paul magazine Giulia Ginanni

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ANNO IV - N° 0 - APRILE - GIUGNO 2012 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (COM. IN L. 27/02/2004) ART.1 COMMA 1, LATINA/AUT. N°118/2008 PERIODICO DISTRETTO 2080 R.I. Rotary Magazine > INTERVISTA A LUCA LEONORI: GRINTA E CAPACITÀ DI PROPORSI > INTERVISTA ALL’ARCH.LORENZO SARTORELLI: VISIONE, MOTIVAZIONE ED EDUCAZIONE > IL ROTARY PER I GIOVANI: UN IMPEGNO SEMPRE PIÙ ATTUALE

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paul magazine

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Anno IV - n° 0 - AprIle - GIuGno 2012poste ItAlIAne spA - spedIzIone InAbbonAmento postAle - d.l. 353/2003 (com. In l. 27/02/2004) Art.1 commA 1, lAtInA/Aut. n°118/2008

perIodIco dIstretto 2080 r.I.

Rotary Magazine

> InterVIstA A lucA leonorI: GrIntA e cApAcItà dI proporsI

> InterVIstA All’Arch.lorenzo sArtorellI: VIsIone, motIVAzIone ed educAzIone

> Il rotAry per I GIoVAnI: un ImpeGno sempre pIù AttuAle

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PAUL ROTARY MAGAZINE

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Editoriale

SOMMARIO

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Il Rotary per i giovani:un impegno sempre più attuale

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Intervista all’Arch.Lorenzo Sartorelli: visione, motivazione ed educazione

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Il Governatore del Distretto Rotary 2080Silvio Piccioni: il Club al centro

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32 Salvatore Accardo:

una vita per la musica

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Periodico del Distretto 2080 R.I.Registrato al Tribunale di Latina il 7/8/08 al n°903 del Registro della Stampa.Anno 4, numero 0Aprile-Giugno 2012

ProprietàRaimondo Editori.

RedazionePiazza Cola di Rienzo, 69 Romae-mail: [email protected]

Edizione, impaginazione e distribuzioneRaimondo EditoriVia Tiziano 15 - LatinaT. 0773.558803 - mob.335.7050100DirezioneIgnazio [email protected]

Art DirectorClaudio RaimondoComitato di redazioneDomenico Apolloni, Giorgia Cingolani, Romano Dalla Chiesa, Stefania Del Gaizo, Massimo della Pena, Carlo Noto La Diega. Hanno collaborato: Salvatore Trapani, Eugenio Sassaresi.

FotografieClaudio Raimondo, fornite dagli uffici stampa, dalle persone intervistate.Foto di copertina: Claudio RaimondoLorella Cuccarini

pubblicità e marketingRaimondo Editori. 335.7050100

StampaMorconia Printing spaProgetto grafico di baseMaurizio Guerra

Questo numero di Paul, Rotary Magazine è stato chiuso il 26/06/2012. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori e committenti.

Intervista a Luca Leonori: Grinta e capacità di proporsi

Federico Capeci, espertoin comunicazione:comprendere per vincere

Iniziative dei Clubs.Rotary Club Viterbo Ciminia: adottiamo un Liceo

Fabrizio Bentivoglio:suggestionicinematografiche

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PAUL Editoriale

Una scelta per il futuro

I giovani di oggi che si applicano con qualità nella for-mazione scolastica prima, superiore e professionale poi, dovrebbero in teoria divenire la classe dirigente di domani. Saranno cioè quelle persone, che potendosi definire leader in quanto altamente rappresentative di categorie professio-nali, imprenditoriali e del mondo del lavoro in generale, potranno andare a ricoprire le categorie rotariane. In poche parole dal momento che la nostra associazione sceglie i propri soci tra uomini e donne che siano leader nelle diverse posizioni sociali è fondamentale che il Ro-tary guardi ai giovani ed alla loro formazione professionale con grande interesse. L’interesse non sta solo nel pensare ai giovani di oggi come a potenziali rotariani di domani ma soprattutto nell’essere convinti che dare un contributo positivo affinché la nostra società migliori non prescinda dall’impegno in favore della cultura, dei giovani e della loro formazione. E non a caso le linee guida del Rotary International puntano molto su tali argomenti. A questi temi abbiamo dedicato questo numero di Paul che con un taglio editoriale e contenutistico molto particolare e diverso da “Voce del Rotary” cercherà di far perdonare la lunga assenza.Buona lettura!

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PAULEditoriale

Il futuro al centro

E’ un “Paul” diverso quello che state per leggere. Poggia le sue fondamenta su un’idea di cui nei Club si parla spesso. L’idea è che sia sempre più urgente, importante e fonda-mentale applicare ed applicarsi affinché nella nostra so-cietà si creino le condizioni migliori possibili innanzitutto perché i giovani possano formarsi al meglio e poi affinché possano inserirsi nel mondo del lavoro in modo proficuo tanto da potersi fare strada e divenire successivamente dei leader. A chi non conosce a fondo il Rotary potrebbe sem-brare un’idea strana. Eppure le linee guida, i principi ed i progetti del Rotary International con al centro i giovani stanno lì a dimostrare che questa non è solo un’idea ma un’azione portata avanti quotidianamente. Ed allora que-sto Paul presenta diversi punti di vista sull’argomento nuo-ve generazioni (che certo non possono essere esaustivi), la formazione ed il lavoro. C’è innanzitutto un pezzo di con-testualizzazione con dati, statistiche ed i progetti rotariani. Poi la voce autorevole del nostro Governatore. Ci sono poi tre interviste rispettivamente ad un cacciatore di teste, ad un esperto dei new media, ad un formatore. A chiudere, il progetto di un Club Rotary altamente paradigmatico dell’impegno della nostra associazione nei confronti delle nuove generazioni.

PS a proposito di nuove generazioni..... il Direttore si scu-sa con i lettori per il ritardo di Paul dovuto tra le altre cose all’arrivo ed alla difficoltà di gestione di due figli....gemelli.....

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PAUL Intervista

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Grinta e capacità di proporsi.Sono queste le componenti che non devono mancare nei giovani che vogliono emergere nel mondo del lavoro.

Di Giorgia Cingolani

E’ il direttore didattico dell’istituto Quasar di Roma, una struttura di ricerca e di formazione orientata allo studio ed alla progettazione dell’ambiente, degli oggetti e delle nuove forme comunicative. In poche parole l’Architetto Luca Leonori, docente universitario, è tra gli interlocutori più validi per capire in che direzione va la formazione pro-fessionale se vuole offrire ai giovani più possibilità d’inse-rimento nel mondo del lavoro. E ciò soprattutto perché l’istituto che dirige forma quelli che in teoria sono i pro-fessionisti più ricercati oggi dal mercato: grafici, designer, web designer, habitat designer, interior designer, esperti in ipergrafica etc.Professore, dopo tanti anni di insegnamento sia all’Uni-versità che nella struttura privata che dirige come ha visto cambiare i giovani ed è cambiato il modo di insegnare?“I giovani oggi sono chiamati a reagire in modo molto pronto ed energico perché a differenza di quanto avveni-va solo qualche anno fa la nostra società è in crisi e non mi riferisco solo ai problemi epocali di tipo economico.

