Periodico del Centro Studi “Guglielmo Allevi” - Offida SOMMARIO I · Gli oracoli mi hanno...

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SOMMARIO Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 Serafino Camilli Attività del Centro Studi ”Guglielmo Allevi” . . .1 Giancarlo Premici Indovini antichi e moderni . . . . . . . . . . . . . . . . . .2 Marco Mercolini Tinelli L’influsso del Rinascimento in Offida . . . . . . . . .3 Vitale Travaglini Editoriali - Idee, pensieri e riflessioni . . . . . . . . .4 Donne invisibili ed essenziali . . . . . . . . . . . . . . . .5 Tanja Stracci Bozzetto sullo struzzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 Marco Mercolini Tinelli Zanardi, un gran premio alla sua vita . . . . . . . . .6 Alberto Premici Grande Fratello, piccola TV . . . . . . . . . . . . . . . . . .6 Alberto Premici E-Corner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7 Nadia Colletta e Katia Rossi Curiosità offidane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8 Storia di un palazzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Mario Vannicola Dove guarda? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Vitale Travaglini Folklore offidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10 Piccolo dizionario offidano . . . . . . . . . . . . . . . . .11 Alla Dea Luna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14 Marco Mercolini Tinelli Festa del Beato Bernardo . . . . . . . . . . . . . . . . .14 Manifestazioni ufficiali estate offidana . . . . . .15 Segnalazioni e comunicazioni . . . . . . . . . . . . . .16 I n questi giorni la rivista Ophis, edita dal Centro Studi “Guglielmo Allevi”, ha spento la prima candelina, ricevendo le con- gratulazioni di quanti l’hanno apprezzata fin dalla sua uscita e, con la pubblicazione del quinto numero, si appresta ad essere ancora presente nelle case degli offidani . In questo primo anno non sono mancate difficoltà; pesante è stato il lavoro per tutti quelli che hanno col- laborato, gratificati però dal risultato che può considerarsi soddisfacente in quanto il periodico si è rivelato impor- tante per la conoscenza dell’immagine del territorio, della nostra storia mille- naria, delle tradizioni e notizie molto spesso sconosciute ai più. Questo è proprio lo spirito che anima il Centro Studi “Guglielmo Allevi” di cui la rivista Ophis è il mezzo principe per portare a cono- scenza dei lettori interessati l’attività che il Centro ha svolto, fin dalla sua istituzione, e si appresta a svolgere per il futuro specialmente nel campo delle attività culturali . In questo numero il presidente del Centro, Giancarlo Premici, riporta tali attività a partire dalla collabora- zione data a studenti universitari prossimi alla laurea fino alla pubbli- cazione del testo su Santa Maria della Rocca ed altri che verranno presto dati alle stampe. Non mancano inte- ressanti articoli e notizie varie di Vitale Travaglini, gli editoriali di Tania Stracci sulla condizione femmi- nile, quelli di Alberto Premici, di Marco Mercolini, del quale viene pubblicata anche la pregevole poesia dedicata “Alla Dea Luna”. Interessante lo spazio dedicato al piccolo approfondimento culturale e linguistico attraverso la lettura di testi in inglese a cura di Nadia Colletta e Katia Stracci. Largo spazio viene ancora riservato alla rubrica sul fol- klore offidano di Valeria Tozzi e Mario Vannicola con la riedizione di interessanti articoli di Michele Angelini, che presenta anche un dizionarietto sul dialetto offidano. Un numero che ci auguriamo venga bene accolto dai lettori, stimolando tutti i responsabili a proseguire sulla strada intrapresa per una sempre migliore conoscenza di ciò che Offida è stato, di ciò che ha dato e continuerà a dare. SERAFINO CAMILLI Anno 2 - nuova serie Numero 5 COPIA GRATUITA Offida, Luglio 2003 Periodico del Centro Studi “Guglielmo Allevi” - Offida 1 ATTIVITÀ DEL CENTRO STUDI ”GUGLIELMO ALLEVI” DI GIANCARLO PREMICI C on il presente 5° numero l’Ophis raggiunge il traguardo dei 12 mesi di vita. L’accoglienza di questo periodico, distribuito capillar- mente a molte famiglie offidane attra- verso la collaborazione dell’istituto sco- lastico, ci gratifica e spinge a continua- re con rinnovato entusiasmo. Piacevole è un riepilogo dell’attività svolta sinora e di quella ancora in corso. Ci siamo presentati l’8 luglio 2001 iniziando la nostra opera di divulgazio- ne con la pubblicazione su S. Maria della Rocca apprezzata da molti; poi un lungo silenzio di studio; l’Ophys… per S. Cecilia è in preparazione la mono- grafia sul Corpo Bandistico “Città di Offida” mentre avanza la ricerca storica per una pubblicazione sulla Tramvia elettrica Offida-Castel di Lama dagli interessanti risvolti sociali ed economi- ci. Ci onoriamo di poter dare un signi- ficativo contributo, beninteso principal- mente attraverso l’opera del nostro direttore, all’Amministrazione Comu- nale per la redazione della pubblicazio- ne sul Teatro Serpente Aureo; si coglie anzi l’occasione per rinnovare al Sindaco la nostra gratitudine per la cor- dialità con la quale ha accolto e tiene in considerazione questo Centro Studi tra le associazioni presenti in Offida. Diversi sono gli studenti che si sono avvalsi della nostra gratuita collabora- zione; Vittoriano di Fonso, recentemen- te laureatosi in architettura presso l’uni- versità degli studi di Pescara con l’inte- ressante tesi su “Architettura religiosa a Offida: la Collegiata di S. Maria Assunta in cielo”; Alessandra Taglieri, studentessa presso la facoltà di architet- Centro Studi Guglielmo Allevi: Marco Mercolini Tinelli (presidente onorario) - Giancarlo Premici (presidente) - Mario Vannicola (direttore) Alberto Premici (segretario e redattore Il nostro volume su S.Maria della Rocca, disponi- bile presso i punti vendita o direttamente in segre- teria.

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SOMMARIOIntroduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1Serafino CamilliAttività del Centro Studi ”Guglielmo Allevi” . . .1Giancarlo Premici

Indovini antichi e moderni . . . . . . . . . . . . . . . . . .2Marco Mercolini Tinelli

L’influsso del Rinascimento in Offida . . . . . . . . .3Vitale Travaglini

Editoriali - Idee, pensieri e riflessioni . . . . . . . . .4

Donne invisibili ed essenziali . . . . . . . . . . . . . . . .5Tanja Stracci

Bozzetto sullo struzzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5Marco Mercolini Tinelli

Zanardi, un gran premio alla sua vita . . . . . . . . .6Alberto Premici

Grande Fratello, piccola TV . . . . . . . . . . . . . . . . . .6Alberto Premici

E-Corner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7Nadia Colletta e Katia Rossi

Curiosità offidane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8

Storia di un palazzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9Mario Vannicola

Dove guarda? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9Vitale Travaglini

Folklore offidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

Piccolo dizionario offidano . . . . . . . . . . . . . . . . .11

Alla Dea Luna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14Marco Mercolini Tinelli

Festa del Beato Bernardo . . . . . . . . . . . . . . . . .14

Manifestazioni ufficiali estate offidana . . . . . .15

Segnalazioni e comunicazioni . . . . . . . . . . . . . .16

I n questi giorni la rivista Ophis,edita dal Centro Studi

“Guglielmo Allevi”, ha spento laprima candelina, ricevendo le con-gratulazioni di quanti l’hannoapprezzata fin dalla sua uscita e, conla pubblicazione del quinto numero,si appresta ad essere ancora presentenelle case degli offidani .

In questo primo anno non sonomancate difficoltà; pesante è stato illavoro per tutti quelli che hanno col-laborato, gratificati però dal risultatoche può considerarsi soddisfacente inquanto il periodico si è rivelato impor-tante per la conoscenza dell’immaginedel territorio, della nostra storia mille-naria, delle tradizioni e notizie moltospesso sconosciute ai più.

Questo è proprio lo spirito cheanima il Centro Studi “GuglielmoAllevi” di cui la rivista Ophis è ilmezzo principe per portare a cono-scenza dei lettori interessati l’attivitàche il Centro ha svolto, fin dalla suaistituzione, e si appresta a svolgereper il futuro specialmente nel campodelle attività culturali .

In questo numero il presidentedel Centro, Giancarlo Premici, riportatali attività a partire dalla collabora-

zione data a studenti universitariprossimi alla laurea fino alla pubbli-cazione del testo su Santa Maria dellaRocca ed altri che verranno prestodati alle stampe. Non mancano inte-ressanti articoli e notizie varie diVitale Travaglini, gli editoriali diTania Stracci sulla condizione femmi-nile, quelli di Alberto Premici, diMarco Mercolini, del quale vienepubblicata anche la pregevole poesiadedicata “Alla Dea Luna”.

Interessante lo spazio dedicato alpiccolo approfondimento culturale elinguistico attraverso la lettura di testiin inglese a cura di Nadia Colletta eKatia Stracci. Largo spazio vieneancora riservato alla rubrica sul fol-klore offidano di Valeria Tozzi eMario Vannicola con la riedizione diinteressanti articoli di MicheleAngelini, che presenta anche undizionarietto sul dialetto offidano. Unnumero che ci auguriamo vengabene accolto dai lettori, stimolandotutti i responsabili a proseguire sullastrada intrapresa per una sempremigliore conoscenza di ciò cheOffida è stato, di ciò che ha dato econtinuerà a dare. ■

SERAFINO CAMILLI

Anno 2 - nuova serieNumero 5

COPIA GRATUITAOffida, Luglio 2003

Periodico del Centro Studi“Guglielmo Allevi” - Offida

1

ATTIVITÀ DEL CENTRO STUDI ”GUGLIELMO ALLEVI”DI GIANCARLO PREMICI

C on il presente 5° numerol’Ophis raggiunge il traguardo

dei 12 mesi di vita. L’accoglienza diquesto periodico, distribuito capillar-mente a molte famiglie offidane attra-verso la collaborazione dell’istituto sco-lastico, ci gratifica e spinge a continua-re con rinnovato entusiasmo. Piacevoleè un riepilogo dell’attività svolta sinorae di quella ancora in corso.

Ci siamo presentati l’8 luglio 2001iniziando la nostra opera di divulgazio-ne con la pubblicazione su S. Mariadella Rocca apprezzata da molti; poi unlungo silenzio di studio; l’Ophys… perS. Cecilia è in preparazione la mono-grafia sul Corpo Bandistico “Città diOffida” mentre avanza la ricerca storicaper una pubblicazione sulla Tramviaelettrica Offida-Castel di Lama dagliinteressanti risvolti sociali ed economi-

ci.Ci onoriamo di poter dare un signi-

ficativo contributo, beninteso principal-mente attraverso l’opera del nostrodirettore, all’Amministrazione Comu-nale per la redazione della pubblicazio-ne sul Teatro Serpente Aureo; si coglieanzi l’occasione per rinnovare alSindaco la nostra gratitudine per la cor-dialità con la quale ha accolto e tiene inconsiderazione questo Centro Studi trale associazioni presenti in Offida.

Diversi sono gli studenti che si sonoavvalsi della nostra gratuita collabora-zione; Vittoriano di Fonso, recentemen-te laureatosi in architettura presso l’uni-versità degli studi di Pescara con l’inte-ressante tesi su “Architettura religiosaa Offida: la Collegiata di S. MariaAssunta in cielo”; Alessandra Taglieri,studentessa presso la facoltà di architet-

Centro Studi Guglielmo Allevi: Marco Mercolini Tinelli (presidente onorario) - Giancarlo Premici (presidente) - Mario Vannicola (direttore) Alberto Premici (segretario e redattore

Il nostro volume su S.Maria della Rocca, disponi-bile presso i punti vendita o direttamente in segre-teria.

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tura dell’università di Venezia che staultimando la sua inerente laMonumentale chiesa di Santa Mariadella Rocca; e il nostro concittadinoFabio Marcelli che, sempre presso lafacoltà di architettura di Pescara, com-pie la tesi sul Santuario Eucaristico di S.Agostino.

Il Centro Studi da oltre il supportologistico alle iniziative prese personal-mente dal direttore Mario Vannicola,prima fra tutte la conservazione e frui-zione agli studiosi che ne faccianorichiesta dell’Archivio Storico dellaSocietà dei Condomini del nostroTeatro Serpente Aureo che, per iniziati-

va dello stesso ed in accordo con i rap-presentanti della Società, è stato anno-verato tra quelli di notevole interessestorico e sottoposto a vincolo dallaSoprintendenza Archivistica per leMarche per il seguente motivo assailusinghiero per la nostra città:“L’archivio è uno dei più rappresentati-vi e meglio conservati fondi documen-tari relativi alla costruzione e gestionedei tanti teatri condominiali nelle variecomunità marchigiane che contribui-rono a realizzare una serie di struttureteatrali che ancora oggi rappresentanouna ricchezza per l’attività culturaledella regione…” Tale archivio si è rive-

lato una fonte utilissima per l’iter direcenti pratiche relative al teatro mede-simo non ultima la fase finale delrestauro architettonico e funzionale disala e palcoscenico.

