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PROVINCIA DI COMO – SETTORE RISORSE AMBIENTALI SERVIZIO PESCA Studio geologico ambientale del Torrente Lanza GRAIA srl Pagina 6 PARTE 1: INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO 1 IL TERRITORIO INTERESSATO DALLO STUDIO Il Torrente Lanza è un affluente sinistro del Fiume Olona che nasce nella Valle Porina, sulle pendici meridionali del Monte San Giorgio (1.093 m s.l.m.) in Canton Ticino e raggiunge l’Olona nel Comune di Malnate (VA), attraversando più volte il confine italo-svizzero. Il torrente, che complessivamente è lungo circa 22 km, dopo un percorso di circa 3 km verso sud, attraversa l'abitato di Meride (quota circa 600 m s.l.m.), per poi scorrere per circa altri 3 km a sud-ovest verso il confine italiano con il nome di Rio Gaggiolo. In territorio italiano (Provincia di Varese) il corso d'acqua scorre per circa 4 km verso sud-ovest fra gli abitati di Clivio e Gaggiolo, con il nome di Torrente Clivio. Dopo aver piegato a est, di nuovo in territorio svizzero, e di nuovo con il nome di Rio Gaggiolo, il corso d'acqua percorre per circa 1,5 km la piana di Gaggiolo-Stabio (quota circa 360 m s.l.m.), per poi rientrare in Italia ad ovest del comune di Bizzarone. A valle del confine il corso d'acqua deflusice verso sud per circa 3 km fino al confine con la Provincia di Varese e da qui, dopo un percorso di altri circa 5 km in direzione sud-ovest, sbocca nel Fiume Olona nei pressi di Malnate (quota circa 300 m s.l.m.). Sembra provato che il congiungimento Gaggiolo-Valmorea sia stato realizzato artificialmente in tempi storici (letteratura svizzera riportata in Ferrari, 1997), probabilmente allo scopo di deviare le piene verso zone poco abitate e che precedentemente il torrente si immettesse, all’altezza di Gaggiolo, nel Torrente Laveggio.

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PARTE 1: INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO

1 IL TERRITORIO INTERESSATO DALLO STUDIO

Il Torrente Lanza è un

affluente sinistro del

Fiume Olona che nasce

nella Valle Porina, sulle

pendici meridionali del

Monte San Giorgio (1.093

m s.l.m.) in Canton Ticino

e raggiunge l’Olona nel

Comune di Malnate (VA),

attraversando più volte il

confine italo-svizzero.

Il torrente, che complessivamente è lungo circa 22 km, dopo un percorso di circa 3 km verso

sud, attraversa l'abitato di Meride (quota circa 600 m s.l.m.), per poi scorrere per circa altri 3

km a sud-ovest verso il confine italiano con il nome di Rio Gaggiolo. In territorio italiano

(Provincia di Varese) il corso d'acqua scorre per circa 4 km verso sud-ovest fra gli abitati di

Clivio e Gaggiolo, con il nome di Torrente Clivio. Dopo aver piegato a est, di nuovo in

territorio svizzero, e di nuovo con il nome di Rio Gaggiolo, il corso d'acqua percorre per circa

1,5 km la piana di Gaggiolo-Stabio (quota circa 360 m s.l.m.), per poi rientrare in Italia ad

ovest del comune di Bizzarone. A valle del confine il corso d'acqua deflusice verso sud per

circa 3 km fino al confine con la Provincia di Varese e da qui, dopo un percorso di altri circa 5

km in direzione sud-ovest, sbocca nel Fiume Olona nei pressi di Malnate (quota circa 300 m

s.l.m.).

Sembra provato che il congiungimento Gaggiolo-Valmorea sia stato realizzato artificialmente

in tempi storici (letteratura svizzera riportata in Ferrari, 1997), probabilmente allo scopo di

deviare le piene verso zone poco abitate e che precedentemente il torrente si immettesse,

all’altezza di Gaggiolo, nel Torrente Laveggio.

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Figura 1-1 Inquadramento dell'area di studio

Il tratto di torrente considerato nel presente studio è tutto quello all’interno della Provincia di

Como e si estende per una lunghezza di circa 5.300 m tra il confine italo-svizzero nel comune

di Bizzarone (350 m s.l.m.) ed il confine con la Provincia di Varese, che si trova circa 400 m a

valle del ponte del Mulino del Trotto. In questo tratto il torrente scorre in una valle poco

antropizzata con un andamento variabile:

¶ nel tratto di monte, fino all’attraversamento della S.P. 20, il corso d’acqua scorre entro un

alveo rettificato con vivace attività di erosione laterale e di fondo ed un sostanzioso

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trasporto di sabbie, ghiaie e ciottoli che porta al sovralluvionamento in tratti critici quali le

zone sotto i ponti e il tratto iniziale della piana a valle della Strada Provinciale n.20;

¶ nella zona a valle della Strada Provinciale n.20 dove il corso d’acqua originario divagava

sulla piccola piana di fondovalle, in passato è stato realizzato un alveo rettilineo che

convoglia tutta la portata e by-passa il tratto di divagazione;

¶ nel tratto più a valle, infine, il torrente conserva l’andamento meandriforme naturale, anche

si vi sono evidenti fenomeni di sovralluvionamento accentuato dagli interventi effettuati più

a monte.