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Intervista

Credo che si stia vivendo quasi un livello di oscurantismo del sapere, è come fossimo tornati al medioevo. In tale contesto diventa fondamentale per i giovani ricercare, con tenacia e con forza, la migliore preparazione possibile per affrontare con più armi possibile un mondo così difficile e così chiuso all’inserimento professionale. Per quanto ri-guarda le modalità di insegnamento devo dire che almeno personalmente non ho apportato, in quasi trent’anni di in-segnamento, grandi cambiamenti. Forse questa è una mia lacuna ma il verificare quotidianamente l’interessamento dei discenti alle lezioni svolte a braccio dimostra quanto sia importante arrivare ad intrigare e quasi a divertire , vo-glio dire che può non cambiare l’approccio, l’importante è raggiungere l’obiettivo di ottenere riscontro e feedback. Certo devo constatare come in questi ultimi anni i giovani mostrino una curiosità culturale minore rispetto a prima, credo però che questo vada attribuito ad una formazione scolastica sempre meno più lacunosa.

Qual’è la qualità del materiale umano su cui vi trovate a lavorare e quali i limiti maggiori che i giovani profes-sionisti del futuro presentano?

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PAUL Intervista

“Dipende molto dai diversi corsi cui i ragazzi si iscrivono. Quelli triennali presentano degli studenti molto interessati e motivati, quelli annuali un po’ meno, ma naturalmente questa come tutte le semplificazione presenta molti limiti. Quanto alle criticità credo che il problema maggiore legato alla possibilità di trovare un’occupazione sia dovuto a pro-blemi di linguaggio, di vocabolario, di capacità espressive, di errori di ortografia, tutto ciò si nota molto, troppo direi.”

Per citare un successo di Gianni Morandi, ed in tempi di festival di San Remo ci sta bene, “Uno su mille ce la fa”, cos’ha in più degli altri quello che ce la fa?

“Sicuramente la grinta, la tenacia, la volontà di emerge-re che spesso spinge molti studenti, bravi e talentuosi, cui certo non manca la preparazione ad inventarsi nuovi modi di proporsi per emergere. A tal proposito potrei citare mol-ti casi di nostri studenti che hanno trovato presto la loro strada in autonomia magari associandosi con altri giovani e proponendosi con successo in questo duro mondo del la-voro. Ecco credo proprio che faccia la differenza la capacità

di proporsi, di presentarsi con abilità ed educazione, una capacità che comunque non può superare il limite invalica-bile della mancanza di talento e di preparazione che quindi devono essere superate con attenzione e pervicacia grazie a scuole serie ed a percorsi formativi confacenti alle proprie caratteristiche ed alle possibilità di apprendimento ”.

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PAUL Progetto Rotary

Il Rotary per i Giovani: un impegno sempre più attuale.In una società che investe sempre meno sulla formazione, sulla cultura e sui giovani in genere e che per ciò appare sempre più in declino il Rotary si distingue per i progetti in favore delle nuove generazione.

“Quello che ci deve assillare è come rilanciare lo sviluppo del nostro Paese: sviluppo produttivo, sviluppo dell’occu-pazione, e soprattutto, prospettiva di valorizzazione delle personalità e dei talenti dei giovani, delle giovani generazio-ni. Questo deve essere il nostro assillo. E dobbiamo sapere che la cultura può rappresentare un volano fondamentale per avviare una nuova prospettiva di sviluppo non solo in Italia ma anche, più in generale, in Europa.” Le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano ben introducono al tema caro ai rotariani: i giovani, la loro formazione profes-sionale, l’opportunità di metterli nelle condizioni migliori per emergere e per divenire il leader del futuro. Un tema cui il Rotary International dedica da sempre risorse, pro-grammi ed energie. Un contesto nel quale i club operano sul territorio con sensibilità e praticità. Si tratta del tema cui questo numero di Paul è dedicato. Oggi l’emergenza legata alle giovani generazioni è sotto gli occhi di tutti, bastano pochi dati a ricordarne il fenomeno. A novem-bre scorso il tasso di disoccupazione giovanile è balzato al 37,1%, il top dal 1992. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni, che misura l'incidenza dei disoc-cupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è quindi in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto ad ottobre 2012 e di 5 punti percentuali nel confronto tendenziale (vale a dire rispetto a novembre 2011).L’Istat che ha reso noti tali dati ha evidenziato come tra i 15-24enni le persone in cer-ca di lavoro siano 641mila e rappresentino il 10,6% della popolazione in questa fascia d'età. Il dato sull’occupazio-ne giovanile in qualche modo è legato al fatto che l’Italia, a differenza di quanto avvenuto ad esempio in Germania,

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tra i profili professionali meglio retribuiti (1.625,00 euro medi) ed assunti a tempo indeterminato (95,7%) ci siano i medici (o professioni sanitarie), 10,7% delle assunzioni annue nelle imprese. Al secondo e terzo posto ci sono gli ingegneri ed i laureati in scienze economico statistiche. Eppure oggi in Italia tra i 25-34enni abbiamo solo il 20% dei laureati contro il 37% dei paesi Ocse. In più i dician-novenni che si iscrivono all’università rappresentano solo il 29% dei coetanei. Nella speciale classifica dei paesi al mondo che presenta la più alta percentuale di popolazione tra i 35 ed i 44 anni in possesso di almeno l’istruzione secondaria superiore l’Italia occupa il 29° con un magro 57,1% dietro a paesi come la Polonia, l’Estonia, il Cile o la Grecia. Ciò la dice lunga sulla difficoltà di reagire ad un declino che sembra legato a doppio filo con la preparazio-ne della gioventù e l’incapacità di uno stato di mettere in rilievo il patrimonio umano di cui dispone. Un patrimo-nio quello dei giovani su cui il Rotary International punta da sempre tanto è vero che l’Azione Nuove Generazioni è la quinta via d’azione del Rotary. Una delle direttrici in cui si sviluppano i programmi dell’associazione fondata da Paul Harrys nel 1905. Ogni anno grazie a questa azione migliaia di giovani di età compresa tra i 12 ed 30 anni possono vivere un’esperienza incredibile nell’ambito di un programma studiato ed organizzato ad hoc per loro. Il Ro-taract e l’Interact offrono ai giovani l’opportunità di pre-stare il loro servizio nell’ambito della comunità in cui vi-vono o all’estero. Con lo scambio giovani esplorano nuove culture, con i Ryla acquistano nuove doti che li aiuteranno ad avere successo come futuri leader della comunità. In più il Rotary ha una lunga tradizione di promozione della comprensione internazionale attraverso l’istruzione, grazie ai programmi educativi.

in questi anni non ha più investito nella formazione pro-fessionale e nell’educazione in generale. Non a caso i set-tori più colpiti dalla riduzione di risorse sono stati proprio la cultura e la formazione. Eppure quando si chiede ad esperti di vari contesti cosa debbano fare i giovani per non trovarsi all’interno di quel brutto novero del 37,1% di di-soccupati la risposta è sempre la stessa: formazione, forma-zione, formazione. Ed infatti i numeri dimostrano come chi si sia dotato di una preparazione di alto livello più o meno specialistico trovi spesso lavoro e spessissimo anche a tempo indeterminato. Basti pensare che al numero uno

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PAULProgetto Rotary

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Rotary ha toccato più di 80 Paesi coinvolgendo decine di migliaia di giovani. Quest’anno sono 8.000 i ragazzi che stanno usufruendo di questo meraviglioso programma che li mette in condizione di imparare una nuova lingua e so-prattutto di entrare in contatto con nuove realtà arricchen-do così il patrimonio culturale, umano e professionale base per divenire un’eccellenza.

