Pantheon 63 - Sharing Economy, la terza via dello scambio

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TOCATÌ I segreti del successo UNIVERSITÀ Kidsuniversity: l’ateneo dei bambini ARCHIVIO DI STATO L’intervista al direttore Roberto Mazzei copia gratuita € 2,50 Settembre 2015 Anno 8, Numero 7 www.giornalepantheon.it CONDIVIDI MIGRANTI Reportage dai campi della Macedonia mio tuo nostro SHARING ECONOMY Soluzioni e vantaggi di una nuova economia di scambio

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Economia dello scambio: questa, a grandi linee, la traduzione italiana di sharing economy. Abbiamo illustrato idee, soluzioni e vantaggi della condivisione.

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TOCATÌ I segreti del successo

UNIVERSITÀKidsuniversity:l’ateneo dei bambini

ARCHIVIO DI STATOL’intervista al direttore Roberto Mazzei

copia gratuita € 2,50 Settembre 2015 Anno 8, Numero 7

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CONDIVIDIMIGRANTIReportage dai campi della Macedonia

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SHARING

ECONOMYSoluzioni e vantaggi di una nuova economia di scambio

E D I T O R I A L E

di Matteo Scolari

Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano.

Madre Teresa di Calcutta

Dov’è finito lo spiri to solidale tanto decantato dal modello europeista e dall a nostra cul tura cristiana?

Novembre 1989, il gover-no della Germania Est, messo sotto pressione dopo settimane di di-

sordini interni e dopo ripetuti tentativi dei berlinesi della DDR di varcare il confine occidentale passando anche dall’Ungheria verso l’Austria, decide di allen-tare i presidi nella città di Berli-no e permettere nuovamente la circolazione delle persone. La sera del 9 novembre 1989 mi-gliaia di tedeschi di Berlino Est scavalcano il muro e dopo 28 anni viene cancellata, di fatto, la cortina di ferro.Fu un evento epocale, i ragazzi della mia generazione e le per-sone più grandi di me hanno ancora negli occhi e nella men-te quelle immagini di giubilo, di esultanza e di fratellanza tra le persone. Quella sera respi-rammo tutti un profondo senso di libertà. La fine della Guerra Fredda, la fine di una minaccia nucleare tra Stati Uniti e blocco sovietico che aveva tenuto col

“”fiato sospeso per quasi un tren-

tennio il mondo intero. Quella sera, quei fatti e quella gente consegnarono alla storia un messaggio che pensavamo fosse “per sempre” in un Euro-pa finalmente riunita, in un con-tinente che stava spalancando le porte alla vera o presunta democrazia europeista, in un continente che si apprestava a portare a termine proprio in quei mesi la convenzione di Du-blino e gli accordi di Shengen. Il messaggio: mai più barriere, mai più divisioni.Sensazione effimera. La disso-luzione della ex Jugoslavia ne-gli anni immediatamente suc-cessivi, le tensioni tra i Paesi ex sovietici poi, le repressioni degli anni 2000 da parte dei gover-ni nordafricani e mediorientali che hanno portato alla nasci-ta della cosiddetta primavera araba, fino ad arrivare alle più recenti contraddizioni interne agli stati dell’Europa continen-tale in termini di immigrazione e accoglienza hanno messo in crisi questo grande ideale par-torito quella notte davanti alla porta di Brandeburgo. La cortina di filo spinato ultima-ta in questi giorni in Ungheria ai confini con la Serbia, l’eser-cito bulgaro schierato alla fron-tiera con la Turchia, la reintro-duzione dei controlli al confine da parte di Austria e Slovenia,

seppure temporanei, denotano un clima di tensione palpabile e, soprattutto, un’incapacità o una volontà politica che punta più alla disgregazione che alla cooperazione tra stati.L’ottanta per cento dei forti flussi migratori che stanno in-teressando la rotta balcanica, secondo le ultime fonti ufficiali della Caritas, è rappresentato da persone siriane in fuga da una guerra civile che dura al-meno da quattro anni. Un altro dieci per cento da iracheni e afgani che scelgono di partire e lasciare tutto non certo per rincorrere sogni di gloria, ma evidentemente spinti dalla di-sperazione.In questo quadro generale, non trovare un accordo politico a livello comunitario, internazio-nale, o un piano di gestione dell’emergenze degno di un continente civile come il nostro non solo denota un senso di deresponsabilizzazione istitu-zionale preoccupante, ma rap-presenta una delle più grandi barbarie che possano esistere.Dov’è finito lo spirito solidale tanto decantato dal modello europeista e dalla nostra cultu-ra cristiana? Non rimaniamo indifferenti a tutto questo. Saremmo in qual-che modo complici di chi, in questo momento, si sta voltan-do dall’altra parte.

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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008Numero chiuso in redazione il 16/09/2015

Direttore responsabile: Matteo ScolariDirezione editoriale: Miryam ScandolaRedazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti, Chiara Boni.Hanno collaborato al numero di Settembre 2015:Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Chiara Boni, Giorgia Castagna, Francesca Mauli, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini, Mattia Zuanni.Copertina: Flavio BruttiProgetto grafico: Flavio BruttiSocietà editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: [email protected] - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvrSviluppo commerciale e pubblicità:Moira Falzi 340.8775197Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)

Redazione e Collaboratori

S O M M A R I OARTE&CULTURAVilla MattaranaAlla scoperta di un’altra perla del veronese.

WEBAltaLessinia.comPresentato il nuovo portale per la promozione territoriale.

PANTHEONUNDERGROUNDStorie di musica Il blues reinventato dei Fostroo e l’eclettismo coraggioso dei Methodica.

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PRIMO PIANOSharing economyLa terza via dell’economia dello scambio.

HI-TECHSpreco alimentareLe App per ridurre e condividere gli avanzi.

DIFFERENZIATALa classifica di Legambiente Ecco i comuni che riciclano meglio.

CREDITO&IMPRESAMompreneur, il business delle mammeTra pannolini e biberon, donne che “fanno impresa”.

ACCOGLIENZA&TURISMOAl via il 13esimo TocatìA tu per tu con Paolo Vigo,presidente dell’Ass.Giochi Antichi.

UNIVERSITÀKidsuniversity e l’ateneo si fa piccolo Intervista alla prof.ssa Adriana Cavarero.

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TERRITORIOSostenibilità, edilizia e designCase al 100% naturali; la sfida di tre ragazzi della Val d’Illasi.

SALUTE&BENESSERE Sul ring della vita contro la Sclerosi MultiplaIl parere di Antonio Giordano, presidente AISM Verona.

SOLIDARIETA’&NO PROFITCSV in festaI volti del volontariato scaligero scendono in piazza.

SPECIALE GRANDE GUERRACanti di guerraQuando la musica riesce a farsi memoria.

CITTA’Porte aperte all’Archivio di Stato Il direttore Roberto Mazzei ci racconta i segreti del gioiello scaligero.

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Ponti e MuriPantheon nel Mondo da p.20

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6 PantheonSognando impresaPRIMO PIANO La terza via dell’economia dello scambio

Per vivere consumando quanto facciamo oggi ci vuole un pianeta e mezzo». Il giornalista Ugo Mattei,

nel suo libro Il beniconsumismo e i suoi nemici, preannuncia quella che si sta configurando come la fine dell’era capitalistica. La logica del profitto individuale, almeno in determinati ambiti e per determi-nate categorie sociali, sta cedendo il passo ad un nuovo modello eco-nomico basato sull’utilizzo di risor-se che non si possiedono. Valgono lo scambio, il noleggio, l’affitto e anche il baratto. Ma non l’acquisto. La cosiddetta sharing economy è l’espressione con la quale, con-venzionalmente, si indica la pos-sibilità di condividere con terzi ciò che si possiede, sia un bene ma-teriale, come l’automobile, la casa per le vacanze o l’attrezzatura per andare a pescare, sia intellettua-le, come particolari conoscenze o competenze professionali. L’eco-nomia collaborativa è accessibile a milioni di persone, potenzialmente a tutto il mondo, perché l’incontro tra domanda e offerta avviene, di norma, sul web: esistono siti spe-cializzati, social network appositi e App dedicate. Qualche esempio pratico? Per risparmiare sulle va-canze, su scambiocasa.com una famiglia italiana può facilmente trovare una famiglia francese con cui scambiare l’appartamento durante i mesi estivi. Per non di-lapidare un capitale durante un weekend all’estero, lo studente può consultare airbnb.com e tro-vare un posto letto più economico di un hotel a casa di un privato. Su couchsurfing.com, a sua disposi-

zione c’è anche un divano gratuito. Per un’esperienza gastronomica local e low cost, il turista può deci-dere di cenare da uno sconosciu-to: troverà l’offerta più adatta ai suoi gusti e alle sue tasche su siti come gnammo.com, eatwith.com o vizeat.com. Per raggiungere l’al-tra parte della città senza dover aspettare un autobus o chiamare un dispendioso servizio taxi, il la-voratore in trasferta può utilizzare un conducente privato, contattato attraverso l’App uber.com che, per pochi spiccioli, lo accompagnerà dove vuole. Organizzare una fe-sta di compleanno al risparmio è possibile noleggiando a pochi euro una macchina per il fumo o un carretto dei gelati su locloc.it o affittando una location memora-bile su whataspace.it. Mettendo

in atto scambi di questo tipo, gli utenti che si mettono a disposizio-ne possono guadagnare un picco-lo credito e, allo stesso tempo, gli utenti che ne approfittano paga-no una cifra decisamente minore rispetto al costo che il servizio o il prodotto ri-utilizzato hanno sul mercato tradizionale. Si parla di micro-business tra privati: piccole cifre ma che permettono a qual-cuno di arrotondare lo stipendio e a qualcun altro di risparmiare de-naro che non potrebbe spendere. Ovviamente, le piattaforme colla-borative sono ambienti sicuri, dove gli utenti devono - ma soprattutto possono - fidarsi gli uni degli al-tri, perché se alla base di questa pratica c’è il contatto con perfetti sconosciuti, sono i siti stessi a ga-rantire la massima trasparenza,

«

“Sharing is caring”Siamo pronti a condividere?Trovare un passaggio in auto o affittare un appartamento, cenare a casa di uno sconosciu-to o noleggiare un abito di gala. L’economia collaborativa si adatta a target ed esigenze diverse portando con sé un messaggio universale: si può utilizzare senza possedere. Rispar-miando tempo, denaro e ambiente.

di Camilla Pisani

7 Pantheon La terza via dell’economia dello scambio

SHARING ECONOMY:I NUMERI IN ITALIA

160 sono le piattaforme web attive in Italia che rendono disponibili i propri servizi o beni, di queste il 30% è atti-vo nel crowdfunding (il finanziamen-to di progetti attraverso la ricerca di investitori sul web); il 20% nei beni di consumo; il 12% nei trasporti; il 10% nel turismo; il 9% nel lavoro.Il 13% della popolazione italiana ha uti-lizzato almeno una volta servizi di sha-ring. In Inghilterra il 64% e negli USA il 52%.

I COLOSSI:• Airbnb (USA): con 12 mila ospiti giornalieri e 50mila alloggi disponibili è valutata 26 mi-liardi di dollari • Uber (USA): quotata 50 miliardi di dollari, conta 2 milioni di corse al giorno• Blabla Car (Francia): 20 milioni di utenti, ha permesso di risparmiare 216 milioni di euro ai conducenti, 550mila tonnellate di carburante e 1 milione di tonnellate di ani-dride carbonica In Italia:• Gnammo (Italia): 100mila iscritti come utenti e 3000 chef per una valutazione che si attesta attorno ai 3 milioni di euro.

mostrando i profili personali di chi propone un’offerta, i giudizi e le recensioni stilate dagli altri consu-matori. È questo il motivo per cui l’aspetto economico non è il solo a caratterizzare questo modello: il valore sociale è fondamentale nel-lo scambio e chi lo pratica è moti-vato anche dall’esperienza dell’in-

contro con l’altro e dal desiderio di sentirsi utile. La condivisione è fortemente basata sulla fiducia perché abbiamo bisogno di sape-re se possiamo fidarci delle per-sone che incontriamo online e alle quali stiamo per affittare la nostra casa. Allo stesso modo, prima di condividere un viaggio in auto con

noi, gli utenti controlleranno se qualcuno ci ha raccomandato. Un altro vantaggio da non sottovalu-tare è l’opportunità di risparmiare le risorse del territorio, si pensi ai sevizi legati al trasporto pubblico, come il bikesharing o il carpooling: incentivando l’utilizzo delle bici-clette o condividendo passaggi auto, a beneficiarne non è solo il nostro conto in banca ma anche l’aria che respiriamo. Tutti. Ecco perché «Sharing» is «caring».

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Chi offre:• GHERARDO, 35 ANNI. «Lavoro a Parma, ma sono veronese e il fine settimana torno sempre a casa. Per risparmiare sulla benzina offro passaggi nel tragitto Parma-Verona il venerdì sera e in quello Vero-na-Parma la domenica o il lunedì mattina. Il costo del carburante è di circa 20 a viaggio. Viste le mete e gli orari consolidati a volte mi capita di dare passaggi alle stesse persone, in genere studenti universitari. Un passaggio mi permette di risparmiare circa un terzo del denaro ma impegnandomi di più, per esem-pio facendo tappe intermedie e caricando altre due persone, vado in pari».

Chi fruisce:• MATILDE, 30 ANNI. «Vivo a Roma ma spesso sono a Pado-va per lavoro e a Verona per rivedere la famiglia: il biglietto del treno costa tra i 75 e 100 euro, dipende se è un Regionale o una Freccia. Prenoto spesso passaggi con BlaBlacar perché il costo medio della tratta va dai 20 ai 30 euro. Il risparmio è evi-dente. Vado sul sicuro perché scelgo solo conducenti che hanno ricevuto molte recensioni, sia sulla guida che sulla simpatia e disponibilità».

La Verona che collabora: sono trentenni, lavoratori e sempre in viaggioTrentenni, professionisti e viaggiatori, sia per piacere che per lavoro. Da un ristretto cam-pione che abbiamo intervistato emerge un identikit del veronese che utilizza con disinvoltu-ra le piattaforme di sharing economy. O almeno quelle più diffuse come BlaBlaCar, il sito per offrire e ricevere passaggi su un’auto condivisa, Couchsurfing, il social dove si può mettere a disposizione, gratuitamente, il proprio divano di casa per una notte e Gnammo, il sito tutto italiano dedicato all’home restaurant, che mette in contatto chi ama le cene “al buio” con chef amatoriali che si dilettano ai fornelli per commensali sconosciuti.

9 Pantheon La terza via dell’economia dello scambio

Chi offre:• ANDREA, 35 ANNI. «Recentemente ho ospitato gratuitamente una coppia di ragazzi francesi in viag-gio on the road: sono arrivati da me la sera, si sono fatti una doccia e hanno dormito sul mio divano. La mattina dopo sono ripartiti. Non era la prima volta, io non mi faccio molti problemi perché sono una persona estroversa, ho vissuto a lungo all’estero e so cosa significa doversi adattare. Lo faccio anche per crearmi una buona reputazione sul sito: ho in mente un viaggio a New York e spero che qualcuno mi ospiti a sua volta».

Chi fruisce:• GIULIA, 32 ANNI. «Sono una giornalista freelance senza stipendio fisso. Tra poche settimane dovrò seguire un evento di due giorni a Torino e voglio risparmiare sull’hotel. Ho dato un’occhiata al sito per ve-dere se qualcuno offriva ospitalità in quella città e in quei giorni, per curiosità perché non è facile fidarsi. Poi ho notato il profilo di una ragazza, più o meno coetanea, leggendo la sua bio (breve descrizione della propria vita sul web, ndr) ho notato diversi interessi comuni e alla fine l’ho contattata. Mi farò ospitare da lei ma le porterò comunque un piccolo pensiero per sdebitarmi».

Chi offre:• MARIA ELENA, 37 ANNI. «Vivo a Verona, ma vengo da Milano, dove la sharing economy è arrivata anni fa: è una realtà che conosco da tempo. Sono iscritta a Gnammo perché adoro cucinare e incontrare nuove persone e qui è facile perché è una città molto turistica. Io mi sono impegnata ad offrire pranzi a prezzo fisso in pura tradizione scaligera, come il brasato con la pearà e vino Valpolicella a 35 euro. La carne è un prodotto caro, quindi il mio margine di guadagno è di pochi euro, ma mi diverto e faccio ami-cizie in tutto il mondo».

Chi fruisce:• MATTEO, 32 ANNI. «Ho provato ad utilizzare Gnammo una volta, in gita a Milano per vedere l’Expo: la cena non era un granché - riso freddo e birra - ma ho speso solo 15 euro e poi ero con amici, erano pre-senti molte altre persone e alla fine la cena si è rivelata un’occasione per far festa ed è stato comunque divertente. Da solo, però, non credo sarei andato».

10 PantheonSognando impresaPRIMO PIANO La terza via dell’economia dello scambio

Gea Scancarello, classe 1980, è una “sharer” per lavoro e per necessità. Come reporter da ogni

angolo del mondo per diverse te-state, vive con un piede a Milano e con l’altro sull’aereo. «Che sen-so ha pagare un affitto quando a casa non ci sono mai?» è quel che deve aver pensato prima di iscri-versi ad Airbnb e rivoluzionare la sua vita di giornalista globe-trot-ter. Condividendo l’appartamento copre qualche spesa e, dormendo da un privato, risparmia e incontra persone nuove. Conoscerle arric-chisce il suo già ampio bagaglio di storie da raccontare. Una vol-ta entrata a far parte del popolo della sharing economy ha deciso di raccontare la sua esperienza in un libro. Per raccogliere materia-le, un anno e mezzo fa, si è iscritta a tutte le piattaforme di econo-mia collaborativa conosciute, da Gnammo a Couchsurfing, da Ai-rbnb a Timerepublik (le esilaranti recensioni si possono leggere sul suo blog www.paneesharing.it) e, ad aprile, è uscito Mi fido di te. Un nuovo modo di vivere con gli altri e salvarsi: una raccolta di informa-zioni, episodi di vita vissuta e con-

Una vita a pane&sharing

sigli pratici su come destreggiarsi nel nuovo mondo condiviso.Noi l’abbiamo incontrata.Partiamo dall’ultima domanda: la sharing economy funziona?Dipende. Bisogna fare una distin-zione tra i diversi fenomeni ricom-presi sotto il «grande ombrello», come io lo chiamo, della sharing economy. Ci sono esempi di eco-nomia collaborativa che hanno saputo intercettare un bisogno reale, a livello globale, che han-no ideato una soluzione efficace

e che, perciò, oggi sono aziende multimilionarie, grazie anche ad investor e finanziatori che inietta-no capitali. Airbnb ne è un esem-pio, come altri servizi legati al car sharing. Poi ci sono le piccole piat-taforme, come l’italiana LocLoc su cui si noleggiano attrezzature par-ticolari, che riescono a soddisfare un nicchia ma che non trovano i fondi per crescere, soprattutto in Italia, dove in genere funzionano bene i piccoli esperimenti locali la cui riuscita è legata più bisogno di

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11 Pantheon La terza via dell’economia dello scambio

socializzare che di fatturare, alla voglia di entrare in contatto con le persone. Penso soprattutto ai siti di social eating e home restaurant.Torniamo a te: come ti sei avvici-nata a questo fenomeno?Nel modo più banale. Mi faceva comodo mettere da parte qualche soldo, e visto che lasciavo spesso la casa libera perché lavoro mol-to all’estero ho cominciato ad af-fittare l’appartamento su Airbnb e, a mia volta, a cercare un po-sto letto attraverso il sito. Certo, per me è molto importante anche l’esperienza della condivisione, l’arricchimento reciproco che av-viene quando ospiti uno scono-sciuto o sei tu l’ospite. Non c’è un mero rapporto commerciale, c’è uno scambio umano che ti richie-de di non essere prevenuto. A me è capitato di dormire ovunque, in un monolocale a mezzo metro dal proprietario ma anche in una de-pendance con tanto di elicottero parcheggiato in giardino. Non avere pregiudizi. È questo che intendi intitolando il tuo libro: Mi fido di te. Un nuovo modo di vi-vere con gli altri e salvarsi?Sì, la fiducia è la vera moneta dell’economia collaborativa. Quel «salvarsi» sta a significare un inte-resse diverso da quello economi-co. Si può guadagnare e rispar-miare, è vero, ma soprattutto si

torna al rapporto con le persone, le aiuti o loro aiutano te. Supe-rare la diffidenza nei confronti di chi non conosci, facendo insieme un’esperienza di condivisione: è un meccanismo contrario a ciò su cui si fonda il modello consumistico, se ci pensiamo bene.Il business tra privati è al centro di polemiche dovute al vuoto nor-mativo del modello. Questo ne penalizzerà lo sviluppo?Ormai l’utente si sta abituando a utilizzare queste piattaforme, non si tornerà più indietro. La respon-sabilità delle dure polemiche sorte negli ultimi mesi attorno a servizi

come Uber o Airbnb non è da im-putare ai tassisti né ai conducenti privati, non agli albergatori né a chi affitta casa propria. La responsa-bilità è delle istituzioni, che ancora tardano a riconoscere il fenomeno come parte integrante della vita odierna e a regolamentarlo. C’è una visione del mondo ancora an-tiquata ma da qualche parte si sta mettendo in moto il cambiamento. Seul è la prima città al mondo ad essersi dotata di una costituzione sulla sharing economy, perché là è considerata una risorsa per il ter-ritorio.

