficamente e con numerosi video, nel corso di molti anni di studio, da parte diricercatori nazionali ed esteri. In alcune in particolare, all’oggi ancora dibattute, si notano deiglobi luminosi che, passando sui campi di grano, creano inspiegabilmente dei cerchi perfetti,per poi allontanarsi, con la stessa velocità con cui erano lì sopraggiunti ). Di più, il ritrovamentodi placche di metalli preziosi, foggiate ad arte, al di sotto del terreno che ospitava una formazionedi cerchi nel grano; mosche stranamente appiccicate alle spighe, come fossero state accorpatealla superficie esterna degli steli, durante il processo di formazione del crop e il piegamentodei gambi, che le ha investite all’improvviso; il ritrovamento di animali, come volatili e ricci,che, evidentemente di passaggio nel campo, e trovatisi nelle zone in cui avveniva il fenomeno,sono deceduti a seguito della misteriosa forza sopra detta, e, pure essi, sono stati ritrovati colpelo stirato a direzioni differenti nello stesso verso di piegatura degli steli vicini a loro, apochi centimetri sul suolo. Nel mentre, ecco che, nei terreni già caratterizzati dal fenomeno, ea volte sorvegliati dai gruppi di ricercatori (senza che lì si siano registrati passaggi di persone,giacché i terreni monitorati da centraline e visori per attestare l’impossibilità di truffe da partedi buontemponi), durante tutto ciò, il fenomeno ha continuato a ripetersi, con coerenza, senzapreavviso, con efficacia e perizia, e, cosa più importante, con una estrema rapidità di esecuzione.Di fatti, dalle numerose testimonianze e dalle prove documentarie, si è constatato come i CropCircle genuini si originino di norma in meno di trenta secondi, seppure, questi, possano avere,come detto, una forma ineccepibile per stile geometrico, e, di più, rivestire una portata dimigliaia di metri quadrati di spighe piegate al suolo, a rappresentare disegni che, se vistidall’alto, danno una visione tridimensionale al suo insieme, proprio come gli ologrammistampati sugli adesivi, che, a seconda del punto di visuale con cui li si guarda, produconoall’occhio l’ effetto di cambiar colore e mostrare un senso tridimensionale di profondità. Tuttociò, ha chiaramente dell’incredibile, ma, se dovessimo farci prestare una frase da un famosocriminologo del passato, quale fu Cesare Lombroso, positivista e tra l’altro studioso diMetapsichica, noi pure, come lui, diremmo, prove alla mano : <<I fatti esistono, ed io, deifatti, mi vanto di essere schiavo >> (Cesare Lombroso - Lettera a Ciolfi - Torino, il 25 giugno1891). Chi già conoscesse il tema dei Cerchi nel grano, converrà certamente con noi nel direcome sia difficile, se non impossibile, il fatto di condensare in un articolo anche solo unaminima percentuale di tutto quanto fino ad oggi è stato prodotto su questo tema, che, all’attopratico, può solo apprezzarsi con lo studio delle fonti più serie e genuine, a seguito dellostudio di tali manifestazioni che nel tempo si è fatto. Quale è, infine, la causa scatenante deiCrop, il lettore si domanderà. In seno alla comunità scientifica, ed ai ricercatori indipendenti,sono nate per la verità diverse decine di ipotesi, riassumibili, comunque, in 6 grandi ambiti: 1)L’ipotesi di Gaia : secondo cui la Terra, avente una sua propria coscienza, starebbe comunicandoqualcosa di basilare al genere umano, in un linguaggio simbolico, archetipico, ancestrale, ma,ancor oggi riconoscibile; sul quale, tra l’altro, diversi popoli come i nativi americani affermanodi conoscere il significato e di saperlo tradurre; 2) L’ipotesi di una forza naturale all’oggisconosciuta: secondo cui, per esempio, fulmini d’un carattere sconosciuto, o turbini di ventoaventi dinamica mai registrata prima, oppure ancora sfere di plasma, forze geomagnetiche equant’altro, possano produrre tali formazioni; 3) L’ipotesi dell’interazione tra l’umanità edaltri esseri viventi del cosmo: coscienze non per forza manifestatisi solo con questo fenomeno,ma, esse, tramite una prima manifestazione diretta come questa su scala mondiale, potrebberopalesare gradualmente la loro presenza, indicandola passo passo, senza creare evidenti traumisociali e scossoni culturali all’umanità; 4) L’ipotesi di armi segrete od ordigni satellitari usatesegretamente sulla Terra da qualche governo (attualmente, questa teoria, che è la più recente,è stata proposta dal teorico della cospirazione David Icke): queste ipotetiche armi, sarebberoatte a creare, con i cerchi nel grano, una sorta di prova per testare la loro potenza ed accuratezza,