Il RotaractE’ l’associazione di giovani tra i 18 ed i 30 anni dediti al volontariato e non solo. Ogni club è sponsorizzato dal club Rotary. Nato nel 1968 oggi il Rotaract conta oltre 8.400 club presenti in 170 paesi per un totale di circa 200.000 soci. I soci rotariani del Club padrino sono di pungolo e stimolo per la formazione in ambito rotariano ma anche culturale e professionale per i giovani del Rotaract. Questi ragazzi hanno così la possibilità di iniziare ad entrare in contatto con un mondo adulto fatto di eccellenze rappre-sentative del mondo lavorativo e professionale.

L’Interact Vi aderiscono i giovani tra i 12 ed 18 anni, ogni club è sponsorizzato da un Rotary che fornisce consulenza e su-pervisione, è autonomo anche dal punto di vista finan-ziario. I soci provengono spesso da un’unica scuola e più scuole vicine. Ogni anno il club deve portare a termine almeno due progetti di servizio. L’adesione al club interact come a quello rotarat favorisce lo sviluppo delle capacità di leadership, il valore del service, il senso della respon-sabilità personale ed il valore del lavoro. Nel mondo ci sono 10.700 club diffusi in 109 Paesi cui aderiscono circa 200.000 ragazzi.

Lo scambio giovaniE’ attivo da oltre 75 anni a dimostrazione di come sin dagli albori il Rotary creda nella formazione in ottica interna-zionale dei giovani. In tanti anni lo scambio giovani del

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Il Ryla L’acronimo sta per Youth Leadership Award. Il program-ma, organizzato dai Rotary Club, proprio per rispondere alle esigenze dei più giovani, fornisce a ragazzi dai 14 ai 18 anni e a giovani tra i 19 ed i 30 anni la possibilità di sviluppare le qualità di leadership, il senso di responsabi-lità civica e la crescita personale. Si tratta di seminari di studio di durata variabile (1-3 giorni) in cui i giovani si trovano in una full immersion formativa nei più svariati settori professionali e/o imprenditoriali. Il Rotary Interna-tional suggerisce ai Club di approfondire i seguenti temi: principi della leadership, l’etica della leadership, l’impor-tanza della comunicazione, la risoluzione dei conflitti e la mediazione, il Rotary ed il suo operato.

Le borse di studioIl programma di borse di studio degli ambasciatori è

iniziato nel 1947 e terminerà proprio quest’anno per assu-mere una nuova veste. Da allora sono state assegnate borse di studio per un totale di 532 milioni di dollari che hanno messo nelle condizioni 41.000 uomini e donne di vive-re per un anno all’estero un’esperienza di studio e di vita estremamente formativa. Durante la permanenza all’este-ro i borsisti fungono da Ambasciatori per la pace nel Paese in cui si sono recati, fanno presentazioni che riguardano la propria cultura presso il Rotary club “ospitante”. Al loro rientro i borsisti condividono con i rotariani l’esperienza vissuta che ha permesso loro di conoscere in modo appro-fondito la cultura del Paese che li ha ospitati.

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PAUL Intervista

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I club al centroL’attività del Distretto anche in favore delle nuove generazioni passa per la valorizzazione delle azioni di ogni singolo Club. L’intervista al Governatore Silvio Piccioni.

Di Ignazio Raimondo

Il tema delle nuove generazioni, della formazione dei gio-vani, delle difficoltà che gli stessi incontrano nell’ingresso nel mondo del lavoro sono al centro di questo numero di Paul. Sono temi che hanno visto molto impegnato il go-vernatore del Distretto Rotary 2080 Silvio Piccioni sia nel-la sua carriera lavorativa sia in quella rotariana. Un uomo sempre a stretto contatto con i giovani, conoscitore attento delle problematiche e dei programmi che il Rotary porta avanti per le nuove generazioni. Una voce autorevole che registriamo per fare il punto della situazione. Ma prima l’intervista diventa l’occasione per un piccolo bilancio di metà anno.

Governatore sei ormai giunto oltre la metà del man-dato, sei soddisfatto della situazione in cui versano i club del distretto e dello stato di attuazione del Tuo programma?

“Direi senz’altro di si! Siamo in linea con gli obiettivi che mi ero dato, tutti hanno pari dignità ma ciò su cui ho pun-tato è far accrescere la consapevolezza di quanto il Rotary sia in grado di fare, aumentare la conoscenza delle risorse, dei programmi, delle energie di cui la nostra associazione è ricca. Tale consapevolezza può diventare sempre più uno strumento formidabile per fare meglio perché sono con-vinto che il Rotary non voglia dire solo mettersi le mani in tasca ma mettere a disposizione del Club, degli altri, della comunità la propria professionalità e/o capacità professio-nali per realizzare progetti importanti.”

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Parliamo delle nuove generazioni....

“Attraverso i quattro programmi strutturati per i giovani, prepariamo la “Nuova generazione di rotariani”. La posi-zione del Distretto 2080 come numero di club Rotaract ed Interact è di assoluto rilievo. Siamo leader nello scambio giovani. Per mantenere questa posizione è necessaria una capillare azione nelle scuole utilizzando sia le conoscenze acquisite nel tempo, sia creandone di nuove. Le doman-de di partecipazione non vengono da sole, bisogna fare in modo che arrivino. E’ auspicabile che i club organizzino sempre più Ryla e che il Distretto faccia altrettanto. Certa-mente accogliendo i giovani nei nostri seminari facciamo una cosa bellissima per la loro crescita e per migliorare le loro doti di leadership. I rotariani sono considerati leaders nelle loro professioni, nelle loro attivita umanitarie ecc. E questi futuri leaders che formiamo li dobbiamo perdere? Assolutamente no! I giovani che frequentano i nostri pro-grammi non debbono essere abbandonati, devono essere seguiti perché diventino presto non solo leader nella so-cieta ma perché raccolgano il testimone del Rotary. Per questo seguiamo molto i programmi Interact e Rotaract. A tal riguardo ricordo come tutti gli anni si celebrino la

Settimana Mondiale Interact e la Settimana Mondiale Ro-taract, rispettivamente a novembre e marzo, per celebrare le date di fondazione delle due associazioni. In queste oc-casioni i club Rotary ed i club giovanili da loro patrocinati dovrebbero unirsi in un’attivita comune di servizio. Sareb-be veramente bello assistere ad una maggiore condivisione tra rotariani e rotaractiani di progetti e delle rispettive at-tivita. Dovremmo conoscere meglio i giovani, sapere cosa fanno e, soprattutto, ricordare che “Ogni rotariano deve essere di esempio ai giovani”.

A proprosito di Interact e Rotaract, c’è qualche aspetto nei club del distretto che andrebbe migliorato?

“I club del nostro Distretto sono molto attivi e, in gene-re, vanno bene. Temo che in qualche caso, e mi riferisco ai Rotaract, ci sia una certa tendenza ad imitare un po’ troppo i club Rotary. Ho la sensazione che talvolta venga data molta importanza ai progetti nazionali e distrettuali ponendo i progetti di club, quelli per intenderci più vicini ai territori ed alle comunita, in posizione meno preminen-te. Ecco credo che tutti i club dovrebbero lasciare un segno più forte sul territorio in cui agiscono.”

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PAUL Intervista

Come stanno andando le visite ai Club che impressio-ne ne ricavi?

