PAULLIANUM IL CORO POLIFONICO DELLA BASILICA DI S. …

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IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA Eco dei Barnabiti 3/2019 41 H o apprezzato molto l’in- vito a offrire un contri- buto per ricordare i 60 anni di vita del Coro polifonico Paul- lianum della Basilica di S. Paolo Mag- giore in Bologna, Coro a me sempre molto caro da quando ho avuto la grazia di incontrarlo e di condividere un’esperienza semplicemente e sin- ceramente indimenticabile, anche se breve. È buona cosa infatti non per- dere la memoria di quanto il Coro ha vissuto e vive, per progredire con rin- novata fiducia verso traguardi ancora migliori, ad majorem Dei gloriam! Gli amici del Coro, in particolare Gianni Sabattini e Gabriele Stanzani che amano raccogliere e catalogare notizie con passione, mi hanno rivol- to alcune domande relative alla mia presenza tra loro, alle quali posso ri- spondere soltanto a memoria, da Var- savia, cogliendo così l’occasione per formulare gli auguri cordiali di buon proseguimento, ad multos annos, ai cantori che attualmente lo compon- gono e al loro direttore Giulio Moli- nari. ma anche per esprimere gratitu- dine ai Maestri Direttori e Animatori del Coro che mi hanno preceduto: Paolo Simoncini, Amedeo Vergnani, Walter Proni, Flavio Ponzi, p. Giu- seppe M. Cagni, e a coloro che dopo di me hanno continuato l’impegno con competenza e passione: Gianni Bandoli, Sergio Vartolo, Vittorio Buffi, Teto Zamboni. Con semplicità e senza pretese esau- rienti, intendo ora limitarmi al breve tratto di vita che mi riguarda, tra- scorso felicemente a Bologna nella comunità barnabitica presso la Basi- lica di S. Paolo Maggiore, dove si tro- va l’Archivio storico-musicale dei ses- santa anni di vita del Paullianum, con la raccolta ordinata delle cronache, degli avvenimenti, delle fotografie, dei diari e degli appunti, ma in parti- colare del cospicuo repertorio musi- cale classico e moderno, scelto con discernimento, e delle numerose car- telle degli spartiti. Ricordo ad esem- pio quelli dei canti Gregoriani, quelli che portano nomi di compositori ec- cellenti come Praetorius, Da Victoria, Palestrina, Lassus, Martini, Bach, Mo- zart, Händel, Franck, ma anche di autori più recenti come Somma, Baderna e Brugola barnabiti, Vitali- ni, Picchi... Gli Atti della Comunità di S. Paolo e i volumi delle Cronache del- la Parrocchia, dove l’indimenticabile p. Franco M. Ghilardotti annotava ogni avvenimento con esemplare puntua- lità e inconfondibile calligrafia, sono le fonti sicure alle quali attingere per ogni eventuale precisazione. È diffici- PAULLIANUM IL CORO POLIFONICO DELLA BASILICA DI S. PAOLO MAGGIORE IN BOLOGNA HA COMPIUTO 60 ANNI (1959-2019) Appunti di un tratto di vita Volti, voci, luoghi, armonie e sentimenti nell’appassionato ricordo del p. Enrico Sironi, entusiasta direttore e promotore del coro polifonico “Paullianum” di Bologna. Paullianum - coro, organo, orchestra

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IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA

Eco dei Barnabiti 3/2019 41

Ho apprezzato molto l’in-vito a offrire un contri-buto per ricordare i 60

anni di vita del Coro polifonico Paul-lianum della Basilica di S. Paolo Mag-giore in Bologna, Coro a me sempremolto caro da quando ho avuto lagrazia di incontrarlo e di condividereun’esperienza semplicemente e sin-ceramente indimenticabile, anche sebreve. È buona cosa infatti non per-dere la memoria di quanto il Coro havissuto e vive, per progredire con rin-novata fiducia verso traguardi ancoramigliori, ad majorem Dei gloriam!Gli amici del Coro, in particolare

Gianni Sabattini e Gabriele Stanzaniche amano raccogliere e catalogarenotizie con passione, mi hanno rivol-to alcune domande relative alla miapresenza tra loro, alle quali posso ri-spondere soltanto a memoria, da Var-savia, cogliendo così l’occasione performulare gli auguri cordiali di buonproseguimento, ad multos annos, aicantori che attualmente lo compon-gono e al loro direttore Giulio Moli-nari. ma anche per esprimere gratitu-dine ai Maestri Direttori e Animatoridel Coro che mi hanno preceduto:Paolo Simoncini, Amedeo Vergnani,Walter Proni, Flavio Ponzi, p. Giu-seppe M. Cagni, e a coloro che dopodi me hanno continuato l’impegnocon competenza e passione: GianniBandoli, Sergio Vartolo, Vittorio Buffi,Teto Zamboni.

