PAUL MAGAZINE Flavia Coppini

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ANNO V - N° 1 - OTTOBRE - GENNAIO 2013 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (COM. IN L. 27/02/2004) ART.1 COMMA 1, LATINA/AUT. N°118/2008 PERIODICO DISTRETTO 2080 R.I. Rotary Magazine PAUL > I L ROTARY PER I GIOVANI UN IMPEGNO SEMPRE ATTUALE > L’ IMPORTANZA DEI CLUB NELL IMPEGNO PER I GIOVANI > I NIZIATIVE DEI CLUB A DOTTIAMO UN L ICEO

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Anno V - n° 1 - ottobre - GennAio 2013Poste itAliAne sPA - sPedizione inAbbonAmento PostAle - d.l. 353/2003 (com. in l. 27/02/2004) Art.1 commA 1, lAtinA/Aut. n°118/2008

Periodico distretto 2080 r.i.

Rotary Magazine

PAUL

> Il RotaRy peR I gIovanI Un Impegno sempRe attUale

> l’ImpoRtanza deI ClUb nell’Impegno peR I gIovanI

> InIzIatIve deI ClUb adottIamo Un lICeo

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Periodico del Distretto 2080 R.I.Registrato al Tribunale di Latina il 7/8/08 al n°903 del Registro della Stampa.Anno 5, numero 1 Ottobre-Gennaio 2013

PROPRIETÀRaimondo Editori.

REDAZIONEPiazza Cola di Rienzo, 69 Romae-mail: [email protected]

EDIZIONE, IMPAGINAZIONE E DISTRIBUZIONERaimondo EditoriVia Tiziano 15 - LatinaT. 0773.558803 - mob.335.7050100

DIREZIONEIgnazio [email protected]

ART DIRECTORClaudio Raimondo

COMITATO DI REDAZIONEDomenico Apolloni, Giorgia Cingolani, Romano Dalla Chiesa, Stefania Del Gaizo, Massimo della Pena, Carlo Noto La Diega. Hanno collaborato: Salvatore Trapani,Eugenio Sassaresi.

FOTOGRAFIEClaudio Raimondo, fornite dagli uffici stampa, dalle persone intervistate.

Foto di copertina:i giovani, formazione e lavoro

PUBBLICITÀ E MARKETINGRaimondo Editori. 335.7050100

STAMPAMorconia Printing spa

PROGETTO GRAFICO DI BASEMaurizio Guerra

Questo numero di Paul, Rotary Magazine è stato chiuso il 15/02/2013. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori e committenti.

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SOMMARIO6

EDITORIALI GOVERNATORE Silvio Piccioni

DIRETTORE RESPONSABILE Ignazio Raimondo

IL ROTARY PER I GIOVANI Un impegno sempre più attuale

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IL GOVERNATORE DEL DISTRETTO ROTARY 2080 SILVIO PICCIONI

il Club al centro

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INTERVISTA ALL’ARCH. LORENZO SARTORELLI Visione, motivazione ed educazione

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INTERVISTA A FEDERICO CAPECI, esperto in comunicazione Comprendere per vincere

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INTERVISTA AL DIRETTORE - PRESIDE DEL QUASAR I giovani e la formazione nelle nuove professioni

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INIZIATIVE DEI CLUBS Rotary Club Viterbo Ciminia

Adottiamo un liceo

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EDITORIALI

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I giovani di oggi che si applicano con qualità nella formazione scolastica prima, superiore e professionale poi, dovrebbero in teoria diven-ire la classe dirigente di domani. Saranno cioè quelle persone, che potendosi definire leader in quanto altamente rappresentative di categorie professionali, imprenditoriali e del mondo del lavoro in generale, potranno andare a ricoprire le categorie rotariane. In poche parole dal mo-mento che la nostra associazione sceglie i propri soci tra uomini e donne che siano leader nelle diverse posizioni sociali è fondamentale che il Rotary guardi ai giovani ed alla loro formazione professionale con grande interesse. L’interesse non sta solo nel pensare ai giovani di oggi come a potenziali rotariani di domani ma soprattutto nell’essere convinti che dare un contributo positivo affinché la nostra società migliori non prescinda dall’impegno in favore della cultura, dei giovani e della loro formazi-one. E non a caso le linee guida del Rotary In-ternational puntano molto su tali argomenti. A questi temi abbiamo dedicato questo numero di Paul che con un taglio editoriale e conte-nutistico molto particolare e diverso da “Voce del Rotary” cercherà di far perdonare la lunga assenza. Buona lettura!

Silvio PiccioniGovernanore del Distretto 2080

Editoriale 1

Una scelta per il futuro

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Ignazio RaimondoDirettore responsabile

Editoriale 2

Il futuro al centro

E’ un “Paul” diverso quello che state per leg-

gere. Poggia le sue fondamenta su un’idea di cui nei Club si parla spesso. L’idea è che sia sempre più urgente, importante e fondamentale appli-care ed applicarsi affinché nella nostra società si creino le condizioni migliori possibili in-nanzitutto perché i giovani possano formarsi al meglio e poi affinché possano inserirsi nel mondo del lavoro in modo proficuo tanto da potersi fare strada e divenire successivamente dei leader. A chi non conosce a fondo il Ro-tary potrebbe sembrare un’idea strana. Eppure le linee guida, i principi ed i progetti del Rotary International con al centro i giovani stanno lì a dimostrare che questa non è solo un’idea ma un’azione portata avanti quotidianamente. Ed allora questo Paul presenta diversi punti di vista sull’argomento nuove generazioni (che certo non possono essere esaustivi), la formazione ed il lavoro. C’è innanzitutto un pezzo di contes-tualizzazione con dati, statistiche ed i progetti rotariani. Poi la voce autorevole del nostro Gov-ernatore. Ci sono poi tre interviste rispettiva-mente ad un cacciatore di teste, ad un esperto dei new media, ad un formatore. A chiudere, il progetto di un Club Rotary altamente paradig-matico dell’impegno della nostra associazione nei confronti delle nuove generazioni. PS a proposito di nuove generazioni... il Diret-tore si scusa con i lettori per il ritardo di Paul dovuto tra le altre cose all’arrivo ed alla diffi-coltà di gestione di due figli... gemelli...

