PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA...

16
Per informazioni: Tel. 0331-820438 - Fax 0331-855816 email: [email protected] Castelseprio (VA) - Via Castelvecchio PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO Il castrum e il borgo Testi dei pannelli didattici dell’Antiquarium

Transcript of PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA...

Page 1: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

Per informazioni:Tel. 0331-820438 - Fax 0331-855816

email:[email protected]

Castelseprio (VA) - Via Castelvecchio

PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM

CASTELSEPRIOIl castrum e il borgo

Testi dei pannelli didattici dell’Antiquarium

Page 2: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

ANTIQUARIUM DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI CASTELSEPRIO

Progetto tecnico-scientifico dell’apparato didattico dell’AntiquariumAngela Surace e P. Marina De Marchi (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia)

Pannelli didattici

TestiPatrizia Cattaneo, Maila Chiaravalle, P. Marina De Marchi, Maria TeresaDonati, Dario Gallina, Saverio Lomartire, Sara Masseroli, Sergio Nepoti,Michela Ruffa, Antonio Sartori, Nicoletta Sfredda, Angela Surace, TheaTibiletti, Luca Villa

DisegniEva Reguzzoni

Carta distributiva dei rinvenimenti per fasce cronologicheEmanuele Marcora

Fotografie ed elaborazioni graficheLuciano Caldera e Luigi Monopoli (Soprintendenza per i Beni Archeo-logici della Lombardia), Studio Andreina Zatta

Piante e ricostruzioni in 3DDario Gallina

Plastico del castrumLeone e Leonardo Collia, Brescia

Publicato da Edizioni Et, Milano, 2012Ristampa 2017Edizioni Et, Milano

Castelseprio, con il castrum tardoantico/altomedievale,con il borgo presso cui sorge la chiesa altomedievale diS. Maria foris portas e la propaggine murata di Torbadivenuta nell’VIII secolo sede di un monastero fem-minile, costituisce uno dei meglio conservati ed unicicomplessi archeologico-architettonici d’età longobarda. La posizione a dominio della valle dell’Olona, in luogonaturalmente difeso e, al tempo stesso, riposto, determinòla vocazione del sito: dapprima la sua funzione difensivacome teatro di guerre (le mura furono distrutte nel 1287da parte dei Visconti, in lotta per il dominio di Milano),il successivo rigoglio della vita religiosa dovuta alla fun-zione pievana svolta dal San Giovanni, presso il qualenei secoli bassomedioevali, infine, si sviluppò un centrocanonicale. Questa unicità del sito, immerso in un ambiente di rarasuggestione, fuori dal tempo, è stata riconosciuta il 25giugno 2011 con l’inserimento di Castelseprio nellalista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità-UNESCO- “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)”-insieme ad altri luoghi italiani caratterizzati da ediliziareligiosa e monumentale d’età longobarda di particolarerilievo architettonico e simbolico.

Il Soprintendente per i Beni Archeologici della LombardiaRaffaella Poggiani Keller

Milano 2012

Page 3: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo
Page 4: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

76

1. IL BORGOSorto a Occidente, all’esterno delle mura del castrum, il borgo si compone di cinque nuclei che testimonianol’esistenza di un vasto insediamento. L’esplorazione del borgo, recentemente avviata, ha portato alla luce resti diedifici di notevoli dimensioni e buona qualità costruttiva.2. SANTA MARIA FORIS PORTASSconsacrata dal 1933, la chiesa è un oratorio nobiliare di età altomedievale sorto immediatamente all’esterno delcastrum. Nel corso del tempo attorno alla chiesa si sviluppò un cimitero, mentre le modifiche all’edificio religiosoproseguirono fino all’età tardorinascimentale. Nel 1944 sulle pareti dell’abside principale è stato scoperto unprezioso ciclo di affreschi altomedievali, che raccontano le storie dell’infanzia di Cristo secondo la versione deivangeli apocrifi. L’eccezionale qualità delle pitture ha suscitato tra gli storici dell’arte un vivace dibattito relativoall’origine culturale dell’autore, bizantino od occidentale, e alla datazione, che oscilla tra VI-VII e VIII-IX secolo.Ipotesi recenti attribuiscono il ciclo alla tarda età longobarda.3. LE FORTIFICAZIONI DEL CASTRUMDifeso naturalmente da versanti scoscesi, il pianalto è stato sottoposto a ripetuti interventi di fortificazione.L’originaria cortina di mura, eretta tra V e VI secolo, è dotata di torri quadrangolari e si estende per circa 900metri. Seguendo la conformazione del terreno, cinge tutto il pianoro e si spinge a Oriente fino alla valle dell’Olona,a comprendere l’attuale nucleo di Torba. Restaurata e modificata nel corso dei secoli, la cerchia fu parzialmentedemolita nel 1287 dagli eserciti viscontei. Ancora oggi se ne conservano ampi tratti con i resti di sette torri. Unconsistente reimpiego di materiali lapidei di età romana caratterizza le strutture.

4. L’INGRESSO AL CASTRUMPer accedere al castrum si percorreva una stretta lingua di terra, sulla quale si impostava il ponte di accesso alcastello, di cui restano solo quattro piloni in muratura. Una struttura semicircolare, impostata sul declivio ecollegata a un muro rettilineo, è ciò che resta dell’originario torrione d’accesso. Qui convergevano le vie che pro-venivano dalle vicine località di Carnago (verso ovest), di Gornate (verso nord) e di Vico Seprio (da sud), l’attualepaese di Castelseprio.5. CASE E QUARTIERINel settore sud-occidentale del castello sono stati scoperti resti di abitazioni, datate tra il V e il XIII secolo, piùvolte ristrutturate anche a causa di numerosi incendi. Varie le tecniche costruttive. Le indagini hanno messo inluce anche tratti di strade acciottolate, pozzi, canalette di scolo, tubature in terracotta e resti di muri di recinzione. Notevoli due edifici in uso in età longobarda: il primo, ampio, a pianta trapezoidale, si sviluppava su due pianiattorno a un cortile interno; il secondo, una casa a più vani sorta su un edificio più antico, ha restituito elementidi attività artigianali. Nel settore settentrionale del castrum, presso la basilica di San Giovanni Evangelista, unmuro sembra racchiudere il quartiere abitato dalle comunità religiose. Al suo esterno si collocava un edificio al-tomedievale, monovano, a pianta quadrangolare, di cui resta l’impianto di un pilastro centrale a sostegno deltetto. Resti di altre costruzioni si concentrano attorno al complesso pievano, sempre in questo settore.6. LA CASAFORTEAl V-VI secolo potrebbe risalire la casaforte, probabile residenza dell’autorità del castrum. L’edificio è a piantarettangolare, con alzato in murature robuste, e si sviluppava su uno o più piani. Situato nella parte meridionale

Il castrum e il borgo di Castelseprio - la visitaIl castrum e il borgo di Castelseprio - la visita

Page 5: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

8

del pianalto, sorse su un’area precedentemente insediata e protetta da un fossato.7. IL COMPLESSO BASILICALE DI SAN GIOVANNIIl principale nucleo cultuale del castrum è composto dalla basilica di San Giovanni Evangelista con annessobattistero di San Giovanni Battista, cui sul lato meridionale si affiancano una grande cisterna e un campanile,forse in origine torre difensiva tardoromana. Il complesso risale al periodo paleocristiano, tra V e VI secolo, mafu più volte rimaneggiato nel corso del tempo, in particolare in età altomedievale e romanica. Attorno alla chiesa,soprattutto dietro le absidi, si sviluppò un’area cimiteriale. La basilica mantenne funzioni parrocchiali fino alXVI secolo, per poi andare lentamente in rovina fino al suo smantellamento effettuato a più riprese nella primametà dell’Ottocento. 8. LE CASE DELLE COMUNITÀ RELIGIOSELa casa dei Canonici della basilica è costituita da tre vani a pianta rettangolare aperti verso Occidente. Documentidel XIII secolo ricordano che era dotata di altari dedicati a San Vittore e a San Pietro. L’ambiente meridionale eradecorato da affreschi a girali vegetali di XV secolo. Nel tardo Cinquecento l’edificio versava già in cattivo stato diconservazione. È possibile che un muro chiudesse verso il battistero l’area delle case canonicali.Un breve andito separa la casa dei Canonici da un edificio composto da un solo ambiente, probabilmente piùantico. Contrapposto alle case dei Canonici sorge un edificio bassomedievale composto da tre ambienti indipendenticon accessi sul lato orientale. Parzialmente a due piani, appare collegato con un muro alla basilica di San GiovanniEvangelista. In un solo vano si conservano resti di intonaco parietale. Gli scavi archeologici e i documenti d’archivione evidenziano la funzione ultima di abitazione di laici al seguito delle comunità religiose ancora durante il XVIsecolo.9. SAN PAOLOL’edificio sacro, citato in fonti dell’XI secolo, rappresenta un pregevole esempio di architettura romanica a piantacentrale. Collocato poco a sud del complesso di San Giovanni, non è certa la sua funzione cultuale.Rappresenta comunque un segno della rilevanza dell’insediamento castellano nel pieno Medioevo, durante ilquale continuarono a essere erette architetture di pregio. Alla fine del XVIII secolo questa raffinata costruzionerisultava già abbandonata e utilizzata come cava di pietre.10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIAA pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo alcuni studiosi al primo sistemadifensivo del pianalto, apprestato in epoca tardoromana. Non presentano nelle parti conservate materiali direimpiego, come invece nelle mura e nelle torri della cortina, che cingeva l’insediamento castrense.11. IL CONVENTINO DI SAN GIOVANNIProbabile romitorio francescano del XIII secolo, passò dal XVI secolo ai Francescani di Gallarate. Il complesso,più volte modificato, si compone di una chiesa ad abside quadrata e di ambienti disposti lungo i due lati delcortile. Adibito a cascina, a causa delle soppressioni napoleoniche, il convento divenne proprietà dei nobiliArchinto, trasformandosi quindi in residenza rurale privata abitata da più famiglie; acquisito dallo Stato nel 1988,è oggi sede dell’Antiquarium di Castelseprio.12. IL COMPLESSO DI TORBAIl complesso monumentale di Torba è composto da una imponente torre della cinta del castrum, completamenteconservata in elevato, dalla chiesa di Santa Maria e dal monastero ridotto a cascina. Nell’VIII secolo la torre futrasformata in cripta sepolcrale e oratorio di una comunità di monache benedettine che, tra VIII e IX secolo, lafecero affrescare con cicli pittorici di rara iconografia. Le sepolture del piano terreno recano dipinti i nomi dellebadesse. L’attuale chiesa romanica di Santa Maria, frutto di successive ricostruzioni avvenute tra IX e XII secolo,sorge su un edificio di culto più antico dotato di cripta e conserva pregevoli affreschi datati dall’XI secolo inavanti.

