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PARTE III
RIFIUTI SPECIALI
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INDICE
PARTE III – RIFIUTI SPECIALI
22 LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI ................................................................................. 200
22.1 Dati disponibili .............................................................................................................................. 200
22.2 La produzione in ambito regionale ................................................................................................ 200
22.3 La distribuzione della produzione del MACRO CER 01 (Rifiuti da prospezione, estrazione,
trattamento, lavorazione di minerali e materiali di cava) .......................................................................... 213
22.4 La distribuzione della produzione del MACRO CER 02 (Rifiuti da produzione, trattamento e
preparazione di alimenti in agricoltura) ..................................................................................................... 214
22.5 La distribuzione della produzione del MACRO CER 03 (Rifiuti di lavorazione del legno e
produzione carta, polpa, cartone, pannelli…) ............................................................................................ 215
22.6 La distribuzione della produzione del MACRO CER 04 (Rifiuti della produzione conciaria e
tessile) ....................................................................................................................................................... 216
22.7 La distribuzione della produzione del MACRO CER 05 (Rifiuti da raffinazione petrolio,
purificazione gas naturale e trattamento pirolitico di carbone) ................................................................. 217
22.8 La distribuzione della produzione del MACRO CER 06 (Rifiuti da processi chimici inorganici) 218
22.9 La distribuzione della produzione del MACRO CER 07 (Rifiuti da processi chimici organici) .. 219
22.10 La distribuzione della produzione del MACRO CER 08 (Rifiuti da produzione, formulazione,
fornitura, uso di rivestimenti, adesivi, sigillanti, inchiostri) ...................................................................... 220
22.11 La distribuzione della produzione del MACRO CER 09 (Rifiuti dell'industria fotografica) .... 221
22.12 La distribuzione della produzione del MACRO CER 10 (Rifiuti inorganici provenienti da
trattamenti termici) .................................................................................................................................... 222
22.13 La distribuzione della produzione del MACRO CER 11 (Rif. inorg. cont. metalli da tratt. e
ricop.., idrometall. non ferr.) ..................................................................................................................... 223
22.14 La distribuzione della produzione del MACRO CER 12 (Rif. di lavoraz. e tratt. superficiale di
metalli e plastica) ....................................................................................................................................... 224
22.15 La distribuzione della produzione del MACRO CER 13 (Olii esauriti tranne 050000 e 120000) ..
................................................................................................................................................... 225
22.16 La distribuzione della produzione del MACRO CER 14 (Rif. di sost. organ. utilizzate come
solventi tranne 070000 e 080000) ............................................................................................................. 226
22.17 La distribuzione della produzione del MACRO CER 15 (imballaggi, assorbenti, stracci,
materiali filtranti e indumenti) ................................................................................................................... 227
22.18 La distribuzione della produzione del MACRO CER 16 (Rifiuti non specificati altrimenti nel
catalogo) ................................................................................................................................................... 228
22.19 La distribuzione della produzione del MACRO CER 17 (Rifiuti di costruzione e demolizioni,
compresa la costruzione di strade) ............................................................................................................. 231
22.20 La distribuzione della produzione del MACRO CER 18 (Rif. di ricerca medica e veterinaria
tranne rifiuti di cucina…) .......................................................................................................................... 233
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22.21 La distribuzione della produzione del MACRO CER 19 (Rifiuti da impianti di trattamento
rifiuti, impianti di trattamento acquereflue)............................................................................................... 234
22.22 La distribuzione della produzione del MACRO CER 20 (RU ed assimilabili da commercio,
industria ed istituzioni) .............................................................................................................................. 236
23 LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI ....................................................................................... 237
23.1 Le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali ............................................................... 237
23.2 Evoluzione delle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali ........................................ 255
23.3 Definizione degli scenari di gestione ............................................................................................. 257
24 PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI SPECIALI ................................................................ 260
24.1 Rifiuti da costruzione e demolizione ............................................................................................. 260
24.2 Riduzione scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione ............................................. 267
24.3 Rifiuti portuali ............................................................................................................................... 274
24.4 Veicoli fuori uso ............................................................................................................................ 285
24.5 Pneumatici fuori uso ...................................................................................................................... 289
24.6 Rifiuti sanitari ................................................................................................................................ 293
24.7 Oli usati ......................................................................................................................................... 298
24.8 R.A.E.E. ......................................................................................................................................... 302
24.9 Ceneri leggere e scorie da incenerimento ...................................................................................... 306
24.10 Rifiuti di beni in polietilene ....................................................................................................... 309
24.11 Rifiuti contenenti amianto ......................................................................................................... 310
200
22 LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI
22.1 Dati disponibili
L’analisi sui rifiuti speciali in Regione è stata effettuata sulla base delle dichiarazioni MUD 2014,
ossia relative ad attività svolte nel 2013. Nella versione definitiva, la presente Relazione potrà
essere aggiornata con dati più recenti, qualora si rendessero disponibili. Le dichiarazioni citate sono
state trasmesse da:
- produttori di rifiuti (essenzialmente pericolosi);
- trasportatori di rifiuti (non pericolosi e pericolosi);
- impianti di recupero o smaltimento rifiuti (non pericolosi e pericolosi).
Si sottolinea al riguardo come, in considerazione delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 152/06 in
merito agli obblighi di presentazione della dichiarazione MUD (che ha sostanzialmente esonerato i
produttori di rifiuti speciali non pericolosi), la base dati MUD delle dichiarazioni presentate dai
soggetti produttori di rifiuti non sia più adeguata alla caratterizzazione della produzione dei rifiuti
speciali in base agli effettivi dati, essendo sostanzialmente assenti i dati relativi ai non pericolosi (si
segnala al riguardo come le modifiche al D.Lgs. 152/06 introdotte con il D.Lgs. n. 4 del 16/1/08
abbiano in realtà oggi ripristinato, almeno in parte, l’obbligo di presentazione del MUD anche per i
produttori di rifiuti speciali non pericolosi). Al fine di sopperire a tale problematica è stata messa a
punto ed attuata una specifica procedura di analisi applicata al contesto studiato che, a partire
dall’analisi estesa agli impianti presenti su tutto il territorio nazionale, ha permesso di risalire ai
rifiuti di provenienza della Regione Calabria. Ulteriori specifiche analisi hanno inoltre consentito
l’individuazione dei flussi di rifiuti gestiti in autosmaltimento o autorecupero dai produttori stessi e
l’individuazione dei flussi aggiuntivi di rifiuti provenienti da paesi esteri o all’estero destinati.
L’effettuazione delle suddette analisi, particolarmente complessa e laboriosa, ha inoltre comportato
una attività, anch’essa di particolare rilevanza, di validazione e bonifica dei dati dichiarati, in modo
tale da garantirne la piena funzionalità alle esigenze di valutazione dello stato di attuazione della
pianificazione vigente. La metodologia adottata nel presente studio e brevemente riassunta porta a
definire quantitativi prodotti di rifiuti speciali che non necessariamente coincidono con valori
riportati nel documento presentato da ISPRA nel "Rapporto Rifiuti Speciali". Infatti la metodologia
ISPRA (che pure si avvale delle dichiarazioni MUD) è differente, ed è inoltre variata negli anni. In
particolare ISPRA integra le dichiarazioni dei soggetti produttori con stime di produzione di
particolari categorie di rifiuti (rifiuti provenienti da settore agroindustriale, industria tessile e settore
conciario, industria del legno e della lavorazione del legno con l’eccezione della produzione di
mobili, settore cartario, parte del settore chimico e petrolchimico, industria metallurgica e della
lavorazione di prodotti in metallo), che ritiene sottostimate perché non rappresentative delle attività
realmente presenti nel territorio, utilizzando coefficienti di produzione o effettuando stime sulla
base dei bilanci di massa del sistema produttivo analizzato.
22.2 La produzione in ambito regionale
La produzione complessiva di rifiuti speciali dichiarati in Regione Calabria ammonta a 1.915.706
t/anno, delle quali: 1.784.537 t costituite da rifiuti speciali non pericolosi (93% del totale), 131.169 t
da rifiuti speciali pericolosi (7% del totale). Nell’analizzare la produzione di rifiuti speciali
suddivisi nelle 20 macrocategorie CER, si evidenzia una maggiore rilevanza dei codici appartenenti
alle macrocategorie:
201
19.00.00, relativo ai rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di
trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla
sua preparazione per uso industriale, con 1.066.088 t, pari a circa il 56% del totale;
17.00.00, relativo ai rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, con 516.617 t,
pari a circa il 27% del totale;
il restante 17% circa della produzione totale di rifiuti speciali è distribuito nelle altre
macrocategorie CER.
202
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 4.977 0,28% 0 0,00% 4.977 0,26%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 4.330 0,24% 0 0,00% 4.330 0,23%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 926 0,05% 29 0,02% 955 0,05%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 599 0,03% 0 0,00% 599 0,03%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 62 0,05% 62 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 26.985 1,51% 215 0,16% 27.200 1,42%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 516 0,03% 377 0,29% 893 0,05%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 160 0,01% 83 0,06% 243 0,01%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 6 0,00% 88 0,07% 94 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 63.785 3,57% 7.741 5,90% 71.526 3,73%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 337 0,02% 83 0,06% 420 0,02%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 3.485 0,20% 125 0,10% 3.610 0,19%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 7.682 5,86% 7.682 0,40%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 22 0,02% 22 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 37.192 2,08% 705 0,54% 37.897 1,98%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 87.544 4,91% 40.691 31,02% 128.235 6,69%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 503.123 28,19% 13.494 10,29% 516.617 26,97%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 312 0,02% 3.623 2,76% 3.935 0,21%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 1.011.505 56,68% 54.583 41,61% 1.066.088 55,65%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 38.755 2,17% 1.566 1,19% 40.321 2,10%
1.784.537 100% 131.169 100% 1.915.706 100%
Macrocategorie CER
Totale
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Tabella 22-1 Produzione Regionale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER - anno 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
203
Analizzando quindi i dati di produzione a livello provinciale, il maggiore contributo alla produzione
di rifiuti speciali è dato dalla Provincia di Crotone con un quantitativo totale di 618.878 t (il 32%
del totale regionale), seguita dalle Province di Catanzaro e Reggio Calabria che, con rispettivamente
496.365 e 478.588 tonnellate prodotte, contribuiscono ciascuna per circa il 26% e il 25% sul totale
regionale. Infine nelle Province di Cosenza e Vibo Valentia sono prodotte rispettivamente 281.296
e 40.579 tonnellate (ossia contribuiscono al dato regionale per il 15% e il 2%).
Figura 22-1 Distribuzione produzione di RS nelle Province Calabre al 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD
2014)
Nelle seguenti tabelle sono riportati i flussi di rifiuti speciali prodotti, per macrocategorie CER,
nelle diverse Province Calabre.
In particolare nella Provincia di Catanzaro la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a
496.365 t/anno delle quali 460.313 t (93% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e
36.052 t da rifiuti speciali pericolosi (7%). L’analisi della produzione per tipologia di rifiuti,
facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici:
19.00.00, relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con
326.729 t, pari al 66% del totale;
17.00.00, relativo ai rifiuti di costruzione e demolizioni, con 105.454 t, pari al 21% del totale;
16.00.00, relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con 33.442 t, pari al 7% del
totale.
Il restante 6% è distribuito nelle altre macrocategorie CER.
460.313
261.796
569.510
455.347
37.571
36.052
19.500
49.368
23.241
3.008
0
100.000
200.000
300.000
400.000
500.000
600.000
700.000
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia
t/an
no
P
NP
204
Nella Provincia di Cosenza la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a 261.296 t/anno
delle quali 261.796 t (93% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e 19.500 t da rifiuti
speciali pericolosi (7%). L’analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle
20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici:
19.00.00, relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con
115.005 t, pari al 41% del totale;
17.00.00, relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con 73.649 t, pari al 26% del
totale;
16.00.00, relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con 35.014 t, pari all' 12% del
totale.
Il restante 21% è distribuito nelle altre macrocategorie CER.
Nella Provincia di Crotone la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a 618.878
ton/anno delle quali 569.510 t (92% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e
49.368 t da rifiuti speciali pericolosi (8%). L’analisi della produzione per tipologia di rifiuti,
facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici:
19.00.00, relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue,
con 431.009 t, pari al 70% del totale;
17.00.00, relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con 79.867 t, pari al 13% del
totale;
10.00.00, relativo ai rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, con 52.268 t, pari al 8%
del totale.
Il restante 9% è distribuito nelle altre macrocategorie CER.
Nella Provincia di Reggio Calabria la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a 478.588
ton/anno delle quali 455.347 t (95% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e 23.241 t
da rifiuti speciali pericolosi (8%). L’analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo
riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici:
17.00.00, relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con 241.215 t, pari al 50%
del totale;
19.00.00, relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con
183.174 t, pari al 38% del totale;
16.00.00, relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con 29.753 t, pari all' 6% del
totale.
Il restante 6% è distribuito nelle altre macrocategorie CER.
205
Nella Provincia di Vibo Valentia la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a
36.108 ton/anno delle quali 33.216 t (92% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e
2.892 t da rifiuti speciali pericolosi (7%). L’analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo
riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici:
17.00.00, relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con 16.432 t, pari al 40% del
totale;
19.00.00, relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con
10.171 t, pari al 25% del totale;
16.00.00, relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con 8.506 t, pari all' 21% del
totale.
Il restante 14% è distribuito nelle altre macrocategorie CER.
206
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 129 0,03% 0 0,00% 129 0,03%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 164 0,04% 0 0,00% 164 0,03%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 229 0,05% 0 0,00% 229 0,05%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 3 0,00% 0 0,00% 3 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 9 0,02% 9 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 1 0,00% 97 0,27% 98 0,02%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 168 0,04% 8 0,02% 176 0,04%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 27 0,01% 49 0,14% 76 0,02%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 19 0,05% 20 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 627 0,14% 7.587 21,04% 8.214 1,65%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 239 0,05% 83 0,23% 322 0,06%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 125 0,03% 7 0,02% 132 0,03%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 1.728 4,79% 1.728 0,35%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 5 0,01% 5 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 11.019 2,39% 316 0,88% 11.335 2,28%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 23.663 5,14% 9.779 27,12% 33.442 6,74%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 104.196 22,64% 1.258 3,49% 105.454 21,25%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 75 0,02% 802 2,22% 877 0,18%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 312.677 67,93% 14.052 38,98% 326.729 65,82%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 6.970 1,51% 253 0,70% 7.223 1,46%
460.313 100% 36.052 100% 496.365 100%
Macrocategorie CER
Totale
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Tabella 22-2 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Catanzaro nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
207
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 2.902 1,11% 0 0,00% 2.902 1,03%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 2.297 0,88% 0 0,00% 2.297 0,82%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 464 0,18% 0 0,00% 464 0,16%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 457 0,17% 0 0,00% 457 0,16%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 25 0,13% 25 0,01%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 4 0,00% 33 0,17% 37 0,01%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 291 0,11% 353 1,81% 644 0,23%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 46 0,02% 16 0,08% 62 0,02%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 53 0,27% 54 0,02%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 10.437 3,99% 154 0,79% 10.591 3,77%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 31 0,01% 0 0,00% 31 0,01%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 2.426 0,93% 17 0,09% 2.443 0,87%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 1.237 6,34% 1.237 0,44%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 12 0,06% 12 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 13.368 5,11% 123 0,63% 13.491 4,80%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 21.255 8,12% 13.759 70,56% 35.014 12,45%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 71.572 27,34% 2.077 10,65% 73.649 26,18%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 34 0,01% 1.406 7,21% 1.440 0,51%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 115.002 43,93% 3 0,02% 115.005 40,88%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 21.209 8,10% 232 1,19% 21.441 7,62%
261.796 100% 19.500 100% 281.296 100%
Macrocategorie CER
Totale
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Tabella 22-3 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Cosenza nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
208
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 149 0,03% 0 0,00% 149 0,02%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 146 0,03% 0 0,00% 146 0,02%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 111 0,02% 2 0,00% 113 0,02%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 136 0,02% 0 0,00% 136 0,02%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 11 0,02% 11 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 26.912 4,73% 78 0,16% 26.990 4,36%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 35 0,01% 0 0,00% 35 0,01%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 5 0,00% 0 0,00% 5 0,00%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 3 0,00% 3 0,01% 6 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 52.268 9,18% 0 0,00% 52.268 8,45%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 646 0,11% 45 0,09% 691 0,11%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 625 1,27% 625 0,10%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 1.420 0,25% 67 0,14% 1.487 0,24%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 13.629 2,39% 7.891 15,98% 21.520 3,48%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 75.128 13,19% 4.739 9,60% 79.867 12,91%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 170 0,03% 241 0,49% 411 0,07%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 395.639 69,47% 35.370 71,65% 431.009 69,64%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 3.113 0,55% 296 0,60% 3.409 0,55%
569.510 100% 49.368 100% 618.878 100%
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Macrocategorie CER
Totale
Tabella 22-4 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Crotone nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
209
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 1.793 0,39% 0 0,00% 1.793 0,37%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 495 0,11% 0 0,00% 495 0,10%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 122 0,03% 27 0,12% 149 0,03%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 1 0,00% 0 0,00% 1 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 15 0,06% 15 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 43 0,01% 0 0,00% 43 0,01%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 18 0,00% 16 0,07% 34 0,01%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 76 0,02% 16 0,07% 92 0,02%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 9 0,04% 10 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 453 0,10% 0 0,00% 453 0,09%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 55 0,01% 0 0,00% 55 0,01%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 59 0,01% 6 0,03% 65 0,01%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 3.897 16,77% 3.897 0,81%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 3 0,01% 3 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 9.430 2,07% 157 0,68% 9.587 2,00%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 22.662 4,98% 7.091 30,51% 29.753 6,22%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 236.094 51,85% 5.121 22,03% 241.215 50,40%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 26 0,01% 957 4,12% 983 0,21%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 178.017 39,09% 5.157 22,19% 183.174 38,27%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 6.002 1,32% 769 3,31% 6.771 1,41%
455.347 100% 23.241 100% 478.588 100%
Macrocategorie CER
Totale
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Tabella 22-5 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Reggio Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
210
t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 4 0,01% 0 0,00% 4 0,01%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 1.228 3,27% 0 0,00% 1.228 3,03%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 2 0,01% 0 0,00% 2 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 2 0,07% 2 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 25 0,07% 7 0,23% 32 0,08%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 4 0,01% 0 0,00% 4 0,01%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 6 0,02% 2 0,07% 8 0,02%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0 0,00% 4 0,13% 4 0,01%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 12 0,03% 0 0,00% 12 0,03%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 229 0,61% 50 1,66% 279 0,69%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0 0,00% 195 6,48% 195 0,48%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0 0,00% 2 0,07% 2 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 1.955 5,20% 42 1,40% 1.997 4,92%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 6.335 16,86% 2.171 72,17% 8.506 20,96%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 16.133 42,94% 299 9,94% 16.432 40,49%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 7 0,02% 217 7,21% 224 0,55%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 10.170 27,07% 1 0,03% 10.171 25,06%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 1.461 3,89% 16 0,53% 1.477 3,64%
37.571 100% 3.008 100% 40.579 100%Totale
Macrocategorie CER
Rif. Speciali non
pericolosi
Rif. Speciali
pericolosiRif. Speciali totali
Tabella 22-6 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
211
L’analisi delle dichiarazioni MUD eseguita prende in considerazione i dati dal 2006 al 2013, con un
focus particolare sui due anni 2006 e 2013, così da rendere più esaustivo il confronto e quindi
rilevare le tendenze evolutive. Rispetto al 2006 si rileva un incremento della produzione totale di
rifiuti speciali del 42%, passando da 1.346.875 t a 1.915.706 t. In particolare, i RS non pericolosi,
che incidono maggiormente sulla produzione totale di RS in Regione (per il 93%), sono cresciuti
del 41%, mentre i RS pericolosi sono stati interessati da un incremento del 53%.
1.261.240
1.784.537
85.635
131.169
0
500000
1000000
1500000
2000000
2500000
2006 2013
t/an
no
P
NP
Figura 22-2 Evoluzione produzione RS in Regione nel 2013 rispetto al 2006 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD)
Se si analizzano gli andamenti della produzione dei rifiuti speciali nelle diverse Province, si
rilevano le seguenti variazioni di produzione nel 2013 rispetto al 2006: Catanzaro (+171%),
Cosenza (-11%), Crotone (+79%), Reggio Calabria (+2%) e Vibo Valentia (+13%).
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Regione
Figura 22-3 Evoluzione produzione RS nelle Province Calabre tra il 2006 e il 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni
MUD)
212
Di seguito sono rappresentati gli andamenti dal 2006 al 2013 della produzione di RS per ciascuna
macrocategoria CER, suddivisi tra non pericolosi e pericolosi.
0
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
CER01 CER02 CER03 CER04 CER05 CER06 CER07 CER08 CER09 CER10
CER11 CER12 CER13 CER14 CER15 CER16 CER17 CER18 CER19 CER20
Figura 22-4 Evoluzione produzione RS in Regione per macrocategoria CER 2006 - 2013 (fonte: elaborazione
dichiarazioni MUD)
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
t /
ann
o
2006
2013
Figura 22-5 Evoluzione produzione RS non pericolosi in Regione per macrocategoria CER nel 2006 e 2013 (fonte:
elaborazione dichiarazioni MUD)
0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
t /
anno
2006
2013
Figura 22-6 Evoluzione produzione RS pericolosi in Regione per macrocategoria CER nel 2006 e 2013 (fonte:
elaborazione dichiarazioni MUD)
213
22.3 La distribuzione della produzione del MACRO CER 01 (Rifiuti da prospezione,
estrazione, trattamento, lavorazione di minerali e materiali di cava)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono 2 e incidono per il 96% della produzione di tale macro categoria,
si ha:
- 010412 “sterili ed altri residui del lavaggio e della pulitura di minerali, diversi da quelli di cui
alle voci 01 04 07 e 01 04 11”;
- 010413 “rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 01 04
07”.
Il restante 4% della produzione della macro categoria 01 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 01
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[010408] - scarti di ghiaia e pietrisco, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 0 62 0 0 0 62
[010409] - scarti di sabbia e argilla 0 0 129 0 0 129
[010410] - polveri e residui affini, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 16 0 0 0 0 16
[010412] - sterili ed altri residui del lavaggio e della pulitura di minerali, diversi da quelli di cui alle voci 01 04 07 e 01 04 11 0 0 0 1.470 0 1470
[010413] - rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 113 2.840 20 323 4 3300
Tabella 22-7 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 01 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
214
22.4 La distribuzione della produzione del MACRO CER 02 (Rifiuti da produzione,
trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono 4 e incidono per l’70% della produzione di tale macro categoria,
si ha:
- 020104 “rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)”
- 020204 “fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti”
- 020301 “fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e
separazione di componenti”
- 020305 “fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti”.
Il restante 30% della produzione della macro categoria 02 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 02
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[020101] - fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia 0 12 0 0 0 12
[020103] - scarti di tessuti vegetali 2 0 0 0 0 2
[020104] - rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi) 44 247 111 43 594 1039
[020106] - feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito 3 437 17 24 3 484
[020201] - fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia 0 54 12 0 0 66
[020203] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione 7 0 - 0 2 9
[020204] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti 0 7 0 0 601 608
[020299] - rifiuti non specificati altrimenti 0 21 0 0 0 21
[020301] - fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti 0 438 - 205 0 643
[020304] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione 92 350 - 22 6 470
[020305] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti 0 688 0 66 0 754
[020399] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 0 131 0 131
[020501] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione 5 1 0 - 1 7
[020502] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti 0 0 0 0 21 21
[020601] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione 11 0 1 0 0 12
[020704] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione 0 42 4 4 0 50
[020799] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 1 0 0 1
Tabella 22-8 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 02 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
215
22.5 La distribuzione della produzione del MACRO CER 03 (Rifiuti di lavorazione del legno
e produzione carta, polpa, cartone, pannelli…)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che il CER prevalente è solo uno e incide per ben il 97% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 030105 “segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da
quelli di cui alla voce 03 01 04”.
Il restante 3% della produzione della macro categoria 03 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 03
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[030104] - segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci contenenti sostanze pericolose 0 0 2 27 0 29
[030105] - segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 03 01 04 229 464 111 121 0 925
[030199] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 0 1 0 1
Tabella 22-9 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 03 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
216
22.6 La distribuzione della produzione del MACRO CER 04 (Rifiuti della produzione
conciaria e tessile)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono solo tre e incidono per l’97% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 040106 “fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti cromo”
- 040220 “fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce
04 02 19”
- 040222 “rifiuti da fibre tessili lavorate”.
Il restante 3% della produzione primaria della macro categoria 04 è costituito da:
come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 04
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[040106] - fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti cromo 0 0 136 0 0 136
[040109] - rifiuti delle operazioni di confezionamento e finitura 0 20 0 0 0 20
[040220] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 04 02 19 0 317 0 0 0 317
[040222] - rifiuti da fibre tessili lavorate 3 120 0 1 2 126
Tabella 22-10 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 04 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
217
22.7 La distribuzione della produzione del MACRO CER 05 (Rifiuti da raffinazione petrolio,
purificazione gas naturale e trattamento pirolitico di carbone)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che la maggiora parte di tale categoria di rifiuti consiste in un codice CER che incide da
solo per l’90% della produzione di tale macro categoria, si ha:
- 050103 “morchie depositate sul fondo dei serbatoi”
Il restante 10% della produzione della macro categoria 05 è costituito da:
- 050106 “fanghi oleosi prodotti dalla manutenzione di impianti e apparecchiature”
come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 05
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[050103] - morchie depositate sul fondo dei serbatoi 9 25 5 15 2 56
[050106] - fanghi oleosi prodotti dalla manutenzione di impianti e apparecchiature 0 0 6 0 0 6
Tabella 22-11 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 05 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
218
22.8 La distribuzione della produzione del MACRO CER 06 (Rifiuti da processi chimici
inorganici)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che il CER prevalente è solo uno ed incide per il 99% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 060314 “sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci 06 03 11 e 06 03 13”
Il restante 1% della produzione della macro categoria 06 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 06
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[060101] - acido solforico ed acido solforoso 0 0 3 0 0 3
[060102] - acido cloridrico 0 0 9 0 0 9
[060103] - acido fluoridrico 0 0 0 0 7 7
[060201] - idrossido di calcio 0 33 0 0 0 33
[060204] - idrossido di sodio e di potassio 0 0 66 0 0 66
[060314] - sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci 06 03 11 e 06 03 13 1 4 26.912 0 0 26917
[060316] - ossidi metallici, diversi da quelli di cui alla voce 06 03 15 0 0 0 1 25 26
[060405] - rifiuti contenenti altri metalli pesanti 96 0 0 0 0 96
[060503] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 06 05 02 0 0 0 42 0 42
[061302] - carbone attivato esaurito (tranne 06 07 02) 1 0 0 - 0 1
Tabella 22-12 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 06 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
219
22.9 La distribuzione della produzione del MACRO CER 07 (Rifiuti da processi chimici
organici)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 91% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 070101 ”soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri”
- 070299 “rifiuti non specificati altrimenti” ;
- 070213 “rifiuti plastici”.
Il restante 9% della produzione della macro categoria 07 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 07
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[070101] - soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri 4 346 0 0 0 350
[070213] - rifiuti plastici 16 194 6 1 0 217
[070299] - rifiuti non specificati altrimenti 148 87 12 0 1 248
[070514] - rifiuti solidi, diversi da quelli di cui alla voce 07 05 13 1 4 0 3 2 10
[070611] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose 0 1 0 15 0 16
[070612] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 07 06 11 3 6 14 14 1 38
[070699] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 3 0 0 3
[070701] - soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri 0 1 0 0 0 1
[070704] - altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri 4 5 0 1 0 10
Tabella 22-13 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 07 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
220
22.10 La distribuzione della produzione del MACRO CER 08 (Rifiuti da produzione,
formulazione, fornitura, uso di rivestimenti, adesivi, sigillanti, inchiostri)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono cinque e incidono per il 81% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 080111 “pitture e vernici di scarto, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose”;
- 080118 “fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, diversi da quelli di cui alla voce
08 01 17”;
- 080119 “sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre
sostanze pericolose”;
- 080308 “rifiuti liquidi acquosi contenenti inchiostro”;
- 080318 “toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce 08 03 17”.
Il restante 19% della produzione della macro categoria 08 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 08
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[080111] - pitture e vernici di scarto, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose 6 3 0 16 1 26
[080112] - pitture e vernici di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 08 01 11 8 1 0 - 0 9
[080113] - fanghi prodotti da pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose 0 7 0 0 0 7
[080117] - fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose 0 1 0 0 0 1
[080118] - fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, diversi da quelli di cui alla voce 08 01 17 0 0 0 27 0 27
[080119] - sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose 41 0 0 0 0 41
[080120] - sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, diverse da quelle di cui alla voce 08 01 19 2 13 0 0 1 16
[080121] - residui di vernici o di sverniciatori 1 4 0 0 1 6
[080201] - polveri di scarto di rivestimenti 1 0 0 0 0 1
[080308] - rifiuti liquidi acquosi contenenti inchiostro 0 1 0 25 0 26
[080317] - toner per stampa esauriti, contenenti sostanze pericolose 1 1 0 0 0 2
[080318] - toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce 08 03 17 16 31 5 19 5 76
[080410] - adesivi e sigillanti di scarto, diversi da quelli di cui alla voce 08 04 09 0 0 0 5 0 5
Tabella 22-14 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 08 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
221
22.11 La distribuzione della produzione del MACRO CER 09 (Rifiuti dell'industria
fotografica)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 92% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 090101 “soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa”;
- 090104 “soluzioni fissative”;
- 090105 “soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio”.