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In una società che investe sempre meno sulla formazione, sulla cultura e sui giovani in genere e che per ciò appare sempre più in declino il Rotary si distingue per i progetti in favore delle nuove generazione.

Di Ignazio Raimondo

IL ROTARY PER I GIOVANI: un impegno sempre più attuale.

Quello che ci deve assillare è come rilanciare lo sviluppo del nostro Paese: sviluppo produttivo, sviluppo dell’occupazione, e soprattutto, prospet-tiva di valorizzazione delle personalità e dei talenti dei giovani, delle gio-vani generazioni. Questo deve essere il nostro assillo. E dobbiamo sapere che la cultura può rappresentare un volano fondamentale per avviare una nuova prospettiva di sviluppo non solo in Italia ma anche, più in generale, in Europa.

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IL ROTARY PER I GIOVANI: un impegno sempre più attuale.

Le parole del Capo dello Stato Giorgio Na-politano ben introducono al tema caro ai rotari-ani: i giovani, la loro formazione professionale, l’opportunità di metterli nelle condizioni migliori per emergere e per divenire il leader del futuro. Un tema cui il Rotary International dedica da sempre risorse, programmi ed energie. Un con-testo nel quale i club operano sul territorio con sensibilità e praticità. Si tratta del tema cui questo numero di Paul è dedicato. Oggi l’emergenza legata alle giovani generazioni è sotto gli occhi di tutti, bastano pochi dati a ricordarne il fenomeno. A novembre scorso il tasso di disoccupazione gio-vanile è balzato al 37,1%, il top dal 1992. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni, che misura l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è quindi in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto ad ottobre 2012 e di 5 punti percentuali nel confronto tendenziale (vale a dire rispetto a novembre 2011).

L’Istat che ha reso noti tali dati ha evidenziato come tra i 15-24enni le persone in cerca di la-voro siano 641mila e rappresentino il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. Il dato sull’occupazione giovanile in qualche modo è legato al fatto che l’Italia, a differenza di quanto avvenuto ad esempio in Germania, in questi anni non ha più investito nella formazione profession-ale e nell’educazione in generale. Non a caso i settori più colpiti dalla riduzione di risorse sono stati proprio la cultura e la formazione. Eppure quando si chiede ad esperti di vari contesti cosa debbano fare i giovani per non trovarsi all’interno di quel brutto novero del 37,1% di disoccupati la risposta è sempre la stessa: formazione, formazi-one, formazione. Ed infatti i numeri dimostrano come chi si sia dotato di una preparazione di alto livello più o meno specialistico trovi spesso lavoro e spessissimo anche a tempo indeterminato. Basti pensare che al numero uno tra i profili profes-

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sionali meglio retribuiti (1.625,00 euro medi) ed assunti a tempo indeterminato (95,7%) ci siano i medici (o professioni sanitarie), 10,7% delle as-sunzioni annue nelle imprese. Al secondo e terzo posto ci sono gli ingegneri ed i laureati in scienze economico statistiche. Eppure oggi in Italia tra i 25-34enni abbiamo solo il 20% dei laureati con-tro il 37% dei paesi Ocse. In più i diciannovenni che si iscrivono all’università rappresentano solo il 29% dei coetanei. Nella speciale classifica dei paesi al mondo che presenta la più alta percen-tuale di popolazione tra i 35 ed i 44 anni in pos-sesso di almeno l’istruzione secondaria superiore l’Italia occupa il 29° con un magro 57,1% dietro a paesi come la Polonia, l’Estonia, il Cile o la Gre-cia. Ciò la dice lunga sulla difficoltà di reagire ad un declino che sembra legato a doppio filo con la preparazione della gioventù e l’incapacità di uno stato di mettere in rilievo il patrimonio umano di

cui dispone. Un patrimonio quello dei giovani su cui il Rotary International punta da sempre tanto è vero che l’Azione Nuove Generazioni è la quinta via d’azione del Rotary. Una delle direttrici in cui si sviluppano i programmi dell’associazione fon-data da Paul Harrys nel 1905. Ogni anno grazie a questa azione migliaia di giovani di età compresa tra i 12 ed 30 anni possono vivere un’esperienza incredibile nell’ambito di un programma stu-diato ed organizzato ad hoc per loro. Il Rotaract e l’Interact offrono ai giovani l’opportunità di prestare il loro servizio nell’ambito della comu-nità in cui vivono o all’estero. Con lo scambio giovani esplorano nuove culture, con i Ryla ac-quistano nuove doti che li aiuteranno ad avere successo come futuri leader della comunità. In più il Rotary ha una lunga tradizione di promozi-one della comprensione internazionale attraverso l’istruzione, grazie ai programmi educativi.

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I soci provengono spesso da un’unica scuola e più scuole vicine. Ogni anno il club deve portare a ter-mine almeno due progetti di servizio. L’adesione al club interact come a quello rotarat favorisce lo sviluppo delle capacità di leadership, il valore del service, il senso della responsabilità personale ed il valore del lavoro. Nel mondo ci sono 10.700 club diffusi in 109 Paesi cui aderiscono circa 200.000 ragazzi.