9

1. Il paesaggio

Il complesso archeologico di Castelseprio occupaun’area di circa 250.000 metri quadrati, di cui unapiccola parte in Comune di Gornate Olona, in unaregione di terrazzi fluvio-glaciali profondamenteincisi dall’erosione fluviale e facilmente soggetti asmottamenti.Il pianalto su cui si conserva la maggior parte deiresti è a oltre 350 metri s.l.m., nella media valledell’Olona, a nord dell’abitato odierno di Castel-seprio. Vi si accede da nord-ovest percorrendo unastretta lingua di terra, ai cui lati si dipartono dueprofondi valloni, che la isolano dai pianalti circo-stanti. La vegetazione è costituita da un bosco dirobinie di alto fusto con querce e castagni e da unfitto sottobosco tipico delle brughiere. Il clima è ca-ratterizzato da elevata piovosità e da notevoli escur-sioni termiche.Vincoli di natura archeologica tutelano l’area delcastrum con la sua propaggine di fondovalle (odiernaTorba) e del suo borgo, mentre un vincolo di naturapaesaggistica ne esalta la posizione strategico-am-bientale come “belvedere sulle Alpi”.

2. Dalla Preistoria al Rinascimento

Il luogo in cui sorgeranno in età altomedievale ilborgo e l’insediamento fortificato urbano di CastrumSibrium, ricordato in fonti scritte di VII secolo, èfrequentato fin dall’età preistorica e protostorica,come testimoniano i materiali rinvenuti in tuttal’area, databili tra la fine dell’età del Bronzo e laprima età del Ferro (X-VIII secolo a.C.).Alcune tracce indicano un probabile insediamentonell’area durante l’età romana imperiale senza chesia possibile definirne i caratteri. A partire dall’epocatardoromana inizia probabilmente una più intensaoccupazione dell’altura, in relazione alle esigenzemilitari di controllo della valle dell’Olona e dell’im-portante via di comunicazione tra Como e Novara.La fortuna del luogo si lega infatti alla sua posizionestrategica, che porta alla nascita del castrum tra V eVI secolo, in età gota.

Successivamente, con i Longobardi che occupanol’altura verso la fine del VI secolo, il castrum acqui-sisce un ruolo primario nel controllo amministrativoe giurisdizionale di un ampio territorio, la Giudicariadel Seprio.Nel 774, con l’inizio della dominazione franca, al-l’aristocrazia longobarda si affianca quella alamannae franca. Dal IX fino all’XI secolo governano l’areacircostante il castello i conti del Seprio che dominanocon un privilegio ereditario l’antica Giudicaria tra-sformata in Contado.Castelseprio conserva la sua importanza anche inetà medievale, ma la graduale ripresa economica esociale di Milano finisce per comprometterne l’au-tonomia. Il castrum, divenuto castello, viene coin-volto nelle lotte per il potere che contrappongono

Il castrum e il borgo di Castelseprio - la visita Il paesaggio

1. L’accesso al castrum e le pile del ponte.2. Veduta delle Alpi dai margini nord-est del ca-strum.3. Planimetria generale dell’antica Sibrium.4. Il “prato grande” del Parco Archeologico con lacasaforte sul fondo.

Page 6: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

10

Impero e Comuni, Como e Milano, i Visconti e idella Torre. Questi ultimi trovano rifugio a Castel-seprio, dove sono sconfitti nel 1287 dall’esercito diOttone Visconti, che espugna il fortilizio e ne ordinala demolizione per evitare che diventi nuovamenteuna roccaforte nemica. Da questo momento nessunopotrà più ricostruirvi o abitarvi, a eccezione deipochi religiosi presenti nel Conventino di San Gio-vanni, eretto sull’altura, o dei canonici preposti allosvolgimento delle funzioni liturgiche della pieve diSan Giovanni, fino a che, nel XVI secolo inoltrato,anche il ruolo parrocchiale sarà trasferito alla chiesadi Carnago.

3. Il territorio. Risorse, popolamento, organizza-zione viaria e amministrativa

Il territorio delimitato dai fiumi Olona e Ticino e aMeridione dal Po ha sempre avuto grande rilievostrategico. La maglia viaria, di terra e d’acqua, agevolala circolazione di merci e di uomini da e verso iPaesi transalpini, la Pianura Padana, le regioniorientali e centro-meridionali della penisola. Lungoqueste vie si svilupparono gli insediamenti preistoricidi Lagozza e Golasecca, di Arsago Seprio, Sesto Ca-lende e Angera che diverranno importanti centriabitati in età romana, quando si costruirono le arterieviarie della valle dell’Olona, l’Aquileia-Como-Novara,la Milano-lago Maggiore, aprendo un agevole transitoai valichi alpini.La facilità di accesso richiese, con le invasioni bar-bariche (III-IV secolo), l’apprestamento di difesemilitari. A protezione di Milano e Pavia sorsero Ca-stelseprio e Bellinzona, centri nevralgici, Castelnovatesul Ticino, Rodero San Maffeo, Velate. Si poten-ziarono anche le strade destinate al passaggio ditruppe.Con Goti e Longobardi Castelseprio fu popolosa:le fonti scritte la ricordano tra le città fortificate,dotate di assetto urbano. Nell’VIII secolo (721), ilcastello risulta centro amministrativo di un ampioterritorio (Giudicaria), che dal lago di Luganogiungeva a sfiorare Milano, governato da funzionariregi. Il titolo di Flavia qualifica la città fortificatanelle monete auree di re Desiderio (756-774) e necertifica la regalità e il legame con la monarchia.Il territorio è ricco di risorse naturali e di materieprime. Oltre alla pietra, abbondano argilla e sabbiesilicee per la produzione di ceramica e vetro. Lefonti scritte (VIII secolo) descrivono un paesaggiovario, ricco di foreste alternate a modesti poderi se-minati a cereali minori (orzo, segale, miglio), a vigne,a orti e frutteti, con oliveti nelle aree perilacustri.Si praticavano l’allevamento del bestiame, la caccia,lo sfruttamento del bosco per ricavarne legno dacostruzione, da ardere e utensili vari. Fiumi e laghifornivano pesce, limi, ghiaie, canne palustri, utiliper costruire capanne e attrezzi. Nell’VIII secolo

11

sono famosi i carpentieri di Besozzo.Con i Carolingi il castello fu sede di conti, celebriLeone e il figlio Giovanni, e del clero della chiesapievana. La presenza aristocratica è attestata, tra VIe X secolo, da ricche sepolture d’arme o da coperturetombali in pietra, decorate con croci a bassorilievo,da un’epigrafe funeraria, ma soprattutto dall’impo-nenza degli edifici e dalla raffinatezza degli affreschiche ornano la chiesa di Santa Maria foris portas e latorre di Torba. Il castello fu distrutto nel 1287 daiVisconti a seguito della lotta con i della Torre per ildominio di Milano. Castelseprio conservò però a

lungo il ruolo di centro religioso legato alla basilicadi San Giovanni Evangelista e al suo battistero.

4. Duecento anni di ricerche e scavi

L’interesse per le antichità di Castelseprio non vienemai meno nel corso del tempo, come dimostranole descrizioni del canonico Bonaventura Castiglioninell’opera Gallorum Insubrum Antiquae Sedes, editanel 1541. Tuttavia è nel XIX secolo che iniziano iritrovamenti dei materiali, sui quali si concentra lapassione collezionistica tipica dell’Ottocento. Giànel 1809 Giacomo Perucchetti di Gornate Olonarecupera epigrafi e frammenti architettonici e scul-torei romani, mentre alcuni decenni dopo AntonioCorbellini, su incarico del conte Luigi Archinto,proprietario di molti terreni a Castelseprio, compiericerche rinvenendo lapidi, marmi, tombe e armiper la collezione di famiglia, pervenuta in parte,come i materiali del Perucchetti, al Comune diMilano. L’entusiasmo per le antichità del luogo siesprime inoltre nel romanzo storico del conte MatteoBenvenuti Agnese da Castiglione o la disfatta di Ca-stelseprio. Storia milanese del secolo XIII, pubblicatonel 1857.Fondamentali per la rinascita degli interessi su Ca-stelseprio nel XX secolo sono gli studi di Gian PieroBognetti e di Alberto De Capitani d’Arzago, legatialla riscoperta e alla valorizzazione del ciclo di af-freschi altomedievali della chiesa di Santa Mariaforis portas.Gli scavi del Novecento, eseguiti invece con scopidi ricerca e conservazione, esemplificano l’evoluzionedelle metodologie nell’archeologia italiana. Dal 1946al 1958 Mario Bertolone, direttore dei Musei Civicidi Varese, conduce campagne di scavo nell’area delcastrum e del borgo, mettendo in luce le struttureaffioranti, effettuando rilievi topografici e indagandosoprattutto gli edifici circostanti la basilica di SanGiovanni Evangelista. Sotto la guida di Mario Mi-rabella Roberti, all’epoca Soprintendente della Lom-bardia, la prosecuzione delle ricerche e i restauridelle strutture liberate da detriti e rovi portano allacreazione del primo nucleo del parco archeologico.