“La bellezza della nostra associazione sta nella varietà, nella peculiarità di ogni singolo club, nella diversità di approc-cio all’azione rotariana quindi è difficile fare comparazio-ni o tirare conclusioni. C’è chi si dedica maggiormente alle realtà bisognose, chi di più alle attività conviviali, chi pensa di realizzare grandi cose, chi convinto di fare poco rende un grande servigio alla comunità”.

Quale pensi sia l’arma migliore perché i club funzioni-no al massimo delle loro possibilità ed evitino l’uscita di soci?

“E’ necessario che nei club ci sia un’atmosfera di serenità e di affiatamento. Questo clima tra i soci è vitale per sprigio-nare le energie migliori, un meccanismo cui può contribu-ire ogni singolo socio conoscendo le proprie potenzialità come rotariano e quelle di tutti gli altri soci. Ecco a volte

manca proprio (come già detto) la consapevolezza della forza della nostra associazione. Se questo messaggio arriva anche ai nuovi soci o a quelli magari “stanchi” diventa dif-ficile uscire da un’organizzazione così importante che da’ un contributo fondamentale per la pace nel mondo”.

Chiudiamo tornando ai giovani, quale credi debba es-sere la loro bussola per orientarsi al meglio nel mondo del lavoro e per trovare al più presto la loro strada?

“Sono convinto che debbano inseguire con tenacia ed abnegazione la miglior formazione possibile puntando in particolare a conseguire una specializzazione. In un mon-do che è caratterizzato dalla suddivisione sempre più parti-colare di funzioni e competenze è fondamentale acquisire conoscenze più che specifiche .”

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TooBe e la Fondazione Rotary

La maison Boccadamo attraverso il brand TooBe prosegue la sua mission in direzione dei meno fortunati sostenendo, insieme al Distretto 2080 del Rotary International, il progetto“ENDPOLIONOW”.

Dopo vent’anni d i duro lavoro, i l Rota r y ed i suoi pa r tner sono su l punto d i erad ica redef init ivamente la tenace ma lat t ia del la pol io, ma proprio adesso è necessa r ia una for tespinta per raggiungere l ’obiet t ivo.

TooBe da rà i l suo modesto contr ibuto a favore del le campagne d ’ immunizza z ione dei Paesi in v ia d i sv i luppo, dove la pol io cont inua a pa ra l i zza re e infet ta re i bambini, pr ivandol i del loro futuro e aumentando le diff icoltà delle loro famiglie.

Contribuisci anche tu a sostenere il progetto,visita il nostro sito www.boccadamo.com

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PAUL Intervista

Visione, motivazione ed educazione.Sono queste alcune delle componenti più importanti per avere chances nella ricerca di occupazione. Parola di cacciatore di teste.

Di Ignazio RaimondoFoto di Claudio Raimondo

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HeadHunter, cacciatore di teste, selezionatore per conto delle aziende di uomini e donne cui offrire un posto di lavoro. E’ la specializzazione di Lorenzo Sartorelli partner dello studio Frezzaepartner. Il suo è un punto di vista pri-vilegiato che getta una luce particolare su questo mondo utile soprattutto per i più giovani...

In un mondo del lavoro che offre poche opportunità è un privilegio poter raccogliere da chi di mestiere fa il “cacciatore di teste” per le aziende tentare di capire in quale direzione va il mondo del lavoro.Nella Sua professione di Head Hunter nel mondo della sanità e farmaceutica (ma non solo) quali ritiene siano i profili oggi più richiesti dal mercato?

Il mondo delle aziende farmaceutiche in Italia sta attra-versando, in questi anni, una fase di profonda ristruttu-razione. Diversi fenomeni hanno ridotto i margini delle industrie farmaceutiche in modo significativo e hanno portato al drastico ridimensionamento di una professione, quella dell’informatore scientifico del farmaco dedicato ai medici di base (e delle relative strutture di capi area, sales mangers, ecc), che aveva dato lavoro a moltissimi laureati nelle discipline scientifiche. E’ rimasta in piedi la figura dell’informatore specialista, quello che si interfaccia con le specializzazioni ospedaliere con farmaci di origine biotec-nologica, figura basata su una profonda conoscenza del farmaco associata ad una capacità di costruire relazioni efficaci con gli utilizzatori ( di solito i primari ospedalieri) fino a diventare per loro un riferimento e un anello di collegamento con le strutture aziendali che possono for-nire consulenze specifiche.La regionalizzazione ha spinto molte aziende a creare la figura del “market access”, una professione nuova che deve facilitare l’incontro da doman-

da regionale, legata alle scelte locali in termini di pron-tuari terapeutici, alle politiche di acquisto, ecc all’offerta aziendale; è una professione che non esisteva sino a qual-che anno fa e che si sta costruendo sulla base di esperienze precedenti anche eterogenee, che includono l’area com-merciale, quella del regolatorio (l’insieme di norme che regolano l’immissione di un farmaco sul mercato) o quella delle relazioni pubbliche ma che relegano la competenza scientifica su un secondo piano Oltre alle figure di ver-tice, in quest’area dell’organizzazione aziendale sono nate le posizioni, più operative, dei “regional area manager” o dei “key accounts”, comunque sostanzialmente diverse da quelle degli informatori.Al di fuori del farmaceutico, per

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PAULIntervista

rispondere alla sua domanda, la mia impressione è che ci si limiti a sostituire professionalità che lasciano l’azienda ma dopo aver ben guardato se non vi siano candidati interni disponibili per competenze ed esperienza maturata; molte delle nuove “professioni” che si sono create con l’avvento delle nuove tecnologie, penso a tutto ciò che ruota intor-no al “web”, hanno finito per rappresentare un’offerta di “servizio esterno” più che funzioni inserite nelle struttu-re aziendali e quindi oggetto di ricerche da parte di head hunters. Un caso interessante è invece quello dei “Respon-sabili della comunicazione interna”, figura affermatasi di recente nelle medie e grandi aziende, che si stanno un po’ inventando il loro lavoro. In questo caso le tecnologie met-tono a disposizione canali di comunicazione rapidissimi, di fatto senza limiti alla quantità di informazione distri-buibile, potenzialmente interattivi. Questi sistemi vanno a sostituire quello che in passato era un importante ruolo delegato ai capi a i vari livelli, con i vantaggi di cui dice-vo sopra, rapidità, quantità, uniformità, ma anche con l’effetto di togliere loro la funzione di “portavoce” della società nei confronti dei propri collaboratori. Direi che sul bilanciamento di questi equilibri si gioca l’efficacia del “Responsabile della comunicazione interna”.

Una volta che un candidato risponda per conoscenze ed esperienze, preparazione etc cos’è che fa la differen-za, che fa vincere il posto ad un candidato piuttosto che ad un altro?

