per la Prevenzione nel Veneto Ad ogni eta ’ il proprio vaccino · Doriano Magosso Luciano...

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per la Prevenzione nel Veneto www.prevento.it Trimestrale - Numero 11 - Marzo 2008 Ad ogni eta ’ il proprio va ccino Veneto & va ccini, alta classifica Salute! C e ' il tecnico della prevenzione Cer vicocarcinoma , nuovi scenari di screenin g Scudo antifumo, eccellenti Veneto e Italia

Transcript of per la Prevenzione nel Veneto Ad ogni eta ’ il proprio vaccino · Doriano Magosso Luciano...

per la Prevenzione nel Veneto

www.prevento.itTrimestrale - Numero 11 - Marzo 2008

Ad ogni eta ’ il proprio vaccino

Veneto & vaccini,alta classifica

Salute!C ‘ e ' il tecnicodella prevenzione

Cer vicocarcinoma,nuovi scenaridi screenin g

Scudo antifumo,eccellentiVeneto e Italia

PREVENTO

Sommario

per la Prevenzione nel Veneto

Rivista periodica redatta a cura della Direzione per la Prevenzione

della Regione del Veneto. La pubblicazione è indirizzata ai dirigenti

e agli operatori delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere del Veneto,

in particolare dei Dipartimenti di Prevenzione, ai Medici di

Medicina Generale, ai Pediatri di Libera Scelta, ai Medici

Competenti e agli Amministratori degli Enti Locali del Veneto.

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Silicosi e asbestosi, quei ra ggi in piu ‘

7

Veneto & vaccini, alta classifica

10 Ambiente e Salute

Phone Center con le carte in regola

11 Lavoro e Salute

Le malattie da lavoroviste da S pisal e Inail

15 News e Segnalazioni

3 EditorialeAd ogni eta ' il proprio vaccino

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Salute! C ‘ e ' il tecnico della prevenzione

Trimestrale - Numero 11 - Marzo 2008

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11

12

10

12 Dai Centri Regionali

Ambiente ed epidemie, palla al Centro

13 Screening oncologici

Cer vicocarcinoma,nuovi scenari di screenin g

14 Dai Piani Triennali

Genitoripiu ': quando la prevenzionefa sistema

8

Ulss 14: dai Ser vizi Veterinari,controlli e sicurezza

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Scudo antifumo,eccellenti Veneto e Italia

PREVENTODati e Note per la Prevenzione nel Veneto.

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Comitato scientifico

Comitato di redazione

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Riccardo Monaco

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Bernardino Ascione

Gianstefano Blengio

Paolo Cadrobbi

Sandro Cinquetti

Emilio Cipriani

Maria Teresa Coronella

Alfonsino Ercole

Antonio Ferro

Guglielmo Frapporti

Giovanna Frison

Maria Lovison

Doriano Magosso

Luciano Marchiori

Giorgio Meneghelli

Stefano Nardini

Giorgio Palù

Luciano Pullano Colao

Franco Sarto

Paolo Spolaore

Flavio Valentini

Massimo Valsecchi

Marcello Vettorazzi

Giovanni Vincenzi

Piero Vio

Paola Zambon

Antonella Zangirolami

Giorgio Zuanon

Antonio Ferro

Giovanna Frison

Maria Lovison

Tiziana Menegon

Federica Michieletto

Silvia Milani

Riccardo Monaco

Luciano Murrone

Silvia Rosin

Luca Sbrogiò

Ulderico Signorini

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Iscrizione al Tribunale

di Padova n. 1975 del 26/03/2008

Postatarget

:

3

Ad ogni eta ‘

il proprio vaccinoLe vaccinazioni sono uno strumento fondamentale di

prevenzione per il controllo delle malattie infettive.

Grazie a loro molte di queste malattie gravi e poten-

zialmente mortali oggi sono sotto controllo e sono

ridotti o annullati i danni derivanti dalle malattie e

dalle loro complicanze, consentendo la riduzione di

considerevoli costi diretti e indiretti oltre che di non

quantificabili sofferenze delle famiglie. I rischi di que-

ste malattie sono nettamente maggiori dei molto più

rari rischi legati alla somministrazione dei vaccini.

La Regione del Veneto, convinta profondamente di

ciò, è da lungo tempo fortemente impegnata nel far sì

che a tutti i bambini sia garantita la protezione che è

offerta dalle vaccinazioni.

Dal 2005 è stato costituito con decreto del Dirigente Regionale della Direzione Prevenzione un gruppo di lavoro regionale,

composto da medici igienisti e rappresentanti dei Pediatri di libera scelta che ha predisposto il primo Calendario Vaccinale

per l'età evolutiva (DGR. n. 4403 del 30/12/2005).

La proficua collaborazione tra i servizi vaccinali ed i pediatri di libera scelta e la fiducia dei cittadini in questo fondamentale

strumento di prevenzione hanno permesso il raggiungimento di livelli di copertura vaccinale medi nel Veneto molto alti.

Tali risultati unitamente alla convinzione che per la fondamentale attività di prevenzione rappresentata dalle vaccinazio-

ni, sia preferibile potenziare l'informazione e la persuasione piuttosto che l'imposizione legale, nel 2006, hanno portato

all'approvazione del disegno di legge concernente “Sospensione dell'obbligo vaccinale per l'età evolutiva” (L n. 7 del 23

marzo 2007) che ha previsto la sospensione dell'obbligo per l'età evolutiva a far data dai nuovi nati dal 1 gennaio 2008.

L'impegno regionale continua ora con l'introduzione del “Calendario Vaccinale della Regione Veneto” (DGR. n. 411 del

26 febbraio 2008) che porta a compimento il precedente calendario vaccinale regionale dell'età evolutiva allargando ad alcu-

ne vaccinazioni per l'età adulta, alla luce delle nuove evidenze della letteratura scientifica, della situazione epidemiologica

di alcune patologie dell'età adulta e nell'ottica di un approccio globale alla popolazione. In particolare, il nuovo calendario

vaccinale prevede l'offerta gratuita del vaccino anti-PV 23valente e della dose di richiamo del vaccino antitetanico ai 65en-

ni, l'offerta gratuita del vaccino antiinfluenzale a tutti gli anziani a partire dai 65 anni all'inizio di ogni stagione influen-

zale, oltre che l'offerta attiva e gratuita del vaccino anti-HPV alle dodicenni a partire dal primo gennaio 2008. Per l'età evo-

lutiva, la somministrazione del vaccino anti-varicella congiuntamente ai vaccini anti morbillo-parotite-rosolia nella for-

mulazione tetravalente al 14° mese e al 6° anno di età e l'offerta attiva e gratuita di una dose di vaccino anti-meningococco

C anche alla coorte del 6° anno oltre alle coorti del 13° mese e del 15° anno.

Un plauso va al personale medico e infermieristico che opera nei servizi socio-sanitari per il costante impegno sul fronte del

miglioramento della qualità dell'attività vaccinale in Veneto.

Francesca Martini

Assessore alle Politiche Sanitarie

Regione del Veneto

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Salute!C ‘ e’ il tecnico della prevenzione

Unità di staff gestione e coordinamento

tecnici della prevenzione

Azienda ULSS 15 Alta Padovana

[email protected]

Luca Baggio

Per garantire interventi efficaci di promozione della salute è necessario saper governare l'insieme delle relazioni esistenti tra la

comunità dei cittadini, i professionisti della salute e le istituzioni sanitarie. Da tale affermazione nasce l'esigenza di meglio

comprendere il ruolo dei professionisti della salute nelle politiche di promozione della salute e, all'interno di queste, l'ambito di

intervento possibile del tecnico della prevenzione.

Il D.M. n. 58/1997 di istituzione dellafigura e del profilo professionale del tec-nico della prevenzione nell'ambiente enei luoghi di lavoro elenca un insieme difunzioni, attività e compiti in cui sono cen-trali le azioni di vigilanza, controllo e ispe-zione, ma nulla dice rispetto agli inter-venti di promozione della salute, peraltroespressamente citati nel D.M. n. 69/1997di istituzione della figura dell'assistentesanitario.

Per provare a rispondere a tale interroga-tivo è necessario porre preventivamentele seguenti riflessioni:

gli attuali tecnici della prevenzioneprovengono da inquadramenti edesperienze professionali moltodiverse tra loro (vigili sanitari pro-vinciali e comunali, ispettori diigiene, ispettori del lavoro, assi-stenti tecnici, ecc.);sono inseriti in varie strutture e ser-vizi quali ad esempio i dipartimentidi prevenzione, l'Arpav, i servizi diprevenzione e protezione aziendaledi enti pubblici e privati, le procure,ecc.. Inoltre, un buon numero di tec

Ciò significa che al tecnico della preven-

zione non è richiesta la collaborazione e

partecipazione ai programmi di promo-

zione della salute?