Il territorio Ricerche e scavi

1. Ripresa aerea di Castelseprio e del complesso diTorba.2. Un tratto delle mura del castrum con una torre.3. Ottone Visconti; affresco; inizi del XIV secolo;Rocca Borromeo, Angera (Varese).4. La presa di Castelseprio in una immagine trattadall’opera di Matteo Benvenuti, Agnese da Castiglioneo la disfatta di Castelseprio. Storia milanese del XIIIsecolo, Milano 1857.

1. Ricostruzione della rete viaria tra Seveso e Ticinoin età romana e medievale.2. Contratto di “mundio” (tutela) redatto da An-struda presso un notaio; pergamena; 12 maggio 721;Archivio di Stato, Milano.3. Tremisse stellato emesso da re Desiderio (756-774); oro; Civico Museo Archeologico, Milano.4. Carta distributiva dei rinvenimenti archeologiciper fasce cronologiche nella provincia di Varese.

Page 7: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

12

Nel 1962-1963 una missione di archeologi polacchiesegue indagini archeologiche in tre settori del sitocon il metodo stratigrafico, grazie al quale vengonoindividuate più fasi abitative. Successivamente, trail 1965 e il 1973, volontari del Gruppo Archeologicodella Società Gallaratese per gli Studi Patrii compionosondaggi nell’area monumentale del castrum, lungola cinta muraria e nella zona di Torba, sotto il con-trollo della Soprintendenza, cui si devono nel con-tempo un rilievo con inquadramento topografico euna pianta dell’area con test georadar, indagini e re-stauri. Tra il 1977 e il 1981 l’Università Cattolica

di Milano riesamina i lavori eseguiti e i materialirinvenuti e conduce nuovi scavi nelle aree abitativedel castrum. Infine, dal 1980, la Soprintendenza in-traprende indagini archeologiche a nord di San Gio-vanni, nel borgo e presso le chiese di Santa Mariaforis portas e di Santa Maria di Torba, lungo le murae nel Conventino di San Giovanni e avvia restaurie studi su materiali ed edifici con l’impiego di me-todologie di ricerca aggiornate (prospezioni geofi-siche, analisi archeometriche dei materiali costruttivi).

5. Protostoria e prima romanità

I rinvenimenti di materiale protostorico a Castel-seprio sono localizzati sul pianoro su cui sorgerà poiil castrum e sul terrazzo dove si trova Santa Mariaforis portas. Essi sono indizio dell’esistenza di un in-sediamento, di cui non si hanno finora tracce perl’evolversi dell’abitato e per mancanza di ricercheprogrammate, e della presenza di sepolture. Gli scaviarcheologici, effettuati nel corso del Novecento,hanno restituito prevalentemente frammenti ce-ramici; tra questi si distinguono frammenti a impastosemifine/fine, decorati con diversi motivi a falsa cor-dicella, e frammenti a impasto molto grossolano,con inclusi di grandi dimensioni, talora con deco-razione incisa a tacche sulla spalla del recipiente.Insieme alla ceramica di utilizzo domestico sonostati rinvenuti manufatti connessi all’attività tessile,generalmente presenti nei contesti di abitato.Il complesso del materiale ceramico, non partico-larmente ricco, è importante dal punto di vista cro-nologico, poiché permette di datare il momento ini-ziale della frequentazione del luogo tra la fine dell’etàdel Bronzo e l’inizio della prima età del Ferro (X-IX/VIII secolo a.C.) e arricchisce il quadro delladiffusione della cultura di Golasecca, finora attestataper lo più lungo il Ticino. La seconda età del Ferro(IV secolo a.C.) potrebbe essere documentata datracce di un fossato emerso sul lato meridionale delpianalto, a difesa forse di un nucleo abitato, postoin posizione elevata e di controllo.Pochi ma significativi frammenti di oggetti d’usodomestico attestano una frequentazione di età

13

romana (I-III secolo d.C.), precedente la militariz-zazione del posto. Alcuni manufatti sono stati re-cuperati nell’area della prima e della seconda torredelle mura, costruite dall’età gota in poi; altri pro-vengono dall’area centrale del pianalto, occupatodagli edifici religiosi paleocristiani, e dalla zona re-lativa alle abitazioni tardoantiche e altomedievali.Tali reperti appartengono a produzioni in ceramicafine da mensa e in vetro da toeletta (unguentari),comuni a contesti insediativi e funerari.Resti scultorei di statue maschili e femminili, di

lapidi e are funerarie e votive, di elementi architet-tonici relativi a monumenti sepolcrali di pregio, re-cuperati fra l’Ottocento e il Novecento tra i materialiriutilizzati in molte costruzioni, non sono però suf-ficienti per attestare la presenza di un centro abitatodi I-II secolo d.C.

6. Le epigrafi, ambigua testimonianza

Le epigrafi latine risalenti all’età romana rappre-sentano le testimonianze più sicure, chiare, direttedi un mondo lontano e sono anche molto numeroseperché erano il più efficace, se non il solo, mezzodi comunicazione disponibile per manifestarsi difronte all’opinione pubblica. Esse venivano prodotteartigianalmente per le necessità quotidiane, in modoparticolare, fuori dalle grandi città, per segnalareuna tomba o esprimere devozione per una divinità.Le epigrafi antiche giunte fino a noi hanno la qualitàinestimabile di testimonianze o voci del passatospontanee e dirette. Il che purtroppo non sempresi è verificato per davvero, perché molte epigrafisono passate attraverso varie vicende. Nell’area di Castelseprio, come in tutta l’attualemedia Lombardia, la presenza di epigrafi latine èabbondante e diffusa per ogni dove, ma attestaqualche difficoltà di valutazione.Infatti i monumenti epigrafici sono stati ritrovatimolto raramente nella posizione e nella funzioneoriginarie, molto più spesso in situazione di reim-piego come materiale edilizio e dunque spesso riferitia luoghi di provenienza approssimati o indeterminati;inoltre molti, non sopravvissuti, sono solamente ri-cordati nella tradizione risalente a epoche più omeno lontane; il loro ricordo rimane dunque affidatoalla buona fede o all’affidabilità di chi in altri tempine prese nota per sé e per i posteri.Perciò, tutte insieme le epigrafi dell’area del Sepriosono oltre una trentina, ma di esse circa un terzo èsolamente tramandato (se ne conosce qualche de-scrizione, ma sono fisicamente scomparse); un altroterzo ha indicazioni di provenienza vaghe e ancheestranee, come “a Castelseprio”, o anche “a Castel-seprio nelle tenute della tal famiglia”, oppure “nel-

Protostoria e prima romanità Le epigrafi

1. Castelseprio vista dal complesso di Torba in unaimmagine tratta dall’opera di Matteo Benvenuti,Agnese da Castiglione o la disfatta di Castelseprio.Storia milanese del XIII secolo, Milano 1857.2. Ripresa aerea del complesso di San Giovanniprima degli interventi archeologici.3-4. Scavi nell’area dell’abitato sul pianalto nel 1979.5. Planimetria generale di Castelseprio con gli edificie le strutture riportati alla luce nelle numerose cam-pagne di scavo.

1. Disegno ricostruttivo di abitazioni protostoriche.2. Frammento di bicchiere decorato a falsa cordicella;ceramica d’impasto; età del Bronzo Finale-inizi del-l’età del Ferro; da Castelseprio.3. Balsamario a corpo sferoidale; vetro soffiato; Isecolo d.C.; da Castelseprio.4. Frammenti di fregio dorico; pietra; fine del Isecolo a.C.-inizi del I secolo d.C.; da Castelseprio;Civico Museo Archeologico, Milano.5. Materiale costruttivo di età romana reimpiegatoin una struttura di epoca successiva.

Page 8: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

14

l’abitato del Seprio” o “nel Seprio” solamente; altreancora sono riferite a Torba. Delle epigrafi soprav-vissute fino a noi, infine, non poche sono conservatein luoghi diversi: alcune a Torba, altre a Gornate oa Varese, una decina nelle raccolte archeologiche diMilano.Il che complica ancora il quadro, che, in breve, puòsemplificarsi nei seguenti termini: tre o forse quattrosono variamente inserite nelle rovine sparse per ilParco, solamente quattro infine sono conservate etre qui presentate nell’Antiquarium.

7. Prime difese in altura

La particolare conformazione del rilievo e la sua col-locazione, a dominare la vallata dell’Olona, lungo

la strada che collegava Como a Novara, suggerisconola possibilità di un inserimento di Castelseprio neisistemi di difesa tardoromani dei territori alpini.Un limes (confine) militare testimoniato da numerosefonti, che per le Alpi centrali e occidentali pare svi-lupparsi soprattutto fra IV e V secolo e che, nel ter-ritorio tra Ticino e Adda, era principalmente rivoltoalla salvaguardia di Milano, già capitale imperiale,con Bellinzona come baluardo ai piedi delle Alpi.Il ritrovamento, anche se in modesta quantità, direperti databili proprio tra IV e V secolo, in parti-colare di monete, recipienti in vetro e ceramiche,sembrerebbe confermare una presenza tardoromananell’area del pianalto; una fase di militarizzazioneagli inizi del IV secolo potrebbe essere confermatain particolare dal follis di bronzo di Massenzio (307-309/310).Suggestiva ma non certa risulta l’attribuzione allafase di uno stanziamento militare tardoromano, pre-cedente il castrum, di resti di tre torri disposte al-l’interno delle successive mura di fortificazione.Alcune differenze nella tecnica costruttiva di questestrutture rispetto alle altre fortificazioni del castrum,dove compare materiale lapideo romano reimpiegato,potrebbero indicare una loro diversa origine.