Direi prima di tutto, che dipende dal tipo di azienda in cui si deve inserire la persona e distinguerei tra aziende imprenditoriali private con un “decision making” di solito verticistico, ad aziende multinazionali, più inclini alla ma-nagerialità e ad un decision making condiviso, ad aziende pubbliche dove sono presenti altri meccanismi operativi. Se restiamo nell campo delle aziende multinazionali, senz’altro le sue “caratteristiche personali”, in particolare le sue capacità di leadership da un lato e di saper lavorare “in gruppo” da un altro. Tra le “ capacità di leadership” direi, con una frase che può apparire banale, il “sapere dove andare”. In mercati in continuo cambiamento è vi-tale guardare avanti, interpretare, dai segnali disponibili, come sarà il futuro e preparare l’organizzazione a farvi fronte. Occorre poi saper comunicare questa “visione” e saper “mobilitare le risorse” verso gli obiettivi. Questi tre macro aspetti (visione, comunicazione e mobilitazione) sottintendono capacità manageriali di diverso tipo che si affinano con l’esperienza, che è fatta di tempo ma anche di “contesti giusti”in cui maturarle (non tutte le aziende sono uguali). Alla leadership si aggiunge però anche la capaci-tà di lavorare con gli altri in modo efficace, considerando gli obiettivi aziendali come qualcosa da costruire insieme come somma degli obiettivi delle singole funzioni.

Quanto contano le esperienze pregresse, voglio dire ...le aziende oggi cercano maggiormente i giovani per la fa-cilità loro riservata di inserirsi contrattualmente o ha ancora il suo peso l’esperienza?

Dipende molto dalle posizioni. In un mondo che cambia, talvolta l’esperienza pregressa può essere di ostacolo più che di aiuto. L’evoluzione delle tecnologie favorisce certa-mente i giovani, che sono nati e cresciuti con esse, rispetto a generazioni che fanno fatica a ragionare con riferimento ad un mondo digitale e interattivo. E’ un po’ la situazione dei politici tradizionali che devono confrontarsi con un M5S che semplicemente attraverso il web sembra aver messo insieme in poco tempo una percentuale significativa di elettori…Tuttavia esistono ancora posizioni per le quali l’esperienza è imprescindibile: per tornare agli esempi del mondo farmaceutico, un informatore specialista deve aver accumulato nel tempo competenze e relazioni, chi si oc-cupa di tecnology transfer deve averlo fatto varie volte in precedenza e aver imparato a risolvere i problemi connessi, un responsabile dell’amministrazione deve dimostrate di aver redatto bilanci, di conoscere gli aspetti fiscali, aver magari gestito ispezioni della “guardia di finanza”; chi è responsabile delle Risorse Umane deve aver gestito

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riorganizzazioni, negoziazioni, le funzioni di formazione e sviluppo, quelle di compensation ecc.

Si parla spesso di internazionalizzazione e necessaria predisposizione alla dinamicità e flessibilità, quanto conta la conoscenza delle lingue straniere e magari le esperienze all’estero.

Direi che la conoscenza della lingua inglese è ormai un “must”, fatta forse eccezione per alcuni (non tutti) i mon-di del settore pubblico. La ovvia ragione sta nella globa-lizzazione dei mercati. Anche in una fase di crisi profonda dei mercati “maturi” come quelli europei, sopravvivono ( e anche bene) quelli che hanno un mercato internazionale e che compensano i down turn di un’area con le crescite di un’altra. Per internazionalizzarsi occorre quella dinamicità e flessibilità di cui mi chiedeva. Flessibilità che credo sia prima di tutto “mentale”: occorre prendere atto che le cul-ture non sono tutte uguali, occorre saperle capire e adat-tare ad esse il proprio ragionamento. Questo fatto segna il passaggio da “esportatore” di prodotto e cultura locale a

“player internazionale” e poi “globale”. L’altro aspetto della dinamicità e flessibilità è legata allo spostamento fisico: l’accettare di andare a vivere lontano dal luogo di origine in funzione del lavoro e della cresci-ta professionale. Su questo gli italiani (ma sono in buona compagnia) sono abbastanza restii e se accettano di spo-starsi lo fanno su base di pendolarismo ma evitando di spostare la famiglia. E questo, alla lunga, si rivela difficil-mente sostenibile.

Da ipotetico ma probabile piazzatore/collocatore di uomini e donne nel mercato del lavoro, quali crede sia-no le armi migliori che un giovane deve esibire in sede di colloquio...... e cosa deve necessariamente essere pre-sente nel suo C.V.

Tendenzialmente il nostro lavoro è concentrato su posizio-ni organizzative di livello elevato, dirigenti, direttori o Am-ministratori Delegati per intenderci, in ambito di aziende multinazionali. Tuttavia, se dovessi dare un suggerimento ai giovani, in relazione al mondo che conosciamo meglio, direi loro che occorre dimostrino di aver “guidato” la loro crescita, stabilendosi un percorso e realizzandolo, facendo bene in quello in cui ci si è “cimentati”: bene negli studi, tempi e votazioni; bene nello sport, o nelle attività sociali, o nella musica se ha dedicato una parte importante del suo tempo a questa attività. Buona conoscenza della lingua inglese. Iniziative per fare esperienze di lavoro durante gli studi attraverso gli stages.Capacità di risolvere problemi, di collaborare con altri, di avere iniziativa, di comprendere quello che sta accaden-do nel mondo, di essere propositivi, flessibili, curiosi, in certi casi innovativi e predisposti ad accettare e gestire il cambiamento, sono tutti aspetti che aiutano a dare di sé una buona impressione. “Last but non least”, essere “edu-cato”….In fase di colloquio è importante la capacità di co-municare, di “raccontarsi” in modo sintetico, rispondendo in modo onesto e trasparente (anche ammettendo alcune “incompetenze”: quello che conta è la capacità di impara-re). Una cosa poi che molti giovani dimenticano è di mo-strarsi interessato all’azienda e al possibile lavoro offerto. Troppo spesso si comportano come all’esame all’università per cui “vado bene se rispondo bene”. In sede di collo-quio si possono (e si devono ) fare domande sul contenuto di lavoro e sull’azienda e per queste occorre prepararsi in anticipo (studiare il sito è la prima cosa da fare) e… la domanda sullo stipendio è l’ultima da fare!

Intervista

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Comprendere per vincereCosì come le aziende per vendere devono capire le esigenze del pub-blico, allo stesso modo i giovani per emergere devono capire chi sono e perseguire l’obiettivo.

Di Ignazio Raimondo

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Una lunga esperienza nel mondo delle ricerche di mercato poi il salto e la formazione continua nello specifico settore delle community sul web. Ciò nel costante tentativo di comprendere le esigenze dei consumatori ed anticiparne le tendenze; è il lavoro di Federico Capeci della 2 punto zero research. Ospite relatore ad una conviviale del Rotary Roma Est è l’interlocutore ideale per approfondire il mon-do di internet, le sue professioni, i suoi segreti.

Internet, il suo mondo soprattutto le sue communi-ty non hanno segreti per Lei, può provare a spiegare (anche a chi sa poco del web) qual’è il suo mestiere e svelare il perché le community sul web rappresentino un’occasione per chi vuole conoscere e trarre beneficio da tale conoscenza?

Potrei definirmi un market researcher di nuova generazio-ne. Più nel concreto, mi occupo di ricerche di mercato per il marketing e la comunicazione di impresa, utilizzando nuove tecniche e soprattutto gli strumenti digitali. Quin-di, in sostanza, se un’azienda - o anche una persona – mi contatta è per comprendere come poter usare il web per capire il proprio consumatore, per comunicargli messag-gi rilevanti, o per dialogare con esso, farlo partecipare ai processi aziendali e, ovviamente, sviluppare il business. È un nuovo modo di pensare al marketing e un nuovo pa-radigma di agire, che crea nuove professioni come la mia. Nei social network, nei blog, nei forum, nelle community, infatti, i consumatori non solo sono presenti, lì pronti ad essere “colpiti” (come si diceva un tempo … e ahimè anco-ra oggi, spesso), ma sempre più spesso sono disponibili ad una nuova relazione con ibrand, che parte dal voler con-tribuire in prima persona al dialogo, fino a creare anche prodotti insieme all’aziende. Questo, come potete

Intervista

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capire, cambia di molto le regole del gioco e i parametri di relazione tra azienda e consumatore. Come si diventa esperti e professionisti di brand com-munity...?

