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15 giugno 2015 23 S’ ODE A DESTRA UN GUAITO DI TROMBA di Edmunduburdu STORIA DEL FUMETTO di Evaristo Puxeddu Comanche Peste e corna di Rinaldo Ruggeri IL COMMENTO E LEZIONI COMUNALI A G USPINI NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ AUTORE: HERMANN HUPPEN ... e a sinistra risponde uno strillo. Ci siamo fatti le ossa, fi- nalmente, siamo andati in Corea del Nord e in Russia, in Gre- cia e Scozia, in Francia e Spagna e altrove e abbiamo appre- so le nuove teologie dell’umana evoluzione socioeconomica per predicarle al nostro paese. E noi sardi, sempre nel nostro piccolo, siamo pure andati in Svizzera per vedere se si po- trebbe fare un cantone sardo-elvetico. In Africa e Medio Oriente no, perché sono paesi a rischio. E nelle scorse setti- mane un terzo di italiani è andato a votare. Anzi non un ter- zo, una metà di quel terzo perché l’altra metà o si è rotta le scatole o è rassegnata. Tutto cambi perché niente cambi, di- ceva un tale, e se niente cambia è un po’ anche colpa di chi, anziché partecipare, si limita alle critiche. Vota che ti passa, adottiamo questo slogan e cambieremo il mondo. Per cam- biarlo dobbiamo però togliere i cervelli dal congelatore e decidere lo que podemos hacer, quello che possiamo fare. Non quello che ci fa comodo fare e che torna non a vantag- gio di tutti ma solo dei singoli. Questione di responsabilità individuale, ha detto un altro tale. Una cosa che si matura, anzi che si dovrebbe far maturare sin dalla scuola materna e che purtroppo non si fa. Lo si è visto in passato e anche in queste ultime elezioni. Più che maturità convenienza, aggregazioni di comodo, slogan per fare brec- cia sugli sprovveduti e raccattare qualche voto in più. Distin- guo e polemiche più spesso calcolate che utili alla governa- bilità di una regione o di una città, mentre la soluzione ai problemi resta lontana. L’abitudine al vecchio partito, indottrinato da slogan e fedi religiose o di categoria, sta scomparendo a poco a poco, si va verso gli slogan del raggiungere la perfezione, e mediare è diventato peccato e tradimento dei propri principi. E allora sarebbe il caso di chiedersi cosa abbiamo di così perfetto da non richiedere una revisione o una modifica anche piccola. La costituzione? Le leggi contraddittorie? La possibilità che un’autorità decida e un’altra si pronunci contro? Possiamo affermare che tutto è perfettibile ma anche renderci conto che la perfezione non esiste e che se devi salvare un naufra- go e discuti se è meglio afferrarlo per i capelli, per il collo o per un braccio quello affoga prima che sia presa una qualche decisione. Questo è stato il nostro andazzo politico-culturale e pure, spesso, amministrativo. Decidi, ma la decisione non è fedele a certe norme e però è fedele ad altre, e chi segue queste anziché quelle protesta e tutto si ferma. Sembra quasi la sto- ria della vicenda degli incandidabili e di Bindi e De Luca. No, anche con le elezioni le regole di coerenza non esistono e in certe liste trovi gruppi che non hanno niente in comune ma che si uniscono semplicemente perchè 1+1+1+1+1+... alle volte fa molto più di 1+1 e le speranze di arrivare primi sono maggiori. Arrivare primi significa potere, dare seguito alle proprie convinzioni e rifiutare quelle altrui. E non im- porta che l’accozzaglia di gruppi uniti per fare più numeri in comune abbia ben poco e che, al momento di governare, gli interessi e i credi di uno o più gruppi entrino in contrasto con quelli degli altri. In Europa ci sono gli anti-europeisti, gli anti-euro, i liberisti e gli anti-liberisti, gli indipendentisti, gli anti-immigrazione, i solidali, e i temi importanti sulle politi- che sociali e di austerità, sui tagli agli sprechi e agli stipendi eccessivi dei politici e dei manager, sui privilegi di tanti a scapito di troppi altri, sulle governabilità responsabili, su scelte da rivedere, su disposizioni ridicole e accordi interna- zionali discutibili. E tanto populismo. Si mormora di cam- biamenti e di mutazioni genetiche, e così si tenta, forse, di cercare un altro nome a un partito ormai senza Forza o di inventarne un altro, magari Possibile, un po’ come il Pode- mos della Spagna, mentre, lì accanto, una parte dei seguaci di Tsipras o forse di chi l’ha promosso cambia strada. Ma c’è chi si ostina a predicare che non bisogna scendere a compromessi, anzi ad alleanze, perché l’unico modo per go- vernare è quello di farlo in proprio e senza inciuci, e chi dice che solo lui col suo partito è destinato a essere il leader del centro destra e ha già l’idea del governo che farà. Stai sere- no, direbbe il Matteo al suo omonimo, ma non lo fa perché preso da malesseri interni provenienti in parte anche dai suoi competitors alle primarie del 2013 che in due presero meno della metà delle preferenze da lui ottenute. E allora? Beh, checché se ne dica, lui dopo quasi vent’anni di coma ha por- tato qualche ventata nuova e non si può pretendere, come purtroppo è nostra abitudine, che faccia in un anno quello che altri non hanno fatto in venti. Ci siamo abituati al letargo e ora, appena svegliati, pretendiamo che ci sia servito il caffé e tutti i pasti senza che ci si sia lavate almeno le mani. Qual- cosa si muove, lo dicono l’Istat e altri, e collaborare, anziché urlare, sarebbe segno di maggiore responsabilità. Guspini ha un nuovo sindaco, Giuseppe De Fanti. Le forze della sinistra, per l’ennesima volta, daranno un governo alla cittadina. Ininterrottamente, da circa settant’anni, la sinistra, storicamente evolvendosi, amministra Guspini. Chiusa la pa- rentesi buia della dittatura fascista, l’Italia va a elezioni de- mocratiche. Nel marzo del 1946, si svolgono le prime ele- zioni amministrative. Ad aprile dello stesso anno, a Guspini, il Consiglio proclama sindaco Eugenio Saba, comunista. Guspini ritorna alla sinistra, l’ultimo sindaco, prima del Ven- tennio fascista, fu il socialista avvocato Riccardo Lisci. Nei guspinesi non scorre un sangue più rosso che in altre popola- zioni, né si ha un Dna particolare, pesa, invece, la tradizione, la cultura e l’esempio di tante figure nobili che hanno dato lustro alla nostra cittadina. Molti non sanno che queste figu- re di valore, senza tante smancerie, con costanza e con un lavoro certosino, hanno formato politicamente tanti militan- ti. Non solo l’avvocato Riccardo Lisci o il farmacista Pio Piras, ma anche il calzolaio Efisio Biolla fu un bravo diri- gente, egli fece della sua bottega artigiana una scuola di for- mazione politica per i suoi lavoranti. Mi raccontava, parec- chi anni fa, il compagno Pio Degioannis, perseguitato politi- co, che lui, insieme ad altri apprendisti calzolai, non solo aveva appreso i primi rudimenti di politica da parte di “me- stu Biolla”, ma, alcuni, addirittura avevano imparato a leg- gere e scrivere. Pio Degioannis diceva: “Mi esercitavo alla lettura con libri come “I miserabili” di Victor Hugo”. Per non parlare, poi, del lavoro fatto in clandestinità dalla Cellu- la comunista. Sette compagni, perseguitati politici: confina- ti, incarcerati, per aver tenuta viva, per vent’anni, la cultura della democrazia. I democratici, di oggi, devono molto a questi compagni. Ricordiamo i loro nomi: Efisio Biolla, Gigi Piga, Arturo Tuveri, Cleto e Marcello Ruggeri, Antonio Pin- na e Angelo Puddu. Ad alcuni di loro che ho avuto la fortuna di conoscere, devo tanto per la mia formazione, non solo politica, ma anche, etica. Per loro il bene comune era bene comune al di sopra di qualsiasi interesse, a volte anche di quello del partito. A questi padri nobili seguirono altri diri- genti, alcuni divennero responsabili regionali di partito e di associazioni di massa, Consiglieri Regionali o Provinciali: Licio Atzeni, Ribelle Montis, Ulisse Usai, Emilio Serpi e Attilio Podighe. A Guspini era presente un partito ricco di centina di militanti che amava discutere e acculturarsi e tra- durre il sapere e le conoscenze in pratica di governo. Spesso si tenta di dare del partito guspinese una visione idilliaca, dove tutto camminava d’amore e d’accordo: non sempre era così. Le riunioni, a volte, erano animate, era la normale vita e la forza di un partito vivo. Nel corso degli anni, a Guspini, si è costruita una sinistra di governo e di potere. Una sinistra che ha saputo fare i giusti compromessi e le necessarie alle- anze. Una sinistra che ha, anche, esercitato il potere con il poco nobile sistema clientelare. Una sinistra che, spesso, ha fagocitato gli avversari politici riducendo l’opposizione a un mero ruolo di sterile presenza. La sinistra o meglio il Cen- trosinistra a Guspini vince ancora, si può governare ma, esi- ste un problema grosso come un macigno, l’astensionismo. La partecipazione, il senso civico è in crisi, il 52,66% dei votanti testimonia che una grossa fetta di popolazione, an- che guspinese, è in fuga dall’esercizio di un diritto costato tanto sacrificio ai nostri padri nobili. Compito della nuova amministrazione e dei partiti che hanno concorso all’affer- mazione elettorale del Centrosinistra è quello di mettere in campo politiche atte a coinvolgere i cittadini. UNA SERIE Un fumetto fran- cese. Immagina- te il vecchio west, fatto di grandi vallate, montagne bian- che che si sta- gliano sul cielo azzurro e fiumi incontaminati. Immaginate una giovane donna, che si ostina a mandare avanti il piccolo ranch ereditato dal pa- dre col sudore della fronte e l’aiuto di un uni- co vecchio brac- ciante. Ma il co- raggio di questa ragazza tutto pepe non basta, e la sua terra sta per essere mes- sa all’asta. Quando tutto sembra essere perduto, compare un misterioso sconosciuto. Red Dust, che si ostina a volerla aiutare contro tutte le avversità. Inizia così la leggenda di Comanche. Il we- stern di Greg ed Hermann, che ha saputo incantare il pubbli- co francese nel febbraio 2012. DOPO RED HUST Greg ed Herman non scherzano più, e ci riportano nel cuore del vero West classico e avventuroso. Superate le prime sca- ramucce con gli indiani e i problemi dei mandriani, dovran- no vedersela con un assalto alla diligenza e con un Bounty Killer. VENTI MESI DOPO “Furia Ribelle”: dopo il suo arresto, e solo grazie agli sforzi dei suoi amici, Red Dust viene finalmente rilasciato. Ma l’uomo tornato al ranch Triple Six non è che l’ombra del cowboy partito per fermare i Lupi del Wyoming. Proprio mentre si sta lentamente riprendendo, un bandito che ha se- minato terrore vuole mettere a ferro e a fuoco la regione. La città è in preda al panico e l’esercito è lontano. Gli autori fanno centro riuscendo a fondere, come dicono i critici, i classici temi dell’epopea della frontiera con la raffinata ri- cerca del fumetto d’autore, capace di raccontare con facilità e passione l’orrore del carcere come la furia di una sparato- ria sotto i cieli del West. IL FINALE “Gli sceriffi e il diavolo urla di gioia”. Mentre la città si prepara ad accogliere il nuovo governatore, Red Dust deci- de di lasciare Geeinstone Falis, divenuta troppo popolosa e incivilita e parte verso il selvaggio Nord in cerca di pace e paesaggi inesplorati. Al suo arrivo in Montana però, scopre che la regione è scossa dalla febbre del rame, e che i poveri contadini sono minacciati da una società disposta a tutto per ottenere i loro terreni. Il sogno di una vita tranquilla ancora una volta dovrà attendere. L’AUTORE Herman Huppen è un fumettista belga. Nacque in un picco- lo paese delle Ardenne. Lavorò prima in una ebanisteria e uno studio di architettura, studiò decorazioni all’Accademia di Belle Arti di St. Gilles (Bruxelles). Esordì nel mondo del fumetto nel 1964. Greg notò il suo talento e gli offrì di lavo- rare nel suo studio. Illustrò “Bernard Prince” che uscì nel settimanale 10 Tintin. Produsse molte storie di una serie apo- calittica, Nick ispirata a “Little Nemo”, per la rivista Spirou e altro. I PREMI Nel 1996 vinse il premio Oesterheld con l’albo Sarajevo tango, ambientato durante la guerra nella ex Jugoslavia, che narra le peripezie di un mercenario pagato per sottrarre una bambina alle fiamme di Sarajevo e riportarla alla madre. LE STORIE E LO STILE Le storie di Hermann, classe 1938, sono caratterizzate da uno stile realistico, in cui è presente un senso di disillusione nei riguardi dell’uomo in generale, e nella società nello spe- cifico. I protagonisti delle storie di Hermann sono spesso privi di ogni ideologia e idealismo, costretti a confrontarsi con una realtà dura, in cui le vittorie non sono consacrazioni definitive, ma temporanei successi, dicono i commentatori, ,nella lotta per la sopravvivenza. PDF Compressor Pro

