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Programma del Partito Socialista Italiano per le elezioni amministrative 2016 a Trieste Trieste ha bisogno di un governo che riaccenda la vitalità e la speranza di questa città. Solo il socialismo può coniugare lo sviluppo, la democrazia e la solidarietà sociale. Ma poiché né il buon governo né il socialismo si fanno con gli annunci, il Partito Socialista Italiano propone una serie di idee per fare di Trieste il laboratorio di un nuovo socialismo municipale che possa garantire un futuro migliore per tutti i cittadini, ponendoci come principi cardine la promozione del lavoro, dei diritti sociali e dell’ambiente. Ci impegniamo a promuovere il nostro programma il più possibile dati i limiti legislativi, politici e del patto di stabilità, senza tuttavia dimenticare che l’azione socialista inizia nella e a partire dalla società, per dare una voce ai cittadini, alle realtà del lavoro tradizionale ma anche ai nuovi sfruttati (professionisti, precari, esodati, pensionati, ecc.). A fianco degli oppressi per lottare, nelle istituzioni per rappresentarli. Abbiamo deciso di appoggiare il sindaco Cosolini perché di lui apprezziamo la volontà riformatrice contro le resistenze del passato, contro il partito del ‘no’ ad ogni costo e contro le sirene del populismo. Per imprimere una svolta decisiva al governo della città non basta però la mera volontà: servono dei rappresentanti decisi e delle idee feconde. Noi riteniamo di poter fornire a Cosolini sia i primi sia le seconde. Infine, questo programma non esisterebbe se i nostri Giovani Socialisti non si fossero presi l’impegno di scriverlo: uno sforzo lungo e meritevole da dicembre dell’anno scorso a questa parte. Il Partito è loro enormemente grato. Un pensiero va anche alle compagne e ai compagni che hanno contribuito con proposte, progetti, riflessioni e anche critiche. Ringraziamo infine i Verdi, con cui abbiamo formata la lista Verdi-PSI, per la collaborazione alla scrittura di alcune parti importanti e parimenti la Federazione Giovani Socialisti dell’Emilia Romagna per averci concesso di integrare liberamente al nostro programma il loro prezioso scritto sul socialismo municipale. 1 telefono 335 82 18 202 email [email protected] sito psitrieste.it social /PsiTrieste @PsiTrieste Partito Socialista Italiano Federazione di Trieste Indice delle sezioni Ambiente Amministrazione pubblica Autonomie locali Economia a. Porto e industria b. Agricoltura c. Terziario c.i. Turismo Immigrazione e accoglienza Trasporto pubblico Tutela sociale e servizi alla persona Urbanistica 2 3 5 6 6 9 10 10 12 13 15 17 Segui la pagina ufciale della lista su Facebook: cerca Lista Verdi PSI Trieste

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Programma del Partito Socialista Italiano per le elezioni amministrative 2016 a Trieste

Trieste ha bisogno di un governo che riaccenda la vitalità e la speranza di questa città. Solo il socialismo può coniugare lo sviluppo, la democrazia e la solidarietà sociale. Ma poiché né il buon governo né il socialismo si fanno con gli annunci, il Partito Socialista Italiano propone una serie di idee per fare di Trieste il laboratorio di un nuovo socialismo municipale che possa garantire un futuro migliore per tutti i cittadini, ponendoci come principi cardine la promozione del lavoro, dei diritti sociali e dell’ambiente. Ci impegniamo a promuovere il nostro programma il più possibile dati i limiti legislativi, politici e del patto di stabilità, senza tuttavia dimenticare che l’azione socialista inizia nella e a partire dalla società, per dare una voce ai cittadini, alle realtà del lavoro tradizionale ma anche ai nuovi sfruttati (professionisti, precari, esodati, pensionati, ecc.). A fianco degli oppressi per lottare, nelle istituzioni per rappresentarli. Abbiamo deciso di appoggiare il sindaco Cosolini perché di lui apprezziamo la volontà riformatrice contro le resistenze del passato, contro il partito del ‘no’ ad ogni costo e contro le sirene del populismo. Per imprimere una svolta decisiva al governo della città non basta però la mera volontà: servono dei rappresentanti decisi e delle idee feconde. Noi riteniamo di poter fornire a Cosolini sia i primi sia le seconde. Infine, questo programma non esisterebbe se i nostri Giovani Socialisti non si fossero presi l’impegno di scriverlo: uno sforzo lungo e meritevole da dicembre dell’anno scorso a questa parte. Il Partito è loro enormemente grato. Un pensiero va anche alle compagne e ai compagni che hanno contribuito con proposte, progetti, riflessioni e anche critiche. Ringraziamo infine i Verdi, con cui abbiamo formata la lista Verdi-PSI, per la collaborazione alla scrittura di alcune parti importanti e parimenti la Federazione Giovani Socialisti dell’Emilia Romagna per averci concesso di integrare liberamente al nostro programma il loro prezioso scritto sul socialismo municipale.

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telefono 335 82 18 202 email [email protected] sito psitrieste.it social /PsiTrieste @PsiTrieste

Partito Socialista Italiano

Federazione di Trieste

Indice delle sezioni

Ambiente Amministrazione pubblica Autonomie locali Economia a. Porto e industria b. Agricoltura c. Terziario c.i. Turismo Immigrazione e accoglienza Trasporto pubblico Tutela sociale e servizi alla persona Urbanistica

2 3 5 6 6 9 10 10 12 13 15 17

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Ambiente 1

Per realizzare il socialismo municipale è vitale la tutela dell’ambiente, sulla quale in teoria nessun politico ha mai dubbi, ma che rischia sempre di essere messa da parte, o per seguire la logica del profitto o per semplice inerzia. È dagli anni settanta che la questione ambientale risuona nel dibattito pubblico, eppure, per esempio, abbiamo ottenuta la raccolta differenziata – per di più nemmeno obbligatoria – solo recentemente. Pur vivendo in una Regione da sempre sollecita a lasciare alle generazioni successive un ambiente vivibile, occorre dire che il ruolo del Comune è primario nell’assicurare una vera tutela dell’ambiente e della salute pubblica, poiché grazie ai poteri in materia urbanistica e il ruolo nelle Conferenze dei servizi esso ha il potere di vigilare sugli insediamenti poten-zialmente dannosi per la cittadinanza. Se da un lato deploriamo l’atteggiamento del ‘non nel mio cortile’ (il cosiddetto nimbyism) e dei ‘no a priori’, spesso sfocianti in contestazioni violente, dobbiamo però ammettere che troppo spesso gli amministratori locali sono stati costretti a tollerare l’esistenza di impianti inquinanti sul loro territorio, cercando davanti agli elettori di minimizzare la gravità dei fatti. I recenti reportage giornalistici sulla Ferriera di Servola hanno scatenato un movimento civico trasversale alla politica, che però non va oltre il facile slogan del «chiudiamo tutto». È  invece essenziale recuperare la produzione industriale tutelando insieme l’ambiente e la qualità dell’aria che respiriamo, per sottrarsi all’empio ricatto lavoro-ambiente (vd. oltre alla voce “economia e industria”). Nel dettaglio, proponiamo alcune soluzioni: • per evitare concentrazioni di particolato oltre i limiti di sicurezza, come è avvenuto lo

scorso inverno, sono necessari un regolamento stringente sugli impianti di riscaldamento antiquati (domestici, industriali o pubblici che siano) e cospicui eco-finanziamenti per l’ammodernamento o la sostituzione degli stessi.

• ci impegniamo a vigilare sulla cementificazione del territorio giuliano, denunciando ogni misura o emendamento che preveda danni in tal senso. Vogliamo anche un nuovo e approfondito campionamento del suolo per rilevazione, bonifica e messa in sicurezza a tutela della salute pubblica.

• bisogna avviare piani di ripristinino degli habitat naturali della val Rosandra e del Carso andati distrutti per incuria o speculazione e che, coinvolgendo l’amministrazione locale e le istituzioni, pongano in primo piano gli obiettivi del monitoraggio, della difesa e della valorizzazione non consumistica del territorio.