Con semplicità e senza pretese esau-rienti, intendo ora limitarmi al brevetratto di vita che mi riguarda, tra-scorso felicemente a Bologna nellacomunità barnabitica presso la Basi-lica di S. Paolo Maggiore, dove si tro-va l’Archivio storico-musicale dei ses-santa anni di vita del Paullianum, con

la raccolta ordinata delle cronache,degli avvenimenti, delle fotografie,dei diari e degli appunti, ma in parti-colare del cospicuo repertorio musi-cale classico e moderno, scelto condiscernimento, e delle numerose car-telle degli spartiti. Ricordo ad esem-

pio quelli dei canti Gregoriani, quelliche portano nomi di compositori ec-cellenti come Praetorius, Da Victoria,Palestrina, Lassus, Martini, Bach, Mo-zart, Händel, Franck, ma anche diautori più recenti come Somma,Baderna e Brugola barnabiti, Vitali-ni, Picchi... Gli Atti della Comunità di

S. Paolo e i volumi delle Cronache del-la Parrocchia, dove l’indimenticabilep. Franco M. Ghilardotti annotava ogniavvenimento con esemplare puntua-lità e inconfondibile calligrafia, sonole fonti sicure alle quali attingere perogni eventuale precisazione. È diffici-

PAULLIANUMIL CORO POLIFONICO

DELLA BASILICA DI S. PAOLOMAGGIORE IN BOLOGNA HA

COMPIUTO 60 ANNI (1959-2019)Appunti di un tratto di vita

Volti, voci, luoghi, armonie e sentimenti nell’appassionato ricordo del p. Enrico Sironi,entusiasta direttore e promotore del coro polifonico “Paullianum” di Bologna.

Paullianum - coro, organo, orchestra

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le altrimenti ricordare tutto con esat-tezza di nomi, luoghi e date. Chiedovenia del mio limite e ora tento di ri-spondere alle domande proposte, traun balenare di volti, incontri e avve-nimenti.

una ricca esperienza

La mia personale esperienza nelCoro Paullianum risale ai primi annidel mio ministero sacerdotale. Ter-minati gli studi di teologia nel no-stro Seminario teologico Internazio-nale al Gianicolo, per circa un annosono stato destinato alla comunitàdi S. Carlo ai Catinari in Roma(1966), dalla quale poi nell’ottobre1967 sono stato trasferito a Bolo-gna, nella comunità barnabitica pres-so la splendida Basilica di S. PaoloMaggiore, progettata e realizzata dal -l’architetto barnabita p. AmbrogioMazenta (sec. XVII) che nella stes-sa città vanta pure altre realizzazio-ni, nella cattedrale di S. Pietro e inS. Salvatore.Ricordo molto bene l’improvvisa

visita autunnale pomeridiana delp. Franco che mi aveva raggiunto incantoria, alle tastiere dell’organo te-desco Rieger, dalle grandiose sonori-tà, nella nostra altrettanto splendidachiesa di S. Carlo. Ricordo il dialogo,la proposta sorprendente e la deci-sione del mio trasferimento, come

pure il viaggio serale in treno versoBologna e la fitta nebbia trovata al-l’arrivo, accolto fraternamente dalp. Parroco p. Cesare Riva e dal p. Fran-co che dopo pochi giorni, una serami ha presentato al Coro riunito inuna sala per le prove di canto. A Ro-ma p. Franco mi aveva detto: “A Bo-logna, nella nostra Basilica c’è uncoro che ti aspetta. Vieni!”.

