PARENTE-Maria Con Cristo Nel Disegno Di Dio

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    Pietro Parente

    M a r ia con Cristo 

    nel disegno di D io

    Edizioni Ares - Milano

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    PRESENTAZIONE

     A l tramonto della mia lunga giornata (94 anni!), sento il bisogno di offrire un omaggio a Maria, Stella della mia vita. Eccolo: questo libro scritto per Lei e per le anime alla luce della teologia della mente cara a san Tommaso, ma anche al calore della teologia del cuore cara a san

      Bonaventura. Non un trattato in tono scientifico dunque, ma una conversazione sulle grandezze della Madre di Dio e sulla sollecitudine per noi della Madre degli uomini.

     Piccolo fiore, un testamento di amore e gratitudine  filiale, con la speranza di guadagnare cuori a Maria in questa epoca di dissipazione e di smarrimento.

    Chiedo perdono a Maria e a quanti mi leggeranno.

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    Capitolo primo

    RIVELAZIONE DEL PIANO DIVINO DI SALVEZZA

    La parola mistero, di origine greca (da myein = tace-

    re), significa radicalmente “silenzio”, “cosa inesprimibi-le”. Questo silenzio pesa sull’universo, anche se chiasso-so, e pesa sulla coscienza degli uomini, anche se distratti:un silenzio più eloquente della parola. Un oscuro filo-sofo mistico ha ragione di dire: «Te, Deus, decet silen- tium». Le vere grandi anime amano il silenzio e sondanoil mistero del mondo, dell’uomo, di Dio.

    Il silenzio è il linguaggio del sublime e del sacro e per-

    ciò trova il suo posto nella religione. All’avvento del cri-stianesimo erano in vigore le così dette “religioni miste-riche” , con riti magici e pratiche mistiche non immuni daimmoralità (fino all’osceno, come il mistero di Cibele).Ma alcune, come i celebri misteri eleusini in Grecia, sielevano ad alta spiritualità ascetica. Nel cristianesimo lavoce “mistero” appare in alcuni degli ultimi libri delVecchio Testamento (Tobia, Giuditta,  e specialmente Daniele e Sapienza, dove il termine “mistero” acquistaun significato più ampio, con accento apocalittico edescatologico). Nel Nuovo Testamento si usa in rapportoal Regno di Dio (Sinottici) e in senso apocalittico in sanGiovanni ( Apocalisse), ma viene assunto da san Paolo insenso soteriologico come disegno misterioso di Dio perla salvezza dell’umanità per mezzo del Verbo incarnato.

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    s / RIVELAZIONE DEL PIANO DIVINO DI SALVEZZA

    chiamato dall’Apostolo mysterium Crucis. Secondo l’A- postolo, questo mistero di salvezza era nascosto in Dio efu via via rivelato con discrezione nei profeti, poi nella pienezza dei tempi fu manifestato in Cristo Salvatore.

    San Paolo parla in base a rivelazione fatta a lui stesso(G a li,  12).Senza volere invadere il terreno esegetico, tentiamo

    di abbozzare una sintesi biblica di questo disegno.

    1. Il Protoevangelo

    La Genesi inizia la Rivelazione divina col raccontodella creazione del mondo e in modo speciale dell’uomo.Tutto è stato creato da Dio per la sua gloria, cioè per lamanifestazione delle sue perfezioni. All’universo Dio hadato una coscienza, nell’uomo creato a sua immagine esomiglianza (corpo e anima). Al primo uomo, Adamo,Dio diede compagna Èva, tratta dalle sue costole (quasi

    dal cuore) e arricchì ambedue di grazia, di doni sopran-naturali e di privilegi, tra cui quello dell’immortalità.Coppia felice, ma per breve tempo, perché presto essacadde nel peccato per influsso di Satana, che tentò Èvae, per mezzo di essa, Adamo. I nostri progenitori cad-dero così fin dall’inizio, e in essi caddero tutti i posteri, perdendo la grazia con le altre ricchezze divine, e diven-tando schiavi del peccato e della morte. Dio deplorò ilfallo e inflisse tremende sanzioni ad Adamo, a Èva e alserpente Satana. Un quadro rapido, ma tragico, il piùtragico della storia, che però è stato denominato “Pro-toevangelo”, perché anticipa l’Evangelo, messaggio erealizzazione della salvezza universale.

    Il nucleo centrale di questo Protoevangelo è quelloche preannunzia la lotta tra Satana e la Donna che daràalla luce un Figlio che schiaccerà il capo al serpente: «Io

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    IL PROTOEVANGELO / 9

     porrò inimicizia fra te e la donna, e tra il tuo seme e ilseme di lei, il quale ti schiaccerà il capo» (Gn 3,15). Quisi prospetta tutta la storia del mondo, che si riduce a unalotta tra Satana e il genere umano, che trionferà sul

    nemico per mezzo di una donna e di suo Figlio. LaRedenzione del mondo sarà attuata da questa Madre edal suo Figlio che schiaccerà il capo di Satana. Con que-sta profezia inizia la storia della salvezza che si tradurràvia via prima in una lunga attesa di un Salvatore (Mes-sia), poi nella venuta di Cristo, il Verbo divino, che si fauomo e darà la vita sulla Croce per trionfare con la Risur-rezione sul regno di Satana, fatto di peccato e di morte.

    Tracce di questi eventi si riscontrano qua e là nellereligioni dei popoli, ma Dio concentra la sua Rivelazionee la affida al popolo ebraico, con cui stabilisce un’allean-za, che comincia con Abramo, si stabilizza con Mosè e sirinnova di volta in volta finché non arriverà il Messia,che fonderà la nuova alleanza, che è la storia dellaChiesa sino alla fine del mondo.

    È utile segnalare i punti salienti della trama di questa

    meravigliosa storia umanodivina, dal Protoevangelodella Genesi fino all 'Apocalisse.

    2. Il Vecchio Testamento

    Il vaticinio iniziale, che rivela un disegno divino sullesorti dell’umanità caduta, si riflette nel Vecchio e NuovoTestamento con parole e con eventi. Le profezie delVecchio Testamento sono la Parola, spesso misteriosa,di Dio che chiama, ammonisce, minaccia, conforta,invita alla speranza tra vicende liete e tristi della vita diIsraele, popolo eletto di Dio. Soprattutto risuona ilrichiamo al futuro Messia, che salverà gli uomini cheascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Il prò

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    feta Isaia (7, 14) parla di un grande prodigio che Dioopererà: «Ecco che una vergine concepirà e partorità unfiglio e lo chiamerà Emmanuel (= Dio con noi)». Gliesegeti cattolici, nonostante le difficoltà della critica

    razionalistica, vedono nel vaticinio Maria Vergine eGesù UomoDio, e si appoggiano alla testimonianzasovrumana di san Matteo, che applica il testo di Isaia allanascita di Gesù, Figlio di Maria Vergine (Mt  1, 22). Lostesso profeta Isaia ha pagine meravigliose sul futuroMessia, preannunziato come il “Servo di Jahwè” a piùriprese, ma specialmente nel capitolo 53 della profezia.Il misterioso personaggio è presentato come un uomo di

    umile origine, di cui Dio si serve per la redenzione ditutta l’umanità peccatrice, attraverso una vita di doloree di volontaria sofferenza e una morte umiliante e stra-ziante, affrontata in espiazione dei peccati di noi tutti e per la nostra salvezza. La descrizione del “Servo” è tantosomigliante alla vita e alla Passione di Gesù Cristo, chei Padri e i teologi chiamano Isaia “l’Evangelista antici- pato del Redentore” e della sua Passione espiatrice.Così il disegno divino della nostra salvezza è sostanzial-mente rivelato agli uomini sette secoli prima di Cristo.

    Altro documento misterioso del disegno divino è il Libro di Daniele, a carattere apocalittico. L’autore è un personaggio del II secolo a.C., vissuto sotto AntiocoEpifane, il quale esercitò una dura violenza fisica emorale a scopo politico, cioè per ellenizzare il giudaismoimponendo la cultura politeistica pagana al popolo diDio, che cercò fino all’eroismo di difendersi con la lottadei Maccabei. L’autore del libro si rifà a Daniele, vissutonell’esilio babilonese (VII secolo a.C.): profeta ardenteche si impose all’ambiente di Nabucodonosor, guada-gnandone la stima e l’ammirazione e salvando così lasorte dei giudei ridotti a schiavitù. Daniele fu profeta dialte rivelazioni divine, nelle quali si sottolinea il futuroregno messianico, degli uomini fedeli alla Parola di Dio.

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    IL VECCHIO TESTAMENTO / 11

    Celebre la profezia delle “settanta settimane”, che scan-disce il tempo dell’avvento del Messia, ma in manieraenigmatica.

    L’autore che raccoglie le memorie di Daniele ne

    inquadra il senso apocalittico nell’ambiente giudaicovessato da Antioco e ne fa un richiamo di speranza per isuoi compatrioti perseguitati, alla luce del Messia futu-ro, secondo il disegno di Dio.

     Nella stessa epoca nasce il Libro della Sapienza, cheregistra anch’esso i misteri di Dio, specialmente le spe-ranze messianiche, correggendo le apocalissi apocrife,

     piene di stranezze.

    Dio dunque veglia in tutto il Vecchio Testamento, per tenere accesa nella coscienza del popolo la sicurasperanza di salvezza che verrà nonostante le tribolazioni presenti, che devono servire di fase preparatoria altrionfo del disegno infallibile di Dio.

    Finalmente viene la pienezza dei tempi, in cui, comedice Paolo (Gal  4,4 ), Dio manda il suo Figlio Unigenitonato da donna per redimere il mondo. Tutto il Nuovo

    Testamento freme di questo evento meraviglioso delVerbo incarnato, che vive per più di trent’anni in mezzoagli uomini, soffrendo, predicando, operando prodigi e

     poi affrontando la Morte redentrice e la Risurrezionetrionfante.

    3. Il Nuovo Testamento

    Il Vangelo segna l’attuazione del disegno divinodella salvezza in tutte le fasi del suo sviluppo, dall’An-nunciazione dell’angelo a Maria fino all 'Apocalisse. E ilVangelo, storia di Gesù e della sua vita terrena, non silimita a un trentennio, ma proietta profeticamente la sualuce sino alla fine del mondo, oltre i confini del tempo.

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    \ »i il\ ino   |)| SALVEZZA

    t •. t il unsi io scopo mariologico basta delineare e com..... ..  sobriamente le fasi principali di questo itinera-r i soicriologico, specialmente quelle in cui appare laligura di Maria, Madre del Salvatore.