• si propone di rendere Trieste un laboratorio urbano di sperimentazione dall’energia eolica c.d. di terza generazione. Non serve spiegare quanto la nostra città possa beneficiare dallo sfruttamento del vento che naturalmente la sferza, impedito finora dall’impossibilità di installare pale eoliche standard, che la bora spezzerebbe. La tecnologia più recente invece permette l’installazione di due tipi di apparecchiature:

1. minieolico ed eolico verticale: mini pale eoliche a spirale che, grazie alle dimensioni ridotte (dai 70 cm ai dieci metri di lunghezza) degli apparecchi, sono accessibili a

Il nostro progetto di politica ambientale non sarebbe così nutrito senza l’importante apporto propositivo 1

degli amici Verdi, insieme ai quali ci siamo lanciati nell’avventura di queste elezioni fondando la lista Verdi-PSI, chiamata amichevolmente “la bicicletta”. Le proposte illustrate in questa sezione nascono dunque dallo sforzo congiunto di socialisti e verdi, consci che solo una duplice attenzione al lavoro e alla salute pubblica possa, nel medio-lungo periodo, salvare la nostra città.

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tutte le utenze domestiche – potendo essere piazzate tranquillamente sui tetti delle case senza richiedere opere particolari di adattamento – così come industriali e pubbliche;

2. eolico d’alta quota: una sorta di aquiloni che, lasciati fluttuare tra 500 e 2000 metri di altitudine, dove soffiano i venti di alta quota, producono energia elettrica tramite il movimento dei cavi che li ancorano al suolo (o a piattaforme marine). Il consumo di suolo è limitato agli attracchi delle vele.

La nostra proposta è pertanto la seguente: ‣ sia indetto un bando per l’installazione delle apparecchiature minieoliche sui tetti

degli edifici pubblici di proprietà del Comune a Trieste; ‣ il Comune, in collaborazione con la Regione, fornisca degli ecoincentivi ai cittadini e

alle imprese che vogliano predisporre le suddette apparecchiature in proprietà private; ‣ il Comune lanci un bando d’appalto per la posa di ‘centrali’ per l’eolico d’alta quota,

nelle valli carsiche e nella baia di Trieste; ‣ si stringa un accordo con l’università per finanziare la ricerca sull’energia eolica,

tramite bando europeo. La creazione di una nuova filiera industriale legata all’eolico di terza generazione garantirebbe nuove occasione di lavoro nei settori dell’installazione delle apparecchia-ture, della loro manutenzione, della ricerca tecnologica, della vendita eccetera. Una simile iniziativa renderebbe Trieste città d’avanguardia nel panorama italiano e regionale europeo nel campo della ricerca eolica.

• rigassificatore: non siamo né pro né contro; spetta al Comune una valutazione che tenga conto degli interessi pubblici in gioco (opportunità di introdurre una nuova filiera industriale, eventuali ostacoli alla navigazione portuale, posizione interregionale di Trieste nel settore del trasporto dell’energia, rischi ambientali e paesaggistici correlati all’installazione delle strutture). Tale valutazione, ad oggi, non è ancora stata effettuata.

Amministrazione pubblica 2

Se vedere incisi i valori del socialismo nello Statuto comunale di Trieste è un’ambizione forse troppo smodata, dobbiamo quantomeno adoperarci per metterli in pratica nella nostra azione all’interno delle istituzioni. Il Partito Socialista può infatti ancora fregiarsi di essere un partito ‘di lotta e di governo’, come si diceva un tempo: in piazza a fianco degli oppressi, dei lavoratori, dei disoccupati, nei comuni e in Parlamento per rappresentarli. All’alba del XX secolo, i socialisti in Italia e i socialdemocratici nell’Impero austro-ungarico si preparavano a sedere nei seggi, conquistati con fatica e sudore, dei consigli comunali e dei Rathäuser: ciò significava per la prima volta potersi avvalere degli strumenti dello stato, uno stato oppressore e ingiusto che veniva conquistato e fatto proprio. Quel comune prima governato dai padroni ora diventava posto di comando degli sfruttati, e ancora meglio: quella parte di stato diventava ora governata dal popolo per il popolo. Non è nostra intenzione idealizzare quel periodo, ma sottolineare come i comuni potessero finalmente

Ai fini dell’elaborazione della presente sezione è stato decisivo il documento della Federazione dei Giovani 2

Socialisti (FGS) dell’Emilia Romagna presentato e discusso all’ultimo congresso del PSI a Salerno, dal titolo Socialismo municipale. Il rilancio del welfare e la tutela dell’ambiente come prospettiva di una rinnovata politica socialista. Ad oggi, il contributo è reperibile purtroppo solo in formato cartaceo. Ringraziamo vivamente le giovani compagne e i giovani compagni emiliani-romagnoli per il prezioso aiuto.

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divenire non più un ‘feudo’, una semplice articolazione del potere statale, ma bensì istituzioni rappresentanti una comunità, volte a perseguire gli obiettivi che era il popolo di quella comunità stessa a volere e decidere. Oggi come allora ci troviamo nella situazione di non poter decidere in maniera decisiva la politica nazionale, ma di poterlo fare in fortunati territori che se vogliamo possono rappresentare un punto fermo dal quale ripartire: tutto sta nel fare di nuovo nostra la nozione di socialismo municipale, con cui possiamo dimostrare, agli italiani ma soprattutto a noi stessi, come si può realizzare una società più giusta e socialista partendo proprio dalle nostre comunità. Le lotte di una volta oggi si sono trasformate in diritti, che i comuni tutelano in diversi maniere; nondimeno è necessario parlare di rilancio, per due diverse ragioni: la prima è che non ci si può certo fermare ai diritti conquistati in passato e che in un mondo di cambiamenti continui e sferzanti come il nostro occorre un vero e proprio aggiornamento delle priorità e dei bisogni della società; la seconda è che la scontatezza, lo svuotamento di valori e la formalità con cui vengono oggi trattati i diritti sociali conduce al pericolo opposto che essi vengano considerati, o per errore o per voluto disegno politico, marginali e superabili. Occorre quindi dare nuovo slancio e nuova linfa vitale al welfare, senza dare mai per scontati i valori a fondamento dello stato sociale e dirigendo il nostro sguardo verso frontiere che rispondano ai nuovi bisogni del nostro secolo, come per esempio la necessità di proteggere i lavoratori del terziario avanzato (vd. infra il punto sul welfare). Infine, un nuovo diritto, tutto del nostro millennio, è quello alla corretta informazione. Può sembrare assurdo, ma con l’avvento di internet e del moltiplicarsi delle possibilità di informarsi sapersi orientare nel mondo del lavoro o anche solo nell’infinito mare di possibilità che la società di oggi offre diventa un’impresa difficilissima, complice anche la proverbiale astrusità della burocrazia nostrana. Come aggravante, nella scuola codesti temi non sono affrontati o, se lo sono, marginalmente; e neppure chi ha il privilegio di studiare materie come diritto o sociologia si può ritenere al sicuro dal rischio di perdersi nella intricatissima giungla della società di oggi. Se una volta lo Stato aiutava le persone offrendo loro possibilità di emancipazione materiale, oggidì la sfida che si presenta è anche quella di promuovere una corretta informazione e formazione sulle possibilità di emancipazione umana. Noi crediamo che tale sfida vada affrontata nelle e dalle istituzioni, quindi, anche dai Comuni, promuovendo incontri, progetti, campagne, sportelli, corsi e qualsiasi altra iniziativa con la quale si possano perseguire queste finalità: sapersi orientare nel mondo del lavoro, saper valorizzare se stessi e il proprio mestiere, saper usare le nuove tecnologie, e così via. Insomma, un ‘comune sociale’ che offra possibilità ma anche le insegni, gettando le basi così di una maggiore coesione sociale, nel momento in cui si combatte lo smarrimento e la solitudine di molte persone di fronte a una società troppo frettolosa. Dopo questo preambolo, forse verboso ma opportuno per inquadrare gli scopi della nostra azione politica, a seguire alcune proposte per il Comune di Trieste. • Riapertura degli sportelli chiusi (poste, agenzie comunali, ecc.) nei quartieri periferici,

per evitare l’eccessiva concentrazione dei servizi al cittadino nel centro della città, obbligando i residenti della periferia a spostarvisi per ogni occorrenza. Un comune sociale è uno dove i servizi al cittadino sono distribuiti equanimemente sul territorio urbano.

