Parlare

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Parlare, scrivere dell'amore -come si sta cominciando a fare oggi da più parti- dovrebbe voler dire portare l'attenzione sulla famiglia, sulla coppia, sull'innamoramento, tornare ad essere, come negli anni '70 "ricercatori extrafamigliari". La definizione è di Elvio Fachinelli, in un articolo del 1987, di cui ripropongo la lettura come buon auspicio per l'anno appena cominciato. Che bella «rivoluzione»: oggi siamo tutti soli* 1987 Il mutamento dei costumi sessuali in Occidente (per favore, non la «rivoluzione») comincia molto tempo fa, forse all’epoca di Abelardo ed Eloisa. Ma per limitarci agli ultimi vent’anni in Italia, sentiamo e sappiamo che ci sono notevoli differenze fra i settanta e gli ottanta. Gli anni settanta si muovono, ondeggiano e fluttuano, si aprono dappertutto a tentativi di uscire dalla famiglia, di far fuori la famiglia, l’esecrata famiglia. C’è una specie di diffusa fobia per questa istituzione, vista come luogo chiuso, coatto, defecatorio. Ed ecco allora gruppi di affinità, di simpatia, di bizzarria o anche soltanto di intolleranza per gli altri, che vanno avanti per un po’, poi si dissolvono, spariscono per ricomparire eventualmente un po’ più in là. Somigliano a quelle strutture chiamate cristalli liquidi, una bella contraddizione a pensarci, ordinamenti fluidi, eppure aguzzi, e taglienti per molti (è il momento fourierista dell’epoca, la ricerca e la pratica di nuove armonie e disarmonie amorose) e subito dopo autodissolti, svaniti, introvabili. Dove siete finiti? Siete falliti, non è vero? Così dice la voce, quella che suona più alta, degli anni ottanta. Ma altre voci mormorano: non c’è fallimento, né scacco, non può esserci, dal momento che quelli lì andavano secondo un altro ritmo, seguivano un’altra logica, piuttosto enigmatica, a volte tragica, quella del desiderio, o della libertà (chi ha mai detto che la libertà sia facile?). E alla fine si sono dissolti in ciò che è venuto dopo, pronti a ricristallizzarsi in un momento chissà dove * «L’Espresso», n. 14, 12 aprile 1987. chissà quando. Anche con l’Aids, nuova cintura di castità, ombrello sanitario, castigo degli infedeli. «Va’, va’, povero untorello, non sarai tu che schianterai Metropoli».1 E anche nella reintegrata famiglia reaganiana, che si vuole a guscio pieno, non vuoto, muro solido, non friabile, e che a guardarla da vicino è invece piuttosto spesso una riunione di single che stanno lì soprattutto per i figli. Ed ecco i single, appunto, parola abbastanza nuova, però quasi un emblema, che contrassegna tanti tipi strani, diversi, spesso infelici (ma chi ha mai detto che la felicità del sesso stia in quell’idiota sorriso di redenzione che aleggia sui volti dei «liberati sessuali»?). Tanti tipi diversi uniti forse dall’essere eredi non testamentari, o continuatori casuali, ricercatori extrafamiliari degli anni settanta che scoprivano amori fantastici, irregolari, anche un po’ impossibili. Amori abbastanza vicini a quelli che albeggiano oggi dalle videocassette nelle camere dei single, prima di dormire o di vegliare; amori di sogno, o d’occasione, o di crociera immaginaria, insomma amori di solitudini comuni, come quelli delle comunità solitarie sparite nel vuoto verso la fine degli anni settanta. Che bella «rivoluzione»: oggi siamo tutti soli 1219 1 [Allusione alla battuta del monatto che scambia Renzo per untore e gli dice appunto: «Va’, va’, povero untorello [...] non sarai tu quello che spianti Milano» (A. Manzoni, I promessi sposi, a cura di G. Getto, Sansoni, Firenze 1964, cap. 34, p. 831)]. 4Non mi piace più · · Condividi

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Parlare, scrivere dell'amore -come si sta cominciando a fare oggi da più parti- dovrebbe voler dire portare l'attenzione sulla famiglia, sulla coppia, sull'innamoramento, tornare ad essere, come negli anni '70 "ricercatori extrafamigliari". La definizione è di Elvio Fachinelli, in un articolo del 1987, di cui ripropongo la lettura come buon auspicio per l'anno appena cominciato. 

