PASQUA, CUORE DELLA FEDE CRISTIANA. I MESSAGGI … · La Pasqua è risto stesso he nella sua...

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PASQUA, CUORE DELLA FEDE CRISTIANA. I MESSAGGI AUGURALI DEI VESCOVI DELL’UMBRIA Nell’imminenza della Santa Pasqua i vescovi dell’Umbria formulano gli auguri alle comunità diocesane e a tutta la regione anche attraverso il loro sito: www.chiesainumbria.it . Sono messaggi di speranza in un tempo particolarmente difficile per molte famiglie di lavoratori, per l’in- tera società civile alle prese con una crisi di natura non solo economica, soprattutto di valori, che induce a un cambiamento di stili di vita oggi sempre più individualisti, lontani dalla dottrina cristiana. Si coglie un grande smarrimento morale che va recuperato per il bene dell’uomo e il mistero pasquale indica ai cristiani la via da percorrere per salvarsi da un mondo costruito su effimeri piaceri. Cristo Risorto rivela al mondo l’Amore del Padre che è solidarietà con tutti i suoi figli, in particolare gli “ultimi”. I messaggi pasquali dei vescovi sono brevi, ma con profonde riflessioni postorali e teologiche che tocca- no anche temi sociali, attraverso i quali ci ricordano che la Pasqua, annuncio di speranza e di salvezza, «è il cuore della fede cristiana».

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PASQUA, CUORE DELLA FEDE CRISTIANA.

I MESSAGGI AUGURALI DEI VESCOVI DELL’UMBRIA

Nell’imminenza della Santa Pasqua i vescovi dell’Umbria formulano gli auguri alle comunità diocesane e a tutta la regione anche attraverso il loro sito: www.chiesainumbria.it .

Sono messaggi di speranza in un tempo particolarmente difficile per molte famiglie di lavoratori, per l’in-tera società civile alle prese con una crisi di natura non solo economica, soprattutto di valori, che induce a un cambiamento di stili di vita oggi sempre più individualisti, lontani dalla dottrina cristiana.

Si coglie un grande smarrimento morale che va recuperato per il bene dell’uomo e il mistero pasquale indica ai cristiani la via da percorrere per salvarsi da un mondo costruito su effimeri piaceri.

Cristo Risorto rivela al mondo l’Amore del Padre che è solidarietà con tutti i suoi figli, in particolare gli “ultimi”.

I messaggi pasquali dei vescovi sono brevi, ma con profonde riflessioni postorali e teologiche che tocca-no anche temi sociali, attraverso i quali ci ricordano che la Pasqua, annuncio di speranza e di salvezza, «è il cuore della fede cristiana».

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ASSISI-NOCERA UMBRA-GUALDO TADINO

UN AUGURIO PASQUALE RICORDANDO CHIARA

di mons. Domenico Sorrentino

Da Assisi, un augurio pasquale, cordialissimo, per tutti.

Desidero darlo, quest’anno, ricor-dando Chiara, che ottocento anni fa, sulle orme di Francesco, prese la decisione di lasciare tutto per Cristo. Come ha detto il Papa in una lettera inviata alla nostra Chiesa, con la scelta di questa ragazza assisana si completa-va “al femminile” la grazia che aveva raggiunto la nostra Città con la conversione del figlio di Pietro di Bernardone. Da allora Assisi, con i due nomi congiunti di Francesco e Chiara, continua ad affascinare il mondo e attrae ogni anno milioni di pellegrini.

Francesco e Chiara sono il segno di un’umanità rinnovata, che ha trovato la gioia di vivere nella parola del Vangelo. Nella scoperta di Cristo come senso della vita, il mondo ha acqui-stato un altro “sapore”. La stessa natura si è trasfigurata: “frate sole”, “sora luna”, “sora ac-qua”… Una fraternità universale, che prende non solo gli uomini, ma persino le cose.

Questa gioia pasquale può essere anche la nostra. Ovviamente, i problemi restano. Sono tanti, e devono richiamarci a un maggior senso di solidarietà. Penso a quanti, in questo pe-riodo, vivono l’angoscia della precarietà economica, dovuta alla crisi che mette in ginocchio l’occupazione. Penso a tante famiglie in cui la divisione, o la malattia, genera sofferenza e mette in difficoltà non solo gli adulti, ma anche i bambini. Penso ad anziani privi di ogni attenzione. Penso a tanti giovani che, non riuscendo a guardare con speranza al loro futuro, cedono alle lusinghe della droga. E si potrebbe continuare…

Su questo scenario problematico venga la luce della Pasqua. A tutti dico, con le parole di Benedetto XVI: “La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco, sia un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia”. Buona Pasqua a tutti!

