PAUL ROTARY MAGAZINE

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PAUL Rotary Magazine ANNO IV - N° 0 - MARZO 2013 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (COM. IN L. 27/02/2004) ART.1 COMMA 1, LATINA/AUT. N°118/2008 PERIODICO DISTRETTO 2080 R.I. > Luca Leonori Grinta e Capacità si proporsi > Lorella Cuccarini Trenta ora per la vita > Silvio Piccioni Il nuovo governatore

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Rotary Magazine

Anno IV - n° 0 - MArzo 2013Poste ItAlIAne sPA - sPedIzIone InAbbonAMento PostAle - d.l. 353/2003 (coM. In l. 27/02/2004) Art.1 coMMA 1, lAtInA/Aut. n°118/2008

PerIodIco dIstretto 2080 r.I.

> Luca Leonori Grinta e Capacità si proporsi

> Lorella Cuccarini Trenta ora per la vita

> Silvio Piccioni Il nuovo governatore

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SOMMARIO

Interivista Cuccarini Pag 8

Interivista Leonori Pag 12

Interivista Sartorelli Pag 16

Interivista Bentivoglio Pag 18

INTERVISTE

Interivista Capeci Pag 22

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Governatore Pag 6

<<Dai facciamo un’azienda Pag 30

Interivista Rotary per i giovani Pag 26

Periodico del Distretto 2080 R.I.Registrato al Tribunale di Latina il7/8/08 al n°903 del Registro dellaStampa.Anno 4, numero 0Marzo 2013PROPRIETÀRaimondo Editori.REDAZIONEPiazza Cola di Rienzo, 69 Romae-mail: [email protected], IMPAGINAZIONE E DISTRIBU-ZIONERaimondo EditoriVia Tiziano 15 - LatinaT. 0773.558803 - mob.335.7050100DIREZIONEIgnazio [email protected] DIRECTORClaudio RaimondoCOMITATO DI REDAZIONEDomenico Apolloni, GiorgiaCingolani, Romano Dalla Chiesa,Stefania Del Gaizo, Massimo dellaPena, Carlo Noto La Diega. Hannocollaborato: Salvatore Trapani,Eugenio Sassaresi.FOTOGRAFIEClaudio Raimondo, fornite dagliuffici stampa, dalle personeintervistate.Foto di copertina: Claudio RaimondoLorella CuccariniPUBBLICITÀ E MARKETINGRaimondo Editori. 335.7050100STAMPAMorconia Printing spaPROGETTO GRAFICO DI BASEIlaria Franco Istituto Quasar University RomaQuesto numero di Paul, RotaryMagazine è stato chiuso il26/06/2012. Del contenuto degliarticoli e degli annunci pubblicitarisono legalmente responsabili isingoli autori e committenti.

EDITORIALE

ARTICOLI

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SOMMARIO

Interivista Cuccarini Pag 8

Interivista Leonori Pag 12

Interivista Sartorelli Pag 16

Interivista Bentivoglio Pag 18

INTERVISTE

Interivista Capeci Pag 22

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EDITORIALE

UNA SCELTA PER IL FUTURO> di Silvio Piccioni Governatore del distretto 2080

I giovani di oggi che si applicano con qualità nella formazione scola-stica prima, superiore e professionale poi, dovrebbero in teoria divenire la classe dirigente di domani. Saranno cioè quelle persone, che potendosi definire leader in quanto altamente rappresentative di categorie professio-nali, imprenditoriali e del mondo del lavoro in generale, potranno andare a ricoprire le categorie rotariane. In po-che parole dal momento che la nostra associazione sceglie i propri soci tra uomini e donne che siano leader nelle diverse posizioni sociali è fondamen-tale che il Rotary guardi ai giovani ed alla loro formazione professionale con grande interesse. L’interesse non sta solo nel pensare ai giovani di oggi come a potenziali rotariani di domani ma soprattutto nell’essere convinti che

dare un contributo positivo af-finché la nostra società migliori non prescinda dall’impegno in favore della cultura, dei giovani e della loro formazione. E non a caso le linee guida del Rotary International puntano molto su tali argomenti. A questi temi abbiamo dedicato questo numero di Paul che con un ta-glio editoriale e contenutistico molto particolare e diverso da “Voce del Rotary” cercherà di far perdonare la lunga assenza. Buona lettura!

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> di Ignazio Raimondo Direttore resposambile IL FUTURO AL CENTRO

E’ un “Paul” diverso quello che state per leggere. Poggia le sue fondamenta su un’idea di cui nei Club si parla spesso. L’idea è che sia sempre più urgente, importante e fondamentale applicare ed applicarsi affinché nella nostra società si creino le condizioni migliori possibili innanzitutto perché i giovani possano formarsi al meglio e poi affinché possano inserirsi nel mondo del lavoro in modo proficuo tanto da potersi fare strada e divenire successivamente dei leader. A chi non conosce a fondo il Rotary potrebbe sembrare un’idea strana. Eppure le linee guida, i principi ed i progetti del Rotary International con al centro i giovani stanno lì a dimostrare che questa non è solo un’idea ma un’azio-ne portata avanti quotidianamente. Ed allora questo Paul presenta diversi punti di vista sull’argomento nuove generazioni (che certo non possono

essere esaustivi), la formazione ed il lavoro. C’è innanzitutto un pezzo di contestualizzazione con dati, statisti-che ed i progetti rotariani. Poi la voce autorevole del nostro Governatore. Ci sono poi tre interviste rispettivamente ad un cacciatore di teste, ad un esper-to dei new media, ad un formatore. A chiudere, il progetto di un Club Rotary altamente paradigmatico dell’impegno della nostra associazione nei confronti delle nuove generazioni.

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INTERVISTA

> Intervista a Lorella Cuccarini> Partner rotariani

Reduce dal successo di “Domenica In” Lorella Cuccarini e del –Suo- “Trenta Ore per la Vita” è partner prestigioso del Distretto 2080, l’intervista.