Che bella «rivoluzione»: oggi siamo tutti soli*1987Il mutamento dei costumi sessuali in Occidente (per favore, non la«rivoluzione») comincia molto tempo fa, forse all’epoca di Abelardoed Eloisa. Ma per limitarci agli ultimi vent’anni in Italia, sentiamo esappiamo che ci sono notevoli differenze fra i settanta e gli ottanta.Gli anni settanta si muovono, ondeggiano e fluttuano, si aprono dappertuttoa tentativi di uscire dalla famiglia, di far fuori la famiglia, l’esecratafamiglia. C’è una specie di diffusa fobia per questa istituzione,vista come luogo chiuso, coatto, defecatorio.Ed ecco allora gruppi di affinità, di simpatia, di bizzarria o anchesoltanto di intolleranza per gli altri, che vanno avanti per un po’, poisi dissolvono, spariscono per ricomparire eventualmente un po’ più inlà. Somigliano a quelle strutture chiamate cristalli liquidi, una bellacontraddizione a pensarci, ordinamenti fluidi, eppure aguzzi, e taglientiper molti (è il momento fourierista dell’epoca, la ricerca e lapratica di nuove armonie e disarmonie amorose) e subito dopo autodissolti,svaniti, introvabili.Dove siete finiti? Siete falliti, non è vero? Così dice la voce, quellache suona più alta, degli anni ottanta. Ma altre voci mormorano: nonc’è fallimento, né scacco, non può esserci, dal momento che quelli lìandavano secondo un altro ritmo, seguivano un’altra logica, piuttostoenigmatica, a volte tragica, quella del desiderio, o della libertà (chi hamai detto che la libertà sia facile?). E alla fine si sono dissolti in ciò cheè venuto dopo, pronti a ricristallizzarsi in un momento chissà dove* «L’Espresso», n. 14, 12 aprile 1987.chissà quando. Anche con l’Aids, nuova cintura di castità, ombrellosanitario, castigo degli infedeli. «Va’, va’, povero untorello, non saraitu che schianterai Metropoli».1 E anche nella reintegrata famiglia reaganiana,che si vuole a guscio pieno, non vuoto, muro solido, non friabile,e che a guardarla da vicino è invece piuttosto spesso una riunionedi single che stanno lì soprattutto per i figli.Ed ecco i single, appunto, parola abbastanza nuova, però quasi unemblema, che contrassegna tanti tipi strani, diversi, spesso infelici (machi ha mai detto che la felicità del sesso stia in quell’idiota sorriso diredenzione che aleggia sui volti dei «liberati sessuali»?). Tanti tipidiversi uniti forse dall’essere eredi non testamentari, o continuatoricasuali, ricercatori extrafamiliari degli anni settanta che scoprivanoamori fantastici, irregolari, anche un po’ impossibili. Amori abbastanzavicini a quelli che albeggiano oggi dalle videocassette nelle cameredei single, prima di dormire o di vegliare; amori di sogno, o d’occasione,o di crociera immaginaria, insomma amori di solitudini comuni,come quelli delle comunità solitarie sparite nel vuoto verso la finedegli anni settanta.Che bella «rivoluzione»: oggi siamo tutti soli 12191 [Allusione alla battuta del monatto che scambia Renzo per untore e gli dice appunto: «Va’,va’, povero untorello [...] non sarai tu quello che spianti Milano» (A. Manzoni, I promessi sposi,a cura di G. Getto, Sansoni, Firenze 1964, cap. 34, p. 831)].

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