Penelope, l'Arte Delle Attese Creative

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PENELOPE O L'ARTE DELLE ATTESE CREATIVE Di MARIA CARLA CANTA

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La mitica figura di Penelope, usualmente connessa alla mitezza fedele, come analogia della capacità di attendere con tensione creativa, preparatoria delle condizioni necessarie al verificarsi dell'evento sperato. Un atteggiamento ostacolato dalla velocità del mondo moderno e dal suo materialismo, nondimeno indispensabile per vivere con intensità e creazione di senso. Non collegata ad alcun pianeta dell'Astrologia, è non di meno rintracciabile in altre componenti dell'Oroscopo. (Conferenza Venezia 1997)

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PENELOPE O L'ARTE DELLE ATTESE CREATIVE

Di MARIA CARLA CANTA

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Mi propongo con questa relazione di portare nell'astrologia una constatazione sul mondo

in cui viviamo: l'accelerazione vorticosa di tutti i ritmi dell'attività concreta e intellettuale.

Come possibile esito di tale accelerazione del Tempo, già nel suo primo best seller

astrologico Lisa Morpurgo suggeriva una fulminea discesa verso il freddo e argenteo

specchio della fine del tutto nel celere tempo lunare (1*). Possiamo anche dire che

l'accelerazione dei ritmi di vita ha per origine e per fine lo svuotamento della memoria,

un vivere libero dai lacci della tradizione umanistica, sfociante in una vorticosa

decostruzione del passato che trasforma la corposa resistenza umana in irreale

evanescenza.

I parametri oggi vigenti appartengono alla tecnologia e alla scienza, ambiti che,

nonostante autodefinizioni razionali e oggettive, hanno inseguito e realizzato i sogni del

Mago rinascimentale: il volo, le operazioni sulla materia, la manomissione della sfera

biologica. Lo storico delle religioni rumeno Jan Couliano (*2) constata che questa nuova

dimensione aperta dalla modernità ha modificato il rapporto fra conscio e

inconscio: se nei secoli passati gli uomini vivevano un senso di limite e impotenza al

cospetto della Natura, oggi vivono sensazioni di onnipotenza. Ma in questa sensazione è

insito un elemento falso e falsificante: la convinzione che il sapere sia cumulativo, in altre

parole che, accumulando cognizioni, si possa arrivare sempre più vicino alla Verità.

Questo convincimento non tiene conto che ogni scoperta e conquista modifica tanto le

condizioni oggettive di vita quanto la sfera umana inconscia, personale e collettiva,

spostando sempre oltre la frontiera che rende ignoto il destino finale. La coscienza e

l'inconscio sono caoticamente ed esageratamente stimolati con una conseguente

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condizione di disagio individuale e di incertezza globale. Constatazione sorprendente a

farsi alla fine di questo secolo caratterizzato dalla diffusione della Psicanalisi!

Le riflessioni su questo problema cruciale del nostro tempo mi hanno indotto a chiedermi

quali simboli riparatori si possano trovare nella mitologia e nell'astrologia per ridurre

l'aggravata frattura fra coscienza e inconscio?

Dalla mitologia greca emerge la storia di Penelope, il racconto di un'evanescente

immagine di donna che attende il ritorno dello sposo ingannando l'invadenza dei

pretendenti con la promessa di concedersi al completamento di una tela tessuta di giorno

e distrutta di notte. Sotto la banalità apparente questa figura possiede un più intrigante

intreccio di sfumature. E' vero che Penelope è ingenua e crede alle più disparate voci sulla

sorte di Ulisse, ed è anche una sognatrice che magnificando troppo lo sposo al suo ritorno

finisce per non riconoscerlo più, tuttavia al momento cruciale sa procurarsi la prova certa

che il suo sogno è finalmente diventato realtà. Possiamo anche rimproverare a Penelope

di essere una manipolatrice: di intrappolare il figlio nella sua propria attesa invece di

lasciarlo andare in cerca del padre, ma è pur sempre una regina di pace che non fomenta

sanguinose ribellioni contro i Proci che devastano la casa, senza per questo arrendersi

all'incalzare di eventi e persone più forti di lei.