La moneta di MassenzioIl follis ritrovato a Castelseprio costituisce una pre-ziosa testimonianza del tumultuoso periodo che videMassenzio contrapporsi a Costantino I. Infatti, dopol’abdicazione di Diocleziano e di Massimiano Erculeo(maggio 305) il sistema tetrarchico (con due Augustie due Cesari), ideato da Diocleziano per consentireuna pacifica successione al trono imperiale, si rivelòfragile per le ambizioni degli Augusti e dei Cesari.La guerra contrappose Massenzio, figlio di Massi-miano Erculeo e dominatore dell’Africa e dell’Italia,a Costantino, padrone delle Gallie e della Britannia,e a Licinio, Augusto della parte orientale dell’Impero.Massenzio emise la moneta quando ancora con-trollava la zecca alto-adriatica di Aquileia, fra il 307e il 309/310, prima di ritirarsi con i suoi esercitiverso l’Italia centrale e Roma. Lo studio dei ripostiglicon emissioni di Massenzio e la scarsità dei ritrova-

15

menti isolati rivelano che le monete del rivale diCostantino I furono usate soprattutto in ambitomilitare (pagamento del soldo alle truppe) e uscironopresto dalla circolazione dopo la sua sconfitta e lasua morte nella battaglia di Ponte Milvio a Roma il28 ottobre 312, che assicurò a Costantino il Grandeil controllo sull’Occidente dell’Impero.

8. La nascita del castrum

Numerosi indizi segnalano la crescita dell’insedia-mento di Castelseprio tra V e VI secolo, ricondu-cibili alla nascita del castrum. I più antichi contestid’uso connessi alle strutture del fortilizio si colleganoproprio a questo momento.Il periodo tra la fine dell’Impero romano e la costi-tuzione del Regno goto in Italia coincide infatti conil generale potenziamento dei siti d’altura comeluoghi di potere, di controllo del territorio e di difesadelle popolazioni e vede la nascita, in Italia setten-trionale e nell’area alpina, della prima fase di forti-ficazioni castrensi.Proprio l’aumento delle attestazioni di materiali bendatabili, che si inquadrano non prima della fine delV secolo, testimonia anche a Castelseprio uno svi-luppo economico e una crescita dell’insediamentosecondo le tendenze emerse nei centri divenuti castra(sedi militari).Un’imponente cortina di mura corredata da torri,a cui si accedeva da ovest tramite un ponte, venneeretta per fortificare l’altura di Castelseprio e pro-babilmente fin dal principio abbracciava il versanteorientale discendendo fino al fondovalle dell’Olona,dove è conservata l’imponente torre di Torba, chepermetteva di dominare l’area. Il sistema difensivo, con tratti di mura dotati dicontrafforti e arcate atte a reggere il camminamentodi ronda o alleggeriti da nicchioni, appare di parti-colare qualità e provvisto di caratteri costruttivi chericonducono alle più importanti esperienze dell’ar-chitettura fortificatoria del V-VI secolo in area me-diterranea, segno di una committenza ufficiale edell’importanza assunta dal centro.Nell’area interna alle fortificazioni, indagata soloper una piccola parte, si sviluppava un insediamentocon caratteri urbani il cui nucleo monumentale eracostituito dal complesso basilicale di San Giovanni,con battistero e attigua grande cisterna. Nei quartieriresidenziali, le poche case e strutture individuate,realizzate in muratura e legno con coperture in la-terizi, hanno restituito tracce di attività artigianali.A un’edilizia pubblica di pregio va ricondotta la co-

Prime difese in altura La nascita del castrum

1-3. Materiale epigrafico di età romana reimpiegatonelle strutture di epoca successiva.4. Rilievo con bottega di marmista da Ostia; etàromana imperiale.5. Attrezzi di epoca romana per la lavorazione dipietra e marmo.

1. Raffigurazione di una linea fortificata lungo unacatena montuosa e di una città difesa da mura nellaNotitia Dignitatum utriusque imperi, opera redattatra IV e V secolo; copia del XVI secolo; BibliotecaComunale Passerini Landi, Piacenza.2. Ricostruzione tridimensionale del pianalto conle prime torri di difesa di epoca tardoantica.3. Una delle torri, probabilmente tardoromana, al-l’interno della cinta muraria.4. Follis emesso da Massenzio; bronzo; 307-309/310;da Castelseprio.

Page 9: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

16

siddetta casaforte, un grande edificio presso l’areameridionale del pianalto, verosimile sede dell’autoritàdel castrum. La presenza di personaggi di un certorilievo e di una stratificazione sociale degli abitantiè testimoniata dalle sepolture emerse presso gli edificidi culto.Il castrum ebbe grande sviluppo in età longobardaprima e carolingia poi.

9. Affreschi dall’area del castrum

È qui raccolta una selezione dei quasi quattromilaframmenti di intonaco dipinto provenienti dall’areaarcheologica di Castelseprio, recentemente censitie sottoposti a pulitura e in qualche caso a restauroe ricomposizione; a essi si aggiunge un frammentodi muratura a profilo curvilineo con intonaco di-

pinto, resto probabile di un semicatino absidale,forse dell’XI secolo. A parte un piccolo nucleo pro-veniente dagli scavi del 2007 nell’area del San Gio-vanni, i pezzi risultano per la maggior parte di incertaprovenienza, ma comunque riferibili con tutta pro-babilità agli edifici di culto dell’area del castrum. Il grande numero di frammenti è raggruppabile ininsiemi solo parzialmente definibili tipologicamentee cronologicamente, a causa della mancanza di datisui contesti di provenienza. I gruppi si distribuisconoin un arco cronologico piuttosto ampio.I pezzi di più precoce datazione si collocano intornoalla metà dell’XI secolo e sono certamente riferibilialla decorazione di un edificio ecclesiastico (resti dipanneggi, un frammento con un rotulo e lacerti di

17

una testa aureolata). Di simile datazione sono fram-menti di incorniciature e di decorazioni a tappezzeria,tra cui spicca una notevole variante del motivo or-namentale cosiddetto “a pelte” alternate cromatica-mente. Nel frammento qui ricostruito le pelte sonoapplicate a una superficie curvilinea, con ogni pro-babilità pertinente a un’apertura o meglio a un breveandito di accesso o a un corridoio di passaggio.A epoca più tarda (XIV-XV secolo) si riferisconoinvece rari frammenti di incorniciature imitantiminute tarsie marmoree; in un caso si conservanoresti di almeno due iscrizioni dipinte. Databile al pieno Cinquecento è infine un gruppoconsistente di frammenti con imitazioni pittorichedi incrostazioni marmoree, resti di finte lesene inocra gialla, con una parte di capitello a foglie, ecornici con motivi “a cani correnti” o a trafori incolore rosso/paonazzo, riferibili a profilature disguanci di finestre o di porte, a testimonianza deldiscreto livello qualitativo degli edifici ancora in etàtarda, riconducibile a committenze di rango forsenell’ambito del capitolo dei Canonici di San Gio-vanni. La consistenza dell’insieme di frammenti se-gnala la vitalità artistica del centro di Castelseprioprima e dopo la distruzione ordinata nel 1287 dal-l’arcivescovo milanese Ottone Visconti, a seguitodella quale solo gli edifici di culto vennero preservatie mantenuti in uso fino a epoca relativamente re-cente.

10. Gli edifici di culto

Il principale nucleo monumentale del castrum è co-stituito dal complesso di San Giovanni, con battisteroe attigua cisterna, eretto tra V e VI secolo e utilizzato,con varie trasformazioni, fino all’età moderna. Labasilica, ad aula rettangolare, fin dalle origini eraprobabilmente divisa in tre navate, alle quali corri-spondevano tre ingressi, il centrale preceduto da unportichetto. A Oriente l’edificio si concludeva conun’abside poligonale. A nord-est della chiesa si trovail battistero ottagonale, con piccola abside orientatae fonte battesimale ottagono a immersione, in seguitosostituito da un secondo fonte. Nella basilica, rin-

novata in età altomedievale con la costruzione diuna grande abside semicircolare, tuttora conservata,furono sepolti personaggi influenti, sia nell’abside,dove sono emerse tombe in muratura, sia presso lafacciata, dove la tomba di un cavaliere longobardofu realizzata nel tamponamento dell’ingresso set-tentrionale. Sempre nello spessore delle murature,nei secoli successivi, vennero ricavate sepolture pri-vilegiate, una destinata a un cavaliere (XIV secolo).Tra XI e XII secolo a sud venne aggiunta un’absidiola,nei suoi pressi la torre campanaria.Ancora sul pianalto all’XI secolo si data la chiesa di

Gli affreschi Gli edifici di culto

1. Ricostruzione tridimensionale della cinta murariadi Castelseprio.2-3. Ricostruzioni tridimensionali della torre di Torba.4. Ricostruzione tridimensionale della quinta torredella cinta del castrum.

1. Ricostruzione tridimensionale della piccola voltaornata “a pelte”; metà dell’XI secolo.2. Profeta; affresco; XI secolo; Santi Pietro e Paolo,Agliate (Milano).3. Particolare di Angelo con rotulo; affresco; XIIsecolo; San Michele, Gornate Superiore (Varese).

1-3. Ricostruzioni tridimensionali della basilica diSan Giovanni Evangelista e del battistero nel V-VIsecolo, in età altomedievale e nell’XI-XII secolo.4. Ricostruzione tridimensionale della chiesa di SanPaolo.5. Ricostruzione tridimensionale della basilica diSanta Maria di Torba.6. Ricostruzione tridimensionale della basilica diSanta Maria foris portas.