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15 giugno 2015 23

S’ODE A DESTRA UN GUAITO DI TROMBA

di EdmunduburduSTORIA DEL FUMETTO

di Evaristo Puxeddu

Comanche

Peste e corna

di Rinaldo RuggeriIL COMMENTO

ELEZIONI COMUNALI A GUSPININEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ

AUTORE: HERMANN HUPPEN

... e a sinistra risponde uno strillo. Ci siamo fatti le ossa, fi-nalmente, siamo andati in Corea del Nord e in Russia, in Gre-cia e Scozia, in Francia e Spagna e altrove e abbiamo appre-so le nuove teologie dell’umana evoluzione socioeconomicaper predicarle al nostro paese. E noi sardi, sempre nel nostropiccolo, siamo pure andati in Svizzera per vedere se si po-trebbe fare un cantone sardo-elvetico. In Africa e MedioOriente no, perché sono paesi a rischio. E nelle scorse setti-mane un terzo di italiani è andato a votare. Anzi non un ter-zo, una metà di quel terzo perché l’altra metà o si è rotta lescatole o è rassegnata. Tutto cambi perché niente cambi, di-ceva un tale, e se niente cambia è un po’ anche colpa di chi,anziché partecipare, si limita alle critiche. Vota che ti passa,adottiamo questo slogan e cambieremo il mondo. Per cam-biarlo dobbiamo però togliere i cervelli dal congelatore edecidere lo que podemos hacer, quello che possiamo fare.Non quello che ci fa comodo fare e che torna non a vantag-gio di tutti ma solo dei singoli.Questione di responsabilità individuale, ha detto un altro tale.Una cosa che si matura, anzi che si dovrebbe far maturare sindalla scuola materna e che purtroppo non si fa. Lo si è vistoin passato e anche in queste ultime elezioni. Più che maturitàconvenienza, aggregazioni di comodo, slogan per fare brec-cia sugli sprovveduti e raccattare qualche voto in più. Distin-guo e polemiche più spesso calcolate che utili alla governa-bilità di una regione o di una città, mentre la soluzione aiproblemi resta lontana.L’abitudine al vecchio partito, indottrinato da slogan e fedireligiose o di categoria, sta scomparendo a poco a poco, si vaverso gli slogan del raggiungere la perfezione, e mediare èdiventato peccato e tradimento dei propri principi. E allorasarebbe il caso di chiedersi cosa abbiamo di così perfetto danon richiedere una revisione o una modifica anche piccola.La costituzione? Le leggi contraddittorie? La possibilità cheun’autorità decida e un’altra si pronunci contro? Possiamoaffermare che tutto è perfettibile ma anche renderci contoche la perfezione non esiste e che se devi salvare un naufra-go e discuti se è meglio afferrarlo per i capelli, per il collo oper un braccio quello affoga prima che sia presa una qualchedecisione.Questo è stato il nostro andazzo politico-culturale e pure,spesso, amministrativo. Decidi, ma la decisione non è fedele

a certe norme e però è fedele ad altre, e chi segue questeanziché quelle protesta e tutto si ferma. Sembra quasi la sto-ria della vicenda degli incandidabili e di Bindi e De Luca.No, anche con le elezioni le regole di coerenza non esistonoe in certe liste trovi gruppi che non hanno niente in comunema che si uniscono semplicemente perchè 1+1+1+1+1+...alle volte fa molto più di 1+1 e le speranze di arrivare primisono maggiori. Arrivare primi significa potere, dare seguitoalle proprie convinzioni e rifiutare quelle altrui. E non im-porta che l’accozzaglia di gruppi uniti per fare più numeri incomune abbia ben poco e che, al momento di governare, gliinteressi e i credi di uno o più gruppi entrino in contrasto conquelli degli altri. In Europa ci sono gli anti-europeisti, glianti-euro, i liberisti e gli anti-liberisti, gli indipendentisti, glianti-immigrazione, i solidali, e i temi importanti sulle politi-che sociali e di austerità, sui tagli agli sprechi e agli stipendieccessivi dei politici e dei manager, sui privilegi di tanti ascapito di troppi altri, sulle governabilità responsabili, suscelte da rivedere, su disposizioni ridicole e accordi interna-zionali discutibili. E tanto populismo. Si mormora di cam-biamenti e di mutazioni genetiche, e così si tenta, forse, dicercare un altro nome a un partito ormai senza Forza o diinventarne un altro, magari Possibile, un po’ come il Pode-mos della Spagna, mentre, lì accanto, una parte dei seguacidi Tsipras o forse di chi l’ha promosso cambia strada.Ma c’è chi si ostina a predicare che non bisogna scendere acompromessi, anzi ad alleanze, perché l’unico modo per go-vernare è quello di farlo in proprio e senza inciuci, e chi diceche solo lui col suo partito è destinato a essere il leader delcentro destra e ha già l’idea del governo che farà. Stai sere-no, direbbe il Matteo al suo omonimo, ma non lo fa perchépreso da malesseri interni provenienti in parte anche dai suoicompetitors alle primarie del 2013 che in due presero menodella metà delle preferenze da lui ottenute. E allora? Beh,checché se ne dica, lui dopo quasi vent’anni di coma ha por-tato qualche ventata nuova e non si può pretendere, comepurtroppo è nostra abitudine, che faccia in un anno quelloche altri non hanno fatto in venti. Ci siamo abituati al letargoe ora, appena svegliati, pretendiamo che ci sia servito il caffée tutti i pasti senza che ci si sia lavate almeno le mani. Qual-cosa si muove, lo dicono l’Istat e altri, e collaborare, anzichéurlare, sarebbe segno di maggiore responsabilità.