·

·

·

·

nici della prevenzione svolge atti-vità libero professionale come con-sulenti;la maggior parte dei tecnici ha laqualifica di ufficiale di polizia giudi-ziaria con il conseguente compito diriferire direttamente all'autorità giu-diziaria i comportamenti che costi-tuiscono ipotesi di reato. Taleobbligo ha spesso generatol'equivoco di un operatore che usastrumenti di repressione (multe,sequestri, diffide, ecc.) piuttosto chedi informazione, formazione ed edu-cazione alla salute;l'attività di vigilanza controllo eispezione delle strutture, delleattrezzature e degli impianti è laparte principale del lavoro del tec-nico della prevenzione, ma unaspetto fondamentale riguardaanche il rapporto con le persone, lacapacità di interloquire con i sog-getti sottoposti al controllo in mododa promuovere comportamenti vir-tuosi sotto il profilo dell'igiene edella sicurezza e in ultima analisifinalizzati alla promozione dellasalute.

Dalle riflessioni sopra indicate apparequindi evidente che già nell'attività ordi-naria del tecnico della prevenzione èimplicita un'attività di promozione dellasalute che si realizza durante i sopral-luoghi attraverso informazioni chiare, tra-sparenti e comprensibili. Altro discorso èinvece quello legato al ruolo del tecnicodella prevenzione nella pianificazione,gestione, esecuzione e valutazione deiprogrammi “mirati” di promozione dellasalute. In ambito Veneto, alcuni tecnicipartecipano già ad iniziative di promo-zione della salute quali, ad esempio, lecampagne di vigilanza al rispetto deldivieto di fumare negli ambienti pubblicie privati di lavoro, ai programmi di edu-cazione alla sicurezza stradale, ai progettidi miglioramento nutrizionale, alleazioni legate ad aumentare l'attività fisica

·

negli anziani, docenze nelle scuole, ecc..Si tratta di progetti che per la maggiorparte vengono accolti favorevolmente daitecnici della prevenzione. Risulta fonda-mentale che siano progetti di promozionedella salute stimolanti, di provata effi-cacia e che si inseriscano in contesti orga-nizzativi in cui sono comunque garantitele attività proprie di vigilanza e ispezionenel rispetto degli standard di qualità equantità minimi. A tal proposito, sarebbeutile organizzare a livello della Regionedel Veneto un workshop con la partecipa-zione di almeno un tecnico per ogniAzienda Ulss e la presenza di qualificatirappresentanti delle altre professioni sani-tarie proprio per meglio definire, in gene-rale, il ruolo del tecnico della prevenzionee, in particolare, nelle attività di promo-zione della salute. In conclusione, larisposta all'interrogativo iniziale èdunque positiva. Effettivamente i tecnicidella prevenzione possono avere unruolo nelle attività di promozione dellasalute, ruolo che in parte già esercitano eche può essere ampliato perseguendo ledovute sinergie con le altre professionisanitarie della prevenzione.

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Silicosi e asbestosi, quei ra ggi in piu ‘

(*) Emilio Cipriani(**) Marco Albertini(***) Roberto Addia(****) Massimo Valsecchi

(*) Dipartimento di Prevenzione SPISAL

Azienda ULSS 22 Bussolengo

[email protected]

(**) Dipartimento di Prevenzione

Azienda ULSS 20 Verona

(***) INAIL Veneto, CONTARP Venezia

(****) Dipartimento di Prevenzione

Azienda ULSS 20 Verona

Da tempo la Regione del Veneto, inanalogia con quanto fatto anche in altreregioni italiane, ha attivato una serie diiniziative scientifiche e normative volte arazionalizzare le attività preventive in attosecondo un approccio di Evidence BasedPrevention. In particolare la LeggeRegionale 41/03 ha abolito sei interventiinuti l i in più campi propri deiDipartimenti di Prevenzione e, perverificare le ricadute organizzative e sullasalute che la Legge 41 ha avuto nellaRegione del Veneto, è stato avviato,nell'ambito del bando per le ricerchesanitarie regionali finalizzate del 2003, ilprogetto ”Verifica, implementazione evalutazione di modelli di prevenzionebasata sull'evidenza scientifica”.Qui si riportano alcune considerazioni ditale ricerca relativamente all'andamentodegli esami radiografici al torace ailavoratori a rischio di asbestosi e silicosi.Un provvedimento che, per come ènormato, non solo è inutile ma anchepericoloso per l'esposizione ingiustificataa radiazioni ionizzanti. La DirezioneRegionale INAIL del Veneto ha fornitouna lista di circa 1070 aziende operantinella Regione, che pagano il premiorelativo al rischio silicosi. Centrandol'attenzione dell'indagine sulle aziendeoperanti nel settore della fusione(fonderie), considerato che delle circa 300aziende di fusione del Veneto, 52 pagano ilpremio per la silicosi, si è optato per unarilevazione tramite intervista telefonica intutte le aziende così selezionate.

Nell'analizzare il tasso di risposta nonemergono particolari distorsioni e delle 35aziende rispondenti, 7 (20%) nonsottopongono i lavoratori ad alcuncontrollo radiografico al torace. In 9 delle35 aziende (circa il 26%) i lavoratori arischio vengono sottoposti ad esameradiograf ico una volta l 'anno –mantenendo quindi la periodicitàprevista dalla legge nazionale. In 15 deicasi (43%), invece, la periodicitàdell'esame è compresa tra i 2 e i 4 anni;infine, in 4 aziende (11%) gli esami vengoeffettuati con un intervallo di tempo pari o

L'impatto della legge 41/2003

superiore a cinque anni. Nelle 28 aziendein cui si effettuano i controlli radiografici,nell'ultima tornata sono state eseguite intotale 405 radiografie. In nessuna delle 35aziende che hanno risposto vi è stato uncambiamento nella periodicità o nellan u m e r o s i t à d e g l i a c c e r t a m e n t iradiografici esplicitamente dovuto allaentrata in vigore della legge regionale:nelle 9 aziende che ottemperavanoall'obbligo di un controllo annuale, lacadenza è rimasta inalterata anche dopo il2003; parimenti dove la frequenzaannuale imposta dalla legge nazionale eradisattesa, la periodicità precedente lalegge regionale è stata mantenuta.Un'azienda ha riportato come unicoeffetto della nuova legge regionale il fattoche nei casi in cui il lavoratore rifiuta disottoporsi all'esame radiografico – quieffettuato annualmente – egli non rischiapiù di perdere l'idoneità al lavoro. In tuttigli altri casi in cui vi è stato negli ultimianni un cambiamento nella periodicità onumero degli esami ciò che generalmentespiega la variazione è: il cambio di medicocompetente, il cambio di lavorazione, ilcambiamento del protocollo sanitariodietro l'evidenza di una assenza di rischiodi silicosi, la diminuzione o l'aumento deidipendenti della azienda.

In pochissimi casi gli RSPP erano aconoscenza della nuova previsionenormativa sugli accertamenti radiograficicontenuti nella Legge Regionale 41/2003.Sono solamente 8 le aziende in cui lanorma era conosciuta. Infatti, sia in unabuona parte di questi 8 casi, che nellerestanti aziende vi è una delega pressochétotale al medico competente per tuttoquanto concerne la tutela e il controllodello stato di salute dei lavoratori. È ilmedico competente, quindi, che “media”e introduce le norme in materia all'internodella azienda. L'utilizzo dell’intervistasemistrut turata ha permesso diraccogliere in alcuni casi informazioniut i l i anche a l d i là d i quantooriginariamente previsto dal protocollo diintervista. È interessante qui riportarealcune di queste informazioni non

La delega al medico competente.

previste raccolte durante le interviste. Vasottolineato, però, che esse vannointerpretate non come risultati consolidatidell'indagine, ma come spunti diriflessione per futuri interventi di ricercae /o di az ioni d i promozione eprevenzione. Due sembrano i puntirilevanti che emergono dalle informazioniaggiuntive fornite da alcuni intervistati:(i) in molti casi non viene percepita lasostanziale differenza tra misure diprevenzione e esami diagnostici; (ii) inalcuni casi sembra esservi un evidenteeccesso nel numero di radiografie altorace. Le procedure preventive dettatedalle Leggi continuano ad esserelargamente applicate anche quando vieneevidenziata la loro inutilità (in questo casoanche pericolosità) e cosa ancor piùsconcertante, anche quando la lorovalidità giuridica è sospesa od abolita. Vas o t t o l i n e a t a , i n o l t r e , l a s c a r s ainformazione da parte delle Aziende (8 su35) in merito ai provvedimenti legislativiregionali che le riguardano e che tentanodi recidere almeno alcuni dei “lacciuoli”che vengono dalle stesse continuamenteesecrati.