Studiando molto, riferendosi ai contesti internazionali più evoluti, e con tanta pratica, poiché le cose cambiano in fretta e molto è ancora da scrivere: modelli interpretativi e frames con cui muoversi non sono ancora tutti totalmente condivisi e “cristallizzati”. Per questo occorre provare e far tesoro delle esperienze, cercando di teorizzare ed astrarre i concetti di base per definire le regole di agire. Come e quanto è cambiato il mercato dei consumato-ri e quindi del marketing/advertising negli ultimi 20 anni?

A dire il vero, secondo me, i consumatori e i mercati non sono cambiati più di tanto. Hanno le loro necessità, i biso-gni da scoprire, le opportunità da scovare come tanti anni fa… si è vero, hanno più devices in mano, sono più infor-mati, più istruiti, etc ma non mi dite che fare marketing nel Novecento era molto più semplice. E’ vero, comun-que, che le modalità con cui ci si deve relazionare con loro sono cambiate: le attività di marketing sono diventate più frenetiche, veloci, complesse per la moltitudine di canali e strumenti che oggi abbiamo in mano.Forse, quindi, è diventato più difficile sapersi destreggiare tra le diverse possibilità di contatto e mktg offerte dal di-gitale. E’ diventato più difficile conoscere di volta in volta uno strumento nuovo, diverso, evolutivo rispetto a pochis-simo tempo prima. Questo si. Per questo occorre studiare, approfondire, a volte sbagliare… ma capire, innanzitutto, ruoli e plus degli strumenti.

Perchè ha deciso di entrare in questo settore, c’è anche un motivo “passionale”?

Non saprei dirlo, sinceramente. Lavoravo per una grande azienda multinazionale e ad un certo punto il mio capo diede le dimissioni, pensando a me come sostituto. Pur-troppo i vertici invece ritennero che fossi troppo giovane per quel ruolo. Allora decisi di lasciare l’azienda e di cer-care altre strade, forse più idonee a me e alla mia voglia di fare, al di là dell’età anagrafica di quel momento… qui incontrai il web e iniziai la mia carriera in questo ambito, di certo molto poco formale e molto più aperto all’inno-vazione di altri. Una volta dentro, e superate le prime dif-

ficoltà di dover inventare tutto da zero e di dover capire il glossario tecnico che mi mancava, ho trovato le soddisfa-zioni che cercavo, appassionandomi sì ogni giorno di più. La passione, per me, è sinonimo di creatività, innovazione, scoperta… a volte anche un po’ di rischio. L’ascesa del pubblico fruitore della rete è data per inar-restabile ? ..., un pubblico giovane ed in quanto tale dinamico e quindi interessante per chi?........è ricco?... Ovviamente si, anche se in Italia ci scontriamo con proble-mi molto gravi di diffusione strutturale della banda larga. Ancora metà della popolazione italiana non è connessa ad Internet: tra questi ci sono le generazioni più senior, è vero, ma anche le persone che non sono raggiunte dal segnale. Questo è per me non accettabile e anche, ammetto, poco comprensibile. Anche il profilo sta cambiando molto ed è vero che tutti i giovani sono oramai online, ma la fascia di età più rappresentata nel web è quella che ha tra i 35 e i 45 anni. Sono tante oggi le persone che si trovano in rete, non più solo giovani, anche se sono loro a tirare le innovazioni,

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Intervista

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spesso. Hanno un profilo più alto dell’altra metà della po-polazione off-line, sono molto interessanti per le aziende, anche se spesso difficili da soddisfare e poco fedeli. Cosa è cambiato nel suo lavoro rispetto a dieci anni fa....

Tutto. Se prima dovevamo chiamare e chiedere alle per-sone di partecipare alle interviste, oggi molte delle infor-mazioni utili per capire i consumatori e le opportunità di comunicazione le troviamo in rete, disponibili nei forum, blog, social network. Le persone parlano di sé online, rac-contando chi sono, cosa amano, cosa odiano, perché scel-gono un prodotto o di cosa sono insoddisfatti. Non dico che sia facile capire tutto questo, poiché un conto è leggere un post e riportarlo alle aziende, un altro conto è capirne le motivazioni e darne una lettura approfondita e mirata. Però questo è il vero grande cambiamento nel nostro la-voro: la ricerca si fa bottom-up. Ma c’è di più: non solo osservazione, ma anche coinvolgimento: oggi si possono coinvolgere i consumatori e dare loro un ruolo attivo nei

processi di costruzione di marca e comunicazione. Non sono più tutti solo soggetti passivi delle nostre comuni-cazioni e dei nostri prodotti, ma possono intervenire atti-vamente e aiutarci a creare cose insieme. Questa è la vera rivoluzione del mio lavoro: avere a disposizione la voglia del consumatore di scrivere insieme i propri prodotti e co-municazioni, in modo che siano davvero attinenti ai suoi bisogni e desideri.

Quale consiglio darebbe ad un giovane perchè possa al più presto trovare un’occupazione?

La cosa più importante che un giovane deve, a mio avvi-so, avere per fare qualsiasi cosa è la consapevolezza. Sapere chi si è, quali i propri valori e quali i punti di debolezza, in modo serio e sereno, è cruciale per poter progettare il proprio futuro. E una volta capito se stesso, il consiglio migliore che posso dare è: provaci! Anzi, non solo provaci, perché si può sbagliare e si può non raccogliere subito: provaci, riprovaci, credici. La strada per il successo oggi passa dall’imprenditorialità, nello spirito, nella voglia di fare e di mettersi in gioco, anche se si è dipendenti a tempo indeterminato, anche se il proprio capo è più anziano di due generazioni e farà fatica a capire.

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Intervista

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Adottiamo un liceoIl progetto del Rotary Club Viterbo Ciminia prevede una strettissima collaborazione con il liceo di Ronciglione, un esempio notevole di so-stegno sul territorio dei giovani.

Il sostegno alle nuove generazioni che il Rotary Club può mettere in pratica può assumere naturalmente molteplici sfaccettature. Ciò dipende dalla sensibilità ed azione dei singoli soci del club, dall’attivismo e capacità del grup-po dirigente del Club. Il progetto “Adottiamo un liceo” promosso dal Rotary Club Viterbo Ciminia, presieduto quest’anno da Giacomo Borgna è altamente paradigmati-co di come sia bello fare Rotary. Più che a lungo termine, potremmo considerarlo come un Progetto che “guarda in avanti”. E’ nato quasi per caso, dopo l’incontro con gli Studenti del Liceo “Meucci” a Ronciglione. Il progetto che inizialmente ha avuto le mosse dall’organizzazione di un ryla è diventato un’attività rotariana con vasta risonanza

nella Tuscia. Certo, lo stesso termine “adottare” è abba-stanza impegnativo: per il Club, si traduce, semplicemen-te, nel diffondere i principi del Rotary in zona (quale mi-glior veicolo dei Giovani e delle rispettive Famiglie?), nel tracciare e sviluppare la quinta via d’azione della nostra Associazione, quella, appunto, delle Nuove Generazioni. Un progetto importante in cui credere fermamente, per il futuro del Territorio, del Paese, del Mondo. Altrettanto è necessario sostenere la positività di una collaborazione con la Scuola per l’aspetto dei crediti formativi; il domani, per i ragazzi d’oggi, già bussa alla porta e, presto, sarà sulla scena: che non si perda non l’occasione per aiutarli a pre-pararsi nel giusto modo!

