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Le armi della prima Guerra Mondiale Nel corso della prima Guerra Mondiale, che viene chiamata anche Grande Guerra, vengono utilizzate molte anni e ne vengono inventate delle nuove. Tra queste ultime il carro armato, un veicolo corazzato capace di muoversi alla velocità di 6 km all'ora sui terreni più accidentati grazie alle ruote cingolate. Il carro armato procede nel fango, resiste al fuoco delle mitragliatrici, supera il filo spinato e oltrepassa le trincee. Il carro armato è dotato di mitragliatrici o cannoni m grado di sfondare le linee nemiche. I primi a usarlo sono gli Inglesi (il tank). La Grande Guerra è la prima in cui vengono usati gli aerei. Inizialmente i Tedeschi utilizzano i dirigibili che sono detti "Zeppelin" dal nome del loro inventore. Sono lunghi circa 150 metri, riempiti con gas più leggeri dell'aria (idrogeno), in grado di volare per lunghi tratti e di sganciare grandi quantità di bombe sulle città nemiche. Successivamente i Tedeschi ricorrono a piccoli aeroplani, i cacciabombardieri, che subito sono a due posti (uno per il pilota, l’altro per il mitragliere), mentre in seguito vengono perfezionati e diventano a un posto: il pilota guida e nello stesso tempo spara per mezzo di un bottone che aziona la mitragliatrice. In questo modo oltre a combattere fra loro, gli aeroplani possono mitragliare dall’alto le trincee provocando gravi danni. I tedeschi durante la Grande Guerra sono particolarmente interessati anche all’uso del sommergibile, col quale sperano di poter distruggere i collegamenti navali dell'Inghilterra, e quindi i suoi rifornimenti. Tra le nuove anni non dobbiamo dimenticare il gas asfissiante che provocava la morte per soffocamento. Unico rimedio per poter sopravvivere sono le maschere antigas, ma non pochi soldati tornano dal fronte con i polmoni gravemente danneggiati. La Grande Guena è soprattutto una guerra di posizione, che si svolge nelle umide trincee del fronte, protette da fili spinati. Tra le vecchie armi, ma molto utilizzate nelle trincee, la mitragliatrice e il cannone. Per quanto riguarda quest ultimo, le acciaierie Krupp producono la "Grande Rertlia'' (cosi detta dal nome della figlia del l'industriale tedesco), dal tiro rapido e preciso.

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Le armi della prima Guerra Mondiale

Nel corso della prima Guerra Mondiale, che viene chiamata anche Grande Guerra, vengono utilizzate molte anni e ne vengono inventate delle nuove.Tra queste ultime il carro armato, un veicolo corazzato capace di muoversi alla velocità di 6 km all'ora sui terreni più accidentati grazie alle ruote cingolate. Il carro armato procede nel fango, resiste al fuoco delle mitragliatrici, supera il filo spinato e oltrepassa le trincee. Il carro armato è dotato di mitragliatrici o cannoni m grado di sfondare le linee nemiche. I primi a usarlo sono gli Inglesi (il tank).La Grande Guerra è la prima in cui vengono usati gli aerei. Inizialmente i Tedeschi utilizzano i dirigibili che sono detti "Zeppelin" dal nome del loro inventore. Sono lunghi circa 150 metri, riempiti con gas più leggeri dell'aria (idrogeno), in grado di volare per lunghi tratti e di sganciare grandi quantità di bombe sulle città nemiche. Successivamente i Tedeschi ricorrono a piccoli aeroplani, i cacciabom bardieri, che subito sono a due posti (uno per il pilota, l’altro per il mitragliere), mentre in seguito vengono perfezionati e diventano a un posto: il pilota guida e nello stesso tempo spara per mezzo di un bottone che aziona la mitragliatrice. In questo modo oltre a combattere fra loro, gli aeroplani possono mitragliare dall’alto le trincee provocando gravi danni.I tedeschi durante la Grande Guerra sono particolarmente interessati anche all’uso del sommergibile, col quale sperano di poter distruggere i collegamenti navali dell'Inghilterra, e quindi i suoi rifornimenti.Tra le nuove anni non dobbiamo dimenticare il gas asfissiante che provocava la morte per soffocamento. Unico rimedio per poter sopravvivere sono le maschere antigas, ma non pochi soldati tornano dal fronte con i polmoni gravemente danneggiati.La Grande G uena è soprattutto una guerra di posizione, che si svolge nelle umide trincee del fronte, protette da fili spinati. Tra le vecchie armi, ma molto utilizzate nelle trincee, la mitragliatrice e il cannone. Per quanto riguarda quest ultimo, le acciaierie Krupp producono la "Grande Rertlia'' (cosi detta dal nome della figlia del l'industriale tedesco), dal tiro rapido e preciso.