La strategia messa in atto da Penelope rivela una precisa scala di valori che immola le

ricchezze materiali alla dissipazione dei Proci, al fine di preservare quella dignità e potere

regale che sono suoi, del marito e della loro discendenza. Tutto questo, si badi bene, non

per mero spirito conservatore, perché il mito narra di una giovane Penelope ribelle che

segue Ulisse a dispetto della volontà del padre e delle vigenti regole matriarcali, e di una

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matura Penelope che ricomincia la vita, scavalcando una generazione, unendosi al figlio di

Ulisse e di Circe.

Che cosa insegna questo mito, liberato dalla semplificazione che ne fa un modello

di femminee obsolete virtù? La sua caratteristica capacità di attendere sottolinea

l'imprescindibile necessità di non perdere contatto con la propria storia personale,

nonostante le pressioni dell'esterno. Il distacco dal passato è alienazione se non avviene

come compenso di una compiuta evoluzione personale. E'la connotazione di chi è in

possesso di un sogno davvero proprio, fonte di coerenza e creatività; allude al fatto che in

ognuno di noi c'è uno scopo esistenziale assimilabile a ciò che James Hillman chiama

nucleo germinale (*3), cioè l'essenza della nostra psiche. Una essenza interiore, dice

Hillman, che possiamo incontrare rovesciando i parametri correnti, ovvero dando

importanza ai principi piuttosto che alle contingenze.

Detto in altro modo, Penelope è l'archetipo dell'attesa creativa, assimilabile all'attesa

della gestante che dà tempo al suo corpo - fisico, psicologico e spirituale - di produrre ciò

che è ancora ignoto, ma nel quale essa crede. O possiamo collegarla all'attesa degli artisti

che sanno di avere in sé un'idea, una melodia, una figura e prendono il tempo, l'ascolto e

l'attenzione come strumento per renderne possibile la manifestazione.

Nel mio intendimento l'archetipo Penelope restituisce legittimità alle vite vissute

nella convinzione che l'attività interiore sia ineludibile precondizione di quella esterna;

questo atteggiamento ricorda la modalità di funzionamento "introverso" delineata da Jung

(*4), che il mondo, interessato alla velocità e alla semplificazione dell'imperante "pensiero

unico", sottovaluta e guarda con diffidenza.

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Per quanto mi risulta non esiste un corpo celeste cui sia stato dato il nome di Penelope,

ma, anche esistesse, non sono convinta che moltiplicando i simboli natali si approfondisca

la comprensione o si aumenti la scientificità dell'astrologia; penso invece che la sfida

intellettuale per il progresso dell'astrologia consista principalmente nell'interpretare le

combinazioni dei dati già in nostro possesso ad un livello adeguato alla crescente

complessità dell'esistenza individuale e dei rapporti col collettivo.

Quali possono essere, allora, nel tema natale gli indizi di una capacità individuale di

resistere alle pressioni psicologiche, interne ed esterne, per dare tempo a ciò che di

specifico vi è in quell'essere umano di emergere chiaramente alla coscienza?

* Prima di tutto richiamo la vostra attenzione sulla Luna che Rudhyar chiama

Balsamica: la Luna calante prossima al nuovo ciclo, cioè distante dal Sole meno di

30( Una Luna gravata di esperienze emotive da selezionare ed elaborare in una sintesi

creativa. "Balsamico" è l'aggettivo usato per l'aceto prezioso invecchiato dodici anni,

diventato tanto aromatico che poche gocce rendono prelibato il cibo più banale. Il senso

dell'attesa è profondamente connaturato in chi nasce con questa Luna, spesso frainteso

come un limite e una frustrazione da cui uscire.

Inoltre questa particolarità è facilmente acquisibile da chi possiede pianeti personali in

aspetto di Semisestile calante; o diventa acquisibile quando la Luna progressa arriva al

semisestile calante col Sole, nonché nel periodo che precede i grandi Transiti di

congiunzione su un'importante posizione natale. In tali frangenti è necessario l'ascolto

interiore, la sintonizzazione su una nuova qualità del tempo interiore diventato restio ad

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accogliere con facilità ed entusiasmo le suggestioni contingenti, spesso qualificato come

atteggiamento sbagliato, scettico, se non addirittura bollato come depressione.