Guspini ha un nuovo sindaco, Giuseppe De Fanti. Le forzedella sinistra, per l’ennesima volta, daranno un governo allacittadina. Ininterrottamente, da circa settant’anni, la sinistra,storicamente evolvendosi, amministra Guspini. Chiusa la pa-rentesi buia della dittatura fascista, l’Italia va a elezioni de-mocratiche. Nel marzo del 1946, si svolgono le prime ele-zioni amministrative. Ad aprile dello stesso anno, a Guspini,il Consiglio proclama sindaco Eugenio Saba, comunista.Guspini ritorna alla sinistra, l’ultimo sindaco, prima del Ven-tennio fascista, fu il socialista avvocato Riccardo Lisci. Neiguspinesi non scorre un sangue più rosso che in altre popola-zioni, né si ha un Dna particolare, pesa, invece, la tradizione,la cultura e l’esempio di tante figure nobili che hanno datolustro alla nostra cittadina. Molti non sanno che queste figu-re di valore, senza tante smancerie, con costanza e con unlavoro certosino, hanno formato politicamente tanti militan-ti. Non solo l’avvocato Riccardo Lisci o il farmacista PioPiras, ma anche il calzolaio Efisio Biolla fu un bravo diri-gente, egli fece della sua bottega artigiana una scuola di for-mazione politica per i suoi lavoranti. Mi raccontava, parec-chi anni fa, il compagno Pio Degioannis, perseguitato politi-co, che lui, insieme ad altri apprendisti calzolai, non soloaveva appreso i primi rudimenti di politica da parte di “me-stu Biolla”, ma, alcuni, addirittura avevano imparato a leg-gere e scrivere. Pio Degioannis diceva: “Mi esercitavo allalettura con libri come “I miserabili” di Victor Hugo”. Pernon parlare, poi, del lavoro fatto in clandestinità dalla Cellu-la comunista. Sette compagni, perseguitati politici: confina-ti, incarcerati, per aver tenuta viva, per vent’anni, la culturadella democrazia. I democratici, di oggi, devono molto aquesti compagni. Ricordiamo i loro nomi: Efisio Biolla, Gigi

Piga, Arturo Tuveri, Cleto e Marcello Ruggeri, Antonio Pin-na e Angelo Puddu. Ad alcuni di loro che ho avuto la fortunadi conoscere, devo tanto per la mia formazione, non solopolitica, ma anche, etica. Per loro il bene comune era benecomune al di sopra di qualsiasi interesse, a volte anche diquello del partito. A questi padri nobili seguirono altri diri-genti, alcuni divennero responsabili regionali di partito e diassociazioni di massa, Consiglieri Regionali o Provinciali:Licio Atzeni, Ribelle Montis, Ulisse Usai, Emilio Serpi eAttilio Podighe. A Guspini era presente un partito ricco dicentina di militanti che amava discutere e acculturarsi e tra-durre il sapere e le conoscenze in pratica di governo. Spessosi tenta di dare del partito guspinese una visione idilliaca,dove tutto camminava d’amore e d’accordo: non sempre eracosì. Le riunioni, a volte, erano animate, era la normale vitae la forza di un partito vivo. Nel corso degli anni, a Guspini,si è costruita una sinistra di governo e di potere. Una sinistrache ha saputo fare i giusti compromessi e le necessarie alle-anze. Una sinistra che ha, anche, esercitato il potere con ilpoco nobile sistema clientelare. Una sinistra che, spesso, hafagocitato gli avversari politici riducendo l’opposizione a unmero ruolo di sterile presenza. La sinistra o meglio il Cen-trosinistra a Guspini vince ancora, si può governare ma, esi-ste un problema grosso come un macigno, l’astensionismo.La partecipazione, il senso civico è in crisi, il 52,66% deivotanti testimonia che una grossa fetta di popolazione, an-che guspinese, è in fuga dall’esercizio di un diritto costatotanto sacrificio ai nostri padri nobili. Compito della nuovaamministrazione e dei partiti che hanno concorso all’affer-mazione elettorale del Centrosinistra è quello di mettere incampo politiche atte a coinvolgere i cittadini.

UNA SERIEUn fumetto fran-cese. Immagina-te il vecchiowest, fatto digrandi vallate,montagne bian-che che si sta-gliano sul cieloazzurro e fiumiincontaminati.Immaginate unagiovane donna,che si ostina amandare avanti ilpiccolo ranchereditato dal pa-dre col sudoredella fronte el’aiuto di un uni-co vecchio brac-ciante. Ma il co-raggio di questaragazza tutto pepe non basta, e la sua terra sta per essere mes-sa all’asta.Quando tutto sembra essere perduto, compare un misteriososconosciuto. Red Dust, che si ostina a volerla aiutare controtutte le avversità. Inizia così la leggenda di Comanche. Il we-stern di Greg ed Hermann, che ha saputo incantare il pubbli-co francese nel febbraio 2012.DOPO RED HUSTGreg ed Herman non scherzano più, e ci riportano nel cuoredel vero West classico e avventuroso. Superate le prime sca-ramucce con gli indiani e i problemi dei mandriani, dovran-no vedersela con un assalto alla diligenza e con un BountyKiller.VENTI MESI DOPO“Furia Ribelle”: dopo il suo arresto, e solo grazie agli sforzidei suoi amici, Red Dust viene finalmente rilasciato. Mal’uomo tornato al ranch Triple Six non è che l’ombra delcowboy partito per fermare i Lupi del Wyoming. Propriomentre si sta lentamente riprendendo, un bandito che ha se-minato terrore vuole mettere a ferro e a fuoco la regione. Lacittà è in preda al panico e l’esercito è lontano. Gli autorifanno centro riuscendo a fondere, come dicono i critici, iclassici temi dell’epopea della frontiera con la raffinata ri-cerca del fumetto d’autore, capace di raccontare con facilitàe passione l’orrore del carcere come la furia di una sparato-ria sotto i cieli del West.IL FINALE“Gli sceriffi e il diavolo urla di gioia”. Mentre la città siprepara ad accogliere il nuovo governatore, Red Dust deci-de di lasciare Geeinstone Falis, divenuta troppo popolosa eincivilita e parte verso il selvaggio Nord in cerca di pace epaesaggi inesplorati. Al suo arrivo in Montana però, scopreche la regione è scossa dalla febbre del rame, e che i povericontadini sono minacciati da una società disposta a tutto perottenere i loro terreni. Il sogno di una vita tranquilla ancorauna volta dovrà attendere.L’AUTOREHerman Huppen è un fumettista belga. Nacque in un picco-lo paese delle Ardenne. Lavorò prima in una ebanisteria euno studio di architettura, studiò decorazioni all’Accademiadi Belle Arti di St. Gilles (Bruxelles). Esordì nel mondo delfumetto nel 1964. Greg notò il suo talento e gli offrì di lavo-rare nel suo studio. Illustrò “Bernard Prince” che uscì nelsettimanale 10 Tintin. Produsse molte storie di una serie apo-calittica, Nick ispirata a “Little Nemo”, per la rivista Spiroue altro.I PREMINel 1996 vinse il premio Oesterheld con l’albo Sarajevotango, ambientato durante la guerra nella ex Jugoslavia, chenarra le peripezie di un mercenario pagato per sottrarre unabambina alle fiamme di Sarajevo e riportarla alla madre.LE STORIE E LO STILELe storie di Hermann, classe 1938, sono caratterizzate dauno stile realistico, in cui è presente un senso di disillusionenei riguardi dell’uomo in generale, e nella società nello spe-cifico. I protagonisti delle storie di Hermann sono spessoprivi di ogni ideologia e idealismo, costretti a confrontarsicon una realtà dura, in cui le vittorie non sono consacrazionidefinitive, ma temporanei successi, dicono i commentatori,,nella lotta per la sopravvivenza.

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15 giugno 201524

di Antonio LoruIL MIO PUNTO DI VISTA

L’AMORE È UNA FORMA DI AMICIZIA?L’AMICIZIA È UNA FORMA D’AMORE?

OGGI PARLIAMO DI...LIBERA SCIENZA

IN LIBERO STATO

di Giovanni Luigi Zedda Dimmi cosa leggi

Personaggi: IL MORTO, I PARENTI E GLI AMICI DELMORTO.// La scena rappresenta una camera ardente. Il mor-to è steso sul letto, fra le candele e i fiori, intorno, i famigliarie gli amici singhiozzano, strillano, si strappano i capelli, sitorcono le braccia, camminano avanti e indietro imprecandoe minacciando di fare qualche pazzia.//IL MORTO//tra sé, intravedendo la scena attraverso lo spiraglio delle pal-pebre non ben chiuse: Quante esagerazioni! Ma allorache dovrei fare io?(Achille Campanile, Tragedie in due battute, BUR Rizzo-li, MI, 2014, pg. 180)Proviamo a lottare per esprimerci, seguendo la nostra perso-nalità.(Paul Cezanne, pittore, Lettera a Émile Bernard, 23 otto-bre 1905)Amici, non piangete, è tutto sono arretrato ...(Walter Chiari, Verona, 8 marzo 1924, Milano, 20 dicem-bre 1991, iscrizione sulla sua lapide tombale)Cacciar balle sulla propria giovinezza è forse uno dei pochipiaceri dei vecchi. Ma quando si è soli con se stessi i ricordipiù belli, […] sono solo fonte di malinconia e amarezza.(Massimo Fini, Ragazzo. Storia di una vecchiaia, Marsi-lio, i nodi, Venezia, 2007)

Dobbiamo essere spietati, crudeli, lucidamente feroci, iro-nici, sarcastici fino a scoprire l’osso vivo della nostra sto-ria. Bisogna saper camminare con le scarpe chiodate dellasenilità incalzante sui cadaveri dell’ipocrisia, i ruderi delpoliticamente corretto, per ri-mettere in scena quell’esplo-sione di vita accecante che è stata la giovinezza. Almeno, lanostra. Qui si parla di quella tale cosa che siamo stati, chesiamo e che saremo per sempre semplicemente perché untempo, vicino o lontano, lo siamo stati. Della giovinezza,quell’irripetibile età in cui ci chiamavano ragazzi, piccioc-cheddus, piccioccus, fintzas a piccioccus mannus. Ora, ades-so che questa attuale, gialla? rossa? nera? come un ladrocon le sue scarpette da ladrone, nella notte, senza fare ru-more, alla verde età della gioventù è sovvenuta, si è infilatanelle sue scarpe questa, matura o tarda. Questo tempo dellevoci da di dentro, che ti sollevano in cielo, o rischiano, vi-gliacche, di farti capitombolare per strada, e magari qual-cuno a pensare: questo è il bello della diretta. Facile con-fondere i ricordi, rovistare negli oggetti sparsi del tempoche ci abita dentro, che è la materia prima del tessuto dellanostra vita. Della nostra veloce parabola mondana ne è latrama e l’ordito. Il tempo magico, materia a volte resisten-tissima a volte quasi impalpabile, che percorriamo per bre-vissimi tratti che sembrano eterni con enorme fatica, e poipuff ti trovi dolorosamente, stupidamente, inutilmente vol-tato a urlargli di non spingereeeeee!! Tempo di meriggi as-solati nei viali, di partite a pallone, macché pallone! a boc-cia!!!De a pustis pràngiu a scurigadroxu, e poi una borta fur-riaus, approillaus a domu, carda??

