Per mano di fronte all'oltre

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edizioni la meridiana p a r t e n z e Come parlare ai bambini della morte Francesca Ronchetti PER MANO DI FRONTE ALL’OLTRE

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La morte è un tabù. Sebbene la nascondiamo in vari modi, quell'evento angosciante persiste. Perchè la morte fa parte della nostra vita. In un clima culturale come il nostro dove domina il culto della bellezza e dell'eterna giovinezza, risulta difficile immaginare di parlare di morte ai bambini. Quando si perde una persona amata, adulti e bambini si trovano a dover gestire lo smarrimento, a vivere nell'assenza e nel vuoto incolmabile che genera. Parlare della morte significa anzitutto parlare dei lutti. I bambini non vivono in un mondo protetto: ricevono le stesse informazioni degli adulti e ne sono turbati. In questo libro s'illustrano i modi con cui aiutare un bambino ad affrontare una perdita, per trasformare anche un'esperienza di dolore e sofferenza in un'occasione di crescita.

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edizioni la meridianap a r t e n z e

Come parlare ai bambini della morte

Euro 14,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-6153-269-4

La morte è un tabù. Sebbene la nascondiamo in vari modi, quell’evento angosciantepersiste. Perché la morte fa parte della nostra vita.In un clima culturale come il nostro, che nasconde sofferenza e morte, dovedomina il culto della bellezza e della forza e dell’eterna giovinezza, risulta difficileimmaginare di parlare di morte ai bambini. La stessa pedagogia è molto attrezzataa dire tutto su come arriva il fratellino o la sorellina che nasce, ma tace su doveva il nonno che muore.Quando perdiamo una persona che amiamo il nostro equilibrio psicologicocambia; adulti e bambini si trovano a dover gestire lo smarrimento, a viverenell’assenza e nel vuoto incolmabile che genera.Parlare della morte significa anzitutto parlare dei lutti.I bambini non vivono in un mondo protetto: ricevono le stesse informazionidegli adulti e ne sono turbati, la morte tocca anche le loro famiglie e il loroambiente.In questo libro, insolito e coraggioso, s’illustrano i modi con cui aiutare unbambino ad affrontare una perdita, per trasformare anche un’esperienza didolore e sofferenza in un’occasione di crescita. Con delicatezza di linguaggio eattraverso l’uso dei racconti, si accompagnano i genitori a parlarne con i bambini,anche nel caso in cui i piccoli non ne siano stati ancora toccati direttamente,perché dire della morte significa preparare a capire la vita.La morte diventa dicibile, benché rimanga impensabile, e non più un tabù,liberando il bambino dall’inibizione comunicativa.Per vivere serenamente i lutti – nonostante le perdite – bisogna reagire, sapersiadattare ai cambiamenti della vita senza lasciarsi mai sconfiggere dal vuoto.

Francesca Ronchetti, nata a Londra nel 1982, si è trasferita in Italia con la famigliaquando ancora era bambina. Ha prediletto studi pedagogici, laureandosi primain Scienze dell’Educazione e poi in Progettazione pedagogica presso l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Ha avuto diverse esperienze come docentenel sostegno di bambini diversamente abili. Da quattro anni insegna presso laScuola dell’Infanzia di Busseto e collabora con alcune riviste pedagogiche.Interessata dagli studi universitari al lutto e alla sua “preparazione” in ambitoeducativo, da poco ha intrapreso l’attività di consulenza pedagogica.

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Francesca Ronchetti PER MANO DI FRONTEALL’OLTRECome parlare ai bambinidella morte

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Indice Prefazione........................................................11

Parte PrimaRIFLESSIONI

Accostare la vita e la morte in prospettiva pedagogica ......................................................17

Come parlare al bambino della morte?..........25

I bambini possono davvero capire la morte?..........................................................33

Una triste eventualità: la morte di una persona cara.........................................39

Parte SecondaSUGGERIMENTI

Educare al limite usando fiabe, filastrocche e tanta fantasia.............................51

Attività concrete da proporre ai bambini ......61

Riflessioni personali ........................................75

Conclusioni .....................................................77

Bibliografia......................................................79

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PER MANO DI FRONTE ALL’OLTRE 25

senza coinvolgimento emotivo. Veder morire,comunicare una morte è sempre turbamento. Inmolti casi manca completamente la capacità direlazionarsi all’altro, di capire cosa sta ‘passando’nella mente e nel cuore dell’altra persona e avolte, se pure si ha la capacità di capire, non sihanno gli strumenti per aiutare l’altro.25

La società moderna cercando di arginare la mortenon fa altro che sottrarci gli strumenti per capirlae per parlarne.