Page 10: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

18

San Paolo, a pianta centrale, esagonale, con absidea est. Al piano terreno aveva un deambulatorio convolte rette da sei colonne a sostegno di un piano su-periore. Era coperta da tiburio.La chiesa, ad aula unica con abside rettangolare, delConventino di San Giovanni si aggiunse agli edificidi culto del pianalto.Nell’altomedioevo fu costruita la chiesa di SantaMaria a Torba, in origine probabilmente ad aulaunica con cripta ad ambulacro. L’attuale edificio,coperto a capriate, risale all’XI secolo, a eccezionedella parte absidale che si ascrive al XIII secolo. TraVIII e IX secolo la torre delle mura venne inglobatanel monastero femminile, fu trasformata in cimiteroprivilegiato e in oratorio per le religiose e decoratacon cicli pittorici di notevole interesse artistico.All’esterno del castrum, dove si sviluppò un vastoborgo, fu costruita la chiesa di Santa Maria forisportas, un piccolo edificio a pianta tricora precedutoda un atrio, per alcuni studiosi eretto tra VI e VIIsecolo, per altri tra VIII e forse IX secolo. SantaMaria costituisce il gioiello di Castelseprio, perl’abside orientale ricoperta da un ciclo di affreschi,dedicati a natività e infanzia di Cristo e ispirati avangeli apocrifi di tradizione orientale.

11. L’arredo liturgico

Le chiese di Castelseprio avevano pavimentazioniin opus sectile con lastrine esagonali, quadrangolarie triangolari bianche e nere (battistero, alcune partidi San Giovanni Evangelista, Santa Maria forisportas). Delimitazioni absidali sono in Santa Mariaforis portas, nel battistero, in San Giovanni, dove lanavata centrale conserva la fondazione di una re-cinzione rettangolare sopraelevata, che delimitavail presbiterio e l’area dell’altare. Tali strutture sono comuni nelle chiese paleocristianee solitamente sostengono lastre in pietra decorate(plutei) collegate da pilastrini. Alla recinzione diSan Giovanni viene riferita la lastra con croci inciseentro arcatelle, datata tra fine del VI e inizi del VIIsecolo (conservata al Museo di Gallarate). Tra tarda età longobarda e inizi dell’età carolingia

la chiesa ebbe forse una nuova recinzione presbite-riale, composta da una pergola sostenuta da co-lonnine con capitelli (un esemplare si conserva soloin parte). Alcuni frammenti di colonnine rinvenutinel castrum potrebbero appartenere a simili arrediliturgici, oppure essere stati sostegni per l’altare.Ad aperture a bifora sono probabilmente ricondu-cibili due capitelli a stampella (romanici), recuperatinel castrum.Gli edifici di culto erano illuminati da lampade aolio in vetro, sorrette da lampadari metallici, e da

19

finestre chiuse con lastre di vetro tenute da barrettedi piombo, come attestano i numerosi frammentirinvenuti presso gli edifici religiosi.

12. Immagini per meditare su Passione e Resurre-zione di Cristo

Affreschi di grande interesse iconografico sono ancoraoggi visibili nel sottarco, sulla volta e sulla paretedi fondo dell’abside della chiesa del Conventino diSan Giovanni. Sotto alla scena centrale l’artista hadipinto l’iscrizione EN PRO TE QUANTA PASSUSSUM AC [...] (Ecco quanto ho sofferto per te...) ela firma FRANCE DE GATTINARIA PINGEBAT. Sotto l’arco di accesso alla cappella sono le figureormai poco visibili di Santi, con al centro il mono-gramma di Gesù (I H S), simbolo di San Bernardino,il predicatore francescano vissuto nella prima metàdel Quattrocento. La volta è ornata da quattro oculicon i Dottori della Chiesa, i Santi Agostino [1], Ge-rolamo [2], Gregorio Magno [3] e Ambrogio [4],quest’ultimo non più leggibile.La parete di fondo mostra al centro la figura di GesùCristo [5] risorto, con le stigmate e la ferita del co-stato, affiancato dalla Vergine [6] e da San GiovanniEvangelista [7]. Le tre sacre figure, composte in unasorta di trittico, hanno alle spalle una parete dipinta,candida, adornata da una sorta di velo ora poco leg-gibile e da due pilastri ai lati della parte centrale.Tutta la composizione poggia su una cornice a men-soloni. Dietro al Cristo, è la Croce [8] ormai vuota,simbolo di morte e di Resurrezione, affiancata inalto da due gruppi di Angeli in adorazione [9]. Mettendo in scena Gesù, Giovanni Evangelista eMaria, il pittore porta agli occhi dei fedeli la passionee morte di Cristo e l’annuncio della sua Resurrezione,tema spesso al centro della predicazione dei fratifrancescani cui apparteneva il convento. Probabil-mente su indicazione dei religiosi committenti sisono scelti alcuni accorgimenti per comunicare aifedeli il complesso messaggio religioso, qui offertoin una specie di “riassunto iconografico” destinatoa evocare una serie di scene e immagini. Infatti ilCristo è affiancato, in modo piuttosto inconsueto,

dalle due figure presenti nelle scene di Crocefissione.Maria e Giovanni, mostrando il luminoso corpo delrisorto, si offrono come tramite tra i fedeli e il Cristovincitore della morte, ruolo che svolgono anchenelle Lamentationes e nelle Laudi composte a partiredal XII secolo, testi di devozione apprezzati dal-l’ordine francescano. La funzione di invito alla me-ditazione e alla preghiera è confermata dall’iscrizionedipinta sotto agli affreschi.

13. Francesco da Gattinara, un pittore piemontesea Castelseprio

Il ciclo affrescato, con la firma ben leggibile di Fran-cesco da Gattinara, costituisce la sola testimonianzain territorio lombardo dell’attività dell’artista. Questiappartiene a quella scuola pittorica vercellese pro-fondamente influenzata dall’arte innovativa di Gau-denzio Ferrari, giunto a Vercelli alla fine degli anniVenti del Cinquecento. L’autore degli affreschi se-priesi è un pittore ritenuto “minore” da critici estorici dell’arte, ben riconoscibile per le sue figurestatiche e corpose, le mani molto grandi, i volti ca-ratterizzati da lineamenti forti, irregolari, talvoltasgraziati. Negli ultimi anni attorno al nome di Fran-

L’arredo liturgico Francesco da Gattinara

1. Ricostruzione tridimensionale dell’interno dellabasilica di San Giovanni Evangelista.2. Lastra con croci incise entro arcatelle, forse partedella recinzione presbiteriale della basilica di SanGiovanni Evangelista; marmo; fine del VI-inizi delVII secolo; Museo Gallaratese di Storia ed Arte,Gallarate (Varese).3. Capitellino di pergola; marmo; seconda metàdell’VIII-inizi del IX secolo; da Castelseprio.4. Disegno ricostruttivo di un lampadario metallicocon lampade in vetro da Beirut; V-VI secolo.

Page 11: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

20

cesco Cugiano da Gattinara si è riunito un piccolocatalogo, formato da affreschi e tavole, tutte dili-gentemente firmate dall’artista, il quale tuttaviaindica provenienze differenti. La prima opera di luiconosciuta reca infatti la semplice iscrizioneFrancis(cus) de Qugiano pinsit e la data 1532. È unaffresco con Madonna e Bambino nella chiesa diSanta Maria di Naula a Piane Sesia. Una decinad’anni più tardi il nostro pittore firma col nome di

Francesco da Gattinara una tavola raffigurante laMadonna delle Grazie conservata nella parrocchialedi Tavigliano (Vercelli) e datata 1542. Il nome del-l’autore torna quindi in un’opera a quattro mani,elemento questo interessante per inserire l’attivitàartistica del Cugiano nell’ambito della bottega ver-cellese dei Giovenone. Infatti la tavola col Martiriodi Sant’Agata conservata nella chiesa dei SantiQuirico e Giulitta a Trivero (Vercelli) è corredatadella seguente iscrizione Franciscus de Gatinarie etJo. Baptista de Juvenonis vercellensis hoc pinxerunt insocietate e della data 1546. Considerando che intornoal 1544 il Cugiano deve essersi trasferito a Chieri,come risulta dagli studi degli storici locali e dallasua firma su un ciclo di affreschi profani sulla facciatadella casa delle Meridiane a Carmagnola, datati1557, sembra verosimile che gli affreschi di Castel-seprio siano da collocare entro il 1544. Fino ad oggisconosciuti a tutti gli storici dell’arte che si sonofinora occupati di Francesco Cugiano, alias Francescoda Gattinara, alias Francesco da Chieri, gli affreschidel conventino costituiscono un interessante tasselloper la ricostruzione del catalogo del pittore, aprendoun inedito capitolo nella storia dell’arte piemontesee lombarda e nei reciproci legami.

14. La nobiltà longobarda

A Castelseprio la presenza di un’aristocrazia è atte-stata da fonti scritte e archeologiche; la cultura lon-gobarda (569-774) emerge dai rituali funerari e daglioggetti d’abbigliamento e di corredo. È evidentel’assimilazione, da parte dell’aristocrazia locale e deifunzionari regi che operavano sul territorio, dellatradizione romano-cristiana, considerata anche lavicinanza alla capitale Pavia e alle città di Milano edi Como, favorita da una efficiente viabilità.Al secondo quarto del VII secolo è da attribuire lasepoltura rinvenuta in un muro della facciata dellabasilica di San Giovanni Evangelista. Il defunto èsepolto con gli oggetti simbolo del suo stato sociale:spada, lancia, elementi metallici della cintura reg-giarmi, speroni in ferro decorato a intarsi ageminati,che ne qualificano l’appartenenza alla cavalleria,

21

corpo scelto dell’esercito. È membro dell’aristocrazia anche Wideramn, che iparenti scelgono di ricordare con un’epigrafe fune-raria in marmo secondo il costume romano-bi-zantino.Le tombe con coperture in pietra decorate a crociastili di diversa struttura formale, poste esternamenteall’abside della chiesa di San Giovanni e presso imuri perimetrali di Santa Maria foris portas, con-fermano la frequentazione di Castelseprio e del suoborgo da parte di personalità legate alla corte lon-gobarda prima e al potere imperiale franco poi, maparlano anche della presenza di un clero radicatonella pratica del culto pubblico e integrato nelle ge-rarchie ecclesiali già da età paleocristiana.A fianco dei Longobardi viveva la popolazione localedi cultura romana; appartengono al costume fem-minile bracciali, anelli da dito e spilloni in bronzoutilizzati per trattenere l’acconciatura o per chiuderele vesti o il mantello. È finora rara la ceramica ditradizione longobarda e sono pochi gli utensili d’usodomestico e rurale.I manufatti di pregio sono attinti al patrimonio diforme romano-bizantino, come il tremisse aureo di

probabile imitazione (rinvenuto nel pozzo presso latorre adiacente alla basilica di San Giovanni), i caliciin vetro, le fasce di broccato d’abito forse di età ca-rolingia, decorate con fili d’oro intessuti a motiviornamentali geometrici (rombi), secondo il costumedell’aristocrazia.