Simile supporto è ancora in corsoper l’ultimazione del catalogo fotografi-co e per la digitalizzazione delle sche-de del Museo Aldo Sergiacomi necessa-ri alla definizione della pratica di vin-colo avviata su richiesta della vedovadello scultore Licia Antimiani presso laSoprintendenza ai Beni Artistici delleMarche di Urbino della quale si è piùvolte accennato in Ophys.■

E ssendo scettico in tutti i campi,voglio raccontare, senza rispetti

umani, alcuni aneddoti su oracoli esimili istituzioni, che nell’era anticaebbero grande importanza. Ne hannotuttora, con ovvi mutamenti; poichénell’uomo è sempre forte il desiderio dipenetrare i grandi misteri della vita,soprattutto il futuro.

Gli oracoli mi hanno ispirato un iro-nico interesse fin dai primi latinucci distudentello, allorché appresi il tragico-mico episodio del milite in partenzaper la guerra, al quale l’oracolo consul-tato rispose: “Ibis, redibis, non morierisin bello”, cioè “Andrai, ritornerai, nonmorirai in guerra”.

Partì tranquillo e nel corso dellaprima scaramuccia puntualmente fuammazzato. Ai parenti che, indignati,protestavano, il sacerdote addetto alle“public relations” spiegò con calma cheavevano capito male, per l’indebitospostamento di una virgola. In latino“Ibis, redibis non, morieris in bello”significa, infatti, “Andrai, non tornerai,morirai in guerra”. Alla faccia della sin-cerità!

Ben più noto è il fatto di Creso, redella Lidia e fanatico consultatore dioracoli, al quale Delfi diede una frega-tura solenne, sempre con machiavellicagiustificazione finale. Alla richiesta sefosse il caso di muover guerra a Ciro,potente re dei Persiani, l’oracolo pro-clamò che se l’avesse intrapresa, ungrande impero sarebbe stato annienta-to. Creso attaccò baldanzoso e rimediòtale batosta che ci rimise la corona ed ilmanto regale; la camicia no, perchénon andava di moda. Sentendo le que-rimonie dello sconfitto Re, la Pìzia inpersona rispose che un impero erastato effettivamente distrutto, comeprevisto. Non era stato precisato chiavrebbe subito tal sorte, e concluse: “OCreso, mo’ rvacce a ‘bbeve!”.

A proposito di Pìzie (o Pitonesse):

erano le sacerdotesse di Apollo Pizio(uccisore del pitone) nel grande oraco-lo, posto sulle pendici del monteParnaso, proprio Delfi, famosissimoanche per i tesori che deteneva (omag-gi, ex voto di molte città e stati, donatidopo le vittorie). Previo bagno purifi-catorio nella fonte Castàlia, stordellitapoi con fumigazioni inebrianti di fogliedi alloro, di erbe ed essenze oppiacee,la Pìzia, raggiunta l’estasi, sedeva sultripode; entrava così in comunicazionecon il dio che profetava suo tramite, inoscuro linguaggio, talvolta anche inversi.

Molte volte, dicono gli storici, taliresponsi ed anche quelli di altri oraco-li, si avveravano, specie se prevedeva-no la morte dell’interessato. Razza dijettatori!

Assai numerose furono tali istituzio-ni, in Grecia in Asia minore, finoall’Egitto, tutte alquanto attive, sebbenecon alterne fortune.

Non è il caso qui di trattarle singo-larmente; diventerebbe un barboso trat-tato. Invece queste note vogliono esse-re un’allegra chiacchierata fra amici,che tali considero i quattro o cinquelettori dotati di tanto coraggio da avvi-vare a fine articolo.

Per definire, pur in breve sintesi, ilfenomeno storico, non si possonoignorare le Sibille, celebri donne dotatedi virtù profetiche e di lunga vita.Secondo molti autori furono dieci e dailoro nomi, Persica, Libica, Frigia, ecc.,si deduce che operavano in molti sitiattorno al Mediterraneo.

Importantissima, e non solo perl’Italia, fu la Sibilla Cumana. Virgiliodice nell’Eneide che scriveva i responsioracolari su foglie di palma. Riuscì purea vender a caro prezzo i Libri Sibilliniad uno degli ultimi re di Roma, dovefurono custoditi scrupolosamente in untempio.

Durante molti secoli vennero con-

sultati, in caso di necessità.Originari dell’Etruria, in Italia vatici-

narono per tanto tempo gli Arùspici,dei quali non parlerò, in quanto il loroprolungato manipolare viscere di ani-mali sacrificati, per leggere il futuro,farebbe schifo al più “zozzone” deimacellai; e gli Auguri che prendevanodecisioni importanti con l’interpretare ifenomeni naturali ed osservando il volodegli uccelli.

Voglio così ricordare con ammira-zione, il grande, pur se dimenticatoAugure Sabino, che diede origine ad unnuovo popolo.

In breve: “Ver Sacrum” (la primave-ra sacra) era antica usanza, originatadall’esigenza di avere un’area sufficien-te per sopravvivere; i più giovani dove-vano partire alla ricerca di nuove terre,dopo commovente cerimonia d’addio.Questo avvenne ad una tribù di Sabinigiunta alle pendici dei monti nella zonadella futura Rieti. Gli emigranti partiro-no con la guida di quell’Augure che,seguendo il volo del picchio, fece lorovalicar l’Appennino e li condusse sulversante adriatico.

Erano coloro che diedero origine aiPiceni, di cui ci vantiamo esser gli epi-goni, lievemente imbastarditi nel corsodi vicissitudini millenarie.

Ce ne sarebbero ancora tante dicose da dire sull’argomento, amene edinteressanti, ma il discorso diviene“prolisso”; sarà meglio concludere condue mie personali esperienze in campoprofetico: la prima immaginaria, laseconda storica, reale.

I) Ero molto giovane ed incerto delfuturo quando ebbi l’ardire di recarmi aDodona, in Grecia, per consultar l’ora-colo del Re degli Dei.

Formulai la domanda: “Dimmi, osommo Zeus (Giove), devo io di repen-te convolare a nozze?”. L’austero sacer-dote interpretò, come d’uso, lo stormirdi fronde della quercia sacra vicino al

INDOVINI ANTICHI E MODERNIDI MARCO MERCOLINI TINELLI

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I l Rinascimento (termine usatoper la prima volta dal Vasari) rap-

presentò un movimento letterario, filo-sofico, artistico ed anche politico i cuiconfini cronologici sono indicati, perl’Italia, tra il 1400 ed il 1500.

Esso costituì una reazione alla tra-scendenza medievale, cui contrapposela tendenza a ridare vigore alla natura efiducia all’uomo, con lo sviluppo dellibero pensiero. Si suole dividere ilRinascimento in due periodi: il primo,l’Umanesimo, coincise con il 1400, es’ispirò ai modelli dell’antichità classica,diffusi attraverso la stampa inventata daGuttenberg, e si protrasse per tutto il1500; il secondo, il Rinascimento vero eproprio, investì la vita italiana sottoogni aspetto, basandosi in prevalenzasull’esperienza, ossia sull’osservazionediretta della natura.

Il Rinascimento esercitò una grandeinfluenza sulla vita intellettuale dellasocietà, proclamando l’indipendenzadella scienza dalla fede: la nuova scien-za non si fondò più sulla rivelazionedivina o sulle concezioni di Aristotele,ma sullo studio diretto della natura esul metodo sperimentale. Le arti, nonpiù subordinate alla morale e fine sestesse (l’arte per l’arte), mirarono nonsolo ad istruire e rigenerare ma a dilet-tare con la bellezza e l’armonia delleforme.

In politica prevalse l’indipendenzadalla morale, formulata nella frase,indebitamente attribuita al Macchiavelli(1469-1527) “il fine giustifica il mezzo”,mentre gli appartiene questa sentenza:l’effetto scusa il fatto.

Pervaso da spirito paganeggiante,indifferente sia alla morale che alla reli-gione, il Rinascimento coincise con ilperiodo della Controriforma, ossia quelvasto movimento, sorto in seno allaChiesa Cattolica per combattere il dila-

gare della riforma protestante, con unrafforzamento dottrinale ed organizzati-vo sancito dal concilio di Trento (1545-1563). Si sviluppò una rinascita del fer-vore religioso e si definirono, tra lealtre cose, per un recupero della fede,la natura ed il valore imprescindibiledei sacramenti e delle tradizioni.

Col Rinascimento si concretizzò, intal modo, una trasformazione di tutta lavita esteriore. La società, dalle formesemplici e rozze del medioevo, a con-tatto con il fine gusto classico, rese icostumi più gentili e la vita più como-da e confortevole.

Gli aristocratici ed i ricchi trascorre-vano il tempo tra svaghi e divertimenti,coltivando la musica, la danza, il teatroe la conversazione colta e galante. Lecittà si abbellirono di ampie strade drit-te, di magnifiche piazze e di splendidipalazzi. Anche nei centri minori siaffermarono i canoni ed i gusti delRinascimento, le cui impronte assunse-ro significativi aspetti, percepibili nellasocietà, nell’ambiente e nel costume.

Da varie fonti si può desumere cheil Rinascimento ebbe in Offida unosplendido influsso sociale, culturale edeconomico. Si realizzarono lavoriimportanti di pubblica utilità, si pro-dussero opere d’arte e si promosseroattività culturali. Per l’assistenza allacollettività sorsero l’Hospitale diS.Antonio (1450 circa) ed il SacroMonte di Pietà e del Frumento (1532).L’assetto urbanistico, già curato fin dal-l’epoca del monaco Beraldo (morto nel1118), tenne conto dei concetti di spa-ziosità rinascimentale, con la realizza-zione di diverse piazzette. Per gli archi-tetti di tale periodo (ad esempioGiovanbattista Alberti) la piazza nonera solo un’opera di bellezza, ma unadifesa contro gli incendi ed i terremoti.Un funzionale sistema di distribuzione

idrica, che prevedeva una fonte perognuno dei quattro quartieri, oltrequella per la porta a Capoterra, fornivabuona ed abbondante acqua ai resi-denti. Si avvertì la necessità di racco-gliere le consuetudini e le leggi che sitramandavano oralmente in un libro,Gli Statuti del Comune di Offida, e met-terlo a disposizione dei cittadini (1524).La facciata del Palazzo Comunale rivol-ta verso la piazza fu dotata di unimportante elemento decorativo costi-tuito da una sequenza di eleganti log-gette, mentre il maestro Migliorati rea-lizzava il grazioso atrio nella chiesa diS.Giovanni in piazza. Dalla piazza delComune che grazie a questi interventiaveva assunto un piacevole aspetto, futolto, per motivo di decoro, il commer-cio del bestiame che vi si svolgeva,spostandolo nel campo nuovo, apposi-tamente costruito fuori la cinta murariadopo l’istituzione della fiera del 4 diMaggio nel 1511. Insieme a quella del 2di Novembre, decretata nel 1548, avevail privilegio di tutte le esenzioni e lelibertà concesse, otto giorni prima edopo, alle fiere che si svolgevano nelloStato Pontificio.

Dal 1576 furono consentiti anche imercati ogni giovedì della settimananon festivi. Ciò sta ad indicare una pro-spera condizione economica ed unafiorente attività commerciale raggiuntanel periodo del Rinascimento, non solonel centro abitato, ma pure nelle cam-pagne che davano una produzioneagricola buona. Il grano era offertoanche in elemosina (le confraternitetrovavano in elemosina il grano all’arein tempo della messura, scriveva ilRosini). L’olivo era coltivato fuori edentro l’abitato. Dagli Statuti si appren-de che era vietato gozzovigliare nelletaverne ove si vendeva il vino che erapermesso come posta nel gioco delle

tempio, dove il dio risiedeva, e così tra-dusse: “No, giovin barbaro che vienid’occidente, non prima di futureOlimpiadi”. Poiché non disse quali, sontuttora scapolo, più incerto che mai.