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12 PantheonSognando impresaPRIMO PIANO La terza via dell’economia dello scambio

Al via una grande iniziativa cooperativistica all’inse-gna della condivisione di forze verso la sostenibi-

lità. Dopo l’esperienza dei modelli cooperativi di Energyland e della Cooperativa Energia Verde We-ForGreen, ForGreen Spa, società veronese specializzata nella cre-azione di progetti di condivisione di energia da fonte rinnovabile, ha sviluppato il primo progetto di social network della sostenibilità, ponendosi l’obiettivo di costituire una nuova compagnia dedicata allo sviluppo in proprio di iniziative ecosostenibili. La cooperativa, de-nominata WeForGreen Sharing, si è costituita lo scorso 24 luglio ma il lancio ufficiale è avvenuto mer-coledì 9 settembre, presso il Padi-glione della Società Civile a Expo Milano 2015. Nel corso dell’incon-tro è stato anche illustrato il pri-mo progetto di energia condivisa, realizzato insieme a LifeGate, so-cietà milanese che fornisce servi-zi di consulenza nell’ambito della sostenibilità, che consentirà alle famiglie e ai cittadini di diventare

Energia e arte: due casi di economia condivisa Made in Verona

contemporaneamente produttori e consumatori di energia da fonte fotovoltaica grazie al modello co-operativo. Rispetto a Energyland e alla Cooperativa Energia Verde WeForGreen, il progetto WeFor-Green Sharing si pone degli obiet-tivi nuovi e ancora più ambiziosi, mira infatti a coinvolgere oltre 600 persone nel prossimo biennio e a produrre energia condivisa attra-verso quattro impianti alimentati da tre diverse fonti rinnovabili: il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettri-co. I primi impianti attivati da We-ForGreen Sharing saranno le “Fat-torie del Sole di Ugento e Racale”, che si trovano in provincia di Lecce e sono entrati in funzione tra fine 2010 ed inizio 2011. Le famiglie che aderiscono al progetto scelgono di diventare socie della Cooperativa WeForGreen Sharing e partecipa-no all’acquisto dell’impianto solare già in funzione, in grado di produr-re l’energia necessaria a soddisfa-re il loro fabbisogno energetico. Nei giorni scorsi sono iniziate le ade-sioni dei primi soci al progetto, che prevede l’avvio della produzione a

“Le fattorie del sole” di WeForGreen Sharing debuttano ad ExpoForGreen Spa presenta all’Esposizione milanese un nuovo progetto di condivisione ener-getica promosso attraverso WeForGreen Sharing, una cooperativa nata in partnership con Lifegate per lo sviluppo di piani di economia condivisa nel settore delle energie rinno-vabili e della sostenibilità ambientale.

partire dal 1 gennaio 2016. «La con-divisione dell’energia è solo l’inizio di una serie di progetti innovativi all’interno della sharing economy», spiega Gabriele Nicolis, Presidente di WeForGreen Sharing, «l’obiettivo è quello di ampliare il modello coo-perativo e dell’energia condivisa al di là del mondo energetico, per dif-fonderlo ad altri settori economici, ad esempio quello della mobilità, per favorire un passaggio ad una società più sostenibile dal punto di vista economico e ambientale. La vera natura della società è di essere una fucina di progetti che coinvolgano i cittadini, perché di-ventino produttori consapevoli e sostenibili di molti di quei beni e servizi di cui sono anche consuma-tori». Tra i soci fondatori del nuovo progetto, oltre alla stessa ForGre-en, presieduta da Germano Zanini, e LifeGate, ci sono la Cooperativa Energyland e la Cooperativa Ener-gia Verde WeForGreen.

Gabriele NicolisPresidente

WeForGreen Sharing

La terza via dell’economia dello scambio

Ammirare l’installazione di uno scultore veneziano mentre racconta la ma-gia della vita in laguna.

Sorseggiare un aperitivo nell’a-telier di una fotografa a Città del Messico. Visitare Praga seguendo i suggerimenti di un pittore loca-le. Ecco quello che può succedere quando la sharing economy entra nel mondo dell’arte, grazie a una piattaforma digitale che permette all’utente di visitare mostre «su mi-sura» e condividere insieme all’ar-tista esperienze uniche. La startup veronese che ha fondato MyHome-Gallery, di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa, ha inaugurato a settembre una nuova versione del sito, che permette agli artisti iscritti di ideare nuovi percorsi per pro-muovere le proprie opere. Se fino a poco tempo fa fotografi o scultori, attraverso il loro profilo, potevano organizzare esposizioni private tra le mura di casa, oggi possono co-struire proposte diverse sceglien-do tra quattro categorie: «visit and learn», che prevede una presenta-zione delle opere più l’organizzazio-ne di un workshop, «visit and eat», che abbina al momento culturale una cena in compagnia, «visit and sleep», con possibilità di pernotta-mento e «visit and tour», per un giro guidato nella città in cui vive l’auto-re. «Il concetto di sharing economy come condivisione di esperienze e spazi, virtuali ma anche reali, si sta diffondendo in tutto il mondo e noi stiamo cercando di portarlo nell’arte - spiega la Ceo di MyHo-meGallery, la consulente d’impre-sa veronese Giovanna Manganot-ti - le home gallery esistono già e ogni giorno conoscenti e amici degli

artisti le frequentano: si creano re-lazioni che, grazie al sito, diventano scalabili e replicabili». In occasione del rilancio della piattaforma, che oggi conta ottocento artisti iscritti da quindici paesi diversi, MyHome-Gallery promuove “A Public Con-versation - Vis-àrt-vis”, una lunga rassegna culturale realizzata con la collaborazione di ArtVerona. Si comincia il 2 ottobre con la pre-sentazione, nella sede di Reverse, di un progetto di residenza curato da Andrea Bruciati, direttore arti-stico di ArtVerona. Durante la se-rata verranno presentati gli otto artisti, selezionati tra gli iscritti a MyHomeGallery.org, scelti per la realizzazione di un progetto arti-stico corale da portare a termi-ne nell’arco di quindici giorni, che i protagonisti trascorreranno lavo-

MyHomeGalleryla piattaforma per soggiorni culturali a casa di un artista Gli artisti iscritti al sito veronese accolgono nella propria casa appassionati d’arte, collezio-nisti o viaggiatori. Per il lancio della nuova versione del sito, la startup promuove in collabo-razione con ArtVerona “A Public Conversation - Vis-àrt-vis”, rassegna dedicata all’innova-zione culturale.

rando gomito a gomito sulle colline veronesi, al Camping Castel San Pietro. L’opera finale verrà svela-ta al pubblico venerdì 16 ottobre, durante l’evento di inaugurazione di ArtVerona all’Associazione Cul-turale Interzona. In programma c’è poi una due giorni di talk aperta al pubblico, moderata dal giorna-lista Alessio Corazza. Sabato 10 e domenica 11 ottobre esperti di set-tore si confronteranno sul tema “Innovation is not a concept. It’s an action”. Nella prima giornata si toc-cheranno aspetti come la reputa-zione degli artisti insieme a Flavia Fossa Margutti, responsabile pro-getti editoriali Biennale di Venezia, come curare un’esposizione, con Andrea Bruciati, e di crowdfunding con Silvana Davanzo, ambasciatri-ce italiana KissKissBankBank, piat-taforma culturale leader in Europa. Nella seconda giornata si tratterà il tema della sharing economy nei sistemi culturali con Chiara Rab-biosi, esperta di branding territo-riale, di nuovi ecosistemi culturali, con Christian Caliandro, storico e critico d’arte contemporanea e del ruolo dell’artista nel processo di in-novazione sociale, con l’intervento di Cristiano Seganfreddo, direttore del Progetto Marzotto e direttore scientifico di Corriere Innovazione.

13 Pantheon

https://bando.che-fare.com/progetti-approvati/myhomegallery/

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Giovanna Manganotti, Nicola Miglioranzi, Stefano

Moletta, Francesco Sisorio, Claire Adams e Claudia Iglesias Galvan.

“Doggy bag” e App innovativecosì si riduce lo spreco alimentare

In un mondo dove lo spreco di cibo si calcola attorno al 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, ci sono realtà che cercano di migliorare la situazione globale, partendo da piccole cose, come un’app o un semplice sacchetto di carta. di Mattia Zuanni

Secondo una recente anali-si della Coldiretti, un italia-no su cinque quando esce dal ristorante si porta a

casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, ma una percentua-le superiore del 25% ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque di richiederla. Con “Doggy bag” si intende il classico contenito-re per gli avanzi, pratica comune negli Stati Uniti ma meno in Eu-ropa dove si sta diffondendo in verità più come buona pratica di singoli ristoratori che come politi-ca comune. In Inghilterra con “Too good to waste” si è avviata la più grande campagna per l’uso del-la doggy bag a livello europeo. I francesi hanno proposto la pro-pria rivisitazione con le “Gourmet bag” rilasciate dai ristoranti che espongono il logo e, ancora, la Da-nimarca con la campagna “Stop Wasting Food” ha messo insieme gruppi di ristoratori responsabili che tra le altre cose propongono anche di impacchettare gli avanzi. Non manca all’appello l’Italia che a

Milano ha riunito sotto la bandie-ra de “Il buono che avanza”, una rete di ristoranti milanesi che as-sicurano la “schiscetta”(parola del dialetto milanese sinonimo di portavivande, ndr) a fine pranzo o cena.C’è da dire però che, sarà per l’ot-tima cucina italiana, o perché ci è sempre stato detto che quello che c’è nel piatto va finito, la maggior parte delle persone intervista-te (28%) dice di non lasciare mai avanzi.Quando parliamo di spreco, non ci si ferma solo alle borsette di car-ta. Sia in Europa che negli Stati Uniti, si stanno vedendo sempre più applicazioni mobile che cerca-no di ridurre lo spreco di cibo. Di seguito potete trovare un elenco con una breve descrizione di al-cune “app contro lo spreco”, tutte sviluppate da giovani menti italia-ne.Last Minute SottocasaNasce a Torino, incubata dal Po-litecnico; si rivolge ai negozi di quartiere, che a fine giornata pos-sono proporre il cibo invenduto a

prezzi ribassati. Il servizio è attivo in varie città con 25mila iscritti e 530 negozi aderenti. Un modo per sostenere i negozi tradizionali, per i quali la vita è sempre più difficile.Breading AppUna piattaforma online per la re-distribuzione del pane avanzato da panetterie e negozi. L’appli-cazione permette ai panettieri, a fine giornata, di segnalare con un sms o con un messaggio online la quantità rimasta. Grazie alla geo-localizzazione, un alert raggiunge le associazioni di volontariato più vicine (se registrate al servizio), che possono prenotare il ritiro e recarsi al negozio. MyFoodyIl sistema – ideato da quattro gio-vani milanesi – segue la vita utile dei prodotti rendendoli disponibili a prezzo scontato quando si av-vicinano alla scadenza. Gli utenti, accedendo attraverso il web o su app alla piattaforma, potranno visualizzare in tempo reale tutti i prodotti alimentari a rischio spre-co presenti nella zona di interesse e acquistarli a prezzo ridotto.

ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH14 Pantheon

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RatatouilleQuesta app per condividere il cibo del proprio frigorifero nasce dalla mente di quattro ragazzi di Tre-viso, vincitori del premio HACKa-thon101. Con la geolocalizzazione, Ratatouille visualizza su una map-pa i frigoriferi più vicini. Per ogni alimento messo in condivisione è possibile indicare data di scaden-za, orari e giorni nei quali passare a ritirarlo.S-CambiaciboCreato da una startup di giovani, ma sostenuto da Coop Adriatica, questo sito permette ai comuni cittadini di mettere in rete i pro-

ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH

dotti prossimi alla scadenza per condividerli con gli altri utenti. Per partecipare basta iscriversi al sito e mettere in rete l’alimento che si desidera offrire, magari con una foto. Dall’altra parte, gli altri utenti della community possono richie-dere informazioni sul prodotto e contattare il proprietario per riti-rarlo gratuitamente. Tante idee, ma soprattutto tan-ta voglia di migliorare un paese che, secondo il Barilla Center for Food and Nutrition, ogni anno fa finire tra i rifiuti dai 10 ai 20 mi-lioni di tonnellate di prodotti ali-mentari, per un valore di circa 37

miliardi di euro. Un costo di 450 euro all’anno per famiglia. Cibo che basterebbe a sfamare, se-condo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone.

Quando esce dal ristorante richiede la doggy bag con gli avanzi?Sempre, spesso, talvolta: 20%Raramente : 12%Non lascio mai avanzi :28%No, perche non è educato, volgare, da poveracci o mi vergogno :25%Non saprei cosa farmene : 14%Non risponde: 1% Fonte: Indagine Coldiretti/Ixe’

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Anche dai rifiuti passa la sharing economyRiciclare per condividere salute, risparmio energetico e green economy. Una delle attività quotidiane come quella di dividere i rifiuti analizzata dall’interessante classifica annuale di Legambiente, pubblicata sulla rivista semestrale “Rifiuti Oggi”.

Spesso non ce ne accorgia-mo, ma comportamenti di “sharing”, ovvero di con-divisione, caratterizzano il

nostro vivere quotidiano e molto spesso coincidono con pratiche che migliorano il vivere comune e au-mentano il senso civico di tutti noi. Una di queste è il riciclo dei rifiuti che tutti noi conosciamo, viviamo e più o meno applichiamo. Condividere la differenziazione dei rifiuti significa migliorare la nostra vita, risparmia-re energia in fase di smaltimento e guadagnare in salute riutilizzan-do materiali di scarto per produrre nuovi beni.Cade a fagiolo all’interno degli approfondimenti di cui avete let-to anche nelle pagine precedenti un’interessante ricerca pubblicata sull’insolita rivista Rifiuti Oggi, redat-ta da Legambiente in due numeri all’anno con il patrocinio del Ministe-ro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Legambiente invia ogni anno a tutti i comuni ita-liani una scheda per capire il tasso procapite e complessivo di raccolta differenziata. Nel 2014, oltre 1500 municipalità tra tutte quelle che hanno risposto hanno dichiarato di raggiungere il 65% di raccolta dif-ferenziata dei rifiuti urbani (percen-tuale minima per essere considerati

“ricicloni” da Legambiente, ndr), ben 194 in più rispetto allo scorso anno, nonostante gli accorpamenti e la creazione di alcune unioni.Ma quali sono questi comuni? Inizia-mo dalla distribuzione nazionale. Ri-spetto al 2013, in cui il Nord ospitava l’80,9% dei comuni virtuosi, il riciclag-gio dei rifiuti si è leggermente diffu-so anche al Centro e ancor di più al Sud. Secondo la ricerca, il Nord con-ta 1150 comuni in classifica (75,5%), il Centro 153 e il Sud 217 (quest’ultimo in crescita del 68% rispetto al 2014). Tra tutti questi, la ricerca premia quelli che vengono considerati “rifiuti free”, ovvero che hanno abbassato il non riciclato a meno di 75 chili per abitante all’anno, di fatto eliminan-do il problema dello smaltimento dell’indifferenziato. In Veneto spic-cano Ponzano Veneto (BL) e Ponte Nelle Alpi (BL), il primo sopra i 10mila abitanti e il secondo sotto. Per capi-re la straordinarietà di questi numeri si pensi che la media nazionale è di 540 chili di indifferenziato pro capite all’anno, poco più della media euro-pea (500 chili pro capite).Un altro bel risultato il fatto che tut-te le regioni, eccetto la Val d’Aosta, vantano almeno un comune tra i “ri-cicloni”, ma rispetto allo scorso anno, ci sono dei cambiamenti. Il Nord ha perso il suo primato, eccezione per

il Triveneto. Lombardia e Piemonte sono state superate dalle Marche e anche dalla Campania, dove la maggioranza dei comuni si avvicina alla soglia del 65%, con l’eccezione di Napoli. La regione più virtuosa rimane il nostro Veneto (seguita da Friuli e Marche) con 394 comuni oltre la so-glia del 65% di differenziato su 579 (68%). Oltre ai poderosi risultati ot-tenuti dai due paesi bellunesi di cui avete letto poco sopra, c’è da chie-dersi quali siano i comuni della no-stra provincia a meritare menzione nella speciale classifica. Partiamo da quelli sopra i 10mila abitanti. Per trovare un comune scaligero occorre scendere sino al ventitreesimo posto (su un totale di 97 classificati), occu-pato da Sant’Ambrogio di Valpolicel-la, che con i suoi oltre 11700 abitanti sfiora l’80% di raccolta differenziata. Poco distante Sommacampagna che supera di poco l’80% pur aven-do oltre 14800 abitanti. Isola della Scala è il primo comune veronese “rifiuti free” oltre a superare l’85% di differenziata con i suoi più di 11500 abitanti. Fra i comuni gialloblu sotto i 10mila abitanti compaiono alcuni dei paesi della montagna e delle valla-te pedemontane, a cui Pantheon è particolarmente affezionato. Il primo è Badia Calavena (54mo posto su

DIFFERENZIATA Il Veneto la regione più “riciclona” d’Italia

di Matteo Bellamoli

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295) che merita anche la coccarda di “rifiuti free”. Comune che oltretutto è uno dei pochi ad aver creduto, an-che in montagna, alla bontà dell’eo-lico. Badia con i suoi 2600 abitanti ricicla il 77,6% dei rifiuti. Seguono poi, sul podio, Fumane ed Erbè, il primo

a 79,8% di differenziato con 4148 abitanti, il secondo con il 75% e i suoi quasi 1900 abitanti.E la città? Verona non compare nel-la classifica delle prime 97 sopra i 10mila abitanti, ma viene citata all’interno della ricerca per un pre-

Il Veneto la regione più “riciclona” d’Italia

mio conferito CoReVe (Consorzio Re-cupero Vetro) che ha insignito il no-stro capoluogo di un riconoscimento per gli alti tassi di raccolta vetro e l’ottima qualità della raccolta che ha permesso di ottimizzare il recupero e massimizzare il riciclo dei materiali.

L'INCENDIO ALLA FERTITALIA, un danno per tutta la provincia di Verona

Alla fine di agosto avrete sicuramente letto sui quotidiani dell'incendio che ha devastato la Fertitalia, azienda leader nel compostaggio di rifiuti con sede nel-la bassa veronese, a Villa Bartolomea. Qualche mese fa una troupe di Pan-theon visitò l'azienda nell'ambito del progetto europeo “Green-Blue-Energy

Factories” di GBE Factory, realizzando un video degli impianti sviluppati dall'a-zienda in grado di trasformare i rifiuti urbani organici e agricoli in fertilizzante e in energia elettrica da essere reintro-dotta nella rete di consumo. Da tutta la redazione di Pantheon un in bocca al lupo al presidente Pierluigi Pravato, all'Ing. Elio Berardo e a tutto lo staff dell'azienda perché possano riprende-re quanto prima l'attività al 100%.

Fotografa il QR Code per vedere il video

realizzato da Infoval Srl sull’impianto di Villa Bartolomea.

POSIZIONE POSIZIONE REGIONALE COMUNE ABITANTI % RACC. DIFF. RIFIUTI FREE1 54 Badia Calavena 2643 77,6% SI

2 81 Fumane 4.148 79,80%3 96 Erbè 1.836 75,00%4 108 Gazzo Veronese 5.405 82,00% SI

5 109 Isola Rizza 3.284 84,10% SI

POSIZIONE POSIZIONE REGIONALE COMUNE ABITANTI % RACC. DIFF. RIFIUTI FREE1 23 Sant’Ambrogio di Valpolicella 11.756 79,20% 2 27 Sommacampagna 14.846 80,50%3 29 Isola della Scala 11.577 85,30% SI

4 30 Negrar 17.196 75,90%5 37 San Giovanni Lupatoto 24.923 75,60%

COMUNI VERONESI RICICLONI – SOPRA I 10.000 ABITANTI

COMUNI VERONESI RICICLONI – SOTTO I 10.000 ABITANTI

a c q u i s t a s u w w w. v e r o n a e x p o . c o m

* dati Legambiente, classifica “Comuni Ricicloni” 2015. Oltre alle percentuali di differenziato, la classifica tene conto anche della buona gestione risultante di fattori quali la riduzione della quantità totale di rifiuti prodotti, la sicurezza dello smaltimento e l’efficacia del servizio. Ecco perché alcuni comuni con percentuali di RD maggiori risultano più in basso in classifica rispetto ad altri con percentuali di RD più alte.