I valori sembra abbiano ben poco da spartire conil termine della vita, sicché tutto si riduce a ciòche qualifica e gratifica il presente. Ne consegueche l’adulto manifesta inadeguatezza a rispon-dere agli interrogativi del bambino, proprio acausa della sua scarsa attenzione verso i signifi-cati esistenziali.26

Dalle parole di un bambino di 6 anni arrabbiato einsieme deluso per la scomparsa del nonno – “ionon conosco nessuno che sia morto. Mio nonnonon c’è più, è partito, non mi hanno detto dovesia andato… ma non mi ha neanche salutato” –,si comprende facilmente che non ricevere infor-mazioni vere crea nel bambino idee distorte suipropri cari defunti.Ma “se il bambino non incontra nessuno chesappia accostarsi a lui e solo silenzio e menzogne,non gli resta che tacere a sua volta”.27 I bambinihanno bisogno di ambienti maturi per aprirsi e diadulti significativi con i quali crescere. Parlaredella morte riguarda inoltre lo sviluppo affettivoed emotivo – che mira a promuovere l’autonomiae la capacità di riconoscere ed esprimere emo-zioni e sentimenti – con l’obiettivo di canalizzarel’aggressività verso fini costruttivi, di rafforzare lafiducia, l’amore verso il prossimo, la disponibilitàalla collaborazione reciproca, il senso della vitacome dono e il supporto nella conquista di un’e-quilibrata e corretta identità.

La censura dell’emotività impedisce di entrarecorrettamente in rapporto con la propria esposi-

Come parlare al bambino della morte?

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro.

Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso.

Il Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry

Il bambino ha bisogno di sapereIn tematiche forti come ad esempio la perdita diun “amico a quattro zampe”, che pone il bambinoa dover gestire sentimenti che il lutto impone(rabbia, disperazione, colpa per non aver salvatol’amico fedele, fino ad arrivare a sentirsi abbando-nati e quindi non voluti bene), è importante essereil più trasparente possibile e raccontare verità nar-rabili con un linguaggio in armonia con le caratte-ristiche dei bambini. Le spiegazioni fornitedovranno essere il più vicino possibile alla realtà,addolcendone il contenuto in base all’età del bam-bino o alla sua personalità. Solo parlando dellamorte il bambino può sentire di non essere solo difronte alla vita, ma di poter contare su qualcuno,poter essere fiducioso che verrà accompagnatoper mano nella conoscenza del mondo con le suegioie e i suoi dolori.

È difficile trovare le parole adatte per comuni-care sentenze talvolta tragiche e difficile è farlo

25. Iori, op. cit., p. 208.26. Pati, op. cit., p. 30.27. Raimbault, 1978, p. 5.

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zione quotidiana alla sofferenza che scaturiscedall’incontro con la vulnerabilità dell’altro, sen-tito come un peso eccessivo e intollerabile.28

Qualunque sia il lutto cui va incontro il bambino,egli non deve mai essere lasciato solo con il pro-prio dolore o con la presupposta assenza didolore. I bambini hanno bisogno di sapere chenon verranno tenuti all’oscuro di cose importanti.Questa consapevolezza risparmierà loro un’ansiaincessante; se si è sinceri e diretti con i bambiniessi sapranno che possono contare su personedisponibili e degne di fiducia. Questo senso disicurezza è vitale in un momento in cui un bam-bino sta affrontando una perdita. Hanno bisognodella conferma della realtà della morte della per-sona amata altrimenti potrebbero passare mesi oanni nella ricerca o nell’attesa del ritorno dellapersona che è deceduta. Peggio ancora, potreb-bero credere che la persona che amano ha sem-plicemente scelto di andar via perché essi hannofatto qualcosa di sbagliato o perché quella per-sona non li ama più. Parlare del fatto che qual-cuno è morto senza spiegare nient’altro equivar-rebbe semplicemente a trasmettere qualcosa d’in-completo e poco comprensibile. Vanno spiegatele cose come stanno... con amore, sincerità e tantadelicatezza. Capirà che le emozioni possonoessere manifestate anche se ritenute “negative”perché fanno soffrire. E, cosa fondamentale, ilbambino si sentirà amato da un amore sinceroperché sarete stati onesti con lui.