L’accoglienza dei cantori è statacordiale e da quel primo impatto hoavuto la netta sensazione di trovarmial posto giusto, tra amici che miaspettavano veramente. La mia espe-rienza bolognese, come Direttore delcoro in particolare, è durata quasidue anni, ma è stata molto intensa. ABologna mi sono trovato veramentebene. Con quegli amici molto cariho mantenuto sempre ottimi contatti,nonostante i successivi trasferimenti,come è di norma che accada secon-do i ritmi della vita religiosa, ma hosempre mantenuto vivo il desideriodi rivederli, ciò che da allora è avve-nuto raramente, purtroppo. Da Bolo-gna però… non sono mai partito!

la mia partecipazione-dedizioneè stata totale, convinta, serena

Ho assunto seriamente l’incaricodella formazione e della direzionedel Coro, con impegno francamenteesigente, perché con la musica nonsi può scherzare. Mi premeva tra-smettere soprattutto entusiasmo e fi-ducia, nella convinzione che solocosì sarebbe stato possibile riuscirea imparare e a eseguire bene i braniscelti, anche se impegnativi. È quan-to avveniva faticosamente nelle pro-ve per le singole voci, nelle ripeti-zioni, nelle insistenze, al fine diraggiungere un certo livello per unabuona esecuzione corale, tutti beneintonati, accordati, ‘aggiustati’. Il can-to polifonico educa ad apprenderecon umiltà e pazienza, educa al-l’ascolto vicendevole, è attento allamodulazione e all’intreccio armo-nico delle diverse voci, educa a sa-pere stare insieme, uniti, concordi,a non prevalere mai. Cantare benefa sempre bene. Favorisce la bel-lezza dello stare insieme in un ab-braccio polifonico che genera gio-ia vera, armonia. Educa all’accordounanime.Preparavo con cura il programma

delle prove settimanali, scegliendocomposizioni polifoniche di autoriaffermati, ovviamente mettetti e can-tate di musica sacra, secondo le esi-genze suggerite dai tempi liturgici, inprevisione della loro esecuzione inBasilica. A proposito della prove ri-cordo che ero molto esigente con mestesso e anche con i cantori, nellaconvinzione che a Dio si deve canta-re e suonare “con arte” (Sal 32,3),

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concerto nella chiesa di S. Carlo ai Catinari, direzione Sironi

Ambrogio Mazenta - disegno dellafacciata della basilica S. Paolo a Bologna

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con la vita soprattutto, offerta e dedi-cata a lui congioiosa bellezza.

Il Coro polifonico Paullianum ènato nel 1959, grazie all’intuizionedel p. Franco, proprio come Cappellamusicale dedicata alla glorificazionedi Dio, a sostegno e arricchimentodel canto liturgico e anche per aiuta-re i fedeli ad ascoltare, a pregare e ameditare in un contesto di armoniache eleva. Cantare e suonare bene èun modo convincente di evangeliz-zare che va ben oltre i fini estetici ela raffinatezza delle esecuzioni. Il de-coro della Basilica di S. Paolo Mag-giore, tanto ricca di arte, che tra l’al-tro vanta un’ottima acustica e anchela presenza di tre organi meccanici,due dei quali prestigiosi, il Negrelli(1647) restaurato e il Verati (1833)dalle voci possenti, richiede moltaattenzione in proposito. Il terzo orga-no, completamente ricostruito, è unpositivo, collocato in coro. È tuttorapossibile eseguire grandiosi concertia tre organi, come avveniva nel pas-sato ed è accaduto nell’ottobre 1986con i tre organisti Giancarlo Parodi,Klemens Schon e Andrea Macinanti.Mi torna alla memoria un singolare‘concerto notturno’ eseguito nellostesso annoda Andrea Macinanti edal sottoscritto ai due organi Verati eNegrelli, in Basilica a porte chiuse,buia e stupita. Avevamo suonato alungo e con gusto, improvvisandovariazioni su un tema concordato, al-ternandoci e insieme, soprattutto nelgrandioso finale. Era da registrare etrascrivere!Ma il valore e il richiamo della Ba-

silica è molteplice, oltre quello litur-gico, artistico-musicale. Colgo l’oc-casione per ricordare la sua vocazio-ne ecumenica giacché è dedicataall’Apostolo dell’unità e come taleprescelta dal card. Giacomo Lercarocome punto di riferimento “per la cit-tà e per la diocesi” della preghieraregolare per la causa del ristabili-mento dell’unità cristiana. Dal 1997nella piccola cappella ecumenica,entrando a destra, sotto la grande ico-na composita della Madre di Dio trai Santi e gli Angeli, realizzata dal-l’amico trentino Fabio Nones, è se-polto il p. Grigorij Agostino M. Šuva-lov, barnabita russo, già ortodosso.A proposito dell’animazione del-

coro, ricordo che anche da Firenze,dove ero poi stato trasferito nel gen-naio 1969, ogni settimana tornavo

regolarmente a Bologna per le proveserali e così mantenere alto il livello,per quanto possibile, delle esecuzio-ni che ho avuto la soddisfazione didirigere ancora in diverse circostanzeliturgiche e concertistiche.

quali amici ricordare?