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• I sindacati, nodo tra la politica e il mondo del lavoro, sono una voce sempre più fievole nel fracasso dell’economia di oggi. Pertanto, riteniamo giusto aumentare il campo d’intervento dei sindacati nel Comune. I sindacati devono partecipare alle decisioni dell’amministrazione comunale sin da principio e sistematicamente.

• Estensione dell’uso della lingua slovena nella comunicazione istituzionale e nella segnaletica stradale.

• Occorre potenziare i programmi di educazione civica a partire dalla scuola elementare, con un occhio particolare agli studenti di nazionalità e lingua diverse da quella italiana e slovena. La scuola infatti è la prima istituzione totale con cui qualsiasi persona ha a che fare nella sua vita; per produrre cittadini migliori domani è necessario istruire i nostri figli, e i figli di chi emigra nella nostra città, a un esercizio consapevole della cittadinanza e della partecipazione politica.

• È necessario stabilizzare i lavoratori comunali precari assumendoli con contratti fissi, in ispecie se giovani o donne.

• Proponiamo l’attivazione di una mailing list comunale, su iscrizione, per i cittadini interessati a conoscere tutte le attività promosse o patrocinate dal Comune come fiere, sagre, corsi, concerti, conferenze.

• Il Comune attivi dei corsi di formazione permanente rivolti ad adulti (in primis disoccupati e inoccupati) e alla terza età con l’obiettivo di insegnare un mestiere o a valorizzarne il proprio, saper usare le nuove tecnologie comunicative, mantenere alta la formazione intellettuale e culturale della persona, conoscere l’ambiente in cui si vive ecc.

• Inaugurazione del premio “Leo Castelli” per le arti visive e l’arte di strada e lancio di un concorso per dipingere murales in spazi della città individuati d’accordo con i cittadini.

• I nostri rappresentanti in Comune si impegnano sin da ora a essere trasparenti sulla spesa degli introiti derivanti dalla loro attività politica e parimenti a vigilare sulle spese dell’amministrazione comunale e della giunta, siano essi in maggioranza o all’opposizione.

Autonomie locali

Il Partito Socialista Italiano, ritenendo l’attuale UTI un passo indietro nella gestione democratica del territorio, sostiene sin da giugno 2015 il referendum regionale volto a istituire la Provincia autonoma di Trieste (o della Venezia Giulia), a fianco di una Provincia autonoma di Udine. Il nostro modello è il Trentino Alto-Adige: due province autonome, politicamente e fiscalmente, al posto dell’attuale Regione Friuli-Venezia Giulia. Insieme con l’istituzione della provincia autonoma si propone infatti la riduzione sostanziale dei compiti della Regione. Vogliamo una forma istituzionale più snella ed efficiente per governare Trieste, dove i fondi pubblici siano destinati all’amministrazione del territorio e allo stato sociale – in applicazione del principio di sussidiarietà verticale – e non al mantenimento di enti sovrabbondanti come le UTI e, in definitiva, la regione. I confini della Provincia autonoma di Trieste potrebbero includere anche Monfalcone e Ronchi, dati i loro profondi legami economici, storici e linguistici con la Venezia Giulia. È chiaro che la fusione di queste ultime dovrebbe passare per un referendum nei due comuni.

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Il nostro progetto di Provincia autonoma non esclude la Città metropolitana, cavallo di battaglia del senatore Russo, bensì la considera un primo passo verso la sua istituzione. Ci impegniamo a promuovere la causa dell’autonomia provinciale in tutte le sedi istituzionali; in particolare i nostri rappresentanti in Comune faranno in modo che si ospitino e patrocinino convegni sul tema.

Economia

Abbiamo deciso di dividere la trattazione delle nostre proposte per rilanciare l’economia della città in diversi sottosezioni. Comune per tutte è la nostra volontà che il rilancio di Trieste e le sue nuove direttive di sviluppo siano guidati e accompagnati dal potere politico, non semplicemente lasciati a se stessi. Il potere politico infatti – se gestito sapientemente – in quanto espressione della collettività è colui che meglio sa attribuire le giuste priorità ai vari interessi che emergono nello spazio pubblico. Ciò precisato, i principi guida del nostro pensiero economico sono: attenzione a tutte le possibilità di sviluppo o rilancio economico dei singoli settori produttivi; rispetto della vocazione marittima della città; tutela del lavoro e dei lavoratori; efficienza nello sfruttare gli spazi, le opportunità e la posizione strategica della città. A seguire la trattazione di tutte le singole sottosezioni. Al turismo, potenziale volano dell’economia urbana, è riservato un paragrafo a sé.

a. Porto e industria Il porto di Trieste fu all’origine dell’incredibile sviluppo industriale, commerciale, demografico e urbanistico di Trieste tra i secoli XVIII e XX. E da quando Trieste è stata relegata in un angolo remoto d’Italia e di conseguenza il suo porto marginalizzato a scapito di Venezia per la madrepatria e di Capodistria per la Slovenia, la città ne ha sofferto in larghissima misura, perdendo quella spinta innovativa e quel potenziale industriale che ne sancirono il successo nei secoli della modernità e che colpirono persino Karl Marx, il quale in due articoli del 1857 per il New York Daily Tribune elogiò lo spirito vivace e imprenditoriale della città allora asburgica. Affinché Trieste torni a splendere è dunque necessario ripartire dal suo settore economico principe, il porto, l’unico capace di garantire quella certezza di entrate e lavoro tali da poter sostenere lo sviluppo di una città di tali dimensioni. In particolare: • il Comune e la UTI si devono spendere per cercare investimenti nazionali così come

internazionali ingenti e durevoli al fine di sanare, restaurare, migliorare e sviluppare le strutture portuali del Porto nuovo.

• non si possono negare la marginalità economica di Trieste rispetto all’Italia di oggi e parimenti i suoi legami storici e geografici con la Mitteleuropa; inoltre Trieste è l’unico porto dell’alto Adriatico che gode di fondali abbastanza profondi da permettere l’attracco di navi di gran tonnellaggio. Trieste ha i numeri per diventare la Rotterdam centro-europea; a tale fine la UTI deve collaborare con lo Stato italiano, la Regione e gli enti esteri interessati per progettare e attuare una rete di collegamenti ferroviari ad alta velocità diretta soprattutto verso Austria, Germania e Ungheria, per connettere velocemente il Porto a codesti mercati. Necessario perciò ampliare e ammodernare lo scalo merci di Trieste, che allo stato attuale è quasi un viaggio nella storia delle ferrovie.

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• deve essere rivisto il piano regolatore della Zona industriale di Trieste, collaborando con i consorzi di imprese e con RFI al fine di riorganizzare il trasporto ferroviario nella stessa, più economico ed ecologico, per liberarla parzialmente dal traffico di mezzi pesanti come tir e autoarticolati. Punti di interscambio camion-treno.

• il punto franco, condizione dell’eccezionale sviluppo industriale della città tra sette- e ottocento, sia il volano della rinascita della portualità triestina. Occorre estenderlo al Porto nuovo al fine di assicurare la celerità della burocrazia e la bassa fiscalità che le imprese e gli stati esteri ricercano oggigiorno nei grandi porti. Un porto sviluppato, bene collegato internazionalmente e dotato di franchigia attirerebbe quasi da solo gli investitori esteri, creando innumerevoli posti di lavoro.