Nel tratto di interesse il torrente attraversa i comuni di Bizzarone, Valmorea, Cagno e Rodero

in Provincia di Como ed il comune di Cantello in Provincia di Varese. In questo tratto i

principali immissari sono:

¶ il Torrente Porcino, che si immette in sponda destra all’altezza del confine italo-svizzero;

¶ il Rio Renone, che si immette in sponda sinistra in corrispondenza del confine tra il

Comune di Valmorea e il Comune di Cagno;

¶ il Rio dei Gioghi, che si immette in sponda destra in corrispondenza del confine tra il

Comune di Rodero e il Comune di Cantello (VA).

Nel tratto considerato, gli edifici e gli insediamenti in vicinanza del torrente sono:

¶ il bar Gufo Notte, posto lungo la S.P. 20, nel Comune di Rodero, a circa 150 m dal ponte

sul torrente;

¶ la stazione di Valmorea, collocata in sponda sinistra a circa 60 m dall’alveo;

¶ il Mulino Tibis, posto in sponda destra nel Comune di Rodero, a pochi metri dal torrente;

¶ il Mulino Bergamo, che si trova sempre a Rodero, circa 350 m a valle rispetto al Mulino

Tibis, che dista dal torrente circa 25 m;

¶ il depuratore di Cantello, che si trova ad una decina di metri dalla sponda destra del torrente

circa 200 m a monte del ponte del Mulino de Trotto;

¶ un’azienda agricola nel Comune di Cantello, collocata poco a monte rispetto al ponte del

Mulino del Trotto e che dista circa 40 m dal torrente;

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¶ il Mulino del Trotto, che si trova a pochi metri dall’alveo in corrispondenza del ponte

stradale.

Inoltre, nel tratto considerato nello studio, sono presenti le seguenti infrastrutture:

¶ la “ferrovia della Valmorea” che costeggia il torrente per tutto il tratto considerato ad una

distanza variabile tra pochi metri e alcune decine di metri e che lo attraversa in tre punti (a

valle del Mulino Bergamo, a monte della stazione di Valmorea e a monte del bar Gufo

Notte);

¶ la S.P. 20 che attraversa il torrente tra Valmorea e Rodero;

¶ la strada che collega Cagno a Cantello che attraversa il torrente in corrispondenza del

Mulino del Trotto;

¶ una linea dell’alta tensione che attraversa il torrente poco a valle della confluenza del Rio

dei Gioghi.

Figura 1-2: L'area interessata dallo studio

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2 CARATTERIZZAZIONE IDROLOGICA

Il quadro del regime idrologico del corso d’acqua e del suo comportamento idraulico, non

essendo disponibili né misure idrometriche né dati relativi alle portate del torrente, è stato

definito seguendo la metodologia proposta dalle norme di attuazione del Piano Stralcio per

l’Assetto Idrologico (PAI), adottato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po con deliberazione del

Comitato Istituzionale n°18 in data 26 Aprile 2001.

In particolare lo scopo di questa parte del lavoro è quello di stimare le portate di piena in alcune

sezioni del torrente ritenute critiche; le portate di piena vengono calcolate per diversi tempi di

ritorno utilizzando il metodo razionale che, sulla base delle caratteristiche del bacino imbrifero

e delle precipitazioni critiche fornisce il valore della portata di piena. Il metodo razionale si

basa sulla seguente formula:

Qc= 0,28 x c x i x A

dove:

Qc: portata ala colmo [m3/s]

c: coefficiente di deflusso [-]

i: intensità di pioggia [mm/h]

A: superficie del bacino imbrifero [km2]

Nelle pagine successive viene descritto come sono stati calcolati i vari parametri richiesti dalla

formula razionale.

Superficie del bacino imbrifero

L’estensione del bacino imbrifero è stata calcolata per diverse sezioni di interesse, comprese le

sezioni critiche per le quali viene calcolata la portata di piena, sulla base dei dati geografici

disponibili. Le dimensioni dei bacini imbriferi sono state calcolate mediante Sistema

Informativo Territoriale per 7 sezioni di interesse; in Tabella 2-1, oltre all’estensione dei bacini,

sono riportate le quote delle sezioni di chiusura e la lunghezza del percorso idraulicamente più

lungo a monte della stessa. Quest’ultima informazione sarà necessaria in seguito per il calcolo

del tempo di corrivazione del bacino. In Figura 2-1, oltre alla localizzazione delle sezioni di

chiusura, sono stati tracciati i limiti dei bacini imbriferi relativi alle due sezioni di chiusura per

le quali viene stimata la portata di piena.

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Tabella 2-1: Dimensioni dei bacini imbriferi relativi a 7 sezioni di interesse

Progressivo sezione di chiusura

Localizzazione sezione di chiusura

Quota[m s.l.m.]