Elemento fondamentale rispetto alle spiegazioni èche le persone che parlano con il bambino di cosaè successo diano una stessa versione, magari con-cordata. I bambini, infatti, spesso si rivolgono a piùpersone con le stesse domande, anche per metterea confronto le varie versioni. Se alcuni degli inter-pellati raccontano di cieli e paradisi e altri di cimi-teri e tombe, il bambino sarà confuso rispetto, adesempio, a dove finiscono le persone defunte. Ildiritto di spiegare spetta alla persona più vicina albambino, appena riesce a parlare, anche se è leistessa molto coinvolta nella perdita.29

Pertanto è fondamentale che l’idea di parlaredella morte sia condivisa da entrambi i genitori inmodo che il bambino non si trovi di fronte a con-traddizioni. Entrambi i genitori devono raccon-tare la stessa versione.Per cercare di evitare queste incomprensioni neibambini, bisogna aiutarli a esprimere i loro senti-menti, ascoltare il loro silenzio e farli partecipareai riti e alle emozioni dell’intera famiglia. Se guar-diamo gli occhi di un bambino vediamo riflessal’immagine del mondo intero; si tratta, infatti, diun’età che porta intrinsecamente l’essere umanoad esplorare qualsiasi cosa e a chiedersi il come eil perché di tutto. Se ci pongono quesiti sonopronti ad ascoltare le risposte, ed è importanteessere consapevoli che da come risponderemolasceremo o non lasceremo spazio ad un percorsodi crescita che punta verso il tutto. L’importante ènon rifiutare mai un sincero colloquio, per noncreare argomenti tabù. Atteggiamento positivorisulta, pertanto, essere il lasciarsi portare dalledomande che il bambino eventualmente farà enon sfuggire alle questioni che pone con rispostetroppo vaghe o non chiare.Quando si parla al bambino di qualcuno che èmorto è importante usare le parole esatte. Inoltresi dovrebbe cercare di evitare gli eufemismi come“l’abbiamo perduto” o “si è incamminato nellavalle delle ombre” perché potrebbero creare deifraintendimenti. È rilevante cercare d’immagi-nare come il bambino potrebbe interpretarequeste espressioni. Il bambino essendo moltoconcreto si trova sconcertato di fronte a spiega-zioni e ipotesi surreali.Quando la morte sopraggiunge, un bambinonecessita di aiuto per accettare la realtà della per-dita. Occorre assecondare e guidare la curiosità ela ricerca intorno alla morte, perché il processodel lutto possa compiersi.

Ogni bambino, quando viene separato dai suoigenitori, anche solo per qualche ora, si mette apiangere e così manifesta la sua paura… quandoquelli che si amano partono per questo lungo

26 Francesca Ronchetti

28. Iori, op. cit., p. 194.29. Varano, 2005, p. 39.

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viaggio che è la morte, è normale essere tristi.Bisogna lasciar venir fuori la propria sofferenza,la propria pena. Ciascuno esteriorizza questo allasua maniera.30

Dobbiamo, quindi, prestare molta attenzione allerichieste e alle domande dei bambini, valutare ciòche sono in grado di tollerare e di vedere e nonproiettare su di loro ciò che noi adulti riteniamointollerabile. Per quanto riguarda la comunicazione, Pati laconsidera una delle condizioni maggiormenteimportanti per accogliere e corrispondere i vissutidei bambini, per percepire i loro bisogni di cono-scenza e per rispondere ad essi con competenza.