La domanda mi ha costretto a unnotevole esercizio mnemonico perritrovare i nomi e i cognomi esatti daapplicare ai volti conosciuti e chiaridegli amici che mi porto ben fissi nelcuore. Mi limito a elencarli, così co-

me sono affiorati e apparsi in ordinesparso: Gianni Sabattini e DanielaRoveri. Gabriele Stanzani e MariaGrazia Guidotti, Gian Paolo Boldrinie Mitì Legnani, Teto, Maria Agnese,Maria Elena e Maria Marta Zamboni,Fernanda Cocci, Manuela Calzolari eSergio Faccioli, Marco Muzzi, GuidoMoretti e Paola Taroni, Marco DalBuono, Andrea e Paolo Plessi, Stefa-no, Maria Grazia, Andrea e MassimoSilvagni, Raffaele Di Micco, RomeoFerrari, Cesare Boninsegni, Luigi Filip-po Orsini, Giovanni Salizzoni, VeraFiorenzano, Silvia Vergnani, Paola Mi-

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concerto nella chiesa di S. Salvatore in Bologna

in piazza S. Pietro

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liani, Anna Rosa Canella, Giulio eGiovanni Molinari, Clara Simoncini,Noemi Tommasini, Anna Maria Ber-gami, Gianna Fini, Sandra Reatti,Amalia Piazzi, Rita Ricci, SimonaBenni, Mauro Natali, Mario Becca,Marco Malagola. Eravamo propriouna bella squadra armonica e polifo-nica, unita nella diversità! Un pen-siero grato anche per Cesàri che pre-parava puntualmente le copie deglispartiti e per il mitico sagrestano

Marcheselli che una domenica dopola Messa delle 12 mi aveva detto:“Ma padre, che belézza (sic!) di cantista matìna!”.Confermo il valido apporto della

schiera dei contralti, ma non dimen-tico anche il fondamentale sostegnodel gruppo dei bassi, Rivedo i sopra-ni, riascolto con piacere la voce soli-sta di Fernanda e le altre voci guidache si intrecciavano a quelle dei te-nori, voci importanti, capaci di amal-

gamare la complessità polifonica delCoro tessendo ricami melodici unici.La voce di Teto Zamboni era caratte-ristica, velata. Ora canta con le sorel-le e con Marco Dal Buono e MarcoMuzzi in Cielo.Rivedo la disposizione dei cantori,

a semicerchio, nella magnifica absi-de della Basilica, ricca di tele e af-freschi, tra gli stalli del coro ligneo,attorno all’organo: a sinistra del di-rettore i soprani, poi i tenori, i bassi

e i contralti. Non dimentico mai lafedele partecipazione alla Messa diogni domenica, alle ore 12, animatadal canto polifonico del Paullianum.Era un appuntamento speciale, digrazia, di incontro,di ascolto e dicondivisione al quale tenevo molto.Al dire di S. Ignazio di Antiochia èda Cristo che si prende l’intonazio-ne giusta per imparare a diventareun coro intonato. Lui è la nota fon-damentale. L’appuntamento dome-

nicale era per intonarsi a Lui e ac-cordarsi tra noi.A proposito della celebrazione

domenicale, ricordando che il gran-de J.S. Bach aveva fatto dell’organoun pulpito dal quale ‘evangelizzava’con le sue composizioni tuttoraconvincenti, dei preludi, dei corali,delle toccate e fughe, ero e ne sonotuttora convinto che anche un Corocome il Paullianum può annunciareil Vangelo e favorire l’ascolto e l’in-teriorizzazione della Parola annun-ciata. Si tratta di una preziosa dia-conìa, cioè di un vero servizio litur-gico finalizzato alla glorificazione diDio e alla consolazione dei fedeli.Bach firmava le sue composizionicon un’espressione che dice tutto dilui, dell’impostazione della sua vitae della sua arte musicale: “Soli DeoGloria”.Dopo la celebrazione, in sagrestia

