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75 PARTI DEL DISCORSO E STRUTTURE RIMICHE IN UNA PERFORMANCE DI POESIA IMPROVVISATA CAMPIDANESE A VILLASIMIUS Paolo Bravi e Daniela Mereu 1 Introduzione La poesia improvvisata sarda ha goduto, in anni recenti, di una certa considerazione da parte dell’Accademia da un lato e da parte degli Enti pubblici dall’altro. I frutti di questo innalzamento nel livello dell’attenzione sono da un lato una quantità di studi e di opere di divulgazione, di lavori discografici e cinematografici e di iniziative di promozione e di diffusione dedicati alla poesia estemporanea sarda 2 , dall’altro lato una mole di documenti audio e video di gare poetiche messi a disposizione del pubblico attraverso il portale della Regione Sardegna “Sardegna Digital Library”. Nella maggioranza dei casi, la documentazione della poesia improvvisata in queste iniziative adotta il modello ‘tradizionale’ di rappresentazione della poesia, ed è pertanto incardinata sulla centralità del testo verbale, con il corredo - ove possibile - della registrazione audio e (raramente) video delle performance di poesia. Anche per quanto riguarda la dimensione verbale, peraltro, solo occasionalmente l’attenzione rivolta al messaggio linguistico oltrepassa la soglia della pura trascrizione dei testi. L’impegno nell’ambito dell’analisi linguistica / metrica / testuale – come pure, salvo alcune eccezioni, nel campo della critica letteraria e d’impostazione estetica – è stato finora relativamente limitato. Lo scopo dell’indagine qui presentata è quello di offrire un primo contributo in 1 L’ideazione del presente contributo è fruo di un progeo e di un lavoro auato in comune fra gli autori Paolo Bravi e Daniela Mereu. Tuavia, ai fini della valutazione del contributo specifico offerto dai due autori, si precisa che la stesura dei paragrafi “Introduzione”, “Echeatura e analisi della distribuzione POS”, “Procedura di echeatura per l’analisi rimica”, “Prospeve future” e del rimario in appendice è stata realizzata da Paolo Bravi e la stesura dei paragrafi “Distribuzione globale”, “Incipit”, “Classi lessicali e posizione rimica” è stata realizzata da Daniela Mereu. 2 Ci limiamo qui a citare alcuni volumi recen dedica alla poesia campidanese (Zedda, 2008) e (Bravi, 2010), i documentari (Lutzu & Manconi, 2004) e (Mossa & Trenni, 2009), e l’insieme di avità promosse nell’ambito delle manifestazioni “Musas e Terras” (a cura dell’Associazione Culturale “Su Bentu Estu” – Sinnai, 2002 e 2004) e del progeo INCONTRO (Sardegna – Toscana – Corsica, 2009/2010; website: hp://www. incontrotransfrontaliero.com/).

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Strutture linguistiche e improvvisazione poetica

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PARTI DEL DISCORSO E STRUTTURE RIMICHE IN UNA PERFORMANCE DI POESIA IMPROVVISATA CAMPIDANESE A VILLASIMIUS

Paolo Bravi e Daniela Mereu1

Introduzione

La poesia improvvisata sarda ha goduto, in anni recenti, di una certa considerazione da parte dell’Accademia da un lato e da parte degli Enti pubblici dall’altro. I frutti di questo innalzamento nel livello dell’attenzione sono da un lato una quantità di studi e di opere di divulgazione, di lavori discografici e cinematografici e di iniziative di promozione e di diffusione dedicati alla poesia estemporanea sarda2, dall’altro lato una mole di documenti audio e video di gare poetiche messi a disposizione del pubblico attraverso il portale della Regione Sardegna “Sardegna Digital Library”. Nella maggioranza dei casi, la documentazione della poesia improvvisata in queste iniziative adotta il modello ‘tradizionale’ di rappresentazione della poesia, ed è pertanto incardinata sulla centralità del testo verbale, con il corredo - ove possibile - della registrazione audio e (raramente) video delle performance di poesia. Anche per quanto riguarda la dimensione verbale, peraltro, solo occasionalmente l’attenzione rivolta al messaggio linguistico oltrepassa la soglia della pura trascrizione dei testi. L’impegno nell’ambito dell’analisi linguistica / metrica / testuale – come pure, salvo alcune eccezioni, nel campo della critica letteraria e d’impostazione estetica – è stato finora relativamente limitato.Lo scopo dell’indagine qui presentata è quello di offrire un primo contributo in