Conviene riflettere su tale questione, nella con-vinzione che l’adulto, se consapevole della suafunzione educativa, pur nell’imperfezione degliinterventi, può incidere in misura rilevanteaffinché un evento negativo si trasformi per ilbambino in fattore di crescita.31

Quindi dal momento che la morte è la conclu-sione naturale della vita, anch’essa deve esserecondivisa con i bambini se si desidera che essiabbiano la possibilità di maturare normalmente edi vedere il mondo così com’è. Benché sia spiacevole pensarlo, benché sia diffi-cile applicarlo a coloro che amiamo, benché vor-remmo tanto che non fosse così, noi tutti siamomortali ed è giusto che anche i bambini lo sap-piano. La mancata risposta alle domande dei bambinisulla morte e sulla nascita blocca lo sviluppo dellaloro curiosità.“Non bisogna aspettare che si verifichi una tra-gedia personale per iniziare a educare i propri figliall’elemento che tutti ci accomuna: la mortalità”.32

La morte può essere metabolizzata solo se il lin-guaggio instaura una possibilità di simbolizza-zione.

La reazione emotiva dei bambinie le domandeFinché il bambino è ancora molto piccolo, il pro-blema di come spiegare la morte non si pone,poiché egli ha ancora una capacità limitata dicomprensione.Quando inizia a crescere però, arriva per tutti igenitori il momento di rispondere a certedomande giudicate “critiche”. La scoperta dellamorte è un passaggio evolutivo necessario e conquesta definizione si dà una precisa connotazionepedagogica. L’esperienza della vita è un atto com-plesso, che coinvolge sensazioni ed emozioni,mettendo in contatto immagini e fantasie, aspira-zioni e paure.In genere il bambino chiede spiegazioni sullamorte quando la famiglia o lui stesso ha persouna persona cara e di conseguenza desiderasapere dove è andata. La cosa peggiore che sipossa fare in questi casi è non rispondere o farloin maniera evasiva oppure con imbarazzo. I bam-bini sono sensibili sensori di disagio, ansia, con-traddizioni e soprattutto di bugie.Se nessuno dei genitori dice chiaramente quelloche sta accadendo, il bambino capisce comunqueche qualcosa non va dai lunghi bisbigli dietro alleporte, dai discorsi a bassa voce, dal tono emotivodei discorsi, dalle espressioni dei volti, dallelacrime nascoste, dai cambiamenti della solita, masicura, vita quotidiana. “Qualcosa di strano deveesser pur successo” e ne rimarrà ugualmenteafflitto. Meglio allora non far finta di niente onegare la situazione, ma trovare un modo sem-plice per spiegare il lutto da cui siamo stati toc-cati.Non si possono infatti evitare ai bambini tutti idispiaceri e i dolori della vita, anzi “l’adulto èchiamato a porsi come elemento di mediazionetra il bambino e il dato di realtà”.33

27PER MANO DI FRONTE ALL’OLTRE

30. Pierre, 2000, pp. 64-65.31. Pati, op. cit., p. 30.32. Fitzgerald, op. cit, p. 14. 33. Pati, op. cit, p. 38.

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I bambini possonodavvero capire la morte?

Lino e i suoi fratellini ascoltarono rapitile parole della mamma. “Sento come un

pugno nel cuore che non so spiegare.”“È il dolore, mio piccolino” sussurrò la mamma

“Lo sentiremo ancora per tanto tempo.”“Ho tanta paura, mamma, tanta paura.

Siamo rimasti soli?” “No, non siamo soli.

Papà ci è vicino in un modo tutto speciale.”

Il mare del Cielo, Cosetta Zanotti

Nell’infanziaGeneralmente si pensa che un bambino non siaancora in grado di comprendere la possibilità dellamorte, oppure si pensa che sia per lui un doloretroppo grande da sopportare, per questo si è auto-maticamente portati a cercare di proteggerlo, amettere in atto azioni di protezione, ma questonon fa altro che rendere più complicato e difficilel’argomento. Molti genitori credendo che i proprifigli siano troppo piccoli per capire, evitano l’argo-mento. Purtroppo, un triste giorno, qualcuno infamiglia morirà. Forse il nonno, la nonna, l’ani-male domestico, nei casi più gravi il fratellino ouno dei genitori, comunque sia, verrà a mancarequalcuno al quale il bambino era affezionato. Se