si ricordavano gli impegni della setti-mana, quelli delle prove soprattutto– perché la musica premia la costanzaregolare nell’impegno – si annuncia-vano eventuali manifestazioni musi-cali programmate in città per invo-gliare all’ascolto e imparare a valuta-re. Ricordo in modo speciale i grandiconcerti d’organo (organo meccani-co Tamburini a 3 manuali, progettatoda F. Tagliavini) e della corale direttadal p. Santucci nella bella chiesa deiServi di Maria. Si tornava a casa ar-ricchiti e contenti. Inoltre ogni dome-nica si progettava dove ritrovarci nelpomeriggio, dove andare, pensandoalle colline vicine, tanta era la vogliadi continuare a stare insieme.

eventi legati al Paullianum

Tra gli eventi legati alla vita delPaullianum, oltre a quelli celebrativisettimanali, amo ricordare gli incon-tri formativi, di carattere biblico,paolino in particolare (Lectio Pauli),ecclesiale, sacramentale, etico, ecu-menico, con i dialoghi che ne segui-vano, a volte piuttosto animati e ac-cesi. Ricordo con emozione i nume-rosi appuntamenti settimanali condiversi cantori per la direzione spiri-tuale e le confessioni. Con gli amicidel coro c’era un bel clima di ascol-to, di fiducia, di intesa. Ricordo an-che gli incontri dedicati alla cono-scenza dei ‘segreti’ musicali, soprat-tutto con gli accenni alla storia dellamusica corale.

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il Paullianum... con nome e cognome!

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All’inizio stentavo ad accettare in-viti a organizzare concerti perchédesideravo conoscere meglio il Co-ro e ‘sentire meglio il polso’, il suoamalgama, l’accordo, percepire lospessore. Poi ho ceduto e ricordo,tra i primi concerti, quello avvenutonella Casa del Clero in via Barberìa.Ma il concerto che ha rotto definiti-vamente il ghiaccio è stato quelloeseguito nella chiesa dell’Annun-ziata. Mi ero anche commosso econ me tutto il Coro, soddisfatto,che da allora ha percepito la suareale possibilità di impegnarsi seria-mente a cantare ancora meglio. Perun altro concerto, previsto per orga-no e coro, sempre all’Annunziatache vanta la presenza di un buonorgano a tre manuali, da me spessovisitato e ‘toccato’, avevo invitato ilnoto organista Alessandro Esposito,docente presso il Conservatorio diFirenze. Quello fu un vero “concer-to trionfale”, così definito dallo stes-so M° Esposito che mi aveva inco-raggiato a perseverare nel chiedereai “bravi cantori” il massimo impe-gno per un rendimento ancora mi-gliore.Numerosi sono stati i concerti co-

rali tenuti nella nostra Basilica diS. Paolo, anche con l’accompagna-mento dell’organo, i concerti nellachiesa nell’Oratorio dello Spirito San-to (1968) e di S. Salvatore (1969).Ma poi siamo usciti dall’ambito bo-lognese e abbiamo raggiunto Casau-ria (aprile 1969), in Abruzzo, doveabbiamo cantato nella celebre chiesaabbaziale di S. Clemente (sec. IX).Abbiamo cantato a Firenze nel teatrodel Collegio Alla Querce, nel conte-sto di una festa di premiazione scola-stica. A Roma, alloggiati alla Camil-luccia, il 26 aprile 1968 abbiamo te-nuto un grande concerto serale nellabella chiesa di S. Carlo ai Catinari esiamo stati invitati dal M° Alberico Vi-talini, organista a S. Carlo e Direttoredei programmi musicali della RadioVaticana, a cantare nella sede dellastessa, per una registrazione da tra-smettere… mondialmente. Abbiamocantato nella Sala capitolare dellaCuria generalizia, al Gianicolo. Ri-cordo la visita e il canto nella chiesadell’Abbazia di Grottaferrata.Abbiamo tenuto concerti invernali

e celebrato in Val di Non, nelle chie-se di Cavareno, Fondo e Sarnonico(1968). Siamo addirittura arrivati in

Umbria, a Laviano sul Trasimeno, eci siamo tornati! Non posso dimenti-care il canto corale nella Basilica diBesana in Brianza (1969), mio paesenatale.

