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Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma ISSN 2037-4364 N°2 EDITORIALE La doppia sfida della responsabilità FOCUS Assemblea annuale bilancio e Sanit 2010 CONTRIBUTI Pain management: uno studio infermieristico Anno XX - N. 2 - aprile/giugno 2010 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma SPECIALE SPECIALE Migliaia di infermieri Migliaia di infermieri alla maratona alla maratona Race for the cureRace for the cureSPECIALE Migliaia di infermieri alla maratona Race for the cure

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Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma

ISSN 2037-4364

N°2

EDITORIALELa doppia sfidadella responsabilità

FOCUSAssemblea annualebilancio e Sanit 2010

CONTRIBUTIPain management:uno studioinfermieristico

Anno XX - N. 2 - aprile/giugno 2010 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

SPECIALESPECIALEMigliaia di infermieri Migliaia di infermieri alla maratonaalla maratona“Race for the cure”“Race for the cure”

SPECIALEMigliaia di infermieri alla maratona“Race for the cure”

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Rivista trimestraleTariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB RomaAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 90 del 09/02/1990Anno XX - N. 2 - APRILE-GIUGNO 2010

FOTO: Mario EspositoCopertina: Ennio De Santis

STAMPA: GEMMAGRAF EDITORE00171 Roma - Via Tor de’ Schiavi, 227Tel. 06 24416888 - Fax 06 24408006e-mail: [email protected] grafico: EDS Roma

Finito di stampare: maggio 2010

Tiratura: 28.000 copie

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S O M M A R I OEDITORIALE

1 La doppia sfida della responsabilitàdi Gennaro Rocco

CONTRIBUTI3 Pain management: uno studio infermieristico

di Marco Di Muzio, Domenico Barbato, Maria Santaniello

11 L’efficacia di interventi non farmacologici nella gestionedel dolore nei neonati. Una revisione della letteraturadi Elena Lucia Pepe, Laura Soldà, Silvia Maria Mancini

17 Come partoriscono i papàdi Violetta Nucci, Sara Stagnetta

22 Il processing in endoscopia digestivaè possibile ottimizzare le risorsedi Alessandra Guarini

28 Indagine descrittivo-osservazionale sulle conoscenzee gli atteggiamenti degli infermieri verso il pazienteaffetto da dipendenza alcolicadi Teresa Compagnone, Irene Sirchia

FOCUS ASSEMBLEA ANNUALE, BILANCIO E SANIT 2010

38 Un anno di traguardi raggiunti malgrado la crisi istituzionale43 La relazione del Collegio dei Revisori dei Conti46 Torna Sanit, infermieri ancora una volta protagonisti47 Gli eventi formativi a cura dell’Ipasvi48 Più di quattromila infermieri romani hanno già attivato

la posta certificata

NOTIZIE DAL COLLEGIO49 Un francobollo speciale per una professione speciale50 Gli infermieri romani sfidano la pioggia e “dominano”

la maratona alle Terme di Caracalla52 Il racconto fotografico di una giornata perfetta54 La compagnia teatrale COMICI al Politeama di Catanzaro

DICONO DI NOI55 Torna alla ribalta la grave carenza di infermieri: un’emergenza

che la stampa amplifica a titoli allarmati

PILLOLE DI STORIA58 Il ruolo delle donne nel soccorso ai feriti della

Repubblica Romana del 1849

L’AVVOCATO DICE 60 Il rischio di violenza nelle aziende a danno degli operatori sanitari

INFERMIERI IN RETE63 Infermieristica nelle missioni umanitarie

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E’ l’altra faccia della medaglia, quella con cui si può fare faticaa misurarsi. Che però c’è e va considerata. Di più: va assimila-ta nei comportamenti e nelle azioni quotidiane, “digerita” gior-no per giorno sul posto di lavoro. Quello della responsabilitàprofessionale costituisce oggi più che mai un riferimentocostante nella pratica clinica di un infermiere. Chi la ignora oanche la sottovaluta si espone a rischi altissimi, professionali epersonali insieme. La responsabilità ha le sue regole che spesso viaggiano lungopercorsi stretti. Va perciò conosciuta e ben coltivata. Non c’èprofessionista che tenga se non può dimostrare la sua profes-sionalità, se non dispone di una testimonianza inconfutabiledella correttezza del suo lavoro. La cronaca suggerisce che ce n’è abbastanza per farne un pen-siero quotidiano, non certo un’ossessione ma un “vezzo” pro-fessionale, ciò che ci distingue da altre figure sanitarie ed checi eleva al rango di titolari esclusivi dell’assistenza alla perso-na. Ecco l’altra faccia della medaglia: professionisti di primolivello che, come tali, si fanno carico di nuove e più stringentiresponsabilità. Piaccia o no, la posta in gioco è questa e il prez-zo può diventare molto alto. Lo straordinario sviluppo che la professione infermieristica havissuto negli ultimi quindici anni consegna a tutti noi un ruolodiverso nello scenario sociale. Siamo cioè diversi anche agliocchi dei cittadini, degli altri professionisti sanitari, degli ammi-nistratori e dei politici, perfino di coloro che si ostinano colpe-volmente a negarlo. E lo siamo a 360 gradi, anche sul delicatofronte del rischio professionale e delle sue possibili conseguen-ze sul paziente e sullo stesso operatore. Potremmo dire che ci vedono cresciuti e pretendono di più, tal-volta oltrepassando i limiti fissati dal diritto. In questo sensol’incremento costante del contenzioso giudiziario nei confrontidegli infermieri deve suonare come un campanello d’allarme.Dobbiamo prenderne atto e attrezzarci per scongiurare danni,nell’interesse reciproco.E’ evidente che la valorizzazione sempre più marcata delle fun-

zioni infermieristiche all’interno dei percorsi clinico-assistenzia-li comporti di per sé un’esposizione maggiore in termini diresponsabilità. In molti casi di contenzioso il problema principa-le sta soprattutto nella capacità di dimostrare la correttezzaprofessionale ed etica della propria azione, ricostruendo conpuntualità le prestazioni erogate e i comportamenti tenuti sulposto di lavoro. Risulta quindi indispensabile adottare strumen-ti di tutela professionale e legale adeguati, con il fine di garan-tire la qualità dell’assistenza e documentare l’operato di cia-scun infermiere.Non si è ancora spenta l’eco mediatica sul caso del giovanemorto nel reparto detentivo di un ospedale romano dopo unasettimana dall’arresto. Le accese polemiche sul comportamen-to tenuto da medici e infermieri e il successivo pronunciamen-to della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso hannotirato in ballo la professionalità del personale sanitario.Impossibile però non stigmatizzare i processi mediatici insce-

nati anche sulla professione infermieristica in questi mesi suquesto come su tanti altri casi, con i riflettori accesi non sem-pre sulla verità dei fatti ma sulla spasmodica ricerca di precon-cetti scenari di colpevolezza. Quando la giustizia accerta cheinfermieri e medici hanno commesso dei reati è giusto chesiano perseguiti con rigore. Una volta accertate le effettiveresponsabilità di ciascuno anche il Collegio dovrà fare la suaparte assumendo eventuali provvedimenti disciplinari.La sfera della responsabilità ha connotati recenti ma giàpromette di avere un futuro radioso. Di questo dobbiamo asso-lutamente tenerne conto. Viviamo ormai immersi nell’era digi-tale, in cui suoni e immagini si registrano, si scambiano e siusano con grande facilità, perfino con disinvoltura.Per dirla tutta, siamo al punto che in qualificati convegni inter-nazionali si discute della “scatola nera” in sala operatoria, uncongegno che consentirebbe al paziente di uscire dalla salaoperatoria con la registrazione audio-video integrale dell’inter-vento subito. E se qualcosa andasse storto, o se anche il com-portamento degli operatori non fosse impeccabile, ci sarebbe la

La doppia sfidadella responsabilità di Gennaro Rocco

E D I T O R I A L E

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“scatola nera” a portare i professionisti in tribunale, ad indicarese c’è responsabilità e da parte di chi. Magari solo per ottenereun ricco risarcimento. Per questo dobbiamo attrezzarci, innanzi tutto sul piano cultur-ale. La sfida della responsabilità, come fu a suo tempo per l’ab-olizione del mansionario, fa crescere ciascun professionista etutta la famiglia infermieristica. Tanto più che racchiude in sénuovi importanti scenari di sviluppo professionale e occu-pazionale. Non solo la corretta pratica clinica documentandobene l’attività per evitare problemi legali di natura civile epenale, è possibile anche sfruttare il vasto ambito della respon-sabilità professionale in forza del ruolo che l’infermiere haassunto (guadagnandoselo sul campo) nel sistema sanitario dioggi. Proprio al professionista si rivolge sempre più spesso la magi-stratura per accertare lo svolgimento dei fatti o individuare leresponsabilità degli operatori sanitari. L’Infermieristica legale sista così affermando come un interessante terreno di studio e diformazione specialistica, mentre un numero crescente di colle-ghi viene iscritto a pieno titolo negli elenchi dei consulenti deitribunali. Il campo del rischio professionale, solitamente temuto perchédisseminato di trappole, diviene così un nuovo importante tra-guardo pieno di opportunità. La richiesta di professionisti spe-cializzati nella valutazione degli aspetti giuridici e giurispruden-ziali che riguardano l’assistenza infermieristica è in rapidoaumento su tutto il territorio nazionale. Affrontare i risvolti giuridici della materia impone la qualifica-zione di esperti che sappiano fronteggiare le esigenze delleUnità operative di Medicina legale collegate a una quantità dienti e strutture pubbliche, dalla sanità alle forze armate, ovun-que l’infermiere svolge le sue funzioni. L’infermiere forensediventa perciò una figura centrale nelle perizie disposte dalla

magistratura, nelle cause giudiziarie che trattano eventi trau-matici, abusi, violenze.E’ un professionista in grado di prestare una qualificata attivitàtecnica in ambito medico-legale, clinico e forense, che collabo-ra attivamente con le Direzioni aziendali anche per ridurre ilcontenzioso; può intervenire in una vasta gamma di situazioni ediscipline: dai disastri di massa all’identificazione personale,dalla tanatologia alla criminalistica, finanche in materia di tos-sicologia forense.La pratica dell’assistenza legale e forense apre larghi spazid’impiego per gli infermieri specialisti sia in ambito ospedalie-ro (Emergenza/urgenza, Dipartimento di psichiatria, Direzionesanitaria, Sale obitoriali, Ostetricia e ginecologia forense, Unitàdi risk management, Urp, Centri di servizio per violenze sessua-li) sia in area extra-ospedaliera (Tribunali, Asl, Sert, Noa,Consultori, Istituti penitenziari, Agenzie assicurative, Istituti edenti previdenziali, Ministero della Salute, Assessorati regionalialla Sanità, Uffici sanitari provinciali, regionali e nazionali, saleautoptiche, Forze armate, Polizia giudiziaria). Con questa ulteriore specializzazione la professione infermieri-stica si propone con un volto quanto mai moderno, con compe-tenze che garantiscono la qualità e la sicurezza del servizioassistenziale e, al contempo, segnano la giusta via per ridurrel’incidenza degli errori in sanità. E’ la risposta seria di una professione seria al repentino aumen-to delle responsabilità legate all’attività infermieristica. Un tra-guardo buono anche per soddisfare la domanda di nuove figuredi consulenza specialistica. E’ l’obiettivo che ci siamo dati deci-dendo di crescere ancora e siamo più che mai decisi a coglier-lo. Anche questo risponde all’impegno che abbiamo assunto neiconfronti dei cittadini con il nuovo Codice deontologico: l’impe-gno a “saper essere ad alta valenza” sotto il profilo etico e a“saper assistere ad alta valenza” sotto quello professionale.

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Pain management:uno studio infermieristicodi Marco Di Muzio, Domenico Barbato, Maria Santaniello

IABSTRACTIl dolore è un’esperienza soggettiva edintima della persona caratterizzato dauna complessa natura fisiopatologica eda un’eclettica componente affettivo-relazionale e comportamentale. La promozione del dolore a “sesto para-metro vitale” evidenzia l’importanzadella sintomatologia algica e la difficol-tà della sua gestione: da qui, l’esigenzadi uno studio che valuti la preparazionee le conoscenze del fenomeno da partedel personale sanitario - che spesso sot-tostima il dolore - e i numerosi aspettidel pain management. Lo studio, condotto all’interno di un notopoliclinico universitario romano, haposto in evidenza la limitata cono-scenza delle fondamentali tecnichedi gestione del dolore, in particola-re di quelle non farmacologiche, el’inadeguato approccio infermieri-stico nelle fasi del nursing.L’indagine ha permesso alcune riflessio-ni sulla presenza di una dicotomia frateoria e pratica nell’approccio verso lapersona che presenta dolore, pertanto sievince la necessità di implementare,con corsi di aggiornamento, la prepara-zione dei professionisti della salute,sino a formare degli specialist nellagestione del dolore.

INTRODUZIONEL’esperienza del dolore e della sofferen-za accompagna la storia dell’uomo sindai suoi albori.Migliaia di anni trascorsi nel tentativo diallontanare il dolore dall’uomo, di elimi-narlo, di lenire le sofferenze, non sonoriusciti a scindere lo stretto binomiovita-dolore, proprio perché quest’ultimoè parte integrante dell’esistenza umana:

può essere combattuto ma mai eradica-to, alleviato ma mai estirpato. Il dolore è un’esperienza soggettivaed intima della persona, vissutocome esperienza estremamente negati-va perché riflette, da un lato il concettodi malattia, e dall’altro il limite, la fini-tezza, l’angoscia della morte.La complessa natura fisiopatologica, lamultifattorialità della sua essenza (coin-volge la sfera emotivo-affettiva, cogniti-va, comportamentale e culturale) e leinnumerevoli modalità con cui si mani-festa da persona a persona, rendono,pertanto, il dolore un fenomeno affasci-nante, pur se complesso da analizzare,valutare e gestire.Risulta, quindi, doveroso da parte di chicura e si prende cura delle persone, pos-sedere delle competenze altamenteaffinate, conoscenze che permettano unapproccio alla sintomatologia dolorosaquanto più corretto possibile.

L’infermiere è responsabile dell’assi-stenza generale infermieristica e: “siattiva per prevenire e contrastare ildolore e alleviare la sofferenza. Si ado-pera affinché l’assistito riceva tutti itrattamenti necessari” (art. 34 delCodice deontologico).Tuttavia, dalla letteratura emerge un’im-propria gestione del dolore, principal-mente per scarsa conoscenza ed atteg-giamenti negativi degli operatori sanita-ri nei confronti di procedure e terapiealternative (anche se il termine “alter-nativo” spesso rimanda a pratiche rite-nute usuali in altre culture e popoli delmondo).La necessità di un’elaborazione circa lafenomenologia del dolore appare chiaranel momento in cui si evidenziano que-sti aspetti. Pertanto, tale studio ha loscopo di mettere in luce le cono-scenze del personale infermieristi-co circa la gestione del dolore,

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indagare sulla pratica clinicamessa in atto nella gestione dellasintomatologia algica, ed analizza-re la preparazione e le credenzedegli operatori sanitari sull’argo-mento.In Italia, in campo infermieristico, glistudi condotti sono relativamente sottola media degli altri Paesi europei. Per questo motivo, è interessante arric-chire il patrimonio bibliografico esisten-te, dando un contributo alla letteraturaitaliana in tal senso.

MATERIALI E METODIIl materiale reputato più adatto all’inda-gine si è rivelato un questionario, arisposta multipla, da somministrare agliinfermieri. Esso ha consentito di analiz-zare aspetti legati alla valutazione deldolore, al suo trattamento con o senzafarmaci e di verificare i comportamentinella gestione del dolore.Il questionario è composto da due parti:la prima con dati personali degli infer-mieri (tipo di reparto in cui praticano laprofessione, anzianità di servizio, titolodi studio) e la seconda, con 23 item rela-tivi all’argomento oggetto di studio (seicon risposta dicotomica, “sì” o ”no”;cinque con risposta aperta; le restanti arisposta multipla).Disegno dello studioLo studio condotto è di tipo descrittivodi I livello ed intende fotografare al“tempo zero” l’approccio clinico ed assi-stenziale esistente in tema di dolorefisico, al fine di dimensionarne gliaspetti ideologici e di atteggiamentoindividuali nonché conoscitivi ed opera-tivi sul campo.Unità operative sotto osservazione Sono stati posti sotto osservazionereparti di degenza di cliniche chirurgi-che, mediche e di terapia intensiva diun noto policlinico romano, scelte inmodalità random. Esclusi, i reparti di pronto soccorso egli ambulatori, perché meno rappre-sentativi e accreditati per tale tipo distudio.Popolazione dello studioLa popolazione dello studio è compostada tutti gli infermieri, senza limitazionidi età, titolo di studio o anni di servizio,che lavorano presso i reparti citati.

Campione di ricercaIl campione di ricerca è di tipo “a pre-sentazione” ed include 50 infermieri diambo i sessi, che lavorano presso il poli-clinico romano e che prestano servizionei reparti scelti.Per ogni reparto, è stato selezionatocirca il 20% degli infermieri professio-nali presenti in servizio sulle 24 ore. Raccolta ed analisi dei dati La raccolta dei dati è avvenuta condecorrenza il 15 giugno 2009 e scaden-za il 30 giugno 2009.In quest’arco di tempo, sono stati som-ministrati i questionari ai soggetti cam-pione, presenti nei reparti ed in turno inquel momento.Il gruppo si è recato nei reparti scelti eha introdotto il contenuto, le modalità elo scopo del questionario.

Gli infermieri hanno avuto circa due oredi tempo per la sua compilazione. Al termine del periodo di raccolta deidati, i questionari sono stati analizzatied elaborati mediante software Spss®(Statistical Package for Social Science)ed Excel® 2003.

RISULTATILe caratteristiche dei soggetti campionesono riportate nelle tabelle 1, 2 e 3, con-tenenti, rispettivamente, la suddivisionedel campione per sesso, l’età e il titolodi studio posseduto.Nel complesso, risulta che il campionesia composto per il 58% di donne, e peril 42% da soggetti con età compresa trai 41 e i 50 anni di età. Soltanto un quarto dei soggetti campio-ne possiede una laurea in Scienze infer-

Tabella 1. Suddivisione del campione per sesso

Tabella 2. Suddivisione del campione per età

Frequenza Percentuale Percentuale valida Percentuale cumulata

Maschio 21 42 42 42Femmina 29 58 58 100Totale 50 100 100

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Fra i 20 e i 30 anni 4 8 8 8Fra i 31 e i 40 anni 18 36 36 44Fra i 41 e i 50 anni 21 42 42 86Fra i 51e i 60 anni 3 6 6 92Più di 60 anni 4 8 8 100Totale 50 100 100

Tabella 3. Suddivisione del campione per titolo di studio

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Valore Mancante 1 2 2 2

Licenza media 8 16 16 18

Diploma di scuolasuperiore 29 58 58 76

Laurea in scienzeinfermieristiche 12 24 24 100

Totale 50 100 100

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mieristiche (24%), mentre prevale ildiploma di scuola media superiore, conuna frequenza del 58%.

Corsi di aggiornamento sul doloreLa maggior parte degli infermieri, circa il64%, ha riferito di aver frequentato,negli ultimi cinque anni, almeno uncorso di aggiornamento inerente allagestione infermieristica del dolore.

Concezione del doloreOltre la metà dei soggetti campione(62%), ritiene che il dolore sia soltanto unsintomo di una malattia. Circa un quarto,invece, considera il dolore una diagnosiinfermieristica a tutti gli effetti, contro il10% che invece reputa il dolore un biso-gno dell’uomo. Per un’esigua parte delcampione, il dolore rappresenta un veroe proprio parametro vitale. Dall’analisi statistica dei dati è emersoche la media della distribuzione vale1,78 (relativamente alla sequenza dellerisposte), mentre la deviazione standardè pari a 1,148 rispetto alla media.

Valutazione del dolore: le responsabilitàPer quanto riguarda la valutazione deldolore, quasi la metà del personaleinfermieristico ritiene che sia esclusivaresponsabilità medica, mentre il 38%una responsabilità infermieristica. Solouna minima parte crede che la valutazio-ne del dolore sia di responsabilità di unospecialista del dolore. La media della distribuzione è pari a 2,con una deviazione standard di 1,229che sottolinea la disomogeneità dei datiraccolti.

Misurazione del dolore in pazienti inca-paci di comunicareQuasi la metà del campione rispondeche spesso è possibile misurare l’inten-

sità del dolore in un paziente incapacedi comunicare, ma vi è anche una buonaporzione (circa il 40%) che pensa che ciòsia sempre possibile. Infatti, dall’analisi dei dati emerge unamedia di 1,82, mentre lo scarto quadra-tico medio, pari a 0,941, mette in luce laprevalenza delle prime due risposterispetto alle altre.

Atteggiamento nei confronti del dolorelieve-moderatoLa maggioranza degli infermieri delcampione, solitamente, avvisa il medicoogni qual volta si presenta un pazientecon dolore da lieve a moderato. Solo unquarto riferisce, invece, di utilizzare unapproccio di tipo non farmacologico,proponendo al paziente dei metodi

alternativi agli antidolorifici.Purtroppo, ancora una buona partepensa immediatamente alla sommini-strazione di un farmaco analgesico.

Rivalutazione del paziente con doloreLa quasi totalità degli infermieri (86%)che ha partecipato allo studio haespresso, in unanime accordo, l’utilitàdella rivalutazione del paziente condolore a seguito della somministrazionedi una terapia antalgica.

Il miglior giudice dell’intensità del doloreAlla domanda riguardante chi sia ilmiglior giudice per valutare l’intensitàdel dolore, la stragrande maggioranzaha ritenuto più consona la figura delpaziente stesso. Il 14% rappresenta lapercentuale di coloro i quali identificanocome miglior giudice una figura profes-sionale.La media statistica della distribuzione didati corrisponde a 1,18 e lo scarto qua-dratico medio assume valore di 0,629.

Registrazione degli episodi di doloreUn fattore positivo, emerso dall’analisidei dati, è che la maggior parte degliinfermieri registra sempre nella docu-

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Tabella 4. Responsabilità nella valutazione del dolore

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Infermieristica 19 38 38 38

Medica 24 48 48 86

Specialistica 1 2 2 88

Altro 6 12 12 100

Totale 50 100 100

Tabella 5. Capacità di misurare il dolore in pazienti incapaci di comunicare

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Sempre 20 40 40 40

Spesso 24 48 48 88

Raramente 3 6 6 94

Mai 1 2 2 96

Non so 2 4 4 100

Totale 50 100 100

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Paziente 41 82 82 86Medico 3 6 6 92Infermiere 4 8 8 100Valore Mancante 2 4 4 4Totale 50 100 100

Tabella 6. Chi è il miglior giudice per valutare l’intensità del dolore

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mentazione clinica episodi di dolore; unquarto svolge tale attività spesso, e soloun’esigua porzione riferisce di non farlo.

Scale di misurazione del doloreDue item, a risposta dicotomica, sonostate proposte in merito all’utilizzo dellescale di misurazione del dolore. L’86% degli infermieri facenti parte delcampione ha affermato di non utilizza-re mai alcuna scala di misurazione pervalutare il livello di dolore di unpaziente. Del 14% che ha risposto ilcontrario, solo il 10% è stato in gradodi dichiarare quale scala di misurazio-ne utilizzi nella normale pratica clinica.La domanda prevedeva cinque risposte,di cui solo le prime due rappresentava-no una scala di misurazione realmenteesistente, ovvero la Vas e la Nrs.Il 90% degli infermieri non ha, dunque,risposto alla domanda, anche se tra leopzioni, alla voce “altro”, era possibileinserire una qualsiasi scala di misura-zione a scelta, nel caso in cui non siconoscessero quelle elencate.

Pianificazione dell’assistenzaLa pianificazione è una delle fasi princi-pali del processo del nursing, senza cuinon si potrebbero individuare obiettivied attuare pratiche infermieristiche peril loro raggiungimento. In riferimento all’importanza della piani-ficazione infermieristica, il 48% deltotale delle unità statistiche analizzateha affermato che abitualmente utilizza ilprocesso di nursing per la gestione delpaziente con dolore. Tale dato può avereuna doppia chiave di lettura: rispetto alpassato, è indice di un cambiamentopositivo in atto e di crescita professio-nale, mentre rispetto alla preparazioneuniversitaria attuale sembra non regger-ne il passo.

Tecniche non farmacologicheQueste tecniche sono dei mezzi grazie acui l’infermiere può approcciarsi allasintomatologia dolorosa, integrandopensiero critico e perizia scientificasenza mai perdere di vista la centralitàdel paziente e i suoi bisogni di salute. Per analizzare la conoscenza di tecnichenon farmacologiche sono stati posti ottoitem.

Il 56% degli infermieri afferma di nonessere a conoscenza di tecniche digestione del dolore acuto di tipo lieve-moderato, alternativo ai farmaci. Al 42%dei soggetti-campione che hanno rispo-sto affermativamente alla domanda sullaconoscenza di tecniche alternative ai far-maci, è stato chiesto di elencare almenoquattro di queste tecniche. Ma l’80,5%degli infermieri non ha dato alcuna rispo-sta. La restante percentuale ha rispostoin maniera frammentaria, riportandodiverse tecniche di gestione non farma-cologica del dolore, tra cui una errata: iltermine neuro-abrasione non fa capo,infatti, ad alcuna tecnica finora realizza-ta. Forse è stato confuso con “neuro-ablazione”. Il 40% dei soggetti-campione è incertoper quanto riguarda l’efficacia della tec-nica della distrazione nel trattamento deldolore da lieve a moderato. Un totale del58% esprime, invece, un’opinione positi-va a riguardo, mentre soltanto il 2% nega

l’efficacia di tal mezzo terapeutico.La media risulta compresa tra 2 e 3, poi-ché la seconda e la terza sono le rispo-ste a maggiore frequenza, mentre ladeviazione standard ha valore 0,85. Inoltre, l’82% del totale degli infermierifacenti parte del campione afferma dinon sapere cosa sia la Tens. Il 6% nonha dato alcuna risposta. E’ stato poi chiesto ad ogni membro delcampione se sapesse a cosa corrispon-desse l’acronimo Tens: il 44% degliinfermieri non è stato in grado di rispon-dere alla domanda, mentre 1/3 haammesso di non conoscere cosa rappre-senti l’acronimo.I due/quinti del campione risultanoincerti circa l’efficacia dell’agopunturanel trattamento del dolore cronico. Untotale del 48% è, tuttavia, convinto del-l’adeguatezza di tale tecnica antalgica,mentre per un/decimo del campioneritiene che non abbia alcuna efficaciaterapeutica.

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

A orario fisso 2 4 4 4Al bisogno 15 30 30 34

A orario fissoe al bisogno 31 62 62 96Non so 2 4 4 100Totale 50 100 100

Tabella 7. Quando somministrare i farmaci analgesici

Frequenza Percentuale Percentuale Percentualevalida cumulata

Terapia farmacologicaa orari fissi 16 32 32 32

Terapie nonfarmacologiche 1 2 2 34

Somministrazionedi terapia al bisogno 17 34 34 68

Unione di terapiafarmacologica e nonfarmacologica 15 30 30 98

Unione di terapiaal bisogno e terapianon farmacologica 1 2 2 100

Totale 50 100 100

Tabella 8. Il modo più efficace per combattere il dolore

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Per quanto riguarda l’applicazione dicaldo e freddo nella zona dolente, soloil 2% afferma che questa sia una pro-pria pratica abituale, il 42% utilizza taletecnica spesso, mentre il 36% asseri-sce di praticarla raramente. Il 16% deirispondenti non si avvale delle applica-zioni di caldo e freddo come terapia deldolore. L’ultima domanda inerente alle tecnichenon farmacologiche per la gestioneinfermieristica del paziente con doloreriguarda il posizionamento e l’igienepersonale.In questo caso, i tre/quarti dei profes-sionisti è d’accordo nell’affermare cheposizionamento ed igiene ottimali favo-riscano l’attenuazione del dolore lieve-moderato. Il 20% presenta dei dubbicirca l’efficacia di queste tecniche, esolo una piccola percentuale crede fer-mamente che tali metodiche siano pocoutili per gestire un paziente che presen-ti una sintomatologia dolorosa.

La media della distribuzione ha valore 2,mentre la deviazione standard è di 0,782.

Farmaci analgesiciSecondo il 62% degli infermieri, la tera-pia farmacologica deve essere sommini-strata ad orario fisso ed ogni qualvolta ilpaziente ne abbia bisogno; un/terzoritiene che gli antidolorifici debbanoessere somministrati solo al bisogno,mentre il 4% è dell’idea che vadanosomministrati, in ogni caso, ad orarioprestabilito.Il questionario si conclude con due itemche vogliono raccogliere delle opinionidel personale infermieristico facenteparte del campione. L’88% degli infermieri ritiene sia neces-saria, nella pratica clinica, una figuraesperta nella gestione del paziente condolore, un punto di riferimento all’inter-no dei reparti che si occupi specificata-mente di tale problematica quotidiana. L’altra domanda consiste in una autova-

lutazione critica delle proprie conoscen-ze in merito alla gestione infermieristicadei pazienti con dolore.Nonostante la quasi totalità degli infer-mieri creda nella necessità della pre-senza di uno specialist del pain mana-gement, la maggioranza si ritiene“abbastanza preparato” a gestire unpaziente con dolore.