     Annunciazione

    È riferita nei primi capitoli di Matteo e di Luca, chevanno sotto il titolo di “Vangelo dell’infanzia”, pur-troppo discusso e anche contestato da esegeti non catto-lici, nonché da alcuni cattolici. Non è mio compitoesporre qui tutta la controversia abbastanza complicata.Ma mi limito al sunto. È vero che il testo di Luca pre-senta uno stile e un linguaggio diversi dal resto del suoVangelo e dagli Atti degli Apostoli, stile di un sapore aramaico e ricco di riferimenti al Vecchio Testamento.Queste caratteristiche richiamano il genere letterariodel così detto midrash usato dai rabbini. René Laurentinnon è contrario a quest’opinione purché essa nonoffenda la storicità del testo; ma altri esperti vanno oltree tendono a fare del testo un mito. Questa è deforma-zione del Vangelo. Sembra che Luca abbia avuto nellemani qualche documento aramaico; è certo che il testo èintriso di immagini e di frasi del Vecchio Testamento,ma il contenuto sostanziale di esso è certamente storico,attinto dalla stessa Vergine Maria, che Luca cita con

    frase significativa: «Maria conservava tutte queste coseriflettendo nel suo cuore». Ma c’è poi tutto il peso dellaTradizione e del Magistero della Chiesa ad assicurare lastoricità e l’autenticità del testo discusso. Il ConcilioVaticano II lo commenta autorevolmente, come vedre-mo. Esaminiamolo con riverenza (Le 1,2638): «E nelsesto mese il Signore mandò l’Angelo Gabriele in unacittà della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine

    fidanzata di un uomo chiamato Giuseppe della stirpe di

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    II. NUOVO TESTAMENTO / 13

    David, e il nome della vergine era Maria. Ed entratol’Angelo da essa disse: Ave, o piena di grazia, il Signoreè con te. Tu sei benedetta fra le donne. Ed Ella avendoudito, si turbò per le parole dell’Angelo e pensava al

    senso di quel saluto. E l’Angelo le disse: Non temere,Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, con-cepirai nel seno e partorirai un figlio cui darai nomeGesù. Questi sarà grande e si chiamerà Figlio dell’Altis-simo e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padree regnerà nella casa di Giacobbe in eterno e il suo regnonon avrà fine. E Maria disse all’Angelo: come avverràquesto se io non conosco uomo? E l’Angelo le rispose: lo

    Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altis-simo ti adombrerà e perciò quel che nascerà da te saràsanto e si chiamerà Figlio di Dio. Ed ecco che la tuacugina Elisabetta anch’essa ha concepito un Figlio nellasua vecchiaia ed è già al sesto mese essa che è chiamatasterile, perché niente è impossibile a Dio. E allora Mariadisse: Ecco la serva del Signore, avvenga di me quel chetu dici. E l’Angelo si ritirò». Questa può dirsi la pagina

     più sublime di tutta la Scrittura! L’intera Rivelazionedivina è concentrata in essa: quella passata, che è anelitoe speranza di un Messia liberatore e Salvatore, e quellafutura, che sarà la vita, la Morte e la Risurrezione del Cri-sto venuto. Pagina semplice e ricca di sensi altissimi, checompendiano la storia umanodivina della salvezza.Pagina ripensata e meditata nei secoli da anime grandicome i Padri della Chiesa, i teologi cristiani, i mistici.

    Bello il costume della Chiesa che fa risuonare questa pagina in tutto il mondo, per tre volte al giorno!

    In tutti i libri di mariologia c’è il commento di questa pagina (1); qui basta sottolineare, con criterio esegetico

    (1) Tra le tante opere indico quella di D omen ico  B e r t e t t o , Maria,  Madre uni-versale, nella storia della salve zza , Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1969.

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    e teologico insieme, i punti principali. «Ave, %ratia pie-na»: grazia (in greco charis)  significa bellezza e perfe-zione fisica nell’ambiente profano; ma Luca scrive allaluce del Vecchio Testamento e della predicazione del

     Nuovo, in cui “grazia” ha un senso tutto spirituale esoprannaturale, è l’irradiazione di Dio. Di tale graziaMaria è piena; la pienezza è espressa con il participio perfetto kecharitomene, che suggerisce uno stato di gra-zia senza limiti di tempo e di quantità, pienezza abitualee assoluta dell’amicizia di Dio e delle sue ricchezze. LaTradizione intende la parola nel senso dellTmmacolata.L’angelo usa il termine con antonomasia (“la piena di

    grazia”), senso confermato dall’altra espressione: «IlSignore è con te»: Maria è già un tabernacolo vivente,ricco della presenza divina. «Tu sei benedetta fra le don-ne»: espressione famigliare nel Vecchio Testamento perle grandi eroine come Giuditta. Qui Maria si turba per-ché non sa darsi ragione di un simile saluto. L’angelo larassicura: «Non temere, Maria, perché hai trovato gra-zia presso Dio». E la grazia questa volta è il dono della

    divina Maternità: «Ecco, concepirai nel seno e partoriraiun figlio [...]». Le parole ricordano il testo di Isaia che parla di una vergine che concepirà e darà alla luce l’Emmanuele, che poi (cap. 9,6) sarà detto “Dio potente”. Iltesto è evidentemente messianico. E l’angelo a Mariadice che il Figlio che nascerà da Lei sarà “grande e sichiamerà Figlio dell’Altissimo”. Ma la Vergine, moltoattenta, domanda: «Come avverrà questo se io nonconosco uomo?». L’obiezione dà luogo a un problema.Maria non poteva ignorare che avrebbe “conosciuto”l’uomo nel prossimo matrimonio con Giuseppe. La suadomanda non si spiega senza ammettere in Lei il propo-sito di rimanere vergine, con voto di verginità, che non poteva nascondere a un fidanzato. E Giuseppe non poteva fidanzarsi con Maria senza dividere con Lei il proposito di verginità. Tutta la Tradizione è unanime

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    nell’ammettere tale accordo tra i due promessi sposi. Eallora l’angelo rivela a Maria una Maternità verginale,che Dio con il suo Spirito e la sua potenza avrebbe realiz-zato, escludendo ogni concorso di uomo: «Spiritus San-

    ctus superveniet in te et virtus Altissimi obumbrabit tibi [...]». “Ombra” è una ben nota voce tradizionale per gliebrei, e soleva indicare lo stesso Jahwè che si faceva pre-sente al suo popolo sotto forma di nuvola nel cielo, neltempio. L’angelo aggiunge: «Perciò quel che nascerà daTe sarà santo e si chiamerà Figlio di Dio». E porta adesempio la miracolosa maternità di Elisabetta sterile,come prodigio di Dio a cui tutto è possibile; Maria, rassi-

    curata dalle parole dell’angelo, esce in una espressioneche dimostra la sua piena coscienza, la sua fede e la sualibertà nell’assenso alle parole divine: «Ecco la serva delSignore, avvenga di me quel che tu dici». Questa rispo-sta rimarrà nei secoli come espressione essenziale delrapporto della creatura con il Creatore: è la parola carat-teristica di tutti i santi.

    Ma raccogliamo tutto in questa conclusione: Dio

    manda un angelo a Maria; dunque, si tratta di un eventostraordinario, come si dimostra da tutto il colloquio;Maria, la piena di grazia, che ospita in sé Dio prima del-l’Incarnazione. L’angelo rivela e propone a nome di Diola maternità a Maria, salva la verginità. Questa mater-nità singolare è: 1) verginale,  perché operata da Diosolo; 2) messianica, perché il nascituro è presentato contutti i titoli biblici del futuro Messia: grande, santo,erede del trono di David, Re in eterno; 3) divina, perchéil nascituro si chiamerà “Figlio di Dio” in senso proprio(sarebbe molto strano ridurre il titolo a una semplicecomune adozione). Questa interpretazione è confer-mata dalla testimonianza di Madeo (1,1921), che narral’ansietà di Giuseppe di fronte ai segni della maternità diMaria, di cui non sa rendersi ragione. L’angelo in sognodice: «Non temere, Giuseppe, Figlio di David, di accet

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    verba haec in corde suo». Maria, ricca di luce sopranna-turale, seguiva attentamente gli eventi, le cose e le perso-ne, e ci meditava su per approfondirne il senso e parteci- pare sempre più alla vita e alla sorte del suo Figlio dilet-

    to: Socia Christi\Resta intanto tutta la preziosa testimonianza evange-

    lica dell’Annunciazione, compendio di tutta la Rivela-zione divina del mistero di salvezza.

    Visita a Elisabetta

    Maria, avendo appreso dall’angelo che la cognataElisabetta era al sesto mese di gestazione, andò a tro-varla nella Giudea. L’incontro fu una esplosione di luce:nell’abbraccio con Maria Elisabetta sentì sussultare il

     bambino nel suo seno e ispirata dallo Spirito Santo escla-mò: «E donde a me è concesso che la Madre del mioSignore venga a me?». A tale scoperta Maria rispondecon il bellissimo inno del Magnificat , in cui ella, riecheg-

    giando immagini e frasi del Vecchio Testamento, esaltala grandezza di Dio potente, che ha guardato l’umiltàdella sua Serva, facendo in lei cose grandi; ha accoltocon misericordia Israele come suo servo secondo le pro-messe fatte ad Abramo e alla sua progenie.

    Evidentemente Maria è illuminata dallo SpiritoSanto e canta il disegno di Dio per la Redenzione delmondo.

    La visita a Elisabetta è la continuazione della Rivela-zione passata, che già si è realizzata in Maria, procla-mata Madre del Signore da Elisabetta.

     Nascita di Giovanni Battista

    Luca continua la sua narrazione (1, 77 ss) parlando

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    della nascita del figlio di Elisabetta, chiamato Giovanni per volontà divina, e il cantico profetico del padre Zac-caria, che comincia con le solenni parole: «Benedetto ilSignore Dio di Israele, perché ha visitato e attuato la

    redenzione del suo popolo». Tutto il cantico freme dimotivi messianici, tra cui quello che riguarda Giovanni, il precursore del Messia. Tutto è opera della misericordiadi Dio, che ha visitato il suo popolo, ed è venuto per illu-minare quelli che vivono nelle tenebre di morte, e perdirigere i passi di tutti per la via della pace.

     Nascita di Gesù

    È narrata diligentemente da Matteo (cap. 2), e daLuca (cap. 2). Cesare Augusto ordina il censimento e idue coniugi Giuseppe e Maria sono costretti ad andare aBetlem, terra dell’antenato David. Non trovando allog-gio nell’albergo, dovettero ricoverarsi in una grotta

    destinata agli animali. Qui Maria diede alla luce Gesù elo avvolse in poveri panni e lo adagiò in una mangiatoia.Luca (cap. 2) sottolinea i gesti di Maria, che suggeri-scono un parto singolare. Gli angeli cantano sulla grotta:Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uominidi buona volontà. Essi invitano i pastori a recarsi allagrotta per vedere il Bambino che è Gesù Salvatore. Mat-teo racconta la vicenda dei Magi guidati dalla stella, insi-diati da Erode, che rimane deluso nel suo disegno omici-da. I Magi arrivano a Betlem e Maria porge loro Gesù.Subito dopo, poi, per ordine dell’angelo, la fuga in Egit-to. Tutta la scena, irradiata dall’intervento divino, dimo-stra il carattere straordinario dell’evento: è nato il Salva-tore predetto dall’angelo a Maria e a Giuseppe. La rive-lazione del disegno divino prosegue tenace a dispetto deicattivi e a salute dei credenti.

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    l a presentazione di Gesù al tempio

    Secondo le disposizioni della Legge i santi coniugi portarono Gesù al tempio per offrirlo a Dio {Le 2,22 ss).