• il Porto vecchio, straordinario nella sua posizione con un lato interamente sui binari della Stazione centrale e un’apertura direttamente al centro della città, deve restare innanzitutto un porto. Siamo quindi contrari ai riusi non consoni con la vocazione fondamentalmente portuale dell’area (e di Trieste) e magari inclini alla speculazione. Il rilancio del Porto vecchio deve seguire l’idea della portualità allargata, ovvero attività produttive legate alla portualità (imprese legate al mare, marina, attività da diporto eccetera), limitando fortemente i sistemi insediativi e la residenzialità (inclusa la cosiddetta residenzialità turistica). La destinazione residenziale deve essere piuttosto ristretta all’attività nautica, come per esempio l’ospitalità per chi usufruisce dei servizi portuali. La parte dedicata alla residenzialità potrebbe essere quella tra il Molo 0 e il Terrapieno di Barcola, meno interessante dal punto di vista del recupero architettonico dell’esistente. L’urbanistica e gli edifici del Porto vecchio sono difficilmente riadattabili a usi alternativi per ragioni strutturali dovute alle concezioni architettoniche ottocentesche; oltretutto, poiché sono valutati come beni di interesse storico, il loro reimpiego deve sottostare a numerosi vincoli e cavilli. Per queste ragioni, la loro destinazione più naturale resta quella commerciale. Coerentemente con le esigenze dell’economia contemporanea, il Comune e la UTI devono pertanto ripensare il Porto vecchio per un uso industriale leggero (movimentazione di merci al dettaglio, agenzie marittime, logistica, start-up) e per l’artigianato sia urbano sia nautico, permettendo a codeste realtà di avvantaggiarsi della fortunata posizione del Porto vecchio a cavallo tra il mare, il centro città e la ferrovia. È perciò necessario mantenere e rafforzare i collegamenti già esistenti, soprattutto ferroviari, tra il Porto vecchio e la Stazione centrale, per consentire appunto il sistema insediativo di imprese e anche piccole industrie legate al mare – ferma restando un’apertura delle Ferrovie su questo punto, cercando di evitare progetti faraonici economicamente ed ambientalmente non sostenibili. Il pubblico deve mantenere il ruolo di capofila e il suo potere decisionale: obbligatorio il passaggio in Consiglio comunale di tutte le scelte fondamentali per il futuro del Porto vecchio, in primis la variante al Piano regolatore generale comunale che dovrà prendere in considerazione anche le zone del Porto vecchio passate dal demanio al Comune. Infatti, il piano regolatore del porto è di fatto superato, almeno per quanto riguarda i trasporti pubblici, in rapporto al sistema insediativo previsto. Il Comune, inoltre, si dovrà spendere per cercare investimenti nazionali e comunitari per poter realizzare la parte preponderante delle opere che saranno di interesse pubblico: dalla riqualificazione di alcuni magazzini in funzione museale, scolastica, scientifica, alla

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realizzazione delle opere urbanistiche, prevedendo un collegamento tranviario che unisca Campo Marzio alla pineta di Barcola (vd. infra il punto sul trasporto pubblico). Il Partito Socialista è favorevole all’inserimento di una sede universitaria legata al mare, ma si dovrebbe in tal caso trovare spazio per i servizi e le attività connesse (mensa per studenti, casa dello studente ecc.). Il Porto vecchio potrebbe anche essere un’ottima soluzione al problema degli schiamazzi. A nostro avviso, una porzione del fronte mare potrebbe essere dedicata all’intrattenimento giovanile (bar, locali e discoteche) sulla scia di quanto fatto a Barcellona. Riteniamo necessario uno studio dettagliato sulle attività da diporto per vedere che tipo di nautica da diporto possa insediarsi in Porto vecchio, giacché la crocieristica difficilmente vi avrà un futuro, non essendoci attracchi che possano garantire l’arrivo delle navi bianche più grandi. La soluzione migliore sarebbe dunque un ulteriore prolungamento della Stazione Marittima (vd. infra). Riteniamo che tutto il procedimento della stesura del bando per la ricerca della società consulente (cd. advisor) operato dall’attuale giunta Cosolini sarebbe dovuto essere impostato in modo completamente diverso. L’iter sarebbe dovuto essere inverso: l’amministrazione pubblica, portatrice degli interessi pubblici, avrebbe dovuto dare chiare indicazioni su quale futuro ipotizzare per l’area del Porto vecchio, ascoltando i portatori d’interesse già in una fase antecedente alla nomina dell’advisor e non già nella terza fase, quando le decisioni prese saranno difficilmente modificabili se non per questioni marginali. Stando all’iter previsto, poiché il consulente avrà mani pressoché libere, saranno invece ovviamente privilegiati gli interessi privati, molto più facilmente sostenibili economicamente. Sarà sicuramente dato ampio spazio alla residenzialità a dispetto del pubblico. Crediamo che sarà compito della prossima amministrazione far prevalere gli interessi pubblici rispetto ad altri tipi di logiche, tendendo conto in ogni caso di alcune proposte e suggerimenti fatti dall’advisor stesso, se non altro per non buttare a mare l’investimento pubblico di 170.000 €.

• è da gestire in maniera trasparente e condivisa l’assegnazione di punti franchi nel Porto e nell’entroterra. La nostra proposta è di mantenere la franchigia nell’attuale zona dell’Adriaterminal in Porto vecchio (ed estendere la franchigia anche al Porto nuovo – del resto, applicando le disposizioni contenute nell’Allegato VIII del Trattato di pace di Parigi, ma questa è un’altra storia), affinché l’industria leggera e l’artigianato che qui si stabilissero possano fruire di una burocrazia e una tassazione leggere, che per codeste realtà rappresentano di solito degli ostacoli insormontabili, molto più che per le grandi imprese.

• Modello del fondaco veneziano: singole aree del porto da affittare a nazioni estere (Austria, Ungheria, Germania) con permesso di libero utilizzo e costruzione.

• la Stazione Marittima deve diventare il principale scalo per il traffico crocieristico. A tale fine, essa deve essere integralmente restaurata insieme con l’urbanistica dell’area circostante, attualmente inadatta alla gestione di grandi flussi turistici. Occorre provvedere all’estensione del Molo Bersaglieri fino all’attuale attracco foraneo per permettere l’attracco delle navi bianche più grosse. Il Comune e la UTI insistano affinché sia realizzato il progetto di portare parte del traffico crocieristico diretto a Venezia a Trieste, stringendo accordi con le compagnie di navigazione e Trenitalia affinché i flussi turistici possano agevolmente spostarsi da Trieste a Venezia. Per sfruttare al massimo le

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potenzialità del porto giuliano bisognerà però rivedere il ruolo e la gestione di Trieste Terminal Passeggeri.

• il Porto di Trieste, diviso funzionalmente in (1) Porto nuovo per il traffico pesante e l’industria, (2) Porto vecchio per la portualità estesa, l’industria leggera, l’artigianato, la movimentazione di merci al dettaglio, la cantieristica nautica minore e (3) Stazione Marittima come scalo crocieristico, diventerebbe così uno hub primario di questa parte d’Europa. Poiché tre città portuali concorrenti a distanza ravvicinata sono un’assurdità, la UTI, affiancata dalla Regione, deve promuovere l’istituzione di una super-autorità portuale condivisa con Venezia e Capodistria e il potenziamento dei collegamenti ferroviari con codesti porti, in particolare verso l’Istria tramite la posa di una ferrovia a doppio binario tra Italia e Slovenia.

• ex-Sertubi: è necessaria la ricollocazione lavorativa dei lavoratori ex-Sertubi espulsi dal ciclo siderurgico locale.

• la Ferriera non deve subire la sorte dell’ILVA di Taranto, attorno alla quale è sorto l’assurdo conflitto tra il diritto ad un ambiente sano e il diritto al lavoro. L’UTI deve assicurare la riqualificazione ambientale del complesso, ripensando l’area a caldo obbligando la gestione a installare tecnologie di produzione all’avanguardia, salvaguardando i ca. 470 posti di lavoro, promuovendo gli apparati di lavorazione a freddo.

b. Agricoltura L’entroterra di Trieste ha delle notevoli potenzialità agricole. Bisogna evitare che altri, sfruttando la nostra inerzia, ne approfittino a nostre spese. • È necessario promuovere le colture carsoline tradizionali, incentivando l’agricoltura

biologica. Una voce a sé merita la protezione della viticoltura locale, soprattutto ora che la Slovenia e la Croazia sono parecchio agguerrite nella lotta ad accaparrarsi le denominazioni tipiche.