La, surra! E poi e poi Harvest: ma non era il monte più alto

della Terra? Quello è l’Everest, scemo! Ah! Questo è undisco, un lonplein di Nil Iang! Togo!!L’amore è una forma di amicizia? L’amicizia è una formad’amore? La seconda che hai detto! Certamente!! La primaho qualche dubbio, parecchie perplessità. La memoria stanel cervello, i ricordi nel cuore. Franco se ne è andato, por-tandosi via una parte del mio cuore. I nostri ricordi, i ricor-di, non so se più belli, certamente i ricordi di quel momentofondativo del modo di ognuno di noi di costruirsi come uomoo donna che farà, o non farà, memoria del suo passaggio,leggero o grave, su questo unico mondo, che piaccia, spa-venti o non, la Terra.Che sarà ricordato/a da chi rimane, per quanto rimane, fin-ché rimane, solo da chi, questa impresa di costruzione di im-magine individuale da consegnare alla storia, l’avrà davvero,totalmente convissuta, in quel tempo, in quegli spazi, conquegli interessi comuni che in una parola chiamiamo amici-zia. L’amicizia che genera i ricordi, ma non fa memoria. Lamemoria è per tutti, il ricordo, l’atto del ricordare è persona-le, nessuno ricorda un altro se non può ricordarsi con l’altroe, soprattutto, nell’altro. Franco, il folletto, Franco Cat Ortu,avrebbe riso e commentato, con il solito piacere, l’umorismoirriducibile di uno dei suoi autori preferiti, quell’Achille Cam-panile, le opere sue, strampalate, genialmente strambe, cheha letto, (che abbiamo letto, riletto, e ci siamo raccontati di-vertiti), per tutta la vita, almeno dai vent’anni circa ai nostrigiorni, dalla nostra gioventù alla piena maturità, che purtrop-po per Franco non potrà diventare vecchiaia, come avrebbemeritato, come meriteremmo forse, chissà.Ma così è, così sarà per noi, quando sarà per noi, che dicerto sarà. Franco, il nostro Cat Stevens. Ho amato Cat Ste-vens, almeno due anni prima di aver sentito lui, l’originale,interpretare una sua canzone, e la prima volta, lo confesso,sono rimasto un poco deluso!!!E John Fogerty? Chi era John Fogerty?? Non lo so di sicu-ro, ma so di sicuro chi accompagnava con la chitarra il suoanarchico ineducabile modo di cantare: Franco Ortu.Ecco, come al solito! Alla fine ho imbrogliato tutti, ma pro-prio tutti, a cominciare da me stesso. Volevo parlare dellamorte di un amico, e ho parlato di amicizia. Credevo di diredell’amicizia e invece ho parlato di quello che provo per lamorte di un amico, che se davvero l’amicizia è una formaperfetta di amore, ho dichiarato, secondo la legge infrangi-bile del tempo, il secondo grande amore della mia vita.It’s not time make a change/Just relax, take it easy/You’re

still young, that’s your fault/There’s much you have to know/

Find a girl, settle down/If you want, you can marry/Look at

me, I am old/but I’m happy/I was once like you are now/

And I know that it’s not easy/To be calm when you’ve found/

Something going on/But take your time, think a lot/A think

of everything you’ve got/For you still be here tomorrow/

But your dreams may not ….

La scuola [è] organo centrale della democrazia, perché servea risolvere […] il problema centrale della democrazia: laformazione della classedirigente. […] Non solonel senso di classe politi-ca […] che è al vertice de-gli organi propriamentepolitici, ma anche classedirigente nel senso cultu-rale e tecnico: coloro chesono a capo delle officinee della aziende, che inse-gnano, che scrivono, arti-sti, professionisti, poeti.[…] A questo deve servirela democrazia. […] Maquesto può farlo solo lascuola, la quale è il com-plemento necessario delsuffragio universale.(Margherita Hack, Libera scienza in libero Stato, Rizzo-li, MI, 2010, Pg. 11)

Margherita Hack, astrofisica, instancabile divulgatrice scien-tifica, atea e spiritualista, nata in Firenze il 12 di giugno1922. Il 29 giugno 2013 è tornata da Trieste, tra quelle stelledalle quali noi tutti proveniamo, e tutto proviene, minerali,alberi, animali, e alle quali noi tutti torneremo, alla elemen-tarità della vita che non ha mai avuto inizio e mai avrà fine,e tutto tornerà, o continuerà ad essere in un unico pan natu-ralistico incessante respiro.In gioventù è stata atleta di livello nazionale, nella pallaca-nestro e nell’atletica leggera. Professore ordinario di astro-nomia all’Università di Trieste, dal 1964 al 1992. Prima donnaitaliana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal1964 al 1987, portandolo a livelli di fama internazionale.Direttore del Dipartimento di Astronomia, sempre dell’Uni-versità di Trieste, dal 1985 al 1991, e poi dal 1994 al 1997.Membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha collabo-rato con i più prestigiosi osservatori di fisica europei e ame-ricani, tra cui l’ESA e la NASA. Grande divulgatrice e irri-ducibile sostenitrice del libero pensiero, avversaria tenace diogni forma di superstizione religiosa e ideologica, nel 1978fondò il quindicinale L’Astronomia. Dal novembre 2002 aiprimi mesi del 2008, assieme a Corrado Lamberti diresse larivista di divulgazione di cultura astronomica Le Stelle, ilcui titolo per esteso, tratto dal celebre verso dell’Inferno è equindi uscimmo a riveder le stelle. Notevole il suo impegnopolitico in difesa dei diritti civili. Il 12 agosto 2010, a Torredel Lago Puccini (LU), le è stato assegnato il premio Perso-naggio Gay dell’Anno, per la sua attività a favore del rico-noscimento giuridico delle coppie omosessuali.In quell’occasione dichiarò: in altri paesi, il riconoscimento

di questi diritti, è un segno di grande civiltà. Noi in Italia

viviamo in un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto

per la libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che

influenza la classe politica, ma questa non ha il coraggio di

reagire, è non è libera. Ma se non reagisce significa che è

ancora più bacchettona della Chiesa, e non sa cosa signifi-

chi il rispetto della libertà altrui.Atea convinta, non credeva in alcuna forma di trascendenzasoprannaturale. Convinta sostenitrice dell’indipendenza del-l’etica da ogni giustificazione religiosa, sosteneva che solouna visione totalmente laica può davvero essere rispettosadel prossimo, della sua individualità e libertà. Le religioni ele ideologie, al contrario, hanno sempre oppresso gli uominie inevitabilmente portano alla guerra. Nel 2002 è stata nomi-nata presidente onoraria dell’Unione degli Atei e degli Agno-stici Razionalisti. Nel 2005 si iscrisse all’Associazione LucaCoscioni per la libera ricerca scientifica. È stata iscritta alPartito Radicale Transnazionale.Questo libro, pubblicato nel 2010, è un’appassionata difesadella laicità scientifica nella formazione scolastica e univer-sitaria dei nostri giovani, e una spietata analisi dei mali cherendono il nostro sistema formativo tra i peggiori e più sca-denti nei risultati, in Europa.

Margherita Hack, Libera scienza in libero Stato, Rizzoli, MI,2010.

Recentemente un post pubblicato su facebook (5 giugno ore18.11) scritto dal sindaco di Sardara Giuseppe Garau credochiamasse in causa me e la stampa in generale.Lo riporto integralmente: “per anni la stampa e la minoranzahanno avuto da ridire perché comunicavo via facebook. Ades-so constato volentieri che anche gli amici Fausto Orrù e Ric-cardo Sanna, neosindaci, utilizzano i social per comunicarecon i cittadini. Grazie ragazzi, non mi sento più solo!”.Anche a me è capitato di mettere in evidenza i post del sinda-co Garau in modo non positivo, e l’ho fatto non perché usa ilsocial, ma per “come” lo usa o non lo usa. Se lo usasse come“mezzo stampa” in modo neutrale e non demagogico andrebbea suo onore in quanto darebbe l’idea di un “sindaco traspa-rente”. Puntualmente vengono pubblicati eventi positivi, chevanno certamente bene. Anzi benissimo. Ma si trascuranoeventi importanti come le risultanze di un consiglio comuna-

I SINDACI SOCIALle in cui si sono discussi i problemi riguardanti l’intera citta-dinanza. Capita così che si scriva con vanto su un evento chenon è costato nulla e non si precisi per quali motivi si sonospesi 3mila euro per due lampadine natalizie. E via dicendo.Nessuno è contro l’uso del social. Ma un sindaco dovrebbesentire il dovere di comunicare qualunque atto o decisionemotivando tutto indistintamente e incondizionatamente. Al-trimenti è demagogia. E la demagogia, se c’è, può finire an-che sui giornali.Nell’augurare ai neosindaci Orrù e Sanna un buon lavoro,confido nel fatto che sappiano e vogliano utilizzare i social-nel modo più giusto. Siete sindaci di tutti ora, non solo deivostri fan. E tutti hanno diritto ad essere informati su tutto.Un’informazione filtrata, o a metà, non è informazione cor-retta ma di parte, e manca di rispetto ai cittadini.Buon lavoro!