nessuno gli chiarirà l’accaduto, il perchè dellecose, il bambino non saprà mai spiegarsi la tri-stezza delle persone che lo circondano e sarà por-tato ad interpretare comunque la realtà deforman-dola.I bambini sono in grado di comprendere benis-simo il concetto della morte, se viene loro spiegatoadeguatamente in base all’età, e altrettanto benesanno misurarsi con questa situazione, spessomolto meglio degli adulti. Se per l’adulto è diffi-cile separarsi da una persona a cui si è fortementelegati, anche per il bambino la morte è unmomento difficile, ma viene percepito come unevento più naturale. L’interrogativo verso il morireè presente quando un bambino riconosce la possi-bilità che non solo le cose, ma anche gli animali ecosì pure le persone, non vivono per sempre.I bambini provano le stesse emozioni degli adulti,e a queste spesso si sommano ulteriori complica-zioni. Per un bambino piccolo la morte è un con-cetto completamente nuovo; il massimo dellaconoscenza che ne ha è quella ricavata dalla televi-sione o da certi racconti in cui a morire sonosempre i cattivi e, quindi nessuno se ne dispiacesul serio. Ma la perdita di un genitore affettuoso odi una dolce nonna è completamente diversa e ibambini hanno bisogno di essere guidati con curae amore attraverso le fasi di quest’esperienza.Ciò che il bambino è in grado di capire dellamorte dipende dalla sua età, dalle sue caratteri-stiche personali e dalla relazione che aveva con lapersona che l’ha lasciato. Secondo Freud il bam-bino, pur non sapendo bene cosa sia, pensa allamorte, concetto che dipende da molti fattori tracui il livello cognitivo, le caratteristiche personali,il grado d’informazioni ricevute e soprattutto i vis-suti derivanti dalle precedenti esperienze di luttoin famiglia. I bambini intorno ai due anni nonsanno cosa sia la morte, percepiscono però inten-samente le emozioni “negative” dei genitori, aloro viene trasmesso il “sentire” di mamma epapà. Inizialmente la morte viene vissuta come unallontanamento, una perdita momentanea, uno

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stato temporaneo e reversibile. Diversi studihanno provato che il concetto di morte inizia acomparire intorno ai tre anni e si consolidaintorno ai quattro. Pian piano si arriva alla cono-scenza che la morte porta alla cessazione dellefunzioni vitali: “Il cuore non funzionava più eallora è morto!”.Come dice Raimbault “il bambino che ancoranon parla non conosce la morte, ma conosce l’as-senza”.38 Un’assenza che gli procura sconforto,disperazione, paura poiché

il mondo delle loro sicurezze è inevitabilmenteturbato dai cambiamenti nell’atmosfera emotivadell’ambiente domestico e dalle reazioni dellepersone che per loro sono significative. I più pic-coli reagiscono spesso con una maggiore irritabi-lità, con variazioni del modo di piangere o dimangiare, con disturbi legati al controllo dellavescica o dell’intestino. Per loro, la paura dell’ab-bandono pervade tutto.39

I bambini più piccoli si sentono generalmentemolto confusi e non comprendono del tutto ciòche sta accadendo, hanno bisogno di essere rassi-curati, abbracciati, baciati e coccolati. Questaconfusione mista alla sofferenza può provocarenel bambino atteggiamenti di “regressione”, qualil’aver paura di qualsiasi evento nuovo, il nonvoler stare da soli, il non voler dormire nel pro-prio letto, a volte vi è inappetenza oppure ilbisogno di un continuo contatto fisico o visivo.La perdita di una persona amata non solo causaal bambino molta infelicità, ma può ridurlo atemere per le persone amate che restano.Prima dei cinque/sei anni, difficilmente il bambinoriesce a concepire la morte come un evento senzaritorno. Essa viene paragonata al semplice dormiree dunque vista come uno stato reversibile. Intornoai sei anni il bambino può capire l’irreversibilitàdella morte ed essere consapevole della sua univer-salità: essa riguarda tutti, animali, piante, persone.A volte però questo diviene difficile se pensiamo