• Deve essere attivato un canale di commercio diretto con gli agricoltori nei mercati agricoli cittadini per favorire il consumo di prodotti locali a km zero. Un settore del Mercato coperto dovrebbe essere dedicato proprio a ciò.

• Il territorio della provincia di Trieste vanta ottime presenze e densità delle varie specie selvatiche, in primis gli ungulati con il capriolo e il cinghiale, che sono prelevate tramite l’istituto della selezione. Una volta prelevati i capi, i cacciatori non hanno a disposizione, come invece avviene in altre regioni italiane, un centro di lavorazione carni dedicato alla selvaggina, indispensabile per il corretto trattamento delle carni. Tale centro, previsto dalla normativa europea in materia di igiene e sanità, incrementerebbe, in condivisione con le imprese agricole, lo sviluppo e la diffusione di prodotti alimentari locali a chilometro zero. La carne della fauna selvatica, cosi come accade in molte nazioni della UE e non, rappresenterebbe una risorsa ed un valore aggiunto, soprattutto in un territorio come quello della provincia di Trieste con carichi faunistici di rilievo. Inoltre esso consentirebbe l’utilizzo dei selvatici prelevati in deroga dall’Amministrazione provinciale, che attualmente vengono inceneriti, con assegnazione del ricavato a favore degli agricoltori che subiscono purtroppo ingenti danni causati dalla fauna selvatica.

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• La UTI sostenga con sgravi fiscali e agevolazioni i giovani agricoltori e le aziende agricole a conduzione famigliare.

c. Terziario Il socialismo è una proposta politica valida per ogni lavoratore, e riteniamo che poco si sia fatto in tal senso per il settore terziario. Anche a Trieste è dunque necessario prevedere delle tutele per i lavoratori del terziario, in particolare i giovani e le donne, che nell’economia odierna, anche in città, sono tra i più esposti alla concorrenza e alla volatilità del mercato. Inoltre, alla fuga delle imprese produttive (settore secondario) negli ultimi anni si sta aggiungendo quella dei servizi, con la chiusura o il trasferimento degli uffici di importanti aziende. È compito di una politica socialista in Comune impedirlo, lavorando in coordinazione con i padroni e i rappresentanti sindacali per mantenere tali aziende in città. • Il Comune stimoli l’imprenditoria giovanile e femminile con sgravi fiscali, agevolazioni e

incentivi economici all’apertura di imprese in città, soprattutto se nel centro storico (Città vecchia, Borgo Teresiano) e nei rioni periferici, lanciando un fondo appositamente dedicato. All’interno di tale progetto, istituire un canale di comunicazione diretto tra gli enti di ricerca disseminati nel territorio provinciale, gli aspiranti imprenditori e la Camera di commercio istituendo dei cosiddetti ‘incubatori’ pubblici di imprese.

• Devono essere istituiti in varie zone della città degli spazi dedicati al lavoro professionale condiviso (coworking), dotati di connessione internet, al fine di riunire i professionisti che per varie ragioni non possono permettersi un ufficio né lavorare a casa. Spazi simili inoltre, aumentando l’intensità delle relazioni nelle reti sociali delle persone che vi partecipano, aiutano a superare l’isolamento tipico dei lavoratori di questo settore generando coscienza di classe. La partecipazione ai momenti di confronto tra l’amministrazione comunale e i portatori d’interessi deve inoltre essere allargata alle associazioni di professionisti e lavoratori autonomi presenti sul territorio giuliano.

• Il Borgo Teresiano e la zona adiacente alla stazione devono essere oggetto di una riqualificazione totale. Il Comune deve agevolare la sostituzione dei negozi temporanei e di scarsa qualità ivi presenti con attività commerciali durevoli e generatrici di ricchezza distribuitile (vd. infra sezione “urbanistica”).

• Il Comune deve riacquisire la gestione delle attività tipicamente pubbliche che sono state privatizzate e date in gestione a società partecipate o terze, al fine di aumentare la pubblicità del servizio svolto sottraendolo alle logiche di mercato. Si auspica l’evoluzione dall’utilizzo di personale di ditte esterne verso l’uso di personale interno dell’Amministrazione comunale, nei limiti consentiti dal patto di stabilità e dal blocco del turnover.

• Bisogna implementare la banda larga nel territorio giuliano e aumentare gli investimenti nell’informatica pubblica.

c. i. Turismo Settore terziario per eccellenza in Italia e sicuro contributo al rilancio di Trieste, il turismo merita una trattazione a parte. • Prima di tutto, Trieste deve essere facilmente raggiunta. Occorrono collegamenti più

veloci con Venezia, e – oltre che più veloci – anche diretti con l’Austria e l’Istria. "10

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L’aeroporto deve essere rilanciato tramite accordi con la Regione, il Ministero e direttamente le compagnie aeree interessate.

• Come già anticipato, il settore della crocieristica deve essere un volano per l’economia di Trieste. Per ottenere ciò occorrono grandi investimenti in infrastrutture per l’accoglienza di grandi numeri di persone (per cui abbiamo proposto di ristrutturare e riadattare la Stazione marittima), per il loro spostamento nella e fuori della città (verso Venezia nella nostra proposta) e per la loro accoglienza (un coordinamento con i servizi di ristorazione e alberghieri, per esempio).

• Il turismo sostenibile deve essere promosso attraverso l’istituzione di collegamenti ferroviari e su gomma tra Trieste e il suo hinterland frequenti (vd. punto sul trasporto pubblico) e con mezzi capienti, dove trovino posto per es. anche zaini e biciclette. Si devono installare in più punti tabelloni multilingui (sloveno, tedesco, inglese e croato) informativi degli itinerari ciclabili, dei percorsi ciclopedonali, dei sentieri verdi e degli itinerari storici-paesaggistici presenti nel territorio giuliano.

• Il turista in città deve poter trovare: ‣ dei punti informazione sparsi per la città aperti tutti i giorni e dove gli operatori

conoscano perlomeno due lingue straniere; ‣ mappe, cartine e carnet illustrativi dell’offerta turistica della Venezia Giulia; ‣ offerte rivolte a lui come per es. un biglietto unico per il trasporto pubblico a prezzo

fisso (sul modello della Vienna Card, si potrebbe chiamare “CartaGiulia” o “CartaTrieste”, valida per 24, 36 e 72 ore e comprendente uno sconto del 10/15% presso le attività che aderiscono all’iniziativa) e pacchetti comprendenti la visita a musei e attrazioni storiche (la Risiera, la Kleine Berlin, ecc.) e/o naturali (la Grotta gigante, gli itinerari verdi nel Carso, ecc.);

‣ una connessione wifi a internet gratuita per tutto il centro storico e negli edifici pubblici visitabili (musei, uffici per il turismo, edifici di pubblica utilità);

‣ un servizio di car-sharing fruibile in tutto il territorio giuliano (vd. oltre). • Occorre intercettare l’immigrazione universitaria da paesi esteri (scambi Erasmus e

simili) e il turismo giovanile, diretto per lo più in estate verso la Croazia. A Trieste i visitatori più giovani devono poter trovare un’offerta di attrazioni adatte alla loro fascia d’età come già in molte altre città europee: concerti, movida, gastronomia e cultura. Ai giovani studenti universitari esteri che scelgono la nostra città sia garantito un aiuto all’orientamento tramite una collaborazione con l’Università e i centri di ricerca: per esempio, perché non fornire a ogni Erasmus in ingresso anche una semplice miniguida della città, del Friuli-Venezia Giulia e delle loro attrazioni, con consigli di base su come comportarsi per non sembrare un ‘foresto’? Il Comune deve spalleggiare le iniziative private volte a colmare questo settore nel panorama dell’offerta turistica triestina.