un po’ come le scansioni eseguite su un foglioda una stampante laser; del significato diquesto “reticolo di immagini”, però, siignorerebbe lo scopo; 5) L’ipotesi che vedeenti naturali coscienti, forze soprannaturalinon ancora precisate come gli artefici di talicerch : anche in questo caso, non si potrebbefacilmente definire un perché, o almeno unafacile spiegazione; infine, come sesta edultima ipotesi, la somma di due o più di questeprevie considerazioni, come lo sarebbe, peresempio, per eventualità, il caso di coscienzeextraterrestri che, usando sistemi cheproducano come effetto secondario bolle diplasma in prossimità del suolo, possanocreare, perfino da una zona esterna alla Terra,le premesse per l’esecuzione di questafenomenologia; e così via. Tuttavia, c’è daricordarsi che non ci son solo speculazioni,in questo studio, poiché, principalmente, essosi basa su prove: prove fotografiche,testimoniali e soprattutto d’analisi statisticae matematica: questo, ci porta a riferireinnanzitutto a questi fatti un operato di unavera e propria intelligenza che sta dietro alfenomeno, e dunque, esso non sia ascrivibileal caso; inoltre, la perizia e la coerenza delmanifestarsi delle formazioni e deipittogrammi, ci fa presupporre una causa lacui portata e significato riveste un interesseconoscitivo grandissimo, forse uno dei piùgrandi del secolo appena trascorso e delmomento attuale. Ecco dunque la necessitàdi studiare tutti i possibili significati di questeformazioni. Chiaramente, ciò, indica, per iCrop Circle autentici, un operato di certo nontruffaldino, diversamente dagli abbozzi, edanche dai cerchi sospetti, che, con calma epazienza, alcuni buontemponi, pure sov-venzionati, alla luce del giorno, calpestandoterreni e rompendo spighe, producono, ingiorni di lavoro, ripresi dalle telecamere intutta tranquillità; senza però riuscire, questi,a dare forma coerente al tutto, sia per leanomalie irriproducibili che per l’analisimatematica anzidetta, condotta poi su glistessi. Se, tali personaggi, fanno ciò per daresfoggio alla loro teoria che nega la realtà deiCrop, ossia che tutto il fenomeno debbaracchiudersi in una burla, e se essi sono i primia creare dei falsi, come ci si può fidare di chi,solo per far derisione, non fa checontroricerca, di più negando poi dei fattiautentici attestati pure dall’ambito scientifico?All’occhio del ricercatore, apparirà tutto ciòridicolo, senza alcun senso. O, per megliodire, il senso c’è eccome: è il tentativo di farrimanere le persone, e gli organi diinformazione, in un percorso mentale chiuso,ignorante, filtrato dal dietro le quinte di certipotentati terreni, che, ancorandofinanziariamente a sé le televisioni, decretano

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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Le nostre indaginiLe nostre indagini

sovente il “politically correct” o il segretopure in questioni del tutto estranee al lorostesso ambito e diritto d’agire. Insomma, siribadisce così il tentativo di far delegare aterzi, sempre e comunque, le proprie idee, colmantenimento di uno status quo culturaledalle basi ormai logore e vetuste, che,semplicemente, sulle tematiche misteriosenon ha mai posto il suo sguardo.In questa generale disamina del fenomeno,abbiamo dunque presentato una prefazione aifatti che fino ad oggi si son definiti, in seguito,abbiamo indicato alcuni importanti punti delloro prodursi; per capire la dinamica di questielementi, e per conoscere le ipotesiinterpretative, abbiamo poi presentato alcuneconsiderazioni desunte dalla storia e dai casisuccessi, facilmente rinvenibili dalle fonti checiteremo a fine articolo. Ora, qui a seguito,prenderemo in esame un caso recente,avvenuto in Italia, a Pordenone, il quale,nell’animo di ricercatori aperti di mente esenza dar nulla per scontato ci ha appassionato

Nella descrizione di questo importante caso,dobbiamo soffermarci innanzitutto sui datiche hanno descritto, al principio, la presenzadi una prima formazione e le caratteristicheanomale registrate in quei terreni che saranno,in seguito, protagonisti pure di altri CropCircles. Partendo da ciò, in ordine di eventi,l’agenzia di stampa Ansa ha segnalato, ilgiorno 11 maggio 2003, la presenza di unmisterioso disegno su di un campo d’orzopresso la località di Ranzano di Fontanafredda(PN), con la stesura di queste parole : “CropCirce a Ranzano di Fontanafredda: Undisegno composto da vari cerchi, simile aquelli noti come ‘crop circle’, ritenuti dagliufologi probabile opera di alieni. E’ apparsoin un campo d’orzo della provincia di

fino ad oggi, nei continui aggiornamenti enelle analisi, tra diverse novità e smentite,durante tutto il percorso svolto per studiarnei vari aspetti.