Francesco da Gattinara La nobiltà longobarda

1. Lastre di copertura di tombe longobarde nell’areadella basilica di San Giovanni Evangelista.2. Anello sigillo di un personaggio di rango; oro;metà del VII secolo; dalla necropoli di Trezzo sull’Adda(Milano); Civico Museo Archeologico, Milano.3. Lamina di Agilulfo (590-612); bronzo sbalzato edorato; fine del VI-inizi del VII secolo; dalla Val diNievole; Museo Nazionale del Bargello, Firenze.4. Elemento di sperone con relativo disegno rico-struttivo; ferro ageminato; metà del VII secolo; dallasepoltura del cavaliere di San Giovanni, Castelseprio.5. Punta di lancia; ferro; metà del VII secolo; dallasepoltura del cavaliere di San Giovanni, Castelseprio.6. Fili lamellari da broccato per decorazione d’abitocon disegni ricostruttivi di trame intessute; oro; VI-VIII secolo; da una sepoltura nobiliare del cimiterodi Santa Maria foris portas, Castelseprio.

1. Francesco da Gattinara, Madonna delle Grazie;tempera su tavola; 1542; San Carlo Borromeo, Ta-vigliano (Biella).2. Francesco da Chieri, Figure allegoriche, particolare;affresco; 1557; facciata della casa delle Meridiane,Carmagnola (Torino).

Page 12: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

22

15. Tombe privilegiate con coperture crucifere

A Castelseprio sono documentate numerose lastredecorate con croci astili a rilievo, utilizzate comecoperture sepolcrali e distribuite principalmente al-l’esterno dell’abside di San Giovanni Evangelista.Le forme dei bracci delle croci e dell’asta mostranoun discreto numero di varianti che riflette la presenzasul territorio di lapicidi di diversa formazione e at-tribuzioni cronologiche differenziate (secoli VI-IX). Alle croci ad asta semplice rettilinea, più diffuse, siaffiancano croci con terminazione inferiore a trebracci. Coperture di questo tipo sono marcatamente

diffuse nel territorio della Giudicaria del Seprio (peresempio a Castelnovate e ad Arsago Seprio) a segnareprevalentemente centri abitati di tradizione romanae città-castello caratterizzati da un’organizzazionedel clero rurale piuttosto antica (V secolo). Il confronto con altre aree dell’Italia settentrionale(Liguria, Trentino, Bresciano) e transalpine (confineimperiale Reno/Danubio, Val d’Isère, Poitiers, Metz)conferma la distribuzione di queste coperture incentri abitati e castelli con edifici sacri di tradizionepaleocristiana, sedi di centri ecclesiali già inquadratinelle gerarchie ecclesiastiche dei secoli IV e V. Lecoperture segnate dalla croce hanno, come è ovvio,

23

una grande continuità e datazioni di lungo periodo:nel caso di Castelseprio alcune sono da datarsi, permotivi formali, al VI-VII secolo, altre a età carolingiae successiva.

16. Vita quotidiana e produzione artigianale nelcastrum

Nel castrum si svolgevano attività artigianali alcunedelle quali limitate e finalizzate alle esigenze dei suoiabitanti. La lavorazione dei metalli è documentatadal rinvenimento di crogioli, ugelli e scorie in ferronelle strutture edilizie più antiche (secoli VI-VIII),situate nell’area centrale del castrum, scavata neglianni Sessanta e Settanta del secolo scorso (scavi po-lacchi, 1962-1963, Brogiolo e Lusuardi, 1977-1978),nell’edificio altomedievale posto quasi al centro delpianoro, emerso nel corso delle indagini condottenel 1970 (scavi Piccoli), e nell’edificio VI, riportatoalla luce nel 1988 (scavi Brogiolo). L’insieme deglistrumenti individua un’industria dei metalli chelavora rame, bronzo, piombo e opera in tutte le fasidella produzione del ferro.Un piccolo nucleo di fusaiole, cui si aggiunge unpeso da telaio, attesta la pratica della filatura e di

probabile attività di tessitura, eseguita dalla com-ponente femminile della comunità. Il naturale svol-gimento di attività domestiche e quotidiane è do-cumentato da una discreta presenza di coltellini inferro pluriuso (da cucina, per scortecciatura e pulituradi radici e altri vegetali), mentre i lavori agricoli ve-nivano probabilmente condotti con utensili in legno,perché finora gli unici strumenti in ferro recuperatisono un bidente e una vanga, rinvenuta presso lemura di Torba nel 1968-1969 (scavi Rotondi SecchiTarugi). È inoltre probabile che la produzione direcipienti in pietra ollare avvenisse in aree poco di-stanti.In età tardoantica testimoniano l’importazione diprodotti diffusi a largo raggio frammenti di piattiin ceramica sigillata e di un’anfora tardoafricana.

Tombe privilegiate Vita quotidiana e produzione artigianale

1. Copertura di sepoltura decorata da croce a bas-sorilievo; VI-VII secolo; dall’abside di San GiovanniEvangelista a Castelseprio.2. Copertura di sepoltura decorata da croce a bas-sorilievo; VI-VII secolo; da Sant’Eusebio, CastelNovate.3. Copertura di sepoltura decorata da croce a bas-sorilievo; VI-VII secolo; da Arsago Seprio.4. Copertura di sepoltura decorata da croce a bas-sorilievo; VI-VII secolo; da Castelseprio (qui

esposta).5. Copertura di sepoltura decorata da croce a bas-sorilievo; VI-VII secolo; da San Giovanni a Castel-seprio, scavi Corbellini del 1846.6. Coperture crucifere di VI-VII secolo da Sant’Eu-sebio a Perti (a), Mezzacorona (b), San Cassiano,Padenghe sul Garda (d); tegolo laterizio con crocedi V secolo da Taormina (c).7. Tipologie di coperture crucifere transalpine; VI-VII secolo.

1. Disegno ricostruttivo della lavorazione della pietraollare al tornio idraulico.2. Disegno ricostruttivo di un forno per la lavora-zione dei metalli.3-4. Ugelli; terracotta; VI-VIII secolo; da Castel-seprio.5. Donna che fila e uomo con zappa; miniatura; XIVsecolo.

Page 13: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

24

Per l’età altomedievale la circolazione di idee, uominie merci è documentata da manufatti e motivi de-corativi: agli elementi dell’abbigliamento e del co-stume aristocratico, come le vesti decorate da balzedi broccato a fili d’oro di tradizione o di produzionebizantina, rinvenute in una tomba a lastre litichedel cimitero di Santa Maria foris portas, si aggiungelo stile decorativo a intrecci di animali fantastici cheornano gli speroni deposti nella sepoltura di cavalierericavata nel muro di controfacciata della basilica diSan Giovanni Evangelista; significative sono anchela presenza di calicetti in vetro e la diffusione di co-perture funerarie scolpite. Se ne deduce una buonaintegrazione di Castelseprio nel circuito culturalee di stili di vita del Regno longobardo.

17. Dopo la fine del castrum

Importante testimonianza della continuità di vitasul pianalto dopo la distruzione del castrum nel 1287è l’edificio VI, riportato alla luce nel 1988. Sorsenel XIV secolo presso il fianco settentrionale dellabasilica di San Giovanni Evangelista, di fronte allacasa dei Canonici. Era abbastanza ampio (m 18x10)

e si distribuiva su due piani, con tre ambienti alpiano terra. Il vano settentrionale conserva la sogliain serizzo con i cardini in ferro infissi nello stipite.I materiali e la tecnica edilizia sono piuttosto poveri,come rivelato dai pavimenti del piano terra realizzati

25

per lo più in battuto d’argilla su vespai di ciottoli;la struttura poco curata dei focolari rinvenuti neidiversi ambienti indica un loro utilizzo occasionaleconnesso al complesso basilicale e della canonica.In base agli utensili rinvenuti, adatti ad attività difalegname, calzolaio, sellaio, si può dire che l’edificioera adibito ad attività artigianali di servizio ai ca-nonici, che, secondo le fonti scritte, ammontavanonel 1398 a dodici individui, mentre nel 1564 bendiciassette ecclesiastici svolgevano le funzioni diculto e liturgiche.Per l’età successiva al 1287, qualificano il ruoloancora importante del complesso basilicale numerosiresti di apparati decorativi dipinti e le sepolture adarcosolio, interne alla chiesa e ricavate nei muri pe-rimetrali; una di queste tombe conteneva una coppiadi speroni datati al XIV secolo. Numerose punte difreccia di forma e dimensione variabile documentanoil ruolo militare del castello (o l’attività di caccia),mentre elementi di connessione e utensili in metallosono da riferire all’edilizia abitativa, a tramezzi interniagli ambienti, a porte e alle più diverse funzioni.Frammenti di ceramiche datate dal XIV secolo inavanti e di bicchieri tardomedievali provengono dal-l’area della chiesa e del convento di San Giovanni.In età rinascimentale è ancora testimoniata a Ca-stelseprio una discreta attività artistica: tra la finedel Quattrocento e la metà del Cinquecento si col-locano infatti i resti di affresco rinvenuti nella casadei Canonici, la Madonna del latte ora dispersa el’Adorazione del Bambino staccata e conservata aCarnago (San Martino), entrambe in origine affre-scate nell’abside centrale di Santa Maria foris portas,e l’affresco con il Cristo risorto ancora oggi nel mo-nastero di San Giovanni.