Il restante 8% della produzione della macro categoria 09 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 09
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[090101] - soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa 17 19 2 5 2 45
[090103] - soluzioni di sviluppo a base di solventi 0 2 0 0 0 2
[090104] - soluzioni fissative 2 15 1 4 2 24
[090105] - soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio - 17 0 - - 17
[090107] - carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell'argento 1 1 3 0 0 5
[090108] - carta e pellicole per fotografia, non contenenti argento o composti dell'argento 0 0 0 1 0 1
Tabella 22-15 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 09 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
222
22.12 La distribuzione della produzione del MACRO CER 10 (Rifiuti inorganici provenienti
da trattamenti termici)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 94% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 100101 “ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia (tranne le polveri di caldaia di cui alla voce
10 01 04)”;
- 100103 “ceneri leggere di torba e di legno non trattato”;
- 100401 “scorie della produzione primaria e secondaria”.
Il restante 6% della produzione della macro categoria 10 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 10
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[100101] - ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia (tranne le polveri di caldaia di cui alla voce 10 01 04) 0 3.057 21.971 0 0 25028
[100103] - ceneri leggere di torba e di legno non trattato 0 6.368 28.245 0 0 34613
[100104] - ceneri leggere di olio combustibile e polveri di caldaia 0 14 0 0 0 14
[100120] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose 0 140 0 0 0 140
[100121] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 10 01 20 0 225 125 0 0 350
[100124] - sabbie dei reattori a letto fluidizzato 0 0 1.927 0 0 1927
[100126] - rifiuti prodotti dal trattamento delle acque di raffreddamento 6 0 0 0 0 6
[100401] - scorie della produzione primaria e secondaria 7.587 0 0 0 0 7587
[100701] - scorie della produzione primaria e secondaria 1 0 0 0 0 1
[100799] - rifiuti non specificati altrimenti 1 0 0 - 0 1
[101103] - scarti di materiali in fibra a base di vetro 0 6 0 0 0 6
[101112] - rifiuti di vetro diversi da quelli di cui alla voce 10 11 11 57 11 0 38 0 106
[101299] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 0 15 0 15
[101311] - rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento, diversi da quelli di cui alle voci 10 13 09 e 10 13 10 562 770 0 0 0 1332
[101314] - rifiuti e fanghi di cemento 0 0 0 400 0 400
Tabella 22-16 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 10 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
223
22.13 La distribuzione della produzione del MACRO CER 11 (Rif. inorg. cont. metalli da
tratt. e ricop.., idrometall. non ferr.)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 90% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 110105 “acidi di decappaggio”;
- 110501 “zinco solido”;
- 110502 “ceneri di zinco”.
Il restante 10% della produzione della macro categoria 11 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 11
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[110105] - acidi di decappaggio 82 0 0 0 - 82
[110106] - acidi non specificati altrimenti 1 0 0 0 0 1
[110110] - fanghi e residui di filtrazione, diversi da quelli di cui alla voce 11 01 09 0 31 0 0 0 31
[110112] - soluzioni acquose di lavaggio, diverse da quelle di cui alla voce 10 01 11 0 0 0 0 12 12
[110501] - zinco solido 95 0 0 0 0 95
[110502] - ceneri di zinco 144 0 0 55 0 199
Tabella 22-17 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 11 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
224
22.14 La distribuzione della produzione del MACRO CER 12 (Rif. di lavoraz. e tratt.
superficiale di metalli e plastica)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che il CER prevalente è solo uno ed incide per il 73% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 120101 “limatura e trucioli di materiali ferrosi”.
Il restante 27% della produzione della macro categoria 12 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 12
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[120101] - limatura e trucioli di materiali ferrosi 104 1.862 512 16 155 2649
[120102] - polveri e particolato di materiali ferrosi 0 1 24 0 0 25
[120103] - limatura e trucioli di materiali non ferrosi 0 226 0 11 0 237
[120104] - polveri e particolato di materiali non ferrosi 5 205 59 1 12 282
[120105] - limatura e trucioli di materiali plastici 8 4 51 0 43 106
[120109] - emulsioni e soluzioni per macchinari, non contenenti alogeni 1 0 0 6 49 56
[120112] - cere e grassi esauriti 5 4 0 0 0 9
[120113] - rifiuti di saldatura 0 14 0 24 14 52
[120115] - fanghi di lavorazione, diversi da quelli di cui alla voce 12 01 14 3 0 0 0 0 3
[120116] - materiale abrasivo di scarto, contenente sostanze pericolose 1 13 0 0 1 15
[120117] - materiale abrasivo di scarto, diverso da quello di cui alla voce 12 01 16 5 7 0 7 5 24
[120199] - rifiuti non specificati altrimenti 0 107 0 0 0 107
[120301] - soluzioni acquose di lavaggio 0 - 45 0 0 45
Tabella 22-18 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 12 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
225
22.15 La distribuzione della produzione del MACRO CER 13 (Olii esauriti tranne 050000 e
120000)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono due e incidono per il 91% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 130208 “altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione”;
- 130802 “altre emulsioni”.
Il restante 9% della produzione della macro categoria 13 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 13
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[130111] - oli sintetici per circuiti idraulici 1 1 0 0 0 2
[130113] - altri oli per circuiti idraulici 1 2 0 0 0 3
[130205] - scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati 23 39 29 - 0 91
[130208] - altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione 1.446 900 212 485 155 3198
[130301] - oli isolanti e termoconduttori, contenenti PCB 0 4 0 0 0 4
[130307] - oli minerali isolanti e termoconduttori non clorurati 1 9 21 37 0 68
[130310] - altri oli isolanti e termoconduttori 0 0 1 - 0 1
[130403] - altri oli di sentina della navigazione 0 0 70 0 0 70
[130503] - fanghi da collettori - 0 0 11 0 11
[130506] - oli prodotti dalla separazione olio/acqua 0 0 10 0 0 10
[130507] - acque oleose prodotte dalla separazione olio/acqua 11 5 4 33 6 59
[130701] - olio combustibile e carburante diesel 4 0 215 148 0 367
[130802] - altre emulsioni 241 275 63 3.183 33 3795
[130899] - rifiuti non specificati altrimenti 0 2 0 0 1 3
Tabella 22-19 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 13 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
226
22.16 La distribuzione della produzione del MACRO CER 14 (Rif. di sost. organ. utilizzate
come solventi tranne 070000 e 080000)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che non vi sono CER prevalenti e risultano distribiti come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 14
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[140602] - altri solventi e miscele di solventi, alogenati - 6 0 - - 6
[140603] - altri solventi e miscele di solventi 3 2 0 2 1 8
[140604] - fanghi o rifiuti solidi, contenenti solventi alogenati 2 4 0 1 1 8
Tabella 22-20 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 14 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
227
22.17 La distribuzione della produzione del MACRO CER 15 (imballaggi, assorbenti, stracci,
materiali filtranti e indumenti)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono 4 e incidono per ben l’88% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 150101 “imballaggi in carta e cartone”;
- 150102 “imballaggi in plastica”;
- 150106 “imballaggi in materiali misti”;
- 150107 “imballaggi in vetro”.
Il restante 12% della produzione della macro categoria 15 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 15
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[150101] - imballaggi in carta e cartone 3.800 4.503 443 3.890 1.223 13859
[150102] - imballaggi in plastica 1.744 3.460 581 338 215 6338
[150103] - imballaggi in legno 835 238 207 447 185 1912
[150104] - imballaggi metallici 377 987 21 139 37 1561
[150105] - imballaggi in materiali compositi 62 51 0 40 0 153
[150106] - imballaggi in materiali misti 1.858 3.646 151 2.183 258 8096
[150107] - imballaggi in vetro 2.308 438 3 2.372 32 5153
[150110] - imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze 268 70 40 53 21 452
[150202] - assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell'olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati
da sostanze pericolose
48 53 27 104 21 253
[150203] - assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 15 02 02 35 45 14 21 5 120
Tabella 22-21 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 15 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
228
22.18 La distribuzione della produzione del MACRO CER 16 (Rifiuti non specificati
altrimenti nel catalogo)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono 2 e incidono per ben il 77% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 161002 “soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 16 10 01”;
- 160103 “pneumatici fuori uso”
- 160104 “veicoli fuori uso”
- 160106 “veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose”.
Il restante 23% della produzione della macro categoria 16 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
229
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 16
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[160103] - pneumatici fuori uso 2.484 4.946 1.167 3.893 1.069 13559
[160104] - veicoli fuori uso 5.758 10.421 5.619 5.090 1.579 28467
[160106] - veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose 4.269 5.362 3.692 8.626 1.195 23144
[160107] - filtri dell'olio 73 86 14 62 13 248
[160112] - pastiglie per freni, diverse da quelle di cui alla voce 16 01 11 10 4 1 20 1 36
[160113] - liquidi per freni 1 2 0 0 0 3
[160114] - liquidi antigelo contenenti sostanze pericolose 2 3 0 0 0 5
[160116] - serbatoi per gas liquido 2 1 14 0 0 17
[160117] - metalli ferrosi 2.111 2.947 3.232 1.423 1.138 10851
[160118] - metalli non ferrosi 200 245 93 76 44 658
[160119] - plastica 584 114 53 66 10 827
[160120] - vetro 105 103 37 63 9 317
[160121] - componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci da 16 01 07 a 16 01 11, 16 01 13 e 16 01 14 0 0 0 1 0 1
[160122] - componenti non specificati altrimenti 249 575 659 510 58 2051
[160199] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 32 - 0 32
[160209] - trasformatori e condensatori contenenti PCB 7 14 3 15 5 44
[160211] - apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC 5 20 14 11 0 50
[160213] - apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi (2) diversi da quelli di cui alle voci 16 02 09 e 16 02 12 96 138 240 99 53 626
[160214] - apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 13 660 233 588 229 66 1776
[160215] - componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso 4 0 0 0 0 4
[160216] - componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 16 02 15 115 33 93 72 4 317
[160303] - rifiuti inorganici, contenenti sostanze pericolose 37 1 1.175 2 0 1215
[160304] - rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 03 25 6 9 20 3 63
[160305] - rifiuti organici, contenenti sostanze pericolose 0 0 0 2 0 2
[160306] - rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 05 14 237 31 15 7 304
[160505] - gas in contenitori a pressione, diversi da quelli di cui alla voce 16 05 04 6 0 0 0 0 6
[160506] - sostanze chimiche di laboratorio contenenti o costituite da sostanze pericolose, comprese le miscele di sostanze
chimiche di laboratorio
5 0 20 0 0 25
[160507] - sostanze chimiche inorganiche di scarto contenenti o costituite da sostanze pericolose 0 0 0 1 0 1
[160509] - sostanze chimiche di scarto diverse da quelle di cui alle voci 16 05 06, 16 05 07 e 16 05 08 13 3 6 3 0 25
230
[160601] - batterie al piombo 1.820 2.752 635 1.658 434 7299
[160602] - batterie al nichel-cadmio 6 1 2 1 0 10
[160604] - batterie alcaline (tranne 16 06 03) 0 2 0 1 0 3
[160605] - altre batterie ed accumulatori 0 0 - 1 0 1
[160606] - elettroliti di batterie ed accumulatori, oggetto di raccolta differenziata 1.536 9 1 1 4 1551
[160708] - rifiuti contenenti olio 137 287 13 73 56 566
[160709] - rifiuti contenenti altre sostanze pericolose 150 6 0 32 27 215
[160801] - catalizzatori esauriti contenenti oro, argento, renio, rodio, palladio, iridio o platino (tranne 16 08 07) 18 23 17 10 3 71
[161001] - soluzioni acquose di scarto, contenenti sostanze pericolose 142 19 155 43 0 359
[161002] - soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 16 10 01 12.768 6.414 3.889 7.608 2.728 33407
[161004] - concentrati acquosi, diversi da quelli di cui alla voce 16 10 03 0 0 0 26 0 26
[161106] - rivestimenti e materiali refrattari provenienti da lavorazioni non metallurgiche, diversi da quelli di cui alla voce 16 11 05 30 7 16 0 0 53
Tabella 22-22 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 16 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
231
22.19 La distribuzione della produzione del MACRO CER 17 (Rifiuti di costruzione e
demolizioni, compresa la costruzione di strade)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono quattro e incidono per più del 85% della produzione di tale
macrocategoria, si ha:
- 170302 “miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01”;
- 170405 “ferro e acciaio”;
- 170504 “terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03”;
- 170904 “rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17
09 01, 17 09 02 e 17 09 03”
Il restante 15% della produzione della macro categoria 17 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[170101] - cemento 2.323 797 2.416 13.797 641 19974
[170102] - mattoni 15 12 18 43 35 123
[170103] - mattonelle e ceramiche 18 10 2 103 13 146
[170107] - miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06 2.568 6.437 3.751 14.227 96 27079
[170201] - legno 105 32 56 271 16 480
[170202] - vetro 82 18 17 72 15 204
[170203] - plastica 51 52 46 73 1 223
[170204] - vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati 130 37 72 3.982 0 4221
[170301] - miscele bituminose contenenti catrame di carbone 0 0 0 0 1 1
[170302] - miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 5.158 7.507 24.856 23.221 1.280 62022
[170401] - rame, bronzo, ottone 373 623 393 424 34 1847
[170402] - alluminio 706 1.236 713 724 208 3587
[170403] - piombo 117 136 125 19 4 401
[170404] - zinco 0 0 1 6 0 7
[170405] - ferro e acciaio 18.370 22.600 17.319 17.215 6.017 81521
[170407] - metalli misti 393 958 1.349 345 378 3423
[170409] - rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose 6 1 - 0 0 7
[170410] - cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose 0 0 0 1 0 1
[170411] - cavi, diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10 346 119 169 210 4 848
[170503] - terra e rocce, contenenti sostanze pericolose 111 235 64 115 0 525
[170504] - terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03 18.026 10.704 3.569 40.827 873 73999
[170506] - fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce 17 05 05 0 0 0 3 161 164
232
[170508] - pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce 17 05 07 32 6.780 0 131 0 6943
[170601] - materiali isolanti contenenti amianto 7 11 10 0 0 28
[170603] - altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose 80 25 47 20 23 195
[170604] - materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 17 06 01 e 17 06 03 5 8 18 1 0 32
[170605] - materiali da costruzione contenenti amianto 861 1.558 696 1.003 275 4393
[170802] - materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 08 01 424 196 3 40 0 663
[170902] - rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione, contenenti PCB (ad esempio sigillanti contenenti PCB, pavimentazioni a
base di resina contenenti PCB, elementi stagni in vetro contenenti PCB, condensatori contenenti PCB)
0 117 0 0 0 117
[170903] - altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose 63 93 3.850 0 0 4006
[170904] - rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03 55.084 13.347 20.307 124.342 6.357 219437
Tabella 22-23 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
233
22.20 La distribuzione della produzione del MACRO CER 18 (Rif. di ricerca medica e
veterinaria tranne rifiuti di cucina…)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che il CER prevalente è solo uno e incide per più del 82% della produzione di tale
macrocategoria, si ha:
- 180103 “rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per
evitare infezioni”.
Il restante 18% della produzione della macro categoria 18 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 18
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[180103] - rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni 707 1.192 218 909 214 3240
[180104] - rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni (es. bende,
ingessature, lenzuola, indumenti monouso, assorbenti igienici)
1 3 0 1 1 6
[180106] - sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose 61 184 23 35 0 303
[180107] - sostanze chimiche diverse da quelle di cui alla voce 18 01 06 30 10 10 4 0 54
[180108] - medicinali citotossici e citostatici 15 14 0 1 0 30
[180109] - medicinali diversi da quelli di cui alla voce 18 01 08 44 21 5 21 6 97
[180202] - rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni 19 16 0 12 3 50
[180203] - rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni 0 0 155 0 0 155
Tabella 22-24 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 18 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
234
22.21 La distribuzione della produzione del MACRO CER 19 (Rifiuti da impianti di
trattamento rifiuti, impianti di trattamento acquereflue)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono 5 e incidono per ben il 65% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 190703 “percolato di discarica, diverso da quello di cui alla voce 19 07 02”
- 191212 “altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti,
diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11”
- 191308 “rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento
delle acque di falda, diversi da quelli di cui alla voce 19 13 07”
Il restante 35% della produzione della macro categoria 19 si distribuisce tra i rimanenti codici CER
di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 19
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[190105] - residui di filtrazione prodotti dal trattamento dei fumi 0 0 69 1.597 0 1666
[190107] - rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi 422 0 0 0 0 422
[190110] - carbone attivo esaurito, impiegato per il trattamento dei fumi 1 0 0 0 1 2
[190111] - ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose 0 0 3.840 905 0 4745
[190112] - ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 19 01 11 1.206 0 61 992 0 2259
[190113] - ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose 0 0 1.019 2.359 0 3378
[190199] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 6.113 0 0 6113
[190203] - miscugli di rifiuti composti esclusivamente da rifiuti non pericolosi 1.313 0 0 35.172 0 36485
[190205] - fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose 12 0 1 0 0 13
[190206] - fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, diversi da quelli di cui alla voce 19 02 05 94 0 0 0 0 94
[190208] - rifiuti combustibili liquidi, contenenti sostanze pericolose 995 0 0 0 0 995
[190211] - altri rifiuti contenenti sostanze pericolose 48 0 0 0 0 48
[190304] - rifiuti contrassegnati come pericolosi, parzialmente (5) stabilizzati 9.654 0 30.251 0 0 39905
[190305] - rifiuti stabilizzati diversi da quelli di cui alla voce 19 03 04 3.148 0 661 0 0 3809
[190501] - parte di rifiuti urbani e simili non compostata 0 19.517 11.812 29.746 0 61075
[190503] - compost fuori specifica 21.457 0 0 3.916 0 25373
[190599] - rifiuti non specificati altrimenti 0 0 0 0 1.476 1476
[190699] - rifiuti non specificati altrimenti 10.069 0 7.712 0 0 17781
[190703] - percolato di discarica, diverso da quello di cui alla voce 19 07 02 67.064 23.710 26.799 10.513 0 128086
235
[190801] - vaglio 124 428 8 133 88 781
[190802] - rifiuti dell'eliminazione della sabbia 162 149 0 597 784 1692
[190805] - fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane 6.169 2.907 1.242 6.029 3.894 20241
[190809] - miscele di oli e grassi prodotte dalla separazione olio/acqua, contenenti esclusivamente oli e grassi commestibili 78 11 15 3 172 279
[190810] - miscele di oli e grassi prodotte dalla separazione olio/acqua, diverse da quelle di cui alla voce 19 08 09 11 0 0 1 0 12
[190812] - fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce 19 08 11 83 0 32 4 0 119
[190813] - fanghi contenenti sostanze pericolose prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali 6 0 186 129 0 321
[190814] - fanghi prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce 19 08 13 1.759 5.777 209 15.953 193 23891
[190899] - rifiuti non specificati altrimenti 25.316 80 1.489 0 0 26885
[190901] - rifiuti solidi prodotti dai processi di filtrazione e vaglio primari 53 14 - 0 0 67
[190902] - fanghi prodotti dai processi di chiarificazione dell'acqua 1.569 238 926 - 0 2733
[190904] - carbone attivo esaurito 93 7 0 0 0 100
[190905] - resine a scambio ionico saturate o esaurite 0 1 0 0 0 1
[191001] - rifiuti di ferro e acciaio 368 11 3 0 0 382
[191002] - rifiuti di metalli non ferrosi 73 0 0 - 0 73
[191004] - fluff - frazione leggera e polveri, diversi da quelli di cui alla voce 19 10 03 0 0 0 447 0 447
[191103] - rifiuti liquidi acquosi 0 0 0 50 0 50
[191107] - rifiuti prodotti dalla purificazione dei fumi 4 0 0 0 0 4
[191201] - carta e cartone 342 11.552 40 0 0 11934
[191202] - metalli ferrosi 4.975 3.137 2.987 1.830 980 13909
[191203] - metalli non ferrosi 147 36 74 190 75 522
[191204] - plastica e gomma 2.688 811 22 1.602 144 5267
[191205] - vetro 60 2.592 0 0 0 2652
[191207] - legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06 627 944 28 1.949 503 4051
[191208] - prodotti tessili - 0 0 1 0 1
[191209] - minerali (ad esempio sabbia, rocce) 9 0 15 0 0 24
[191210] - rifiuti combustibili (CDR: combustibile derivato da rifiuti) 1.081 0 12.619 27.458 0 41158
[191211] - altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose 2.895 0 4 0 0 2899
[191212] - altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12
11
162.454 42.946 9.871 41.478 1.757 258506
[191301] - rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, contenenti sostanze pericolose 0 3 0 4 0 7
[191302] - rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, diversi da quelli di cui alla voce 19 13 01 0 0 0 0 6 6
[191307] - rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, contenenti
sostanze pericolose
4 0 0 112 - 116
[191308] - rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, diversi da
quelli di cui alla voce 19 13 07
96 134 312.901 4 98 313233
Tabella 22-25 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 19 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
236
22.22 La distribuzione della produzione del MACRO CER 20 (RU ed assimilabili da
commercio, industria ed istituzioni)
Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si
osserva che i CER prevalenti sono due e incidono per ben l’53% della produzione di tale macro
categoria, si ha:
- 200304 “fanghi delle fosse settiche” con un contributo 46%;
- 200101 “carta e cartone” con un contributo del 24%.
Il restante 47% della produzione della macro categoria 20 si distribuisce tra i restanti codici CER di
rifiuti pericolosi e non, come riportato di seguito.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 20
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[200101] - carta e cartone 2.515 6.016 326 725 21 9603
[200102] - vetro 447 1.187 96 301 122 2153
[200108] - rifiuti biodegradabili di cucine e mense 4 2.853 0 15 0 2872
[200110] - abbigliamento 469 97 1 179 0 746
[200111] - prodotti tessili 9 0 0 0 0 9
[200121] - tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio 3 2 0 4 1 10
[200123] - apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi 174 179 145 629 11 1138
[200125] - oli e grassi commestibili 213 395 155 256 211 1230
[200133] - batterie e accumulatori di cui alle voci 16 06 01, 16 06 02 e 16 06 03 nonché batterie e accumulatori non suddivisi
contenenti tali batterie
0 0 0 2 - 2
[200135] - apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alla voce 20 01 21 e 20 01 23, contenenti
componenti pericolosi (6)
76 51 151 134 4 416
[200136] - apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci 20 01 21, 20 01 23 e 20 01 35 320 210 135 662 54 1381
[200138] - legno, diverso da quello di cui alla voce 20 01 37 98 91 0 395 61 645
[200139] - plastica 5 19 2 36 4 66
[200140] - metallo 213 185 4 137 12 551
[200201] - rifiuti biodegradabili 43 682 1 5 43 774
[200203] - altri rifiuti non biodegradabili 17 11 0 0 2 30
[200301] - rifiuti urbani non differenziati 21 325 1.047 1.828 0 3221
[200303] - residui della pulizia stradale - 0 0 255 0 255
[200304] - fanghi delle fosse settiche 1.789 7.885 1.258 360 585 11877
[200306] - rifiuti della pulizia delle fognature 699 338 54 550 312 1953
[200307] - rifiuti ingombranti 108 915 34 298 34 1389
Tabella 22-26 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 20 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
237
23 LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI
23.1 Le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali
Prima di analizzare il dettaglio delle diverse operazioni di gestione, occorre evidenziare che i rifiuti
sottoposti ad “Altre operazioni di smaltimento”, ossia, a trattamento biologico, chimico fisico,
ricondizionamento, raggruppamento preliminare (D8, D9, D13, D14), che costituiscono forme
intermedie del ciclo gestionale, potrebbero, nello stesso anno di riferimento, essere avviati ad
operazioni di recupero/smaltimento finale. In altri casi, invece, i rifiuti non completano il proprio
ciclo di gestione nel periodo di osservazione. Tale situazione non rende pienamente corretto il
confronto tra i rifiuti prodotti e quelli gestiti nello stesso anno di riferimento, infatti, computare i
rifiuti avviati ad operazioni di trattamento intermedio, inclusi gli stoccaggi, genera una sovrastima
dei quantitativi gestiti ma viceversa, escludere dal calcolo i trattamenti intermedi, conduce ad una
sottostima. A fronte di un dato di produzione regionale complessiva di rifiuti speciali pari a
1.915.706 t, il complesso del dichiarato come gestito ammonta a 3.168.647 t, al netto dei trattamenti
intermedi e gli stoccaggi. Si ribadisce per una corretta interpretazione del confronto gestione-
produzione, si deve tenere presente che:
il medesimo quantitativo di rifiuti può essere oggetto di più operazioni in serie di recupero o
smaltimento nel medesimo impianto (ad es. trattamento chimico-fisico e biologico in serie
su rifiuti liquidi e fanghi);
i flussi di importazione o esportazione di rifiuti influenzano ovviamente il rapporto tra
quanto prodotto e gestito nell’ambito provinciale.
Con le suddette avvertenze, si segnala innanzitutto come le attività di recupero effettuate in Regione
coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando 1.172.662 t
(37% del totale). Lo smaltimento interessa invece 1.996.025 t (63% del totale). Nel seguente tabella
sono riportati i dati relativi ai quantitativi di RS pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte
attività di recupero e smaltimento in regione, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di
rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di
quote decrescenti, le seguenti:
03.00.00 rifiuti dalla lavorazione del legno, 99.7% di recupero;
15.00.00 imballaggi, stracci, materiali filtranti, 98.2% di recupero;
10.00.00 rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 94.4% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 94.1% di recupero;
02.00.00 rifiuti prodotti da agricoltura, 84.6% di recupero;
07.00.00 rifiuti da processi chimici organici, 81.4% di recupero;
14.00.00 rif. di sost. organ. utilizzate come solventi (tranne 070000 e 080000), 78.0% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
11.00.00 rifiuti inorganici contenenti metalli, 100% di smaltimento;
09.00.00 rifiuti dell'industria fotografica, 99.3% di smaltimento;
13.00.00 olii esauriti (tranne 050000 e 120000), 97.5% di smaltimento;
05.00.00 rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 96.9% di smaltimento;
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 91.8% di smaltimento;
06.00.00 rifiuti da processi chimici inorganici, 90.4% di smaltimento;
04.00.00 rifiuti della produzione conciaria e tessile, 76.6% di smaltimento.
238
t % tot NP t % tot P t % tot
01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 2.634,00 0,22% 2.899,00 0,15% 5.533 0,17%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 5.858,00 0,50% 1.066,00 0,05% 6.924 0,22%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 927,00 0,08% 3,00 0,00% 930 0,03%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 139,00 0,01% 456,00 0,02% 595 0,02%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 115,00 0,01% 3.636,00 0,18% 3.751 0,12%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 3.034,00 0,26% 28.456,00 1,43% 31.490 0,99%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 2.345,00 0,20% 537,00 0,03% 2.882 0,09%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 414,00 0,04% 745,00 0,04% 1.159 0,04%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 2,00 0,00% 282,00 0,01% 284 0,01%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 96.112,00 8,20% 5.750,00 0,29% 101.862 3,21%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 3.500,00 0,18% 3.500 0,11%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 1.075,00 0,09% 747,00 0,04% 1.822 0,06%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 336,00 0,03% 12.906,00 0,65% 13.242 0,42%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 39,00 0,00% 11,00 0,00% 50 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 59.360,00 5,06% 1.116,00 0,06% 60.476 1,91%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 71.266,00 6,08% 99.163,00 4,97% 170.429 5,38%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 428.390,00 36,53% 26.680,00 1,34% 455.070 14,36%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 5.337,00 0,46% 5.614,00 0,28% 10.951 0,35%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 121.783,00 10,39% 1.366.177,00 68,44% 1.487.960 46,96%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 373.456,00 31,85% 436.281,00 21,86% 809.737 25,55%
1.172.622 100% 1.996.025 100% 3.168.647 100%Totale
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Tabella 23-1 Il recupero e lo smaltimento di RS in Calabria nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
239
Sul complesso dei rifiuti speciali non pericolosi sottoposti ad operazioni di recupero (1.113.377 t) la
quota predominante è rappresentata dai rifiuti della macrocategoria CER 17 (rifiuti derivanti dalle
opere di costruzione e demolizione) pari al 38.5% del totale dei non pericolosi a recupero, mentre
per lo smaltimento è interessato principalmente la macrocategoria CER 19 (rifiuti da trattamento
rifiuti e reflui) pari al 69% del totale dei non pericolosi a smaltimento. Il complesso dei rifiuti
speciali non pericolosi sottoposti a smaltimento ammonta a 1.875.529 t.
L’attività di recupero di rifiuti pericolosi riguarda invece essenzialmente la macrocategoria CER 16
(rifiuti non altrimenti specificati nell’elenco) per un 70% del totale dei pericolosi a recupero, mentre
lo smaltimento interessa principalmente la macrocategoria CER 19 (rifiuti da trattamento rifiuti e
reflui) pari al 59% del totale dei pericolosi a smaltimento.
Nelle seguenti tabelle si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero effettuate sui rifiuti
speciali.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
Regionale
R1 Utilizzo come combustibile 51.363 11.682 63.045
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 233.670 8 233.678
R4 Recupero metalli 69.001 40.755 109.756
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche588.258 120 588.378
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 5.734 0 5.734
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura1.470 0 1.470
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R106.501 0 6.501
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R113.907 134 4.041
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
153.473 6.546 160.019
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 1.113.377 59.245 1.172.622 Tabella 23-2 Attività di recupero su RS in Regione nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
240
Di seguito si riporta l'approfondimento sulle attività di recupero nelle diverse Province Calabre.
