PER LA COSTRUZIONE DI UN PROGRAMMA REGIONALE PER LA LIGURIA

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PER LA COSTRUZIONE DI UN PROGRAMMA REGIONALE PER LA LIGURIA ECONOMIA E LAVORO 1) ELEMENTI DI ANALISI DEL CONTESTO GENERALE La precarietà del lavoro, derivante dalla flessibilità del mercato del lavoro, produce conseguenze devastanti per la qualità della vita dei lavoratori e innesca processi che si riflettono in negativo sulla qualità e quantità dei servizi sociali, sulle pensioni e sul processo produttivo. In particolare determina: Un ferreo comando sul lavoro da parte del capitale, con tutto ciò che ne consegue in termini di controllo sull’organizzazione del lavoro da parte delle imprese e di peggioramento delle condizioni di lavoro (ritmi, sicurezza,ecc.) Un peggioramento , spesso ai limiti della ingestibilità, del rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro; Una riduzione dei salari, e, quindi, da un lato, delle entrate contributive ( e delle pensioni) e, dall’altro, delle entrate fiscali (e dei servizi sociali ). Per questa via contribuisce allo smantellamento dello Stato sociale, aprendo così spazi per la privatizzazione dei servizi; Un peggioramento della professionalità e quindi sia della qualità dei servizi che dell’efficienza produttiva; Una riduzione della domanda di beni di consumo che pone le condizioni per uno stato endemico di stagnazione economica che mantiene un elevato tasso di disoccupazione, funzionale al controllo del conflitto sociale. La flessibilità/precarietà è quindi un vero e proprio pilastro del neoliberismo in quanto o permette o agevola il realizzarsi di altri suoi importanti dogmi: riduzione dei salari reali, smantellamento dello stato sociale e privatizzazioni dei servizi pubblici. E’ dunque un terreno decisivo di scontro. Vincere su questo fronte è indispensabile per porre le basi strutturali per costruire un “mondo diverso”.

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ECONOMIA E LAVORO

PER LA COSTRUZIONE DI UN PROGRAMMA REGIONALE

PER LA LIGURIA

ECONOMIA E LAVORO1) ELEMENTI DI ANALISI DEL CONTESTO GENERALE

La precariet del lavoro, derivante dalla flessibilit del mercato del lavoro, produce conseguenze devastanti per la qualit della vita dei lavoratori e innesca processi che si riflettono in negativo sulla qualit e quantit dei servizi sociali, sulle pensioni e sul processo produttivo.

In particolare determina:

Un ferreo comando sul lavoro da parte del capitale, con tutto ci che ne consegue in termini di controllo sullorganizzazione del lavoro da parte delle imprese e di peggioramento delle condizioni di lavoro (ritmi, sicurezza,ecc.)

Un peggioramento , spesso ai limiti della ingestibilit, del rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro;

Una riduzione dei salari, e, quindi, da un lato, delle entrate contributive ( e delle pensioni) e, dallaltro, delle entrate fiscali (e dei servizi sociali ). Per questa via contribuisce allo smantellamento dello Stato sociale, aprendo cos spazi per la privatizzazione dei servizi;

Un peggioramento della professionalit e quindi sia della qualit dei servizi che dellefficienza produttiva;

Una riduzione della domanda di beni di consumo che pone le condizioni per uno stato endemico di stagnazione economica che mantiene un elevato tasso di disoccupazione, funzionale al controllo del conflitto sociale.

La flessibilit/precariet quindi un vero e proprio pilastro del neoliberismo in quanto o permette o agevola il realizzarsi di altri suoi importanti dogmi: riduzione dei salari reali, smantellamento dello stato sociale e privatizzazioni dei servizi pubblici.

E dunque un terreno decisivo di scontro. Vincere su questo fronte indispensabile per porre le basi strutturali per costruire un mondo diverso.