Lunghezza corso d’acqua

[km]

Superficie bacino imbrifero

[km2]1 Monte S. Giorgio 1.096 - - 2 Meride 550 3,5 5 3 Clivio 450 7 8 4 Gaggiolo 380 12,5 15,5

5 Fine del tratto in subalveo (Bizzarone) 340 15 17

6 Ponte S.P. 20 336 16,3 19 7 Ponte Mulino del Trotto 313 17,0 25

Figura 2-1: Localizzazione delle sezioni di chiusura e bacini imbriferi rispetto alle sezioni n° 6 e 7

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Prima di concludere questa parte, è opportuno segnalare che l’assetto idraulico a monte delle

sezioni di interesse è fortemente condizionato dalla presenza della piana di Gaggiolo nella

quale, per la maggior parte dell’anno, il corso d'acqua scompare dalla superficie, interamente

assorbito dai terreni permeabili, e alimenta la falda freatica della zona, oggetto di importante

sfruttamento. Il corso d'acqua riaffiora a valle sia nella piana di Stabio, originando il Torrente

Laveggio, sia a Bizzarone, originando il tratto di Torrente Lanza oggetto del presente studio. La

conseguenza della situazione idrogeologica sopra descritta è una diminuzione non

quantizzabile, ma certamente non trascurabile, della portata di magra e di morbida rispetto alla

portata competente al bacino imbrifero a monte. Dati rilevati dagli Uffici Tecnici Svizzeri

competenti in materia, indicano la possibilità di flusso sotterraneo dal Torrente Gaggiolo verso

la falda freatica con portata fino a 12.000 litri al minuto (200 l/s) (Amman, 1984).

Osservazioni dirette in periodo di magra (marzo 1997) hanno permesso di stimare le seguenti

portate del corso d’acqua a monte e a valle della piana di Gaggiolo:

- Località Baraggia: portata circa 80-100 l/s;

- risorgiva a Bizzarone: portata circa 20-30 l/s.

Intensità della pioggia

Non esistendo dati idrometrici relativi al corso d’acqua in esame, il calcolo della portata critica

deve necessariamente fare riferimento al regime pluviometrico del bacino imbrifero. Per

valutare la precipitazione critica si fa ancora riferimento a quanto contenuto nelle norme di

attuazione del PAI, dove sono presenti tutte le informazioni necessarie alla definizione

dell’afflusso critico mediante le curve di possibilità pluviometrica, che rappresentano delle

relazioni matematiche che legano l’altezza di precipitazione alla durata dell’evento stesso, per

un prefissato tempo di ritorno. In genere si forniscono curve monomie del tipo:

hd = a x d n, ove hd altezza di precipitazione in millimetri

d durata dell’evento in ore

a,n parametri di taratura

che valgono per un assegnato tempo di ritorno T.

Il tempo di ritorno T è quella durata espressa in anni nella quale l’altezza della precipitazione

viene mediamente uguagliata o superata una sola volta. È una grandezza direttamente legata

alla probabilità di non superamento usata nell’elaborazione statistica P(hT)=1-1/T.

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All’interno della documentazione del PAI si riportano i valori dei parametri “a” e “n” nel

bacino del Fiume Po per vari tempi di ritorno (20, 100, 200, 500 anni) sia per le stazioni di

misura, sia in modo regionalizzato in funzione delle coordinate UTM con un raggruppamento a

celle di calcolo quadrate con lato di 2 km. Nel presente studio ci si basa sul modello

regionalizzato e in particolare da una confronto cartografico si è visto che il bacino considerato

copre 11 celle che appartengono in parte al territorio italiano e in parte alla Svizzera. In Tabella

2-2 sono riportati i codici relativi alle 11 celle considerate ed i valori dei coefficienti a e n per

tempi di ritorno di 20, 100 e 200 anni. Nella tabella sono inoltre riportati i valori medi, massimi

e minimi dei parametri “a” ed “n” per le 11 celle; come si può notare dalla tabella, mentre il

parametro “a” varia in funzione di Tr, viceversa “n” risulta essere praticamente indipendente

dal tempo di ritorno dell’evento.

Tabella 2-2: Coefficienti per la costruzione delle curve di possibilità pluviometrica

Tr20 Tr100 Tr200Codice cella a n a n a n

CU59 53,37 0,324 67,06 0,319 72,91 0,318

CT60 54,92 0,315 69,15 0,309 75,22 0,307

CU60 54,52 0,314 68,63 0,308 74,66 0,307

CT61 56,17 0,305 70,88 0,298 77,16 0,295

CU61 55,56 0,304 70,08 0,298 76,28 0,296

CT62 57,33 0,295 72,51 0,287 78,99 0,284

CU62 56,62 0,294 71,59 0,287 77,98 0,284

CT63 58,43 0,285 74,11 0,276 80,79 0,273

CU63 57,51 0,285 72,89 0,277 79,45 0,274

CT64 59,44 0,277 75,61 0,267 82,49 0,264

CU64 58,45 0,277 74,28 0,268 81,03 0,266

media 56,57 0,30 71,53 0,29 77,91 0,29

max. 59,44 0,32 75,61 0,32 82,49 0,32

Le curve di possibilità pluviometrica forniscono l’altezza ovvero l’intensità media di pioggia in

funzione della durata dell’evento e del tempo di ritorno assegnato; esse tuttavia non danno

informazioni sull’andamento temporale dell’intensità della precipitazione nell’arco della durata

dell’evento critico. La metodologia adottata nel presente studio considera come durata critica

dell’evento quella pari al tempo di corrivazione del bacino tc, che è definito come il tempo che

impiega la precipitazione che cade nel punto di bacino più distante dalla sezione di chiusura a

raggiungere quest’ultima.