Considerando le avvertenze già riferite precedentemente, le attività di recupero effettuate in
Provincia di Catanzaro, coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti,
interessando 285.680 t (29% del totale). Lo smaltimento interessa invece 701.808 t (71% del totale).
Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Catanzaro,
suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il
recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
02.00.00 rifiuti prodotti da agricoltura, 98% di recupero;
15.00.00 rifiuti di imballaggio, 95% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 94% di recupero;
03.00.00 rifiuti dalla lavorazione del legno, 88% di recupero;
07.00.00 rifiuti dei processi chimici organici, 75 % di recupero;
06.00.00 rifiuti processi chimici inorganici, 69% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
04.00.00 rifiuti della produzione conciaria e tessile, 100% di smaltimento;
05.00.00 rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 100% di smaltimento;
08.00.00 rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% smaltimento;
09.00.00 rifiuti dell’industria fotografica, 100% di smaltimento;
11.00.00 rifiuti inorganici contenenti metalli , 100% di smaltimento;
14.00.00 solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto, 100% di smaltimento;
18.00.00 rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 99% di smaltimento;
13.00.00 oli esausti, 99% di smaltimento;
01.00.00 rifiuti da estrazione da miniera o cava, 96% di smaltimento;
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 93% di smaltimento;
20.00.00 rifiuti assimilabili, 73% di smaltimento.
241
t % tot NP t % tot P t % tot
01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 118,00 0,04% 2.895,00 0,41% 3.013 0,31%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 4.594,00 1,61% 112,00 0,02% 4.706 0,48%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 21,00 0,01% 3,00 0,00% 24 0,00%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 3,00 0,00% 3 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 3.035,00 0,43% 3.035 0,31%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 2.287,00 0,80% 1.020,00 0,15% 3.307 0,33%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 1.257,00 0,44% 423,00 0,06% 1.680 0,17%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 0,00 0,00% 636,00 0,09% 636 0,06%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 202,00 0,03% 202 0,02%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 2.530,00 0,89% 2.812,00 0,40% 5.342 0,54%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 2.741,00 0,39% 2.741 0,28%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 713,00 0,25% 581,00 0,08% 1.294 0,13%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 162,00 0,06% 11.403,00 1,62% 11.565 1,17%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0,00 0,00% 9,00 0,00% 9 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 14.054,00 4,92% 739,00 0,11% 14.793 1,50%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 26.725,00 9,35% 37.091,00 5,29% 63.816 6,46%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 85.553,00 29,95% 5.883,00 0,84% 91.436 9,26%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 31,00 0,01% 3.438,00 0,49% 3.469 0,35%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 22.858,00 8,00% 295.797,00 42,15% 318.655 32,27%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 124.777,00 43,68% 332.985,00 47,45% 457.762 46,36%
285.680 100% 701.808 100% 987.488 100%
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Totale Tabella 23-3 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Catanzaro nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
242
Nella seguente tabella si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento
effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Catanzaro.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
provincia di
Catanzaro
R1 Utilizzo come combustibile 10.069 0 10.069
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 129.802 0 129.802
R4 Recupero metalli 26.747 18.183 44.930
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche74.136 <1 74.136
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 5.561 0 5.561
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura0 0 0
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R106.500 0 6.500
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R112.315 134 2.449
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
9618 2615 12.233
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 264.750 20.932 285.680
Tabella 23-4 Attività di recupero su RS in Provincia di Catanzaro nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni
MUD 2014)
243
Le attività di recupero effettuate in Provincia di Cosenza coprono una quota minoritaria del
complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando 201.863 t (36% del totale). Lo smaltimento
interessa invece 366.144 t (64% del totale).
Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Cosenza,
suddivisi per macrocategorie CER.
Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono,
in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
01.00.00 rifiuti da estrazione da miniera o cava, 100% di recupero;
03.00.00 rifiuti dalla lavorazione del legno, 100% di recupero;
06.00.00 rifiuti processi chimici inorganici, 100% di recupero;
08.00.00 rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% di recupero;
10.00.00 rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 100% di recupero;
12.00.00 rifiuti di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica, 100% di recupero;
13.00.00 oli esausti, 100% di recupero;
15.00.00 rifiuti di imballaggio, 100% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 99% di recupero;
07.00.00 rifiuti dei processi chimici organici, 99% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 94% di smaltimento;
04.00.00 rifiuti della produzione conciaria e tessile, 70% di smaltimento;
16.00.00 rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 61% di smaltimento;
244
t % tot NP t % tot P t % tot
01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 345,00 0,17% 0,00 0,00% 345 0,06%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 575,00 0,28% 646,00 0,18% 1.221 0,21%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 851,00 0,42% 0,00 0,00% 851 0,15%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 139,00 0,07% 317,00 0,09% 456 0,08%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 747,00 0,37% 0,00 0,00% 747 0,13%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 74,00 0,04% 1,00 0,00% 75 0,01%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 9,00 0,00% 0,00 0,00% 9 0,00%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 1.113,00 0,55% 0,00 0,00% 1.113 0,20%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 81,00 0,04% 0,00 0,00% 81 0,01%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 43,00 0,02% 0,00 0,00% 43 0,01%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 28.469,00 14,10% 12,00 0,00% 28.481 5,01%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 15.046,00 7,45% 23.569,00 6,44% 38.615 6,80%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 58.617,00 29,04% 430,00 0,12% 59.047 10,40%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 15.211,00 7,54% 248.905,00 67,98% 264.116 46,50%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 80.543,00 39,90% 92.264,00 25,20% 172.807 30,42%
201.863 100% 366.144 100% 568.007 100%
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Totale
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Tabella 23-5 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Cosenza nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
245
Nella seguente tabella si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento
effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Cosenza.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
provincia di
Cosenza
R1 Utilizzo come combustibile 0 0 0
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 61.279 8 61.287
R4 Recupero metalli 14.395 11.804 26.199
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche103.891 <1 103.891
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 173 0 173
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura0 0 0
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R100 0 0
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R1168 0 68
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
9353 892 10245
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 189.159 12.704 201.863
Tabella 23-6 Attività di recupero su RS in Provincia di Cosenza nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
246
Le attività di recupero effettuate in Provincia di Crotone coprono una quota minoritaria del
complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando 239.428 t (33% del totale). Lo smaltimento
interessa invece 497.099 t (67% del totale).
Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Crotone,
suddivisi per macrocategorie CER.
Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono,
in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
10.00.00 rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 97% di recupero;
14.00.00 solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto, 95% di recupero;
07.00.00 rifiuti dei processi chimici organici, 93% di recupero;
01.00.00 rifiuti da estrazione da miniera o cava, 92% di recupero;
15.00.00 rifiuti di imballaggio, 91% di recupero;
20.00.00 rifiuti assimilabili, 84% di recupero;
16.00.00 rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 80% di recupero;
08.00.00 rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 79% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 73% di recupero;
18.00.00 rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 72% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
04.00.00 rifiuti della produzione conciaria e tessile, 100% di smaltimento;
06.00.00 rifiuti processi chimici inorganici, 100% di smaltimento;
11.00.00 rifiuti inorganici contenenti metalli , 100% di smaltimento;
09.00.00 rifiuti dell’industria fotografica, 97% di smaltimento;
02.00.00 rifiuti prodotti da agricoltura, 95% di smaltimento;
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 95% di smaltimento;
05.00.00 rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 82% di smaltimento;
247
t % tot NP t % tot P t % tot
1 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 46,00 0,02% 4,00 0,00% 50 0,01%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 5,00 0,00% 98,00 0,02% 103 0,01%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 136,00 0,03% 136 0,02%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 115,00 0,05% 530,00 0,11% 645 0,09%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% 23.393,00 4,71% 23.393 3,18%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 1.008,00 0,42% 76,00 0,02% 1.084 0,15%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 398,00 0,17% 103,00 0,02% 501 0,07%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 2,00 0,00% 72,00 0,01% 74 0,01%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 90.947,00 37,99% 2.938,00 0,59% 93.885 12,75%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 348,00 0,07% 348 0,05%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 98,00 0,04% 133,00 0,03% 231 0,03%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 128,00 0,05% 87,00 0,02% 215 0,03%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 39,00 0,02% 2,00 0,00% 41 0,01%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 3.720,00 1,55% 365,00 0,07% 4.085 0,55%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 16.990,00 7,10% 4.188,00 0,84% 21.178 2,88%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 53.750,00 22,45% 20.367,00 4,10% 74.117 10,06%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 5.306,00 2,22% 2.107,00 0,42% 7.413 1,01%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 22.853,00 9,54% 433.503,00 87,21% 456.356 61,96%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 44.023,00 18,39% 8.649,00 1,74% 52.672 7,15%
239.428 100% 497.099 100% 736.527 100%
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Totale
Tabella 23-7 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Crotone nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
248
Nelle seguenti tabelle si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento
effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Crotone.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
provincia di
Crotone
R1 Utilizzo come combustibile 13.668 11.682 25.350
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 7.727 <1 7.727
R4 Recupero metalli 16.964 5.034 21.998
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche90.569 120 90.689
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 0 0 0
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura0 0 0
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R100 0 0
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R111.440 0 1.440
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
90.442 1782 92.224
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 220.810 18.618 239.428
Tabella 23-8 Attività di recupero su RS in Provincia di Crotone nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
249
Le attività di recupero effettuate in Provincia di Reggio Calabria coprono una quota maggioritaria
del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando 420.678 t (52% del totale). Lo
smaltimento interessa invece 383.182 t (48% del totale).
Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Reggio
Calabria, suddivisi per macrocategorie CER.
Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono,
in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
01.00.00 rifiuti da estrazione da miniera o cava, 100% di recupero;
03.00.00 rifiuti dalla lavorazione del legno, 100% di recupero;
10.00.00 rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 100% di recupero;
15.00.00 rifiuti di imballaggio, 100% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 100% di recupero;
20.00.00 rifiuti assimilabili, 100% di recupero;
12.00.00 rifiuti di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica, 85% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
05.00.00 rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 100% di smaltimento;
06.00.00 rifiuti processi chimici inorganici, 100% di smaltimento;
09.00.00 rifiuti dell’industria fotografica100%di smaltimento;
11.00.00 rifiuti inorganici contenenti metalli , 100% di smaltimento;
18.00.00 rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 100% di smaltimento;
13.00.00 oli esausti, 99% di smaltimento;
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 86% di smaltimento;
07.00.00 rifiuti dei processi chimici organici, 86% di smaltimento;
02.00.00 rifiuti prodotti da agricoltura, 71% di smaltimento;
16.00.00 rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 58% di smaltimento;
250
t % tot NP t % tot P t % tot
01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 2.125,00 0,51% 0,00 0,00% 2.125 0,26%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 62,00 0,01% 152,00 0,04% 214 0,03%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 55,00 0,01% 0,00 0,00% 55 0,01%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 71,00 0,02% 71 0,01%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% 4.043,00 1,06% 4.043 0,50%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 6,00 0,00% 37,00 0,01% 43 0,01%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 5,00 0,00% 6,00 0,00% 11 0,00%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 8,00 0,00% 8 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 1.522,00 0,36% 0,00 0,00% 1.522 0,19%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 411,00 0,11% 411 0,05%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 183,00 0,04% 33,00 0,01% 216 0,03%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 3,00 0,00% 273,00 0,07% 276 0,03%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 13.024,00 3,10% 0,00 0,00% 13.024 1,62%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 11.598,00 2,76% 15.997,00 4,17% 27.595 3,43%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 223.155,00 53,05% 0,00 0,00% 223.155 27,76%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 0,00 0,00% 69,00 0,02% 69 0,01%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 58.616,00 13,93% 361.584,00 94,36% 420.200 52,27%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 110.324,00 26,23% 498,00 0,13% 110.822 13,79%
420.678 100% 383.182 100% 803.860 100%
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Totale
Tabella 23-9 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Reggio Calabria nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
251
Nella seguente tabella si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento
effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Reggio Calabria.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
provincia di
Reggio Calabria
R1 Utilizzo come combustibile 27.626 0 27.626
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 22.051 0 22.051
R4 Recupero metalli 10.895 4.870 15.765
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche312.357 0 312.357
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 0 0 0
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura1.470 0 1.470
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R100 0 0
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R110 0 0
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
40.187 1222 41.409
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 414.586 6.092 420.678
Tabella 23-10 Attività di recupero su RS in Provincia di R.Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD
2014)
252
Le attività di recupero effettuate in Provincia di Vibo Valentia coprono una quota minoritaria del
complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando 24.973 t (34% del totale).Lo smaltimento
interessa invece 47.792 t (64% del totale).
Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Vibo
Valentia, suddivisi per macrocategorie CER.
Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono,
in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono,
in ordine di quote decrescenti, le seguenti:
08.00.00 rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% di recupero;
15.00.00 rifiuti di imballaggio, 100% di recupero;
17.00.00 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 100% di recupero;
02.00.00 rifiuti prodotti da agricoltura, 91% di recupero;
20.00.00 rifiuti assimilabili, 88% di recupero;
Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero:
13.00.00 oli esausti, 100% di smaltimento;
16.00.00 rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 95% di smatimento;
19.00.00 rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 92% di smaltimento.
253
t % tot NP t % tot P t % tot
01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 622,00 2,49% 58,00 0,12% 680 0,93%
03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI… 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 2,00 0,01% 0,00 0,00% 2 0,00%
09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
13 OLII ESAURITI (TRANNE 050000 E 120000) 0,00 0,00% 1.143,00 2,39% 1.143 1,57%
14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE 070000 E 080000) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 93,00 0,37% 0,00 0,00% 93 0,13%
16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 907,00 3,63% 18.318,00 38,33% 19.225 26,42%
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 7.315,00 29,29% 0,00 0,00% 7.315 10,05%
18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA…) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00%
19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE… 2.245,00 8,99% 26.388,00 55,21% 28.633 39,35%
20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD 102.386 4,3 13.789,00 55,22% 1.885,00 3,94% 15.674 21,54%
24.973 100% 47.792 100% 72.765 100%Totale
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)
Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
Tabella 23-11 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
254
Nelle seguenti tabelle si riporta l’analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate
sui rifiuti speciali in Provincia di Vibo Valentia.
Attività di
recuperoDescrizione attività di recupero
Rifiuti Non
Pericolosi
Rifiuti
Pericolosi
Totale quantità
provincia di
Vibo Valentia
R1 Utilizzo come combustibile 0 0 0
R2 Recupero solv enti 0 0 0
R3 Recupero sostanze organiche 12.811 0 12.811
R4 Recupero metalli 0 864 864
R5Recupero di altre sostanze
inorganiche7.304 0 7.304
R6 Rigenerazione acidi e/o basi 0 0 0
R7Recupero prodotti che captano
inquinanti0 0 0
R8Recupero dei prodotti prov enienti
dai catalizzatori0 0 0
R9 Rigenerazione degli oli 0 0 0
R10Spandimento sul suolo a beneficio
dell’agricoltura0 0 0
R11Utilizzo di rifiuti ottenuti da
operazioni da R1 a R100 0 0
R12Scambio di rifiuti per sottoporli a
operazioni da R1 a R1186 0 86
R13
Messa in riserv a di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
indicate nei punti da R1 a R12
(escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)
3.873 35 3.908
R14
Deposito temporaneo, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti i rifiuti qualora non v engano
rispettate le condizioni stabilite dalla
normativ a v igente)
0 0 0
Totale 24.074 899 24.973
Tabella 23-12 Attività di recupero su RS in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD
2014)
255
23.2 Evoluzione delle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali
Sulle attività di recupero nella gestione 2013 rispetto al 2006, si riscontra un decremento del 13%,
a partire dal 2009 vi è un evidente trand negativo.
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
1400000
1600000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
P
NP
Figura 23-1 Evoluzione attività di recupero dei rifiuti speciali in Regione tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati:
elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
Sulle attività di smaltimento negli anni, si osserva invece un graduale incremento dei flussi trattati.
Nel 2013 rispetto al 2006, difatti si ha un incremento del 53%.
0
500000
1000000
1500000
2000000
2500000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
P
NP
Figura 23-2 Evoluzione attività di smaltimento dei rifiuti speciali in Regione tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati:
elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
256
Analizzando gli andamenti delle attività di recupero dei rifiuti speciali nelle diverse Province
Calabre, si rilevano le seguenti variazioni nel 2013 rispetto al 2006: Provincia di Catanzaro ( +11%),
Provincia di Cosenza (-22%), Provincia di Crotone (+27%), Provincia di Reggio Calabria (-29%),
Provincia di Vibo Valentia (-46%).
0
100.000
200.000
300.000
400.000
500.000
600.000
700.000
800.000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia
Figura 23-3 Evoluzione attività di recupero dei rifiuti speciali nelle Province Calabre (2006-2013) (fonte
dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
Se si analizzano gli andamenti delle attività di smaltimento dei rifiuti speciali nelle diverse Province
Calabre, si rilevano invece decrementi dal 2006 al 2013 solo per la Provincia di Reggio Calabria
(-13%), mentre si ha un crescita delle attività di smaltimento per le Province di Catanzaro (+466%),
Cosenza (+63%), Crotone (+6%) e di Vibo Valentia (+13%).
0
100.000
200.000
300.000
400.000
500.000
600.000
700.000
800.000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia
Figura 23-4 Evoluzione attività di smaltimento dei rifiuti speciali nelle Province Calabre (2006-2013)
(fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
257
Analizzando gli andamenti dal 2006 al 2013 delle singole attività di recupero dichiarate in Regione si
osserva, per le operazioni che incidono maggiormente:
- una crescita dei quantitativi avviati a riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (R5) e di
attività di spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura (R10);
- un decremento dei quantitativi avviati a Utilizzo come combustibile (R1).
0
100000
200000
300000
400000
500000
600000
700000
R1 R2 R3 R4 R5 R6 R7 R8 R9 R10 R11 R12 R13 R14
2006
2013
Figura 23-5 Evoluzione delle singole operazioni di recupero dei rifiuti speciali in Regione (2006-2013)
(fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
23.3 Definizione degli scenari di gestione
Si premette che, per quanto attiene i rifiuti speciali, le relative attività gestionali non possono e non
devono essere disciplinate dall’Ente pubblico in modo prescrittivo come quelle relative ai rifiuti
urbani. Non è infatti possibile, oltre che in diversi casi tecnicamente non opportuno, definire in modo
prescrittivo bacini di utenza ed impianti di riferimento per i rifiuti speciali prodotti in un determinato
contesto territoriale. La pianificazione della gestione dei rifiuti speciali assume inoltre, rispetto alla
pianificazione dei rifiuti urbani, carattere meno stringente e vincolante in considerazione del fatto che
la responsabilità della corretta gestione è in capo innanzitutto ai produttori (in ottemperanza al
principio “chi inquina paga”).
Ciò nonostante, le politiche pianificatorie devono fornire indirizzi affinché, in tutte le fasi della
gestione, siano perseguiti obiettivi di tutela ambientale, risparmio di risorse ed ottimizzazione
tecnica; in particolare, essendo la gestione dei rifiuti in genere un’attività di pubblico interesse per le
diverse implicazioni che ne possono derivare, tutte le operazioni di trattamento e smaltimento anche
di questi rifiuti devono essere disciplinate, autorizzate e controllate dall'Ente pubblico.
La raccolta dati e di monitoraggio della gestione dei rifiuti speciali e pericolosi nella Regione è
effettuata sia a livello provinciale che regionale. Pur nell’impossibilità di arrivare a definire con
precisione il quadro dei fabbisogni di trattamento e smaltimento, in relazione alle diverse tipologie di
rifiuto prodotte nei diversi ambiti della Regione, il Piano Regionale, in accordo con le indicazioni
derivanti dalla normativa comunitaria e nazionale, intende perseguire gli obiettivi generali della
pianificazione, nel seguito esplicitati.
258
riduzione della produzione e diminuzione della pericolosità in modo che i rifiuti
presentino rischi molto limitati per l'ambiente (principio della prevenzione della
pericolosita);
massimizzazione dell’invio a recupero e reimmissione della maggior parte dei rifiuti nel
ciclo economico (principio della preferenza del recupero);
ottimizzazione delle fasi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento basato sul principio
dello smaltimento sicuro;
favorire il recupero energetico, laddove non sia possibile recuperare materia;
favorire la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di
ottemperare al principio di prossimità (cioè i rifiuti vengano trattati in punti il più vicino
possibile al luogo di produzione); ovvero garantire il trattamento e lo smaltimento dei
rifiuti speciali, per quanto tecnicamente ed economicamente possibile, in prossimità dei
luoghi di produzione;
favorire l’integrazione, negli impianti dedicati prioritariamente al trattamento dei rifiuti
urbani, del trattamento di flussi di rifiuti speciali idonei per caratteristiche merceologiche
e chimico fisiche, agevolando così il conseguimento di efficaci e vantaggiose economie di
scala e di limitare la proliferazione e la dispersione degli impianti di
trattamento/smaltimento dei rifiuti. L’opportunità di prevedere una adeguata integrazione
dell’impiantistica dedicata al trattamento/smaltimento dei rifiuti speciali con quella dei
rifiuti urbani deve essere in particolare ricercata relativamente agli impianti di
compostaggio e agli impianti di discarica di 1a categoria. L’integrazione della gestione dei
rifiuti speciali con quella degli urbani rappresenta un’importante opportunità di
ottimizzazione tecnico-ambientale degli impianti garantendone al contempo la piena
sostenibilità economica. Lo sviluppo di tali sinergie può riguardare ben definite tipologie
di rifiuti, essenzialmente non pericolosi, e di attività di trattamento, recupero o
smaltimento, quali:
- rifiuti speciali assimilabili agli urbani, da imballaggio o comunque costituiti da frazioni
secche quali carta, vetro, plastica, legno, metalli, avviabili a impianti di recupero di
materia nei quali viene tipicamente effettuata anche attività di recupero di frazioni secche
da raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
- rifiuti speciali compostabili per successiva valorizzazione in agricoltura, quali quota
parte dei fanghi di depurazione dei reflui urbani (se qualitativamente idonei), fanghi
dell’industria agro-alimentare, scarti lignei da lavorazione e altri flussi minori, avviabili a
impianti di compostaggio di qualità per un trattamento congiunto con frazione organica e
scarti verdi da raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
- rifiuti solidi o fanghi palabili non più recuperabili come materia o energia, quali scarti
da processi di recupero o smaltimento di altri rifiuti (scarti da recupero di materia, fanghi
o residui da trattamenti biologici o chimico-fisici), destinabili a smaltimento in discariche
per rifiuti non pericolosi.
assicurare che i rifiuti a smaltimento finale siano ridotti e vengano smaltiti in maniera
sicura;
limitare l’import/export dei rifiuti, ammettendo, oltre il soddisfacimento del fabbisogno di
smaltimento per i rifiuti prodotti in ambito regionale, l’import di flussi di rifiuti speciali
anche pericolosi destinati allo smaltimento, subordinandolo alla stipula di accordi di
259
programma con le regioni di provenienza e con il Ministero dell’Ambiente che, in una
logica di reciprocità, ottimizzino lo smaltimento di detti flussi a livello sovraregionale;
sostenere, attraverso incentivi e finanziamenti, la ricerca e l’applicazione di nuove forme
di tecnologie e gestione mirate alla riduzione della produzione dei rifiuti e della loro
pericolosità, nonché al loro riciclo, riutilizzo o recupero di materia;
promuovere accordi e/o contratti di programma, nonché l’introduzione di incentivi e/o
disincentivi per promuovere la nascita e il consolidamento sul territorio regionale di
attività economiche che favoriscano e assicurino il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e il
recupero di materia;
favorire la cooperazione tra le attività imprenditoriali locali per incentivare ed
implementare buone prassi aziendali o gestioni innovative finalizzate alla riduzione,
riciclo, riutilizzo e recupero dei rifiuti;
valutare possibili processi di semplificazione amministrativa a carico di determinati
comparti produttivi (quali in particolare quello agricolo e quello dell’edilizia), al fine di
favorirne il potenziale competitivo sul mercato, assicurando in ogni caso il rispetto di ben
definiti standard ambientali e la piena conformità alle leggi vigenti.
Per alcune specifiche categorie di rifiuti speciali si rimanda al successivo paragrafo.
260
24 PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI SPECIALI
24.1 Rifiuti da costruzione e demolizione
Inquadramento normativo
La composizione dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), appartenenti al capitolo CER 17,
risulta molto variabile in relazione alla diversa origine, alle tecnologie costruttive e a seconda delle
materie prime e dei materiali da costruzione utilizzati. Sotto la denominazione di inerti di riciclo in
edilizia sono ricompresi, infatti, tutti i materiali di rifiuto o scarto prodotti nelle diverse fasi del
processo edilizio, in primo luogo quelli che provengono da attività di costruzione e di demolizione
(mattoni, piastrelle, pannelli, scorie di cemento, componenti strutturali ecc.).
La disciplina di riferimento a livello nazionale per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione
è il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” che, all’articolo 186,
fornisce una dettagliata trattazione delle modalità di utilizzo.
Secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/98/CE (art. 11, comma 2, lettera b), recepita a livello
nazionale dal D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 (art. 7, comma 1 lettera b), gli Stati membri devono
adottare entro il 2020 misure necessarie per promuovere la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio
e altri tipi di recupero di questa tipologia di rifiuti non pericolosi con obiettivi di recupero pari
almeno al 70% in termini di peso.
La Commissione europea ha indicato nella decisione della Commissione del 18 novembre 2011,
allegato III, una metodologia specifica atta a verificare il rispetto di tali obiettivi attraverso il calcolo
del tasso di recupero dei rifiuti da C&D in percentuale, derivante dal rapporto fra la quantità
recuperata dei rifiuti da C&D e i quantitativi totali di rifiuti da C&D prodotti.
Le informazioni riguardanti le quantità recuperate di rifiuti (numeratore del rapporto per il calcolo del
Tasso di Recupero) includono esclusivamente i seguenti codici dell’allegato della decisione
2000/532/CE della Commissione:
- elenco dei rifiuti, capitolo 17 – Rifiuti da C&D (170101, 170102, 170103, 170107,
170201, 170202, 170203, 170302, 170401, 170402, 170403, 170404, 170405, 170406,
170407, 170411, 170503, 170604, 170802, 170904);
- elenco dei rifiuti, sottocapitolo 19 12 – Rifiuti da trattamento meccanico dei rifiuti (per
es. selezione, triturazione, compattazione, granulazione), se sono prodotti dal trattamento dei
rifiuti da C&D (191201, 191202, 191203, 191204, 191205, 191207, 191209).
Le informazioni riguardanti la produzione di rifiuti da C&D (denominatore del rapporto per il calcolo
del Tasso di Recupero) comprendono invece:
- rifiuti prodotti dalla sezione F del codice NACE Rev.2 quale citato nell’allegato 1,
sezione 8, punto 17 del regolamento, costituiti dai seguenti codici di cui all’allegato 1, sezione
2, dello stesso regolamento (06.1 Rifiuti di metallo ferroso, 06.2 Rifiuti di metallo non
ferroso, 06.3 Rifiuti metallici misti, 07.1 Rifiuti di vetro, 07.4 Rifiuti in plastica, 07.5 Rifiuti
in legno);
- il totale della categoria di rifiuti di tutte le attività economiche (Rifiuti minerali da
C&D) conformemente all’allegato III del regolamento summenzionato.
261
Produzione e gestione in Regione
Lo studio relativo alla filiera dei rifiuti da costruzione e demolizione (appartenenti al capitolo CER
17) richiede valutazioni ad hoc per quanto riguarda la quantificazione della produzione.
Nel 2013 il dato di produzione di rifiuti da C&D desumibile dalle dichiarazioni MUD è pari a
516.617 tonnellate, di queste il 3% sono rappresentate da rifiuti pericolosi, anche se tale dato, risulta
non attendibile in quanto sottostimato per le ben note esenzioni dall’obbligo di dichiarazione.
20%
14%
16%
47%
3%
Catanzaro
Cosenza
Crotone
ReggioCalabria
Vibo Valentia
Figura 24-1 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2013)
Da come si evince in figura la produzione di rifiuti da C&D a livello Regionale si concentra
maggiormente nelle province di Reggio Calabria (47%) e Catanzaro (20%).
Analogamente, anche la produzione di rifiuti da C&D non pericolosi si concentra maggiormente
nelle province di Crotone, Reggio Calabria e Cosenza, come riportato in Figura.
21%
14%
15%
47%
3% Catanzaro
Cosenza
Crotone
ReggioCalabria
Figura 24-2 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D non pericolosi
(fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
262
La produzione di rifiuti da C&D pericolosi, invece, si concentra maggiormente sempre nelle stesse
province (Reggio Calabria, Crotone e Cosenza) ma con un’incidenza differente, come riportato in
Figura.
9%
16%
35%
38%
2%Catanzaro
Cosenza
Crotone
Reggio Calabria
Vibo Valentia
Figura 24-3 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D Pericolosi
(fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
263
Nella tabella seguente sono riportate le quantità di rifiuti speciali da C&D prodotti in Calabria nel
2012, distinti per singoli CER.
Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17
Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
ValentiaTotale
[170101] - cemento 2.323 797 2.416 13.797 641 19974
[170102] - mattoni 15 12 18 43 35 123
[170103] - mattonelle e ceramiche 18 10 2 103 13 146
[170107] - miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06 2.568 6.437 3.751 14.227 96 27079
[170201] - legno 105 32 56 271 16 480
[170202] - vetro 82 18 17 72 15 204
[170203] - plastica 51 52 46 73 1 223
[170204] - vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati 130 37 72 3.982 0 4221
[170301] - miscele bituminose contenenti catrame di carbone 0 0 0 0 1 1
[170302] - miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 5.158 7.507 24.856 23.221 1.280 62022
[170401] - rame, bronzo, ottone 373 623 393 424 34 1847
[170402] - alluminio 706 1.236 713 724 208 3587
[170403] - piombo 117 136 125 19 4 401
[170404] - zinco 0 0 1 6 0 7
[170405] - ferro e acciaio 18.370 22.600 17.319 17.215 6.017 81521
[170407] - metalli misti 393 958 1.349 345 378 3423
[170409] - rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose 6 1 - 0 0 7
[170410] - cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose 0 0 0 1 0 1
[170411] - cavi, diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10 346 119 169 210 4 848
[170503] - terra e rocce, contenenti sostanze pericolose 111 235 64 115 0 525
[170504] - terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03 18.026 10.704 3.569 40.827 873 73999
[170506] - fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce 17 05 05 0 0 0 3 161 164
Tabella 24-1 Incidenza dei codici CER sulla produzione di RS da C&D in Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione
dichiarazioni MUD 2014)
Nella figura seguente è riportata la distribuzione percentuale dei codici CER in tabella, che
contribuiscono alla produzione di RS da C&D.
42%
16%
14%
12%
5%4%
1% 1% 1% 1% 1% 1% 1%
[170904] [170405]
[170504] [170302]
[170107] [170101]
[170508] [170605]
[170204] [170903]
[170402] [170407]
[Altri Cer 17.00.00]
Figura 24-4 Incidenza dei codici CER sulla produzione di RS da C&D in Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione
dichiarazioni MUD 2014)
264
Come si evince dal seguente grafico l’andamento della gestione dei rifiuti da C&D negli ultimi anni
ha avuto un trend tendenzialmente in crescita, con una contrazione significativa nel 2013.
0
100000
200000
300000
400000
500000
600000
700000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
t /
anno
CER 17.00.00
Figura 24-5 Trend della gestione regionale di rifiuti da C&D stimata e da MUD (fonte: elaborazione
dichiarazioni MUD 2014)
Le attività di recupero e smaltimento
L’analisi della gestione dei rifiuti da C&D (appartenenti al capitolo CER 17) è stata fatta prendendo
come riferimento il dato MUD in quanto dato certo e ufficiale essendo per legge obbligati a
presentare la dichiarazione MUD tutti i soggetti che effettuano attività di trattamento di rifiuti.
La gestione dei rifiuti da C&D interessa in massima parte i rifiuti non pericolosi. I quantitativi gestiti,
al netto delle giacenze, hanno registrato circa 450.000 tonnellate. Di seguito si evidenzia che le
operazioni di recupero prevalgono nettamente sulle attività di smaltimento: oltre il 90% del gestito al
netto delle giacenze è avviato a recupero.
t % tot NP t % tot P t % tot
17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 428.390 36,53% 26.680 1,34% 455.070 14,36%
Macrocategorie CER
Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno)Recupero Smaltimento Rec. + Smalt.
0
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
400.000
450.000
Recuperati
Smaltiti
Figura 24-6 Attività di recupero e smaltimento (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Strategie e azioni della pianificazione regionale
La gestione dei rifiuti da C&D in Calabria, in linea con le indicazioni normative dell’Unione Europea
e nazionali, deve essere caratterizzata dal raggiungimento dei seguenti obiettivi:
• riduzione della quantità di rifiuti da C&D prodotti e della loro pericolosità;
265
• incremento delle frazioni di rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione avviati a riciclaggio
e recupero;
• diminuzione del quantitativo totale di rifiuti da C&D non pericolosi avviati a discarica;
• prevenzione dei fenomeni di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti da C&D sul territorio;
• promozione dell’innovazione degli impianti di recupero secondo le migliori tecnologie disponibili,
allo scopo di realizzare un progressivo miglioramento delle prestazioni tecniche e ambientali;
• miglioramento della qualità dei materiali inerti riciclati.
• raggiungimento e mantenimento, entro il 2020, di livelli di riciclaggio e altri tipi di recupero di
materiale almeno al 70% in termini di peso.
L’Amministrazione Regionale, nell’ambito delle proprie competenze, individuerà azioni da realizzare
per definire strumenti e sostenere iniziative finalizzate ad una corretta gestione di tali rifiuti. Inoltre,
il Programma di prevenzione regionale prevede misure specifiche per i rifiuti da C&D, per le quali si
rimanda alla scheda n.17 del programma medesimo. Anche nel POR 2014-2020, citato nel § 5.1,
sono previste misure per una riduzione della produzione di rifiuti e per l’implementazione di un
sistema di raccolta differenziata mirate al raggiungimento di una maggiore sostenibilità ambientale.
Tali misure riguardano sia i RU, che le varie categorie di RS.
Tra le specifiche azioni in capo alla Regione, l’emanazione di specifiche Linee Guida e la
l’attuazione di azioni formative, informative e iniziative di supporto ai Comuni e alle imprese per
l’implementazione di sistemi di corretta gestione dei rifiuti da C&D, misure economiche (incentivi,
finanziamenti), misure amministrative (generalmente di semplificazione degli obblighi gestionali)
nonché accordi di programma.
Il settore del riciclaggio dei rifiuti da C&D vedrà nei prossimi anni, grazie alle restrizioni imposte al
settore dei materiali naturali e alle misure che dovranno necessariamente essere adottate per
raggiungere l’obiettivo di recupero del 70% imposto dalla direttiva quadro, un notevole sviluppo.
A oggi, infatti, sebbene le normative (italiana ed europea) vigenti siano chiaramente a favore del
riciclaggio dei rifiuti inerti e dell’utilizzo degli aggregati riciclati, alcuni nodi critici hanno ostacolato
il decollo del settore. Negli ultimi anni una sempre più elevata sensibilità nei confronti delle
tematiche ambientali ha portato anche in campo stradale un maggior riutilizzo o riuso dei materiali
bituminosi, un tempo semplicemente scartati. Le soluzioni tecniche e tecnologiche individuate per la
riduzione e il trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione di edifici sono costituite dalla
demolizione selettiva. La scelta del metodo di demolizione da utilizzarsi dovrà essere condotta non
solo in base alla struttura da demolire e al lavoro da eseguire ma anche tenendo conto delle possibilità
di riciclaggio del materiale di demolizione e dei successivi effetti ambientali. Il metodo di
demolizione scelto può pertanto costituire un efficace strumento per migliorare la qualità dei rifiuti e
per aumentarne la quantità di frazione riciclabile.
Un altro aspetto fondamentale è la possibilità di controllare nel luogo di produzione dei rifiuti la loro
reale composizione, così da poter conferire ad un impianto di trattamento un materiale effettivamente
inerte e scorporato da sostanze che possano inficiare il processo stesso di recupero. In un’ottica di
riciclaggio, il materiale di demolizione acquista valore quanto più è selezionato: ne deriva che una
pratica di demolizione più selettiva comporta un prodotto secondario di maggior valore. Le
tecnologie di riciclaggio possono essere definite e valutate in termini tecnici ed economici, tenendo
sempre conto delle opportunità di riutilizzo presenti sul mercato. Per rispondere a queste esigenze
sono state sviluppate metodologie per definire le tecnologie ottimali di riciclaggio. Per alcuni
materiali, come il vetro e i metalli, esistono già tecnologie di riciclaggio che consistono in un
semplice pretrattamento. Per altri materiali (plastica e materiali compositi), invece, le tecnologie di
riciclaggio possono variare a seconda della composizione dello specifico materiale. Infine, per i
materiali pericolosi come l’amianto si richiedono trattamenti specifici. Le migliori esperienze di
demolizione selettiva realizzate con successo suggeriscono che il metodo più efficace da seguire è la
266
separazione e il successivo stoccaggio, ossia separare e poi stoccare i materiali, operando la
demolizione in fasi successive.
In alternativa alla separazione all'origine si può ricorrere al trattamento del rifiuto, raccolto alla
rinfusa, in impianti appositamente realizzati. L'impiantistica è stata caratterizzata negli ultimi anni da
un notevole sviluppo tecnologico, portando a realizzazioni tali da rendere possibile il conferimento di
rifiuti indifferenziati ottenendo in uscita almeno tre categorie merceologiche differenti:
• inerti lapidei di caratteristiche granulometriche predefinite, mediante sistemi di
frantumazione, deferrizzazione e vagliatura ormai ampiamente testati;
• materiale metallico separato dalle macerie mediante l'utilizzo di adeguati separatori
magnetici;
• frazione leggera costituita in prevalenza da materiale ad elevato potere calorifico (carta,
legno, plastica) ottenuta mediante varie tipologie di sistemi (si passa infatti dalla separazione
manuale, a sistemi di aspirazione e ventilazione).
Il riciclaggio a freddo per la realizzazione di sovrastrutture stradali costituisce il futuro per quanto
riguarda le costruzioni stradali. Infatti consente il ripristino della pavimentazione stradale e permette
di realizzare un conglomerato riciclato finale avente caratteristiche analoghe a quelle di un
conglomerato bituminoso ottenuto con i metodi tradizionali, con un notevole risparmio energetico e
considerevoli vantaggi a livello ambientale.
Il recupero a freddo può essere eseguito sia in impianti fissi (ex situ) che in situ, tramite l’uso di
speciali macchinari semoventi che contestualmente fresano, impastano e stendono il prodotto.
Il prodotto generato dal riciclo dei rifiuti da C&D è utilizzabile in svariati tipi di lavori edili.
Per quanto riguarda l’elenco delle applicazioni, la normativa nazionale indica, a titolo di esempio e in
maniera non esaustiva, un elenco di prodotti realizzati utilizzando rifiuti da costruzione e
demolizione derivanti dal post-consumo, specificando le caratteristiche tecniche per ogni tipologia.
Nel settore dell’ingegneria civile possono essere utilizzati aggregati riciclati per la realizzazione del
corpo dei rilevati di opere in terra, per recuperi ambientali, riempimenti e colmate.
Nel settore della costruzione e della manutenzione delle strade e delle ferrovie, gli aggregati riciclati
trovano una larga applicazione: per la realizzazione di sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di
piazzali, civili e industriali; per la realizzazione di strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto;
per la realizzazione di strati accessori (aventi funzione anticapillare antigelo, drenante ecc.).
I lavori stradali sono sicuramente un settore dove l’utilizzo degli aggregati riciclati può trovare larga
applicazione in sostituzione di quelli primari.
La normativa tecnica nazionale permette il confezionamento di calcestruzzo con aggregati riciclati.
Per calcestruzzi strutturali la percentuale massima consentita di aggregati riciclati ed il numero e la
tipologia dei controlli da effettuare sui materiali ne rendono di fatto molto difficile l’impiego.
Diverso è il caso dei calcestruzzi a bassa resistenza, nel quale gli aggregati riciclati devono essere
conformi alla norma armonizzata UNI EN 12620:2008 per il confezionamento di calcestruzzi con
classe di resistenza Rck ≤ 15 Mpa, secondo le indicazioni della norma UNI 8520-2:2005, fornendo
quindi anche indicazioni sulla classe di resistenza del prodotto.
267
24.2 Riduzione scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione
Inquadramento normativo
La normativa nazionale di riferimento per i fanghi di depurazione dei reflui civili è costituita dal
D.Lgs n.99 del 27 gennaio 1992 recante “Attuazione della direttiva 86/278/CEE, concernente la
protezione dell’ambiente, in particolare del suolo, nell’utilizzazione dei fanghi di depurazione in
agricoltura” e dal D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006, Parte IV, recante “Norme in materia ambientale” e
ss.mm.ii. (recepimento della direttiva europea 98/2008/CE).
Conformemente alla normativa nazionale ed europea, la corretta politica di gestione dei fanghi si
ispira alla gerarchia che vede nella minimizzazione della produzione e nel recupero di materia le
opzioni da perseguire prioritariamente, a ciò subordinando il recupero energetico e, da ultimo, lo
smaltimento in discarica. Infatti, l'articolo 127 del D.Lgs 152/2006 stabilisce che i fanghi di
depurazione sono sottoposti alla disciplina dei rifiuti, auspicandone il riutilizzo "ogni qualvolta il loro
impiego risulti appropriato".
L’art. 2 del D.Lgs. 99/1992 definisce:
a) fanghi: residui derivanti dai processi di depurazione:
1. delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili;
2. delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi: tali fanghi devono possedere
caratteristiche sostanzialmente non diverse da quelle possedute al punto 1.;
3. delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi, come definiti dalla
legge 319/76 e successive modificazioni ed integrazioni.
b) fanghi trattati: fanghi sottoposti a trattamento biologico, chimico o termico, a deposito a lungo
termine ovvero ad altro opportuno procedimento, in modo da ridurre in maniera rilevante il loro
potere fermentiscibile e gli inconvenienti sanitari della loro utilizzazione;
c) agricoltura: qualsiasi tipo di coltivazione a scopo commerciale e alimentare, nonché zootecnico;
d) utilizzazione: il recupero dei fanghi previsti al punto a) mediante il loro spandimento sul suolo o
qualsiasi altra applicazione sul suolo o nel sottosuolo.
I vincoli gestionali dei fanghi di depurazione sono dettati principalmente dalla normativa sui rifiuti e
dal citato D.Lgs 99/92, che regolamenta modalità e vincoli di applicazione di queste matrici in
agricoltura. Secondo quanto dettato dall’articolo 3, l’utilizzazione in agricoltura dei fanghi è
ammessa solo se i fanghi:
a) sono stati sottoposti a trattamento;
b) sono idonei a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno;
c) non contengono sostanze tossiche e nocive e/o persistenti, e/o bioaccumulabili in concentrazioni
dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l’uomo e per l’ambiente in generale.
Tali condizioni costituiscono il principio fondamentale su cui basare la valutazione dell’idoneità di
una determinata combinazione fanghi-suolo sul piano agronomico e della tutela ambientale e
sanitaria.
Il D.Lgs 99/92 fissa i parametri qualitativi dei fanghi per lo spandimento in agricoltura; questi
consistono in limiti massimi di concentrazione di alcuni elementi chimici e sostanze che devono
essere verificati con idonei test di fitotossicità. Il medesimo decreto, inoltre, specifica che i fanghi
devono essere stabilizzati e igienizzati (nel caso in cui tali condizioni non siano raggiunte mediante
specifici trattamenti deve essere tenuta agli atti la relativa documentazione analitica). I fanghi non
devono essere in alcun modo (per contenuto di sostanze tossiche, nocive, persistenti o
268
bioaccumulabili) dannosi per il terreno, le colture, gli animali, l’uomo o l’ambiente in generale.
Affinché i terreni possano essere assoggettati a utilizzo agronomico di fanghi di depurazione sono
fissati dei limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti (allegato I A al D. Lgs. 99/92) e
contemporaneamente posso essere utilizzati i fanghi che al momento del loro impiego in agricoltura
non superino i valori limite per le concentrazioni di metalli pesanti e di altri parametri stabili
nell'allegato I B al medesimo decreto. L'articolo 2 prevede inoltre quantità massime di fanghi
utilizzabili per unità d'area nel tempo; queste sono legate a parametri chimico-fisici dei suoli, quali
pH (acidità) e C.S.C. (Capacità di Scambio Cationico). I fanghi possono essere applicati su e/o nei
terreni in dosi non superiori a 15 t/ha di sostanza secca nel triennio, purché i suoli presentino le
seguenti caratteristiche:
- C.S.C. > 15 meg/100 g;
- 6 ≤ pH ≤ 7,5;
In caso di utilizzazione di fanghi su terreni il cui pH sia inferiore a 6 e la cui C.S.C. sia inferiore a 15,
per tenere conto dell'aumentata mobilità dei metalli pesanti e del loro maggiore assorbimento da parti
delle colture sono diminuiti i quantitativi di fango utilizzato del 50%. Nel caso in cui il pH del terreno
sia superiore a 7,5 si possono aumentare i quantitativi di fango utilizzato del 50%.
Per quanto riguarda i fanghi dell'industria agro-alimentare, questi possono essere impiegati in
quantità fino a tre volte quelle sopra indicate, ma le concentrazioni di metalli pesanti non possono
superare valori pari ad 1/5 di quelli di cui all’allegato I B al D. Lgs 99/92.
In merito alle aree di spandimento, fermo restando l'obbligo che queste siano di fatto destinate all'uso
agricolo, sono stabiliti dall'art.4 specifici divieti di applicare fanghi a terreni nei seguenti casi:
quando è in atto una coltura, ad eccezione delle colture arboree;
sui terreni con colture orticole e frutticole i cui prodotti sono normalmente a contatto con il
terreno e sono di norma consumati crudi, nei 10 mesi precedenti il raccolto e durante il
raccolto stesso;
sui terreni destinati a pascolo, a prato pascolo, a foraggere, anche in consociazione con altre
colture, nelle 5 settimane che precedono il pascolo o la raccolta di foraggio;
nelle zone di tutela assoluta e nelle zone di rispetto delle aree di salvaguardia delle acque
superficiali e sotterranee di cui all’art. 94 del D.Lgs. 152/06;
in terreni situati a una distanza inferiore a 100 m dal perimetro del centro abitato indicato
dagli strumenti di pianificazione urbanistica locale, escluse le case sparse e gli insediamenti
produttivi isolati;
a meno di 10 metri di distanza dalle sponde dei corsi d’acqua superficiali, dai laghi e dagli
invasi/bacini anche artificiali;
a meno di 200 metri di distanza da pozzi di captazione di acque potabili;
a meno di 30 metri di distanza dall’inizio dell’arenile dei laghi, delle acque marino-costiere
e di transizione, nonché delle zone umide individuate ai sensi della Convenzione di Ramsar
del 2 febbraio 1971, e dei corpi idrici definiti come sensibili rispetto ai nutrienti come
individuati nel Piano di tutela delle acque;
in terreni allagati o saturi d’acqua, gelati, innevati, soggetti a esondazioni o inondazioni
naturali, acquitrinosi o con falda acquifera affiorante, o con frane in atto;
in terreni con pendenze medie maggiori del 15% (limitatamente ai fanghi con un contenuto
in sostanza secca inferiore al 30%);
in terreni con pH minore di 5;
in terreni con Capacità di Scambio Cationico minore di 8 meq/100g;
sui suoli aventi una dotazione naturale di sostanza organica superiore al 5%.
269
quando sia stata comunque accertata l'esistenza di un pericolo per la salute degli uomini e/o
degli animali e/o per la salvaguardia dell'ambiente.
Ferme restando le disposizioni sopra riportate, è vietato l’utilizzo dei fanghi di depurazione allo stato
liquido nei seguenti casi:
sui terreni con pendenza media superiore al dieci per cento (10%);
sui terreni di golena aperta e chiusa.
E' inoltre vietata l'applicazione di fanghi liquidi con la tecnica della irrigazione a pioggia, sia per i
fanghi tal quali che per quelli diluiti con acqua.
Nelle zone vulnerabili ai nitrati in ogni caso restano fermi i divieti di cui al D.M. 7 aprile 2006 del
Ministro delle politiche agricole e forestali.
L’art.12 del D. Lgs 99/92 fissa le norme tecniche relativamente alla raccolta, trasporto, stoccaggio e
condizionamento dei fanghi prima dell’applicazione in agricoltura.
Il trasporto dei fanghi di depurazione deve sempre essere accompagnato dal formulario o dal Sistri
(ove operante).
Per quanto attiene le pratiche di utilizzo, fermo restando che debbono essere adottate le buone
pratiche agricole (vedasi D.M. 19/04/1999 "Approvazione del codice di buona pratica agricola"),
sono fissati i seguenti divieti e obblighi:
la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici
idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per
l’ambiente;
durante la fase di raccolta presso l’impianto di depurazione deve essere evitata la formazione
di aerosol;
il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei a evitare ogni dispersione
durante il trasferimento e a garantire la massima sicurezza dal punto di vista
igienicosanitario;
i mezzi utilizzati per il trasporto di fanghi liquidi non possono essere utilizzati per il
trasporto dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale o di materiali che possono
venire a contatto in maniera diretta o indiretta con gli alimenti medesimi;
in caso di trasporto di altri rifiuti i mezzi devono essere bonificati al fine del successivo
trasporto dei fanghi;
in ogni caso le operazioni di condizionamento dei fanghi sono soggette ad autorizzazione ai
sensi dell’art. 208 del D.Lgs. 152/2006;
i fanghi devono essere applicati seguendo le buone pratiche agricole utilizzando dei carrelli
spandifango; possono essere utilizzati i mezzi con benna esclusivamente per il carico degli
stessi carrelli;
è vietata l'applicazione di fanghi liquidi con la tecnica della irrigazione a pioggia, sia per i
fanghi tal quali che per quelli diluiti con acqua;
deve essere garantita l’uniforme distribuzione in campo dei fanghi di depurazione;
i fanghi possono essere utilizzati quali componenti dei substrati artificiali di colture floricole
su bancali, nel rispetto della tutela ambientale e della salute degli operatori del settore e, in
particolare:
i fanghi utilizzati devono essere disidratati e il loro contenuto di umidità non deve superare il
limite di 80% espresso sul tal quale;
i fanghi devono avere una composizione analitica che rientri nei limiti dell’allegato I B al
D.lgs. 99/92;
270
il substrato artificiale di coltura deve contenere un quantitativo di fango non superiore al
20% del totale;
durante l'applicazione o subito dopo deve essere effettuato l'interramento mediante
opportuna lavorazione del terreno;
durante le fasi di applicazione dei fanghi sul suolo devono essere evitati la diffusione di
aerosol, il ruscellamento, il ristagno e il trasporto del fango al di fuori dell'area interessata
alla somministrazione;
in ogni caso l'applicazione dei fanghi deve essere sospesa durante e subito dopo abbondanti
precipitazioni, nonché su superfici gelate o coperte da coltre nevosa;
è vietato l’accumulo dei fanghi su terreno agricolo, salvo che non rientri strettamente nelle
operazioni connesse alla fase di applicazione degli stessi al terreno. In tal caso l’accumulo
non può superare le 48 ore e deve essere effettuato a una distanza minima di 100 m dal
perimetro del centro abitato indicato dagli strumenti di pianificazione urbanistica locale,
escluse le case sparse e gli insediamenti produttivi isolati, ed entro le successive 24 ore si
deve provvedere all’interramento dei fanghi;
lo spargimento nelle colture foraggere artificiali (prati permanenti, erbai, pascoli artificiali)
può essere eseguito solo fino a 5 settimane precedenti la raccolta del prodotto, con
lavorazione del terreno e interramento.
In capo al soggetto utilizzatore di fanghi in agricoltura incombe anche una serie di obblighi di
carattere amministrativo che può essere riassunta come segue:
certificazione preventiva e periodica dei rifiuti e dei terreni;
comunicazione preventiva;
accompagnamento dei rifiuti con documentazione identificativa;
rendicontazione delle operazioni svolte.
Lo smaltimento in discarica è definito dalle seguenti norme:
D.Lgs 13/01/2003 n. 36 “Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di
rifiuti”;
DM 27/09/2010 “Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica in
sostituzione di quelli contenuti nel DM 3/08/2005”.
Al fine del conferimento in discarica dei fanghi, sulla base alla normativa risulta dunque necessario
provvedere a caratterizzazione dei base, verifica di conformità, verifica in loco e raccolta di tutte le
informazioni necessarie per lo smaltimento in sicurezza. Il D.Lgs. n. 36/2003 pone infatti dei precisi
limiti riguardo all'ammissibilità in discarica (DM 27/09/2011 in sostituzione del DM 3/08/2005) dei
rifiuti non pericolosi, in particolare per i rifiuti con un elevato contenuto di sostanza organica, di cui i
fanghi costituiscono una frazione di tutto rispetto, in particolare quelli civili o prodotti da industrie
agroalimentari; si pone quindi la necessità di individuare valide alternative alla discarica per la
gestione dei fanghi di depurazione.
Conformemente alla normativa vigente, risulta essere di competenze delle Regioni:
rilasciare le autorizzazioni per le attività di raccolta, trasporto, stoccaggio, condizionamento
ed utilizzazione dei fanghi in agricoltura;
stabilire ulteriori limiti e condizioni di utilizzazione in agricoltura per i diversi tipi di fanghi
in relazione alle caratteristiche dei suoli, ai tipi di colture praticate, alla composizione dei
fanghi, alle modalità di trattamento;
stabilire le distanze di rispetto per l'applicazione dei fanghi dai centri abitati, dagli
insediamenti sparsi, dalle strade, dai pozzi di captazione delle acque potabili, dai corsi
271
d'acqua superficiali, tenendo conto delle caratteristiche dei terreni, delle condizioni
meteoclimatiche della zona, delle caratteristiche fisiche dei fanghi;
predisporre piani di utilizzazione agricola dei fanghi tenendo conto delle caratteristiche
quali-quantitative degli stessi, della loro utilizzazione in atto o potenziale, della ricettività
dei terreni, degli apporti ai suoli in nutrienti, in sostanza organica, in microelementi,
derivanti da altre fonti, dei criteri di ottimizzazione dei trasporti, delle tipologie di
trattamento;
redigere ogni anno e trasmettere al Ministero dell'ambiente una relazione riassuntiva sui
quantitativi di fanghi prodotti in relazione alle diverse tipologie, sulla composizione e le
caratteristiche degli stessi, sulla quota fornita per usi agricoli sulle caratteristiche dei terreni
a tal fine destinati;
stabilire le norme sanitarie per il personale che viene a contatto con i fanghi.
Produzione e gestione in regione
I fanghi prodotti dai processi di depurazione sia da acque reflue urbane che da acque reflue
domestiche sono rifiuti in base alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 (come modificato dal D.Lgs. n.
205/2010). Il D.Lgs. n. 152/2006 nella parte terza relativa alla tutela e gestione delle acque alla
lettera bb) dell’art. 74, definisce “fanghi” i fanghi residui, trattati o non trattati, provenienti dagli
impianti di trattamento delle acque reflue urbane. Gli impianti di trattamento delle acque reflue
urbane producono fanghi ai quali viene attribuito il codice CER 190805. Si evidenzia che il D.Lgs. n.
152/2006 attribuisce altri codici ai fanghi prodotti da impianti di depurazione dal trattamento
biologico delle acque reflue di origine industriale, in particolare i codici 190811 e 190812.
La produzione degli scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione in Regione Calabria è
pari a 1.066.088 tonnellate per l’anno 2013. La produzione più consistente si è riscontrata nella
provincia di Crotone (40%), seguita da Catanzaro (31%), come riportato in Figura.
31%
11%40%
17%
1%
Catanzaro
Cosenza
Crotone
Reggio Calabria
Vibo Valentia
Figura 24-7 Produzione di fanghi di depurazione suddivisi per provincia (fonte: elaborazione
dichiarazioni MUD 2013)
Come si evince dal seguente grafico l’andamento della gestione del CER 19.00.00 a subito un forte
incremento tra il 2008 e il 2009.
272
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
1400000
1600000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
CER 19.00.00
Figura 24-8 Trend della gestione regionale del CER 19.00.00 stimata e da MUD
(fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Le attività di recupero e smaltimento
Le destinazioni possibili dei fanghi di depurazione sono:
1. lo smaltimento in discarica di rifiuti urbani non pericolosi (D.Lgs. n. 36/2003);
2. il recupero mediante compostaggio;
3. la digestione anaerobica;
4. il recupero mediante utilizzo in agricoltura;
5. il recupero energetico (APAT, 2008).
Dall’analisi dei MUD relativi al 2013 si evince che solo il 10% circa dei gestiti viene recuperato.
121.783
1.366.177,00
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
1400000
1600000
Recupero
Smaltimento
Figura 24-9 Recupero e smaltimento del CER 19.00.00 (fonte: elaborazione dichiarazioni
MUD 2014)
273
Strategie e azioni della pianificazione regionale
Nel Programma di prevenzione della produzione di rifiuti, sono indicate le misure da adottare in
ambito regionale per i rifiuti da scarti di processi industriali, compresi i fanghi di depurazione, per i
quali si rimanda all’azione n. 18 nella matrice delle azioni di prevenzione e alla relativa scheda.
Al fine di minimizzare l’impatto ambientale ed economico connesso con la filiera dello smaltimento
di detti fanghi la Regione privilegia la realizzazione di piattaforme di prossimità al luogo di
produzione di detti fanghi, basate su sistemi di essiccamento e pellettizzazione dei fanghi , per un
loro utilizzo ai fini energetici o come ammendante (opzione 5 del precedente elenco).
Sono inoltre possibili ulteriori opzioni di trattamento/recupero/smaltimento, in relazione alla diffusa
presenza di piattaforme private di compostaggio operanti in ambito regionale. All’uopo si
individuano anche le opzioni 2 e 3 del precedente elenco quali opzioni privilegiate. I predetti fanghi
potranno quindi essere conferiti nelle piattaforme di compostaggio e trattamento anaerobico del
sistema impiantistico regionale, miscelati (max 20% del mix). La Regione Calabria è impegnata ad
adeguare le autorizzazioni delle piattaforme di compostaggio esistenti, che risultino in possesso dei
necessari requisiti tecnologici e di mitigazione ambientale, per agevolare il trattamento/recupero di
detti fanghi.
Le opzioni 1 e 4 vengono considerate quali opzioni residuali, ammesse dalle norme ma ritenute più
impattanti delle altre.