18. La vita e le vicende di Castelseprio attraversole monete

Le monete di V-VI secoloLe monetine di bronzo rinvenute nel castrum testi-moniano la modesta attività locale di scambio nelV-VI secolo. In pessimo stato di conservazione, conlabili tracce delle raffigurazioni, pesano tra 0,32 e

0,50 grammi, sono coniate o fuse e potrebbero essereil prodotto di una zecca irregolare. Questa mone-tazione minima riflette il genere di attività economicadel sito.Tra le monete di VI secolo spicca per importanza,sia cronologica sia simbolica, il tremisse aureo anome di Giustiniano (527-565) rinvenuto nel pozzodi drenaggio scavato presso l’abside di San GiovanniEvangelista. È una moneta di valore che gli studiosihanno ritenuto appartenere a produzione “barba-rizzata”, non perfettamente uniforme rispetto ai tre-missi delle zecche bizantine d’Italia. Potrebbe, quindi,essere un’imitazione eseguita dai Longobardi nellafase insediativa in Pannonia (odierna Ungheria).Resta in ogni modo l’unica moneta d’oro rinvenutaa Castelseprio che indichi la presenza, o la circola-zione, di personalità che ricoprivano cariche di pre-stigio (un dux?, un comes?) nell’ambito del castrum,forse coinvolte in transazioni economiche e scambiad alto livello sociale. Il ritrovamento del tremisseè particolarmente importante anche dal punto divista cronologico, perché documenta che la costru-zione del pozzo era stata realizzata in precedenza epermette di datare agli ultimi anni del VI secolo glioggetti che vi sono stati scaricati.

Le monete medievali precedenti il 1287Risalgono all’epoca del Barbarossa le più antichemonete medievali, tre denari terzoli scodellati ri-trovati nel 1958. Sono esemplari della monetazionea nome di un imperatore Enrico, emessi da Milano,nonostante il divieto imperiale, fino all’anno dellasua distruzione (1162) e dal 1167 a fine secolo, ossiadal rientro in città degli esuli e con il formale rico-noscimento dell’imperatore e l’autonomia di fattodella città.L’epoca successiva è documentata da un denaropiano per Bergamo, emesso a nome di Federico II(1218-1250), che uno studio recente riconosce comeemissione postuma e attribuisce agli anni 1282-1290. Questa moneta sembra la più vicina crono-logicamente al 1287, data di distruzione di Castel-seprio. Tra le monete precedenti il 1287 rientranoanche un grosso d’argento di Milano di Enrico VI,

Dopo la fine del castrum Le monete

1. Planimetria dell’edificio VI nel castrum di Castel-seprio.2. Chiave con asta rettilinea e ingegno dentato; ferroforgiato a martellatura; XIV secolo; dall’edificio VInel castrum.3. Punte di freccia; ferro; età medievale; da Castel-seprio.4. Martelletto; ferro forgiato a martellatura; XIVsecolo; dall’edificio VI nel castrum.5. Sperone con pungolo a stella e relativo disegno ri-costruttivo; ferro; XIV secolo; dalla sepoltura n. 23all’interno della basilica di San Giovanni Evangelista.6. Particolare di cavaliere con speroni da San Giorgioe il drago, attribuito a Paolo Uccello; 1440 circa;Musée Jacquemart-André, Parigi.7. Adorazione del Bambino; affresco; fine del XVsecolo; San Martino, Carnago (Varese).

Page 14: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

26

figlio del Barbarossa, emesso nella prima metà delXIII secolo, e un obolo di Cremona con le stelle,testimonianza concreta della convenzione monetariadel 1254 tra Bergamo, Brescia, Pavia, Tortona,Cremona, Piacenza e Parma.

Le monete medievali successive al 1287Le monete viscontee sono segni di frequentazionedel luogo nel corso del XIV secolo. La più antica èun denaro d’argento di Azzone Visconti (1329-1339) coniato nella zecca di Como, di cui fu signoredal 1335. Azzone fu il primo Visconti ad apporredapprima le sigle (1329) e poi il proprio nome ecasato sulle monete, segnando ufficialmente il pas-saggio dal Comune alla Signoria. L’esemplare diCastelseprio arricchisce la già significativa docu-mentazione lombarda delle sue emissioni per Como.Di altre monete viscontee abbiamo invece solo no-tizia.

Le monete del XVI secoloDa una tomba di Torba proviene una trillina (monetain mistura del valore di 3 denari) milanese di Fran-

cesco I di Angoulême, re di Francia e duca di Milanodal 1515 al 1522, insieme ad altre due con labilitracce delle raffigurazioni (fine del XV-inizi del XVIsecolo), coniate forse ancora sotto gli Sforza.

Le monete moderneLa continuazione del culto mariano a Santa Mariaforis portas, ancora funzionante nel 1912, divenutalazzaretto e sconsacrata nel 1933, ha lasciato nelterreno quattro monete, che insieme ad altre due,trovate l’una nel castrum nel 1962 e l’altra a GornateOlona nel 1984, portano a sei il gruppo delle monetemoderne recuperato nell’area di Castelseprio. Nel

27

primo gruppo si riconoscono due monete perl’Impero austriaco, un kreuzer di Maria Teresad’Asburgo (1740-1780) del 1762 e un 5/10 (mezzosoldo) di Francesco Giuseppe I d’Asburgo Lorena(1848-1916) coniato nel 1858 alla vigilia della Se-conda Guerra d’Indipendenza, e due monete per ilRegno d’Italia, un centesimo di Umberto I (1878-1900) del 1893 e un 20 centesimi di Vittorio Ema-nuele III (1900-1946) del 1918, ultimo anno dellaGrande Guerra. Le altre due monete sono un 10centesimi di Vittorio Emanuele II (per l’Italia 1861-1878) di zecca incerta e un pezzo da 10 centesimidi Vittorio Emanuele III con data 1940/XVIII (erafascista), coniato nell’anno stesso in cui l’Italia entravanella Seconda Guerra Mondiale.Le monete, tutte di rame, costituiscono il circolanteminuto, come le monete delle epoche precedenti.

19. Scavi al Conventino di San Giovanni: le cera-miche bassomedievali e rinascimentali

Negli scavi che hanno interessato il complesso delConventino di San Giovanni è stata riscontrata unadiscontinuità temporale, poiché da livelli con fon-dazioni di preesistenti edifici tardoantichi-altome-dievali si passa alle fasi tardo e postmedievali delmonastero. La storia di questo è poco conosciuta,essendo documentato solamente che, dopo esserestato convento dei Francescani di Gallarate, agliinizi del Seicento ospitava solo un frate ascensionistacon un novizio.Le ceramiche rinvenute sono poco probanti per pre-cisare la cronologia della fondazione, comprendendosoltanto qualche sporadico frammento dei tipi graffitiquattrocenteschi, oltretutto rinvenuto in depositipiù recenti, mentre la quasi totalità è databile allametà e seconda metà del XVI secolo e risulta colle-gabile alla fase di ampliamento della chiesa versoovest.I reperti del Conventino infatti forniscono un quadrodelle ceramiche usate dai Francescani nel Cinque-cento. Con l’eccezione di una pentola a paiolo e diun microvasetto probabilmente per unguenti, sem-plicemente invetriati, si tratta di stoviglie da tavola

Le monete Le ceramiche bassomedievali e rinascimentali

1. Tremisse in oro a nome di Giustiniano (527-565d.C.); zecca ignota (680 circa?); da un pozzo di dre-naggio presso l’abside di San Giovanni; D. Testadiademata, paludamentum a destra; R. Vittoria conglobo crucigero e nel campo a destra stella. LegendaD. DM Iustinianus PP AC R. Victoria Augustorum.2. Interno di zecca; disegno di scuola italiana; XVIsecolo; Herzog Anton Ulrich-Museum, Braun-schweig.

1. Ciotola ingobbiata dipinta, con rosetta centralee lobi con fiammelle, e relativo disegno; manifatturalombarda; seconda metà del XVI secolo.2. Vaschetta di saliera ingobbiata dipinta, con S cen-trale e corona di fiammelle, e relativo disegno; ma-nifattura lombarda; seconda metà del XVI secolo.3. Scodella in ceramica graffita policroma, con stellacentrale e fascia a girandola; manifattura lombarda;seconda metà del XVI secolo.4. Scodella in ceramica graffita monocroma bruna,con motivo centrale a quattro lobi; manifattura lom-barda; seconda metà del XVI secolo.5. Piatto in ceramica graffita policroma, con corollacontenente petali e frutti; manifattura lombarda;seconda metà del XVI secolo.6. Cerchia di Melozzo da Forlì; credenza con esibi-zione di doni di nozze; affresco; seconda metà delXV secolo; Palazzo Altemps, Roma.

Page 15: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

28

ingobbiate di varie tipologie: graffite a punta o astecca monocrome brune o policrome, semplici in-gobbiate brune e ingobbiate con decorazione dipintadel tipo imitante le maioliche. Quest’ultimo tipo,che comprende un raro esemplare di saliera, costi-tuisce le stoviglie più fini, probabilmente importatedalla Lombardia meridionale. Le graffite sono diqualità inferiore, a parte una tazza baccellata brunadecorata su tutte le superfici, e in gran parte do-vevano provenire da manifatture vicine. L’abbon-danza di recipienti bruni è tipica delle comunitàmonastiche lombarde dell’epoca.