di Saimen PiroddiDICO LA MIA

PDF Compressor Pro

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15 giugno 2015 25

EMOTIVAMENTE di Alice Bandino *

EMIGRAZIONE

E EMOZIONI NEGATIVE

*Psicologa, Specializzanda in Psiconcologia

LA CHIRURGIA RIFRATTIVA CON LASER

a cura del Dottor Giorgio Mattana

specialista oculistaOCCHIO ALLA VISTA

www.oculista-giorgiomattana.com

Parte seconda

Nello scorso articolo abbiamo visto l’importanza del sorrisoai fini dell’estetica. In questo nuovo articolo ho deciso di ri-spondere alle domande che più frequentemente mi vengonoposte sullo sbiancamento.1- COS’È LO SBIANCAMENTO?Lo sbiancamento èuna procedura checonsente di ottene-re denti più bianchitramite l’utilizzo disostanze chimichein grado di elimina-re i pigmenti che al-terano il colore deidenti. Queste so-stanze vengono at-tivate mediantel’utilizzo di unalampada. Con que-sta procedura i den-ti possono miglio-rare sino ad 8 tona-lità.2 - CHI PUÒ SOTTOPORSI A QUESTO TRATTAMENTO?Il paziente ideale deve avere dei denti con uno smalto porosoche permette alla sostanza di penetrare ed agire rimuovendoi pigmenti. Il dentista sarà in grado di valutare la tipologia dismalto con una visita. L’età minima è di circa 30 anni. Siottengono ottimi risultati in pazienti fumatori e forti bevitoridi caffè, a patto che dopo la seduta di sbiancamento riducanoil consumo di queste sostanze per le 48 ore successive.3 - IN CHE COSA CONSISTE?Lo sbiancamento professionale si svolge nell’ambulatorioodontoiatrico. Si scrive il colore dei denti del paziente primadel trattamento. Viene inserito un apribocca che mantiene labocca aperta per tutta la durata della procedura ed i tessuticircostanti del paziente vengono coperti da numerose garzeper evitare di essere raggiunti dai raggi della lampada. Vieneposta una protezione anche nelle gengive tramite l’utilizzo diuna diga liquida. Successivamente i denti vengono cosparsidel gel sbiancante, che nel nostro caso è perossido di idroge-no al 32%. La sostanza viene attivata con una lampada cheagisce per 20 minuti. Passato il tempo necessario si rimuoveil gel che ha esaurito la sua funzione e si rimette altro gel.Viene ripetuto il ciclo di sbiancamento per altre due volte. Asbiancamento ultimato si rimuovono le garze, la diga liquidae l’apribocca. Si valuta insieme al paziente il nuovo coloreottenuto. La procedura ha una durata di circa due ore.4 - IL TRATTAMENTO È DOLOROSO?La procedura può creare fastidio nelle ultime fasi. In caso didenti sensibili si consiglia l’utilizzo, prima dello sbiancamen-to, di un farmaco per alleviare il dolore. Inoltre a fine sedutaviene data al paziente una sostanza che permette di ridurre lasensibilità dentinale. Nella maggior parte dei casi non ci sonproblemi. Per avere maggiori informazioni o per eseguire unaseduta di sbiancamento dentale puoi recarti dal tuo dentistadi fiducia.

5 - COME SI POSSONO MANTENERE I RISULTATI NEL TEMPO?Per mantenere il più a lungo possibile i risultati si fornisce alpaziente una mascherina costruita su misura per la sua boc-ca. Su di essa va posto il gel sbiancante per uso domiciliare.La mascherina viene indossata o di giorno o di notte per al-cune ore e continua la procedura iniziata in studio. Al fine dimantenere i denti bianchi è opportuno smettere di fumare ebere caffè e bibite colorate in grandi quantità. I risultati otte-nuti possono durare oltre due anni.

Nel prossimo articolo si continuerà il discorso sull’esteticafacciale; si parlerà infatti dei trattamenti con la radiofrequen-za per eliminare i difetti della pelle del viso.

ODONTOIATRIA

E SALUTE

di Andrea Lampismedico odontoiatra

[email protected]

COME OTTENERE

DENTI BIANCHISSIMI

CON LO SBIANCAMENTO

La volta scorsa abbiamo descritto le tecniche PRK /LASEK/LASIK con Femtosecondi, tutte tecniche che permettono dicorreggere in sicurezza i difetti di ipermetropia , gli astig-matismi e le miopie medie . Recentemente, con il LaserFemtosecondi, è anche possibile operare in totale sicurezzae con ottimi risultati anche nelle miopie elevate sino a 10diottrie in pazienti con scarso spessore corneale.Questa nuova tecnica si chiama Smile e permette, grazie allasua capacità di trattare un piccolo bottone stromale corneale,di correggere miopie elevate sino a 10 diottrie in pazientiprima inoperabili. La possibilità di correzione dei vari difettivisivi è uguale per le diverse tecniche chirurgiche descritte enon vi sono sostanziali differenze né di tipo di anestesia, cheè “topica” cioè con un semplice collirio, né di durata. Il ri-sultato di riduzione o eliminazione del difetto visivo è lo stes-so, ma con il Laser Femtosecondi il risultato si ottiene moltopiù rapidamente e con meno fastidi. L’intervento è ambula-toriale, senza ricovero, e ha una durata di pochi minuti perquanto riguarda la disepitelizzazione, nella tecnica PRK o ilsollevamento del lembo epiteliale nella tecnica LASEK odella lamella corneale nella tecnica LASIK. L’intervento èindolore, non cruento, perché il tutto si svolge sulla superfi-cie esterna dell’occhio e non all’interno del globo oculare,come per esempio nella chirurgia della cataratta. Inoltre illaser Femtosecondi è una tecnica rivoluzionaria perché nellaLasik sostituisce il vecchio sistema di preparazione del Flap,prima eseguito col microcheratomo, sistema ormai diven-tato obsoleto.Prima del trattamento è necessario sospendere l’uso dellelenti a contatto con le modalità comunicate dal chirurgo e,per la riuscita dell’intervento, è fondamentale che il pazientesi sottoponga ad una serie di esami strumentali, volti all’ac-quisizione di tutti quei parametri oculari che, una volta inse-riti nel computer del laser, permetteranno al chirurgo di ese-guire un intervento specifico ed esclusivo per il paziente.Nel postoperatorio è essenziale seguire la terapia indicata, lanon osservanza di queste norme può alterare significativa-mente il risultato dell’intervento. Il giorno del trattamento è

preferibile presentarsi con un accompagnatore. Per le donneè indispensabile essere ben struccate e non profumate (i va-pori dell’alcool del profumo possono interferire con il rag-gio laser). La cooperazione del paziente, che deve attenersialle indicazioni del chirurgo prima e durante l’intervento, èindispensabile per il raggiungimento del risultato ottimale.Al termine il chirurgo potrà posizionare nell’occhio operatouna lente a contatto a scopo protettivo, che sarà rimossa dalchirurgo dopo circa 5-7 giorni. Verrà prescritta una terapia abase di colliri e compresse che deve essere eseguita in ma-niera rigorosa. Generalmente dopo 7-10 giorni il pazienteraggiunge una vista senza correzione molto soddisfacente,entro un mese quella ottimale. Con il Laser Femtosecondi, itempi del postoperatorio sono drasticamente ridotti a massi-mo tre giorni .Fattori estranei alla mano del chirurgo e alla precisione dellaser possono influenzare la guarigione e quindi il risultato.Per cui non è possibile fare una previsione assoluta circa lacorrezione ottica raggiungibile che comunque, salvo rarissi-mi casi (statisticamente ininfluenti in rapporto a tutte le casi-stiche mondiali di quelli perfettamente riusciti), porterà nel-la maggior parte degli interventi chirurgici all’eliminazionedi occhiali e lenti a contatto, e nei restanti a una notevoleriduzione del loro potere diottrico. Nei primi sette giorni ilpaziente dovrà astenersi da qualsiasi manipolazione degli oc-chi e da attività lavorativa, fisica e sportiva, ma potrà usciredi casa e fare con attenzione le normali attività. Entro 7-10giorni, dopo che il chirurgo avrà verificato la guarigione, ilpaziente potrà tornare alla sua normale attività lavorativa ealla vita di tutti i giorni. Solo dopo un mese dall’intervento sipotrà fare attività sportiva, compresa sauna e piscina, truc-care gli occhi e tingere i capelli. La negligenza nel seguire laterapia postoperatoria e le scadenze dei controlli specialisti-ci può influenzare il risultato refrattivo finale ed essere cau-sa di complicanze, raramente anche gravi.È pertanto di importanza basilare seguire alla lettera le pre-scrizioni del chirurgo che mirano a guidare i processi di gua-rigione per ottenere il risultato più soddisfacente.