Il controllo dei lavoratori esposti a rischio di silicosi e asbestosi va migliorato: si richiede ai medici competenti di seguire le

indicazioni della normativa regionale che affida loro la scelta della periodicità delle radiografie del torace e alle Aziende di

essere informate sulle procedure per la protezione dei lavoratori.

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(*) Servizio Educazione

e Promozione della Salute,

Dipartimento di Prevenzione,

Azienda ULSS 9 Treviso

[email protected]

(**) Servizio per i Programmi Regionali

di Sanità Pubblica,

Dipartimento di Prevenzione,

Azienda ULSS 7 Pieve di Soligo

(***) Servizio Sanità Pubblica e Screening,

Direzione Prevenzione, Regione del Veneto

(*) Luca Sbrogiò

(**) Elizabeth Tamang

(***) Federica Michieletto

(***) Laura Tagliapietra

Scudo antifumo, eccellentiVeneto e Italia

Locale

Uffici amministrativi

Reparti di produzione

Servizi igienici

Spogliatoi

Mensa

Locali riposo

Altri locali

Totale

N° %

11 1

34 4

3 0

5 1

2 1

6 2

10 3

71 2

Locali visitati nelle ditte private

in cui sono state notate persone fumare.

Novembre 2006 - Aprile 2007

Nella lotta contro il fumo l'Italia ormai risulta essere punto di riferimento a livello internazionale per quanto riguarda la

normativa. Dopo il successo della tutela dal fumo passivo nei locali pubblici riconosciuto da tutti, il Veneto, l'Italia e l'Europa

stessa spostano la propria attenzione in altri ambiti a rischio.

Se l'Irlanda è stato il primo paeseal mondo ad adottare una leggespecifica e la Scozia quello dove siè registrata la maggior riduzionedi ricoveri per infarto del miocar-dio a seguito del bando del fumodai locali pubblici (-17%), l'Italiacostituisce il punto di riferimentointernazionale nella lotta al fumoper la normativa.Il Parlamento Europeo infatti hasottoscritto a luglio 2007 una riso-luzione suggerendo ai Paesi mem-bri di adottare una normativa simile allaLegge 3/2003, meglio nota come “LeggeSirchia”, avendone lodato la completezza el'equilibrio.E per quanto riguarda l'efficacia? Una piani-ficazione del controllo dell'applicazionedella normativa è seguito dalla Regione delVeneto su incarico del Centro nazionale perla prevenzione e il Controllo delle Malattie-CCM del Ministero della Salute con il “Pro-gramma di Prevenzione delle AziendeSanitarie Locali a sostegno della Legge3/2003”. Sono stati valutati le sedi municipalitra novembre 2006 e gennaio 2007 e gliambienti di lavoro privati tra novembre 2006ed aprile 2007 in tutta Italia con risultati stra-ordinari di applicazione e rispetto della leg-ge: nel 98% degli uffici comunali e nel 95%dei locali delle ditte private non sono staterilevate persone a fumare ed inoltre è risulta-to assente l'odore di fumo nell'89% dei localidelle ditte ed in quasi il 95% degli uffici comu-nali (v. tabella).Il successo della tutela dal fumo passivo perlegge è sotto gli occhi di tutti. In un recentemeeting tenutosi a Edimburgo in Scozia dal10 al 12 settembre 2007 il “sistema Italia”(Ministero della Salute, Coordinamentointerregionale sul tabagismo dellaConferenza Stato-Regioni, gli Istituti diricerca e la Lega Italiana per la Lotta contro iTumori) ha ricevuto un premio di eccellenzaper il lavoro svolto per la preparazione,l'applicazione e il monitoraggio della leggedalla Global Smokefree Partnership,un'organizzazione internazionale che inclu-de associazioni, ONG e istituti di ricerca atti-vi a livello mondiale nella prevenzione deltabagismo.

Oltre alla normativa di divieto nei locali pub-blici, una delle strategie che stanno incon-trando maggior favore tra i Governi europeiè quella del divieto d'acquisto di tabacco peri minorenni. Questa misura, assieme ad altrequali il divieto di fumo nei luoghi pubblici el'obbligo di apporre avvisi sui pericoli delfumo per la salute sui pacchetti di sigarette,era già contenuta nella Convenzione OMScontro il tabacco (Framework Convention onTobacco Control) entrata in vigore nel 2005,che impegna i Governi sottoscrittori a intro-durre regolamentazioni stringenti .Recentemente anche l'Italia ha sottoscritto laConvenzione (atto più di carattere formalein quanto il nostro Paese da tempo attuaquanto previsto dal Framework) e, auspica-bilmente, l'aumento del costo delle sigarette(misura questa che contribuisce ad allonta-nare i giovani dal consumo).Sul controllo del fumo passivo l'opinionepubblica europea ed internazionale si sta oraspostando su altri ambiti, con particolareriferimento all'esposizione in auto e a casa.Attenzione: non si tratta di sconfinare inambiti di libera decisione personale, ma disensibilizzare gli adulti e di proteggere i piùpiccoli. Infatti, un bambino su due è poten-zialmente esposto al fumo dei genitori inquesti ambienti, avendo almeno uno dei geni-tori fumatore. In tal senso il Veneto fa ancorauna volta da apripista. Con il finanziamentoregionale dedicato alla strategia per la pre-venzione delle patologie fumo-correlate siintende avviare l'analisi del consumo in autoe a casa. Sarà questa la prossima attivitàdegli operatori dei Dipartimenti diPrevenzione sul tema per migliorare la salu-te di noi veneti, a partire dai più piccoli.

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Offerta attiva e gratuita Off. gratuita

Vaccino Nascita 3°mese

5°mese

13°mese

14°mese

15°mese

6°anno

12°anno

15°anno

65anni

> 65anni

HB

IPV

Tetano

DTaP

Hib

MPRV

Varicella

PCV

Men C

HPV

PV23valente

Influenza

dTaP

Tabella 1: Calendario Vaccinale della Regione Veneto (DGR n. 411 del 26/02/2008)

(*) Antonio Ferro(**) Lisa Bertoncello(**) Greta Bordignon

(*) Dipartimento di Prevenzione,

Azienda ULSS 17 Este-Monselice

[email protected]

(**) Servizio Sanità Pubblica

e Screening, Direz. Regionale Prevenzione

Veneto & vaccini, alta classificaIl Calendario vaccinale per l'età evolutiva(DGR n.4403 del 30/12/2005), in vigore nellaRegione del Veneto a partire dal gennaio2006 prevedeva l'offerta attiva e gratuita, afianco delle vaccinazioni obbligatorie (DT,polio, epatite B) e delle raccomandate (Hae-mofilus influentiae B, pertosse, e morbillo-parotite-rosolia) già previste dal preceden-te calendario, di vaccinazioni di nuovaintroduzione quali i vaccini coniugati anti-meningococco C e antipneumococco epta-valente e il vaccino antivaricella. Il Gruppodi Lavoro regionale, già istituito nel 2005,ha da alcuni mesi intrapreso un percorsocon l'obiettivo di completare e aggiornare ilcalendario stesso. Tale iter ha trovato com-pimento con la DGR n. 411 del 26 febbraio2008 che, sulla base delle nuove evidenzedella letteratura scientifica, della situazio-ne epidemiologica di alcune patologie pre-venibili più frequenti in età adulta enell'ottica di un approccio preventivo glo-bale alla popolazione, ha approvato ilNuovo Calendario Vaccinale del Veneto(Tabella 1). La denominazione “Calendariovaccinale della Regione Veneto” sottolineal'allargamento del numero di vaccinazioniprima comprese in calendario (solo vacci-nazioni per l'età evolutiva) ad alcune vacci-nazioni per l'adulto: è infatti previstal'offerta gratuita del vaccino antipneumo-cocco 23valente e della dose di richiamo delvaccino antitetanico ai sessantacinquenni.Inoltre, l'inserimento in Calendariodell'offerta gratuita del vaccino antinfluen-zale a tutti gli anziani, risponde alla neces-sità di ampliare l'adesione a questa impor-tante misura di prevenzione all'inizio diogni stagione influenzale come da indica-zioni della Circolare Ministeriale.Il nuovo calendario prevede inoltre alcunenovità relativamente alle vaccinazioni per ibambini e gli adolescenti. L'utilizzo del pre-parato tetravalente anti morbillo, parotite,rosolia e varicella consente l'immuniz-zazione contro le quattro malattie inun'unica somministrazione, con un miglio-ramento dell'adesione delle famiglie.Continuano comunque i programmi diricerca attiva e vaccinazione degli adole-scenti con anamnesi negativa per varicellaal 15esimo anno di età.Per quanto riguarda la vaccinazione antimeningococco C coniugato, l'offerta attiva