    Ouivi attendeva un vecchio profeta, Simeone, che presein braccio Gesù e cantò la propria gioia: Signore, ora fa’che io muoia, perché i miei occhi hanno visto la tua salvez-za, che tu hai preparato a tutti i popoli, luce di Rivelazionealle genti e gloria del tuo popolo Israele. È una esplosionemirabile, che raccoglie tutte le voci del passato, voci divinee umane, promessa e speranza dei secoli.

    Ma in questo quadro luminoso si fa ombra. Simeone

     predice che quel misterioso Bambino sarà segno di con-traddizione, salute per i buoni, rovina per i cattivi. E ilvecchio aggiunge per Maria: a causa di Gesù la spada deldolore trapasserà il tuo cuore. Tutte le cose oscure si illu-minano alla luce delle cose precedenti, che traduconovia via il disegno di Dio.

    Luca narra anche (2,41 ss) la scena dello smarrimentoe della disputa di Gesù dodicenne al tempio, di cui

    abbiamo fatto cenno. Anche qui un altro sprazzo di luce:Gesù parla degli interessi del Padre suo celeste. A dodicianni aveva già piena coscienza di essere il Figlio di Dio.

     Battesimo di Gesù

    Gesù iniziò la sua missione facendosi battezzare daGiovanni Battista, da Lui santificato nell’utero materno.

    La scena è descritta da Matteo (3,1 ss) e da Luca (3,1). Gesù si fa battezzare da Giovanni e subito si apre ilcielo e lo Spirito Santo sotto forma di colomba scende suGesù e risuona la voce di Dio: Questo è il mio Figliodiletto, in cui mi sono compiaciuto. Giovanni fa l’elogiodi Gesù, dicendosi inferiore a Lui, ripetendo le parole diIsaia: «Io sono una voce che chiama nel deserto: prepa-

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    rate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri [...]ogni carne vedrà la salvezza che viene da Dio». Giovannisi difende dalle illusioni della folla che lo reclama, ecerca di indirizzare tutti verso Gesù Salvatore. Da con-

    frontare anche la testimonianza di Giovanni (1, 15).

     Nozze di Cana

    Giovanni (2,1 ss) racconta questo episodio, che aprela vita pubblica di Gesù. Episodio semplice: le nozze di

    due sposi; ma meraviglioso e altamente significativo.Gesù fu invitato con la madre Maria a queste poverenozze, dove a un certo punto mancò il vino, e Mariasegnala a Gesù questa mancanza, che offuscava la gioiadel convito. Maria dice semplicemente a Gesù: «Questinon hanno vino». Era una segnalazione per il miracolo.Gesù risponde quasi per eludere: «Che cerchi tu, o Don-na? Non è venuta ancora l’ora mia». Ma la Madre, sicura

    di sé, raccomanda ai servi di obbedire a ogni parola delFiglio. Difatti Gesù, nonostante il diniego espresso allaMadre, docilmente fa quello che Ella desiderava: ilmiracolo dell’acqua cambiata in vino squisito. Giovanniannota: questo fu il primo miracolo fatto da Gesù. Una

     pagina luminosa che dimostra la potenza divina tauma-turgica di Gesù e la potenza della Madre sulla volontàdel Figlio. Pagina mariologica che farà dire ai Padri della

    Chiesa:  Maria, omnipotentia supplexl  È un forte argo-mento della partecipazione di Maria alla missione delDio Salvatore.

     La Trasfigurazione

    Un altro sprazzo di luce sul mistero di Cristo è la sua

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    IL NUOVO TESI AMENTO / 21

    Trasfigurazione, descritta da Matteo (17, 1 ss), da Mar-co (9, 2 ss) e da Luca (9, 28 ss).

    Gesù un giorno prende con sé i discepoli predilettiPietro, Giacomo e Giovanni e ascende con loro su di

    un’alta montagna [Tabor] e là si trasfigura visibilmente:«Il suo volto rifulse come il sole, le sue vesti diventarono bianche come la neve. Ed ecco apparire ai suoi fianchiMosè ed Elia conversanti con Lui. Pietro rapito esclama:“Quanto è bello stare qui: se tu vuoi facciamo tre tendeuna per Te una per Mosè e una per Elia”. Allora unanuvola adombrò tutti e si sentì dall’alto una voce miste-riosa: “Questo è il mio Figlio prediletto, in cui mi sono

    compiaciuto: ascoltatelo”». La stessa voce che era risuo-nata su Gesù battezzato, con l’aggiunta del monito signi-ficativo: «Ascoltatelo!». Poi tutto scompare e gli Apo-stoli sbalorditi rivedono Gesù solo, allo stato normale.

    In armonia con i racconti precedenti e specialmentecon l’Annunciazione, Dio rivela il suo Figlio incarnato enato dalla Vergine, uomo nell’apparenza ma visibil-mente Dio, che questa volta irradia la sua gloria.

    Certi esegeti osano affermare che la Divinità diGesù, di cui parla Giovanni, non risulta dai Sinottici.Fatti come la Trasfigurazione e parole meraviglioseriportate dai Sinottici bastano a smentire le strane opi-nioni di tali esegeti, che profanano la Parola di Dio. Cri-sto si dimostra UomoDio con le sue sublimi parole e piùancora con i suoi miracoli, tra cui tre risurrezioni di mor-ti, registrati dai quattro Vangeli. Noi tocchiamo solo

    alcuni punti più importanti a dimostrare il disegnodivino della nostra Redenzione.

     Il Pane disceso dal cielo

    Ce ne parla Giovanni nel capitolo 6 del suo Vangelo.E un discorso sconcertante che Gesù pronuncia dopo un

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    miracolo di moltiplicazione dei pani. Ricordando lamanna del deserto, Gesù dice: «I vostri padri mangia-rono della manna miracolosa e sono morti; Io sono ilPane vivo disceso dal cielo; chi mangia di questo Pane

    non morrà, ma avrà la vita eterna. Come il Padre viventemi ha mandato e io vivo della vita del Padre, così chimangia me vivrà di me. La mia carne è veramente ciboe il mio sangue è vera bevanda; chi mangia della miacarne e beve il mio sangue rimane in me ed Io in lui». Igiudei si scandalizzano e si allontanano, ma Gesù insiste:«Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non berrete del suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi

    invece mangia della mia carne e beve del mio sangueavrà la vita eterna e la risurrezione». Gesù non muta lin-guaggio e dice perfino agli Apostoli: «Volete andare viaanche voi?». Pietro risponde: «Signore, da chi andre-mo? Tu solo hai parole di vita eterna. E noi abbiamo cre-duto e conosciuto che Tu sei il Cristo, Figlio di Dio».Bella risposta che può servire di esempio agli esegeti e aiteologi! In questo discorso Cristo si rivela nell’intima suastruttura di UomoDio. Difatti Egli dice: «Io sono ilPane vivo disceso dal cielo». Ora, il Pane è la carne e ilsangue, che furono assunti dal seno della Vergine Maria,quindi hanno origine terrena. Ma l’Io profondo di Cristoè il Verbo che s’incarnò facendo suoi la carne e il sanguedi Maria. Chi discende dal cielo è il Verbo, che però fa

     personalmente sua la carne di Maria. Qui è già il dogmadella vera Divinità di Cristo e della sua vera umanità,congiunte l’una e l’altra nella Persona del Verbo.

     La risurrezione di Lazzaro

    Giovanni racconta con accento commosso questa

    risurrezione, che Gesù operò nella persona dell’amico

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    IL NUOVO TESTAMENTO / 23

    Lazzaro, fratello di Maria e di Marta di Betania. La nar-razione nel suo complesso è un’esplosione di luce in cuiil divino e l’umano si muovono e s’intrecciano in undramma incomparabile. Gesù ebbe notizia in Galilea

    della infermità di Lazzaro, ma non si mosse subito;lasciò passare ancora qualche giorno e poi disse aperta-mente: «Lazzaro è morto». Gesù venne in Betania con idiscepoli e trovò che Lazzaro era morto e sepolto daquattro giorni. Marta dice a Gesù: «Se Tu fossi stato qui,mio fratello non sarebbe morto». E Gesù le risponde:«Tuo fratello risorgerà». E Marta: «Lo so che risorgerànell’ultimo giorno». Gesù risponde: «Io sono la risurre-

    zione e la vita; chi crede in me, anche se fosse morto,vive e chiunque vive e crede in me non morrà in eterno.Ci credi tu?». E Marta: «Sì, o Signore, io ho creduto cheTu sei il Cristo Figlio di Dio che sei venuto in questomondo». Marta andò a chiamare Maria ed essa vennecon altri dove era Gesù, il quale vedendola piangereinsieme con i congiunti, fremette nello spirito e si turbò.Chiese dov’era il sepolcro; glielo indicarono e Gesù si

    accostò e pianse. Poi fece rimuovere la pietra sepolcralee a voce alta disse: «Lazzaro, vieni fuori!». E Lazzaro, bendato, uscì vivo dal sepolcro. Le lacrime rivelano la profonda umanità di Gesù; la voce imperiosa che ordinaal morto di uscire dalla tomba, esprime la potenza sovru-mana, la Divinità di Gesù Cristo.

    La notizia del miracolo suscitò un vivo entusiasmo emolti credettero in Gesù, tanto che il Sinedrio s’impres-sionò e decise la morte del Figlio di Dio. Ormai il dram-ma volge al termine.

     A l Calvario

    Il sommo sacerdote Caifa e gli altri membri del Sine-

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    drio tennero consiglio e decisero di far fuori Gesù. Tro-varono in Giuda Iscariota un complice altrettanto pre-zioso quanto malvagio, che si fece comprare per trentadenari.

    Giovedì sera l’ultima cena con i discepoli, il giornodopo la morte sulla Croce. C’è di mezzo il Getsemani,dove Cristo, pienamente conscio della sua imminentefine, va e vi anticipa la Passione con un’agonia di sangue,mettendo in evidenza la vivissima sensibilità della suanatura umana, che però si piega alla volontà divina.Sopravviene il traditore Giuda con la coorte del Sine-drio: Gesù è catturato e portato nelle mani di Caifa e

    degli altri suoi nemici. Viene giudicato reo di morte peressersi proclamato Figlio di Dio, e portato dal Procura-tore romano Ponzio Pilato per convalidare la sentenza.

     Notte terribile di sofferenza, e al mattino la Via crucis. Finalmente la Croce, supplizio degli schiavi. Agonia ine-sprimibile di tre ore, finalmente la morte.

    In questa tragedia non poteva mancare Maria, laquale stette impietrita con l’apostolo Giovanni, l’unico

    dei Dodici, accanto alla Croce. Ed ecco una scena toc-cante di una portata immensa, storica e teologica. Gesùagonizzante guarda sua Madre e il suo discepolo predi-letto, e dice alla Madre: «Donna, ecco il tuo figlio». E aGiovanni: «Ecco tua madre». Queste parole compen-diano il mistero della Redenzione, sottolineando la par-tecipazione che vi ebbe Maria. Essa concentrò tutto lostrazio atroce del Figlio nel suo cuore materno, unendosi

    nella oblazione al Padre in riparazione dei peccati ditutta l’umanità passata, presente e futura. Il corpo san-guinante di Gesù era la carne e il sangue di Maria, chefaceva anche sua la libera e amorosa offerta di Gesù vit-tima deH’umanità peccatrice, di cui Maria diventamadre.