Una show girl al servizio degli altri

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INTERVISTA

E’ ancora “la più amata dagli italiani” nonostante lo spot che la identificò come tale non sia più diffuso da anni. Lorella Cuccarini, a soli 40 anni, è for-se il volto più noto tra le showgirl che il nostro mondo dello spettacolo pos-sa vantare. Romana, madre di quattro figli, ballerina, cantante, conduttrice, attrice di fiction, non c’è un solo aspet-to artistico in cui non si sia cimenta-ta. Viene scoperta a 20 anni da Pippo Baudo per “Fantastico 6”. Da allora la strada è tutta in discesa: l’edizione successiva dello stesso “Fantastico”, quindi “Festival” per Mediaset. Dopo i buoni risultati come cantante delle sigle dei suoi programmi, incide il suo primo Lp. Accanto a Marco Columbro conduce il primo programma dome-nicale in diretta di Canale 5, “Buona domenica”, e una delle trasmissioni più di successo della storia della Tv: “Paperissima”. Come attrice si cimenta nella fiction (“Piazza di Spagna”) e nel 1993 conduce il Festival di Sanremo. Quindi, il musical a teatro, “Grease”: un successo storico (320 repliche). Poi ancora fiction e programmi di prima serata. Dal 2010 è alla guida di “Do-menica in”. Quest’anno ha partecipato al Congresso del Distretto R.I. 2080 sulla leadership anche perché il Rotary ha sposato gli obiettivi della maratona di solidarietà “Trenta ore per la vita”, associazione di cui Lorella è fondatrici ed animatrice, l’evento televisivo che rappresenta, in Italia, un’importante esperienza di sensibilizzazione e rac-colta fondi, promossa e organizzata in favore di altre associazioni e orga-nizzazioni di volontariato. In questa edizione 2012, che si è tenuta dal 9 al 15 aprile scorsi sui canali della Rai, la campagna ha avuto per oggetto la sen-sibilizzazione dell’opinione pubblica sui casi di arresto cardiaco improvviso, con una raccolta fondi destinata all’ac-quisto di defibrillatori da assegnare a scuole, enti sportivi e palestre. Il risul-

tato, ben un milione e duecentomila euro, è la migliore prova della bontà del progetto. Cogliamo l’occasione per intervistare Lorella Cuccarini su temi cari a Lei, a noi rotariani e per fare un bilancio di questa edizione di “Trenta Ore per la Vita”, cresciuta nel tempo in popolarità e seguito.

Cosa l’ha spinta a dedicare l’azione di “Trenta ore per la vita” a questo tema?

“Ogni anno in Italia ci sono 60.000 morti a causa di arresti cardiaci improvvisi, molti di più quindi che per incidenti stradali. Molto spesso ci dicono gli studi e le statistiche basterebbe prestare il primo soccorso in modo più efficace, tempestivo e professionale per salvare molte delle persone che così perdono la vita. Per questo sono due anni che lavoriamo non solo per raccogliere fondi per acquistare defibrillatori portatili ma anche per formare le squadre che per prime intervengono e diffondere in generale la cultura del primo soccorso. Si stima che solo grazie ad una maggiore diffusione dei defibrillatori potremmo salvare circa il 30% delle vittime di arresti improvvisi”.

OGNI ANNO IN ITALIA CISONO 60.000 MORTI ACAUSA DI ARRESTI CARDIACIIMPROVVISI, MOLTI DIPIÙ QUINDI CHE PER INCIDENTISTRADALI. MOLTOSPESSO CI DICONO GLISTUDI E LE STATISTICHEBASTEREBBE PRESTARE ILPRIMO SOCCORSO IN MODOPIÙ EFFICACE, TEMPESTIVOE PROFESSIONALE PER SALVAREMOLTE DELLE PERSONECHE COSÌ PERDONO LAVITA

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Com’è la situazione negli altri paesi?

“Ad esempio in Francia, Usa e Spagna notevolmente migliore; basta sapere che lì in alcuni condomini sono obbli-gatori i defibrillatori proprio come gli estintori, è innegabile pensare alla loro importanza se si fa mente locale sul fatto che solo in Italia ogni 8 minuti si verifica una morte improvvisa che magari poteva essere evitata”.

Come nasce l’idea di “Trenta ore per la vita”?

“Ho sempre pensato che la mia popolarità potesse servire per le buone cause, per migliorare le condizioni di vita dei meno fortunati e per incidere positivamente sulla nostra società. Dapprima iniziai prestando la mia im-magine ad associazioni benefiche; poi ho deciso di scendere in campo diret-tamente fondando quindi “Trenta ore per la vita” di cui mi occupo anche in modo operativo. La maratona TV nacque nel 94 sulle reti Mediaset poi passò sulla Rai. All’inizio facemmo le raccolte fondi che destinavamo ad associazioni come l’Aism o l’Ail, poi decidemmo di operare direttamente ed è così che siamo giunti al secondo anno di collaborazione diretta con la Croce Rossa Italiana su questo progetto.”

grazie ad una maggiore diffusione dei defibrillatori potremmo salvare circa il 30% delle vittime di arresti improvvisi”.

In questi anni ha visto cambiare il pubblico?

“Non solo è cambiato il pubblico, la nostra esperienza e storia è servita an-che alle associazioni con cui abbiamo lavorato che hanno potuto sviluppare

e migliorare il know how ideale per raggiungere gli obiettivi. Le regole che ci siamo sempre dati, la traspa-renza dei bilanci e degli obiettivi sono spesso state imitate e tutto ciò ha reso più forte e solido il progetto comune che è sempre quello di lavorare per migliorare la nostra società. Quanto al pubblico, mentre qualche anno fa era-no soprattutto le donne a sostenerci, oggi ci sono vicini grazie alle modalità telefoniche di invio fondi anche molti giovani ed un vasto pubblico maschi-le.”

Ba l l e r ina , c an tan t e , c on -du t t r i c e , a t t r i c e , manag e r qua l e i l r uo l o c h e s en t e p iù Suo e qua l e l a p rova p ro -f e s s i ona l e c h e r i c o rda p iù in t en s a ?