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Progetto Rotary

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Il progetto “Adottiamo una scuola” si articola su più punti. Innanzitutto nell’organizzazione di un RYLA, acronimo che mette in piazza tutto il suo program-ma, dalla R di Rotary, all’Y di Youth (a testimonianza dell’interesse nei giovani), alla L di Leadership (idee e linee guida per essere protagonisti domani), all’A di Awards (riconoscimento delle doti latenti o già manifestate). È un pilastro del Progetto stesso, da ri-petersi annualmente per dar modo alle idee lanciate di causare riflessioni costruttive. Poi nel determinare

la nascita di un INTERACT (in pratica scolastico), necessario per dar seguito, negli anni, all’azione intra-presa (partendo dai giovanissimi). Da ultimo il pro-getto passa per il coinvolgimento dei giovani su “LE-GALITA’ e CULTURA dell’ETICA” (noto Progetto Distrettuale, con valenza sociale forte perché incide sul radicamento dell’educazione civica). L’INTERACT transiterà attraverso l’intesa con i genitori dei ragazzi e con la rappresentanza della stessa Scuola: esi-stono i contatti, il tema è stato già proposto e si nutre fi-

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Progetto Rotary

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ducia per una prossima apertura del Club (come accadde lo scorso anno, dopo il RYLA, quando il Club Rotaract diventò una realtà).Il collegamento al Progetto Distrettuale “LEGALITA’ e CULTURA dell’ETICA” avverrà con la partecipazione attiva degli stessi studenti: saranno chiamati a produrre un manifesto, un cortometraggio, una foto ma, anche a frequentare un forum/una conferenza, a svolgere un com-ponimento specifico.Nulla sarà lasciato al caso, anche perché – nel frattempo – sono stati fatti i passi per un “Global Grant” (assieme a un Club della Turchia) per la dotazione di tavolette informa-tiche (tablet) agli studenti stessi ma, soprattutto, si è deciso di sostenere economicamente un “Giornalino del Liceo”

(tiratura di tremila copie) per la diffusione di notizie ine-renti la vita scolastica e le attività del Rotary. La vicinanza del Rotary Club Viterbo Ciminia ed i giovani ed in particolare il Liceo di Ronciglione è testimoniata an-che dalla donazione avvenuta ultimamente e col concorso di due privati, di 25 PC. Il più il Club ha favorito l'acqui-sto di magliette col logo del liceo e del RI che vengono date agli studenti e indossate in manifestazioni ufficiali (premi, sport ecc). Una collaborazione dunque costante segno evidente di quanto il Rotary molto praticamente e sul territorio riesca a fare per i giovani.

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Suggestioni cinematografiche

“Il film è lo strumento per creare mondi, suscitare emozioni, comuni-care qualcosa di vero e di toccante”. L’opinione di Fabrizio Bentivoglio in una rara intervista.

E’ uno degli attori più importanti del panorama nazionale. I suoi ruoli da quelli più scansonati a quelli più dramma-tici sono contraddistinti da grande intensità ed allo stesso tempo da una straordinaria misura. Doti rare di immede-simazione e sensibilità hanno contraddistinto la carriera di Fabrizio Bentivoglio che in nome della vicinanza ad una delle mission del Rotary, sconfiggere la polio, ha rilasciato a Paul una rara intervista.Partiamo dalle due interpretazioni più forti, più toccanti, più difficili....“Direi che sopratutto, ma non perché io abbia preferenze tra i diversi ruoli che ho potuto interpretare, ci sono i ruoli di Giorgio Ambrosoli e di Piero Nava, due uomini veri del nostro passato e presente che hanno saputo portare fino in fondo le vere prerogative del dovere dell’essere umano. Hanno pagato sulla propria pelle e quella dei loro familiari le scelte che hanno compiuto. Su entrambi ho potuto la-vorare grazie all’aiuto, nel primo caso, della famiglia, e nel secondo caso, dello stesso Piero e forse anche per questo sono risultate interpretazioni convincenti”.Attore, regista, sceneggiatore ed anche musicista, di cosa non riesce a fare a meno e perché ha deciso di dedicarsi a queste modalità espressive?“In comune hanno la possibilità di suggestionare, di cre-are in qualche modo dei mondi diversi da quello reale nel quale siamo immersi ogni giorno. Possono giovarsi della fantasia, della poesia, della tensione volta a raccontare qualcosa di vero, di riconoscibile e di emozionante. Devo dire che non sempre ci si riesce; il tentativo è spesso quello di trasformare parole in storie, ecco è questa la scommes-sa. Una scommessa che non offre garanzie ma che implica una tensione nervosa, fisica direi che rende questo lavoro spossante e meraviglioso”.

Di Ignazio Raimondo

Intervista

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So che sta girando un film con Antonio Albanese di cui però non può anticipare nulla; quale progetto Le piace-rebbe realizzare prossimamente?

“Credo che il giusto passaggio, per così dire l’evoluzione del mio lavoro e della mia passione possa essere un film musicale in tutto e per tutto. Da sempre credo che la mu-sica abbia un’importanza fondamentale all’interno di un racconto, ed io non posso prescindere dalle note, è la pri-ma suggestione che mi arriva, le note anticipano le im-magini, io scrivo, creo solo grazie alla musica, è il primo elemento. Mi sento molto vicino in questo senso a Gabrie-le Salvatores che attribuisce una fondamentale importanza alle colonne sonore dei suoi film”.

E’ reduce dallo straordinario successo televisivo della fiction “Benvenuti a Tavola”... come è stato lavorare per la televisione e quale differenza sostanziale rispetto al cinema ed al teatro?

C’è un abbisso tra i due tipi di pubblico. Quello che ti viene a vedere a teatro o al cinema è dinamico, deve com-piere un atto, un movimento, è spinto dalla curiosità, dalla passione per un genere, per una storia, per dei personaggi; deve cioè venire a cercarTi. Quello della TV invece sta lì che ti aspetta seduto sul divano o in poltrona. Molto spes-so nella mia vita e per lo più prima di questa fiction mi è capitato di ascoltare amici o conoscenti che mi chiede-

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Intervista

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vano “ma quando Ti vediamo in Tv?”. E devo dire che la popolarità che garantisce il piccolo schermo è nettamente maggiore anche se devo dire strana.... quando mi fermano infatti mi chiedono come abbia imparato a cucinare così bene...ed Io nella vita reale in cucina sono una frana..”.

Come si è trovato nel ruolo del ristoratore milanese in-sidiato nella propria supremazia culinaria dal “terrone Tirabassi”?

“E’ stato divertente, per la prima volta ho affrontato uno di quei ruoli che vengono tanto bene a Diego Abatantuo-no. Non mi ero mai confrontato con il ruolo dello spaval-do, di un moschettiere qual’è Conforti. Aldilà di quella con la cucina, per me la sfida vera è stata quella di essere divertente pur rappresentando uno stereotipo non proprio simpatico. A me chiedono spesso di rendere leggera la pesantezza, mentre in “Benvenuti a tavola” dovevo essere leggero e basta, il che è una cosa difficile, niente affatto scontata. Il mio obiettivo, nei quattro mesi delle riprese, è stato quello di divertirmi nonostante la fatica, e ci siamo riusciti: d'altronde, se non si diverte chi recita, è impossi-bile che lo faccia chi guarda”.

