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Giuseppe “Peppino” Impastato Una vita contro la mafia Selis Giulia VF 2010/2011

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la storia di Pepino

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Giuseppe “Peppino” Impastato

Una vita contro la mafia

Selis Giulia VF 2010/2011

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Indice

• Chi era, la famiglia• La lotta contro la mafia• La radio• I “cento passi”• La morte• Fonti

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Chi era, la famiglia

« Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio,

negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare,

aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui

poco onorato,si sa dove si nasce ma non come si muore

e non se un ideale ti porterà dolore. »

(Dalla canzone I cento passi dei Modena City Ramblers)Chi era, la famiglia

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Giuseppe Impastato, noto Peppino, nato nel gennaio del ‘48, è un ragazzo di Cinisi, piccola cittadina della provincia di Palermo, nato e cresciuto in una famiglia mafiosa.Peppino, della sua famiglia, scriverà:

“Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con

connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva

concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue

scelte e il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere

definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività.”

Chi era, la famiglia

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Proprio il tentativo del padre di imporgli le sue scelte, porterà Peppino a dissociarsi dalle idee della famiglia, rendendosi attivo nella lotta contro la mafia. Frequenterà ambienti completamente diversi da quelli familiari. Scriverà:

“Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso,

vuole rompere tutto e cerca protezione.”

Peppino nel ‘65 fonderà il giornalino “L’idea Socialista”, che verrà chiuso dopo poco tempo, e aderirà al PSIUP (Partito Socialista Italiano Di Unità Proletaria)

Chi era, la famiglia

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La lotta contro la mafia

Peppino inizia una propaganda contro la mafia soprattutto servendosi dei media, scrivendo nei giornali e fondando una radio autofinanziata, Radio Aut.A Cinisi era la mafia e governare, tutti lo sapevano ma nessuno parlava; Giuseppe fu il primo ad avere il coraggio di denunciare le opere e i progetti della mafia e a renderli pubblici, addirittura a gridarli per le strade. Il soggetto principale della sua denuncia era Gaetano Badalamenti, il capomafia della città.

La lotta contro la mafia

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Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell‘aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati: attraverso questa nuova pista dell’aeroporto, i mafiosi di Cinisi si sarebbero assicurati il controllo dei traffici internazionali di droga.

La lotta contro la mafia

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La RadioNel 1976 fonda Radio Aut, nella vicina città di Terrasini. La radio era il mezzo con cui Peppino denunciava tutti i personaggi mafiosi della provincia, ma soprattutto di Cinisi. Il suo coraggio lo portò a essere malvisto dalla popolazione, impaurita dalla mafia. Il programma più seguito era “Onda Libera a Mafiopoli” e Radio Out rappresentava l’unica voce di satira politica, che mirava a smascherare tutti quei personaggi politici mafiosi che Peppino conosceva personalmente, senza risparmiarne nessuno.

La radio

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Proprio il suo coraggio e la sua sfrontatezza lo portarono a spingersi sempre più oltre nella sua lotta, fino a quando Peppino iniziò a denunciare tramite la sua radio anche il capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, noto come “Don Tano”, nonché uno dei membri più importanti di Cosa Nostra.Questo passo lo portò poi ad essere assassinato su commissione dello stesso Badalamenti. La radio

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I cento passi“I cento passi” è un film che ripercorre la vita di Peppino, da quando era bambino e inizia a comprendere i meccanismi dell’ambiente familiare, fino alla sua morte, analizzando le tappe più importanti: le discussioni in famiglia, il partito, la radio, gli amici. L’aspetto più importante, più evidente del film, è la voglia, la determinazione, la rabbia e il coraggio di Peppino, disposto a rinnegare il proprio padre, a rischiare la vita, pur di difendere i suoi ideali, pur di combattere la mafia.

I Cento Passi

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Cento passi sono proprio quelli che ci voglio per arrivare da casa di Peppino a casa dello “zio Tano”. Solo cento passi separano Peppino dalla mafia, ma pur sempre lo separano.Il sottolineare l’importanza di questi cento passi ci fa capire quanto Peppino fosse vicino e allo stesso tempo lontano, molto lontano, da quell’ambiente in cui è stato cresciuto ma contro cui si trovò presto a combattere.

I Cento Passi

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« Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna

di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi!

Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di

niente! »(Peppino Impastato/Luigi Lo Cascio)

I Cento Passi

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La morteLa notte tra l’8 e il 9 maggio ’78, il corpo di Giuseppe Impastato fu trovato senza vita nei binari della ferrovia. Inizialmente la stampa e la magistratura sostennero che si trattò di un atto terroristico e che l’attentatore fosse rimasto vittima, in seguito parlarono di suicidio.

La morte

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La notizia della morte di Peppino passò inosservata, poiché nella stessa notte di maggio, in via Caetani a Roma, fu ritrovato il corpo di Aldo Moro, presidente della DC.Solamente nel 2001 fu riconosciuta l’uccisione di Peppino da parte di Vito Palazzolo, e nel 2002 Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo.

La morte