    L’itinerario del disegno redentivo di Dio toccava ilculmine sulla Croce, alle cui spalle s’irradierà la gloria

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    IL NUOVO TESTAMENTO / 25

    ilclla Risurrezione, che fa di Cristo il vincitore dellamorte e del peccato, trionfo umanodivino a cui è inti-mamente associata Maria, la Madre del Redentore. Marimane ancora il mistero della Chiesa.

     La Pentecoste

    Luca (At, capp. 12) narra come Gesù, dopo la Risur-rezione, apparve più volte ai suoi discepoli parlando lorodel Regno di Dio ed esortandoli a predicare il Vangelo in

    tutto il mondo, rendendo testimonianza di Lui. Poi liammonì a rimanere a Gerusalemme in attesa dellavenuta dello Spirito Santo. E gli Apostoli rimasero nelCenacolo perseverando nella preghiera insieme conMaria Madre di Gesù. Il giorno di Pentecoste lo SpiritoSanto discese sopra di loro sotto forma di lingue di fuocoe gli Apostoli si sentirono trasformati e parlarono delRegno di Dio in diverse lingue. Poi cominciarono a spar-

    gersi in diverse vie per la predicazione di Cristo e del suoVangelo.

    Questo è il mirabile racconto della nascita ufficialedella Chiesa, Corpo Mistico di Gesù Cristo, la qualedoveva continuare l’opera sino alla fine del mondo. Cosìil disegno di Dio si proiettava escatologicamente finoalla fine dei secoli, quando Gesù Messia sarebbe ritor-nato sulla terra per giudicare gli uomini e decidere delloro eterno destino. Così si chiude l’arco immenso dellastoria della salvezza pensato fin dall’eternità e realizzatonel tempo.

    Così chiudiamo anche noi la rapida rassegna dei punti salienti di questa storia come risulta nella S. Scrit-tura (Vecchio e Nuovo Testamento). Ma è opportunoconcludere la serie dei fatti con una breve esposizionedella dottrina di san Paolo e degli scritti di san Giovanni,

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    che approfondiscono e dilatano la parola e la vicenda diGesù.

    4. La testimonianza di san Paolo

    Saul detto poi Paolo, è un apostolo che non vissecome gli altri con Cristo, anzi fu un persecutore di Cristoe della sua Chiesa. Ma Cristo lo ghermì sulla via diDamasco e ne fece un apostolo eletto (v«5 electionis) destinato alla conquista dei gentili. Quando si passa

    dagli Evangelisti, specialmente dai Sinottici, a Lui e aisuoi scritti si ha l’impressione di passare dal fenomenoalla sostanza profonda del messaggio di Cristo. Pertantosi è arrivati a un titolo ambiguo dei suoi scritti: la “teolo-gia di san Paolo” ; come se si trattasse di una meditazione

     personale su Cristo e il suo Vangelo. San Paolo stesso,nella  Lettera ai galati,  protesta energicamente controuna tale opinione, e dimostra di aver ricevuto da Cristo

    stesso per rivelazione personale l’Evangelo e per assicu-rarsi si recò a Gerusalemme, agli apostoli Pietro, Gia-como, Giovanni, “colonne” della Chiesa nascente, perconfrontare il suo Vangelo con quello predicato da loro;e gli Apostoli gli diedero la mano per congratularsi conlui della rivelazione ricevuta da Cristo. Questa paginaassicurò allora e assicurerà per tutti i secoli che il Van-gelo di Paolo è autentico, sicché l’Apostolo non predicasé stesso, ma Cristo e il suo pensiero.

    Ebbene, nelle quattordici  Lettere di Paolo vibra unadottrina meravigliosa, che non è diversa da quella deglialtri, ma la supera per profondità e forza. E Paolo è un’a-nima di fuoco a cui bisogna credere, anche perché hasuggellato la sua predicazione col sangue.

    Per lo scopo di questo nostro umile saggio, noi met-tiamo in evidenza pochi passi delle sue  Lettere, dove si

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    LA TESTIMONIANZA DI SAN PAOLO / 27

    riscontrano le impronte del grande disegno di Dio sullasalvezza del mondo in Cristo, bulinato a fuoco dall’Apo-stolo nella sua tangibile umanità immolata e risorta enella sua eccelsa divinità di VerboFiglio di Dio, che s’in-

    serisce nel tempo con l’Incarnazione.Prendiamo come primo esempio chiaro ed eloquenteil passo della  Lettera aifilippesi (2, 5 ss): «Il quale [Cri-sto] sussistendo nella natura di Dio, non pensò che fosseun furto la sua uguaglianza con Dio, ma si annichilì assu-mendo la natura del servo e facendosi simile agli uomini,mostrandosi nel tratto come uomo. Egli ha umiliato séstesso facendosi obbediente fino alla morte, e morte di

    Croce. Perciò Dio lo esaltò e gli diede un nome che è aldisopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si

     pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e nell’inferno, eogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo è nellagloria del Padre».

    Qui è tutta la cristologia, cioè il mistero di Cristonella sua struttura umanodivina e nella sua fecondaopera redentrice. Il quadro è conciso e concreto, sintesi

    di tutto il messaggio evangelico, scandito a tratti nelVecchio e nel Nuovo Testamento.

    L’altro passo è nella  Lettera ai colossesi  (1, 12 ss):«Rendiamo grazie a Dio Padre [...] che ci ha strappato dal

     potere delle tenebre e ci ha lanciato nel regno del suoFiglio diletto, nel quale abbiamo la redenzione permezzo del suo sangue, la remissione dei peccati. [IlFiglio] è l’immagine del Dio invisibile, primogenito di

    tutta la creazione, giacché per sua virtù sono state pro-dotte tutte le cose in cielo e in terra, cose visibili e invisi-

     bili [...] tutte le cose sono state create da Lui e per Lui,ed Egli è prima di tutte le cose e tutte le cose poggiano suLui». Qui, come col primo passo, è sinteticamenteespressa tutta la realtà umanodivina di Gesù Cristo,Creatore e Salvatore del mondo. Ma c’è di più. Nei versiseguenti Paolo tocca il mistero della Chiesa, Corpo

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    Mistico di Cristo, illustrato insistentemente dall’Apo-stolo in tutte le sue Lettere: «Ed Egli è il Capo del Corpodella Chiesa, è il principio e il primogenito dei morti,avendo il primato su tutte le cose, perché in Lui si è com-

     piaciuto stabilire ogni pienezza e per mezzo di Lui ricon-ciliare tutte le cose a Lui, pacificando col sangue dellasua croce sia le cose della terra sia le cose del cielo».

    Sono parole che non hanno bisogno di commento,ma racchiudono tutto il mistero della creazione e dellaRedenzione.

    Su questo mistero Paolo ritorna più volte, specialmente nella  Lettera agli efesini (1, 3 ss): «Sia benedetto

    Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale, nelle regionicelesti, in Cristo. Così Egli ci ha prescelti in Lui, primadella fondazione del mondo, a essergli santi e senza mac-chia al cospetto suo; avendoci nel suo cuore predestinatia esser figli adottivi, per Gesù Cristo, secondo il bene- placito della sua volontà, affinché fosse magnificata lagloria della sua grazia, della quale ci ha favoriti nel

    Diletto Figlio suo. In Lui noi abbiamo la redenzione nelsuo sangue, la remissione della colpa a misura della ric-chezza della grazia sua, che fece sovrabbondare in noi inogni sapienza e prudenza. Egli ci ha manifestato ilmistero della volontà sua, quel piano stabilito e dispostoin Lui, per l’economia della pienezza dei tempi di ricapi-tolare in Cristo tutte le cose, quelle che sono in cielo equelle che sono in terra. In Lui ancora siamo costituitieredi, predestinati secondo il disegno di colui che operaogni cosa secondo il consiglio della sua volontà, a essere per la lode della sua gloria, noi che da prima abbiamosperato in Cristo [...]. E tutto Egli ha sottomesso ai piedidi Lui e lo ha posto al disopra di tutto, quale capo dellaChiesa, che è il suo Corpo, la pienezza di Lui, che riem- pie tutto sotto ogni rispetto».

    Questo mistero di salvezza per tutti, Paolo dice che

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    LA TESTIMONIANZA DI SAN GIOVANNI / 29

    non è stato rivelato nel passato, ma ora è manifesto.Gli ebrei aspettavano il Messia liberatore della

     patria, il Vangelo rivela il Cristo Salvatore di tutta l’u-manità nel senso di liberazione dal peccato e dalla morte

     per conquistare la vita eterna.Paolo esalta la divinità di Cristo, ma si attacca alla

    sua umanità e la descrive amorosamente come stru-mento doloroso di salvezza. Adora e ama fervidamenteil DioUomo nella sua realtà visibile, fonte di ogni bene.

     Non parla esplicitamente di Maria, ma essa è presentenell’umanità di Cristo e una volta la nomina esplicita-mente nella Lettera aigalati (4 ,4 ss): «Ma quando venne

    la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figliuolo, natoda una donna, nato sotto la legge [...]». Come nei docu-menti precedenti, anche in Paolo è presente Maria. PerPaolo Cristo assomma tutto: divino, umano, cielo e ter-ra, passato, presente e futuro e i misteri che accompa-gnano il tempo dalle origini alla fine, all’eternità.

    5. La testimonianza di san Giovanni

    Sopra abbiamo già riportato alcuni passi del Vangelodi Giovanni, che presentano fatti (Nozze di Cana, Panedel cielo, risurrezione di Lazzaro, Gesù in Croce); ma èopportuno riflettere sull’aspetto dottrinale del discepolo prediletto, come abbiamo fatto per san Paolo. Baste-rebbe fermarsi sul Prologo del quarto Vangelo, dove inuna pagina come a volo d’aquila si compendia tutto il dise-gno salvifico di Dio nel canto sublime del Verbo (Logos) e della sua presenza operante nella storia del mondodalla creazione all’Incarnazione: «In principio era ilVerbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».L’espressione “in principio” significa l’inizio assoluto insenso più alto di quello della Genesi: «In principio Deus

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    creavit». Prima del mondo e del tempo era il VerboDio presso Dio (distinzione di due termini presenti nellaDivinità). Il Verbo ha creato tutte le cose e il Verbo èvita e luce degli uomini, che le tenebre non riescono a

    offuscare. Giovanni Battista ha reso testimonianza aquesto Verbo, che è l’unica vera luce che illumina tutti,ma che è venuto nel mondo, che è suo, e non è statoaccolto: «Quelli che lo accolsero ebbero da Lui la facoltàdi diventare figli di Dio, generati da Dio non secondo lacarne. E il Verbo si fece carne, Uomo, e ha messodimora in mezzo a noi. E noi abbiamo visto la sua gloriadi Unigenito di Dio pieno di grazia e di verità». Qui c’è

    tutta la storia del mondo, che continua ancora come unduello tra luce e tenebre, tra regno di Dio e regno diSatana, che, secondo il Protoevangelo, sarà sconfitto daun figlio di Donna, che gli schiaccerà il capo. Giovannicontinua il tema del Prologo in tutto il suo Vangelo,chiamando Gesù “luce del mondo”, “via”, “verità” e“vita”.