che il mondo fantastico fatto di fumetti, cartoni egiochi simbolici è popolato non solo di mostri maanche di personaggi che muoiono.Sono generalmente abituati a guardare cartonianimati in cui il loro eroe viene fatto scoppiare inmille pezzi, viene schiacciato o cade in un bur-rone, ma dopo due secondi ricompare miracolo-samente vivo e pronto per nuove avventure.Essere morti, quindi, per loro è solo un essere unpo’ meno vivi.E tuttavia, nonostante le speranze di un ritorno,essi vivono intensamente la perdita, vivono inten-samente il dolore perché sono già in grado dicapire che cosa sia la sofferenza. È preferibile attendere che sia il bambino stesso aporre la questione, ovviamente non sempresaranno domande esplicite; fondamentale è aiu-tare i bambini a dar voce a ciò che provano pernon essere vittime passive delle proprie emozioni.Perché questo accada è utile che il genitore sitrovi a proprio agio nel trattare quest’argomentoe che lo ponga come una realtà naturale nel ciclodi vita.La capacità di comunicare, gli interessi, la curio-sità, i rapporti affettivi, la propria specificità sonogli elementi che concorrono a formare la persona-lità del bambino.È importante quindi colmare i dubbi, risponderealle curiosità dei bambini sulla morte, rassicurarlise le parole falliscono, accogliere il loro sguardointerrogante, non lasciarli soli nelle inquietudini enelle domande, anche in assenza di risposte certe.Bisogna dunque aiutare il minore ad esprimereciò che vive, sente o pensa, ma ciò può avveniresolo mettendosi vicino al bambino, in una vici-nanza emotiva che non invade.

[Solo] in questa approssimazione corporea [...] èpossibile vivere il sentimento della tenerezza,dell’amore, dell’abbandono fiducioso e gioiosoche è fondamentale e in certi casi unico stru-mento di comunicazione…40

34 Francesca Ronchetti

38. Raimbault, op.cit., p. 163.39. Grollman, op. cit, p. 44. 40. Iori, op.cit., p. 90.

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farlo. Si può utilizzare una tela abbastanza grandeper dar spazio al maggior numero di sentimenti eusare colori acrilici oppure ad olio. Lasciate albambino la scelta di dipingere con il pennello,oppure con la spatola o con qualsiasi cosa a luivenga in mente. Sarà un’attività che potrà offrirgliun grande sollievo.

Il ciclo di vita Quando affermiamo (con difficoltà) che la mortefa parte della vita in un certo qual senso racchiu-diamo la morte nel ciclo di vita. I bambini cono-scono il ciclo di vita della natura: dal seme nascela pianta, dopo di che spunta il fiore che darà vitaad un frutto dove troverò un nuovo seme e via di-cendo… Spesso però non si conosce il ciclo divita dell’uomo. C’è una storia molto bella e affa-scinante che racconta la vita e la morte nellanatura umana, Stellina.87

Seduta su un raggio di luna argentato, una pic-cola stella guarda la terra che gira lentamentelaggiù in lontananza. “Cosa sono quelle macchiescure?” chiede incuriosita. “Sono le terre dovevivono gli uomini” le risponde la luna”.88 La lunaracconta a Stellina della terra, ma soprattutto delmare ed ella non si stanca mai di queste storiemeravigliose. Ma un bel giorno tocca a Stellinascendere sulla terra. “Ogni stella prima o poi,desidera scendere sulla terra” le risponde la luna“oggi tocca a te: dovrai toglierti, però la tua vestelucente per indossare un bell’abito marino e tra-sformarti in una stella di mare. Sarà un viaggiomeraviglioso…”. La luna rimane in silenzio perun po’, poi aggiunge: “Resterò qui ad aspettarti:la mia luce ti accompagnerà sempre, anchequando non riuscirai a vederla”.89

La stella si ritrova nel mare e per essa inizia unanuova vita. Giorno dopo giorno, cresce e diventapiù forte. Gioca in acqua con i nuovi amici che haincontrato, balla felice tra le onde, accarezzata