II) Tempo dopo, divenuto un note-vole fusto, nella casa di Porto d’Ascolipasseggiavo, dopo il bagno, vicinoall’ampio cancello che dà sulla strada.Ero avvolto in appariscente accappa-toio bianco, quando una bella donnache passava, vedendomi con la stranatenuta, decisa m’interpellò: “Je ‘ttu lumagare?”. Sapevo che poco oltre, untipetto che si riteneva dotato di poteri

divinatori, con i proventi dell’arte sua,ovvero a spese dei gonzi, avevacostruito una casa dove riceveva iclienti. Con prontezza, aprendo il can-cello, risposi all’avvenente figliola: “Sì,sono io il mago, entra.., accomodati...”.Proprio in quel momento (..mannag-gia!) sora Elisa, dalla finestra tuonò:“Signora, il mago sta cento metri piùavanti!”.

Così, dopo avermi lanciato unosguardo severo, ma non troppo, lapotenziale cliente s’allontano per sem-pre. Da buona cristiana mia madreforse temeva, fra l’altro, che mi venisse

vocazione alla scomunicata magia.Il Cristianesimo, infatti, giudicò tali

pratiche peccaminose od ispirate diret-tamente dal principe delle tenebre.

Comunque sia: maghi, astrologi echiromanti, presunti taumaturghi e ciar-latani veri, pur sempre prosperanonella nostra epoca, grazie all’eterna cre-dulità della gente.

Tale andazzo si protrarrà fino algiorno in cui il cosiddetto Homosapiens non abbia raggiunto socraticasaggezza... più o meno quando gli asiniimpareranno a volare! ■

L’INFLUSSO DEL RINASCIMENTO IN OFFIDADI VITALE TRAVAGLINI

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EDITORIALI – IDEE, PENSIERI E RIFLESSIONI

carte in luogo dei soldi perché nonvenisse considerato gioco d’azzardo.Ciò sta a confermare una lavorazionevinicola in loco. La politica vaticanarivolse una particolare e benevolaattenzione verso Offida, ove vigeva l’i-stituto di diocesis nullius, ossia il clerolocale non era soggetto ad alcuna auto-rità vescovile, per cui era l’abate bene-dettino di S.Maria della Rocca ad esple-tare le funzioni mitrate, ossia le attivitàproprie del vescovo.

Il papa Innocenzo VIII (GiovanniBattista Cybo 1432-1492), con bolla indata 29.5.1488, affidò all’ingegnereBaccio Pontelli (1450-1492) la direzionedei lavori nelle rocche di Osimo, Jesi,Loreto ed Offida in un programma dirafforzamento di tutto il sistema difen-sivo della costa adriatica per l’incom-bente minaccia da parte dei Turchi oSaraceni. La scelta di Offida fu dovutaal fatto che possedeva fortificazioni affi-dabili ed in buono stato, per cui erapossibile attuare, in tempi brevi, i lavo-ri necessari. Su progetto del Pontelli, ilsuo assistente, il comasco BartolomeoLucchini, rimodellò la cinta muraria rin-forzandola con una solida base inclina-ta verso l’esterno perché fosse più resi-stente ai terremoti ed ai movimenti delterreno. Protesse in modo perfetto mili-tarmente la porta a Capoterra con unfortilizio quadrangolare, scandito nelladiagonale est-ovest da due torrioniangolari cilindrici, perché i proiettili diartiglieria potessero arrecare minoridanni possibili. Fece installare sulletorri i cannoni dati a fare a Milano, aLuigi di Giovanni. Disegnò all’internoper il giro della ronda un funzionalepercorso perimetrale lungo la cintamuraria, che fornì di una galleria e dimerlatura guelfa rettangolare. Per ricor-dare il committente di tali opere fecemurare sul primo torrione lo stemma intravertino dello stesso pontefice.

Queste opere in laterizio, praticatesu precedenti stratificazioni, richieserouna spesa di 6.555 ducati da 60 baioc-chi ciascuno. Nel 1504 il papa Giulio II(Giuliano della Rovere 1443-1513) con-fermò tutti i privilegi concessi daisommi pontefici, suoi predecessori. Dalpapa Clemente VII (Giulio dei Medici1478-1534), nel 1509 furono abolite

tutte le censure e scomuniche ecclesia-stiche comminate negli anni precedentiin occasione delle guerre civili. Nellaseconda metà del 1500, dopo la scom-parsa di Carlo Baroncelli, la politica delvaticano fu meno benevola. Il papaGiulio III (Giovanni Maria de Ciocchidel Monte 1487-1555) pose Offida nel1550 sotto il governo di Macerata. Il1572 vide la soppressione della comu-nità dei monaci farfensi, la sofferta finedella diocesis nullius ed il conseguentepassaggio di Offida nella diocesi diAscoli Piceno. Il papa Sisto V (FelicePeretti 1520-1590) aggregò Offida nel1587 al presidiato di Montalto, allorapiccolo borgo, di cui era originario. Ilavoratori stranieri che avevano accetta-te le disposizioni statutarie del Comunefurono accolti e riuniti nelle corpora-zioni dei Lombardi addetti ad attivitàedilizie, e degli Albanesi, indicazionegenerica per i lavoratori di provenienzabalcanica, impiegati in occupazionidiverse. Si formarono le categorie dellearti che, nel Medioevo, erano organiz-zazioni dirette a tutelare gli interessieconomici, politici e sociali di artigiani,mercanti od altre categorie di lavorato-ri. L’elenco riportato nel capitolo 60 dellibro Terzo degli Statuti di Offida com-prendeva le arti dei notai, fabbri, fale-gnami, carrettieri, setolai, calzolai elanai. Fiorirono lavori artistici, specienelle chiese e negli arredi sacri. Sono diquel periodo il quadro dell’Alemanni,raffigurante S.Lucia (1490), ed i TreRegni (1589), S.Antonio e l’Annunciazione, opere di Simone DeMagistris. L’impatto rinascimentaleriuscì a concretizzarsi sul popolo, checercava di alleviare la triste esistenzacon un poco di allegria ed eleganza:iniziò ad organizzarsi il carnevale edaffermarsi la lavorazione del merletto.Si celebrarono festività in cui si davaampio spazio a manifestazioni cheportavano ad un maggior contatto conla natura. In questo periodo dominò lafigura di Carlo Baroncelli. Capitanodelle milizie del duca Valentino (CesareBorgia 1475-1507), trascorse la maggiorparte della vita tra le più burrascosevicende ed agitazioni municipali inOffida ed in territorio di Ascoli eFermo. Di parte guelfa, sterminò la

famiglia avversaria dei Boldrini, duran-te un tentativo di riconciliazione, nelpalazzo comunale di Offida, nel giornodel Corpus Domini dell’anno 1533.Vissuto tra la seconda metà del 1400 ela prima metà del 1500, morì esule aMolfetta. Personaggi di origine offidanafurono anche interpreti degli aspettisignificativi del pensiero rinascimenta-le. Sono da ricordare i laici versati nelleleggi: Giovanni Baroncelli, GaspareValorani, Grifone Boldrini, avvocaticoncistoriali, rispettivamente sotto ilpapato di Callisto III (Alfonso Borgia1378-1458), di Pio II (Enea SilvioPiccolomini 1405-1464) e di GregorioXIII (Ugo Boncompagni 1502-1585).

Tra i religiosi emersero AgostinoMerula, contemporaneo del papa SistoV, forbito oratore e dotto scrittore, i teo-logi e filosofi Francesco Baroncelli,morto nel 1548, Francesco Biondi,morto nel 1579 ed il letterato SilvestroBracondi, morto nel 1603.

Il segno e la portata dei mutamentirinascimentali, in Offida, sono, in con-clusione, evidenti nel decoro della città,per il prestigio nel campo artistico, conlo sviluppo di canoni di bellezza e gra-zia, nell’esercizio di attività artigianali diqualità, come la lavorazione del merlet-to. Ai valori culturali si unì un buongoverno amministrativo e politico. Lefeste, sia laiche che religiose, furonoimprontate al ritorno o alla riscopertadei principii legati alla natura ed alletradizioni. La vita cittadina, tesa versouna generale condizione di miglioregodimento, fu sostenuta da nuove ric-chezze, floridi commerci e svariateoccupazioni artigianali, fra cui spiccò lalavorazione e produzione del merletto.Il Rinascimento locale è un periodo dastoricizzare per evidenziare quanto, ineffetti, di politico, economico, socialeed artistico nacque in quell’epoca capa-ce di consentire uno sviluppo impor-tante nei secoli successivi.

Una realtà rimasta, per vari motivi,trascurata, ma che brillò di luce propriae dette vita ad una civiltà completa ecomplessa che ha lasciato di se ormeindelebili, ben percepibili nel nostromondo moderno, perciò da proporreall’attenzione di tutti i cittadini.■

PremessaIl crescente interesse verso il nostro

periodico mi ha spinto ad inserirenuove rubriche affinché tutti possanotrovare lo spazio per poter esprimereliberamente e gratuitamente il propriopensiero. Molti hanno chiesto ed otte-

nuto di poter inviare articoli su argo-menti diversi ma, causa i tempi strettiper la realizzazione di questo numero,sarò costretto a pubblicarli nel prossi-mo Ophys. Per intanto e come inizio diquesta nuova rubrica riporto un artico-lo di Tanja Stracci, una riflessione di

Marco Mercolini Tinelli e due miei edi-toriali, pubblicati su www.ilquotidia-no.it qualche tempo fa. Rinnovo l’invi-to ai lettori che intendono collaborare acontattare la redazione o inviare diret-tamente i propri scritti a: [email protected]

A.P

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DONNE INVISIBILI ED ESSENZIALIDI TANJA STRACCI

BOZZETTO SULLO STRUZZODI MARCO MERCOLINI TINELLI

P er molto tempo le donne sonostate lasciate all’ombra della

storia. Hanno cominciato ad uscirnegrazie allo sviluppo dell’antropologia,all’attenzione dedicata alla famiglia,all’affermarsi della storia della vita quo-tidiana, privata ed individuale.

Dal Medioevo ad oggi la donna si èaffermata grazie al lavoro in casa efuori rispettando il modello della“donna custodita”cioè rispettosa deivalori e dei modelli di comportamentoelaborati da teologi e trattatisti deltempo. Era importante, infatti, che ledonne rispettassero le regole dettatedalla taciturnitas, un atteggiamento vir-tuoso che imponeva di parlare poco ein modo misurato e solo in caso dinecessità. Anche il rapporto con laparola scritta era guardato con sospet-to: “La donna non deve imparare né aleggere né a scrivere se non per diven-tare monaca, perché dal leggere e dalloscrivere delle donne molti mali sonovenuti”. E’ evidente che tale afferma-zione è frutto di una concezionemaschilista segregazionista del tempo. Iprimi lavori che diedero la possibilitàalle donne di emergere furono il lavorotessile e quello servile.

La rivoluzione industriale portò,successivamente, molte donne al lavo-ro in fabbrica. E’ proprio in questoluogo, in cui le condizioni igieniche elavorative erano pessime, che furonoemanate all’inizio del ‘900 le primeleggi sulla tutela del lavoro femminile.

Nel 1902 si fissava a dodici anni l’etàminima lavorativa per entrambi i sessi esi vietava il lavoro notturno per ledonne sotto i 21 anni. Erano previsti ilriposo settimanale e il congedo di unmese per la puerpere. Nel 1910 fu isti-tuita la Cassa di Maternità che introdus-

se un sussidio per la puerpere a caricosia dell’imprenditore che della lavoratri-ce. Solo nel secondo dopoguerra ladonna conquistò a pieno i diritti di cuioggi gode.

La situazione nazionale si rispecchiòanche nel paese di Offida. Dal censi-mento napoleonico del 1811 risulta chesu 3.898 donne 3.006 lavoravano neicampi. Le donne di paese esercitavano,invece, attività tessili e servili.Risultano, infatti, 89 filatrici, 42 garzo-ne, 37 serve, 34 donne di servizio, 20tessitrici, 17 possidenti, 16 monache, 13merlettaie ed altre categorie.

Sicuramente i dati riportati nel cen-simento non sono da considerare sicu-ri al 100% poiché molte donne esercita-vano più di un lavoro nell’oscurità delleproprie abitazioni.

L’elemento che più mi meraviglia èche ad Offida risultino così poche mer-lettaie, una categoria di donne numero-sa che nell’invisibilità svolgeva il pro-prio lavoro.

Tale posizione ci sembra parte di unpassato molto lontano. In realtà non ècosì. Basta guardare le nostre nonne lequali sono state educate in quel com-portamento silenzioso e laborioso. Hovoluto per questo intervistare una dellemerlettaie più anziane del paese. Il suonome è Elvira ed è la merlettaia piùanziana che ancora oggi lavora a tom-bolo.

Durante l’intervista mi colpivano isuoi occhi. Brillavano mentre racconta-va il suo passato.