274
24.3 Rifiuti portuali
Quadro normativo
Nello scenario italiano, il divieto di abbandono dei rifiuti in ambito portuale è già da tempo vigente.
Infatti, il Codice della navigazione, all’art.71 prevede che “nei porti è vietato gettare materiali di
qualsiasi specie” e all’art. 77 che “è vietato tenere rifiuti accumulati a bordo delle navi e dei
galleggianti, nonché di gettarli negli ambiti terrestri o acquei del porto in mare aperto ad una
distanza inferiore a quella stabilita dal comandante del porto”. Per la complessità dell’argomento,
nel tempo sono state introdotte nell’ordinamento italiano diverse norme in materia. Fra queste, alcune
sono ratifiche di convenzioni internazionali come la legge n. 662 del 29 settembre 1980 (ratifica della
convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi detta MARPOL),
altre sono leggi di derivazione comunitaria attraverso le quali l’Unione Europea ha reso incisivo il
principio secondo cui “chi inquina paga”. Quest’ultimo principio risulta fra i più importanti sanciti
con la direttiva 2000/59/CE del 27 novembre 2000 che l’Unione Europea ha emanato per
regolamentare l’attività di gestione dei rifiuti nei luoghi destinati all’approdo delle navi: i porti (cfr.
“La gestione dei rifiuti nei porti italiani”, Rapporto ISPRA n.215/2015).
In particolare, la direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti
dalle navi ed i residui del carico, è stata recepita dall’ordinamento italiano con il D.Lgs n. 182/2003.
L’obiettivo della direttiva consiste nel …ridurre gli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e
dei residui del carico, in particolare gli scarichi illeciti da parte delle navi che utilizzano porti situati
nel territorio della Comunità europea, migliorando la disponibilità e l'utilizzo degli impianti portuali
di raccolta per i suddetti rifiuti e residui e rafforzando pertanto la protezione dell'ambiente marino”.
La novità più importante introdotta riguarda l’obbligo per l’Autorità Portuale di redigere un “Piano di
raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico”. Nei porti in cui l’autorità
competente è l’Autorità Marittima, tali Piani sono approvati con ordinanza emessa dalla stessa
Autorità Marittima d’intesa con la Regione. Dopo la definitiva approvazione del Piano da parte
dell’amministrazione regionale, vengono attivate le procedure per la formale adozione del
regolamento locale e per l’emanazione del bando di gara ai fini dell’individuazione del soggetto
erogatore del servizio di raccolta dei rifiuti dalle navi. Il Piano è aggiornato ogni tre anni, in coerenza
con la pianificazione regionale in materia di rifiuti e, comunque, in presenza di significativi
cambiamenti operativi nella gestione del porto. Pertanto, la Direttiva 2000/59/CE si propone di
ridurre gli scarichi in mare di rifiuti prodotti dalle navi imponendo a tutte le navi di conferire i loro
rifiuti agli impianti portuali di raccolta prima di lasciare il porto. Al fine di conciliare gli interessi di
un fluido funzionamento del trasporto marittimo con la tutela dell'ambiente, sono state previste delle
deroghe a questa norma, tenendo conto di una sufficiente capacità di stoccaggio ad hoc a bordo, della
possibilità di conferimento in un altro porto senza pericolo di illecito scarico in mare, nonché di
prescrizioni specifiche in materia di conferimento adottate in base al diritto internazionale. Ciò
implica la necessità di migliorare la disponibilità e l'utilizzo degli impianti di raccolta all'interno dei
porti comunitari e di organizzare razionalmente le diverse fasi di raccolta, trasporto, recupero e
smaltimento dei rifiuti prodotti dalle navi. In tal senso, il Piano, elaborato in consultazione con tutte
le parti interessate, viene considerato lo strumento più efficace per delineare un modello di gestione
integrata ambientale che favorisca la riduzione degli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi. In
esso, infatti, devono essere considerati sia le diverse modalità di recupero dei rifiuti dalle navi a
seconda della loro tipologia (acque di sentina, rifiuti assimilabili agli urbani, rifiuti da cucine, ecc.),
sia le criticità relative al trasferimento dei rifiuti agli impianti, sia la capacità degli impianti stessi che
devono essere proporzionate alla quantità di rifiuti raccolti e quindi al numero di navi che fa scalo nel
porto. La finalità del D.Lgs. 182/2003 riguarda la conservazione e il miglioramento della qualità
dell’ambiente marino attraverso l’incremento della disponibilità e dell’utilizzo degli impianti portuali
di raccolta. L’art. 7 del decreto legislativo prescrive l’obbligo a carico del comandante della nave di
conferire i rifiuti prodotti dalla nave all’impianto portuale di raccolta ogniqualvolta si lasci il porto di
275
approdo. Questa disposizione implica il necessario rilascio da parte della nave al concessionario del
servizio di tutti i rifiuti di bordo rientranti nelle definizioni riportate alle lettere c) e d) del comma 1
dell’art. 2 del decreto legislativo. Uniche eccezioni possibili a tale obbligo sono:
a) esenzione per le navi in servizio di linea con scali frequenti e regolari;
b) deroga puntuale tramite specifica autorizzazione dell’Autorità Marittima secondo la
procedura e le condizioni di cui all’art. 7, comma 2, del decreto. In deroga alle disposizioni, la
nave può proseguire verso il successivo porto di scalo senza avere conferito i propri rifiuti,
previa autorizzazione dell’Autorità Marittima che ha accertato che la stessa nave ha una
capacità di stoccaggio sufficiente per i rifiuti già prodotti e accumulati e per quelli che
saranno prodotti fino al momento dell’arrivo presso il successivo porto di conferimento.
Le diverse tipologie di rifiuti prodotti dalle navi sono indicate nella notifica che il comandante della
nave è tenuto a compilare ed inviare all’Autorità Marittima con le modalità ed i tempi indicati
nell’articolo 6 comma 1 del D.Lgs. 182/2003. Tale notifica, organizzata secondo quanto previsto
dall’allegato III del medesimo decreto (Modulo di dichiarazione contenente le informazioni da
notificare prima dell’entrata nel porto che recepisce l'allegato II della direttiva 2000/59/CE),
riportava inizialmente le seguenti categorie di rifiuti:
Rifiuti liquidi oleosi (oil):
o acque di sentina;
o fanghi;
o altro (specificare).
Rifiuti solidi:
o -rifiuti alimentari;
o -rifiuti alimentari di cui al decreto interministeriale del 22/5/2001;
o -rifiuti sanitari;
o -plastica;
o -altro (specificare).
Rifiuti associati al carico.
Residui del carico.
Per ogni categoria di rifiuti, deve essere specificata la quantità che verrà conferita al porto di scalo.
Le acque di sentina (bilge water) ed i fanghi (sludge) sono tutte quelle acque circolanti all’interno
della nave che sono raccolte nella vasca di sentina posta nel punto più basso della nave. I fanghi sono
residui di idrocarburi o colati di materiale più denso. Fanghi ed acque di sentina sono stoccati in
apposite vasche differenziate la cui capacità e posizione a bordo è riportata nell’“Oil pollution
prevention certificate” delle navi. La presenza di oli fa sì che fanghi ed acque di sentina siano
considerati come Rifiuti Speciali Pericolosi. L’Allegato I della MARPOL per quanto attiene all’oil
prevede un articolato sistema normativo secondo cui lo scarico è assolutamente proibito entro le 12
miglia dalla costa, mentre, oltre le 12 miglia, lo scarico è ammesso purché la nave stia navigando, il
contenuto di olio nell’effluente non superi le 15 ppm, la nave sia dotata di un separatore con stop
automatico, ecc..
I rifiuti solidi sono prevalentemente costituiti da scarti alimentari generalmente provenienti dalle
cucine o dalle attività di ristorazione presenti a bordo. Qualora i rifiuti costituti da prodotti alimentari
per l’approvvigionamento dell’equipaggio e dei passeggeri siano ritirati da navi provenienti da paesi
extra UE, essi devono essere o termodistrutti o smaltiti in discarica previa sterilizzazione per
garantire l’abbattimento della carica microbica (secondo le modalità tecniche di cui all’art. 3 comma
4 del decreto Interministeriale dei Ministeri dell’Ambiente e della Sanità del 22/5/2001). Nella voce
“altro” rientrano i rifiuti che si formano durante la vita a bordo della nave (prodotti cartacei, stracci,
vetro, metalli, terracotta, legno ecc.). Tali rifiuti vengono solitamente raccolti in modo differenziato e
sono classificati come rifiuti assimilabili agli urbani (garbage). L’Allegato V della MARPOL prevede
l’assoluto divieto di scaricare il garbage a mare se non in alcune precise condizioni riportate nelle
regole 4,5,6 e 7. I rifiuti sanitari rientrano in una categoria a sé in quanto considerati rifiuti speciali
276
pericolosi. I rifiuti costituiti da materie plastiche hanno una voce specifica a parte in quanto
l’Allegato V ne vieta esplicitamente lo scarico a mare.
I rifiuti associati al carico si formano dopo le operazioni di carico e scarico merci e sono materiali
come rivestimenti, materiali di imballaggio, pellet, legno compensato, carta, cartone, avvolgimenti di
filo metallico, ecc..
I residui del carico sono i resti di qualsiasi materiale costituisce il carico contenuto a bordo della
nave, nella stiva o nelle cisterne, che permane al termine delle operazioni di carico e scarico merci o
di pulizia. Sono comprese anche le acque di lavaggio (slop) delle cisterne e le acque di zavorra
(ballast) qualora venute a contatto con il carico o suoi residui. Queste ultime due categorie di rifiuti
riguardano prevalentemente le navi mercantili.
Altre categorie di rifiuti che possono essere prodotti dalle navi e per i quali non c’è una raccolta
sistematica e consistente potrebbero essere: pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici,
residui di vernici e sverniciatori, toner di stampa esauriti, assorbenti e materiali filtranti, filtri per
l’olio, adesivi e sigillanti contenenti solventi organici, batterie al piombo, batterie al nichel-cadmio,
batterie contenti mercurio, cavi impregnati di olio e catrame, materiali isolanti contenenti amianto,
tubi fluorescenti, rifiuti ingombranti, ecc.. Tali rifiuti sono tutti catalogati come rifiuti speciali
pericolosi.
La direttiva 2007/71/CE della Commissione del 13 dicembre 2007 ha modificato l’allegato II della
direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i
residui di carico. Infatti, la circolare n. 644 del 4 novembre 2008, approvata nella 58ª sessione del
MEPC, ha stabilito un formato standard per il modulo di notifica anticipata per i rifiuti da consegnare
ad impianti di raccolta portuali in cui siano riportate anche altre informazioni sui quantitativi dei
rifiuti di cui agli allegati II e VI della Convenzione MARPOL. Al fine di evitare duplicazioni di
modelli da compilare e di adottare un modello integrato che garantisca anche il recepimento di
quanto disposto dalla circolare n. 644 del 4 novembre 2008 del MEPC, considerata la necessità di
recepire la citata direttiva 2007/71/CE, e considerato l’art. 12 del decreto legislativo n. 182 del 24
giugno 2003 il quale prevede che l’allegato III è modificato con decreto del Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, in conformità alle variazioni intervenute in sede comunitaria, il
Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con decreto del 1 luglio 2009, ha
sostituito l'allegato III del D.Lgs. n. 182 del 24 giugno 2003 con un nuovo allegato. Infine, le navi
militari ed ausiliarie, escluse dall’ambito di applicazione del D.Lgs. n.182 del 24 giugno 2003, (art. 3,
comma 2), sono disciplinate dal recente Decreto Ministeriale 19/03/2008 (Ministero della Difesa)
“Misure necessarie per il conferimento da parte delle navi militari da guerra e ausiliarie dei rifiuti e
dei residui del carico negli appositi impianti portuali - ai sensi dell'articolo 3, commi 1 e 2 del
D.Lgs. 24 giugno 2003, n.182”. Nel momento in cui le navi militari entrano in un porto non militare,
i comandanti delle navi devono osservare alcuni obblighi riguardanti la comunicazione dei rifiuti da
conferire all'impianto portuale di raccolta, fatta salva la necessità di non compromettere lo
svolgimento di operazioni che sono o possono essere affidate alla nave. Il decreto individua due
categorie di navi militari: quelle appartenenti alla prima categoria ed elencate nella tabella A del
medesimo decreto, sono soggette agli adempimenti della notifica e del successivo conferimento di
rifiuti nel porto di scalo della nave, mentre quelle appartenenti alla seconda categoria ed elencate
nella tabella B del medesimo decreto non sono soggette agli adempimenti della notifica nel porto di
scalo della nave. Le informazioni che il comandante della nave militare deve notificare sono le stesse
di una normale notifica e cioè i quantitativi (in m3) di oli usati, fanghi, acqua di sentina, rifiuti
sanitari, plastica, rifiuti alimentari da tragitti internazionali ed altro. Per tutte, in ogni caso, esiste
l'obbligo di conferimento dei rifiuti e dei residui di carico all'impianto portuale di raccolta, prima di
lasciare il porto. Le ispezioni per la verifica dell’osservanza delle prescrizioni del decreto sono
disposte dai Comandi gerarchicamente sovraordinati sulle navi militari di appartenenza, in sosta in
porti non militari.
Il DM 17/11/2005, n. 269 “Individuazione dei rifiuti pericolosi provenienti dalle navi che è possibile
ammettere alle procedure semplificate” aggiorna il DM 12/06/2001 ed un regolamento attuativo
277
degli artt. 31 e 33 del D.Lgs. n. 22 del 05/02/1997 relativo all'individuazione dei rifiuti pericolosi che
è possibile ammettere alle procedure semplificate. In particolare, sono ammessi alle procedure
semplificate:
i residui del carico delle navi costituiti dalle acque di zavorra venute a contatto con il carico o
con i suoi residui e delle acque di lavaggio;
i residui del carico delle navi costituiti da prodotti chimici soggetti alla Convenzione
MARPOL;
le acque di sentina delle navi.
Il 15 luglio 2014 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha pubblicato
con la collaborazione del SISTRI una “Guida rapida Rifiuti Portuali” ai fini di una loro corretta
gestione. I porti sono dotati di impianti e di servizi portuali di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e
dei residui di carico che distinguono in:
I. servizi svolti a terra;
II. servizi svolti a mare.
I. Servizi svolti a terra
Gli impianti portuali di raccolta hanno, in genere, una struttura fissa spesso identificata con la sede
legale e/o operativa dove, in base ad una concessione di servizio rilasciata a seconda dei casi
dall’Autorità Portuale o dall’Autorità Marittima, dispongono di mezzi terrestri e nautici per la
raccolta dei rifiuti provenienti dal bordo delle navi, nonché di aree di stoccaggio autorizzate dagli enti
di competenza e/o impianti di trattamento oppure di vere e proprie isole ecologiche per lo stoccaggio
dei rifiuti pericolosi e non, destinati allo smaltimento (D15) ed aree destinate alla raccolta
differenziata per il recupero dei rifiuti pericolosi e non (R13). Le unità locali sono, quindi,
identificate con gli impianti portuali di raccolta. I mezzi, invece, che svolgono attività di raccolta e
trasporto dei rifiuti nell’ambito e per conto del proprio impianto portuale di raccolta, costituendone
parte integrante, non sono soggetti all’obbligo di iscrizione al SISTRI e agli adempimenti
conseguenti, ai sensi dell’art. 6, comma 5, del D. Lgs n. 182/2003. Pertanto il gestore dell’impianto
portuale di raccolta si iscriverà:
a) nella categoria produttore/detentore, dichiarando nelle annotazioni della scheda SISTRI la
nave, quale produttore originario del rifiuto con l’indicazione del luogo di sosta della nave;
b) nella categoria trasportatori, se il gestore effettua anche il trasporto di detti rifiuti via terra dal
proprio impianto verso altri impianti per il successivo trattamento;
c) nella categoria smaltitori/recuperatori, se si hanno anche impianti di recupero e/o
smaltimento;
d) nella categoria intermediari qualora svolgano attività di intermediazione di rifiuti.
Dall’arrivo della notifica (art.6, comma 1, D. Lgs. n. 182/2003) da parte delle Capitanerie di Porto
raccomandatarie marittime, il gestore dell’impianto portuale organizza, entro le 24 ore prima
dell’ingresso della nave nel porto di approdo, il servizio sulla base degli arrivi e partenze delle navi,
tenendo conto delle tipologie dei rifiuti dichiarati nel foglio di notifica, ed invia una squadra
operativa per il ritiro di detti rifiuti. Al momento del ritiro dei rifiuti, viene consegnato dall’operatore
ecologico portuale al comandante o suo preposto il “Buono di servizio giornaliero” (ossia un modello
uniforme in tutti i porti ed in via di armonizzazione a livello europeo), il quale viene dallo stesso
controfirmato come ricevuta di effettiva consegna dei rifiuti prodotti e di conformità degli stessi a
quanto dichiarato in esso. L’unità locale che ha ricevuto le copie dei buoni di servizio giornalieri
provvede ad effettuare le operazioni previste attraverso la compilazione del Registro Cronologico.
Per il successivo conferimento dei rifiuti dall’impianto portuale di raccolta all’impianto di
destinazione, il gestore deve seguire le ordinarie procedure previste dal D.M. 52/2011 ss.mm. e ii.
II. Servizi svolti a mare
Prevalentemente il servizio di ritiro e trasporto dei rifiuti avviene per questioni di sicurezza o
logistiche (poiché non intralciano il carico e scarico delle merci) con un mezzo nautico (motobarche
278
adibite al trasporto dei rifiuti solidi e bettoline autopropulse o a rimorchio per i rifiuti liquidi
pericolosi e non). In questo caso l’operatore alla guida della motobarca si reca sotto il bordo della
nave per effettuare il trasbordo dei rifiuti e rilascia al comandante o suo preposto il buono di servizio
giornaliero dove vengono identificati i quantitativi e le tipologie dei rifiuti consegnati. Una volta
giunti a terra i rifiuti vengono portati agli impianti portuali di raccolta o consegnati a trasportatori
autorizzati e, a seconda dei casi, destinati ad impianti di smaltimento, recupero e/o smaltimento. Il
gestore dell’impianto portuale inserisce i dati relativi alla movimentazione dei rifiuti solo dopo che
l’operatore della motobarca avrà fatto rientro nell’unità locale e consegnato all’amministrazione il
buono di servizio giornaliero dove risultano tutti i dati distinti per tipologia e quantitativi stimati dei
rifiuti consegnati dalla nave. A questo punto il gestore, iscritto al SISTRI, dovrà inserire i dati nel
Registro Cronologico inserendo nel campo annotazioni la nave, quale produttore originario del rifiuto
con l’indicazione del luogo di sosta della nave stessa. Il gestore dell’impianto portuale affiderà
eventualmente a terzi autorizzati il trasporto dei rifiuti per il successivo avvio a trattamento. Se,
invece, il trasporto di detti rifiuti venisse effettuato via mare al di fuori dell’ambito portuale, si
seguono le regole del trasporto marittimo dei rifiuti di cui all’ art. 18, comma 6, del D.M. 52/2011
ss.mm. e ii.
Produzione e gestione dei rifiuti portuali
Ai sensi dell’art.5 del D.Lgs. 182/2003 per i porti della Regione Calabria sono stati redatti i “Piani di
raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti dalla navi e dei residui del carico” elencati nella seguente
tabella.
Porto Atto d’intesa Atto d’adozione
Badolato Ordinanza Commissariale n.7011 del 22.5.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Soverato Ordinanza n. 14/2008
Belvedere
Marittimo
Ordinanza Commissariale n.7122 del 26.6.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Cetraro Ordinanza n. 22/2008
Cariati Marina Ordinanza Commissariale n.6736 del 28.3.2008 del commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Corigliano Calabro
Ordinanza n. 15/2008
Cetraro Ordinanza Commissariale n.5400 del 8.3.2007 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Cetraro Ordinanza n. 1/2007
Cirò Marina - Capitaneria di porto di Crotone
Ordinanza n. 1/2005 Crotone -
Diamante Ordinanza Commissariale n.71115 del 24.6.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Maratea Ordinanza n. 15/2008
Le Castella Ordinanza Commissariale n.6772 del 2.4.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Capitaneria di porto di Crotone
Ordinanza n. 30/2008
Roccella Ionica Ordinanza Commissariale n.6251 del 17.10.2007 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Roccella Ionica
Ordinanza n. 52/2007
Siderno Marina Ordinanza Commissariale n.7114 del 24.6.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Circondario Marittimo di
Roccella Ionica
Ordinanza n. 19/2008
Tropea Ordinanza Commissariale n.10894 del 25.6.2008 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Capitaneria di porto di Vibo
Valentia
Ordinanza n. 33/2008
Vibo Valentia
Marina
Ordinanza Commissariale n.6250 del 17.10.2007 del Commissario
delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria
Capitaneria di porto di Vibo
Valentia
Ordinanza n. 35/2007
Tabella 24-2 Atti d’intesa e di adozione di Piani rifiuti da nave di Autorità Marittime (da sito web Guardia Costiera)
Nella presente Relazione preliminare si riporta un estratto del Piano redatto dall’Autorità Portuale di
Gioia Tauro, che tratta il volume più significativo di rifiuti sul territorio regionale, dalla scheda
279
informativa redatta da ISPRA nel Rapporto 214/2015 “La gestione dei rifiuti nei porti italiani”. Nella
versione definitiva si includeranno i dati di produzione e gestione relativi anche alghi altri porti, per i
quali sono stati redatti specifici Piani ad opera delle Autorità Marittime.
Obiettivi del Piano
Attraverso l’aggiornamento e l’attuazione del Piano, l’Autorità Portuale intende continuare a
perseguire gli obiettivi contenuti nel documento di “Politica di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi
e dei residui di carico”. L’Autorità Portuale ha individuato, per i porti gestiti, i seguenti obiettivi da
perseguire:
- proceduralizzare il servizio di raccolta e di gestione dei rifiuti a bordo nave, in modo che risponda
a criteri di facilità di accesso ed efficienza economica per gli attori economici coinvolti;
- individuare gli impianti portuali idonei alla raccolta ed al deposito dei rifiuti provenienti dalle
navi, così come il miglior sistema di trasporto a destinazione;
- garantire a tutte le navi che approdano nei Porti di Gioia Tauro, Crotone e Corigliano Calabro, la
fornitura del servizio di gestione dei rifiuti, siano essi pericolosi e non;
- sensibilizzare i soggetti economici coinvolti, ad una corretta attuazione della raccolta differenziata
a bordo delle navi, così da valorizzare le tipologie omogenee di rifiuti a vantaggio di un recupero
remunerativo, piuttosto che dello smaltimento indifferenziato;
- predisporre apposite procedure documentate per monitorare e controllare lo standard qualitativo
del servizio e per verificare mediante ispezioni periodiche il rispetto degli adempimenti normativi
esistenti da parte dei soggetti gestori;
- definire sistemi tariffari applicabili alle navi, relativamente ai rifiuti conferiti;
- sviluppare un'attività informativa per raggiungere tutti gli attori economici coinvolti, affinché
siano uniformate le modalità operative e gestionali adottate a beneficio di un'efficace gestione dei
rifiuti e dei residui di carico da trattare.
La raccolta ed il trattamento dei rifiuti
L’organizzazione relativa alle operazioni di gestione dei rifiuti a bordo nave si articola sia per
tipologia di rifiuto che per provenienza degli stessi, precisamente:
garbage e rifiuti pericolosi e non pericolosi;
sewage;
residui di carico e dei rifiuti “non ordinari”;
rifiuti del naviglio da pesca;
rifiuti del naviglio da diporto.
Gestione dei rifiuti garbage e dei rifiuti speciali non pericolosi: i rifiuti garbage, riportati
nell’Allegato V della Convenzione internazionale MARPOL 73/78, sono rappresentati da rifiuti
assimilabili agli urbani (rifiuti speciali non pericolosi assimilati, dal comune territorialmente
competente, per qualità e quantità ai rifiuti urbani, ai fini della raccolta e dello smaltimento). Per
l’organizzazione del servizio di gestione dei rifiuti garbage, si deve ritenere che, verosimilmente,
tutte le navi che approdano nel Porto di Gioia Tauro fruiscono dei servizi del gestore. I rifiuti solidi
sono raccolti separatamente per tipologia (selezione effettuata dal personale di bordo delle navi che
approdano nel porto):
contenitori etichettati per rifiuti biodegradabili provenienti da paesi dell’UE;
contenitori etichettati con coperchio a chiusura irreversibile per rifiuti biodegradabili
provenienti da paesi extra UE;
sacchi per imballaggi di carta, cartone, vetro, plastica da avviare a riutilizzo;
contenitori etichettati per oli e grassi commestibili;
sacchi per rifiuti urbani indifferenziati.
280
La squadra di lavoro del gestore dovrà essere dotata di idonei mezzi ed attrezzature per lo
svolgimento in maniera sicura ed adeguata delle operazioni di raccolta dei rifiuti. Tutti i rifiuti
speciali raccolti devono essere avviati agli impianti finali di trattamento, secondo le direttive previste
nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti della Regione Calabria. Inoltre, i rifiuti alimentari
biodegradabili dovranno essere avviati, entro 48 ore dal loro ritiro, agli impianti finali di recupero e/o
smaltimento. Al termine delle operazioni di carico, l’operatore fa compilare il Buono di servizio
giornaliero al Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi (o
chilogrammi) asportati. Il gestore è obbligato ad avviare rapporti e convenzioni con i vari consorzi
obbligatori di recupero (COREPLA, RILEGNO, COMIECO, CONOE, ecc.), al fine di assicurare la
corretta destinazione dei rifiuti raccolti agli impianti di recupero, ed ottenere dei risparmi di costo
(legato al mancato costo dello smaltimento in discarica).
Con l’introduzione del Decreto Interministeriale – Ministero della Salute e Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio – del 22 maggio 2001, i rifiuti costituiti da prodotti alimentari per
l’approvvigionamento dell’equipaggio e dei passeggeri ed i loro residui, sbarcati da unità navali,
nazionali ed estere, provenienti da paesi extra UE, devono essere smaltiti in impianti di
incenerimento o in discarica, previa sterilizzazione. Le fasi operative da eseguire, sono:
dopo il prelievo dei rifiuti contenuti in idonei contenitori etichettati, dalle navi e il
trasferimento, gli operatori scaricano detti contenitori e li inseriscono nell’impianto di
sterilizzazione;
il responsabile dell’impianto provvede a controllare il corretto svolgimento del ciclo di
sterilizzazione, secondo le modalità indicate nel manuale d’uso e le prescrizioni autorizzative;
alla fine del periodo di sterilizzazione il responsabile accerta l’avvenuta sterilizzazione con
documento cartaceo emesso dal computer di impianto;
i rifiuti vengono caricati, entro 48 ore, su un mezzo idoneo e trasportati agli impianti finali di
smaltimento o presso impianti di incenerimento.
Ai sensi dell’art. 4 del D.M. del 22 maggio 2001, la vigilanza relativa alle attività di sbarco e
raggruppamento di detti rifiuti e delle attività di sterilizzazione, all’interno dell’area portuale, è
esercitata sia dalla Capitaneria di Porto sia dall’Ufficio di Sanità Marittima di Reggio Calabria.
Gestione rifiuti speciali pericolosi: si prevede che la maggior parte dei rifiuti prodotti dalle unità
navali che approdano al Porto di Gioia Tauro, sono di tipo speciale “pericoloso”. Il gestore, tenuto
conto delle notifiche trasmesse e della pianificazione delle attività, invia presso l’unità navale, un
mezzo attrezzato alla raccolta e al trasporto dei rifiuti “pericolosi”. I rifiuti, se non correttamente
confezionati, dall’equipaggio della nave, devono essere messi in sicurezza all’interno idonei
contenitori a tenuta, e caricati sul mezzo. Una volta che il rifiuto è stato ritirato, deve essere
trasportato all’impianto finale di recupero e/o smaltimento o di stoccaggio intermedio più vicino.
Rifiuti Oil: Tra i rifiuti prodotti a bordo nave, ci sono anche gli oli esausti e le emulsioni oleose. Per
la gestione di questa tipologia di rifiuti, il gestore dovrà svolgere il servizio tramite un autocarro con
cisterna, che accoglie i rifiuti liquidi aspirati. I rifiuti liquidi posso essere pompati:
dal bordo della nave: il personale, del gestore, prende in consegna la manichetta e la
agganciano al bocchettone della cisterna. Una volta che la cisterna è piena, l’addetto
riconsegna la manichetta all’equipaggio della nave e chiude il bocchettone della cisterna,
assicurandosi dell’avvenuta chiusura ermetica, al fine di evitare eventuali fuoriuscite.
dal gestore: l’intervento viene eseguito dall’operatore con l’impiego di una motopompa con
manichetta, al fine di aspirare i rifiuti liquidi dalla nave. L’addetto, una volta stesa la
manichetta fino al punto di raccolta, la dovrà collegare al bocchettone della cisterna, avviare
la motopompa, controllare le operazioni di carico e una volta concluse le operazioni di carico,
spegnere la motopompa e ritirare la manichetta, facendo attenzione che nella manichetta non
vi siano rimasti residui, che in caso di fuoriuscita potrebbero provocare contaminazioni del
suolo e delle acque marine.
281
Al termine delle operazioni di carico, l’operatore fa compilare il Buono di servizio giornaliero al
Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi asportati. Una volta
che il rifiuto è stato ritirato dalla nave, deve essere trasportato all’impianto di smaltimento e /o di
recupero finale più vicino.