e gratuita interessa tre coorti: oltre alla som-ministrazione al 13esimo mese e al 15esimoanno, è stata inserita la coorte del sestoanno di vita allo scopo di raggiungere unaprotezione globale dell'età infantile controquesta grave malattia in un arco di tempominore. Come riportato in Calendario ilVeneto proporrà a partire dal gennaio 2008l'offerta attiva e gratuita del vaccino anti-HPV alle dodicenni: la letteratura scientifi-ca internazionale concorda infatti nel rite-nere tale coorte di età il target preferenzialedella campagna vaccinale in quanto la som-ministrazione del vaccino prima dell'iniziodell'attività sessuale garantisce una prote

zione elevata prima di un eventuale conta-gio con il virus HPV. Le utenti (sotto i 26anni) di altre fasce di età che richiedessero ilvaccino, possano vaccinarsi presso i ServiziVaccinali ad un prezzo agevolato secondoquanto previsto dal Tariffario UnicoRegionale (DGR n. 412 del 26/02/2008).Attraverso adeguate campagne di informa-zione rivolte alle donne è doveroso raffor-zare comunque il messaggio che la vaccina-zione anti HPV affianca lo screening citolo-gico (pap-test) e non lo sostituisce: il mante-nimento di elevati livelli di adesione allecampagne di screening è infatti importantesia perché il vaccino non protegge da tutti itipi di virus HPV potenzialmente correlatiall'insorgenza di lesioni maligne, sia al fine

di valutare l'impatto della strategia di vac-cinazione.Concludendo, con l'approvazione di que-sto nuovo calendario il Veneto rappresentauna delle prime regioni in Italia per offertavaccinale e per qualità delle prestazionirese alla popolazione: le notevoli capacitàorganizzative acquisite dai servizi sanitarie la professionalità degli operatori rappre-sentano, infatti, una garanzia per il succes-so delle attività del sistema vaccinale nelcontrollo delle malattie infettive. Gli elevatilivelli di adesione alle vaccinazioni delVeneto premiano questo impegno e dimo-strano la fiducia delle famiglie in questofondamentale strumento di prevenzione.

DTaP

IPV

: vaccino antidifto-tetanico-pertossico acellulare.

: vaccino antipolio inattivato.

dTap

HB

: vaccino difterite-tetano-pertosse per adulti.

: vaccino antiepatite B.

Hib

MPRV

: vaccino contro le infez. invasiveda Haemophilus influenzae b.

: vaccino tetravalenteantimorbillo-parotite-rosolia-varicella.PCV: vaccino antipenumococcicoconiugato.

Men C: vaccino antimeningococcoC coniugato.HPVPV 23valente

: vaccino antipapillomavirus.: vaccino

antipneumococcico 23valente.

Con DGR n. 411 del 26/02/2008 la Regione del Veneto ha approvato un nuovo calendario vaccinale che va a completare e ad

integrare il precedente calendario dell'età evolutiva. Oltre all'introduzione del vaccino anti HPV per le dodicenni e all'adozione

del vaccino quadrivalente anti morbillo, parotite, rosolia e varicella, il Calendario introduce l'offerta gratuita di alcune

vaccinazioni per l'adulto, nell'ottica di un approccio preventivo globale alla popolazione.

8

Dipartimento di Prevenzione

Servizi Veterinari

Azienda ULSS 14 Chioggia

[email protected]

Luciano Boffo

Patrizia Buratti

Ulss 14: dai Ser vizi Veterinari,controlli e sicurezza

Il Decreto del Dirigente Regionale n. 292 del 23 Maggio 2007 avente per oggetto la programmazione e le istruzioni operative

relative alle procedure per i controlli ufficiali e i criteri e le modalità di classificazione delle imprese alimentari, ha rappresenta-

to, all'atto della sua pubblicazione, uno strumento indispensabile per l'implementazione da parte dei Servizi Veterinari delle

Aziende ULSS di sistemi e piani di controllo.

La classificazione delle imprese alimen-

tari

L'applicazione dei Regolamenti Comuni-tari ha comportato una profonda trasfor-mazione delle funzioni e delle responsabi-lità sia del Servizio Veterinario e delS e r v i z i o d ' I g i e n e P u b b l i c a , c h edell'Operatore del Settore Alimentare(OSA).Infatti se a quest'ultimo è stata attribuita laresponsabilità diretta d'impresa eprodotto, certamente il veterinario nonpuò più essere considerato un sempliceverificatore di requisiti igienico-sanitari,bensì un valutatore attento dei processi edei sistemi di controllomessi in atto dagli opera-tori.Questo ruolo ovvia-mente non può prescin-dere dalla conoscenzadei requisiti e delle carat-teristiche rispettiva-mente delle materieprime impiegate e deiprodotti finiti, nonchédel processo produttivo espesso della tecnologiatipica della zona in cui siopera.

Nel territorio dell'Azienda ULSS 14 ilsettore prevalente è quello ittico, rappre-sentato sia da stabilimenti di trasforma-zione e preparazione che da centri di depu-razione e spedizione dei molluschi bivalvivivi.Molte di queste imprese sono sorte intornoalla metà del secolo scorso nella zona chegravita attorno all'attuale Mercato Itticoall'Ingrosso di Chioggia (Isola dei Cantie-ri), vero e proprio “polmone” delle attivitàlocali.La gestione familiare di queste aziende hainoltre consentito di tramandare nel tempometodi di lavorazione di prodotti dellapesca locale di antichissima tradizionecome, per esempio, la “seppia nostrana” ole alici, che diversamente sarebbero statisostituiti dai moderni sistemi tecnologici.La scelta degli operatori è stata dunquequella di promuovere le proprie produ-zioni legate al territorio e che vantanotradizioni secolari, garantendo contempo-raneamente elevati standard di sicurezza equalità.L'impegno si è concretizzato innanzituttorielaborando sistemi e piani di Autocon-trollo che tenessero conto delle peculiaritàdi tutte le fasi di produzione (inclusaquella primaria), presupposto indispensa-bile per conseguire eventuali riconosci-menti e ad ulteriore garanzia della tuteladei consumatori.Sulla base dei criteri previsti dalla norma-tiva regionale è stato possibile classificare

gli stabilimenti appartenenti alla filieradella trasformazione/preparazione deiprodotti ittici e i centri di depurazione espedizione dei molluschi bivalvi vivi valu-tando il concetto di rischio e di gestione delrischio in relazione al sistema locale e/otradizionale di lavorazione e alle caratteri-stiche della materia prima.Le imprese alimentari coinvolte hannooperato seguendo alcune fasi tra lorosequenziali e strettamente correlate quali:

Rilievo delle caratteristiche dellamateria prima utilizzata in relazione allazona di provenienza (inclusi il valorenutrizionale e le qualità merceologiche).Valutazione dei pericoli e individua-zione dei rischi associati alla materiaprima così identificata (compresi i limitidi accettabilità).Modulazione dei rischi selezionati inbase allo “storico aziendale”.Definizione delle caratteristiche e dellefasi di trasformazione / preparazione /depurazione e dei relativi rischi.Monitoraggio dei CCP.Codifica di buone pratiche di produ-zione.Esame dei prodotti finiti individuandoper le diverse tipologie:1) requisiti merceologici, caratteristiche

sensoriali e nutrizionali;2) modelli di microbiologia predittiva e

analisi chimico-microbiologichespecifiche in grado di evidenziarel'andamento delle flore microbichee/o presenza di potenziali contami-

n a n t i c h i m i c i ,mantenimento dellecaratteristiche orga-nolettiche e durabi-lità (prove di shelf-life);

3) modalità di confe-zionamento e distribu-zione (prevedendo lineedi packaging diversificateper prodotto e mercato didestinazione).

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Stabilimento di trasformazione di prodotti ittici: sala di eviscerazione e spellatura dei

molluschi cefalopodi.

Una valutazione preliminare dei risultatiottenuti ci ha infine portato a concludereche questo stesso metodo potrebbe essereefficacemente applicato per consentire unacategorizzazione di altre tipologie di atti-vità autorizzate e/o registrate e attual-mente non incluse nell'elenco regionale.