Lo scambio giovani

E’ attivo da oltre 75 anni a dimostrazione di come sin dagli albori il Rotary creda nella formazione in ottica internazionale dei giovani. In tanti anni lo scambio giovani del Rotary ha toccato più di 80 Paesi coinvolgendo decine di migliaia di giovani. Quest’anno sono 8.000 i ragazzi che stanno usu-fruendo di questo meraviglioso programma

Il Rotaract

E’ l’associazione di giovani tra i 18 ed i 30 anni dediti al volontariato e non solo. Ogni club è sponsorizzato dal club Rotary. Nato nel 1968 oggi il Rotaract conta oltre 8.400 club presenti in 170 paesi per un totale di circa 200.000 soci. I soci rotariani del Club padrino sono di pungolo e stimolo per la formazione in ambito rotariano ma anche culturale e professionale per i giovani del Rotaract. Questi ragazzi hanno così la pos-sibilità di iniziare ad entrare in contatto con un mondo adulto fatto di eccellenze rappresentative del mondo lavorativo e professionale. L’Interact

Vi aderiscono i giovani tra i 12 ed 18 anni, ogni club è sponsorizzato da un Rotary che fornisce consulenza e supervisione, è autonomo anche dal punto di vista finanziario.

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che li mette in condizione di imparare una nuova lingua e soprattutto di entrare in contatto con nuove realtà arricchendo così il patrimonio cul-turale, umano e professionale base per divenire un’eccellenza.

Il Ryla

L’acronimo sta per Youth Leadership Award. Il programma fornisce a ragazzi dai 14 ai 18 anni e a giovani tra i 19 ed i 30 anni la possibilità di svilup-pare le qualità di leadership, il senso di responsabil-ità civica e la crescita personale dal momento che costituisce un momento di crescita professionale organizzato dai Rotary Club proprio in funzione delle esigenze dei più giovani. Si tratta di seminari di studio di durata variabile (1-3 giorni) in cui i giovani si trovano in una full immersion formativa nei più svariati settori professionali e/o imprendi-toriali. Il Rotary International suggerisce ai Club di approfondire i seguenti temi: principi della leadership, l’etica della leadership, l’importanza della comunicazione, la risoluzione dei conflitti e la mediazione, il Rotary ed il suo operato.

Le borse di studio

Il programma di borse di studio degli ambasciatori è iniziato nel 1947 e terminerà proprio quest’anno per assumere una nuova veste. Da allora sono state assegnate borse di studio per un totale di 532 mil-ioni di dollari che hanno messo nelle condizioni 41.000 uomini e donne di vivere per un anno all’estero un’esperienza di studio e di vita estrema-mente formativa. Durante la permanenza all’estero i borsisti fungono da Ambasciatori per la pace nel Paese in cui si sono recati, fanno presentazioni che riguardano la propria cultura presso il Rotary club “ospitante”. Al loro rientro i borsisti condividono con i rotariani l’esperienza vissuta che ha permesso loro di conoscere in modo approfondito la cultura del Paese che li ha ospitati.

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I club al centroL’attività del Distretto anche in favore delle nuove generazioni passa per la valorizzazione delle azioni di ogni singolo Club. L’intervista al Governatore Silvio Piccioni.

Di Ignazio Raimondo

Il tema delle nuove generazioni, della formazi-one dei giovani, delle difficoltà che gli stessi in-contrano nell’ingresso nel mondo del lavoro sono al centro di questo numero di Paul. Sono temi che hanno visto molto impegnato il governatore del Distretto Rotary 2080 Silvio Piccioni sia nella sua carriera lavorativa sia in quella rotariana. Un

uomo sempre a stretto contatto con i giovani, conoscitore attento delle problematiche e dei pro-grammi che il Rotary porta avanti per le nuove generazioni. Una voce autorevole che registri-amo per fare il punto della situazione. Ma prima l’intervista diventa l’occasione per un piccolo bi-lancio di metà anno.

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I club al centro

Governatore sei ormai giunto oltre la metà del mandato, sei soddisfatto della situazione in cui versano i club del distretto e dello stato di attuazione del Tuo programma?

“Direi senz’altro di si! Siamo in linea con gli obi-ettivi che mi ero dato, tutti hanno pari dignità ma ciò su cui ho puntato è far accrescere la consape-volezza di quanto il Rotary sia in grado di fare, aumentare la conoscenza delle risorse, dei pro-grammi, delle energie di cui la nostra associazione è ricca. Tale consapevolezza può diventare sempre più uno strumento formidabile per fare meglio perché sono convinto che il Rotary non voglia dire solo mettersi le mani in tasca ma mettere a disposizione del Club, degli altri, della comunità la propria professionalità e/o capacità profession-ali per realizzare progetti importanti.”

Parliamo delle nuove generazioni...

“Attraverso i quattro programmi strutturati per i giovani, prepariamo la “Nuova generazione di rotariani”. La posizione del Distretto 2080 come

numero di club Rotaract ed Interact è di asso-luto rilievo. Siamo leader nello scambio giovani. Per mantenere questa posizione è necessaria una capillare azione nelle scuole utilizzando sia le conoscenze acquisite nel tempo, sia creandone di nuove. Le domande di partecipazione non ven-gono da sole, bisogna fare in modo che arrivino. E’ auspicabile che i club organizzino sempre più Ryla e che il Distretto faccia altrettanto. Certa-mente accogliendo i giovani nei nostri seminari facciamo una cosa bellissima per la loro crescita e per migliorare le loro doti di leadership. I rotari-ani sono considerati leaders nelle loro professioni, nelle loro attività umanitarie ecc.

E questi futuri leaders che formiamo li dob-biamo perdere?

Assolutamente no! I giovani che frequentano i nostri programmi non debbono essere abban-donati, devono essere seguiti perché diventino presto non solo leader nella società ma perché rac-colgano il testimone del Rotary. Per questo segui

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amo molto i programmi Interact e Rotaract. A tal riguardo ricordo come tutti gli anni si celebrino la Settimana Mondiale Interact e la Settimana Mondiale Rotaract, rispettivamente a novembre e marzo, per celebrare le date di fondazione delle due associazioni. In queste occasioni i club Rotary ed i club giovanili da loro patrocinati dovrebbero unirsi in un’attività comune di servizio. Sarebbe veramente bello assistere ad una maggiore con-divisione tra rotariani e rotaractiani di progetti e delle rispettive attività. Dovremmo conoscere meglio i giovani, sapere cosa fanno e, soprattutto, ricordare che “Ogni rotariano deve essere di es-empio ai giovani”.