    Tutto il capitolo ottavo del Vangelo secondo Gio-vanni descrive a forti tinte il dialogo tra Gesù e i farisei.Gesù insiste nella sua intima relazione col Padre celeste,che lo ha mandato nel mondo. I giudei reagiscono conirritazione e Gesù calmo e solenne ripete loro la sua filia-zione divina. I farisei si appellano ai profeti, ad Abramo,ma Gesù esclama: «In verità, in verità vi dico che da prima che Abramo fosse fatto, Io sono». E i farisei pren-dono le pietre per lapidarlo. L’espressione di Gesù è for-tissima e dimostra la sua divinità con la preesistenza eterna. Segue la guarigione del cieco nato, che avvalora latestimonianza di Gesù che si dice luce del mondo.

     Nel capitolo decimo un altro scontro con i farisei cheoppugnano la parola di Gesù sulla sua relazione colPadre. E allora Gesù disse: «Io e il Padre siamo una solacosa!». Dopo la risurrezione di Lazzaro ci sono le ultime battute del duello. Gesù alla fine conchiude dicendo che

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    vedere nella Donna non Maria, ma la Chiesa. E la diver-sità di opinione perdura ancora oggi. Tutti vedono laChiesa, ma non molti vedono Maria. Io ho sempre rite-nuto che, pur ammettendo una spiegazione ecclesiologi-

    ca, non si può escludere Maria. Valenti esegeti come Al-lo e Romeo, e teologi come Jugie e Roschini sono di que-sto parere. Nel Congresso mariologico internazionale diSanto Domingo (1965), uno studioso ha tenuto una con-ferenza molto ampia e documentata sul capitolo 12 delVApocalisse, concludendo con la sentenza favorevole alsenso mariano (2). Rimettendo a questi e altri autorispecializzati, io mi limito a queste osservazioni.

    Anzitutto bisogna tener presente il contesto biblico:la Bibbia non è un mosaico, ma un organismo vivo, dovetutti gli elementi sono interdipendenti e si richiamano avicenda. Ora il tema essenziale del capitolo 12 dt\YApo-calisse  domina tutta la Bibbia fin dalle prime pagine.Ricordiamo Gn  2, dove Dio infligge le sanzioni per il

     peccato originale e proclama il celebre passo chiamato poi “Protoevangelo”: «Io porrò inimicizia tra te [serpen-

    te] e la donna, tra il tuo seme e quello di lei che ti schiaccerà il capo». È la lotta tra Satana e il futuro Messia Sal-vatore, a cui è associata una donna (Maria).

     Neli'Apocalisse la promessa di Dio si ripete e si rea-lizza in immagine con la Donna vestita di sole che dà allaluce un Bambino destinato a reggere i popoli, e il dra-gone (Satana) non riese a ingoiare il Bambino né a nuo-cere alla Donna, che viene portata altrove sulle grandiali di un’aquila. È impossibile pensare che qui non c’è presente Maria, Madre del Salvatore, insieme con laChiesa, che sfuggono ambedue agli assalti del diavolo. Il

    (2) Lo studioso è un mio carissimo alunno, J.M. Salgado: la sua interessante conferenza si trova nel V volume degli  Atti  del Congresso nella collezione fatta dalla Pontificia Accademia Romana, a cura di R. Balic, Collegio S. Antonio, Roma 1967, pp. 293-360.

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    LA TKST1MON1ANZA DI SAN GIOVANNI / 33

    nucleo del capitolo è questo: poi ci sono i dettagli spessooscuri e poco decifrabili, in cui si impegnano gli esegesitra mille difficoltà. Noi potremo contentarci del nucleo,ma vogliamo anche tenere conto di qualche difficoltà,

     per esempio dei dolori di parto della Donna, che esclu-derebbero Maria. Ma la Maternità verginale di Maria,come abbiamo già visto, se non ha comportato soffe-renze nel parto, ha comportato ben maggiori dolori pertutta la vita, fino al Calvario, dove Maria ha concentratola crocifissione del Figlio nel suo cuore, diventando così,

     per volontà di Lui, Madre universale spiritualmente per partecipare ai dolori di tutta l’umanità. Senza dubbio,

    ì’immagine apocalittica si riferisce anche alla Chiesa,contrastata da Satana sino alla fine del mondo; ma laChiesa non esclude Maria, anzi ne è una riproduzione:Maria è il “prototipo della Chiesa” (Vaticano II), anzi èla “Madre della Chiesa” (Paolo VI). Pertanto, alcuniesegeti vedono adombrati nel capitolo apocalittico tuttii privilegi di Maria (Maternità verginale, ImmacolataConcezione, perfino l’Assunzione).

     Noi ci arrestiamo qui: Maria è presente nel vaticiniodi Giovanni (Ap 12). È la cosa diventa più evidente conl’esposizione del pensiero dei Padri che riflettono sullaRivelazione scritta e la approfondiscono e l’allargano.

    Chiudiamo: il disegno salvifico di Dio si profila comeun arco che si apre nel Genesi e si chiude ne\V Apocalisse: quest’arco è l’itinerario di Gesù affiancato da Maria chevive, soffre e trionfa insieme con Lui per sempre.

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    Martire (fine del I secolo), nella  Lettera agli efesi-ni ( Ench. mar . , p. 19): «Uno solo è il Medico, carnale espirituale, generato e ingenito, Dio sussistente nella car-ne, vita vera nella morte, sia da Maria sia da Dio, prima

     passibile e poi impassibile, Gesù Cristo, nostro Signore»(7, 2); «Poiché il nostro Dio Gesù Cristo è stato gestatonell’utero da Maria, secondo il disegno di Dio, dal semedi David, ma dallo Spirito Santo [...]» (18, 2). Questi ealtri testi di sant’Ignazio dimostrano che alla fine del

     primo secolo, quando era ancora vivo san Giovanni, laChiesa aveva la sua fede in Cristo Dio nato da MariaVergine per virtù dello Spirito Santo.

    Ma ecco un’altra preziosa testimonianza, quella diAristide, uno degli apologisti del II secolo, il quale cosìscrive nella sua Apologia  (cfr Ench. mar.,  p. 21): «Ma, per benigna volontà di Dio Padre, l’Unigenito Figlio,Verbo di Dio, che è nel seno del Padre, colui che è dellastessa sostanza del Padre e dello Spirito Santo, Lui ante-riore a tutti i tempi, che non ha principio e che era in

     principio e presso Dio Padre stava ed era Dio, pienod’indulgenza si abbassò fino ai suoi servi [...]. Poiché,essendo perfetto Dio, si fa perfetto uomo dallo SpiritoSanto e da Maria Vergine, Genitrice di Dio, non dalseme di uomo né da volontà o da contatto di uomo, maconcepito nell’utero senza macchia della Vergine, peropera dello Spirito Santo, come prima della concezionefu annunziato alla Vergine da uno degli arcangeli. Poi-

    ché il Figlio di Dio fu concepito per opera dello SpiritoSanto senza seme, e unita a sé nell’utero della Vergine lacarne animata da un’anima razionale unì in una sola Per-sona due nature perfette Dio è perfetto uomo, conser-vando la verginità immacolata della Madre anche dopoil parto». Pagina meravigliosa, perché anticipa la dot-trina del Concilio di Calcedonia (451) con la formula“una Persona in due nature” (unione ipostatica), e

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    LE VOC I DELLA TRADIZIONE / 37

    i hiama Maria “Madre di Dio” (Theotokos). Dunque,eia prima di Origene, Aristide pronunzia questo titolo•.uMime che doveva essere corrente nella catechesi popolare fin dall’inizio.

    San Giustino Martire, del II secolo, nel Dialogo con-tro Trifone, n. 100 ( Ench. mar ., pp. 3031), afferma: «Esiccome leggiamo scritto nei commentari degli Apostoliclic Cristo è Figlio, noi diciamo che Cristo è Figlio, pro-cedente dalla potenza e volontà del Padre e si è fattouomo dalla Vergine affinché come era sorta dal serpentela disobbedienza, così per la stessa via venisse la ripara-

    zione. Difatti Èva, ancora vergine intatta, accettando ilsuggerimento del serpente, partorì disubbidienza e mor-ie. Maria Vergine invece concepì fede e gaudio, quandol’Angelo Gabriele le annunziò che lo Spirito del Signoresarebbe sceso sopra di Essa e la potenza dell’Altissimol’avrebbe adombrata, sicché quel che sarebbe nato da leiSanto sarebbe stato il Figlio di Dio; e Maria rispose: —Si faccia di me secondo la tua parola —. Da Lei è nato

    Colui, secondo la profezia, per mezzo del quale Diosconfigge il serpente e i suoi seguaci; mentre libera dallamorte quelli che si pentono dei peccati e credono in Lui»(efr Ench. mar ., pp. 3031); san Giustino inizia la consi-derazione del binomio EvaMaria, che sarà sviluppata

     poi specialmente da sant’Ireneo.

    Sant’Ireneo, vescovo di Lione (t 202), venuto dal-l’Oriente a Roma e poi diventato vescovo in Francia. Inlui si concentra la Tradizione di tutta la Chiesa orientalee occidentale. Combattè energicamente contro gli ere-tici e scrisse un’opera fondamentale, Adversus haereses. Ecco un brano interessante di quest’opera (cap. 3, 22):«Come Èva, avendo per marito Adamo ma essendoancora vergine, cadde nella disubbidienza e fu causa dimorte per sé e per tutto il genere umano; così Mariaavendo lo sposo predestinato, ma essendo vergine,

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    38 / LE VOCI DELLA TRADIZIONE

    ubbidì e fu causa di salvezza per sé e per il genere uma-no» (cfr Ench. mar ., p. 33). Ireneo insiste molto su que-sto binomio EvaMaria, attribuendo una causalità a Èva

     per la rovina, a Maria per la salvezza. I teologi sviluppe-

    ranno questo interessante concetto, come vedremo.Tertulliano (t 22030), nell’opera  De carne Christi,

    così compendia il binomio EvaMaria: «Dio recuperò lasua immagine e la sua somiglianza, di cui il demonio siera impossessato, con un disegno e un’operazione riva-le. Difatti in Èva, ancora vergine, si era incriminata la

     parola che originò la morte. Ebbene doveva similmente

    in una Vergine nascere il Verbo di Dio, che veniva peressere l’autore della vita, affinché l’umanità per quelmezzo medesimo, per cui era stata perduta, fosse ricon-dotta alla salvezza. Èva credette al serpente, Maria cre-dette a Gabriele; la colpa commessa dall’una credente fucancellata dall’altra parimenti credente» (cfr  Ench. mar ., p. 58).

    Origene (t 254), nell’opera Scholia in Lucarn {Ench. mar.,  p. 107): «In armonia col figlio [Giovanni], Elisa betta, dicendosi indegna della visita della Madre di Dio[...]. Donde a me, disse, è concesso questo bene, che laMadre del mio Signore venga a Me? Chiama “Madre”quella che era ancora vergine, anticipando profetica-mente l’evento. Per disposizione divina in Elisabetta sidà una testimonianza, che esprime quella di Giovanninell’utero materno, che si manifesta certissimo permezzo della madre, e affinché dopo la gravidanza mira-colosa credesse quel che è molto più, cioè la verginaleconcezione [in Maria] senza seme» (2).