Presupposti per sconfiggere la precariet sono la costruzione di una cultura antagonista al pensiero unico del mercato (su questo abbiamo lavorato molto a livello regionale a partire dal gennaio 2003: 8 seminari sul neoliberismo; 9 seminari o dibattiti su precariet e previdenza e su contrattazione sindacale ) e la elaborazione di una politica economica alternativa rivolta alla redistribuzione del reddito verso il basso e alla piena occupazione ( anche questo si proponevano le 6 iniziative pubbliche tenute, sotto diverse forme, in regione nellambito della campagna nazionale sul salario), che interagiscano e fungano da stimolo alla crescita della conflittualit sociale

Elementi per una nuova politica economica sono contenuti nella campagna del partito sul salario, comprensiva dei temi delle pensioni e del salario sociale. Essa pone al centro il tema della redistribuzione del reddito, non solo come elemento di equit, ma anche di efficienza. Creando pi domanda porrebbe le condizioni per una ripresa della produzione e delloccupazione, quindi di una politica economica espansiva sempre pi necessaria a fronte del fallimento delle politiche neoliberiste.

Schematicamente, la lotta alla precariet elemento determinante per riconquistare diritti e porre le basi per gli aumenti salariali e con la conseguente redistribuzione del reddito, intesi come elementi di una politica economica espansiva costruita dal basso e che permetta un aumento strutturale delloccupazione.

Solo una crescita delloccupazione stabile e sicura, a sua volta, garantisce una base duratura al recupero dei diritti, alla crescita dei salari, al recupero di un sistema pensionistico pubblico, ad un welfare adeguato ai bisogni della gente. La piena occupazione (di lavoro buono, cio stabile e sicuro) costituisce infatti la base indispensabile per un cambiamento strutturale nei rapporti di forza tra le classi.

Linsieme di questi obiettivi appare pi perseguibile che nel recente passato per la crisi del neoliberismo ( dimostratosi inefficiente, oltre che iniquo. Si tratta di una pesante crisi di risultati, manifestatasi in 20 anni di crescente concentrazione delle ricchezze a fronte del dilagare di povert senza precedenti per estensione e profondit, di disoccupazione accompagnata da una precariet spesso confinante con forme schiavistiche di lavoro, di lunghi periodi di stagnazione produttiva, di crescente distruzione dellambiente e delle risorse non riproducibili, di espropriazione e privatizzazione dei beni comuni, di ricorrenti crisi finanziarie accompagnate da recessione economica in vaste aree del mondo e, pi recentemente, come risposta ai propri fallimenti, di guerra permanente ) e per la crescita del conflitto sociale e dei movimenti.

Peraltro, la crisi delle politiche neoliberiste ( che non pare per ora smuovere le certezze dei gruppi dirigenti della Margherita e dei DS) non fa prefigurare, finora, alcun cambio di rotta, n a livello mondiale, n europeo, n italiano.

A livello europeo si continua con la politica monetarista della BCE, i parametri di Maastricht ed il Patto di stabilit. Tutto sotto legida della Commissione europea che promuove, approva ed elogia i nuovi tagli alla previdenza ed alla sanit. Il conflitto sociale per ora non pare influenzare minimamente i grandi manovratori nelle loro scelte politiche di fondo.

In Italia, in materia di lavoro e diritti, Melfi il simbolo pi rappresentativo del conflitto sociale, cos come la maturazione dellattuale linea della FIOM in materia di salario, diritti, redistribuzione del reddito, intervento pubblico, politica economica espansiva lesito di un percorso che si pu datare dalla partecipazione alla manifestazione anti G8 di Genova e che la colloca oggi questa importante organizzazione su posizioni nettamente antiliberiste.

In questo senso, il risultato del referendum del giugno 2003 per lestensione dellarticolo 18 rappresenta, forse, il pi significativo misuratore della crescita a livello di massa dellacquisizione di elementi di cultura antiliberista. La posta in gioco era altissima: estensione dellart. 18 avrebbe rappresentato un elemento fortissimo di politica economica alternativa: lotta precariet, lavoro buono, aumenti salariali, cambiamento dei rapporti di forza. Quindi tutti fecero fronte comune a livello di informazione e a livello di schieramenti politici, si veniva da 20 anni monocultura neoliberista con forti subalternit e condivisione da parte di partiti e sindacati tradizionalmente rappresentativi delle classi subalterne, si arriv a ricattare i lavoratori precari fino al limite del controllo dellaccertamento del non voto, si scelse la data pi sfavorevole alla partecipazione al voto, in unestate canicolare. Tutto ci fa concludere che gli 11 milioni di SI furono altrettanti pronunciamenti in senso antiliberista. Nonostante sia stato liquidato, senza dedicarvi lattenzione analitica che avrebbe meritato, solo come una dura sconfitta, i SI rappresentavano un terzo dei votanti medi nelle normali consultazioni elettorali: se si riflette, difficilmente si pu affermare che siano stati pochi! Non si trattava di una partita di calcio dove conta solo il risultato, le cose sono un po pi complesse. Quellesito era stato preparato da una collaborazione inedita tra PRC ( ideazione e lancio iniziativa, oltre che raccolta della gran parte delle firme necessarie), FIOM e altri importanti pezzi del movimento antiglobalizzazione e CGIL ( la migliore degli ultimi 20 anni) con unadesione solo formale, ma di grande importanza dal punto di vista dellimmagine. Quella battaglia mise, dopo molto tempo, al centro del dibattito i problemi del lavoro ed apr forti contraddizioni nella sinistra moderata.