Pordenone, a Ranzano di Fontanafredda, inuna zona già più volte in passato interessataa segnalazioni di presunte presenze aliene. Loha reso noto il consulente scientifico delCentro Ufologico Nazionale, AntonioChiumiento. Docente di matematica,Chiumiento ha rapporti anche con gliambienti ufologici internazionali e da anniraccoglie testimonianze e campioni degliincontri ravvicinati, alcuni dei quali analizzatidal Dipartimento di chimica dell’ Universitàdi Pisa. Per Chiumiento, nei casi dei cerchiscoperti in Friuli sono da escludere ‘conta-minazioni di natura terrestre’. Sono stati iproprietari del campo a segnalare ai Cara-binieri, ancora nel maggio scorso, un dannoalle colture ritenuto inizialmente operadell’uomo; poi, a un’ analisi più approfonditae soprattutto grazie ad una visione dall’alto(l’ utilizzo di velivoli e’ proibito in quella zona,distante solo tre chilometri dalla base Usafdi Aviano) e’ apparso chiaro il disegno. Il tuttooccupa uno spazio di circa 60 metri per 20.(Ansa) “.

All’apparizione del Crop descritto, il Dr. G. Pattera del Centro Ufologico Nazionale, altresì, eseguirà a seguito alcune importanti analisi delle spighe,riscontrando significative anomalie in esse [1].

Qui, un breve articolo di un quotidiano, riportante la fotografia del primo crop apparso aFontanafredda.

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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Dalle informazioni riportate dal Dr. Chiumiento, ricercatore ed ufologo, si evince come laprima constatazione della forma apparsa nel campo d’orzo sia stata fatta dagli stessi proprietariterrieri del campo, e, dalle testimonianze degli stessi, è emerso che, sopraggiunti all’internodel crop, le spighe d’orzo lì apparissero intrecciate con grande precisione e rivolte, in tutti icerchi, verso destra, dunque in una direzione destrorsa, tendente al senso orario. Il tutto, sisarebbe compiuto in una sola notte. La zona toccata dal fenomeno, nella stessa descrizione, sipresentava interessata da una colorazione tendente al colore bronzaceo, come se fosse statasottoposta ad una sorta di bruciatura da parte di un agente ignoto. La proprietaria, pensandoche questa opera fosse da vedere come un danno causato da persone (comunque da ignoti), siè rivolta subito ai Carabinieri di zona. Lo stesso Chiumiento, in seguito, affermerà di avereriscontrato anomalie nello stesso crop, quali ad esempio il fatto che le spighe piegate, poirialzate, hanno evidenziato una crescita minore rispetto a quelle rimaste in piedi; la grandezzadelle stesse spighe e dei chicchi era variabile a seconda del luogo in cui si trovavano,rispettivamente fuori o dentro al cerchio; i nodi degli steli hanno manifestato una grossezzainsolita ed erano caratterizzati da una crescita anormale nello stesso fusto; la direzione diappiattimento delle spighe, a zig zag, era del tutto paragonabile, per forma, a quella riscontratanei crop circles inglesi ritenuti autentici. Ulteriore curiosità, il fatto che il primo crop apparsosi sia presentato in una zona già conosciuta per gli avvistamenti di Ufo, e, questa, sia vicinaalla base Usaf di Aviano (PN). Il proprietario del terreno, inoltre, disse di non avere riscontratoalcuna traccia di passaggio di persone, animali o mezzi meccanici, potendo vedere, appenaegli era giunto sul posto, la composizione di questi cerchi[2]. Quanto detto, è stata la primafase caratterizzante del fenomeno, che ha investito questo luogo. Dopo un po’ di tempo,precisamente ai primi di Giugno nel 2005, il “ Gazzettino on-line “, riporterà un articolo suuna formazione ancora apparsa nei pressi di Ranzano, precisamente il 1° giugno 2005: “ I“crop circle”, ovvero i cerchi nel grano, sui quali esiste una corposa letteratura, sono dinuovo comparsi nel campo d’orzo “della Rina”, ovvero Caterina Silot, 52 anni, a Ranzano.«A due anni di distanza dalla prima “creazione”, le entità intelligenti e aliene - così le definisce

la donna - hanno voluto darmi un altro segno.Sono felice - aggiunge - peccato che in questomodo il raccolto andrà distrutto, quando devoancora pagare la semina. I curiosi e gliammalati hanno infatti già incominciato adarrivare a frotte, quasi come a unpellegrinaggio. Questa volta i cerchi sono 4e concentrici, il più grande dei quali con undiametro di circa 50 metri. «Sembrano - haspiegato la Rina - il calendario Maja». I signssono comparsi la notte del 1° giugno. Adaccorgersene è stata la stessa Rina che almattino si è recata al capitello diSant’Antonio a portare un cero. «Lo sapevo- ha detto - che sarebbe successo, già da duegiorni. Ne avevo avuto un segnale.” - IlGazzettino edizione di Udine, 5 giugno 2005- “.