20. I tremissi longobardi

I tremissi aurei stellati emessi da Desiderio (756-774) negli ultimi anni di Regno si distinguono dallamonetazione corrente per la stella battuta sul dirittoe per il titolo di Flavia che accompagna il nomedella località. Sono state molte e varie le interpre-tazioni del significato di queste particolari monete,che caratterizzano città e castelli posti lungo tracciativiari strategici per la difesa e i commerci (Lucca,Milano, Castelnovate, Pisa, Piacenza, Pombia eTreviso). Il titolo di Flavia fa riferimento al sovranoe le città insignite di questo nome sarebbero, quindi,regie e dotate di privilegi connessi forse al dirittodi zecca, o alla presenza di una zecca sul posto: inogni modo si tratta di città protette dal re perchésedi di truppe, la cui fedeltà era importante per ladifesa del Regno. Un dato è certo: queste città sonounificate dallo stesso forte legame con il potere so-vrano.Le varianti epigrafiche dei nomi delle città sonomolte, probabilmente dipendono dal monetiere; nelcaso di Seprio, il nome è scritto nelle versioniSEBRIO, SIBRIO, SEBRIOC, SEBRIOI, SE-BRIOPV, SEBRIOS, SEBRIOT.La tecnica di conio è la scodellatura per battituradella lamina in oro.Le dimensioni sono variabili.Quasi tutte le monete relative a Seprio provengonodal tesoro di Mezzomerico, presso il castello diPombia, sulla sponda piemontese del Ticino.

I tremissi esposti sono copie, eseguite dallo StudioDanesi di Roma. Gli originali si conservano al CivicoMuseo Archeologico di Milano.

Sopra la riproduzione di un esempio di tremisse diCastelseprio.

D/ + FLAVIA SEBRIOStella a sei raggi, in cerchio, accantonata da seitrattini o fogliette.R/ + D N DESIDERIUS RX (ND RX in nesso)Croce potenziata.

21. L’iscrizione funeraria di Wideramn

MarmoPrima metà del VII secoloMilano, Castello Sforzesco, Museo d’Arte Antica(n. inv. 285)Ricomposta da più frammenti (cm 49x22,5)

Hic requiescet in paceb(onae) m(emoriae) Wideramn, qui vixet in hoc saecolo annos p(lus) m(inus) XXVIIId(epositus) VIII Id(us) septem(bris) indictione Xfeliciter

29

Qui riposain paceper buona memoria Wideramn,che vissein questo secolopiù o meno 28 annie venne sepolto all’VIII giorno delle idi di Settembre,nella decima indizione.Sii felice.

L’iscrizione funeraria di Wideramn venne scopertanel 1845 nel corso di scavi condotti da AntonioCorbellini; non si è però in grado di dire con certezzase provenga dall’area di Santa Maria foris portas oda quella di San Giovanni. L’iscrizione si disponesolo sulla faccia anteriore ed è preceduta da tre cri-stogrammi a bracci apicati. La scelta di ricordare ildefunto con una memoria scritta su materia pregiataattesta l’appartenenza del giovane all’aristocrazia delRegno longobardo e l’assimilazione della scrittura.Cristogrammi e testo riflettono la tradizione romano-bizantina.

22. Un ambiente scoperto nella cascina-monastero

Nel 2004, quando furono effettuati lo scavo archeo-logico e il conseguente restauro della cascina-mo-nastero di San Giovanni, l’ambiente VII si presentavaprivo di copertura e con muri perimetrali solo par-

zialmente conservati. Questo ambiente, al livelloterreno e del primo piano odierni, faceva parte del-l’impianto trecentesco del monastero e va imma-ginato simile agli altri vani conservati, dotato di fi-nestre e porte contornate da fasce di intonaco biancoe coperto da una volta a crociera.Ben diversa è invece la storia dell’ambiente oggi sot-terraneo. Nascosto dalle macerie derivanti dal crollodel tetto e dei muri perimetrali, è profondo rispettoal piano attuale circa 3 metri, ampio 21 metri quadri,pavimentato in malta. I dati restituiti dallo scavo archeologico non ci con-sentono di datare questa struttura. È però possibileipotizzare che questa parte del monastero bassome-dievale, crollata nell’Ottocento, sia stata edificatasui resti dell’edificio originario, rispetto a oggi emer-gente, come provano gli accessi visibili lungo i latioccidentale e meridionale.L’accumulo di terreno avvenuto nei secoli ha mo-dificato le quote d’uso esterne al punto di trasfor-marlo in cantina, tanto che fu aperto un nuovo in-gresso al di sopra di quello antico (1) lungo il latomeridionale, ormai sommerso. La costruzione fupoi dotata di un pozzo in mattoni (2), immaltato eintonacato, ancora parzialmente conservato e ap-poggiato al perimetrale posto a Oriente.

I tremissi longobardi L’iscrizione funeraria di Wideramn

Page 16: PARCO ARCHEOLOGICO E ANTIQUARIUM CASTELSEPRIO · 2020. 7. 16. · 10. TORRI INTERNE ALLA CINTA MURARIA A pianta quadrata, con lato di circa 7,85 metri, le due torri appartengono secondo

30

23. Il Conventino di San Giovanni

Da un documento del 1569 risulta che il Con-ventino, appartenente ai Francescani, da un annonon era più utilizzato. Poche altre notizie risalgonoal 1621, quando - assieme a una breve e non deltutto chiara descrizione - si danno anche resocontidi vicende contemporanee. L’edificio comprendevaun “oratorio”, di cui si erano persi l’aspetto e la de-dicazione per la costruzione di nuove strutture, eappariva inserito tra due orti.Era appartenuto ai frati francescani conventuali diGallarate, che lo avevano, forse per accorpamenti,ceduto al causidicus collegiatum Josephus Marti-gnonus, che vi aveva insediato il padre ascensionistafrancese Antonio De Melletis, con il converso Vin-cenzo, perché celebrasse messa settimanalmente nellechiese del castrum ormai abbandonate dal clero, chenon voleva più risiedervi.Sembra verosimile che il primo nucleo della struttura,costruito in area già precedentemente occupata,fosse costituito da un edificio scavato di recente(2004-2005) nell’angolo sud-orientale, con soprae-levazioni e accessi posti su piani di calpestio piùbassi degli attuali, cui si allinearono vani abitativi adue piani e la chiesa, nella tipica pianta degli ordiniriformati (XIII-XIV secolo).In un primo momento ad aula quadrata e coperturavoltata a crociera, con un’elegante abside quadrataparimenti coperta e zoccolo esterno a risega sagomatain mattoni, la chiesa venne ampliata nel XVI secolocon un vano antistante ed eccedente per misural’aula originaria, probabilmente per funzioni aggiuntealla chiesa inizialmente solo conventuale. La nuovafacciata, con portale e finestre laterali, venne nascostada un corpo di fabbrica costruito più tardi, vasto ealto quanto l’edificio preesistente, che agli inizi delNovecento appariva diviso in tre parti.Sembra verosimile che il portico accompagnassetutti e due i lati del fabbricato, crollato a metà Ot-tocento nella parte meridionale, relativa all’area dellacostruzione messa in luce da poco.Alte mura con un bel portale secentesco chiudonol’edificio sui lati restanti, mentre l’occlusione di

parte dell’imboccatura del pozzo del cortile è indiziodi una diversa precedente organizzazione degli spazi.All’inizio del Settecento il complesso denominato“sito di casa con corte”, era proprietà della Pia Casadi Santa Valeria di Milano, l’istituzione cinquecen-tesca che accoglieva donne perdute e redente. Traqueste la Monaca di Monza di manzoniana memoria.Agli inizi dell’Ottocento, a seguito delle soppressioninapoleoniche, veniva acquistato, con altri beni, dallanobile famiglia milanese Archinto, alla quale sidevono i primi scavi nel castrum.La trasformazione in cascina comportò, forse quandoil complesso apparteneva ormai agli Archinto, la ri-duzione dell’abside in oratorio, con la costruzionedi una bella muratura in tecnica tradizionale inpietra e coppi, che tamponò l’arco absidale la-sciandovi solo un piccolo varco per l’accesso dal-l’interno. Un’altra porta fu aperta sul lato meri-dionale, al quale si accedeva da pochi gradini, mentrediverse vicende subivano le finestre delle pareti la-terali.Anche se suddiviso nel Novecento tra più famigliee pienamente ruralizzato, a eccezione dell’abside, emalgrado le vicende della Seconda Guerra Mondiale,il Conventino è giunto a noi quasi integro nelle suelinee originarie. Nel 1912 fu notificato ai suoi pro-prietari come convento degli Umiliati, della presenzadei quali nel castrum e a Castelseprio non vi è peròal momento alcuna traccia.L’appartenenza ai Francescani è documentata dafonti scritte, da alcuni accorgimenti realizzati per lachiesa e dagli affreschi ancora visibili nell’abside.L’acquisizione tra i beni culturali dello Stato, per-fezionata nel 1988, ha reso possibili graduali inter-venti di manutenzione.Il progetto di restauro da poco realizzato ha perse-guito l’obiettivo di non tradire funzioni e valori pre-servati durante i secoli, specie nella parte più anticae meglio conservata dell’edificio religioso, ricondu-cendo a unitarietà gli spazi della chiesa e obbedendoin alcune parti alla necessità di rifunzionalizzazionedel complesso per la sua nuova destinazione ad An-tiquarium.

31

Il Conventino di San Giovanni Il Conventino di San Giovanni

1. Veduta del Conventino di San Giovanni, che siaffaccia sulla valle dell’Olona.2. Planimetria dell’Antiquarium.3. Ingresso al Conventino di San Giovanni in unafotografia degli anni Cinquanta del Novecento.4. L’arco absidale tamponato in una fotografia degliinizi del Novecento.