“Tutti; non sarei oggi Lorella e non sarei soddisfatta se non me li sentissi tutti miei, me li sento così. Quanto all’esperienza professionale che ricor-do con maggiore soddisfazione devo citare il musical “Grease”. Fu tra i primi ad essere presentato al pubbli-co italiano, un successo incredibile ed un’esperienza davvero intensa ed

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Il Distretto 2080 R.I. e Trenta Ore per la Vita hanno dato vita ad una profi-cua collaborazione per la raccolta di fondi. Il fine, in collaborazione con Croce Rossa Italiana, è l’acquisto di defibrillatori per consentire un tempe-stivo primo soccorso e quindi limitare l’altissimo numero di morti improvvi-se per arresto cardiaco improvviso. Per contribuire ed avere 4 anni di assisten-za basta specificare nome cognome e Rotary di Appartenenza effettuando: •  c.c. postale 571.000 – bonifico

bancario su c/c 3030,19 (iban: it 96 x 01030 03217 000000303019) en-trambi intestati a “associazione trenta ore per la vita onlus”.• presso gli sportelli e i bancomat del gruppo montepaschi.•  carte di credito: numero verde carta-si 800.33.22.11 oppure online sul sito internet www.trentaore.org

IL MODELLO VINCENTE la modalità per partecipare

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INTERVISTA

GRINTA E CAPACITA’DI PROPORSI

Sono queste le componenti che non devono mancare nei giovani che vogliono emergere nel mondo del lavoro.

Di Giorgia Cingolani

E’ il direttore didattico dell’istituto Quasar di Roma, una struttura di ricer-ca e di formazione orientata allo studio ed alla progettazione dell’ambiente, degli oggetti e delle nuove forme co-municative. In poche parole l’Architet-to Luca Leonori, docente universitario, è tra gli interlocutori più validi per ca-pire in che direzione va la formazione professionale se vuole offrire ai giovani più possibilità d’inserimento nel mon-do del lavoro. E ciò soprattutto perché l’istituto che dirige forma quelli che in teoria sono i professionisti più ricerca-ti oggi dal mercato: grafici, designer, web designer, habitat designer, inte-rior designer, esperti in ipergrafica etc.

Professore, dopo tanti anni di in-segnamento sia all’Università che nella struttura privata che dirige come ha visto cambiare i giovani ed è cambiato il modo di insegnare?

“I giovani oggi sono chiamati a reagi-re in modo molto pronto ed energico perché a differenza di quanto avveniva solo qualche anno fa la nostra società è in crisi e non mi riferisco solo ai pro-blemi epocali di tipo economico. Cre-do che si stia vivendo quasi un livello di oscurantismo del sapere, è come fos-simo tornati al medioevo. In tale con-testo diventa fondamentale per i gio-

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INTERVISTA

vani ricercare, con tenacia e con forza, la migliore preparazione possibile per affrontare con più armi possibile un mondo così difficile e così chiuso all’in-serimento professionale. Per quanto riguarda le modalità di insegnamento devo dire che almeno personalmente non ho apportato, in quasi trent’anni di insegnamento, grandi cambiamen-ti. Forse questa è una mia lacuna ma il verificare quotidianamente l’interessa-mento dei discenti alle lezioni svolte a braccio dimostra quanto sia importan-te arrivare ad intrigare e quasi a diver-tire , voglio dire che può non cambiare l’approccio, l’importante è raggiungere l’obiettivo di ottenere riscontro e fe-edback. Certo devo constatare come in questi ultimi anni i giovani mo-strino una curiosità culturale minore rispetto a prima, credo però che que-sto vada attribuito ad una formazione scolastica sempre meno più lacunosa.

Qual’è la qualità del materiale umano su cui vi trovate a lavorare e quali i limiti maggiori che i giovani professionisti del futuro presentano?

“Dipende molto dai diversi corsi cui i ragazzi si iscrivono. Quelli triennali presentano degli studenti molto in-teressati e motivati, quelli annuali un po’ meno, ma naturalmente questa come tutte le semplificazione presen-ta molti limiti. Quanto alle criticità credo che il problema maggiore le-gato alla possibilità di trovare un’oc-cupazione sia dovuto a problemi di linguaggio, di vocabolario, di capa-cità espressive, di errori di ortografia, tutto ciò si nota molto, troppo direi.”

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Per citare un successo di Gianni Moran-di, ed in tempi di festival di San Remo ci sta bene, “Uno su mille ce la fa”, cos’ha in più degli altri quello che ce la fa?

“Sicuramente la grinta, la tenacia, la volontà di emergere che spesso spin-ge molti studenti, bravi e talentuosi, cui certo non manca la preparazione ad inventarsi nuovi modi di proporsi per emergere. A tal proposito potrei citare molti casi di nostri studenti che hanno trovato presto la loro stra-da in autonomia magari associandosi con altri giovani e proponendosi con successo in questo duro mondo del lavoro. Ecco credo proprio che faccia la differenza la capacità di proporsi, di presentarsi con abilità ed educazione, una capacità che comunque non può superare il limite invalicabile della mancanza di talento e di preparazio-

ne che quindi devono essere superate con attenzione e pervicacia grazie a scuole serie ed a percorsi formativi confacenti alle proprie caratteristiche ed alle possibilità di apprendimento ”.

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INTERVISTA

IL MONDO DEL FUTUROVisione, Motivazione e Educazione

> Sono queste alcune delle componenti più importanti per avere chances nella ricerca di occupazione.

HeadHunter, cacciatore di teste, selezionatore per conto delle aziende di uomini e donne cui offrire un posto di lavoro. E’ la specializzazione di Lorenzo Sartorelli partner dello studio Frezzaepartner. Il suo è un punto di vista privilegiato che getta una luce particolare su questo mondo utile soprattutto per i più giovani... In un mondo del lavoro che offre poche opportunità è un privilegio poter raccogliere da chi di mestiere fa il “cacciatore di teste” per le aziende tentare di capire in quale direzione va il mondo del lavoro.

Nella Sua professione di Head Hunter nel mondo della sanità e farmaceutica (ma non solo) quali ritiene siano i profili oggi più richiesti dal mercato?