Qui, l’articolo apparso a seguito sulGazzettino in forma cartacea ( recante data

del 9 Giugno 2005 ), ove si riporta lafotografia del nuovo Crop, ed alcune breve

descrizioni .

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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In una importante intervista rivolta dal gruppoAnsu alla proprietaria del terreno, la stessa,descrive precisamente come, il 1° giugno2005, mentre pregava presso la cappella chesi trova sulla strada che porta ai campi, videimprovvisamente il riflesso di lampi di luce;essa si gira e, dal campo coltivato ad orzo,(distante circa una trentina di metri da lei) notasollevarsi verso il cielo delle sfere color rosatrasparente grandi circa 12 cm. Il cerchio sie’ così prodotto, in prossimità di una strada,sebbene non vi siano stati minimi segni diintrusione da parte di persone. La signora,recatasi subito nel campo, infatti vede ildisegno del tutto formato [3]. Nei giornisuccessivi, ecco molte persone, curiosi egiornalisti accorrere per vedere e fotografareil singolare crop. Gli stessi ricercatori,affermeranno che da un’attenta analisi delcentro dei cerchi non siano stati riscontratifori che avrebbero potuto far pensare all’operadi burloni e, pur senza poter fotografare lazona dall’alto con un aereo (per via del divietovigente imposto ai velivoli dalla base militarepoco distante), vedremo anche noi come, giàle foto, chiariscano più caratteristiche interes-santi di questo Crop, le cui spighe si presenta-no intrecciate all’interno del cerchio, i fustidelle piantine d’orzo siano piegati a partiredai nodi, non siano spezzati né presentinolesioni. In più, le analisi sopra dette, hannoriscontrato la presenza di molti insetti morti,nella medesima formazione. Non manche-ranno, a seguito di queste prime indagini,reperti interessanti sulle analisi di laboratoriolì svolte[4]. Successivamente, lo stesso Dr.Chiumento che ha studiato il caso, riferirà cheun ulteriore testimone, (riscontrato attendibileseparatamente dalla testimonianza dellaproprietaria del terreno), riporterà unadichiarazione molto simile: disse di essersitrovato nelle vicinanze del campo e, pocodopo, di aver visto provenire dal campo deiforti bagliori che hanno attirato la suaattenzione. Successivamente, la persona, nota,dapprima, uno strano vapore che sale dalcampo, poi assiste alla comparsa di due sferedi luce volanti, di circa 30-40 centimetri didiametro e di colore rosato, che sorvolano avelocità elevata il terreno. L’una diretta verso“Bornass” e l’altra verso il “Consiglio”. Dallaloro scomparsa, il testimone notò poi a seguitoil pittogramma [5]. Altro fatto stupefacente,sarà la ricomparsa delle sfere di luce (chesovente in gergo vengono indicate col nomedi “Ball of Light”) alcuni giorni dopo, inpresenza di testimoni oculari: Venerdì 10giugno 2005, di sera, verso le 22.00 circa, deitestimoni raccontano del riapparire delle lucidavanti ad altri spettatori increduli e stupiti[6]. Queste considerazioni sono importanti,poiché, a seguire, non mancheranno purericerche che negheranno l’autenticità del cropdi Ranzano, sebbene, in queste ultime, non