1 L’ideazione del presente contributo è frutto di un progetto e di un lavoro attuato in comune fra gli autori Paolo Bravi e Daniela Mereu. Tuttavia, ai fini della valutazione del contributo specifico offerto dai due autori, si precisa che la stesura dei paragrafi “Introduzione”, “Etichettatura e analisi della distribuzione POS”, “Procedura di etichettatura per l’analisi rimica”, “Prospettive future” e del rimario in appendice è stata realizzata da Paolo Bravi e la stesura dei paragrafi “Distribuzione globale”, “Incipit”, “Classi lessicali e posizione rimica” è stata realizzata da Daniela Mereu.2 Ci limitiamo qui a citare alcuni volumi recenti dedicati alla poesia campidanese (Zedda, 2008) e (Bravi, 2010), i documentari (Lutzu & Manconi, 2004) e (Mossa & Trentini, 2009), e l’insieme di attività promosse nell’ambito delle manifestazioni “Musas e Terras” (a cura dell’Associazione Culturale “Su Bentu Estu” – Sinnai, 2002 e 2004) e del progetto INCONTRO (Sardegna – Toscana – Corsica, 2009/2010; website: http://www.incontrotransfrontaliero.com/).

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questa direzione. In particolare, sono oggetto di indagine alcuni aspetti della distribuzione delle parti del discorso (d’ora in avanti: POS [Part Of Speech]) nella struttura versale e l’uso delle rime in una performance di poesia registrata a Villasimius il 26 Novembre 20113.

Etichettatura e analisi della distribuzione POS

L’analisi della distribuzione delle parti del discorso nell’ambito della struttura metrica è un mezzo che fa emergere aspetti strutturali della composizione estemporanea che sfuggono – per lo meno: rischiano di sfuggire - all’analisi del testo, e che permettono da un lato di individuare procedure in molti casi soggiacenti e inconsapevoli della creazione estemporanea, dall’altro di riconoscere elementi che caratterizzano lo stile dei singoli poeti, differenziandoli l’uno dall’altro.L’etichettatura POS effettuata per la presente analisi si basa su un tagset che permette la distinzione delle parti del discorso considerate delle grammatiche tradizionali delle lingue romanze, pur con alcune significative differenze4.

3 La performance si è sviluppata in due versadas e ha avuto come protagonisti alcuni versadoris e amatori locali (Augusto Casula, Giovanni Loi, Mario Loi, Ignazio Melis, Raffaele Portas), accompagnati dal chitarrista Efisio Frau. La trascrizione verbale delle due versadas è disponibile in questo volume insieme alle schede biografiche dei poeti (vd. parte I).4 L’elaborazione del tagset utilizzato per l’annotazione POS è opera di Daniela Mereu e Paolo Bravi. La sua elaborazione deriva da un compromesso fra esigenze di tipo diverso, e va considerato – tenendo anche in considerazione il tipo di obiettivi cui esso mira – come un’opera in progress, suscettibile di futuri sviluppi. Nella forma qui utilizzata, il tagset rappresenta un adattamento alla lingua sarda e alle finalità sopra indicate del tagset per l’italiano ideato e utilizzato da Marco Baroni (http://sslmit.unibo.it/~baroni/collocazioni/itwac.tagset.txt) per il training del software per il POS tagging TreeTagger di Helmut Schmid – (Schmid H., 1994); (Schmid, 1995), website: http://www.ims.uni-stuttgart.de/projekte/corplex/TreeTagger/). Gli adattamenti sono associati ad esigenze di vario tipo: [a] Caratteristiche della lingua sardo-campidanese, non del tutto assimilabili a quelle della lingua italiana; [b] Finalità dell’operazione di annotazione: la finalità prevalente e immediata è quella di consentire analisi relative alla struttura linguistica delle forme poetiche etichettate, la distribuzione delle POS all’interno dei versi e la valutazione di elementi stilistici ricorrenti di natura individuale o collettiva; [c] Esigenze di natura tecnica e procedurale, legate in particolare alla necessità di semplificazione delle operazioni svolte in maniera automatica; [d] Rispetto e adesione, entro i limiti delle finalità e dei criteri sopra elencati, alle categorizzazioni tradizionali utilizzate nella grammatica italiana (in particolare, prendendo in considerazione quanto indicato in