    (2) Qui e altrove Origene usa il termine Theotokos per Maria. Anzi egli scrisse un’opera a parte per commentare quel titolo, opera che è andata perduta e che conosciamo nella versione breve redatta da Rufino di Aquileia. A ogni modo, abbiamo già visto sopra che quel titolo è adoperato già da Aristide (secolo II).

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    LE VOCI DELLA TRAOl/.IONE / 39

    Sant’Efrem (t 373) è il cantore delle glorie di Maria,invocata con i titoli più belli, che dimostrano i suoi privi-legi: Maternità divina, verginità perpetua, ConcezioneImmacolata, glorificazione. È un panorama immenso di

    fiori e di luci, che culmina negli  Inni  e nella  Preghiera ( Ench. mar., pp. 219268). Cogliamo qualche fiore: «Osantissima Signora, Genitrice di Dio, sola purissima inanima e corpo [...] benedettissima Madre di Dio [...).Immacolata e intemerata, assolutamente pura, chiaris-sima da ogni macchia di peccato, Vergine Sposa di Dioe Signora nostra, che con prodigiosa concezione hai par-torito al mondo il DioUomo per gli uomini, e col Verbo

    gli uomini mirabilmente conciliasti [...]. Èva, madre ditutti i viventi, è divenuta fonte di morte per tutti i viven-ti. Ma fiorì Maria, nuova vite, in luogo della vite antica,Èva, e abitò in essa la vite nuova, Cristo [...]. Al genereumano sono state date due vergini: una è stata causa divita, l’altra causa di morte. A causa di Èva è nata la mor-te, a causa di Maria la vita [...]. Vergine Signora, Geni-trice di Dio, che in modo soprannaturale e superiore alla

    ragione generasti l’Unigenito Verbo di Dio, fattore ditutte le creature visibili e invisibili, Signore; uno dellaTrinità, Dio e parimenti uomo; abitacolo della Divinità,tesoro di tutta la santità e la grazia, in cui ha abitato la pienezza della Divinità corporalmene secondo il bene- placito di Dio e sotto l’azione dello Spirito Santo: Tu chesei stata collocata al di sopra di ogni creatura con regalee quasi divina dignità e ti elevi su tutto come gloria e dol-cezza e inesprimibile letizia degli Angeli, regina degliApostoli e corona dei Profeti, egregia e mirabile for-tezza dei Martiri, come delle loro battaglie vittoriose»(cfr Ench. mar ., pp. 219268).

    San Basilio (t 379), nel Capitolo della Fede ortodos- sa,  così scrive: «Quanto poi all’Incarnazione, confes-siamo che nostro Signore Gesù Cristo, uno della indivisa

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    e inconfusa Trinità, ha due nature e due energie e duevolontà naturali e la Vergine Maria che lo partorì, è insenso vero e proprio Madre di Dio, e non si può spiegareil modo deH’Incarnazione, ma si può dire soltanto che

    (Cristo) è nato dalla Vergine per opera dello Spirito San-to» (cfr Ench. mar . , p. 272).

    San Cirillo Alessandrino (t 444) è un Padre impe-gnato in una grande battaglia teologica contro l’eresia di Nestorio, che minacciava la fede nella divinità di Cristo. Nestorio concepiva Cristo come un uomo, in cui inabi-tava il Verbo come in un tempio. Conseguentemente

    Maria è madre di un uomo, in cui abita Dio, madre diCristo (Uomo), ma non di Dio. Pertanto, Cirillo com- battè e sofferse per tutta la sua vita, aiutando il Papa acelebrare il Concilio di Efeso (431), dove il nestorianesimo fu condannato. Cirillo ha scritto molto e YEnchiri- dion marianum ne riporta numerosi saggi (pp. 697811).Qui basta citarne alcuni. Cirillo aveva formulato dodicianatematismi, che furono inseriti negli Atti del Concilio

    di Efeso. Il primo suona così: «Se qualcuno non confessache l’Emmanuele è veramente Dio e perciò la SantaVergine è stata fatta  Deipara  (Theotokos), perché hagenerato secondo la carne il Verbo di Dio Padre incarna-to ...». Lo stesso Cirillo difende questa verità fondamen-tale {Ench. mar.,  pp. 76263): «I beati Padri uniti in

     Nicea per esporre la retta fede, professarono la propriafede nell’unico Dio Padre onnipotente creatore di tuttele cose visibili e invisibili, e nell’unico suo Figlio nostroSignore Gesù Cristo e nello Spirito Santo, dicendo che lostesso Verbo nato da Dio, per mezzo del quale tutte lecose sono state create, luce da luce, Dio vero da Diovero, si è incarnato e fatto uomo, ha patito ed è risorto.Poiché, essendo l’unigenito Verbo del Padre per naturaDio, “prese il seme di Abramo”, come dice Paolo, ediventò carne e sangue, come noi. Difatti, è nato

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    secondo la carne, da Maria Vergine, fatto uomo comenoi, senza cercare di essere Dio, ma esistendo come era,

     permanendo nella natura divina gloriosa. Diciamo che ilVerbo rimase sempre sé stesso senza mutazione e senza

    mutamento [...]. Affermiamo che il Verbo si è unito inmodo misterioso alla carne informata dell’anima razio-nale. Ci sono di quelli che negano questa maternità dellasanta Vergine [...]. L’anatema primo è contro costoro, eafferma che l’Emmanuele è vero Dio e quindi la Verginec Madre di Dio» (cfr Ench. mar ., pp. 762763).

    In una Lettera sulla fede indirizzata alla Regina, scri-

    ve: «Dunque, se colui che venne alla luce dalla SantaVergine, cioè il Verbo del Padre unito alla carnesecondo la natura, riconoscono per vero Dio, perché poitemono di riconoscere la stessa Vergine come Madre diDio? [...]. Ora, io ho sempre ritenuto che la vera “Ma-dre di Dio” sia stata famigliare agli antichi venerabiliPadri e ai loro seguaci in tutto ii mondo» (cfr Ench. mar . ,

     p. 700).

    E nell’Omelia XV: «Poiché noi abbiamo imparato aconfessare un solo Dio, come dice l’apostolo Paolo:

    Uno è Dio, e uno il Mediatore tra Dio e gli uomini”.I beiamo infatti che il Verbo di Dio si è fatto irreversibil-mente uomo. E per quanto riguarda la natura della car-ne, la Santa Vergine ha partorito per sé e per noi tutti uncorpo consustanziale; ma quando diciamo Deipara laVergine, sappiamo il significato di questo nome: la

    Santa Vergine non ha partorito la nuda Divinità, ma ilVerbo di Dio unito alla carne. Né si potrebbe capirealtrimenti la voce Deipara. Prima di tutto si professa l’U-manità. E così è evidente la verità che la Santa Verginee diventata Deipara, che partorì mirabilmente un solo( risto, partecipe come noi della carne e del sangue, a noiconsustanziale secondo l’umanità» (cfr  Ench. mar.,  p.SIO).

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    Sant’Agostino (t 430): si può dire che è il più grandedei Padri della Chiesa; dopo la mirabile conversione,spese tutto il resto della vita a pregare, meditare e scrive-re. Opera immensa, i suoi scritti, in cui tutto il patrimo-

    nio della fede cristiana è esplorato e spiegato con impa-reggiabile profondità e chiarezza. Da quindici secoli l’o- pera di Agostino è il testo della dottrina cristiana, in cuitutti i principali dogmi sono passati in diligente rassegna. Naturalmente, bisogna tenere conto del momento sto-rico e degli ambienti distinti in Oriente e in Occidente.Siamo tra il IV e il V secolo: in Oriente era stata combat-tuta la battaglia trinitaria contro Tarianesimo (Concilio

    di Nicea, 325) e si era accesa quella cristologia che portòai due Concili di Efeso (431) e di Calcedonia (451). Ago-stino conosceva bene la prima battaglia trinitaria, mameno la battaglia cristologica. Pertanto egli scrisse ilmirabile libro De Trinitate, ma non scrisse alcun trattatosul Verbo incarnato. Ma è sorprendente che egli tocchiqua e là questo tema in maniera magistrale, quasi antici- pando il Concilio di Calcedonia, che chiuse la battaglia

    cristologica. E là dove parla del mistero di Cristo, toc-ca logicamente la partecipazione della Vergine Maria.Ciò che tormentò sant’Agostino fu la lotta contro Pe-lagio, che negava il peccato originale e le sue conse-guenze. La rigida posizione di Agostino su questo temalo metteva in imbarazzo riguardo alla esenzione di Maria(TImmacolata Concezione). Eppure, anche qui il santoDottore non manca di confermare la Tradizione nella

     purezza assoluta di Maria. Trascriviamo alcuni fra i passi più significativi e poi trarremo le logiche conseguenze.In De Fide et Symbolo , cap. IV: «Ma, siccome per dispo-sizione temporale per la nostra salvezza e riparazione, invirtù della divina benignità, dalla immutabile natura diDio è stata assunta la nostra mutabile natura, e noi allecose temporali fatte a nostra salute, aggiungiamo lafede, credendo in quel Figlio di Dio, nato in virtù dello

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    LE VOCI DELLA TRADIZIONI / O

    Spirito Santo da Maria Vergine. Per dono di Dio, cosìdallo Spirito Santo a noi è stata concessa così grandeumiltà di Dio da assumere tutto l’uomo nel seno dellaVergine, inabitando l’intatto corpo materno lasciandolo

    intatto» (efr Ench. mar., p. 566).In  De Symbolo ad catechumenos, cap. Ili: «Ma

    vediamo quest’unico Figlio del Padre onnipotente cheeosa ha fatto per noi, che cosa ha patito per noi. Natodallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria Lui umile persanare i superbi. L’uomo si esaltò e cadde, Dio si è umi-liato e rialzò. Che gran cosa l’umiltà di Cristo! Dio hasteso all’uomo caduto la mano. Noi cadiamo, Egli

    discende; noi giacevamo, Egli si abbassò. Il suo abbassa-mento è questo: Egli è nato dallo Spirito Santo e dallaVergine Maria. E questa maternità umana è umile edeccelsa. Perché umile? Perché la Vergine verginalmenteconcepì, partorì vergine e vergine rimase dopo il parto| . |. Perciò, come ogni uomo è una sola persona, animai azionale e corpo, così Cristo è una sola Persona, Verboe nomo. Pertanto, Maria è vera Madre di Dio perché ha

     partorito il Verbo umanato» (efr  Ench. mar.,  p. 633).Agostino da questo principio ricava argomento per laMaternità divina: «Da Maria è nato il Dio fatto uomo el'nomo fatto Dio» (Sermones, 186). Inoltre, per la stessavia Agostino prova la verginità perpetua della Madon-na, la sua incomparabile santità e il suo stretto rapportocon la Chiesa {De S. Virg., 6, 6; Salmo 188, e altrove).