Mi scrive un padre “arrabbiato, deluso e rassegnato...”, conse stesso, col governo e con i suoi conterranei, per non averpotuto “evitare” l’emigrazione del figlio verso uno Stato este-ro, in cerca di lavoro e fortuna.Il signore mi illustra una crisi personale e matrimoniale, chesecondo lui derivano principalmente dai suoi sensi di colpa edal non accettare che il figlio sia “costretto” a vivere lontanodalla famiglia e dagli amici, a soli venticinque anni.In più didieci anni passati fuori dalla Sardegna (per lavoro e per stu-dio), ho conosciuto direttamente l’altra parte in causa di cuiparla il lettore. Centinaia di ragazzi e ragazze che ogni annopartono dalla Sardegna, per periodi più o meno lunghi per gua-dagnare uno stipendio impossibile da equiparare alla maggiorparte degli stipendi medi isolani; altre centinaia partono perfrequentare indirizzi di studio o facoltà non presenti nei nostriAtenei sardi, altri partono perchè in mancanza di titoli o com-petenze, lavoro e possibilità di crescita, l’unica soluzione pos-sibile di sopravvivenza la si cerca al di là del mare!Ancora una volta sono le Emozioni a regolare la nostra volon-tà: quando si parte per la prima volta, carichi di speranze, nonsi sa bene cosa ci aspetterà; molti partono per formarsi e poiriportare in Patria le conoscenze/competenze acquisite; altrisi stabiliscono in quelle Regioni dove hanno trovato fortuna,altri torneranno sporadicamente, combattuti tra la nostalgia deiricordi e la consapevolezza che non si poteva fare diversa-

mente. Si parte per cambiare, per conoscere, per realizzarsi. Sipensa ogni giorno alla propria terra, si fanno confronti, e nellamaggior parte dei casi vince sempre orgogliosamente la nostraSardegna. Chi invece subisce questa migrazione (come il let-tore), si sente depauperato da ciò che di più importante ha al

mondo: i figli tanto voluti, desiderati, cresciuti, educati, queifigli che abbiamo cullato per mesi, anni; quei figli che nonpensi mai di dover lasciare; quei figli che vorresti vedere felicitutti i giorni; quei figli che non seguono le nostre orme.. queifigli che partono in luoghi lontani, mentre tu a casa ti chiedicosa staranno facendo e se stanno bene.Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a ritrovare la sere-nità e riappropriarsi della sua vita.Ora vede tutto nero, tutto insalita, tutto triste. Siamo però nel 2015: compagnie aeree low-cost, skype, chat e altre nuove tecnologie, permettono di nonstare più di qualche giorno senza che i genitori possano sentirei figli o viceversa.Lei dovrebbe reagire con gioia, orgoglio eempatia; può chiedere sostegno a uno psicologo per rimodula-re il suo nuovo ruolo di genitore distante ma presente.Quando si è lontani tutto appare diverso: si edulcora la realtàper non far preoccupare i propri cari; se lei aggiunge dolore epreoccupazione a questa distanza, con che stato d’animo suofiglio potrà cercare di realizzare i suoi sogni? Provi a trovare ilati positivi della sua situazione: suo figlio è partito per miglio-rarsi, non è in guerra! Deve incoraggiarlo, deve ascoltare i suoiracconti, dovrebbe contenere le sue paure e mitigare i suoieventuali fallimenti, proprio come se l’avesse accanto e nondietro uno schermo.Starà facendo nuove esperienze, imparan-do una nuova lingua, una nuova cultura, starà mettendo in pra-tica gli insegnamenti appresi da voi genitori. Ha una moglie ealtri figli, quindi non stiamo parlando certo di sindrome del

nido vuoto; si faccia forza, sia orgoglioso di non aver scrittoper lamentarsi di un figlio bamboccione a carico!

Www.psygoalicebandino.it,

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15 giugno 201526

di Roberto LoddiL’ISOLA IN CUCINA

Preparazione

Ingredienti:

MINESTRA DE BRODU ’E ERVEHE

CUN PISTIZONE E CAZAU IN SA OLLA

MICOLOGIA E DINTORNI

di Gigi Arixi

La Morchella comunemente detta anche spugnola, secondo il mio modo di ve-dere, si può pregiare del titolo di Regina di Primavera. Questo genere compren-de circa quindici varietà, io personalmente ne raccolgo ben sei. Morfologica-mente il cappello delle spugnole è similare al favo, l’insieme del fungo è cavo ele sue carni ci ricordano la cera. Le Morchelle fanno la loro comparsa da Aprilea Giugno, è un fungo per lo più gregario, predilige areali freschi, accanto ai corsid’acqua e non è insolito trovarle anche nei terreni bruciati. In cucina hanno unvasto uso e sono considerate eccellenti, il profumo e il gusto delle loro carni lecolloca sicuramente nei gradini più alti, tra i funghi epigei eduli. Ad onor dicronaca… tengo a informarvi che un chilo di Morchelle essiccate si aggira sui350.00 euro. Se vogliamo acquistarle fresche, il costo al chilo è di 35.00 eurocirca. Per consumarle fresche, si raccomanda una previa bollitura prima di cuci-narle, onde far disperdere l’acido elvellico che esse contengono. Altro strata-gemma efficace è quello di farle essiccare, in quanto anche l’invecchiamentocontribuisce a privarle della sopra citata tossina. Per farle rivivere bisogna met-terle a bagno dalle tre alle sei ore, non gettare via l’acqua usata, in quanto si saràaromatizzata e, dopo averla filtrata, ci occorrerà durante la cottura che si protrar-rà per circa quaranta minuti.Nella ricerca e raccolta dobbiamo fare attenzione a non confonderci con le spe-cie del genere Gyromitra esculenta, volgarmente chiamata anche falsa spugnolao spugnola bastarda. La mitra, “cappello delle Morchellaceae”, della Gyromitraesculenta, morfologicamente si presenta con costolature sinuose, dette “a formacerebriforme”, ovvero simile a quella del cervello. A Maggio dell’anno scorsonella trasmissione della RAI La prova del cuoco, condotta da Antonella Clerici,uno dei concorrenti si cimentava ai fornelli cucinando la velenosa Gyromitraesculenta. Fortuna ha voluto che da casa alcuni micologi seguissero la trasmis-sione; immediato è stato l’allarme che ha così evitato spiacevoli conseguenze.Ciò nonostante gli incoscienti abbondano ovunque e continuano imperterriti aconsumarle, con la pia illusione che, sottoponendole a prolungata cottura, sipossa evitare l’avvelenamento da Sindrome Giromitrica, che in alcuni casi haavuto esiti letali. So che sono ripetitivo, ma per sgombrare dal campo dubbi eincertezze… consultate sempre esperti del luogo.

ALBERTO TOMBA

di Evaristo Puxeddu LE LEGGENDE DELLO SPORT

Morchella conica Gyromitra esculenta

La Regina di Primavera

Pistizone o pistizzone (grumo, pasta,pastina). Da sempre in Sardegna conla semola di grano duro sardo si ottie-ne la fregola o la fregula. Si tratta diuna pasta secca molto simile al cou-scous e si prepara prevalentemente nelCampidano tra Cagliari e Oristano.Viene ricavata dallo sfregamento (dallatino fricare - sfregare) in senso rota-torio delle dita bagnate con acqua leg-germente salata o aromatizzata condello zafferano che deve essere rigo-rosamente di San Gavino.

lL minestra de brodu ’e ervehe cun pistizone e cazau in sa olla (minestra in brodo di pecora con fregola ecagliato dentro alla pentola di terracotta) si prepara nel seguente modo: accomoda la semola dentro a unaconca di coccio con fondo piatto e ampio (scivedda), bagnala con dell’acqua tiepida leggermente salata earomatizzata con una bustina di zafferano, allorché sfrega fra le dita il semolino, sempre mescolando insenso rotatorio e quando si formeranno dei granelli rustici, grossi come un chicco di grano, travasalidentro a un setaccio (cibiru - cioliriu), in modo da eliminare la farina non coagulata e prosegui in questomodo fino al termine del semolino.Terminata questa operazione, accomoda la fregula dentro a una teglia e falla asciugare al sole, oppurepassala in forno già caldo a 160° giusto il tempo che occorre per asciugarla e per farla tostare. Nel mentrepela le patate, poi lavale, tagliale a metà, quindi affettale e tieni il ricavato in un recipiente colmo d’acquafredda. Fatto ciò, poni il guanciale dentro a un recipiente di terracotta dalle pareti alte (olla) con un girodi olio e fallo fondere dolcemente; aggiungi prima le patate scolate e asciugate, poi il prezzemolo tritatoe un paio di litri di brodo bollente precedentemente sgrassato. Passati dieci minuti dal bollore, aggiungila fregula e portala a cottura. Quando mancano un paio di minuti al termine, unisci alla minestra ilcagliato (formaggio in salamoia) schiacciato con una forchetta, il basilico spezzettato, una presa di sale euna generosa macinata di pepe. Mescola bene la zuppa e dopo cinque minuti allontana il recipiente dalfuoco. Servi la minestra dentro a delle ciotole insieme a sfoglie di pane carasau.Vino consigliato bianco: Sardegna semidano Mogoro, dal sapore morbido, sapido, fresco e asciutto.

g 300 di semolino di grano duro, zafferano San Gavino, g 300 di patate di Gavoi, g 80 di guancialesardo (grandua) battuto a coltello e ridotto a poltiglia, un ciuffo di prezzemolo, un ciuffo di basilico,g 300 di cagliato o formaggio fresco, pane carasau, brodo di pecora, olio extravergine d’oliva, sale epepe di mulinello q.b.

Lo chiamavano “Tomba la bomba”. In pista, dal 1986 al 1998,aveva una particolare aggressività e un carattere estroverso. Vit-torioso alle Olimpiadi con due “Ori”, in Coppa del Mondo con50 vittorie, aveva come idolo Ingemar Stenmark. Celebrava lavittoria salutando sempre il pubblico con il braccio alzato, primadi aver tagliato il traguardo.DOPO I SUCCESSILa federazione concesse a Tomba una squadra personale, guida-ta da Gustav Thòni, ma non fu brillante come le precedenti, an-che per la pressione dei media. Anche l’89-90 non andò bene,ma alla fine tornò a vincere in slalom speciale. E così nel 90-91,con cinque successi e una seconda coppa di specialità. Nel 91 –92 fu protagonista, con nove vittorie, nella Coppa del Mondo.Ma non riuscì a vincere contro il principale avversario Paul Ac-cola, che però gareggiava anche nelle specialità veloci e primeg-giava nella combinata.AI XVI GIOCHI OLIMPICINei giochi invernali di Albertville del 1999 conquistò l’oro nel-lo slalom gigante, davanti a Marc Girardelli e al giovanissimonorvegese Kijetil Andrè Aamodt. A questi Giochi fu anche l’al-fiere della rappresentativa italiana nella cerimonia d’apertura.Nella stagione successiva, a Morioka gareggiò in condizioni disalute non ottimali. Aveva l’influenza. E, nello slalom speciale,inforcò un paletto nella prima manche. Nel 94 c’erano gli inver-nali olimpici in Norvegia, dopo un deludente slalom gigante con-quistò l’argento nello slalom speciale e in Coppa del Mondo