E’ considerato uno dei migliori attori italiani; a quale dei mostri sacri del nostro cinema si è ispirato?

“Sicuramente rappresentano per me dei maestri Vittorio De sica, Marcello Mastroianni, Romolo Valli, Gian Maria Volontè e Bruno Gant. Con qualcuno di loro ho avuto anche la fortuna di lavorare ed è lì che impari, che cresci se sai rubare con gli occhi, assistere diventa un’occasione irripetibile fortemente ispirante per poi fare bene il pro-prio lavoro”.

Cosa manca oggi al cinema italiano, come mai non è più all’altezza che solo fino a qualche anno fa gli veniva riconosciuta?

“Credo sia necessario che ciascuno di noi e non solo nel nostro ambiente riacquisti fiducia, ottimismo. Questo che è un messaggio che ci è stato dato dal Presidente Na-politano è anche l’analisi del perché le nostre storie cine-matografiche non funzionano più. Credo infatti che sia impossibile trasfigurare la realtà se ti ci approcci in modo insicuro, quasi pessimista, hai perso in partenza la possi-bilità di meravigliare e impressionare positivamente ed il cinema è anche questo”.

“E’ anche un problema di linguaggio?”

“La lingua italiana è splendida, ce ne dobbiamo riappro-priare in tutta la sua completezza, complessità ma anche qui come in tutto il resto ci vuole grande preparazione ed ottimismo per non correre il rischio di scivolare nel banale e nel triste.”

“Nell’ultimo periodo ci è mancato, si è dedicato alla famiglia?”

“In effetti è come se l’ambito lavorativo si fosse natural-mente adattato alla famiglia. Voglio dire che ho potuto stare molto con i miei due figli una femmina di 5 anni ed un maschietto di tre ed ora c’è il terzo in arrivo! Credo sia fondamentale non far mancare l’affetto e la presenza dei genitori ai figli soprattutto quando sono così piccoli e poi è sublime sentirsi crescere nel ruolo più bello che c’è!”

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Intervista

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Una vita per la musicaUn magnifico concerto del maestro Salvatore ACCARDO organizza-to dal Rotary Club Appia Antica ha offerto a “ Paul” l’occasione per un’intervista particolare.

Di Domenico Apolloni

Ho incontrato Salvatore Accardo all’Hotel Ambasciatori di Roma, la mattina presto, nel giorno del Concerto “Luce per il Tempo”, organizzato dal Rotary Club “Roma Appia Antica” (assieme ai propri Rotaract e Interact) con il FAI, per restaurare la Meridiana del Bianchini, nella Basilica “Santa Maria degli Angeli” (tanto cara agli Italiani). Il sole splendente d’inizio marzo disponeva già l’animo alla cor-tesia ma è stato il fare simpatico del Maestro a decidere quale sarebbe stato il tema della nostra conversazione. Un modo di proporsi che appartiene a chi ha iniziato giova-

nissimo a darsi da fare (a quattro anni iniziò col violino, a quindici prese il diploma superiore, a diciassette vinse a Genova il Premio Paganini (sotto la “lanterna” se ne ricor-deranno nel 2008, dopo cinquant’anni, con la nomina a cittadino onorario), a chi ha negli occhi i colori del Gol-fo di Napoli, a chi ha la ventura d’essere sempre giovane nell’animo.Accardo, è una gloria del nostro Paese: ha suonato ovun-que, esibendo un repertorio incredibilmente vasto, con i suoi violini dal valore inestimabile (possiede anche un

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PAULIntervista

“Guarneri del Gesù”, appartenuto allo stesso Paganini); è, giustamente, stimato il più grande violinista della sua ge-nerazione e dirige l’Orchestra da Camera Italiana (O. C. I.) da lui stesso fondata una quindicina d’anni fa’.Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica, Salvatore Accardo ha messo un accento pre-zioso, con il Concerto in Santa Maria degli Angeli, sopra una delle Basiliche romane più conosciute (progettata da un ottantenne Michelangelo e ripresa dal Vanvitelli) e su una Meridiana dal valore unico, artistico e scientifico.Alle mie domande, rivolte semplicemente al coetaneo, ol-tre che all’Artista, così ha risposto:

Maestro, lei ha iniziato giovanissimo, i giovani d’oggi sono interessati alla Musica Classica? Per interessarsi occorre conoscere; i giovani, specie i bam-bini, assorbono come spugne, hanno spazio per fare delle scelte ma soltanto dopo una conoscenza vasta della Musi-ca, in tutte le sue manifestazioni (non limitata a certi indi-rizzi); questa possibilità di conoscere ad ampio raggio, an-drebbe incoraggiata. Oggi c’è un problema di base: manca

l’educazione musicale. Poi, la difficile situazione attuale presenta ostacoli all’interesse da parte dei giovani per la Musica Classica; i tagli finanziari si fanno sentire, specie quando colpiscono le piccole Istituzioni, quelle che – in definitiva – rappresentano la palestra per i giovani stessi (si comincia da quelle…non dalla Scala o dal Teatro dell’O-pera). Sono ottimista per il futuro…ma non tanto!

Preferisce suonare il violino o dirigere l’orchestra?Non vedo distinzioni: far musica impegna, si suona ascol-tando…si ascolta suonando. Nel violino c’è la tua prova con te stesso, nell’orchestra c’è la metafora della vita: ti ac-corgi quando finisce la tua libertà, perché inizia quella de-gli altri. Entrambe le cose appagano, forse in egual misura.

Quanto conta, per l’Artista, l’emozione suscitata nel pubblico?Conta enormemente…direi che questa emozione sia fon-damentale: tutto si fa’ insieme e la presenza attiva del pub-blico rende possibile e viva la recita, l’esibizione, la prova con se stessi. Il pubblico fa’ parte di qualunque Concerto,

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Di Ignazio Raimondo

anzi…è il suo elemento essenziale. Succede anche per gli Attori; la differenza tra il Cinema e il Teatro è questa: quando c’è il pubblico, tutto diventa diverso. Cambia la stessa performance dell’Artista: davanti al pubblico nume-roso, si esalta ogni cosa.

Quanto vale lo stimolo di un Artista per un restauro importante (la Meridiana del Bianchini)?Molto…anche per attirare i giovani verso la bellezza, la

completezza dell’Arte. Questa è universale e si sposa bene con se stessa: Arte con Arte…un binomio vincente.

Ci conosce come Rotariani?Vi conosco…eccome! Ho tenuto altri Concerti nel Mondo sotto l’egida rotariana. Conosco la Vostra Associa-zione, i Progetti che porta avanti, la Vostra disponibilità. Sono contento di essere utile al Rotary.

Per finire…quali interessi coltiva al di fuori della Mu-sica?Sono appassionato al Calcio ma anche al Cinema vintage (da buon partenopeo, mi piacciono i film di Totò); poi, leggo molto, specie in viaggio, quando posso stare solo con me stesso. La mia passione sono comunque le mie due figlie (gemelle) di quattro anni: con loro passo i migliori momenti della mia vita!

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