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GIOVANNI PASCOLI

NOTA BiOGRAFiCA

Parte Prima: 1855 -1884fcitwsWsce a Dalia nascita alla laurea e all'insegnamento liceale a Matera

-reji^au \\ Nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. )Trascorre un’infanzia agiata fino alla morte del padre. Nel 1882 si laurea injettere a Bologna.

Parte Seconda: 1884-1895 eueAaiz'!'aInsegnamento al liceo di Massa e al liceo di Livorno; la vita

osuU cLi con ¡e sorejje jda e Maria; le prime medaglie d'oro alConcorso di Poesia Latina di Amsterdam; nascita delle Myricae; ideazione delle antologie scolastiche Lyra e Epos .

Parte Terza: 1895 - 1897~> o^v^r-oCA ¿¿uMatrimonio d ^ l a . sqrella s Ida; affitto della casa diCastelvecchio; Professore*'all'Università di Bologna; prima edizione di Epos e dei Poemetti, nascita del Fanciuìlino.

Parte Quarta: 1898 -1906Vita insieme a Maria; insegnamento universitario a Messina e

e5<s>*Lo \ Q p jsa fìnQ a)la nomina a successore di Carducci nellacattedra bolognese di Letteratura italiana; delle antologie Sul limitare e Fior da Fiore\ edizione degli studi danteschi Sotto il velame e La mirabile visione; acquisto della casa di Castelvecchio; edizione presso l'editore Zanichelli dei volumi che raccolgono le sue poesie.

Parte Quinta: 1906 -1912Rapido peggioramento delie condizioni di salute fino aliamorte per cirrosi epatica; edizione di Le Canzoni di re Enzio. Muore a Bologna il 6 aprile 1912.

POETICA

G. Pascoli e G. D’Annunzio sono poeti di passaggio. Pascoli è considerato l’ultimo dei classici e il primo dei moderni.

Pascoli D’AnnunzioSolida formazione classica. Cultura moderna, a contatto coi Simbolisti

francesi.Ricerca del sublime nel basso, nel quotidiano; contorni familiari piuttosto che esigenza di affermazione.

Innalzamento e amplificazione.

Rimane nei rapporti tradizionali con il pubblico.

Si propone come figura pubblica e che dà scandalo.

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p s te w - U a W v C D ì - - ^ c a c^ v^ o o m o . t : ^ ^ o u l . e - ^ o i X c i . > V 'C ‘ >-: ' j o - « i L p ^ U ò c j. .vW d cÌ s v w a j u o a

y-oif .o àoC» C- cc,A°^c€- ^ f'' '/Y'à i 0 ó l £®aCo aX-vW aj e cii- AGoviva. c aS/'o ci_J 'seJ,'§8, |^ A c io è è i.M ,o 4 u - Caa> ^ omgl. J O c a te > . - ^ o f tx i i - > o ^ L ’ -cr'ùXcC c k - ^ j o ' itv .é -o w e - $ < *f*c o Q \ &-' o*U>re.vUxiu ^o*aJo~~vj o<j*èu

\JecLc ciò' cW ^ §eweA vte- i<*ròihv*,^o> sìocc cx> v>.\w W^o nvo ac ^ex (Hccoeo-Voa^W «te. ^ W e~ck* /n)CteMo-