Questa donna ha 93 anni e mi hameravigliato per la sua giovane memo-ria. Nata da un padre calzolaio e ultimadi quattro figlie ha imparato presto l’ar-te del lavoro a tombolo dalla madre. Miracconta che sin da piccola aveva molta

curiosità per il Capezzale, per quellavoro che occupava la madre per gior-nate intere. Ha iniziato a lavorare all’e-tà di 6 anni imparando dapprima le“stradine” poi man mano eseguendopunti e lavorazioni sempre più difficili.

Cominciò a guadagnare con il tom-bolo a 16 anni. I soldi, però, venivanorequisiti dalla madre e spesi per l’ali-mentazione, il vestiario e la futura dotedella figlia.

Dopo il matrimonio Elvira fucostretta ad emigrare in Argentina erestarci per ben 14 anni con il maritoed i figli. Durante la sua permanenza inquesto paese Elvira continuò a svolge-re il lavoro a tombolo e ad aiutare ilmarito nel lavoro di sarto. Racconta chenessuna delle ragazze argentine furonointeressate al suo lavoro, né all’appren-dimento di quell’arte. Per questo ledefinisce delle “scuttiate”che pensava-no solo al divertimento.

Nel 1964 decisero di rimpatriare inItalia e tornati trovarono Offida cam-biata. Rincominciò il lavoro a tombologiorno dopo giorno fino ad oggi con lastessa lucidità e velocità di quandoaveva 20 anni.

Elvira rappresenta la donna del pas-sato e del presente. E’ una donna, èuna madre, è una moglie, è una lavo-ratrice che ha dovuto lottare per miglio-rare la sua situazione familiare.

Grazie a questa ricerca e agli incon-tri effettuati per completare la mia tesidi laurea ho scoperto che grazie allalotta di milioni di donne ho potutoimparare a leggere, a scrivere, a conta-re, a votare, ad avere la libertà di deci-dere sulla propria identità perché attra-verso il loro lavoro, le loro rinunce, iloro silenzi oggi le donne possonovivere la vita a 360°.■

Mi son reso conto d’aver acquisitouna bella abitudine: quella di

prender in considerazione potenzialipericoli, a mò di struzzo. Si dice infattiche il grosso uccello, in brutte situazioni,nasconda la testa sotto la sabbia; nonvedendo, crede non esser avvistato.

In realtà trattasi di sciocca invenzio-ne umana; lo struzzo, oltre la velocitàper eventuale fuga, possiede armi ditutto rispetto: la mole, il forte becco ezampacce con unghioni.

Nel mio caso l’analogia è scaturita dalfatto che, mentre dedico gran tempo alla

conoscenza dei passati mali, più o menoconsciamente ignoro quelli attuali.

La lettura, non oso dire lo studio,delle storiche epidemie di peste, mira-bilmente descritte da Tucidide, Ovidio,Lucrezio, fino a Manzoni, passando perBoccaccio, Varchi ed altri autori, solle-cita il mio interesse culturale al puntodi ricercare testi ormai obsoleti.

D’esser, inoltre, bonariamente presoin giro da taluno, come fece qualchetempo fa il dottor Giuseppe Amadio,egregio medico ed amico.

Quando la conversazione prende

invece l’argomento delle pestilenzeattuali, ultima delle quali la contagiosa“polmonite atipica”, tuttora incomben-te, con disinvoltura cambio discorso. Diconseguenza non seguo molto i “massmedia” che, allarmati assai, tanto nescrivono e parlano, anche se pianpiano, pare si stiano calmando.

Ordunque, d’esser io lo struzzodella favola, devo chiaramente ammet-tere, da vecchio fatalista epicureo.

Dio me la mandi bòna!....come disseil pio frate toscano, in attesa d’ignotadonzella da confessare.■

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Alessandro Zanardi, un pilota, gran-de in formula Indy, un pò meno

in formula uno per vicende alterne e noncerto per mancanza di qualità. Le conse-guenze di un incidente terribile in gara a320 km orari hanno costretto i medici adamputagli entrambe le gambe. Fine dellacarriera ed inizio del calvario tra interven-ti, protesi, incubi, ricordi, angosce, pauradel futuro. Per molti sarebbe stato l’iniziodel declino esistenziale, delle speranze,degli stimoli, insomma la fine, soprattuttoper uomini unici come i piloti che vivonosfidando lo spazio ed il tempo.

No, per lui non è stato così. Ho segui-to ogni sua intervista, ogni notizia, i suoiprogetti, i suoi traguardi, l’affetto che loha circondato e poi l’ultima sua appari-zione: non era da una corsia di una clini-ca specializzata, ma all’interno di unamonoposto con la quale ha voluto per-correre i 13 giri che mancavano per con-cludere quella sua ultima maledetta corsa.

Lo ha fatto tra l’altro con una media

oraria superiore ai 300 km orari. Sarebbearrivato quinto o sesto, non ricordo.Sceso dall’abitacolo ha guardato con isuoi occhi profondi e lucidi l’immensopubblico che lo incitava per poi abban-donare per sempre i circuiti.

Lui ce l’ha fatta ed ha vinto un desti-no crudele con una battaglia incredibil-mente dura ma vincente. Ha dimostratocertamente che traguardi ritenuti impossi-bili possono essere raggiunti con la forzadella volontà. Ho provato per lui un’in-contenibile ammirazione e specchiando-mi nella sua vicenda mi perdo pensandoa come avrei reagito trovandomi al suoposto. Si d’accordo è un uomo di succes-so, pieno di risorse economiche, di cono-scenze, ma credo che ciò non basti.Occorre qualcos’altro, di molto piùimportante; una forza interiore che vincetutto, soprattutto lo sconforto.

Quando la vita ci costringe brusca-mente a ritrovare giocoforza noi stessi,spesso non si è pronti e si spera negli

altri, nella fortuna o nelle casualità; ma lasperanza è illusione se non teniamo alle-nata la forza di reagire, cosa cheAlessandro evidentemente ha da vendere.Il suo caso forse è stato sottovalutato daimedia, impegnati sui campioni vincentidel momento che magari un giorno osan-nano e poi processano per un successomancato. Non credo che possa esisterevittoria più importante di quella raggiun-ta da Alessandro, sfidando il destino cheaveva condannato il suo futuro. Unagrande lezione di vita.

La speranza è un sogno fatto da sve-gli. (Aristotele)

p.s. Alcuni giorni dopo la pubblicazione diquesto articolo su www.ilquotidiano.it,Alessandro Zanardi è stato ricevuto dal Presidentedella Repubblica Ciampi ed insignito dell’altaonorificenza di Cavaliere della Repubblica. Forseho portato un pò della fortuna che uomini comelui meriterebbero.■

ZANARDI, UN GRAN PREMIO ALLA SUA VITADI ALBERTO PREMICI

F accio seguito a quanto scritto daAntonella Roncarolo in un suo

editoriale su www.ilquotidiano.it, checondivido in pieno. Il suo lecito risenti-mento verso una tv avvilente è anchequello della maggioranza, ne sonocerto.

Si attribuiscono interessanti risvoltisociologici a trasmissioni come “ilGrande Fratello”; il buon Costanzo, sem-pre corrucciato per dare un tono serio aisuoi strapagati salotti, ne approfittacome un avvoltoio e ci bombarda neldopo serata con le inutili interviste aiprotagonisti “della casa”, con il suppor-to di psicologi, scrittori, opinionisti del-l’ultim ora e presenze di dubbio gusto.

Alcuni giornali dedicano da mesiall’evento copertine ed articoli su comee dove vivono i protagonisti; internet faaltrettanto. Provo rabbia e paura. Rabbiaperché ricordo una tv seria e colta,almeno in alcune trasmissioni; paura peri condizionamenti che queste sciocchez-ze in diretta possono creare nei bambi-ni. A scuola “il Grande Fratello” è ormaiuna materia in più sulla quale parlare,così come delle diverse fiction che riem-piono le prime serate; su quest’ultimestendo un velo pietoso per qualità esoggetto che offrono. Molti bambini eragazzi scimmiottano i protagonisti,descrivendone anche momenti intimi.Niente di più diseducativo. Ciò che igrandi palinsesti offrono, nessuno esclu-

so, è solo la pietosa rappresentazione diuna società falsa, improbabile, lontana.

Scopo unico: audience e tornacontoin pubblicità. Aldo Grasso dice “è natala tv del riscatto” ? Se è bastata unaragazza comune, un po’ rozzetta, conuna storia difficile alle spalle per “riscat-tarla”, siamo proprio alla frutta. Se neconoscono talmente tante da garantireun futuro di impresari televisivi a moltidi noi.

Scherzi a parte, smettiamola conquesta ridicola farsa in cui tv pubblichee private sono di fatto trasformate inagenzie matrimoniali, occhi indiscreti divite private, trova amici, cerca parentilontani, tribunali civili e tribunali sporti-vi, carabinieri e medici a iosa, vetrineper aspiranti damigelle mute, real tvcruente ed altre banalità.

E quasi sempre tutto condito dapianto o rapida commozione dei pre-senti, tra una pubblicità e l’altra, con ivolti dei conduttori preoccupati, percontratto, di questo o quel caso. E piùsono credibili e più cresce il compenso.Insomma basta! Non vogliamo questa tv,soprattutto perché forviante per i piùpiccoli; la realtà delle cose viene violen-temente distorta da programmi e pub-blicità ingannevole; a noi poi il durocompito di spiegare ai nostri figli che èsolo finzione, che la vita poi ha altririsvolti, altre realtà, che la tv non è veri-tà e vita. E quello che più mi preoccupa

è che l’utente, pur pagando canoni oaltro, non può modificare questo statodi cose.

Le tv si giustificano sulla base di son-daggi la cui veridicità è impossibile daprovare. Sì, lo ripeto: la maggioranza dinoi è stufa e, quando può, usa un’armatemutissima, piena di tasti. Con il tele-comando ancora possiamo sceglierequalcosa di più intelligente o interessan-te aspettando che le cose cambino. “Iltempo è galantuomo... solo se andasseun pò più in fretta, sarebbe meglio pertutti”, ha detto recentemente Andreottiin occasione di una sua ennesima asso-luzione. Niente di più vero in certi casi.Speriamo che “Il grande fratello” diven-ti al più presto “grande nonno” e vadain pensione.■

GRANDE FRATELLO, PICCOLA TVDI ALBERTO PREMICI

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A CURA DI NADIA COLLETTA E KATIA ROSSI

…lingue straniere, letteratura, musi-ca, sono gli interessi che abbiamo incomune da moltissimo tempo. Ci piacel’idea di condividerli in parte con i let-tori dell’Ophis, attraverso questa nuovarubrica che abbiamo volutamente dedi-cato alla lingua inglese e perciò chia-mato E-corner (english corner). E’ unangolo dedicato ad un piccolo appro-fondimento, culturale e linguistico,attraverso la lettura di testi in inglese.Proporremo, di volta in volta, canzoni epoesie in lingua inglese con traduzionein italiano, affiancando una piccolanota informativa sui testi riportati. Cisarà inoltre, dulcis in fundo, una ridot-tissima sezione grammaticale in cuiritrovare alcune parole di uso comuneincontrate nella lettura. n.c.

In questo numero proponiamo unacanzone “Fragile” di Sting affiancata adalcuni versi tratti da “Macbeth” diShakespeare.

Fin dalla prima volta che lessi iltesto di Fragile, ebbi l’impressione diaver incontrato da qualche altra partequalcosa che avesse a che fare conl’immagine di un pugnale, del sangueche scorre e di un assassinio. Non tar-dai molto a ricordarmi che questaimmagine rappresenta il fulcro su cuiruota il Macbeth, una delle più affasci-nanti e senza dubbio più angosciantitragedie di Shakespeare.

Tuttavia, sebbene con immaginidiverse che spiegano la lontananza cro-nologica dei due artisti, in entrambi itesti, non è tanto sull’efferatezza del

gesto che gli autori si soffermano,quanto invece sulle sue conseguenze.Soprattutto, viene messo in evidenzaquanto l’uomo s’inganni nel momentoin cui pensa che la violenza che stacommettendo sia “la fine e il principiodi tutto” e che “la pioggia di domani nelaverà le tracce”. La violenza non siesaurisce mai nel momento stesso incui la si compie, bensì scatena unaserie di conseguenze che assumono laforma o di un’ulteriore violenza, o ditormento dell’animo. Solo davanti alleconseguenze della malvagità di noiuomini, ci riassale la consapevolezza di“quanto siamo fragili” e che “le nostrelezioni di sangue, una volta impartite,subito ricadono su di noi”. k.r.