Il DDR n. 292/2007 sulla base delle defini-zioni di ispezione e verifica di cui ai Rego-lamenti Comunitari n. 854 e 882/2004fornisce una valida interpretazione poichèprecisa allo stesso tempo le attività previ-ste.Pertanto se nell'ispezione si esprime laprofessionalità dell'”autorità competente”attraverso “valutazioni proprie a prescin-dere dagli strumenti di cui si serve laditta”, nella verifica è privilegiato il “con-trollo, mediante esame e considerazionedelle prove obiettive, volto a stabilire sesiano stati soddisfatti requisiti specifici”ossia, “la valutazione approfondita di undeterminato aspetto”, che la Regione delVeneto ha puntualmente codificato nelle11 voci previste dal Registro dei ControlliUfficiali.La possibilità di gestire la verifica conl'ausilio di una “lista pratica di riscontro” acui fa riferimento il provvedimento regio-nale, ci ha fornito lo spunto per elaborareun protocollo operativo e quindi istruzioniscritte in grado di codificare per ciascunpunto quali siano i requisiti da soddisfare.L'impiego di queste liste consente al Veteri-nario deputato al Controllo Ufficiale diverificare la completezza formale deirequisiti previsti per ogni singola voce.A scopo esemplificativo riportiamo breve-mente il protocollo operativo elaborato perla verifica dell'”idoneità del processoproduttivo” idealmente inclusa nella

Gli strumenti del controllo ufficiale: ispe-

zione e verifica

sezione di riferimento “realizzazione diprodotto” e i cui requisiti sono stati indivi-duati nel modo seguente.1) Adeguatezza delle caratteristiche strut-turali dello stabilimento alle lavorazioniche vi vengono svolte, ossia: A) presenza dirivestimenti impermeabili sulle pareti; B)giunzioni muri/pavimenti arrotondate; C)pavimenti in materiale impermeabile, anti-sdrucciolo e con pendenza verso gliscarichi finestre/lucernai di tipo non apri-bile o dotati di protezioni inamovibili.2) Utilizzo razionale delle aree/locali infunzione delle produzioni aziendalicontrollando per ogni ciclo di lavorazione:A) come viene garantita la separazione trazone ad alto e basso rischio (“zone spor-che” e “zone pulite”) e tra prodotti incom-patibili quali: prodotti crudi – prodotticotti, MBV da depurare – MBV depurati,pesce/molluschi cefalopodi in fase dieviscerazione e/o spellatura e/o decongela-mento – prodotti finiti; B) com'è predi-sposto il flusso produttivo nei vari reparti?3) Modalità di applicazione dei processitecnologici e di utilizzo di macchina-ri/attrezzature valutando: A) modalità ditermoregistrazione; B) idoneità delleinstallazioni frigorifere utilizzate perridurre rapidamente la temperatura deiprodotti sottoposti a congelamento (tun-nel, anaconde di congelamento, ecc.); C)idoneità dei macchinari impiegati per i trat-tamenti termici (cottura, frittura, spieda-tura, ecc.) .

Audit

Il metodo di verifica più significativoincluso tra gli strumenti del Controllo Uffi-ciale è sicuramente l'Audit. Il DecretoRegionale ne riporta la definizione conte-nuta nel Regolamento n. 882/2004 in base alquale l'Audit “è un esame sistematico eindipendente per accertare se determinateattività e i risultati correlati siano conformialle disposizioni previste, se tali disposi-zioni siano attuate in modo efficace e sianoadeguate per raggiungere determinatiobiettivi”. Come per l'ispezione dunque cisi basa sulla “verifica della conformità allanorma”, ma nel caso dell'Audit occorrevalutare anche l'efficacia e l'adeguatezzaper il conseguimento di determinati obiet-tivi. Questa definizione rispecchia quellafornita dalla norma ISO UNI EN 19011 conl'unica differenza che il controllo dellarispondenza alle “disposizioni previste e ilraggiungimento di determinati obiettivi”viene reinterpretato ed identificato negli“obiettivi della Qualità”. In altri terminipotremmo dunque considerare l'Audituna sorta di “strumento di misura” checonsente di valutare la conformità el'efficacia del sistema di gestione delleimprese alimentari. L'elaborazione e laprogrammazione di piani di Audit hasperimentalmente avuto inizio nellaNostra Azienda ULSS a partire dall'iniziodel 2007, consentendoci d'implementaresistemi diversificati in funzione di unapreliminare classificazione degli stabili-menti in base al rischio per tipologia eproduttività, al rischio per la salutepubblica, nonché al grado di conformitàdelle diverse imprese alimentari allanormativa vigente (come sinteticamentedescritto nei paragrafi precedenti). GliAudit in campo, comprensivi delle proce-dure relative alle buone prassi igieniche e aquelle basate su HACCP sono stati redattiuniformandone i criteri ai principi dellanormativa di riferimento e diversifican-done la forma in relazione alle peculiaritàdelle imprese del settore precedentementeconsiderate. Sulla base dei risultati ottenutiriteniamo che l'esperienza condotta siintegri e si completi nelle indicazionicontenute nel Decreto Regionale e nonpossa che rappresentare il punto dipartenza per ulteriori elaborazioni e

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Servizio Igiene Pubblica ed Ambiente

Direzione Regionale Prevenzione

[email protected]

Giovanna Frison

Francesca Pinese

Phone Centercon le carte in regola

Il fenomeno dei phone center ha assunto in questi anni proporzioni crescenti in quanto è aumentata la domanda, da parte dei

privati, di utilizzare il telefono fisso per chiamate nazionali e internazionali o per navigare in internet, con un risparmio di costi

rispetto alle tariffe praticate sulle normali linee telefoniche. A tale principale attività se ne affiancano anche altre quali, ad

esempio, la corrispondenza o la spedizione pacchi e il trasferimento di denaro.

Si tratta di esercizi aperti al pubblico gestiti

prevalentemente, ma non esclusivamente, da

cittadini extracomunitari e rivolti proprio ai

cittadini stranieri che hanno, per ovvi motivi,

esigenza di contattare telefonicamente il pro-

prio paese di provenienza a tariffe scontate.

Il "Codice delle comunicazioni elettroniche",

di cui al D. Lgs. n.259 del 1 agosto 2003, pre-

vede all'art.25 che l'attività di fornitura di

reti o servizi di comunicazione elettronica

possa essere oggetto di eventuali limitazioni

introdotte da disposizioni legislative, regola-

mentari ed amministrative che siano giustifi-

cate da esigenze della difesa e della sicurezza

dello Stato e della sanità pubblica, compatibil-

mente con le esigenze della tutela

dell'ambiente e della protezione civile.

La Regione del Veneto, al fine di disciplinare

con maggior rigore attività, orari, standard

urbanistici e requisiti, ha emanato la L.R.

n.32 del 30/11/2007 che introduce limiti più

severi per l'avvio e l'esercizio di un phone cen-

ter. Si richiedono ai titolari e gestori, in analo-

gia a quanto previsto per commercianti e pub-

blici esercenti, determinati requisiti morali

(fedina penale immacolata o piena riabilita-

zione in caso di condanne già scontate) che

devono essere accertati dal comune nel cui

territorio è ubicato il centro.

La Legge Regionale n.32 del 30/11/2007

“Regolamentazione dell'attività dei cen-

tri di telefonia in sede fissa”.

Il testo stabilisce l'istituzione di registri came-

rali dei centri di telefonia in sede fissa, accessi-

bile in via telematica da Regione, comuni, pre-

fetture, questure, uffici di pubblica sicurezza,

aziende ulss, ecc. Inoltre, qualora i comuni

non provvedano a individuare gli ambiti terri-

toriali di localizzazione di tali attività, per i

prossimi due anni (sino al 1 gennaio 2010)

non sarà possibile aprire nessun nuovo phone

center.

La legge approvata disciplina anche gli orari

di attività che non devono superare le 12 ore

giornaliere in una fascia compresa tra le 7 e le

23, con obbligo di chiusura di un giorno la

settimana e possibilità di ulteriori limitazioni

temporanee o permanenti per ragioni di ordi-

ne pubblico e di sicurezza.

Sono stati inseriti nuovi standard urbanistici,

igienico-sanitari ai quali i phone center già

esistenti dovranno adeguarsi entro due anni.

In particolare l'art.9, comma 1, lett.b) prevede

che la Giunta determini entro sessanta giorni

dall'entrata in vigore della legge i requisiti

relativi ai servizi igienici, al rispetto della nor-

mativa sulle barriere architettoniche, agli

spazi di attesa e alle deroghe per i locali nei

quali è già esercitata l'attività di cessione al

pubblico di servizi telefonici.

Il mancato rispetto delle prescrizioni verrà

sanzionato in via amministrativa con

ammende da 2 mila a 12 mila euro fino alla

revoca dell'autorizzazione ed alla chiusura

dell'attività nei casi di reiterata violazione. Le

nuove regole regionali andranno a integrare le

disposizioni nazionali già vigenti per i centri

di telefonia in sede fissa: la Legge 155 del 2005

che, in sintonia con le norme di sicurezza e

antiterrorismo, ha introdotto l'obbligo di

licenza da parte del questore, il Testo unico di

pubblica sicurezza e il Decreto del Ministero

dell'Interno del 16 agosto 2005 che stabilisce

le misure alle quali devono attenersi titolari e

gestori per monitorare identità anagrafica ed

operazioni degli utenti.