+ Domenico Sorrentino

Arcivescovo - Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

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CITTA’ DI CASTELLO CRISTO NOSTRA PASQUA

di mons. Domenico Cancian

La Pasqua è Cristo stesso che nella sua passione-morte-risurrezione porta a compimento l'Amore, obbedendo al Padre fino alla morte di croce e donandosi totalmente agli uomini fino all'ultima goccia di sangue.

Comunicandoci il suo Spirito, Gesù ci fa partecipi della sua Pasqua: offre anche a noi la possibilità di obbedire al Pa-dre e di amarci come fratelli.

Il Risorto si accompagna ad ogni uomo e gli assicura: “Io sono la via che porta alla Verità più forte della menzogna. Sono la vita oltre la morte. Sono l'Amore più seducente dell'egoi-smo. Sono con te in ogni momento, come Amico fedele. Puoi contare sul mio aiuto, special-mente nelle ore buie della tua via crucis che io ben conosco. Basta un po' di fede per ricono-scermi vicino a te, magari nei panni di un povero”.

Il Risorto vuol portare tutti nella pienezza della Sua gioia con quella Parola sicura e total-mente gratuita che rivolse al ladrone: "Oggi sarai con me in Paradiso". La Pasqua è la Festa del Paradiso che, grazie a Lui, ci attende, sperimentandone fin da subito la bellezza nelle "Pasque" che celebriamo ogni anno, ogni domenica, ogni giorno.

L'augurio più vero è questo: che l'intera esistenza sia pasquale, che ogni momento sia vissu-to nella luce della Pasqua. Se credi che Cristo è risorto, Lui è con te, sei risorto anche tu, sei già nella Pasqua che non ha fine, sei in Paradiso.

Potrebbe sembrare che tale messaggio non tenga conto dei problemi, delle difficoltà, delle sofferenze dell'umanità di oggi, della recessione economica. In verità, la Pasqua ci ripropo-ne quell'Amore che ha portato Gesù a farsi carico di tutte le nostre miserie.

Egli viene in nostro soccorso sia liberandoci dai mali che ci rattristano, sia dandoci la forza di portare la nostra croce con amore.

Lo Spirito del Cristo crocifisso e risorto per Amore, mentre ci riempie di gioia e di pace, ci spinge a vivere una reale e vera fraternità che aiuta ad affrontare positivamente le sfide dell'oggi. La gioia della Pasqua non è vera senza il Risorto e senza la “risurrezione” dell'uo-mo, specialmente dei poveri, dei giovani, dei senza lavoro, dei disperati, degli emarginati.

La Pasqua di Gesù è offerta a tutti a cominciare dagli uomini crocifissi che più condividono la passione-morte di Gesù.

"Maria, umile donna, immersa come nessuno nella Pasqua di Gesù, donaci di pregustare il più possibile la bellezza di questa Festa e goderla pienamente in cielo. Tutti quanti".

+ Domenico Cancian

Vescovo di Città di Castello

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FOLIGNO

“MIO SIGNORE E MIO DIO!”

di mons. Gualtiero Sigismondi

Quando leggiamo i racconti dei Vangeli sulla Pasqua suscita sempre grande meraviglia la vicenda dell’apo-stolo Tommaso, chiamato “Didimo”, il quale dapprima non vuole credere alla testimonianza dei discepoli – “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,25) – e poi, so-praffatto dalla luce pasquale, riconosce che Gesù è “corporalmente vivo”. Tommaso, attraverso la “prova” della sua incredulità, ci aiuta a confessare che il Signore è “veramente risorto” e, al contempo, ci invita a riconoscere che la fede non si oppone alla ragione né si impone su di essa, ma la suppone, anzi, la dispone ad allargare il suo campo visivo.

“Se non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo” (Gv 20,25). Questa pretesa esprime un’attesa! La fede di Tommaso incomincia quando l’inquietudine della mente fa entrare in fibrilla-zione il cuore. In effetti, la fede ha nella ragione un proemio, un’apertura innegabile! La fede non chiede di sospendere il giudizio della ragione, ma di approfondirlo. L’ascesi umile e discreta della ragione manifesta l’innata vocazione dell’uomo di “cercatore della verità”. “Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Una ragione debole – avverte Benedetto XVI – è incapace di una fede ragionevole”.