Tutto ci dimostra che non c solo un aumento della conflittualit sociale, ma che esso si colloca in una crescita di cultura alternativa che si smarca dal controllo culturale della sinistra moderata e che rappresenta un collante tra movimento dei movimenti e movimento dei lavoratori, che a partire da Genova 2001 si trovano sempre pi spesso insieme.

Dimostra anche che il partito resta un soggetto autonomo di propulsione del conflitto sociale e che ci non confligge affatto con lessere parte integrante del movimento dei movimenti.

Il responsabile nazionale del Dipartimento Economia e Lavoro del PRC, Paolo Ferrero, in un editoriale su Liberazione del 7/7/04 scrive: La crisi in cui versa il governo rende pi deboli le classi dominanti e ci apre uno spazio di iniziative. Per sfruttare questa occasione, anche sul terreno della redistribuzione del reddito, per necessaria la ripresa del conflitto sociale: per battere insieme la politica antisociale del governo e il neocentrismo paludato della Confindustria. Come partito siamo quindi chiamati a fare la nostra parte a cominciare dal rilancio della campagna sul salario. Perch la questione sociale non va in ferie.

Su questa linea intendiamo muoverci nella costruzione ( e nella contemporanea promozione di iniziative di mobilitazione ) del programma regionale in materia di economia e lavoro.

Le proposte regionali si pongono, ovviamente, nel quadro della linea politica del PRC. A livello nazionale e, soprattutto, europeo, perch a livello europeo (dato che la UE ha una dimensione economica tale da rendere possibile la pratica di politiche economiche espansive basate su spese sociali e salario, senza temere controindicazioni) che si prendono le decisioni che condizionano gran parte delle scelte successive. Si pu discutere su come distribuire i Fondi europei, ma per perseguire risultati veramente apprezzabili necessario che aumentino le risorse disponibili e quindi muti la politica monetaria e sia cancellato il Patto di stabilit.

Non a caso il PRC attacca duramente la politica economica della Commissione europea che sostiene lintangibilit del Patto stabilit. Come noto, esso determina la prosecuzione della politica dei tagli alla spesa sociale: il contrario di una politica espansiva!

Parimenti disastrosa per le classi subalterne la politica monetaria della Banca Centrale Europea, anchessa sostenuta dalla Commissione europea. Scrive leconomista Emiliano Brancaccio in un articolo sulla Rivista del manifesto (novembre 2003): un sogno da tempo coltivato da tutte le bandiere e le confessioni della tecnocrazia europea quello di rendere leuro, al pari ed in competizione con il dollaro, una vera e propria moneta di riserva internazionale. Un obiettivo, questo, che esige tempo e assoluta credibilit della nuova valuta, una credibilit che secondo i pi potr conquistarsi solo attraverso il rigido controllo dellinflazione e dei bilanci, ossia tramite il contenimento della spesa pubblica e dei salari. La gabbia macroeconomia di Maastricht, insomma, non sarebbe stata creata al solo, evidente, scopo di generare un colossale effetto distributivo favorevole ai capitalisti industriali e finanziari e alle loro accolite di manager, burocrati e professionisti. Quella gabbia sarebbe sorta pure al fine di estendere leffetto distributivo al mondo intero: il sogno di unEuropa che, attraverso un euro forte e credibile, concorre apertamente con gli Stati Uniti per la conquista dellambitissimo ruolo di grande parassita globale. Dunque le politiche della BCE e della Commissione europea per il rafforzamento delleuro (rivalutatosi del 25% nei confronti del dollaro), con evidenti danni per le esportazioni (con la rivalutazione delleuro le merci europee risultano pi care) e quindi per la produzione e loccupazione nei paesi della UE, non sono dissennate! Esse rispondono ad un preciso disegno: favorire gli investimenti finanziari mondiali in euro con vantaggi incalcolabili per la rendita speculativa. Il ruolo di grande parassita mondiale lobiettivo a cui sacrificare spesa sociale e salari!