sia stata affatto presentata la testimonianza dei proprietari nè, più da vicino, l’apparizionedelle sfere da cui la signora e gli altri testimoni hanno poi notato, subito dopo, la formazionedel crop al suolo, essendo nelle immediate vicinanze. Ma, ora, veniamo a descrivere più davicino il Crop Circle del 2005. Il Crop Circle di Ranzano si compone di tre cerchi tra loroseparati, con un quarto posto asimmetricamente rispetto all’asse di raccordo che tocca il centrodel più piccolo e del più grande cerchio, avendo infatti, il cerchio mediano, il suo centrolievemente spostato rispetto alla linea secante gli altri due anzidetti (è spostato di 45 cm.verso Nord). Il centro di tutte e quattro le circonferenze non si trova proprio nel mezzo dellafigura che, invece, è lievemente spostata rispetto al centro geometrico; questa è una particolaritàin cui però, le circonferenze, risultano organizzate perfettamente. Il primo cerchio, quello piùpiccolo, misura 3,20 metri di diametro, il secondo 6,40 metri di diametro (il doppio del primo)ed il terzo 12 metri di diametro (quasi il doppio del secondo cerchio), l’uno con l’altro aventi,sul rispettivo bordo esterno, un intervallo di suddivisione di circa 30 cm di spighe a formareun “muretto” divisorio dei profili, prodotto dalla presenza di steli ritti, a formare appuntoseparazione tra i tre cerchi, sui loro margini. Il cerchio di più ampio diametro, si collega,tramite un “corridoio” ben marcato (comunque ideale prolun-gamento di un raggio dal suocentro), con un altro cerchio, il quarto sopra descritto, che è leggermente più grande del primoiniziale che abbiamo trattato, e, questo quarto cerchio, misura 3,70 m. di diametro. Il “corridoio”tra il terzo e il quarto cerchio ha larghezza di 90 cm e lunghezza di 2,87 metri. Dalla piccolastrada sterrata - più vicina al quarto cerchio - al cerchio a lei più vicino, ci sono in linea d’ariacirca dieci metri. Il “corridoio” sopra descritto è pressoché parallelo al Nord, per direzione, edè l’unico tratto del Crop che presenti steli il cui senso di disposizione è univoco e rettilineonella piegatura che riprende il verso del percorso dal cerchio di maggiore dimensione, a quellopiù piccolo (il quarto) che a lui si collega. Le fotografie e le spighe così raccolte, permetterannodi dare maggiore visione sul fatto di come esse spighe non fossero spezzate, ma, la piegatura,sia avvenuta nei pressi dei nodi, e, si diceva, nell’ipotetico tentativo manuale di piegarli, ciòavrebbe rovinato irrimediabilmente la pianta. Cosa importante, le rilevazioni si sono eseguitedirettamente il 1 Giugno 2005, subito dopo appresa la notizia da parte di un nostro validocollaboratore, poi, come detto sopra, sappiamo che il Dr. Chiumiento esporrà le sueconsiderazioni in una dichiarazione. Ciò, nel riferire che la presa di questi dati non è avvenutaa seguito dell’arrivo di persone che, con il loro transito e col camminare sopra allo strato disteli piegati all’ interno del crop, hanno poi danneggiato lo stesso cerchio nel grano, bensì,tale ricerca è stata svolta a distanza di poche ore dopo l’appresa notizia dell’apparizione dellaformazione. Qui a seguito, il rilievo che è stato possibile ese-guire, grazie ad una attentadisamina delle misure effettuate in loco:Qui, la cartina e le relative misure del crop eseguite con la presa dei dati in loco. In rosso sono presentati i

profili del Crop Circle, con misure e rilievi del luogo circostante.

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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Nella figura sotto, poi, può notarsi la forma netta ed ordinata dei bordi del crop, in tutte le sueparti, con i segni ben visibili lasciati dalle prime persone giunte a margine dello stesso, perentrarvi; si noterà come, anche solo una persona che transiti in un campo di grano, lasci segninetti dati dallo spezzarsi delle piantine, per non parlare delle orme nel terreno, che, comunque,si calpesta appena son discostati con le gambe gli steli alla loro base. Si vede, inoltre, l’integritàdei margini dello stesso crop, quando altrove, su Internet, invece lo stesso a volte è presentatogià visibilmente danneggiato dalle persone che sosteranno nei suoi pressi, nelle ore a seguire.

Nella foto, si possono notare i principali tre cerchi, e la campagna all’intorno, verso Ovest.

Qui, un raffronto visuale con le dimensioni del crop, e le prime persone sopraggiunte a seguito.

A destra ( nella foto ), il quarto cerchio unito al terzo, il più grande, dal “ corridoio “ sopra descritto.

Come si può notare, non ci sono sfrangiaturedei bordi, o stradine secondarie, nei pressi deiprofili delle circonferenze nel cerchio nelgrano, se non quella per entrarvi, che (piùvicina a noi nel centro destra in basso nellafigura), è stata solcata dalle persone autricidi queste fotografie.

Il “Corridoio” tra il terzo ed il quarto cerchio.

Nella foto seguente, un particolarepresentante i bordi del Crop, in cui si notanole spighe superiori degli steli, tendere conpiegatura verso l’interno della formazione:

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Qui sotto, sono presentati i centri di rotazione del crop, che, presenti nella parte centrale deicerchi, non presentavano abrasioni del terreno, sprofondamenti o segni di paletti infissi:

Il centro di rotazione, con la prima sezione di spighe accavallate sui bordi degli altri steli sottostanti,interessati anche loro dal movimento rotatorio che proseguiva oltre ( si notino i margini della figura ).

Come si nota, non vi sono segni di “effrazione” nel terreno, né ciò si vedrà con le spigheraccolte. Constatando che non c’erano rotture negli steli, nella prova ad essere curvatemanualmente, esse si spezzavano, poiché gli steli rigidi.

Una fotografia ritraente un altro centro di rotazione, su un terreno che non ha minimi danni .

Le spighe si presentavano integre.