Contenuta nel magnifico album di Sting “…Nothing but the sun” del 1987, questa canzone è diventata nel tempo unimportante inno contro la guerra e contro qualsiasi forma di violenza, di cui ne sottolinea la troppo evidente inutilità. Perquesto motivo è stata utilizzata in alcuni spot di sensibilizzazione sociale dopo l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001.

CORNER

Fragile (Sting) If blood will flow when flesh and steel are oneDrying in the colour of the evening sunTomorrow’s rain will wash the stains awayBut something in our minds will always stay

Perhaps this final act was meantTo clinch a lifetime’s argumentThat nothing comes from violence And nothing ever couldFor all those born beneath an angry starLest we forget how fragile we are

On and on the rain will fallLike tears from a star like tears from a star On and on the rain will sayHow fragile we are how fragile we are

On and on the rain will fallLike tears from a star like tears from a star On and on the rain will sayHow fragile we are how fragile we are

Fragile Se scorresse sangue quando la carne e l’acciaio sono una cosasolaE asciugandosi diventasse del colore del tramontoLa pioggia di domani ne laverà le tracceMa nella nostra mente qualcosa rimarrà sempreForse questo atto finale aveva lo scopo Di porre fine ad una discussione che dura da troppo tempoCioè che con la violenza non si ottiene nulla E nulla avrebbero ottenutoTutti coloro che sono nati nel segno della violenzaAffinché non dimentichiamo quanto siamo fragili

La pioggia continuerà a cadereCome lacrime da una stellaLa pioggia continuerà a dirciQuanto siamo fragili, quanto siamo fragili

La pioggia continuerà a cadereCome lacrime da una stellaLa pioggia continuerà a dirciQuanto siamo fragili, quanto siamo fragili

from Macbeth (act I – scene VII)If it were done, when ‘tis done, then ‘twere wellIt were done quickly: if th’ assassinationCould trammel up the consequence, and catchWith his surcease success; that but this blow Might be the be-all and the end-all – here,But here, upon this bank and shoal of time,We’d jump the life to come. – But in these cases,We still have judgment here; that we but teach Bloody instructions, which, being taught, returnTo plague th’ inventor: this even-handed Justice Commends th’ ingredience of our poison’d chaliceTo our own lips.

da Macbeth Se tutto finisse una volta fatto, allora sarebbe beneChe fosse fatto subito. Se l’assassinio potesseTrattener nella sua rete le conseguenze e con la morte Di Duncan trionfare, così che il colpo inferto Fosse qui il principio e la fine di tutto, Qui, solo qui, su questa riva e secca del tempo,Saremmo pronti ad arrischiare la vita eterna.Ma per azioni come queste siamo condannati anche qui,Perché le nostre lezioni di sangue, una volta impartite,Subito ricadono su di noi: la giustizia imparzialeOffre alle nostre stesse labbra il calice che abbiamo Avvelenato.

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“Macbeth” appartiene al gruppo delle grandi tragedie di Shakespeare insieme a “Amleto”, “Otello” e “King Lear”, ed èstata definita “la più matura visione del male” offertaci dallo scrittore inglese. Queste tragedie hanno tutte una stessa situa-zione centrale: rappresentano la caduta dell’eroe causata da un suo terribile difetto. In Macbeth, il difetto è l’insaziabile ambi-zione di diventare re, che lo conduce a commettere orrendi delitti. Da qui, la dannazione della sua anima. Tuttavia, que-st’opera non è solo il dramma della coscienza individuale; le conseguenze del suo atto investono l’intero ordine sociale, sov-vertendone tutti i valori e spalancando le porte al caos a all’anarchia.

to flow: ‘fluire’, ‘scorrere’. Come verbotransitivo assume il significato di ‘inon-dare’.will: ausiliare per la formazione delfuturo semplice. Come sostantivo signi-fica ‘volontà’, ‘volere’. Esiste anche ilverbo ‘to will’ che vuol dire ‘volere’,‘decretare’ (poco usato nel linguaggioinformale) meant: part. pass. verbo to mean. Nelsuo significato più diffuso questo verbovuol dire ‘significare’, ‘voler dire’. Qui,assume il significato di ‘designare’,‘destinare’.drying: gerundio del verbo to dry

to come: nel suo significato più diffuso,vuol dire ‘venire’, ‘arrivare’. Tuttavia sene fa un ampissimo uso come verbocomposto, seguito da preposizioni: es.‘to come about’ = accadere, succedere;‘to come back’ = ritornare.could: in questo caso, pur essendo ilpassato del verbo modale can, si tradu-ce con il congiuntivo imperfetto.Questo perché, non possedendo ilmodo congiuntivo, la lingua inglese loforma utilizzando il passato. Es.: “Se tufossi” = “If you were”born: part. pass. verbo to bear; e vuoldire ‘nato’, ‘generato’. Per quanto

riguarda questo termine è importantericordare che mentre in italiano si dice“Io sono nato”, in inglese si dice “I wasborn”, si utilizza, quindi, il passato delverbo “essere”.To fall: cadere. Come sostantivo =caduta, cascata (anche waterfall)done: part. pass del verbo to do esignifica ‘fatto’, ‘compiuto’catch: to catch = prendere, afferrarejump: saltare, in questo caso ‘saltare lavita’ vuol dire ‘rischiare la vita…’.teach: ‘insegnare’, da cui deriva ‘tea-cher’, insegnante.■

CURIOSITÀ OFFIDANE

Alcune immagini antiche

La tramviaPiazza XX Settembre – Palazzo Michelangeli già Palmucci

L’incidente (zona ex fornace) Un’antica sagra dell’uva

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Le nostre case sono lo specchio dinoi stessi; ci assomigliano per

quanto noi, con la nostra vita quotidia-na, le nostre scelte, i nostri gusti ne pla-smiamo il carattere e l’immagine. Altre,sono magari fredde imitazioni dellamoda di un momento, dell’estro di que-sto o quell’architetto o arredatore.

Ve ne sono alcune che, tramandatedi generazione in generazione portano ilricordo di una intera famiglia; e spessomolte case appartenute ad una stessafamiglia si assomigliano un po’ tutte perquel carattere, magari marginale, cheprepotentemente si pone come prima,forte, impressione. Tutte hanno comun-que una loro storia da raccontarci.

Quello del quale sto per parlare èda tempo proprietà pubblica ma unangolo del giardino, con una casettacon annessa serra, da cui il nome diAranciera, ancora è di proprietà e rien-tra nel numero di quegli edifici deca-denti tenuti così quasi apposta per reci-tare nell’entrarvi la celebre poesia diPascoli:

…Dopo dieci anni, dieci tutti interi,Breùs, il cavalier de’ cavalieri,sostò pensoso avanti quel castello.Era fradicio e rotto il ponticello.Entrò pensoso nella corte antica:c’era tant’erba, c’era tanta ortica.Il rovo vi crescea come una siepe,e la muraglia piena era di crepe.L’edera avea la muraglia invasa:l’erba invadea la soglia della casa.…1

Il grande edificio che s’intravede traun ramo di mortella ed una cupa fila dicipressi oltre un vasto ripiano a giardi-no è la casa un tempo abitata dallafamiglia Micheli di cui ricorrono que-st’anno i due secoli dall’acquisto.

Appartenuto a Valerio Pallotta,Canonico della Collegiata dal di S.

Maria della Rocca di Offida è da questidestinato con testamento del 9 novem-bre 1795 ai suoi nipoti Achille eGiovanni figli di Camillo Vitali.

Gli eredi lo vendono per 925 scudid’argento al Nobil Uomo GiovanniFrancesco Micheli con atto del notaioGuidobaldo Telli redatto il 3 gennaio1803.

Questi i dati anagrafici dai quali ini-zia questa storia.

Il nuovo proprietario, dottore inMatematica e Filosofia, sposo diEurosia Corsi patrizia ripana oltre cheuomo di rara cultura fu anche padre dinumerosissima prole e per tale motivodecise di ampliare e alzare di un pianol’edificio.

L’incarico fu assegnato all’onnipre-sente Architetto Pietro Maggi, alloraimpegnato nella progettazione delpalazzo Fazi, oggi della Cassa diRisparmio in piazza del Popolo.

Il proget-to, o meglioun canovac-cio libera-mente inter-pretato nellarealizzazionedi esso èstato gelosa-mente custo-dito persecoli dallafamiglia e, aconclusionedi questoarticolo nepresento latavola, accu-r a t a m e n t eacquerellatanell’originale,relativa allafacciata.

Razionale la disposizione e destina-zione degli ambienti; al piano terrenoingresso, magazzini, sala da pranzo e lacucina munita di ogni comfort (per l’e-poca) con fornelli a carbone, acquaioper lavare le stoviglie, luogo per tenerele brocche dell’acqua potabile e annessoambientino detto “stufa” per fare il pane.Solo verso il giardino posteriore, uno deipiù vasti di Offida, trovano posto duecamere da letto con ampia anticamera.

Al piano nobile le camere di rap-presentanza, attorno alla sala, alcunecamere da letto con studioli e guarda-roba studiosamente ricavati dalla rego-larizzazione delle camere. Una scalettasecondaria (presente anche nel palazzoFazi) ed un gabinetto comune al pianosono ricavati sul passetto sopra l’attua-le vicolo Hiroschima. Il secondo pianoè interamente occupato da camere daletto per la numerosa figliolanza…

(continua)■

Nella chiesa del convento di S.Marco è posto un quadro dipin-

to nel 1742 dal pittore mantovanoNicola Pannozzi. Esso ha nella partesuperiore la Madonna Addolorataavvolta in un manto turchino che pregarivolta al cielo. Le fanno corona, adestra la bella figura dell’evangelista S.Marco e, a sinistra in basso inginoc-chiato S. Benedetto da Norcia, che

volge il suo viso triste oltre la chiesa.Sotto le sembianze di S. Benedetto sicelerebbe (secondo don Amedeo diMatteo) la figura di Padre SalvatoreBernardi, nato in Offida l’8 giugno 1608e trucidato in Albania, ove era missio-nario nel 1644. Lo sguardo sarebberivolto verso la casa paterna che eraposta davanti al convento. Il Pannozzi,che non poté conoscere padre

Salvatore, ridipinse forse un quadro piùantico che lo raffigurava (GuglielmoAllevi). Per tale motivo il dipintodovrebbe essere oggetto di un piùattento studio. La figura fu ripresa, poi,nella prima metà dell’ottocento dalnipote il pittore Giuseppe Bernardi chela ritrasse, insieme al beato Corrado,nell’affresco di mezzo sulla volta dellaNuova chiesa Collegiata in Offida. ■

STORIA DI UN PALAZZODI MARIO VANNICOLA

1 Breùs in Traduzioni e riduzioni di Giovanni Pascoli raccolte e riordinate da Maria Bologna Nicola Zanichelli 1929 p. 163

Stralcio del progetto di Pietro Maggi (1803 ca.)

DOVE GUARDA?DI VITALE TRAVAGLINI

segue “CURIOSITÀ OFFIDANE”

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FOLKLORE OFFIDANO

Proseguiamo la pubblicazione degliarticoli di Michele Angelini, editi per laprima volta a Palermo nell’Archivio perle Tradizioni Popolari Italiane nell’ulti-mo decennio dell’800, con le prime duelettere inviate al direttore di quella rivi-sta; il Prof. G. Pitrè.

Con queste inizia un ventennalescambio di corrispondenza, opuscoli,consigli tra i due presto ampliata adaltri studiosi piceni quali Mannocchi,Branca e Piacentini Rinaldi tutti interes-sati alla raccolta, analisi e presentazio-ne al pubblico – non solo locale – degliusi, tradizioni, dialetto e costumanze diquesto fino ad allora dimenticatolembo dell’Italia.

Valeria Tozzi e Mario Vannicola

FESTE PICENE: I - Di alcuni usi e

tradizioni picene - lettera G. PITRÈChiarissimo Signore,Avendo avuto fra mano parecchi

volumi dell’Archivio per le tradizionipopolari, leggendoli m’avveniva facil-mente di far raffronti coi costumi delmio paese, e m’è venuta la convinzioneche anche qui si potrebbe raccogliereun po’ di utile materiale per i suoi studitradizionali.

Siamo qui nel Piceno.Quest’estremo lembo della regione chei geografi chiamano Marche, qui sulconfine dell’ex regno di Napoli, non siconfonde con le Marche vere né perdialetto, né per l’intima essenza dellecostumanze. Gli ultimi studi paleoetno-logici hanno provato che il Piceno eraantica colonia pelasgica: e questo forsepuò spiegare qualche cosa. Nelle vallidel Tronto, del Tesino ed in parte diquella dell’Aso e nelle colline preap-penniniche che sovrastano quelle valli,sono sicuro debbano esservi fonti utiliin qualche maniera al folk-lore italianoper un non so che di speciale che nelleabitudini, nel dialetto, nei pregiudizi enelle feste si scorge anche da un osser-vatore superficiale.