qualche aneddoto

Sarebbero tanti gli aneddoti da ri-cordare, ma dovrei spulciare i diari

per riascoltare idealmente le provedei grandi concerti per orchestrapresso il Teatro Comunale. Vi parte-cipavo con vivo interesse. Ricordole serate trascorse al nuovo organodella chiesa di S. Severino, comepure le soste alle tastiere dei vari or-gani preziosi di Bologna, città tantoricca di strumenti straordinari, co-me quelli di S. Petronio, S. Martino,

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registrazione alla Radio Vaticana

a Roma - Camilluccia

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S. Michele in bosco… Avevo così lapossibilità di ascoltare e apprezzarele voci di registri rari, di timbri e so-norità originali, rese ancora più uni-che e convincenti dal tempo. Adesempio nella chiesa di S. Caterinadi Strada Maggiore ho potuto gode-re le tipiche brillanti sonorità del-l’organo Serassi, del registro princi-pale, dei ripieni e delle ance in par-ticolare.

errori di esecuzione?

Gli errori o ‘stecche’ sono inevita-bili anche nelle migliori Cappellemusicali. Tutto dipende dallo statod’animo dei cantori, da stanchezza,indisposizione, distrazione, provemancate, impostazione della voce,fattori che possono incidere sul livellodelle esecuzioni. Anche il Paullianumha avuto i suoi momenti di cedimen-to o incertezza, momenti che dopocerte esecuzioni liturgiche o concer-tistiche registrate, venivano subito ri-presi e verificati insieme durante leprove successive. Si cercavano i mo-tivi, si discuteva, si segnalavano ipunti di dubbia interpretazione, si ri-provava, ma senza tragedie.

caratteristiche indispensabilidi un cantore

Per arrivare a cantare bene occor-re impegno costante, buona volon-

tà, fedeltà alle prove, disponibilità aimparare e a lasciarsi guidare, nonperdere mai di vista il Maestro Di-rettore, i movimenti delle sue manie delle braccia, accettare le osser-

vazioni, vagliare le possibilità a fa-vore di una buona esecuzione, co-noscere le intenzioni dei composi-

tori, prestare attenzione ai testi ealle singole parole che si cantano,– soprattutto a quelle della SacraScrittura – alle caratteristiche delbrano, lettura esatta delle note e

dei segni indicati sullo spartito, at-tenzione agli accenti delle singoleparole, ai tempi e ai suggerimenti.Ma soprattutto ascoltare chi è vici-no e non prevalere. Non è possibi-le infatti cantare insieme se ciascu-no cerca di sentire se stesso, di ve-nire alla ribalta. Si canta insieme,in armonia, si impara a cantare be-ne la propria parte, ogni nota, a ri-manere al proprio posto nel com-plesso della composizione polifoni-ca a favore di “una musica beneordinata”, al dire di J.S. Bach. Unamusica bella e bene strutturata gua-risce l’anima, purifica e libera lamente, rasserena e rallegra il cuore,aiuta a stare insieme con gusto, acomprendersi, in polifonia appunto,cioè in armonia, nella diversità del-le voci, anche dei gusti, dei caratte-ri. Questa unità è possibile nono-stante la differenza delle voci, ci siriconosce, ci si intona a vicenda ecosì si evitano stonature e cacofo-nìe che feriscono. La sinfonia ar-monica infatti è accordo unanime.

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con il p. Generale Bernasconi nella basilica di Casauria

concerto nella chiesa di Fondo in Val di Non

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Il disaccordo disgrega, l’accordoaggrega. Papa Francesco ha esorta-to il coro degli ‘Alunni del Cielo’ ad“essere polifonia” nella vita di ognigiorno, con tutti.

quale strumento musicale è piùadatto ad accompagnare

un coro polifonicoche esegue musica sacra

Con tutto il rispetto che ogni stru-mento merita nell’ambito orchestra-le, non c’è dubbio che lo strumentoper eccellenza, da sempre preferitoe valorizzato nella Chiesa a favoredella sua liturgia è e rimane l’or -gano a canne, possibilmente a tra-smissione meccanica. Il Concilio nel-la Costituzione sulla sacra liturgia(n. 120) è esplicito a tale proposito.“Nella Chiesa latina si abbia ingrande onore l’organo a canne, co-me strumento tradizionale, il cuisuono è in grado di aggiungere mi-rabile splendore alle ceri-monie della Chiesa e dielevare potentemente leanime a Dio e alle realtàcelesti”.