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L’etichettatura riguarda le singole parole5 del testo. Ciò significa che ciascuna parola nelle forme verbali composte o nelle locuzioni è etichettata singolarmente.Per quanto riguarda le forme verbali, la categoria degli ausiliari (etichetta: AUX) e quella dei verbi servili / fraseologici / aspettuali (etichetta MOD) sono state distinte dalla categoria dei predicativi (etichetta VER). L’etichettatura ha inoltre previsto la distinzione fra tipi diversi di forme verbali attraverso l’aggiunta di tag di secondo livello. La distinzione riguarda le forme verbali di modo finito (sub-etichetta :f; ad esempio, un verbo predicativo di modo finito, l’etichetta complessiva è VER:f), il modo gerundio (sub-etichetta :g), infinito (sub-etichetta :i), participio (sub-etichetta :p). Un eventuale tag di terzo livello è stato aggiunto per le forme con presenza di pronomi clitici (sub-sub-etichetta :cli).Gli aggettivi (etichetta ADJ) presentano un tag di secondo livello nel caso dei dimostrativi (sub-etichetta :dem), degli indefiniti (sub-etichetta :ind), dei possessivi (sub-etichetta :pos) e degli interrogativi (sub-etichetta :int). Gli stessi tag di secondo livello si ritrovano anche nei pronomi (etichetta PRO); in questo caso, altri tag distinguono i pronomi personali (sub-etichetta :per) e quelli relativi (sub-etichetta :rel).Contemplano suddivisioni interne anche le categorie degli articoli (etichetta ART), che prevede la distinzione fra determinativi (sub-etichetta :d) e indeterminativi (sub-etichetta :n) e quella degli avverbi (etichetta ADV), che prevede la distinzione degli avverbi terminanti in –menti (sub-etichetta :menti) e degli avverbi di negazione (sub-etichetta :n).Categorie prive di articolazioni interne sono quelle delle congiunzioni (etichetta CON) e delle interiezioni (etichetta INT), mentre categorie specifiche riguardano la d- eufonica presente nel sardo-campidanese (es. “cun d-unu fillu”; etichetta EUF) e i numerali (che raggruppano le voci che esprimono un numero ordinale o cardinale; etichetta NUM). Infine, dalla categoria dei nomi (etichetta NOUN) è stata isolata e distinta con tag specifico la categoria dei nomi propri (etichetta NPR).

(Serianni, 1989) e (Serianni, 2001) e, in maniera sostanzialmente analoga e uniforme, in varie grammatiche, più o meno accurate, della lingua campidanese, in particolare, prendendo in considerazione quanto indicato in (Porru, 1811), per il suo valore storico, in (Blasco Ferrer, 1984) e (Blasco Ferrer, 1986) e, per i criteri utilizzati nella trascrizione ortografica, in (Cardia, et al., 2009). Infine, un valido supporto per l’attuazione del tagset sono stati i dizionari della lingua italiana (Sabatini & Coletti, 2003) e (Devoto & Oli, 1990), contenenti per ogni lemma utili indicazioni grammaticali. 5 Sotto il profilo procedurale, le parole sono state individuate come stringhe di testo separate da spazi o da segni di punteggiatura o da apostrofo.

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L’analisi della distribuzione dei POS è stata concentrata su tre aspetti. Il primo aspetto è quello della distribuzione complessiva e prende in considerazione tutte le parole, a prescindere dalla loro collocazione all’interno dei versi. Il secondo e il terzo livello riguardano invece due posizioni di particolare rilievo nel verso, ossia l’incipit e l’estremità finale (cioè la parola portatrice della rima).

Distribuzione globale

Attraverso l’analisi della distribuzione complessiva delle parti del discorso all’interno dei versi (vd. Figura 1) possiamo notare quali sono le categorie lessicali maggiormente presenti negli interventi poetici dei protagonisti delle versadas. In particolare, è possibile osservare come ci sia una tendenza generale nei versadoris a un utilizzo più intenso delle parti del discorso che si configurano come quelle più rilevanti per la struttura frasale, ovvero i sostantivi e i verbi. A seguire, in una scala di frequenza, troviamo i pronomi, le preposizioni e gli avverbi e infine gli aggettivi, gli articoli e le congiunzioni.Ai fini della nostra specifica analisi è bene sottolineare quanto la vastissima scelta di parole che permettono le classi aperte del nome e del verbo sia fondamentale per un improvvisatore chiamato a creare su versu in pochi minuti. La frequenza di queste due entità tuttavia è da inserire in un quadro più generale che prenda in considerazione la basicità di queste due classi di parola in rapporto all’elenco che le grammatiche scolastiche tradizionali individuano per le parti del discorso6. Il carattere universale del nome e del verbo è messo in luce da Ježek (2005, p. 99), la quale in proposito afferma che nelle lingue del mondo queste classi lessicali sono sempre attestate, a parte qualche rara e discussa eccezione7.

6 Le parti del discorso che in genere vengono indicate dalle grammatiche scolastiche per quanto riguarda l’italiano sono: il nome, l’aggettivo, l’articolo, il pronome, il verbo, l’avverbio, la preposizione, la congiunzione e l’interiezione. Tale inventario è stato messo più volte e da più parti in discussione, sia a causa della non fondatezza dei criteri usati per la loro identificazione, sia perché tale schema non è comune a tutte le lingue del mondo (Graffi, 1994, p. 42).7 Il riconoscimento delle classi grammaticali del nome e del verbo come universali è stato sottolineato anche da (Graffi, 1994, p. 42).