DISCUSSIONEL’indagine conoscitiva ha evidenziatoche, in misura più o meno maggiore,tutti gli infermieri in servizio presso ilpoliclinico romano, scelto come luogo distudio, si trovano quotidianamente acontatto con la dimensione del doloredel paziente, nei suoi molteplici aspettideterminati direttamente dallo statusclinico specifico del paziente stesso.Gli infermieri frequentano in buonaparte corsi di aggiornamento relativialla gestione del dolore, e lo considera-no per lo più come manifestazione diuna patologia. Tuttavia, lo studio evidenzia uno scarsoatteggiamento emotivo di “responsabili-tà professionale” nei confronti di taleproblema: l’opinione predominante èche la valutazione e la gestione deldolore, anche nelle forme più lievi, sia diresponsabilità esclusivamente medica,nonostante il Codice Deontologico del-l’infermiere dedichi un intero articolocirca il dovere morale di impegno pro-fessionale.Dato estremamente positivo risultaessere la registrazione degli episodi didolore nella documentazione clinica deipazienti, anche se gran parte del perso-nale infermieristico non utilizza una pia-nificazione della gestione del pazienteche presenta dolore, quasi come se laregistrazione fosse un atto fine a sestesso, anziché il punto di partenza diuna complessa gestione infermieristicadel fenomeno.L’infermiere risulta consapevoledella soggettività dell’esperienzadel dolore, e dunque del fatto chetutto ciò che il paziente riferiscedebba essere considerato di estre-ma importanza, e non sottovalutato,poiché egli è il miglior giudice per lavalutazione del proprio problema disalute.

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All’evidenza che il dolore del pazientesia una dimensione esclusiva e da nonsottovalutare, corrisponde, però, unoscarso approccio sistematico di control-lo, valutazione e gestione del dolore: lostudio ha messo in luce che gli infermie-ri utilizzano a livelli minimi gli strumentispecifici di rilevazione e di monitoraggiodell’intensità del dolore, come la Vas(addirittura, frequentemente miscono-sciuta).L’indagine ha messo in evidenza cono-scenze teorico-pratiche in tema diapproccio al dolore del paziente davverominime. Dal punto di vista di un approccio farma-cologico, la pratica della terapia al biso-gno per scopi antalgici costituisce pras-si ancora molto diffusa. Per quanto riguarda le tecniche non far-macologiche, lo studio ha evidenziatouna grande carenza di conoscenze: moltihanno lacune circa l’esistenza di meto-diche alternative ai farmaci, pochi

sanno quali esse siano e questo rifletteevidentemente la scarsa applicazione ditecniche non farmacologiche nella prati-ca clinica quotidiana.E’ risultata una grande variabilità di opi-nioni circa l’efficacia delle più comunitecniche non farmacologiche di gestio-ne del dolore: tale ventaglio di risultatievidenzia una disorganicità di cono-scenze delle principali evidenze scienti-fiche e degli studi esistenti in letteratu-ra circa l’efficacia di tali tecniche.L’Evidence Based Nursing (Ebn) sostieneche il miglior approccio alla gestione deldolore sia rappresentato dal binomio“terapia farmacologica- tecniche nonfarmacologiche”, ma questo messaggionon sembra essere stato colto da granparte della popolazione infermieristica,purtroppo, ancora molto legato alla pra-tica del “si è sempre fatto così”, piutto-sto che alle migliori prove di efficacia. Dagli ultimi due item, a carattere voluta-mente provocatorio, si evince che gli

infermieri necessitano di una figuraesperta per la gestione del dolore, diuno specialista, e che sono pochi gliinfermieri ad autovalutarsi molto prepa-rati nella gestione del dolore. Dall’analisi dei questionari è emersoche il 62% degli infermieri si sente“abbastanza preparato” nel pain mana-gement: ma può il termine “abbastanza”essere proprio di un professionista dellasalute?

CONCLUSIONIL’indagine, seppur su un campione limita-to, permette alcune riflessioni sulla pre-senza di una dicotomia fra teoria e prati-ca nell’approccio verso la persona chepresenta dolore, fra raccomandazionilegislative, deontologiche e scientifiche,su valutazione e controllo del dolore nel-l’assistenza alla persona, e la reale appli-cazione di queste indicazioni. In letteratura, è stato già ampiamentedocumentato come la politica di gestionedel dolore debba prevedere l’implemen-tazione dei corsi di aggiornamento fina-lizzati ad un miglioramento non solo delleconoscenze teoriche, ma anche e soprat-tutto, di quelle pratiche che coinvolgonotutti gli attori di questo processo.Gli infermieri sono chiamati asaper essere dei veri professionistidella salute, aggiornando con conti-nuità e dedizione le proprie conoscenze,a sapere e comprendere le fonda-menta cliniche ed assistenziali diuna gestione del dolore che si con-formi alle linee guida e alle miglioriprove di efficacia internazionali, e asaper fare, ovvero, essere in gradodi mettere in pratica le proprieconoscenze sulla base delle evidenzescientifiche, con consapevolezza emeticolosità.

AUTORI:Marco Di Muzio, docente di Discipline Infer mie -ristiche, corso di laurea in Scienze Infermie -ristiche, università “La Sapienza”, Roma;Domenico Barbato, laureato in Infermie -ristica, università “La Sapienza”, Roma.Maria Santaniello, laureata in Infermie -ristica, università “La Sapienza”, Roma.

La Pietà di Michelangelo

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IN PILLOLE

Un gene tutto italiano contro la distrofia muscolare di DuchenneUn gruppo di ricercatori dell'Istituto di Biologia e Patologia Molecolari (Ibpm) e dell'Istituto di Neurobiologia e MedicinaMolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma ha testato e brevettato una molecola sintetica, denominata“Jazz”, rivelatasi altamente efficace nel trattamento di cavie affette Distrofia muscolare di Duchenne (Dmd). Si tratta di una patologia genetica caratterizzata dalla perdita della distrofina, la proteina che provvede alla corretta stabi-lità meccanica del muscolo durante la contrazione. La Dmd evolve nella degenerazione del tessuto muscolare e provoca laperdita progressiva e irreversibile delle capacità motorie e respiratorie. Circa un bambino su 3.000nasce affetto da Dmd acausa di mutazioni sul cromosoma X che alterano il gene della distrofina. La strategia molecolare messa a punto dai ricercatori italiani del Cnr punta ad aumentare nel muscolo distrofico i livellidella proteina utrofina, un omologo funzionale della distrofina. Normalmente, nel muscolo l'utrofina è molto espressa al momento della nascita ma poi si attenua con la crescita.Utilizzando il gene regolatore sintetico “Jazz”, adeguatamente inserito nel Dna dei topi, si è ottenuto un aumento signifi-cativo del livello di utrofina che si è rivelato utile a sostituire le funzioni espletate dal gene della distrofina. Lo studio, pub-blicato sulla rivista Human Molecular Genetics, registra come nelle cavie distrofiche Mdx, il gene “Jazz” previene e contra-sta la perdita di funzione muscolare e dunque la progressione della malattia. Considerando l'aspetto notevolmente innova-tivo della ricerca, finanziata in parte da Telethon e Regione Lazio/Filas, il team del Cnr ha firmato un accordo con la socie-tà israeliana Ilit-Bio Ventures che consente al Consiglio Nazionale delle Ricerche di mantenere la titolarità della proprietàintellettuale brevettata e alla società israeliana di promuovere e commercializzare il know-how basato sull'impiego di taletecnologia.

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L’efficacia di interventi nonfarmacologici nella gestionedel dolore nei neonatiUna revisione della letteraturadi Elena Lucia Pepe, Laura Soldà, Silvia Maria Mancini

IABSTRACTI neonati ricoverati nelle terapie intensivesono sottoposti ad un numero elevato diprocedure dolorose ed è, ormai, dimo-strato che stimoli dolorosi ripetuti por-tano conseguenze a livello fisiologico,neurologico e comportamentale, sia abreve che a lungo termine. Allo scopo direperire studi a supporto dell’efficacia dimetodi non farmacologici (saturazionesensoriale, allattamento, Kangaroo-care,somministrazione di glucosio) per la ge-stione del dolore nei neonati sottoposti aprocedure dolorose è stata ricercata laletteratura scientifica pubblicata negliultimi cinque anni su banche dati interna-zionali quali: Medline, Cinhal, Cochrane.I criteri di selezione includevano: meta-analisi, review e studi randomizzati suneonati a termine e/o pre-termine, natida madri sane, sottoposti a proceduredolorose a scopo diagnostico.Non sono stati considerati studi in cui laprocedura dolorosa era la circoncisione equelli in cui i neonati erano ventilati.Sono stati selezionati 13 studi: due valu-tavano l’efficacia analgesica della satu-razione sensoriale; quattro della Kanga-roo-care; sei dell’allattamento; unareview sul glucosio orale.Le procedure dolorose consistevano nelprelievo capillare dal tallone e nella ve-nipuntura.Le misure di outcome erano basate suparametri fisiologici e comportamentalie su scale validate di valutazione deldolore.

Solo uno studio riportava effetti avversi.In conclusione: gli studi sulla satura-zione sensoriale hanno mostrato unadiminuzione del dolore statisticamenterilevante, sia nei neonati a termine chenei prematuri; gli studi sull’allattamentonon permettono di validare l’efficacia ditale pratica; quelli sulla Kangaroo-carene dimostrano l’efficacia nei neonatiprematuri; la review sulla somministra-zione di glucosio conferma il suo ef-fetto analgesico e ne identifica un do-saggio ideale.

INTRODUZIONE Il neonato sente dolore.Una scoperta che risale solo alla secondametà degli anni ‘80, quando il professorK. J. Anand dell’università del Kansas,dopo numerosi studi, pubblicò sul “Nejm”un articolo in cui affermava che, in realtà,già a partire dalla XXIV settimana di etàgestazionale sono presenti le basi anato-miche e fisiologiche per la percezionedel dolore.Per il neonato, in particolare, è stato sco-perto che il sistema neuro-eccitatorio (ov-vero, l’organizzazione nervosa deputataal trasporto verso il cervello degli stimolisensitivi) ha un rapido sviluppo, mentre levie inibitorie, che dal cervello modulanol’intensità degli stimoli in arrivo, matu-rano più lentamente.La conseguenza è che nel neonato la tra-smissione del dolore attraverso il midollospinale è amplificata e, solo dopo setti-mane, si ha lo sviluppo di un adeguato si-

stema di controllo.Se ne deduce che i neonati non solo per-cepiscono il dolore, ma lo percepisconocon una intensità maggiore rispetto agliadulti.Si calcola che i neonati ricoverati in unaterapia intensiva neonatale subiscano dauna a 21 procedure al giorno, la maggiorparte delle quali dolorose.E’ dimostrato che episodi ricorrenti di do-lore possono provocare un peggiora-mento della prognosi, con conseguenteprolungamento dei tempi di guarigione edell’eventuale ricovero.Nello specifico, il dolore può determi-nare, nell’immediato, aumento del con-sumo di ossigeno e delle resistenze pol-monari, alterazioni dei parametri vitali eormonali, aumento della pressione intra-cranica con rischio di emorragia, soffe-renza cerebrale; mentre, a distanza puòprovocare deficit neurologici e di svi-luppo, difficoltà comportamentali, socialied emozionali, disordini cognitivi, mne-monici e di apprendimento, disturbi delsonno e dell’alimentazione.Tuttavia, ancora oggi, è poco diffusosia l’uso delle tecniche analgesichefarmacologiche, a causa degli effettiavversi, sia di quelle non farmacolo-giche, probabilmente, per la ten-denza a considerare minima la sen-sazione del dolore nei primi momentidella vita, o per la convinzione che ilpiccolo non ricordi l’esperienza do-lorosa o per la scarsa dimestichezzadegli operatori con tali tecniche per

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mancanza di formazione specifica e di li-nee guida condivise. Obiettivo di questarevisione è reperire evidenze scientifi-che a supporto dell’efficacia dell’utilizzodei metodi non farmacologici, quali laKangaroo-care, la somministrazione oraledi glucosio, l’allattamento, la saturazionesensoriale, nella gestione del dolore neineonati sottoposti a procedure invasive,con la speranza di incoraggiarne l’usonella pratica clinica.

MATERIALI E METODI E’ stata effettuata una ricerca della lette-ratura scientifica pubblicata negli ultimicinque anni su banche dati la cui serietàè ufficialmente riconosciuta quali: Me-dline, Cinhal, Cochrane e Ilisi.È stato formulato un quesito di ricerca:“Nei neonati, a termine e/o pretermine,sottoposti a procedure invasive, la perce-zione del dolore può essere attenuataattraverso l’utilizzo di interventi non far-macologici?”.Sulla base di questo è stato possibileidentificare le “parole chiave” indispen-sabili per la consultazione dei repertoribibliografici: infants/newborn, sensorial

saturation, Kangaroo-care, skin-to-skin,orale glucose, non-nutritive sucking,breastfeeding, procedural pain, painmeasurement.I criteri di selezione includevano meta-analisi, review e studi randomizzati, pub-blicati in italiano o in inglese, su neonatia termine e/o prematuri, nati senza com-plicazioni da madri sane, sottoposti aprocedure dolorose a scopo diagnostico.La ricerca è stata rivolta a studi che te-stavano, esclusivamente, tecniche nonfarmacologiche per la gestione del dolorenei neonati sottoposti a procedure inva-sive, escludendo quelli che le mettevanoa paragone con metodi farmacologici,per valutare quali avessero maggiore ef-ficacia.Sono stati esaminati solo studi in cui erapresente l’abstract e per i quali ci fossepossibilità di reperire i full text.Questo, escludendo gli studi in cui la pro-cedura dolorosa era la circoncisione e incui i neonati erano ventilati artificial-mente.

RISULTATISono stati identificati 35 studi; fra questi,

ne sono stati selezionati 13, specifici perl’oggetto di studio.Di questi, però, è stato possibile reperiresolo sette articoli: dei restanti sei è statoanalizzato esclusivamente l’abstract.I 13 studi sono stati suddivisi per argo-menti: – uno studio clinico randomizzato sugli

effetti del colostro paragonato al lattematerno;

– uno studio randomizzato controllatosugli effetti della Kangaroo-care;

– uno studio randomizzato sugli effettidella Kangaroo-care rispetto al glu-cosio orale;

– uno studio prospettico randomizzatocontrollato sugli effetti dell’allatta-mento al seno rispetto al ciuccio;

– due studi randomizzati sugli effettidella Kangaroo-care,

– una review sugli effetti dell’allatta-mento al seno paragonato al latte ma-terno;

– tre studi sugli effetti dell’allattamentoal seno rispetto al glucosio orale (unostudio randomizzato, uno studio ran-domizzato controllato e uno studiocaso-controllo); una review sull’effica-

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cia dello zucchero e la sua sicurezza ri-spetto alla dose;

– due studi sugli effetti della satura-zione sensoriale (uno studio rando-mizzato prospettico e uno studio ran-domizzato controllato).

Da sottolineare, che i due documenti ri-guardanti studi effettuati sulla satura-zione sensoriale risalgono agli anni2001/2002, ma si è deciso di inserirli per-ché unici sull’argomento, italiani e digrande interesse.In dieci studi (sul totale di 13), la proce-dura dolorosa cui sono stati sottoposti ineonati consisteva nel prelievo capillaredal tallone, in uno studio nella venipun-tura, in due studi sono state valutate en-trambe. In sei studi sono stati esaminatineonati a termine, in cinque studi neonatipretermine, in due studi entrambi. Comemisure di outcome, cinque studi hannovalutato il pianto, tre la saturazione di os-sigeno, quattro la frequenza cardiaca,uno le espressioni facciali.Come scale di valutazione del dolore, cin-que hanno utilizzato la Pipp (PrematureInfant Pain Profile), uno la Nidcap (Neo-natal Individualized Care AssessmentProgramme), uno la Dan (Douleur Aiguëdu Nouveau-né), uno la Nips (NeonatalInfant Pain Scale).Solo uno studio ha preso in considera-zione gli effetti avversi della procedurastudiata.Al fine di consentirne una visione com-pleta, i risultati sono stati schematizzati al-l’interno di una griglia di sintesi che de-scrive, per ogni riferimento bibliografico, loscopo e il tipo di studio, il campione presoin esame, i parametri di outcome studiatied i risultati ottenuti.

DISCUSSIONE Si è scelto di effettuare la discussionedegli articoli reperiti suddividendo glistudi in base alla tipologia di interventoanalizzato, così da fornire una descri-zione esauriente dei vantaggi di ciascunaprocedura.Ove si fa riferimento alle analisi statisti-che, si rimanda alla scheda di sintesi deirisultati per la visione dei dati numerici.Gli studi analizzati sulla saturazione sen-soriale svolti in Italia (dei quali è statopossibile analizzare i full text), ne valu-tano l’efficacia analgesica in neonati sot-

toposti a prelievo capillare dal tallone,confrontandola con altri tipi di analgesianon farmacologia già validati (glucosioorale e succhiotto). La saturazione senso-riale si basa su concetti neuro-fisiologici,partendo dal fatto che il cervello del neo-nato filtra gli stimoli periferici: lo scopo èquello di saturare i sensi del neonato,attirando l’attenzione con stimoli posi-tivi (tattili, uditivi, visivi, gustativi) inmodo da inibire lo stimolo doloroso do-vuto alla procedura assistenziale, sia a li-vello spinale che corticale, anche graziealla produzione endogena di endorfine.Durante la manovra dolorosa devono es-sere eseguite le seguenti azioni: mante-nere un buon contenimento al neonato;massaggiargli il viso; guardarlo negli oc-chi, cercando di coglierne lo sguardo; far-gli sentire l’odore delle mani; parlarglicon tono amorevole; somministrare solu-zione glucosata per via orale.Nel primo studio (Bellieni, 2001), di tiporandomizzato prospettico, la ricerca èstata effettuata su 17 neonati preter-mine, utilizzando come misure di out-come la saturazione di ossigeno, la fre-quenza cardiaca e il dolore misuratoattraverso la scala Pipp. Nel secondo stu-dio (Bellieni, 2002), di tipo randomizzatocontrollato, la ricerca è stata effettuatasu 120 neonati a termine, valutandone lareazione comportamentale al dolore at-traverso la scala Dan. Entrambi gli studisembrano ben descritti, a partire dal ti-tolo, formulato in modo chiaro, che forni-sce un’idea del contenuto dell’articolo,della popolazione e del tipo di studio uti-lizzato; sono definiti i motivi e gli scopidelle ricerche; nella sezione della meto-dologia è ben descritta la popolazioneoggetto di studio e la modalità di sele-zione del campione anche se, nella primaricerca, esso sembra non essere di di-mensioni sufficienti. Le procedure attuatesono ben dettagliate. Nella sezione dei ri-sultati sono anche riportati i dati delleanalisi statistiche svolte. In entrambi gli studi, si è osservata, a se-guito dell’utilizzo della saturazione senso-riale, una diminuzione del dolore sia neineonati prematuri che in quelli a termine. Risulta una tecnica efficace, di sempliceapplicazione e con effetti maggiori ri-spetto alla sola somministrazione di glu-cosio orale.

La Kangaroo-care (Kc) è un metodo cheoffre al neonato confini fisici, suoni delbattito cardiaco materno, movimento rit-mico con il respiro materno, calore; tuttestimolazioni dolci che, attraverso la pro-priocezione, l’udito, l’apparato vestibo-lare, i sistemi sensori termici e tattili,possono cambiare i meccanismi di con-trollo dei neurotrasmettitori che regolanola trasmissione del dolore.Gli studi analizzati sono quattro, di cuidue abstract e due full text.Tutti gli studi sono stati effettuati con loscopo di accertare l’effetto analgesicodella Kc sulla reazione al dolore in neo-nati prematuri, sottoposti a prelievo ca-pillare dal tallone. Un documento (Ferber, 2008), di cui si èpotuto analizzare solo l’abstract, riporta idati di uno studio randomizzato control-lato svolto in Israele. Il titolo è formulato in modo da dare unachiara idea del contenuto, della popola-zione e del tipo di studio. Qui è enunciatol’obiettivo della ricerca e la spiegazionedella metodologia è sufficientemente de-scritta, ma i risultati sono riportati inmodo molto sintetico e non si evince sesiano state svolte delle analisi statisti-che. Gli autori, comunque, affermano di averregistrato una diminuzione dello stressneuro-comportamentale nel neonato sot-toposto a Kc e ne consigliano l’uso neiprematuri. Altri due documenti (Freire, 2008; Joh-nston, 2008) riportano i dati di studi ran-domizzati, svolti rispettivamente in Bra-sile e in Canada. Del primo è stato possibile consultaresolo l’abstract. Il titolo dello studio è for-mulato in modo da rendere chiaro il mo-tivo della ricerca e la popolazione og-getto di studio, ma non il disegno diricerca utilizzato. La metodologia usata è ben descritta;meno chiara, la descrizione della proce-dura; indefinito il momento della gior-nata in cui veniva svolta (se lontano daipasti o da altre procedure); se la Kc è at-tuata dalla madre del neonato o da altri. Sono riportati, sinteticamente, i dati delleanalisi statistiche svolte, ma non sonoevidenti le differenze rilevate tra i tregruppi in cui è stato suddiviso il cam-pione.

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Il titolo del secondo studio definisce loscopo, la popolazione e il metodo utiliz-zato per la ricerca. Nell’articolo sembranoben definiti lo scopo della ricerca e i cri-teri di inclusione ed esclusione usati peril campionamento.Anche in questo studio, la modalità disvolgimento della procedura dolorosanon è stata descritta nel dettaglio, ma irisultati sono riportati dettagliatamente esono completi di analisi statistiche. In entrambi gli studi, gli autori conclu-dono affermando che i risultati indicanoche la Kc diminuisce la risposta al do-lore, raccomandandone l’uso.L’ultimo documento, di cui, però, è statopossibile analizzare il full text, riporta idati di uno studio sperimentale rando-mizzato effettuato negli Usa (Ludington-Hoe, 2005). Si evidenzia nel titolo lo scopo e la popo-lazione oggetto dello studio, ma non il di-segno utilizzato. Sembra ben descrittonella metodologia adottata, sono specifi-cati i criteri di inclusione e di esclusioneutilizzati durante il campionamento, ma laprocedura non è descritta dettagliata-mente, anche se sono chiaramente defi-niti gli strumenti di outcome. I risultati completi dei dati delle analisistatistiche svolte, mostrano significativieffetti della Kc sia sulla frequenza car-diaca il cui aumento, durante la proce-dura dolorosa, è inferiore in presenzadella Kc che in incubatrice, che sul piantoe sul comportamento. Inoltre, gli autori spiegano come nei neo-nati, soprattutto quelli pretermine, i mec-canismi inibitori del dolore siano ancoraimmaturi, e che la Kc sembra disattivarel’asse ipotalamo-pituitario-surrenale, al-terando le risposte al dolore. In tutti gli studi citati si evidenziano dei li-miti che non ne permettono la replicabi-lità; in nessuno è stata descritta la tec-nica utilizzata per la procedura invasiva(prelievo capillare), né se fosse praticatasempre dalla stessa persona, rendendocosì impossibile sapere se lo stimolo do-loroso era paragonabile per intensità edurata. In nessuno studio è specificato il mo-mento della giornata in cui si svolgeva laprocedura (se era programmata lontanodai pasti o da altre procedure in cui ineonati erano stati oggetto di manipola-

zione), né alcuno ha preso in esame, o co-munque evidenziato, eventuali effetti av-versi.La documentazione reperita sull’allatta-mento al seno, di cui tre abstract e trefull text, non permette di affermare, inmaniera inconfutabile, l’efficacia di talepratica nella riduzione del dolore nei neo-nati.In uno studio svolto in Svezia (Gradin,2004 ), di tipo randomizzato, di cui è statopossibile consultare solo l’abstract,l’analgesia è risultata maggiore se l’allat-tamento era combinato con la sommini-strazione di glucosio orale.Gli autori esplicitano chiaramente loscopo della ricerca: valutare l’efficaciaanalgesica dell’allattamento al seno, ri-spetto alla somministrazione di glucosioorale.Anche il campione sembra appropriato.La raccolta dati non sembra affidabile inquanto lasciata ai genitori, e gli stessi au-tori sottolineano una discordanza traquelli raccolti da loro attraverso la scalaPipp e quelli raccolti dai genitori.Il metodo non è ben descritto, in quantonon è dichiarata la durata dell’allatta-mento al seno e se questo veniva prati-cato prima, durante, o anche dopo, laprocedura dolorosa.Non è descritto il metodo con cui venivapraticata la venipuntura, né se era fattadalla stessa infermiera a tutti i neonati.Riportati i dati delle analisi statistiche.In un altro studio (Phillips, 2005), di tipoprospettico randomizzato, svolto negliUsa, e di cui è stato possibile consultaresolo l’abstract, non è specificato il modoin cui sono stati selezionati i neonati, néè spiegata, nel dettaglio, la procedurautilizzata.Sono riportati, però, i dati delle analisistatistiche svolte sui risultati che mo-strano una diminuzione del pianto neineonati allattati al seno e nei neonati cuiera stato dato il ciuccio dalla madre ri-spetto a quelli cui era stato sommini-strato il ciuccio da un estraneo.Non c’è alcun riferimento ai parametrifisiologici, che gli autori indicano comeuna delle misure di outcome.In un terzo studio, svolto in Turchia (Uyan,2005), di cui è stato possibile consultaresolo l’abstract, si evidenza che né il lattematerno, né il colostro risultano più effi-

caci del placebo nella gestione del do-lore. Gli autori non specificano i criteriper il campionamento; vengono riportatii dati delle analisi statistiche.Tre studi, in disaccordo con i precedenti,hanno dimostrato la maggior efficaciadell’allattamento al seno rispetto allasomministrazione di glucosio orale. Ilprimo è una review (Shah, 2006).La ricerca è stata effettuata su banchedati scientifiche di riconosciuta impor-tanza, quali: Medline, Embase, Cinahl eCochrane.I criteri di selezione includevano studisull’allattamento o sul supplemento dilatte materno per alleviare il dolore inneonati a termine e pretermine.Sono stati selezionati 11 studi, di cui novedi tipo randomizzato controllato e due ditipo quasi randomizzato controllato.Tutti, ad eccezione di uno, valutavanoneonati a termine.La forza di questa revisione è nel disegnoutilizzato. La maggior parte degli studierano randomizzati, controllati, congruppo controllo e non più di un inter-vento.La descrizione di ogni studio selezionatorisulta dettagliata nel tipo di disegno diricerca, nella popolazione oggetto dellostudio, nel metodo di selezione del cam-pione, nell’intervento applicato, nelle mi-sure di outcome.La valutazione del dolore è stata effet-tuata su parametri fisiologici, sul pianto,e su scale validate Nips, Pipp o Nfcs.Anche i dati delle analisi statistiche deivari studi sono stati ampiamente rappre-sentati ed è spiegato il metodo di analisiutilizzato per l’elaborazione dei datistessi. Gli autori della presente review siponevano due obiettivi: 1. paragonare l’allattamento al seno e il

latte materno con altri tipi di inter-venti (glucosio, ciuccio, postura, pla-cebo);

2. condurre un’analisi all’interno di ognisottogruppo, a seconda del tipo di in-tervento utilizzato e di procedura do-lorosa, in base all’età gestazionaledei neonati.

Mentre il primo obiettivo è stato rag-giunto, non è stato possibile verificare ilsecondo, in quanto, ad eccezione di unostudio, tutti gli altri includevano neonatia termine.

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Gli autori concludono affermando che,anche se ancora non è stato identificatoun intervento analgesico ideale, l’allatta-mento appare un valido metodo.Il secondo articolo riporta i dati di unostudio sperimentale svolto in Turchia (Efe,2007).Il titolo non chiarisce quali sono i metodianalizzati per la riduzione del dolore, madà un’idea della ricerca, della popola-zione esaminata, e del tipo di proceduradolorosa.Vengono definiti i motivi e lo scopo dellaricerca ed è ben descritta la ricerca bi-bliografica svolta.Nella sezione della metodologia, è specifi-cata, la popolazione oggetto di studio e i cri-teri di inclusione ed esclusione della stessa.L’assegnazione dei neonati ai gruppi distudio, però, fu lasciata alle madri e nonrandomizzata, motivo per cui lo studioperde di forza.La procedura è descritta dettagliata-mente; non sono stati valutati eventualieventi avversi, ma sono riportati i datidelle analisi statistiche svolte e sonostati anche evidenziati i limiti della ri-cerca (mancanza di ulteriore interventoper valutare gli effetti del contatto corpo-reo; mancanza di randomizzazione neidue gruppi di intervento; la natura osser-

vazionale della Nips che crea problemi diattendibilità), che sembrano essere note-voli e riducono, pertanto, il valore dellostudio. Il terzo è uno studio di tipo randomizzatosvolto in Italia (Codipietro, 2008).Il titolo è formulato in modo da dareun’idea del contenuto dell’articolo, dellapopolazione e del tipo di studio utiliz-zato; definiti i motivi e lo scopo della ri-cerca, ossia comparare l’effetto analge-sico dell’allattamento al seno con lasomministrazione di glucosio orale. Nella sezione della metodologia, è bendescritta la popolazione oggetto di studioe i criteri di inclusione e di esclusione.L’assegnazione ai gruppi di studio è statabasata su alcune caratteristiche sia deineonati che delle madri.Il disegno è ben descritto, sia per quantoriguarda la procedura che la registrazionedei dati; entrambe effettuate con metodostandardizzato.Sono stati valutati anche eventuali ef-fetti avversi e sono stati riportati i datidelle analisi statistiche. Dall’analisi complessiva di questi studi, sideduce che le ricerche effettuate sull’al-lattamento come metodo per gestire ildolore nei neonati risultano ancora con-troverse e pertanto insufficienti.