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biglietti di Expo Milano 2015 per permettere a tutti i

veronesi di partecipare alla grande esposizione universale

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CREDITO & IMPRESA

Mompreneur: quando a fare business è la mammaL’alto tasso di disoccupazione, soprattutto quella fem-minile, è un fattore chiave, ma c’è dell’altro. Come la voglia di affermarsi sul lavoro senza dover rinunciare a crescere da sé i propri figli. Ecco perché, oggi, le mam-me «fanno impresa» da sole, anche a Verona. di Camilla Pisani

O la famiglia o la carriera. Troppo spesso il merca-to del lavoro impone alle donne una scelta uni-

voca, quando non le relega a ruoli demansionati, stipendi da fame o contratti fantasma. I dati parlano da soli. A settembre 2014, in Italia, il tasso di occupazione femminile era fermo al 46,7%. E, quando arri-vano i figli, sulla percentuale relati-va all’occupazione si registra un -5 con il primo figlio, -10 con il secon-do e -23 quando i bambini diven-tano tre. Ma per le lavoratrici con-figli-a-carico oggi può esserci una terza via, quella dell’auto impren-ditorialità. Mompreneur è il neolo-gismo francese che ha suggellato l’affermarsi di una nuova figura professionale. È la mamma che, un po’ per scelta forzata e un po’ per voglia di rivalsa, concretizza da sé, con piccoli grandi progetti impren-ditoriali, quella possibilità di conci-liare casa e lavoro che aziende e istituzioni supportano ancora trop-po poco. Le donne cominciano ad

organizzarsi da sole, individuando possibilità di business attorno ad interessi personali o attinenti al mondo della maternità. E se l’in-dipendenza acquisita consente di gestire facilmente il proprio tem-po e i propri impegni, la presenza dei figli sul luogo di lavoro è, ov-viamente, scontata. Permettendo anche di risparmiare sulla baby sitter. Ed è così che, sempre in Italia, il numero di imprese a gui-da femminile oggi si aggira intor-no al milione e 300mila, il 21,4% del totale. Secondo l’Osservato-rio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, entro il 2019 si arri-verà anche al 29 per cento, quasi una su tre.La veronese Eleonora Rizzi, 31 anni, ha cambiato vita e lavoro dopo la nascita di Giulio, avvenuta due anni fa, fondando www.supergi.it, un portale di e-commerce dove si possono acquistare prodotti per bambini di alta qualità, ma a bas-so costo per tasche e ambiente. Sul sito si possono trovare panno-lini lavabili, capi di abbigliamento in cotone ecologico e giochi realiz-zati con materiali privi di sostanze tossiche o nocive. «Prima di diven-tare mamma mi accontentavo di lavoretti saltuari, pagati male e in ritardo», spiega Eleonora, che ha una laurea in Scienze della Co-municazione e un Master su Immi-grazione e Trasformazioni sociali, «dopo il parto la situazione non era migliore ma mi accorgevo sempre di più di voler creare qualcosa di

mio». La scelta del business è nata spontaneamente a partire da uno stile di vita già ben radicato: «Da sempre faccio attenzione a ciò che acquisto, comprando prodotti ecologici per me, l’ho fatto da subi-to anche per mio figlio. Ho pensato di proporli ad altre donne con un valore aggiunto: consigliandoli da mamma e non da commerciante, perché la merce viene selezionata in tutto il mondo e testata da me e dalle mie clienti». L’avvio dell’attivi-tà è stato all’insegna del low cost, partendo con un budget iniziale di cinquemila euro: «Il sito l’ho re-alizzato da sola, a costo zero, con il programma Shopify, il logo l’ha creato un amico facendomi un prezzo di favore, per il computer ho speso mille euro e per la comu-nicazione sui social media cinque-cento. Tutto il resto l’ho utilizzato per l’acquisto dei primi prodotti e ciò che guadagno con gli ordini mensili lo investo in nuovi ogget-ti. Con questo ritmo i primi veri stipendi arriveranno tra un anno ma la soddisfazione mi ripaga di tutto». Francesca Mori e Marcella Guardini, 33 e 37 anni, fino al 2007 lavoravano come educatrici prima

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Eleonora Rizzi

CREDITO & IMPRESA CREDITO & IMPRESA19 antheonP

di decidere di mettersi in proprio e aprire, insieme, un asilo nido de-dicato a mamme lavoratrici come loro. «Papaveri e papere» ha sede in un appartamento in affitto a Pescantina, accoglie bimbi dai sei mesi ai tre anni ed è aperto tutto

l’anno. «Chiudiamo una settima-na a ferragosto e una a Natale», spiega Francesca, «così veniamo incontro alle esigenze delle mam-me che lavorano. La formula fun-ziona e stiamo lavorando a pieno regime». Le due socie, entrambe

madri, conciliano facilmente il loro lavoro con la possibilità di cresce-re i propri pargoli: «Sono mamma da nove mesi e, ovviamente, posso lavorare e, allo stesso tempo, se-guire mio figlio ogni giorno», con-clude.

A sinistra i prodotti di supergi.it. A destra una sala dell’asilo “Papaveri e papere”

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Pantheon nel MondoMacedonia 21

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Albania 26 Foto di Miryam Scandola

Due piccoli siriani nelcampo provvisorio di Gevgelija, Macedonia

P a n t h e o n n e l Mondo

Chi non ha alternative, non ha nulla da perdereEsodo, marea, invasione. Ognuno sceglie le parole che la sua coscienza gli concede. Noi siamo stati in Macedonia. Più precisamente a Gevgelija e a Tabanovce, zone di confine e quindi snodi principali per i flussi di profughi. Vi raccontiamo i visi di quella carovana costante che sta attra-versando i corridoi di mezza Europa.

C’è un giardino con l’irriga-zione automatica, prima. Poi le cose normali fini-scono. Scendo dall’auto

che ci ha portato fino a Gevgeljia, città tra la Grecia e la Macedonia e mi guardo intorno. Disegna l’oriz-zonte una fila lunghissima, omo-genea, spezzata solo dai controlli, o da chi, nell’attesa, si accampa per terra. Mi ferma lo sguardo una bimba di appena un mese, che ha come culla il cartone de-gli scatoloni dell’UNHCR. Ci sono molti minori nel campo provvisorio dove inizia la Macedonia, costruito in velocità per allontanare il ricor-do del 20 e del 21 agosto scorsi quando una Skopje impreparata aveva accolto i profughi con gra-nate stordenti e gas lacrimogeno. Gli altri, quelli più grandi, colorano

sui fogli, sotto il tendone costruito dall’organizzazione internazionale. Un maschietto vince la timidezza di bambino e mi mostra il suo ca-polavoro; al centro c’è una barca. Lo richiama la madre, o la sorel-la grande, non saprei dire, perché mi nega il volto. Più in là cono-sco Fatima, 8 anni, che protegge con attenzione il suo bagaglio; un sacchetto di plastica. Lo tiene in mano dalla Siria, l’ha trascinato in Turchia e l’ha tenuto stretto tra le gambe sulla barca, prima verso le isole dell’Egeo e poi verso la Gre-cia. Lo apre per me, perchè veda i suoi tesori. Mentre scrivo sono settemila i pro-fughi arrivati in un solo giorno, sul suolo di quella che alcuni ancora chiamano l’Ex Repubblica Jugo-slava di Macedonia.

Il mese scorso la Croce Rossa na-zionale ha assistito 30.000 mi-granti, più di 8600 bambini e più di 1200 donne in gravidanza. Molti di loro «soffrono di disidratazione, diarrea, scottature e vesciche», ci racconta John Engendal Nissen IFRC, Emergency communication delegate per la Croce Rossa Ma-cedonia. «Gli arrivi giornalieri sono imprevedibili- continua Nissen - secondo il Ministero degli Interni, l’80% di loro sono siriani, un 5%iracheni, un altro 5% afgani ed il restante 10% viene da Pakistan, Somalia, Palestina, Congo, Came-run, Nigeria ed Etiopia». Rotta balcanica. Flussi giornalie-ri di almeno 4mila arrivi hanno, come dire, dato dignità di nome a questa via che evita la traversata nel deserto e soprattutto sfugge

di Miryam Scandolafoto di Marina Zerman

Storie dalla rotta balcanica21 Pantheon

22 PantheonP a n t h e o n n e l Mondo 22 PantheonStorie dalla rotta balcanica

la Libia e la sua gravissima in-stabilità. Non si vogliono fermare, vogliono tutti proseguire. «Germa-nia», «Finlandia», sussurrano, sot-tovoce per non far svanire il sogno, quando chiedo loro la meta, l’ar-rivo. C’è un cartello rosa, appicci-cato all’ingresso del campo, con il tariffario corretto, dove i prezzi per i trasporti sono scritti bene. Perché ci sono anche gli avvoltoi della disperazione, e sono tassisti, autisti di autobus che afferrano i vantaggi della situazione specu-lando su un viaggio che si vuole fare ad ogni costo. E pure in fretta, prima che l’esempio dell’Ungheria e della sua barriera metallica sul confine meridionale, faccia scuo-la. Prima, insomma, che l’Europa dell’Est chiuda tutto e ricomin-ci con i suoi muri. Si va anche a piedi. Lo scorso aprile, quattor-dici persone sono morte investite da un treno in transito durante la notte, a Veles. Anche noi raggiun-giamo quell’opaco paesino dove passa la ferrovia che dal confine

greco-macedone porta alla capi-tale e poi si srotola per sessanta chilometri più a nord fino al con-fine serbo. Là incontriamo Lence Zdravkin, dolce e scattante casa-linga macedone. Da due anni, da quando cioè sono iniziate ad arri-vare le prime centinaia di profughi, lei accetta, aiuta, offre. Un’eroina della micro-accoglienza che ad oggi, da sola, ha assistito cinquan-tamila profughi. La Macedonia è piccola, la per-corri tutta per forza. E così dopo neanche tre ore di macchina arri-viamo all’altro confine, quello ser-bo. A Tabanovce, rivedo la famiglia con la quale avevo condiviso, nel campo di Gevgelija, qualche paro-la e un sorriso. Mi riconoscono; di nuovo un sorriso e poi con i pezzi della loro vita, accatastati sul pas-seggino si avviano a piedi verso la Serbia. «Dopo i 500 metri per raggiungere la frontiera, percor-rono altri 7 kilometri per arrivare al primo villaggio dove possono trovare i mezzi di trasporto fino a

Belgrado. Una volta arrivati han-no solo 72 ore per lasciare il paese (anche il governo di Skopje con-cede 3 giorni ai profughi entrati illegalmente, poi scatta l’arresto, ndr)», ci spiega un volontario di Legis, ONG macedone che, nelle zone critiche, supporta i migranti. Rivedo anche Firas. Giovane, siria-no, con i Ray-Ban che gli coprono gli occhi. Qualche ora prima, sotto il sole greco, mi aveva raccontato il suo passato. Nella sua Siria face-va l’attore, ed era pure bravo, ma «c’erano le bombe».«Partono non quelli disperati ma quelli che sono in una situazione disperata», conferma Alessan-dro Cadorin, coordinatore Caritas Italiana per i Balcani del sud. L’11 settembre il Ministro degli Esteri macedone Nikola Poposki ha an-nunciato che verrà costruita una recinzione sul confine tra Grecia e Macedonia. Probabilmente quel muro non servirà a niente. Perché chi non ha alternative non ha nulla da perdere.

Ad oggi, sulla questione dei migranti, l’UE ha fornito a Skopje fondi umani-tari per appena 90.656 euro, ma se-

condo le stime ufficiali, la Macedonia ha speso 800mila euro al mese solo per rafforzare l’azione di controllo

della polizia sul proprio confine me-ridionale. (Fonte Dossier Balcani del Sud 2015 Caritas Italiana)

Alcuni scatti dal confine tra Grecia e Macedo-nia. I migranti aspettano l’arrivo dei permessi governativi per proseguire il viaggio.

24 Pantheon24 PantheonP a n t h e o n n e l Mondo

Costruiamo ponti per abbattere muriDal 2012, Caritas Diocesana Veronese promuove incontri di scambio e condivisione attra-verso i suoi Cantieri di Solidarietà, occasioni di confronto tra culture, lingue e religioni diverse per i giovani. Anche quest’estate, Verona ha incontrato Zababdeh, con due corsi di musica, un corso di lingua italiana e l’avventura di un blog che racconta questo incrocio di diversità.

Cantieri di Solidarietà è il nome che hanno scelto per loro, e non a caso, perché vogliono fare

quello che si fa in un cantiere: co-struire. Ponti, mai muri. Perché è nell’accoglienza di due braccia che collegano una riva all’altra che si trova quella Solidarietà che por-tano nel nome. E perché invitare all’ascolto e al dialogo, creando scambi e relazioni, è sempre me-glio che negarle, affidandosi al di-sperato grigiore di un muro. Zababdeh è una piccola cittadina palestinese a 100 km da Gerusa-lemme, e anche se quei 730 km di muro che separano Palestina e Israele non li vede davanti a sé, ogni giorno, li sente, tutti, e li porta nella propria storia, di ieri e di oggi. Con la sua Parrocchia di Santa

Maria della Visitazione, gemellata con la Diocesi di Verona, rappre-senta un significativo esempio di convivenza pacifica tra confessioni e credo diversi. Come la sua scuola parrocchia-le, diretta dal Patriarcato Latino, che ha fatto del rispetto per le di-versità il proprio fondamento, fin da quel lontano 1900, anno della sua fondazione: aperta a cristiani e musulmani, che sia un ponte di cultura lo ricorda anche nella sua architettura. Ed è proprio tra le mura della scuola, dove si costruisce il futu-ro dei giovani di Zababdeh, che si è svolto il Cantiere 2015. Andrea, Camilla, Lucia e Martina, i giovani volontari per quest’anno, alla fine di giugno sono partiti, più carichi di entusiasmo che di bagagli. E io

con loro. Quello che sapevamo era che arrivati in Palestina, armati dei nostri guitarlele (strumento musi-cale, ndr) tanto attesi e desiderati a Zababdeh, avremmo tenuto dei corsi di musica (chitarra e piano-forte) e di lingua italiana, da docu-mentare tramite un blog, (visit-za-babdeh.blogpsot.it). La bellezza e la gioia che ci ha travolti una volta arrivati, questo no, non potevamo immaginarlo.Nelle due ore di viaggio che sepa-rano Tel Aviv, la capitale israeliana, a Zababdeh una sensazione, lieve eppure incessante, è stata la no-stra sesta compagna di viaggio: la certezza che cinque sensi non bastassero per accogliere tutta quella bellezza, che servisse più vista per contenere lo splendore di quei crinali dorati, e ancora più

di Giulia Zampieri Foto di Andrea Dal Prete

Reportage dalla Palest ina

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I Cantieristi a Betlemme, davanti al muro . Dietro il murale: Make hummus, not walls (Fate l’hummus, non i muri, ndr)

25 Pantheon 25 Pantheon

P a n t h e o n n e l MondoReportage dalla Palest ina

udito per percepire la melodiosa armonia della lingua araba, in tutti i suoi suoni. Che ogni cosa meri-tasse di essere scrutata, ascolta-ta, accarezzata due volte. Ma soprattutto, la convinzione che non ci sia ancora un senso capace di comprendere la violenza che da troppo tempo abita queste terre.Arrivati a Zababdeh, ben presto poi il silenzio che si meraviglia, in-credulo, dei deserti che si rincor-rono agli uliveti dietro il finestrino di un’auto, ha lasciato il via libera al vivace vociare dei bambini di Zababdeh che durante l’estate hanno imparato, assieme a noi,

qualcosa di bello: loro, che pizzi-cando sei corde o toccando i tasti di un pianoforte nasce la musica. Che essere gentili è importante, in qualsiasi lingua, e che in italiano lo si può essere usando due parole semplici come “Grazie!” e “Prego!”. Noi invece abbiamo imparato che il makloubeh, un piatto a base di riso, pollo e verdure, non si può mangiare se prima non lo si capo-volge in un piatto. Che rifiutare un knafeh, dolcetto di pasta sfoglia farcita di formaggio dolce, miele e pistacchi, non è mai possibile.Che ogni discussione si conclude-rà con “Inshallah” (letteralmente

“se Dio vuole”) perché è sempre a Dio che spetta l’ultima parola. Ma è ritornando, tra il cicaleccio delle cinture che si allacciano, sor-volando città di nuvole, che abbia-mo capito la cosa più importante: che la vita, quella vera, è negli altri. E che il dialogo è possibile, sem-pre, anche quando al tuo “Marha-ba!” io rispondo “Ciao!”.

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Per maggiori informazioni: www.caritas.vr.itFacebook: Cantieri di SolidarietàE per scoprire Zababdeh:zababdeh.blogspot.it

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“THE ARTIST IS PRESENT” ovvero quando l’arte ritorna un ponte fra cultureL’artista è colui che rischia. E hanno rischiato davvero i ragazzi della Commissione Giovani e Mis-sione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù che per quindici giorni nelle spiagge albanesi hanno realizzato installazioni e performances artistiche. E, forse, hanno fatto bene.

Una sfida immensa, fatico-sa, ammaliante. Linguag-gi rinnovati per un’arte che arriva ad essere quel-

lo che dovrebbe sempre essere: bellezza che disarma la grettez-za. Una manciata di alunni ed ex alunni dell’Istituto Seghetti sono volati in Albania per far scoprire e scoprire a loro volta, quell’arte che pulisce gli occhi e permette il bene. Quindici giorni «di libera creazione tra l’asfalto e la sabbia nel nord dell’Albania; ritratti, colore, colla, fotografia, performance, waste-art, poesia e danze». Con queste parole racconta l’esperienza Lam-berto Scolari, docente di Storia dell’Arte presso l’istituto Seghetti di Verona e mente operativa del progetto. “The artist is present” è il titolo dell’iniziativa, realizzata con il sostegno di Fondazione Catto-lica e EIKON Onlus che ha visto protagonisti undici ragazze, una religiosa e un professore dal 20 luglio al 4 agosto, nella Terra del-le Aquile. Il progetto ruba il nome alla celebre retrospettiva che Ma-rina Abramovic ha confezionato nel 2010 per il Mo.MA di New York.