Il mondo delle aziende farmaceutiche in Italia sta attraversando, in questi anni, una fase di profonda ristrutturazione. Diversi fenomeni hanno ridotto i margini delle industrie farmaceutiche in modo significativo e hanno portato al drastico ridimensionamento di una professione, quella dell’informatore scientifico del farmaco dedicato ai medici di base (e delle relative strutture di capi area, sales mangers, ecc), che aveva dato lavoro a moltissimi laureati nelle discipline scientifiche. E’ rimasta in piedi la figura dell’informatore specialista, quello che si interfaccia con le specializzazioni ospedaliere con farmaci di origine biotecnologica,

figura basata su una profonda conoscenza del farmaco associata ad una capacità di costruire relazioni efficaci con gli utilizzatori ( di solito i primari ospedalieri) fino a diventare per loro un riferimento e un anello di collegamento con le strutture aziendali che possono fornire consulenze specifiche.La regionalizzazione ha spinto molte aziende a creare la figura del “market access”, una professione nuova che deve facilitare l’incontro da domanda regionale, legata alle scelte locali in termini di prontuari terapeutici, alle

politiche di acquisto, ecc all’offerta aziendale; è una professione che non esisteva sino a qualche anno fa e che si sta costruendo sulla base di esperienze precedenti anche eterogenee, che includono l’area commerciale, quella del regolatorio (l’insieme di norme che regolano l’immissione di un farmaco sul mercato) o quella delle

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INTERVISTA

Di Ignazio RaimondoFoto di Claudio Raimondo

relazioni pubbliche ma che relegano la competenza scientifica su un secondo piano Oltre alle figure di vertice, in quest’area dell’organizzazione aziendale sono nate le posizioni, più operative, dei “regional area manager” o dei “key accounts”, comunque sostanzialmente diverse da quelle degli informatori.Al di fuori del farmaceutico, per rispondere alla sua domanda, la mia impressione è che ci si limiti a sostituire professionalità che lasciano l’azienda ma dopo aver ben guardato se non vi siano candidati interni disponibili per competenze ed esperienza maturata; molte delle nuove “professioni” che si sono create

con l’avvento delle nuove tecnologie, penso a tutto ciò che ruota intorno al “web”, hanno finito per rappresentare un’offerta di “servizio esterno” più che funzioni inserite nelle strutture aziendali e quindi oggetto di ricerche da parte di head hunters. Un caso interessante è invece quello dei “Responsabili della comunicazione interna”, figura affermatasi di recente

nelle medie e grandi aziende, che si stanno un po’ inventando il loro lavoro. In questo caso le tecnologie mettono a disposizione canali di comunicazione rapidissimi, di fatto senza limiti alla quantità di informazione distribuibile, potenzialmente interattivi.

Questi sistemi vanno a sostituire quello che in passato era un importante ruolo delegato ai capi a i vari livelli, con i vantaggi di cui dicevo sopra, rapidità, quantità, uniformità, ma anche con l’effetto di togliere loro la funzione di “portavoce” della società nei confronti dei propri collaboratori. Direi che

sul bilanciamento di questi equilibri si gioca l’efficacia del “Responsabile della comunicazione interna”.

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SUGGESTIONI CINEMATOGRAFICHE“Il film è lo strumento per creare mondi, suscitare emozioni, comunicare qualcosa di vero e di toccante”. L’opinione di Fabrizio Bentivoglio in una rara intervista.

Di Ignazio Raimondo

E’ uno degli attori più importanti del pa-norama nazionale. I suoi ruoli da quelli più scansonati a quelli più drammatici sono contraddistinti da grande intensità ed allo stesso tempo da una straordina-ria misura. Doti rare di immedesima-zione e sensibilità hanno contraddistin-to la carriera di Fabrizio Bentivoglio che in nome della vicinanza ad una delle mission del Rotary, sconfiggere la polio, ha rilasciato a Paul una rara intervista.Partiamo dalle due interpretazioni più forti, più toccanti, più difficili....

“Direi che sopra-tutto, ma non perché io abbia preferenze tra i diversi ruoli che ho potuto inter-pretare, ci sono i ruoli di Gior-gio Ambrosoli e di Piero Nava, due uomini veri del nostro pas-sato e presen-

te che hanno saputo portare fino in fondo le vere prerogative del dovere dell’essere umano. Hanno pagato sul-la propria pelle e quella dei loro fami-liari le scelte che hanno compiuto. Su entrambi ho potuto lavorare grazie all’aiuto, nel primo caso, della fami-glia, e nel secondo caso, dello stesso Piero e forse anche per questo sono risultate interpretazioni convincenti”.

Attore, regista, sceneggiatore ed an-che musicista, di cosa non riesce a fare a meno e perché ha deciso di de-dicarsi a queste modalità espressive?

“In comune hanno la possibilità di sug-gestionare, di creare in qualche modo dei mondi diversi da quello reale nel quale siamo immersi ogni giorno. Pos-sono giovarsi della fantasia, della poesia, della tensione volta a raccontare qual-cosa di vero, di riconoscibile e di emo-zionante. Devo dire che non sempre ci si riesce; il tentativo è spesso quello di trasformare parole in storie, ecco è que-sta la scommessa. Una scommessa che non offre garanzie ma che implica una tensione nervosa, fisica direi che rende questo lavoro spossante e meraviglioso”.

So che sta girando un film con An-tonio Albanese di cui però non può anticipare nulla; quale progetto Le piacerebbe realizzare prossimamente?

“Credo che il giusto passaggio, per così dire l’evoluzione del mio lavoro

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e della mia passione possa essere un film musicale in tutto e per tutto. Da sempre credo che la musica abbia un’im-portanza fondamentale all’interno di un racconto, ed io non posso prescindere dalle note, è la prima suggestione che mi arriva, le note anticipano le immagini, io scrivo, creo solo grazie alla musica, è il primo elemento. Mi sento molto vici-no in questo senso a Gabriele Salvatores che attribuisce una fondamentale impor-tanza alle colonne sonore dei suoi film”.

E’ reduce dallo straordinario successo televisivo della fiction “Benvenuti a Tavola”... come è stato lavorare per la televisione e quale differenza sostan-ziale rispetto al cinema ed al teatro?

C’è un abbisso tra i due tipi di pubblico. Quello che ti viene a vedere a teatro o al ci-nema è dinamico, deve compiere un atto, un movimento, è spinto dalla curiosità, dalla passione per un genere, per una sto-ria, per dei personaggi; deve cioè venire a cercarTi. Quello della TV invece sta lì che ti aspetta seduto sul divano o in poltrona. Molto spesso nella mia vita e per lo più prima di questa fiction mi è capitato di ascoltare amici o conoscenti che mi chie-devano “ma quando Ti vediamo in Tv?”. E devo dire che la popolarità che garanti-sce il piccolo schermo è nettamente mag-giore anche se devo dire strana.... quando mi fermano infatti mi chiedono come ab-bia imparato a cucinare così bene...ed Io nella vita reale in cucina sono una frana..”.

Come si è trovato nel ruolo del ristoratore milanese insidiato nella propria supre-mazia culinaria dal “terrone Tirabassi”?