Per quanto riguarda la somministrazioneorale di glucosio, si può affermare che siastato l’intervento non farmacologico perla gestione del dolore nel neonato piùstudiato nel tempo.Per questo motivo, la presente ricerca èstata indirizzata a reperire documenta-zione che affrontasse l’argomento da unaltro punto di vista: trovare studi che dimo-strino la sicurezza dell’assunzione di glu-cosio effettuata in maniera routinaria, cheidentifichino una dose standard efficace eun giusto metodo di somministrazione.Si è scelto di prendere in esame una re-view (Stevens, 2004) che analizza pro-prio questi aspetti.Una ricerca ben articolata, effettuata conrigore metodologico.Gli autori hanno selezionato 21 studi e laloro descrizione risulta dettagliata neltipo di ricerca svolta, nella popolazioneoggetto dello studio, nel metodo di sele-zione del campione, nell’intervento appli-cato, nelle misure di outcome.I dati statistici sono ampiamente de-scritti.Questa analisi qualitativa degli studi ri-sulta ben descritta, oltre che nella meto-dologia, anche nei risultati, riportati se-paratamente per ogni parametro preso inesame.

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Gli studi erano randomizzati, controllati,prospettici con gruppo controllo e nonpiù di un intervento.Pochi autori usarono le scale di valuta-zione del dolore, preferendo basarsi sulpianto, anche se alcune sue caratteristi-che (come l’intensità, la durata, l’am-piezza) non possono bastare a confer-mare la presenza di dolore nel neonato.Gli studi analizzati mancano di una stan-dardizzazione metodologica per quantoriguarda la somministrazione di gluco-sio, e non sono forniti particolari sullaprocedura; quindi, non è stato possibilesapere se lo stimolo doloroso fosse para-gonabile per intensità e durata. C’è in-coerenza negli studi sulla dose ideale diglucosio, sebbene sembra essere stataidentificata una dose range tra 0.012 gre 0.12 gr con una concentrazione al 24%da somministrare due minuti prima dellostimolo doloroso.Sembra un range ampio, ma bisogna con-siderare che gli studi prendevano in con-siderazione sia neonati a termine cheprematuri.Gli autori consigliano ulteriori ricercheper valutare la sicurezza della sommini-strazione di glucosio orale, soprattutto

nei neonati di bassissimo peso alla na-scita e/o instabili, poiché, in uno studio,è risultato che la somministrazione ripe-tuta di piccole quantità di glucosio, in taltipo di popolazione, poteva contribuireall’insorgere di un’enterocolite necrotiz-zante.

CONCLUSIONILa revisione prodotta permette di affer-mare che la gestione del dolore attra-verso metodi non farmacologia (satura-zione sensoriale; la Kangaroo-care;allattamento; somministrazione di gluco-sio orale) potrebbe rappresentare una va-lida alternativa ai mezzi farmacologici. Infatti, tutti quei metodi hanno un effettoanalgesico sugli stimoli dolorosi nei neo-nati, anche se spesso gli autori deglistudi esaminati dichiarano la necessità diun approfondimento della tematica, aconferma delle ricerche già effettuate. Purtroppo, ancora oggi la valutazionedel dolore dei neonati, così come lasua gestione, è sottostimata rispettoa quanto si riterrebbe ottimale, no-nostante esistano interventi non far-macologici sicuri, scientificamentevalidati e di semplice applicazione,

quali quelli descritti in questa review. L’utilizzo di tali metodi, infatti, è ancorapoco diffuso, forse per la cultura sanita-ria italiana non avvezza all’uso di terapiealternative a quelle farmacologiche, oforse per la scarsa dimestichezza deglioperatori con tali tecniche, a causa dellamancanza di formazione specifica e di li-nee guida condivise. Per tali ragioni, il presente studio vuoleoffrire alcuni spunti per effettuare ricer-che ulteriori che possano convalidarequelli esistenti, incentivando l’utilizzo ditali metodi sia nell’ambito ospedalieroche nell’ambito territoriale, con l’obiet-tivo di poter offrire al neonato, attraversoun’adeguata gestione del dolore, beneficisia fisici che psicologici, migliorandone laqualità del ricovero e quella della suavita futura.

AUTORE:Elena Lucia Pepe, infermiere coordinatoreCooperativa Nuova Sair-onlus;Laura Soldà, infermiere dirigente, direttoreoperativo cooperativa Nuova Sair-onlus;Silvia Maria Mancini, infermiere coordinato-re Asl Rm/D.

Bellieni CV, Buonocore G, Nenci A., Franci N, Cordelli DM & Bagnoli F, Sensorial saturation: an effective analgesic tool for heel-prick inpreterm infants: a prospective randomized trial. Biol. Neonate, 80 (1), 15-8. 2001Bellieni CV, Bagnoli F, Perrone S, Nenci A., Cordelli DM, Fusi M., Ceccarelli S. & Buonocore G, Effect of multisensory stimulation on analge-sia in term neonates: a randomized controlled trial. Pediatr. Res., 51 (4), 460-3. 2002Codipietro L, Ceccarelli M & Ponzone A, Breastfeeding or orale sucrose solution in term neonates receiving heel lance: a randomized, con-trolled trial. Pediatrics, 122 (3), 716-21. 2008Efe E & Sava er S, The effect of two different methods used during peripheral venous blood collection on pain reduction in neonates. Agri,19 (2), 49-56. 2007Johnston CC, Filion F, Campbell-Yeo M, Goulet C, Bell L, McNaughton K, Byron J, Aita M, Finley GA. & Walker CD, Kangaroo mother carediminishes pain from heel lance in very preterm neonates: a crossover trial. BMC Pediatr., Apr 24,8:13. 2008Ludington-Hoe SM, Hosseini R & Torowicz DL, Skin-to-skin contact (Kangaroo Care) analgesia for preterm infant heel stick. Aacn Clin. Issues,16 (3), 373-87. 2005Shah PS, Aliwalas L & Shah V, Breastfeeding or breastmilk to alleviate procedural pain in neonates: a systematic review. Breastfeed Med.,2 (2), 74-82. 2005Stevens B, Yamada J & Ohlsson A., Sucrose for analgesia in newborn infants undergoing painful procedures. Cochrane Database Syst Rev.,(3), CD001069. 2004

BIBLIOGRAFIA

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Come partoriscono i papàdi Violetta Nucci, Sara Stagnetta

SABSTRACTScopo della presente indagine è quello dianalizzare il vissuto del padre che assistealla nascita del primo figlio.I papà vivono il parto con grande coinvol-gimento, sono presenti, vogliono avereun proprio ruolo e questa partecipazioneviene percepita come una cosa naturale.Anche se la presenza non elimina sem-pre quel deciso senso di impotenza neiconfronti del grande impegno della mo-glie, o della compagna, nel partorire (per-ché quello che vedono gli uomini di fronteall’evento del parto è qualcosa che nonpossono controllare completamente), lacosa che i papà conservano piùchiaramente nella memoria è laprima immagine del figlio. Si ritiene che la presente ricerca possaessere utile per indagare il vissuto emo-tivo dei padri per approfondire l’eventoda ogni punto di vista, ascoltando la vocemaschile affinché possa essere presa inconsiderazione nella valutazione dell’as-sistenza globale al nucleo familiare che siprepara ad accogliere una nuova vita.

INTRODUZIONEQuesta ricerca qualitativa di tipo biogra-fico fa parte delle attività di apprendi-mento incluse nel programma di Metodo-logia della ricerca (corso integratoManagement infermieristico) dell’univer-sità di Tor Vergata, Roma, sede FateBene-Fratelli, dell’ospedale San Giovanni Cali-bita-Isola Tiberina, docente, pro fes so res saTeresa Compagnone).Scopo dell’indagine, analizzare il vissutodel padre che assiste al parto e, quindi, co-noscere e descriverne i sentimenti.Dopo una breve, e non esaustiva, ricercasulla letteratura infermieristica italiana,non sono state reperite ricerche qualita-tive fenomenologico-biografico, mentre èstato trovato un recente studio dal titolo:“Effetti positivi connessi alla partecipa-

zione dei padri al travaglio e al parto: unostudio quasi sperimentale”, che, comedice il titolo, ha quale motivazione quelladi indagare sulle ricadute positive sulladonna derivate dalla presenza del partnernel momento del parto.L’indagine è stata condotta durante ilmese di luglio 2009 nel quartiere romanodi Monteverde e, per garantire il rispettodella privacy e l’acquisizione del con-senso informato, ad ogni intervistato èstato sottoposto un modulo da noi elabo-rato da leggere e sottoscrivere, in cui si af-ferma che lo scopo dell’intervista è pura-mente didattico e le informazioni raccoltesaranno utilizzate esclusivamente per le fi-nalità di questa ricerca (Allegato 1).

MATERIALI E METODIIndagine qualitativa fenomenologia distampo biografico.

I dati sono stati raccolti attraverso un’in-tervista semistrutturata con vincoli te-matici, face to face, audioregistrata etrascritta successivamente.Le domande-guida e di approfondimentosono riportate nella tabella 1.Le interviste sono state somministratein ambiente protetto, nelle abitazioni dichi ha partecipato alla nostra ricerca. Per il campione, di tipo propositivo, sonostati reclutati, attraverso conoscenti,quattro neo-padri che, dopo aver dato illoro consenso scritto, hanno aderitoall’indagine.I criteri utilizzati per la scelta delle unitàcampionarie sono stati i seguenti:– criteri di inclusione: padri entrati in

sala parto, al primo figlio;– criteri di esclusione: parti avvenuti

da più di un mese e mezzo.Il clima che si è instaurato ci ha permes-

Le domande oggetto dell’intervista

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Come immaginava si sarebbe svolto il parto?Le aspettative che aveva hanno corrisposto alla realtà?

Cosa ha provato mentre suo figlio stava nascendo?

Mi può descrivere le sue emozioni?

Aveva paure?

Ha avuto reazioni fisiche come svenimento, tremori,sudorazione, pianto?

Di tutto il travaglio, qual è il momento che le è rimastopiù nella memoria?

Perché?

Ha parlato?

Si ricorda cosa ha detto?

Di chi è stata l’idea di partecipare al parto?

Pensa che parteciperà anche al prossimo parto?

Tabella 1. Schema delle domande

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so di raccogliere i dati con tranquillità econ attenzione anche alle espressioninon dichiarate, agli sguardi, alle pause,ai silenzi, fornendoci un quadro comples-sivo del ricordo oggetto della ricerca.

ANALISI DEI DATI ERISULTATI Dopo aver trascritto le interviste, leabbiamo lette più volte per comprende-re le emozioni narrate dagli intervistati.Proprio per questo, i dati verranno pre-sentati costruendo un racconto descrit-tivo e interpretativo, secondo il metodobiografico, evidenziando gli elementiricorrenti e i dati significativi, utilizzan-do brani dell’intervista per aiutare acomprendere il fenomeno.I dati sono analizzati integrando le rispo-ste che abbiamo ottenuto con le osser-

vazioni raccolte durante le interviste cheraccontano una storia e un’atmosfera.

COME PARTORISCONOI PAPA’Quando si parla della nascita del propriofiglio, quando si ritorna con la mente aquello che è accaduto, l’espressione delviso di ogni padre si illumina, diventa piùdolce, mentre i ricordi scorrono e le paro-le tentano di ordinare quella grande moledi emozioni che l’hanno accompagnata.Il papà ti presenta il suo bambino ecomincia a raccontarti com’è venuto almondo. I papà vivono il parto con grandecoinvolgimento, sono presenti, voglio-no conoscere quello che accade e parte-cipare all’evento, avere un proprio ruolo.Oggi, essere presenti al momento del

parto viene percepita come una cosanaturale, perché il papà non è più coluiche aspetta fuori che l’evento si verifi-chi, ma sente di dover fare qualcosa, diavere una responsabilità nell’aiutare lapropria compagna, sostenendola, inci-tandola, dandole coraggio.Alla prima domanda, le risposte sonoquasi uniformi: si denota una sicurezzaforte nei soggetti che insieme alle com-pagne hanno partecipato a incontri conprofessionisti o a corsi pre-parto:“…il corso mi ha preparato molto benesapevo cosa fare per sostenere la miacompagna e che ci sarebbero stati deimomenti duri…”; “…abbiamo lettomolto io e mia moglie, ci siamo informa-ti su internet e abbiamo comprato unlibro sulla nascita di un figlio, poi abbia-mo partecipato ai corsi pre-parto al con-sultorio di zona, ben organizzati devodire, e gestiti da un’ostetrica che èstata molto disponibile…”; “…sapeva-mo che la mia compagna avrebbe dovu-to soffrire un po’, anche un bel po’ forse.Tutto si è svolto come ci eravamo imma-ginati…”.Ma, a volte, può anche capitare chequello che i papà si aspettano da questaesperienza non sempre rispecchi quelloche poi avverrà: “Non me lo aspettavocosì come poi si è rivelato… credevoche fosse un po’ più semplice ma forsesono io che sono un tipo un po’ impres-sionabile”.E’ indiscussa l’ondata di emozioni che listravolgono al momento in cui effettiva-mente l’esperienza viene vissuta:“…nessuno può spiegarti l’emozione ela felicità che caratterizzano questomomento”; “…e poi l’emozione che siprova è una cosa che non riesci a imma-ginare prima, è una cosa che ti prendeallo stomaco e che ti coinvolge comple-tamente, non puoi sapere prima qualelivello di emozioni proverai, se non l’haimai provato”.Quello che ci si aspetta, avendo raccol-to informazioni durante la gravidanza inmolti modi (leggendo, soprattutto, quan-to internet mette a disposizione, maanche libri, e partecipando ai corsi dipreparazione), è all’incirca quello chepoi si verifica, a meno che non insorga-no complicazioni.Abbiamo rilevato che la conoscenza tra-

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smessa e acquisita è, però, solo unaparte di quello che accadrà, perchél’emozione non è descrivibile, né puòessere immaginata nelle esatte forme eproporzioni.Questa è un’esperienza ogni volta nuovae una sorpresa per chiunque, che esistee si conosce solo quando si è lì, e che èil risultato di fattori complessi, caratte-riali emotivi: tutti assolutamente sog-gettivi. La presenza non elimina semprequel deciso senso di impotenza nei con-fronti del grande impegno della moglie -o della compagna - nel partorire, perchéquello che vedono gli uomini di fronteall’evento del parto è qualcosa che nonpossono controllare completamente:“avevo paura che qualcosa potesseandare storto, visto che la situazioneera del tutto fuori del mio controllo”.Quello che li segna e li colpisce mag-giormente è sicuramente la sofferenzadelle loro compagne. E’ inaspettato edoloroso anche per loro. Un dolore chenessuno dimentica: “…vedere miamoglie soffrire mi allarmava tanto, nonho sicuramente sofferto come lei mastavo male”; “la situazione è abbastan-za cruenta, mia moglie soffriva, soprat-tutto, quando ci sono state le ultimespinte…”; “ in quel frangente ho capitoperché dicono che il parto è doloroso, eho capito che è veramente doloroso eche mia moglie è una persona moltoforte”. Loro possono tentare di esserepresenti nel miglior modo possibile, eprovano ad essere di aiuto con i mezziche hanno, che scaturiscono dal legamedi coppia e dall’esperienza condivisa ematurata durante la gestazione: “volevotanto condividere questa esperienzacon la mia compagna sostenerla, esserepresente e tenerle le mani”;“…sono stato contento di essere pre-sente per supportare mia moglie, alme-no in piccola parte, carezzandole il viso,tenendole la mano”.Per essere presenti, i papà si preparano,vivono la gravidanza partecipando, siinformano, vanno agli incontri di prepa-razione, giungono al momento del partocon cognizione, sanno quello che acca-drà: le contrazioni, il travaglio, l’espul-sione; conoscono il ruolo dell’ostetrica,nel consultorio di zona o in ospedalevengono per la prima volta in contatto

con questa figura e si rendono conto cheè un professionista importante, il piùimportante. Per questo, l’ostetrica è il loro riferi-mento, la persona alla quale faredomande e la persona dalla quale rice-vere sicurezza: “Durante la gravidanzaabbiamo letto molto io e mia moglie, cisiamo informati su internet e abbiamocomprato un libro sulla nascita di unfiglio, ‘Il nuovo bambino’ si chiama, poiabbiamo partecipato ai corsi pre-partoal consultorio di zona, ben organizzatidevo dire, e gestiti da una ostetrica cheè stata molto disponibile con tutti”.Le emozioni della nascita sono sempremolto forti, intense e complesse: “sonoemozioni enormi queste, che non riescoa paragonare ad altro. Una vita chenasce da te e che vedi per la primavolta” ; “credo che la forza delle emo-zioni provate in quel momento mi rendaimpossibile definire bene ciò che hoprovato. Sono stato preda delle piùdisparate emozioni”.Ma la gioia è il ricordo più vivo, la gioiadi vedere finalmente il frutto dellaloro unione divenire vita, un senti-mento tanto grande da scioglierele lacrime e chiudere fuori ilmondo: in quei momenti esisto-no solo loro tre, un papà, unamamma e un bambino appe-na arrivato: “ero felice oltreche ansioso: tutto ilmondo non esisteva più,c’eravamo solo noi inquella sala parto e l’at-tesa della nostra bam-bina, non stavo nellapelle dalla voglia cheavevo di veder-la…”; “…le pauree le preoccupazio-ni si sono dissolte:stavamo benetutti e tre e tutti etre eravamofinalmente insie-me”.Durante lo svol-gimento del col-loquio altre coseemergono chiara-mente. La paura,per esempio, è

quasi sempre presente nell’animo diquesti uomini, anche se ovviamente inmisure differenti:“sì tantissime (paure). Anche se si diceche le donne partoriscono tutti i giornida sempre, avevo paura che qualcosapotesse andare storto”; “avevo ancheun po’ di paura, volevo che andassetutto bene e controllavo l’aria che tira-va”; “non molte (paure), perché aveva-mo fatto il corso pre-parto insieme esapevamo, sapevo, come si sarebberosvolte le cose, ma soprattutto perché ilpersonale presente mi dava l’impressio-ne di essere molto professionale e disapere esattamente quello che stavafacendo”; “ mi dispiaceva che lei pro-vasse dolore, ma il corso, che consiglioa tutti, ci aveva preparato molto bene”.Non c’è uno standard di reazione perquanto riguarda questo aspetto; ognu-no, probabilmente, risponde in base allapropria indole, alla propria capacità diaffrontare i momenti difficili

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e le tensioni. Il corpo, come sempre,accompagna il vissuto emotivo: le rea-zioni più comuni sono una profusa sudo-razione, il tremore e il pianto, ma alcunipapà, quelli caratterialmente più capacidi sostenere lo stress, non hanno nessu-na di queste manifestazioni psicosoma-tiche, rimangono sereni, emozionati efelici ma allo stesso tempo sereni: “erotutto sudato e quando toccavo miamoglie sentivo che avevo le mani gela-te e che mi tremavano. Poi, quando hovisto mia figlia mi sono venuti i lacrimo-ni, dritti giù senza che neanche me neaccorgessi”; “niente reazioni eccessive,un po’ di sudore sì”; “il cuore che mibatteva forte sicuramente, ho sudatomolto ma l’adrenalina mi ha tenuto inpiedi: non potevo svenire e lasciare miamoglie da sola” .Tutti i papà dicono qualcosa durante ilparto, tutti sentono di dover sostenerela propria compagna con parole di inco-raggiamento: “non si sa bene che dire,

ma si sa che si deve dire qualcosa..anche se lei non mi stava a sentire,naturalmente, era impegnata in altro”;“ho incoraggiato mia moglie, le dicevocose come ‘amore un’altra spinta’, lecose che sentivo dire dalle ostetriche”;“ho sostenuto la mia compagna dicen-dole che andava tutto bene. La informa-vo di quello che stava succedendo vistoche lei non poteva vedere e comunicavocon le ostetriche”.Alcuni pongono domande alle ostetri-che: “ho fatto un po’ di domande alleostetriche, quanto manca l’ho chiestomolte volte, ho chiesto se stava andan-do tutto bene”.Molti, invece, hanno un ricordo confusodelle parole esatte che hanno pronun-ciato, ne ricordano il senso, l’argomen-to, ma l’emozione e la confusione offu-scano il ricordo: “non ricordo esatta-mente tutto quello che ho detto. Hoincoraggiato mia moglie”; la cosa che siconserva più chiaramente nella memo-

ria è l’immagine del figlio: “quando èarrivato mio figlio ho gridato ‘Eccolo!’ ”;“quando è uscito, prima la testa, hovisto la testa e mi sembrava di essere inun sogno”; “quando mio figlio è uscitonon lo dimenticherò mai. La prima voltache l’ho visto e lo sguardo di mia mogliein quel momento di felicità”.Anche se qualcuno ricorda perfettamen-te tutto quello che è successo, dallecontrazioni alla nascita:“Ricordo ogni istante da quando siamoandati in ospedale, mentre aspettava-mo che le contrazioni diventassero piùforti a quando, finalmente, la nostrabambina è arrivata. Ho tutto stampatonella mia memoria” .Dalla penultima domanda appare chiaroche il desiderio di condividere il momen-to della nascita del loro bambino è undesiderio che nasce spontanea inentrambi i componenti: “…le ho dettoche mi sarebbe piaciuto partecipare elei ne è stata felice, ma probabilmenteè stata una scelta naturale più che unadecisione vera e propria!”; “…voleva-mo viverlo insieme”; “…era un deside-rio comune”; “mia moglie mi ha chiestose volevo assistere e io ho risposto sìsenza problemi”.Abbiamo voluto domandare se, comepadri, avrebbero voluto partecipareancora al parto della propria compagna:le risposte sono state prevalentementepositive, anche per i soggetti che hannovissuto l’esperienza con alcuni lati spia-cevoli: “Un’ esperienza dura, ma, forse,adesso so cosa mi aspetta e potròaffrontarlo meglio”.

CONCLUSIONISi ritiene che la presente ricercapossa essere utile per indagare il vis-suto emotivo dei padri per approfon-dire l’evento da ogni punto di vista,ascoltando la voce maschile perchéquesta possa essere presa in conside-razione nella valutazione dell’assi-stenza globale al nucleo che si prepa-ra ad accogliere una nuova vita.Il padre è parte fondamentale delnucleo familiare e, oggi, gli è conces-so di assistere alla nascita. La sua voce,il suo vissuto, il suo punto di vista,vanno conosciuti perché la sua presen-za, in un momento così significativo, sia

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di supporto, perché non procuri disagioné a sé né all’evento stesso.Questa ricerca può essere integrata conaltri approfondimenti già compiuti sulvissuto emotivo della madre per offrire

un risultato che consideri la coppia nelsuo insieme.

AUTORI:Violetta Nucci, studentessa al III anno, corso

di laurea in Scienze infermieristiche TorVergata, sede FateBeneFratelli;Sara Stagnetta, studentessa al III anno,corso di laurea in Scienze infermieristicheTor Vergata, sede FateBeneFratelli.

Cantarelli M, Gli infermieri nella ricerca. Milano: Mc Graw-Hill; 2006.D’Alesio L, Vellone E, Alvaro R, Effetti positivi connessi alla partecipazione dei padri al travaglio e al parto: uno studio quasi sperimen-tale. International nursing perspectives 2009;9(1):5–10.Fain JA, La ricerca infermieristica: leggerla, comprenderla e applicarla. Milano: Mc Graw-Hill; 2004.Lo Biondo-Wood G, Haber J, Metodologia della ricerca infermieristica. Milano: Mc Graw-Hill; 2002.

BIBLIOGRAFIA

ALLEGATO 1

Modulo per il consenso informatoGentile intervistato, in qualità di studentesse iscritte al terzo anno del corso di laurea in Scienze Infermieristiche, presso l’uni-versità degli studi Tor Vergata di Roma-Fatebenefratelli Isola Tiberina, stiamo conducendo una ricerca qualitativa bibliograficasul vissuto emotivo dei padri in sala parto, la nostra finalità è quella di raccogliere informazioni per approfondire il tema che verràanalizzato e trattato esclusivamente a fini didattici.L’intervista si svolgerà in luogo protetto e sarà audioregistrata, le registrazioni saranno trascritte, ci riserviamo di annotare apenna alcuni elementi, domande, espressioni, pause, che riterremo significativi. L’intervista sarà anonima e le informazioni inessa contenute saranno trattate nel rispetto della normativa vigente sulla privacy (dlgs. 196/2003) ed esclusivamente per le final-ità di questa ricerca.Si richiede di sottoscrivere se si accettano le presenti condizioni

Accetto _______________________________ data: _______________________

IN PILLOLE

Aids, l’arma segreta della bananaPotrebbe celarsi nelle banane la chiave di un nuovo potenziale trattamento in grado di proteggere l’organismo dal virus Hiv. Dai test di laboratorio condotti dal gruppo di ricerca del professor Michael Swanson presso la University of Michigan Medical School (Usa)emergerebbe, infatti, il ruolo attivo di una sostanza contenuta nel frutto, la lectina BanLec, che dimostrerebbe la stessa efficacia di due far-maci anti-Hiv attualmente utilizzati per contrastare l’infezione: il T-20 e il Maraviruc. Le lectine sono proteine presenti naturalmente in molte piante e svolgono un importante ruolo biologico nel processo di riconoscimento delleproteine cellulari. La ricerca americana, pubblicata sul Journal of Biological Chemistry, indica che la BanLec può inibire l’infezione da Hiv, interferendo con lastruttura proteica (il capside) ricca di carboidrati che avvolge il virus Hiv-1. Il problema dei farmaci anti-Hiv è spesso legato alla mutevolezza del virus e alla sua conseguente resistenza; l’azione di questa particolarelectina renderebbe più difficile la mutazione virale e migliorerebbe la risposta ai farmaci. Da qui, la possibilità di utilizzare la sostanza, opportunamente trattata, in abbinamento con T-20 e Maraviruc.

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Il reprocessing in endoscopiadigestiva: è possibile ottimizzarele risorsedi Alessandra Guarini

IABSTRACTIl reprocessing in endoscopia digestivacomprende le procedure di pulizia ma-nuale e di disinfezione automatica deglistrumenti e dispositivi utilizzati per evi-tare la trasmissione di infezioni ai pa-zienti che si sottopongono ad endosco-pia. Il reprocessing viene svolto dagli infer-mieri, ma potrebbe essere attribuito alpersonale di supporto (Oss, Ota) con uncosto minore e l’ottimizzazione delle ri-sorse umane. Tuttavia, per questo affidamento è neces-sario un corso di formazione teorico-pra-tico. Allo scopo di:– valutare le modalità di reprocessing

ed il personale in esso coinvolto nellediverse endoscopie digestive di Roma;

– valutare la disponibilità nella AslRoma A di personale di supporto po-tenzialmente idoneo al corso forma-tivo;

– strutturare un corso formativo teorico-pratico sul reprocessing,

È stata effettuata un’indagine conoscitivache ha coinvolto 25 centri di endoscopiadella capitale ed un’indagine conoscitivasulle caratteristiche demo grafiche, gradodi istruzione e stato di servizio del per-sonale di supporto presente nella AslRoma A.Dalla prima indagine è emerso che neiservizi di endoscopia lavorano una mediadi cinque infermieri dedicati (range: 2-14 unità); una media di un Oss-Ota percentro (range: 0-3 unità), ed è disponibileuna media di due macchine lavastrumentiautomatiche (range: 1-5).

L’indagine ha evidenziato che solo in cin-que centri di endoscopia digestiva(21,7%) il reprocessing è affidato al per-sonale di supporto; ma, in nessun caso,tale operatore ha seguito un corso forma-tivo specifico. Negli ospedali in cui il reprocessing è af-fidato agli infermieri, il rapporto perso-nale/macchina lavastrumenti è pari a 2,4e risulta essere sensibilmente più svan-taggioso rispetto a quello degli ospedaliin cui viene effettuato dal personale disupporto che è pari a 0,82. Dalla seconda indagine è emerso chepresso la Asl Roma A esistono le condi-zioni per effettuare un corso teorico-pra-tico per la formazione al reprocessingdel personale di supporto.In conclusione, il reprocessing viene an-cora svolto principalmente dagli infer-mieri, mentre potrebbe essere affidato alpersonale di supporto e ad un costo mi-nore.