La performance dell’artista ser-ba che, per tre mesi, ha atteso i visitatori iniziando con ciascuno di loro un dialogo silenzioso, fatto solo con lo sguardo, è stata ripro-posta anche dal gruppo veronese. «Abbiamo conosciuto gli occhi di decine di albanesi che decideva-no di sedersi di fronte a noi: una suggestione commovente che ci fa meditare sulla funzione primaria dell’Arte: entrare a pie’ pari nella società creando falle nel presen-te». Tra i cortili, il lungomare le stra-de polverose di Shëngjin, la palude di ToroviÇë, la pineta di Velipojë e il villaggio di Gramsh «abbiamo scritto il nostro libro della Bellez-za condividendo con la gente di ogni età l’Arte», sottolinea, convin-to, l’insegnante che, da quasi die-ci anni, grazie alle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, accompagna gio-vani in questo tipo di esperienze multiculturali.Guidato dagli stimoli provocatori dell’artista veronese Chiara Ferra-ri, il gruppo ha coinvolto il popolo albanese in attività creative che sono state sempre introdotte da piccole lezioni di arte contempo-

ranea come quella sui lavori del brasiliano Vik Muniz che, con i ca-tadores della discarica di Rio, ha trasformato lo scarto in poesia. I ragazzi italiani e albanesi che han-no partecipato al progetto, sono stati così «felicemente folli» da re-alizzare anche un piccolo concorso fotografico sulla bellezza da sco-vare nel brutto e nell’apparenza dell’Albania occidentalizzata. Più di settecento riprese, accompa-gnate da libricini colmi di versi libe-ri e abbozzate poesie; questo l’in-credibile risultato. «Nel nostro Bel Paese sapremmo ancora farlo? Crederemmo- si domanda Scola-ri- a una decina di ragazzi che ci chiedono di voler scoprir assieme un po’ di bellezza, sul lungomare romagnolo? Noi l’abbiamo cercata tra le pieghe di un paese in difficol-tà, sconquassato da cinquant’an-ni di dittatura; l’abbiamo scovata tra le rughe dei sorrisi della gente albanese: che vuole raccontare la propria storia di ribellione al regi-me e ti invita, in una rovente gior-nata di luglio, al fresco di un orto scutarino tra il profumo dei fichi, per riposarti un poco».

di Miryam Scandola

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L’arte deve confortare il disturbato e disturbare il comodo. (Banksy)

|Il viaggio in Albania di un gruppo di veronesi

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La tradizione si fa gioco con il TOCATìIl successo di questa manifestazione, giunta alla XIII edizione, pas-sa anche da un’organizzazione impeccabile e la passione dei tanti volontari, come ci spiega il presidente dell’Associazione Giochi An-tichi Giorgio Paolo Avigo.di Giorgia Castagna

28 antheonP

L’Associazione Giochi Antichi ha avuto l’onore di presen-tare la XIII edizione di Tocatì, kermesse tanto amata dal

pubblico veronese, alla quale ogni anno partecipano circa 300 gio-catori italiani e stranieri pronti a cimentarsi nelle antiche tradizioni dei loro territori e a condividerle con il pubblico. Il Festival che ha animato la città per quattro giorni, da giovedì 17 settembre a dome-nica 20, ha ospitato quest’anno la Catalunya, un antico territorio affacciato sul Mediterraneo, ricco di tradizioni e di fascino, condivi-dendo con questo circa quaranta giochi tradizionali catalani e italia-ni posizionati gli uni accanto agli altri per facilitare le comparazio-ni e le riflessioni del pubblico, che viene anche invitato a intervenire dai giocatori, pronti a condividere antichi gesti ludici e a raccontare abitudini e storia del loro territorio. Per scoprire novità ed entrare nel vero cuore pulsante del Festival

abbiamo intervistato Giorgio Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi.Tredici anni di Tocatì, correva l’anno 2003. Difficoltà e soddisfazioni di questo grande show di strada rico-nosciuto a livello europeo? La difficoltà maggiore è quella di coniugare la propria vita e quindi la-voro e famiglia con questa iniziativa che necessità ora mai di essere se-guita 365 giorni l’anno. Stiamo già ponendo infatti, le basi per il Festi-val del 2017 (ci confida il presidente con un tono di voce piacevolmente divertito e allo stesso tempo mera-vigliato, ndr) a questo si aggiunga che il 98% dello staff è formato da volontari che con passione e dedi-zione sostengo il progetto. La cre-scita rapida registrata, dall’edizione del 2003 quando il tutto si svolge-va in poco più di una piazza e una via e i giochi, erano otto a oggi dove la città è in sostanza un immenso parco giochi questa si è una gran-de soddisfazione, ma non solo. Le

soddisfazioni vanno a mio avviso, di pari passo con il coinvolgimen-to di amministrazione e cittadini e vedere in questi tredici anni di Fe-stival l’aiuto e il sostegno dei pri-mi e una partecipazione attiva da parte dei secondi non ha prezzo. Sorprese e novità per questa edi-zione 2015? Tra le sorprese sicuramente l’ar-rivo della Catalunya come terra ospite, popolo cui aspiravamo e che corteggiavamo da molti anni. Proprio per l’attenzione che pone alla tradizione del suo popolo, è un territorio che ha molto da in-segnare soprattutto grazie al suo patrimonio immateriale, ricco di tradizione e storia. Importanti sa-ranno poi gli incontri organizzati parallelamente, nomi di rilievo tra scrittori, giornalisti, editori e stu-diosi passeranno da Verona anche quest’anno per dare un contributo culturale a questo Festival. Quali sono le tappe fondamentali che contraddistinguono maggior-mente, a suo avviso, la storia del Festival?I passaggi che ci hanno portato a essere uno dei Festival più impor-tanti d’Europa sono tre. Come tre sono i momenti fondamentali che segnano, a mio avviso il Festival veronese. Il primo è legato alla pri-ma edizione, il riscontro ottenuto in soli due giorni ci ha fatto capire come e dove dovevamo investire. L’attenzione andava posta sul-le comunità di giocatori, loro i veri protagonisti. Secondo traguardo è

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ACCOGLIENZA & TURISMO29 antheonP

stato l’essere venuti a contatto con realtà e organizzazioni europee di-verse. L’incontro ci ha fatto capire che il nostro non doveva essere un ragionamento isolato al nostro territorio ma più esteso, doveva-mo guardare oltre, verso l’estero. Il confronto va fatto tra le diverse re-gioni italiane e le comunità europee per far nascere un valore aggiunto: questa contaminazione tra popoli non è una novità degli ultimi anni e

non è da attribuire solamente alle nuove tecnologie, alla comunica-zione in rete, ai social network. La relazione tra i giochi esiste da sem-pre ed è fantastico scoprirlo tutte le volte, vedere come il gioco dei birilli spagnolo e francese abbia le stesse regole italiane, scoprire che la lippa o s-cianco è un gioco che non trova confini, giocato in tut-to il mondo con regole pressoché identiche. L’ultima tappa che se-

gna non solo un momento storico per il Tocatì ma qualcosa che va oltre, è la centralità acquisita nel corso degli anni dal nostro desi-derio di sostenere e promuovere i giochi tradizionali come strumen-ti di valorizzazione del patrimonio ambientale, architettonico non-ché dei Beni culturali immateriali cosi come sono stati riconosciuti dall’UNESCO nel 2003 (anno della prima edizione del Festival, ndr).

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E X P O 2 0 1 5 : l a c h i u s u r a s i av v i c i n a m a V e r o n a E x p o n o n s i f e r m aQuaranta giorni e poco più prima della chiusura dell’Esposizione Universale. Niente paura: Ve-ronaExpo ha triplicato i suoi sforzi con tre viaggi a settimana e il grande impegno dei volontari che accompagneranno i veronesi a Milano.

S P E C I A L E E X P O Poche settimane alla fine dell’evento milanese

di Chiara Boni

Il tempo stringe: poco più di un mese e l’Expo Milano 2015 giun-gerà al termine. E se gli inizi potevano essere detti tranquilli,

ora che il tempo è quasi scaduto le visite giornaliere arrivano a ci-fre da capogiro. Complice forse il meteo, ora più clemente rispetto alle caldissime giornate di ago-sto, e l’incredibile successo me-diatico, l’Expo registra facilmente le 100mila unità giornaliere. Tanto che l’organizzazione, per agevo-lare il traffico di turisti ha antici-pato di un’ora l’apertura dei can-celli, alle 9.00 invece che le 10.00 per gli ingressi Merlata e Roserio.Non c’è bisogno di dirlo, visitare l’Expo è un’occasione più unica che rara e con la chiusura dell’e-vento il 31 ottobre non c’è più tempo da perdere per provare l’esperienza magica di questa esposizione universale. Per chi ancora non avesse avuto l’oppor-

tunità di recarsi all’Expo, niente paura: VeronaExpo, l’Associazio-ne Temporanea di scopo nata proprio per sfruttare al meglio tutte le opportunità dell’evento di Milano, offre a tutti i verone-si l’occasione di recarsi con il massimo comfort all’Esposizione Universale. «Uno degli obiettivi che ci siamo posti quando è nata l’ATS era quello di sensibilizzare i cittadini veronesi nei confronti di Expo e di dare la possibilità a tutti, persone con disabilità com-prese, la possibilità di partecipa-re a un evento che in Italia non si ripeterà più da qui ai prossi-mi anni» afferma il presidente di VeronaExpo, Matteo Scolari, che aggiunge «ad oggi più di mille persone ci hanno dato fiducia salendo sui nostri pullman e la stragrande maggioranza di loro torna a casa dopo una giornata intensa e ricca di emozioni con

la ripromessa di tornare a Expo quanto prima. Per noi questa è una soddisfazione straordina-ria». VeronaExpo infatti ha già accompagnato più di 1200 per-sone da Verona e zone limitrofe all’Expo grazie ai bus organizza-ti settimanalmente, che oltre al trasporto mette a disposizione giovani accompagnatori formati sui principali temi e servizi dell’E-sposizione Universale. Una volta all’interno, i volontari di Vero-naExpo accompagneranno i turi-sti nelle principali attrazioni e nei padiglioni più apprezzati con un tour guidato.Visto il boom di visite che non sembra volersi fermare, Vero-naExpo ha quindi triplicato il suo impegno: tre autobus organizza-ti ogni settimana per assicurarsi che tutti i veronesi colgano l’oc-casione di visitare l’Expo prima della chiusura.

Gli autobus di VeronaExpo partono ogni mercoledì, sabato e domenica. Il costo comprensivo di viaggio, biglietto d’in-gresso e accompagnatore è di 58 Euro per gli adulti e di 38 per i ragazzi dai 4 ai 13, gratuito per i neonati fino a 3 anni.

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L’Ateneo delle meraviglieIl polo veronese fino al 27 settembre apre le porte a bambini e bambine. In programma labo-ratori, spettacoli, dimostrazioni, incontri e pure una mostra.

È stato scelto il comple-anno di “Alice nel paese delle meraviglie”, il cento-cinquantesimo per la preci-

sione, per far entrare nelle sale del sapere i più piccoli. L’eroina di una favola senza principe, che insegue la conoscenza e il piacere della scoperta non poteva che essere la madrina ideale della versione scaligera della Kidsuniversity. Un format didattico internazionale, in Italia ancora poco diffuso, che l’U-niversità, in stretta collaborazione con il Gruppo Pleiadi, realtà leader nella divulgazione scientifica, ha inserito nel suo cartellone di even-ti, Univeronaxexpo. Il progetto, che gode del patrocinio del Comune di Verona - Istruzione e dell’Uffi-cio Scolastico Regionale, realizzato con il sostegno di Vivigas e con il contributo di Wishdays e CAD it, è rivolto in particolare ai bambini e ai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 13 anni.Oltre 40 laboratori sono stato pro-posti dai docenti dell’ateneo scali-gero che coprono tutti gli ambiti di insegnamento e ricerca, dall’in-formatica alla biotecnologia, dalla

filosofia all’economia, per illustrare agli adulti di domani le più recenti ricerche e scoperte. Le attività non si svolgeranno solo nelle strutture del polo, ma coinvolgeranno, gra-zie all’entusiasta adesione, anche diverse realtà del territorio, dalla Biblioteca Civica al Museo di Ca-stelvecchio, passando per Vero-netta 129, D-Hub Atelier e il Museo Africano. Noi abbiamo chiesto alla prof.ssa Adriana Cavarero di rac-contarci la prima edizione di que-sta Kidsuniversity veronese. L’iniziativa è indirizzata ai bambi-ni, un target piuttosto diverso da quello che usufruisce del servizio universitario. Una sfida significa-tiva..... Le sfide aprono sempre orizzonti interessanti e stimolanti; la fascia d’età (8-13) prioritaria per questa iniziativa prevede di coinvolgere e appassionare alla ricerca, bam-bini, bambine ma anche ragazzi e ragazze che hanno come caratte-ristica caratteriale la curiosità e la capacità di porsi continuamente domande. A tali quesiti vorremmo cercare di rispondere con compe-tenza e passione, fornendo loro

approcci e strumenti utili, metten-doli in contatto con i nostri docenti, ricercatori e con professionisti che realizzeranno laboratori e attivi-tà interattive anche fuori le mura dell’ateneo.Tra gli eventi in programma, il prossimo 25 settembre si terrà Venetonight, la notte dei ricer-catori. Perché è importante av-vicinare i più piccoli, ma anche la cittadinanza tutta, al mondo della ricerca?Riteniamo che il lavoro dei ricer-catori sia spesso poco compreso fino in fondo, solo perché si pensa che la ricerca sia qualcosa di non visibile, non utile. I più piccoli sono il veicolo migliore per spiegare, in quanto adulti di domani, che la ri-cerca scientifica può incidere posi-tivamente sulle vite di tutti i gior-ni. Quest’anno abbiamo deciso di inglobare la Notte dei Ricercatori – che grazie all’unione di tutti gli atenei veneti si presenza nella no-stra regione come Veneto Night – nella prima edizione della Kidsu-niversity offrendo laboratori non solo per studenti ma anche eventi ed esperienze per adulti. Nell’anno

UNIVERSITÀ L’iniziativa Kidsuniversity arriva in città

di Miryam Scandola

Si ringrazia per la collaborazione Alexandra Ciobotaru

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della luce offriremo una serata per ‘vivere’ le stesse sotto diversi pun-ti di vista con dialoghi scientifici, esperimenti e visioni notturne gra-zie alla collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e Astrofili veronesi.Dalla classifica stilata dal Sole 24 Ore l’Università di Verona si con-ferma la migliore in Italia. Che va-lore ha questo riconoscimento per l’ateneo? Ha per noi un grande valore per-ché funge da riconoscimento del lavoro fatto fin qui per raggiungere l’eccellenza, sia nel campo della ri-cerca che in quello della didattica, e, allo stesso tempo, funge da sti-molo e incoraggiamento per fare sempre meglio. L’università è una comunità - di docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti - ed è l’intera comunità ad asse-re premiata da una classifica che ci vede al primo posto. Un risultato del genere è comunque il frutto di un impegno quotidiano da parte di tutti. Siamo inoltre contenti che

Verona abbia un ateneo di cui può essere fiera. Come immagina l’università del futuro?Immagino un’università sempre più aperta e internazionale. Ma anche sempre più impegnata a formare e a premiare i migliori, con serietà e dedizione, ossia con im-pegno e giustizia. Immagino anche un allentamento della stretta bu-rocratica che purtroppo ci affligge.

L’iniziativa Kidsuniversity arriva in città

Inoltre, la scommessa è riuscire a comunicare, in modo sempre più efficace e diretto, la nostra pas-sione per la ricerca e la cultura, interagire con la realtà, vicina e lontana, che ci circonda. Ogni gio-vane di talento sarà il benvenuto! L’immagine che abbiamo di noi, e che tentiamo di comunicare, non è quella di una torre eburnea ma di una porta spalancata sul futuro e sul mondo.

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Talks Slidingdoors, pensieri tra limiti e possibilitàRiflettere, contaminare e, perché no, anche condividere. Un incontro ricchissimo quello inseri-to nella rassegna Open. Ingegneri aperti alla città, che conta sei relatori di eccezione e la par-tecipazione straordinaria del cantautore David Van De Sfroos, insieme per valicare frontiere, oltrepassare soglie.

Confine come luogo dove incontrarsi. Questo il tema provocatorio scel-to per Talks Slidingdo-

ors 2015, il roadshow ideato dal Consiglio Nazionale Ingegneri che approderà sul suolo scaligero il prossimo 24 settembre. Vengono dal mondo della cultura, della filo-sofia, della scienza e della ricerca, della musica e dell’architettura, i sette protagonisti dell’incontro che si terrà dalle 18 alle 21, presso il Teatro Ristori. La manifestazione inserita all’interno della rassegna culturale Open. Ingegneri aperti alla città, giunta quest’anno alla IV edizione, è promossa dagli Inge-gneri di Verona e gode del patro-cinio della Provincia e del Comune e di Fondazione Cariverona. «Dalla dimensione linguistico-geografica, realtà drammaticamente attuale, ai confini del mondo virtuale, che oggi ci sfuggono. Dalla tecnolo-

gia per la sostenibilità ambienta-le, all’esperienza di chi fa ricerca in ambiente estremo; dalle periferie dell’Africa alle periferie esistenzia-li delle nostre città, raccontiamo esempi di riscatto e inclusione so-ciale», spiega così le svariate tan-genze che la scelta del tema ha comportato, Ilaria Segala, coordi-natore della rassegna.Ad aprire la serata il cantautore e scrittore lombardo Davide Van De Sfroos, “contrabbandiere” musi-cale per vocazione e origine, nato com’è nel cuore del lago di Como, alla frontiera con la Svizzera. Ad affiancarlo Derrick de Kerckhove, sociologo e teorico dell’intelligenza connettiva, che elencherà i rischi del web 3.0. Racconterà di vite ai margini, invece, padre Renato Ki-zito Sesana, missionario combo-niano, giornalista, scrittore e fon-datore di Koinonia, una comunità cristiana che è presente nei più difficili slum dell’Africa. Sempre di periferie, ma questa volta geogra-fiche, parlerà Chiara Montanari, ingegnere, e prima donna a gui-dare, per due volte, una spedizione italo-francese in Antartide. Atteso anche l’intervento di Giuseppe

Magro, ingegnere nucleare che presenterà la sua piattaforma social Q-cumber per la sostenibi-lità, selezionata dal governo ingle-se agli Start-Up Games di Londra nel 2012. Si aggiunge al già ricco programma lo sguardo innova-tivo dell’architetto e professore ordinario al Politecnico di Milano, Remo Dorigati, tra i curatori del progetto di rigenerazione urba-na che ha dato vita, in occasione di Expo, al Refettorio Ambrosia-no. Da ultimo la riflessione alta di Silvano Tagliagambe, professore emerito di Epistemologia del pro-getto al Dipartimento di Architet-tura dell’Università. «Il Confine, che può diventare - al contempo - li-mite e possibilità, rappresenta una dimensione qualificante del nostro contesto formativo, in cui il concet-to della contaminazione dei saperi e dei linguaggi è elemento asso-lutamente fondante» commenta Massilimiliano Valdinoci, direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Verona, partner dell’iniziativa. Un tentativo di “fare sintesi”, dunque, tra tecnica e cultura umanistica, nella certezza che i confini, forse, esistano per essere condivisi.

INGEGNERIA&SOCIETÀ L’evento al Teatro Ristori

di Miryam Scandola

D. Van De Sfroos

35 Pantheon

Essere giornalisti, oggi. Periscope, video e (tanto) storytelling

Il giornalista, diceva qualcuno, ha un mestiere meraviglioso. Deve interpretare il presente. Ma per riuscirci in mano deve

stringere gli strumenti giusti. E non basta più la penna, ormai. Dall’esigenza di interpretare il pro-prio tempo e di raccontarlo al me-glio, Pantheon forte dei suoi sette anni di esperienza editoriale nel veronese, ha organizzato un per-corso formativo per i futuri paladi-ni dell’informazione.Grazie a un ciclo di tre incontri, con la collaborazione preziosa dei docenti di Verona Academy, Pantheon offrirà la possibilità a chiunque si interessi di comunica-zione di scoprire e padroneggiare

ACADEMYAl via il ciclo di incontri promossi da Pantheon

a cura di Redazione

l’informazione digitale. Rivolto a studenti universitari, ma anche a tutti coloro che vogliono fare del-la comunicazione il proprio lavoro, Pantheon metterà a disposizione la sua esperienza e la competen-za di docenti esperti di web per un viaggio attraverso il mondo della comunicazione digitale. Si comin-cia il 19 ottobre, con una lezione che indagherà tutti i segreti di Twit-ter e Periscope, la nuova applica-zione che permette di trasmettere in diretta una ripresa fatta con lo smartphone. Uno strumento im-perdibile per chiunque sia appas-sionato di digital communication.La seconda lezione, prevista per il 23 novembre, verterà invece sulla

dimensione dell’editing video: gra-zie ai nostri preparati docenti rea-lizzare e montare video sarà una passeggiata.Lo storytelling sarà invece il pro-tagonista dell’ultima lezione, il 14 dicembre. I nuovi modi di comuni-care possono sembrare insidiosi, ma questa lezione sviscererà tutti i segreti della narrazione nell’era dei social network.Il 5 ottobre si svolgerà la serata di presentazione, in via Torricelli 37, nella sede del giornale, una serata importante per i giovanissimi aspi-ranti giornalisti, ai quali, al termine del percorso formativo potrebbe essere offerta la possibilità di col-laborare con la redazione.

Le lezioni si svolgeranno in via Torricelli 37dalle ore 18.30 alle 22.

5 ottobre serata di presentazione

P a n t h e o n A c a d e my Costo singola lezione 49 euro

3 incontri 99 euro anzichè 147 euro

29 euro per chi è in possesso dellaverona experience card e per chi ha già partecipato al primo ciclo

della Pantheon Academy

10 euro per studenti universitari

1 9 o t t o b r e Twitter e Periscope

2 3 n o v e m b r e Video Editing

1 4 d i c e m b r e Storytelling

SE IL TUO SOGNO SONO LE PAROLE, QUESTA È L’OCCASIONE CHE FA PER TE.