• Devono essere concordate delle fasce orarie di apertura dei negozi sia per evitare di lasciare le aree più visitate o potenzialmente tali della città sguarnite di servizi commerciali di sera e nei giorni festivi, come del resto frequentemente accade in “bassa stagione”, sia per garantire dei turni di pausa ai lavoratori dipendenti i quali, complice l’attuale legislazione, vengono sempre più sfruttati dai padroni degli esercizi.

• Il turismo culturale è un settore rilevante dell’offerta turistica di una città; Trieste vi può dare del suo meglio, sia puntando sull’allure mitteleuropea per cui è celebre, sia accentuando i suoi tratti più eccentrici o meno noti. Il Comune deve rendersi promotore

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almeno di un festival della cultura, alta o popolare che sia: potrebbe essere un festival del teatro classico, allestendo il bel Teatro romano a palcoscenico di drammi greci e romani; potrebbe essere un festival della cultura alto-adriatica, coinvolgendo più settori (gastronomia, arti visive, musica eccetera).

• Al Castello di Miramare, vanto cittadino, bisogna restituire la dignità che gli compete, curandone i giardini e la passeggiata verso Barcola come si dovrebbe. L’asfalto deve essere sostituito con il lastricato e l’illuminazione pubblica deve essere risistemata. Occorre incentivare le visite al Parco naturale adiacente, magari abbinando i biglietti.

• L’acquario di Trieste deve trovare una nuova destinazione sul modello dell’acquario di Genova – benché non con la stessa grandeur a causa degli spazi ridotti delle Rive. Proponiamo di realizzare il nuovo acquario alla fine del Molo Fratelli Bandiera, sul lato rivolto verso la città, con una porzione interrata e direttamente affacciata sul mare.

Immigrazione e accoglienza

Una delle piaghe dell’attuale mercato del lavoro è la competizione salariale al ribasso tra lavoratori autoctoni e immigrati, anche detta dumping salariale. Per sconfiggerla occorre creare una situazione di sostanziale parità di diritti tra i lavoratori. • A questo proposito, va messo in piedi un programma comunale, dedicato ai residenti

extracomunitari, di crediti spendibili per ottenere servizi di welfare. Il sistema include diritti e doveri, è meritocratico e prevede delle soglie individuali da raggiungere per sbloccare delle prestazioni; la condizione finale in termini di diritti sociali è equiparabile a quella dei cittadini. Per esempio, garantiscono un certo numero di crediti avere un contratto di lavoro e gli anni di contributi, frequentare corsi di italiano per stranieri, detenere un titolo di istruzione straniero riconosciuto, prestare servizi di volontariato o socialmente utili, ecc. L’iscrizione al programma è obbligatoria per tutti gli stranieri extracomunitari residenti da più di tre mesi e non registrati in Comune come turisti o studenti.

• I residenti extracomunitari già presenti nel nostro territorio sono inclusi nel programma, ma partendo da un numero di crediti valutato sugli anni di lavoro, i loro contributi e i servizi di welfare già ricevuti.

• Contestualmente, il Comune deve fare partire dei corsi di lingua e cultura italiana gratuiti per stranieri, che comprendano alla fine l’esame di italiano al livello B1 (autonomia funzionale nell’uso della lingua) come definito dalla Società Dante Alighieri. L’ottenimento di crediti è condizionato al superamento dell’esame. Infine, proponiamo che si dia ospitalità temporanea ai profughi nelle ex-caserme dismesse, da riconvertire in strutture apposite e dotate di servizi minimi. Per evitare tuttavia l’accumulazione di troppe persone, è necessario ridistribuire l’accoglienza su tutto il territorio giuliano, coinvolgendo anche i Comuni minori.

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Trasporto pubblico

Trieste ha bisogno di una rivisitazione radicale del sistema dei trasporti. La città, nata per le carrozze e i cavalli, è invasa dal traffico automobilistico, che condiziona pesantemente un trasporto pubblico basato totalmente su autobus e corriere. Occorre pertanto rivedere i trasporti riportando il tram a Trieste (in ciò seguendo l’esempio di altre città italiane ed europee) e concependo un sistema di trasporti integrati dove ogni mezzo di spostamento occupa un ruolo preciso: il treno per gli spostamenti internazionali (Slovenia, Croazia, Vienna), lunghi (resto d’Italia) e medio-lunghi (Friuli, Istria); i treni suburbani (c.d. “metropolitana leggera”) per gli spostamenti a raggio medio-breve (Monfalcone, Capodistria, Sesana), le corriere come ‘colla’ dei centri abitati del territorio provinciale, il tram per gli spostamenti in centro città e per le linee turistiche, gli autobus per tutti i percorsi urbani dove non si possa considerare l’uso del tram e le linee marittime come collegamento ‘lento’ e a forte vocazione turistica tra i centri della costa. Ed è sempre con l’obiettivo dell’integrazione del trasporto pubblico che proponiamo l’adozione di un biglietto unico per tutti i mezzi (vd. infra primo punto). In ogni caso, come prima misura, va sicuramente contenuto il prezzo dei biglietti degli autobus, calmierandolo a 1,20 euro. Trieste, benché città di frontiera, ha scarsi collegamenti con l’estero, all’oggi permessi perlopiù solo dall’impegno delle società di trasporti estere. È pertanto doveroso lanciare un piano di collegamenti rapidi con l’Istria e l’Austria (vd. infra punti 2, 3 e 4). Il Partito Socialista ricorda che per il finanziamento di tutti i progetti di trasporto interfrontaliero è possibile accedere a fondi europei. Un altro vantaggio di un trasporto pubblico efficiente e pervasivo è la riduzione del traffico; per tutte quelle destinazioni non raggiungibili con i mezzi pubblici o per dare la possibilità di muoversi in libertà pur lasciando la propria vettura nella rimessa, proponiamo forti incentivi all’uso di automobili pubbliche (car sharing).

Nel dettaglio, le nostre proposte sono:

• la possibilità di usare il trasporto pubblico gratuitamente entro i limiti del centro storico, il che significa entro lo spazio in media di tre fermate;

• la UTI, insieme con la Regione, deve spingere affinché sia realizzata la ferrovia ad alta velocità tra Venezia e Trieste. Deve essere anche accelerato e migliorato il collegamento con l’estero, garantendo ogni giorno almeno due treni in partenza da Trieste (e non Opicina) diretti a Vienna e tre a Lubiana;

• Comune e UTI devono propugnare la riapertura e l’allargamento della linea ferroviaria verso l’Istria anche per il traffico passeggeri. Devono essere assicurati dei treni giornalieri da Trieste verso Capodistria e la Croazia. A tale fine, è necessario riaprire e rimodernare la bella stazione art-nouveau di Campo Marzio, antica Südbahnhof, assicurando anche un collegamento passeggeri tra questa e la Stazione centrale;

• allo scopo di aumentare l’integrazione territoriale della Venezia Giulia e la celerità dei trasporti, il Partito Socialista propone di prendere in considerazione il progetto europeo Adria-A, che prevede di realizzare una metropolitana leggera con due tratte che colleghino Trieste con l’aeroporto di Ronchi, Gorizia, Sesana e Capodistria sfruttando in larga parte binari già esistenti e ora sotto- o inutilizzati. Esse sarebbero percorse da

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veicoli di tipo tram-train per integrarsi alla rete tranviaria urbana, unendo la città al suo circondario. Gli snodi della nuova rete sarebbero il Silos (vd. infra) e la stazione di Campo Marzio. È necessario poi integrare e parzialmente sostituire il trasporto pubblico su gomma con delle linee tranviarie nel centro cittadino. In aggiunta al fatto che il tram rispetto all’autobus non ha emissioni ed è assai meno rumoroso, esso costituisce un sicuro richiamo turistico se promosso come linea d’interesse storico (Opicina docet). A tale riguardo, è bene rimettere in movimento il materiale rotabile d’epoca ora in deposito alla stazione-museo ferroviario di Campo Marzio. Nel dettaglio la nostra proposta prevede:

i. due tratte ferroviarie metropolitane: 1. la prima da Gorizia a Capodistria, su cui viaggiano due linee:

‣ linea A dal Silos a Gorizia, passando sull’attuale ferrovia tra Miramare, Santa Croce, Aurisina, Sistiana, Monfalcone e Ronchi; da qui devia all’aeroporto e poi si riaggancia alla ferrovia a Sagrado.