INTRODUZIONENegli ultimi anni, si è assistito ad un in-cremento della richiesta di esami endo-scopici gastroenterologici (gastroscopia ecolonscopia) per diversi motivi, tra cui,maggiore sensibilità dell’utenza sullepossibilità di screening di patologie neo-plastiche; la disponibilità sul territorio diservizi endoscopici definiti open access(che consentono, cioè, la prenotazionediretta tramite Cup, su richiesta del me-dico generico) ed il netto miglioramentodelle tecniche endoscopiche e di seda-zione che hanno reso sempre più accet-tabile l’esame in questione. L’aumento della domanda di prestazioni

endoscopiche ha comportato un progres-sivo incremento dei carichi di lavoro peril personale infermieristico ed un allunga-mento delle liste di attesa (1). Pertanto,si rende necessario un aumento dellaproduttività che si può attuare medianteun ampliamento del numero del perso-nale infermieristico o con l’ottimizzazionedelle risorse umane disponibili. Appare ovvio che la prima ipotesi è pocopraticabile in condizioni di crisi finanzia-ria, mentre per la seconda, si possonorealizzare dei processi riorganizzativi mi-rati ad incrementare la produttività abasso costo, puntando sulla motivazionee sulla formazione professionale del per-sonale di supporto (Ota e Oss) (2,3). L’esecuzione di un’indagine endosco-pica sottopone il paziente a poten-ziali rischi, tra cui quelli di tipo biolo-gico. Si pone, quindi, il problema dieliminare il rischio di trasmissionedi infezioni attraverso il trattamentodegli strumenti dopo l’uso.Il reprocessing definisce tutte quelle pro-cedure che devono essere effettuatesullo strumentario endoscopico utilizzatoal fine di prevenire la trasmissione di in-fezioni (4).Queste includono, essenzialmente, la pu-lizia manuale e la disinfezione degli stru-menti e dei dispositivi riutilizzabili conl’ausilio di macchine lavastrumenti. Il tempo necessario per espletare le pro-cedure manuali che precedono la disinfe-zione automatica dello strumentario èquantificabile in almeno 15-20 minuti perogni prestazione endoscopica: un tempoche risulta pari a quello di esecuzione diun’indagine endoscopica.

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N. Ospedale Unità inferm. Effettua il Modalità1 Unità di supporto Effettua il Corso 2reprocessing reprocessing

1 San Camillo 5 5 dedicato 1 0 -2 San Giovanni 8 8 turno 1 0 -3 Calvari 4 0 turno 1 1 No4 Campus 5 0 - 2 2 No5 Spallanzani 4 4 dedicato 0 - -6 Pol. Casilino 5 5 turno 0 - -7 Ptp Nrm* 8 8 turno 1 0 -8 Israelitico 4 0 - 2 2 No9 Sant’Eugenio 8 8 turno 1 0 -10 Sant’Andrea 6 6 turno 0 - -11 Cristo Re 5 5 dedicato 1 0 -12 Pol. Gemelli 13 0 - 3 3 No13 Ifo* 5 0 - 1 1 No14 Tor Vergata 14 14 dedicato 1 0 -15 Pertini 5 5 turno 0 - -16 Columbus 7 7 turno 0 - -17 Umberto I 8 8 turno 1 0 -18 Ptp Don Bosco 4 1 dedicato 0 - -19 Santo Spirito 5 2 dedicato 1 - -20 San Filippo Neri 4 4 turno 0 - -21 Fbf 4 4 turno 0 - -22 Cto* 4 4 dedicato 1 - -23 Villa San Pietro 2 2 turno 1 0 -24 Bambin Gesù N.D.

25 San Carlo di Nancy N.D.

Risulta evidente, quindi, come l’infer-miere impieghi circa la metà del tempolavorativo alla preparazione dello stru-mentario, anziché all’assistenza diretta alpaziente. L’assistenza infermieristica in endoscopiadigestiva comprende:a) l’accoglienza del paziente: verifica

della presenza in lista di prenotazionee comunicazione sul tempo di attesa;

b) registrazione del paziente: verificadella documentazione (disponibilità econgruità della richiesta del medicocurante), verifica della disponibilitàdell’Ecg e di eventuali esami prece-denti, verifica del rispetto delle pre-scrizioni (digiuno, preparazione inte-stinale, ecc.), registrazione cartacea ecomputerizzata dei dati in archivio;

c) colloquio informativo: spiegazionesulle modalità di esecuzione del-l’esame e sulle procedure di seda-zione.

d) preparazione del paziente all’esame

endoscopico: fornitura e spiegazionisull’utilizzo del vestiario monouso, po-sizionamento di ago-cannula;

e) assistenza durante l’esame endosco-pico: assistenza diretta al paziente,controllo dei parametri vitali monito-rizzati, collaborazione con il medicoendoscopista per le procedure dia-gnostiche e terapeutiche;

f) assistenza al paziente nel periodo dirisveglio fino al ripristino della suaautonomia ed affidamento all’accom-pagnatore in sala d’attesa;

g) sistemazione dei prelievi bioptici inappositi contenitori con formalina ecompilazione della scheda dati perl’esame istologico.

Nella maggior parte dei servizi di endo-scopia digestiva, il reprocessing vieneeffettuato dal personale infermieristico,impegnandolo nello svolgimento di unaprocedura che potrebbe essere tranquil-lamente attribuito al personale di sup-porto; cosa che comporterebbe sia un co-

sto minore, sia una maggiore disponibi-lità di personale infermieristico che puòessere così impiegato nell’incrementodella produttività, con abbattimento delleliste di attesa. L’attribuzione al personale di supporto dialcuni compiti assistenziali da parte del-l’infermiere è stato ratificato dall’articolo1, comma 3, del DM 739/94, in cui si sta-bilisce che: “l’infermiere per l’espleta-mento delle funzioni si avvale, ove neces-sario, dell’opera del personale disupporto”. D’altra parte, la figura profes-sionale del personale di supporto è an-data incontro ad una serie di processi ri-qualificativi nel corso degli anni,necessari per il raggiungimento di livellidi professionalità sempre più elevati ri-chiesti dal progressivo sviluppo in ambitosanitario (5). Tra le funzioni svolte dall’Ota professio-nale si annoverano: “la pulizia e manu-tenzione di utensili, apparecchi, presidiusati dal paziente e dal personale medico

Tabella 1. Indagine sul reprocessing nelle endoscopie digestive di Roma

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N. Ospedale Unità Infermieristiche Macchine lavastrumenti Rapporto infermieri/macchine

1 San Camillo 5 2 2,52 San Giovanni 8 4 23 Spallanzani 4 2 24 Pol. Casilino 5 3 1,75 Ptp Nrm 8 3 2,76 Sant’Eugenio 8 2 47 Sant’Andrea 6 2 38 Cristo Re 5 1 59 Tor Vergata 14 5 2,810 Pertini 5 2 2,511 Columbus 7 2 3,512 Umberto I 8 3 2,713 Ptp Don Bosco 4 1 414 Santo Spirito 5 2 2,515 San Flippo Neri 4 4 116 Fbf 4 2 217 Cto 4 1 418 Villa San Pietro 2 1 2

Totale 102 42 2,4 (media)

Tabella 2. Rapporto tra unità infermieristiche e macchine per il reprocessing nelle endoscopie di Roma

ed infermieristico per l’assistenza al ma-lato” e “il lavaggio, asciugatura e prepa-razione del materiale da inviare alla ste-rilizzazione e relativa conservazione”(Art. 39 e 40 DPR 384 del 1990). L’Oss, invece, possiede un vero e proprioprofilo professionale e può essere inca-nalato in schemi organizzativi adattabilialle diverse situazioni che si verificanonel sistema sanitario. Svolgere le procedure di reproces-

sing, tuttavia, comporta specificheconoscenze teoriche sulla disinfe-zione ed un adeguato addestramentoper l’esecuzione pratica che il perso-nale di supporto non possiede. E’ op-portuno, quindi, realizzare un corsoteorico-pratico strutturato mirato afar acquisire tutte le conoscenze teorico-pratiche (… sapere e saper fare…), af-finché le procedure di reprocessing ven-gano svolte dal personale di supporto

senza rischi per loro e per il pazientestesso (rischio chimico e biologico) (6-8).

MATERIALI E METODIScopo del presente lavoro è quello distrutturare un corso formativo teorico-pratico destinato al personale di suppor-to della Asl Roma A per acquisire leconoscenze necessarie al corretto svol-gimento del reprocessing in endoscopiadigestiva. Per tale motivo, sono state effettuatedue indagini specifiche: una per cono-scere le modalità di reprocessing ed ilpersonale in esso coinvolto nei diversiservizi di endoscopia digestiva operantia Roma, e l’altra sulle caratteristichedemografiche e formative del personaledi supporto in servizio presso la AslRoma A per una stima di una adeguatadisponibilità dei candidati. Per la prima indagine sono stati indivi-duati e contattati gli infermieri coordi-natori o i medici di tutti i centri endosco-pici ospedalieri operanti in città. Il contatto è stato di persona quandopossibile, oppure telefonicamente o tra-mite e-mail. A tutti è stato sottoposto un questiona-rio con i seguenti sei items al fine diconoscere:

Figura 1

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a) il numero di infermieri esclusivamen-te dedicati al servizio di endoscopiadigestiva;

b) il numero di personale di supporto(Oss-Ota), esclusivamente dedicatoal servizio di endoscopia digestiva;

c) chi è direttamente coinvolto nelreprocessing (infermiere o personaledi supporto);

d) se il reprocessing viene svolto indi-stintamente da tutti gli infermieri altermine di ogni esame endoscopico,oppure a turnazione (giornaliera, set-timanale, ecc.), individuando, di voltain volta, una o più persone che se neoccupano;

e) se il personale di supporto eventual-mente impiegato era stato opportu-namente preparato mediante uncorso dedicato;

f) il numero di macchine lavastrumentiutilizzate nel reprocessing.

Per la seconda indagine è stata formula-ta una richiesta al servizio infermieristi-co dell’Asl Roma A mirata a conoscere ilnumero, le caratteristiche demografi-che, il curriculum formativo e lo stato diservizio del personale di supporto Ota-Oss. Questi dati, oltre a fornire informazionisulle caratteristiche dei probandi, eranonecessari per valutare la fattibilità delprogetto e per scegliere la metodologiadidattica più adeguata. Infine, è stato strutturato un corso teorico-pratico specifico per la formazione del per-sonale di supporto al reprocessing.

RISULTATICome riportato nella tabella 1, sonostati individuati 25 servizi di endoscopiadigestiva operanti nei diversi ospedali diRoma. I dati sono stati ottenuti da 23 centri

(92%), mentre non è stato possibileavere informazioni dai rimanenti dueservizi di endoscopia. Nei centri considerati lavorano unamedia di cinque infermieri dedicati, conun range compreso tra due e 14 unità eduna media di un Ota-Oss per centro(range: 0-3); la media delle macchinelavastrumenti automatiche disponibili èrisultata pari a due, con range compresotra 1 e 5. L’indagine ha evidenziatoanche che in 18 centri endoscopi-ci(78,3%), è solo il personale infermieri-stico a svolgere le procedure di repro-cessing, con una modalità di turnazionein 12 centri ed in maniera dedicata neirimanenti sei servizi (tabella 1). Quindi, in più di tre, ogni quattro servizidi endoscopia valutati esiste una condi-zione di gestione delle risorse umanenon ottimale. Infatti, in entrambe le situazioni, l’infer-miere svolge un compito che può essereaffidato al personale di supporto ad uncosto minore. Dall’indagine si evinceanche che solo in cinque centri diEndoscopia Digestiva (21,7%) il repro-cessing è affidato al personale di sup-porto. Tuttavia, in nessun caso, tale operatoreha seguito un corso formativo specificoper le procedure di disinfezione, per cuisono possibili problemi di gestione delrisk management derivanti dalla caren-za di formazione teorica specifica (4). Considerato che la disponibilità della mac-china lavastrumenti rappresenta la tappalimitante dell’intero atto di reprocessing,risulta chiaro come sia importante ottimiz-zare il rapporto tra personale addetto enumero di macchine disponibili.Infatti, un basso rapporto può risultarevantaggioso sia sul piano economicoche organizzativo.

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N. Ospedale Unità di supporto Macchine lavastrumenti Rapporto personale/macchine

1 Israelitico 2 2 12 Calvari 1 1 13 Campus 2 2 14 Pol. Gemelli 3 4 0,755 Ifo 1 2 0,50

Totale 9 11 0,82

Tabella 3. Rapporto tra unità di supporto e macchine per il reprocessing nelle endoscopie di Roma

Figura 2

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Come riportato nella tabella 2, abbiamocalcolato i rapporti tra Unità infermieri-stiche e macchine lavastrumenti neidiversi ospedali. Il rapporto complessivo corrisponde, inmedia, a 2,4 (102 infermieri/42 macchine),essendo pari a uno (4 infermieri/4 macchi-ne) quello più basso (osservato nell’ospe-dale San Filippo Neri) e pari a cinque (5infermieri/1 macchina) quello più alto (pre-sente all’ospedale Cristo Re). Va rilevato che in ben nove dei 18 centri(50%), il rapporto unità infermieristichededicate e macchine lavastrumentirisulta ≥ 2,5. Nella tabella 3 sono riportati i dati rela-tivi al rapporto tra personale di supportoche esegue il reprocessing e le macchi-ne disponibili nei cinque ospedali dovequesto avviene. Il rapporto complessivo corrisponde a unamedia di 0,82 (11 unità di supporto/12macchine), essendo pari ad uno in treospedali e pari a 0,50 nell’ospedale Ifo. Da quest’indagine è emerso pure che ilpersonale di supporto attualmente inservizio presso la Asl Roma A consta di62 unità, comprendenti 39 Ota e 23 Oss,divisi in 32 maschi e 30 femmine, conuna età media pari a 52,3 ± 5,3 anni(range: 42-62) (figura 1). Per quanto concerne il titolo di studio,40 (65%) sono in possesso del diplomadi scuola media inferiore; 4 (6%) dell’at-testato triennale di scuola media supe-riore; 17 (27%) del diploma di scuolamedia superiore; mentre uno (2%) haconseguito la laurea (figura 2).

L’anzianità di servizio è risultata pari a23,6 ± 5,4 anni in media, con un rangecompreso tra 1 e 35 anni (figura 3).L’insieme delle caratteristiche demogra-fiche e formative possedute dal perso-nale di supporto consente di prevedereche vi sia un numero sufficiente di can-didati, considerato che il corso formati-vo teorico-pratico prevede l’ammissionedi un massimo di otto discenti, al fine diidentificare i tre più idonei per l’asse-gnazione al servizio di endoscopia dige-stiva del Ptp Nuovo Regina Margherita. Strutturazione del Corso formativo teori-co-pratico dal titolo: “Corso teorico-pra-tico per la formazione del personale disupporto alle procedure di reprocessingdella strumentazione in endoscopiadigestiva”.Il corso è destinato al personale di sup-porto Ota e Oss, allo scopo di ottimizza-re le risorse umane e valorizzare la figu-ra professionale dell’Ota e dell’Oss;aumentare la produttività, abbattendole liste di attesa per esami endoscopicied ottimizzando il risk management. Il corso durerà, nove ore di teoria e 36ore di pratica ed avrà sede presso il PtpNuovo Regina Margherita. I docentifaranno parte del personale infermieri-stico e medico della Uoc Gastroen -terologia ed Endoscopia Digestiva, PtpNuovo Regina Margherita.Verrà seguita una metodologia didatticaandragogica, di tipo “deduttivo” per laparte teorica e di tipo “addestrativo” perquella pratica per il “problem solving”(9,10).

DISCUSSIONELa corretta programmazione delleprocedure lavorative ed una piùfavorevole organizzazione del per-sonale coinvolto rappresentano ipunti cardini per una gestione otti-male delle risorse. Questi aspetti sono di particolare rilievoe di estrema attualità nell’ambito delServizio Sanitario Nazionale, considera-to il pesante deficit economico che locaratterizza.L’indagine effettuata in questa ricercaha evidenziato come siano presenti con-dizioni di inadeguata gestione del per-sonale infermieristico nella maggiorparte dei servizi di endoscopia digestivaoperanti a Roma.In particolare, in oltre il 75% dei centriendoscopici, le procedure di reproces-sing sono espletate dagli infermieri,mentre solo in poche strutture vengonoaffidate al personale di supporto, con unpiù vantaggioso rapporto perso -nale/macchina lavastrumenti e, quindi,con un risparmio delle risorse.I dati dimostrano chiaramente comenegli ospedali in cui il reprocessing èaffidato agli infermieri il rapporto perso-nale/macchina lavastrumenti (2,4) èsensibilmente più elevato rispetto aquelli in cui viene effettuato dal perso-nale di supporto (0,82), risultando moltomeno vantaggioso.In linea teorica, la riduzione di questorapporto può avvenire riducendo ilnumero degli infermieri, oppure aumen-tando quello delle macchine.Tuttavia, è facile intuire come il primoprocesso risulti essere poco applicabile,specie se consideriamo sia i carichi dilavoro che tutte funzioni inderogabiliproprie dell’infermiere che verrebbero amancare per l’assistenza al malato.D’altra parte, l’acquisto di macchinelavastrumenti ha un limite sia per i costiprimari che per la necessità di locali ido-nei a consentirne il corretto utilizzo.Da ciò si evince come sarebbe sufficien-te affidare il reprocessing ad un’unità disupporto nei centri in cui si dispone diuna sola macchina lavastrumenti o didue unità di supporto in quelli in cuisono disponibili ≥ 2 a rendere il rappor-to vicino all’unità – o, addirittura, infe-riore in molti servizi di endoscopia - con

Figura 3

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chiari risvolti sul piano dell’efficienza econ conseguente risparmio economicoed abbattimento delle liste di attesa.Tuttavia, in nessun caso il personale disupporto è stato addestrato al reproces-sing attraverso un processo formativostrutturato.In tal modo, da una parte viene meno ilsoddisfacimento dei bisogni formatividel personale di supporto e, dall’altra,sono possibili ripercussioni sul riskmanagement per questo e per i pazienti(6-8). Questo evidenzia la necessità diistituire un corso formativo specifico,sia teorico che pratico, le cui caratteri-stiche sono state individuate ed elabo-rate nel presente progetto.L’affidamento delle procedure di repro-cessing al personale di supporto com-porta, al contempo, il soddisfacimentodi bisogni impliciti anche da parte del-l’infermiere di endoscopia digestiva.Infatti, l’infermiere, esentato daicompiti di reprocessing che sonoaffidati al personale di supporto,può pianificare e svolgere, meglio,l’assistenza infermieristica, compi-to non delegabile.Ciò, potrebbe probabilmente stimolare il“senso di appartenenza” e ridurre l’ec-cessivo turn-over di personale infermie-ristico che si verifica, non raramente,nei servizi di endoscopia digestiva.

La seconda indagine conoscitiva che èstata effettuata in questa ricerca ha evi-denziato come, nell’ambito della AslRoma A sia presente un numero congruodi personale di supporto come possibilebeneficiario del corso.Infatti, nell’ambito delle 62 unità di per-sonale di supporto che lavoranonell’Azienda è presente un numero disoggetti che, per caratteristiche demo-grafiche, titolo di studio ed anzianità diservizio, supera le otto unità previste dalcorso ed è, quindi, possibile individuarei più idonei.La qualificazione del personale di sup-porto, attraverso il corso elaborato inquesto progetto, consentirà di realizzarele condizioni in cui le procedure direprocessing vengano svolte da un per-sonale adeguatamente preparato,esclusivamente dedicato ed a minorcosto. In conclusione, la qualificazione del per-sonale di supporto, attraverso il corso diformazione strutturato in questo proget-to, consentirà di realizzare le condizioniin cui le procedure di reprocessing ven-gano svolte da un personale adeguata-mente preparato e dedicato esclusiva-mente a tale compito, con riduzione deicosti e risvolti positivi sull’abbattimentodelle liste d’attesa per gli esami endo-scopici.

Quindi, l’ottimizzazione delle risorsenon solo è possibile, ma è auspica-bile ed i tempi per il cambiamento sonomaturi.Gli infermieri coordinatori e tutti gliinfermieri di endoscopia digestivadovrebbero farsi promotori di questocambiamento perché, come sostenevaGhandi: “sei tu il cambiamento che vuoivedere nel mondo”.

AUTORI:Alessandra Guarini, infermiera, master Ilivello in “Management e Funzioni diCoordinamento”Uoc-Gastroenterologia ed EndoscopiaDigestiva, Ptp Nuovo Regina Margherita,Roma.

1 dedicato: l’infermiere effettua solo ilreprocessing a giorni (o periodi) prestabi-liti. turno: l’infermiere che assisteall’esame endoscopico effettua anche ilreprocessing al termine di ogni esame.

2 corso: il personale di supporto ha seguitoun corso specifico di preparazione alreprocessing.

* Ptp Nrm: Presidio Territoriale diProssimità-Nuovo Regina Margherita; Ifo: Istituti Fisioterapici Ospedalieri; Fbf:Ospedale FateBeneFratelli; Cto: Centro Traumatologico Ortopedico(n.d.: non disponibile).

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L

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ABSTRACTL’alcolismo rappresenta in Italia il terzoproblema di salute dopo le patologie car-diovascolari ed il cancro. Esiste una legge quadro sull’alcol, la125/01, ricca di soluzioni inerenti la for-mazione di base e continua per operatorisanitari, apposite unità operative e di va-lutazione alcologica, letti dedicati nellestrutture ospedaliere, ma tale legge è, atutt’oggi, pressoché inapplicata. In ambito sanitario, risultano carentisia la formazione degli operatori inambito alcologico, sia l’integrazioneospedale-territorio nei percorsi tera-peutici per etilisti cronici.Questo lavoro si propone di indagaresulle conoscenze e gli atteggiamenti de-gli infermieri verso il paziente affetto daalcol-dipendenza, al fine di rilevare ledifficoltà ed i bisogni formativi cognitivie psico-relazionali per la gestione di talepaziente e fornire un supporto all’applica-zione della legge 125/01.E’stata condotta una ricerca quantitativaosservazionale con una parte qualitativa.Per ottenere una buona rappresentati-vità è stato effettuato un campionamentodi tipo proporzionale stratificato.Sono state selezionate tre unità operativedi due ospedali romani ed, in ognuna diqueste, è stato somministrato un que-stionario ideato allo scopo al 30% delpersonale, per un totale di 78 infermieri.Le lacune nella conoscenza del pazientealcol-dipendente e la scarsa padronanzadi strumenti comportamentali per la ge-

stione di quest’ultimo risultano esserealla base di un’assistenza difficile edinefficace. La situazione è resa ancor piùdrammatica dalla scarsa istituzionalizza-zione di iter terapeutici e modalità d’ac-cesso.In conclusione, si evince come la ge-stione infermieristica del paziente alcoli-sta sia una realtà da approfondire ulte-riormente e quanto sia necessariomigliorare la formazione e l’integrazionetra le strutture sanitarie esistenti.

INTRODUZIONEL’alcolismo rappresenta in Italia ilterzo problema di salute dopo le pa-tologie cardiovascolari ed il cancro.Le cifre sono eloquenti: secondo i datiIstat del 2007, l’alcol causa un quartodelle ospedalizzazioni, il 45% degli inci-denti stradali, il 10% dei tumori, il 63%delle cirrosi, per un totale di 40.000 mortil’anno.In Italia, sono tre milioni i bevitori a ri-schio ed un milione gli alcolisti cronici.Benché i dati siano allarmanti, la spesaper pubblicizzare l’alcol continua ad es-sere nettamente superiore a quella desti-nata a combatterlo, a causa dei forti in-teressi economici che controllano talefenomeno.Abbiamo una legge quadro sull’alcol, la125/01, ricca di soluzioni inerenti la for-mazione di base e continua per operatorisanitari, apposite unità operative e di va-lutazione alcologica, letti dedicati nellestrutture ospedaliere.

Tale legge risulta a tutt’oggi pressochèinapplicata.In ambito sanitario, risultano carenti siala formazione degli operatori in ambitoalcologico, sia l’integrazione ospedale-territorio nei percorsi terapeutici per eti-listi cronici.Questo lavoro si propone di indagaresulle conoscenze e gli atteggiamenti de-

Indagine descrittivo-osservazionalesulle conoscenze e gli atteggiamentidegli infermieri verso il pazienteaffetto da dipendenza alcolicadi Teresa Compagnone, Irene Sirchia

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gli infermieri verso il paziente affetto daalcol-dipendenza, al fine di rilevare ledifficoltà ed i bisogni formativi cognitivie psico-relazionali per la gestione di talepaziente.E’ stata condotta una ricerca quantitativaosservazionale con una parte qualitativaelaborata secondo il metodo di Giorgiallo scopo di dare una visione infermieri-stica d’insieme, nella speranza di riuscirein futuro a sfruttare al meglio quelle stra-ordinarie opportunità d’aggancio chesono le patologie quotidiane, spessoprime ed uniche richieste d’aiuto dell’eti-lista cronico.

MATERIALI E METODIPer ottenere una buona rappresentati-vità è stato effettuato un campionamentodi tipo proporzionale stratificato.Sono state selezionate tre unità operative(medicina generale, chirurgia generale eDea) degli ospedali G.B.Grassi e Sant’Eu-genio, considerate significative ai finidella ricerca.Per ogni unità operativa è stato intervi-stato il 30% degli infermieri, ottenendo

così un campione di 78 infermieri.Per la raccolta dati è stato utilizzato unquestionario anonimo ideato allo scopocomposto da 15 domande a risposta mul-tipla e 4 domande a risposta aperta (alle-gato 1).I dati sono stati elaborati con metodolo-gia statistica: tre delle risposte apertesono state elaborate con il metodo diGiorgi, estrapolando le unità di signifi-cato delle esperienze vissute. Insieme alquestionario è stata consegnata una let-

tera di presentazione dello studio, il dise-gno di ricerca ed una scheda da compi-lare con i dati demografici dell’intervi-stato.La raccolta dati è avvenuta nel dicembre2008.

ANALISI DEI RISULTATII questionari sono stati compilati da 78infermieri, totale del campione selezio-nato.Dai dati demografici è stata delineata la

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Grafico 1. Formazione professionale del campione

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formazione professionale degli infermieriintervistati: il 65% risulta in possesso di

diploma di infermiere professionale; l’8%di diploma universitario; il 15% di laurea

triennale; l’8% di titoli post-laurea ed il4% di altri titoli (grafico 1).Il 36% del campione protagonista dellaricerca lavora da più di 20 anni, il 32% dapiù di 10, il restante 32% da meno di 10anni (tabella 1).E’ stato strutturato anche un graficodelle classi di età da cui emerge uncampione abbastanza eterogeneo ben-ché vi sia una netta prevalenza di infer-mieri nati negli anni ‘60 e ’70 (tabella 2).Poiché la ricerca è parte integrante di unatesi di laurea si è indagato su diversi ambiti.Nel presente articolo verranno presi inesame esclusivamente i dati più interes-santi e con una maggior valenza per laprofessione infermieristica.La prima parte del questionario, compo-sta da sei domande (tabella 3) prende inesame la conoscenza della fisiopatolo-gia dell’alcolismo da parte degli intervi-stati. Si richiedevano nozioni sulla defi-nizione di alcolismo, sui fattori dirischio, sugli stadi della malattia, sulfenomeno della tolleranza, sugli indica-tori di caduta dell’alcolemia e sul deli-rium tremens. Non è risultata facileun’interpretazione univoca di tale dato,poiché il 59% degli infermieri è risultatoben istruito, con quattro o più risposteesatte; di contro, il restante 41% sem-bra saperne ben poco: di questi il 29%ha risposto esattamente ad una soladomanda (grafico 2).Altro dato interessante è relativo ai sen-timenti generati dall’etilista negli inter-vistati. Il 62% prova rabbia, il 23%disgusto, il 12% compassione, un esi-guo 3%, ovvero due infermieri su 78prova comprensione (grafico 3).Benché l’etilista susciti sentimentinegativi, alla domanda: “Le è mai capi-tato di trascurare un paziente perchè inevidente stato di ebbrezza?”, solo cin-que dei 78 infermieri intervistati hannorisposto “sì” (grafico 4).Le domande seguenti si riferivano alruolo dell’infermiere nell’assistenza alpaziente alcol-dipendente. L’88% delcampione si è sentito impotente comeprofessionista di fronte ad un alcolistacronico (grafico 5).Allo stesso tempo il 74% del medesimocampione ritiene di poter avere un ruolorilevante nel trattamento dell’alcolismo(grafico 6).

anno di nascita

1940 1950 1960 1970 1980

0 3 33 36 6

Tabella 2. Classi di età

n. Enunciato

1 l’alcolismo è:

2 gli stadi dell’alcolismo sono:

3 la tolleranza nell’alcolista:

4 i fattori di rischio per l’alcolismo sono:

5 il delirium tremens insorge:

6 gli indicatori di caduta dell’alcolemia sono:

Tabella 3. Enunciati delle prime sei domande

esperienza lavorativa

0-10 anni 10-20 anni 20-30 anni più di 30 anni

21 32 25 0

Tabella 1. Anni di servizio

Grafico 2. Conoscenze rispetto alla fisiopatologia

Grafico 3. Sentimenti provati dagli infermieri nei riguardi del paziente alcolista

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Piuttosto allarmante è il dato relativoai percorsi terapeutici per alcol-dipendenti, nel 53% dei casi, piùdella metà del totale, l’alcolistaviene semplicemente dimesso dallastruttura ospedaliera. Solo il 47%

viene indirizzato ai servizi sociali(grafico 7). Risulta, inoltre, scarsa la conoscenzadi gruppi ed istituzioni che trattano ilproblema dell’alcol e delle modalitàoperative di questi ultimi. Il 90% del

campione dichiara di non conoscerealcun gruppo o istituzione (grafico 8).La parte qualitativa della ricercaindaga su tre diversi ambiti.Nella prima domanda si chiedevaquali fossero gli aspetti umani del-l’alcolista che colpiscono di più. Sirileva una netta maggioranza diaspetti negativi: aggressività, insta-bilità, menzogna e negazione dellapropria condizione. Pochissimi, tra gliinfermieri intervistati, risultano colpi-ti dalla condizione umana e socialedell’etilista.Con la seconda domanda si eviden-ziano i bisogni formativi degli infer-mieri: si chiedeva quali fossero leconoscenze che bisognerebbe intro-durre o incrementare per erogare unamiglior assistenza al paziente alcol-dipendente ed ai suoi familiari e peraiutare i professionisti stessi a viveretale esperienza con minori difficoltà.Numerose le richieste di corsid’aggiornamento sulle compli-canze dell’alcolismo e sulledipendenze in generale, di appro-fondimenti di psicologia e sociologia,di colloqui con gruppi ed istituzioniche si occupano di alcolismo, di tiro-cinio clinico in strutture dedicate, dimaggior conoscenza ed istituzionaliz-zazione di iter terapeutici ed, infine,di gruppi Balint utili a mettere indiscussione il proprio agire professio-nale ed individuarne le criticità.La terza domanda è riferita alle diffi-coltà operative e relazionali rilevatedagli infermieri nell’instaurare unarelazione d’aiuto con l’etilista.Sono emerse difficoltà relativeall’operatore, come ansia, paura,angoscia, disagio, disgusto, senso diimpotenza, pregiudizio e difficoltàrelative al paziente, tra cui indiffe-renza, inconsapevolezza ed una dram-matica incomunicabilità.