Pantheon entra nelle scuoleNell’anno scolastico appena con-cluso, Pantheon è riuscito, grazie alla collaborazione con alcune vo-lenterose insegnanti dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Grezzana, ad entrare nelle scuole primarie per spiegare ai ragazzi il funzionamento di una redazione e le complesse procedure di realiz-zazione di un magazine.Il progetto è stato il completa-mento di un percorso che i ragaz-zi hanno compiuto durante tutto l’anno. Dapprima hanno parteci-pato alla mostra del libro, quindi

hanno ospitato una Guardia Fore-stale che ha spiegato loro le carat-teristiche di alcune specie autoc-tone della Lessinia e quindi hanno ospitato Pantheon. Quale collega-mento tra tutto ciò? I ragazzi han-no scoperto come creare un pezzo giornalistico o un prodotto edi-toriale per un magazine, e quindi attraverso un laboratorio hanno realizzato i loro lavori giornalistici collegati a quanto avevano ap-preso durante gli incontri con la Guardia Forestale. A Lugo le classi hanno scritto un’intervista doppia;

a Stallavena e Alcenago hanno registrato il video di un’intervista; a Grezzana hanno registrato l’audio per un video di approfondimento; ad Azzago hanno realizzato rebus e puzzle; ad Erbezzo hanno dise-gnato le copertine del magazine mentre i ragazzi della secondaria di primo grado hanno scritto un articolo.Pubblichiamo tutti i lavori nelle prossime pagine ringraziando tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione di questo bellissimo progetto.

a cura di Matteo Bellamoli

Le classi V a GrezzanaIn apertura del progetto, il nostro Matteo Bellamoli ha incontrato an-che le classi VA, VB e VC della pri-maria di Grezzana spiegando loro la figura del giornalista, alcune re-gole per essere buoni giornalisti e il funzionamento di una redazione, incontrando una grandissima at-tenzione da parte dei ragazzi che hanno saputo intervenire con do-mande pertinenti e tanta curiosità.

G R E Z Z A N A Classi coinvolte: classi IVA e IVBI ragazzi hanno registrato l’audio di un video di approfondimento giornalistico, che poi è stato montato in redazione e che potete vedere tramite il QR di questa pagina.

Classi coinvolte: classi IV Pri-maria (Stallavena) e classi V Primaria (Alcenago)I ragazzi hanno invitato a scuo-la il nonno Lino Ceschi che ha raccontato una storia sul lupo. La storia è stata registrata e montata su un video in cui poi sono state inserite anche alcu-ne domande dei ragazzi. Pote-te vedere il video tramite il QR di questa pagina.

STALLAVENA & ALCENAGO

PROGETTO SCUOLE Il giornale n classe

Fotografa codici QR per visualizzare i video delle scuole di Grezzana e Stallave-na-Alcenago.

H C A N I S C X O U

E L L O V A E R I L

A D L I N F O R S U

A N D R E V R C O L

Z A I N I A L A Z A

B R A N C O Y Z U T

W S R W M A M M A O

H A C U C C I O L A

C U C U R O L A N O

D H C U C C I O L I

D S D A I N O R S I

O P E N O U L A N G

O L E S S I N I A L

R B O N N Y L N R U

G R A N E L U P O L

Z A I N E U C A S U

O N A C A Z F O S L

S C R O L L A T A A

S O P R A S S A N T

P O L L I F L Y I O

A Z Z A G O

1 Bibita nera dissetante2 Animale grosso e feroce3 Animale con il collo lungo4 Una bella località nelle colline di Grezzana5 Studia regioni, stati e continenti6 Materiale concreto??7 Viola in inglese8 Capitano della Roma

1 La indossano le persone calve2 Nome di Toni3 Contrario di sporco4 Mondo in inglese5 Materia con numeri e forme6 C’è anche quello di topolino7 Cibo goloso che ti fa ingrassare

1 E’ un mammifero che vive nel mare2 Sensazione che induce a grattarsi3 Persona senza capelli4 Vive nella paludi (in inglese)5 E' un animale velenoso (in inglese)6 Lo sono le famose tartarughe dei cartoni

5

C R U C I V E R B A

1 ALFA 2 BRANCO 3 ULULATO 4 PORCELLINI 5 LESSINIA 1 CARNIVORO 2 MANTELLO 3 MANDIBOLA 4 ALBERTO 5 BOSCO

PROGETTO SCUOLE IL GIORNALE IN CLASSE

Classi coinvolte: tutte le classi V della Primaria I ragazzi hanno realizzato tre mini-cruciverba e tre puzzle sintattici.

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38 PantheonPROGETTO SCUOLE IL GIORNALE IN CLASSE

Il giorno 18 marzo 2015 alle ore 9:00 è stato ospite alla scuola media di Erbezzo l'agente della polizia postale V. Erzonelli che

ha spiegato ai ragazzi i rischi e i pericoli che si trovano in internet. La rete è ormai entrata nelle no-stre case ed è usata per qualsi-asi cosa. Questa innovazione tec-nologica presente nel mondo da ormai 15 anni è senza dubbio la più sconvolgente. In rete infatti si trova tutto ciò di cui si può aver bisogno : ricette, mappe, annun-ci, informazioni e chi ne ha più ne metta. Purtroppo però c'è il rove-scio della medaglia: la possibilità di cadere nei tranelli di alcuni pe-dofili, i quali adescano sui social network i minorenni. Tali adulti danno false identità e forniscono risposte fasulle ai problemi degli adolescenti; una volta che riesco-no ad essere diventati amici, fis-

sano appuntamenti in posti isola-ti. Quello che si deve fare é dirlo ai propri genitori e incontrarsi in luo-ghi pubblici e frequentati; quello che non si deve fare è incontrarsi in luoghi isolati.I social networks (Facebook, Twit-ter e Instagram per esempio) sono siti di socializzazione in cui si possono incontrare amici che conosci di persona, ma anche soggetti di cui non si conosce l’i-dentità. Allora non si sa mai chi c'è dall'altra parte! Come sopravvi-vono i social? La risposta è molto semplice: questi vivono grazie alle pubblicità che pagano per esse-re postate in rete. Ad esempio le multinazionali per una vendita e guadagno maggiore, postano le loro pubblicità sul profilo dell'u-tente venendo così a conoscenza dei gusti dei giovani visualizzando le foto del vestiario e degli acces-

sori. Cosa succede se si posta una propria foto?Ci si rende visibili e rintracciabili anche a eventuali malintenzionati. Il signor Erzonelli ha concluso l'in-contro con la proiezione di diver-si video scelti dagli alunni. Quello che ha colpito di più i ragazzi è sta-ta la storia a bigliettini di Amanda Todd: in seguito ad azioni di cyber bullismo (sue foto postate e insul-ti pesanti), la ragazza è andata in uno stato depressivo, procuran-dosi lesioni fisiche e “sentimentali”.Come risultato di questo incontro i ragazzi sono cambiati moralmen-te e staranno più attenti nell'uso di internet e dei social networks.Ragazzi e professoresse ringra-ziano vivamente il signor Erzonelli di aver messo a disposizione una mattina del suo tempo per met-tere in guardia i più giovani sui pericoli nascosti in rete.

I rischi di internetLa polizia postale entra nella scuola media di Erbezzo per parlare dei pericoli di internet a tutti gli studenti.

Classi coinvolte: classi IV e V della Primaria e classe I Se-condaria di Primo Grado. I ragazzi della Primaria hanno realizzato alcuni schizzi per una copertina dedicata alla

marmotta, mentre i ragazzi della Secondaria hanno scritto un articolo relativo ad un incontro che hanno avuto a scuola in merito alla sicurezza di internet.

39 Pantheon PROGETTO SCUOLE IL GIORNALE IN CLASSE

Chi sei?Salve, sono Slavc, lupo sloveno che si è innamorato di bel-la lupetta italiana, Giulietta. Viviamo a un tiro di schioppo da Verona, nei boschi della Lessinia, dove abbiamo messo su famigliona con nove cuccioli.

Perché hai scelto di vivere lì?Tra i boschi ci sono dei biocorridoi, cioè dei corridoi natu-rali che permettono agli animali selvatici di muoversi in li-bertà: è proprio grazie ad uno di questi, quello che collega i boschi del veronese con quelli della vicina Slovenia, che io e Giulietta ci siamo potuti incontrare e conoscere.Cari miei, come sempre decidono le donne: l’ho conosciu-ta qui e ha deciso che saremmo rimasti qui! Da un certo punto di vista, meglio così: vi immaginate portarla fino in Slovenia con tutto il peso del piumone che si porta ad-dosso?!

E’ facile incontrarti?No, è molto difficile vedermi passeggiando lungo un sen-tiero nel bosco: sono per natura schivo, riservato, preferi-sco evitare, quando è possibile, l’incontro con voi uomini. Nel caso di incontri ravvicinati, noi lupi scappiamo… persi-no di fronte ai bimbi!

Quali sono le tue qualità, i tuoi pregi?Modestia a parte, sono un animale molto intelligente e colto: ho studiato il greco, non a caso sono un lupo alfa! Sono dotato di grande altruismo e spirito di assistenza verso gli individui deboli e bisognosi del mio branco; un grande affetto mi lega ai miei compagni. Sono anche un ottimo atleta: …Per questo, a Lugo, sono diventato il sim-bolo dell’associazione sportiva del paese!

Che rapporto hai con l’uomo?Sono una vittima dell’uomo: sono preda da tempi lontani dei bracconieri e delle trappole, ora degli allevatori e…dei guidatori! Solo qui in Italia, ogni anno, muoiono almeno 300 miei simili e molti per incidenti stradali. Non sapete proprio guidare! Sia uomini che donne, al volante, sono tutti un pericolo costante! Guidate sulle strade extraur-bane come su un circuito di Formula Uno! Continuiamo ad essere una specie minacciata…

Che cosa vorresti dire all’uomo se potesse comprendere i tuoi ululati?Uh uh uh, vorrei tanto che mi lasciasse in pace e che rico-noscesse che sono una presenza importante per mante-nere gli equilibri naturali degli ecosistemi di cui sono parte. Vorrei fargli capire che, proteggendomi, non difendereb-be soltanto me, ma anche l’intero ambiente montano.

Chi sei?Buondì, sono Arturo e vivo con mia moglie Gertrude e i miei figli in Lessinia. Proprio qui doveva venire quel lupac-cio a trovarsi moglie? Come dice il detto “Moglie e buoi…ops lupi…. dei paesi tuoi!”.

Cosa pensi del posto in cui vivi?Mi piace proprio il posto in cui vivo, il contatto con la na-tura, allevare il mio bestiame e coltivare i campi; stare all’aria aperta, con tanta pace e tranquillità…sarebbe tut-to perfetto se non fosse per la recente comparsa di quei lupacci! Perché a loro piace così tanto la montagna? Non sono mai andati al mare? non hanno mai pensato di tra-sferirsi in un bello zoo? E’ come un bosco di lusso: cibo a volontà con sevizio in tana, tanti amici e belle lupacchiotte (non dirò niente a Giulietta), essere le star dei bambini e delle loro foto…

E’ facile incontrarlo?Non mi sembra che sia difficile incontrarlo, senti qua: tre femmine di asino uccise vicino a S.Anna d’Alfaedo; due vitelle vicino a Bosco; Tre asinelle nel Comune di Erbezzo… e il responsabile è quasi sempre il lupaccio. Siamo noi ad aver paura di lui, non lui di noi!

Quali sono le sue qualità, i suoi pregi?Alcuni esperti dicono di lui che è un animale affettuoso e altruista, ma in che senso? Nel senso di….altrui? Di violare la proprietà privata altrui? Ah sì, allora sono d’accordo! E attenzione! Si parla solo di affetto solo verso il suo branco, non nei confronti di noi uomini…Se la situazione continua così, mi rivolgerò all’avvocato per far valere i miei diritti!

Che rapporto hai con il lupo?Non buono. Siamo una specie minacciata dal lupo. Se continuiamo così saremo noi ad estinguerci! Almeno se ne stessero nei boschi, invece no… invadono anche le strade! Sbucano all’improvviso, attraversano la strada: per loro non esistono le strisce pedonali! Così si frena di botto col rischio di finire contro un albero.. Così poi si deve riparare l’auto e portare pure il lupastro investito dal veterinario! Dopo il danno…la beffa!

Che cosa vorresti dire al lupo se potesse comprendere le tue parole?Ah, gli vorrei ordinare di andarsene. Devono esistere anche loro? D’accordo, ma che vadano a vivere da un’altra parte, isolati, lontani da noi!Perciò…

IL LUPO L’ALLEVATOREINTERVISTA DOPPIA AL LUPO E ALL’ALLEVATORE

Classi coinvolte: classi VA e VBI ragazzi hanno realizzato un’intervista doppia al lupo e al contadino per eviden-ziare le differenze di punti di vista nella realizzazione di un prodotto giornalistico che deve mantenersi neutrale. Per ragioni di spazio pubblichiamo qui solo una parte dell’elaborato, che potete trovare in versione integrale sul sito www.giornalepantheon.it

Ringraziamo il dirigente scolastico e le insegnati dell'Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Grezzana che, con entusiasta convinzione, hanno fatto entrare Pantheon tra i banchi delle loro classi.

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Edilizia e arredo sostenibile, ecco come la natura entra in casaClaudio Gaiga e i gemelli Omar e Massimo Finetto, di Selva di Progno e di Badia Calavena, hanno dato vita alla Naturalhome®, un progetto che, dalla bioedilizia passando per l’arredo sostenibile, si propone di rendere l’abitazione naturale al 100%.

Case in paglia e arre-damento in legno. Non siamo tornati nel 1800 (secolo di nascita delle

abitazioni in paglia nel Nebraska con l’arrivo della macchina imbal-latrice, ndr), ma ci troviamo a Sel-va di Progno e a Badia Calavena, dove Claudio Gaiga, 30 anni, e i gemelli Omar e Massimo Finetto, 25 anni, realizzano progetti relati-vi alla bioedilizia e all’arredamen-to con tronchi d’albero. Claudio, grazie all’esperienza nell’edilizia tradizionale e in quella innova-tiva, con Omar costruisce case di paglia con struttura di legno, senza l’utilizzo di colle e resine ma intonaci di argilla, calce naturale, sabbia, cocciopesto, recuperan-do materiali esistenti, usando iso-lanti anche in canapa. Si tratta di elementi naturali rinnovabili che garantiscono il benessere di chi ci abita, senza creare muffe, aria vi-ziata, batteri, malattie e la tempe-ratura all’intero è ideale per ogni stagione. Suona strano sentire

parlare di prodotti che sembrano appartenere a un’epoca lontana, dal momento che siamo abitua-ti a possedere cose sempre più tecnologiche ma usa e getta; in-fatti, è dimostrato che quelle case costruite ancora due secoli fa con

la paglia sono tutt’ora abitabili, al contrario di quelle in cemento che vanno via via rovinandosi; dunque la storia dei tre porcellini che tan-to ci hanno inculcato per vendere il cemento non vale più. «La pa-glia è antisismica, ignifuga, eco-logica, ecosostenibile, economica, anallergica, isolante termicamen-te e acusticamente, al punto che viene addirittura utilizzata nelle sale di registrazione e nelle bar-riere delle autostrade. A livello di risparmio energetico qualitativo si trova già in classe A+», spiega Claudio che ha realizzato quattro case in paglia, di cui una in Sicilia, e sta finendo di costruire la sua, che sarà la prima a Selva di Pro-gno. «Ho avuto l’illuminazione da un libro e da lì ho cercato sempre più informazioni, svolgendo corsi pratici e teorici. La struttura è in legno e lo strato di paglia inseri-to è di 37cm, reso ignifugo, com-presso e rasato per far sì che l’in-tonaco aderisca meglio; sopra si

TERRITORIO La sfida green di tre ragazzi della Val d’Illasi

di Ingrid Sommacampagna

Un’abitazione realizzata con la paglia

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mette la calce, poi il legno e le tegole. Utilizziamo anche l’ar-gilla mescolata con la sab-bia che fa massa, accumula calore e regolarizza l’umidità della stanza, tirando via gli odori. Alcuni studi sostengo-no che riesca addirittura ad allontanare le onde elettro-magnetiche e se c’è troppa umidità la assorbe. La paglia, come classe di resistenza è RE120, perché in caso di in-cendio, potrebbe bruciare per due ore, ma non succe-derebbe niente», conclude. Claudio e Omar possiedono e usano una molazza, unica nel veronese se non nel Ve-neto, ovvero una betoniera con due grandi ruote di pie-tra, utilizzata soprattutto nel sud d’Italia per impastare in-tonaci di calce, argilla e coppi.«La bioedilizia sta avendo un grande riscontro perché le persone si stanno accorgen-do che vivere con materia-li naturali significa vivere in maniera sana. Noi non com-priamo premiscelati, perché l’aria, l’umidità e altri fattori non possono essere uguali sia a Venezia che a San Gior-gio; l’intonaco viene creato da noi, e le dosi fatte in base al lavoro che c’è da svolge-re. Alcuni provano a costrui-

re case in paglia ma servono esperienza e studi continui», conclude Claudio.Omar e Massimo Finetto han-no portato avanti la passione del padre per il legno specia-lizzandosi nel restauro mo-bili, nelle pirografie, disegni, pitture e sculture su questo materiale. Con la Naturalho-me® i tre si occupano anche di una linea d’arredamen-to con tronchi interi e legno massiccio, utilizzando per gli esterni una vernice all’acqua a base di oli idrorepellenti, impiegando anche materiali di recupero. «La fantasia la esprimiamo su tavoli in legno, letti, panche, orologi, librerie, mensole, divani, specchi, vas-soi, taglieri, allestimenti per fiere ed eventi, banconi (fatti con balle di paglia e legno), e tanto altro, costruiti con l’ag-giunta di incastri di ferro e do-tati anche di ruote; gli arredi sono tutti pezzi unici, durevoli, di stile e comodi, smontabili e rimontabili in pochi minuti. La pianta (di qualsiasi tipo ap-partenente alle nostre zone) viene pulita, levigata e ver-niciata senza solventi lucidi o opachi in modo che il legno resti nella sua caratteristi-ca primaria; è la casa che si adatta alla pianta non il con-

La sfida green di tre ragazzi della Val d’Illasi

trario», spiega Omar. «Tra i nuovi progetti un lavandi-no, due poltrone, un espositore per bottiglie di vino e anche un ristorante con tetto di castagno, paglia più intonaco e l’argilla, con una sala da pranzo che avrà ta-voli di paglia», conclude Massimo.

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I gemelli Omar e Massimo Finetto, in basso Claudio Gaiga.