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Per quanto riguarda l’impiego dei pronomi nelle versadas analizzate, dal grafico è possibile notare come essi siano nel complesso molto utilizzati, con una frequenza maggiore nei versi delle cobertantzas. Il ricorso assiduo ai pronomi, attestata la preponderanza nel nostro corpus di quelli personali, appare connesso al loro valore deittico, funzionale alla natura della gara poetica, in quanto performance estemporanea. Pertanto, i numerosi riferimenti al contesto extralinguistico e in particolare ai protagonisti partecipanti alla gara sono necessari e indispensabili, soprattutto in quello che viene definito intrèciu, ossia nel dialogo che si svolge in modo alterno tra il primo e il terzo poeta e tra il secondo e il quarto8.

8 Un essenziale glossario dei termini tecnici relativi alla poesia improvvisata campidanese è presente in (Zedda & Pani, 2005, p. 32).

Figura 1. Distribuzione dei POS nell’arco dell’intera performance (Legenda. CA: Augusto Casula; LC: Giovanni Loi; LM: Mario Loi; MI: Ignazio Melis; PR: Raffaele Portas. Per ciascun poeta, le quattro colonne rappresentano i dati relativi a [da sin. a des.]: 1° verso di sterrina; 2° verso di sterrina; 1° verso di cobertantza; 2° verso di cobertanza).

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Un dato evidente ma difficilmente interpretabile, almeno per il momento, appare la maggiore presenza di aggettivi nelle sterrinas e di avverbi nelle cobertantzas. Tuttavia, allo stato attuale, data l’esiguità del corpus in analisi, non è da escludere che tale fenomeno sia frutto della casualità.Una sottocategoria lessicale che merita un’attenzione particolare è quella dei nomi propri, la più consistente tra quelle meno rappresentate nel grafico. In termini generali, il ricorso ai nomi propri nella poesia orale improvvisata sembra essere legato almeno a due motivazioni di carattere funzionale: 1) la possibilità che i nomi propri, sia di persona che di luogo, offrono di far

rima con parole della cobertantza9. Ciò che ci spinge ad affermare tale ipotesi è l’uso frequente nelle sterrinas da parte dei poeti improvvisatori campidanesi di aneddoti storici, religiosi o citazioni letterarie contenenti nomi propri utili per rimare le parole della cobertantza.

2) La componente agonistica10: i poeti durante lo scontro poetico rivolgono battute agli avversari citandone i nomi, generalmente in tono allocutivo, in quelle che vengono definite sterrinas dirette, nelle quali vengono messe in risalto in modo veritiero o ironico le abilità dialettiche dei loro colleghi sul palco. In altre parole, i nomi propri, in questa seconda prospettiva, sono funzionali al dialogo diretto tra gli improvvisatori.

La sfida, elemento costitutivo della gara poetica campidanese, tuttavia non è esclusiva di tale pratica ma sembra essere una costante delle culture orali (Ong, 1982, pp. 73-75).Dai risultati generali di cui si è dato conto si può intravedere una tendenza comune a tutti i poeti all’adozione di alcune parti del discorso piuttosto che altre.Nonostante ciò, ci proponiamo ora di focalizzare la nostra attenzione sui singoli versadoris, per i quali è possibile notare la predilezione di alcune categorie lessicali rispetto ad altre. In particolare notiamo:- un largo impiego dei verbi nel secondo verso di cobertantza da parte di Augusto Casula;

9 I nomi propri, in base ai dati in nostro possesso, appaiono maggiormente presenti nelle sterrinas, anche se per l’esiguità del corpus questo fatto non può essere assunto come assoluto.10 Per un approfondimento dei meccanismi caratterizzanti la controversia poetica si rimanda in particolare a (Bravi, 2010, pp. 357-362).

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- la presenza abbondante dei pronomi nei secondi versi di cobertantza dello stesso Augusto Casula;- il ricorso frequente alle congiunzioni nel secondo verso di sterrina e nel secondo di cobertantza nei versus di Mario Loi;- alla poesia di Mario Loi è legato anche il maggiore numero di avverbi nel secondo verso di cobertantza;- la quantità maggiore di sostantivi utilizzata da un poeta in una singola tipologia di verso è da attribuire a Raffaele Portas nei suoi primi versi di cobertantza, ai quali seguono i secondi versi della stessa sezione poetica di Giovanni Loi;- infine, un’ultima valutazione che si evince dal grafico è l’ampio uso di preposizioni nel primo verso delle cobertantzas create da Ignazio Melis. Di questi fenomeni allo stato attuale non si è in grado di dare adeguatamente conto, se non in termini di una ‘anomalia’ nella distribuzione dei POS di particolari poeti rispetto agli altri, e dunque un ‘indizio’ per future analisi volte alla caratterizzazione stilistica dei vari poeti.