DISCUSSIONEGli infermieri intervistati risultanoavere diverse lacune sia nellaconoscenza del fenomeno alcoli-smo sia nella padronanza di stru-menti cognitivi e psico-relazionaliper gestire l’etilista cronico.Benché il 30% dei pazienti ricoverati nei

Grafico 4. Valuta se gli infermieri trascurano i pazienti alcolisti

Grafico 5. Sentimenti di impotenza verso il paziente alcolista

Grafico 6. Ruolo dell’infermiere rispetto all’alcolismo

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reparti di base risulti, secondo diversestime, avere un consumo eccessivo dialcolici, di questi solo il 5% viene rico-nosciuto e trattato.Tale situazione evidenzia un’immedia-ta necessità di formazione, necessitàgià espressa con la formulazionedella legge 125/01, che, come detto,resta inapplicata in quasi tutte leregioni. Dalla ricerca è emersocome l’alcolismo sia ancora per-cepito come abitudine voluttua-ria, a scapito di definizioni ufficiali,come quella dell’Oms, secondo cui ladipendenza da alcol è: “uno stato psi-chico e generalmente anche fisicocaratterizzato dalla compulsione adassumere alcol in modo continuo operiodico allo scopo di provare i suoieffetti psichici ed evitare il disagiodella sua assenza”.Quest’idea latente dell’alcolismo comevizio conduce ad un’assistenza difficile,caratterizzata da sentimenti negativiquali rabbia, pregiudizio e disgusto.

L’alcolista viene, dunque, preso in caricoper dovere professionale più che per unsuo diritto alla salute come benesserebio-psico-sociale.A complicare le cose intervengono lascarsa istituzionalizzazione dei percor-si terapeutici per alcolisti e l’assenzadi integrazione tra ospedale e territo-rio.Anche volendo indirizzare l’etilista ed isuoi familiari a strutture di recupero,gli infermieri non dispongono di stru-menti operativi quali protocolli e linee-guida su strade possibili e modalitàd’accesso.Le strutture esistono, ma, nella maggiorparte dei casi, sono sconosciute o non èprevisto un passaggio diretto e regola-mentato dall’ospedale a tali strutture.Si perdono, così, opportunità d’agganciodi questi pazienti, già di per sé restii adavvicinarsi alle istituzioni.In sostanza, gli infermieri necessita-no di formazione, e sono essi stessi arichiederne: molti si sentono impotenti,

ma ritengono, allo stesso tempo, dipoter avere un ruolo rilevante nel tratta-mento del paziente alcolista, tale ruolopuò affermarsi solo con una conoscenzapiù approfondita del problema.L’alcolismo è, secondo la Sia, SocietàItaliana di Alcologia, un disturbo bio-psico-sociale capace di provocare unasofferenza multidimensionale che simanifesta in maniera diversa da indivi-duo ad individuo.L’infermiere è il professionista cheeroga un’assistenza olistica e indaganon sulla malattia, ma sulla risposta,unica ed irripetibile, dell’individuo allamalattia stessa: sono queste due condi-zioni che designano l’infermiere comeprofessionista “ideale” nel trattamentodell’alcol dipendenza, occorre solo for-nirgli i giusti mezzi.

CONCLUSIONICon questo lavoro abbiamo indagatosulla percezione del fenomeno dell’alco-lismo in ambito sanitario, constatandocome questo sia ancora sottostimato emisconosciuto.Esaminando i dati, è emerso comeserpeggi ancora il pregiudizio, comesia difficile per gli infermieri affron-tare un paziente tanto controverso,quanto siano ancora vaghi gli iterterapeutici e scarsa l’integrazionetra ospedale e territorio, risultatiforse già noti, ma visti stavolta in un’ot-tica tutta infermieristica.Questa ricerca non si propone di offriresoluzioni. La legge quadro 125/01 necontiene già di ottime, ma piuttostovuole fornire un supporto perchè questavenga al più presto applicata.I limiti di questo studio possono essereravvisati nella ristrettezza del campione,limitato a due sole realtà dell’arearomana che non possono rappresentarel’intera realtà italiana.Per questo è auspicabile che si conduca-no ulteriori ricerche di più vasta portata.

AUTORI:Teresa Compagnone, professore a contrattoMed 45 Corso di Laurea in InfermieristicaUniversità TorVergata sedi FBF e SMOM;Irene Sirchia, laureata in InfermieristicaUniversità Tor Vergata sede di Ostia - liberaprofessionista.

Grafico 7. Conoscenza dei percorsi post-dimissione

Grafico 8. Conoscenza di istituzioni che trattano l’alcolismo

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Allegato 1Questionario sull’alcolismo

Dati demografici infermiereLa invito a compilare la seguente scheda con i suoi dati demografici, ricordandole che il questionario è anonimo e che tutti i datisaranno trattati con riservatezza nel rispetto di quanto stabilito dal D. Lgs 196/03 e utilizzati unicamente per i fini dello studio. Anno di nascita: ……………Formazione professionale:❑ Diploma Infermiere Prof. anno…………❑ Diploma Universitario anno…………❑ Laurea in Infermieristica anno…………❑ Formazione Universitaria post – laurea: ………….........................❑ Altri titoli universitari: ………………………………………………….

Esperienza lavorativa:Da quanto tempo lavori come infermiere? anni: …………Area in cui lavori: …………………………………………………

Prima parteIstruzioni: Per ogni domanda a risposta multipla, contrassegnare con una X una sola risposta, quella che ritiene più vicina alla sua opinione.

1. L’alcolismo è :Un’ abitudine voluttuariaUna malattia socialeUna malattia progressiva e mortaleUna modalità patologica d’uso che conduce a menomazione e disagio clinicamente significativiRisposte a e bRisposte b,c e d

2. Gli stadi dell’alcolismo sono:Uso, abuso, dipendenzaTolleranza, dipendenza, psicosi tossicaPretossicomanico, prodromico, cruciale, cronico

3. La tolleranza nell’alcolista:Aumenta gradualmenteAumenta prima, diminuisce poiResta invariata

4. I fattori di rischio per l’alcolismo sono:Fattori geneticiDepressione e disturbi d’ansiaFattori socialiFattori ambientaliTutte le precedenti

5. Il delirium tremens insorge:Quando l’alcolemia supera i 500 mg/dlDopo 72-96 ore di astinenzaSolo in presenza di alterazioni epatiche significative

6. Gli indicatori di caduta dell’alcolemia che l’infermiere deve riconoscere sono:Ansia, insonnia, lieve tachicardia, febbreLetargia, bradicardia, ipotensione

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7. Indica il trattamento che ritieni più efficace nella cura dell’alcolismo:IndividualeMotivazionaleDi gruppoFarmacologico

8. L’alcolista genera in lei:RabbiaComprensioneCompassioneDisgusto

9. Le è mai capitato di trascurare un paziente perché in evidente stato di ebbrezza?Sì ❑

No ❑

10. Si è mai sentito impotente come professionista di fronte ad un alcolista cronico?Sì ❑

No ❑

11. Ritiene che l’infermiere possa avere un ruolo rilevante nel trattamento dell’alcolismo?Sì ❑

No ❑

Non so ❑

12. Nell’ospedale in cui lavora il paziente alcolista:Viene semplicemente dimessoViene indirizzato al servizio di psichiatriaViene indirizzato ai servizi socialiViene indirizzato ai gruppi di auto-aiuto

13. Nell’ospedale in cui lavora sono a disposizione questionari che possano far comprendere al paziente di avereun problema con l’alcol?Sì ❑

No ❑

Non so ❑

14. Ritiene che le strutture socio-sanitarie debbano occuparsi maggiormente:Dei disturbi fisici tardivi dell’alcolistaDell’alcolista come singolo individuo e del suo recupero psico-socialeDell’identificazione di bevitori a rischio

15. Quanto influisce secondo lei l’immigrazione sul fenomeno dell’alcolismo in Italia?MoltoAbbastanzaPer niente

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Seconda parteIstruzioni: per le seguenti domande aperte dia una risposta breve e sintetica.1. Durante l’assistenza ad un paziente alcoolista, quali sono gli aspetti umani che maggiormente l’hanno colpita,sia in positivo che in negativo. (ne elenchi almeno 5)__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

2. In base alla sua esperienza, quali conoscenze bisognerebbe introdurre o incrementare nel corso di laurea inInfermieristica, al fine di erogare un’assistenza migliore a questo tipo di paziente e ai suoi familiari? _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

E quali bisognerebbe introdurre o incrementare per aiutare l’infermiere per vivere questa esperienza con minoridifficoltà psico-emozionali?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

3. Conosce qualche gruppo di auto-aiuto o istituzione che tratta il problema dell’alcool? (Se sì, ne indichi tre):_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4. Le è mai successo di sentirsi in difficoltà nell’istaurare una relazione d’aiuto con questo tipo di paziente? Mielenchi per favore cinque difficoltà che si è trovato ad affrontare nel primo contatto relazionale con questi utenti fornendo, ovepossibile, esempi di situazioni concrete._______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

5. Le è mai successo di sentirsi in difficoltà durante l’assistenza a questi pazienti? Se sì, può raccontarmi breve-mente il problema che ha incontrato?_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

BIBLIOGRAFIA

AA.VV, Il libro italiano di alcologia: alcol e società. III ed. Firenze: SEE; 2000.American Psichiatric Association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali text revision. Dsm-IV-Tr. Torino: Masson; 2001.Bosco A, Come si costruisce un questionario. III ed. Roma: Carocci; 2008.Blum K, Payne JE, Alcol e predisposizione generale alla dipendenza. Milano: Mediserve; 1994.Fain JA, La ricerca infermieristica: leggerla comprenderla e applicarla. II ed. Milano: McGraw-Hill; 2004.Furlan PM, Picci RL, Alcol, alcolici, alcolismo. Torino: Bollati Boringhieri; 1990.Società Italiana di Algologia, Guida utile all’identificazione e alla diagnosi dei problemi alcol-correlati. Bologna: Eurohealt Editors; 1999.

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La nuova presidente della Regione, Renata Polverini, ha pre-sentato la Giunta che amministrerà il Lazio per i prossimi cinqueanni. Per ora, manca l’assessorealla Sanità, in quanto questo set-tore resta commissariato. È statala stessa Polverini a ricevere lanomina di commissario ad actaper l’attuazione del Piano di rien-tro. Ecco l’elenco dei nuovi asses-sori regionali (al 12 maggio).Questi, invece, i consiglieri che il12 maggio scorso si sono insediatiin via della Pisana, divisi per listadi appartenenza al momento delle elezioni.LISTINO POLVERINI (Renata Polverini, Alessandra Mandarelli,Gina Cetrone, Isabella Rauti, Roberto Carlino, Carlo De Romanis,Giancarlo Miele, Francesco Pasquali, Annalisa D'Aguanno, PierErnesto Irmici, Artenisio Carducci, Lidia Nobili, Veronica Cappel-laro, Rodolfo Gigli, Chiara Colosimo)LISTA POLVERINI PRESIDENTE (Mario Brozzi, Olimpia Tarzia,Giuseppe Melpignano, Francesco Saponaro, Luigi Abate, Ales-sandro Vicari, Maurizio Perazzolo, Gilberto Casciani, Nicola Illuzzi,Rocco Pascucci, Antonio Paris, Gianfranco Gatti, Angelo Miele,Andrea Bernaudo, Pino Palmieri, Enzo Di Stefano, Gianfranco Sci-scione)PARTITO DEMOCRATICO (Bruno Astorre, Esterino Montino,

Umberto Ponzo, Marco Di Stefano, Claudio Mancini, Mario Mei,Enzo Foschi, Carlo Lucherini, Franco Dalia, Mario Di Carlo, Tonino

D'Annibale, Giuseppe Parroncini,Mario Perilli, Francesco Scalia,Claudio Moscardelli)PDL (Francesco Battistoni, Gian-carlo Gabbianelli, Antonio Cic-chetti, Franco Fiorito, MarioAbruzzese, Romolo Del Balzo, Ste-fano Galetto, Giovanni Di Giorgi)ITALIA DEI VALORI (VincenzoMaruccio, Claudio Bucci, GiovanniColagrossi, Giulia Rodano)

UNIONE DI CENTRO (Pietro Sbardella, Raffaele D'Ambrosio,Aldo Forte)LA DESTRA (Francesco Storace, Roberto Buonasorte)SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ (Luigi Nieri, Filiberto Za-ratti)LISTA PANNELLA-BONINO (Giuseppe Rossodivita, Rocco Be-rardo)LISTA CIVICA CITTADINI/E PER BONINO (Giuseppe Celli)FEDERAZIONE DELLA SINISTRA (Ivano Peduzzi, Fabio Nobile)PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (Luciano Romanzi)VERDI (Angelo Bonelli)

Eletta la Polverini, ecco la Giuntae i nuovi consiglieri regionali

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Attività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

focusfocusAssemblea annuale,bilancio e Sanit 2010

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

focus

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Al Centro Congressi di via Cavour, il 18marzo scorso, si è tenuta l’assemblea an-nuale ordinaria degli iscritti del CollegioIpasvi di Roma.Un appuntamento importante a cui, dasempre, oltre ai numerosi colleghi, pren-dono parte i vertici del Collegio capitolinoper fare il punto sullo stato della profes-sione infermieristica in Italia, ma soprat-tutto nel Lazio, sulle attività svolte, in svol-gimento e da svolgere.Il presidente Gennaro Rocco, coadiu-vato dalla vice presidente Ausilia M. Lu-cia Pulimeno, dalla segretaria MariaGrazia Proietti, e dal tesoriere, RodolfoCotichini (a cui è andato il compito di il-lustrare il Conto consuntivo dell’anno 2009e del Bilancio preventivo 2010), ha illu-strato, mediante un’ampia relazione e laproiezione di numerose slide, lo “statodell’arte” della sanità laziale, dal punto diosservazione infermieristico.

LA CARENZA DI PERSONALEL’esercizio professionale, malgrado letante, nuove leve formate negli atenei ro-mani, continua a soffrire dell’annosacarenza, dovuta tanto al blocco delle as-sunzioni e della mobilità, quanto al preca-riato.Invero, pur nella consapevolezza delle pro-blematicità che sbloccare la mobilità com-porta, non si può negare il diritto di un pro-fessionista a trasferirsi da una aziendaall’altra; né ci si potrà esimere dall’inter-venire per affrontare e risolvere, una voltaper tutte, la questione della precarietàcon concorsi pubblici e, nel privato, con as-sunzioni dirette a tempo indeterminato.Senza dimenticare l’importanza dell’ap-

plicazione della legge 43 per l’assegna-zione dei percorsi di carriera per gli infer-mieri specialisti (art. 6, legge 43/06), vistoche in quanto a carriera organizzativa e di-rigenziale molto è stato già fatto, ma noncosì per la quella clinica.Per farlo, sarà necessario trovare, oltre adun impegno - forte - da parte delle organiz-zazioni sindacali, la disponibilità dellanuova classe politica chiamata a gover-nare la Regione nei prossimi cinque anni.Ai nuovi amministratori, anche il compitodi attivare nuovi corsi di Oss, così comestabilito dalle direttive regionali, preve-dendone il corretto impiego nelle strut-ture sanitarie, socio-sanitarie, residenzialie sul territorio.Insomma, la questione infermieristica,nell’alveo sanitario capitolino, devedivenire una delle priorità ammini-strative.

FORMAZIONEPer quanto attiene alla formazione dibase, restano insufficienti i posti attivatinelle sedi centrali e in quelle convenzio-nate. In alcune di queste, poi, mancano,addirittura, requisiti di struttura e di qua-lità adeguati: pochi sussidi didattici e ser-vizi come biblioteche, sale lettura, aule diinformatica, mensa, e molto altro.La politica, finora, si è mostrata latitanterispetto alla fondamentale questione fi-nanziaria delle sedi, pubbliche e private(afferenti al Ssr) che non percepiscono al-cun finanziamento per l’attività formativa:non a caso, le tasse degli studenti ven-gono riversate totalmente all’università.Così com’è vero che, a fronte di tutor as-solutamente insufficienti e pochi incenti-

vati rispetto agli standard previsti, anchei docenti delle sedi convenzionate nonsono stabilizzati e non rientrano a pieno ti-tolo, per questo motivo, tra quelli univer-sitari.Analizzando da vicino le cattedre asse-gnate ad infermierii nelle cinque universitàromane emerge che: alla Sapienza (I Fa-coltà), c’è un professore associato; allaSapienza (II Facoltà), un ricercatore; a TorVergata, un professore associato ed un ri-cercatore; alla Cattolica, nessuno ed alCampus Bio- Medico, un professore asso-ciato e due ricercatori.In tali frangenti, per ottenere qualche risul-tato: bisognerà sollecitare:– l’aumento dei posti da mettere a bando

per compensare almeno il turn over eper garantire una progressiva coper-tura delle carenze esistenti;

– gli atenei a bandire nuovi posti di asso-ciati e ricercatori;

– le strutture scolastiche, dopo l’asse-gnazione ed il trasferimento di fondialle sedi decentrate,

– che potrebbero investire nell’acquisi-zione di docenti e tutor o in nuovi ser-vizi agli studenti.

Gli ordinamenti didattici ed i regolamentidelle cinque università romane sopra citate,sedi di facoltà di Medicina e Chirurgia, di con-certo con la Federazione Ipasvi, dovranno es-sere rivisti alla luce dell’esperienza di questianni e delle nuove normative nazionali (vedidecreti Miur), per proporre un confronto se-rio, volto a migliorare i contenuti e gli obiet-tivi formativi dei corsi.Oggi, la laurea specialistica, tranne che alCampus Bio-Medico, è attiva presso:– la Sapienza (I e II Facoltà);

focus

AL CENTRO CONGRESSI CAVOUR ASSEMBLEA ANNUALEDEL COLLEGIO IPASVI DI ROMA

Un anno di traguardi raggiuntimalgrado la crisi istituzionale

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– Tor Vergata (qui, attivo anche il dottoratodi ricerca in Scienze infermieristiche);

– Università Cattolica.I master di I livello (i principali in: Mana-gement, Area Critica, Infermieristica fo-rense, Sanità pubblica, Ricerca, Geriatria,Infermieristica di famiglia, Cure palliative,Endoscopia digestiva), invece, sono nu-merosi in tutti gli atenei, anche se, in fu-turo, è lecito pensare di svilupparli ulte-riormente, specie quelli ad indirizzo clinicoche, in genere, sono i più carenti.Altra storia, invece, per la formazionespecialistica e continua (Ecm) visto chesia gli eventi che i piani formativi azien-dali risultano ancora assolutamente in-sufficienti; il problema dei congedi edei costi è irrisolto; le incertezze sulruolo regionale nell’Ecm (provider, tipo-logia formativa, crediti ecc.) ed il condi-zionamento dei ritardi nazionali, ha in-fluenzato il Piano regionale dellaformazione continua che, difatti, èindietro nell’attuazione.

ORDINISTICANel 2009, sembrava davvero che il passoche avrebbe portato i Collegi Ipasvi a dive-nire un unico Ordine professionale degliInfermieri (come già accade per tante al-

tre categorie di lavoratori italiani) fosse vi-cino, e, invece, malgrado una certa aper-tura in tal senso, da parte del ministrodella Salute, Ferruccio Fazio, e la velo-cità con cui, dal Parlamento al Senato,stanno procedendo i disegni di legge adhoc, bisognerà aspettare ancora.Non è tuttavia errato sottolineare che ilCollegio Ipasvi di Roma, già da tempo, sicomporta come un Ordine professionale intutto e per tutto, tanto sul fronte della tu-tela degli iscritti, quanto su quello del con-trollo; tanto su quello della verifica del-l’iscrizione, che sulla gestione e controllosulle morosità.Con questo, resta intesa la necessità didover contribuire alla revisione e l’ammo-dernamento dei Collegi, delle loro funzionie del loro ruolo pubblico a cui, va, comun-que riconosciuto l’esercizio del potere di-sciplinare e l’erogazione di Ecm.

RAPPORTI ISTITUZIONALI NAZIONALI E INTERNAZIONALIIl Collegio Ipasvi di Roma ha, anzitutto,continuato a rafforzare la propria presenzasul territorio, cercando interlocutori privi-legiati soprattutto negli assessorati allaSanità e alla Formazione della Regione;

presso il Comune di Roma; il tribunale pe-nale e civile.Lo stesso si può affermare degli ottimirapporti con le aziende e le altre strutturesocio-sanitarie pubbliche e private; l’uni-versità, le associazioni professionali; lesocietà scientifiche infermieristiche e non;gli altri Ordini e Collegi; il Cup; Enpapi; leassociazioni dei cittadini (“Marta Russo”,“Peter Pan”, Cittadinanza Attiva, CoDiCi,etc.); Ong e Onlus con cui partecipa in ta-lune iniziative.Confronti qualificati necessari (scientificied umani, specifici della propria mission)nell’ottica di un organismo che sta cre-scendo sempre di più, cercando di radi-carsi nei settori più disparati per diffon-dere le proprie ragioni, presenza edoperosità.Se il 2008/09 è stato il biennio di un rin-novato impegno sul versante delle pub-bliche relazioni, attraverso la stampaed i mass-media in genere, l’IpasviRoma conferma questa tendenza ad unamaggiore apertura verso la stampa, latv, la radio con servizi radiotelevisivi;comunicati stampa, l’immancabile edaggiornato televideo ed il web che, at-tualmente, sono anche “strumenti” perfarsi conoscere meglio dagli utenti; in-

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terfacciarsi col mondo, ascoltare le ri-chieste e farsi sentire.La rivista del Collegio, “Infermiere oggi”(cartacea e scaricabile on line), raccogliesempre nuovi consensi. Partita, l’annoscorso, con un non più derogabile resty-ling grafico, oggi raccoglie nuove sfide,affrontando continui potenziamenti deicontenuti, alla ricerca di contributi di sem-pre maggiore rilevanza scientificaLe fanno da corollario, la newsletter; lacollana “Arcobaleno” e la recente Cartadei servizi.Nell’era della “rete”, poi, il web non po-teva che svilupparsi: oltre ai servizi dinuova istituzione (certificati on line, Pec, laPosta Elettronica Certificata, ed altro), sisono evoluti i servizi, diciamo così, “tradi-zionali” offerti agli iscritti (notizie in evi-denza, concorsi, iscrizioni corsi, Ecm, mul-timedia).Per dare qualche numero, le visite al sitodell’Ipasvi, nel 2009, sono state:1.300.000 (nel 2008, erano un milione),con un incremento del 39% dei nuovi visi-tatori (di cui: il 74% accede dai motori diricerca; il 25% attraverso il traffico direttoe solo l’1% attraverso altre fonti di traf-fico, link, e-mail).Le pagine più visitate, oltre alla home-page, riguardano:➢ concorsi;➢ calendario eventi Ecm;➢ pagina dei Master;➢ rivista “Infermiere oggi” on line;

➢ contatti;➢ biblioteca;➢ Ilisi;➢ collana “Arcobaleno” on line.Le connessioni, pur se in maggioranza dal-l’Italia, coinvolgono ben 78 Paesi nelmondo. I cybernauti risultano così suddi-visi (in migliaia): ➢ 300 dall’Italia;➢ 437 dalla Romania;➢ 302 dagli Usa;➢ 243 dal Regno Unito;➢ 190 dalla Svezia;➢ 178 dalla Spagna;➢ 146 dalla Francia;➢ 133 dal Brasile;➢ 113 dal Belgio;➢ 110 dall’Irlanda. E, così, di seguito, fino ai quattro contattidal Sudan.Si tratta, nel 60% dei casi, di “visitatori diritorno” (ovvero, quelli che avevano già con-tattato i nostri indirizzi); mentre, il restante40% si compone di nuovi visitatori.Le lingue più utilizzate: italiano; ingle -se/americano; polacco; spagnolo e ru-meno.Fra i servizi forniti dal sito web dell’Ipa-svi, la newsletter che, se al numero 1del 2009 contava 2.277 utenti, oggi, alnumero 12 del 2009 ne conta ben 2.580(+ 303 utenti): un numero soggetto a flut-tuazioni per cambi di indirizzi.Sono stati circa 70 gli eventi formativi,in tutto.

Quelli Ecm, nel 2009, 51, per un totale di5.640 partecipanti (110,5 partecipanti inmedia per evento) per un totale di 34.019numeri di Ecm erogati.Grazie, poi, al neonato Centro di Eccel-lenza per la Cultura Infermieristica ela Ricerca, alla Fepi (Federazione Euro-peas Professioni Infermieristiche), ed ilCeplis, il Collegio ha intensificato le suerelazioni con altri Paesi (soprattutto, colNord-America e l’Europa); le università ele istituzioni sanitarie autoctone.Relazioni che si sono concretizzate,spesso, in viaggi di studio in grandi capi-tali internazionali, volti allo scambio edall’arricchimento professionale, sperandodi “importare”, a casa, l’avanguardia dellapratica – e della scienza – infermieristica.