E evidente che se queste politiche proseguissero vanificherebbero qualsiasi possibilit di politica economica espansiva a qualsiasi livello: europeo, nazionale e regionale. Le proposte che seguono implicano dunque una dura battaglia del partito in s e nei movimenti contro quelle politiche.

2) PROPOSTE SUI CONTENUTI E SUL PERCORSO

A) I CONTENUTI

La caratteristica unificante la lotta contro la precariet e per loccupazione ed il lavoro buono, supportata dallinsieme di analisi esposte prima.

Si articola su due filoni di analisi e intervento:

lotta alla precariet, attraverso la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, lintroduzione di un salario sociale e la messa a punto di garanzie relative alla sicurezza nei contratti di appalto;

messa a punto di analisi e proposte sul modello di sviluppo delleconomia ligure

1) LOTTA ALLA PRECARIET, PER UN LAVORO STABILE E SICURO.

Questa parte del programma caratterizzato da diversi livelli di elaborazione delle proposte.

In ogni caso, naturalmente, le proposte sono soggette a modifiche per i contributi provenienti dalle Federazioni, dal confronto coi soggetti attivi sulle varie tematiche, dai Convegni dellopposizione politica e sociale, dai Forum locali autoconvocati del movimento.

A) Interventi per contrastare lapplicazione della L. 30. Premesso che il PRC per labrogazione del Decreto legislativo 276/2003, applicativo della Legge 30/2003 ed in attesa che se ne determinino le condizioni (che non si limitano alla sconfitta di Berlusconi alle elezioni politiche, visto che il centrosinistra non ha finora espresso il suo consenso a questa scelta), si tratta di decidere il da farsi nellimmediato. E stato messo a punto nazionalmente dal PRC un disegno di legge regionale contenente Disposizioni dirette alla promozione del lavoro a tempo indeterminato e allistituzione della Borsa continua regionale del lavoro rivolto a contrastare gli effetti della L. 30 sul mercato del lavoro. Esso contiene diverse importanti articolazioni tematiche, ad esempio in merito allampliamento delle capacit di intervento dei Centri per limpiego a fronte della nascita delle Agenzie per il lavoro, col proposito di evitare la completa privatizzazione del collocamento.

Ci parso utile partire dalle norme che si propongono in modo diretto la stabilizzazione del rapporto di lavoro, in particolare quelle che prevedono: a) la costituzione di un Fondo regionale rivolto ad incentivare (con un finanziamento regionale pari al 60% dei contributi sociali a carico dellimpresa, relativamente al primo anno) la trasformazione di contratti atipici in contratti a tempo indeterminato. Per usufruirne le imprese dovranno dimostrare di rispettare le regole dei CCNL e quelle in materia di sicurezza e previdenza. b) lobbligo per le imprese partecipanti alle gare di appalto promosse dalla Regione e dalle ASL del rispetto delle clausole sociali di salvaguardia (sicurezza, previdenza, rispetto CCNL).

B) Introduzione, con legge regionale, di un salario sociale. Inteso non solo come forma di assistenza ai pi poveri, ma anche come sostegno ai livelli salariali e condizione per un reale recupero dei salari in una situazione di espansione della precariet. Un salario sociale di 520 euro come previsto dalla nostra proposta nazionale- permetterebbe ai precari di rifiutare i salari pi bassi attualmente vigenti sul mercato del lavoro, quindi costringerebbe i padroni ad aumentarli. Questa anche una condizione determinante per laumento dei livelli salariali dei lavoratori stabili, perch attenua la concorrenza nei loro confronti da parte dei precari e dei disoccupati. Si tratta, dunque, di permettere ai precari di acquisire una certa capacit conflittuale nei confronti dei padroni, assegnando loro un reddito di una certa consistenza. Non si tratta quindi della stessa logica del reddito di cittadinanza introdotto dalla Regione Campania. Questultimo rappresenta comunque un risultato importante (prevede lerogazione di 350 euro mensili ai nuclei anagrafici con meno di 5000 euro di reddito annuo, oltre ad un pacchetto sociale costituito da borse di studio, agevolazioni nei trasporti, ecc.), in quanto va comunque in una direzione opposta alle logiche liberiste e costituisce un precedente da cui partire. Dovrebbero essere diversi anche i criteri di individuazione dei beneficiari. Essi potrebbero essere, non solo il reddito familiare, ma in particolare la condizione di disoccupazione di lunga durata e lattribuzione individuale, anzich al nucleo anagrafico. La discussione per la messa a punto della proposta di disegno di legge regionale partir da un testo gi redatto che si rif alla legge sul reddito di cittadinanza acquisita in Campania, che andr arricchito coi contenuti del dibattito col movimento che lha accompagnata in Campania e dalle considerazioni fatte sopra.