Per ora, non posso che accennarlesoltanto in parte a quel che si potrebbetrovare in questi luoghi e specialmenteal mio paese natale (Offida). Voglia, secrede, leggere queste cosucce e dirme-ne cosa ne pensa. Il male si è, che quimancano libri per poter far raffronti,ma in compenso avrei molta buonavolontà.

Ho trovato anche qui le canzoni diDonna Cecilia, delle Tre Sorelle e dellaDonna Lombarda, però non credo ci

siano varianti d’importanza.Il nostro dialetto, misto d’abruzzese,

di romano e di marchigiano, ha peròun fondo suo ben distinto. Abbiamo tresorta di e, la (e) muta, la (è) larga e la(é) stretta. Per le brevi citazioni mieseguirò l’ortografia francese. La canzo-netta del Pequerà magna recotta c’èanche qui e credo anch’io col Castellaniche il nostro contadino l’abbia appresodall’abruzzese, quando tutti e due emi-grarono nella Campagna Romana.Difatti nelle Marche il contadino pasto-re non esiste.

Abbiamo la canzonetta della ragaz-za che vuol marito dalla madre, sulgenere della siciliana e che credo d’im-portazione abruzzese perché suonacosì:

E’ la lune mèzze è lu mareMamma mié mariteme tuFiglia mié chi t’agge a dare, ecc.

E da noi in dialetto non si dice aggeper debbo, ma ajeAbbiamo lo stornello p.e.:Tutte me dice che l’amore è péneDillu m’ può Mariucce che l’à pruoveChe s’è redatte a file de cannule

Ma abbiamo anche quest’altra formadi canto campagnuolo:A la viole!Remitte lu capritte che vo’ piove!A la serene!Tra trunte e Castella quann’acquamene!

Questa a che forma di poesia corri-sponde?

Forse vale qualche cosa questocanto che i bambini indirizzano allelucciole in maggio:

Luccela pénte calla, callaMitte la sélle e lu cavalleLu cavalle è de lu réLuccela pénte vié che mé

Che non sia una trasformazione delleinvocazioni a quello scarabeo rosso, lacoccinella, vacchina di Dio; invocazioniche di sicuro ci sarà nelle nostre campa-gne, ma che io non conosco?

le cinque dita della mano si chiama-no così cominciando dal mignolo: Ditedetille, fiore d’anèlle, maggiore detutte, licche callare, e ‘ccide peducchie.

Oppure cominciando dal pollicefanno fare alle dita questo discorsettoche credo importato dalla Toscana o

dall’Umbria: Babbe ò fame – Nun c’èpane – Come faréme – Rubéréme –Nicche, nicche, chi rubbe s’empic-che!…

Dimostrazione di lutto anche inpiena estate è per i nostri contadiniportare il mantello. Lo portano unmese, o tre, o sei, secondo il grado diparentela del defunto e questo costumevogliono, e credo con ragione, farlorimontare agli antichi riti pelasgici.

Un costume tutto speciale del miopaese l’ultima sera di carnevale sono: livelurde (da bagordi?).

Ecco in poche parole cosa sono:Tutti gli uomini, vestono un lungo

camiciotto (guazzarò) che i nostri con-tadini portano nei lavori campestri,mettono in testa un cappello di paglia,prendono una boraccia di vino e sul-l’imbrunire mezzo brilli accendono luvelurde.

Questo è un enorme torcia a ventofatta di paglia e di canne, lunga 4 o 5 m.,della circonferenza di m. 0.30: l’accen-dono ad un capo, se la caricano sullespalle e così percorrono a gruppi le viee le piazze urlando e bevendo, mentrele donne se la spassano coi moccoletti.Lo spettacolo di quest’orgia notturnacosì stranamente illuminata è bello.

E potrei parlarle di altro ancora,specialmente di certe danze tradiziona-li che si fanno nelle feste di Pasqua; mal’avrò già annoiato abbastanza.

Mi perdoni il disturbo che le arreco,accetti la buona volontà e mi credasempre

Di LeiOffida 27 settembre 1890Dev.mo

MICHELE ANGELINI(estratto dall’Archivio per le

tradizioni popolari Vol.X – Palermo Carlo Clausen)

II - FOLKLORE NELL’AGRICOLTURANotizie dei comuni di Offida e

Rotella e dintorni(Prov. di Ascoli Piceno)

4° La domenica delle Palme collocanoin mezzo ai campi di grano una crocedi canna con due ramoscelli d’olivo,uno benedetto il dì di S. Pietro martire(29 aprile) e l’altro il giorno dellePalme. Ci mettono pure un pezzettinodi candela benedetta il dì dellaCandelora.Il giorno che segue il dì dei morti nonè favorevole per la semina.La luna ha influenza in tutte le semine,in tutte le piantagioni, in tutte le raccol-

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PICCOLO DIZIONARIO OFFIDANO

te, credo persino sul bucato; ma non homai inteso dire che abbia influenza sullasemina del grano o sulla mietitura.Il santo portato in processione perchéprotegga la semina è S. Vincenzo.Alla semina si mischia la calce viva eciò è sana pratica agricola e quando ilpaniere è riempito in seminatore ci fasopra il segno della croce.Il lino si semina a luna crescente.5° Nessun pregiudizio, che io sappia,esiste contro le bestie nocive ai campi.– Si chiama il prete a farle maledire.7° Finita la mietitura si fa un mazzo incui ci sono tante spighe di grano quan-ti sono i covoni del campo e si portanoal padrone.Bellissima festa è in certi siti la festadelle traglie (tregge) due domenicheprima della Madonna di Mezz’agosto. Siporta in omaggio a Maria tregge cariche

di spighe e canestri ripieni di grano. –Venuta l’epoca, andrò ad osservarla e ladescriverò. E’ la festa delle messi di cuiai n. 13 e 14.8° C’è lu spaviènte, fantoccio pressochéinforme messo per spaventare gliuccelli chè non scendano a beccare sulseminato.Si beve il vino pepato, che è vin cotto,fatto ribollire ancora insieme a pepe egarofano. Serve a dar energia ai mieti-tori oppressi dal caldo.19° Il grano quando ondeggia si dice: Ilgrano va via.20° Ai bimbi si dice appunto: N’ ce j,che ce sta lu lupe.21° Se le spighe sono pesanti ed il fru-mento è alto, si dice che c’è passata laMadonna.22° La massaia lascia sempre infondoalla madia un pizzico di farina, edanche nei magazzini è cattivo augurionon lasciar qualche acino di frumento.28° Le nuvole disposte come a fiocchidi bambagia o di lana si chiamano apecorella e si dice: lu tièmpe a peque-relle, lu piove a pesciarèlle, oppure afrecarelle. Il sole quando tramonta die-tro un grosso cumolo di nubi, s’ insac-ca ed è segno di pioggia. – Quandograndina si sparano i fucili, si accendo-no in casa le candele della Candelora esi buttano sul fuoco le foglie di olivabenedetta.30° Alla mietitura e alla trebbiatura simangiano il capo gallo ed il capo tac-chino, cioè il gallo ed il tacchino chehanno servito per la fecondazione.

Notizie dell’Alta Maurienne(Savoie)

(Cantone di Modane)

3° e 4° Gli uomini mietono, le donnelegano i fasci. Niente croce nei campi.Nel Sabato Santo si seminano gli orti. Perla segala non ci si guarda ma per gli ortie le patate la semina si fa col plenilunio.13° e 14° A Villarudin per S. Caterina leragazze portavano il grano alla santa.20° e 21° Si fa paura ai ragazzi l’estatein montagna dicendo: il lupo è nei prati, o più spesso: la Kroquemitèn (laKornmutter) è nel prato. DellaKroquemitèn si parla anche ai bambiniin cuna per farli star cheti.27° S. Giovanni è giorno di semine,dell’insalata soprattutto: nella sera sifanno dei falò nelle cime delle rocce. –La notte di Natale i vecchi andavano acontare le stelle, ma i giovani non nesanno il perché. – A S. Agata fannobenedire il sale e pane e si preservacon ciò la casa dall’incendio.

Michele Angelini

NOTA: nel vol VIII p. 193 dell’Archiviofu pubblicata una “Enquete sur le Folk-lore de l’agricolture” già stata scrittaalcuni anni sono dal dotto mitologotedesco W. Mannhardt. Siffatta“Enquete” risultava di 34 quesiti. – Varistudiosi hanno risposto a quelledomande: e noi cominciamo fin da oraa pubblicare le risposte, lieti che ilnostro appello abbia trovato eco pressoi nostri amici e collaboratori. A questedel sig. Angelici seguiranno le rispostedi una egregia donna, la signora MariaFerrante Mazzocchi, del prof. GiuseppeFerraro e di altri.

G. Pitrè(estratto dall’Archivio per le tradizioni popolari

– Palermo Carlo Clausen)

I vocaboli seguenti furono raccolti daMichele Angelini a partire dal 1887 conl’intento di realizzare un dizionariettodel dialetto offidano rimasto purtroppoincompiuto. L’ortografia segue il princi-pio scelto dallo stesso autore nella lette-ra al Pitrè Di alcuni usi e tradizioni pice-ne pubblicata su questo stesso numerodi Ophys. Si presenta alla curiosità deglioffidani e all’attenzione degli studiosidella lingua con la proposta di appro-fondire insieme questo interessanteaspetto della nostra cultura.

Mario Vannicola(Archivio Micheli Angelini e Vannicola

busta 20.a fasc. 24)

a’ balle = a valle; jo’ balle = laggiù inbasso, sempre riferentesi a tereno – a

Fiuggi: “de la parte d’aballe”– es.Mittete le ma jo’ pé lu piétte à balle =(figurato) fa l’esame di coscienza; badaai casi tuoiaccia = (s.f.) filo di lino o di canapa,cioè filo nostrale (vedi Petrocchi) – tes-suto di accia e cuetone = misto di linoo canapa e cotoneaccòrie = (v.a.) accudire – dar da man-giare ai bambiniaddocchiare = visita personale perricerca sulla personaallésse = (sostantivo) carne lessataalluòche = in nessun luogoappeccià = (v.) accendere – in tutti icasiappiegà = mescolarearruste = (sostantivo) arrostobardasce = (s.m.) adolescente – staandando in disuso (sentito anche a

Narni da un contadino)bbjà = (v.a.) incominciarebboccà o boccà = entrare – in tutti isensi ed in tutte le coniugazionibbozzare = abbozzare – aver pazien-za, ringoiare (vedi Petrocchi)bbtrà = (v.a.) avvolgerecàccenitte = cagnolinocarosà = (v.s.) tosare – tanto per gliuomini che per le bestiecaròse = tosatura – per uominicatellitte = saliscendicaze = pantaloni – (plurale)cazitte = calze, calzetti – (pl. m.)cebèle, ‘nu cebèle = (s.m.) un granbaccano - dai riti di culto della deaCibele?cecanìbbie = ginepro - nel medioTesino Cfr. jenìbelecechenille-ella = piccolo-a - (Offida)

Antesignani del nuovo agriturismo: villeggiatura della famiglia Micheli presso

un loro casino di campagna (1910).