Tutto ciò considerato, con la L.R. n.32 del

30/11/2007 si è inteso assumere un'iniziativa

adeguata a completare il quadro normativo e

regolamentare in questa materia, tenendo

conto delle esigenze della programmazione

commerciale, urbanistica ed igienico-

sanitaria e delle realtà già presenti nel nostro

territorio.

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Malattie professionali in Veneto dal 1990 al 2004

Franco SartoMichela Veronese

Centro Operativo Regionale

per l'Epidemiologia Occupazionale

(COREO) c/o Spisal Azienda

ULSS 16 Padova

[email protected]

Le malattie da lavoroviste da S pisal e Inail

Lavoro e Salute

Il fenomeno delle malattie professionali, così

come riportato negli archivi dell'INAIL, è

sottostimato e non ha una descrizione molto

soddisfacente. Con l' “Atlante della struttura

produttiva e delle malattie professionali nel

Veneto” edito dal COREO (2007) si è cercato

di ricostruire l'andamento delle malattie pro-

fessionali dal 1990 al 2004, integrando varie

raccolte di dati sia dell'INAIL che degli

SPISAL, per offrire al lettore un'ampia fine-

stra di osservazione secondo due punti di

vista diversi e riportati nella figura.

Le segnalazioni/denunce di malattia profes-

sionale agli SPISAL sono aumentate notevol-

mente dal 1990 al 1993 per effetto della pro-

gressiva penetrazione della sorveglianza sani-

taria nelle aziende. Dal 1994 notiamo una

stabilizzazione attorno ai 2.000-2.200 casi

annui, con due picchi negli anni 1997-1998 e

negli anni 2001-2002. L'andamento della

curva è la conseguenza di fenomeni contra-

stanti: le malattie “tradizionali” tabellate pre-

sentano un'importante riduzione come le pne-

umoconiosi, le intossicazioni e le sordità da

rumore; mentre le malattie non tabellate sono

in aumento, la sordità da rumore rimane la

più rilevante con quasi 1000 casi all'anno

anche negli anni più recenti (anni 2005 e

2006). Nella figura è riportato l'andamento

delle ipoacusie segnalate agli SPISAL, nel

1990 esse costituivano da sole l'85% delle

segnalazioni, nel 2004 costituiscono circa il

50%, e sono passate da un picco di 2200 casi

nel 1993, a meno di 1000 casi nel 2004 (-

56%). Le malattie cutanee rimangono sostan-

zialmente invariate nel periodo di osservazio-

ne. Esiste invece un notevole aumento delle

muscolo scheletriche, delle patologie non

tumorali da amianto (specie placche pleuri-

che) e dei tumori da amianto, specie i mesote-

liomi maligni. Queste due ultime patologie

sono emerse soprattutto grazie alla ricerca

attiva effettuata dal Registro Veneto dei Casi

di Mesotelioma e dal Progetto regionale di

sorveglianza sanitaria agli ex esposti ad

amianto.

Le malattie denunciate all'INAIL dal 2000 al

2004, sostanzialmente coincidono con quanto

registrato dagli SPISAL.

Le malattie riconosciute dall'INAIL invece

sono numericamente molto inferiori alle

denunce e alle segnalazioni ricevute dagli

SPISAL, infatti ciò che viene riconosciuto è

circa il 40% del denunciato. Nella figura si

nota che le malattie riconosciute seguono un

andamento opposto alle denunce agli SPISAL

dal 1990 al 1994, per poi stabilizzarsi fino al

1997 e quindi aumentare fino al 2002. Il

primo periodo di decremento è riconducibile

alla netta riduzione delle patologie professio-

nali classiche (pneumoconiosi, ipoacusie con-

clamate, intossicazioni da sostanze chimiche),

l'aumento negli ultimi anni invece è dovuto

al diverso trattamento dal 1998 per le cosid-

dette “malattie non tabellate”, che compren-

dono le malattie non incluse tra quelle assicu-

rate, ma per cui viene dimostrato il nesso di

causa. Di esse fanno parte per esempio molte

malattie muscolo-scheletriche, che sono in

crescita secondo i dati SPISAL. Nel corso dei

15 anni esaminati, l'INAIL ha riconosciuto

316 morti da malattia professionale, media-

mente 20 all'anno, di cui 140 per mesotelioma

(44%), 44 per silicosi, 42 per asbestosi e 39 per

tumore ai polmoni e alle cavità nasali.

Non sono pochi, e tuttavia sono solo la punta

dell'iceberg in quanto gli studi epidemiologici

sui casi attesi di decessi per tumori professio-

nali, calcolano un loro ammontare ad almeno

il 4% di tutti i tumori.

Solo i tumori al polmone correlati al lavoro

sarebbero circa 290 all'anno! Del resto solo imesoteliomi hanno un'incidenza di circa 70casi all'anno. C'è molto da lavorare quindi siasulla ricerca attiva delle malattie professionalisia sulla prevenzione dei fattori di rischio.

La nuova pubblicazione del COREO dal titolo “Atlante della struttura produttiva e delle malattie professionali nel Veneto”

riporta le mappe per Aziende Ulss della tipologia produttiva veneta e l'andamento delle malattie professionali dal 1990 al 2004.

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(*) Centro Tematico Regionale

di Epidemiologia Ambientale

Azienda ULSS 22 Bussolengo

[email protected]

(*) Gianstefano Blengio

Salvatore Falcone

Ambiente ed epidemie,palla al Centro

Dai Centri Regionali

Il Centro Tematico Regionale di Epidemiologia Ambientale, attivo dal 2001, opera prioritariamente nell'elaborare strategie e

modelli per l'analisi geografica e spaziale dei dati epidemiologici, nell'attività di supporto generale dei Servizi di Igiene e Sanità

Pubblica nell'identificazione e valutazione dei rischi sanitari connessi all'inquinamento ambientale e nella promozione di

interventi per la gestione di tali rischi.

È ormai considerazione consolidata che la pre-venzione finalizzata alla tutela della salute delcittadino non può prescindere dalla tuteladell'ambiente. E' proprio con questo presuppo-sto che nel 2001 è stato costituito il CentroTematico Regionale di EpidemiologiaAmbientale i cui obiettivi, funzioni e assettoorganizzativo sono stati definiti nel dettaglionella DGR n. 1529 del 15 giugno 2001. Lagestione del Centro Tematico è affidataall'Azienda U.L.S.S. 22 di Bussolengo e la sedeè ubicata presso il Servizio di Epidemiologiadella stessa U.L.S.S. La Direzione scientifica èaffidata al Dott. Gianstefano Blengio cheall'inizio di ciascun anno elabora un program-ma di attività sottoposto, per l'approvazione,alla Direzione Regionale per la Prevenzione,alla quale viene altresì inviata, a fine anno, larelazione consuntiva.

Le principali linee operative del Centro sonol'analisi geografica e spaziale dei dati epidemio-logici correnti, la valutazione dei rischi sanitarie l'attività di formazione. Tra gli obiettivi prio-ritari del Centro vi sono, quindi:

il monitoraggio, principalmente su richiestadella Direzione Regionale Prevenzione, di datiepidemiologici messi a disposizione dalle strut-ture regionali deputate alla raccolta, validazio-ne ed organizzazione di tali dati, mediantel'analisi della distribuzione geografica e spazia-le degli eventi di interesse sanitario e dei fattoridi rischio; inoltre, in ambito collaborativo con iDipartimenti di Prevenzione della Regione, ilCentro Tematico opera prioritariamentenell'elaborare strategie e modelli per l'analisigeografica e spaziale dei dati epidemiologici cor-renti;

il contributo all'analisi e valutazione dei fat-tori di rischio evidenziati in aree geografichediverse, con particolare riferimento a quelli asso-ciati a fonti di inquinamento ambientale, attra-verso l'indicazione di criteri condivisi e credibilidi valutazione e gestione di tali rischi; in questocontesto il Centro può altresì fornire un utilesupporto, previ accordi di programma, aiServizi di Igiene e Sanità Pubblica in materia diidentificazione e valutazione dei rischi sanitariconnessi ad episodi localizzati di inquinamentoambientale, di promozione di interventi per lagestione di tali rischi, nonché di strategie per lacomunicazione degli stessi;

il contributo all'innalzamento del livello ditutela della salute della collettività, sia attraver-so la produzione di rassegne, report metodologi-ci e proposte di protocolli d'intervento nelcampo della prevenzione primaria, sia attraver-so il miglioramento dei livelli di conoscenzadegli operatori, attraverso adeguati percorsi for-mativi organizzati dal Centro stesso. In taliambiti diverse sono le pubblicazioni che ilCentro Tematico ha prodotto dalla sua costitu-zione ad oggi. Tra queste vi sono il recente“Atlante di mortalità regionale – anni 1981-2000” realizzato in collaborazione con laDirezione sistema statistico regionale, nel qualeviene illustrata, mediante rappresenta-zione sumappa, tavole e grafici descrittivi dei trend di

1.