C) Messa a punto di una normativa regionale sugli appalti. E tristemente nota la gravit del problema della sicurezza nelle imprese di appalto e subappalto. Altrettanto importante laspetto quantitativo del problema: in edilizia gli appalti pubblici rappresentano il 30% dellintero fatturato nazionale. A livello regionale esistono norme sparse, disarticolate oltre che, probabilmente, inapplicate. Ci proponiamo di recuperarle, sintetizzarle e renderle adeguate al problema, magari facendone un vero e proprio testo unico. In questa direzione ci sar di aiuto anche una interlocuzione con la FILLEA. Questo punto si collega e arricchisce lobiettivo contenuto nel punto A.b.

Correlati a questi punti sono i seguenti, contenuti nellaccordo PRC-centrosinistra per le regionali 2000, e relativi a:

a) la sicurezza sul lavoro

sicurezza sui posti di lavoro come priorit nella tutela dei lavoratori, attraverso iniziative mirate nel campo della formazione, dei controlli, che devono essere rigorosi e continui; occorre destinare risorse adeguate per salvaguardare la condizione dei lavoratori, in modo particolare nei settori a pi elevato rischio, tra i quali quello della portualit, delledilizia e dellagricoltura.

subordinazione della concessione di aiuti alle imprese alla condizione che siano osservate le normative in materia di sicurezza, previdenza, assicurazioni e contratti collettivi.

b) loccupazione legata ai servizi e con regia pubblica

assunzioni di personale per la riqualificazione dei servizi pubblici, con lobiettivo di porre al centro delle politiche della Regione la cura della persona e dellambiente (sanit, parchi, assistenza). Laccordo elettorale col centrosinistra per le regionali del 2000 prevedeva lassunzione a tempo indeterminato di 800 precari della sanit (oltre ad un investimento aggiuntivo sulle politiche sanitarie pubbliche di 1000 mld. di lire in 5 anni) e di 200 lavoratori in unagenzia per la cura del territorio

costituzione di un soggetto capace di promuovere in modo pi efficace la bonifica, la reindustrializzazione e lo sviluppo compatibile (attraverso la riorganizzazione degli strumenti gi operanti che hanno lobiettivo di creare sviluppo) con poteri di indirizzo anche riguardo alla concessione di incentivi economici e finanziari al fine di parametrarli agli obiettivi di qualificazione e sviluppo occupazionale. Anche questo testo, che tenta di disegnare una regia pubblica in materia di produzione e vincola i finanziamenti regionali alle imprese ai risultati in termini occupazionali, era contenuto nel suddetto accordo del 2000.

Essi fanno evidentemente parte di una proposta complessiva per un lavoro stabile e sicuro.

E chiaro a tutti che il contesto politico diverso rispetto al 2000 e che oggi il PRC ha, almeno in questo momento (ricordo che tra la fine del 1999 e linizio del 2000 il centrosinistra neppure si degn di riceverci, nonostante le nostra iniziativa rivolta ad un confronto programmatico. Solo nel febbraio del 2000, a 3 mesi dalle elezioni, le nostre quotazioni crebbero fortemente!), minore capacit contrattuale a livello istituzionale. Ma questo terreno non deve essere quello privilegiato. Anzi lesperienza di questi anni e la forza dei movimenti ci permette / impone un percorso partecipato non chiuso nelle istituzioni, ma tra la gente. Ci dovrebbe quindi renderci pi ottimisti rispetto agli esiti programmatici da spuntare in un eventuale accordo col centrosinistra. Pu essere, dunque, che gli obiettivi qui posti possano essere migliorati, se, eventualmente modificati, determineranno la crescita di movimenti od otterranno il consenso di pezzi importanti di movimenti esistenti e capaci di interloquire col centrosinistra e pesare sulle sue scelte.