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vedi cenenne e cincocellitte = uccelletto, piccolo bambinocenenne, cenenna = piccolo, piccola –(Capradosso) vedi cechenilleceresciàre = ciliegiaio – mese diGiugno (usato come sostantivo, noncome aggettivo) Lu facce a ceresciàre =lo faccio in Giugnocettille = ciottolino – al plurale, nomedi un gioco fatto con quattro ciottolinichechì = (s.m.) chichì – focaccia pove-ra di farina, acqua e salechquencià = (v.a.) acconciare – percondire vivande o per assestare unaveste od una personaciambèlle, ciavatte = ciabatte, pianellecica, j a cica = andare pianocice; cice, fuet-cice = - canto-accom-pagno ballando il saltarello, battendo lemani a tempo, o non battendole.ciche = poco – e ciche, ciche = a pocoa poco; piano piano.ciemmà e reciemmà = rotolare, roto-larsi - in tutti i sensi: di sacchi, di per-sone, di animali.cifere-a = diavolo-a – nel senso mora-le; corruzione di Luciferociuco = piccolo – vedi cechenilleconche = conca - vaso di rame a largabocca per tenervi l’acquacottìo-a = operoso-a – vedi scottiàtocresce, cresce! = cresca, cresca. – Votoche si fa specialmente per i bambini,pel bestiame giovane, per le messi inerba, ecc. al che si risponde in ricam-bio: crescete lu bé = cresca il bene perte che così gentilmente mi fai l’augurio.crevellicce o scerneture = crivellocrocinara = (s.f.) inizio dell’impalcatu-ra degli albericuentènne = sgridaredaéne, edaéne = da tanto tempoddàrsene = accorgersenedefelate = (?) – vedi Picenum 1910fasc. I vedi filodeju = digiunodelì = doleredepanature = dipanatoio, arcolaio – nonabbiamo più invece il verbo dipanareè da éne = da tanto tempoècch = quiedaéne = vedi daéneéllésse = (participio) lessatoepposte = appostaerruste = (participio) arrostitoesse = lì – vicino a chi ascoltafandille-elle = giovinetto-aferseritte = padellinofersòra = padellaffiarà = affiarare, bruciare leggermen-te, affiammarefiarà = fiarare - slanciarsi, proprio delvane che vuol morderefiera = baccano - anche in romanesco(Sindici)file (fa lu) = un liquido che scorre in

filo sottilissimofilo (de) = - vedi Picenum 1910 fasc.Ifitt = fermo – statte fitt – statti fermoframiche = briciolafrascariglie = minestra – molto comu-ne consistente in pasta di farina digrano sframecate in pallottolinefrechi o friche = bambinofùme (lu) = il fumo – la tassa focatica(l’effetto… per la causa)génte = gente – però sull’Ascenzionesempre al plurale es. li géntegnedì = ogni giornogne noccia! = non gli nuoccia –Intercalare che segue ad ogni espres-sione elogiativa: che bielle frechì, gnenoccia!; che bella stalla, gne noccia!Ecc. E’ la conseguenza del pregiudizioceh davanti ad ogni cosa ben riescitapossa con l’ammirazione sorgere l’invi-dia; per stornar questa si aggiungesubito il voto che l’ammirazione nondebba portare del male.guaìme = secondo fieno – vediPetrocchiguazzarò = - camiciotto ruvido di cana-pa già usato dai contadini nei lavori cam-pestri e portato in Offida il giorno diCarnevale, nell’orgia notturna dei velur-dei’ = ire, andareienible = ginepro – (montedell’Ascensione) vedi cecanìbbej = andarejà = sta – 3 persona presente del verbostarejà =, giace, dorme - 3 persona presen-te del verbo giacerejebitte = giacca da donna o da bambinomolto piccolo ancora con vesti femmini-lijéme = andiamo - Oggi il giovane bifol-co non dice più ai buoi: jéme, ma andia-mojenore = (m.) genere, speciejìne (da) = da tempo; è da jìne = è damolto tempojò = laggiù – anche jò basse e su montejo’ balle = vedi a’ ballejubba = giacca da uomo - campagnala = (art. f. sing.) lalapì = caldaio da cucinalemana = (s.f.) animale, bestia qualsia-si – si usa anche in senso figurato, inquesto caso con qualche cosa di ripu-gnantelemara = bestialénnera = (pl.e) rondine, rondiniléra = (s.f.) fango – deposito argillosodei torrentili = (art. m. ed anche f. plur.) gli, le –es: Li fémmene (Ascenzione)lleccià, o lluccià = (v.a.) far lumelòche = loco – cfr. trecentisti = es. FraIacopone “vita in prigione” v. 5 lì, in

quel luogo, colà, la – lontano da chiparla e da chi sacoltalu = (art. m. sing.) il, lolupo manaro = a – vedi Petrocchi eappunti mieimacecona = (f.) giovanetta grassa egrossamanié = manieramaniera = ramaiolo, mestolo perattingere acquamaniére = recipiente di rame a formadi cucchiaino per prender l’acqua daun recipientemantemà = antemane, questa mattinamazzemariélle = (s.) spiritellombonne = (v.a.) bagnarembossa = bagnatambracchià = (v.a.) imbrattarembusso = bagnatomenà = bastonare, condurre – valeanche condurre, quasi sempre peròquando v’è annessa un’idea di posses-so: menà la sposa, il giorno che la siconduce a casa dello sposo; menà lavetella a lu compratore…menecille = (agg.) morbido – femm.menecéllamerangola = cetriolommoccò = un pò – (offida) vedi nuccòmò = adesso; mò proprie = adessoproprio = nella campagna romana, inCiociariamoneche = monaca – recipiente diterra cotta per tenervi la bracempégne = invece di … – fa mpéngne= fingere di …mulo = nato illegittimo – è italiano(Giusti)mutt = motto, parola – rimasto solonella frase ne m’è fatte mutt = non miha salutato, neppure una parolamutte = (s.m.) motto, parola - è rima-sto in uso soltanto nel significato disaluto fa mutte = far motto, salutarenda (‘nda) = comenda è (‘nda è) = come èndocche = (f.) broda densa moltonduocche = (m.) rintocconéttature = asciugamani – nella cam-pagnanferà (‘nferà) = (v.a.) infilare – maanche piantare un chiodo, un paletto…ngrèccio = (agg.) a mezza cotturaniè = niente – (Capradosso)nngrellà = alzare il grilletto (cane) delfucilenuccò = piccola quantità, assaggio –(capradosso) vedi mmoccònzaccà (‘nzaccà) = mettere dentro –anche se non si tratta di sacco (in cesta,nella cassa, ecc,…)nzegna (‘nzegna) = piccola quantità,assaggio – (Venarotta)pagliaruolo = corbello fatto di pagliapannèlle = sfoglia di pastaparare = (v.) pascolare pecore, tacchi-

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ni, ecc.peccià = prendere per mano una per-sona, dar fuoco, accenderepecciannara = (s.f.) pettegola di stra-da – (Offida)pèdeca = (s.f.) orma di piede umano odi animalepèdecarela = (s.f.) sentiero di campa-gna per soli pedonipelì = pulire – a Capradosso nettàpenciàra = (s.f.) casa costruita di argil-la e paglia e coperta di tegoli, o paglia– molto comune nelle nostre campagnefino a verso il 1880. Nella valle delTronto è detta “pagliara” e da qui ilnome di Pagliare alla frazione delcomune di Colli del Tronto.pescolla = pozzanghera – anche aFano ed a Belmonte Piceno (RivistaMarchigiana Illustrata 1907 p. 366)petàccio = erba bassa a foglie grasse,simili un po’ a pampani di viti che vivenei siti freschi di collina e di montagnadelle Marche cf. Petacciuola inPetrocchipetésse = potessipievìcceca = gocciola di pioggiapisciarello = fontanella di campagna –asciutta nei mesi estivipiuto = (agg.) lento al lavoropoté = potere – in quasi tutti i signifi-cati, anche quello di reggere un caricopotèsse = può essereppiecàe = unire – vedi appiegareprebbènna = prebenda - della quarta –cioè litri 8 - (misura di capacità dicereali, biadi, ecc.) è uguale a coppo.Vien forse dalla provenda o praebendalatina e medievale, mercede o sussidiodi mercede dei lavoratori rurali?Certamente questi grani e legumi dove-vano essere misurati e quella piccolamisura è rimasta almeno nel nome finoa noi. Vedi Luzzatto: I servi… p. 94. Lamisura è fatta in legno a tronco dicono. La parte superiore più ristretta èpiù alta è la prebenda o coppo, la infe-riore bassa è larga corrisponde a mezzaprebenda.prème = (v.a.) interessare – è ancheitaliano. Una costruzione curiosa: Mene ‘mprème = non me ne importapremoteche = (agg.) precoce – deifrutti, delle bestie e per scherzo anchedelle donnepréte = sacerdote – attrezzo di legnoda scaldare il lettopuètu = (agg.) poeta - un misto fra ilsuperbo ed il “paino” romano. Evidentecorruzione di “poeta” (sic transit…)puovere, poveritte = poveroquecciole = chiocciola – in Ascoliciammaricaquercià = (v.a.) cernere, querciature(m.) = chi cencia ed il crivello dipaglia; querciatura (f.) = il sotto pro-

dotto vedi chquenciàquercià o concià = (v.a.) accorciare –accorciare una veste, fare rivolto aipantaloni; ma soprattutto ripiegare lagonna in alto, od il grembiule; in mododi fare una specie di grande saccocciaracìme = grappolo – di uva, vedianche schianteradascià = (v.a.) rassestare, riordinarela casa, l’aia, la stallaramaruole = mestolo – piccola manié-re generalmente di lattarappezzà = (v.a.) raccogliere, nonfare andare disperso, come rimettere inprezzo, in valore, cose abbandonate edi apparente nessun conto.rebeterà = (v.) avvolgere, involtarereciemmà = vedi Ciemmàregnecà = brontolareretrécene = (n.m.) macchina motrice apala dei molini ad acqua – toscanoRitrècine. Vedi Petrocchi e fucini; leveglie di Neri = “Fiorella”retrescià = (v.) rigirarsi vedi tresciàrezurlà = (v.) giocare, verri, saltellare,rincorrersi, che fanno i bambini, le gio-vani, i gattili, gli agnelli, i vitelli… i vec-chi che ringalluzziscono vedi Petrocchirregnà = rissare – si dice anche peicani, pei gatti che si azzuffanorregnasse = (v.) far rissarrfìte = (a.) arruffato – si dice dei capel-li, ma si dice anche in senso figurato dipersona in istato di forte sovraeccitazionerrlevà = prendere le bastonaterumà = ruminaresacciete munde = ne so molto io!satollà = (v.a.) saziaresatulle = satollo, sazio – es. D. PèppeSatulle = D. Giuseppe Ser Giacomischianto = parte del grappolo dell’uvaschifo = (s.m.) vassoio rettangolared’un sol pezzo di legno incavato permondare il grano a mano, per asciuga-re conserve, ecc. – vedi Petrocchisciaguèrta = (a.m.) persona trascuratae disordinata, c’è anche il nome scia-guertagginesciaguerta = donna trasandata nelleabitudini- a Terni: sciuerta (Coen p. 27)sciamannà = (v.) disordinare – vediPetrocchi sciambratosciambà = (v.r.) sciambete, vatte asciambà = levarsi d’attornosciàmbete = levati d’attorno, non seccaresciambrecò = (s.m.) disordinatoscieccamà = asciugamani - aCapradosso nettaturesciuccamà = asciugamaniscottiàte-a = (agg.) pigro, fannullonescrèlla = scheggia – di pane, di legno,di pietrascrellò = burrone di pietra marna, o diargilla compattasebènche = sebbenchéselagna = terreno solatìo

sembènche = se abbenché, nonostan-te, anche sesèmpe = sempresentite = (agg.) intelligente, svelto –specialmente per i bambini ed i giova-niserecà = (verbo) sfregare – special-mente dei panni quando si lavanosframecà = ridurre in briciole, sbricio-laresinn = (s.m.) senno; fà ssin = agisci consenno, ascolta I consigli di personeassennatesmagarrì = perdersi d’animo – vediPetrocchismerlétte = nottolasorce = sorcio – plur. surce – (Offida)sorghe = sorcio; (f.) sorga; plur. sorghe(ascenzione)sorto = (agg.) spesso – si dice di unafrittata, di una pizza, di un orlo…sparnecetà = (v.) sbadigliarespeccecate = perfetto – semeglianzaspecciecata; semare specciecate (asinoper ignoranza)squerita = disgraziata – povera mésequénte / senza pà, senza marìte /Senza pà ce se sta bè, / Senza marìtepovera mè.squertà = (v.) finire, cessarestagnate = caldaia di rame stagnatostagnature (m.) o stagnatore (f.) = cal-daio – a Capradosso lapìstenneture = matterello, bastone perstendere in foglia la pastasterza = (s.f.) carro da buoi – allunga-to per grossi carichi, con l’aggiuntadello sterzo che chiamano: …stracche = stancostrebbà = (v. riflesso) dispiacersi,inquietare, disturbare nello spiritosuve = saliretaccù, tacqueniegli = tagliatelle – fattecon farina di grano, mescolata ad altrefarine di minor valore (granturco, fava,orzo, veccia, segala, ecc.)tégne = (v.a.) tingeretené ‘mènte = guardare attentamente –vedi Petrocchi p. 200termenit = il bambino che comincia astar diritto, come un termine nei campi- dim. di termine (Venarotta)tièlla = padellinotigna, tignoso = testardaggine, testardo– in Val di Fiora (Toscana) ci sono stor-nelli tignosi, di dispetto e testardagginetotere = (m.) tutulo del granturco –alto Tesinotozze = (f.) tutulo del grnaturco –medio Tesinotrecare, trecate = durare, duratotrescià = girare, - Trescià lu fuse: grareil fusotréspece = trespoli del lettotricare = durare, trica puoche; troppeè trecate