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Lo ietogramma di progetto sopperisce a questa funzione, creando una pioggia “sintetica”

avente una specifica distribuzione temporale. Il tempo di corrivazione viene solitamente

calcolato con la formula di Giandotti come segue:

Tc = (4 x A0,5 + 1,5 x L) / (0,8 x (Hm-H0)0,5)

dove A corrisponde alla superficie complessiva del bacino, L alla lunghezza dell’asta

principale, Hm alla quota media del bacino imbrifero e H0 alla quota della sezione di chiusura.

Applicando i dati relativi alle due sezioni critiche prese in esame, considerando una quota

media di 500 m s.l.m., si ottengono i seguenti tempi di corrivazione:

¶ per il ponte della S.P.20: 4,09 ore

¶ per il ponte del Mulino del Trotto: 4,16 ore

Applicando le formule delle curve di possibilità pluviometrica con tempi di corrivazione

appena ricavati si ottengono i valori di altezza e di intensità critica (pari al rapporto tra l’altezza

relativa ad una determinata durata e la durata stessa dell’evento) riportati nella seguente

tabella.

Tabella 2-3: Altezze e intensità critiche per il bacino in esame

valori medi dei coefficienti a e n valori massimi dei coefficienti a e nTc = 4,09 h h [mm] i [mm/h] h [mm] i [mm/h]

Tr = 20 anni 86,0 21,0 93,8 22,9 Tr = 100 anni 107,7 26,3 118,5 29,0 Tr = 200 anni 116,9 28,6 129,1 31,6

valori medi dei coefficienti a e n valori massimi dei coefficienti a e nTc = 4,16 h h [mm] i [mm/h] h [mm] i [mm/h]

Tr = 20 anni 86,5 20,8 94,3 22,7 Tr = 100 anni 108,2 26,0 119,1 28,6 Tr = 200 anni 117,5 28,2 129,8 31,2

Dalla tabella si osserva che l’intensità dell’evento critico subisce una variazione minima

rispetto ai due diversi tempi di corrivazione utilizzati, mentre la variazione è maggiore se,

invece dei valori medi, si utilizzano i valori massimi dei coefficienti a e n. Nelle elaborazioni

proposte in seguito si utilizzeranno i valori ottenuti con il tempo di corrivazione maggiore ed i

valori medi dei coefficienti a e n, verificando poi come varia la portata di picco utilizzando

invece i valori massimi.

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Coefficiente di deflusso

Il coefficiente di deflusso ha lo scopo di definire la percentuale di afflussi meteorici che

effettivamente raggiungono il corso d’acqua e diventano quindi deflussi idrici; in pratica il

coefficiente di deflusso F è dato dal rapporto deflussi / afflussi e dipende essenzialmente dalle

caratteristiche del bacino imbrifero (pendenza e capacità di infiltrazione).

La stima di questo parametro è spesso complessa e la letteratura di settore propone diversi

metodi per il calcolo di F. Il PAI, per aree poco urbanizzate, propone i coefficienti di deflusso

raccomandati dall’Handbook of Applied Hydrology, Chow, 1964. Questa metodologia fornisce

il coefficiente di deflusso sulla base del tipo di suolo e del suo utilizzo. Per il bacino in esame,

data la sua eterogeneità sotto il profilo geologico e pedologico, si è scelto di utilizzare la classe

di suolo intermedia (suolo con infiltrazione media, senza lenti argillose; suoli limosi e simili) e

la copertura a bosco. Con queste ipotesi, il coefficiente di deflusso risulta pari a 0,3. In

un’ipotesi più cautelativa, si può assumere un coefficiente di deflusso pari a 0,5, proposto in

letteratura per suoli coltivati e con bassa infiltrazione.

Calcolo del deflusso di piena con la formula razionale

A questo punto sono disponibili tutte le informazioni necessarie per l’applicazione della

formula razionale. Di seguito la portata di piena viene calcolata per le due sezioni critiche

considerate e per i tre tempi di ritorno per i quali il PAI fornisce i valori dei coefficienti a e n

(20, 100 e 200 anni). Il calcolo viene effettuato prima con i valori dei coefficienti ritenuti più

plausibili (intensità di pioggia calcolata con i valori di a e n mediati sulle 11 celle considerate e

F= 0,3), e successivamente con valori più cautelativi (intensità di pioggia calcolata con i valori

di a e n massimi e F= 0,5) con lo scopo di descrivere uno scenario più pessimista.

Tabella 2-4: Portate di piena nelle due sezioni considerate calcolate con il metodo razionale

Caso più probabile Caso pessimistico Sezione di chiusura

Tr20 Tr100 Tr200 Tr20 Tr100 Tr200

Ponte S.P.20 33 m3/s 41 m3/s 45 m3/s 60 m3/s 76 m3/s 83 m3/s

Ponte Mulino del Trotto 43 m3/s 54 m3/s 59 m3/s 79 m3/s 100 m3/s 109 m3/s

Dai risultati riportati in Tabella 2-4 si osserva che i due scenari considerati forniscono risultati

molto diversi; facendo riferimento comunque allo scenario più probabile, si osserva che la

portata centenaria risulta pari a 41 m3/s e a 54 m3/s rispettivamente al ponte della S.P. 20 e al

ponte del Mulino del Trotto.