risultò, per la terza volta, vincitore della “coppa di cristallo”.Nel 1995-96, chiuse la stagione conquistando il titolo con lapartecipazione alle sole prove tecniche. Conquistò poi ai mon-diali di Sierra Nevada due medaglie d’oro in slalom gigante especiale. Dopo dieci anni di vittorie, avendo vinto ormai tutto,iniziò a pensare al ritiro. Ma nel 97 - 98 gareggia al Sestrieredavanti a trentamila spettatori. AI XVIII Giochi Olimpici diNagano non conquistò alcuna medaglia, cadde nelle slalom gi-gante provocandosi un infortunio. Però vinse l’ultima gara diGrans-Montana, località dove aveva vinto anche la prima garadella sua carriera.UN BILANCIO PORTENTOSOCinquanta gare vinte in Coppa del Mondo. L’ unico sciatore adaver vinto per undici anni consecutivi almeno una gara in Coppadel Mondo. Dopo il ritiro viaggiò in tutta Europa con il “Tombatour”, per lo sviluppo dello sci giovanile. Fu un personaggio pub-blico di vasta popolarità anche per le sue apparizioni in televisio-ne e per i film polizieschi che girò, senza successo. E per esserestato uno dei principali testimonial ai Giochi di Torino e alle vota-zioni di Seul. Fu anche tedoforo, introducendo la fiamma olimpi-ca nello Stadio Olimpico, consegnando la torcia ai quattro com-ponenti della staffetta italiana di sci di fondo. Poi ancora testimo-nial e protagonista in altre attività. Il padano, più del Festival diSanremo, precipitato della cultura di massa del Paese, anche perla sua favola di emigrante di lusso, quando lo sci italiano parlava“solo tedesco”. Ma lui, bolognese grande e grosso, col numero

nove sul pettorale, riuscìad incassare vincite e ri-vincite, tra successiolimpici e amorosi, tra lemedaglie d’oro e la Co-lombari. Declamando sempre a voce alta gli stessi sogni di quelliche hanno sempre sognato, tifato, invidiato.FORTE, SCARAMANTICO, IRONICOAmava il mare e riusciva nei tuffi anche di una certa altezza, e ilmotociclismo, dove era spericolato. E il pocker. Ma non riuscivaa stare fermo otto ore, inchiodato a un tavolo da gioco. Quandodoveva gareggiare, lasciava la barba lunga fino alla prima man-che e la tagliava alla seconda. «Se oggi - disse - ci sono quattrogiornalisti a bordo pista, quando correvo io ce n’erano quaranta.Erano i bei tempi, quando in Italia portavo via le pagine dei gior-nali di calcio, di quel calcio tanto amato e non scandalistico. Quan-do la RAI interruppe addirittura il Festival di Sanremo per seguirein diretta la gara delle Olimpiadi di Galgary, cosa mai accaduta eche, forse, non accadrà mai più». Diceva sempre di essere unapersona semplice, senza tragedie esistenziali, senza traumi senti-mentali. Per noi, il suo nome aveva il significato dell’Italia vin-cente, che voremmo ancora. Era lo sciatore, il campione, l’uomodal sorriso facile e dai saliscendi talvolta turbolenti, anche nellavita privata. Senza di lui, fuoriclasse, il ragazzo dal talento infini-to, che “vinceva ridendo”, gli anni Novanta del “benessere italia-no”, sarebbero stati un po’ meno divertenti e appassionanti.

Carabiniere, sciatore mondiale specialista in slalom speciale e slalom gigante.

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15 giugno 2015 27

Sport

Tutto il paese in festa per Walter Uccheddu, il 44enneche ha realizzato il record mondiale per l’ora per dia-lizzati nel velodromo di Montichiari in provincia di

Brescia. Walter Uccheddu è stato accolto e intervistato daibambini delle scuole elementari del paese in via Porru Bo-nelli. Poi i festeggiamenti con tutto il paese e in particolarecon i suoi amici più stretti: «Ho iniziato a praticare il cicli-smo dall’età di 8 anni - racconta - poi i miei problemi disalute sono cominciati 15 anni fa ed ora faccio la dialisi duevolte alla settimana all’ospedale Santissima Trinità di Ca-

Ha soli 24 anni ed è arrivato secondo al giro d’Italia, rega- lando emozioni a tutta la nazione. Dopo i successi dello

scorso anno, la corsa rosa è stata la consacrazione del gio-vane villacidrse che ha vinto ben due tappe del Giro tra lepiù dure. Due scalate, la prima Cervinia e la seconda al Se-striere hanno dimostrato tutta la forza di Fabio Aru: soprat-tutto in quest’ultima tappa nessuno riesce a rispondere al-l’attacco del villacidrese che, con una sua classica progres-sione, potente e continua, arriva al traguardo e centra il bisnell’edizione 2015 della corsa rosa che vale per lui il se-condo posto nella classifica generale.La favola continua e l’innamoramento di tutta Italia per que-sto giovane semplice e pieno di grinta è iniziato lo scorsoanno al giro d’Italia. In particolare resterà nel cuore di tuttila vittoria della tappa di Montecampione con uno scatto spet-tacolare a 3200 metri: a 3 km dal traguardo stacca tutti ar-

Gonnosfanadiga

Ciclismo, record mondialeper Walter Uccheddu

gliari. Prima praticare lo sport era molto difficile, mentreoggi se ne è capita l’importanza. C’era molto ignoranza alriguardo, era quasi un tabù. Dietro di me c’è l’Asnet, l’asso-ciazione sarda nefropatici e trapiantati». Così Walter Uc-cheddu ha percorso in un’ora ben 41 chilometri e 907 metri,totalizzando 168 giri del velodromo: «È stato un ottimo ri-sultato - spiega il ciclista - ed è anche la migliore prestazio-ne italiana della mia categoria per normodotati. Mi sono al-lenato per oltre sei mesi percorrendo in media anche 100 opiù chilometri al giorno nelle pianure di Arcidano, San Ga-

vino Monreale, Sardara e Sant’Antonio di Santadi. La festain paese è stata emozionante, sono stato accolto dal sindacouscente Nino Zanda e dagli amministratori anche in salaconsiliare. Ho una grande forza di volontà e questo dimo-stra che lo sport ha dei benefici sia nel periodo della malat-tia che dopo il trapianto».Insomma ormai il Medio Campidano è diventato terra dicampioni e Walter Uccheddu ha una straordinaria forza divolontà che abbatte tutte le barriere.

Gian Luigi Pittau

Al Giro d’Italiasecondo posto

per il villacidreseFabio Aru

rampicandosi nella montagnache fu di Pantani. Il suo urlo digioia all’arrivo è il grido di vit-toria di tutta la Sardegna che se-guiva con emozione le tappe fi-nali del Giro. Nel 2014 Fabio Aruha conquistato anche due vitto-rie di tappa al giro di Spagna (laVuelta) e la convocazione in Na-zionale per i Mondiali su strada di Ponferrada che è stata ladegna conclusione di una stagione durante la quale il gio-vane sardo ha infiammato i cuori di tanti appassionati diciclismoFabio Aru è nato a San Gavino Monreale il 3 luglio 1990,anche se è cresciuto a Villacidro. La sua favola è iniziata a15 anni per caso con la classica bici da supermercato, poi a

19 anni il diploma al liceo classico di Villacidro e l’inizio diuna fulminante carriera. Grinta, testardaggine ed umiltà lecaratteristiche del giovane scalatore sardo. Ora c’è chi sidiverte a fare l’anagramma del suo cognome diventato “rua”vale a dire strada, via. C’è da scommetterci, Fabio Aru ciregalerà ancora tante emozioni e l’orgoglio di appartenerealla nostra amata Sardegna. (g.l.p.)

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15 giugno 201528

Valerio Curridori, villacidrese doc, aggiunge un’altraambita preda al suo carnet di atleta polivalente, unasplendida affermazione nella lontana Malesia. Nel

torrido e durissimo ironman di Putrajaya in Malesia, disputa-tosi domenica 5 Aprile , Valerio Curridori festeggia alla grandela Pasqua aggiudicandosi il 2° successo della stagione e laqualifica per in mondiale di Zee Am See Kaprun inAustria.”...Sì, una Pasqua fuori dagli schemi , senza le pal-me, senza ramoscelli d’ ulivo, senza colombe... solo alloro!ma pienamente soddisfatto e sorpreso della sua prestazione”.Riportiamo testualmente la citazione del direttore della rivi-sta F.C.Z triathlon, il quale, reso onore al vincitore assolutodella competizione, l’azzurro professionista Domenico Pas-suello, cosi si esprime su Valerio. «Ancora una volta è dasottolineare l’ impressionante prova di questo atleta che ina-nella l’ennesimo trionfo di categoria infliggendo un distaccoabissale al secondo arrivato e piazzandosi al 71° posto nellaclassifica assoluta su oltre 1.000 partecipanti... Grazie Vale-rio!» .Evidenziamo ancora qualche dato che qualifica ulteriormen-te una performance sulla quale non si discute: gli atleti par-tecipanti, compresi nella fascia di età tra i 18 e i 45 anni, sonostati ben 540 , professionisti esclusi !Non è finita! Un altro inaspettato e discutibile incidente tec-nico-burocratico ha impedito a Valerio di sopravanzare nellagenerale dal 71° al 60° al posto. A 15 km dalla conclusionedella prova in bici, è stato penalizzato dalla giuria, per aversuperato un concorrente sulla parte sinistra della carreggiatae non su quella destra come prevedeva il regolamento. Laforza dell’ abitudine! In Malesia la guida è a sinistra e, dun-que, anche nel triathlon si applica questo codice. Ha dovutofermarsi al box penality 4 interminabili minuti e a nulla sonoservite le sue proteste: l’ unica e inutile soddisfazione, quan-do è ripartito, è stata quella di mandarli a quel paese , natu-ralmente con un sorriso, in lingua sarda.Clima torrido e durissimo ironman... Alle 6 del mattino, ilgiorno della gara, il termometro segnava già 35°: un senso difastidio e pesantezza nell’aria e ovunque. Alle 6.45 inizial’avventura nel lago di Putrajaya, la perla della Malaysia, conun giro unico di 1900 metri sotto il famoso ponte di Seri Sauja-na capolavoro di architettura e coraggio... una cartolina dallosfondo incantevole e perfetto, con vista mozzafiato. L’Iron-man è qualcosa di possente e rende grande chiunque : tutto èmagico e grande! La gigantesca macchina organizzatrice at-tivata da migliaia di persone, forze dell’ ordine, ragazzi chetrovi ad ogni angolo, pronti a risolvere qualunque problema,