“Non essere incredulo, ma credente!” (Gv 20,27). Questo severo ammonimento ha il tono di una solenne formula di benedizione, che sollecita Tommaso a trascendere i confini della ragione e lo dispone a pronunciare un’invocazione che, nella sua nobile semplicità, traduce il primo annuncio della gioia pasquale: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28). Non sappiamo se Tommaso abbia osato sfiorare il fianco del Signore; senz’altro, però, si è lasciato toccare il cuore dal Risorto.

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29). Questa beatitudine lascia intende-re che la fede pasquale non è un “mettere il dito” nei segni della Passione, con i quali il Risorto vive immortale; non è neanche un “mettere le mani” nel costato del Signore, ma un tenderle verso di Lui, che proprio a Tommaso ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); non è nemmeno – mi si passi l’espressione! – un “mettere il naso” nel sepolcro vuoto, ma un “tenere fisso lo sguar-do su Gesù, Colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2).

“Andiamo anche noi a morire con Lui!” (Gv 11,16). Sebbene Tommaso abbia espresso in questi ter-mini la propria solidarietà al Cristo nell’ultimo viaggio verso Gerusalemme, egli il giorno di Pasqua, oltre ad essere assente, non ha risposto subito all’appello della fede. La “testimonianza” della sua incredulità ci avverte che l’invocazione più sincera in ordine alla fede non è quella avanzata dagli stessi apostoli – “Accresci in noi la fede!” (Lc 17,5) –, bensì quella espressa da un padre che pre-senta al Signore il proprio figlio posseduto da uno spirito muto: “Credo; aiuta la mia increduli-tà!” (Mc 9,24). Che il Signore tocchi gli occhi della nostra mente, apra gli orecchi del nostro cuore e aiuti le nostre labbra a cantare con meraviglia nuova l’Alleluia pasquale!

+ Gualtiero Sigismondi

Vescovo di Foligno

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GUBBIO

PASQUA, DONO DEL DUPLICE AMORE DI DIO

di mons. Mario Ceccobelli

Carissimi,

il Vangelo di Giovanni, proclamato nella quinta domenica di quaresima, si concludeva con questa frase di Gesù: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Giovanni, per rendere più chiara l’espressione, commenta: «Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire» (Gv 12,33).

Forse anche voi vi sarete chiesti: Ma come un uomo sconfitto, umiliato, crocifisso e morto in croce può essere motivo di attra-zione? Tuttalpiù può suscitare compassione, pietà. Per com-prendere il Mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù dobbiamo invece partire proprio da questa sua enigmatica espressione.

Nella lettera agli Ebrei leggiamo: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in di-versi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato» (Eb 1, 14).

L’uomo sconfitto, impotente, che muore in croce è il Figlio di Dio, di cui parla la lettera agli ebrei, mandato dal Padre per rivelare agli uomini l’amore del Padre e per distruggere il regno del pecca-to e della morte.

Sulla croce non pende un uomo qualsiasi, sopraffatto dagli eventi, processato e condannato a morte, ma l’Amore del Padre. Questa è la misura dell’amore: Dio ha tanto amato gli uomini da da-re il Figlio suo.

La forza di attrazione è suscitata dall’Amore: forza centripeta che fa convergere verso il nucleo ed anche forza centrifuga, che dal nucleo si irradia a suscitare amore e vita. È fonte che si spande nel cosmo in mille rivoli, che ritornano in armonioso movimento alla sorgente. E’ l’Amor che move il sole e l’altre stelle. Guardando Gesù sulla croce dovremmo pensare a quanto Dio ci ha amato, tan-to da darci il Figlio, e a quanto ci ha amato il Figlio tanto da morire per noi. La contemplazione di questo duplice amore sarà capace di suscitare la nostra risposta di amore. Questa è stata l’intui-zione dei mistici, che anelavano a condividere la sofferenza di Cristo dando anche loro la vita. Que-sta è stata anche l’intuizione dei martiri che hanno amato senza misura dando la vita per i fratelli.

Vi auguro di guardare con gli occhi della fede e del cuore a Gesù e di sperimentare la forza attratti-va del suo amore.

Ci siano mediatori di questa grazia la vergine Maria e il nostro patrono sant’Ubaldo.