Qui si nota come le piantine non abbianosubito rotture, né lacerazioni delle foglie edelle spighe nella parte esterna; diversamentedalla crescita normale, longilinea con soloqualche grado di obliquità a partire dalla basedella piantina, quelle presenti appiattite nelcrop, hanno presentato una piegatura vistosa(dai 30 ai 45° ed oltre) con ingrossamentodei nodi, da cui la piegatura dello stelo sidipartiva.

Foto leggermente ingrandita.

In merito alla qualità delle spighe, ci sentiamodi fare un parallelo con quelle preseall’interno del crop del 2003, di cui quipresentiamo alcune fotografie, la cuipiegatura, senza rotture, rispecchia lo stessomodello esecutivo che si rinverrà nel secondoe più recente Crop Circle sopra detto:

Ecco qui spighe (2003) presentanti una piegaturamarcata, avente centro rilevante non nella parte

dello stelo rigido, ma nei nodi, ingrossati rispetto aquelli presenti nelle altre spighe.

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Qui sopra è presentata la curiosa morfologiaassunta dalle spighe, nella direzioneserpentiforme che hanno preso nei pressi delcentro di appiattimento. Alcune spighe, nonsono state solo piegate, per così dire, in “duedimensioni”, ma, pure tridimensionalmente,a spirale, come la spiga presa presentata piùa destra. Da notare come la piegatura sia neinodi, e non nella parte lineare di fusto tra nodoe nodo, steli che poi sono integri e nonspezzati.

Particolare dei nodi e degli steli.

Ingrandimento ravvicinato.

Qui, una delle spighe piegatetridimensionalmente, a spirale, vista nell’altra

foto sopra.

Qui, la fotografia dello stelo ripresoprecedentemente, visto sul lato destro, assieme

ad altre spighe.

Particolare di una spiga aperta parzialmente aventaglio, seguente la

direzione del movimento di piegatura a spirale.

Altro particolare, l’assenza di rotture pur conspighe piegate e ritorte.

A seguito dell’acquisizione di questi primidati, qui certo accennati per sommi capi datal’impossibilità di presentare in tutto la moledi fotografie scattate ed i materiali che si sonopotuti studiare, si diceva, a seguito di ciò,diversi campioni di spighe e di terreno, estrattidal crop del 2005 con carotaggi nel luogo (icampioni sono stati presi e messi in bustesigillate ed asettiche, ciò per valutare zonecampione per analisi di raffronto tra l’esternoe l’interno del cerchio), questi sono stati poisottoposti ad analisi spettrometriche pervalutare eventuale emissione di radioattivitàe per vedere le percentuali delle sostanzechimiche ivi presenti, ciò, per notare altreeventuali anomalie, oltre a quelle riscontratesopra e fin qui dette.

Qui sotto, i primi dati sulla radioattività,misurazione condotta con un ContatoreGeiger Muller Modello Quartex Rd 8901 sulterreno e sulle spighe interne al cerchio, edsul terreno e le spighe campione al di fuoridel cerchio, a distanza di molti metri:

“A1” sta per: campioni di terra e spighenel cerchio 2005; ( nome opzionale ).

“A2” sta per: campioni di terra e spighe aun metro dal bordo del cerchio 2005; nomeopzionale).

“A3” sta per: campioni di terra e spigheprese a 100 metri dal cerchio 2005; (nomeopzionale) = terreno di raffronto.

TABELLE DI RAFFRONTO

Campioni “A2”: Scansioni Quartex conrisultati in Micro Rem/ora:

16 – 14 – 21 – 16 – 21 – 27 – 19 – 12 – 20 –14 – 14 – 15 – 18 – 19 – 10 – 13 – 6 – 16 – 13 – 10– 18 – 18 – 13 – 19 – 9 – 17 – 10 – 11 – 10 – 14 .

= * 15,1 * di media ;

Campioni “A3”: Scansioni Quartex conrisultati in Micro Rem/ora:

19 – 14 – 12 – 16 – 17 – 13 – 16 – 23 – 19 –17 – 11 – 20 – 19 – 8 – 11 – 12 – 21 – 13 – 12 – 10– 20 – 15 – 16 – 10 – 13 – 10 – 19 – 9 – 18 – 14

. = * 14,9 * di media ;

A questa prima analisi, che non ha rimarcatoparticolari anomalie dal fondo di radioattivitànaturale del luogo, è seguita una più strettaanalisi sui componenti ed eventuali fonti diradioattività degli stessi campioni, svolta,questa ricerca, in un laboratorio debitamenteattrezzato all’uopo, presente in provincia diBergamo, di cui lasciamo gli estratticonclusivi, recante analisi chimica e spettrodi radioemissioni :

· Status dati e legenda :

Analisi chimica del terreno , cerchio nelgrano 2005 Ranzano e Spettrometria perrilievo di eventuali fonti di radioattività.

· Nei documenti :

“poli a1* “ sta per: terra nel cerchio; ( *nome opzionale usato dal laboratorio peridentificare i reperti del committente =nome “A1”).