Solo la maestosità del-l’organo – strumento com-plesso e icona che ricordala possibile unità sinfonicanella diversità delle canne,dei registri, e delle voci – èin grado di sostenere e ‘le-gare’ il canto di un coropolifonico e di un’assem-blea. Non c’è chitarra chepossa sostituirlo o preten-dere tanto! Gli ‘arpeggi’ egli accordi della chitarra,in particolare quella classi-ca – strumento grazioso enon facile da suonare bene –possono aiutare il cantodi piccoli gruppi e favorireil raccoglimento, ma quan-do sono amplificati senzacriterio, infastidiscono eimponendosi mortificanola bellezza delle melodie.Quando è amplificato elet-tronicamente, il suo suonoda’ ai nervi e diventa in-sopportabile. Non si esclu-de comunque l’ammissionedi altri strumenti, a certecondizioni, cioè “purchéadatti all’uso sacro o vi si

possano adattare, convengano alladignità del tempio e favoriscano ve-ramente l’edificazione dei fedeli”. Ilcapitolo VI, De musica sacra, meritastudio, lettura, riflessione personale ecomune.

Quanto ad “altri generi di musicasacra e specialmente la polifonica”,al n. 116 il Concilio afferma che“non si escludono in alcun modonella celebrazione dei divini uffici,purché rispondano allo spirito del-

l’azione liturgica”.

quali canti non dovrebbero

mai mancarenel repertorio

del Paullianum

È difficile pronunciarsied esprimere preferenze.Ho già detto che è fonda-mentale conoscere la litur-gia del giorno, del tempoliturgico, le letture biblicheindicate, per poi sceglierei canti appropriati da ese-guire al momento giusto. Icanti che non dovrebberomancare in una celebra-zione liturgica sono quelliindicati dalla Chiesa: Kyrie– Gloria – Salmo – Alleluja –Credo – Sanctus – AgnusDei, sia in gregoriano, siain polifonia. Nell’archiviodel Paullianum vi sono lecartelle dei canti adatti peri diversi tempi liturgici, daeseguire ad esempio al-l’inizio della celebrazione,all’offertorio, alla comu-nione, alla conclusione. Èimportante pertanto cono-scere i testi che si canta-no, sapere cosa si canta.

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1970 - Belle rose

concerto di Gabriele con chitarra classica

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Essendo una Cappella musicalededicata alle celebrazioni liturgi-che in Basilica, il Paullianum, inparticolare chi lo dirige, di comuneaccordo con il celebrante, avrà cu-ra di scegliere nel repertorio cantiappropriati tenendo conto del livel-lo raggiunto dal coro, dei limiti, e

di verificarne con realismo la possi-bilità dell’esecuzione.

strategia per mantenere l’armoniain una corale

Incontrarsi, dialogare, conoscersi,non perdersi di vista, cercarsi, stimar-

si a vicenda, aiutarsi, mantenerebuone relazioni, avere cura di man-tenere rapporti di sincera amicizia,non dimenticare le date dei comple-anni, degli onomastici, voglia di im-parare e di migliorare, fare insiemeesperienze di ascolto di altre corali,di orchestre, di organi… per affinareil gusto e crescere nel desiderio diperseverare nell’impegno. Anche co-sì si comprende che un coro non siimprovvisa, ma impara a divenirecoro. C’è un divenire nell’impegno enel camminare insieme.

l’apporto di giovani cantori

Senza giovani non c’è futuro. Que-sto vale anche per un coro di amiciche amano cantare insieme, quindinon di professionisti, come il Paul-lianum, dove le voci, le età, le scel-te di vita, gli impegni e le disponi-bilità dei cantori cambiano di conti-nuo. Un coro è una realtà viva,sempre in evoluzione, in un coro lastabilità delle presenze è fragile. Vafavorita la partecipazione dei giova-ni. Essi aiutano a guardare al futurocon fiducia rinnovata e assicuranouna continuità creativa. L’aiuto è re-ciproco e coinvolgente anche sulpiano formativo umano, spirituale,culturale.Qualcuno forse ricorderà che in