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triscete = girati, voltati turtùre = bastone nodosouastà = guastareufa (a) = a ufo, a scroccource o brocche = orcio, broccavace = bachi da seta, filugellivampera = (f.) vampata – ma piùgenerico. Non soltanto di fuoco, ma difumo, di vapore, di sabbia…(Capradosso)vascie = baciovelurde = da bagordi ? – enormi fascidi canne e paglia portati accesi l’ultimasera di carnevale in Offida, dagli uomi-ni, mentre le donne fanno sotto i porti-ci la festa dei “moccoletti” (vedi Allevi)

vétta = (s.m.) – rinforzo di equini o dibuoi ai carichi pesanti sulle salite.vettà = (v.) Cozzare – dei buoi, deimontonivì monne = vino puro – in un atto del1098 dell’Archivio di Stato di Venezia:vini mundivòra = bora, tramontana, nord - espo-sto “da vora”: esposto a nord.L’espressione a sud si dice “da sole”. Ilvento boreale non si nomina mai isola-to: “vora”; ma come complemento diprecisazione: “viénte da vora”vrécce = ghiaia ammassatavrécche = ciottolino insolitovriscia = (s.f.) verga, ferula, bacchetta

vuoglie = vogliovuoje = oggiz = zeta – molto duro quasi come la z pro-nunciata molto dura fosse raddoppiatazaguotte = (s.m.) giovanotto di pococonto o per poca età, o per altra ragionezellùse-osa = sudicione-ona – usatoanche nel riguardo moralezénalata = (s.f.) capacità di un grem-biule rimboccatozenale = (s.m.) grembiule – anchenella bassa valle del Gariglianozénata = (s.f.) grembozuocco, zocco, zocca = acino - di frut-ta, o delle collanezurlà = (v.) vedi rezurlà – la z. durissima

Una sera dello scorso luglio, guardandodalla finestra il nostro sempre caro,seppur non più inviolato, satellite, mibalenarono in testa questi versucoli diuna breve lirica:

Chiara luna splendenteA finestra con grataNella sera silenteSpira leggero ventoLievemente stormiscono le frondeD’acero antico, d’altre glauche piante.Da solo, nella sede del Ciorpento,Inver, come adorante,Io te rimiro, te vergine Diana,Dea, luminosa Fata.E stupisco che tanto,Ancor mi sia concesso tal incanto,Un lento, grave gracidar di rane,Non ci stona per niente,Vibra qual triste canto.

Fu un minuto d’inattesa ispirazione,spazzata via, inopinatamente, dal vociodi “comari” che avevano iniziato, nellavia sottostante, un dibattito su taluneloro questioni di sicura rilevanza.Quell’attimo durò abbastanza da infon-dermi orgogliosa contentezza, talchéosai paragonarlo allo stato di grazia chedoveva pervadere il grande Leopardisul colle dell’Infinito.

Programma ReligiosoCASA DEL BEATO BERNARDO14-15-16 agosto, ore 20.3 Triduo di preparazione16 agosto, ore 20.30 Processione in onore del Beato

(al termine S. Messa ai piedi della Croce)17 agosto, ore 10.30 S. Messa e benedizione dei mezzi agricoli.SANTUARIO BEATO BERNARDO20-21-22 agosto ore 20.30 Triduo di preparazione animato

dal cappuccino P. Mario BIGOTTO22 agosto ore 20.30 Solenne processione per le vie cittadine

con la partecipazione del Corpo Bandistico “Città di Offida”

23 agosto FESTA DEL BEATO BERNARDO7.00 - 12.00 (ogni ora)Sante Messe: Ore 18.00 Messa e Panegirico del Beato

Programma CivileCASA DEL BEATO BERNARDODal 4 agosto torneo di calcetto per bambini e ragazzi 6 - 14anni16 agosto dopo la processione..musica - pennette

caccia ‘nnanz e vino per tutti con giochi pirotecnici17 agosto ore 09.30 Raduno Trattori d’epoca...a seguire sfilata

dei trattori e pranzo del trebbiatoreore 15.00 IX “SAGRA DELLE FRITTELLE” e birra a fiumiore 17.00 “TREBBIATURA DEI TEMPI PASSATI”

a seguire attrazioni popolari varie!!!ore 21.00 FUOCHI D’ARTIFICIO

SANTUARIO BEATO BERNARDO22 agosto ore 22.00 Grande spettacolo della “COMPAGNIA deiFOLLI”

con giochi pirotecnici23 agosto ore 9.00 giro per le vie cittadine del Corpo Bandistico

“Città di Offida”ore 21.00 spettacolare Storia e Memoria con

l’“EQUIPE ‘84” in concertoore 24.00 grandiosi fuochi artificiali della premiata

ditta Alessi Domenico di Appignano24 agosto ore 14.00 XII TROFEO CICLISTICO cat. Juniores

“BEATO BERNARDO”dal 15 agosto GRANDIOSA PESCA DI BENEFICIENZA

PER LE MISSIONI

vi invitiamo a visitare il sito www.beatobernardo.it

ALLA DEA LUNADI MARCO MERCOLINI TINELLI

23 AGOSTO 2003 - FESTA DEL BEATO BERNARDO

Tradizionale carro agricolo

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LE MANIFESTAZIONI UFFICIALI DELL’ESTATE OFFIDANA 2003

20-21 giugno, ore 22,00 Festival Rock nella frazione di S.Maria Goretti

20 giugno ore 21,00 spettacolo di ginnastica artistica in Piazza del Popolo

21 giugno ore 19,30 2° trofeo città di Offida - staffetta podistica per le vie del centro

22 giugno ore 21,00 2° festival Musica e Musica, al Teatro “Serpente Aureo”

2 luglio ore 21,00 “Invito alla danza” in Piazza del Popolo

3 luglio ore 21,00 concerto del Corpo Bandistico “Città di Offida”, Piazza del Popolo

4-6 luglio ore 20,00 “Il maccheroncino della trebbiatura” - sagra frazione di S. Maria Goretti

5 luglio ore 21,30 concerto “Bandabardò”

12 luglio ore 20,30 festa del quartiere Cappuccini

13 luglio ore 21,30 spettacolo cabaret con Paolo Hendel in piazza del Popolo

14 luglio ore 21,00 saggio musicale degli allievi dell’Istituto Sieber in Piazza del Popolo

15 luglio ore 21,00 spettacolo teatrale “Indagine su Medea” al Teatro Serpente Aureo

17 luglio ore 21,30 Teatro delle Foglie “A ritmo di Musical”

19 luglio ore 21,30 spettacolo teatrale “The Gift”

20 luglio ore 21,30 concerto di Mario Venuti

23 luglio ore 21,30 proiezione video “Vita sotto il mare” a cura del Club Sommozzatori Offida

26 luglio ore 21,30 concerto “Almukawama”

31 luglio-3 Agosto ore 20,30 “Bier Fest”

3 agosto-20 settembre concorso-esposizione “Fusello d’oro” presso il Museo “G.Allevi”

4-17 agosto, ore 20,30 torneo di calcetto per ragazzi

10 agosto, ore 16,00 Sagra del “chichiripieno” in Piazza del Popolo

16 agosto, ore 21,30 “Africa Unite” concerto in piazza del Popolo

17 agosto dalla mattinata sfilata di trattori d’epoca e trebbiaturasagra delle frittelle in contrada Lava

21 agosto, ore 21,30 spettacolo di cabaret “Vergassola-Riondino” in piazza del Popolo

21-24 agosto, ore 20,00 Sagra degli strozzapreti e castrato nella frazione Borgo Miriam

29 agosto ore 21,00 “Visioni della notte” concerto presso il Tempio di S. Maria della Rocca

30 agosto ore 21,00 “Roma Barocca Ensemble” concerto presso il Museo “G.Allevi”

29-31 agosto, ore 20,00 festa della Madonna del Rosario presso la frazione Borgo Miriam

3 settembre, ore 21,00 “Flauto Fantasia” concerto presso il Tempio di S. Maria della Rocca

5-8 settembre, ore 16,00 “Di Vino in Vino” ex Convento di S.Francesco

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Alla presenza del Vescovo SilvanoMontevecchi, delle autorità cittadine edel Corpo Bandistico “Città di Offida”,martedì 8 luglio, in occasione della pro-cessione della Madonna del Palio, DonGiuseppe Damiani, ha lasciato la parroc-chia della Collegiata.Il Centro Studi “Gugliemo Allevi” salutaaffettuosamente don Peppe e formula alnuovo parroco don Domenico Poli, imigliori auguri di buon lavoro per lafutura attività pastorale, a sicuro benefi-cio per tutta la collettività.

Segnalazione: in un recente comunicato dell’AmministrazioneComunale di Offida, si apprende dell’apertura una nuova stradache collegherà la zona di S.Maria della Rocca, by pass importan-te che dovrebbe decongestionare il traffico su Via Roma e PiazzaBaroncelli, soprattutto nel periodo estivo. La nuova bretella, cheevidenzia però caratteristiche di difficile percorrenza vista la lar-ghezza della carreggiata e la pendenza, coincide pressoché conl’antica Porta di San Giovanni, ormai distrutta, riportata nellamappa del Fabiani e di cui si ha traccia su molti scritti; sarebbeauspicabile quindi che il nuovo percorso venisse intitolato pro-prio come l’antico accesso alla città, in perfetta coerenza con latoponomastica offidana (es: Via di Porta San Giovanni).

A.P

SEGNALAZIONI E COMUNICAZIONI

Non sembra finire il problemadel tormentato restauro riguardantela parte di cinta muraria che vadalla nuova R.S.A. sino all'ex-con-vento di S. Francesco. L'imponentecortina, lambisce Via Borgo Novo(ora via Berlinguer) e, dopo oltreun ventennio dal restauro del primotratto, finalmente sembravano ini-ziati i lavori per il completamento.Si sperava in un una rapida conclu-sione delle opere anche perchémeno complesse di quelle del 1988-89 che coinvolsero la rocca ed ibastioni laterali in Piazzale delleMerlettaie. Già le continue interru-

zioni, sospensioni e rallentamentinei lavori facevano presupporre chegli stessi non avrebbero avuto vitafacile. Una poco opportuna tecnicadi stuccatura poi aveva sollevatodubbi in molti cittadini, soprattuttotecnici ed addetti ai lavori. Dopoaver contattato, per chiarimenti inmerito, il responsabile comunale ailavori pubblici geom. Giudici, giàpreoccupato del pessimo andamen-to dei lavori, venivo rassicurato che,con il coinvolgimento dellaSoprintentenza per i BeniArchitettoni ed Ambientali delleMarche, tutto sarebbe stato ricon-dotto secondo le norme del buoncostruire e nel rispetto delle indica-zioni impartite dai funzionari, inquanto l'immobile è ovviamentevincolato ai sensi della Legge1036/39 e di grande interesse stori-co-architettonico-militare. Alcunisuccessivi sopralluoghi avevanofatto sì che i lavori proseguisserocorrettamente e con continuità,

facendo sperare in un loro comple-tamento almeno nell'imminenteestate. Vana illusione. Attualmentesono sospesi, il cantiere abbando-nato e nessuna parte dell'appaltopuò considerarsi funzionale. Inoltregli antiestetici ponteggi, dalla dub-bia conformità alle rigide leggi sullasicurezza, sono pericolosamenteposti lungo Via Berlinguer, conalcune parti sporgenti e senza laprescritta illuminazione. Si parla diuna situazione economica difficiledell'Impresa aggiudicatrice dell'ap-palto o addirittura di fallimento. Unvero peccato, in considerazione delfatto che l'appalto comprendevaanche il recupero della parte dirutadell'ex Convento di S.Francesco aridosso proprio delle mura stesse, eavrebbe completato definitivamenteil restauro del plesso che ospital'Enoteca Regionale e la Vinea.

A.P.

Uno scorcio delle mura da un'antica immagine

© Centro Studi “Guglielmo Allevi” - Piazza del Popolo, 17 63035 OFFIDA (AP) - tel.0736880009 fax 0736880907e-mail: [email protected] - web: www.ophis.it

Direttore responsabile: Serafino Camilli. Segreteria di redazione, realizzazione, grafica, web: Alberto Premici.Un ringraziamento particolare alla Dott.ssa Nadia Colletta per la gentile e competente collaborazione prestata.

Impaginazione e Stampa: La Nuova Stampa - Offida (AP) Reg. Trib. di Ascoli Piceno l’11 maggio 2002.

INVITIAMO TUTTI A COLLABORARE CON OPHYS inviando i propri articoli via e-mail, fax o recapitandoli direttamente in segreteria

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