“E’ stato divertente, per la prima volta ho affrontato uno di quei ruoli che ven-gono tanto bene a Diego Abatantuono. Non mi ero mai confrontato con il ruolo dello spavaldo, di un moschettiere qual’è Conforti. Aldilà di quella con la cucina, per me la sfida vera è stata quella di essere

divertente pur rappresentando uno stereotipo non proprio simpatico. A me chiedono spes-so di rendere leggera la pesantezza, mentre in “Benvenuti a tavola” dovevo essere legge-ro e basta, il che è una cosa difficile, niente affatto scontata. Il mio obiettivo, nei quattro mesi delle riprese, è stato quello di divertirmi nonostante la fatica, e ci siamo riusciti: d’altronde, se non si diverte chi recita, è impossibile che lo faccia chi guarda”.

E’ considerato uno dei migl iori attori i tal iani; a quale dei mostri sacri del nostro cinema si è ispirato?

“Sicuramente rappresentano per me dei ma-estri Vittorio De sica, Marcello Mastroianni, Romolo Valli, Gian Maria Volontè e Bruno Gant. Con qualcuno di loro ho avuto anche la fortuna di lavorare ed è lì che impari, che cresci se sai rubare con gli occhi, assistere di-venta un’occasione irripetibile fortemente ispirante per poi fare bene il proprio lavoro”.

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Cosa manca oggi al cinema italiano, come mai non è più all’altezza che solo fino a qualche anno fa gli veniva riconosciuta?“Credo sia necessario che ciascuno di noi e non solo nel nostro ambiente riacquisti fiducia, ottimismo. Questo che è un messaggio che ci è stato dato dal Presidente Napolitano è anche l’analisi del perché le nostre storie cinematografiche non funzionano più. Credo infatti che sia impossibile trasfigurare la realtà se ti ci approcci in modo insicuro, quasi pessimista, hai perso in partenza la possibilità di meravigliare e impressionare positiva-mente ed il cinema è anche questo”.

“E’ anche un problema di linguag-gio?”

“La lingua italiana è splendida, ce ne dobbiamo riappropriare in tutta la sua completezza, complessità ma anche qui come in tutto il resto ci vuole

grande preparazione ed ottimismo per non correre il rischio di scivolare nel banale e nel triste.” “Nell’ultimo periodo ci è mancato, si è dedicato alla famiglia?”“In effetti è come se l’ambito lavorati-vo si fosse naturalmente adattato alla famiglia. Voglio dire che ho potuto stare molto con i miei due figli una femmina di 5 anni ed un maschietto di tre ed ora c’è il terzo in arrivo! Cre-do sia fondamentale non far mancare l’affetto e la presenza dei genitori ai figli soprattutto quando sono così piccoli e poi è sublime sentirsi crescere nel ruolo più bello che c’è!”

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>l’intervista, formazione e comunicazione

COMPRENDERE PER VINCERE

Così come le aziende per vendere devono capire le esigenze del pubblico, allo stesso modo i giovani per emergere devono capire chi sono e perseguire l’obiettivo.

Di Ignazio Raimondo

Una lunga esperienza nel mondo del-le ricerche di mercato poi il salto e la formazione continua nello specifico settore delle community sul web. Ciò nel costante tentativo di comprendere le esigenze dei consumatori ed antici-parne le tendenze; è il lavoro di Federi-co Capeci della 2 punto zero research. Ospite relatore ad una conviviale del Rotary Roma Est è l’interlocutore ide-ale per approfondire il mondo di in-ternet, le sue professioni, i suoi segreti.

Internet, il suo mondo soprattutto le sue community non hanno segre-ti per Lei, può provare a spiegare (anche a chi sa poco del web) qual’è il suo mestiere e svelare il perché le community sul web rappresentino un’occasione per chi vuole conoscere e trarre beneficio da tale conoscenza?

Potrei definirmi un market researcher di nuova generazione. Più nel concre-

to, mi occupo di ricerche di mercato per il marketing e la comunicazione di impresa, utilizzando nuove tecni-che e soprattutto gli strumenti digitali. Quindi, in sostanza, se un’azienda  - o anche una persona – mi contatta è per comprendere come poter usare il web per capire il proprio consumatore, per comunicargli messaggi rilevanti, o per dialogare con esso, farlo partecipare ai processi aziendali e, ovviamente, svi-luppare il business. È un nuovo modo di pensare al marketing e un nuovo paradigma di agire, che crea nuove professioni come la mia. Nei social network, nei blog, nei forum, nelle community, infatti, i consumatori non solo sono presenti, lì pronti ad essere “colpiti” (come si diceva un tempo … e ahimè ancora oggi, spesso), ma sempre più spesso sono disponibili ad una nuova relazione con ibrand, che parte dal voler contribuire in prima persona al dialogo, fino a creare anche prodotti insieme all’aziende. Questo, come potete capire, cambia di mol-to le regole del gioco e i parametri di relazione tra azienda e consumatore. 

Come si diventa esperti e profes-sionisti di brand community...?

Studiando molto, riferendosi ai con-testi internazionali più evoluti, e con tanta pratica, poiché le cose cambia-no in fretta e molto è ancora da scri-

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vere: modelli interpretativi e frames con cui muoversi non sono ancora tutti totalmente condivisi e “cristal-lizzati”. Per questo occorre provare e far tesoro delle esperienze, cercan-do di teorizzare ed astrarre i concetti di base per definire le regole di agire.  Come e quanto è cambiato il mercato dei consumatori e quindi del marke-ting/advertising negli ultimi 20 anni?

A dire il vero, secondo me, i consu-matori e i mercati non sono cambiati più di tanto. Hanno le loro necessità, i bisogni da scoprire, le opportunità da scovare come tanti anni fa… si è vero, hanno più devices in mano, sono più informati, più istruiti, etc ma non mi dite che fare marketing nel Novecen-to era molto più semplice. E’ vero, comunque, che le modalità con cui ci si deve relazionare con loro sono cambiate: le attività di marketing sono diventate più frenetiche, veloci, com-plesse per la moltitudine di canali e strumenti che oggi abbiamo in mano.Forse, quindi, è diventato più difficile sapersi destreggiare tra le diverse possi-bilità di contatto e mktg offerte dal di-gitale. E’ diventato più difficile cono-scere di volta in volta uno strumento nuovo, diverso, evolutivo rispetto a po-chissimo tempo prima. Questo si. Per questo occorre studiare, approfondire, a volte sbagliare… ma capire, innan-zitutto, ruoli e plus degli strumenti. Perchè ha deciso di entrare in questo set-tore, c’è anche un motivo “passionale”?