SERVIZI ED ATTIVITÀ DELCOLLEGIO IPASVILa sede del Collegio Ipavsi di Roma, inviale Giulio Cesare 78, per la quantità e laqualità dei servizi offerti agli iscritti, èsempre più un punto di riferimento pertutti gli infermieri della regione, sia perespletare una serie di funzioni burocrati-che, che per favorire l’aggiornamento pro-fessionale, la crescita culturale e sociale,l’assistenza legale ed amministrativa.Il 2009, si è caratterizzato per l’assenza to-tale di interlocutori in Regione Lazio perproblematiche “scottanti”, relative a:blocco assunzioni e mobilità; definizione dipolitiche sanitarie e di strategie di revi-sione dei modelli organizzativi; implemen-tazione dei dipartimenti infermieristici ebandi di concorsi per la dirigenza.Meglio è andata a livello nazionale a pro-posito di: recupero del settore scientificodisciplinare di scienze infermieristiche ge-nerali, cliniche e pediatriche; la possibilitàdi inserire infermieri in farmacia e altriservizi sul territorio; la libera professionee governo clinico; lo stato giuridico delpersonale docente dei corsi di laurea edipendente del Ssn e il riavvio dell’iterparlamentare per l’istituzione degli Ordini.Inoltre, il 2009 è stato l’anno:– del nuovo codice deontologico;– del congresso nazionale della Federa-

zione; – del rinnovo delle cariche direttivo na-

zionale Ipasvi;

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focus– del rinnovo delle cariche board della

Fepi.Sotto il profilo della formazione uni-versitaria ed Ecm, confermato il trend diaumento dell’offerta formativa dei corsi dibase; l’apertura di nuove sedi convenzio-nate e i nuovi master (con qualche criticitàper quelli di area clinica); sono stati atti-vati nuovi posti di dottorato di ricerca inscienze infermieristiche e stabilizzati deiposti nelle lauree specialistiche.Finalmente, al nastro di partenza anche ilnuovo sistema Ecm con: accreditamentodei provider; formazione sul campo; auto-formazione; potenziamento del ruolo degliOrdini e Collegi e del CoGeAPS; dossierformativi.A ragion veduta, il tutto dovrebbe tradursiin un più efficace sistema di educazionecontinua e nella facilitazione alla parteci-pazione dei professionisti agli eventi for-mativi.L’attività istituzionale 2009 è constata di:– 18 Consigli direttivi;– 14 riunioni del Collegio dei Revisori dei

Conti;– 11 sedute di esami comunitari;– 8 sedute di esami extracomunitari;– 56 richieste di commissioni esami di

laurea, per 108 rappresentanti nomi-nati;

– 97 verifiche di iscrizione all’albo richie-ste da strutture;

– sanitarie, dall’Autorità Giudiziaria e daiNas;

– 24 convocazioni ai sensi dell’art. 39;– 4 censure;– 4 cancellazioni per motivi disciplinari;– 1.600 richieste di verifica della validità

titoli di studio;– 1.900 verifiche anagrafiche di Roma e

provincia;– 1.600 richieste di casellari giudiziari di

nuovi iscritti.Comparando alcuni dati dello scorso annocon quelli di oggi, nel 2008, le richieste diverifica di validità dei titoli di studio equelle di casellari giudiziari per i nuoviiscritti sono state, rispettivamente, 414 e1.338 (nel 2009, di 1.600 per entrambe).L’ufficio legale ha fornito 211 consu-lenze agli iscritti; 220 consulenze telefoni-che e 153 interventi legali. Le tematiche prevalenti hanno riguardato:

sicurezza (rischio professionale,orario dilavoro straordinario, standard assisten-ziali, piante organiche), responsabilità edautonomia (attività improprie e nuove re-sponsabilità nell’era del post-mansiona-rio).La biblioteca, che ha un patrimonio di165 testate di riviste; 71 titoli di rivistestraniere (inglesi, canadesi americane efrancesi, di cui sette di nuova acquisi-zione); 24 titoli di riviste italiane in abbo-namento e 70 titoli di riviste italiane rice-vute in omaggio dagli editori, o in regimedi scambio con altri collegi, ha espletatoun’attività con 1.273 utenti (+ 4,77%); unaconsultazione banca dati Cinhal di 244 (+6,19%) e 161 (+31,96%) utenti alle posta-zioni internet gratuite a disposizione. L’incremento medio negli accessi è statodel + 12,55%. Oltre all’acquisizione di altre 65 opere mo-nografiche; l’abbonamento a Cinahl (e for-s’anche al servizio “Document delivery”) eai nuovi servizi documentali attraverso ilportale www.ipasvi.roma.it, per il 2010, èprevisto l’acquisto delle licenze Cinhal daoffrire, gratuitamente, a tutti gli infermieriiscritti al Collegio Ipasvi di Roma.Con esse si potrà accedere alla banca datidirettamente da casa propria o dal postodi lavoro, con il semplice uso di una pas-sword personale.Intanto, per facilitare agli utenti l’accessoalla biblioteca, si è incrementato il servi-zio di indicizzazione delle riviste Italiane diScienze infermieristiche “Progetto Ilisi”

(Indice della Letteratura Italiana di ScienzeInfermieristiche con il coinvolgimento dinumerosi nuovi colleghi coinvolti) e sonostati realizzati nuovi corsi di indicizzazionedella letteratura scientifica nelle scienzeinfermieristiche e numerosi altri sono pre-visti per il 2010.Mentre, i nuovi servizi di richiesta certifi-cati di iscrizione on line e recapito a domi-cilio tramite posta (servizio gratuito) e laPec (Posta elettronica certificata) gratuitaper tutti gli iscritti al collegio Ipasvi diRoma (dall’11/02/2010 all’11/03/2010,mail certificate attivate: 2.012) sono già “apieno regime”, per il futuro sarà necessa-rio un completamento della pianta orga-nica con consulenze a trecentosessantagradi: legali, amministrative contabili, in-formatiche; di ufficio stampa e di bibliote-conomia (nella speranza di prorogarnel’apertura in sede).

IL CENTRO DI ECCELLENZAPER LA CULTURA E LA RICERCAINFERMIERISTICAIl complesso confronto della professionesul piano internazionale, l’ulteriore cre-scita dell’Unione Europea e il conseguenteampliamento dei confini per la libera cir-colazione dei professionisti, costringe gliinfermieri italiani a misurarsi con le altreesperienza nazionali, nonché con le diffi-coltà (la lingua, anzitutto) che molti colle-ghi europei ed extracomunitari incontranooperando nelle nostre strutture.La difesa delle direttive di settore e la ri-

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forma delle professioni, per questo, re-stano nodi decisivi da sciogliere; mentre ladifficoltà del confronto internazionale sipropone con forza anche sui titoli abilitantiall’esercizio della professione infermieri-stica: fra i sistemi di accreditamento in usonei vari Paesi, la disparità con quello ita-liano è inaccettabile ed è chiaro che, nel-l’impossibilità di livellare “in basso” ilgrado di competenza professionale, si do-vrà cercare di essere ancora più severinella valutazione dei titoli di accredita-mento dei colleghi stranieri nel cui Paesed’origine, spesso, non vengono rispettatele stesse, severe regole di formazione im-poste, invece, agli italiani.Nel contrastare, in maniera sempre piùforte, il mercimonio delle abilitazioniprofessionali e al fine di formare unanuova generazione di infermieri, incorag-giati nella ricerca clinica e capaci di rifor-mare la professione, il 7 marzo 2009,primo esempio in Europa, è nato il Centrodi Eccellenza per la Cultura e la Ri-cerca Infermieristica che sta muovendoi primi passi con progetti già approvati edavviati per il 2010.Eccone alcuni: – costruzione di un modello per la valuta-

zione del core competence infermieri-stico nell’esame di abilitazione profes-sionale;

– studio e realizzazione di un sistema diclassificazione e consultazione delletesi di laurea;

– ricerca multicentrica sul benessere or-ganizzativo degli infermieri in serviziopresso le aziende sanitarie di Roma eprovincia;

– la sicurezza nell’area dell’emergenza: irequisiti quali quantitativi della comu-nicazione a supporto della diminuzionedel rischio di errore e della qualità dellecure;

– la continuità assistenziale nella croni-

cità: definizione dei bisogni educatividei pazienti e dei caregiver per la ridu-zione degli accessi impropri e l’ade-sione al trattamento;

– qualità di vita nelle famiglie italiane uncui componente sia stato colpito dastroke;

– studio descrittivo dei servizi di curepalliative e terapia del dolore in Italiafinalizzato a individuare le forme atti-vate e attivabili di riduzione della sof-ferenza alla fine della vita;

– il vissuto delle donne vittime di vio-lenza che si rivolgono alle strutture sa-nitarie;

– il mancato rispetto dell’etica della di-gnità nei rapporti interprofessionali edil distress infermieristico: un’analisimulticentrica Italia/Gran Bretagna;

– infermieri clinici e ricerca infermieri-stica;

– metodologia della ricerca infermieri-stica;

– bibliografia e ricerca bibliografica nellescienze infermieristiche: teoria e prassiper le procedure tecniche di ricerca eaccesso alle risorse;

– la revisione della letteratura scienti-fica riguardante argomenti di infermie-ristica

– il miglioramento della pratica assisten-ziale attraverso l’utilizzo di infermiericlinici esperti in evidence based prac-tice.

CONCLUSIONIVisti i risultati fin qui ottenuti ed il ricono-scimento che colleghi italiani ed europeihanno voluto tributare all’intraprendenzaorganizzativa del Collegio Ipasvi di Roma,si può affermare che tanto è stato fatto. Econ successo. Oggi, quando si parla di infermieri si alludea professionisti che hanno spinto la loroformazione al massimo livello; persone di-

verse dal passato, con qualifiche nuove, ti-tolari esclusivi dell’assistenza, capaci dicoordinare altre figure sanitarie.Pure, però, tanto resta da fare: nel pros-simo futuro, al fine di ottenere per tutti gliinfermieri eguale dignità e peso di rappre-sentanza sociale, bisognerà consolidare itraguardi ottenuti e tradurli nella pratica diogni giorno.Bisognerà stare accanto, crescere e, ma-gari… correre accanto alle persone.Così come accaduto per l’annuale mara-tona “Race for the cure” a sostegno dellaprevenzione e la lotta ai tumori al seno.Nel2009 vi parteciparono 43mila persone,quest’anno si è toccata quota cinquanta-mila, anche perché l’evento si è svolto inconcomitanza con le celebrazioni dellaGiornata internazionale dell’Infermiere.Una giornata che ha visto un altro, presti-gioso riconoscimento per la nostra pro-fessione: l’emissione di un francobollodedicato alla figura dell’infermiere eal suo ruolo-chiave nella società odierna.I fondi raccolti tramite la vendita dei fran-cobolli e le quote di iscrizione alla mara-tona sono andati a progetti di ricerca, dieducazione, prevenzione e sostegno delledonne operate al seno; a borse di studio agiovani ricercatori; programmi di forma-zione permanente in senologia per infer-mieri.L’immagine del francobollo è stata rap-presentata anche nella locandina dellaGiornata internazionale dell’Infermiere chei collegi Ipasvi, tradizionalmente, diffon-dono anche nelle strutture del nostro Si-stema sanitario nazionale.Sperando che, con il contributo di tutti, sialecito immaginare un futuro più roseo pertutti gli infermieri e per i pazienti che, quo-tidianamente, curano con competenzae dedizione.

(sintesi a cura di Tiziana Mercurio)

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CONTO CONSUNTIVOANNO 2009I sottoscritti componenti del Collegio deiRevisori dei Conti:Gianfranco Del Ferraro (Presidente) Ales -sandro Stievano e Stefano Di Carlo(Componenti )Angelina Palumbo ( revisore Supplente )hanno visionato e approvato, nellaseduta congiunta con il consiglio diretti-vo, del 2 marzo 2010, il conto consuntivo2009, che nello specifico espone:– entrate di esercizio che ammontano

ad € 2.716.636,67, dove le entrateriscosse sono pari a € 2.447.804,50 ele entrate da riscuotere sono pari a €268.832,17;

– uscite di esercizio che ammontano ad€ 2.369.326,75, dove le uscite pagatesono pari ad € 2.011.709,40 e le usci-te da pagare sono pari ad €

357.617,35;– un avanzo di amministrazione del-

l’esercizio pari ad € 347.309,92 chesommato all’avanzo di amministrazio-ne dell’anno precedente ed inclusi glistorni dei residui, porta ad un avanzodi amministrazione al 31/12/2009,pari € 1.703.855,49.

Per quanto riguarda i criteri di valutazio-ne utilizzati nella redazione del rendicon-to generale inerenti alle entrate, questisono stati:in quanto alle immobilizzazioni (di mate-riali, arredi e mobilio) il criterio è del costostorico e del loro sistematico ammorta-mento in ogni esercizio in relazione allaloro residua possibilità di utilizzazione;– per quanto riguarda i crediti da avere

(le quote da riscuotere dai morosi), ilcriterio è il loro presumibile valore direalizzo;

– in quanto alle rimanenze dei benidestinati alla rivendita (opuscoli elibri), il loro costo di acquisto è il loroprezzo di vendita.

Le uscite più significative per il bilanciodel collegio sono rappresentate dalleseguenti voci: 1) Prestazioni istituzionali (costituite

dalla gestione della rivista “infermie-re oggi”, dagli aggiornamenti profes-sionali, dalla gestione della bibliotecae dalle quote spettanti allaFederazione) per un totale di €

1.054.238,67.2) Spese per il personale in servizio

presso il Collegio per un totale di€ 227.941,92.

3) Acquisto di beni e servizi (consu-lenze legali, amministrative, informa-tiche etc.) per un totale di €

201.087,59.4) Spese per le attività svolte dagli

organi dell’ente (consiglio direttivoe dei revisori dei conti), per un totaledi € 150.172,28.

5) Spese per il funzionamento degliuffici (affitto, luce, riscaldamento,spese postali, telefoniche, pulizia)per un totale di € 196.595,01.

Il conto consuntivo chiude quindi conuna consistenza di cassa di fine eserciziodi € 1.427.905,78. Tale disponibilità rappresenterà la quotanecessaria che verrà poi utilizzata per farfronte alle spese del primo trimestre 2010,come per ogni esercizio di questo Ente, inattesa del rinnovo delle iscrizioni.Durante l’anno 2009 il Collegio deiRevisori dei Conti si è riunito nel corso diincontri periodici mensili e ha effettuatoverifiche sulle spese affrontate, sulleattività di aggiornamento, sulle consu-lenze ed ha effettuato controlli a cam-pione dei documenti relativi al persona-le e ai movimenti bancari.In tale sede sono state formulate leopportune osservazioni, suggerimenti,appunti e note come risulta dai verbaliche vengono redatti durante ogni incon-tro.

IL DOCUMENTO

La relazione del Collegio dei Revisori dei Conti

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focusDa tali verifiche si è riscontrato una cor-retta tenuta dei libri contabili nonché larispondenza della documentazione giusti-ficativa esaminata, e delle scritture con-tabili.Il Collegio dei Revisori dei Conti pren-de qui atto che il rendiconto dell’eser-cizio 2009 è stato redatto in modochiaro, puntuale e preciso sia perquanto riguarda le entrate che perquanto riguarda le uscite.Pertanto, il collegio dei revisori deiconti esprime parere favorevole all’ap-provazione del conto consuntivo del-l’anno 2009 .

PREVENTIVO ANNO 2010 Il conto preventivo dell’anno 2010 preve-de entrate per € 2.873.850,00 ed usciteper € 3.413.779,72 con un utilizzo del-l’avanzo di amministrazione degli eserci-zi precedenti pari ad € 539.929,72. Nelleprevisioni, il maggiore incremento delleentrate è quasi totalmente costituitodalle quote di iscrizione pari a €

2.338.350,00 corrispondenti a 27878iscritti e da 1.500 nuovi iscritti previsti .Per quanto attiene le uscite maggiori siritiene di considerare quelle dell’annopassato e cioè:• le quote spettanti alla Federazione, la

distribuzione e preparazione della rivi-sta “Infermiere oggi”;

• aggiornamenti professionali e ricerca;• spese per il personale del Collegio e

per il funzionamento degli uffici e ditutta l’attività ad esso correlata.

Pertanto, il collegio dei revisori dei contipreso atto di ciò esprime parere favore-vole all’approvazione del bilancio preven-tivo per l’anno 2010, cosi come è statosottoposto in data odierna all’assembleadegli iscritti.

Roma lì, 18/03/2010Il Collegio dei Revisori dei Conti

RENDICONTO FINANZIARIO - USCITE

DESCRIZIONE eznereffiDETANGEPMI EMMOSINOISIVERP

INIZIALI VARIAZIONI DEFINITIVE PAGATE DA PAGARE TOTALE sulle previsioni

TRASFERIMENTI PASSIVI

ONERI FINANZIARI

Interessi passivi - - - - - -

Totale - - - - - -

ONERI TRIBUTARI

Inps Irap e altri tributi 100.000,00 00,000.001 66.205,53 25.003,61 91.209,14 8.790,86-

Nettezza urbana 3.500,00 00,005.3 2.721,19 00,801 2.829,19 18,076 -

Totale 103.500,00 - 103.500,00 68.926,72 16,111.52 94.038,33 9.461,67-

POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI ENTRATE CORRENTI

Rimborsi vari 2.000,00 00,000.2 00,516 00,516 1.385,00-

Totale 2.000,00 - 2.000,00 00,516 - 615,00 1.385,00-

USCITE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI

Fondo spese impreviste 70.000,00 12.657,92- 57.342,08 57.342,08-

Totale 70.000,00 12.657,92- 57.342,08 57.342,08-

TRATTAMENTO FINE RAPPORTO

Trattamento di fine rapporto 15.000,00 00,000.51 48,11 10.760,26 10.772,10 4.227,90-

Totale 15.000,00 - 15.000,00 48,11 10.760,26 10.772,10 4.227,90-

ACCANTONAMENTO FONDO RISCHI E ONERI

Rimborso quote esattoria - -

Totale - - - -

TOTALE USCITE CORRENTI 2.531.610,63 - 2.531.610,63 1.593.399,37 35,160.243 1.935.460,90 596.149,73-

TITOLO II - USCITE IN CONTO CAPITALE

ACQUISIZIONE DI BENI USO DUREVOLE ED IMMOBILI

Ristrutturazione sede

Totale

ACQUISIZIONI DI IMMOBILIZZAZIONI TECNICHE

Acquisto mobili e arredi 30.000,00 00,000.03 - 30.000,00-

Programmi e attrezzature 20.000,00 00,000.02 1.424,33 08,664 1.891,13 18.108,87-

Totale 50.000,00 - 50.000,00 1.424,33 08,664 1.891,13 48.108,87-

CONCESSIONI DICREDITI ED ANTICIPAZIONI

RIMBORSI DI MUTUI

RIMBORSI DI ANTICIPAZIONI PASSIVE

ESTINZIONE DEBITI DIVERSI

ACCANTONAMENTI PER SPESE FUTURE

Fondo spese elezioni

ACCANTONAMENTO PER RIPRISTINO INVESTIMENTI

TOTALE USCITE IN CONTO CAPITALE 50.000,00 - 50.000,00 1.424,33 08,664 1.891,13 48.108,87-

RENDICONTO FINANZIARIO - USCITE

DESCRIZIONE eznereffiDETANGEPMI EMMOSINOISIVERP

INIZIALI VARIAZIONI DEFINITIVE PAGATE DA PAGARE TOTALE sulle previsioni

TITOLO III - PARTITE DI GIRO

USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO

Ritenute fiscali e previdenziali 180.000,00 180.000,00 165.098,84 8.746,07 173.844,91 90,551.6 -

Altre partite di giro 320.000,00 320.000,00 251.786,86 59,243.6 258.129,81 61.870,19-

TOTALE USCITE PER PARTITE DI GIRO 500.000,00 - 500.000,00 416.885,70 20,980.51 431.974,72 68.025,28-

36,016.180.3EVISSELPMOC ETICSU ELATOT 36,016.180.3 2.011.709,40 53,716.753 2.369.326,75 712.283,88-

AVANZO DI AMMINISTRAZIONE DELL'ESERCIZIO 347.309,92

TOTALE GENERALE 3.081.610,63 36,016.180.3 76,636.617.2

Bilancio 2010Rendiconto finanziario: le entrate

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focusfocus

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Bilancio 2010Rendiconto finanziario: le uscite

RENDICONTO FINANZIARIO - ENTRATE

DESCRIZIONE eznereffiDETATRECCA EMMOSINOISIVERP

INIZIALI VARIAZIONI DEFINITIVE RISCOSSE DA RISCUOTERE TOTALE sulle previsioni

TITOLO I - ENTRATE CORRENTI

ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI

Quote iscrizioni 1.995.825,00 00,528.599.1 1.731.423,72 82,104.462 1.995.825,00 -

Quote nuovi iscritti 75.000,00 00,000.57 111.285,00 111.285,00 36.285,00

Tasse iscrizioni 90.000,00 00,000.09 135.003,00 00,781 135.190,00 45.190,00

Totale 2.160.825,00 00,528.061.2 1.977.711,72 82,885.462 2.242.300,00 00,574.18

ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI

Corsi di aggiornamento 10.000,00 00,000.01 15.120,00 15.120,00 5.120,00

Totale 10.000,00 00,000.01 15.120,00 - 15.120,00 5.120,00

QUOTE DI PARTECIPAZIONE ISCRITTI ONERE PARTICOLARI GESTIONI

Rilascio tessere 200,00 200,00 710,00 710,00 510,00

Certificati e trasferimenti 5.500,00 5.500,00 10.089,00 10.089,00 4.589,00

Totale 5.700,00 00,007.5 10.799,00 - 10.799,00 5.099,00

TRASFERIMENTI CORRENTI

Totale

ENTRATE DA VENDITA BENI E PRESTAZIONI SERVIZI

Vendita pubblicazioni 500,00 00,005 1.131,70 1.131,70 07,136

Totale 500,00 00,005 1.131,70 - 1.131,70 07,136

REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI

Interessi attivi 6.000,00 00,000.6 5.973,97 09,564.3 9.439,87 3.439,87

Totale 6.000,00 00,000.6 5.973,97 3.465,90 9.439,87 3.439,87

POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE USCITE CORRENTI

Recuperi e rimborsi 2.000,00 00,000.2 49,904 - 409,94 1.590,06-

Totale 2.000,00 00,000.2 49,904 - 409,94 1.590,06-

ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI

Entrate varie 1.000,00 00,000.1 5.461,44 - 5.461,44 4.461,44

Totale 1.000,00 00,000.1 5.461,44 - 5.461,44 4.461,44

TOTALE ENTRATE CORRENTI 2.186.025,00 - 2.186.025,00 2.016.607,77 81,450.862 2.284.661,95 59,636.89

TITOLO II - ENTRATE CONTO CAPITALE

ALIENAZIONE DI IMMOBILI E DIRITTI REALI

Alienazione immobili - - - - - -

Totale - - - - - -

ALIENAZIONE DI IMMOB.NI TECNICHE

Vendita mobili ed arredi - - - - - -

- - - - - -

RISCOSSIONE DI CREDITI

TRASFERIMENTI IN CONTO CAPITALE

ASSUNZIONE DI MUTUI

ASSUNZIONE DI ALTRI DEBITI FINANZIARI

TOTALE ENTRATE IN CONTO CAPITALE - - - - - -

TITOLO III - PARTITE DI DI GIRO

ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO

Ritenute fiscali e previdenziali 180.000,00 00,000.081 173.844,91 - 173.844,91 6.155,09-

Altre partite di giro 320.000,00 00,000.023 257.351,82 99,777 258.129,81 61.870,19-

00,000.005ORIG ID ETITRAP REP ETARTNE ELATOT - 500.000,00 431.196,73 99,777 431.974,72 68.025,28-

00,520.686.2EVISSELPMOC ETARTNE ELATOT - 2.686.025,00 2.447.804,50 71,238.862 2.716.636,67 76,116.03

UTILIZZO AVANZO DI AMMINISTRAZIONE 395.585,63 36,585.593

TOTALE GENERALE 3.081.610,63 36,016.180.3 76,636.617.2

TITOLO I - USCITE CORRENTI

USCITE PER GLI ORGANI DELL'ENTE

Gettoni riunioni Consiglio Direttivo e Collegio Revisori dei conti 45.000,00 00,000.54 19.840,00 00,086.7 27.520,00 17.480,00-

Gettoni partecipazione Consiglio Nazionale e seminari 60.000,00 00,000.06 43.696,28 43.696,28 16.303,72-

Rimborsi spese 30.000,00 00,000.03 13.205,78 00,059.2 16.155,78 13.844,22-

Gettoni e indennita' attività Organi Direttivi 140.000,00 00,000.041 40.420,00 18.660,00 59.080,00 80.920,00-

Assicurazioni organi statutari 5.000,00 00,000.5 3.720,22 - 3.720,22 1.279,78-

Spese elezioni Organi Direttivi -

Totale 280.000,00 - 280.000,00 120.882,28 00,092.92 150.172,28 129.827,72-

ONERI PER IL PERSONALE IN SERVIZIO

Stipendi e oneri riflessi 175.000,00 59,407.3 178.704,95 165.689,64 13,510.31 178.704,95 -

Assicurazioni personale 5.000,00 00,000.5 4.182,01 4.182,01 99,718 -

Fondo incentivazione 50.000,00 00,000.05 44.184,96 44.184,96 5.815,04-

Corsi di formazione 6.000,00 00,000.6 00,078 870,00 5.130,00-

Totale 236.000,00 59,407.3 239.704,95 214.056,61 13,588.31 227.941,92 11.763,03-

USCITE PER L'ACQUISTO DI BENI E SERVIZI

Abbonamenti RAI e riviste 7.500,00 00,005.7 5.396,01 10,693.5 2.103,99-

Compenso per la riscossione 40.000,00 00,000.04 31.959,90 52,095.6 38.550,15 1.449,85-

Consulenze legali 45.000,00 00,000.54 17.901,00 17.901,00 35.802,00 9.198,00-

Consulenza amministrativa 34.000,00 00,000.43 26.839,98 99,763.5 32.207,97 1.792,03-

Consulenza professionale occasionale 60.000,00 00,000.06 25.194,00 19.507,36 44.701,36 15.298,64-

Consulenza informatica 25.000,00 00,000.52 9.960,00 10.729,81 20.689,81 4.310,19-

Manutenzioni e riparazioni 50.000,00 00,000.05 13.368,69 06,585.9 22.954,29 27.045,71-

Acquisto tessere distintivi bolli 10.000,00 00,000.01 00,687 00,687 9.214,00-

Totale 271.500,00 - 271.500,00 131.405,58 10,286.96 201.087,59 70.412,41-

USCITE PER FUNZIONAMENTO UFFICI

Affitto luce e riscaldamento 124.000,00 00,000.421 113.718,41 20,657.1 115.474,43 75,525.8 -

Cancelleria e stampati 25.000,00 4.054,72 29.054,72 17.294,72 11.760,00 29.054,72 -

Spese postali e telefoniche 40.000,00 00,000.04 32.581,27 00,88 32.669,27 7.330,73-

Spese di pulizia 18.000,00 00,000.81 13.200,00 00,002.1 14.400,00 3.600,00-

Spese bancarie e di c/c postali 2.000,00 00,000.2 1.401,43 1.401,43 75,895 -

Spese varie 5.000,00 00,000.5 1.361,36 1.361,36 3.638,64-

Archivizione e gestione documenti 10.000,00 00,000.01 1.147,08 27,680.1 2.233,80 7.766,20-

Totale 224.000,00 27,450.4 228.054,72 180.704,27 47,098.51 196.595,01 31.459,71-

USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI

Aggiornamenti professionali 580.000,00 00,000.085 327.088,89 77,577.29 419.864,66 160.135,34-

Rivista "Infermiere oggi" 190.000,00 00,000.091 146.251,35 80,618.63 183.067,43 75,239.6 -

Biblioteca 90.000,00 00,000.09 59.404,33 05,793.7 66.801,83 23.198,17-

Promozione immagine (pubblicità) 2.000,00 00,000.2 - 2.000,00-

Commissioni di studio 100.000,00 00,000.001 40.490,00 18.400,00 58.890,00 41.110,00-

Spese di rappresentanza 40.000,00 00,000.04 18.151,31 18.151,31 21.848,69-

Quote spettanti Federazione 257.610,63 52,898.4 262.508,88 248.280,63 52,822.41 262.508,88 -

Progetto qualità Collegio ISO 9000 30.000,00 00,000.03 8.716,56 8.716,56 21.283,44-

Rassegna stampa 20.000,00 00,000.02 13.414,00 00,428.2 16.238,00 3.762,00-

Iniziative di solidarietà 20.000,00 00,000.02 15.000,00 00,000.5 20.000,00 -

Totale 1.329.610,63 52,898.4 1.334.508,88 876.797,07 177.441,60 1.054.238,67 280.270,21-

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focus

Il Palazzo dei Congressi di Roma (zona Eur)ospiterà dal 22 al 25 giugno 2010 la set-tima edizione di Sanit, il Forum internazio-nale della Salute.Una manifestazione alla quale, da sempre,l’Ipasvi di Roma partecipa con un ruolo diprimo piano, sia per la qualità degli eventiformativi organizzati, sia per il numero diinfermieri coinvolti (circa 11mila nell’edi-zione 2009).Diversi gli obiettivi della manifestazione:– rendere partecipi, coinvolti e consapevoli

i cittadini rispetto a quelli che sono igrandi temi della sanità italiana con par-ticolare riferimento a: prevenzione pri-maria, secondaria e terziaria, stili di vitasalutari, sport, terza età, sana sicura ecorretta alimentazione, organizzazionedei servizi, corretto uso dei farmaci, me-dicina e territorio, traguardi della ricercasanitaria e potenzialità future;

– rendere partecipi, coinvolti e consape-voli gli operatori del comparto sanita-rio di ogni livello, oltre che dei granditemi cui al punto precedente, anche ri-spetto a quelle che sono le grandi prio-rità della Sanità Pubblica: professio-nalità, competenza, aggiornamento equalità dei servizi, trasparenza, sicu-rezza, ottimizzazione delle risorse nel-l’ambito delle esigenze di budget,orientamenti di politica sanitaria.

Inoltre, Sanit rappresenta il contestoadatto all’incontro dove le imprese e glienti possono instaurare contatti interper-sonali, valutare l’impatto e la soddisfa-zione dell’utenza e degli operatori riguardoi propri prodotti e servizi, controllare l’ef-ficacia del marketing e creare approcci in-novativi e mirati.Circa 32mila persone partecipano gratui-tamente alla sesta edizione del 2009, visi-

tando l’area espositiva e prendendo partealle iniziative organizzate dalle numeroserealtà pubbliche e private presenti.Sanit rappresenta infatti il più grandeevento istituzionale e il punto d’incontroper l’Universo della Salute. Lo scorsoanno, 28mila operatori di settore hannopartecipato al fitto e interessante pro-gramma scientifico coordinato dal Mini-stero della Salute e sviluppato in collabo-razione con i principali enti ed associazioninazionali e regionali. Cinquanta convegnihanno rilasciato gratuitamente crediti for-mativi Ecm, rappresentando un importanteed unico percorso di formazione ed ag-giornamento per gli operatori sanitari che,nei quattro giorni di manifestazione hannopotuto apprendere novità, perfezionare leproprie conoscenze e capacità, condivi-dere strategie e venire in contatto con gliesperti delle materie rappresentati ai mas-simi livelli.