‣ linea B dal Silos a Capodistria, passando per Campo Marzio, Muggia, Borgo S. Sergio, Ancarano. La linea B nel tratto dal Silos a Campo Marzio (antica Rivabahn) funge anche da cinta tranviaria urbana di collegamento tra le due stazioni, fermando lungo le Rive.

2. la seconda da Campo Marzio a Nova Gorica, su cui viaggia la linea C, passante per Rozzol, Opicina, Sesana, Duttogliano (Dutovlje), Comeno (Komen).

ii. due linee tranviarie: 3

‣ linea 2 (odierno tram di Opicina), consacrata come linea turistica e prolungata fino alla Stazione marittima. Il percorso passa per via Carducci, piazza Goldoni, via Mazzini, riva 3 Novembre, Stazione Marittima, riva Sauro, piazza Venezia, via Diaz, via del Mercato vecchio, via del Teatro romano, corso Italia, piazza Goldoni, via Carducci. Uso di mezzi storici come quelli già presenti o copie di essi;

‣ linea 6: Barcola, Porto vecchio, Silos, piazza Oberdan e da qui seguendo il tracciato originale fino a S. Giovanni, servita da tram storici o copie di essi.

• la tariffazione per il sistema da noi previsto prevede un biglietto unico valido per autobus, corriere, treni locali, servizio di navigazione e linee internazionali, con l’obiettivo di incentivare l’uso combinato dei mezzi pubblici e facilitare l’interscambio tra questi. Si devono pertanto istituire tre zone di tariffazione, urbana, suburbana-1 e suburbana-2: per Trieste, la prima comprende il territorio dei comuni di Trieste e Muggia, la seconda la Venezia Giulia da Monfalcone fino a Sesana e Capodistria esclusa la zona urbana, la terza si estende fino a Ronchi e Gorizia (il tutto vale anche viceversa: Trieste, Muggia e Capodistria sono zona suburbana-2 per Gorizia). Il prezzo proposto potrebbe essere di 1,20 € per la zona urbana, 1,80 € per la suburbana-1 e 3 € per la suburbana-2. Comune e UTI devono stipulare accordi con le imprese pubbliche o partecipate non triestine che gestiscono le linee che toccano la Venezia Giulia per estendere anche a queste la copertura del biglietto unico. Occorre altresì stringere un

Ringraziamo gli amministratori della pagina Facebook “Ripristino del tram a Trieste” che hanno condiviso 3

con noi il loro piano di – appunto – ripristino delle linee tranviarie nella nostra città, da cui siamo partiti per l’elaborazione del nostro progetto.

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accordo con Trenitalia per rendere valido il biglietto unico urbano entro la stazione di Miramare e suburbano entro Monfalcone;

• nell’ambito della riorganizzazione dei trasporti triestini, si deve estendere l’uso del Silos da mera autostazione con parcheggio a snodo intermodale tra automobili, treno, autobus, corriere e tram (e metropolitana, nel nostro progetto), riadattando l’urbanistica di piazza della Libertà a tale scopo. In aggiunta, si potrebbe applicare il modello del “Mercato metropolitano” presentato all’Expo e trasferito ora a Torino nell’ex-stazione di Porta Susa, ossia di aprirvi una serie di punti di ristorazione (cibo da strada, cibo etnico, fraschi, tavernette, buffet ecc.) con il minimo comune denominatore di proporre prodotti di qualità a prezzi accessibili a tutti;

• si deve coordinare la posa di binari per tram nel centro di Trieste con l’estensione della zona pedonale/a traffico limitato, poiché, a differenza dell’autobus, il tram non ha bisogno di una strada per circolare: i binari possono infatti essere inseriti anche direttamente nel selciato, come già accade nelle zone pedonali di molte città (Salisburgo, Vienna, Graz, Bordeaux, eccetera). Un altro vantaggio del tram rispetto all’autobus è che il primo ostacola il traffico meno del secondo, godendo spesso di percorsi propri non condivisi con gli altri veicoli.

• seguendo l’esempio di altre città italiane ed europee, deve essere lanciato anche nella nostra città un servizio di car-sharing comunale per ridurre l’uso dei veicoli privati. Il nome che proponiamo è “Triestemobile”. I parcheggi di automobili pubbliche si devono trovare con facilità in tutta la città, così come deve essere facile il noleggio dei veicoli. Il sistema di pagamento è orario tramite apposite colonnine. L’uso di vetture a motore elettrico o ibrido è preferibile. Car-sharing condiviso con Gorizia e Slovenia.

• biciclette e piste ciclabili: il nostro progetto di riduzione del traffico in centro città passa anche per le biciclette. Occorre ritagliare degli spazi nelle vie del centro dedicati alla circolazione dei velocipedi, con corsie apposite ai fianchi delle strade trafficate e percorsi dedicati nelle vie pedonali. Secondo il modello applicato da altre città europee, proponiamo inoltre di aggiungere, negli incroci con semafori, le lanterne semaforiche dedicate ai velocipedi e degli spazi di attesa appositi davanti alle macchine.

Tutela sociale e servizi alla persona

Nonostante la nostra valutazione sull’operato della giunta Cosolini nel settore del welfare sia positiva, obiettivo principe del socialismo municipale è l’inclusione di tutti gli abitanti del territorio nel tessuto sociale ed economico della città. Perciò, sono stati individuati come prioritari alcuni interventi, di seguito descritti, rivolti ad aumentare la tutela sociale dei cittadini: • è innanzitutto necessario attivare un piano di sostegno della gioventù, con una serie di

esenzioni a pagamenti di servizi comunali alle giovani coppie sposate e un bonus comunale per i neonati. Occorre contrastare la disoccupazione e l’emigrazione giovanili aiutando i giovani diplomati e laureati con l’istituzione di un’agenzia permanente per la comunicazione con le aziende con l’obiettivo di favorirne l’ingresso nel mercato. Il Comune o la UTI devono stipulare un patto con la Camera di commercio per stanziare dei fondi mirati al finanziamento di tirocini nelle aziende, con l’impegno di queste ad assumere una volta finito il periodo di tirocinio;

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• per dare una risposta alle pressanti esigenze abitative, riteniamo necessario effettuare un censimento, con aggiornamenti continui, degli edifici di proprietà del Comune, agendo prontamente allorché, con interventi minimi, essi possano essere messi a disposizione delle persone che ne hanno bisogno;

• si propone di adottare un piano di censimento delle specifiche necessità di tutte le famiglie che si trovano in stato di difficoltà, da comparare con un analogo censimento dei beni e dei fondi disponibili, al fine di reperire – ove manchino – le risorse necessarie, con proiezioni prolungate nel tempo. Tutti i contributi ai soggetti in difficoltà devono inoltre avere tempi di richiesta e di erogazione certi. Le erogazioni devono essere effettuate entro sei mesi dalla chiusura del bando;

• le famiglie in difficoltà con figli nelle strutture comunali siano esentate dal pagamento del servizio di mensa scolastica e di ogni altra forma di onere assistenziale. Un’attenzione particolare va rivolta ai genitori single;

• ci impegniamo inoltre a verificare la possibilità di istituire un servizio gratuito per la compilazione dell’ISEE per le persone bisognose che fruiscono di servizi comunali. La compilazione deve essere permessa gratuitamente anche da casa tramite un servizio apposito;