    La mariologia di Agostino si fonda sulla cristologia e•pccialmente sul principio dell’unica Persona (il Verbo)111 due nature (divina e umana) ; per cui Maria concepisce per opera dello Spirito il Verbo, che prende la carnedalla Vergine Maria e diventa Uomo, restando sempreI >io: «Da Maria nasce dunque l’Uomo Dio, cioè ilVerbo fatto carne, ossia uomo, una sola Persona in duenature». Egli paragona l’unione ipostatica all’unione tral'anima e il corpo nell’uomo: «Infatti, come nell’unità

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    della persona l’anima si unisce al corpo e si ha l’uomo,così nell’unità della persona Dio si unisce all’uomo e siha Cristo» ( Epistolae, 137). Tutto l’essenziale dellamariologia si trova nelle opere di Agostino. San Leone

    Magno e san Gregorio Magno espliciteranno e arricchi-ranno il discorso come vedremo subito. Ma per ultimova notato l’atteggiamento di Agostino riguardo all’Immacolata Concezione di Maria, cui i suoi avversari oppo-nevano la dottrina del peccato originale da lui difesa.Ebbene, Agostino ha un testo celebre (Contra Iulianum, 4,122) che lo dimostra favorevole al privilegio mariano:«Eccellente la Santa Vergine Maria, sulla quale, per l’o-

    nore del Signore, non voglio assolutamente che si facciaquestione quando si parla di peccato. Non consegniamoMaria al diavolo per la condizione della sua nascita, ma perché la condizione della nascita viene tolta dalla graziadella rinascita».

    San Leone Magno (t 461), grande Papa, visse altempo dei due Concili cristologici (Efeso, 431, e Calce

    donia, 451), quando la Chiesa era sconvolta dalle due più grandi eresie: quella di Nestorio, che vedeva in Cri-sto due nature e due persone, e quella di Eutiche, cheammetteva in Cristo non solo una sola Persona, maanche una sola natura, risultante dalla fusione dellanatura divina e della natura umana (“monofisismo”).Dioscoro, nipote di Cirillo, abusava del Concilio di Efe-so, dove si era esaltata l’unità (personale) di Cristo, ecosì si favoriva il monofisismo di Eutiche. Papa Leoneintuiva il grave pericolo della fede e deplorò un concilia- bolo tenuto nel 449 a Efeso da Dioscoro, con la conni-venza delPImperatore Teodosio. San Leone definiscequel conciliabolo un “latrocinio” e scrive al Patriarca diCostantinopoli, Flaviano, una lettera (Tomus) in cuiespone con profondità e chiarezza il mistero dell’unioneipostatica realizzato nell’unico Cristo, preparando la via

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    al Concilio di Calcedonia (45), che stroncò l’una e l’altraeresia definendo che in Cristo c’è una sola Persona, ilVerbo, sussistente in due nature, e che Cristo, perfettoDio e perfetto Uomo, è nato dalla Vergine Maria.

    Citiamo un passo del Tomus: «[Cristo] fu generato conuna nuova natività, perché la inviolata verginità [diMaria], immune da ogni concupiscenza, somministrò lamateria carnale. Fu assunta dalla Madre del Signore, lanatura, non la colpa, né in nostro Signore Gesù Cristo,generato dall’utero della Vergine, la natura è diversadalla nostra perché la natività è mirabile. Poiché Coluiche è vero Dio lo stesso è vero uomo. In tale unità non

    c’è falsità, dal momento che stanno bene insieme e l’u-miltà dell’uomo e l’altezza della Divinità. Giacché comeDio non si muta per la misericordia, così l’uomo non èconsumato dalla dignità. Difatti le due forme [nature]agiscono con mutua comunione quel che è proprio di cia-scuna, e cioè il Verbo opera ciò che è proprio del Verbo,e la carne (natura umana) esegue ciò che è proprio dellacarne. Uno di questi elementi risplende fra i miracoli,

    l’altro soccombe alle ingiurie. E, come il Verbo non sistacca dall’uguaglianza della gloria del Padre, così lacarne non perde la natura del nostro genere. Uno solomedesimo è il vero Figlio di Dio e il vero Figlio del-l’uomo è Dio perché in principio era il Verbo e il Verboera presso Dio, e tutto è stato fatto da Lui; Uomo perchénato da donna [...]. La natività della carne è manifesta-zione della natura umana, il parto verginale è segno

    della virtù divina» (efr Ench. mar . , p. 931).

    San Gregorio Magno (t 604) ha scritto nel libro Moralia: «Per questo si dice che è stato dato un refrige-rio a Maria con le parole: — Virtus Altissimiobumbrabit  libi —. La parola obumbrazione significa l’una e l’altranatura del Dio incarnato. Difatti l’ombra è formata dallaluce e dal corpo. Il Signore per la sua Divinità è luce, che

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    l*.ii ostica orientale viene a intrecciarsi con quella occi.Ic ntale, che deriva specialmente da sant’Agostino, chedomina naturalmente nella scuola francescana (come la.

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    accento oratorio, anche poetico: la purezza perfetta(Immacolata), la maternità divina, la verginità perenne,la partecipazione all’opera della Redenzione, l’assun-zione al cielo in anima e corpo. San Giovanni attribuisce

    alla Madonna il titolo di “Mediatrice” e lo illustra conimmagini del Vecchio Testamento. Quella, come le altreaffermazioni, sono fondate nella patristica orientale, dicui Giovanni Damasceno è diligente epitomatore.

    La patristica occidentale, elaborata e sistemata daAgostino, avrà dei continuatori, come Leone Magno eGregorio Magno (di cui abbiamo parlato), e sfocia nella

    scolastica (secolo XI) con sant’Anseimo d’Aosta, che ha pagine splendide, per luce e calore, su Maria. Riportouno squarcio molto ricco di temi mariologici (anche la“mediazione”): «O meraviglia, io contemplo Maria; aquale altezza io la vedo! Niente è più grande di Maria,niente, eccetto Dio, è più grande di essa. Dio ha donatoa Maria lo stesso figlio, che solo egli ha generato dal suocuore uguale a Lui, come per amore di sé stesso. E da

    Maria. Egli si è fatto suo figlio, non un altro Figlio, malo stesso, in maniera che per natura Egli fu l’unico e lostesso, figlio come di Dio e di Maria. Tutta la natura èstata creata da Dio, e Dio è nato da Maria. Dio ha creatotutto, Maria ha partorito Dio. Dio che ha fatto tutte lecose, si è fatto Lui stesso di Maria, e così ha rifatto ciòche aveva fatto. Colui che ha potuto fare tutte le cose dalnulla, non ha voluto rifare senza di Maria ciò che era vul-

    nerato. Dio dunque è il Padre delle cose create, e Mariaè la Madre delle cose ricreate. Dio è il Padre che hacostruito ogni cosa, e Maria è la Madre che ha ricostruitotutto. Dio ha generato Colui per mezzo del quale tutto èstato fatto e Maria ha partorito Colui da cui tutto è statosalvato. Dio ha generato colui senza del quale nienteassolutamente esisterebbe, e Maria ha partorito Colui,senza del quale niente starebbe bene». Qui c’è tutta la

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    LF. VOCI DELLA TRADIZIONE / 4«J

    mariologia espressa sinteticamente con chiarezza latinaincisiva. Nessuna meraviglia che un discepolo di An-selmo abbia scritto il primo trattato deirimmacolataConcezione: è il benedettimo inglese Eadmero (secolo

    XII) che nel suo opuscolo  De conceptione S. Mariae espone le argomentazioni intorno al dogma mariano,con efficacia dialettica. Questa mariologia anselmianaconfluisce in san Bernardo (salutato come l’ultimo deiPadri in Occidente).

    San Bernardo (t 1153) è un personaggio di altadimensione storica e dottrinale. Egli ha scritto non mol-

    tissimo ma abbastanza sulla Vergine: quattro ampieOmelie sulle festività di Maria e molte  Lettere e Discorsi,in cui ricorrono spesso pensieri sulla Madre di Dio. Mala sua dottrina è così densa e così elevata da meritargli iltitolo di “cavaliere di Maria” (3).

    Come Giovanni Damasceno sintetizza la patristicagreca, così Bernardo compendia quella latina. Dispiaceriscontrare in lui il rifiuto della festa dell’ImmacolataConcezione, in una severa Lettera ai Canonici di Lione. Ma poco dopo anche Tommaso prende la stessa posizio-ne. C’era nella mente di certi scrittori ecclesiastici (cheabusavano di qualche frase di sant’Agostino) l’idea chel’atto generativo umano sia dominato dalla concupiscen-za, considerata peccato in conseguenza della colpa diAdamo; quindi Maria, nata, come altri, da genitori nor-mali, avrebbe dovuto contrarre il peccato originale.Però si distinguevano due momenti, di cui il primo segnala concezione macchiata di peccato e il secondo la purifi-cazione immediata.

    La scuola francescana (Scoto particolarmente) ha il

    (3) Rimandiamo a una recente pubblicazione: san  Bernardo da Chiaraval- le , Gli scritti mariani , Roma 1980.

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    d'ogni parte in Lei, e di lì si diffondano i sacri profumi,ossia tutte le grazie. Elimina il sole, questo corpo splen-dente, che illumina il mondo, e non ci sarà più il giorno.Fogli via Maria, questa stella del mare, di un mare d’im-

    mensa grandezza, e che cosa resta se non notte profon-da, ombra di morte e tenebre impenetrabili?» (op. cit.,  p. 268). «La fecondità della Vergine è una gloria soprae-minente, e tanto più eccellente degli angeli è diventata per questo suo singolare privilegio, quanto esulta suquella dei servitori il nome di madre, che Ella ha ricevu-to. Questa è la grazia, che trova Colei, che era piena digrazia, di poter cioè Essa che era già fervente di amore,

    illibata per la verginità, più nella sua umiltà, di potere,dico, divenire per di più feconda senza conoscere uomo,o partorire senza travaglio di donna. Ed è ancora poco perché ciò che è nato da Lei è chiamato Santo ed è ilFiglio di Dio» (op. cit . , p. 276).

    Per concludere questa parte documentaria diciamoche tutta l’antica Tradizione, confluita in GiovanniDamasceno e in Bernardo, verso il secolo XII era un

    libro aperto su Maria e i suoi privilegi, su cui lavore-ranno i teologi per esplicitare e approfondire.

    Tutti i teologi riconoscono ed esaltano la grandezzadi Maria, ma quache ombra c’era ancora da dissipare,specialmente sulla Concezione della Vergine. Unosguardo sommario a questo ultimo periodo.

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    Capitolo terzo 

    SVILUPPO ULTERIORE

    DELLA MARIOLOGIA(Secoli X ll-X lX )

    Arrivati al secolo XII, la dottrina mariana prendeconsistenza e sviluppo su tre linee non solo parallele, maintrecciate insieme, specialmente dopo lo scoppio delluteranesimo, decisamente contrario alla dottrina e alculto mariani.

    Le tre linee sono quella teologica,  quella liturgica (cultuale) e quella del Magistero della Chiesa.