A proprosito di Interact e Rotaract, c’è qual-che aspetto nei club del distretto che andreb-be migliorato?

“I club del nostro Distretto sono molto attivi e, in genere, vanno bene. Temo che in qualche caso, e mi riferisco ai Rotaract, ci sia una certa tendenza ad imitare un po’ troppo i club Rotary. Ho la sensazione che talvolta venga data molta impor-tanza ai progetti nazionali e distrettuali ponendo i progetti di club, quelli per intenderci più vicini ai territori ed alle comunità, in posizione meno preminente. Ecco credo che tutti i club dovreb-bero lasciare un segno più forte sul territorio in cui agiscono.”

Come stanno andando le visite ai Club che impressione ne ricavi?

“La bellezza della nostra associazione sta nella va-rietà, nella peculiarità di ogni singolo club, nella diversità di approccio all’azione rotariana quindi è difficile fare comparazioni o tirare conclusioni. C’è chi si dedica maggiormente alle realtà bisog-nose, chi di più alle attività conviviali, chi pensa di realizzare grandi cose, chi convinto di fare poco rende un grande servigio alla comunità”.

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Quale pensi sia l’arma migliore perché i club funzionino al massimo delle loro possibilità ed evitino l’uscita di soci?

“E’ necessario che nei club ci sia un’atmosfera di serenità e di affiatamento. Questo clima tra i soci è vitale per sprigionare le energie migliori, un meccanismo cui può contribuire ogni singolo socio conoscendo le proprie potenzialità come rotariano e quelle di tutti gli altri soci. Ecco a volte manca proprio (come già detto) la consa-pevolezza della forza della nostra associazione. Se questo messaggio arriva anche ai nuovi soci o a quelli magari “stanchi” diventa difficile uscire da un’organizzazione così importante che da’ un contributo fondamentale per la pace nel mondo”.

Chiudiamo tornando ai giovani, quale credi debba essere la loro bussola per orientarsi al meglio nel mondo del lavoro e per trovare al più presto la loro strada?

“Sono convinto che debbano inseguire con tena-cia ed abnegazione la miglior formazione possibile puntando in particolare a conseguire una special-izzazione. In un mondo che è caratterizzato dalla suddivisione sempre più particolare di funzioni e competenze è fondamentale acquisire conoscenze più che specifiche .”

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Visione, motivazione ed educazione.Sono queste alcune delle componenti più importanti per avere chances nella ricerca di occupazione. Parola di cacciatore di teste.

Di Ignazio Raimondo

HeadHunter, cacciatore di teste, selezionatore per conto delle aziende di uomini e donne cui offrire un posto di lavoro. E’ la specializzazione di Lorenzo Sartorelli partner dello studio Frez-zaepartner. Il suo è un punto di vista privilegiato che getta una luce particolare su questo mondo utile soprattutto per i più giovani...

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Il Mondo del Lavoro

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In un mondo del lavoro che offre poche op-portunità è un privilegio poter raccogliere da chi di mestiere fa il “cacciatore di teste” per le aziende tentare di capire in quale direzione va il mondo del lavoro.Nella Sua professione di Head Hunter nel mondo della sanità e farmaceutica (ma non solo) quali ritiene siano i profili oggi più richi-esti dal mercato?

Il mondo delle aziende farmaceutiche in Italia sta attra-versando, in questi anni, una fase di profonda ristrut-turazione. Diversi fenomeni hanno ridotto i margini delle industrie farmaceutiche in modo significativo e hanno portato al drastico ridimensionamento di una professione, quella dell’informatore scientifico del far-maco dedicato ai medici di base (e delle relative strut-ture di capi area, sales mangers, ecc), che aveva dato lavoro a moltissimi laureati nelle discipline scientifiche. E’ rimasta in piedi la figura dell’informatore specialista, quello che si interfaccia con le specializzazioni ospe-daliere con farmaci di origine biotecnologica, figura basata su una profonda conoscenza del farmaco asso-

ciata ad una capacità di costruire relazioni efficaci con gli utilizzatori ( di solito i primari ospedalieri) fino a diventare per loro un riferimento e un anello di colle-gamento con le strutture aziendali che possono fornire consulenze specifiche.La regionalizzazione ha spinto molte aziende a creare la figura del “market access”, una professione nuova che deve facilitare l’incontro da domanda regionale, legata alle scelte locali in termini di prontuari terapeutici, alle politiche di acquisto, ecc all’offerta aziendale; è una professione che non esisteva sino a qualche anno fa e che si sta costruendo sulla base di esperienze precedenti anche eterogenee, che includono l’area commerciale, quella del regolatorio (l’insieme di norme che regolano l’immissione di un farmaco sul mercato) o quella delle relazioni pubbliche ma che relegano la competenza scientifica su un secondo piano Oltre alle figure di vertice, in quest’area dell’organizzazione aziendale sono nate le posizioni, più operative, dei “regional area man-ager” o dei “key accounts”, comunque sostanzialmente diverse da quelle degli informatori.Al di fuori del farmaceutico, per rispondere alla sua domanda, la mia impressione è che ci si limiti a sos-tituire professionalità che lasciano l’azienda ma dopo aver ben guardato se non vi siano candidati interni disponibili per competenze ed esperienza maturata; molte delle nuove “professioni” che si sono create con l’avvento delle nuove tecnologie, penso a tutto ciò che ruota intorno al “web”, hanno finito per rappresentare un’offerta di “servizio esterno” più che funzioni inserite nelle strutture aziendali e quindi oggetto di ricerche da parte di head hunters. Un caso interessante è invece quello dei “Responsa-bili della comunicazione interna”, figura affermatasi di recente nelle medie e grandi aziende, che si stanno un po’ inventando il loro lavoro. In questo caso le tec-nologie mettono a disposizione canali di comunica-zione rapidissimi, di fatto senza limiti alla quantità di informazione distribuibile, potenzialmente interattivi. Questi sistemi vanno a sostituire quello che in passato era un importante ruolo delegato ai capi a i vari livelli, con i vantaggi di cui dicevo sopra, rapidità, quantità, uniformità, ma anche con l’effetto di togliere loro la funzione di “portavoce” della società nei confronti dei propri collaboratori. Direi che sul bilanciamento di questi equilibri si gioca l’efficacia del “Responsabile della comunicazione interna”.