2.

3.

mortalità, la distribuzione della mortalità nelVeneto relativa alle più frequenti cause di morte,e le “Linee guida per la valutazione del rischiosanitario determinato da fonti di inquinamentoambientale”, realizzato in collaborazione conl'ARPAV, aventi lo scopo di definire le metodo-logie più appropriate per l'indagine e la caratte-rizzazione del rischio sanitario correlato alla pre-senza di uno specifico sito inquinato (o presuntotale), ivi compresa la stima del possibile impattosulla salute della popolazione derivante dal rila-scio di inquinanti. La pubblicazione di tali lineeguida ha dato lo spunto per l'organizzazione dialcuni corsi di formazione di approfondimentodella materia, tenutisi nel 2004, 2006 e 2007 erivolti ai Tecnici della Prevenzione ed aiDirigenti dei Servizi del Dipartimento diPrevenzione.Il materiale trattato in tali corsi e le stesse LineeGuida sono inoltre contenute nel CD-ROMrecentemente realizzato e consegnato aiDirettori dei Dipartimenti della Prevenzionedel Veneto, comprendente, tra l'altro, un archi-vio, estratto del database dell'IRIS (IntegratedRisk Information System) a cura della U.S.Environmental Protection Agency, contenente547 schede illustranti gli effetti sanitari che pos-sono derivare dall'esposizione alle diversesostanze chimiche riscontrabili nell'ambiente.Tra gli altri lavori prodotti dal Centro particola-re menzione va al Quaderno di Lavoro “Campielettromagnetici generati da antenne per la tele-fonia mobile e salute pubblica” che costituisceuna 'review' delle più aggiornate evidenzescientifiche in materia. Il documento, sottopo-sto all'attenzione di tutti i referenti AziendaliULSS Scheda Tematica << La tutela della collet-t iv i t à da i r i s ch i san i tar i conness iall'inquinamento ambientale: igiene ambienta-le ed interfaccia ARPAV >> del Piano TriennaleSISP, nonché al Dipartimento ProvincialeARPAV di Verona, presso il quale è costituitol'Osservatorio Regionale “Agenti Fisici”, rac-coglie ed integra le osservazioni pervenute daessi e costituisce, quindi, un vero e proprio “do-cumento di consenso” da parte dei Tecnici deiDipartimenti di Prevenzione che si occupanodella materia.

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Screening oncologici

Manuel ZorziAnnarosa Del Mistro

Istituto Oncologico Veneto, Padova

[email protected]

Cer vicocarcinoma,nuovi scenari di screenin gEvidenze scientifiche

Prospettive per la Regione del Veneto

Negli ultimi anni diversi trial controllati ran-domizzati hanno paragonato il test per laricerca dell'HPV ed il Pap test tradizionale inambito di screening. Due studi, pubblicati inottobre 2007, hanno dimostrato che il testHPV ha una sensibilità per lesioni pre-invasive ed invasive notevolmente superiorerispetto al Pap test. Inoltre un test HPV nega-tivo è garanzia di assenza di malattia per unlungo periodo: a più di 6 anni dall'episodio discreening precedente, le donne HPV negativehanno mostrato circa il 50% in meno di lesio-ni rispetto a quelle con precedente Pap testnegativo. Il più numeroso dei trial attualmen-te in corso, con circa 100.000 donne arruolate,è NTCC (Nuove Tecnologie per il CarcinomaCervicale), uno studio multicentrico italianocui partecipano i programmi di screening cito-logico delle Aziende Ulss di Padova e Verona.I risultati preliminari di questo trial sono inlinea con quelli degli studi già pubblicati; idati definitivi saranno disponibili nella secon-da metà del 2008.

Le Raccomandazioni del Ministero dellaSalute sullo screening citologico prevedonol'utilizzo esclusivamente del Pap test, mentre“…per l'introduzione del test HPV quale testprimario sarà necessario attendere la conclu-sione degli studi randomizzati in corso”.Subito dopo la pubblicazione dei risultati diNTCC è prevista una revisione di queste rac-comandazioni. Nel frattempo potranno essereattivati programmi pilota basati sul test HPV.In Veneto la maggiore criticità dello screeningcitologico è l'insufficiente estensione degliinviti (la proporzione della popolazione eleg-gibile invitata in tre anni) in diversi program-mi, anche dopo anni dal loro inizio.La principale causa è la carenza di risorse, inparticolare vi è una scarsità di citologi desti-nata ad aggravarsi a causa dei numeri insuffi-cienti di nuovi citologi in formazione. Sonofrequenti, inoltre, i casi di difformità dal

modello organizzativo standard, soprattuttoper una frequenza eccessiva di richiami e con-trolli. Tale pratica è inefficiente sul piano dia-gnostico ed inoltre riduce la possibilità digarantire un'offerta equa e regolare dello scre-ening a tutta la popolazione.L'introduzione del test HPV per il primolivello dello screening consentirebbe di supe-rare i problemi descritti. Trattandosi di untest di laboratorio, esso richiede un numerolimitato di personale tecnico con una drasticariduzione del fabbisogno di citologi, a cuisarebbe richiesta solo la lettura dei Pap test ditriage (stimati intorno all'8-10% del totale).La strategia tramite test HPV permetterà inol-tre di allungare l'intervallo di screening, conun vantaggio sia in termini di costi che di cari-co assistenziale per le donne, e dovrebbe facili-tare un incremento della partecipazione alloscreening.Infine la sostituzione del Pap test con il testper l'HPV potrebbe aver ragione di abitudiniconsolidate di utilizzo improprio del Pap test.Il limite principale di un modello basato sultest HPV è rappresentato dai costi, notevol-mente maggiori rispetto al Pap test tradizio-nale. Tuttavia diversi fattori rendono compli-cato il confronto tra i costi complessivi delledue strategie, e rappresenteranno quindi unodei principali oggetti di prossima valutazione.Al momento è in via di definizione un proget-to pilota di popolazione che coinvolgerà le 5Aziende Ulss delle province di Padova eRovigo, in un'ottica di area vasta. Il modelloorganizzativo consisterà nell'invio dei cam-pioni ad un unico laboratorio, senza interferi-re con la disponibilità sul territorio di centriper il prelievo e quindi con l'adesione. Questomodello garantirà una maggiore efficienza intermini di tempi/tecnico di laboratorio edun'elevata qualità di refertazione, utilizzandosolo tecnici dedicati e la supervisione di unapersona esperta; inoltre consentirà la costru-zione di una banca dati di grandi dimensioni,e quindi elaborazioni statistiche affidabili.

Protocollo di screening

Il protocollo dello screening basato sul testHPV prevedrà, in sede ambulatoriale, il pre-lievo per il test virale e, contestualmente,l'esecuzione di uno striscio tradizionale per iltriage dei casi positivi al virus. Tale vetrinosarà soltanto fissato, ma colorato e letto solo incaso di positività all'HPV.Alle donne con HPV negativo verrà inviatauna lettera di risposta negativa conl'indicazione di un nuovo appuntamento discreening a tre anni (intervallo da allungarsia cinque anni, quando saranno acquisite tuttele evidenze sulla durata dell'effetto protettivoe saranno emesse le raccomandazioni da partedel Ministero della Salute). I casi con test posi-tivo saranno invece segnalati allaCitodiagnostica, che effettuerà la colorazionee la lettura dei corrispondenti vetrini. Alledonne con citologia negativa verrà speditauna lettera con un nuovo appuntamento perun controllo ad un anno. Le donne con citolo-gia positiva verranno inviate all' approfondi-mento colposcopico.

Secondo recentissime evidenze, il test per la ricerca dell'HPV potrebbe modificare l’utilizzo del Pap test nell'ambito dello

screening del carcinoma della cervice uterina. In Veneto è in via di definizione un progetto pilota di popolazione che coinvolgerà

le province di Padova e Rovigo, che prevede l'utilizzo del test virale e, solo in caso di positività al virus, la lettura di uno striscio

tradizionale prima dell'invio a colposcopia.

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Ufficio Promozione della Salute,

Dipartimento di Prevenzione

Azienda ULSS 20 Verona

[email protected]

Genitoripiu ’:quando la prevenzione

fa sistemaLeonardo Speri

Elena Perusi

Mara Brunelli

Prosegue la campagna Genitoripiù, avviata nella Regione del Veneto ed ora estesa, per iniziativa del Ministero della Salute,

all'intero territorio nazionale. Un modello nuovo, quello veneto, per le 12 Regioni che hanno aderito al progetto, con un unico

obiettivo: promuovere la salute dei bambini attraverso sette azioni di fondamentale importanza.