* L'elemento Terra ha in sé il senso del ritmo e della ciclicità, fatto di preparazioni

segrete e di frutti visibili: pianeti natali in segni di Terra segnalano una disponibilità a

consentire che dall'interiorità germoglino creazioni e avvengano reazioni genuine senza

violentarle con la fretta. La mancanza di questo elemento nel tema natale è un vuoto

psicologico facilmente occupato dall'aereo Puer o dalla focosa Puella, archetipi innamorati

del cambiamento per il cambiamento, renitenti al pensiero del fallimento e alla riflessione

su ciò che il fallimento rivela e insegna.

* L'asse Cancro Capricorno, regni della Luna e di Saturno, colora i pianeti natali

dell'archetipica attesa del bambino di "diventare grande" o del senile attendere l'inevitabile

transizione oltre la vita.

* Tutti i pianeti retrogradi, ovviamente con maggior valenza i pianeti personali,

contengono una modalità di introversione, sia essa del sentimento o del pensiero.

Secondo Martin Schulman (*5) essi sono punti di assorbimento attraverso i quali

l'individuo assimila dall'universo ciò di cui ha bisogno.

Principalmente Mercurio retrogrado promuove l'attesa necessaria per la miglior

formulazione della propria idea; per dirla con un'espressione di Elias Canetti 6 è un tipo di

pensiero che possiede le pinne invece che le ali, un pensiero che sente l'attrito degli istinti

e dei sentimenti mentre cerca di farsi largo verso un approdo sicuro.

Queste, in breve, le connotazioni natali della capacità di fare dell'attesa un tempo

creativo invece che una sterile frustrazione.

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Ma per evitare ogni possibile equivoco voglio sottolineare che intendo qualcosa di

completamente diverso dall'accidioso disimpegno o dalla sottomissione a mortificanti sensi

di sconfitta. L'attesa è creativa se sfocia nel recupero dell'individualità contro

l'individualismo, della specificità personale in rapporto ai modelli massificanti.

Ritengo inoltre che la qualità di questo saper attendere abbia un effetto demistificante,

ossia che denunci quanto spesso l'individuo parla, agisce e reagisce prontamente non per

sana competizione ma per istinto di fuga da se stesso. Sappiamo bene che andare in

cerca di se stessi porta il pericolo di scoprire incessantemente dolorosi limiti o qualità che

impongono nuove inevitabili responsabilità!

Nelle società di altre epoche storiche è stato innovativo e rivoluzionario l'agire, nella nostra

civiltà sta diventando sempre più eversivo e rivoluzionario il riflettere, l'osservare,

l'attendere prima di consentire alle euforie dei media e applaudire alle spericolate

ingegnerie delle scienze.

Come spendere l'attesa perché sia creativa? Lasciando fare alla nostra essenza,

aiutandone attentamente i processi. In pratica non c'è regola credo: chi ha molto Fuoco o

un forte Giove può riempire l'attesa con immagini fiabesche, chi ha dominanti Saturno e

Plutone può darsi al bricolage delle idee, delle esperienze, dei ricordi, mentre uraniani e

nettuniani potranno preferire l'analisi dei sogni e delle sincronicità. L'unico atteggiamento

da evitare è falsificare l'attesa collezionando oracoli alla reiterata domanda "che cosa

succederà, cosa devo fare, cosa devo scegliere?"

Il titolo dell'esagramma 4 dei Ching (noto come Stoltezza giovanile) è traducibile anche

con "Ciò che è coperto" e allude alla reiterata ricerca di vati, maestri, schemi e modelli di

comportamento. In pratica questo è sacrificare il proprio immaginario per sottrarsi alla

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fatica di attendere e assecondare, sgombrandogli la via, a quel che già c'è nell'animo e

chiede di emergere e di assumere importanza nella vita.

note

1.Lisa Morpurgo, Introduzione all'astrologia e decifrazione dello zodiaco, Longanesi

2. Jan Couliano, Eros e Magia nel Rinascimento, Il Saggiatore

3. James Hillman e Michael Ventura, 100 anni di psicoterapia e il mondo va sempre

peggio, Garzanti

4. C.G.Jung, Tipi psicologici, Boringhieri

5. Martin Schulman Retrogrades and reincarnation, S. Weiser

6. Elias Canetti, La tortura delle mosche

Venezia 1997---