II Fanciùllino è il discorso programmatico con il quale Pascoli nel 1897 presenta la sua personale poetica. Egli dichiara che il poeta è un fanciùllino; non dunque un poeta- ideologo, ma un “musico”, un veggente, un sensitivo, che attraverso vie intuitive e percezioni non razionali vede ciò che agli altri passa inosservato. Si pone come poeta­vate. Egli trova legami segreti con le cose e le osserva con stupore infantile. Egli si sottrae alla logica razionale comune grazie alia sua attività fantastica e simbolica.Per gli uomini, in quest’ottica, la poesia assume un valore consolatorio che lè spinge allabontà. ‘àvwV)oO -a'W? p<v>co€aY-*v.0 MOc£e CAAc&it-ootfc. eco •TvÙacÀcu' cfetìSfi-yctV£0a/b'O.Vvfe_ dU; or*a~Forte presenza di onomatopee, valorizzazione del particolare, fonosimbolismi puri.

. __ CM,\ W->:.... « U ” * '• ‘ 5 ' " - . i . ' . <■»«<#

<é_ ' r^ouj.'Ad v ow-.ìl. ri>t 0° ’ - n Ti soli.' ànpJh'; .RACCOLT^ POETICHE PRINCIPALI _ _ V,

/ 50\A0 rapiti. fb(N\e_ cAexrtol . , V>aAA t a o(«v'carC/S 4 ^ ' ooftdiQteA - t\So cU iér A.-a fcrta (^.¿seffiri e i€XA -eK civ\o

, Le tre raccolte giudicate più vive e intense della produzione di Pascoli sono considerate:«M ba^So VaMé-rva'4 dia* vn 'f^Uo( Socx^Uck- uK-£ (Wacct-owxs e. 6e.W ì ìl '£lakuycì*^ ^ -►Myncae: prima pubblicazione a Livorno nel 1891, l’ultima ne! 1900. E’ una raccolta dis<Ud\a~ 1§§ componimenti, caratterizzati da frammentarietà, perché egli vi utilizza la tecnica

pittorica dei “puntinismo” impressionistico. In primo piano vi è il mondo naturale, rappresentato quasi in modo realista, ma in realtà assume un significato simbolico dal momento che è sempre filtratola' impressioni soggettive. Il linguaggio risulta innovativo:

^ ™ „ m ° d i popolari, termini tecnici, termini rari e preziosi (in linea con l’estetismo decadente).^ ^ i nota anche la presenza di sperimentalismo metrico attraverso contaminazioni, du «vappìS?! tpermetrie ecc. <ao-<vUa» uv.l< Va mocTe.. e. va w&cm-g

* c**>3èo cU>‘ o JTa \\ Sc^ySto (ÀvaCo ^ fe^sTca ÌW ^Siìcwl. je ji Soj> QMoiAtoiovn\e. ■> Poemetti: prima pubblicazione nel 1897, l’ultima nel 1904. In questa raccolta Pascoli

cerca di superare la frammentarietà di Myricae. I testi si presentano più lunghi, a volte sono anche divisi in sezioni, e hanno una spiccata tendenza narrativa. All’aggressività e negatività della società di massa, egli contrappone i miti della bontà naturale e della poesia. Bontà naturale> mondo contadino; poesia>rifugio dei valori cancellati dalla realtà industriale.E’ l’opera pascoliana più vicina al Decadentismo per la presenza dei temi legati alla morte; alla corruzione e vi è una denuncia dei limiti della società moderna. Utilizza in quasi tutti i testi la terzina dantesca, per la sua versatilità espressiva. Fa un largo uso di termini dialettali e lingue “speciali”>plurilinguismo.

-► Canti di Castelvecchio: pubblicati a Bologna nel 1903 (come PAIcyone dannunziano).Forte legame con Myricae. Due motivi dominanti: 1. naturalistico: stagioni che rappresentano l’ordine naturale di vita e morte; 2. familiare: tragedia della morte impunita del padre, che è fuori dal meccanismo naturale. Si presenta come una lirica più distesa, è presente il recupero del tema della ricordanza dei canti leopardiani e rapporto uomo- natura. Utilizzo di forme metriche considerate meno nobili (es. novenario): musicalità più complessa e varia. La lingua dei Canti è lo strumento privilegiato per raggiungere il sublime sia dal basso che dall’alto. Il privilegio linguistico del poeta esprime un privilegio conoscitivo.

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