Non saprei dirlo, sinceramente. Lavo-ravo per una grande azienda multina-zionale e ad un certo punto il mio capo diede le dimissioni, pensando a me come sostituto. Purtroppo i vertici in-vece ritennero che fossi troppo giovane per quel ruolo. Allora decisi di lasciare l’azienda e di cercare altre strade, forse

più idonee a me e alla mia voglia di fare, al di là dell’età anagrafica di quel momento… qui incontrai il web e ini-ziai la mia carriera in questo ambito, di certo molto poco formale e molto più aperto all’innovazione di altri. Una vol-ta dentro, e superate le prime difficoltà di dover inventare tutto da zero e di dover capire il glossario tecnico che mi mancava, ho trovato le soddisfazioni che cercavo, appassionandomi sì ogni giorno di più. La passione, per me, è si-nonimo di creatività, innovazione, sco-perta… a volte anche un po’ di rischio. 

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Cosa è cambiato nel suo lavo-ro rispetto a dieci anni fa....Tutto. Se prima dovevamo chiamare e chiedere alle persone di partecipare alle interviste, oggi molte delle infor-mazioni utili per capire i consumatori e le opportunità di comunicazione le troviamo in rete, disponibili nei fo-rum, blog, social network. Le persone parlano di sé online, raccontando chi sono, cosa amano, cosa odiano, perché scelgono un prodotto o di cosa sono insoddisfatti. Non dico che sia facile capire tutto questo, poiché un conto è leggere un post e riportarlo alle aziende, un altro conto è capirne le motivazioni e darne una lettura approfondita e mi-rata. Però questo è il vero grande cam-biamento nel nostro lavoro: la ricerca si fa bottom-up. Ma c’è di più: non solo osservazione, ma anche coinvol-gimento: oggi si possono coinvolgere i consumatori e dare loro un ruolo atti-vo nei processi di costruzione di marca e comunicazione. Non sono più tutti solo soggetti passivi delle nostre comu-nicazioni e dei nostri prodotti, ma pos-sono intervenire attivamente e aiutarci a creare cose insieme. Questa è la vera rivoluzione del mio lavoro: avere a di-sposizione la voglia del consumatore di scrivere insieme i propri prodotti e co-municazioni, in modo che siano dav-vero attinenti ai suoi bisogni e desideri.

INTERVISTA

Quale consiglio darebbe ad un giovane perchè possa al più pre-sto trovare un’occupazione? La cosa più importante che un giova-ne deve, a mio avviso, avere per fare qualsiasi cosa è la consapevolezza. Sapere chi si è, quali i propri valori e quali i punti di debolezza, in modo serio e sereno, è cruciale per poter pro-gettare il proprio futuro. E una volta capito se stesso, il consiglio migliore che posso dare è: provaci! Anzi, non solo provaci, perché si può sbagliare e si può non raccogliere subito: provaci, riprovaci, credici. La strada per il suc-cesso oggi passa dall’imprenditorialità, nello spirito, nella voglia di fare e di mettersi in gioco, anche se si è dipen-denti a tempo indeterminato, anche se il proprio capo è più anziano di due generazioni e farà fatica a capire.

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Rotary Per I GiovaniIn una società che investe sempre meno sulla formazione, sulla cultura e sui giovani in genere e che per ciò appare sempre più in declino il Rotary si distingue per i progetti in favore delle nuove generazione.

Di Ignazio Raimondo

ARTICOLO

“Quello che ci deve assillare è come rilanciare lo sviluppo del nostro Paese: sviluppo produttivo, sviluppo dell’oc-cupazione, e soprattutto, prospettiva di valorizzazione delle personalità e dei talenti dei giovani, delle giovani generazioni. Questo deve essere il nostro assillo. E dobbiamo sapere che la cultura può rappresentare un volano fondamentale per avviare una nuova prospettiva di sviluppo non solo in Italia ma anche, più in gene-rale, in Europa.” Le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano ben introducono al tema caro ai rotariani: i giovani, la loro formazione profes-sionale, l’opportunità di metterli nelle condizioni migliori per emergere e per divenire il leader del futuro. Un tema cui il Rotary International dedica da sempre risorse, programmi ed energie. Un contesto nel quale i club operano sul territorio con sensibili-tà e praticità. Si tratta del tema cui questo numero di Paul è dedicato. Oggi l’emergenza legata alle giovani generazioni è sotto gli occhi di tutti, bastano pochi dati a ricordarne il fenomeno. A novembre scorso il tasso di disoccupazione giovanile è balzato al 37,1%, il top dal 1992. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni, che misura l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occu-pati o in cerca, è quindi in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto ad ottobre 2012 e di 5 punti percentuali nel confronto tendenziale (vale a dire rispetto a novembre 2011).L’Istat che ha reso noti tali dati ha evidenziato

come tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro siano 641mila e rap-presentino il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. Il dato sull’oc-cupazione giovanile in qualche modo è legato al fatto che l’Italia, a differen-za di quanto avvenuto ad esempio in Germania, in questi anni non ha più investito nella formazione professio-nale e nell’educazione in generale. Non a caso i settori più colpiti dalla riduzione di risorse sono stati proprio la cultura e la formazione. Eppure quando si chiede ad esperti di vari contesti cosa debbano fare i giovani per non trovarsi all’interno di quel brutto novero del 37,1% di disoc-cupati la risposta è sempre la stessa: formazione, formazione, formazione. Ed infatti i numeri dimostrano come chi si sia dotato di una preparazione di alto livello più o meno specialistico trovi spesso lavoro e spessissimo anche a tempo indeterminato. Basti pensare che al numero uno tra i profili pro-fessionali meglio retribuiti (1.625,00 euro medi) ed assunti a tempo inde-terminato (95,7%) ci siano i medici (o professioni sanitarie), 10,7% delle assunzioni annue nelle imprese. Al secondo e terzo posto ci sono gli inge-gneri ed i laureati in scienze economi-co statistiche. Eppure oggi in Italia tra i 25-34enni abbiamo solo il 20% dei laureati contro il 37% dei paesi Ocse. In più i diciannovenni che si iscrivono all’università rappresentano solo il 29% dei coetanei. Nella speciale clas-sifica dei paesi al mondo che presenta la più alta percentuale di popolazione