“ poli a2 “ sta per: terra a un metro dalcerchio – terreno cerchio.

“ poli a3 “ sta per: terra a 100 metri dalcerchio ( “ a3 “ ) – terreno di raffronto.

L’analisi e’ stata svolta presso unlaboratorio chimico industrialeprofessionale di Ponte Nossa ( Bergamo ) -per le relative informazioni bastarichiederle. Queste analisi, non hannoattinenza con le precedenti condotte sullospettro della radioattività e sui Micro Remper ora, svolte col Quartex Rd 8901suicampioni di terreno e di spighe.

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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Analisi Chimica :

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Di seguito, la Spettrometria per il rilievo di fonti di radioattività.

Spettrometria Gamma con cristallo allo Ioduro di Sodio.Fondo della zona di misura comparato con campione Poli A1.Picchi, da sinistra verso destra, caratteristici del Bi 214, isotopo naturale della famiglia dell’Uranio/Torio con marcata presenza,ultimo a destra ben evidente, di K 40 isotopo del Potassio naturale.Lo spettro non evidenzia presenza di altri isotopi gamma emettitori.

Comparazione tra i campioni Poli A1 con Poli A2.Nessuna differenza sostanziale fra i due campioni.

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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Comparazione tra i campioni Poli A3 e Poli A2.Come per gli altri spettri, si nota esclusivamente presenza di Bi 214 e K 40.

CONCLUSIONICome si evince dai risultati, senza fare una disamina tecnica dei rispettivi elementi qui prodotti,non si sono trovate delle anomalie per quanto riguarda la radioattività, rispetto al fondo naturaledel terreno, e, anche l’analisi chimica condotta, ha permesso di identificare il tipo dello stesso,affinché si potesse capire se, in presenza di radiazioni, eventuali elementi lì potessero averprodotto picchi di radioattività, od altro, in certe zone. Dai dati emersi nel raffronto tra terrenoe spighe prese all’interno del crop, con i campioni presi immediatamente all’esterno, e quellidistanti dal terreno interessato alla formazione, non sono state riscontrate vistose differenzedi radioattività o di mutamento degli elementi chimici di superficie. In fatto di anomalie dellaradioattività, infatti, sappiamo che non in tutti i crop autentici esse si sono rivelate, come,d’altronde, esse sono del tutto assenti in quelli falsi: e, in questi ultimi, sono comunque assentile anomalie morfologiche e le prove testimoniali però spontanee e proprie del Crop di Ranzano,con le constatazioni pure fatte in loco sulle piante e la valida forma e caratteristiche dellostesso. Poi, appena manifestatosi, il crop non presentava danni sul terreno, né riportava segnid’una manomissione o di un operato di azione fisico meccanica sulle spighe, cosa che poi leavrebbe segnate e si sarebbero notate rotte o mancanti di parti.

Le fotografie, sebbene non si siano usati filtri ad infrarossi o dispositivi per segnare altrebande dello spettro luminoso, non hanno prodotto apparizione di “extra”, quali “Ball of lights”o elementi simili. Altresì, all’oggi, non ci è dato sapere di analisi condotte con metal detectorssu tale crop, e, per quanto riguarda i valori di elettromagnetismo, pure questi sono risultatiessere nella norma, dalle analisi fatte da altri ricercatori con appositi strumenti.

Questi dati presentati, hanno certo un valore soprattutto per quanto riguarda il fattodell’avvenuta possibilità, per noi, di essere presenti fisicamente in un luogo interessato daqueste manifestazioni, e, di più, subito dopo il loro primo insorgere, senza dunque trovardanni o manipolazioni che sovente, anche solo dopo pochi giorni, si rinvengono nei crop già

conosciuti e visitati, ove taluni compiono,involontariamente o per propria decisione,delle rovine, come abbiamo visto più davicino nel caso dei Circlemakers.

Attenti alle considerazioni generali dellafaccenda, non ci siamo certo fermati al soloconstatare la singolarità del fatto e la validitàfenomenologia di questa opera, ma, abbiamoatteso per approfondire le cose e trovare gliaggiornamenti che si sarebbero potutiprodurre. Insomma, per le novità o le smentitedi notizie, o quant’altro, giacché lo studioserio di un caso non si effettua certo in pochesettimane, ma, più facilmente, in mesi,conducendo un confronto anche con altriricercatori e persone del luogo.