Incipit

Dopo aver mostrato un panorama generale sulla distribuzione complessiva delle categorie lessicali all’interno delle versadas oggetto del nostro studio, ora concentreremo il nostro interesse, avvalendoci di un grafico analogo al precedente ma relativo ai dati emersi dall’analisi POS per ciò che riguarda la posizione iniziale dei versi (Figura 2). In primo luogo va osservata una presenza considerevole di congiunzioni nell’incipit dei versi. Un dato significativo, che potrebbe essere considerato una vera e propria peculiarità stilistica, è l’impiego da parte di Mario Loi di un numero cospicuo di congiunzioni all’inizio dei secondi versi di sterrina e cobertantza, che quindi sembrerebbero utilizzate come connettivi testuali, poiché “svolgono funzione di raccordo tra le varie parti del testo, contribuendo alla pianificazione sintattica del discorso” (Serianni, 1989, p. 361). Il fenomeno emerso può essere considerato una vera e propria tendenza generale in quanto quasi tutti i livelli riguardanti questo specifico impiego sono elevati.Altra parte del discorso usata per introdurre il verso è la preposizione, copiosamente rappresentata nel grafico, per il ruolo che essa ha nel definire le relazioni sintattiche tra i costituenti frasali.

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Quanto ai pronomi, in posizione iniziale essi appaiono rappresentati in misura maggiore nella cobertantza con un picco significativo nel primo verso di Mario Loi. Analogamente a quanto si è detto per la distribuzione generale delle parole nei versi, anche nell’incipit prevalgono i pronomi personali per la loro funzione deittica di cui si è parlato nel paragrafo precedente.Vi è poi una rilevante ma non significativa presenza dei verbi in posizione iniziale. L’impiego della categoria verbale è riservata, infatti, nella maggior parte dei casi all’estremità dei versi per via delle potenzialità di rima che essa offre11.Tra le parti del discorso meno usate emerge che la categoria dei nomi propri è sfruttata da alcuni poeti in modo almeno degno di nota12.

11 Tale aspetto è trattato nel paragrafo dedicato a “Classi lessicali e posizione rimica”, infra. 12 Questo dato si spiega con quanto detto in precedenza relativamente alla funzione che i nomi propri assumono nello scontro dialettico. Inoltre, sebbene l’utilizzo dei

Figura 2. Distribuzione dei POS nelle prime parole di ciascun verso (Legenda: vd. didascalia Figura 1).

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Procedura di etichettatura per l’analisi rimica

L’analisi della struttura delle rime è stata effettuata grazie alla predisposizione di un software appositamente dedicato. Il rilevamento automatico delle serie di parole in rima presenta difficoltà di varia natura13. In primo luogo, esse derivano dalla corrispondenza non completa fra le forme ortografiche previste da (Cardia, et al., 2009) e la realizzazione fonetica (vedi esempi infra). In secondo luogo, esse derivano dal fatto che talvolta la pronuncia locale rende isofoniche terminazioni di rima che nella grafia risultano non identiche. In terzo luogo, sono talvolta presenti rime imperfette, in linea teorica non ammesse nella poesia campidanese. Per tali ragioni, l’indicazione della rima è stata realizzata con alcuni accorgimenti che permettono l’individuazione automatica del legame pur in assenza di una perfetta identità grafica delle terminazioni di rima. Il “rimario speciale” riportato in appendice al presente articolo riporta le parole in rima nella forma trascritta sulla base di tali accorgimenti e permette in tal modo di rilevare il livello nel quale è presente una discrepanza fra la forma fonica e quella ortografica14.La codifica di tali discrepanze tiene in considerazione la distinzione tra “isofonia” e “isografia” (Cirese, 1988). Sulla base di tale distinzione, possono essere individuati tre tipi di situazioni differenti. Nel primo caso, la relazione di identità riguarda sia la forma fonica sia la forma grafica della rima; nel secondo caso, l’identità fonica non corrisponde alla identità grafica, secondo il modello ortografico proposto in (Cardia, et al., 2009); nel terzo caso, la rima è acusticamente (oltre che graficamente) imperfetta15. Di seguito sono presentati, con alcuni esempi di supporto, i diversi casi, e sono indicate le soluzioni utilizzate per la codifica delle rime.

nomi propri all’inizio del verso sia presente esso è minoritario rispetto al loro utilizzo in posizione finale e quindi rimica.13 Per una trattazione dettagliata della questione si rimanda a (Cirese, 1988, p. 373).14 L’espressione “rimario speciale” è desunta da Alberto Mario Cirese, il quale distingue il rimario “convenzionale”, che “raggruppa i versi in base alla relazione «avere la stessa terminazione»” da quello “speciale”, che “deve invece raggruppare i versi in base al fatto che […] essi sono collocati in posizioni tali che, secondo certi schemi metrici, essi dovrebbero rimare tra loro” (Cirese, 1988, p. 395). 15 Il quarto tipo che deriva dalla combinazione dei due fattori, ossia quello di un’identità grafica cui non corrisponde identità fonica (in sigla: -ISOFONIA/+ISOGRAFIA) – cioè le rime dette “per l’occhio” (vd. Beltrami, 1991, p. 218-219) – non è stato qui contemplato in quanto non sono emersi casi di questo tipo nel repertorio analizzato.