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tra i 35 ed i 44 anni in possesso di al-meno l’istruzione secondaria superiore l’Italia occupa il 29° con un magro 57,1% dietro a paesi come la Polonia, l’Estonia, il Cile o la Grecia. Ciò la dice lunga sulla difficoltà di reagire ad un declino che sembra legato a doppio filo con la preparazione della gioventù e l’incapacità di uno stato di mettere in rilievo il patrimonio umano di cui dispone. Un patrimonio

quello dei giovani su cui il Rotary International punta da sempre tanto è vero che l’Azione Nuove Generazioni è la quinta via d’azione del Rotary. Una delle direttrici in cui si sviluppa-no i programmi dell’associazione fon-data da Paul Harrys nel 1905. Ogni anno grazie a questa azione migliaia di giovani di età compresa tra i 12 ed 30 anni possono vivere un’esperienza in-credibile nell’ambito di un program-ma studiato ed organizzato ad hoc per loro. Il Rotaract e l’Interact offrono ai giovani l’opportunità di prestare il loro servizio nell’ambito della comu-nità in cui vivono o all’estero. Con lo scambio giovani esplorano nuove cul-

ture, con i Ryla acquistano nuove doti che li aiuteranno ad avere successo come futuri leader della comunità. In più il Rotary ha una lunga tradizione di promozione della comprensione internazionale attraverso l’istruzione, grazie ai programmi educativi.

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Il RotaractE’ l’associazione di giovani tra i 18 ed i 30 anni dediti al volontariato e non solo. Ogni club è sponsorizzato dal club Rotary. Nato nel 1968 oggi il Rotaract conta oltre 8.400 club presenti in 170 paesi per un totale di circa 200.000 soci. I soci rotariani del Club padrino sono di pungolo e stimolo per la for-mazione in ambito rotariano ma anche culturale e professionale per i giovani del Rotaract. Questi ragazzi hanno così la possibilità di iniziare ad entra-re in contatto con un mondo adulto fatto di eccellenze rappresentative del mondo lavorativo e professionale.

L’Interact Vi aderiscono i giovani tra i 12 ed 18 anni, ogni club è sponsorizzato da un Rotary che fornisce consulen-za e supervisione, è autonomo anche dal punto di vista finanziario. I soci provengono spesso da un’unica scuo-la e più scuole vicine. Ogni anno il club deve portare a termine almeno due progetti di servizio. L’adesione al club interact come a quello rotarat favorisce lo sviluppo delle capacità di leadership, il valore del service, il senso della responsabilità personale ed il valore del lavoro. Nel mondo ci sono 10.700 club diffusi in 109 Paesi cui aderiscono circa 200.000 ragazzi.

Lo scambio giovaniE’ attivo da oltre 75 anni a dimostra-zione di come sin dagli albori il Ro-tary creda nella formazione in ottica internazionale dei giovani. In tanti anni lo scambio giovani del Rotary ha toccato più di 80 Paesi coinvol-gendo decine di migliaia di giovani. Quest’anno sono 8.000 i ragazzi che stanno usufruendo di questo meravi-glioso programma che li mette in con-dizione di imparare una nuova lingua e soprattutto di entrare in contatto con nuove realtà arricchendo così il

patrimonio culturale, umano e profes-sionale base per divenire un’eccellenza.

Il Ryla L’acronimo sta per Youth Leadership Award. Il programma fornisce a ragaz-zi dai 14 ai 18 anni e a giovani tra i 19 ed i 30 anni la possibilità di sviluppare le qualità di leadership, il senso di re-sponsabilità civica e la crescita perso-nale dal momento che costituisce un momento di crescita professionale or-ganizzato dai Rotary Club proprio in funzione delle esigenze dei più giovani. Si tratta di seminari di studio di durata variabile (1-3 giorni) in cui i giovani si trovano in una full immersion for-mativa nei più svariati settori profes-sionali e/o imprenditoriali. Il Rotary International suggerisce ai Club di approfondire i seguenti temi: principi della leadership, l’etica della leader-ship, l’importanza della comunicazio-ne, la risoluzione dei conflitti e la me-diazione, il Rotary ed il suo operato.

Le borse di studioIl programma di borse di studio degli ambasciatori è iniziato nel 1947 e terminerà proprio quest’anno per assumere una nuova veste. Da allora sono state assegnate borse di studio per un totale di 532 milioni di dollari che hanno messo nelle condizioni 41.000 uomini e donne di vivere per un anno all’estero un’esperienza di studio e di vita estremamente formati-va. Durante la permanenza all’estero i borsisti fungono da Ambasciatori per la pace nel Paese in cui si sono recati, fanno presentazioni che riguardano la propria cultura presso il Rotary club “ospitante”. Al loro rientro i borsisti condividono con i rotariani l’espe-rienza vissuta che ha permesso loro di conoscere in modo approfondito la cultura del Paese che li ha ospitati.

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«Dai, facciamo un’azienda»

Un successo il Ryla del Rotary Club Latina all’ITC «Vittorio Veneto»Di Alessia Freda

E’ stato un successo «Dai, facciamo un’azienda», l’iniziativa del Rotary Club Latina rivolta agli studenti dell’ultimo anno dell’ITC «Vittorio Veneto» per aiutarli ad avviare una impresa. Aula Magna gremita per l’incontro presieduto dal dirigente scolastico Luigi Orefice e da Ivan Simeone, direttore Confartigiana-to Imprese Latina e presidente del Rotary Club del capoluogo pontino. Il tema è naturalmente molto sentito in tempi in cui “trovare il posto fisso” è ormai non più un miracolo ma di più. Allora forse meglio pensare ad investire su se stessi, scommettere sulle proprie capacità imprenditoriali e professionali per irrompere in un mercato pur sempre aperto alle novità, ai giovani ed alla professionalità. Deve essere stato questo il leit motiv del pensiero dominante dei dirigenti del

Club Latina, primo tra tutti Galileo Costanzo che ha curato il coordina-mento del riuscito incontro formativo per i giovani. Ed è così che i rotariani hanno messo a disposizione degli alunni dell’ultimo anno della scuola di Latina le proprie conoscenze e risorse per far apprender loro come sia possibile terminati gli studi “mettersi in proprio” facendo un’azienda.«Quest’anno – ha affermato Simeo-ne – abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione sul mondo dell’im-prenditoria per cercare di lanciare alcuni input positivi anche se intorno a noi aleggia un giustificato clima di incertezza. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lanciarci nel mondo del lavoro con entusiasmo e armati della nostra professionalità. Il lavoro è lo strumento che abbiamo a disposizione per portare un contributo di crescita