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SALUTE & BENESSERE

Sul ring della vita a combattere ogni giorno contro la sclerosi multiplaA Verona, sono oltre 2 mila gli individui affetti da tale patologia per la quale, ad oggi, non esiste una cura. Tra questi c’è Anto-nio Giordano, presidente della sezione provinciale dell’Aism ed esempio di speranza. di Marta Bicego

Cosa faresti se doma-ni scoprissi di avere la sclerosi multipla?». È una domanda a bruciapelo

quella che Antonio Giordano ri-volge, senza troppi giri di parole, ma che nasconde altrettanti in-terrogativi. A essere concreto l’ha imparato dal male del quale è affetto, da circa vent’anni: «Una patologia non mortale, non contagiosa né genetica. Una patologia che, al momento, non ha una cura: sfor-tunatamente ti accompagna per sempre e coinvolge oltre al ma-lato anche la famiglia, la cerchia delle amicizie e degli affetti». Una convivenza forzata, fa intendere, davanti alla quale ognuno deve decidere che cosa è meglio fare per sé.Antonio Giordano è una persona dinamica, uno sportivo che non si scoraggia davanti alle sfide. E quell’inattesa diagnosi arrivata a marzo del 1995, nel giorno del suo ventitreesimo compleanno, non è stata d’ostacolo alla sua intra-

prendenza. Anzi, tempo un anno, ed è entrato nelle fila dell’Aism per poi diventare presidente di una delle 100 sezioni provinciali della onlus. È l’Associazione ita-liana sclerosi multipla: punto di riferimento, a livello nazionale, per le persone affette da sclerosi multipla e per il sostegno alla ri-cerca scientifica. «Formazione e informazione sono fondamentali» premette, inizian-do a illustrare le attività della sede veronese, in via Nicola Maz-za. Qui si pensa alle indicazioni pratiche, con uno sportello atti-vo cinque giorni su sette, dalle 9 alle 15; si bada al benessere del corpo, con quella che chiamano «attività fisica adattata» incen-trata su esercizi idonei pratica-ti da operatori adeguatamente formati; infine alla salute della mente, offrendo supporto psico-

logico a malato e familiari. «Con l’anno nuovo partirà un gruppo di auto mutuo aiuto» annuncia. Mentre, in autunno, aprirà una volta al mese nei tre ospedali di Negrar, Borgo Trento e Borgo Roma un “infopoint” Aism, gesti-to da due volontarie con sclerosi multipla, per dare una prima ac-coglienza a chi scopre di avere la malattia. E non ha idea di dove andare a sbattere la testa. A Ve-rona, sono oltre 2 mila gli indivi-dui malati. Di questi, evidenzia, «meno di un centinaio sono iscritti all’associazione, forse per timo-re di manifestare la loro condi-zione». Atteggiamento diffuso in tutta Italia dove, di malati, se ne contano ben 72 mila. Due su tre sono donne. Tantissimi sono i gio-vani poiché la ricerca scientifica, oltre ad aver migliorato i farma-ci, ha affinato la diagnosi dunque

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Antonio Giordano

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molti casi ora si scoprono in età pediatrica. «La patologia è insi-diosa e – prosegue – non è ugua-le per tutti: i sintomi sono simili, ma ognuno li affronta in manie-ra differente». Questione, ancora una volta, di scegliere: «Ho deciso di non combattere contro la scle-rosi multipla, sarebbe una lotta impari e tempo perso. Ho deciso di essere attore principale della mia vita, di considerare la ma-lattia come occasione di cresci-ta, non come un limite al fatto di poter lavorare, sposarmi, avere le mie soddisfazioni». Non è per tutti così: di mezzo ci sono la disabilità, il timore di per-dere il lavoro, le ricadute che in-deboliscono il fisico. Per questo Giordano non si stanca di raccon-tare la sua esperienza, senza ne-gare la gravità della malattia, ma cercando di dare speranza. No-nostante tutto. A chi è malato, di

SALUTE & BENESSERE

INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ Sabato 10 e domenica 11 ottobre migliaia di piazze italiane accolgono “La mela di Aism”, iniziativa di soli-darietà promossa dall’Aism e dalla sua Fondazione Fism. Con un con-tributo minimo è possibile sostene-re la ricerca scientifica sulla sclerosi multipla: una patologia per la quale, al momento, non esiste una cura ri-solutiva. All’appuntamento, nazionale, si af-fiancano altre attività promosse

dalla sede provinciale scaligera: il 17 ottobre, presso il gruppo operativo di Legnago, con un incontro formativo; e in novembre, a Verona, un convegno per fare il punto sulla malattia e in par-ticolare sui diritti dei malati. In riva all’Adige la onlus Aism si trova al civico 52 di via Nicola Mazza, a Ve-ronetta. Telefono 045 8001272; email [email protected]; sito internet www.aism.it/Verona

frequente, esemplifica il suo per-corso paragonandosi a un lotta-tore che sale sul ring e combatte, per il resto della sua esistenza. «A dare la forza sono la famiglia, la società, la ricerca scientifica. Tutti sono coinvolti. Una malattia grave può capitare a chiunque, a fare la differenza è come si sce-glie di affrontarla: l’importante è – conclude – non gettare mai la spugna».

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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT

Il volontariato veronese in festa La quindicesima edizione della Festa del Volontariato, che si terrà il prossimo 27 settembre in piazza Bra, si arricchisce di importanti novità, sulla scia di cinque parole d’ordine: incontri, confronti, attività, dimostrazioni e divertimento

di Francesca Mauli

Domenica 27 settembre, tutti i veronesi – bambi-ni, giovani, adulti e nonni! – sono chiamati a parte-

cipare alla Festa del Volontariato. Un appuntamento tradizionale nel panorama locale di inizio autun-no, una celebrazione dell’impegno e della dedizione delle migliaia di persone che si danno da fare, gra-tuitamente, per l’altro, per la no-stra società e il nostro territorio, che quest’anno è caratterizzato da una serie di novità. «Giunti alla quindicesima edizione, abbiamo pensato che fosse ora di innovare» spiega Chiara Tommasini, presi-dente del CSV- Centro Servizi per il Volontariato di Verona, organiz-zatore della Festa insieme all’As-sessorato ai Servizi Sociali e Fa-miglia del Comune, con il sostegno della Banca Popolare di Verona e il supporto di Acque Veronesi, AMIA, AGSM e i Cantieri del Bene Comu-ne. Scopo di questi cambiamenti è la volontà di creare una mag-giore interazione diretta tra le as-sociazioni e il pubblico, ma anche tra le associazioni stesse che, pur facendo parte dello stesso territo-rio, non hanno ancora valorizzato l’opportunità di lavorare insieme. «L’imperativo è lavorare in squadra per perseguire gli stessi obbiettivi. E con questo spirito, in fase orga-nizzativa, sono state scelte alcune tematiche di attualità, su cui le as-sociazioni hanno lavorato in rete, per poi proporre ai veronesi, in oc-casione della Festa, percorsi, atti-vità e dibattiti che si snoderanno

attraverso tutta la giornata, nel-la sede principale della Festa, in piazza Bra, ma anche in piazzetta Santi Apostoli, dove sarà possibile visitare l’Emporio della Solidarie-tà, gestito dalla Rete Talenti, e al Bastione di San Francesco, dove Legambiente, con i cittadini che vorranno partecipare, si prenderà cura dei luoghi trascurati della cit-tà» prosegue la Presidente. La giornata di domenica sarà pre-ceduta da due incontri. Venerdì 25 settembre, alle 17, nell’aula ma-gna della Facoltà di Economia, si parlerà di Bene Comune e del ri-utilizzo degli spazi in disuso, insie-me all’Associazione AGILE, che si occupa di analizzare e sensibiliz-zare su questo tema nel territorio veronese, a docenti universitari, a esperti nazionali e a realtà del mondo no-profit. «Un argomento che sta riscuotendo grande inte-resse, perché gli spazi in disuso,

oggi abbandonati all’incuria e al degrado, potrebbero avere nuo-va vita proprio grazie all’utilizzo da parte di realtà del Terzo Settore, associazioni che sono esse stesse un “bene comune” fondamentale» spiega Chiara Tommasini. Sabato 26 settembre, alle 15.30, nella sala convegni del Banco Po-polare di via San Cosimo, avrà luogo l’incontro “#nonsonoangeli - Volontariato e comunicazione per una nuova narrAzione”, una tavola rotonda incentrata sulla volontà di testimoniare come prendere parte alla vita del proprio territorio non sia un atto eroico da raccontare con metafore divine – ecco spie-gato l’hashtag #nonsonoangeli - ma come rappresenti invece uno stile di vita e di cultura comune a migliaia di normalissimi “cittadini responsabili” attivi nel veronese. Emerge chiaramente, da parte degli organizzatori, la volontà di

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rendere questa Festa del Volonta-riato un evento sempre più rivolto a tutta la cittadinanza veronese, non solo alle migliaia di volontari che ogni giorno si danno da fare per costruire una società più acco-gliente. «Il volontariato veronese sta in-vecchiando – conclude Chiara Tommasini – in parte perché l’e-tà pensionabile, quella in cui tra-dizionalmente si ha tempo per dedicarsi con costanza al volon-tariato, si sta alzando sempre di più, in parte perché oggi è molto difficile “agganciare” i giovani, che vivono in un modo veloce e peren-nemente “connesso”. Si diffonde inoltre sempre di più il cosiddetto “volontariato occasionale”, quello legato a particolari eventi, come Expo, mentre le associazioni im-pegnate in maniera continuativa faticano a trovare nuovi volonta-

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ri, soprattutto giovani, e chi pos-sa ricoprire incarichi direttivi, che richiedono un impegno maggiore e continuativo. Per aiutare le as-sociazioni veronesi a intercettare nuovi volontari e a utilizzare le nuo-ve forme di comunicazione, abbia-mo messo in piedi una serie di cor-si di formazione in questo ambito, attraverso i quali i giovani possono imparare ad esprimere i propri ta-lenti e a dare nuova linfa alle asso-

Per visualizzare il programma completo: www.csv.verona.it

ciazioni stesse. Inoltre, nell’ambito del Servizio Civile, abbiamo iniziato a utilizzare una modalità di “scam-bio dei volontari” tra diverse asso-ciazioni, in modo che questi ultimi possano fare esperienza in realtà diverse, favorendo la conoscenza e la cooperazione reciproche».

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46 PantheonI 100 anni della Grande GuerraSPECIALE

La musica per ricordareLa memoria si trattiene anche in una canzone, se si ha il coraggio di ascoltarla. Dall’esi-genza di non tralasciare, di non dimenticare nasce la raccolta musicale La piastrina della steppa, un omaggio commosso agli alpini di tutte le guerre. di Giovanna Tondini

I nostri padri raccontano. Sono loro la nostra memo-ria. Sono loro quelli ancora in grado di farci suscitare emo-

zioni su argomenti che oggi non ci toccano direttamente. Come la guerra. Ne sentiamo parlare continuamente, di quella pre-sente e di quella passata. C’è chi, proprio grazie ai racconti, ha coltivato una sensibilità ne-gli anni, che nel tempo si è tra-sformata in riconoscimento per chi ci ha preceduto. Un ricono-scimento che, come nel caso di Maria Fioroni, ha dato frutto a opere di grande valore, come un museo o un monumento. Oppure una canzone. La musica è il modo con il qua-le Daniele Bellorio ha «chiuso un cerchio aperto» con suo pa-dre. «Lui mi raccontava della prigionia durante la seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, ma lo faceva con tatto, perché non voleva che sapessi tutto». Perfino i diari che scrisse dopo la guerra li ha nascosti, e se ne sono andati con lui qual-che anno fa. Troppa crudeltà. Non necessaria da sviscerare

in tutti i suoi dettagli. Ma ciò è bastato per fare emergere in Daniele quella sensibilità che lo ha portato a collaborare con il progetto musicale di Giusep-pe Bolla. «Quando me ne ha parlato ho accettato subito». Nessuna esitazione dunque per elaborare 6 arrangiamenti musicali sui 12 testi scritti dal-lo stesso Bolla. «È stata l’oc-casione per toccare alcune corde necessarie a smuovere le persone». Con l’obiettivo di rendere «omaggio all’abnega-zione dei soldati alpini, a ciò che hanno patito per la difesa della nostra patria e per noi». E Giuseppe Bolla è una cer-tezza nella scrittura di testi musicali. Musicista dagli anni Sessanta, collaboratori di ar-tisti italiani di fama nazionale, anche lui ha vissuto l’esperien-za del racconto. «Mio padre fece la guerra in Russia, nella steppa». Nel 2013 Giuseppe partecipa a un viaggio nella steppa, insieme agli Alpini. «È stato così, che parlando un po’ con altri amici durante la tradotta è nata la canzone La Piastrina della steppa», titolo

del progetto e del cd da poco pubblicato. Giuseppe ha scritto così 12 brani, dedicati «a tutti gli amici alpini eroi e martiri di tutte le guerre». «Sei motivi tristi e sei motivi allegri», ci spiega Bolla, sulla prima e seconda guer-ra mondiale. Una storia che in fondo si ripete, intessuta di temi universali. Così i “Ragazzi del ’99” potrebbero essere gli stessi che hanno combattuto vent’anni dopo, «giovani come loro, mandati come loro allo sbaraglio». «Mentre scrivevo pensavo a mio padre, come se lui fosse stato il padre di tanti altri», ci confida l’autore. Anche questa a ben vedere è una storia che si ripete. Fondamentale per il no-stro senso di identità nel luogo e nella comunità in cui viviamo. Già nell’Ottocento la famiglia veniva proposta come il «vero nucleo del carattere nazionale» e a essa era affidato il compito formativo connesso. E in par-ticolare «alla figura maschile era affidato il compito di attore della sfera pubblica e di custo-de della memoria storica».

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Oggi Daniele ci porta con estre-ma cura le copie dei documenti che parlano del padre in tem-po di guerra e delle ricerche da lui stesso svolte per compren-dere meglio ciò che il padre ha vissuto. Il suo interesse è vero, autentico. E questa preziosa eredità, di Daniele, così come di Giuseppe, è riuscita a rag-giungere la sua primavera, con dei frutti originali che gli han-no valso il riconoscimento delle istituzioni, a partire da quella degli Alpini. «Il nostro è un di-scorso innovativo, che va oltre a quello dei cori». Si parla infatti in una chiave attuale, «da cin-quantenne e non più da ottan-tenne», puntualizza Bolla. Sen-za dimenticare che “La donna militare” è uno dei primi brani musicali in assoluto dedicati a questa figura. Canzoni dunque, per ricordare e ringraziare chi ci ha precedu-to, lottando.

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Sotto una pietra tra il filo spinato/la cavetta di un soldato ho trovato/aprendola ho visto un foglio ingiallito/un martire ha lasciato l'ultimo scritto.Il 24 maggio diventai soldato/con la baionetta al massacro sono andato/ho combattuto sul Grappa Pasubio e Amelo/tra le petraie del Carso Ortiga e Montelo.RIT. Ragazzo del' 99 sono stato/par-tito quando la patria ha chiamato/i miei cari a casa ho lasciato/l'amore per la patria ha trionfato.Anche il Piave di sangue era mac-

chiato/giovani al sbaraglio hanno mandato/i loro corpi per terra han recuperato/luoghi di memoria per chi non è tornato.A Caporetto nelle trincee tutto è bru-ciato/tanti fratelli nel fango ho lasciato/piangendo per il destino a lor toccato/a lutto la bandiera ho ammainato.Col tempo anche i reduci tornati/la Madonna con sé li ha chiamati/il 4 no-vembre giorno della vittoria/ai ragazzi del 99...onore e gloria.Il 4 novembre anniversario alla memo-ria/ai ragazzi del'99....onore e gloria

Riportiamo, di seguito, il testo della canzone “I ragazzi del'99”

I 100 anni della Grande Guerra

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I “Gioielli” dell’Archivio di StatoIn occasione dell’iniziativa “Expo e i suoi territori” ogni sabato dalle 10 alle 13 fino al 31 ottobre si potranno ammirare alcuni dei più importanti documenti storici e curiosare tra i depositi gene-ralmente chiusi al pubblico.

L’Archivio di Stato di Verona apre le porte al pubblico e mostra i suoi “gioielli”. Tutti i sabati fino al 31 ottobre,

in concomitanza con Expo, sarà possibile visitare i nuovi locali po-sti al primo piano dell’ex Magazzi-no “del grano”, ora completamen-te ristrutturato dalla Fondazione Cariverona. Dalle 10 alle 13 un funzionario condurrà i visitato-ri nell’ampio salone (600 metri quadrati) nel quale sono esposti, entro opportune teche in vetro, alcuni dei documenti più antichi qui conservati. Si tratta di opere preziose che custodiscono fram-menti di storia della nostra socie-tà, utili per capirne i cambiamenti ma, soprattutto, importanti per ricostruirne il passato. L’Archivio di Stato di Verona, infatti, è sta-to istituito l’8 aprile 1941 e com-prende gli Antichi archivi veronesi (che ne costituiscono il nucleo es-

senziale, ndr), i fondi monastici, lo Stato civile napoleonico, e molto altro, per un totale di ventidue km di scaffalatura. In tutto questo c’è materiale che abbraccia die-ci secoli di storia con antecedenti a partire dall’VIII secolo. Vi sono conservate 80mila pergamene, molte delle quali di grande pre-gio, e un importante complesso di documentazione costituita da-gli archivi di famiglie e persone in cui si trovano atti precedenti l’an-no mille. In questi vi compaiono i nomi delle casate più illustri della città scaligera come i Bevilacqua, i Campagna, i Cartolari, i Da Sac-co, i Giusti, i Malaspina, i Dal Ver-me. Infine, non è da dimenticare la cospicua mole di documenti delle corporazioni religiose e delle compagnie laiche soppresse. Ma partiamo dall’inizio. All’ingresso del complesso, ai lati della porta, pochi ci fanno caso o si sofferma-no a guardarle: ci sono due scul-ture in marmo (vere o finte che siano ma con tanto di targhetta) dell’artista Fabio Viale. Varca-to il portone principale un’ampia scala conduce al piano superio-re dove ha sede l’archivio stata-le. Qui, nel nuovo salone adibito a consultazione dei testi antichi, si trovano varie teche espositive. Si possono ammirare documen-ti regi e signorili su pergamena, oltre a mappe del periodo della dominazione veneziana. Di note-vole pregio un documento su per-gamena del 10 agosto 1073 che informa della donazione di terreni fatta dalla contessa Beatrice e da sua figlia Matilde di Canossa all’abate del monastero di San Zeno, Varnerio, per “bene dell’a-nima propria” e degli altri parenti.

Un altro documento, sempre su pergamena, attira l’attenzione per la ricca decorazione: è un co-dice miniato del 1414 e riguarda un’investitura. Poi si possono tro-vare anche antichi sigilli imperiali come quello di Enrico IV del 1084 che chiudeva un diploma indiriz-zato all’abate di San Zeno verso il quale si confermavano i beni al monastero. Sempre rivolto a lui è il diploma di Berengario I, re d’I-talia, datato 23 agosto 901. Ma la visita non finisce qui in quan-to grazie all’adesione al progetto nazionale “Expo e i suoi territori” si possono visitare anche i depositi che generalmente sono riservati al personale. Ogni documento ha una sua precisa collocazione si-tuata in una struttura scorrevole che ne ottimizza lo spazio. Però, le testimonianze più preziose del passato, i veri “gioielli” dell’archi-vio di stato, si trovano sicuri in una cassaforte. Il direttore Roberto Mazzei, insieme alla dott.ssa An-tonietta Folchi, l’hanno aperta in esclusiva per noi di Pantheon. Il reperto documentale più antico è una pergamena datata dicembre 762 che riporta di una donazio-ne di beni tra il prete della chiesa di Santa Maria di Sernaglia e un

CITTA’ E DINTORNI Vi sveliamo le segrete bellezze dell’Archivio scaligero

di Erika Prandi

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Il direttore Roberto Mazzei

49 Pantheon Vi sveliamo le segrete bellezze dell’Archivio scaligero

certo Croctovo. Quindi, in origine non appartenente alla diocesi di Verona, bensì di Treviso. Un altro documento degno di nota è una pergamena dell’11 dicembre 1382 che conserva un atto notarile in cui è coinvolto Dante II, il nipote del celebre Dante Alighieri. In-fine, non si può non menzionare la lettera di Mastino II e Alberto II della Scala datata 10 luglio 1331 e recante il famoso sigillo con il simbolo degli Scaligeri. Sono pic-coli ma importanti reperti che si possono ancora ammirare gra-zie all’Archivio, un luogo deputato alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione del patrimo-nio documentario dello Stato. Chi lo pensa un luogo chiuso e sem-pre uguale si sbaglia. Sono molte, infatti, le iniziative di apertura al pubblico. Oltre a quella già cita-

ta, il 19 e 20 settembre si svol-geranno le Giornate europee del Patrimonio che avranno come tema l’alimentazione e che coin-volgeranno studiosi e professori del territorio. È un modo per fa-

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vorire la conoscenza in un luogo nel quale «l’esperienza del pas-sato viene conservata per capire la società di oggi», ha dichiarato Giovanni Sala, vicepresidente Ca-riverona.

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Villa Murari dalla Corte Brà, detta «La Mattarana»Una Villa che nei secoli non ha subito rimaneggiamenti significa-tivi e conserva tuttora il fascino dell’architettura del ‘400. Bellis-simi anche gli affreschi, risalenti al ‘500, che adornano le pareti interne dell’edificio. A sinistra la cappella decorata e tuttora con-sacrata. Una struttura (da non confondere con l’omonima Oste-ria) visitabile su prenotazione. di Alessandra Scolari

Villa Murari dalla Corte Brà si presenta ai visitatori in tutta la sua imponenza, ingentilita dal giardino

all’italiana. Il complesso, sulla stra-da un tempo chiamata «la lava-gnesca», percorsa dai contadini e pellegrini in alternativa alla paral-lela Via Postumia, è protetto da un solenne cancello. Il corpo centrale, con lo stemma dei conti Murari e i tre archi che sorreggono il terraz-zo, si abbinano a quelli dei corpi la-terali (di epoca precedente) e delle barchesse, formando un tutt’u-no racchiuso nell’intimità di una piacevole corte. Gli edifici laterali, con le due robuste colombare e le barchesse, risalgono all’epoca scaligera. Il piano nobile di Villa «La Mattarana» si trova al piano terreno, con tutte le stanze aperte all’esterno e il salone di ingresso ne divide i vani: quattro per lato. Le stanze ad Ovest dell’edificio pre-sentano solenni affreschi ben con-servati, alcuni di Bernardino India risalenti tra il 1550 e 1560, altri della fine del ‘500. Alle pareti pae-saggi, con Apollo, Cupido e Dafne che si alternano a finte statue di imperatori ospitate nelle nicchie. Alla base del soffitto spiccano le grottesche e i festoni che scen-dono e richiamano i prodotti col-tivati nel fondo agricolo. Ogni sala ha la sua peculiarità e un nome. Nell’antica cucina, spicca il grande cammino: una finestrella al cen-tro della parete ne ingentilisce la monumentale struttura ed ha una

funzione di controllo sull’aia. Nelle stanze dell’ala Est è conservato integro il soffitto a padiglione ed emergono, purtroppo frammen-tari, Paesaggi, Stemmi e le Quat-tro Stagioni attribuite alla botte-ga di Jacopo Ligozzi, datate fine ‘500. Sono della stessa epoca e bottega anche gli affreschi della cappella, la cui entrata dalla stra-da sottolinea il duplice servizio ai proprietari e ai residenti dei vicini villaggi e dei pellegrini. L’attuale assetto de «La Mattarana» risa-le ai Verità e ai Nichesola. I Verità costruirono il corpo centrale, che poggia sulle ali dei fabbricati la-terali e la terza imponente torre; Agostino Nichesola ne completò la facciata e commissionò gli af-freschi della sala degli imperato-ri. La famiglia Murari completò la decorazione degli interni e, verso la fine dell’Ottocento, adattò l’an-drone carraio centrale a salone di ingresso e costruì il parco, con vialetti a cono sul fondo agricolo.