Vista la nutrita serie di confronti fatti, dallericerche svolte e dalle testimonianze, dati allamano possiamo dire che, sebbene il Crop inquestione si rifaccia più alla realtàcompositiva propria dei crop circles della“seconda loro stagione figurativa”, ossia, siallinei alla geometria che, dalla metà deglianni ‘90 a seguire, dette poi avvio ai veri e

Indagine “Crop Circle di Ranzano”

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propri Pittogrammi più recenti a noi per tempo aventi carattere più ideografico, dicevamo, pur presentandosi questa formazione semplice nellacomposizione, in essa abbiamo trovato, nel Crop di Ranzano, valide prove sulla veracità della sua composizione, ciò dovuta ad una causaignota, non dunque ascrivibile al semplice operato delle persone dette “circlemakers”. Riteniamo altresì che, in assenza di tutto un corredo diprove conclusive, sia certo difficile esprimersi in modo assoluto dicendo che siano state Balls of Lights a produrre il cerchio, oppure, un altrofattore che all’oggi si disconosce; altresì, sarebbe cosa peggiore e riduttiva ascrivere all’opera di circlemakers questa formazione, solo per ilfatto che non sono state trovate anomalie strumentali e chimiche, a seguito della presa di campioni e della loro analisi. Ricordiamo, infatti, che,oltre al fatto che “l’assenza di prove non dà prova dell’assenza”, ci sono, in questo evento, dati di prima mano che confermano la non -intrusione di persone nel campo, prima del comporsi del Crop, l’importante testimonianza di parecchi astanti che presero visione di strani lucisorgere e volarsene via, prima di trovare il crop, e, inoltre, anche l’importanza della stessa ricerca svolta, i cui passi sono stati fatti con certaesperienza a partire da altri casi analoghi passati, da parte del gruppo dei nostri ricercatori. Che dire, dunque, alla fine di questa ricerca, espostaqui nei suoi aspetti generali che crediamo più interessanti? Il Crop di Ranzano certo cela ancora molti segreti, non è da escludersi che dellenovità appaiano col tempo, a seguito di altre ricerche. Per ora, ci sentiamo di dire che, oltre alla onestà morale del fatto, oltre alla sua veracitàd’insieme, esso ci rimanda più all’operato di potenze ignote, che non al tratto di una semplice opera svolta in un campo da uomini.

Date le considerazioni esposte, possiamo notare, in via d’ipotesi (questa è aderente ai fatti già prodotti nel corso del tempo) come ci sia unamarcata vicinanza tra la formazione del crop di Ranzano con quelle operate, in altri luoghi, dall’azione di enigmatiche sfere di luce, siano essemezzi, o prima causa di questo stupendo mistero.

I Crop Circles rimandano tutta la nostra attenzione a qualcosa di veramente grande : con le parole di Charles Fort, famoso ricercatore delmistero, ci sentiamo di dire: << Uno misura un Cerchio, che inizia Ovunque >> !

RINGRAZIAMENTIL’autore dell’articolo ringrazia sentitamente il Sig. Fabio Benedet per avere con accuratezza fornito i campioni di spighe e di terreno prelevatinel luogo interessato dal fenomeno, per aver condotto decisive analisi fotografiche direttamente in loco, raccogliendo diverse testimonianzesul caso da parte di residenti e di studiosi di Ufologia, in parallelo alla raccolta di articoli e di altri materiali che sono stati la base del nostropresente articolo ; il Sig. Giovanni Pacitti, realizzatore del disegno tecnico che riproduce in scala e con tanto di misurazioni il Crop Circleesaminato ( tutti i diritti sul disegno tecnico riportato sono a lui riservati ) e il laboratorio chimico industriale professionale della Società PonteNossa S.p.a. di Bergamo. Ringraziamo inoltre tutti coloro che si sono prodigati per la realizzazione e stesura di questa indagine.

BIBLIOGRAFIA MINIMA CONSIGLIATA· Michael Hesemann, Il Mistero dei Cerchi nel Grano (1994)· Michael Hesemann, I Nuovi Cerchi nel Grano. Un fenomeno che continua (2002)· Eltjo Haselhoff, La natura complessa dei Cerchi nel Grano (2001)· Adriano Forgione, Scienza, mistica e alchimia dei cerchi nel grano (2003)· Antonio Bonifacio, La voce di Gaia. Le rune dell’angelo, il linguaggio cosmico dei cerchi nel grano (2002)

SITI CONSIGLIATI· http://www.cropcirclenews.com· http://www.cropcircleconnector.com/interface2005.htm

NOTE NELL’ARTICOLO[1] : http://www.telealtobut.it/aliendre/notizie/ranzano.html

[2] : http://www.cropfiles.it/cerchinelgrano-2003/Ranzano-2Maggio2003.pdf#search=’crop%20ranzano

[3] : http://www.cropfiles.it/cropcircles-2005/Ranzano-1giugno2005.html

[4] : http://freeweb.supereva.com/circle/cc05/analisi/Ranzano%20analisi.pdf#search=’crop%20ranzano

[5] : http://www.telealtobut.it/aliendre/notizie/ranzano.html

[6] : http://www.ansu.it/Rubriche/Crop_circle/Ranzano_08_06_2005.html

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