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Una volta che un candidato risponda per con-oscenze ed esperienze, preparazione etc cos’è che fa la differenza, che fa vincere il posto ad un candidato piuttosto che ad un altro?

Direi prima di tutto, che dipende dal tipo di azienda in cui si deve inserire la persona e distinguerei tra aziende imprenditoriali private con un “decision making” di solito verticistico, ad aziende multinazionali, più inclini alla managerialità e ad un decision making condiviso, ad aziende pubbliche dove sono presenti altri meccan-ismi operativi. Se restiamo nell campo delle aziende multinazionali, senz’altro le sue “caratteristiche personali”, in particolare le sue capacità di leadership da un lato e di saper lavorare “in gruppo” da un altro. Tra le “ capacità di leadership” direi, con una frase che può apparire banale, il “sapere dove andare”. In mercati in continuo cambiamento è vitale guardare avanti, interpretare, dai segnali disponi-bili, come sarà il futuro e preparare l’organizzazione a farvi fronte. Occorre poi saper comunicare questa “visione” e saper “mobilitare le risorse” verso gli obiet-tivi. Questi tre macro aspetti (visione, comunicazione e mobilitazione) sottintendono capacità manageriali di diverso tipo che si affinano con l’esperienza, che è fatta di tempo ma anche di “contesti giusti”in cui maturarle (non tutte le aziende sono uguali). Alla leadership si ag-giunge però anche la capacità di lavorare con gli altri in modo efficace, considerando gli obiettivi azien-dali come qualcosa da costruire insieme come somma degli obiettivi delle singole funzioni. Capacità di lavorare con gli altri in modo efficace, considerando gli obiettivi aziendali come qualcosa da costruire insieme come somma degli obiettivi delle singole funzioni.

Quanto contano le esperienze pregresse, voglio dire... le aziende oggi cercano maggiormente i gio-vani per la facilità loro riservata di inserirsi con-trattualmente o ha ancora il suo peso l’esperienza?

Dipende molto dalle posizioni. In un mondo che cambia, talvolta l’esperienza pregressa può essere di ostacolo più che di aiuto. L’evoluzione delle tecnologie favorisce certa-mente i giovani, che sono nati e cresciuti con esse, rispetto a generazioni che fanno fatica a ragionare con riferimento ad un mondo digi-tale e interattivo. E’ un po’ la situazione dei politici tradizionali che devono confrontarsi

con un M5S che semplicemente attraverso il web sembra aver messo insieme in poco tempo una percentuale significativa di elettori…Tuttavia esistono ancora posizioni per le quali l’esperienza è imprescindibile: per tornare agli esempi del mondo farmaceutico, un in-formatore specialista deve aver accumulato nel tempo competenze e relazioni, chi si oc-cupa di tecnology transfer deve averlo fatto varie volte in precedenza e aver imparato a

risolvere i problemi connessi, un responsabile dell’amministrazione deve dimostrate di aver redatto bilanci, di conoscere gli aspetti fiscali, aver magari gestito ispezioni della “guardia di finanza”; chi è responsabile delle Risorse Umane deve aver gestito riorganizzazioni, ne-goziazioni, le funzioni di formazione e svilup-po, quelle di compensation ecc.

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Si parla spesso di internazionalizzazione e neces-saria predisposizione alla dinamicità e flessibilità, quanto conta la conoscenza delle lingue straniere e magari le esperienze all’estero.

Direi che la conoscenza della lingua inglese è ormai un “must”, fatta forse eccezione per alcuni (non tut-ti) i mondi del settore pubblico. La ovvia ragione sta nella globalizzazione dei mercati. Anche in una fase di crisi profonda dei mercati “maturi” come quelli

europei, sopravvivono (e anche bene) quelli che hanno un mercato internazionale e che compensa-no i down turn di un’area con le crescite di un’altra. Per internazionalizzarsi occorre quella dinamicità e flessibilità di cui mi chiedeva. Flessibilità che credo sia prima di tutto “mentale”: occorre prendere atto che le culture non sono tutte uguali, occorre saperle capire e adattare ad esse il proprio ragionamento. Questo fatto segna il passaggio da “esportatore” di prodotto e cultura locale a “player internazionale” e poi “globale”. L’altro aspetto della dinamicità e flessibilità è legata allo spostamento fisico: l’accettare di andare a vivere

lontano dal luogo di origine in funzione del lavoro e della crescita professionale. Su questo gli italiani (ma sono in buona compagnia) sono abbastanza restii e se accettano di spostarsi lo fanno su base di pendolarismo ma evitando di spostare la famiglia. E questo, alla lunga, si rivela difficilmente sostenibile.

Da ipotetico ma probabile piazzatore/collocatore di uomini e donne nel mercato del lavoro, quali crede siano le armi migliori che un giovane deve esibire in sede di colloquio... e cosa deve neces-sariamente essere presente nel suo C.V.