• per quanto riguarda gli anziani, partiamo dal principio di ridurre l’istituzionalizzazione definitiva degli stessi. A tal fine, devono essere messe in campo risorse per ampliare e migliorare le strutture a loro dedicate, nella fattispecie strutture rionali, soprattutto diurne, per far sì che la rete di relazioni sociali non venga spezzata. Ci proponiamo di attivare un Centro diurno per anziani, progettato ed ultimato con questa finalità nel Padiglione Ralli, in Piazzale Canestrini, nel comprensorio del Parco di San Giovanni. Lo stesso è stato studiato, in particolare, per ospitare persone con deficit cognitivo, al fine di dare una risposta valida a uno dei problemi sociali della città. Nelle sedi istituzionali competenti verranno reperiti i fondi pubblici necessari per dare avvio a questo progetto, senza distoglierne la destinazione d’uso. Sempre in questo contesto, verrà incentivato il coinvolgimento volontario degli anziani in iniziative di pubblica utilità (nonni in asilo, “nonni paletta”, nonni nei ricreatori);

• deve essere garantita o potenziata, ove già esistente, una costante interrelazione fra le strutture di Habitat-Microaree e i Consigli circoscrizionali, quali soggetti istituzionali più vicini ai problemi del territorio. Sempre in questo contesto, per la parte di competenza del Comune, deve essere accresciuto il ruolo di Habitat-Microaree come strumento per monitorare, raccogliere e trasmettere agli organi competenti i bisogni della popolazione interessata e come strumento di socializzazione;

• ci proponiamo di realizzare l’abbattimento delle barriere architettoniche esistenti in città, che creano difficoltà alla deambulazione e al passaggio delle persone disabili e non. In questo contesto va garantita la piena accessibilità a tutti i luoghi pubblici comunali e ci impegniamo a promuovere l’accessibilità presso gli esercizi commerciali.

• sul modello dell’iniziativa condotta dal Partito Socialista torinese, deve essere concordata una moratoria sul gioco d’azzardo nel territorio del Comune di Trieste, coinvolgendo i gestori soprattutto di bar e ristoranti al fine di sbarazzarsi di slot machines e altri apparecchi simili. Il Comune deve quindi promuovere un elenco degli esercizi virtuosi.

• va potenziato il funzionamento delle scuole materne comunali e dei ricreatori estivi, garantendo un servizio di supporto alle famiglie con bambini tutto l’anno;

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• sportello lavoro per giovani e donne. Sostegno al lavoro femminile tramite istituzione di un’apposita agenzia, di benefici a vantaggio delle donne occupate con figli a carico e di un servizio di assistenza bambini nei luoghi di lavoro per le occupate del settore pubblico comunale;

• la sicurezza personale e del domicilio è un tema sovente trascurato dalla sinistra, ma che più di altri dà misura della vivibilità, reale e percepita, di una comunità. È per questo che vogliamo importate a Trieste la figura del poliziotto di quartiere, punto di riferimento di residenti, passanti e commercianti. Corollario sono il completamento e un impiego più efficiente (meno agenti in ufficio, più in strada) dell’organico della Polizia municipale.

• ampliare la frequenza dei c.d. ‘parcheggi rosa’ su tutto il territorio comunale. Nell’ambito della tutela sociale e per quanto di sua competenza, l’Amministrazione comunale avrà il ruolo di coordinatore delle autonome e specifiche iniziative promosse dalle diverse associazioni impegnate in questo settore.

Urbanistica

Tra i compiti del Comune vi è anche la gestione degli spazi collettivi. Noi riteniamo che una razionalizzazione sia necessaria affinché Trieste possa risolvere tre sfide essenziali: (1) il crescente traffico in centro; (2) la marginalità politica, economica e culturale della periferia; (3) il recupero di alcune aree della città assai meste – anche in centro: vd. il Borgo Teresiano – e degli spazi pubblici inutilizzati. 1) Traffico. Benché un modello come quello di Amsterdam – dove interi boulevard sono

stati chiusi al traffico e restituiti alle persone – da noi sia impraticabile, dobbiamo averlo ben presente quale faro cui ispirarci. A nostro avviso, la compiuta pedonalizzazione del centro storico dovrà essere un obiettivo primario della prossima giunta. Dove trasferire il traffico? Fuori del centro per chi debba attraversare Trieste ma è diretto altrove, prevalentemente con mezzi pubblici ubiqui e frequenti per chi si voglia spostare in città. Non siamo nemici dell’automobile: semplicemente, di fronte alla continua dilatazione delle dimensioni delle vetture, la città non si può adattare parimenti. Altre città vi sono riuscite egregiamente; la nostra può fare altrettanto.

2) Periferie. Occorre un piano a lunga durata per ravvivare i rioni periferici, a lungo trascurati a favore del centro, puntando su agevolazioni alla fondazione di imprese in loco, sulla riconversione turistica e paesaggistica delle colline triestine, sull’accoglienza per eventi come convegni e concerti. Bisogna promuovere il restauro degli edifici storici e l’edilizia verticale contro il consumo di suolo e la dispersione urbana (urban sprawl). Una politica chirurgica di abbattimenti dell’edilizia scadente del dopoguerra e di ricostruzioni, entro i limiti del patto di stabilità, potrebbe ugualmente dare nuova linfa alle periferie, oltre che fornire opportunità di lavoro e investimento.

3) Recupero. Il Comune deve incentivare i proprietari dei palazzi storici della città a restaurare facciate e interni, per rimetterli sul mercato a prezzi competitivi e per il decoro della città storica. È impensabile, per esempio, che piazza della Libertà offra uno spettacolo di degrado ai visitatori che escono dalla stazione centrale. In particolare:

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• Il complesso di edilizia pubblica di Rozzol-Melara necessita una risistemazione radicale, a partire dall’estetica, senza tuttavia alterare il suo impianto architettonico e urbanistico originario. I socialisti propongono innanzitutto il restauro dei materiali degradati e la convocazione di un concorso internazionale di artisti per abbellire gli interni con murales e altre opere. Occorre promuovere l’apertura di imprese ed esercizi commerciali in loco per ravvivare economicamente l’area. Data la cornice, si suggerisce di impiantarvi anche un museo-centro studi sull’architettura moderna, tale da poter attirare flussi di visitatori.

• Si deve recuperare il Gasometro come edificio funzionale alla città, con due proposte alternative:

a) prendendo a modello il restauro delle strutture identiche dei Gasometer di Vienna, trasformarlo in un centro delle arti dotato di teatro in stile Globe e sale da esposizione. Il restauro e la gestione dovrebbero essere affidati a un grande investitore internazionale con l’impegno di organizzarvi mostre ed eventi di continuo, cosicché l’affluenza di visitatori virtualmente non cessi mai – il modello che abbiamo in mente è ciò che François Pinault ha realizzato alla Punta della Dogana a Venezia;

b) alternativamente, essendo stati finora cassati perché troppo costosi tutti i progetti di alterazione dell’edificio, tenendo a mente la sua destinazione originaria, proponiamo di convertirlo a gasometro per biogas. A favore di tale proposta vi sono la preferenza per l’uso di un’energia rinnovabile quale il biogas e la vicinanza del Gasometro al porto, allo Scalo legnami e alla zona industriale, tale da rendere agevole il trasporto di biomasse all’impianto.

• Proponiamo l’utilizzo degli spazi di proprietà pubblica per scopi che non assecondino la logica del profitto ma quella della pubblica utilità, quindi la concessione di locali a prezzi bassi oppure gratuita per restituire luoghi di aggregazione alla cittadinanza. Le nostre proposte sono: ‣ comodato gratuito di locali in stato di abbandono ad associazioni non profit in

cambio dell’impegno a sistemarli e renderli agibili. Il comodato deve durare un per un determinato periodo di tempo, trascorso il quale l’associazione potrà godere di un affitto a prezzo molto basso;

‣ affitto a prezzo molto basso di sale o grandi locali per serate ed eventi per brevi periodi (con la garanzia per il rispetto dei locali e della loro pulizia);

‣ affitto di magazzini abbandonati e spazi non fruibili dalle persone a fornitori di servizi informatici per impiantarci server.

L’assegnazione dei locali andrà fatta con bandi comunali aperti a tutte le associazioni che non hanno fini di lucro, e la proprietà di questi deve rimanere saldamente nelle mani del comune con la possibilità di recesso qualora non vengano rispettate le condizioni pattuite. Inoltre prima sarà necessario effettuare un inventario dei locali disponibili e delle loro condizioni.

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