+ Mario Ceccobelli

Vescovo di Gubbio

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ORVIETO-TODI

IL GIOIOSO MESSAGGIO DELLA PASQUA

di mons. Giovanni Marra

Carissimi fratelli e sorelle, la Pasqua è annuncio di Resurrezione, di vittoria della vita sulla morte: il Cristo che muore crocifisso, risorge ed è il Signore della vita. Accogliere, vivere questo annun-cio della fede rende capaci di cambiare concretamen-te la nostra storia, dall'interno, trasformando la fa-tica e la sofferenza in gioia, il dolore in speranza. La Pasqua ci annuncia che Cristo ha vinto il male e la morte: «Morte e vita si sono sfidate a duello. Il Signore della vita era morto; ora vivo trionfa». E' stata sconfitta la morte; ha vinto la vita. E’ questo il gioioso messaggio della festa di Pasqua. E' questo il grande annuncio degli apostoli e dei pri-mi cristiani: «Gesù il Crocifisso e risorto». E’ questa la dichiarazione di Pietro, riportata più volte dal libro degli Atti degli Apostoli. Egli afferma che «i giudei hanno ucciso Gesù ap-pendendolo a una croce. Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno. Lo attestiamo noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la risurrezione» (Atti 10, 37 -43). E noi, grazie al Battesimo, all'Eucaristia e gli altri sacramenti, siamo diventati partecipi della vita del Signore Risorto e portiamo dentro di noi i germi dell'eternità. Grazie alla risurrezione di Cristo la nostra vita e già "vita eterna". Dal momento che Cristo è Risorto, la nostra vita non e più in balìa di un destino cieco, ma è nelle mani di Dio Padre, che ci ama ed ha mostrato il suo amore per noi nel Figlio morto e risorto: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, per-ché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv3,16). E Dio conduce la storia verso il meglio, verso il suo compimento, non verso il peggio. Dal momen-to che Cristo è risorto, la vita e la morte, la sofferenza e la tribolazione, la malattia e le cata-strofi non sono l'ultima parola della storia, ma sono lo scoglio oltre il quale c’è un compimento trascendente per le persone e per il mondo. Dal momento che Cristo è risorto, nessuno dei no-stri onesti impegni è destinato al fallimento; essi hanno un senso anche quando avessero il sapo-re amaro della sconfitta; il bene che compiamo è come un seme gettato nel "campo" del mondo: prima o poi porterà frutto. Dal momento che Cristo ha vinto la morte, la pace è possibile, la diversità può diventare ricchezza, il dolore può diventare salvifico. Il mio augurio è che ciascuno di noi abbia il coraggio di andare a vedere quella tomba vuota, e cercare, nell'incontro con Gesù, la forza di aprire il cuore alla speranza. Buona Pasqua

+ Giovanni Marra Arcivescovo, Amministratore Apostolico

di Orvieto-Todi

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PERUGIA-CITTA’ DELLA PIEVE

APRITE LE PORTE ALLA RISURREZIONE DI CRISTO

di mons. Gualtiero Bassetti

Carissimi fratelli e sorelle,

la Settimana Santa ci introduce al grande mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo Nostro Signore. Il mistero pasquale ci indica, infatti, una strada da seguire, un itinerario da percorrere e, soprattutto, un passaggio da compiere. Un pas-saggio che ci annuncia, pertanto, un transito da questo mondo materiale, fisico e limitato ad un mondo nuovo, dominato dallo Spirito e immerso nella contemplazione della gloria del Padre.

Fare la Pasqua, ci ha spiegato Sant’Agostino, significa «passare dal mondo, per non passare con il mondo», perché la scena di questo mondo, con tutti i suoi effimeri piaceri o le sue faticose tribola-zioni, è destinata inesorabilmente a finire. La parola di Dio, invece, non passa e con essa non scompare mai il suo messaggio salvifico. Un messaggio di speranza che non deve coglierci impre-parati in questo momento storico dominato dalla crisi economica e da un grande smarrimento morale che sembra aver fatto smarrire a molte persone il senso profondo della vita.

Non bisogna smarrire, invece, la gratuità dell’amore di Cristo e il cuore dell’annuncio del Vangelo su cui si staglia tutta la nostra fede: Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza. Ecco dunque co-sa vuol dire non passare insieme con il mondo. Significa fare la volontà di Dio, credere e aderire a Dio perché «il mondo passa, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Gv 2, 17).

Cari fratelli e sorelle, non sia turbato il vostro cuore, mettete da parte questo dilagante scetticismo relativista che confonde sempre più spesso il bene e il male e aprite le porte alla Risurrezione di Cristo che ci invita, con forza, a cercare le cose di lassù. Attraverso le piaghe di Cristo risorto, come ci ha ricordato il Santo Padre, possiamo vedere i mali che affliggono l’umanità con occhi nuovi di speranza. Risorgendo, infatti, il Signore «non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice con la sovrabbondanza della sua Grazia».