«La Mattarana» è stata proprietà dei conti Murari dalla Corte Brà per quattro secoli: dal 1574 fino alla fine degli anni Ottanta del XX Secolo, quando venne ceduta ad un’omonima società immobiliare, la quale, sotto la guida dell’ammi-nistratore delegato Gabriella To-mat Zamuner, iniziò i restauri. LA STORIA. Gli studiosi ritengono che il primo documento ineren-te questa proprietà risalga al 3 Gennaio 1255, atto con cui Barto-lomeo Visconti ha donato al mo-nastero delle benedettine di San Michele in Campagna, il fondo agricolo e la dimora padronale. Il nome «La Mattarana», secondo i documenti deriverebbe da Matu-ra Visconti, zia del donante e ba-dessa di questo monastero. Nel ‘400 le monache vendettero la proprietà a Zilio Bellando, un ricco possidente di terreni che la diede in dote alla figlia, sposatasi con un Verità del ramo Falsorgo. Nel 1534 Agostino Nichesola acqui-

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stò dai Verità l’intero complesso, il quale, nel 1574, passò alla famiglia Murari dalla Corte Brà. Nel corso dei secoli le case del brolo vennero vendute, forse per garantirne ge-stione e manutenzione.I PROPRIETARI. Abbiamo poche notizie sui conti Visconti, forse pro-venivano dalla blasonata famiglia milanese, di certo a Verona ricopri-rono ruoli importanti nella società civile ed ecclesiastica. I Verità era-no a Verona da tempi antichissimi,

tanto che in età rinascimentale, gli studiosi classificarono questa fa-miglia tra le fondatrici della città. I Verità del ramo Falsorgo, potreb-bero essere discendenti dall’inta-gliatore Bartolomeo Falsorgo o residenti nell’omonima contrada cittadina: «La Mattarana» divenne la loro dimora abituale. La fami-glia Nichesola la mantenne come residenza stabile e investì anche su questa proprietà; gli eredi scel-sero di cederla alla famiglia Murari

dalla Corte Brà. Grazie alla ferrea volontà di Gabriella Tomat-Zamuner - che a«La Mattarana» ha dedicato oltreventicinque della sua vita - que-sto gioiello è stato riportato ai suoi originali splendori. Oggi gli eredi ne portano avanti manutenzione e attività. Villa «La Mattarana» ri-entra nel circuito delle Ville Vene-te visitabili (su prenotazione) ed è utilizzata per matrimoni civili, ban-chetti nuziali ed eventi.

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TESORI DA SALVAREOggi, mantenere que-ste Ville, testimoni di un passato fatto di storia e passione, è un onere con-siderevole. Per consentire che in futuro le giovani generazioni continuino a custodirle, occorre che gli enti preposti (Stato, Re-

gione e Comuni) conceda-no anzitutto agevolazioni nelle imposte (Irpef, Imu, Tasi e Tari) e poi per i re-stauri importanti i contri-buti. Ciò in cambio dell’a-pertura al pubblico: sono patrimoni artistici e valori culturali delle comunità di appartenenza. A.S.

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“Cene a quattro mani”, il meglio della cucina italiana tutto da gustare in ValpolicellaI temi dell’Expo hanno ispirato un gruppo di ristoratori della Valpolicella, che da metà settem-bre a fine ottobre ospiteranno nei propri ristoranti chef da diverse regioni italiane, con l’inten-to di creare un connubio tra i sapori classici della Valpolicella e la miglior tradizione culinaria italiana

Nata nel 1994, l’Associa-zione Ristoratori e Tavo-le della Valpolicella si è sempre posta l’obiettivo

principale di preservare e tra-mandare intatta la miriade di tradizioni culinarie proprie della Valpolicella. Si tratta di un grup-po di ristoratori che da sempre ha messo al centro del proprio ope-rato il rispetto per i prodotti del territorio e la passione per la ri-storazione autentica, facendo del loro punto di forza la promozione della cultura enogastronomica della Valpolicella.In occasione dell’Expo Milano 2015, il cui tema prinicipe è il nu-trimento dell’uomo e della Terra, anche l’Associazione ha voluto unirsi al dialogo continuo sulla so-stenibilità del cibo che producia-mo e soprattutto dell’importanza che lo scambio e il confronto tra le comunità internazionali può avere nella sfida di “Nutrire il pianeta”. Con in mente l’idea ben precisa di valorizzare la cucina regionale italiana, così ricca e varia da fare invidia al mondo intero, alcuni ri-storatori dell’Associazione hanno pensato a un programma di cene “a quattro mani”: sei ristoranti ospiteranno a turno cuochi prove-nienti da diverse regioni italiane, che cucineranno piatti tipici com-binandoli però a ingredienti tra-dizionali della Valpolicella. Il tutto ovviamente accompagnato da una bottiglia di vino locale, che, si sa, sui tavoli della Valpolicella non può mai mancare.Il risultato sarà quello di una sintesi perfetta delle diver-si tradizioni enogastromomiche regionali,dove farà da padrone

un menù all’insegna tanto della tradizione quando della creati-vità culinaria.«La cultura del cibo è segno di civiltà e la tradizione culinaria è un’eredità culturale che fa’ comprendere un luogo e crea legami con le persone» affer-ma il presidente Sergio Bonaldi, della trattoria Caprini di Torbe «Queste cene saranno per noi un’occasione di confronto, ma anche di apertura ad altre in-terpretazioni dei prodotti e del-le materie prime».Il programma inizia con la se-rata del 15 settembre per poi concludersi domenica 25 otto-bre, in prossimità della chiusura dell’Expo.

INIZIATIVE Sei serate per mettere in tavola i sapori d’Italia

di Chiara Boni

Martedì 15 settembreENOTECA DELLA VALPOLICELLA,Fumaneospita Anna Bertola del ristorante ALTAVILLA di Bianzone, Sondrio con RUBINELLI VAJOL

Giovedì 24 settembreTRATTORIA ALLA PORCHETTA, San Perettoospita Matteo Natale del ristorante EDEN di Casteldario, Mantova con CANTINA VALPOLICELLA Giovedì 1 ottobreTRATTORIA DALLA ROSA ALDA, San Giorgio di Valpolicellaospita Nunzio Radaelli del ristorante SINAIA, Romaniacon I COALI

Venerdì 9 ottobreANTICA TRATTORIA DA BEPI, Marano di Valpolicella, ospita Stefania Meloni di TOSCANA E GUSTO, Cortona, Arezzo con ALBINO ARMANI

Venerdì 16 ottobreTRATTORIA CAPRINI, Torbeospita Pietro Sanna del ristorante SA TANKA di Seneghe Monti Ferru, Oristano con SPERI Domenica 25 ottobreTRATTORIA ALLA RUOTA, Mazzanoospita Susy Scannavini del ristoranteQUATTRO CHIACCHIERE di Mirandola, Modena con ANTOLINI Per info:www.valpolicella.it

Il programma

Cene a quattro mani

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Grezzana ricorda il suo geografoLa biblioteca comunale ricorda, con un convegno il concittadino Eugenio Turri (1927-2005), che studiò e descrisse i paesaggi, seguendone le trasformazioni e tramandandole. Verrà pre-sentato anche il nuovo libro «Diario di un geografo».

Eugenio Turri era nato il 15 ottobre 1927, nel brolo di Villa Arvedi, figlio del ca-staldo Mario e della mae-

stra Maria Martini, la quale volle che Eugenio (come gli altri quattro figli) andasse avanti con gli studi. Così scoprì Verona, poi Genova e Milano dove studiò antropologia culturale e si stabilì. Iniziò la sua attività come cartografo al Touring Club Italiano e cominciò a viaggia-re in Asia e in Africa e a collabo-rare con le riviste accademiche di geografia, quali il settimanale Il Mondo (anni ’50 e ’60) e con Le Vie del Mondo. Nei suoi viaggi si è dedicato ai popoli nomadi, par-tecipando a programmi di coo-perazione in Africa e pubblicando Gli uomini delle tende e Viaggio a Samarcanda (citando i principali).

Passò poi all’Istituto Geografico De Agostini, per il quale ha diret-to molte grandi opere, tra queste l’enciclopedia geografica Il Milione. Il suo interesse di geografo lo ha portato allo studio del paesaggio, introducendo per primo in Italia antropologia e semiologia del pa-esaggio, pubblicando tanti saggi scientifici, tra questi Il paesaggio come teatro, Antropologia del pa-esaggio, Semiologia del paesag-gio e La megalopoli padana. Ha insegnato (fino al 2001) geo-grafia del paesaggio alla Facol-tà di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Milano. E’ stato consulente per la pianificazione territoriale e paesaggistica della Regione Lombardia (10 anni) e poi della Regione Veneto.Eugenio Turri, pacato e rispetto-

INCONTRIIl convegno a dieci anni dalla scomparsa

di Alessandra Scolari

so degli altri, pur lontano dalla Valpantena, ha continuato ad amarla e a descriverne «l’animus, gli umori, i difetti, le qualità e le trasformazioni». Ne parla nelle sue opere Villa Veneta (edizio-ne Bertani), Lugo di Valpantena (edito dalla Società Lucense), Grezzana e la Valpantena (edito dalla Pro Loco), il Miracolo eco-nomico (Edizioni Cierre). Nono-stante l’autorevolezza di scrittore raggiunta, Eugenio Turri man-dava sempre articoli a Il Progno (pubblicato dalla Pro Loco Grez-zana), ricordando soprattutto le persone.Ed è anche per questa sua gran-de attenzione al proprio paese, che Grezzana gli ha dedicato il nuovo Centro Culturale di Via Antonio Segni, nel quale si terrà il convegno che prevede la par-tecipazione del sindaco Mau-ro Fiorentini, Mario Piazzola con un video su «Il paesaggio come teatro: Valpantena e Lessinia», la figlia Lucia con il nuovo libro «Diario di un Geografo», mentre Averardo Amadio e Ugo Sauro presenteranno la «Valpantena e Lessinia oggi tra globalizzazio-ne e abbandono», intervallati da letture di pagine dei libri di E.Turri da parte di Isabella Rossi. Mode-ratore Matteo Scolari, direttore del giornale Pantheon.

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«Rubo tempo al sonno per migliorare in gara»Giovanni Scandola, tiratore di Bosco Chiesanuova, di mestiere fa il panettiere. Per continuare la sua passione, quella di presentarsi in competizione sulla piazzola di tiro con una carabina in mano, non rinuncia a dormire qualche ora in meno.

In Italia la parola “sport” viene automaticamente collegata ad un numero ristretto di discipli-ne, cioè quelle più praticate e

viste in tv. Solo ogni tanto fanno capolino discipline meno media-tiche, magari in occasione di ri-sultati importanti di atleti italia-ni oppure nel periodo olimpico. Ad esempio il tiro a segno, dopo le emozioni arrivate da Niccolò Campriani (oro e argento) e Luca Tesconi (argento) alle olimpiadi di Londra 2012, è tornato nell’om-bra, salvo qualche trafiletto in occasione dei recenti giochi eu-ropei di Baku.Spesso basterebbe sapere quello che sta dietro alla pratica di una disciplina per scordarsi di colpo del “glam” che permea uno sport mediatico e ricordarsi quanto di umano ci sia nel praticare un’at-tività agonistica per il puro gusto di migliorarsi.È il caso di Giovanni Scandola, ti-ratore di Bosco Chiesanuova re-centemente medaglia d’argento ai campionati italiani di Bologna nella categoria C10 (carabina 10

metri ad aria compressa). Gio-vanni di mestiere fa il panettie-re, il che lo obbliga a orari molto particolari per coniugare lavoro e sport: «Per forza di cose dormo a rate, quattro ore la notte e alcu-ne ore al pomeriggio: per mante-nermi in allenamento devo ruba-re tempo al sonno».Scandola, non ancora trenten-ne, è entrato per la prima volta in un poligono a seguito di un epi-sodio particolare: «Con un amico giocavo con pistole a pallini e un giorno siamo riusciti a farci male entrambi: sua mamma era tal-mente adirata da dirci che, pur di non saperci a fare simili stupida-te, ci avrebbe portato a provare a sparare sul serio».Dopo una prima impostazione arrivata a 14 anni, dunque, e l’al-lontanamento dovuto principal-mente a motivi di studio, Giovanni è ritornato a imbracciare la cara-bina per conseguire la licenza di caccia. Al poligono, notata la sua tecnica, gli è stato proposto di far parte della squadra veronese e da allora non ha più smesso.

SPORT Medaglia d’argento per il tiratore della Lessinia

di Emanuele Pezzo

«Per me il tiro è innanzitutto una competizione contro sé stessi – spiega Giovanni – perché si trat-ta di cercare continuamente un miglioramento. So di non essere uno dei più forti in Italia e non ho aspettative strane, tipo andare alle olimpiadi, ma questo non mi toglie motivazioni». Eppure que-sta strada l’ha portato a togliersi più di una soddisfazione: in oc-casione dell’argento tricolore, in-fatti, Scandola ha pure stabilito il nuovo record sezionale con 584 punti su 600.Il secondo posto di Scandola è solo uno dei cinque podi conqui-stati dai tiratori veronesi ai cam-pionati nazionali: nella P10 (pisto-la a 10 metri) Michela Rossi si è laureata campionessa italiana di Gruppo A; nella categoria CS3P femminile (carabina sportiva tre posizioni) Chiara Nardi e Maria Rosa Tonetto hanno colto rispet-tivamente l’argento e il bronzo di Gruppo B; nel medesimo gruppo di merito, nel CL3P maschile (ca-rabina libera tre posizioni) è giun-to il bronzo di Andrea D’Agostino.

Giovanni Scandola sul podio

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La Lessinia su un piatto d’argentoA luglio è nato AltaLessinia.com, innovativo progetto che vuole esportare fuori dai consueti confini turistici le bellezze dell’altopiano veronese. Tutto è nato dall’idea di giovani imprenditori che puntano su una proposta turistica per la Lessinia che fa della qualità la propria bandiera.

Presto andrà in archivio una delle estati più torride degli ultimi decenni, in cui caldo e umidità hanno at-

tanagliato gli abitanti della pianu-ra spingendoli verso le montagne per un po’ di refrigerio. Di questo spostamento ha goduto la Lessi-nia, invasa sin dalla fine di giugno da villeggianti e turisti.Proprio in questo periodo è uscito allo scoperto un innovativo pro-getto web chiamato AltaLessinia.com. L’idea è nata due anni fa dalla passione di Riccardo Zani-ni, giovane imprenditore di Bosco Chiesanuova, e il progetto vero e proprio ha preso forza nei primi

mesi del 2015 grazie al lavoro suo e di uno staff di under 35 che ha ricevuto subito una risposta posi-tiva di molte attività ricettive che operano su tutto il territorio della Lessinia. «La nostra idea è quella di mo-strare il meglio della nostra Lessi-nia in un’unica immagine – spiega Zanini – prendendo spunto dall’a-nalisi di piccoli territori italiani ab-bandonati e divenuti poi dei brand attraverso forti e qualitative ope-razioni di marketing».Il progetto è partito con l’apertura del portale AltaLessinia.com, dalla grafica fortemente caratterizzata e collegato a pagine social dedi-cate, come quella su Facebook. Sul sito si trovano molte informa-zioni per godere di un soggiorno in Lessinia; tuttavia quello che sta arrivando è ben più stuzzican-te e ambizioso. Ad esempio è già in vendita il calendario 2016, con immagini spettacolari dell’altopia-no scattate da Sigfrido Corradi. La caratteristica che balza subi-to all’occhio di AltaLessinia.com è proprio l’utilizzo di immagini a forte impatto: oltre alla fotogallery sul portale e alla possibilità di condi-videre le proprie foto su Instagram e Twitter tramite l’hashtag #alta-lessinia, che le raccoglie su una

specifica social page, viene data la possibilità a chi ama la fotogra-fia di contattare il sito per veder pubblicati gratuitamente i propri scatti. Continua Zanini: «Io e i miei soci partiamo da un forte orgoglio per una zona stupenda, vicinissi-ma alla pianura, che troppa gente ancora non conosce. Per adesso vogliamo innanzitutto mettere a disposizione le nostre competen-ze per proporci come rete, perché tante attività della Lessinia ope-rano già bene a livello di marke-ting, ma da sole possono fare ancora poco». I prossimi obiettivi sono di proporre, organizzare e promuovere escursioni guidate di varia tipologia in Lessinia, coinvol-gendo chi già vi opera; tradurre il portale in inglese e tedesco; muo-versi nell’ambito delle fiere sul tu-rismo; instaurare forti legami con le più importanti manifestazioni di respiro culturale e turistico della Lessinia.

WEBPresentato un nuovo portale di promozione territoriale

di Emanuele Pezzo

“La volontà è di prendere quel che di meglio c'è sul territorio a livello turistico-ricettivo, valo-rizzarlo e diffon-derlo fuori dai consueti confini del turismo”.

Copyright Altalessinia.com - fotografia di Sigfrido Corradi.

56 PantheonPANTHEON UNDERGROUND

FoStroo: quando “scende la sera” in Lessinia si accende il blues

a cura di Marco Nicolis

Un’altra tappa del nostro viaggio nella musica veronese

Settembre sta per lasciare spazio all’arrivo dell’autunno, le giornate iniziano ad accor-

ciarsi, anche in Lessinia, e i riflettori sul Film Festival, che ha chiuso con successo la sua ventunesima edi-zione, sono ormai spenti. Ma proprio a dettare il successo della grande kermesse cinematografica, accanto alla riproduzione dei film in concorso e alle novità editoriali ed enogastro-nomiche, è stata la musica.Tra i protagonisti musicali che hanno scaldato a dovere la piazza del Fe-stival anche Enrico Morello, Stefano Sartorelli, Cristiano Zanini, chitarra, basso, voce e anima dei FoStroo Trio Blues. Formazione che, come ac-cennato, ha presentato ufficialmen-te il proprio debut album a Bosco

Chiesanuova dal “lessinico nome” Sta Tèra. Il nome non è il semplice frutto di una scelta casuale ma rap-presenta in modo deciso la storia e l’anima della band (FoStroo deriva infatti dal dialetto veronese: Faccio Buio), la quale si fonde in profondità con il territorio, con la veneta terra di origine, con i suoi miti e le sue leg-gende, viaggiando fino a raggiun-gere le sonorità calde e blues della lontana valle del Mississipi, mesco-lando ai grandi classici del gene-re pezzi inediti e originali, infusi di “slang” paesano e modi di dire tipici della cultura cimbra. Per rendere l’idea della bontà di queste idee possiamo aggiungere il riconoscimento ed il patrocinio al progetto dei 13 comuni della Lessi-

nia e dell’associazione Blues Made in Italy. Ora queste singolari comu-nanze potranno trarre in inganno qualche lettore, spaesato dall’in-treccio di culture e parlate locali così diverse e allo stesso tempo lontane tra loro, ma ripensiamo un po’ ad uno dei grandi della musica italiana, Pino Daniele, non è forse vero che anche il grande cantautore napo-letano aveva mescolato nei suoi te-sti blues dalle sonorità tipicamente americane ed espressioni campa-ne?Vi domandate ora come può essere il risultato di questa grossa centrifu-ga creativa? Ascoltate direttamente con le vostre orecchie: www.youtube.com/user/FostrooBluesTrio?feature=watch

Dal “teatro dei sogni” ecco i Methodica

Non c’è bisogno di citare ad una ad una le difficoltà che un gruppo musicale, special-

mente se inserito in un contesto “Prog”, può incontrare nel Bel Paese, questo perché, ormai, le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. Carenza di strutture dove suonare e poche

possibilità di mettersi in mostra ne sono un esempio, ma, come spes-so capitato all’interno della nostra rubrica musicale, accade che le ec-cellenze, quelle vere, vengano alla luce, sfondando quello spesso muro che si erge tra la musica “alternati-va” (ma poi perché definire ciò che

non è esclusivamente commerciale come alternativo) e le orecchie degli ascoltatori italiani. Un esempio lim-pido sono i Methodica. Questo eclet-tico gruppo veronese, (ispirato ai tecnicissimi Dream Theater, per chi mastica un po’ il genere) si può defi-nire una band “col coltello tra i denti

FoStroo

57 Pantheon

e lo spartito tra le mani”, un gruppo che non ha mai mollato, navigato tra cambi di formazione repentini e, come accennato nelle prime righe, tra le mille difficoltà tutte italiane. Un gruppo che ha saputo tener duro coronando quelli che sono i sogni più infantili e istintivi di qualsiasi mu-sicista. Per partire, sul ripiano del-le gioie due album: The “Silence Of Wisdom”, recentissimo, “Searching

For Reflections”, il primo lavoro, con-tenente 7 tracce. Oltre a ciò la pos-sibilità di suonare e mettersi in luce al fianco di mostri sacri come Skunk Anansie, Riverside, Anathema e con gli idoli Dream Theater e Queensry-che. Queste possibilità, nate grazie a Festival e Contest, sono la cartina tornasole dell’importanza che que-sti eventi ormai hanno nel panora-ma musicale.