2) ANALISI E PROPOSTE RIGUARDO ALLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA LIGURIA

Riguardo a questo punto dobbiamo rimarcare lo stadio di arretratezza della nostra elaborazione. A maggior ragione, quindi, urge un grande sforzo per la costruzione di un progetto col decisivo contributo delle Federazioni e dei movimenti.

Traccia generale di lavoro: la Liguria caratterizzata da una tendenza al declino industriale ed alla terziarizzazione delleconomia ancora pi accentuata rispetto allItalia, nella quale gi pi accentuata rispetto a paesi come Francia e Germania. Come fa notare Luciano Gallino, in un articolo riportato su Liberazione del 12/6/04, Non ci sono succedanei per la crescita e chi guarda al terziario come sostitutivo dellindustria commette un errore strategico. Il forte aumento registrato nel terziario, infatti, dovuto in gran parte allaumento dei servizi allindustria. Basta confrontare i dati UE (a 15 paesi): tra il 55% e il 60% delloccupazione e del PIL dovuto allindustria manifatturiera e ai servizi alle imprese. Tenendo ferma la barra della lotta alla precariet per loccupazione, ne deriva, in prospettiva, una riduzione delloccupazione (meno industria significa anche il venir meno dei servizi allindustria) e peggioramento della qualit delloccupazione. Ne consegue anche una tendenza al peggioramento dei rapporti di forza tra le classi. Si tratta dunque di una questione della massima importanza, perch riguarda in modo strutturale loccupazione.

In questo contesto necessario, in primo luogo, approfondire lanalisi delle crisi industriali, del ruolo dei porti, dellandamento del turismo e dellagricoltura, della situazione dei servizi pubblici in termini di offerta e di occupazione.

Su questa base occorre costruire una proposta di modello di sviluppo diverso, comprensivo non solo delle tematiche relative a quelli che appaiono pi immediatamente i settori produttivi, ma anche rispetto al ciclo dei rifiuti, come del sistema dei trasporti in generale.

Assi iniziali di lavoro:

- la crisi dellindustria ligure: analisi e proposte. A partire dallanalisi delle singole Federazioni, sulle situazioni locali di Genova, Tigullio, La Spezia, Savona ( Finmeccanica, Ansaldo, Elsag, Marconi, Fincantieri, Mares, San Giorgio, Ferrania, Agnesi)

- i problemi della portualit . A partire dal documento del Circolo del porto di Genova e dal confronto coi lavoratori portuali di Savona e La Spezia. Arricchito da proposte sul ruolo dei porti e sulle peculiarit del lavoro portuale.

B) IL PERCORSO

Riguardo alle proposte contenute nel punto 1), sia pure con gradualit, visto il diverso livello di elaborazione dei contenuti:

confronto coi soggetti attivi sulle tematiche: CGIL, FIOM, FILLEA, Lavoratori organizzati delle cooperative, RdB, R-esistenze precarie o altre configurazioni dei precari organizzati ad esempio in ambito Buridda, ecc.)

Riguardo a punto 2):

a) elaborazione di analisi e proposte con contributo Federazioni e Circoli di lavoro; b) confronto coi soggetti attivi (CGIL, FIOM, FILT, CUB, RSU lavoratori terminalisti)

Per entrambi i punti, in dipendenza anche dai tempi di elaborazione e dalle tematiche, preparazione di Convegni in collaborazione con le forze politiche e sociali dellopposizione da un lato e dibattiti autoconvocati nei Forum tematici.

Non necessariamente le 4 fasi di elaborazione (partito, confronto con soggetti attivi, convegni, forum autoconvocati) avranno la successione cronologica qui indicata. Soprattutto per i Forum autoconvocati (come dice la parola stessa) i tempi saranno definiti dalle strutture di movimento, a seconda delle proprie priorit, delle aree di interesse e della presenza su territorio.

Si tratta di fasi che potranno essere spesso intrecciate tra loro: ad es. il confronto con i soggetti attivi od i Convegni od i Forum potranno avere una ricaduta pi o meno ampia sulle linee programmatiche inizialmente messe a punto dal PRC, cos come le elaborazioni del PRC potranno arricchire le proposte sia delle altre espressioni della sinistra alternativa che dei sindacati.