Gestione rifiuti sewage: tale tipologia di rifiuto è identificato tramite il codice CER 200304 (fanghi
delle fosse settiche). Per la gestione di questa tipologia di rifiuti, il servizio verrà svolto tramite un
autocarro con cisterna. I rifiuti liquidi posso essere aspirati:
dal bordo della nave: il personale, del gestore, prende in consegna la manichetta, presente
sulla nave, e la aggancia al bocchettone della cisterna. Una volta che la cisterna è piena,
l’addetto riconsegna la manichetta all’equipaggio della nave e chiude il bocchettone della
cisterna, assicurandosi dell’avvenuta chiusura ermetica, al fine di evitare eventuali
fuoriuscite;
dal gestore: l’intervento viene eseguito dall’operatore con l’impiego di una motopompa con
manichetta, al fine di aspirare i rifiuti liquidi dalla nave. L’addetto, una volta stesa la
manichetta fino al punto di raccolta, la dovrà collegare al bocchettone della cisterna, avviare
la motopompa, controllare le operazioni di carico e una volta concluse le operazioni, ritirare
la manichetta.
Al termine delle operazioni di carico, l’operatore fa compilare il “Buono di servizio giornaliero” al
Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi asportati. Una volta
che il rifiuto è stato ritirato dalla nave, deve essere trasportato all’impianto di trattamento autorizzato
più vicino.
Gestione dei residui del carico e dei rifiuti “non ordinari”: qualora si producano residui del carico e
rifiuti che non rientrano nelle categorie precedentemente descritte (rifiuti “non ordinari”), il
Comandante della nave e/o il gestore del terminal ne dà comunicazione all’Autorità Portuale e al
gestore. Quest’ultimo provvederà che siano:
definite, nell’immediato, le modalità di deposito temporaneo in attesa di caratterizzazione del
rifiuto;
individuate le caratteristiche del rifiuto, effettuando le eventuali analisi per stabilirne la
tipologia (CER);
definite le modalità di manipolazione e smaltimento;
eseguite le debite registrazioni.
Gestione rifiuti prodotti nella darsena dal naviglio da pesca e da diporto: per quanto riguarda la
gestione dei rifiuti garbage e dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti nella darsena dal naviglio da
pesca e da diporto, è presente presso l’area un’area composta da un cassonetto per la raccolta dei
rifiuti indifferenziati e 3 cassonetti impiegati per la raccolta dei rifiuti speciali non pericolosi
(imballaggi in carta e cartone, metalli, plastica, vetro, ecc.), che possono essere avviati ad operazioni
di recupero successive. Periodicamente, il gestore, provvederà allo svolgimento del servizio di
gestione (svuotamento, trasporto, lavaggio dei cassonetti, ecc.). Presso l’area della darsena è presente
un’area centralizzata, gestita dal gestore, per il conferimento da parte degli utenti, degli oli esausti,
dei filtri dell’olio e delle batterie al piombo. In quest’area saranno predisposti un numero idoneo di
contenitori impiegati per lo stoccaggio degli oli esausti, dei filtri usati e delle batterie al piombo, che
devono essere dotati di adeguati requisiti di resistenza in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed
alle caratteristiche di pericolosità delle sostanze e dei materiali contenuti. I contenitori per la raccolta
degli oli esausti e dei filtri dell’olio devono essere provvisti di:
idonee chiusure per impedire la fuoriuscita del contenuto ed etichettatura che identifichi il
contenuto;
dispositivi atti ad effettuare, in condizioni di sicurezza, le operazioni di riempimento e
svuotamento;
mezzi di presa per rendere sicure ed agevoli le operazioni di movimentazione.
282
L’area dove verrà ubicata l’isola ecologica, dovrà rispettare i seguenti requisiti tecnici:
deve essere delimitata da una recinzione e deve essere prevista una copertura;
deve essere pavimentata e drenata.
L’organizzazione e la gestione dell’isola ecologica dovranno far carico al gestore, che provvederà
alla custodia dell’area, all’apertura del centro di raccolta almeno 6 ore settimanali (orari da
concordare con gli utenti), alla pulizia e alla manutenzione dei contenitori, al conferimento ad
un’impresa mandataria dei Consorzi obbligatori (COBAT e COOU), nonché all’espletamento delle
cogenze di legge connesse alla gestione dei rifiuti.
I dati
I dati sulla quantità dei rifiuti prodotti dalle navi sono riferiti agli anni 2007, 2008 e 2009 e sono stati
forniti dalla attuale società concessionaria del servizio. Nella tabella seguente sono riportati i dati
concernenti le tipologie di rifiuti raccolti sulle navi da carico e dalle navi passeggeri, dell’ultimo
triennio.
Tipologia di rifiuto Codice
CER
Quantità
(Kg)
2007
Quantità
(Kg)
2008
Quantità
(Kg)
2009
Altre emulsioni 130805* 1321240 1816650 1797700
Imballaggi in legno 150103 1100 9300 5141
Imballaggi in materiali misti 150106 114145 185420 11160
Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o
contaminati da tali sostanze 150110* 1040 2220 1880
Assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi,
contaminati da sostanze pericolose 150202* 16920 25140 17147
Batterie al piombo 160601* 60 560 371
Ferro e acciaio 170405 - 1140 2637
Rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando
precauzioni particolari 180103* - - 5289
Medicinali diversi da quelli di cui alla voce 180106* 180109 40 80 202
Ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce
191111* 191112 - - 948
Rifiuti biodegradabili cucine/mense 200108 - 12720 3259
Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio 200121* - 121 202
Batterie ed accumulatori diversi da quelli di cui alla voce
200133* 200134 20 90 31
Totale rifiuti speciali pericolosi 1339260 1844691 1822589
Totale rifiuti speciali non pericolosi 115305 208750 23378
Totale rifiuti raccolti a bordo nave 1454565 2053441 1845967
Tabella 24-3 Quantità di rifiuti raccolti dal 1998 al 2003 e stime per il triennio 2007-2009 (fonte: Piano di raccolta e di
gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico del porto di Gioia Tauro, * dati fino al 30 novembre 2009)
Dall’analisi dei dati si evince come nei primi 11 mesi del 2009 i rifiuti pericolosi rappresentano il
98,7% del totale (92,1% nel 2007 e 89,8% nel 2008), mentre i rifiuti speciali non pericolosi
rappresentato solo l’1,3% del totale dei rifiuti (7,9% nel 2007 e il 10,2% nel 2008). Al fine di
valutare il fabbisogno per l’espletamento di un adeguato servizio gestionale e degli impianti e mezzi
utili per lo stoccaggio dei rifiuti a bordo nave, si sono calcolate le medie giornaliere relative alla
produzione dei rifiuti e del numero degli approdi, partendo dai dati su base annua. Nella tabella
seguente sono riportate le medie, il numero massimo degli approdi giornalieri e il quantitativo
massimo di produzione di rifiuti.
283
Tipologia di
unità di navali
Media giornaliera di
produzione dei rifiuti
(kg/approdo)
Media giornaliera di
approdi (n.)
Max
giornaliera di
approdi (n.)
Max produzione
giornaliera di
rifiuti (kg) 2007 2008 2009 2007 2008 2009
Portaconteiners
426,8 659,4 791,9
7,7 6,6 5,5 10 4751
Portarinfuse 1,0 1,0 0,9 1 713
Ro/Ro 0,6 0,9 0,6 1 475
Passeggeri 0,003 0,027 0,003 1 24
TOTALE 9,34 8,53 6,98 13 5963
Tabella 24-4 Quantità di rifiuti raccolti dal 1998 al 2003 e stime per il triennio 2007-2009 (fonte: Piano di raccolta e
gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico del porto di Gioia Tauro
La maggiore quantità di rifiuti raccolti a bordo nave provengono dalle navi da carico portarinfuse, in
quanto attualmente rappresenta il maggior traffico nel Porto di Gioia Tauro. Dalle informazioni
riportate nella tabella precedente, si registra che la quantità di rifiuti conferiti mediamente per
approdo (nel 2009) è di circa 792 kg. Tale dato non riflette le reali caratteristiche e potenzialità di
produzione dei rifiuti, in quanto non si dispone di dati specifici per ogni singola unità navale. Le
tipologie di rifiuti prodotti a bordo delle navi da carico sono:
garbage: questa tipologia di unità navale produce una modesta quantità di garbage, visto
l’esiguo numero dei componenti dell’equipaggio; normalmente le navi da carico non hanno
una garbage room e/o un sistema di trattamento per i rifiuti alimentari, né sistemi di
compattazione degli stessi. Questa tipologia di rifiuti è generalmente indicata per notificare
rifiuti alimentari, plastiche o sotto la voce “altro”. Questi rifiuti sono classificati come rifiuti
urbani o speciali non pericolosi.
Rifiuti “pericolosi”: dai dati storici si evince come gli unici rifiuti “pericolosi” gestiti dal
soggetto gestore sono rappresentati dalle emulsioni oleose (acque di sentina), provenienti
dalle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle imbarcazioni.
Tenendo conto dei traffici delle navi da carico, è possibile stimare il fabbisogno del servizio di
raccolta in circa 13 servizi di raccolta al giorno per una quantità di rifiuti di circa 5.963 kg.
Attualmente i rifiuti prodotti dai pescherecci sono raccolti presso la darsena tramite un’isola
ecologica gestita dal soggetto gestore. Sulla base sia delle informazioni raccolte sia di alcuni studi di
settore e sulle ricerche effettuate, le tipologie di rifiuti maggiormente prodotti da queste imbarcazioni,
sono:
rifiuti speciali provenienti dalle manutenzioni, ordinarie e straordinarie, di bordo (contenitori
di vernici, cavi elettrici, ecc.);
oli esausti e filtri;
acque di sentina;
batterie al piombo;
scarti di materiale marinaresco (reti, cavi, materiali ferrosi, varie attrezzature da pesca, ecc.);
scarti della cucina di bordo e altre tipologie di rifiuti assimilabili.
Come per i pescherecci, i rifiuti prodotti dalle imbarcazioni da diporto sono raccolti presso la darsena
tramite un’isola ecologica gestita dal soggetto gestore. Sulla base sia delle informazioni raccolte sia
di alcuni studi di settore e sulle ricerche effettuate, le tipologie di rifiuti maggiormente prodotti da
queste imbarcazioni, sono:
rifiuti urbani ed assimilabili;
oli esausti e filtri;
acque di sentina;
acque organiche reflue;
batterie al piombo.
284
Strategie e azioni della pianificazione regionale
Come previsto dalla normativa sopra citata, in ogni porto deve essere presente una piattaforma
adibita alla raccolta e al successivo smistamento dei rifiuti prodotti da navi.
285
24.4 Veicoli fuori uso
Inquadramento normativo
La filiera dei veicoli fuori uso (VFU) risulta complessa e articolata in quanto sono coinvolte diverse
categorie produttive e diverse tipologie di rifiuti. In fase di demolizione, da un singolo veicolo si
originano numerose tipologie di rifiuti che seguono percorsi diversi di trattamento e stoccaggio,
rendendo difficoltosa la loro tracciabilità. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 152/2006 la gestione dei
veicoli fuori uso risulta essere disciplinata dal concorso di due diverse normative, ossia:
a) il D.Lgs. 209/2003, espressamente mantenuto in vigore dal D.Lgs. 152/2006 (articolo 227), che
continua ad applicarsi ai veicoli a motore (giunti a fine vita) appartenenti alle categorie M1 e N1 di
cui all’allegato II, parte A, della direttiva 70/156/CEE e ai veicoli a motore a tre ruote come definiti
dalla direttiva 2002/24/Ce con esclusione dei tricicli a motore;
b) il medesimo D.Lgs. 152/2006, cd. "Codice dell'ambiente", che all'articolo 231 disciplina in via
residuale la gestione di tutti i rifiuti da veicoli non rientranti nel campo di applicazione del citato
D.Lgs. 209/2003.
In particolare le regole recate dal D.Lgs. 209/2003 (come da ultimo modificato ad opera del D.M.
Ambiente 24 maggio 2012) hanno il seguente campo di applicazione:
- veicoli fuori uso di categoria M1 (veicoli per il trasporto di persone fino a un massimo di 9
posti, compreso il conducente);
- veicoli fuori uso di categoria N1 (veicoli per il trasporto di cose con portata massima fino a 3,5
tonnellate), di cui all'allegato II parte A della direttiva 70/156/CEE;
- veicoli a tre ruote come definiti dalla direttiva 2002/24/CE, con esclusione dei tricicli a motore
(disposizione integrata dal legislatore nel 2006 e nel 2008 a seguito delle critiche avanzate
dall’UE nel 2004 per l’incompleto recepimento della direttiva 2000/53/CE).
Gli obiettivi del D.Lgs. 209/2003 sono tre:
a) ridurre al minimo l'impatto dei veicoli fuori uso sull'ambiente;
b) evitare distorsioni della concorrenza;
c) determinare i presupposti e le condizioni per lo sviluppo di un sistema che assicuri un
funzionamento efficiente, razionale ed economicamente sostenibile della filiera di raccolta, recupero
e riciclaggio dei materiali dei veicoli.
A tal fine il provvedimento stabilisce:
a) le misure volte in via prioritaria a prevenire la produzione di rifiuti derivanti dai veicoli (con
particolare riferimento alle sostanze pericolose);
b) le prescrizioni di progettazione e produzione dei veicoli nuovi tese a favorire il recupero dei
veicoli fuori uso e dei relativi componenti e materiali;
c) le altre azioni necessarie per favorire il reimpiego, il riciclaggio e il recupero;
d) le misure volte a migliorare la qualità ambientale e l’efficienza delle attività di tutti gli operatori
economici coinvolti. Nel dettaglio, ciascun operatore aveva nel proprio ambito di attività un obiettivo
di recupero al 1° gennaio 2006:
- per i veicoli fuori uso prodotti prima del 1980 una percentuale di reimpiego e di recupero pari
all’85% del peso medio per veicolo e per anno, e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio
almeno pari all’80% del peso medio per veicolo e per anno;
286
- per i veicoli prodotti anteriormente al 1° gennaio 1980, una percentuale di reimpiego e di
recupero almeno pari al 75% del peso medio per veicolo e per anno e non al di sotto del 70% del
peso medio per veicolo e per anno per il reimpiego e per il riciclaggio.
L’obiettivo successivo è attualmente fissato al 1° gennaio 2015, senza distinzione tra i veicoli fuori
uso in base all’anno di produzione:
- percentuale di reimpiego e di recupero almeno pari al 95% del peso medio per veicolo e per
anno;
- percentuale di reimpiego e di riciclaggio almeno pari all’85% del peso medio per veicolo e per
anno.
e) le responsabilità degli operatori economici.
Analogamente a quanto previsto dal D.Lgs. 209/2003, il D.Lgs. 152/2006 conferma un percorso
forzato per la gestione dei veicoli a fine vita che rientrano nel suo campo di applicazione, percorso
che parte dall’obbligo per il proprietario di consegnare il mezzo di cui vuole disfarsi ad un centro
autorizzato, passa per l’obbligo del centro in parola di procedere alla messa in sicurezza,
demolizione, recupero parti e giunge fino alla cancellazione dal Pra (Pubblico Registro
Automobilistico). L’articolo 231 del D.Lgs. 152/2006 affida poi ad un decreto del Ministero
dell’Ambiente le nuove norme tecniche relative alle "caratteristiche degli impianti di demolizione,
alle operazioni di messa in sicurezza e all’individuazione delle parti di ricambio attinenti la sicurezza
(…)". Il Decreto del 2 maggio 2006 definisce infatti: le norme tecniche relative alle caratteristiche dei
centri di raccolta e degli impianti di trattamento dei veicoli fuori uso non disciplinati dal D.Lgs.
209/2003, le norme tecniche relative alle operazioni per la messa in sicurezza, la demolizione e il
trattamento per la promozione del riciclaggio dei veicoli fuori uso non disciplinati dal D.Lgs.
209/2003 e l’elenco delle parti di ricambio attinenti alla sicurezza dei veicoli non disciplinati dal
D.Lgs. 209/2003. I responsabili degli impianti e gli esportatori di veicoli fuori uso o loro componenti
devono comunicare annualmente al Ministero dell’Ambiente i dati relativi ai veicoli trattati e i
materiali derivanti da essi avviati al recupero attraverso la presentazione del MUD (Modello unico
ambientale), utilizzando una sezione specifica della dichiarazione. A iniziare dalla dichiarazione
MUD 2005, infatti, è stata introdotta una sezione dedicata per i veicoli fuori uso (VFU) per tutti i
soggetti coinvolti nel ciclo di gestione dei veicoli rientranti nel campo di applicazione del D.Lgs.
209/2003, permettendo di seguire in modo più preciso e completo questa importante categoria di
rifiuti pericolosi, ad elevato impatto ambientale e paesaggistico.
Produzione e gestione in regione
I dati utili per lo studio dei veicoli fuori uso possono essere ricavati dalla banca dati dell’ACI,
disponibile sul sito web, per quanto riguarda la fase di immatricolazione, registrazione e demolizione
dei veicoli stessi, e dalla banca dati MUD, sia per la produzione sia per la gestione, prendendo in
considerazione in particolare il rifiuto pericoloso con CER 160104 (veicolo fuori uso contenente
sostanze pericolose).
287
Figura 24-10 Trend produzione di VFU CER 160104 (fonte: A.C.I. - Statistiche automobilistiche)
20%
37%
20%
18%
6%Catanzaro
Cosenza
Crotone
Reggio calabria
Vibo Valentia
Figura 24-11 Produzione di VFU (CER 160104) nell’anno 2013 suddivisi per provincia
(fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Tipologia di radiazione in Regione Calabria 2000 2003 2005 2008 2010 2012
RADIAZIONI DI AUTOVETTURE NELLE REGIONI 43.512 49.491 40.402 45.752 37.117 30.262
RADIAZIONI DI AUTOCARRI NELLE REGIONI 1.873 2.638 2.430 2.949 2.537 2.734
RADIAZIONI DI MOTRICI PER SEMIRIMORCHI NELLE REGIONI 40 110 152 216 121 254
RADIAZIONI DI MOTOCICLI NELLE REGIONI 773 670 671 1.104 981 1.522
RADIAZIONI DI MOTOCARRI NELLE REGIONI 873 1.045 758 500 414 368
RADIAZIONI DI ALTRI VEICOLI NELLE REGIONI 227 464 404 326 253 294
RADIAZIONI DI VEICOLI IN COMPLESSO NELLE REGIONI 47.298 54.418 44.817 50.847 41.423 35.434
288
Strategie e azioni della pianificazione regionale
La gestione di tale tipologia di rifiuto, nel rispetto del D.Lgs. 24 giugno 2003 n. 209 e sue modifiche,
in recepimento della Direttiva comunitaria 2000/53/CE, è finalizzata al recupero e al riciclaggio dei
materiali che compongono i veicoli fuori uso. Come per le altre tipologie di rifiuto, gli obiettivi
gerarchici stabiliti per legge prevedono:
- la prevenzione della quantità dei rifiuti prodotti;
- il reimpiego dei materiali;
- il riciclo;
- il recupero;
- lo smaltimento.
Le regione è pertanto orientata a favorire il riutilizzo dei materiali derivanti da un veicolo a fine vita,
anche attraverso l’incentivazione del mercato dei materiali riciclati. Ciò presuppone la formulazione
di accordi specifici di settore, in collaborazione con gli enti locali interessati, per favorire il
coordinamento fra i vari soggetti coinvolti nella gestione dei veicoli fuori.
Una delle esigenze fortemente avvertite dal settore risiede nella necessità di rendere tracciabili i
veicoli fuori uso lungo tutta la catena del recupero, tramite l’utilizzo di sistemi dedicati che seguano
il veicolo in ogni fase di gestione per poter meglio monitorare gli obiettivi di recupero e riciclaggio
previsti dalla norma comunitaria.
289
24.5 Pneumatici fuori uso
Inquadramento normativo
I pneumatici fuori uso (PFU), identificati dal codice CER 160103, derivano dalla demolizione dei
veicoli fuori uso. Lo pneumatico diventa rifiuto quando, a causa dell’usura e del deterioramento, non
ha più le caratteristiche indispensabili per garantire una prestazione sicura ed efficiente e non può
pertanto essere avviato a “seconda vita” tramite la ricostruzione del battistrada. Qualsiasi pneumatico
(di motoveicoli a 2, 3 o 4 ruote, automobili, autocarri, autobus, veicoli industriali, per l’agricoltura o
il movimento terra), una volta fuori uso e quindi non più ulteriormente utilizzabile per il suo scopo
originario, deve essere recuperato per non essere disperso nell’ambiente, in particolare deve essere
inviato alla raccolta e recupero come rigorosamente indicato nella normativa recente.
Il PFU può essere avviato ad un duplice percorso di trattamento: recupero di materiale e/o recupero
di energia.
L'art. 228 del D.Lgs. 152/2006, fermo restando quanto disposto dal D.Lgs. 209/2003, dispone che i
principali produttori e importatori di pneumatici operanti in Italia assicurino la corretta gestione dei
PFU con responsabilità proporzionale alle quote di mercato rappresentate.
Il D.M. dell’11 aprile 2011, n. 82, disciplina poi nel dettaglio la gestione dei PFU al fine di
ottimizzarne il recupero, prevenirne la formazione e proteggere l’ambiente. In tale decreto vengono
definiti gli obblighi del produttore e dell’importatore dei PFU, la struttura operativa associata, il
contributo ambientale, le sanzioni e le norme specifiche riguardanti i PFU derivanti dalla
demolizione dei veicoli a fine vita. Il percorso normativo è stato completato dal D.M. del 20 gennaio
2012 che definisce i parametri tecnici relativi alla gestione di questa tipologia di rifiuti.
290
Produzione e gestione in regione
Nel 2013 la produzione di PFU (codice CER 16.01.03) in Calabria, desunta dalla banca dati delle
dichiarazioni MUD, è stata pari a 13.559 tonnellate, con un decremento di circa il 10% rispetto al
2012.
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
t /
ann
o
CER 16.01.03
Figura 24-12 Trend produzione di pneumatici fuori uso CER 160103 (fonte: elaborazione dichiarazioni
MUD 2014)
La produzione di PFU si concentra in modo particolare nella provincia di Cosenza (36% sul totale
prodotto), seguita da Reggio Calabria e Catanzaro con quantitativi pari al 29% e il 18% del prodotto.
18%
36%9%
29%
8% Catanzaro
Cosenza
Crotone
Reggio Calabria
Vibo Valentia
Figura 24-13 Produzione di pneumatici fuori uso CER 160103 nell’anno 2013 suddivisi
per provincia (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Nel 2013 sono state gestite circa 14.000 tonnellate di PFU (al netto delle giacenze R13 e D15).
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro 767 863 1.710 1.595 3.992 2.518 2.836 2.484
Cosenza 2.306 2.752 3.170 2.950 3.203 3.909 6.068 4.946
Crotone 281 2.752 1.112 620 553 914 1.352 1.167
Reggio Calabria 662 906 1.297 1.578 2.151 2.419 3.605 3.893
Vibo Valentia 236 390 612 915 790 838 1.057 1.069
291
Strategie e azioni della pianificazione regionale
Per limitare la produzione di pneumatici fuori uso (PFU) e assicurare una gestione eco-compatibile
dei flussi è necessario promuovere e sviluppare un buon sistema di riciclaggio e recupero di questi
rifiuti.
In conformità a quanto indicato dalla normativa di settore, per assicurare il perseguimento degli
obiettivi di Piano la gestione dei PFU dovrà provvedere a:
- favorire la promozione da parte dei relativi consorzi di filiera di accordi di programma con
produttori, rivenditori e importatori di pneumatici per facilitare gli adempimenti normativi definiti
nell’art. 228 del D.Lgs 152/2006;
- organizzare un efficace sistema di raccolta e gestione degli pneumatici così da eliminare
l’abbandono illecito di questa tipologia di rifiuti e favorire il trattamento degli stessi in prossimità dei
luoghi di produzione;
- promuovere le attività di recupero dei PFU e la ricerca di nuove modalità per recuperare al meglio
questa categoria di rifiuti anche attraverso un utilizzo differente da quello originario (es.
pavimentazioni stradali, barriere anti-rumore ecc.).
Quando un pneumatico non ha più le caratteristiche indispensabili per una prestazione sicura ed
efficiente, neanche attraverso la ricostruzione, diventa "fuori uso" – ovvero un rifiuto – e viene
inviato alla raccolta e al recupero.
Il PFU può essere avviato ad un duplice percorso di recupero:
1. recupero di materia;
2. recupero di energia.
Per il recupero di materia, i PFU vengono avviati in appositi impianti al processo di granulazione
che, attraverso fasi successive, riduce il PFU in frammenti di dimensioni sempre minori fino a
raggiungere dimensioni inferiori al millimetro, ottenendo il polverino di gomma. Il processo si
conclude con la separazione dei granuli e del polverino in base alla loro grandezza e la separazione
dei residui metallici e tessili normalmente contenuti negli pneumatici. Questi ultimi si separano sotto
forma di “ovatta” che, depositata in un cassone, viene successivamente venduta alle aziende che si
occupano di tali scarti. Già dopo la prima fase di triturazione alcuni elementi possono essere
recuperati e utilizzati, per esempio per costruzioni civili. I materiali derivanti da PFU hanno trovato
negli anni numerosi impieghi in applicazioni diverse dalla loro funzione originaria, che però godono
di fortuna alterna in funzione del periodo, dell’area geografica e delle congiunture economiche. Il
polverino di gomma viene utilizzato in tutto il mondo per la produzione di asfalti modificati:
l’aggiunta di gomma ai conglomerati bituminosi permette la realizzazione di pavimentazioni
particolarmente apprezzate per durabilità, silenziosità e aderenza in frenata. I materiali ottenuti dal
processo di granulazione dei PFU sono utilizzati come materiale da intaso per campi in erba
artificiale e piste da atletica, pavimentazioni antitrauma e superfici equestri. Le proprietà drenanti del
materiale, unite alla capacità elastica di assorbire gli urti, rendono il granulo di PFU particolarmente
adatto a tali impieghi. Il granulo di gomma, legato con resine poliuretaniche, viene utilizzato per
produrre pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali
anti-vibranti e anti-sismici particolarmente apprezzati per le proprietà elastiche del materiale di cui
sono fatte e per garantire protezione anti-infortunistica. I PFU interi sono talvolta utilizzati anche
come elemento costruttivo di barriere insonorizzanti, barriere anti-erosione, stabilizzazione di pendii,
protezioni costiere, terrapieni stradali drenanti e termo- isolanti e drenaggi di base in nuove
discariche. I PFU frantumati sono utilizzati in sostituzione di inerti minerali per la realizzazione di
fondazioni stradali/ferroviarie, rilevati stradali alleggeriti (ponti e gallerie) e bacini di ritenzione delle
acque piovane; le proprietà drenanti, immarcescibili, antivibranti, termo-isolanti e il basso peso
specifico dei materiali derivati da PFU ne rendono l’applicazione in tali impieghi particolarmente
292
vantaggiosa. I polverini di gomma sono riciclati nelle nuove mescole per la produzione di articoli
tecnici in quantità percentuali variabili in funzione delle prestazioni richieste al prodotto finale
nonché, in minima parte, nelle mescole degli pneumatici. Oltre al recupero per seconda fusione
dell’acciaio derivante dalla frantumazione dei PFU, è in continua crescita l’interesse a livello
internazionale delle acciaierie verso la parziale sostituzione dell’antracite e coke (utilizzati quali
riducenti degli ossidi metallici) con PFU frantumato in pezzature variabili in funzione degli impianti.
La percentuale elevata di biomassa nei PFU li rende ottimi sostituti delle fonti di carbonio fossile in
quanto permettono la riduzione di emissioni di CO2 da fonti non rinnovabili svolgendo la stessa
funzione dei materiali tradizionali. Il cippato rivestito con resine poliuretaniche e colorato in diverse
tonalità ha trovato larga applicazione in sostituzione alla corteccia di conifere per la pacciamatura di
giardini pubblici e privati, aiuole spartitraffico, rotatorie ecc. In Italia è un’applicazione non ancora
diffusa. Per quanto riguarda il recupero di energia, possono beneficiare del potere calorifico del PFU,
pari a quello del carbone, i cementifici e le aziende che producono vapore ed energia elettrica. Le
proprietà del PFU lo rendono molto apprezzato come sostitutivo dei combustibili solidi fossili per il
favorevole rapporto potere calorifico - emissioni. Infatti, la presenza nei PFU di gomma naturale e di
fibre derivate da cellulosa –pari al 27% in peso secondo una stima del Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare – permette di ridurre considerevolmente la quantità di CO2
fossile emessa dagli impianti di combustione che impiegano i PFU in sostituzione dei combustibili
fossili. Il basso contenuto di metalli pesanti e zolfo negli Pneumatici Fuori Uso, in comparazione ai
combustibili fossili tradizionali, riduce considerevolmente la presenza di questi elementi nei fumi di
combustione, facilitandone quindi il trattamento e confermando di fatto il minore impatto ambientale
del loro impiego.
293
24.6 Rifiuti sanitari
Inquadramento normativo
Questa tipologia di rifiuti è così definita dal D.P.R. 254/2003, regolamento che ne stabilisce la
gestione:
1. Ai fini del presente regolamento si intende per: a) rifiuti sanitari: i rifiuti [...] che derivano da
strutture pubbliche e private, individuate ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e
successive modificazioni, che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di
cura, di riabilitazione e di ricerca ed erogano le prestazioni di cui alla legge 23 dicembre 1978, n.