    1. Linea teologica

    Vedemmo già la ricchezza dottrinale fino al secoloXII, nonostante qualche ombra (specialmente quelladella Concezione di Maria). Ma notammo già, e lo ripe-tiamo, come gli stessi dubbiosi suH’Immacolata hanno pensieri e pagine belle sui privilegi della SS. Vergine.Così san Bernardo e san Tommaso, il quale non esita adaffermare (Summa theologiae, I, 25, 6 ad 4) che la Ver-gine Maria, in virtù della divina maternità, “ha una certadignità infinita, per il Bene infinito che è Dio”. Questaforte espressione dimostra tutta l’altezza della mariologia di san Tommaso. Parimenti parla il suo maestro

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    54 / SVILUPPO ULTERIORE DELL A MARIOLOCìIA

    Alberto Magno. Ma più ricco e più saldo è Bonaventura,che ha scritto molto più su Maria (pur escludendo gliapocrifi). Ma accanto a Tommaso va degnamente ricor-dato il “divin poeta” Dante, che sa e segue la teologia di

    Tommaso e ha scritto nella  Divina Commedia ( Paradi- so , XXIII, 121) una preghiera, che è una splendida sin-tesi mariologica. Dante mette sulle labbra del grandemariologo san Bernardo queste parole:

    «Vergine madre, figlia del tuo Figlio,umile ed alta più che creatura,termine fisso d’eterno consiglio,

    tu sei colei che l’umana naturanobilitasti sì che il suo Fattorenon disdegnò di farsi sua fattura

     Nel ventre tuo si riaccese l’amore per lo cui caldo nell’eterna pacecosì è germinato questo fiore.

    Qui sei a noi meridiana facedi caritade, e giuso, intra i mortali,se’ di speranza fontana verace.

    Donna, se’ tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a Te non ricorresua disianza vuol volar senz’ali.

    La tua benignitate non soccorrea chi domanda, ma molte fiateliberamente al dimandar precorre.

    In Te misericordia, in Te pietate,in Te magnificenza, in Te s’adunaquantunque in creatura è di bontate».

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    LINEA TEOLOGICA / 55

    Questa sublime preghiera dimostra che a quell’epocala teologia era diventata già popolare per opera di grandi predicatori come sant’Antonio di Padova e più tardi sanBernardino da Siena e san Vincenzo Ferrer. La voce di

    Dante sulla maternità verginale di Maria, sulle sue virtùc la sua efficace mediazione sono anche un’eco dellalede vissuta di quel tempo. Spesso questa fede, luminosac calda, si traduceva in canti popolari, come quelli dilacopone da Todi e di Francesco col suo Cantico delle creature.

     Nelle università, specialmente a Parigi, continuaval'alta teologia anche polemica; Scoto difendeva viva-

    mente l’Immacolata. Ma la scolastica comincia a deca-dere e irrompe l’umanesimo paganeggiante che arresta edisorienta. Peggio ancora lo scoppio dell’eresia lutera-na, che sconvolge la Chiesa. Il Concilio di Trento, nelsecolo XVI, sbarra la marcia della riforma di Lutero espinge a nuova rifioritura fede e teologia, anche l’arte.Siamo nel Rinascimento, laborioso sposalizio tra classi-cismo pagano e cristianesimo. Si ha una rifioritura teolo-

    gica, con sviluppo particolare della mariologia, comereazione al luteranesimo che emarginava la Madonna ela Chiesa Cattolica gerarchica.

    Per stare al nostro tema ricordiamo Suàrez (t 1617),che è denominato il padre della mariologia moderna pert suoi copiosi scritti in tono scolastico. Contemporaneodi Suàrez, teologo vero e proprio, ligio alla dialettica, fusan Francesco di Sales (t 1622), che scioglie il rigore teo-logico nel crogiuolo dell’amore, protestando di volerlare per Maria solo “discorsi del cuore”, ma parla deimisteri della Madonna con esattezza e calore. Un beldiscorso suo è quello dell’Assunzione.

    In Francia si accese anche il focolare della scuola delcard. Pietro de Bérulle (t 1629), autore fecondo anche inmariologia. A lui si ricollega il P. Grignion de Monfort( I 1716) di cui parleremo ancora.

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    56 / SVILUPPO ULTERIORE DELLA MARIOLOGIA

    A Suàrez, tra i gesuiti, si ricollega De Salazar (t1646), autore spagnolo di grande importanza per ilsecolo XVII. Ancora in Francia, san Giovanni Eudes (t1680), fervido apostolo della devozione verso i Cuori di

    Gesù e di Maria.G.E. Bossuet (t 1704), il famoso oratore, ha scrittodi Maria in 95 discorsi con il suo stile elevato, parlandodelle feste (anche l’Immacolata e l’Assunzione) dellaVergine. Egli parla da teologo anche quando è preso dalfervore della devozione. Ecco un saggio della sua appas-sionata teologia: «Dio ha predestinato Maria, prima ditutti i tempi, per donare Gesù al mondo per mezzo di

    essa. Ma bisogna ancora aggiungere che Dio, avendolachiamata a questo glorioso ministero, non vuole che Ellasia un semplice canale di tale grazia, ma uno strumentovolontario che contribuisce a questa grande opera: nonsolamente con la sua eccellente disposizione, ma anchecon un movimento della sua volontà. Perciò l’eternoPadre invia un angelo per proporre a Lei il mistero del-l’Incarnazione, che non si compirà finché Maria sarà

    incerta, tanto che questa grande opera dell’Incarnazio-ne, che da tanti secoli tiene in attesa la natura, puravendo Dio stabilito di compierla, resta ancora sospesafinché la divina Vergine non vi abbia acconsentito; per-tanto era necessario agli uomini che Maria desiderasse laloro salvezza! Appena Ella ha dato il suo consenso, i cielisi sono aperti, il Figlio di Dio si è fatto Uomo e gli uominihanno un Salvatore. La carità di Maria, dunque, è stata

    in qualche modo la sorgente feconda donde la grazia ha preso il suo movimento e si è diffusa abbondantementesu tutta la natura umana».

    Tra il Seicento e il Settecento, in Francia fiorisce lamariologia e si sviluppa su due linee: una più dottrinalee l’altra più devozionale, ambedue nate dalla scuola delcardinale de Bérulle. La linea dottrinale culmina in Bos-suet, quella devozionale in san Luigi Maria Grignion de

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    LINK* A TEOLOGICA / 57

    Monfort. Quest’ultimo fu un’anima ardente che accen-tuò la devozione a Maria fino alla sua celebre “schiavitùdi amore”. Ecco qualche testo: «Maria è il grandemodello di Dio fatto dallo Spirito Santo, per formare al

    naturale un UomoDio con l’unione ipostatica; e per for-mare un UomoDio per mezzo della grazia. A questomodello non manca alcun tratto della Divinità, chiunquevi è gettato e si lascia così maneggiare vi riceve tutti itratti di Gesù Cristo, vero Dio, ma non c’è e non ci saràmai creatura, in cui Dio sia più grande fuori di Sé e in Sé,come nella divina Maria, senza eccezione dei beati edegli angeli in Paradiso. Maria è il Paradiso di Dio e il

    suo mondo ineffabile [...]. Bisogna far tutte le proprieazioni per Maria; vuol dire che noi essendo schiavi diquesta augusta Principessa è necessario che noi nonlavoriamo più che per Essa, per il suo interesse e per lasua gloria, come fine prossimo, e per la gloria di Dio,come fine ultimo. Si deve in tutto ciò che si sa rinunciareaH’amor proprio [...] e ripetere spesso dal profondo delcuore: O mia cara Padrona, è per Voi che io vado qua e

    là, che io faccio questo o quello, che io soffro questa pena e questa ingiuria». «Andare a Gesù passando perMaria, è onorare veramente Gesù; perché è mettere inrisalto la nostra indegnità di avvicinare l’infinita santitàin maniera diretta, da soli, a causa dei peccati commessi;è confessare il bisogno che abbiamo di Maria, la suaSanta Madre, quale avvocata e mediatrice presso di Lui,nostro mediatore. Vuol dire accostarci al Cristo nostro

    mediatore e fratello, e prostrarci davanti a Lui ricono-scendolo Dio e Giudice di tutto. Insomma è praticarequell’umiltà che sempre rapisce il cuore di Dio» {Opere, tr. it., Roma 1977, pp. 156157).

    Mentre in Francia fioriva e si maturava una mariologia dottrinale e devozionale, da san Francesco di Sales aGrignion de Monfort, contro le lebbie del giansenismo,quasi contemporaneamente in Italia si affermava pacifi-

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    58 / SVILUPPO ULTERIORE DELLA MARIOLOGIA

    camente l’opera di un altro grande servo di Maria, l’a-nima napoletana di sant’Alfonso Maria de’ Liguori (t  1787). Di famiglia nobile, di professione avvocato, si fa

     prete e diventa l’apostolo della gente più povera, frugan-

    dola nei bassifondi di Napoli e avviandola alle altezzedella fede cristiana. La sua congregazione è nata da que-sto ideale: un movimento democratico per dare agli infe-lici la gioia di sentirsi figli di Dio. E tutto questo nel Set-tecento, il secolo dellTlluminismo astratto e aristocrati-co, dell’Arcadia sensuale e piccina dell’Italia languente.Ma chi era Alfonso? Un giovane che quasi si vergognavadi essere ricco, ma ricco però di mente e di cuore aperto

    a chi soffre. Intelligenza acuta, amante del sapere,volontà retta e ferma, sentimento profondo, che siespande nelle regioni della speculazione e della fede,nella struttura della società alla luce della morale e deldiritto e nella sfera dell’arte (fu musico, pittore e poeta).Tipo spiccato di genio meridionale, versatile, sensibile al bene e al bello, ma anche realista, che sa inserirsi nel-l’ambiente, dinamizzandolo per il meglio.

    È stato un moralista esimio, il suo magnifico testo dimorale ha avuto l’onore di più di venti edizioni e hainfluito per secoli in tutto il mondo cattolico. È stato unasceta, che ha vissuto la fede cristiana e l’ha espressa incopiose opere, che hanno alimentato il popolo di Dio

     per secoli. Nel cristianesimo egli ha intuito di preferenza tre

    luci: il Crocifisso, l’Eucaristia e Maria Vergine. Qui inte-ressa la sua mariologia. Senza esagerazione si può direche sant’Alfonso è il punto di confluenza e di matura-zione di tutta la dottrina mariologica dei Padri e dei teo-logi passati. A provarlo basta fermarsi all’aureo opu-scolo intitolato  Le glorie di Maria, per cui lavorò sedicianni intensamente, pubblicandolo nel 1750 (e l’opuscoloha avuto più di settecento edizioni).

    Sant’Alfonso ha sentito una vera passione per la

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    Madonna, esaltandola con profondo acume teologico econ linguaggio fiorito fino al lirismo, da non confondersicon l’accademismo del tempo. I fiori degli arcadi sonoin gran parte retorica e leziosaggine; la fioritura mariana

    di sant’Alfonso è come una policroma prateria naturale,alimentata da acque correnti.Sant’Alfonso non ha coltivato la fioritura mariana in

    un tranquillo giardino, ma ha dovuto combattere per sal-vare i fiori. Ebbe per avversario il grande LudovicoAntonio Muratori, che da freddo storico oggettivovedeva nella mariologia di Alfonso una esagerazionemistica fino alla superstizione; non riteneva verità di

    lede l’I