Sanit, conferma dunque la propria caratte-ristica di rivolgersi sia agli operatori delsettore che al grande pubblico degli utenticon servizi, consulenza e mostra di buonepratiche. La parte espositiva infatti, doveenti pubblici e privati portano in mostra leproprie attività, è in parte dedicata allaprevenzione, sia con check up gratuiti pertutti i visitatori, sia con un’ampia areaespositiva dedicata alle buone pratichedel progetto Guadagnare Salute.Nelle pagine seguenti, troverete il pro-gramma dettagliato dei quattro eventiformativi a cura del Collegio Ipasvi diRoma. Un convegno per ciascuna gior-nata.Per iscrizioni e informazioni, rivol-gersi alla segreteria del Collegio (inviale Giulio Cesare, 78 a Roma – tel.06.37511597) o consultare il sito webwww.ipasvi.roma.it

DAL 22 AL 25 GIUGNOAL PALAZZO DEI CONGRESSI DI ROMA

Torna Sanit, infermieriancora una volta protagonisti

Uno dei convegni organizzati dal Sanit lo scorso anno

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focusGli eventi formativi a cura dell’Ipasvi

L’ISCRIZIONE DA’ DIRITTO A PARTECIPARE A TUTTE LE INIZIATIVEDEL VII FORUM INTERNAZIONALE DELLA SALUTE

MARTEDI’ 22 GIUGNO 2010

La dignità della personanel fine vita

MERCOLEDI’ 23 GIUGNO 2010

Modelli organizzativi infermieristiciin ospedale e qualità delle cure

GIOVEDI’ 24 GIUGNO 2010

Nuovi modelli organizzativiper l’assistenza sul territorio

e qualità delle cure

VENERDI’ 25 GIUGNO 2010

La multiculturalità. Differenti punti di vista:integrazione e ricchezza dell’assistenza

infermieristica

SEDE: Palazzo dei Congressi – Roma EURPROGRAMMA COMPLETO E ISCRIZIONI: www.ipasvi.roma.it

FAX: 06/45.43.70.34Posti disponibili per ogni edizione:

850 infermieri - 100 infermieri pediatrici - 50 assistenti sanitariCosto: gratuito ma con iscrizione obbligatoria

Eventi accreditati Ecm

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focusPiù di quattromila infermieri romani hanno

già attivato la posta certificata!

Èscaduto il termine ultimo per comunicare al Collegio lapropria casella di posta elettronica certificata (PEC),obbligatoria per tutti i professionisti.

Con l’intento di promuovere fra gli iscritti la più ampia diffusio-ne della PEC e per incentivarne quanto più possibile l’utilizzo, ilCollegio di Roma ha deciso di venire in soccorso dei Colleghiche non l’abbiano ancora attivata, offrendo gratuitamente unanuova casella PEC (con dominio @PEC.IPASVI.ROMA.IT), a tutticoloro che ne faranno richiesta.Per chiedere l’attivazione della nuova casella di posta elettro-nica certificata basta seguire alcune semplici istruzioni descrit-te successivamente.Il sistema richiederà oltre al codice fiscale, il numero di iscrizio-ne all’Albo, necessario per poter procedere. Per chi non lo ricor-dasse, il numero è riportato sulla tessera d’iscrizione. Chi nonavesse ancora ritirato la tessera (i nuovi iscritti la ricevono acasa) può farlo in ogni momento presso la sede del Collegio(viale Giulio Cesare, 78). Tutti gli iscritti possono avere la nuovatessera elettronica corredando la richiesta di due fotografie for-mato tessera uguali. In ogni caso, il numero d’iscrizione all’Alboè indicato anche nella lettera di convocazione dell’Assembleaordinaria annuale che gli iscritti hanno ricevuto entro la fine difebbraio, assieme ad un’informativa più completa sulla PEC.

La PEC rappresenta la nuova frontiera della comunicazione pro-fessionale. Va utilizzata per ricevere e spedire documenti,domande, certificati e ogni tipo di informazione in modo sicuroe direttamente da casa propria.La posta elettronica certificata consente infatti di invia-re e-mail con valore legale equiparato ad una racco-mandata con ricevuta di ritorno.Il sistema garantisce la sicurezza del contenuto di ogni comuni-cazione, impedendo modifiche ai messaggi e ai relativi allega-ti. Attesta inoltre data e ora esatta della spedizione e dell’av-venuto ricevimento attraverso un’apposita ricevuta, che costi-tuisce a tutti gli effetti prova legale dell’invio/ricevimento. Incaso di smarrimento della ricevuta, la traccia informatica delleoperazioni svolte viene conservata dal gestore del servizio per30 mesi e consente la riproduzione della ricevuta con lo stessovalore giuridico dell’originale.La Posta Elettronica Certificata offre una nuova grande oppor-tunità di crescita professionale.Il Collegio Ipasvi di Roma è lieto di offrirla a sua volta atutti gli iscritti.Per richiederla:– collegarsi al sito internet dedicato per la richiesta, ovvero

http://www.gigapec.it/wrapper/convenzioni.html e seguirele istruzioni a video;

– inserire il codice fiscale e il numero di iscrizione all’Albo diRoma (solo numeri, ovvero se IP-77890 sarà 77890);

– successivamente saranno necessari: i tuoi dati completi, undocumento di identità valido, e un indirizzo di posta elettro-nica tradizionale (o personale/aziendale) dove verrannorecapitati i moduli di adesione al servizio che successiva-mente andranno rispediti via fax al gestore, datati e firmati,assieme alla fotocopia del documento di identità preceden-temente comunicato;

– terminato il flusso di attivazione, l’utente riceverà 2 email:una di avvenuta attivazione contenenti i parametri tecniciper usare la nuova mailbox, un’altra contenente la moduli-stica da compilare e spedire via fax. La nuova mailbox saràsubito funzionante, ma disattivata se non saranno inviati imoduli al gestore.

Ricordiamo che, essendo una mailbox certificata, è strutturataper essere utilizzata solamente inviando e ricevendo da altremailbox certificate; se si intende utilizzarla anche come postaelettronica tradizionale, si può attivare l’opzione attraverso ilpannello di controllo dedicato, chiamato “gestione mail” all’in-dirizzo descritto nella lettera di attivazione.

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E’ la prima volta che accade una cosa del genere nel nostroPaese.

Un riconoscimento importante alla nostra professione per il qua-lificatissimo contributo che essa dà per la promozione della sa-lute e nell’assistenza alle persone.Il francobollo presentato ufficialmente in occasione della minimaratona di Roma “Race for the cure 2010” rappresenta perfet-tamente la dedizione che dimostriamo ogni giorno sul posto di la-voro e il rapporto privilegiato che ogni infermiere ha con il citta-dino in difficoltà. Siamo al fianco professionalmente e umanamente di chi, comele donne colpite da tumore del seno, affronta percorsi terapeu-tici lunghi e difficili. E proprio le donne, insieme agli infermieri, sono stati i veri pro-tagonisti dell’evento del 16 maggio scorso a Roma, dove cinquan-tamila persone hanno indossato la petto-rina di Race for the cure e hanno corso opasseggiato per dare un sostegno concretoalla ricerca e ai programmi di prevenzione.L’iniziativa ha obiettivi prettamente soli-dali e prevede altre tappe, da Bari a Bolo-gna e a Napoli.Il sovrapprezzo del francobollo dedicatoagli infermieri servirà a finanziare la ri-cerca contro i tumori mammari. Un quartodei fondi ottenuti dalla Komen attraverso ilsovrapprezzo è destinato anche al soste-gno della formazione e dell’aggiornamentodegli infermieri in oncologia, con pro-grammi concordati con l’Ipasvi.L’emissione del francobollo celebrativodella professione infermieristica arriva su-bito dopo la Giornata internazionaledell’infermiere del 12 maggio scorso,data in cui la Federazione nazionale Collegi

Ipasvi ha lanciato la campagna “Affranca la vita! - Gli infer-mieri italiani al fianco delle donne che lottano contro il tu-more del seno”. Acquistando il francobollo a 90 centesimi an-ziché a 60, si contribuisce alla buona riuscita di questa grandecampagna. sociale.La maratona è finita, è stata un grande successo, e intendiamoraccontarla nelle pagine che seguono con tante immagini chesolo in parte daranno l’idea dell’immensa emozione che ha pro-vato chi vi ha partecipato di persona.Tuttavia, non è tardi per “essere della partita”: sul sito internete presso gli uffici di Poste Italiane è infatti ancora possibile ac-quistare il francobollo speciale o il kit completo, con materialecommemorativo. Il francobollo è stato stampato in tredici milionie cinquecentomila esemplari. Il bozzetto è stato realizzato da Cri-stina Bruscaglia.

Un francobollo specialeUn francobollo specialeper una professione specialeper una professione speciale

Un francobollo specialeper una professione speciale

NOTIZIE COLLEGIOdal

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A partecipare alla maratona anche.... il Collegio Ipasvi di Roma

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NOTIZIE daÈ stata una grande giornata di sport edi solidarietà. Andando più in là diogni più rosea aspettativa, almeno set-temila infermieri del Collegio Ipasvi diRoma e di tutta Italia hanno partecipa-to, domenica 16 maggio, alla mini-maratona “Race for the Cure”. Cinquechilometri di corsa (o due di passeg-giata), che dalle Terme di Caracallahanno visto le strade della Capitaleriempirsi di bandiere e striscionidell’Ipasvi. La manifestazione, organiz-zata annualmente dalla fondazioneKomen, contribuisce alla raccolta difondi per la ricerca sul tumore al seno.In occasione di questo evento, è statopresentato anche il francobollo dedi-cato alla professione infermieristicaemesso da Posteitaliane per laGiornata internazionale dell’infermie-re. Il sovrapprezzo del francobollo ser-

Gli infermieri romani sfidano la pioggia e “do

Maria Grazia Cucinotta, Rosanna Banfi, Gennaro Rocco

Rosanna Banfi, Maria Grazia Cucinotta circondate da infermieri

La firma della cartolina affrancata Ipasvi Giovani testimoni alla “Race”

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COLLEGIOdalvirà a finanziare la ricerca contro itumori mammari. Un quarto dei fondiottenuti dalla Komen attraverso ilsovrapprezzo è destinato anche alsostegno della formazione e dell’ag-giornamento degli infermieri in onco-logia, con programmi concordati conl’Ipasvi.“Ci riconosciamo nell’immagine offer-ta al grande pubblico dal francobollocelebrativo della nostra professione –ha commentato il presidente delCollegio di Roma, Gennaro Rocco –:rappresenta bene la dedizione chedimostriamo ogni giorno sul posto dilavoro e il rapporto privilegiato con ilcittadino in difficoltà. Siamo al fiancoprofessionalmente e umanamente dichi, come le donne colpite da tumoredel seno, affronta percorsi terapeuticilunghi e difficili”.

ominano” la maratona alle Terme di Caracalla

Eliana Marino della Fondazione Komen Italia Marcello Bozzi, Barbara Mangiacavalli e Ciro Carbone del Comitato Centrale Ipasvi

Infermieri romani in marcia

La Cucinotta con il francobollo Ipasvi. Alla sua sinistra, la presidente della Federazione, Annalisa Silvestro

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NOTIZIE daIl racconto fotografico d

Un altro momento della premiazione, alla presenza del sottosegretario alla

Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi

La cerimonia di premiazione

Migliaia di palloncini rosa vengonsi torna a casa, felici e orgogliosi d

Rosanna Banfi firma una maxi-cartolininfermieri. Insieme a lei, Maria Grazia

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COLLEGIOdaldi una giornata perfetta

Il presidente della Komen Italia, Riccardo Masetti, tra l’ambasciatoreamericano David H. Thorne e l’ambasciatrice dell’Onu

Lo stand dell'Ipasvi è stato tra i più attivi, conmigliaia di visite e di gadget distributi

o fatti volare al termine della manifestazione:di aver partecipato ad un evento indimenticabile!

Loredana Fabriani, Lia Pulimeno e Annarita Mengaroni tra le autorità invitate alla manifestazione

Il presidente del Collegio di Roma, Gennaro Roccocon il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini

a affrancata con il francobollo dedicato agliCucinotta

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La compagnia teatrale COMICIal Politeama di Catanzaro

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NOTIZIE COLLEGIOdal

Siamo partiti col treno delle 6.45 dalla stazione Terminisabato 15 maggio alla volta del Politeama di Catanzaro,dove si sarebbe svolta, la stessa sera, la manifestazione

a scopo benefico “Artisti per caso”: medici e operatori sanitariprovenienti da diverse aziende ospedaliere d’Italia sono statiinvitati lì per esibirsi in una disciplina artistica alternativarispetto a quella consueta e nobile di professionisti del settoresanitario. Il ricavato della vendita dei biglietti è stato devolutoall'associazione ''Medici per l'Africa”, alla scuola di spettacoloper ragazzi diversamente abili ''Fabbrica dei sogni”, nonché aivolontari del “Conventino” di Sant’Antonio di Catanzaro. Allamanifestazione abbiamo preso parte con enorme entusiasmo epiacere anche noi del gruppo COMICI, incoraggiati dal presi-dente Gennaro Rocco.La nostra è una compagnia teatrale neo costituita di infermieriche afferisce alle attività del Collegio Ipasvi di Roma. Per l’oc-casione abbiamo proposto un medley di “Aggiungi un posto atavola”. L'accoglienza esemplare ha onorato e incoraggiato la nostraprima esibizione pubblica. Al Politeama di Catanzaro abbiamovissuto con intensità ogni momento:Il culmine si è raggiunto col fragore e lo scroscio incessantedegli applausi a scena aperta!Tanti ringraziamenti durante edopo per tutti, per tutto... perchéla gioia di essere lì e di averavuto modo di portare il nostrocontributo di operatori sanitarialla manifestazione dallo scopobenefico, si è incontrata con lagratitudine e l'ammirazione dichi era ad assistere seduto inplatea o in piedi dietro le quinte.Ovviamente alle tre del mattino,spenti i riflettori e i microfoni,tutti a festeggiare “a tavola”insieme anche alle madrinedella serata Margot Sikabonji eBeatrice Fazi, (due delle prota-goniste della fiction di Rai Uno"Un medico in famiglia"), attriciadorabili e sensibili ai temi delsociale che hanno ulteriormenteomaggiato con complimenti edelogi e col loro affetto il contri-buto artistico degli infermieri

della compagnia del Collegio di Roma. Il giorno dopo eravamopuntuali, come sempre, sui nostri luoghi di lavoro: fieri profes-sionisti infermieri tra le corsie degli ospedali di Roma con lanuova consapevolezza di essere in grado di portare nel socialeil proprio contributo anche in forma diversa. Il Collegio ci hadato modo grazie all'incontro, al confronto e alla condivisioneprofessionale, di arrivare a scoprire anche ulteriori passioni incomune. Ci ha unito, in primis, nel lavoro ed ora ci ha regalatola possibilità di fare del bene anche in un altro modo: metten-doci a disposizione di associazioni Onlus (come quella dei geni-tori dei bambini dell'oncologia pediatrica del policlinico Gemellidi Roma che ci ha segnalato all'evento) o di progetti che abbia-no la finalità di arrivare a raccogliere offerte per aiutare chi è indifficoltà. Senza contare che l'appartenenza ad una compagniateatrale può costituire un ausilio per gli stessi infermieri che nefanno parte, dal punto di vista delle dinamiche relazionali (coe-sistenza in un gruppo e nelle sue dinamiche), organizzative (lavoro per obiettivi) e comportamentali (gestione dell'emotivi-tà), come insegna la “teatro terapia”.

Barbara Patarini

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Puntuale come un tourbillon torna alla ribalta mediatica lagrave carenza di infermieri. Un’emergenza che tocca lo Sti-vale da un estremo all’altro e che la stampa fotografa con

titoli ripetuti quanto allarmati.C’è n’è per tutte le latitudini, comprese realtà territoriali dove ilservizio sanitario è notoriamente più efficiente (come alcunearee del Nord).

E’ il caso del Friuli Venezia Giulia.Scrive il Messaggero Veneto

(2/4/10) nella cronaca di Udine: “La situazione della sanità in pro-vincia è drammatica: gli infermieri non riescono neanche a ga-rantire le prestazioni assistenziali di base come, ad esempio,l’igiene personale dei pazienti. Non ci sono le condizioni neces-sarie per operare”. Un vero e proprio grido d’allarme, l’ennesimo. Al Centro non va meglio.

In vista della Pasqua, si leva alta laprotesta del personale sanitario pre-

cario del Pertini di Roma. E-Polis (2/4/10) riferisce così la protesta:“Mancano infermieri. Dal 26 marzo al 5 aprile saranno interinali gliinfermieri che garantiranno uno straccio di assistenza nelle corsiedell’ospedale Pertini, la cui carenza di personale infermieristico ètalmente grave da non permettere, evidentemente, il normale svol-gimento delle attività di assistenza quotidiane durante il periododelle festività pasquali”. E ancora: “Ci chiediamo se e quandoquesta Regione intenda prendere atto di una situazione di carenzagravissima di infermieri nelle strutture della sanità pubblica del La-zio, una situazione talmente insostenibile da non garantire, ormai,neanche più i livelli mimmi di assistenza ai cittadini e che esponei pochi infermieri rimasti nelle corsie ad una condizione di conti-nua insicurezza a causa dell’aumento indiscriminato dei carichi dilavoro e dei turni di servizio”. Stessa musica anche in Sardegna.

La Nuova Sardegna (26/3/10) titola: “Re-parti senza infermieri”.

Spesso, poi, quei pochi colleghi in servizio devono inventarsi pro-teste clamorose per poter lavorare.

E’ il caso segnalato a Napolida Il Mattino (3/3/10):

“Caos barelle, gli infermieri si autoconsegnano”. Si legge: “Primain assemblea con toni durissimi, poi la decisione: i trenta infer-mieri del reparto di medicina d’urgenza del Cardarelli si sono au-toconsegnati. In pratica continueranno a prestare servizio dopoaver timbrato il cartellino ma sono in stato di agitazione per lasituazione dei barellati. Risponde così lo staff paramedico all’in-vasione di barelle che ha raggiunto il record la scorsa settimanacon trenta pazienti allettati e ben cinquantatre in lettiga, siste-mati nei corridoi”.

Altro tema caldo della primavera2010 è il mancato incontro tra la

necessità di personale infermieristico e la disponibilità di que-st’ultimo sul mercato del lavoro. Il Messaggero (3/4/10) appro-fondisce il tema cruciale dello squilibrio tra l’offerta e la domandadi professionisti laureati, sottolineando come la figura infermie-ristica resti fra le più ricercate in assoluto. Titola il quotidiano ro-mano: “Lauree, squilibrio tra domanda e offerta: mancano medici,infermieri e ingegneri”. “Abbiamo frotte di giovani laureati chenon trovano lavoro, ma allo stesso tempo aziende che cercanolaureati pressoché introvabili – si legge nell’articolo -. E’ questouno dei tanti paradossi italiani, che pesa sulle spalle di una ge-nerazione che fatica a farsi strada. Colpa degli errori di program-mazione, delle lauree facili e di quel sistema universitario che in-vece di premiare il merito ha preferito fare cassa con gliimmatricolati, non importa quali. Ma ora i nodi vengono al pet-tine. “C’è uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati, con unesubero nel settore politico-sociale, psicologico, letterario, lingui-stico e biologico. Resta insoddisfatta, invece, la domanda nei set-tori economico-statistico, sanitario e ingegneristico, che ancorapromettono sbocchi - ha detto Claudio Gentili, direttore Edu-cation di Confindustria -. Mentre la disoccupazione giovanilecresce, ci sono aziende che cercano laureati introvabili. Quali lefigure carenti sul mercato? In testa ci sono gli infermieri, i fisio-terapisti e gli addetti alla meccanica e all’elettronica”. E aggiunge: “In particolare sono appetibili le lauree medico-sa-nitarie, a cominciare dal ramo infermieristico, dalla fisioterapiae dalle tecniche legate alla medicina. Qualche cifra: nel 2009,erano previste dalle aziende sanitarie 4.480 assunzioni di infer-mieri, ma non c’erano abbastanza laureati in infermieristica: nemancavano 2.670, pari al 59,6% degli addetti di cui c’era richie-sta. Stessa situazione per la fisioterapia, che registra una diffi-coltà di reperimento del 43,7%; percentuale che passa al 37,7%per i progettisti metalmeccanici e di elettronica. Scarseggiano an-che i farmacisti, la cui difficoltà di reperimento è del 34,6%”.

Scrive sullo stesso tema il Corriere dellasera (19/3/10): “Infermieri e ingegneri:2.900 per la sanità privata”. Si legge nelsommario: “Aumentano le richieste di nuove

professionalità. Non solo medici, richiesti anche operatori socio-sanitari”. E nell’articolo: “L’età media si allunga e il settore dellasalute offre, a breve e lungo termine, nuove opportunità di im-piego. Infermieri, medici, paramedici. Tecnici di laboratorio e ope-ratori. La sanità privata cerca giovani talenti. Complice l’età me-dia degli italiani che continua ad allungarsi, la qualità della vitain costante miglioramento e la maggior frequenza con cui si ri-corre a controlli e cure mediche. E dunque il settore sanitario of-

Torna alla ribalta la grave carenza di infermieri: un’emergenza che la stampa amplifica a titoli allarmati

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fre a breve, medio e lungo termine opportunità e prospettive oc-cupazionali. Mentre nell’immediato ha fame di infermieri edoperatori”.

Infermieri introvabili, dunque.Eppure alcune storie raccontano

una verità diversa. Il Tempo (20/3/10) offre una visione alterna-tiva della difficoltà di reperimento di personale infermieristico daparte delle aziende sanitarie e titola: “Infermiere a spasso. La lau-rea non basta”. Nell’articolo si legge: “C’è un luogo comune dasfatare: chi si laurea in infermieristica (corso di laurea triennale)trova subito lavoro perché c’è una carenza cronica di infermierinegli ospedali. La carenza c’è, il contratto di lavoro no. Per rien-trare dal pesante deficit in cui versa il sistema sanitario del La-zio, la Finanziaria 2009 ha previsto il blocco delle assunzioni. “In realtà sono anni che non si assume più nessuno - precisa Da-niela Pastelli, 27 anni, infermiera neolaureata all’università Cat-tolica -. In ospedale si trovano solo contratti da libero professio-nista senza nessuna forma di assicurazione. Per cui se ti faimale o danneggi qualcuno paghi in prima persona. La logica ètanto lavoro, tanto guadagno”.E così ha optato per un contratto di quattro mesi con la società(…) di Roma: “Il lavoro mi piace molto, ma sono qui da tre mesie non ho visto un euro. Resto fiduciosa, ma certo è dura. Il lavoro?Turni di dodici ore (8-20 o 7-19) e, a volte, anche il notturno”.Come sempre, anche negli ultimi mesi, abbiamo dovuto lottarecontro informazioni sbagliate e capziose, giudizi approssimativie prese di posizione pubbliche irricevibili per il nostro ambito pro-fessionale. Citiamo un paio di esempi.A cominciare dalle dichiarazioni pubbliche di un noto esponentepolitico candidato alle elezioni regionali del Lazio (non riferiamoil nome in questa sede dopo aver risposto al diretto interessatonell’immediatezza dei fatti), secondo cui - come riportato daagenzie e organi di stampa - le lunghe attese ai Pronto soccorso:“sono spesso causate da un codice assegnato sulla base di unafugace dichiarazione del paziente e, quando va bene, con un con-trollo da parte del personale paramedico che non ha l’abilitazioneprofessionale per esprimere una diagnosi”. La diffusione mediatica dell’incauta dichiarazione ha costretto iCollegi Ipasvi del Lazio, riuniti nel Coordinamento regionale, areagire duramente con l’interessato e attraverso gli stessi organidi informazione. “In un sol colpo l’onorevole (…) ha cancellatoalmeno tre lustri di storia dell’infermieristica - recita un passag-gio del comunicato diramato dai Collegi -. Ci definisce ancora pa-ramedici, forse ignorando che oggi siamo laureati e spesso spe-cializzati e che la nostra è l’unica figura abilitata ad approcciarei pazienti perché specificatamente formata a questa complessaattività. Non può essere liquidata così l’ormai assodata espe-

rienza del triage, utilizzata in tutti i Paesi a sanità avanzata, cheassegna proprio all’infermiere la valutazione delle condizioni delpaziente e l’attribuzione del relativo codice di priorità. Sostenereoggi che debba essere un medico a farlo significa dimenticareche il triage infermieristico è nato proprio per abbattere i tempid’attesa e per rendere disponibili per le visite e gli interventi tuttii medici in forza ai Pronto soccorso”.

Il Giornale riesce poi a far indignare gliinfermieri due volte nello stesso giorno

(12/2/10). Il primo titolo è “Il caso: infermiera fannullona dovràlavorare 6 mesi gratis”.Scorrendo l’articolo, non occorre entrare nel merito della vi-cenda per capire che la protagonista del caso giudiziario in que-stione è una fisioterapista e non un’infermiera: a conferma del-l’incredibile ignoranza che ancora avvolge la nostra professioneal cospetto dei mass media.Il secondo titolo è ancor più disarmante: “Nel Lazio addetti allepulizie curano i pazienti”.Il quotidiano milanese, nella sua edizione romana, riferisce di:“lavoratori assunti con contratti di appalto per le pulizie che, in-vece, svolgono attività di ausiliari sanitari (infermieri o portan-tini)”. Inevitabile, anche in questa occasione, una dura reazioneda parte degli infermieri.Il presidente del Collegio Ipasvi di Roma, Gennaro Rocco, haperciò inviato una severa nota di protesta al direttore de Il Gior-nale, contestando l’affermazione che: “confondendo gli infermiericol personale ausiliario, ignora anni di storia della professione in-fermieristica, risulta priva di fondamento, alimenta una grave di-sinformazione e suona come denigratoria per l’intera categoriadegli infermieri”.Da qui, la richiesta di un’adeguata rettifica della notizia, peral-tro prontamente esaudita.Infermiere protagoniste del circo mediatico a metà marzo, quandosui maggiori quotidiani, radio e tv di tutta Europa, rimbalza, dal-l’Olanda, una notizia che, pruriginosa come poche, trova ampiospazio sui media italiani.

Una citazione per tutti, quella del titolo di QN-Quoti-diano nazionale (15/3/10): “Olanda, infermiere in ri-

volta: «Niente sesso»”. Spiega il testo: “Stop alle richieste di pre-stazioni sessuali da parte dei pazienti alle infermiere. Controun’abitudine che pare essere molto diffusa in Olanda, è sceso incampo il sindacato del personale infermieristico che presta as-sistenza negli ospedali e a domicilio. Con una campagna che hacome motto «traccio la linea qui», ovvero «oltre non si va». La

protesta del personale infermieristico ènata - come riporta la versione inglese on

line del quotidiano Handelsblad - dalla

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presa di posizione di Aline Saers, una dirigente dell’organizza-zione Per Saldo, che si occupa tra l’altro delle esigenze delle per-sone bisognose di assistenza continua, come disabili e malaticronici. Davanti al caso di un’infermiera di 24 anni, indignata perle richieste sessuali avanzate da un suo paziente di 42 anni as-sistito a domicilio, Sears ha candidamente commentato: «I pa-zienti sono liberi di richiedere, le infermiere di rifiutare»”.Vasta eco sui media nazionali anche per il caso dell’infermieralondinese alla quale è stato vietato di portare il crocifisso al collo.