Il nuovo album è pronto, fermarsi qui e accontentarsi decisamente non fa parte dello spartito dei Methodica. La lista delle cose da fare è lunga, a partire dalla realizzazione del video-clip di “Destruction Of Idols”, secon-do estratto dell’ultimo album e poi chissà, magari sarà qualcun altro a far loro da gruppo spalla su qualche palco di prestigio. Io continuerò a seguirli, chissà che…

Methodica

Un’altra tappa del nostro viaggio nella musica veronese

BARBIRRERIA BIGOLERIAENOTECALIVE MUSIC

martedi seraGIRO BIGOLI e musica

sul le note LATINO AMERICANE

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Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose pertrasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare!Se volete contattarmi: [email protected]

senzalattesenzauova.blogspot.it

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1Con ingredienti sani e nutrienti!Procedimento:Frullate le nocciole assieme all’olio e allo zucchero di canna fino ad ot-tenere una pasta fine. Aggiungete cacao, sale, vaniglia e latte.

Procedimento: Sciogliete il lievito nell’acqua con il miele. Unite le fari-ne, i semi ed im-pastate. Aggiun-gete il sale e l’olio, create una palla e fate lievitare 3 ore. Dividetela in 12 parti stendendo ogni una con un mattarello. Arroto-latele e distende-tele per tre volte. Posizionate i pani-ni sulla banda del forno a lievitare per 1 ora. Infornate a 200 gradi per 15 minuti.

PANE SEMINTEGRALE

AI SEMI

Ingredienti

350gr di farina manitoba

100gr di farina integrale

100gr di farina di riso

1 bustina di lievito di birra secco

300ml di acqua

30gr di olio extra vergine

un cucchiaio di sale

1 cucchiaino di miele

semi di sesamo, lino e girasole

LA CREMA DI NOCCIOLE

Ingredienti

100gr di nocciole tostate

50gr di zucchero di canna

50gr di cacao amaro

2 cucchiai d’olio di girasole

80ml di latte

un pizzico di sale

vaniglia

RUBRICA

Il libro: Riporta gli appunti di una coraggiosa maestra che vuole bene ai suoi allievi. Lei, in prima persona, descrive in maniera davvero divertente, il rapporto con il marito e la figlia Sara (TV dipendenti) e con la scuola, dove i ragazzini sono distratti, alcuni geni-tori maleducati e dirigenti burocrati, ma manca perfino la carta igienica. E i ragazzini ricevendo il rotolo la rassicurano «non preoccuparti maestra lo faremo durare». E i virus influenzali? Viaggiano veloci. «Ma io non rinuncio ad abbracciare i miei bambini, ci mancherebbe. Loro hanno sempre sete di ABBRACCI e io sono la loro FONTANA». Una maestra umana, certa che «CRESCERE è una festa, mica una punizione» e ogni mattina inizia con dieci minuti di lettura e gli alunni miracolosamente «tutti stanno sempre attenti!». Poi passa alle tabelline, scienze, storia e domande (divertentissime!), sciogliendosi quando pensa a Luca che dice la mia «maestra è il capitano della nave»...

L’Autore: Antonio Ferrara - napoletano che vive a Novara con moglie, figlia e due gat-ti, un lavoro come grafico e in una comunità alloggio per minori, dove ha imparato a non prendersi troppo sul serio. Oggi è un affermato scrittore di libri per ragazzi, per i quali tiene anche laboratori di scrittura creativa nelle scuole, biblioteche e associazioni culturali. Con il libro Ero cattivo, ha vinto il premio Andersen 2012. Anche AnnaLau-ra Cantone, piemontese, classe 1977, laureatasi in illustrazione di libri per bambini, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, compreso il Premio Andersen 2003. Le sue tavole anche in questo libro sprizzano ironia e voglia di far divertire il lettore.

Curiosità: Il racconto è uno spaccato di vita di un’eroica maestra, innamorata del suo lavoro,che come molte altre donne è costretta a fare i salti mortali tra impegni professionali e vita privata, con pazienza senza perdere entusiasmo e rispetto verso gli interlocutori. Il linguaggio è scorrevole, irriverente nelle note dolenti, però davvero godibile. I lettori simpatizzano subito con questa maestra e gli alunni... Ottimo come regalo alle maestre.recensione

a cura di Alessandra Scolari

Autori: Antonio Ferrara Titolo: La maestra è un Capitano!Illustratrice: Anna Laura CantoneEdizioni: Coccole Books Srl Prezzo: 10€ - Pagine: 53 Età di lettura: dai 7 anni in poi

Il film: Protagonista di Inside Out è la giovane Riley che, costretta a trasferirsi con la fa-miglia in una nuova città, deve fare i conti anche con le emozioni che convivono nel centro di controllo della sua mente e guidano la sua quotidianità, e che non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola. Gioia è il motore del gruppo e mantiene tutti attivi e felici; cerca sempre di vedere il lato positivo delle cose. Paura è una sorta d’impiegato perennemente stressato; Rabbia è, neanche a dirlo, arrabbiato: sa che i membri del gruppo hanno buone intenzioni e fanno del loro meglio ma, a differenza sua, non sanno come funzionano le cose. Disgusto è molto pro-tettiva nei confronti di Riley; ha delle aspettative alte verso il prossimo ed è poco pazien-te. Tristezza è divertente, anche nel suo essere triste: è intelligente e sempre previdente ma rappresenta una vera e propria sfida per Gioia.

Curiosità: Dagli ultimi dati, l’incasso totale del film si aggira attorno ai 342 milioni di dol-lari; 90 solo nel primo weekend. Al film è abbinato il cortometraggio d’animazione “Lava”; ispirato alla solitaria bellezza delle isole tropicali e al fascino esplosivo dei vulcani oceani-ci, è un musical che racconta una storia d’amore che si svolge nel corso di milioni di anni.

Alien è il primo film di una tra le saghe di maggior successo nella storia del cinema di fantascienza, con Sigourney Weaver nei panni di Ripley, la donna dalla volontà d’acciaio, destinata a combattere contro la creatura più remota e mostruosa della galassia. Il terrore inizia a serpeggiare quando l’equipaggio dell’astronave Nostromo indaga su una trasmissione proveniente da un pianeta desolato e fa una scoperta sconvolgente: una forma di vita aliena si genera nel grembo di un essere umano. A questo punto l’equipaggio deve lottare non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per quella di tutta l’umanità. E la lotta si rivela impossibile...

BOXOFFICE

a cura di Mattia Zuanni

Classici da non perdere...

Titolo: Alien - Genere: Fantascienza, HorrorDurata 117 minuti Regia: Ridley ScottAttori: Sigourney Weaver, Yaphet Kotto, Veronica Cartwright, Ian Holm

Titolo: Inside OutGenere: AnimazioneDurata: 94 minutiRegia: Pete DocterUscita (Italia): 16 settembre 2015

fotografail QR pervedere iltrailer

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Territorio A SpicchiBrevi da Verona e Provincia

BOSCO CHIESANUOVA

La Cina sul podio per la XXI edizione del Film Festival della LessiniaLa Lessinia d’oro, Il massimo riconoscimento della rassegna cinematografica internazionale dedicata a vita, storia e tradizioni in montagna, quest’anno, la stringe in mano il regista cinese Sonthar Gyal, volato in Italia per ritirare il prestigioso premio. «Una storia toccante […] che ci mostra quanto sia necessario, nel nostro mondo, imparare a non ferire gli altri e noi stessi», questa è la motivazione espressa dalla giuria internazionale che sabato 29 agosto, nella cerimonia di premiazione al Teatro Vittoria, ha designato come miglior pellicola Gtsngbo-Fiume (94’, Cina 2015). La Lessinia d’Argento è andata, invece, alla produzione armeno-polacca Mleczny brat – Fratello di latte (30’, Polonia 2014) del regista Vahram Mkhitaryan.

GREZZANA

Al via i corsi per aspiranti bandistiUna scuola di musica che esiste da vent’anni, una banda che ne compie 93. Perché? «Suonare insieme è più bello», ci spiega, semplicemente, Matteo Costanzi, responsabile dei corsi di musica della Scuola Musicale Cittadina di Grezzana. Dal flauto traverso all’oboe, dal sassofono al corno francese; le possibilità per vivere l’esperienza della banda, offerte dalla scuola della Valpantena, sono tantissime. Il percorso, di durata quadriennale, ha come fine ultimo l’ingresso nella Banda Cittadina stessa. Tra le molte propo-ste didattiche anche una particolare, il corso di Propedeutica Musicale, nato due anni fa e indirizzato ai bambini di seconda e terza elementare. I corsi, tenuti da una decina di insegnanti diplo-mati, saranno presentati martedì 29 settembre in sala Bodenhein, a Grezzana, ore 20.45. La presentazione sarà preceduta da una

lezione-concerto, ore 18, per dare un vero e proprio assaggio della vita “in banda”.Per informazioni : [email protected] - sito: www.bandagrezzana.it - Matteo Costanzi: 3405840411

A cura di Miryam Scandola

LESSINIA

Ricordi e malinconia tra le montagne: i Veterani della FISI si raccontanoSi svolgerà sabato 19 settembre l’appuntamento annuale del Gruppo Veterani del Comitato Provinciale di Verona della Federazione Italiana Sport Invernali. Il gruppo è composto da uomini e donne che negli anni hanno fatto la storia del movimento, tramite diverse attività: non solo ex atleti, ma anche presidenti di club, consiglieri federali o appartenenti ai comitati regionali e provinciali, presidenti del comitato provinciale e giudici di gara. Nessuno di loro però si può dire abbia attaccato gli sci al chiodo: se non più attivi a tutti gli effetti all’interno della Federazione, di sicuro restano coinvolti a vari livelli nelle funzioni della FISI.Lo scopo dell’associazione che riunisce i Veterani della FISI è quello di mantenere intatta la vasta conoscenza che negli anni è stata accumulata riguardo gli sport invernali, e ovviamente tramandarla alle nuove generazioni. L’incontro del 19 settembre sarà proprio un momento di riunione dei membri, un’occasione non solo per ricordare i bei momenti, ma anche di discussione e dibattito sulle attività della Federazione. Non mancherà un momento di ricordo per gli amici scomparsi, a partire dai fondatore della FISI veronese Giorgio Gironi e primo presidente provinciale ma anche un altro indimenticabile Presidente, Giorgio Zusi. L’incontro si svolgerà presso la Malga Valbella, non lontano da Passo Fittanze: il posto ideale per questi Veterani degli sci, che dalla montagna non si vorrebbero allontanare mai.

A cura di Chiara Boni

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Territorio A SpicchiBrevi da Verona e Provincia

VERONA

Buon compleanno Pianeta-Calcio.it!E sono dieci. La testata giornalistica online www.pianeta-calcio.it ha festeggiato poche settimane fa il suo decimo compleanno. Era il 22 agosto 2005 quando Giuliano Paolini, ex calciatore professionista che ha navigato per molti anni anche nel dilettantismo, e Andrea Nocini, un giornalista “di strada”, di origine faentina, ma veronese di adozione, ebbero l’intuizione di abbandonare i rispettivi impieghi che li vedevano legati al mondo dell’editoria cartacea, uno come trasportatore conto terzi e l’altro come direttore di diversi periodici nelle principali città del Veneto e Lombardia, e di creare, in tempi non sospetti, un portale digitale interamente dedicato al calcio di provincia.Un’intuizione, dicevamo. Sì, perché nel 2005 la crisi della carta stampata non era ancora nell’aria e il pensiero di rendere fruibile l’informazione sportiva attraverso lo schermo di un computer anziché su un tradizionale giornale sfogliabile, sembrava vero azzardo. Una scommessa vinta però. Pianeta-calcio.it è un sito che mette sul piatto numeri da capogiro: quasi 70 milioni di pagine visitate ad oggi, picchi di 70mila pagine consultate in un solo giorno, in particolare il lunedì quando, oltre ai risultati, sono visibili i “punti” (approfondimenti) delle categorie, dall’Eccellenza alla Terza Categoria, a firma del direttore Nocini, giornalista e scrittore (autore di ben nove raccolte di interviste a personaggi famosi) e memoria storica e massimo esperto del calcio dilettantistico veronese.«Ho giocato in tutte le categorie, tranne la serie A e la Terza categoria, e negli ultimi anni, in quelle meno nobili e quasi ignorate dai media» afferma l’editore Giuliano Paolini «Non sopportavo che si parlasse solo delle categorie più alte (l’Eccellenza o la Promozione) tralasciando le gesta di ragazzi di Seconda e Terza che sono animati da una passione incredibile. Pianeta-calcio.it è nato assieme a un amico di una vita, Andrea, anche per dare maggiore visibilità a queste categorie definite “minori”, le quali hanno comunque tante storie, emozioni e aneddoti da raccontare. E abbiamo scelto il digitale quando l’online era per certi versi un mero sconosciuto. A distanza di anni possiamo dire di essere stati dei pionieri e qualche soddisfazione ce la siamo tolta». www.pianetacalcio.it, che ogni anno a maggio organizza il “Gala delle Regine” per premiare le squadre vincitrici dei campionati scaligeri ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi tra cui il “Cangrande d’oro”, conferito alla testata il 31 gennaio 2014. Oggi è il sito numero uno per il calcio dilettantistico a Verona. E non solo.

A cura di Matteo Scolari

QUINTO

“Le Alpi in 3D”: a Villa Ca’ Vendri lo spettacolo delle prime foto tridimensionaliLa collezione fotografica di Alberto Melloni, oggi curata dai nipoti Alessandro e Marco, è una testimonianza di importanza incredibile a livello storico, oltre che un documento di rara bellezza: documento che sarà possibile ammirare grazie alla mostra “Le Alpi in 3D”, il 16 ottobre presso Villa Ca’ Vendri. L’archivio della collezione contiene oltre 3000 fotografie scattate tra il 1920 e il 1940 che ritraggono paesaggi di montagna, da Cortina d’Ampezzo alle Dolomiti, ma anche le più belle città d’Italia e d’Europa, Milano, Roma, Napoli, Parigi, Vienna. Oltre al fascino senza tempo delle foto d’epoca, queste immagini hanno però una particolarità inaspettata: sono infatti realizzate in “3D”, con una macchina stereoscopica (munita di 2 obbiettivi) su lastre di 60x130mm. Si può ammirarne la tridimensionalità originale, attraverso il supporto degli specifici occhialini.

A cura di Chiara Boni

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62 Pantheon62 antheonPRUBRICA

In viaggio con il treno? Ecco i tuoi diritti di passeggero

Chi è ADICONSUM?

Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lu-cro presente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, pro-vinciali e regionali. Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela individuale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. È possibile collegarsi al sito internet dell’Associazione:www.adiconsumverona.it o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.

a cura di Adiconsum Verona

S e scegli di raggiungere il tuo luogo di lavoro, studio o villeggiatura in treno, non dimenticare che hai dei diritti da far valere, in virtù del Regolamento euro-peo 1371/2007.

Il Regolamento CE n. 1371/2007 stabilisce i diritti e doveri dei passeggeri ferroviari e si applica ai servizi ferroviari in tutta l’Unione europea forniti dalle imprese ferroviarie titolari di licenza europea, ai servizi da o verso un Paese extra UE (in presenza di accordi) e ai viaggi interni in base alle decisioni dei singoli Stati membri.Per quanto riguarda il trasporto nazionale ed il traspor-to regionale in Italia, i diritti dei passeggeri sono contenuti nelle Carta dei Servizi di Trenitalia che contiene gli standard di qualità che l’azienda si impegna a rispettare e tutte le informazioni necessarie per la presentazione di eventuali reclami e la richiesta di risarcimenti. INFORMAZIONI E BIGLIETTI Il Regolamento CE assicura ai passeggeri ferroviari il di-ritto ad ottenere tutte le informazioni utili sul servizio di trasporto prima, durante e dopo il viaggio (condizioni generali di contratto, accessibilità, servizi a bordo, coin-cidenze, ritardi, recupero bagagli, reclami, ecc.). In particolare, le imprese ferroviarie o le autorità com-petenti sono tenute a rendere pubbliche, con i mezzi adeguati e in via preventiva, le informazioni sull’eventua-le soppressione di determinati servizi. I biglietti ferroviari devono essere distribuiti almeno at-traverso una delle seguenti modalità: biglietterie o di-stributori automatici; per telefono, sui siti internet o tramite qualsiasi altra tecnologia dell’informazione ad ampia diffu-sione; a bordo dei treni. RECLAMI E CONCILIAZIONE I passeggeri ferroviari possono presentare reclamo relati-vamente ai diritti ed agli obblighi previsti dal Regolamento e hanno diritto ad ottenere una risposta entro un lasso di tempo ragionevole. Nei confronti di Trenitalia, nel caso in cui il passeggero subisca un disservizio o riceva una risposta negativa ad una richiesta di rimborso, è possibile presentare un reclamo mediante:- compilazione del formulario sul sito di Trenitalia (www.trenitalia.it);- compilazione e consegna del modulo cartaceo di-sponibile presso gli Uffici di Assistenza alla Clientela, presenti nelle principali stazioni ferroviarie; - compilazione e invio del modulo tramite raccomandata a/r, via fax o in via telematica, tramite l’assistenza di Adi-consum Verona.Nel caso in cui Trenitalia non risponda al reclamo entro 60 giorni dalla presentazione, o se la risposta non è ritenuta soddisfacente, è possibile accedere alla procedura di con-ciliazione prevista: Protocollo d’Intesa firmato da Trenitalia e dalle Associazioni dei Consumatori, formulando appo-sita richiesta direttamente o per il tramite di Adiconsum Verona. Diritto ad essere INFORMATO

·prima del viaggio (condizioni applicabili al contratto, orari, tariffe, servizi a bordo, ecc.)·durante il viaggio (ritardi, interruzioni del servizio, coinci-denze)·dopo il viaggio (procedure relative alla presentazione di reclami, ai bagagli smarriti, ecc.).Diritto ad essere RISARCITO in caso di lesioni alla tua per-sona· La copertura assicurativa minima per passeggero è fissata a 310.000 euro.·Diritto a pagamento anticipato per coprire spese urgenti successive all’incidente.Diritto ad essere RISARCITO per smarrimento/danneg-giamento bagaglio.·L’indennizzo per lo smarrimento e/o il danneggiamento di un bagaglio registrato può arrivare fino a 1.285 euro a bagaglio.Diritto ad essere RISARCITO in caso di ritardo/soppres-sione del treno (salvo circostanze eccezionali).·Hai diritto a chiedere un compenso minimo pari a:a) il 50 % del prezzo del biglietto in caso di ritardo pari o superiore a 120 minuti.b) il 25% del prezzo del biglietto in caso di ritardo compreso tra 60 minuti e 119 minuti.c) un bonus, non in denaro, del valore del 25% del prezzo del biglietto di viaggio da utilizzare in seguito.·Hai diritto a ricevere per ritardi all’arrivo o alla partenza:a) pasti e bevandeb) sistemazione in albergo o di altro tipoc) trasporto verso il punto di partenza o di arrivo, se il treno è bloccato sui binarid) rimborso pieno del biglietto o riprotezione su un viaggio alternativi

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