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Calcolo del deflusso di piena con il metodo S.C.S.

Prima di concludere la parte relativa al calcolo della portata di piena del Torrente Lanza, si

propone un noto metodo di calcolo, alternativo al metodo razionale, anch’esso proposto nelle

Norme di Attuazione del PAI. Si tratta del metodo S.C.S. (Soil Conservation Service), che ha la

particolarità di tenere conto separatamente della perdita d’acqua iniziale e di quella che avviene

per infiltrazione nel terreno.

Tale metodologia è applicabile per bacini di dimensioni medio-piccole e presuppone le seguenti

ipotesi:

¶ la durata d della pioggia netta è inferiore o uguale di 0,133 tc,

¶ la durata d è minore di 0,2 volte il tempo crescita dell’onda di piena tp.

In queste condizioni il valore al colmo della portata si scrive:

Qc = 0,28 x R0 x A/ tp [m3/s]

dove:

R0 = volume netto di pioggia per unità di superficie [mm]

A = superficie del bacino [km2]

tp = tempo di crescita dell’onda di piena [ore]

Il valore di tp dipende dalle caratteristiche idrauliche del bacino (lunghezza idraulica e

pendenza, capacità di infiltrazione) e dalla durata dell’evento meteorico. In questo caso tp è

stato assunto pari a 3,5 ore per la sezione di chiusura in corrispondenza dell’attraversamento

della S.P. 20 e a 4 ore per quella del Mulino del Trotto. Per informazioni più specifiche su

come calcolare tale coefficiente si rimanda alle Norme di attuazione del PAI.

Il valore assunto da R0 si ricava invece in questo modo:

Ro = (h – 0,2 x S)2 /(h + 0,8 x S) [mm]

dove:

h = precipitazione meteorica [mm]

S = valore massimo dell’invaso per infiltrazione [mm]

Il valore di S, si calcola infine con la seguente equazione:

S = 25.400 / CN – 254 [mm]

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Il parametro CN (Curve Number) indica la capacità di assorbimento del terreno e,

analogamente al coefficiente di deflusso F, si ricava da apposite tabelle in base al tipo di suolo

e alla copertura del medesimo. Nel caso specifico è stato assunto un valore di CN pari a 70.

Con il metodo appena descritto, sono stati ottenuti i valori riportati nella seguente tabella; il

modello è stato utilizzato esclusivamente utilizzando le precipitazioni critiche ottenute con i

valori medi dei coefficienti a e n (caso più probabile) e non con i valori massimi (caso

pessimistico).

Tabella 2-5: Portate di piena nelle due sezioni considerate calcolate con il metodo S.C.S.

Caso più probabile Sezione di chiusura

Tr20 Tr100 Tr200

Ponte S.P.20 36,0 m3/s 57,1 m3/s 66,9 m3/s

Ponte Mulino del Trotto 42,1 m3/s 66,7 m3/s 78,0 m3/s

I risultati ottenuti con questo metodo risultano un po’ più alti di quelli forniti dal metodo

razionale con gli stessi parametri delle curve di possibilità pluviometrica.

In conclusione, si può affermare che le portate centenarie per le due sezioni considerate siano

dell’ordine dei 50-70 m3/s per il ponte della S.P. 20 e di 60-80 m3/s per il Mulino del Trotto.

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3 CARATTERIZZAZIONE ECOLOGICA

3.1 QUALITÀ BIOLOGICA

3.1.1 Indice IBE Il substrato di fondo delle acque lotiche è popolato da numerosi organismi, designati con il

termine di “macrobenthos”, le cui dimensioni (alla fine dello sviluppo larvale o nello stadio

immaginale) sono uguali o superiori a 1 mm.

Fanno parte di questo gruppo: Insetti, Oligocheti, Crostacei, Irudinei, Molluschi e, più

raramente, Platelminti, Poriferi, Celenterati e Briozoi .

I vari gruppi di macroinvertebrati mostrano una diversa sensibilità alle alterazioni ambientali,

divenendo così degli ottimi indicatori di qualità degli ecosistemi in cui vivono. Sulla base di

queste considerazioni sono stati sviluppati molti indici che valutano la qualità ambientale

utilizzando le comunità di macroinvertebrati come indicatori. L’indice utilizzato nel presente

studio è l’Indice Biotico Esteso o IBE.

Esso è una rielaborazione dell’indice EBI (Extended Biotic Index), elaborato nella sua versione

originale da Woodiwiss nel 1978 e successivamente adattato all’impiego nelle acque italiane da

Ghetti. Il principio metodologico dell’IBE si basa sull’analisi qualitativa della comunità

macrobentonica; in particolare lo stato di salute dell’ecosistema fluviale viene messo in

relazione alla diversa sensibilità di alcuni gruppi di macroinvertebrati la cui presenza/assenza

costituisce una prima indicazione dell’entità del degrado ambientale, nonché al numero

complessivo di unità sistematiche (taxa) che costituiscono la comunità macrobentonica e che di

norma diminuisce in presenza di inquinamento o di alterazione dell’habitat. La sua

applicazione consente di valutare il grado d'integrità ambientale di un corso d’acqua e di

attribuirlo, mediante l'assegnazione di un punteggio, ad una determinata classe di qualità

biologica.