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Tipo I: +ISOFONIA / + ISOGRAFIAIn questi casi, si è scelto di conservare la trascrizione della parola secondo lo standard ortografico adottato, anche nei casi in cui la pronuncia risulti diversa dalla grafia (ex.: ['andaDa ]> andat, in rima con [kum'mandaDa] > cumandat), in quanto nessun pregiudizio per l’analisi rimica discende dalla discrepanza fra grafia standard e pronuncia effettiva.

Tipo II: +ISOFONIA / -ISOGRAFIAIn questo caso, occorre distinguere tre situazioni differenti.Cancellazione[x] fono soppresso rispetto alla trascrizione ortografica e/o alla pronuncia

standard (ex.: ['sona] > sona[t], in rima con bona; [repen'ti)a] > repenti[n]a, in rima con mia)

Inserimento{x} fono presente nella pronuncia e assente nella trascrizione ortografica

standard (ex.: ['Esti] > est{i}, in rima con celesti, ['pruzu] > prus{u}, in rima con abusu, confusu e tu%us{u}; ['anti] > ant{i}, in rima con ananti)

Sostituzione[x]{y} fono y sostitutivo del fono x, rispetto alla pronuncia standard e alla

trascrizione ortografica (ex.: [ri'zortu] > riso[l]{r}tu -per risoltu-, in rima con mortu)

Tipo III: -ISOFONIA / -ISOGRAFIACome per il caso precedente, anche per il terzo tipo si distinguono tre situazioni diverse.Cancellazione$x fono assente nella trascrizione ortografica e nella pronuncia e in difetto

rispetto alla rima stabilita (ex.: [E'zatta] > esa$lt$ra, in rima con altra e scaltra) ($ si riferisce al carattere immediatamente seguente)

Inserimento%x fono presente nella trascrizione ortografica e nella pronuncia e in

esubero rispetto alla rima stabilita (ex.: [kom'mertSu] > commè%rciu, in rima con bèciu; [trat'tEnni] > traten%ni, in rima con beni; [inno'tSentis] > innocenti%s, in rima con assenti e continenti) ($ si riferisce al carattere immediatamente seguente)

Sostituzione$x%y fono y sostitutivo del fono x, in sostituzione rispetto alla rima stabilita

(ex.: [inter'rogu] > interro$g%bu, in rima con lobu) ($ si riferisce al carattere immediatamente seguente)

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Classi lessicali e posizione rimica

La posizione finale dei versi si configura come quella riservata alla parola portatrice di rima, pertanto la collocazione delle classi di parole nelle estremità dei versi verrà presa in considerazione in rapporto alle rime di cui i poeti si servono.La categoria lessicale più usata nella posizione terminale del verso è quella nominale, elemento tutt’altro che inatteso viste le numerose possibilità di rima connesse al numero di sostantivi a cui un poeta può ricorrere16. La conoscenza di un notevole numero di nomi accresce le potenzialità di variatio all’interno del rimario di ogni improvvisatore e questo è uno dei requisiti che, secondo i cultori della poesia, un buon poeta dovrebbe possedere. Nello specifico, in tal modo il poeta ha la possibilità di attingere a un archivio personale di rime che gli consente di non essere ripetitivo e allo stesso tempo di non essere eccessivamente legato alle parole presenti nella cobertantza. Le stesse motivazioni possono essere usate per spiegare l’utilizzazione della sottocategoria dei nomi propri nella parte finale del verso.Alla predominanza del sostantivo, in posizione terminale, segue la presenza dei verbi; anche in questo caso tale risultato è previsto e connesso alle relazioni rimiche. Le terminazioni desinenziali dei verbi permettono di avere un massiccio numero di uscite di rima (alcuni esempi estratti dal rimario speciale consultabile nell’appendice sono: -ai, desinenza dell’infinito, e -au, desinenza del participio passato) e una vastissima scelta di parole a cui fare ricorso. La potenzialità dei verbi come parole in rima è osservabile nel grafico in Figura 3 in cui l’uscita -ai, in una scala da 0 a 14 viene utilizzata 14 volte con ben 13 verbi differenti. Per quanto riguarda l’uscita del participio passato -au essa viene sfruttata dai poeti ben otto volte con altrettante parole differenti. Insomma, quando i poeti ricorrono alla rima -au, poiché si tratta della desinenza del participio passato, essi possono fare affidamento su un inventario variegato di verbi. In entrambi i casi (-ai e -au) si nota che l’indice di eterogeneità di parole usate è elevato.Oltre alle esigenze di tipo rimico, tuttavia, la presenza del verbo nella posizione terminale del verso può essere interpretato anche come carattere morfosintattico proprio nel sardo, il cui uso come sottolinea Loi Corvetto (1983, p. 139) è “alternativo, ma non costante”.