+ Gualtiero Bassetti

Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve

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SPOLETO-NORCIA

CRISTO È RISORTO DAI MORTI, A TUTTI HA DONATO LA VITA!

di mons. Renato Boccardo

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

questo grido di risurrezione, lanciato duemila anni fa, ha rag-giunto lungo i secoli tutti i tempi, tutte le razze e le lingue, e non potrà mai più spegnersi nel cuore e sulle labbra dei creden-ti. Il Crocifisso risorto rivela la solidarietà di Dio con coloro che soffrono, che piangono e sono nella prova, e innesta nella sto-ria la speranza certa della salvezza, l'energia divina dell'amore. Passato, presente e futuro si uniscono nell'eterno di Dio in cui la Pasqua ci introduce e, in questa luce, vi giunga il mio augurio di pace, di serenità e di gioia.

È vero che il mistero del Risorto non cambia immediatamente il mondo che rimane con le sue am-biguità, oscurità, violenze e dolori, in special modo in questo periodo di crisi; cambia però il cuore umano, il nostro modo di essere e di operare. La luce sfolgorante della Pasqua non cancella la morte atroce di Gesù, perché il Risorto rimane in eterno il Crocifisso. Così come non cancella il ma-le, l’egoismo e la paura che spesso attanagliano gli uomini fino a farli rinchiudere sempre più su se stessi e a renderli insensibili a ciò che accade attorno a loro. Ed il cuore umano, spesso meschino, si lascia ingannare dalle illusioni del piccolo tornaconto personale e, preso dalla contabilità del proprio benessere, diventa cieco alla mano del povero e dell’indifeso che chiede ascolto ed aiuto.

Anche in giorni offuscati da tante situazioni di preoccupazione e di incertezza, la forza della Pa-squa continua a suscitare misteriosamente nel cuore degli uomini un grande desiderio di bene, continua a far germogliare i gesti della buona volontà e dell’attenzione gratuita e solidale in favo-re di quanti sono segnati dalla fatica, dal bisogno e dal dolore.

+ Renato Boccardo

Arcivescovo di Spoleto-Norcia

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TERNI-NARNI-AMELIA

ABBIAMO BISOGNO CHE RISORGA LA SPERANZA

di mons. Vincenzo Paglia

La Pasqua è il cuore stesso della fede cristiana e con essa celebriamo la vittoria di Gesù sulla morte. E’ il mistero particolare che segna la storia del mondo e la storia dei credenti.

Quest’anno ci coglie mentre viviamo momenti difficili, non solo in Umbria o in Italia, ma anche nel mondo intero, perché tante sono le guerre ancora in atto in vari paesi e tanti problemi si accalca-no nelle nostre terre. Ecco perché abbiamo bisogno di questa Pasqua, abbiamo bisogno di risorge-re, abbiamo bisogno che risorga la speranza per una nuova vita, che risorga una passione per po-ter non solo superare i momenti difficili, ma per poter costruire un futuro migliore per tutti, parti-colarmente per i più giovani. E’ urgente che il Vangelo di Pasqua parli al cuore dei giovani e degli anziani di una vita nuova, che parli al cuore delle donne e degli uomini di un mondo migliore; che indichi a chi non l’ha mai ascoltato la via di un mondo più umano che abbatta la crescita dell’egoi-smo e ravvivi la solidarietà e l’impegno per gli altri. Abbiamo bisogno di celebrare ancora la resur-rezione per vincere le ingiustizie, le oppressioni, la catena del male che ci avvinghia tutti.

La resurrezione è un’energia d’amore che viene messa dentro la vita per aiutarci a vivere nella giu-stizia e nell’amore; la resurrezione deve toccarci nel profondo perché il mondo cambi, e perché an-zitutto cambino i nostri cuori. È vitale, per tutti noi, vivere sperando, nutrirci di cose buone, di amore, di comprensione, di parole e di atteggiamenti che siano espressioni dell’Amore, con la lettera maiuscola. Ossia di quell’amore saldo, vero, che tutti cerchiamo e senza il quale non pos-siamo vivere. Il Vangelo di Pasqua parla di una vita nuova, più umana e più bella per tutti. La Pa-squa annuncia che l’amore ha vinto il male, la misericordia ha vinto l’indifferenza, la mitezza ha vinto la violenza, la vita ha vinto l’ultimo nemico che è la morte. Ecco perché l’augurio che faccio per la Pasqua è quello che la speranza non solo non muoia, ma possa risorgere e possa invadere il cuore di tutti.

+ Vincenzo Paglia

Vescovo di Terni-Narni-Amelia

Presidente della Conferenza episcopale umbra