si prodiga perché tutto fili per il verso giusto e contribuisce adare del Paese una immagine di efficienza e di apertura versouno sport che richiama atleti da tutto il mondo.La zona di transizione è un altro gioiello: un immenso parcocuratissimo, protetto come fosse un essere vivente, un micropianeta dal profumo e dal fascino tipicamente orientali.Daqui, con la bici ci si dirige verso nord, in direzione dellaMoschea Mirzan e ancora verso immense praterie e boschi. 2giri di 45 km incessantemente ondulati con tratti di lungasalita. 2h e 38’ il tempo impiegato. 22 km di corsa finali...È questa la prova decisiva !La frazione più attesa e temuta .Umidità impressionante, temperatura ben oltre i 40°,. biso-gnava gestire con attenzione e razionalizzare le energie du-rante l’impegno in bici o si rischiava di saltare. Il corpo uma-no in condizioni simili è al limite e opera in una situazione distress inimmaginabile.Così è stato per molti che si accasciavano al suolo o crollava-no come birilli. Lungo i 2 giri erano posti ben 5 punti di risto-ro che consentivano di rinfrescarsi e reintegrare i liquidi e leenergie consumate. Ma la scena più eloquente ed espressivaera vedere tantissime persone tuffarsi all’ interno di enormivasche colme d’ acqua e ghiaccio e star lì, in ammollo, inattesa di ritrovare un minimo di lucidità fisica e mentale. Unairresistibile tentazione per tutti!Il tracciato racchiude, a livello di immagine, il meglio di Pu-trajaya: 10 km attorno all’ isola con scenari fiabeschi, strut-ture sportive ed economiche, sentieri cosparsi di fiori, la-ghetti e profumi e su tutto un religioso silenzio e una paceindescrivibili che, in qualche modo, alleviano e addolcisco-no quella brutale fatica alla quale nessuno può sottrarsi. Aquesto punto non si può fare a meno di rivolgere, ancora unavolta, il pensiero all’invaso sul rio Leni, a Villacidro: Im-mense potenzialità brutalmente abbandonate, ma difese dacancelli e reti metalliche, imprigionate a vita da persone aloro volta incapaci di liberarsi dall’ immobilismo , dall’ oscu-rità mentale, da un atteggiamento primordiale e da un filoso-fia il cui pensiero è : cosi è e cosi sarà e ci sono cose ben piùimportanti da fare. Punto !...

Valerio, latua avven-tura nonpuò durarein eterno...«Possiamom e t t e r c ialla provaa qualun-que età enon ci sonolimiti per ilnostro cor-po. L’ im-pegno fisi-co e la fati-ca sono le attività più semplici e naturali che permettono diriconciliarsi con l’essenza della natura umana. L’uomo è fat-to per correre! Da ragazzo, quando provavo a fantasticare suciò che avrei fatto da grande, non immaginavo minimamen-te che sarei diventato un triatleta e che avrei avuto la fortunadi andare in giro per il mondo e vivere emozioni uniche:pochi sanno che queste grandi manifestazioni internazionalidi triathlon si svolgono nei posti più remoti e belli del nostropianeta. Il triathlon mi ha arricchito di conoscenze a tutti ilivelli. Mi ha permesso di allargare e superare gli orizzontimentali e, attraverso l’ impegno fisico prolungato (natural-mente nessuno mi regala nulla perché alla base dei risultatici sono giorni, mesi e anni di allenamenti) entrare in una di-mensione nuova e modificare il concetto di libertà. La libertànon è quella materiale o fisica, ma quella mentale che si vivein determinate situazioni e libera totalmente le tue potenzia-lità»Queste affermazioni rivelano l’essenza di questo villacidre-se, atleta polivalente: una volontà di ferro, una curiosità in-tellettuale infinità, un immenso desiderio di conoscere i piùdisparati luoghi della terra.

Gian Paolo Marcialis

L’Unione Sportiva ACLI Ma-riano Scano di Samassi ha par-tecipato alla seconda giornatadei societari che si sono svoltiil 1° e il 2 giugno a Oristano.Sette i tesserati dell’Acli chehanno preso parte alle compe-tizioni, ma fra il pubblico nonsono mancati gli altri membridella società, che con il loro tifohanno incoraggiato e supporta-to dagli spalti gli atleti samas-sesi.Nei 200 metri uomini si sono distinti: Cristian Altea con untempo di 24"72, Nicola Medda 23"79, Lorenzo Serra 27"66e William Zuddas 25"74. I 5000 metri uomini sono stati con-clusi da Marcello Cordedda in 18’17"21 e da Fabio Zara in18’09"00. Michela Sanna si è distinta ancora una volta nelsalto in lungo LJ donne classificandosi terza con il recordpersonale di 4,77 metri.Il 2 giugno si è svolta la X edizione de “Il Lago di Corsa”,corsa regionale su strada per le categorie Junior, Promesse,Senior, Amatori, e Master sia Maschili che Femminili. Orga-nizzata a Villacidro da Asd Olympia Villacidro è stata un’oc-casione per la prima esperienza dei più piccoli atleti dell’AcliMariano Scano. I piccoli al di sotto dei 6 anni hanno parteci-pato alla Baby Sprint; gli esordienti hanno, invece, ottenuto

Valerio Curridori stravince anche in Malesia

Samassi. Atletica leggera

L’Acli Mariano Scano in evidenzanelle gare di Oristano e Villacidro

b u o n irisultati,in parti-c o l a r em e r i t amenzio-ne Mar-co Concu per aver tagliato il traguardo nei 3000mt.L’Acli Mariano Scano è una società sportiva giovane. Gio-vani sono i dirigenti, giovani gli atleti. Grande è però la pas-sione di tutti loro per tale disciplina e con tenacia e umiltà siimpegnano al massimo per cercare di migliorarsi sempre, gior-no per giorno.

Carola Onnis

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15 giugno 201530

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Tavolino da salotto in legnocon piano in vetro vendesi a100 euro. Tel. 347 2658136.(09/15)

Sedile doccia per personenon autosufficienti vendesi.Euro 90. Tel. 347 2658136.(09/15)

Vendesi macchina da cucireSinger anni ‘30. Euro 200.Tel. 347 2658136. (09/15)

Vendesi trapano Black &Deker. Euro 30. Tel. 3472658136. (09/15)

Vendo dizionario Italiano -Greco. Euro 20. Tel. 3472658136. (09/15)

Vendo 4 porte per internousate, in ottime condizioni,color crema + 2 fuori misura70 euro l’una. tel. 070974185. (10/14)

Vendo strumenti musicaliper banda sax tenore RoyBenson mod. TS 302 profes-sionale + clarino Sib. 20chiavi rullante da 36 con sup-porto e bacchette + piatti perbanda con manali da cm. 31supporto per grancassa. Tel.070 9388196 o al 3701107036. (10/15)

San Gavino Vendo are 43terreno irriguo località Cum-bas, un lato già recintato. Tel.349 2101124(11/15)

Vendo strumenti musicali: 2radiomicrofoni per chitarra,basso, fisarmonica ecc. 60euro cadauno; fisarmonicaelettrica Solton con amplifi-catore da 150 watt euro 1.000;chitarra Flamenco professio-nale con borsa 250 euro. tel.370 1107036. (11/15)

Vendesi poltrona elettricareclinabile, ottimo prezzo.Motosega marca Oliomatica150 euro. tel. 340 9294153.(11/15)

Vendo tapis roulant elettro-nico semi professionale ener-getics power run 1200 usatopochissimo 270 euro. Perinfo 3473813466. (11/15)

Papà caro,maestro di vita terrena,

guerriero viaggiatore

instancabile, apri le tue

ali e proteggici da las-

sù. Riscalda i nostri

cuori del tuo bel sorri-

so, che fino all’ultimo

ci hai regalato, colma

il vuoto delle nostre

anime perse nel dolo-

re del tuo distacco. Aiu-

taci a ritrovare la se-

renità per poter riempire l’albero dei suoi fiori caduti in

questa triste primavera. Illuminaci la strada della spe-

ranza, dove regna pace, amore e tanta fede, la stessa

che tu non hai mai perso e che ti ha reso un papà esem-

plare.

Grazie papi caro, sei il nostro eroe, il nostro orgoglio.

Ora continua il tuo ultimo viaggio, quello in assoluto il

più bello di tutti. Il solo viaggio dove l’unico bagaglio,

che ti sei portato via, è una valigia carica di tutto il no-

stro infinito amore.

Ciao papà

Martedì 16 giugno 2015, alle 19, nella parrocchia Santa

Chiara a San Gavino, sarà celebrata la Santa Messa di

Trigesimo. La famiglia Lotta ringrazia coloro che si uni-

ranno in preghiera.

Vendesi ricambi auto/moto,scaffalatura e arredi per uffi-cio. Prezzo da concordare.tel. 3480456251. (12/15)

San Gavino vendo stufa apellet (Vulcania) un anno divita, prezzo 1.000 euro trat-tabili. Cel. 347 1925097(An-tonio). (12/15)

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Page 10: PDF Compressor Pro - lagazzetta.eu · trebbe fare un cantone sardo-elvetico. In Africa e Medio Oriente no, perché sono paesi a rischio. E nelle scorse setti-mane un terzo di italiani

15 giugno 201532

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