16 Per valutare in maniera esauriente la presenza dell’elevato numero di sostantivi in posizione rimica è necessario comparare i dati ottenuti nella particolare performance esaminata con quelli relativi alle percentuali medie di sostantivi riscontrabile nel parlato e, in generale, nell’ambito della poesia in sardo, tenendo altresì presenti i fattori di tipo sintattico che governano la composizione degli enunciati. Tali dati, tuttavia, non sono attualmente disponibili per quanto riguarda la lingua sardo-campidanese.

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Sembra opportuno ribadire come tutte le classi di parole maggiormente impiegate alla fine del verso siano i nomi, gli aggettivi, i verbi e gli avverbi, ovvero le quattro classi aperte, per definizione “quelle a cui si possono sempre aggiungere nuovi membri” (Graffi & Scalise, 2002, p. 116), pertanto le più numerose. (Vd. Fig. 4).Sebbene la classe dei pronomi non sia tra le più rappresentate, il riferimento a questa categoria lessicale ci permette di entrare nel merito di un interessante fenomeno riguardante le relazioni rimiche, presente nelle gare poetiche in questione in due casi differenti. Due legami di rima connessi alla categoria pronominale risultano particolarmente degni di nota: l’uscita in -ui e in -ei17.Per ciò che concerne -ui, notiamo che nel testo, nonostante esso ricorra in posizione finale numerose volte (per la precisione otto), gli elementi lessicali con tale terminazione sono relativamente pochi; infatti, dal rimario speciale si evince che le parole con tale uscita usate nelle performance analizzate sono solo quattro (aflui, conclui, fui, tui). L’impiego dei tre verbi terminanti in -ui può essere spiegato con la ‘preziosa’ possibilità che essi offrono di rimare

17 Si vedano il grafico in Figura 3 e il rimario speciale in appendice.

Figura 3. Colonne in grigio: distribuzione delle uscite di rima (numero di occorrenze > 4); linee in nero al centro delle colonne: numero di parole diverse utilizzate per la rima.

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con il pronome di seconda persona singolare, tui, ampiamente adoperato in questo tipo di controversia poetica per la sua funzione deittica. Tale ipotesi è dimostrata dal confronto tra la trascrizione verbale delle versadas e il rimario speciale: da questa comparazione infatti emerge che i tre verbi con l’uscita -ui, collocati nella parte finale dei versi della sterrina, rimano tutti col pronome tui, utilizzato invece nelle cobertantzas. Considerando che l’ordine di composizione del mutetu è sempre cobertantza-sterrina (Bravi, 2010, p. 333) possiamo affermare che la scelta dei verbi in -ui è strettamente subordinata a quella del pronome personale di seconda persona.Analogamente a quanto affermato per il pronome tui, anche per l’elemento pronominale mei valgono le medesime considerazioni. Dal grafico in Figura 3 si evince che anche la rima -ei gode di un ampio utilizzo. Tuttavia, anche in questo secondo caso, è altresì evidente che le parole contenenti tale terminazione non siano affatto numerose. Procedendo secondo il metodo già adottato per tui emerge un fenomeno esattamente analogo a quello precedentemente indicato, in quanto tutte le parole che terminano con -ei (Bellei, crei, e[st]{i}, sei) sono utilizzate all’estremità dei versi della sterrina per rimare con mei, presente invece nella cobertantza. Pertanto, anche in questo caso si ha la priorità del pronome rispetto alle altre parole con la stessa uscita.

Figura 4. Distribuzione dei POS nelle parole in rima (Legenda: vd. didascalia Figura 1).

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Prospettive future

Le analisi qui presentate sono il primo frutto di un più ampio progetto di analisi linguistica su testi di poesia orale in sardo. Come tali, hanno un carattere esplorativo e, data l’esiguità del corpus, permettono allo stato attuale solo osservazioni di portata limitata e conclusioni provvisorie. La possibilità di utilizzare il software sviluppato nell’ambito della presente ricerca su altri documenti trascritti con applicazione delle stesse procedure rende però agevole una futura estensione del corpus di analisi. L’etichettatura POS – qui applicata con una procedura con supervisione – verrà utilizzata per il perfezionamento dei parametri applicati ai fini dell’etichettatura automatica POS della lingua sardo-campidanese. In prospettiva, dunque, analisi di questo tipo potranno essere effettuate con impiego progressivamente minore di supervisione e, una volta raggiunto un livello di accuratezza dell’etichettatura soddisfacente, potranno essere effettuate in maniera completamente automatica. Il raggiungimento di questo obiettivo ultimo – peraltro, non a immediata portata di mano – comporterà da un lato la possibilità di ampliare in grande misura il corpus di analisi, dall’altro la possibilità di mettere a disposizione uno strumento di analisi utilizzabile in altri ambiti dell’analisi linguistica.