833;
I rifiuti così individuati sono tutti quelli prodotti dalle attività sanitarie, indipendentemente dalla
natura dei rifiuti stessi. I rifiuti sanitari sono distinti in queste categorie:
- speciali pericolosi: comprendono i rifiuti a rischio infettivo e quelli che presentano altri rischi (es.
tossici, nocivi, corrosivi, irritanti), ciascuno individuato dai codici CER attribuiti dall’Azienda
sanitaria che li ha prodotti;
- speciali non pericolosi: tutti gli altri rifiuti prodotti dall’Azienda, ad esclusione degli “assimilati agli
urbani”;
- assimilati agli urbani: quei rifiuti non pericolosi che il regolamento comunale prevede che siano
conferiti al servizio pubblico di raccolta, distinti in raccolte differenziate e rifiuto indifferenziato
(RSU).
Nelle Aziende sanitarie si produce un’ampia varietà di rifiuti, da quelli caratteristici delle attività
sanitarie, a quelli prodotti dalla manutenzione dei fabbricati (gli ospedali sono cantieri sempre aperti),
a quelli prodotti dalle attività alberghiere e amministrative. Per questo motivo, nelle elaborazioni
successive, i rifiuti sono raggruppati per tipologie omogenee.
Tabella 24-5 Incidenza dei singoli CER nella produzione di rifiuti sanitari (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2013)
Descrizione Codice CER Tipologia
Rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando 18.01.03, 18.02.02 Infettivi
precauzioni particolari per evitare infezioni
Rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti 18.01.04, 18.02.03 Sanitari NP
applicando precauzioni particolari per evitare infezioni
Sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze 18.01.06, 18.01.10 Chimici P
pericolose,
rifiuti di amalgama prodotti da interventi odontoiatrici
Medicinali citotossici e citostatici 18.01.08, 18.01.09 Particolari
Medicinali diversi da quelli di cui alla voce 18.01.08
Soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa 09.01.01, 09.01.04, 09.01.05 Fissaggio e
Soluzioni fissative sviluppo
Soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio
Sostanze chimiche non pericolose 18.01.07 Chimici NP
Apparecchiature pericolose 20.01.21, 16.02.09, 16.02.10, 16.02.11, Apparecch. P
16.02.12, 16.02.13, 16.02.15
Apparecchiature non pericolose 20.01.36, 16.02.14, 16.02.16 Apparecch. NP
Altri rifiuti pericolosi Altri codici CER pericolosi di categorie diverse da 18 Altri P
Altri rifiuti non pericolosi Altri codici CER pericolosi di categorie diverse da 18 Altri NP
Raccolte Differenziate (RD) 08 03 18; 09 01 07; 09 01 08; 15 01 01; 15 01 02;
(carta, vetro, plastica, metalli, legno, 15 01 03; 15 01 04; 15 01 07; 16 06 01;
rifiuti ingombranti, rifiuti alimentari, 17 02 01; 17 02 02; 17 02 03; 17 04 03; 17 04 05;
rifiuti di giardinaggio, pile) 17 04 06; 17 04 07; 17 04 11; 20 01 01; 20 01 02;
20 01 08; 20 01 25; 20 01 38; 20 01 39; 20 01 40;
20 02 01
Rifiuti misti assimilati agli urbani (indifferenziati) Codici CER attribuiti dal servizio pubblico di raccolta RSU
RD
294
Produzione in Regione
Per i rifiuti non prodotti dalle aziende sanitarie pubbliche, la fonte dei dati costituita dalla
compilazione della dichiarazione MUD completa in modo esauriente la definizione del quadro
conoscitivo relativo ai rifiuti speciali sanitari, ossia i rifiuti appartenenti al capitolo 18 del CER. La
produzione, estrapolata dalla banca dati MUD, risulta nel 2013 pari a 3.885 tonnellate, di cui l’83%
sono rifiuti sanitari appartenenti alla categoria dei rifiuti infettivi.
Descrizione rifiuto Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale t/anno
Infettivi 707 1192 218 909 214 3240
Sanitari NP 1 3 155 1 1 161
Chimici P 61 184 23 35 0 303
Chimici NP 30 10 10 4 0 54
Particolari 59 35 5 22 6 127
Totale t/anno 858 1424 411 971 221 3885Tabella 24-6 Produzione di RS sanitari per CER e per provincia, anno 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni
MUD 2014)
La maggior parte della produzione risulta concentrata nelle province di Cosenza, Reggio Calabria e
Catanzaro.
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
Catanzaro Cosenza Crotone ReggioCalabria
ViboValentia
NP
P
Figura 24-14 Produzione di RS sanitari appartenenti al CER 18 suddivisa per pericolosi e non pericolosi (fonte:
elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Si precisa che il dato di produzione estrapolato dalla banca dati MUD è comunque sottostimato in
quanto le aziende che svolgono attività commerciali, di servizio e sanitarie non sono tenute a
registrare ed inserire nel MUD le quantità di rifiuti speciali non pericolosi prodotti, per i quali
sussiste solo l’obbligo di compilazione del FIR, e non sono tenute alla compilazione di alcun
documento di registrazione per i rifiuti non pericolosi assimilati agli urbani, pertanto i dati
comunicati al catasto e relativi a dette classi di rifiuti corrispondono solo a una parte della produzione
reale.
295
Strategie e azioni della pianificazione regionale
La gestione dei rifiuti sanitari, in linea con quanto definito nella normativa vigente a livello
nazionale, deve perseguire gli obiettivi generali di seguito riportati:
- prevenzione e riduzione delle quantità di rifiuti sanitari prodotti (nel Programma di prevenzione
della produzione di rifiuti sono indicate anche misure da adottare in ambito regionale per la riduzione
dei pannolini, per i quali si rimanda all’azione n. 18 nella matrice delle azioni di prevenzione e alla
relativa scheda);
- diminuzione della loro pericolosità;
- riciclaggio e recupero se possibile.
Fermo restando quanto contenuto all'art 227 del D.lgs 152/06 e al DPR 15/07/2003 n.254 si danno le
eguenti indicazioni di carattere generale.
La Regione, nell’atto autorizzativo di propria competenza detterà idonee condizioni di assetto e di
esercizio degli impianti finalizzati al trattamento dei rifiuti sanitari, stabilendo inoltre le azioni di
vigilanza e controllo necessarie.
La raccolta differenziata dei rifiuti sanitari
La raccolta differenziata applicata al settore sanitario deve consentire prioritariamente la riduzione
dei rifiuti infetti o potenzialmente infetti, al fine di diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti prodotti
nelle strutture sanitarie e di minimizzare il rischio patogeno da essi derivante. Lo sviluppo di pratiche
di gestione dei rifiuti orientate in tal senso comporta l’attivazione di raccolte separate per materiali
quali vetro, carta e cartone, residui alimentari, plastica, pile e batterie, mercurio, in modo tale da
ridurre la presenza di rifiuti “estranei” all’interno del flusso degli infetti, consentendo anche il
recupero di frazioni avviabili al riciclo. La raccolta differenziata di tali materiali non è caratterizzata
da particolari difficoltà tecniche organizzative, se non per la necessità di raccordo tra il personale
sanitario dei differenti reparti e le imprese di pulizia. Determinante per il buon esito delle raccolte è
comunque il garantire uno sbocco sicuro ai materiali intercettati. Scopo principale di detta raccolta è
limitare il conferimento improprio di rifiuti sanitari non pericolosi o di rifiuti non sanitari nel circuito
dei rifiuti infetti. Ai fini della riduzione del quantitativo dei rifiuti sanitari da avviare allo
smaltimento, deve essere favorito il recupero delle seguenti categorie di rifiuti sanitari, anche
attraverso la raccolta differenziata:
a) contenitori in vetro di farmaci, di alimenti, di bevande, di soluzioni per infusione privati di cannule
o di aghi ed accessori per la somministrazione, esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici
o visibilmente contaminati da materiale biologico, che non siano radioattivi ai sensi del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e non provengano da pazienti in isolamento infettivo;
b) altri rifiuti di imballaggio in vetro, di carta, di cartone, di plastica, o di metallo, ad esclusione di
quelli pericolosi;
c) rifiuti metallici non pericolosi;
d) rifiuti di giardinaggio;
e) rifiuti della preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie;
f) liquidi di fissaggio radiologico non deargentati;
g) oli minerali, vegetali e grassi;
h) batterie e pile;
i) toner;
l) mercurio;
m) pellicole e lastre fotografiche.
296
Modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari
Riguardo lo smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo il citato DPR n. 254/03
prevede:
1. I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono essere smaltiti mediante termodistruzione in
impianti autorizzati ai sensi dell’art. 227 decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
2. I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo che presentano anche altre caratteristiche di pericolo
di cui all'allegato 1 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, devono essere smaltiti solo in
impianti per rifiuti pericolosi.
3. I rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo possono essere smaltiti, nel rispetto delle
disposizioni di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997, n. 503, e successive
modificazioni ed integrazioni:
n)in impianti di incenerimento dedicati;
o)in impianti di incenerimento di rifiuti speciali e in impianti di incenerimento di rifiuti urbani, a
condizione che tali impianti siano dotati di un sistema di alimentazione per tali rifiuti appropriato ed
idoneo a garantire una efficace tutela della salute e dell'ambiente, con particolare riferimento
all'obbligo di evitare lo sversamento dei rifiuti sanitari e il contatto dei rifiuti sanitari con gli
operatori.
Per i rifiuti sanitari sterilizzati:
1. Salvo quanto disposto dall’art. 227 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, i rifiuti sanitari sterilizzati
devono essere smaltiti mediante termodistruzione in impianti autorizzati ai sensi del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
2. I rifiuti sanitari sterilizzati, che non presentano alcuna delle altre caratteristiche di pericolo di cui
all'allegato D al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, possono essere smaltiti anche in impianti di
incenerimento di rifiuti speciali e di rifiuti urbani, non dotati di un appropriato sistema di
alimentazione per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, nel rispetto delle disposizioni del
decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997, n. 503, e successive modifiche ed integrazioni.
3. I rifiuti sanitari sterilizzati possono essere smaltiti in discarica solo qualora ricorrano le condizioni
di cui all’art. 227, del decreto legislativo 152/06.
A tali fini:
p) i rifiuti sanitari sterilizzati non compresi tra i rifiuti sanitari pericolosi di cui all'articolo 2, comma
1, lettera c), del DPR 15/07/2003 n. 254 sono sottoposti alle norme tecniche che disciplinano lo
smaltimento in discarica dei rifiuti urbani ed assimilati;
q) i rifiuti sanitari sterilizzati che sono invece compresi tra i rifiuti sanitari pericolosi di cui al
succitato articolo 2, comma 1, lettera c), sono sottoposti alle norme tecniche che disciplinano lo
smaltimento in discarica dei rifiuti pericolosi.
4. Fatto salvo quanto stabilito nei commi 1, 2 e 3, e quanto stabilito all'articolo 2, comma 1, lettera g),
punto 8, e all'articolo 9 del DPR 15/07/2003 n. 254 i rifiuti sanitari sterilizzati sono sottoposti al
regime giuridico dei rifiuti urbani.
I rifiuti speciali pericolosi costituiti da tipologie di rifiuto con prevalente rischio chimico, sono
rappresentati da liquidi di sviluppo e fissaggio e da rifiuti liquidi di laboratorio. Per tali rifiuti è
previsto lo smaltimento in impianti di trattamento per rifiuti pericolosi. I rifiuti sanitari non
pericolosi, assimilabili agli urbani eventualmente previa disinfezione, sono costituiti da materiale
metallico, vetro per farmaci e soluzioni, materiale ingombrante. Tali rifiuti possono essere destinati a
297
recupero presso gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani. I gessi ortopedici, così come gli scarti di
lavorazione edilizia, sono smaltibili presso discariche per inerti (II cat. tipo A). Le parti anatomiche
riconoscibili, costituite da arti inferiori, superiori e parti di essi, nonché i resti mortali derivanti dalle
operazioni di esumazione ed estumulazione restano disciplinati dal decreto del Presidente della
Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, recante regolamento di polizia mortuaria, e successive
modificazioni ed integrazioni. Rifiuti d’ufficio, materiale cartaceo e imballaggi, rifiuti di
giardinaggio e di cucina, rifiuti di ristorazione presso reparti non infettivi sono prioritariamente
soggetti a recupero e raccolta differenziata.
Modalità di deposito dei rifiuti sanitari
Il già citato D.Lgs. 152/06 detta prescrizioni solo in merito al deposito temporaneo presso il luogo di
produzione dei rifiuti sanitari pericolosi, fissando la durata massima del deposito a 5 giorni e
stabilendo la necessità di assicurare condizioni tali da non causare alterazioni che comportino rischi
per la salute. La durata massima del deposito è estesa a 30 giorni per quantitativi non superiori a 200
litri. Il DPR n. 254 del 15/07/2003 demanda alla normativa generale e all’autorità competente al
rilascio delle prescritte autorizzazioni la determinazione di tempi del deposito preliminare prima delle
operazioni di smaltimento. Sulla base di una valutazione in merito alle precauzioni da prendere in
materia di sicurezza e di igiene ambientale l’esercizio delle operazioni di deposito preliminare dei
rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo non sterilizzati presso il luogo di smaltimento è ammesso
per un periodo massimo di 24 ore dalla data di conferimento del rifiuto in impianto. Onde permettere
il conferimento di carichi completi agli impianti e una maggiore efficienza di funzionamento degli
stessi il deposito preliminare dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo non sterilizzati presso il
luogo di smaltimento può essere consentito per un tempo massimo di 10 giorni dalla data di
conferimento degli stessi a condizione che detti rifiuti vengano stoccati in apposite celle frigorifere la
cui temperatura sia mantenuta inferiore a 5° C.
298
24.7 Oli usati
Inquadramento normativo
Il C.O.O.U. (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati) vede la sua costituzione nel 1982 con
l’attuazione nell’ordinamento italiano della direttiva 75/439/CEE in materia di eliminazione e
riutilizzo di oli lubrificanti usati. Al consorzio devono obbligatoriamente aderire tutte le imprese che,
in quanto importatrici, immettono in consumo oli lubrificanti di base e finiti. Non esiste invece alcun
obbligo giuridico di iscrizione al C.O.O.U. in capo ai detentori di oli usati. Successivamente, con la
direttiva 87/101/CEE, viene introdotta una nuova definizione di olio usato, stabilendo nuovi obblighi
a carico delle imprese dedite al trattamento degli stessi, ma la normativa di riferimento è stata
definitivamente armonizzata solo con il D.Lgs. 95/1992 ("Attuazione delle direttiva 75/439/CEE e
87/101/CEE relative all'eliminazione degli oli usati"). Tramite tale decreto sono state infatti
chiaramente definite le competenze, le autorizzazioni necessarie e le modalità di raccolta e di
eliminazione degli oli esausti, mantenendo come riferimenti di base i concetti di tutela della salute,
dell’ambiente e la necessità di recupero e di riciclaggio. L’art. 1 comma 1 lettera a) del D.Lgs.
95/1992 definisce "olio usato" "qualsiasi olio industriale o lubrificante, a base minerale o sintetica,
divenuto improprio all’uso cui era inizialmente destinato, in particolare gli oli usati dei motori a
combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli minerali per macchinari, turbine o comandi
idraulici e quelli contenuti nei filtri usati". Successivamente il D.M. 16 maggio 1996 n. 392 ha
introdotto norme tecniche per lo smaltimento, individuando i parametri analitici da determinare ai
fini della corretta destinazione degli oli esausti. Il "Decreto Ronchi" (D.Lgs. 22/1997) classifica come
"rifiuti pericolosi" gli oli usati e le emulsioni, lasciando peraltro immutata la disciplina speciale
contenuta nel D.Lgs. 95/1992. Il D.Lgs. 152/2006 ("Testo Unico Ambientale") riconferma
l’appartenenza degli oli usati alla categoria dei rifiuti pericolosi, abroga alcuni articoli del Decreto
Ronchi e conferma l’operatività del C.O.O.U., indicando nel comma 1 dell’art. 236 le imprese che
devono obbligatoriamente aderirvi (in sostanza poco cambia rispetto al Decreto Ronchi) e
prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria in caso di mancata partecipazione al Consorzio
stesso. L’ultimo intervento normativo in materia è contenuto nella direttiva 2008/98/CE, che abroga
la direttiva del 1975 e ricalca la definizione e la qualificazione degli oli come rifiuti pericolosi
contenute nel Decreto Ronchi.
299
Produzione e gestione in regione
Per l’anno 2013 la produzione di oli usati si attesta sulle 7.682 tonnellate e vede come CER
prevalente il 13.08.02 (altre emulsioni) con il 49% sulla produzione totale, seguito dal 42% del CER
13.02.08 (scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati).
49%
42%
5%
1% 3%
[130802]
[130208]
[130701]
[130205]
Altri CER 13
Figura 24-15 Produzione di oli usati suddivisi per CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Il trend dal 2006 al 2013 evidenzia che la produzione ha subito un graduale calo ad eccezione di un
picco negativo avvenuto nel 2008.
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Regionale
Figura 24-16 Trend della produzione oli usati suddiviso per provincia, 2006-2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni
MUD 2014)
300
Le attività di recupero e smaltimento
Per quello che riguarda le operazioni di gestione (intese come recupero e smaltimento al netto delle
attività di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15, per le quali nel MUD è considerata anche
la giacenza al 31 dicembre e non solo il flusso gestito nell’anno) dei rifiuti appartenenti alla categoria
degli oli usati, la quantità dichiarata nel 2013 è pari a 13.242 tonnellate.
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Recupero Smaltimento
Figura 24-17 Trend della gestione degli oli usati al netto della giacenza (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Strategie e azioni della pianificazione regionale
Il trend delle operazioni di smaltimento e recupero, mostra un grosso divario a favore dello
smaltimento. A tal proposito il Piano attiverà azioni per promuovere ed incentivare ulteriormente il
recupero, grazie al ricorso alle aziende consorziate con il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati,
presenti sul territorio regionale. Si ricorda che in base alle sue caratteristiche l’olio potrà essere
sottoposto a tre tipi di processo:
- la rigenerazione, cioè un processo attraverso cui l’olio usato viene trasformato in una
base lubrificante rigenerata, con caratteristiche qualitative simili a quelle delle basi ricavate
dalla raffinazione del petrolio. Da un chilo e mezzo di olio usato si ottiene un chilo di olio
base. Dalla rigenerazione si ottengono anche altri prodotti petroliferi quali il gasolio, l'olio
combustibile e il bitume;
- la combustione, che risulta essere il processo adatto per quegli oli che non possono
essere sottoposti a rigenerazione e consiste nell’invio ad impianti per la produzione del
cemento per essere qui riutilizzati come fonte energetica dato il loro potere calorifico (circa
9.500 kCal/kg), nel rispetto dei limiti di legge sulle immissioni in atmosfera;
- il processo di termodistruzione, cui vengono convogliati gli oli che non possono essere
recuperati nei processi di combustione o rigenerazione a causa di sostanze inquinanti
difficilmente separabili dal liquido lubrificante come ad esempio oli contenenti i PCB
(policlorobifenili – additivi una volta utilizzati negli oli dei trasformatori elettrici) e Cloro in
concentrazioni molto elevate. A differenza dei processi precedenti, nel caso della
termodistruzione, poiché non c’è nemmeno recupero energetico, gli oli vengono
definitivamente eliminati.
301
Nel caso in cui gli oli usati non possano essere né rigenerati né inviati a combustione perché
presentano parametri fuori specifica, possono essere inviati a impianti di trattamento che, attraverso
processi fisici e/o chimici, sono in grado di far rientrare le caratteristiche della frazione oleosa entro i
limiti, per cui si può poi procedere al recupero tramite rigenerazione o combustione.
302
24.8 R.A.E.E.
Inquadramento normativo
RAEE è l'acronimo di "Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche". La famiglia dei RAEE
racchiude tutti i rifiuti derivanti dai piccoli e grandi elettrodomestici, dai computer, dai dispositivi
elettrici ed elettronici, dai cellulari, dalle lampade fluorescenti ecc. una volta giunti al termine del
loro ciclo di vita. La problematica dello smaltimento e del riciclo dei RAEE sta acquisendo un
carattere di urgenza a causa della sempre maggiore diffusione all’interno degli uffici e delle famiglie
di prodotti tecnologici dal ciclo di vita sempre più breve. Emblematico è il caso dei personal
computer, spesso dismessi dopo un solo anno di utilizzo. Queste apparecchiature sono solitamente
composte da materie prime riciclabili o nobili che possono essere recuperate e riutilizzate. Ma
possono altresì contenere sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente. È per questo motivo che la
legge ha disposto che i RAEE non potranno più semplicemente essere portati in discarica ma
dovranno essere recuperati secondo precise procedure e tutte le competenze di gestione passano ai
produttori che devono organizzare dei centri di raccolta comunali. Dai RAEE è possibile recuperare
alluminio, ferro, vetro, rame, parti elettroniche che opportunamente trattate possono dare vita ad altri
oggetti e rientrare quindi nel ciclo economico. Senza dimenticare che alcuni RAEE, quali per
esempio computer o telefoni cellulari, spesso vengono eliminati prima che sia concluso il loro ciclo
di vita per il solo fatto che sono divenuti tecnologicamente superati. Il D. Lgs. 151/2005 (art. 12)
relativo ai RAEE professionali, ovvero provenienti da aziende e attività amministrative ed
economiche, prevede che il finanziamento delle operazioni di raccolta, trasporto e trattamento sia a
carico del produttore nel caso di fornitura di una nuova apparecchiatura di tipo equivalente. L’entrata
in vigore del D.M. 8 marzo 2010, n. 65 ha poi reso obbligatorio anche per i RAEE professionali le
disposizioni di cui agli articoli 3, 5, 6 del D.M. stesso relative all’obbligo di iscrizione all’Albo
Nazionale dei Gestori Ambientali per effettuare le attività di raccolta e trasporto nonché alle modalità
di ritiro e raggruppamento per il trasporto ai centri di raccolta e al loro trasporto presso gli impianti
autorizzati. I distributori di apparecchiature elettriche o elettroniche (AEE) immesse sul mercato
dopo l’1 gennaio 2011 vengono formalmente delegati dai produttori di tali apparecchiature ad
organizzare un servizio di ritiro gratuito dei RAEE professionali in modo obbligatorio anche se non
viene effettuata una vendita di un’AEE equivalente in sostituzione. Il D.lgs. 49/2014, ha aggiornato
la normativa sui RAEE, imponendo i seguenti obiettivi di raccolta differenziata:
a) fino al 31 dicembre 2015 deve essere conseguito un tasso medio di raccolta differenziata dei
RAEE provenienti dai nuclei domestici pari ad almeno 4 chilogrammi l'anno per abitante;
b) dal 1° gennaio 2016 deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari almeno al 45 per
cento, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE raccolti in un dato anno ed espresso come
percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti. Nel periodo
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 il quantitativo dei RAEE raccolti deve aumentare
gradualmente fino al conseguimento del tasso finale di raccolta di cui alla lettera c);
c) al 1° gennaio 2019 deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari al 65 per cento del
peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti o, in alternativa, deve essere
conseguito un tasso minimo di raccolta pari all'85 per cento del peso dei RAEE prodotti nel territorio
nazionale.
Al fine di garantisce la raccolta e la tenuta delle informazioni necessarie a verificare il rispetto delle
prescrizioni del Decreto medesimo e il corretto trattamento dei RAEE, i produttori di AEE sono
tenuti ad iscriversi al Registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di
gestione dei RAEE, istituito e funzionante ai sensi del Regolamento 25 settembre 2007, n. 185. Tra le
informazioni da fornire all’atto della registrazione rientrano le quantità di AEE immesse sul mercato
303
ogni anno e le quantità di RAEE raccolti separatamente, riciclati, recuperati ed eliminati all'interno
dello Stato membro o spediti all'interno o al di fuori dell'Unione.
Produzione e gestione in regione
La produzione di RAEE professionali viene desunta dalla banca dati MUD ed è relativa all’anno
2013. Lo studio dei RAEE professionali ha interessato i seguenti codici CER:
- CER 160209* (trasformatori e condensatori contenenti PCB);
- CER 160210* (apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate diverse da quelle
di cui alla voce 160209*);
- CER 160211* (apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC);
- CER 160212* (apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre libere);
- CER 160213* (apparecchiature fuori uso contenenti componenti pericolose diverse da quelle di
cui alle voci 160209* e 160212*);
- CER 160214 (apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci 160209* e 160213*);
- CER 1602015 (componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso);
- CER 160216 (componenti rimossi da apparecchiature fuori uso diversi da quelli di cui alla voce
160215).
La produzione di RAEE di origine produttiva nel 2013 è stata pari a 2817 t, come riportato nella
tabella seguente, dove sono indicati anche i valori di produzione, suddivisi per CER, dal 2006 al
2013.
CER2006
(t/anno)
2007
(t/anno)
2008
(t/anno)
2009
(t/anno)
2010
(t/anno)
2011
(t/anno)
2012
(t/anno)
2013
(t/anno)
[160209] - trasformatori e condensatori contenenti PCB69 349 256 35 178 37 43 44
[160210] - apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 16 02 096 1 0 0 0 0 0 0
[160211] - apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC92 80 70 46 102 79 42 50
[160212] - apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere0 2 0 0 1 6 0 0
[160213] - apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi (2) diversi da quelli di cui alle voci 16 02 09 e 16 02 12130 428 330 288 252 380 399 626
[160214] - apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 132589 1208 837 911 1402 1244 1595 1776
[160215] - componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso0 0 0 0 32 19 52 4
[160216] - componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 16 02 1537 26 68 192 332 476 362 317
Totale 2923 2094 1561 1472 2299 2241 2493 2817 Tabella 24-7 Trend della produzione di RAEE professionali (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Il trend della produzione, riportato in Tabella ed in Figura, evidenziano, dopo un calo tra il 2006 e il
2009, un andamento in crescita a livello regionale con un incremento fra il 2010 e il 2013.
304
0
500
1000
1500
2000
2500
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia
Figura 24-18 Trend di produzione RAEE professionali (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014)
Nella figura sottostante è riportata la distribuzione percentuale dei singoli CER che contribuiscono
alla produzione di RAEE nel 2013.
2% 0% 2%0%
22%
63%
0%11%
[160209] - trasformatori e condensatori contenenti PCB
[160210] - apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 16 02 09
[160211] - apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC
[160212] - apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere
[160213] - apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi (2) diversi da quelli di cui alle voci 16 02 09 e 16 02 12
[160214] - apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 13
[160215] - componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso
[160216] - componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quell i di cui alla voce 16 02 15
Figura 24-19 Produzione di RAEE professionali con dettaglio del codice CER, anno 2013 (fonte dei dati: elaborazione
dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013).
Il dato evidente è la prevalenza del CER 160214 (apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui
alle voci da 160209 a 160213) al 63%, seguito dal CER 160209 (trasformatori e condensatori
contenenti PCB) al 22%.
305
Strategie e azioni della pianificazione regionale
La corretta gestione delle apparecchiature a fine vita equivale anche ad avere meno rifiuti nelle
discariche e ad aumentare il riciclo di metalli e materie prime che possono essere riutilizzate
nell’industria. Un corretto riciclo dei RAEE prevede quattro fasi: raccolta differenziata, messa in
sicurezza, trattamento e recupero. Per quanto riguarda i RAEE professionali, questi sono raccolti
direttamente presso le aziende, enti e istituzioni per essere trasportati presso gli impianti. Dal
momento che i RAEE possono contenere sostanze pericolose (i fosfori nei televisori o le sostanze
lesive dell'ozono nei frigoriferi), sono necessari trasporti particolari e infrastrutture a norma di legge
in grado di movimentare, ricevere e stoccare i RAEE in modo ottimale, evitando il danneggiamento
delle apparecchiature e la dispersione di sostanze pericolose. Prima del trattamento vero e proprio, i
RAEE vengono inoltre sottoposti alla fase di separazione, con lo scopo di rimuovere i componenti e
materiali pericolosi (quali condensatori contenenti PCB, gas ozono-lesivi, componenti contenenti
mercurio, batterie) o per agevolare il riciclo dei materiali. Le attività di trattamento per il riciclaggio,
recupero e valorizzazione dei materiali vengono realizzate grazie a vere e proprie "linee di
produzione" che, invece di assemblare o trasformare materie prime e componenti in prodotti finiti,
seguono il processo inverso: dal prodotto a fine vita si ottengono nuovamente materie prime. Queste
possono quindi essere riutilizzate in nuovi cicli produttivi. Affinché la gestione del comparto sia
estesa a tutto il ciclo di vita degli AEE e non si occupi solo di recupero, riciclaggio e smaltimento dei
RAEE, le linee di azione per sviluppare buone pratiche presuppongono:
- incentivi verso una progettazione che preveda la lunga durata del prodotto e la possibilità di
smontaggio/riutilizzo;
- lo sviluppo di una cultura della manutenzione (diffondendo i casi di enti locali e associazioni di
categoria che hanno promosso intese per promuovere la manutenzione dei beni durevoli);
- l'ottimizzazione della filiera del riutilizzo.
Il Piano promuoverà pertanto accordi con i settori industriali, il mondo della distribuzione, il sistema
(R)AEE, i Comuni, le aziende di gestione rifiuti, il terzo settore e i lavori socialmente utili per
definire strumenti, dalle intese volontarie alle incentivazioni e disincentivazioni economiche e
amministrative, che:
- premino la progettazione eco-compatibile;
- spingano il settore industriale e artigiano a puntare sulla manutenzione delle AEE;
- offrano un respiro industriale e un'organizzazione economica alle filiere del riutilizzo di una serie
di AEE e rendano convenienti la cultura della manutenzione e del riutilizzo.