La determinazione del valore di indice IBE da attribuire ad una determinata sezione di corso

d’acqua si basa su di una tabella a doppia entrata (Tabella 3-1). In ordinata sono indicati i

gruppi di macroinvertebrati elencati in ordine di sensibilità decrescente agli effetti delle

variazioni ambientali; in ascissa sono riportati gli intervalli numerici che fanno riferimento al

numero complessivo di unità sistematiche ritrovate durante il campionamento nel tratto d’acqua

in oggetto.

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Tabella 3-1: Tabella per il calcolo del valore IBE (Indice Biotico Esteso)

Numero totale delle Unità Sistematiche costituenti la comunità (secondo ingresso)

Gruppi faunistici (primo ingresso)

0 - 1 2 - 5 6 - 10 11 - 15 16 - 20 21 - 25 26 - 30 31 - 35Più di una U.S. / / 8 9 10 11 12 13

Plecotteri (Leuctra°)Una sola U.S. / / 7 8 9 10 11 12 Più di una U.S. / / 7 8 9 10 11 12 Efemerotteri

(Baetidae e Caenidae°°) Una sola U.S. / / 6 7 8 9 10 11

Più di una U.S. / 5 6 7 8 9 10 11 Tricotteri

Una sola U.S. / 4 5 6 7 8 9 10 Gammaridi, Atiidi e Palemonidi

Tutte le U.S. sopra assenti / 4 5 6 7 8 9 10

Asellidi Tutte le U.S. sopra assenti / 3 4 5 6 7 8 9

Oligocheti o Chironomidi

Tutte le U.S. sopra assenti 1 2 3 4 5 / / /

Tutti i Taxaprecedenti assenti

Possono esserci organismi a respirazione aerea

0 1 / / / / / /

° : nelle comunità in cui Leuctra è presente come unico taxon di Plecotteri e sono contemporaneamente assenti gli Efemerotteri (tranne Baetidae e Caenidae), Leuctra deve essere considerata al livello dei Tricotteri al fine dell’entrata orizzontale in tabella. °°: nelle comunità in cui sono assenti i Plecotteri (tranne eventualmente Leuctra) e fra gli Efemerotteri sono presenti solo Baetidae e Caenidae l’ingresso orizzontale avviene al livello dei Tricotteri.

A questo punto, prendendo in considerazione la Tabella 3-2 che pone in relazione il valore di

IBE con le classi di qualità, sarà possibile esprimere un giudizio sintetico circa la qualità delle

acque in esame.

Tabella 3-2: Classi di qualità e relativo giudizio, secondo l’indice IBE

IBE Classe Qualità dell'acqua Giudizio Colore

10 + I buona Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile Azzurro

8-9 II accettabile Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione Verde

6-7 III dubbia Ambiente inquinato o comunque alterato Giallo 4-5 IV critica Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato Arancione 0-1-2-3 V molto critica Ambiente fortemente inquinato o fortemente alterato Rosso

I campioni di fauna macrobentonica per il calcolo dell’IBE sono stati raccolti eseguendo

campionamenti qualitativi tramite retino immanicato (Figura 3-1). Durante il campionamento il

retino viene posto con l’imboccatura rivolta controcorrente, avendo cura di smuovere e ripulire

gli elementi del substrato presenti a monte di esso in modo che il flusso d’acqua convogli al suo

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interno gli organismi rimossi . Il campione prelevato viene quindi analizzato in laboratorio per

il calcolo dell’indice IBE.

Figura 3-1: Campionamento qualitativo di macroinvertebrati

3.1.2 Risultati La qualità biologica del corso d’acqua in esame è stata indagata effettuando 5 campionamenti,

la cui localizzazione è riportata in Figura 3-2. La stazione 1 è situata nel tratto a monte dell’area

di studio; i punti 2 e 3 sono posizionati rispettivamente a monte e a valle della confluenza con il

Rio Renone, che riceve le acque dell’impianto di depurazione del Comune di Cagno (CO),

mentre le stazioni 4 e 5 sono localizzate rispettivamente a monte e a valle dello scarico del

depuratore di Cantello (VA).

I risultati dell’applicazione dell’IBE, con i relativi punteggi e le classi di qualità assegnati alle

varie stazioni, sono riportati in Tabella 3-3, e una loro rappresentazione grafica è restituita in

Figura 3-3.