Prendiamoci più cura della loro vita. CosìAmanda Sandrelli e Blas Roca Rey nello spotin onda sulle principali emittenti localiricordano ai genitori il loro insostituibileruolo nella salute dei loro bambini.Convinzione questa della campagnaGenitoripiù che proprio a loro si rivolge:genitoripiù attenti alla salute dei propri figli,genitoripiù consapevoli nelle loro scelte disalute e quindi genitoripiù protagonisti dellasalute dei loro piccoli.La Campagna avviata in via sperimentale nel2006 dalla Regione del Veneto e conclusasi il31 dicembre 2007 si appresta ora ad essereestesa all'intero territorio nazionale periniziativa del Ministero della Salute.

Ma come possono i genitori essere davvero iprotagonisti della salute dei loro piccoli?Attraverso sette azioni di dimostrata efficacianon solo nei primi anni di vita maaccumulando anche un capitale per gli annifuturi.Come assumere l'acido folico, vitaminapreziosa sia per la mamma che per il bambino,non fumare, allattare il bambino al seno emetterlo a dormire a pancia in su, utilizzaredurante il trasporto in automobile sempre idispositivi di sicurezza anche nei tragitti

Le sette azioni per la salute del bambino

Le regioni aderenti alla

campagna:Veneto, Molise,

Abruzzo, Calabria, Piemonte,

Emilia-Romagna, Sardegna,

Umbria, Valle d'Aosta, Puglia,

Lazio, Friuli Venezia Giulia.

Hanno aderito anche la ASL

Milano 2 e Ragusa.

brevi, fargli fare tutte le vaccinazioniconsigliate e leggere un libro al propriobambino ad alta voce. Ma per promuovere inmodo integrato queste sette azioni è essenzialeuna sinergia di tutti gli operatori (pediatri dilibera scelta, assistenti sanitari, medici epersonale infermieristico dei servizi vaccinali,ostetriche e ginecologi territoriali, medici dimedicina generale, pediatri e ginecologiospedal ier i , ostetr iche e personaleinfermieristico dei punti nascita e tutto ilpersonale dei consultori ed altri ancora) che,da prima del concepimento al primo anno divita, incontrano genitori e bambini.

Per raggiungere questo obiettivo, particolareattenzione è stata riservata alla costruzione diuna rete di referenti impegnati in primapersona nella diffusione dei messaggi dellacampagna. Pensiamo ai pediatri di famiglia,ai medici, ed agli specialisti in particolare deiServizi di Igiene e Sanità Pubblica: i primiattori dell'informazione e del sostegno aigenitori per le loro scelte di salute. Per questoè stata ideata ed organizzata una vera epropria rete, punto di snodo per ogni tipo dicomunicazione sul territorio: per ogniprovincia veneta è stato individuato unreferente dei medici SISP, un pediatra difamiglia ed un addetto stampa che si èoccupato di veicolare dove possibile i messaggiattraverso i mass media locali.Localmente i referenti della rete hannoaggregato gli operatori che intervengono nelpercorso nascita iniziando a trovare uno stiledi comunicazione e promozione adeguato edomogeneo. Una parte importante perrealizzare pienamente questo obiettivo è statala redazione di un manuale sulle 7 azioni,aggiornato secondo le più recenti evidenzescientifiche, già in distribuzione in tutto ilVeneto ed in procinto di diventare unostrumento per tutto il territorio nazionale.Da ricordare infine che è stato creato un sito

Una vera e propria rete

internet www.genitoripiu.it al cui interno sipossono trovare tutti gli spot della Campagnae link utili sulle sette azioni. Come per laRegione del Veneto la Campagna Nazionaleha ottenuto il patrocinio del Comitato italianodell'Unicef.

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News e Segnalazioni

Convegno

PROMOZIONE DEL

BENESSERE ORGANIZZATIVO

E SVILUPPO

DI AZIONI DI CONTRASTO DEI

RISCHI PSICOSOCIALI

11 giugno 2008 - Ore 9.15Verona

Aula Magna della Facoltàdi Medicina e ChirurgiaPoliclinico G.B. Rossi

Il moderno concetto di salute superala dicotomia tra individuo e organiz-zazione evidenziando come entrambi

siano attori e responsabili della salute.Ai tradizionali rischi legati al tema

della sicurezza ed igiene del lavoro, siaffiancano oggi rischi di tipopsicosociale che dipendono da

variabili legate all’organizzazione dellavoro e agli stili di convivenza

sociale.

Per maggiori informazioni e iscrizionisi può visitare il sito internet

www.safetynet.ito scrivere a

[email protected].

Questa pagina di PREVENTO è dedicata alle notizie, agli avvisi e alle indicazioni che provengono da enti, istituzioni e professio-

nisti legati alla Medicina della Prevenzione della nostra Regione. Eventuali segnalazioni e comunicati possono essere inviati via e-

mail all’indirizzo: . Il comitato di redazione si riserva di verificare l’autenticità delle [email protected]

Saluto alla dott.ssa Maria Lovison

La Direzione Prevenzione, il Comitato Scientifico e la Redazione diPrevento rivolgono un sentito ringraziamento alla dott.ssa MariaLovison, che lascia il Servizio regionale Tutela e Sicurezza nei luoghidi Lavoro, per il prezioso contributo apportato alla diffusione dellacultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, le rivolgealtresì un caloroso saluto ed un sentito augurio per questa nuova fasedella sua vita.

Incontro

GUADAGNARE SALUTE

IN VENETO

La ricerca delle buone pratiche

28 maggio 2008 - Ore 9.15Verona

Palazzo della Gran GuardiaPiazza Bra

Per maggiori informazioni eiscrizioni si può visitare il sito

internetwww.regione.veneto.it/prevenzione

o scrivere [email protected]

Il Formez sta realizzando per contodel Ministero della Salute (CCM –

Centro Nazionale per la Prevenzionee il Controllo Malattie), il Progetto

Esperienze intersettoriali delleComunità Locali per Guadagnare

Salute.Il progetto mira ad implementare sulterritorio la strategia del programmaGuadagnare Salute - Rendere facili

le scelte salutari, attraverso laricerca e la valorizzazione delle

migliori esperienze di prevenzionedei principali fattori di rischio

realizzate dalle Comunità Locali.La Regione del Veneto intendecollocare questa iniziativa nel

quadro delle politiche regionali perla salute cogliendo l’occasione per

rafforzare le esperienze più significa-tive dando loro una maggiorevisibilità e condivisione. A tal

riguardo, viene organizzato questoincontro rivolto a quanti operano

nel campo della prevenzione e dellapromozione di stili di vita sani.

Convegno

PROGRAMMA REGIONALESU INIZIATIVE SANITARIE

IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE

20 giugno 2008Sala Comunale Dante

Piazza Dante, Conselve PD

Per maggiori informazioni e iscrizionicontattare la segreteria organizzativa

Bertazzo AlessandraBrandalese Beatrice

Dipartimento di PrevenzioneSISP - Azienda Ulss 17 Este PD

Tel. 0429 618573-557Fax 0429 618573

E-mail: [email protected]

Il Comitato Scientifico e la Redazione diPrevento porgono il loro più

, da anni alla DirezioneRegionale Prevenzione convinti chesaprà evidenziare, come ha sempre fatto,le sue doti di capacità professionali e iltratto delle sue qualità personali edumane. Alla dott.ssa Frison unaugurio corale di buon lavoro e diproficuo impegno nelle sue nuovemansioni.

caloroso

benvenuto alla dott.ssa Giovanna

Frison

La Direz ione Regionale per laPrevenzione tutta e la Redazione diPrevento insieme con il ComitatoScientifico, partecipano al

, dirigente regionale dell'Unitàdi Progetto per la Sanità animale e l'Igienealimentare. Del dott. Vincenzi restanointatte la dedizione ai suoi compiti,l'autorevole competenza e l'alto profilopersonale ed umano. Nel suo ricordo, lapromessa a seguirne l'esempio comededizione al lavoro e impegno scientifico.

compianto

per la perdita del dott. Giovanni

Vincenzi

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per la Prevenzione nel Veneto

www.prevento.itDati e Note per la

Prevenzione nel Veneto.

Articoli, Rubriche e Notizie.

Tutti i numeri

di Prevento

sono disponibili su

PREVENTO

è la rivista periodica

redatta a cura della

Direzione per la Prevenzione

della Regione del Veneto.

La pubblicazione è indirizzata

ai dirigenti e agli operatori delle

Aziende Sanitarie e Ospedaliere

del Veneto, in particolare

dei Dipartimenti di Prevenzione,

ai Medici di Medicina Generale,

ai Pediatri di Libera Scelta,

ai Medici Competenti e

agli Amministratori

degli Enti Locali del Veneto.