L’Avvenire è stato il quotidiano che ha seguitopiù da vicino il caso e i suoi sviluppi giudiziari,fino al pronunciamento della magistratura in-glese dell’aprile scorso (8/4/10), quando ha

titolato: “I giudici bocciano il ricorso: l’infermiera non porterà ilcrocifisso”. Si legge nel servizio: “Sconfìtta. L’infermiera cri-stiana che è ricorsa al tribunale per ottenere il diritto di portareal collo una catenina con il crocifisso sul posto di lavoro e san-cire il suo stato di vittima di discriminazione religiosa, ha persola causa contro i suoi datori di lavoro. Secondo il regolamentodell’ospedale dove Shirley Chaplin è impiegata, il Royal Devonand Exeter Hospitals Nhs Trust, è proibito allo staff a contatto coni pazienti indossare catenine per ragioni di sicurezza. Dopo il ver-detto del giudice, la Chaplin ha dichiarato ai giornalisti che que-sto è «un giorno molto triste per gli impiegati cristiani». L’infer-miera, 54 anni, che intende ora fare appello alla decisione deltribunale, ha proseguito: «La legge non sembra essere dallaparte dei cristiani». Ma per l’ospedale del Devon, dove la Cha-plin lavora da oltre dieci anni, l’infermiera non avrebbe alcun mo-tivo di sostenere di essere stata discriminata. «Abbiamo offertoalla Chaplin la possibilità di indossare la croce come spilla all’in-terno di una tasca, ma si è rifiutata. Non abbiamo niente controil crocifisso, è solo una questione di prevenzione». La Chaplin, cheoggi torna in servizio dopo la sospensione, ha già avvertito chenon è disposta ad accettare compromessi. «Torno al lavoro - hadetto uscita dal tribunale - e nessuno mi impedirà di continuarea portare la croce al collo». Ma nel frattempo è stata relegata alavoro d’ufficio per impedirle di stare a contatto diretto con i pa-zienti”.Infine un maggio esplosivo sul fronte della cronaca con gli infer-mieri in primo piano. Commuove l’Italia la morte di Mariarca Ter-racciano, 45 anni, la collega in servizio all'ospedale San Paolo di

Napoli, artefice di una clamorosa protesta per sollecitare il pa-gamento del suo stipendio da parte della Asl. Fino a pochi giorniprima, Mariarca si era fatta prelevare 150 ml di sangue ogni mat-tina per significare che "stanno giocando con la nostra pelle". Poi,il 10 maggio, l’improvviso malore mentre era al lavoro, tre giornidi agonia in Rianimazione e la morte. I quotidiani si scatenanoper giorni in una ridda di titoli, interpretazioni e commenti: “Sisvena per protesta: muore infermiera” (Il Mattino - 14/5/10); “Sitoglie il sangue per protesta. II giallo dell'infermiera morta”(Corriere della sera – 15/5/10); “Svenarsi per un diritto” (LaRepubblica - 15/5/10); “Muore dissanguata aspettando lo sti-pendio” (Libero - 15/05/10); “Si toglie il sangue perché l’Asl nonpaga, muore infermiera” (Avvenire – 15/5/10); “Si era svenataper lo stipendio, è morta l’infermiera-pasionaria” (Epolis –15/5/10); “E’ morta l’infermiera che si svenò per protesta” (Il Se-colo d’Italia – 15/5/10); “Si toglieva il sangue per protesta.Muore infermiera napoletana” (Liberazione – 15/5/10); “Il casodell’infermiera di Napoli - Per il lavoro si può soffrire, ma non mo-rire” (b - 15/5/10); “L’infermiera coraggiosa” (Il Fatto - 15/5/10). Il giorno dei funerali i media rilanciano il grido di dolore e di rab-bia di parenti, amici e colleghi di Mariarca: “E’ stata abbando-nata”. Nel clamore delle dirette tv e dei titoli cubitali, è un pic-colo giornale locale (La Voce di Manduria – 19/5/10) asottolineare l’ultimo affronto a Mariarca: “Infermiera morta perprotesta, ai funerali nessuno della Asl”.A metà mese parte il rituale tiro al piccione sulla categoria peril caso del presunto serial killer di Roma, al quale vengono attri-buiti dieci delitti compiuti in due anni. Sospettato numero uno èun ex infermiere del Gemelli, trasferitosi poi in una casa di curadi Guidonia, già in carcere per l’omicidio di una collega scom-parsa nel 2001. Il caso, ancorché orribile, è troppo ghiotto per ilcirco mediatico. Che infatti si scatena. Nei titoli si ripete il rife-rimento alla professione: non un comune serial killer ma un “in-fermiere serial killer”, fa più impressione e si vende di più! Qual-che esempio: “Serial killer sospettato ex infermiere omicida” (IlGiornale - 19/05/10); “Il nuovo giallo romano. Inchiesta sul se-rial killer, sospetti su un infermiere” (Il Messaggero – 19/5/10);“Così l’infermiere killer preparava le dosi letali” (La Repub-blica - 19/05/10). Siamo ormai troppo smaliziati per credere chese si fosse trattato di un medico, un biologo o un farmacista iltrattamento sarebbe stato lo stesso.

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Prosegue in questo numero la rubrica sul ruolo delle donne nelsoccorso ai feriti della Repubblica Romana del 1849. La ricercaè a cura di Giuseppe Micheli, insegnante di Storia della Medi-cina e Mario Bannoni, ricercatore.

La storia di Margaret FullerLa giornalista e scrittrice americana Margaret Fuller, sposata se-gretamente con il nobile Giovanni Angelo Ossoli, era tra i pochistranieri rimasti a Roma.Giornalmente, per portare assistenza ai feriti ricoverati negliospedali dei quali era stata nominata responsabile e per docu-mentare il pubblico americano su quanto accadeva con i repor-tage che inviava al New York Tribune, sfidava le bombe e le gra-nate francesi che quali non erano dirette solo verso le muradove era di servizio il battaglione del marito, sottufficiale dellaGuardia Civica mobilizzata, ma cadevano anche e soprattutto incittà, al punto che i consoli stranieri presenti a Roma elevaronouna vibrata protesta al Generale Oudinot, comandante degli as-sedianti.

Tra queste, Margaret Fuller, che era stata nominata, espressa-mente dalla Belgiojoso, proprio lo stesso giorno dell’attaccofrancese. Non esiste la nomina ufficiale in italiano, ma la letterache Margaret ricevette è riportata in inglese nelle sue memoriee, tradotta come segue:Comitato di soccorso pei feriti, lunedì 30 aprile 1849. Miss Ful-ler, piazza Barberini, 60. “Cara signora Fuller,siete nominata Regolatrice dell’ ospedale FateBene Fratelli. Re-catevi lì alle dodici, se la campana dell’allarme non abbia primasuonato. Quando arriverete lì, riceverete tutte le donne che ver-ranno per i feriti, e date loro le vostre istruzioni, così che siatesicura di avere un certo numero di loro notte e giorno. Possa Dioaiutarci. Cristina Trivulzio di Belgiojoso”.Il nome di Margaret Fuller appare anche in un altro documentoufficiale, questa volta in italiano. In esso è chiaramente specificato quale sia il compito affidato a lei,come ad ogni altra direttrice (o regolatrice, come allora si diceva):“La direttrice proposta ad ogni ambulanza prenderà nota di tutto,onde in nulla abbia a difettare l’assistenza ai feriti. Essa si as-socierà nella direzione quelle delle sue compagne che se ne mo-streranno più capaci per darsi con loro il cambio nelle ore di suaassenza”.Non sappiamo come e quando la Fuller fosse incaricata di curarel’organizzazione anche dell’ospedale per i convalescenti all’in-terno del Quirinale, ma presso l’archivio di Stato di Roma tro-viamo una lettera del 22 giugno in cui vengono richieste al Mi-nistero dell’Interno:“per questa ambulanza del Quirinale un centinaio di sedie, duetavole grandi, una dozzina di tavolini da camera, ed una cinquan-tina di comode, vi prego pertanto a provvederle e vi auguro sa-lute e fratellanza”.In effetti, la Fuller si occupava anche dell’assistenza ai convale-scenti presso il Quirinale:“È concesso alla signora Margaret Fuller di circolare libera-mente nei giardini del Quirinale e di condurvi con sé qualche con-valescente. Roma 28 giugno ‘49”.Una lettera di Margaret del 10 giugno 1849 indirizzata al cognatoChanning ci informa dell’assistenza che la Fuller prestava ai feriti:“Dal 30 aprile vado quasi giornalmente agli ospedali (l’uso delplurale è significativo del fatto che Margaret Fuller si occupavasia del Fatebenefratelli sia del Quirinale) e, benchè abbia soffertoperchè prima non avevo idea, di come fossero terribili le feriteda arma da fuoco e la febbre vulneraria, tuttavia mi ha fatto pia-cere e, un grande piacere, trovarmi con gli uomini: difficilmente,

PILLOLE STORIAdiIl ruolo delle donne nel soccorso

ai feriti della Repubblica Romana del 1849

Margaret Fuller

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PILLOLE STORIAdi

ce n’è qualcuno che non sia mosso da uno spirito nobile. Molti,particolarmente fra i lombardi, sono il fiore della gioventù ita-liana. Quando cominciano a star meglio, porto loro libri e fiori;leggono e parliamo”.Riguardo al Quirinale scrive: “Il palazzo del Papa ... adesso è adi-bito ai convalescenti. In quei bei giardini, cammino con loro: unofasciato, un altro con le stampelle. Il giardiniere fa funzionaretutti i giochi d’acqua per i difensori della Patria e raccoglie fioriper me, loro amica... Le signorine di famiglia, ragazze molto gio-vani, erano piene d’entusiasmo per i sofferenti, patrioti feriti evolevano recarsi all’ospedale per dare il proprio aiuto. Salvo letre soprintendenti, ad aiutare là erano ammesse solo signore spo-sate, ma il loro aiuto è stato accettato. Allora, anche la loro go-vernante desiderò andare e, dato che poteva parlare parecchielingue, è stata ammessa alle stanze dei soldati feriti, a far loroda interprete, dato che le infermiere non conoscevano altra lin-gua che l’italiano e molti di questi poveri uomini stavano sof-frendo, perché non potevano far capire i propri bisogni. Alcunisono francesi, alcuni tedeschi e molti polacchi…Quella giovanesignora ha passato là parecchie notti”.

I contrastiLa seguente lettera al ministro dell’Interno proviene dal Soprain-tendente Generale di Sanità che riportava i reclami dei Priori dialcuni ospedali:“Frequenti reclami giungono a questa Sopraintendenza Generale,relativi tutti alla pessima condotta tenuta dai malati militari ne-gli ospedali di Santo Spirito e di San Gallicano. Persuasioni,dolcezza di modi, ragioni finora valsero a nulla. Gli abusi da nonpotersi più oltre tollerare”.

D’altro avviso era, invece, la Belgiojoso:“Cittadino Ministro. I gravi inconvenienti accaduti nell’ospedaledi San Gallicano, gli insulti di cui sono quotidianamente assaliti,tanto i nostri ferit, quanto le persone che li assistono, e la malavoglia evidente del direttore di questo ospedale, autore volonta-rio di tutti codesti inconvenienti, ci costringono a chiedervi istan-temente a sostituire immediatamente un nuovo rettore al diret-tore attuale”.In effetti, nel suo rapporto del 23 maggio, scrive:“In Santo Spirito, a cagione d’esempio, nel braccio aperto ai fe-riti e vigilato dalla Cittadina Modena, che è quanto ora assai me-glio tenuto che non gli altri bracci, si lagnano i feriti che la dispo-sizione della sala e la soverchia altezza delle finestre (insiemeall’inveterata costumanza di mai aprirle) impedisce il rinnovarsidell’aria; che il chiasso degli inservienti, degli impiegati dei vi-sitatori, etc, etc, a loro toglie ogni riposo; che la biancheria ol-tre l’essere ruvida e grossolana è sudicia e puzza anche quandoviene in dietro dal bucato; che i vasi da notte non si puliscono piùche una volta al giorno, e le cassette ogni tre o quattro giorrni;che il vitto e le bibite sono disgustosi al sommo. Dicono quei fe-riti che senza l’assistenza delle donne da questo Comitato ad-dette alle ambulanze, essi non avrebbero potuto reggere ai pa-timenti d’ogni genere cui sono in preda”.Evidentemente, il confronto con gli altri bracci dell’ospedale,non tenuti dalle donne del Comitato, pone qualche problema d’in-vidia, perché cominciano ad arrivare critiche più esplicite: “Cittadino Ministro,la maggior parte della communità di Santo Spirito, siccome dalreclamo, si oppone alla invasione muliebre che tutto dì si eser-cita nell’ospedale medesimo. Senza voler partecipare per interoallo sdegno dei studenti, pregovi voler prendere in considerazionequanto da quelli si reclamo... La Comunità nostra è abbastanzasdegnata per l’aristocrazia e despotismo spiegato dalle femmineche qui si dice presiedere all’ambulanza... Per costumanze anti-che quanto la fondazione dell’ospedale, ai Caporali spettanodue tavolini. Uno di questi, oggi, si vorrebbe togliere... nonvegga la Communità nostra a seguito della sua dignità sedere atavolino (quasi esercitando i diritti maggiori dell’ospedale) unadonna cui l’ingegno né basta, nè a tanto può mai bastare”.Seguono 28 firme, oltre quella del direttore, dottor Giovanni Negri.Entrati i francesi a Roma, l’assistenza ai feriti continuò per molti giorni.

Giuseppe MicheliMario Bannoni

Gaetano Belvederi, Ballo intorno all’albero della libertà,Museo civico del Risorgimento di Bologna

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Il rischio di violenza nelle aziendea danno degli operatori sanitari

L’AVVOCATOdice

Nello scorso numero ho introdotto il tema del monitorag-gio degli eventi sentinella, focalizzando l’attenzionesulla creazione del sistema di rilevazione e di gestione

del rischio e in particolare sulle raccomandazioni emanate dalMinistero della salute per la migliore gestione del rischio.Ritengo di proseguire in questa opera di diffusione di un’operaimportante e per questo riporto, soltanto con alcune chiose eaggiustamenti sistematici, il testo della raccomandazione.In questo scritto prendo in considerazione una raccomandazio-ne particolare, la numero 8, che tratta il rischio di violenza adanno degli operatori sanitari.Obiettivo della raccomandazione è quello di prevenire gli atti diviolenza contro gli operatori sanitari attraverso la implementa-zione di misure che consentano l’eliminazione o riduzione dellecondizioni di rischio presenti e l’acquisizione di competenze daparte degli operatori nel valutare e gestire tali eventi quandoaccadono e individua il seguente evento sentinella: “Morte ograve danno in seguito a violenza su operatore” deve esseresegnalato secondo il protocollo di monitoraggio degli eventisentinella del ministero della Salute.La fattispecie degli atti di violenza sugli operatori sanitari ha uninquadramento giuridico complesso: da un lato quello degliinfortuni sul lavoro (il datore di lavoro è responsabile per i dannisubiti dal lavoratore) e dall’altro la responsabilità per fatto ille-cito in capo all’autore dell’aggressione.La questione degli atti di violenza è significativa e inte-ressa per certo tutti. Infatti, come rileva il Ministero, gli epi-sodi di violenza contro operatori sanitari possono essere consi-derati eventi sentinella in quanto segnali della presenza nel-l’ambiente di lavoro di situazioni di rischio o di vulnerabilità cherichiedono l’adozione di opportune misure di prevenzione e pro-tezione dei lavoratori.La raccomandazione va oltre il semplice incoraggiamentoall’approfondimento del tema e anzi traccia un sistema di valu-tazione e di prevenzione del rischio utilizzabile anche ai finidella valutazione giuridica della responsabilità.Il contesto generale identificato dal Ministero muove dalla con-statazione per cui nel corso dell’attività lavorativa gli operatorisanitari delle strutture ospedaliere e territoriali sono esposti anumerosi fattori che possono essere dannosi sia per la salutesia per la sicurezza. Tra questi assume particolare rilevanza ilrischio di affrontare un’esperienza di violenza che può consiste-re in aggressione, omicidio o altro evento criminoso risultantein lesioni personali importanti o morte.È interessante il rilievo statistico riportato dalla raccomandazio-ne secondo cui gli infortuni accaduti nelle strutture ospe-

daliere italiane e denunciati all’Inail per qualifica pro-fessionale e modalità di accadimento nell’anno 2005ammontano a 429, di cui 234 su infermieri e 7 su medici.Gli ambiti di maggiore rischio individuati dalla raccomandazio-ne riguardano le aree dei servizi di emergenza-urgenza; le strut-ture psichiatriche ospedaliere e territoriali; i luoghi di attesa; iservizi di geriatria; i servizi di continuità assistenziale. È statorilevato che i soggetti maggiormente a rischio di violenza sonoi medici, gli infermieri e gli operatori socio sanitari in quanto (equesto è il fattore di rischio più importante) sono a contattodiretto con il paziente e devono gestire rapporti caratterizzati dauna condizione di forte emotività sia da parte del paziente stes-so che dei familiari, che si trovano in uno stato di vulnerabilità,frustrazione o perdita di controllo, specialmente se sotto l’effet-to di alcol o droga.Oltre al suddetto, principale, fattore di rischio, concorronoall’incremento degli atti di violenza i seguenti fattori:– l’aumento di pazienti con disturbi psichiatrici acuti e croni-

ci dimessi dalle strutture ospedaliere e residenziali;– la diffusione dell’abuso di alcol e droga;– l’accesso senza restrizione di visitatori presso ospedali e

strutture ambulatoriali;– lunghe attese nelle zone di emergenza o nelle aree cliniche,

con possibilità di favorire nei pazienti o accompagnatoriuno stato di frustrazione per l’impossibilità di ottenere subi-to le prestazioni richieste;

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L’AVVOCATOdice

– ridotto numero di personale durante alcuni momenti dimaggiore attività (trasporto pazienti, visite, esami diagno-stici);

– presenza di un solo operatore a contatto con il pazientedurante visite, esami, trattamenti o gestione dell’assi-stenza in luoghi dislocati sul territorio ed isolati, quali ipresidi territoriali di emergenza o continuità assistenziale,in assenza di telefono o di altri mezzi di segnalazione eallarme;

– mancanza di formazione del personale nel riconoscimento econtrollo dei comportamenti ostili e aggressivi;

– scarsa illuminazione delle aree di parcheggio e delle strut-ture.

Naturalmente i fattori di rischio variano da struttura a struttura,dipendendo da tipologia di utenza, di servizi erogati, ubicazio-ne, dimensione.

* * * * *Il comportamento violento avviene spesso secondo una pro-gressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggres-sive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio. La conoscenzadi tale progressione (vedi elenco sottostante) può consentire alpersonale di comprendere quanto accade ed interrompere ilcorso degli eventi.• Uso di espressioni verbali aggressive• Impiego di gesti violenti• Minaccia• Spinta

• Uso di arma• Contatto fisico• Lesione e/o morte

AzioniLa prevenzione degli atti di violenzacontro gli operatori sanitari richiedeche l’organizzazione sanitaria identifi-chi i fattori di rischio per la sicurezzadel personale e ponga in essere lestrategie ritenute più opportune. A talfine, le strutture sanitarie devonomettere in atto un programma di pre-venzione della violenza che dovrebbecomprendere almeno le azioni diseguito riportate. La raccomandazionetraccia le linee essenziale per la predi-sposizione del programma di preven-zione e ad essa, nel suo testo integra-

le, faccio rinvio per non appesantire questo articolo.

* * * * *La vincolatività della raccomandazioneIl Ministero, attraverso la raccomandazione, invita la Direzioneaziendale a favorire lo sviluppo e l’implementazione dei precet-ti in essa contenuti, mentre le Direzioni aziendali che decidanodi non utilizzare la presente Raccomandazione devono predi-sporre una propria procedura per prevenire atti di violenza adanno degli operatori. A prescindere dall’attuazione o menodella raccomandazione, all’ente è comunque raccomandato dimonitorare attivamente gli interventi attuati rispetto alla proce-dura adottata per prevenire atti di violenza a danno degli ope-ratori e quindi favorire la segnalazione degli eventi sentinellatramite specifiche procedure aziendali. L’evento sentinella“Morte o grave danno in seguito a violenza su operatore” deveessere segnalato secondo il protocollo di monitoraggio deglieventi sentinella del ministero della Salute.

* * * * *A questo punto posso inserire alcune mie considerazioni sullatematica degli atti di violenza nei confronti degli operatori sani-tari. L’importanza dell’atto in commento si rileva nel fatto cheogni azione prevista è volta alla prevenzione, mentre nel nostroordinamento in questi casi la tutela prevista è fondamental-mente di tipo risarcitorio e, quindi, “a danno avvenuto”.È vero che, ad esempio, in materia di sicurezza sul lavoro il legi-

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L’AVVOCATOdice

slatore impone una serie obblighi di prevenzione. Tuttavia nonsi rinviene nulla sulla materia specifica, ossia la violenza neiconfronti degli operatori sanitari. Quindi l’obbligo di prevenzio-ne nel sistema normativo rimane un obbligo generale (che inparte deriva dal d.gs. n. 81 del 2008 e in parte dall’art. 2087cod. civ.): il datore di lavoro deve fare tutto quello che è in suopotere di fare per evitare che il danno ai proprio personaledipendente ma senza prevedere delle condotte specifiche cui ildatore di lavoro è obbligato.Orbene per tornare al nostro caso, le strutture sanitarie sonoobbligate a prevenire che un paziente aggredisca un operatoresanitario ma non è scritto nulla a proposito di quali atti debba-no essere adottati, essendo rimesso tutto alla discrezionalitàdel datore di lavoro.La raccomandazione si inserisce proprio in questo punto, e amio avviso comporta una limitazione alla discrezionalità deldatore di lavoro. Abbiamo visto, infatti, che il Ministero non“obbliga” ma “invita le Aziende al rispetto della raccomanda-zione e comunque obbliga all’adozione di atti positivi in propo-sito volti a disciplinare espressamente la tutela del personalecontro le aggressioni dei pazienti. A questo punto, la raccoman-dazione del Ministero si pone come atto di tutela più avanzatoe si pone quale vero e proprio parametro nella valutazione pro-cessuale delle responsabilità in casi analoghi. In altre parole,non essersi adeguati alla raccomandazione o non aver adottatoalmeno un atto organizzativo altrettanto idoneo (seppure diver-so dalla raccomandazione) configurerà da oggi in poi una ipote-si di responsabilità per non aver posto in essere la tutela giuri-dicamente dovuta.

Avv. Alessandro Cuggiani

La presente Raccomandazione è stata elaborata dal dottorPaolo Cantaro e dal dottor Salvatore Scarlata dell’AziendaOspedaliera Universitaria Vittorio Emanuele, Ferrarotto e S.Bambino di Catania.L’Ufficio III - Qualità delle attività e dei servizi (AlessandroGhirardini, Roberta Andrioli Stagno, Rosetta Cardone,Guerino Carnevale, Susanna Ciampalini, Angela De Feo,Giorgio Leomporra, Carmela Matera, Giuseppe Murolo,Maria Concetta Patisso, Claudio Seraschi) del Ministerodella Salute, Direzione Generale della ProgrammazioneSanitaria, dei livelli di assistenza e dei principi etici di siste-ma ha curato la revisione insieme alla dott.ssa Piera Polettied al “Gruppo di lavoro per la sicurezza dei pazienti”.La Raccomandazione è stata quindi sottoposta ad un proces-so di consultazione con esperti delle seguenti SocietàScientifiche, Ordini e Collegi Professionali, Centri edIstituzioni che si ringraziano per la collaborazione fornita:ANMDO, Croce Rossa Italiana, FIASO, FISM, FNOMCeO,FNCO, IPASVI, ISPESL, SIAARTI, SIC, SIGO, SIMG, SIMEU,SIQuAS-VRQ, SIP, Scuola Europea di PsicoterapiaFunzionale, Società Italiana di Psichiatria, Società ItalianaSistemi 118, INAIL, SIMLII, Società di Igiene, MedicinaPreventiva e Sanità Pubblica, Centro di Riferimento per laregione Lazio per la promozione della salute delle popolazio-ni migranti, senza fissa dimora, nomadi e a rischio emargi-nazione.

IN PILLOLE

Ok i protocolli per attacchi di asma e anafilassiI due protocolli per la gestione dell’attacco acuto dell’asma e dell’anafilassi hanno superato tutte le verifiche esterne (approva-zione dalla Federazione nazionale Ipasvi – febbraio 2010) e interne (UO Risk Management, Direzione Sanitaria - marzo 2010).E’ stato predisposto il Piano operativo di implementazione dei protocolli in alcune postazioni campione dell’Ares 118, come pre-visto dal progetto “Piano operativo per la realizzazione del percorso formativo di postazioni campione per l’implementazione deiprotocolli ‘La gestione del paziente con anafilassi e con attacco acuto d’asma nella rete dell’emergenza territoriale’”. Le postazioni concordate con i Direttori CCOOPP di Roma Provincia e Rieti sono:Roma e provincia- Ardea, Anzio, Nettuno, Pomezia (responsabile medico Andrea Annunziata) - Fregene, Palidoro, Ladispoli, Fiumicino, Civitavecchia (Cri inclusa) (responsabile medico Stefania Onorini) Albano, Frascati, Genzano, Velletri (responsabile medico Alessandro Caminiti) Rieti- Rieti (responsabile medico Alfredo Galante).

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Una delle prerogative dell’assistenza è proprio quella diprestare soccorso alle popolazioni bisognose di aiuto avario titolo. Durante le calamità naturali, o peggio anco-

ra durante le guerre, le popolazioni tutte generalmente si strin-gono solidalmente attorno a quelle colpite, e le assistono comepossono.L’infermieristica non è da meno, ed è una professione richiestis-sima durante le maxiemergenze suddette, ma soprattutto nelpost-emergenza, dove bisogna “ricostruire”, o costruire dacapo, dove non c’è mai stato niente.Prendendo spunto dalla stretta collaborazione conl’Associazione Infermieristica Transculturale (www.infer-mieristicatransculturale.com) ed il Collegio Ipasvi di Roma chehanno promosso un riuscitissimo evento formativo Ecm dal tito-lo “Integrazione negli scenari emergenziali: il ruolo dell’asso-ciazionismo sanitario” lo scorso 27 febbraio 2010 e in replica il10 maggio 2010, abbiamo ascoltato le bellissime ma altrettan-to dure esperienze di Emergency (www.emergency.it) nel-l’ospedale di Kabul (reclutamento alla voce “lavora con noi”),differenti ma dalla mission comune da Medici SenzaFrontiere (www.medicisenzafrontiere.it reclutamenti alla voce“parti con noi”) di cui ci forniva le esperienze infermieristichenel recente dramma ad Haiti.Ma molte sono le realtà che partecipano con opere di volonta-riato all’assistenza alle popolazioni svantaggiate o di guer-ra, con personale infermieristico; senza pretesa di esau-stività, elenchiamo l’importantissima e storica CroceRossa Italiana (http://www.cri.it) con i numerosicorpi di volontari e militari, con missioni in Italia e interre straniere, oppure la Protezione Civile(www.protezionecivile.it) per la preziosa presenzacapillare sul territorio nazionale, anche se sembranon recluti direttamente personale infermieristicoo sanitario, pur avendo un “servizio rischio sanita-rio” nell’organigramma ufficiale. A tale scopo,invece, e a stretto contatto con la ProtezioneCivile, esiste Cives (www.cives-onlus.org), istitui-ta nel 1998 per volontà della Federazione nazionaleCollegi Ipasvi, ora torna a pieno regime e supportoper attività di Protezione Civile ed emergenze sanitariein Italia e all’estero. Purtroppo, però, sono attualmenteattivi pochi nuclei provinciali.Smile Train Italia (www.smiletrain.it) recluta infermieri permissioni mirate alle popolazioni del Congo, con particolare pre-dilezione a bambini con malformazioni da labiopalatoschisi;

ProjectAbroad chiede sostegno con offerte di viaggi solidaliin quasi tutto il mondo (www.projects-abroad.it/destina -zioni/cambogia-volontariato-estero per un viaggio solidalesanitario in Cambogia, ma anche in Senegal, se preferite);Chaaria Mission Hospital (Kenia) ci arricchisce dal bloghttp://chaariahospital.blogspot.com, ma se vi ricordate, l’ave-vamo anche recensito sulla homepage del nostro sito lo scorsoanno, e l’autrice del sito è la collega Nadia Monari.Si chiude la rassegna, per mancanza di spazio a disposizione,con l’Ains, l’associazione pavese storica, nata da infermieri,che realizza progetti sociali, sanitari ed edilizi in Guatemala(http://ainsonlus.blogspot.com)

A cura di Fabrizio TallaritaWebmaster del Collegio Ipasvi di [email protected]

Infermieristicanelle missioni umanitarie

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INFERMIERI RETEin

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FIGURE E TABELLELe figure e le tabelle devono essere scelte secondo criteri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamente in cifre arabee saranno accompagnante da brevi ma esaurienti didascalie. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizione d’inserimento.Diagrammi e illustrazioni dovranno essere sottoposti alla redazione in veste grafica accurata, tale da permetterne la riproduzionesenza modificazioni.

ABBREVIAZIONI, ACRONIMI E MAIUSCOLELimitarsi alle abbreviazioni più note:ad es. per “ad esempio”n. per “numero”p./pp. per “pagina/pagine”vol./voll. per “volume/volumi”et al. per indicare altri autori dopo il sesto nelle bibliografie.

L’acronimo è un genere particolare di abbreviazione. La prima volta che si incontra un acronimo in un testo è sempre necessario citareper esteso tutti i termini della locuzione, facendoli seguire dall’acronimo tra parentesi - ad es. Associazione Raffredati d’Italia (Ari).Evidentemente, ciò non vale per sigle oramai entrate nell’uso comune, come tv, Usa, Aids, Fiat, Cgil, Ecm. Gli acronimi non conter-ranno mai punti – ad es. Usa e non U.S.A.

DATE E NUMERILe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare incomprensioni nella lettura. Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1° gennaio (non Igennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hanno sempre la prima lettera minuscola. I numeri da uno a dieci vanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti gli altri, l’importante è separare sempre con un puntoi gruppi di tre cifre. Per le grosse cifre “tonde”, usare “mila”, “milioni” e “miliardi” invece di “000”, “000.000”, “000.000.000”.

PAROLE STRANIERELe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, soprattutto se non sono ancora entrate nell’uso comune italiano. Se si decidedi usare un termine straniero, è bene ricordare che non si declina mai (ad es. i computer e non i computers).

MODALITA’ E TERMINI PER L’INVIO DEI LAVORIGli autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplici-ta al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale (una copia in formato elettronico, una copia in formato cartaceo) deve essere spedito o recapitato al Collegio Ipasvidi Roma, viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

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