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Figura 3-2: Localizzazione delle stazioni di campionamento

Tabella 3-3: Risultati dei campionamenti effettuati sul Torrente Lanza e risultanti classi di qualità biologica in corrispondenza dei vari punti di campionamento

Stazioni di prelievo Data Punteggio IBE CCllaassssee ddii qquuaalliittàà

1 21/05/03 7-8 IIIIII -- IIII

2 21/05/03 8 IIII

3 21/05/03 6-7 IIIIII

4 21/05/03 7-6 IIIIII

5 21/05/03 6-5 IIIIII -- IIVV

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Figura 3-3: Rappresentazione grafica della qualità biologica del Torrente Lanza nel tratto indagato

;;

;

;

;

;

;

CantelloRodero

Cagno

Torrente Lan za

Rio

Renone

Rio

dei G

iog

hi

Azienda agricola

Depuratoredi Cantello

Mulino del Trotto

Mulino Tibis

MulinoBergamo

Stazione di Valmorea

BarGufo Notte

N

Classi di qualitàII

III - II

III

III - IV

Punteggi IBE

Dai risultati ottenuti, è emerso un generale scadimento della qualità biologica del corso d’acqua

procedendo da monte verso valle, nonostante il punteggio IBE inferiore alle attese ottenuto in

corrispondenza della stazione 1. Tuttavia, in tale punto di campionamento, posizionato a monte

della confluenza con il Rio Renone, in cui vengono scaricate le acque provenienti dal

depuratore di Cagno, la presenza di Ecdyonurus, taxon particolarmente sensibile appartenente

al genere degli Efemerotteri, indica una buona qualità chimico-fisica dell’ambiente indagato;

l’appartenenza alla terza classe di qualità tendente alla seconda, tipica di ambiente “inquinato o

comunque alterato” anziché alla seconda è probabilmente da ascriversi piuttosto che a un

fenomeno di inquinamento organico ad una ridotta disponibilità di habitat, presumibilmente

correlata alla mancanza di acqua che caratterizza il tratto in questione. Si rileva inoltre che il

momento del campionamento ha coinciso con un periodo di siccità particolarmente prolungata,

iniziata in pieno inverno e perdurante in primavera inoltrata. La metodica IBE prevede la

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ripetizione del campionamento in almeno due momenti stagionali diversi nel corso dell’anno,

per ovviare a possibili sovra o sottostime della effettiva qualità biologica, come potrebbe essere

avvenuto in questa specifica campagna di indagine.

Nella stazione 2, anch’essa posizionata a monte della confluenza con il Rio Renone, in un tratto

caratterizzato da una disponibilità di habitat maggiore rispetto al punto di campionamento

precedente, il monitoraggio biologico ha evidenziato una classe di qualità II, ossia

“accettabile”, tipica di un ambiente “con sintomi di inquinamento o di alterazioni moderati”.

Nelle stazioni 3 e 4, invece, il punteggio IBE diminuisce sensibilmente, facendo rientrare la

qualità biologica del tratto in esame in una classe III, corrispondente al giudizio di “acque

inquinate”; l’appartenenza ad una classe di qualità ambientale “dubbia”, secondo l’indice IBE,

può essere verosimilmente imputata alla presenza dello scarico proveniente dal depuratore di

Cagno.

La stazione 5, situata immediatamente a valle del Depuratore di Cantello, presenta il punteggio

peggiore del tratto esaminato, che fa tendere la classe di qualità dalla terza alla quarta. In questo

punto di campionamento il numero di taxa diminuisce sensibilmente e gli organismi più

abbondanti rientrano nel gruppo tassonomico dei Chironomidi, particolarmente tolleranti a

livelli anche elevati di inquinamento organico.

Le stazioni 4 e 5, site rispettivamente a monte e a valle del depuratore di Cantello, hanno

inoltre subito un leggero peggioramento nel corso degli ultimi anni. I campionamenti IBE

effettuati nel 1998 da GRAIA srl nell’ambito della campagna per la realizzazione della “Carta

delle vocazioni ittiche della Provincia di Varese” avevano attribuito alle medesime stazioni un

punteggio IBE lievemente superiore, che nel caso della stazione n.5 permetteva l’attribuzione

della stessa alla classe di qualità III anziché III tendente a IV.

In conclusione, il campionamento qualitativo della fauna macrobentonica e l’applicazione

dell’indice IBE hanno rilevato la presenza di importanti sintomi di alterazione della qualità

delle acque, principalmente in corrispondenza dell’immissione nell’asta fluviale di acque

provenienti direttamente o indirettamente (attraverso le acque del Rio Renone) da stabilimenti

di depurazione, che rappresentano dunque il fattore di impatto principale agente sulla qualità

delle acque del torrente.

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3.2 FAUNA ITTICA

Il torrente, per le sue caratteristiche tipicamente ritrali, con fondo di massi, ciottoli e ghiaia, e

discreta pendenza, è votato ad ospitare Salmonidi e Ciprinidi reofili.

La caratterizzazione della comunità ittica del Torrente Lanza è stata delineata sulla base dei dati

forniti dall’Amministrazione Provinciale di Como, che in data 23/08/2002 ha effettuato un

campionamento tramite elettrostorditore, in località Mulino del Trotto, nel Comune di Cagno

(CO). Tali dati sono stati inoltre integrati con i risultati delle indagini effettuate nel 1998 da

GRAIA Srl nell’ambito della redazione della già citata “Carta delle vocazioni ittiche della

Provincia di Varese”.

Dai campionamenti effettuati, la comunità ittica del Torrente Lanza appare costituita da (Figura

3-4): vairone (Leuciscus souffia), che rappresenta la specie più abbondante, trota fario (Salmo

(trutta) trutta), rappresentata da una popolazione piuttosto abbondante, ghiozzo padano

(Padogobius martensii) e lampreda padana (Lampreta zanandreai). È segnalata inoltre la

presenza dello scazzone (Cottus gobio).