una particolare circostanza avevoventilato l’idea di arrivare a costitui-re anche un piccolo coro di vocibianche: le voci bianche della Basili-ca di S. Paolo Maggiore! Un sogno.Un giorno avevo espresso al p. Fran-co l’intenzione e mi aveva un po’bloccato con il suo caratteristicomodo di guardare negli occhi, di-cendo “Ma sei diventato matto?”, mapoi aveva aggiunto sorridendo: “Pro-va, prova!” Mi aveva permesso dientrare in una classe del catechismoper sentire come cantavano i bambi-ni. Mi guardavano. Ho accennato aduna nota invitando ciascuno a ripe-terla, ho ritentato. Occorreva bel al-tro, calma, metodo, pazienza e so-prattutto tempi lunghi. Sinceramenteho dovuto arrendermi. Ma quell’in-tento mi è rimasto nel cuore. Un so-gno. Eppure a Bologna è fiorito ilpiccolo Coro dell’Antonianum, ani-mato con pazienza e competenza daMariele Ventre che ha ottenuto mira-coli canori!

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a Grottaferrata

concerto nella basilica di S. Paolo, Bologna, direzione Sironi

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come attirare giovani cantori?

Offrendo occasioni che favoriscanouna conoscenza diretta del coro nel -l’atto di sentirlo cantare coralmente,che li entusiasmi e faccia affiorare inloro il desiderio di provare. È impor-tante rivolgere inviti personali espliciti:“Vieni, vedi, ascolta, prova!”. È im-portante che colgano soprattutto la te-stimonianza della bellezza del riusci-re a stare insieme, del condividere,della serenità, dell’autenticità dei rap-porti. Le vie sono molteplici. Possonoessere quelle dei contatti spontanei,dell’amicizia, dell’invito ad alcuneprove, a un concerto, a un’esperienzafestosa. È importante che assaporinoche è veramente bello stare insieme,sperimentare la serietà dell’accoglien-za, cantare insieme, partecipare, con-dividere, sentirsi parte responsabiledella famiglia del Paullianum. In defi-nitiva che è possibile cantare bene! Èbene accoglierli in coro, ad esempioper qualche celebrazione domenica-le, perché assistano, ascoltino e si la-scino toccare dalla bellezza del can-to polifonico. Anche così è possibile

esercitare una ve-ra e propria attra-zione. Ma tornoad affermare conconvinzione chesarà l’esempio del -lo stile di vita cre-dibile dei membri

del Paullianum a costituire la mi-gliore raccomandazione del Coro eil migliore invito a provare e a farneparte.Riassumo quanto ho cercato di rac-

cogliere e scrivere in una espressione

di S. Agostino che mi pare dia senso altutto ed esprima l’essenziale per la vitapersonale di ogni cantore e di un coronel suo insieme: Cantare amantis est.Sì, cantare è proprio di chi ama. Con-fermando al Paullianumi più cordialiauguri di buon proseguimento e per-severanza, con le parole di BenedettoXVI ricordo anche la sua missione e lasua prerogativa: “cantare in coro è unaeducazione alla vita, un’educazionealla pace, un camminare insieme”.

Enrico Sironi

IL «PAULLIANUM» DI BOLOGNA

Eco dei Barnabiti 3/2019 49

il Coro Paullianum, diretto dal 2015 dal tenore Giulio Molinari, in una recenteesibizione

UN VERO PRIMATO MUSICALE

Il coro polifonico “Paullianum”, istituito presso laBasilica di San Paolo Maggiore in Bologna nel 1959,gode di un singolare primato che lo rende straordinario,se non unico, anche rispetto a complessi vocali piùrinomati o quotati: la sua biblioteca musicale storica,forte di circa 120 spartiti in gran parte originali. Unrepertorio che spazia dal XVI secolo alla contempo-raneità, ricomprendendo – oltre che i classici dei gran-di maestri della polifonia: Palestrina, Bach, Händel,Vivaldi, Mozart – anche brani moderni, noti e menonoti al grande pubblico. Tra questi ultimi spiccanoalcune pregevoli opere dei maestri Lorenzo Badernae Alessandro Brugola, appartenenti a quell’Ordinedei Barnabiti cui è affidata la cura della basilica edella parrocchia fin dalle sue origini (inizio del XVIIsecolo)...

Estratto da: <http://www.coropaullianum.it/pages/biblioteca.htm>.

Alessandro Algardi - decapitazione di S. Paolo - basilicadi S. Paolo a Bologna