Tendenzialmente il nostro lavoro è concentrato su posizioni organizzative di livello elevato, dirigenti, direttori o Amministratori Delegati per intend-erci, in ambito di aziende multinazionali. Tutta-via, se dovessi dare un suggerimento ai giovani, in relazione al mondo che conosciamo meglio, direi loro che occorre dimostrino di aver “guidato” la loro crescita, stabilendosi un percorso e realiz-zandolo, facendo bene in quello in cui ci si è “ci-mentati”: bene negli studi, tempi e votazioni; bene nello sport, o nelle attività sociali, o nella musica se ha dedicato una parte importante del suo tempo a questa attività. Buona conoscenza della lingua inglese. Iniziative per fare esperienze di lavoro du-rante gli studi attraverso gli stages.Capacità di risolvere problemi, di collaborare con altri, di avere iniziativa, di comprendere quello che sta accadendo nel mondo, di essere propositivi, flessibili, curiosi, in certi casi innovativi e predis-posti ad accettare e gestire il cambiamento, sono tutti aspetti che aiutano a dare di sé una buona impressione. “Last but non least”, essere “educa-to”….In fase di colloquio è importante la capacità di comunicare, di “raccontarsi” in modo sintetico, rispondendo in modo onesto e trasparente (anche ammettendo alcune “incompetenze”: quello che conta è la capacità di imparare). Una cosa poi che molti giovani dimenticano è di mostrarsi interes-sato all’azienda e al possibile lavoro offerto. Troppo spesso si comportano come all’esame all’università per cui “vado bene se rispondo bene”. In sede di colloquio si possono (e si devono) fare domande sul contenuto di lavoro e sull’azienda e per queste occorre prepararsi in anticipo (studiare il sito è la prima cosa da fare) e… la domanda sullo stipen-dio è l’ultima da fare!

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L’intervista, formazione e comunicazione

Comprendere per vincere

Di Ignazio Raimondo

Una lunga esperienza nel mondo delle ricerche di mercato poi il salto e la formazione continua nello specifico settore delle community sul web. Ciò nel costante tentativo di comprendere le esi-genze dei consumatori ed anticiparne le tenden-ze; è il lavoro di Federico Capeci della 2 punto zero research. Ospite relatore ad una conviviale del Rotary Roma Est è l’interlocutore ideale per approfondire il mondo di internet, le sue profes-sioni, i suoi segreti.

Internet, il suo mondo soprattutto le sue com-munity non hanno segreti per Lei, può provare a spiegare (anche a chi sa poco del web) qual’è il suo mestiere e svelare il perché le commu-nity sul web rappresentino un’occasione per chi vuole conoscere e trarre beneficio da tale conoscenza?

Potrei definirmi un market researcher di nuova generazione. Più nel concreto, mi occupo di ricerche di mercato per il marketing e la co-municazione di impresa, utilizzando nuove tecniche e soprattutto gli strumenti digitali. Quindi, in sostanza, se un’azienda - o anche una persona – mi contatta è per comprendere come poter usare il web per capire il proprio consumatore, per comunicargli messaggi rile-vanti, o per dialogare con esso, farlo partecipare ai processi aziendali e, ovviamente, sviluppare il business. È un nuovo modo di pensare al mar-

keting e un nuovo paradigma di agire, che crea nuove professioni come la mia. Nei social network, nei blog, nei forum, nelle community, infatti, i consumatori non solo sono presenti, lì pronti ad essere “colpiti” (come si diceva un tempo … e ahimè ancora oggi, sp-esso), ma sempre più spesso sono disponibili ad una nuova relazione con ibrand, che parte dal voler contribuire in prima persona al dialogo, fino a creare anche prodotti insieme..all’aziende. Questo, come potete capire, cambia di molto le regole del gioco e i parametri di relazione tra azienda e consumatore.

Così come le aziende per vendere devono capire le esigenze del pubblico, allo stesso modo i giovani per emergere devono capire chi sono e perseguire l’obiettivo.

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L’intervista, formazione e comunicazione

Comprendere per vincere

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Come si diventa esperti e professionisti di brand community...?

Studiando..molto, riferendosi ai contesti inter-nazionali più evoluti, e con tanta pratica, poi-ché le cose cambiano in fretta e molto è ancora da scrivere: modelli interpretativi e frames con cui muoversi non sono ancora tutti totalmente condivisi e “cristallizzati”. Per questo occorre provare e far tesoro delle esperienze,cercando di teorizzare ed astrarre i concetti di base per definire le regole di agire.

Come e quanto è cambiato il mercato dei con-sumatori e quindi del marketing/advertising negli ultimi 20 anni?

A dire il vero, secondo me, i consumatori e i mercati non sono cambiati più di tanto. Han-

no le loro necessità, i bisogni da scoprire, le opportunità da scovare come tanti anni fa… si è vero, hanno più devices in mano, sono più informati, più istruiti, etc ma non mi dite che fare marketing nel Novecento era molto più semplice. E’ vero, comunque, che le mo-dalità con cui ci si deve relazionare con loro sono cambiate: le attività di marketing sono diventate più frenetiche, veloci, complesse per la moltitudine di canali e strumenti che oggi abbiamo in mano.Forse, quindi, è diventato più difficile sapersi destreggiare tra le diverse possibilità di con-tatto e mktg offerte dal digitale. E’ diventato più difficile conoscere di volta in volta uno strumento nuovo, diverso, evolutivo rispetto a pochissimo tempo prima. Questo si. Per ques-to occorre studiare, approfondire, a volte sba-gliare… ma capire, innanzitutto, ruoli e plus degli strumenti.

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Cosa è cambiato nel suo lavoro rispetto a dieci anni fa....

Tutto. Se prima dovevamo chiamare e chiedere alle persone di partecipare alle interviste, oggi molte delle informazioni utili per capire i con-sumatori e le opportunità di comunicazione le troviamo in rete, disponibili nei forum, blog, social network. Le persone parlano di sé online, raccontando chi sono, cosa amano, cosa odiano, perché scel-gono un prodotto o di cosa sono insoddisfatti. Non dico che sia facile capire tutto questo, poi-ché un conto è leggere un post e riportarlo alle aziende, un altro conto è capirne le motivazioni e darne una lettura approfondita e mirata. Però questo è il vero grande cambiamento nel nostro

Perchè ha deciso di entrare in questo settore, c’è anche un motivo “passionale”?