Come illustrato in Figura 3-5 e in Figura 3-6, le due popolazioni più numerose, quella di

vairone e di trota fario, risultano ben strutturate in classi di lunghezza, con una elevata

consistenza delle classi più giovani, ma anche con la presenza di un discreto numero di pesci

adulti, che evidentemente trovano adeguato rifugio e che sono dotati della necessaria rusticità

per sopravvivere all’elevata pressione di pesca che agisce lungo l’intero corso d’acqua.

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Figura 3-4: Specie ittiche presenti nel Torrente Lanza

Vairone (Leuciscus souffia)

Trota fario (Salmo (trutta) trutta), ceppo mediterraneo

Ghiozzo padano (Padogobius martensii)

Lampreda padana (Lampetra zanandreai)

Scazzone (Cottus gobio)

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Figura 3-5: Distribuzione delle lunghezze della popolazione di trota fario del Torrente Lanza (dati forniti dalla Provincia di Como)

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35Lunghezza totale (cm)

N. i

ndiv

idui

Figura 3-6: Distribuzione delle lunghezze della popolazione di vairone del Torrente Lanza (dati forniti dalla Provincia di Como)

0

50

100

150

200

250

300

350

400

< 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19Lunghezza (cm)

N. i

ndiv

idui

Le relazioni lunghezza-peso delle due specie, calcolate dai dati biometrici, sono riportate in

Figura 3-7 e in Figura 3-8; il coefficiente delle equazioni esponenziali riportate nei grafici,

denominato coefficiente di condizione K, mostra il buono stato nutrizionale e di salute delle

popolazioni in esame.

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Figura 3-7: Relazione lunghezza-peso della trota fario del Torrente Lanza (dati forniti dalla Provincia di Como)

y = 2E-05x2,9167

R2 = 0,9892

0

50

100

150

200250

300

350

400

450

500

50 100 150 200 250 300 350 400Lunghezza totale (mm)

Peso

(g)

Figura 3-8: Relazione lunghezza-peso del vairone del Torrente Lanza (dati forniti dalla Provincia di Como)

y = 1E-05x3,0207

R2 = 0,94780

10

20

30

40

50

60

70

40 60 80 100 120 140 160 180

Lunghezza (mm)

Peso

(g)

Per una stima quantitativa dei salmonidi presenti nel tratto campionato è stato applicato

dall’Amministrazione Provinciale di Como il metodo di Zippin (Zippin, 1958). Sulla base della

riduzione del numero di individui catturati ad ogni passaggio è infatti possibile determinare,

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tramite l’applicazione di un software, la probabilità che nell’area di studio sia presente un

determinato numero di individui: il numero con la probabilità maggiore rappresenta la stima

migliore della popolazione. Il metodo richiede l’effettuazione di almeno 2 passaggi.

Sul Torrente Lanza l’applicazione del metodo di Zippin ha portato alla stima della popolazione

di trota fario in circa 300 individui nel tratto indagato, con una densità di 10.000 individui/ha e

una biomassa di 484 kg/ha.

La comunità ittica del Torrente Lanza è dunque quella tipica di un tratto di fiume ritrale, con

popolazioni ben rappresentate di Salmonidi e Ciprinidi reofili. È da sottolineare la presenza

all’interno della comunità ittica fluviale di 3 specie di interesse comunitario, che costituiscono

la quasi totalità dell’ittiofauna del torrente, inserite nell’elenco di cui all’Allegato B della

“Direttiva Habitat”, DPR 8 settembre 1997 n.357, attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa

alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna

selvatiche. Esse sono il vairone, la lampreda (inserita nella direttiva come Lethenteron

zanandrai) e lo scazzone, la presenza dei quali ha contribuito alla creazione del PLIS (Parco

Locale di Interesse Sovracomunale) del Torrente Lanza. La lampreda, lo scazzone e la trota

fario di ceppo mediterraneo (presente, sulla base delle evidenze fenotipiche, nella popolazione

di trota del Lanza unitamente a soggetti di ceppo atlantico) sono inoltre considerate specie

prioritarie per la Regione Lombardia e pertanto inserite nella lista delle specie prioritarie

secondo quanto stabilito dalla Deliberazione della Giunta Regionale n. 7/434 del 20/04/2001.

Interessante risulta inoltre la presenza nel Rio dei Gioghi, di una popolazione di trota fario

abbastanza consistente. La fauna ittica di questo piccolo corso d’acqua, che si immette nel

Torrente Lanza in sponda orografica destra, a monte del depuratore di Cantello, era stata

completamente depauperata da fenomeni di inquinamento legati alla presenza di scarichi

fognari diretti. A seguito del collettamento di tali acque con l’impianto di depurazione di

Cantello, la qualità delle acque del rio è migliorata notevolmente rendendo auspicabile e

fattibile la ricostituzione di una comunità ittica stabile. A tal proposito, il recupero, nell’ambito

dei campionamenti effettuati dall’Amministrazione Provinciale di Como, di numerosi soggetti

di trota fario evidenzia il buon successo delle operazioni di reintroduzione della specie

effettuate nel corso d’acqua in esame, suggerendo la fattibilità di simili operazioni finalizzate

alla reintroduzione di altre specie.