Come indicato nel Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, per i RAEE le Linee Guida
della Commissione Europea prevedono l’adozione di misure relative alla progettazione di
apparecchiature elettriche ed elettroniche più durevoli o più facilmente riparabili e/o riutilizzabili e di
misure volte a favorire la creazione di centri per la riparazione e il riutilizzo delle apparecchiature
elettriche ed elettroniche. Per quanto riguarda le misure in ambito regionale, si rimanda alla scheda
n.10 tra le azioni di riduzione.
306
24.9 Ceneri leggere e scorie da incenerimento
Inquadramento normativo
Non esiste una normativa comunitaria che regoli in modo specifico il recupero delle scorie
provenienti da attività di termovalorizzazione di rifiuti urbani. La direttiva 2000/76/CE
sull’incenerimento dei rifiuti riporta solo indicazioni sulla necessità di minimizzare la quantità e la
nocività dei residui auspicandone se possibile il riciclo direttamente nell’impianto in modo da
minimizzare gli impatti ambientali. In Italia le ceneri pesanti vengono definite come “rifiuti speciali
non pericolosi” e vengono identificate con il codice CER 190112. Il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. prevede
l’emanazione di norme tecniche che definiscano le procedure per la gestione/recupero di tali residui.
In attesa di tale emanazione il testo di riferimento è il D.M. 5 Febbraio 1998 e s.m.i., relativo al
recupero in regime semplificato dei rifiuti non pericolosi. In particolare l’Allegato 1 al punto 13.3
indica che il recupero per le “ceneri pesanti da incenerimento di rifiuti solidi urbani e assimilati e da
CDR” è la produzione di clinker, fermo restando che il materiale ottenuto deve rispettare le
caratteristiche prestazionali e ambientali richieste al calcestruzzo.
Indicazioni di maggior dettaglio vengono fornite nel documento BREF (JRC, 2006) e in particolare
nella descrizione delle BAT. Tale documento è stato recepito in Italia nelle “Linee guida recanti i
criteri per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecnologie possibili” ai sensi della direttiva
IPPC, che descrivono i trattamenti cui possono essere sottoposte le ceneri pesanti. Le modalità di
recupero delle scorie da incenerimento rifiuti sono regolate, come detto, dal D.M. 5 febbraio 1998
modificato dal D.M. n. 186 del 5 aprile 2006.
Produzione e gestione in Regione
Nel 2012 in Calabria operava 1 inceneritore per il trattamento in prevalenza di rifiuti urbani e per il
trattamento di combustibile derivato da rifiuti (CDR). Il totale delle ceneri prodotte in Calabria nel
2012 è stato di 10.382 t, classificate per il 46% con il codice CER 190111 (ceneri pesanti e scorie
contenenti sostanze pericolose).
46%
22%
32%
[190111] - ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose
[190112] - ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 19 01 11
[190113] - ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose
Figura 24-20 Produzione di ceneri di inceneritori suddivise per CER (fonte dei dati:
elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013
307
Catanzaro Cosenza CrotoneReggio
Calabria
Vibo
Valentia
Totale
Regionale
2006 923 0 519 13.248 0 14.690
2007 954 0 0 11.326 0 12.280
2008 2.205 0 115 7.216 0 9.536
2009 875 0 417 8.468 0 9.760
2010 725 0 713 10.412 373 12.223
2011 852 10 5.354 9.983 0 16.199
2012 846 0 6.963 7.069 0 14.878
2013 1.206 0 4.920 4.256 0 10.382 Tabella 24-8 Produzione di ceneri di inceneritori nelle province tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati:
elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013)
Strategie e azioni della pianificazione regionale
L’incenerimento dei rifiuti, oltre alle emissioni gassose, produce per l’appunto rifiuti liquidi
(derivanti dalla depurazione a umido dei fumi, acque di spegnimento) e residui solidi. Questi ultimi si
differenziano in:
- scorie o ceneri pesanti, costituite dal residuo non combustibile dei rifiuti, residui metallici e non
metallici e da materiale organico incombusto, comprese le ceneri di griglia, che transitano attraverso
le parti mobili e le aperture della griglia (per gli inceneritori dotati di impianto a griglia).
Rappresentano la frazione più rilevante degli scarti prodotti dal processo di incenerimento (da 200 a
300 kg per ogni tonnellata di rifiuto, in funzione della composizione dello stesso), sono rifiuti non
pericolosi e su di loro si concentra l’attenzione per sviluppare tecnologie di recupero alternative allo
smaltimento in discarica;
- ceneri leggere o volanti, che derivano dai trattamenti di depurazione dei reflui gassosi e ceneri di
caldaia, costituite dai sali di metalli condensati sulle pareti della caldaia di recupero energia.
Sono prodotte in quantità variabili tra 30 e 60 kg per tonnellata di rifiuto, sono rifiuti pericolosi e
vengono generalmente smaltite in discarica.
In alcuni Paesi europei (Olanda, Danimarca, Germania, Francia) il riutilizzo delle scorie rappresenta
una pratica consolidata, mentre in altri (Belgio, Spagna) si sta focalizzando il problema con la
redazione di linee guida che ne definiscano il riutilizzo. Per quanto riguarda la regolamentazione sul
riutilizzo vi sono Paesi (Danimarca, Olanda e Francia) che hanno sviluppato leggi ad hoc e altri
(Spagna) che basano la regolamentazione su leggi che riguardano la gestione dei rifiuti in senso
generale.
In Italia, il citato DM 05/02/98 e s.m.i. prevede che le scorie possano essere utilizzate tal quali nel
processo produttivo (senza l’effettuazione preventiva del test di cessione) quando vengono utilizzate
nei cementifici, nella produzione di conglomerati cementizi e nell’industria dei laterizi e dell’argilla
espansa, mentre viene richiesto il test di cessione qualora vengano utilizzate per la realizzazione di
rilevati, sottofondi stradali e recuperi ambientali. A monte del recupero delle scorie, sono necessari
dei trattamenti preliminari che rendano le ceneri una “materia prima” con caratteristiche chimico-
fisiche idonee al riutilizzo. I trattamenti si suddividono in due grosse categorie:
- tecniche finalizzate a ripulire le scorie dai residui metallici e dai principali incombusti;
- tecniche per la rimozione, riduzione e/o immobilizzazione totale o parziale dei metalli.
308
La configurazione dell’assetto impiantistico per il trattamento delle scorie, soprattutto per quanto
riguarda le tecniche per la gestione dei metalli, dipende fortemente dalla destinazione d’uso finale del
prodotto ottenuto dal recupero delle scorie.
A valle dei trattamenti specifici le scorie possono essere recuperate, anziché smaltite come rifiuto,
proprio in virtù delle loro caratteristiche chimico fisiche e proprietà tecniche. Test di cessione
eseguiti per alcune tipologie di riutilizzo (secondo il D.M. 05/02/1998) hanno dimostrato l’effettiva
compatibilità ambientale (e in certi casi sanitaria) dei prodotti ottenuti dal trattamento delle scorie. Si
riportano di seguito alcuni dei più comuni riutilizzi:
- sottofondi stradali: le scorie miscelate con sabbia, cemento e acqua vengono utilizzate come
massetto stradale;
- conglomerati bituminosi: le scorie sono aggiunte a inerti e bitume per ottenere la sovrastruttura
stradale;
- materiale ceramico: le scorie vengono utilizzate in sostituzione della sabbia o della calcite nella
produzione di piastrelle;
- calcestruzzi e malte: le caratteristiche delle scorie sono simili a quelle delle marne naturali;
- cemento (eco-cemento): le scorie possono sostituire la pozzolana naturale e le materie prime
naturali per ottenere eco-cemento tipo Portland oppure eco-cemento a rapido indurimento (blocchi,
massetti autobloccanti, pannelli in legno cemento);
- infrastrato e coperture di discariche: le scorie vengono miscelate con bentonite per favorire la
permeabilità e la stabilità degli strati.;
La gestione virtuosa di tali rifiuti sarà favorita attraverso la massimizzazione delle operazioni di
recupero, laddove sostenibili in termini ambientali ed economici: l’azione regionale si orienterà verso
la promozione di accordi di filiera che sviluppino sinergie tra i produttori e i potenziali utilizzatori
(cementifici, comparto ceramico, operatori del settore delle bonifiche ecc.).
309
24.10 Rifiuti di beni in polietilene
Inquadramento normativo
Il polietilene è una materia plastica ottenuta dalla polimerizzazione dell’etilene. Nell'uso corrente si
trovano spesso utilizzate le sigle: LDPE (Low Density Polyetilene) e HDPE (High Density
Polyetilene) che rispettivamente indicano due classi di polimeri, le quali si differenziano nei processi
di preparazione, nelle proprietà e nelle applicazioni. È molto utilizzata oltre che per la produzione di
imballaggi, per la produzione di beni che non sono imballaggi (come ad es. i film per uso agricolo,
tubazioni destinate all’edilizia, ecc.). Nel caso di rifiuti di beni in PE che non siano imballaggi, la
raccolta e il recupero sono in capo al consorzio POLIECO (Consorzio obbligatorio per il riciclaggio
di rifiuti dei beni a base di polietilene), a cui sono obbligati ad aderire i produttori e gli importatori,
gli utilizzatori e i distributori, i riciclatori e i recuperatori, oltre ai soggetti che intendano essere
coinvolti nella gestione degli stessi rifiuti; quando saranno resi attuabili dal legislatore i sistemi di cui
al comma 7 dell’articolo 234 del D.Lgs. 152/2006, gli stessi soggetti potranno farsene carico, fermo
restando nel frattempo l’obbligo di partecipazione al Consorzio stesso. POLIECO opera sul territorio
nazionale promuovendo una serie di attività che spaziano dalla promozione della gestione dei flussi
all’attività di intermediazione, dal monitoraggio alla formazione, sino alla fornitura di servizi di
informazione legale e giuridica, ed è nato con lo scopo di “razionalizzare, organizzare e gestire la
raccolta ed il trattamento dei rifiuti dei beni a base di polietilene (art. 234 D.Lgs. 152/2006), affinché
siano raggiunti gli obiettivi di recupero e riciclaggio degli stessi rifiuti di beni a base di polietilene”
(comma 1 art. 3 dello Statuto).
Produzione e gestione in Regione
La tipologia di tali rifiuti più significativa dal punto di vista della produzione regionale risulta essere
quella dei teli in plastica ad uso agricolo, per lo più inviati a recupero presso la piattaforma di
Lametia Terme. Le quantità trattate negli ultimi anni risultano circa costanti e assestate sulla quantità
di 8.200 t/anno.
310
24.11 Rifiuti contenenti amianto
Normativa specifica
La L.R. 14/2011, “Interventi urgenti per la salvaguardia della salute dei cittadini: norme relative
all’eliminazione dei rischi derivanti dalla esposizione a siti e manufatti contenenti amianto”,
recependo la normativa nazionale in materia di amianto (Legge 28/03/1992, n.257, “Norme relative
alla cessazione dell’impiego di amianto”), individua la Regione, con la partecipazione degli enti
locali e dei soggetti coinvolti, come autorità deputata al coordinamento degli interventi volti al
perseguimento dei seguenti obiettivi:
a) promuovere sul territorio regionale interventi di bonifica da amianto, nell'ambito di azioni
volte ad avviare le attività di risanamento necessarie a garantire la tutela della salute pubblica
e dell'ambiente;
b) sostenere le persone affette da malattie correlabili all’amianto, anche attraverso monitoraggi
specifici ed analisi preventive;
c) promuovere la ricerca e la sperimentazione di tecniche per la bonifica dell’amianto ed il
recupero dei siti contaminati;
d) promuovere la ricerca e la sperimentazione nel campo della prevenzione e della terapia
sanitaria;
e) predisporre un piano decennale di eliminazione dell’amianto antropico sul territorio regionale;
f) promuovere iniziative di educazione ed informazione finalizzate a ridurre il rischio sanitario
per la popolazione.
Il Piano Regionale Amianto per la Regione Calabria
Tra le azioni da porre in essere ai sensi della L.R. 14/2011, la redazione del Piano Regionale Amianto
per la Calabria (PRAC), riguardante la protezione dell’ambiente, la decontaminazione, lo
smaltimento e la bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto. Il PRAC si pone i
seguenti obiettivi:
1. censimento e la mappatura dei siti con amianto deve essere completata entro 4 anni
dall’approvazione del PRAC;
2. censimento dei giacimenti di ofioliti presenti nel territorio e, quindi, delle cave attive e
inattive;
3. valutazione del contenuto di amianto nei giacimenti e nei materiali estratti, controlli durante
l'attività estrattiva come definito nell’allegato 4 del D.M. 14/05/1996;
4. accertamento del livello di aerodispersione di fibre di amianto, ai sensi di quanto stabilito
dalla legislazione vigente, in corrispondenza delle cave attive e dei limitrofi centri abitati;
5. epidemiologia;
6. tutela sanitaria;
7. formazione ed informazione.
Inoltre, impone a tutti gli organi che hanno un ruolo nella bonifica dei siti con amianto di adoperarsi
affinché l’amianto, sotto qualsiasi forma, venga eliminato dal territorio calabrese entro 10 anni
dall’entrata in vigore del PRAC medesimo.
311
Con la D.G.R. 127 del 27.04.2015, è stata approvata la relazione preliminare del PRAC e il relativo
Rapporto Preliminare Ambientale, redatti nel 2014, avviati alla procedura di VAS. E’ quindi stata
avanzata una serie di osservazioni al Rapporto Preliminare Ambientale da parte dei soggetti coinvolti
in fase di consultazione. Tali osservazioni sono attualmente in fase di recepimento.
I rifiuti contenenti amianto
La Direttiva Ministeriale 9/4/2002 e il D.Lgs. 152/2006 stabiliscono che un rifiuto deve essere
classificato come pericoloso, ai sensi della Direttiva 91/689/CEE, qualora contenga una sostanza
riconosciuta come cancerogena (Categorie 1 o 2) in concentrazione ≥ 0,1%. L’amianto è una sostanza
di Categoria 1, pertanto tutti i rifiuti che ne contengono concentrazioni maggiori allo 0,1% devono
essere classificati come pericolosi. Tenuto conto che i materiali contenenti amianto hanno una
concentrazione di sostanza pericolosa compresa tra il 10% ed il 98%, nel momento in cui essi
divengono rifiuti, devono essere classificati come rifiuti speciali pericolosi. Si ricorda che, ai sensi
del Decreto legislativo n. 152/2006, con il termine rifiuto si intende “qualsiasi sostanza od oggetto di
cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi”. Inoltre, tutti i rifiuti
speciali pericolosi e speciali non pericolosi, tra cui anche quelli contenenti amianto, sono catalogati
secondo la provenienza nel Catalogo Europeo dei Rifiuti (C.E.R.), definito a livello comunitario ed
introdotto con Decisione n. 2000/532/CE, successivamente modificata ed integrata dalle Decisioni
2001/118/CE, 2001/119/CE e 2001/573/CE, recepite in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. Di
seguito si riportano i Codici C.E.R. identificativi dei rifiuti contenenti amianto:
060701* (pericoloso) rifiuti da processi elettrolitici contenenti amianto;
061304* (pericoloso) rifiuti della lavorazione dell’amianto;
101309* (pericoloso) rifiuti della fabbricazione di amianto cemento, contenenti amianto;
101310 (non pericoloso) rifiuti della fabbricazione di amianto cemento, diversi da quelli di
cui alla voce 101309;
150111* (pericoloso) contenitori a pressione contenenti amianto;
160212* (pericoloso) apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre;
160214 (non pericoloso) apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui alle voci da
160209 a 160213;
170601* (pericoloso) materiali isolanti contenenti amianto (decisione 2001/573/CE);
170604 (non pericoloso) materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603;
170605* (pericoloso) materiali da costruzione contenenti amianto;
190304* (pericoloso) materiali ottenuti da trattamenti di R.C.A. stabilizzati con indice di
rilascio maggiore/uguale a 0.6;
190306* (pericoloso) materiali ottenuti da trattamenti di R.C.A. stabilizzati con indice di
rilascio inferiore a 0,6.
La decisione 2000/532/CE aveva previsto, inoltre, una serie di rifiuti classificati già all’origine come
pericolosi o non pericolosi e un numero considerevole di rifiuti identificati con voci speculari (codice
pericoloso e non pericoloso), in funzione della concentrazione di sostanze pericolose in essi presenti,
la cui classificazione doveva essere attribuita, previa verifica analitica, secondo le disposizioni
dell’articolo 2 della medesima decisione. Nello specifico, sui rifiuti contenenti amianto si hanno le
seguenti “voci speculari” (o “voci specchio”):
- 101309* e 101310
- 160212* e 160214
- 170601* e 170604
312
In questi tre casi la classificazione del rifiuto contenente amianto deve essere effettuata tramite
l’accertamento della presenza dello stesso in concentrazione maggiore dello 0,1%. L’accertamento
analitico deve fare riferimento alla presenza di amianto in qualsiasi forma, non solo in fibra libera;
pertanto, il metodo da adottare deve prevedere la ricerca dell’amianto totale. Le voci 061304 e
170605, invece, sono da considerarsi sempre pericolose, indipendentemente dalla concentrazione
dell’amianto presente. Inoltre, dai dati pervenuti sugli smaltimenti effettuati si evince che il numero
dei codici C.E.R. con cui vengono identificati ed accettati i Rifiuti Contenenti Amianto (RCA) in
discarica è superiore a quello sopra riportato. Pertanto, sono stati individuati ulteriori codici C.E.R.
applicabili ai RCA che, pur non riportando esplicitamente nella descrizione la parola “amianto”,
consentono di classificare e gestire alcune tipologie di rifiuti contenenti tale sostanza cancerogena.
L’utilizzo di questi ulteriori codici è giustificato dal fatto che l’amianto viene spesso smaltito in
discarica anche con codici C.E.R. riferiti genericamente a “sostanze pericolose”. Così, ad esempio, il
codice 17.05.07* - “Pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose”, viene
impiegato anche per la classificazione e lo smaltimento di pietre verdi contenenti amianto provenienti
dallo smantellamento delle massicciate ferroviarie.
Tabella 24-9 Ulteriori CER per lo smaltimento dei RCA in discarica (fonte: INAIL, 2013)
La presenza di rifiuti contenenti amianto nella Regione Calabria
L’uso estremamente diffuso dell’amianto sino agli anni ‘80 del secolo scorso ha determinato
un’elevata presenza di tale materiale sul territorio regionale, che, anche se non precisamente
quantificata, comporta nei fatti una continua attività di rimozione dello stesso, rilevabile dai piani di
lavoro che annualmente sono trasmessi alle ASP. È pertanto prioritario assicurare una capacità di
smaltimento dell’amianto in grado di assorbire i quantitativi di amianto rimosso. La pianificazione
dello smaltimento dell’amianto richiede la conoscenza, almeno a livello di stima, dei quantitativi
attualmente esistenti di amianto e di quelli annualmente avviati a smaltimento. In assenza di un
censimento esaustivo, caratterizzato da dati quantitativi sufficienti, considerato che i materiali
313
contenenti amianto sono rappresentati prevalentemente da coperture in cemento-amianto, tubature e/o
condotte, la stima dei quantitativi si basa principalmente sulle informazioni fornite da lavori realizzati
per il Dipartimento Politiche dell’Ambiente negli anni addietro, recuperati negli archivi regionali e i
cui dati, quando possibile, sono stati elaborati. Nel 2000, nell’ambito del “Piano Amianto Calabria -
Censimento del Rischio” predisposto dal Commissario delegato per l’emergenza nel settore dei
Rifiuti Solidi Urbani, è stata censita la presenza di amianto sul territorio regionale, attraverso
l’acquisizione di tutta la documentazione cartografica disponibile presso le Pubbliche
Amministrazioni locali, sopralluoghi e rilievi fotografici. I risultati del Piano hanno evidenziato la
presenza di coperture contenenti amianto per una superficie totale pari a 454.717 mq, di cui il 35%
costituita da eternit. Altri studi e atti acquisiti negli ultimi anni hanno fornito i dati relativi alla
lunghezza delle condotte e dei canali in opera in cemento-amianto (pari a 397 km), al numero dei
vagoni ferroviari rotabili contenenti amianto accantonati in sicurezza e circolanti nel territorio
regionale (pari rispettivamente a 32 e 22). Attualmente, è in fase di esecuzione un censimento dei siti
dismessi che presentano uno stato di contaminazione da amianto, finalizzato a definire una
graduatoria di priorità in base allo stato di pericolosità, come richiesto dalle osservazioni formulate in
occasione della procedura di VAS.
Il quadro di riferimento programmatico per la gestione dei rifiuti contenenti amianto
Il Piano Regionale di gestione dei rifiuti del 2007, approvato con Ordinanza commissariale n. 6294
del 30 ottobre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Calabria, Supplemento
straordinario n. 2 al n. 20 del 31 ottobre 2007, tra le altre cose,al Capitolo 11 disciplina il campo dei
rifiuti speciali prodotti in ambito regionale In detto capitolo si richiama il quadro normativo
nazionale(parte IV del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.) che prevede che la gestione deirifiuti speciali sia
disciplinata dall’Ente pubblico, cioè la Regione alla quale spetta l’attività di pianificazione. Il Piano
regionale non ha previsto per detta tipologia di rifiuti “la tipologia e il complesso degli impianti”, ma
“il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti”, vale a dire che la pianificazione per i
rifiuti speciali non ha individuato, come invece ha fatto per i rifiuti urbani, i singoli impianti
necessari , ma ha definito i criteri per soddisfare i fabbisogni, precisando altresì che la gestione dei
rifiuti speciali regionale è affidata direttamente ai privati. In particolare il Piano prevede che la
gestione dei rifiuti speciali in Regione deve rispondere ai seguenti principi:
promuovere sistemi tendenti a ridurre la produzione e la pericolosità di rifiuti;
promuovere sistemi tendenti ad intercettare, a monte del conferimento, i materiali
recuperabili dai rifiuti;
assicurare prioritariamente il trattamento e lo smaltimento di rifiuti prodotti in ambito
regionale fatta salva l’opportunità di prevedere, per particolari tipologie di rifiuti, soluzioni
di recupero e smaltimento a livello sovraregionale (conseguimento di scala dimensionale);
provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione con soluzioni
tecnico -organizzative mirate alle diverse caratteristiche del tessuto produttivo e dei rifiuti;
promuovere un sistema di centri di raccolta e stoccaggio provvisorio di rifiuti (per piccole e
medie imprese) così da consentire l’ottimizzazione della gestione dei piccoli quantitativi di
rifiuti;
conferire in discarica i rifiuti derivanti daderivanti da processi di inertizzazione o recupero
così come previsto dal D.M. 03.08.2005, D.M. 05.02.98 e D.M. 161/2002;
limitare lo smaltimento in discarica dei rifiuti assimilabili agli urbani, in ragione delle
elevate potenzialità di recupero;
promuovere e favorire, per quanto tecnicamente possibile, una integrazione tra la gestione
dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti speciali in modo da consentire il conseguimento di
efficaci e vantaggiose economie di scala; garantire il corretto smaltimento di rifiuti derivanti
314
da aree regionali contaminate così come individuate nel Piano Regionale delle bonifiche
delle aree inquinate.”
Il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti del 2007, già alla data della sua redazione (ottobre 2007),
risultava essere obsoleto per quanto riguarda la parte relativa ai dati di produzione dei rifiuti, poiché
erano stati utilizzati i dati riferiti ai MUD anni 1998 e 1999.
La previsione attuale è quella di aggiornare il Piano regionale di Gestione dei rifiuti anche nella sua
parte relativa ai rifiuti speciali, individuando quali siano le esigenze riferite all’attuale produzione dei
rifiuti, tenendo conto dei principi comunitari di prevenzione, riutilizzo e recupero dei rifiuti, ma
anche della libera circolazione in ambito Nazionale e Comunitario dei rifiuti speciali e della
responsabilità del produttore dei rifiuti di assorbire ogni onere necessario per il loro successivo
recupero e/o smaltimento finale. Altresì, al suo interno ed in particolare al capitolo 12, il Piano di
gestione dei rifiuti del 2007 cura la regolamentazione dei rifiuti speciali contenenti amianto, non
aggiungendo nulla di nuovo rispetto ai contenuti del precedente Piano di gestione dei rifiuti risalente
al 2002. Il Capitolo 12 individua le linee generali relative ai criteri di mappatura e censimento dei
MCA e non ai criteri generali relativi alla gestione dei rifiuti contenenti amianto. Il Piano di Gestione
dei rifiuti del 2007 relativamente alle fasi della pianificazione riferita ai rifiuti contenenti amianto
prevedeva:
“Censimento dei siti interessati da attività dl estrazione dell’amiamo (art. 2 DPR 8 agosto
1994).
Censimento dei siti interessati da attività di estrazione di pietre verdi.
Censimento delle imprese che utilizzano o hanno utilizzato amianto nelle attività produttive
delle imprese che svolgono attività di smaltimento e bonifica (art. 3 DPR 8 Agosto 1994).
Saranno oggetto di tale censimento le imprese che hanno utilizzato amianto come materia
prima nel ciclo produttivo, e/o hanno stoccaggi di materiali contenenti amianto in attesa di
idoneo smaltimento finale; le imprese edili nonché quelle interessate al commercio
all’ingrosso di manufatti contenenti amianto (grossisti di materiale da costruzione, di ricambi
per autoveicoli etc.) le imprese interessate a loro volte ad operazioni di smaltimento –
bonifica nel settore. I dati relativi saranno tratti dalle relazioni annuali di cui all’art. 9 della L.
257/92, controllati-integrati con le informazioni reperibili presso le Camere di Commercio e
presso L’INAIL (tramite i premi assicurativi per la voce ‘Silicosi e Asbestosi’), quindi
acquisiti anche tramite contatti diretti. Tali dati saranno raccolti su apposita scheda elaborati
in conformità a quanto previsto dal DPR 8 agosto 1994.
Censimento degli edifici nei quali sono presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero
o in matrice friabile (art. 12 DPR 8 Agosto 1994). Tratterà in primis gli edifici pubblici, con
priorità per scuole di ogni ordine e grado e strutture sanitarie pubbliche e private ivi compresi
quelle in cui è presente amianto in matrice compatta. Per le unità abitative private di cui al
comma 4 dell’art.12 del DPR 8 agosto 1994 i relativi proprietari saranno invitati a fornire gli
elementi informativi in loro possesso previa campagna di sensibilizzazione da realizzare
tramite i sindaci e i servizi di igiene competenti per territorio. I dati saranno raccolti su
apposite schede. Tutti i dati delle attività di censimento saranno utilizzati, tra l’altro, per
successiva organizzazione dei controlli.
Censimento dei rotabili attraverso le notizie trasmesse dalle Ferrovie dello Stato, Ferrovie
della Calabria e eventuali altri titolari di trasporto su rotaia, nonché attraverso le attività di
vigilanza della ASL per verificare la “tenuta” de rotabili medesimi ai fini di evitare possibili
pericoli di dispersione di fibre nell’ambiente.
Rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto (art.8
DPR Agosto 1994). Sulla base dei dati ottenuti tramite il censimento, il piano proporrà
programmi di risanamento e controlli periodici delle situazioni di pericolo secondo una scala
di priorità. La scala di priorità potrà essere definita solo a seguito della conoscenza delle
315
singole situazioni e sarà organizzata in base a parametri di valutazione di rischio. ”Lo stesso
Piano prevedeva“la realizzazione di almeno tre discariche con precise caratteristiche
geologiche per il conferimento di manufatti in cemento-amianto, al fine di ridurre i costi del
trasporto; nelle more della costruzione di dette discariche o qualora non fosse possibile
definire un sito disponibile per caratteristiche morfologiche potranno essere autorizzati settori
individuati per lo smaltimento di materiali contenenti amianto di discariche già autorizzate”.
In Calabria ad oggi non sono presenti siti di smaltimento finale dei rifiuti contenenti amianto (ovvero
discariche all’uopo realizzate), ma sono invece presenti diversi impianti che effettuano attività di
smaltimento intermedio di detta tipologia di rifiuti, ovvero effettuano attività individuata dalla lettera
D15 (deposito preliminare) di cui all’allegato B alla parte IV del D.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. Allo
stato i rifiuti contenenti amianto vengono smaltiti, secondo i principi della libera circolazione e di
privatizzazione dei rifiuti speciali fuori dai confini regionali in ambito nazionale e/o extranazionale
(comunitario). Il numero di impianti autorizzati ad effettuare attività intermedia di smaltimento rifiuti
contenenti amianto presenti in Calabria sono 6, di cui 2 in provincia di Catanzaro, 2 in provincia di
Cosenza e 2 in provincia di Crotone.
Inoltre, sul territorio della Regione Calabria sono presenti imprese che effettuano attività di bonifica
di beni contenenti amianto, iscritte presso la sezione regionale dell’Albo gestori Ambientali alla
categoria 10 (classe A: attività di bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui seguenti materiali:
materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi; classe B: attività di
bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui seguenti materiali: materiali d'attrito, materiali
isolanti-pannelli, coppelle, carte e cartoni, tessili, materiali spruzzati, stucchi, smalti, bitumi, colle,
guarnizioni, altri materiali isolanti, contenitori a pressione, apparecchiature fuori uso, altri materiali
incoerenti contenenti amianto). Nella tabella che segue si riporta il numero di imprese che effettuano
attività di bonifica dei beni contenenti amianto iscritti alla relativa categoria dell’Albo Gestori
Ambientali, per singola provincia.
Tabella 24-10 Imprese che effettuano attività di bonifica dei beni contenti amianto (fonte: MATTM Albo Gestori
Ambientali, febbraio 2014).