Non saprei dirlo, sinceramente. Lavoravo per una grande azienda multinazionale e ad un certo punto il mio capo diede le dimissioni, pensando a me come sostituto. Purtroppo..i..vertici invece ritennero che fossi troppo gio-vane per quel ruolo. Allora decisi di lasciare l’azienda e di cercare altre strade, forse più idonee a me e alla mia voglia di fare, al di là dell’età anagrafica di quel momento… qui in-contrai il web e iniziai la mia carriera in questo ambito, di certo molto poco formale e molto più aperto all’innovazione di altri. Una volta dentro, e superate le prime difficoltà di do-ver inventare tutto da zero e di dover capire il glossario tecnico che mi mancava, ho trovato le soddisfazioni che cercavo, appassionandomi sì ogni giorno di più. La passione, per me, è sinonimo di creatività, innovazione, scoper-ta… a volte anche un po’ di rischio.

L’ascesa del pubblico fruitore della rete è data per inarrestabile ? ..., un pubblico giovane ed in quanto tale dinamico e quindi interessante per chi?........è ricco?... Ovviamente si, anche se in Italia ci scontriamo con problemi molto gravi di diffusione strut-turale della banda larga. Ancora metà della popolazione italiana non è connessa ad Inter-net: tra questi ci sono le generazioni più sen-ior, è vero, ma anche le persone che non sono raggiunte dal segnale. Questo è per me non accettabile e anche, ammetto, poco compren-sibile. Anche il profilo sta cambiando molto ed è vero che tutti i giovani sono oramai online, ma la fascia di età più rappresentata nel web è quella che ha tra i 35 e i 45 anni. Sono tante oggi le persone che si trovano in rete, non più solo giovani, anche se sono loro a tirare le in-novazioni, spesso. Hanno un profilo più alto dell’altra metà della popolazione off-line, sono molto interessanti per le aziende, anche se sp-esso difficili da soddisfare e poco fedeli.

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lavoro: la ricerca si fa bottom-up. Ma c’è di più: non solo osservazione, ma anche coinvolgimen-to: oggi si possono coinvolgere i consumatori e dare loro un ruolo attivo nei processi di costru-zione di marca e comunicazione. Non sono più tutti solo soggetti passivi delle nostre comunica-zioni e dei nostri prodotti, ma possono interve-nire attivamente e aiutarci a creare cose insieme. Questa è la vera rivoluzione del mio lavoro: avere a disposizione la voglia del consumatore di scri-vere insieme i propri prodotti e comunicazioni, in modo che siano davvero attinenti ai suoi bi-sogni e desideri.

Quale consiglio darebbe ad un giovane perchè possa al più presto trovare un’occupazione? La cosa più importante che un giovane deve, a mio avviso, avere per fare qualsiasi cosa è la consapevolezza. Sapere chi si è, quali i propri valori e quali i punti di debolezza, in modo serio e sereno, è cruciale per poter progettare il proprio futuro. E una volta capito se stesso, il consiglio migliore che posso dare è: provaci! Anzi, non solo provaci, perché si può sbagli-are e si può non raccogliere subito: provaci, riprovaci, credici. La strada per il successo oggi passa dall’imprenditorialità, nello spirito, nella voglia di fare e di mettersi in gioco, anche se si è dipendenti a tempo indeterminato, anche se il proprio capo è più anziano di due generazioni e farà fatica a capire.

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Grinta e capacità di proporsi.

Sono queste le componenti che non devono mancare nei giovani che vogliono emergere nel mondo del lavoro..

Di Giorgia Cingolani

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E’ il direttore didattico dell’istituto Quasar di Roma, una struttura di ricerca e di formazione orien-tata allo studio ed alla progettazione dell’ambiente, degli oggetti e delle nuove forme comunicative. In poche parole l’Architetto Luca Leonori, docente universitario, è tra gli interlocutori più validi per capire in che direzione va la formazione professionale se vuole offrire ai giovani più possibilità d’inserimento nel mondo del lavoro. E ciò soprattutto perché l’istituto che dirige forma quelli che in teoria sono i professionisti più ricercati oggi dal mercato: grafici, designer, web designer, habitat designer, interior designer, esperti in ipergrafica etc.

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svolte a braccio dimostra quanto sia importante arrivare ad intrigare e quasi a divertire, voglio dire che può non cambiare l’approccio, l’importante è raggiungere l’obiettivo di ottenere riscontro e feedback. Certo devo constatare come in questi ultimi anni i giovani mostrino una curiosità cul-turale minore rispetto a prima, credo però che questo vada attribuito ad una formazione scolas-tica sempre meno più lacunosa.

Qual’è la qualità del materiale umano su cui vi trovate a lavorare e quali i limiti maggiori che i giovani professionisti del futuro presentano?

“Dipende molto dai diversi corsi cui i ragazzi si iscrivono. Quelli triennali presentano degli stu-denti molto interessati e motivati, quelli annuali un po’ meno, ma naturalmente questa come tutte le semplificazione presenta molti limiti. Quanto alle criticità credo che il problema maggiore le-gato alla possibilità di trovare un’occupazione sia dovuto a problemi di linguaggio, di vocabolario,

Professore, dopo tanti anni di insegnamento sia all’Università che nella struttura privata che dirige come ha visto cambiare i giovani ed è cambiato il modo di insegnare?