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e progresso alla nostra comunità e al nostro Paese». I relatori, di primissimo piano, hanno portato la loro espe-rienza. L’ing. Cinzia Coppola della Bleumagic Spa di Cisterna ha spiegato agli studenti cosa è un’azienda, sottoli-neando l’importanza di un approc-cio internazionale e incentivando i giovani a potenziare i loro punti di forza, cogliendo le opportunità che si presentano. Walter Saccoccia (com-mercialista) ha introdotto, invece, quelle che sono le norme e le leggi del settore mentre Alessio Dei (funzio-nario Monte dei Paschi di Siena) ha illustrato il rapporto tra azienda e

banca. «Le micro imprese e le PMI – ha sottolineato nel suo intervento Saverio Motolese, direttore della Fe-derlazio – sono il motore della nostra economia. Fondamentale analizzare il mercato in cui si vuole operare per cercare di inserirsi con competenza e professionalità. La specializzazione è importante». A chiudere Gabriel Iacolino, neolaureato in Economia e Commercio, che ha parlato dei pro-positi e dei progetti di un giovane che si affaccia con ottimismo e curiosità al mondo del lavoro.

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Una vita per la musicaUn magnifico concerto del maestro Salvatore ACCARDO organizzato dal Rotary Club Appia Antica ha offerto a “ Paul” l’occasione per un’intervista particolare.

Di Domenico Apolloni

Ho incontrato Salvatore Accardo all’Hotel Ambasciatori di Roma, la mattina presto, nel giorno del Con-certo “Luce per il Tempo”, organiz-zato dal Rotary Club “Roma Appia Antica” (assieme ai propri Rotaract e Interact) con il FAI, per restaurare la Meridiana del Bianchini, nella Basilica “Santa Maria degli Angeli” (tanto cara agli Italiani). Il sole splendente d’ini-zio marzo disponeva già l’animo alla cortesia ma è stato il fare simpatico del Maestro a decidere quale sarebbe stato il tema della nostra conversazio-ne. Un modo di proporsi che appar-tiene a chi ha iniziato giovanissimo a darsi da fare (a quattro anni iniziò col violino, a quindici prese il diploma superiore, a diciassette vinse a Genova il Premio Paganini (sotto la “lanterna” se ne ricorderanno nel 2008, dopo

cinquant’anni, con la nomina a cit-tadino onorario), a chi ha negli occhi i colori del Golfo di Napoli, a chi ha la ventura d’essere sempre giovane nell’animo. Accardo, è una gloria del nostro Paese: ha suonato ovunque, esibendo un repertorio incredibilmente vasto, con i suoi violini dal valore inestima-bile (possiede anche un “Guarneri del Gesù”, appartenuto allo stesso Paga-nini); è, giustamente, stimato il più grande violinista della sua generazione e dirige l’Orchestra da Camera Italia-na (O. C. I.) da lui stesso fondata una quindicina d’anni fa’. Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce al merito della Repub-blica, Salvatore Accardo ha messo un accento prezioso, con il Concerto in Santa Maria degli Angeli, sopra una

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delle Basiliche romane più conosciute (progettata da un ottantenne Mi-chelangelo e ripresa dal Vanvitelli) e su una Meridiana dal valore unico, artistico e scientifico. Alle mie domande, rivolte sem-plicemente al coetaneo, oltre che all’Artista, così ha risposto:

Maestro, lei ha iniziato giovanissimo, i giovani d’oggi sono interessati alla Musica Classica?

Per interessarsi occorre conoscere; i giovani, specie i bambini, assorbono come spugne, hanno spazio per fare delle scelte ma soltanto dopo una co-noscenza vasta della Musica, in tutte le sue manifestazioni (non limitata a certi indirizzi); questa possibilità di conoscere ad ampio raggio, andrebbe incoraggiata. Oggi c’è un problema di base: manca l’educazione musica-le. Poi, la difficile situazione attuale presenta ostacoli all’interesse da parte dei giovani per la Musica Classica; i tagli finanziari si fanno sentire, specie quando colpiscono le piccole Istituzioni, quelle che – in definitiva – rappresentano la palestra per i giovani stessi (si comincia da quelle…non dalla Scala o dal Teatro dell’Opera). Sono ottimista per il futuro…ma non tanto!

Preferisce suonare il violino o dirigere l’orchestra?

Non vedo distinzioni: far musica impegna, si suona ascoltando…si ascolta suonando. Nel violino c’è la tua prova con te stesso, nell’orchestra c’è la metafora della vita: ti accorgi quando finisce la tua libertà, perché inizia quella degli altri. Entrambe le cose appagano, forse in egual misura.

Quanto conta, per l’Artista, l’emozione suscitata nel pubblico?

Conta enormemente…direi che questa emozione sia fondamenta-le: tutto si fa’ insieme e la presenza attiva del pubblico rende possibile e viva la recita, l’esibizione, la prova con se stessi. Il pubblico fa’ parte di qualunque Concerto, anzi…è il suo elemento essenziale. Succede anche per gli Attori; la differenza tra il Cinema e il Teatro è questa: quando c’è il pubblico, tutto diventa diverso. Cambia la stessa performance dell’Ar-tista: davanti al pubblico numeroso, si esalta ogni cosa.

Quanto vale lo stimolo di un Artista per un restauro importante (la Meridiana del Bianchini)?

Molto…anche per attirare i giova-ni verso la bellezza, la completezza dell’Arte. Questa è universale e si spo-sa bene con se stessa: Arte con Arte…un binomio vincente.

Ci conosce come Rotariani?

Vi conosco…eccome! Ho tenuto altri Concerti nel Mondo sotto l’egida rotariana. Conosco la Vostra Associa-zione, i Progetti che porta avanti, la Vostra disponibilità. Sono contento di essere utile al Rotary.

Per finire…quali interessi coltiva al di fuori della Musica?

Sono appassionato al Calcio ma anche al Cinema vintage (da buon parteno-peo, mi piacciono i film di Totò); poi, leggo molto, specie in viaggio, quando posso stare solo con me stesso. La mia passione sono comunque le mie due figlie (gemelle) di quattro anni: con loro passo i migliori momenti della mia vita!

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