Bibliografia

Beltrami, P. G. (1991). La metrica italiana. Bologna: Il Mulino.

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APPENDICERimario speciale (versadas Villasimius, 26 Novembre 2011)

RIME PAROLE IN RIMA

ADA acabada | apicada | indicada | serradaADAS cuadas | stradasADI calamidadi | dificoltadi | edadiAGAS pagas | propagasAGU divagu | paguAI campai | cunfessai | cuntratai | fai | mai | nai | onorai | parai

|piscai | preparai | satai | sparai | spassiaiAIS arribais | cantaisALAS apalas | iscial%lasALI geniali | maliALTRA altra | esa$lt$raALTRU altru | scaltruALVU calvu | salvuANCUS biancus | stancusÀNGIUS arràngius | istràngiusANI cani | mergiani | pani | PaniANNA canna | mannaANNUS annus | dannusANTA acanta | santa | VillasantaANTI ananti | ant{i} | cantanti | canti | cumandanti | galanti | innanti |

tantiANTZA sostantza | sperantza | usantzaANU Campidanu | cristianu | segrestanu | stranuANUS cristianus | lontanus | manusARDA sarda | tardaARIS esemplaris | parisARMAS afa$r$m%n%nas | armasARTI arti | partiATIS agatis | ma[r]tisATU agatu | aguatuAU amascau | ascurtau | cantau | cassau | disarmau | initziau | negau

| pecauAUSA causa | pausa

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ÈCIU bèciu | cumè%rciuEDA meda | schedaEDDI istabeddi | peddiEDDU capeddu | dubieddu | fueddu | Marieddu | pitzedduEI Bellei | crei | e[st]{i} | mei | seiEIS leis | peisELI Arrafieli | feliELLANT debellant | intabellantELLIS imbellis | Mel{l}is | sbellisEMA dilema | poema | problema | sistemaEMPRI otempri | sempriÈNDIU intèndiu | ofèndiuENI beni | susteni | traten%niENIS benis | tenisENSU Defensu | pensuENTI assenti | continenti | cumenti | genti | innocenti | presentiENTIS innocentis | veramenti$sENTRU argument$ru | rientruENTU argumentu | atentu | lamentu | stentuENTZA assentza | sententzaERA manera | sinceraERRA guerra | terraESA difesa | pretesaESTA festa | notestaETA dereta | poeta | scupetaETU bratzetu | diletu | inchietu | perfetu | rispetuETUS diletus | dispetus | guetus | mutetus | perfetusETZU amaletzu | avetzuEU deu | seuIAS mias | poesiasIBAT arribat | proibatÌBILI incredìbili | possìbiliIBU arribu | proibuICI aici | arrici | spiciIDA guida | vidaIDU fidu | sbuiduIGAS frigas | rigasÌGULU perìgulu | spìgulu

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ILI fusili | stiliÌLLIA famìllia | meravìlliaILLU cocodrillu | conillu | fillu | pilluIMI esprimi | timiIMIS esprimis | timisINCI binci | cunvinciINIS finis | tostoinisÌNNIA lìn{n}ia | SìnniaIRI bessiri | uniriIRU respiru | tiruISSU fissu | issuISTU Cristu | resistuITIS amitis | citisIU miu | partoriuIXI Arixi | pedrixiOBU interro$b%gu | lobuODDI Loddi | moddiOGU arrogu | giogu | interrogu | loguOI Carroi | eroi | Loi | oi | proiOLIS bolis | consolisOLU consolu | soluOMPIT interrompit | lompitÒMPIU interròmpiu | lòmpiuONA bona | sona[t]ÒNGIU bisòngiu | testimòngiuONI caboni | pensioni | Sansoni | solutzioniONIS leonis | paragonisONTU contu | prontuORA dimora | diora | Eleonora | oraORI cassadori | terroriORIT colorit | pegioritORTI forti | sortiORTU mortu | riso[l]{r}tuORU coru | improru | insoruOSA cosa | sposaOSTA nosta | risposta%sOSU gosu | nosuOTU connotu | totu

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OTUS capotus | furriotusOU bo{u} | nouUA cua | tuaÙCIA cartùcia | fidùciaUDI acudi | gioventudi | saludi | vertudiUDU agiudu | scuduUI aflui | conclui | fui | tuiUMBA atumba | tumbaUNA colliun$a%u | fortunaUNUS comunus | nisciunusURU assiguru | duru | incuru | maturu | procuru | puru | siguruUSTU Augustu | giustuUSU abusu | acusu | confusu | delusu | prus{u} | scusu | usu