dal mare. Un giorno, però, la stella di maredecide di partire: la baia è diventata troppostretta per lei. Adesso sogna di vedere rive scono-sciute, spiagge sperdute e mari lontani. Viaggiacosì da un paese all’altro, girando tutto il mondoe imparando tante cose nuove. A Sud i bambinigiocano sulla spiaggia perché c’è caldo, a Nordinvece c’è freddo e le case sono coperte da unmanto nevoso. Anche la terra, come il mare, èpiena di magie e di cose da scoprire. Ma il tempopassa e la stella sente che a poco a poco, si staindebolendo e una sera decide di tornare a casa,nella baia per rivedere la propria famiglia, i cariamici e raccontare loro cos’ha visto durante il suoviaggio. “Poi però viene il momento. Ed è in unabella notte d’autunno che la stella, circondata dacoloro che ama, si stende sulla grande roccia inmezzo alle onde… la stella chiude gli occhi. E unraggio di luce attraversa il cielo salendo fino allachiara luna. Al suo risveglio, la stella sente sullebraccia la carezza del vento. È come se si fossesvegliata da un sonno lungo e profondo. E la lunasorride. “Ciao, stellina” le sussurra. “è bello avertidi nuovo qui”. E lontano, su una spiaggia deserta,un bimbo trova la stella marina abbandonatasulla roccia: la raccoglie e la porta con sé.90

A questo punto cerchiamo di creare quella situa-zione positiva dove il bambino possa ripensarealla sua storia; da dove arrivo? Dove andremo?La ricostruzione della sua storia ci condurrà sicu-ramente ad affrontare il tema della proprianascita e di quella di tutti gli esseri viventi.Poniamo al minore domande stimolo quali: dovesei nato? Come si sono conosciuti la mamma e ilpapà? Racconta un episodio buffo di quando eripiccolo. Le cose che ti piacciono quali sono? Equelle di cui hai paura?Con una conversazione guidata, quindi, invitiamoil bambino a raccontare i momenti più belli emeno belli della propria vita.Osserviamo se il bambino, nel ricostruire la pro-pria storia, e nel raccontarla, è consapevole, se laricostruisce volentieri, se parla liberamente dicolui o colei che non c’è più.

62 Francesca Ronchetti

87. Elschner, Scwarz, 2002.88. Ivi, p. 2.89. Ivi, p. 6. 90. Ivi, pp. 22-26.

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In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-6153-269-4

La morte è un tabù. Sebbene la nascondiamo in vari modi, quell’evento angosciantepersiste. Perché la morte fa parte della nostra vita.In un clima culturale come il nostro, che nasconde sofferenza e morte, dovedomina il culto della bellezza e della forza e dell’eterna giovinezza, risulta difficileimmaginare di parlare di morte ai bambini. La stessa pedagogia è molto attrezzataa dire tutto su come arriva il fratellino o la sorellina che nasce, ma tace su doveva il nonno che muore.Quando perdiamo una persona che amiamo il nostro equilibrio psicologicocambia; adulti e bambini si trovano a dover gestire lo smarrimento, a viverenell’assenza e nel vuoto incolmabile che genera.Parlare della morte significa anzitutto parlare dei lutti.I bambini non vivono in un mondo protetto: ricevono le stesse informazionidegli adulti e ne sono turbati, la morte tocca anche le loro famiglie e il loroambiente.In questo libro, insolito e coraggioso, s’illustrano i modi con cui aiutare unbambino ad affrontare una perdita, per trasformare anche un’esperienza didolore e sofferenza in un’occasione di crescita. Con delicatezza di linguaggio eattraverso l’uso dei racconti, si accompagnano i genitori a parlarne con i bambini,anche nel caso in cui i piccoli non ne siano stati ancora toccati direttamente,perché dire della morte significa preparare a capire la vita.La morte diventa dicibile, benché rimanga impensabile, e non più un tabù,liberando il bambino dall’inibizione comunicativa.Per vivere serenamente i lutti – nonostante le perdite – bisogna reagire, sapersiadattare ai cambiamenti della vita senza lasciarsi mai sconfiggere dal vuoto.

Francesca Ronchetti, nata a Londra nel 1982, si è trasferita in Italia con la famigliaquando ancora era bambina. Ha prediletto studi pedagogici, laureandosi primain Scienze dell’Educazione e poi in Progettazione pedagogica presso l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Ha avuto diverse esperienze come docentenel sostegno di bambini diversamente abili. Da quattro anni insegna presso laScuola dell’Infanzia di Busseto e collabora con alcune riviste pedagogiche.Interessata dagli studi universitari al lutto e alla sua “preparazione” in ambitoeducativo, da poco ha intrapreso l’attività di consulenza pedagogica.

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