“I giovani oggi sono chiamati a reagire in modo molto pronto ed energico perché a differenza di quanto avveniva solo qualche anno fa la nostra so-cietà è in crisi e non mi riferisco solo ai problemi epocali di tipo economico. Credo che si stia viv-endo quasi un livello di oscurantismo del sapere, è come fossimo tornati al medioevo. In tale con-testo diventa fondamentale per i giovani ricercare, con tenacia e con forza, la migliore preparazione possibile per affrontare con più armi possibile un mondo così difficile e così chiuso all’inserimento professionale. Per quanto riguarda le modalità di insegnamento devo dire che almeno personal-mente non ho apportato, in quasi trent’anni di insegnamento, grandi cambiamenti. Forse ques-ta è una mia lacuna ma il verificare quotidiana-mente l’interessamento dei discenti alle lezioni

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di capacità espressive, di errori di ortografia, tutto ciò si nota molto, troppo direi.”

Per citare un successo di Gianni Morandi, ed in tempi di festival di San Remo ci sta bene, “Uno su mille ce la fa”, cos’ha in più degli al-tri quello che ce la fa?

“Sicuramente la grinta, la tenacia, la volontà di emergere che spesso spinge molti studenti, bravi e talentuosi, cui certo non manca la preparazione ad inventarsi nuovi modi di proporsi per emergere. A tal proposito potrei citare molti casi di nostri

studenti che hanno trovato presto la loro strada in autonomia magari associandosi con altri gio-vani e proponendosi con successo in questo duro mondo del lavoro. Ecco credo proprio che faccia la differenza la capacità di proporsi, di presentarsi con abilità ed educazione, una capacità che co-munque non può superare il limite invalicabile della mancanza di talento e di preparazione che quindi devono essere superate con attenzione e pervicacia grazie a scuole serie ed a percorsi form-ativi confacenti alle proprie caratteristiche ed alle possibilità di apprendimento ”.

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LO SPIRITO DEL SUBMARINER

Fin da tempo immemore, la specie umana è affascinata dal mare e dal mistero che celano le profondità marine.Il desiderio irrefrenabile di esplorare fondali sempre più profondi unito all’incontenibile in-gegnosità umana hanno creato tecnologie in grado di farci accedere a questi mondi sommersi.

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Adottiamo un liceo

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I l sostegno alle nuove generazioni che il Rotary Club può mettere in pratica può assumere natu-ralmente molteplici sfaccettature. Ciò dipende dalla sensibilità ed azione dei singoli soci del club, dall’attivismo e capacità del gruppo dirigente del

Club. Il progetto “Adottiamo un liceo” promo-sso dal Rotary Club Viterbo Ciminia, presieduto quest’anno da Giacomo Borgna è altamente para-digmatico di come sia bello fare Rotary. Più che a lungo termine, potremmo considerarlo come un

Di Domenico Apolloni

Il progetto del Rotary Club Viterbo Ciminia prevede una stret-tissima collaborazione con il liceo di Ronciglione, un esempio notevole di sostegno sul territorio dei giovani.

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Adottiamo un liceo

Progetto che “guarda in avanti”. E’ nato quasi per caso, dopo l’incontro con gli Studenti del Liceo “Meucci” a Ronciglione. Il progetto che inizial-mente ha avuto le mosse dall’organizzazione di un ryla è diventato un’attività rotariana con vasta risonanza nella Tuscia. Certo, lo stesso termine “adottare” è abbastanza impegnativo: per il Club, si traduce, semplicemente, nel diffondere i prin-cipi del Rotary in zona (quale miglior veicolo dei Giovani e delle rispettive Famiglie?), nel tracciare

e sviluppare la quinta via d’azione della nostra As-sociazione, quella, appunto, delle Nuove Gener-azioni. Un progetto importante in cui credere fer-mamente, per il futuro del Territorio, del Paese, del Mondo. Altrettanto è necessario sostenere la positività di una collaborazione con la Scuola per l’aspetto dei crediti formativi; il domani, per i ragazzi d’oggi, già bussa alla porta e, presto, sarà sulla scena: che non si perda non l’occasione per aiutarli a prepararsi nel giusto modo!

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Il progetto “Adottiamo una scuola” si articola su più punti. Innanzitutto nell’organizzazione di un RYLA, acronimo che mette in piazza tutto il suo programma, dalla R di Rotary, all’Y di Youth (a testimonianza dell’interesse nei giovani), alla L di Leadership (idee e linee guida per essere protago-nisti domani), all’A di Awards (riconoscimento delle doti latenti o già manifestate). È un pilastro del Progetto stesso, da ripetersi annualmente per dar modo alle idee lanciate di causare riflessioni costruttive. Poi nel determinare la nascita di un INTERACT (in pratica scolastico), necessario per dar seguito, negli anni, all’azione intrapresa (partendo dai giovanissimi). Da ultimo il proget-to passa per il coinvolgimento dei giovani su “LE-GALITA’ e CULTURA dell’ETICA” (noto Pro-getto Distrettuale, con valenza sociale forte perché incide sul radicamento dell’educazione civica). L’INTERACT transiterà attraverso l’intesa con i genitori dei ragazzi e con la rappresentanza della stessa Scuola: esistono i contatti, il tema è stato già proposto e si nutre fiducia per una prossima apertura del Club (come accadde lo scorso anno, dopo il RYLA, quando il Club Rotaract diventò una realtà).

Nulla sarà lasciato al caso, anche perché – nel frattempo – sono stati fatti i passi per un “Glob-al Grant” (assieme a un Club della Turchia) per la dotazione di tavolette informatiche (tablet) agli studenti stessi ma, soprattutto, si è deciso di sostenere economicamente un “Giornalino del Liceo” (tiratura di tremila copie) per la dif-fusione di notizie inerenti la vita scolastica e le

attività del Rotary. La vicinanza del Rotary Club Viterbo Ciminia ed i giovani ed in particolare il Liceo di Ron-ciglione è testimoniata anche dalla donazione avvenuta ultimamente e col concorso di due privati, di 25 PC. Il più il Club ha favorito l’acquisto di magliette col logo del liceo e del RI che vengono date agli studenti e indossate in manifestazioni ufficiali (premi, sport ecc). Una collaborazione dunque costante segno evidente di quanto il Rotary molto praticamente e sul territorio riesca a fare per i giovani.

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